“Protesi” curiose
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“Protesi” curiose
“Protesi” curiose 17 October 2016 Occhiali a ponte, a perno, con stanghette, monocoli, lenti d’ingrandimento, binocoli: attraverso questi “modelli” la breve storia di un oggetto nato per migliorare la vita dell’essere umano. L’evoluzione di un oggetto benefico Non si può negare che, tra le tante invenzioni compiute dall’uomo nei secoli, gli occhiali rientrino tra quelle benefiche: un’estensione del corpo nata per correggere e proteggere la vista e dunque per migliorare la vita. E se questo era l’obiettivo delle lenti, la montatura che le sosteneva non poteva in alcun modo infastidire, disturbare, imbruttire chi le indossava, anzi: il suo compito era ed è tuttora quello di rendere sempre più agevole, naturale, addirittura piacevole la necessità di portarle. Nel medioevo occhiali a ponte e lenti d’ingrandimento Il cardinale Hugues de Saint-Cher, morto nel 1263, ma ritratto da Tommaso da Modena nel 1352 in un grande affresco nella chiesa di San Nicolò a Treviso, indossa un paio di occhiali a ponte appoggiati sul naso. A pochi metri da lui un altro cardinale domenicano francese, Nicolas de Fréauville, morto nel 1323, scruta le pagine di un libro con una lente d’ingrandimento. Le date sono fondamentali: queste immagini, infatti, oltre a essere le prime rappresentazioni pittoriche al mondo sia di un paio d’occhiali sia di una lente d’ingrandimento, testimoniano con chiarezza non solo che gli strumenti atti a correggere la vista erano ben noti nel XIII secolo, ma che già allora erano disponibili in forme diverse, per adattarsi alle più varie esigenze. Perni e stanghette Gli occhiali medievali del cardinale Hugues sono visibilmente dotati di un perno, che permette di richiuderli e li tiene, almeno in apparenza, ben saldi sul naso. Il perno però tendeva a pesare, mentre la bordatura delle lenti, spesso metallica, schiacciando eccessivamente le ali del naso, in qualche caso impediva di respirare. Fu così che vennero inventate le prime stanghette. Assai diverse dalle leggerissime asticelle di oggi, quelle dei secoli XVII e XVIII premevano dolorosamente il cranio, tanto da provocare il mal di testa. Occhiali da parrucca Oltre a quest’inconveniente non da poco, dobbiamo considerare che il Settecento è il secolo delle parrucche, del tutto incompatibili con un paio di stanghette rigide. Nacquero così gli occhiali da parrucca, o da cappello, dotati di un’asta centrale piatta e arrotondata che circondava la testa e che poteva essere inserita sotto la più voluminosa delle capigliature posticce. Ovviamente, passata quella moda, non ebbero più ragione d’essere, e vennero accantonati. Fassamano, lorgnette e simili Un altro strumento per evitare le stanghette fu il fassamano, dal francese face à main, termine che definiva tutti gli occhiali che non venivano indossati direttamente a contatto del viso, bensì accostati agli occhi. In voga tra il XVIII e il XIX secolo erano usati talvolta dalle dame per nascondere lo sguardo. Tra questi alcuni annoverano la lorgnette, a uno o due lenti, con lungo manico traforato e inciso, in oro, argento e pietre preziose. Il trionfo dell’asticella Il fassamano, e le altre lenti con manico “da impugnare”, come il binocolo, funzionavano bene come accessori di moda, ma non come “oggetti da lavoro”. La mano che li sorreggeva, infatti, alla lunga si stancava e tremava, confondendo la visione. Altrettanto privo di grazia e faticoso si rivelò il monocolo che costringeva il sopracciglio e la guancia a dolorose contrazioni. Si tornò dunque all’idea delle stanghette, che, morbide, facevano il giro del cranio, oppure venivano sostituite da nastri legati attorno alle orecchie, alle cui estremità i cinesi provarono a fissare addirittura dei contrappesi. Attorno al 1850 fece la sua comparsa l’occhiale stringinaso, o pince-nez, abbastanza adattabile grazie alla molla centrale, ma ancora fastidioso e dunque sostituito — finalmente e definitivamente — all’indomani della Prima guerra mondiale dalle montature che conosciamo. Insomma una storia di tentativi — anche strampalati e buffi — che sembrano incredibili, ma senza i quali le protesi di oggi non sarebbero mai state inventate. Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)