bertoldo, bertoldino e cacasenno

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bertoldo, bertoldino e cacasenno
Associazione Culturale TINA MODOTTI
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Cinema Teatro Borgo Trento-Via F.Filzi,3- Parrocchia Cristo Re-BRESCIA
Rassegna cineforum 2015 “NAVIGARE NEL CINEMA”
Apertura sala ore 20:30 - Inizio presentazione ore 20:50
Giovedì 12 febbraio 2015
ore 20,50 (Ingresso libero)
Regia di Mario Monicelli - Italia, 1984 - Durata 120' - Con : Ugo Tognazzi, Maurizio
Nichetti, Lello Arena, Alberto Sordi.
Mario Monicelli, quasi vent’anni dopo il successo de L’Armata Brancaleone (1966),
allestisce un’altra sgangherata commedia medievale, la cui trama fonde insieme vari
spunti da autori antichi, medievali e moderni.
Il titolo e i personaggi richiamano una
trilogia di racconti pubblicata per la prima volta nel 1620: Le sottilissime astutie di
Bertoldo, Le piacevoli et ridicolose semplicità di Bertoldino (Giulio Cesare Croce) e
Novella di Cacasenno, figliuolo del semplice Bertoldino (Adriano Banchieri). Questi
racconti a loro volta si rifanno a novelle popolari antichissime, le cui prime tracce documentate risalgono addirittura al VI secolo d.C. Il tema del film è l’«arguzia» popolare,
anzi “volgare” nel senso pieno del termine, che non ha bisogno di aspirare a nulla e nem
meno intende contrapporsi al potere, almeno non senza ridere di esso! La «semplicità»
divertita e irriverente, capace di rovesciare anche le situazioni più solenni, viene sviluppata da Monicelli grazie a un Ugo Tognazzi perfettamente nei suoi “stracci”, chiamato a
dare sfogo alla sua cadenza cremonese, e ad un Lello Arena irresistibile nel personaggio
goffo e lunatico di re Alboino. Alberto Sordi nei panni di Fra’ Cipolla, frate pellegrino
mistico e impostore (e dunque italianissimo), con la parlata umbra-arcaicizzante, è un
ben confezionato omaggio a Boccaccio. La storia procede sbarazzina, in una catena di
eventi piccoli e al contempo significativi nella loro leggerezza, capaci di trasmettere una
vivacità e una vena satirica che a tratti sembrano davvero avere radici profonde nella
storia non scritta del popolo “italico”. Monicelli non disdegna episodi ironicamente (e
ferocemente) attualizzanti, come quello della penna dell’arcangiolo Gabriele, emblema
di un popolo eternamente credulone, o quello della ribellione delle donne, nemmeno
troppo velato sfottò del militante “femminismo”. Come non sempre avviene alle nostre
latitudini, insomma, qui la commedia è scatenata; non risparmia nessuno, anche se veste
i panni arcaici e rassicuranti di una raccolta di proverbi, come quelli che il protagonista
snocciola nel finale, tutti “veri” come dovrebbero essere i proverbi, ma anche amari, come il gusto di fondo di tutte le risate che Monicelli ci ha regalato. Un film a prima vista
comicamente spensierato, in realtà efficace perché pone alcune domande, tra cui: che
fine ha fatto quella spontaneità? Che ne è della “semplicità” (richiamata nel titolo dei
racconti da cui è tratto il film) che fa rima con dignità e distinteresse? Non è che “ripulendoci tutti” abbiamo anche perso qualcosa per strada? La geniale parodia dell’estetica
bizantina vale il film, ma una nota va riservata anche alle ambientazioni: bellissima la
scelta della Cappadocia per gli esterni, richiamanti con caustica ironia atmosfere paleocristiane, eremiti, mistici, stiliti e così via; bellissimo anche il castello di re Alboino, il
Forte di Exilles, in Valsusa(!!!). Mmmmmm…- maramiuuuu. (Scheda di Matteo Settura)
BERTOLDO, BERTOLDINO E CACASENNO