Traduzioni 2 luglio 2014 Pagina 6 – La mano della Crimea

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Traduzioni 2 luglio 2014 Pagina 6 – La mano della Crimea
Ambasciata d’Italia a Mosca
Rassegna della stampa russa Traduzioni
2 luglio 2014
Kommersant
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Pagina 6 – La mano della Crimea-Cremlino – I
diplomatici hanno ricevuto da Mosca istruzioni di prima mano
Sommario: Ieri il Presidente Vladimir Putin ha incontrato gli ambasciatori russi nei vari
Paesi del mondo e ha presentato loro la nuova concezione della sicurezza nazionale, sulla
base della quale la Russia, “nei limiti dell’autodifesa necessaria”, deve proteggere tutti i
russi in tutto il mondo. La particolarità della concezione à che per russo si intende ora ogni
individuo che si sente tale.
<…> Nella sala del MAE c’erano deputati della Duma di Stato e del Consiglio federale,
capi dei ministeri e dei dicasteri, nonché dirigenti delle televisioni nazionali. <…>
Tra gli ambasciatori in sala mancava forse soltanto Mikhail Zurabov, l’Ambasciatore russo
in Ucraina (colui che qui sembrava essere più necessario di tutti gli altri). Si vede che lui,
durante la propria assenza in Ucraina, dopo che lo hanno richiamato in maniera decisiva
in segno di protesta contro il colpo di Stato a Kiev, ha avuto tempo di vedere tutti a Mosca
e di parlare di tutto, mentre ora è meglio che stia là dove c’è più bisogno di lui, o almeno
dove è più visibile.
[…]
Il discorso del Presidente era dedicato soprattutto agli eventi in Ucraina. Vladimir Putin
non ha ancora pronunciato quella parola ma già era chiaro che stesse parlando della
situazione legata proprio a essa. Altrimenti da dove sarebbero arrivate nel suo discorso le
parole riguardanti il fatto che “non sta funzionando il diritto internazionale, non vengono
osservate norme elementari di decenza, trionfa il principio di licenza totale”?
Il Presidente ha ribadito le sue tesi note riguardo ai motivi dell’annessione della Crimea:
“C’è stata una minaccia per i nostri compatrioti, la loro lingua, cultura, diritti legittimi…”. Il
concetto di “persone russe” nella sua coscienza si sta estendendo decisamente seppur
lentamente: a ieri pomeriggio sono tutti coloro “che si credono persone russe”.
[…]
- Quale reazione si aspettavano da noi i nostri partner data l’evoluzione degli eventi in
Ucraina? – ha continuato il signor Putin. – Naturalmente non avevamo il diritto di lasciare
la gente di Crimea e Sebastopoli in balia di nazionalisti aggressivi.
D’altronde, Vladimir Putin si è di nuovo spinto oltre aggiungendo con sincerità:
- Non potevamo permettere che il nostro accesso al settore marittimo del Mar Nero fosse
stato limitato notevolmente (non si era permesso prima una tale sincerità parlando dei
motivi del referendum in Crimea – AK), che le truppe NATO venissero nella terra di
Crimea e che l’equilibrio delle forze nella regione del Mar Nero fosse cambiato
radicalmente. Cioè praticamente tutto ciò per cui la Russia ha lottato ancora dai tempi di
Pietro il Grande, sarebbe stato di fatto cancellato.
Dunque, l’elemento del pragmatismo nel comportamento di Vladimir Putin durante
l’annessione di Crimea alla Russia era come minimo altrettanto rilevante che i motivi di cui
ha parlato in precedenza.
È evidente che Vladimir Putin non poteva non rispondere alla decisione del Presidente
ucraino di riprendere l’offensiva dell’esercito ucraino al fronte orientale. Altrimenti il
Presidente russo non avrebbe pronunciato le parole che potrebbero diventare un nuovo
motivo per sanzioni internazionali:
- E vorrei che tutti capiscano: il nostro Paese difenderà anche nel futuro i diritti dei russi…
e per farlo utilizzerà tutto l’arsenale dei mezzi a disposizione, da quelli politici ed economici
alle operazioni umanitarie previste nel diritto internazionale, il diritto di autodifesa.
È evidente di che si tratta. I russi, nell’accettazione più ampia possibile del termine, hanno
diritto all’autodifesa, mentre la loro protezione diplomatica e militare da parte dello Stato si
chiama “autodifesa”, perché nella loro persona Vladimir Putin intende difendere il Paese
Russia.
- Finora, - ha constatato il Presidente, - Petro Alekseevich (Poroshenko – AK) non aveva
in fin dei conti a che fare direttamente con gli ordini che hanno fatto partire le azioni
militari. Ora si è assunto questa responsabilità, compresa quella politica, il che è molto più
importante.
Forse Putin ha usato per l’ultima volta anche il patronimico: il credito di fiducia, che aveva
concesso al Presidente ucraino, e in maniera persino dimostrativa, come se volesse
spingerlo a dimostrarsi un paciere, è finito.
Il signor Putin ha deciso di dimostrare ancora una volta la sua sincerità. Lo stava facendo
circondato da persone talmente chiare per lui, si può dire persino, nel cerchio intimo di
quelli che la pensano esattamente come lui, che sono destinati a pensarla così per
definizione, in virtù della propria professione. Per questo anche il tono di Vladimir Putin
non era così trionfale come per esempio nella Sala di San Giorgio del Cremlino quando ha
annunciato l’annessione della Crimea alla Russia. Il suo di ieri è stato, direi, un tono di
confidenza e di lavoro, la voce – poco forte: queste persone avrebbero comunque sentito
tutto ciò che bisognava sentire.
E l’ennesima rivelazione è stata che il Presidente ha svelato il segreto delle forniture
reversibili di gas in Ucraina da parte di Paesi occidentali. Le ha definite artificiali:
- Non si può dare il gas in varie direzioni con lo stesso condotto. È chiaro che il nostro gas
lo ricevono (l’Ucraina – AK) e pagano alcuni dei nostri partner che, a sua volta, non ne
ricevono abbastanza.
Finora Vladimir Putin non ha parlato in pubblico di ciò che tutti gli interessati capiscono da
soli, così come questi ultimi erano rimasti in silenzio. Ora sembra che lui ritenga sempre
meno necessario nascondere qualcosa: si può dire che le carte sono sul tavolo e tra poco
sarà definitivamente chiaro chi ha bleffato e chi ha fatto il proprio gioco.
Alla parte chiusa dell’incontro i suoi partecipanti hanno sentito due relazioni dei vice
ministri degli Esteri Aleksandr Grushko e Vassily Nebenzya. Vladimir Putin si è limitato a
commentare ciascuna relazione. Non ha detto niente di nuovo, secondo i partecipanti
all’incontro, spiegando ancora che non si potevano non introdurre le truppe in Crimea.
Era come se avesse tentato di tranquillizzare i presenti: si può anche non aspettare da
parte sua azioni eccessive (e gli ambasciatori nel loro operato in loco evidentemente
devono tenerlo in mente), anche se pure i limiti della necessaria autodifesa possono e
devono impressionare.
[…]
Autore: A. Kolesnikov
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Traduzione: Lev Kats
Vedomosti
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Pagina 1/5 – La tassa presidenziale
Sommario: In Russia può essere di nuovo introdotta la tassa sulle vendite. Permetterà alle
regioni di trovare le risorse per realizzare i decreti presidenziali di inizio mandato
Il Governo sta discutendo se concedere alle regioni il diritto di introdurre la tassa sulle
vendite col tasso massimo del 3%, ha fatto sapere il Ministro delle Finanze Anton
Siluanov: al Governo la decisione è già maturata. I funzionari federali riconoscono il
sostengo attivo del Cremlino all’iniziativa.
Secondo le stime di Siluanov, una tassa del genere porterebbe nel bilancio circa 200
miliardi di rubli. Gli introiti nei prossimi tre anni ammonteranno a 195, 211 e 230 miliardi di
rubli, precisa un funzionario del blocco finanziario-economico del Governo, questi soldi
andranno alle regioni, il tasso massimo non sarà il 3% bensì il 5%, e le regioni potranno
diminuirlo. La tassa sulle vendite con il tasso del 5% dà 5-6% di redditi aggiuntivi alle
regioni russe, valuta Karen Vartapetov di S&P.
Questa tassa è un aiuto per le regioni: hanno dovuto eseguire i decreti presidenziali di
inizio mandato che, in essenza, erano stati un’imposizione non finanziata del centro
federale, spiegano i funzionari. Si è dovuti realizzare quei decreti nelle condizioni della
diminuzione dell’imposta sui redditi, i deficit regionali sono aumentati fortemente, spiega
Vartapetov, e hanno iniziato ad attirare costosi prestiti bancari. Poco fa il centro federale
ha deciso di sostituirli con i meno costosi mutui del bilancio, pianificando per questi
obiettivi 230 miliardi di rubli quest’anno. I crediti e le dotazioni sono però elementi di
sostegno nel regime manuale, bisogna passare a delle misure sistematiche, continua
Vartapetov, dando per esempio alle regioni la possibilità di cambiare i tassi delle imposte.
La tassa sarà introdotta in aggiunta all’IVA, che va nel bilancio federale, sanno due
funzionari federali. In teoria è un’idea giusta, ritiene uno di loro, ma tra i Paesi sviluppati
l’unico a riscuotere entrambe le tasse è il Canada, mentre negli USA e in Europa c’è solo
una di queste tasse.
Il Ministero dello Sviluppo Economico non appoggia l’idea dell’introduzione della tassa
sulle vendite al contempo con l’IVA, ha dichiarato il vice ministro Serghey Belyakov.
Sarà difficile introdurre l’imposta sulle vendite come alternativa all’IVA, fa notare
Aleksandra Suslina del Gruppo degli esperti: il livello di riscossione di quest’imposta è
basso, per farla diventare una sostituzione equivalente dell'IVA bisogna fare un tasso
astronomico. L’imposta portava pochi redditi, ricorda Suslina: neanche i sigilli ai registratori
di cassa aiutavano se i venditori non volevano pagare. Un funzionario del blocco
finanziario-economico concorda: sarà difficile amministrare quest’imposta.
È facile truffare il fisco su questa tassa, constata Suslina: letteralmente vendere aggirando
la cassa.
Negli anni ’90 e Duemila la situazione era totalmente diversa, obietta un funzionario
federale che si occupa di politiche regionali: ora una grande fetta di mercato appartiene
alle grandi catene commerciali, più facili da controllare.
A giudicare dall’esperienza precedente, la tassa sarà concentrata nelle grandi regioni:
Mosca, Pietroburgo, Regione di Mosca; la si può riscuotere soltanto dove ci sono le grandi
catene, dice pure Siluanov. Per le regioni suddette l’esecuzione dei decreti è stata meno
problematica rispetto alle altri, fa notare Vartapetov.
“I chioschi, i mercati e altri esercizi del genere probabilmente non saranno soggetti a
quest’imposta: non pagano comunque le tasse, alla fine avranno pure un vantaggio
concorrenziale, mentre a risentire saranno contribuenti coscienziosi”, - ha dichiarato a
Vedomosti il dg della più grande catena di vendite al dettaglio russa Magnit, Serghey
Galitsky.
Alla fine la nuova imposta sarà tradotta in prezzi finali per consumatori, avverte il direttore
esecutivo dell’Associazione delle società di commercio al dettaglio Andrey Karpov. “I
prezzi al dettaglio cresceranno del 3%”, - valuta Galitsky. “Le grandi catene al dettaglio
operano in una dura concorrenza, lavorano con un margine minimo, la loro redditività
ammonta all’1-3% - non c’è un’altra soluzione tranne che trasportare un gravame fiscale in
più sul prezzo al dettaglio”, - spiega il presidente del gruppo Diksy Ilya Yakubson.
La redditività dei profitti netti di X5 Retail Group nel 2013 è ammontata al 2,1%, quella di
Diksy all’1,7%, O’kay – 3,6%, Magnit – 6,14%. “Il 3% quindi è un numero rilevante”, conclude Karpov.
“La scorsa volta l’abolizione della tassa sulle vendite del 5% ha influito fortemente sui
prezzi, abbiamo investito le risorse liberatesi per diminuirli”, - ricorda un rappresentante di
O’kay.
L’aumento dei prezzi porterà ai rischi dell’accelerazione dell’inflazione, attende l’analista
senior di Raiffeisenbank Natalya Kolupaeva. Nella dimensione relativa, il gravame sarà
percepito soprattutto dai meno abbienti, avverte il partner dello studio legale Schekin e
partner Denis Schekin: in essenza è una tassa regressiva, una tassa sui poveri. Però si
possono capire le autorità, ironizza lui: avessero aumentato l’imposta sui redditi delle
persone fisiche, tutti se ne sarebbero accorti, mentre una tassa del genere si può
introdurre in maniera molto impercettibile.
Nell’attuale situazione economica non è opportuno aumentare i prezzi per i consumatori,
consiglia Galitsky. Il gravame supplementare può minare la domanda, avverte Kolupaeva,
ma probabilmente non si riuscirà a rimettere interamente la tassa sui consumatori: dato
che da gennaio a maggio i redditi reali sono cresciuti soltanto dello 0,2%, il consumatore
sarà molto sensibile all’inflazione, conclude lei.
Autore: M. Papchenkova, N. Ischenko
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Traduzione: Lev Kats
Vedomosti
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Pagina 18 – Dinamo ha sostituito Vinci con Codest
Sommario: VTB arena park ha trovato un nuovo appaltatore diretto per la costruzione dello
stadio Dinamo a Mosca. Al posto della compagnia francese Vinci l’appalto sarà affidato
all’italiana Codest International
La società di gestione Dinamo ha firmato il contratto con la compagnia italiana Codest per
la costruzione dello stadio Dinamo nel Parco Petrovsky, segue dal comunicato di VTB
arena park. Fino all’ultimo momento l’appaltatore generale dello stadio era la compagnia
francese Vinci. A metà maggio però i vertici di VTB arena park l’hanno accusata di
violazione dei tempi di costruzione del sito e ha rescisso il relativo contratto. Secondo il
piano, lo stadio Dinamo deve riaprire in ottobre 2017. L’arena nuova deve avere la
capacità di circa 27 000 persone, l’arena universale di 12 000 persone.
Il costo totale dell’accordo con Codest è pari a circa 520 milioni di euro, dice il portavoce di
VTB arena park. Il prezzo del contratto con Vinci era di 618 milioni. Il costo della
costruzione del solo stadio Dinamo, senza l’arena piccola, è stimato in 9 miliardi di rubli. In
precedenza si pensava di attirare i mezzi dalle banche francesi con le garanzie della
compagnia francese di esportazione e credito Coface. Ora il progetto è interamente
finanziato con i crediti della banca VTB.
Codest è una grande organizzazione europea di appalti generali. Fa parte del consorzio
edilizio italiano Gruppo De Eccher. Codest possiede una ricca esperienza di lavoro in
Russia. Sul suo sito si dice che la società ha costruito in totale circa 80 siti (compresa la
Russia e i Paesi CSI). Tra questi ci sono i business center Dacat Palace I e III, Balchug
plaza, Krylatskye holmy, Silver City, la sede di MDM bank ecc. La compagnia italiana
inoltre è già partner di VTB arena park. Nell’ambito del progetto ha costruito e continua a
edificare 275 000 metri quadri di immobili residenziali e commerciali, compreso l’albergo
Hyatt. L’intero progetto prevede la costruzione in totale di 534 400 metri quadri di immobili
commerciali e dedicati allo sport e divertimento. Il volume complessivo di investimenti nel
progetto dovrebbe ammontare a 60 miliardi di rubli.
Autore: A. Filatov, A. Rozhkov
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Traduzione: Lev Kats