sul seno interviene il chirurgo- robot

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sul seno interviene il chirurgo- robot
15/10/2014
Oggi - N.43 - 22 ottobre 2014
Pag. 102
(diffusione:559282, tiratura:748139)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
SALUTE E BENESSERE OGGI IN FAMIGLIA
SUL SENO INTERVIENE IL CHIRURGO- ROBOT
UNA CHANCE PER LE DONNE A RISCHIO MASTECTOMIA PROFILATTICA: È L'ASPORTAZIONE DELLA
MAMMELLA A SCOPO PREVENTIVO, QUANDO C'È IL RISCHIO DI UN TUMORE (COME NEL CASO DI
ANGELINA JOLIE ). È STATA ESEGUITA "A DISTANZA" ALLO IEO DI MILANO. ECCO COME SI SVOLGE
Paola Scaccabarozzi
Milano, ottobre L'uso del robot in chirurgia, di per sé, non è una novità. In ginecologia e urologia, per
esempio, ha spazio crescente grazie all'ottimo impatto sulla qualità della vita del paziente e ai più rapidi tempi
di ripresa. Ma ogni volta la scienza medica taglia un nuovo traguardo quando questo strumento allarga il suo
campo d'azione. È il caso del primo intervento di mastectomia con il robot Da Vinci , eseguito all'Istituto
Europeo di Oncologia di Milano, tra i centri leader mondiali nell'utilizzo della chirurgia robotica. Si tratta di una
mastectomia prof lattica, l'asportazione della mammella a scopo preventivo. Protagonista, una donna di
cinquant'anni, già operata al seno con la metodica della quadrantectomia (l'intervento in cui viene asportata
solo una parte della ghiandola mammaria): avendo ricevuto la diagnosi di mutazione genetica a carico del
gene BRCA2, ha deciso (dopo una consulenza adeguata) di Paola Scaccabarozzi di Paola Scaccabarozzi di
rimuovere anche la ghiandola mammaria sana, per ridurre il rischio di tumore in quella sede. Stessa scelta
della star Angelina Jolie, per capirsi, che tanto aveva fatto discutere. L'autore dell'intervento, il professor
Alberto Luini, direttore della Divisione di Senologia e co-direttore del Programma Senologia allo Ieo, è
categorico: «Usare il robot non signif ca lasciare a una macchina il lavoro del chirurgo, ma impiegare
strumenti molto specif ci e sensibili per operare ancora meglio. Il robot, infatti, non è altro che uno strumento
di altissima precisione nelle mani di chirurghi di eccellenza». E precisa ulteriormente: «Il progetto di ricerca
sulla chirurgia robotica mammaria si rivolge proprio alle donne che scelgono di farsi operare perché hanno
un'alta probabilità di ammalarsi». LE CANDIDATE ALL'OPERAZIONE In pratica, sono le pazienti che, dopo
un percorso contrassegnato da colloqui, questionari e analisi della storia personale e familiare, hanno
eseguito il test genetico. «Al momento, infatti, bisogna sapere che sono stati individuati due geni, il BRCA-1 e
BRCA-2 che, se modif cati, aumentano il rischio di sviluppare un tumore alla mammella», dice Luini. Perché
proprio queste pazienti? «Perché quello eseguito dal robot», risponde Luini, «è un intervento di mastectomia
nipple-sparing , cioè un intervento che comporta l'asportazione di tutta la mammella con la conservazione
però del capezzolo, dell'aereola e della totalità della cute. Questo è possibile soltanto se l'intervento è
preventivo, e quindi quando il tumore non è presente, oppure ci si trova in una fase molto iniziale della
malattia». RISPETTO E PRECISIONE Quali sono i vantaggi concreti dell'impiego del robot? «Una
grandissima precisione. Il robot, guidato alla console dal chirurgo, migliora l'asportazione della ghiandola
mammaria grazie anche alla visione aumentata del campo operatorio. Il chirurgo vede, infatti, su un monitor
le immagini ingrandite del punto preciso in cui il robot sta operando. Inoltre, il risultato estetico è migliore
perché la cicatrice che resta dopo la ricostruzione del seno (che avviene contestualmente alla mastectomia) è
minima e nascosta sotto all'ascella. Anche il dolore che si avverte nel periodo postoperatorio si riduce con
questa tecnica e la ripresa e il decorso all'indomani dell'intervento sono più veloci», aggiunge il professor
Alberto Luini. Allo stato attuale un intervento di mastectomia con la tecnica robotica dura circa sei ore, sei ore
e mezza, contro le due ore e mezza medie di una mastectomia chirurgica classica. Va da sé che i chirurghi
vanno formati con programmi adeguati, che comprendono simulazioni e periodi di training . «Ritengo
comunque», conclude il professor Luini, «che nel corso di un anno, o anche meno, saremo in grado di
eseguire questi interventi in maniera routinaria».
GLI ARTI MECCANICI SONO PILOTATI A DISTANZA Ecco, a destra, come si presenta il sistema robotico
attualmente più avanzato, denominato Da Vinci . Il chirurgo (a sinistra nell'immagine) è distante dal lettino
operatorio e comanda e controlla, attraverso una console , i bracci meccanici del sistema robotico, arti
sintetici muniti di strumenti di alta precisione. I movimenti umani vengono così riprodotti sul corpo del
AB MEDICA - Rassegna Stampa 16/10/2014
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paziente, ma in maniera più precisa ed eliminando il naturale tremore delle mani.
? Fino al 31 ottobre si possono inviare domande ad Alberto Luini sui social network con l'hashtag
#Senonlosai. Info: www.albertoluini.com
LE DIVERSE TERAPIE DOPO IL BISTURI
Radioterapia, chemio, terapia ormonale o biologica, farmaci mirati: sono variegate le cure oggi disponibili per
curare le donne con tumore al seno dopo la chirurgia. L'obiettivo, oltre alla guarigione completa:
un'aspettativa di vita sempre più lunga e di buona qualità. «Sappiamo che esistono molti tipi diversi di tumore
al seno», spiega Pier Franco Conte, direttore dell'Oncologia 2 all'Istituto Oncologico Veneto di Padova.
«Alcuni sono aggressivi e hanno tendenza a formare metastasi anche quando sono molto piccoli, mentre altri
sono resistenti ai trattamenti», spiega Conte, reduce dal Congresso europeo di Oncologia Esmo , dedicato
alla medicina personalizzata, che "ritaglia" le terapie su misura (cioè con cure ad hoc , in base alla situazione
del paziente e alle caratteristiche molecolari di quel suo particolare tumore). «Il 70 per cento dei tumori al
seno è poco aggressivo (si defi nisce "Her2 negativo"), per cui, dopo l'intervento, si indica alla maggior parte
delle donne una terapia ormonale e, in alcuni casi, anche una chemio per prevenire ricadute», prosegue. «Il
restante 30 per cento delle neoplasie ("Her2 positivo" o "triplo negativo") richiede, in aggiunta a questi due
trattamenti, anche una cura con anticorpi monoclonali, per limitare le probabilità di una recidiva. Se poi il
tumore avanza e giunge a una fase metastatica, ci sono molti diversi tipi di farmaci che, in sequenza o in
combinazione, consentono alle pazienti di vivere bene per molti anni». Vera Martinella
LA SCELTA DI ANGELINA Angelina Jolie, 39. L'attrice si è sottoposta a una doppia mastectomia preventiva
per evitare un tumore al seno.
UN NASTRO ROSA PER PREVENIRE È partita a ottobre la campagna Nastro Rosa 2014 , dedicata alla
prevenzione del tumore al seno e nata in Italia dalla collaborazione tra Estée Lauder Companies e LILT (la
Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori). Testimonial della XXII edizione, l'attrice Nicoletta Romanoff. Info:
numero verde Sos LILT 80099.88.77; www.lilt.it ; www.nastrorosa.it .
I NUMERI IN ITALIA E NEL MONDO Il tumore al seno fa registrare ogni anno oltre un milione di casi nel
mondo e 47 mila in Italia, pari a quattro diagnosi all'ora.
Foto: LO SPECIALISTA Alberto Luini, divisione di Senologia Istituto Europeo di Oncologia, Milano.
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