Borghese, l`Italia e gli Americani
Transcript
Borghese, l`Italia e gli Americani
L’Italia nei documenti dei Servizi Segreti Americani 1943-1947 LA DECIMA MAS E IL NEOFASCISMO 25 Aprile 1943 Egregio Signor Pacciardi, ho fatto arrivare a Donovan il mio parere favorevole alla Legione, attraverso un amico, non essendo mai stato in contatto con lui. Ho espresso il mio parere, nei riguardi degli Italo-Americani, da consentirsi che da volontari aderiscano alla Legione, in una delle risposte inviate a The New Leader. Penso che oggi saranno pubblicate. Se sì Lei lo vedrà. Ho seguito il Suo giro ed ho apprezzato l’attività di Mgr. Sciarrocchi. Gradisca i miei più cordiali saluti Luigi Sturzo STATO MAGGIORE DELLA R. MARINA Reparto Informazioni ( S. I. S.) Data, 2 Novembre 1944 Promemoria Argomento: Missione Tenente Vascello Giorgio Zanardi. 1 – Il Tenente di Vascello Zanardi, alla fine dell’agosto ultimo scorso, giungeva a Roma dopo aver attraversato le linee del fronte in corrispondenza del settore adriatico. Sottoposto ad esame della Commissione d’Inchiesta, la sua condotta veniva giudicata conforme all’onore militare e l’Ufficiale dichiarato idoneo all’impiego. 1 2 – Durante il periodo trascorso nell’Italia occupata, lo Zanardi era venuto a contatto con elementi del Fronte della Resistenza; giunto a Roma si mise in relazione con il Sig. Bauer ( partito d’Azione) al quale doveva riferire per conto di elementi del partito d’Azione del territorio occupato. Ebbe contatti anche con il Magg. Robinson del P.W.B., mediante il quale fece alcune trasmissioni alla Radio, nella rubrica "L’Italia combatte", per conto della R. Marina. Il Sig. Bauer gli propose di ritornare nell’Italia del Nord per impartire alcune disposizioni del partito d’Azione, ed allo scopo, lo mise in contatto con il Capitano Conti (già in relazione con il SIS), facente parte della organizzazione O.R.I. (Special Force) che a mezzo di aerei inviava elementi oltre le linee del fronte. Il SIS, subito informato della proposta, si dimostrava favorevole, stabilendo di ampliare la missione dello Zanardi affidandogli compiti informativi generali antigermanici ed incaricandolo di eseguire alcuni prudenti e non impegnativi approcci, presso elementi autorevoli della Marina Repubblicana, allo scopo di tentare di salvare [ manca rigo nella fotocopia]. 3 – La partenza dello Zanardi veniva improvvisamente rinviata a tempo indeterminato per indisponibilità degli apparecchi destinati al lancio; di sua iniziativa detto ufficiale propose allora di recarsi nel territorio occupato con i suoi mezzi, approfittando della coincidenza del passaggio della linea del fronte per la Repubblica di San Marino ove egli aveva la famiglia. La proposta fu accettata e, dato che essa poteva essere effettuata soltanto se perdurava tale situazione favorevole, e dato il fatto che la missione era stata concretata con il Capitano Conti, che era in relazione con le Autorità inglesi, fu senz’altro data l’autorizzazione per la sua esecuzione. Sarebbe stato in seguito ampiamente riferito alle Autorità interessate. 4- Verso il 20 di ottobre lo Zanardi, eseguita la missione, rientrava nelle linee e riferiva ampiamente alle Autorità inglesi che lo avevano fermato, facendo dare notizia al SIS del suoi arrivo. L’Ufficio Informazioni, date disposizioni allo Zanardi di riferire alle Autorità della VIII^ Armata nel modo più completo ed assoluto, provvedeva ad avvertire il SIM ed il maggiore Pace – Capo della Organizzazione Offensiva Inglese (24 ottobre). Le circostanze nelle quali si era svolta la missione venivano ampliamente precisate; in un primo tempo ( a causa dell’assenza da Roma del titolare della Sezione incaricato della questione ), veniva però omessa la parte riguardante gli accordi presi con l’organizzazione Conti. La missione è stata subito giudicata feconda di risultati; sono state fatte però gravi obbiezioni sull’irregolarità del procedimento seguito per il passaggio delle linee. Allegato 4 Comandante Borghese Conversazioni avute con il Comandante Borghese Appena presentato ho tenuto al comandante Borghese il seguente discorso: - sono un Tenente di Vascello effettivo del corso Azioni. All’armistizio mi sono trovato da questa parte, sono stato 2 fatto prigioniero dai tedeschi e sono riuscito a fuggire. Non ho aderito alla Marina repubblicana perché non ne condividevo gli ideali. Ho però sempre eseguito attentamente l’attività della Marina repubblicana e degli enti da essa dipendenti, in particolare della X^ flottiglia MAS. Ho acquisito la convinzione che la X^ Flottiglia MAS è una delle pochissime, forse l’unica organizzazione militare repubblicana che non agisce agli ordini diretti dei tedeschi e che ha conservato una certa indipendenza ed autonomia. Circa due mesi fa ho passato le linee e ripreso il mio [ sic ] nella R. Marina. Ho riferito al SIS le mie impressioni sulla Marina repubblicana e sulla X^ Flottiglia MAS e ho avuto dal SIS l’incarico di venire ad accertare fino a quale punto questa autonomia della X^ può manifestarsi e quale atteggiamento essa ha intenzione di assumere davanti alla immancabile distruzione delle basi navali, delle industrie, in una parola delle ricchezze tutte del nostro paese che i tedeschi effettueranno immancabilmente quando si ritireranno dall’Italia settentrionale. Il Comandante Borghese mi ha ascoltato attentamente senza interrompermi. Dall’espressione del suo viso ho capito subito che non correvo nessun pericolo di essere fucilato e ho aspettato tranquillamente la sua risposta. Egli mi ha detto più o meno queste parole: So che sul conto mio sono corse spesso voci di ogni genere circa la possibilità che faccio, ad un certo momento, un volta faccia ai tedeschi o per lo meno che io non sia convinto del mio modo di agire. La verità invece è questa: io non ho potuto seguire gli ordini del governo che si è accordato in modo così poco onorevole col nemico e continuerò a combattere fino in fondo questo nemico a prescindere dagli obblighi che posso avere contratto con i tedeschi. Tuttavia io non andrò mai in Germania perché non ritengo, andando in Germania, di fare il bene del mio paese e mi ritirerò piuttosto sulle montagne da dove continuerò a combattere gli inglesi. Sono sicuro che attorno a me si raccoglieranno anche italiani che ora si trovano al Sud e spero, intorno a me, di riaccendere quella fiaccola che sento latente negli animi di tutti gli italiani. Da queste isole in mezzo alle montagne dove sarò riunito con i miei uomini invierò parlamentari a voi italiani degni di stima, all’Eccellenza De Courten soprattutto, per offrirgli il mio appoggio a quel movimento di indipendenza del quale anch’egli non mancherà prima o poi di sentire il bisogno.Gli ho risposto che l’Ecc. De Courten e tutti noi non aspiriamo che a questa indipendenza ma che per arrivarvi occorre innanzitutto liberare il paese dai tedeschi e perciò è nostro dovere aiutare gli Alleati il cui scopo coincide col nostro. – Comunque le sue intenzioni future non mi riguardavano mentre il mio compito era quello di appurare il suo atteggiamento presente.- A questo proposito gli ho chiesto se lui riteneva che il sabotaggio da parte tedesca di tutta l’industria Lombarda o la non effettuazione di questo sabotaggio avesse avuto influenza sul risultato finale della guerra.- Mi ha risposto che era convinto che la cosa non potesse avere importanza decisiva.- Allora gli ho detto poiché invece per l’Italia questa mancata distruzione può avere un’importanza decisiva per consentire la rinascita del Paese nel quale finora sono state distrutte perfino le macchine utensili e le officinette dei fabbri – ferrai, non capisco perché lei che dice di adorare il Paese non sfrutti il suo ascendente sui tedeschi per procrastinare fino al limite estremo il sabotaggio delle industrie della Lombardia e il suo ascendente sui suoi seguaci per impedire con la forza all’ultimo momento l’effettuazione del sabotaggio stesso. E’ rimasto un pò pensoso e poi mi ha detto che avrebbe riflettuto sulla cosa.- Comunque egli non avrebbe potuto andare di sua iniziativa incontro agli industriali della Lombardia se questi non avessero chiesto per primi il suo appoggio.- Gli ho detto che avrei pensato io ad avvertire gli industriali che potevano andargli a parlare senza preoccupazione.L’ho messo, poi, in guardia sulle voci tendenziose che probabilmente gli erano pervenute dal Sud circa disordini, malcontenti e disorganizzazione e in particolare gli ho illustrato la losca figura 3 del comandante Scarelli da lui eletto comandante di uno dei suoi reparti senza sapere che al Sud egli aveva lasciato debiti ovunque e che era fuggito appunto perché la sua situazione era diventata insostenibile. Gli ho detto inoltre che noi giovani patrioti ci meravigliavamo che lui, autentica Medaglia d’Oro, già vanto della nostra Marina, facesse causa comune con uomini come Grossi, simulatore di affondamenti di navi da battaglia chiamato dagli Americani "Disonore di tutte le Marine". Ho inoltre deprecato in forma naturalmente molta rispettosa, che fosse proprio la X^ Flottiglia Mas a combattere contro i ribelli mentre invece sarebbe stato molto più opportuno guidare questi ribelli verso la disciplina, l’ordine e la vera riscossa del Paese. Mi ha detto che egli aveva già tentato degli accordi con i partigiani, ma che la cosa era molto difficile perché i loro capi non trasmettevano ai ribelli le promesse di buon trattamento che egli aveva fatto loro per timore di perdere i seguaci. Mi ha detto anche che avrebbe esaminato la possibilità, piuttosto che sterminarli, di attendere che le prime nevi li facessero scendere per fame o per freddo dalla montagna. L’idea di mettersi a capo di tutto il ribellismo lombardo e piemontese mi è parso che lo allettasse molto e ho cercato di stuzzicarlo nella realizzazione di questa cosa che se avvenisse costringerebbe i tedeschi a distogliere un notevole numero di forze dal fronte di combattimento e che porrebbe definitivamente fine ad una vergognosa guerra fratricida. Qualunque possa essere l’atteggiamento che il Comandante Borghese assumerà nei riguardi degli industriali e dei ribelli io non mi sono impegnato in nessun modo a nome di nessuno a nessuna promessa limitandomi a dirgli che il giudizio degli italiani nei suoi riguardi e il seguito che egli potrà avere in avvenire fra questi, dipenderà molto dalla linea di condotta che egli terrà d’ora in avanti. Congedandomi da lui gli ho detto: - non dimentichi comandante che i suoi sentimenti di italianità dei quali io sono personalmente convinto hanno bisogno di una prova concreta per essere apprezzati e creduti. Al che egli mi ha risposto: - mi mandi gli industriali. – cosa che mi sono affrettato a fare prima di lasciare Milano. Sono rimasto anche d’accordo con loro che se le loro conversazioni col comandante Borghese dovessero sortire buon esito, essi dovranno trasmettere nei giorni cinque – 10 – 15 – 20 – 25 – 30 di ogni mese alle ore 8 – 12 – 16 su onda 41 e alle ore 24 su onda 80 con nominativo di chiamata Z gamma 1 una di queste tre parole: Ernesto, Giorgio, Zika che significano rispettivamente: Borghese ha accettato in pieno la nostra causa; Borghese farà qualche cosa; chiediamo l’ascolto continuo perché dobbiamo trasmettere notizie importanti. Se invece né Borghese né il Comitato Nazionale di Liberazione, né il Gruppo delle Fiamme Bianche, né il Gruppo Franchi daranno agli industriali garanzia di qualche successo sarà trasmesso il segnale " necessaria tua presenza " con le stesse modalità che significa non si può contare che su di una azione di paracadutisti. Per quanto riguarda questa azione ho già riferito nella mia relazione di carattere militare. Il Tenente di Vascello Giorgio Zanardi Class.: top secret 4 Oggetto: Capitano di fregata principe Valerio Borghese Data: 19 maggio 1945 Come abbiamo già spiegato verbalmente al colonnello Nichols, il soggetto è stato contattato a Milano attraverso un agente di questa unità e tradotto a Roma per essere utilizzato. Dopo una conversazione con il colonnello Fischer e il tenente colonnello Young, è stato trovato un accordo con il maggiore Shergold affinché il soggetto venga tradotto allo Csdic di Roma per un dettagliato interrogatorio. Questa unità intende interrogare il soggetto a proposito delle operazioni delle unità z per il controspionaggio (Sci/z, ndr) e su altri temi di natura politica, di particolare interesse per il Dipartimento di Stato. La notizia dell’arresto del soggetto è stata nascosta ai servizi d’informazione italiani. Sul rapporto ufficiale si è parlato dell’arresto di Rossi Mario. James Angleton - 24 Maggio 1945 Colonnello Randolfo Pacciardi Roma, Italia Mio caro Colonnello Pacciardi, da un bel pezzo che non Le scrivo – non certamente per mancanza di interesse da parte mia in Lei o nel Suo lavoro, bensì per la pressione degli affari ed anche perché ultimamente la mia salute si è andata indebolendo, causa dell’energia che ho dovuto contribuire intensamente alle mie attività ( Sic ). Ecco perché soltanto oggi riscontro la Sua del 30 Marzo, u. s. – ed anche un'altra dello scorso 5 Dicembre. Le sono molto grato per il Suo sentito messaggio di condoglianze per la perdita della mia carissima mamma. Come avrà già potuto sapere da Vincent, la sua morte fu causata da una emorragia cerebrale. La sua scomparsa fu per me tanto più grave quanto fu fulminea e totalmente inaspettata. L’unica consolazione per me fu il fatto che lei non ebbe a soffrire molto prima di dare il suo ultimo sospiro. Le Sue sentite espressioni di simpatia – come quelle di tanti altri amici d’Italia e qua ( sic ) – hanno contribuito enormemente ad alleggerire il mio dolore. Nella Sua del 5 Dicembre fui molto interessato di ricevere il Suo punto di vista sulla crisi di Novembre e di notare le Sue opinioni che, come Ella ben sa, io apprezzo molto. Mi hanno anche 5 interessato moltissimo i Suoi commenti e pensieri per quanto riguarda altri sviluppi in Italia, il contatto che ha avuto con tanta diversa gente nel Suo giro del Mezzogiorno e Sicilia ed il progresso del Suo lavoro in generale. Sebbene molti avvenimenti hanno lasciato il loro stampo nel tempo da quando quella lettera fu scritta, osservo con grande piacere che quel che Lei ha detto nel passato è ancora pieno di verità e molte cose da Lei profetizzate si sono già avverate. Sembra che col passare del tempo il Suo chiaro punto di vista e le Sue previsioni si sono affermate. Ho già spedito una copia di " il mondo libero" alla Sua signora, secondo il Suo desiderio. Mi ha molto interessato il Suo articolo biografico: mi son permesso la liberta’ di farne fare delle copie per i miei fascetti personali. Le comunico che noi qui siamo in continuo contatto postale e telefonico con la Sua signora. Oltre, quando mi trovo a Nuova York abbiamo occasione di incontrarci personalmente. A tal riguardo, Le comunico con sommo piacere che Lei gode ottima salute; però, naturalmente, e un po’ disturbata di non aver potuto raggiungerLa – ed io ben capisco con che ansia la riunione è desiderata da ambo le parti. Noi ci siamo fatto un dovere di interessarci in ogni ostacolo che ha impedito la sua partenza, cercando di dare sempre tutta la nostra assistenza possibile. Nutriamo ancora grande speranza di avere per Lei buone notizie a riguardo nel prossimo futuro. Sono non lievemente disturbato e dispiaciuto per l’incerto stato della Sua salute, e riconosco con grande chiarezza quale conforto Le sarà la presenza di Sua moglie nella vita giornaliera. Voglio AssicurarLa che io continuerò ad interessarmi nella faccenda, come ho fatto in un simile caso non molto tempo fa e che Lei ben ricorda. Recentemente ho avuto l’opportunità di presentare il nostro amico Nick Olds alla Sua signora, perché son sicuro che Le farà molto piacere di ricevere da Olds personalmente le sue impressioni e le ultime novità, giacchè anticipiamo la partenza di Nick in Italia da un momento all’altro. Anzi, mi aspettavo che egli fosse già partito fin’ora, portando seco un messaggio e delle scarpe per Lei dalla Sua signora. Sfortunatamente, delle forze maggiori ne hanno ostacolato la sua partenza. Con tutto ciò, speriamo di poter farlo partire nel prossimo futuro. Spero che Vincent abbia avuto l’opportunità di vederLa prima di partire per l’America e che Le avrà detto come le cose sono un po’ difficili per noi al momento. Comunque, voglio rassicurarLa che, accada, quel che può, io sarò sempre a Sua disposizione per qualsiasi cosa. Nel frattempo spero di ricevere da Lei ogni qual volta avrà del tempo per scrivermi, sia pure brevemente( Sic) Assieme al mio sentito augurio per un ottima salute per Lei ed un pieno successo nelle Sue attività, Le invio i miei più cari saluti. 6 Class.: Top secret Oggetto: Interrogatorio preliminare del principe Valerio Borghese. Data: 28 maggio 1945 Circostanze che hanno portato all’interrogatorio Il soggetto è stato trasferito da Milano a Roma dopo essere stato contattato da due agenti di questa unità in un periodo precedente all’offensiva alleata. Borghese è stato allontanato dalla città di Milano, per evitare il sorgere di una situazione impossibile con i partigiani e tradotto a Roma per essere sottoposto ad un minuzioso interrogatorio. Il soggetto è a disposizione del Csdic (spionaggio britannico, ndr) e di questa unità. Rapporti tra la Decima Mas e il Gis Fino all’autunno del 1943, l’unità di Borghese dipendeva totalmente dai servizi di intelligenza germanici. Nel gennaio del 1944 i primi elementi della Decima Mas entrarono nel Gis e si unirono all’organizzazione di Thun Von Hohestein. Attraverso una serie di rapporti e osservazioni personali, il soggetto arrivò alla conclusione che la situazione si dimostrava svantaggiosa per gli italiani: i tedeschi non si curavano della sicurezza personale dei suoi uomini, non li addestravano alle missioni in maniera adeguata e lo stesso Borghese non riceveva alcun rapporto sui risultati ottenuti. Proteste con il generale Harster Nell’agosto del 1944 Borghese affrontò l’argomento con il generale Harster. Si arrivò ad un accordo: nessun elemento della Decima Mas sarebbe più stato utilizzato dai tedeschi senza l’autorizzazione del comandante. Le richieste dovevano arrivare da Harster e soprattutto, come ricorda il soggetto, dall’ufficiale di collegamento Koehler. Nei mesi seguenti il trattamento riservato ai suoi uomini dai tedeschi continuò a peggiorare, soprattutto dopo che Borghese compì un’ispezione (tra settembre e ottobre) dell’organizzazione "Cypresse" a Campalto, agli ordini del maggiore Begus. Dopo l’ispezione, il soggetto si recò da Harster per informarlo che non avrebbe più fornito uomini ai tedeschi e che, da quel momento, avrebbe lavorato da solo secondo le direttive impartite dal Gis per lo spionaggio e il sabotaggio. Harster rispose che ne avrebbe parlato con i suoi subordinati, Huegel e Begus. Borghese non ne parlò più con Harster ed iniziò ad operare in maniera indipendente, limitandosi a redigere rapporti mensili per il generale. Creazione del battaglione Vega In seguito al colloquio con Harster, a ottobre Borghese istituì il battaglione Vega per collocarlo al comando del tenente di vascello Rossi. L’obiettivo era quello di disporre tutti gli elementi legati allo spionaggio o al sabotaggio sotto la direzione di un’unica unità. In linea con tale proposito, le unità dei Nuotatori-Paracadutisti (che fino ad allora obbedivano al Gis) vennero inglobate dal battaglione Vega. Lo stesso Buttazzoni venne rimosso da tutte le attività di sabotaggio e spionaggio e i suoi uomini convertiti in forze di fanteria. Il battaglione Vega venne concepito per: raccogliere informazioni nelle zone liberate dagli Alleati; 7 commettere atti di sabotaggio nelle zone liberate dagli Alleati; predisporre attività di spionaggio e di sabotaggio nelle principali città dell’Italia settentrionale all’indomani dell’occupazione (alleata, ndr.). Rossi venne incaricato di organizzare tali attività e di redigere periodici rapporti destinati a Borghese sui progressi compiuti. Preparazione dei gruppi di sabotaggio della Decima Mas Borghese sostiene che le attività del battaglione Vega si svilupparono parallelamente a quelle del Gis, del servizio segreto agli ordini di Pavolini e, probabilmente, del Mgir (?). A detta di Borghese, tali gruppi lavoravano separatamente. Tra il novembre e il dicembre del 1944, Rossi preparò un piano per la costituzione di cinque gruppi della Decima Mas da attivare (in seguito all’occupazione alleata) a Milano, Torino, Genova, Bologna e Venezia. Il gruppo veneziano faceva base in città ma operava in tutto il Veneto. Ogni gruppo era composto da almeno sei uomini e, in tutto, gli agenti del Vega raggiunsero la cifra di settanta elementi. Ogni gruppo era dotato di una radio ricetrasmittente portatile, di armi e esplosivi. In ogni città vennero messe in atto diverse forme di copertura commerciale. Secondo Borghese, gli obiettivi dei vari gruppi erano strettamente militari: in pratica, i commandos dovevano operare nel corso di operazioni belliche. Soltanto Rossi era al corrente di tutti i dettagli del piano. Nel corso dell’inverno 1944/1945, questi si recava ogni due settimane a Milano per riferire sui progressi compiuti e per ricevere finanziamenti extra. I rapporti redatti da Rossi si trovano nell’archivio della Decima Mas a Castello di Lonato. Anche Uxa e Morbelli erano al corrente di vari dettagli del piano. Quest’ultimo era il capo della segreteria di Borghese e, di conseguenza, riceveva tutti i rapporti di Rossi. Il suo compito era quello di custodirli e archiviarli. Dislocamento e ultime notizie sui gruppi di sabotaggio I vari componenti dei gruppi Vega vennero schierati tra il febbraio e il marzo 1945. Secondo il piano, i gruppi dovevano tenersi in comunicazione radio con Borghese, la cui base doveva essere fissata prima a Milano e poi in un luogo segreto o tra le montagne del "ridotto" germanico. Secondo Borghese, tutto il piano era basato sulla tesi che la liberazione dell’Italia settentrionale sarebbe avvenuta gradualmente e che, quindi, sarebbe stato possibile ritirarsi in altre roccaforti durante l’avanzata alleata. I gruppi non ricevettero istruzioni per un eventuale armistizio: Borghese considera questo punto un suo madornale errore, ma ritiene che nessun commando Vega sarebbe stato in grado di continuare a operare dopo la fine delle ostilità. Borghese vide per l’ultima volta Rossi alla fine di marzo o all’inizio di aprile, ma solo per pochi minuti. Gli venne anche riferito che Lo Cascio (è lo stesso menzionato durante l’interrogatorio di Locatelli) era stato catturato dai partigiani. A partire da questo momento Borghese non ricevette più alcun rapporto. Non ha più visto Rossi. Di conseguenza, è all’oscuro delle decisioni sull’operatività dei gruppi. Ma ribadisce che nessun gruppo del battaglione Vega sarebbe stato in grado di continuare le operazioni, giacchè gli obiettivi dei commandos erano strettamente militari. Le varianti postbelliche non erano previste. Personalità dei gruppi di sabotaggio A proposito della fase in cui Rossi ebbe la responsabilità del battaglione Vega e dei gruppi di sabotaggio, Borghese sostiene di ricordare solo alcuni tra i nomi degli elementi implicati nel piano. Egli ha sentito nominare Rino Grasso. Secondo Borghese, Uxa (uno dei comandanti della Decima Mas) era al corrente di tutte le operazioni. Il battaglione Vega finì quindi sotto la sua 8 responsabilità. Ma il soggetto sostiene che Uxa era totalmente all’oscuro dei piani dei vari gruppi di sabotaggio da attivare dopo la disfatta. Borghese sostiene che la signora Fede Arnaud Pocek, responsabile delle truppe ausiliari femminili della Decima Mas, non aveva niente a che fare con i suddetti piani di sabotaggio. Come ufficiale pagatore della Decima Mas, il sottotenente Giuseppe Gozzi potrebbe essere al corrente di altri dettagli, giacchè lavorava a stretto contatto con Rossi. Borghese ricorda che forti somme di denaro vennero consegnate a Gozzi perché le distribuisse ai vari gruppi di sabotaggio. Sia Gozzi che Rossi vennero nominati da Borghese responsabili di tutti i finanziamenti a disposizione. Il soggetto ricorda che il sottotenente Giovanni Del Camperio era uno dei membri dei gruppi di sabotaggio e che il sottotenente Elio Cucchiari, un esperto sabotatore con varie missioni a suo carico nell’Italia liberata, faceva parte dei commandos clandestini. Tuttavia, Borghese non ricorda i nomi degli altri membri dei vari gruppi di sabotaggio, nemmeno i dettagli delle coperture commerciali attivate in ogni città. In seguito al dislocamento dei vari gruppi clandestini, gli elementi eccedenti (circa 140) vennero assegnati ad altre unità. Lo stesso battaglione Vega venne dissolto nel marzo 1945. Commento dell’interrogante Borghese ha dato chiari segnali di voler cooperare ed ha insistito molto sui precisi obiettivi dei gruppi di sabotaggio della Decima Mas. Secondo Borghese, nulla indica che a tali gruppi siano state affidate missioni da compiersi all’indomani della disfatta. In generale, possiamo affermare che per Borghese sarebbe stato difficile attivare tali piani: egli era ormai totalmente integrato nei servizi di intelligenza e negli apparati germanici. Di conseguenza, sapeva benissimo che tutti i membri delle unità al suo comando sarebbero stati rimossi dai servizi di informazione alleati o italiani. Raccomandazioni Borghese sostiene che Mario Rossi, su precisi ordini suoi, potrebbe all’occorrenza far arrestare tutti i membri della rete clandestina di sabotaggio ed individuare le armi e gli esplosivi nascosti. In seguito all’interrogatorio preliminare di Mario Rossi, verranno presto emanate nuove disposizioni in materia. L’interrogatorio e il rapporto sono stati curati di Raymond G. Rocca, agente di questa unità. James Angleton, primo sottotenente delle unità Z per il controspionaggio. 9 STATO MAGGIORE DELLA R. MARINA II° REPARTO Sez. C. 5 Data, 11 giugno 1945 N. 366 bis promemoria Class.: segreto. Oggetto: Organizzazione segreta della Decima Mas A Verona nei primi giorni del gennaio 1945, il Comandante Rossi Mario, della X^ M.A.S. iniziava gli accordi con le autorità tedesche delle S.S. per costituire un servizio di spionaggio e sabotaggio in seno alla X^ M.A.S. contro le truppe Alleate. Il Rossi aveva soventi colloqui in merito con il Capitano della S.S. Tuhnel ed il Tenente Strauss. Il Rossi non aveva però spiegato esattamente alle Autorità delle S.S. che avrebbe voluto creare un servizio che doveva funzionare indipendentemente in caso di ritirata delle truppe tedesche perché la X^ M.A.S. non avrebbe seguito i tedeschi in una eventuale ritirata in Germania. Per accontentare però i tedeschi, il Rossi inviava di quando in quando alcuni elementi sabotatori nella zona occupata dagli alleati (esempio : Locatelli Gino, lanciato nella zona di Napoli). Le S.S. si accontentavano di questi risultati e fornivano il Rossi di mezzi con molta larghezza. Intanto, presi gli ordini dal Comandante Borghese, il Rossi preparava un reparto speciale a Montorfano che avrebbe dovuto essere il futuro nucleo dello spionaggio della Marina repubblicana in Italia Settentrionale occupata dagli Alleati. A questi, uomini venivano impartiti istruzioni sul sabotaggio sulla radiotelegrafia e sul modo di occultarsi nella vita civile. Venne redatto un piano operativo in tre copie (scritte a macchina dal marò Tirelli Luigi ora arrestato). Una copia venne trattenuta dal Borghese, una dal Rossi che fu depositata al Banco di Roma e poi distrutta dal Tenente Gozzi. In questo piano, dopo una breve premessa sugli scopi dell’organizzazione segreta, venivano altre due parti riguardanti: la prima, il modo con cui venivano organizzati i gruppi nelle varie città e l’elenco del personale, la seconda, conteneva le direttive sulle azioni da svolgere. 10 A metà gennaio cominciò a concretarsi il piano e da Montorfano cominciarono a partire i materiali e gli uomini per le varie città. Il Capitano Zanessi Angelo, non potendo rimanere molto assente da Verona perché sapeva di essere controllato dall’S.D. tedesco, incaricò il sottocapo Bucarelli di cercare di entrare in questa organizzazione e di interrogare i suoi compagni della X^. Nel frattempo lo Zanessi allargo la cerchia delle sue conoscenze alla X^ e frequentò il Comando Tappa della stessa ove si presentò in divisa di Capitano della Marina repubblicana dicendo di essere ufficiale di collegamento con il Comando tedesco per la X^ Mas. Non arrischiò nulla perché sapeva che non era possibile un immediato controllo al Comando della X^, per accertare se egli fosse un vero o falso ufficiale della M.A.S.. In tali condizioni, riuscì a sapere quando voleva ed a conoscere soprattutto degli elementi che erano inviati a Verona ed a conoscere quanto sapeva il comando tedesco servendosi dell’amicizia personale del Tenente Strass e del Tenente Dittingen della S.D.. Ebbe pure qualche informazione dal Corvettencapiten Balzer, capo dello spionaggio della Marina tedesca a Verona, che aveva conosciuto a Roma e che aveva a Verona il suo ufficio in via A. Garibaldi 3 (Mar. Tra. Bu). Nel complesso però lo Zenussi notava sempre più che il Comandante Rossi non teneva al corrente i tedeschi di tutto il suo piano e che mirava lentamente a formare una organizzazione di spionaggio e di sabotaggio non legata ai tedeschi, ma atta a funzionare indipendentemente. Seppe poi che gli apparecchi radio a valigia venivano preparati a Crema da un certo Ferro. Verso i primi giorni di marzo, furono preparati dei falsi documenti di congedo per gli ufficiali e marinai senza però segnare il giorno del mese nella data. Il giorno fu poi scritto a mano in un secondo tempo. Ognuno prese la copertura civile che gli era stata assegnata, chi era previsto di fondi appositi acquistò un esercizio pubblico, i radiomontatori e radiotelegrafisti ricevettero il materiale radio e presero la posizione civile di radiotecnico. Infatti a Milano, in piazza Squadrismo n°. 10, dove abitava il Ghirardelli, è stato notato un cartello; con la scritta: "radiotecnico". Verso il 10 marzo il Comandante Rossi ebbe un lungo colloquio con le S.D. e subito dopo giunge il Capitano Lo Cascio. Non è noto l’esito del colloquio, ma si è saputo che i due erano convinti della prossima occupazione da parte degli alleati dell’Italia Settentrionale ed erano contenti dell’approssimarsi della loro attività. Infatti giunto a Montorfano il Rossi imparti le ultime disposizioni e portò a termine la dislocazione degli uomini e dei materiali a Milano, Genova, Torino, Venezia e Bologna. Il 25 aprile lo Zanessi cercò di sapere qualcosa direttamente dagli ufficiali della X^ che si trovavano asserragliati in Piazza Fiume ed entrato al di là dei reticolati in divisa di ufficiale della X^ si mise in contatto col Comandante Tappa di Verona che già conosceva, Tenente Gerin, cercando di sapere quali fossero stati i preparativi difensivi della X^ nei nostri riguardi. D’accordo col Comandante dei partigiani Riccardo, appena uscito dal carcere di S. Vittore, lo Zenussi riuscì a far disertare il presidio della X^ comandato dal Tenente Gerin che occupava la stazione radio di Milano. 11 Né il Rossi, né il Borghese fecero parola dell’organizzazione segreta; si seppe soltanto che furono impartiti ordini per rimanere collegati e di attendere ulteriori disposizioni. E’ stato notato, successivamente, che nonostante la schiacciante vittoria degli Alleati, l’organizzazione non si sfasciò, anzi si rinsaldò. A Milano il Gozzi piantò una regolare contabilità per il reparto. Nessun elemento desertò e venne meno al suo compito. Vi fu un solo caso: quello del Tenente Mambelli che era destinato a Torino e fuggì con i soldi. I suoi dipendenti non si scoraggiarono e fecero capo a Milano. All’orchè si procedette agli arresti a Milano, tutti gli elementi furono trovati regolarmente al loro posto e perfettamente collegati. Agli effetti del giudizio sul loro operato e sulle loro intenzioni questo particolare ha un’importanza di primo piano in quando si esclude l’ipotesi che dopo il 25 aprile l’organizzazione non fosse rimasta in efficienza e che la loro colpa fosse quella di aver appartenuto ad una organizzazione che ha durato solamente fino all’occupazione Alleata. E’ evidente che la responsabilità degli arrestati e solamente militare per quello che hanno fatto fino al 25 aprile e responsabilità di spionaggio e di organizzazione segreta contro lo stato e contro gli Alleati per i giorni che vanno dal 26 aprile fino al loro arresto. Se non fossero stati sorretti da un ideale, quello cioè di mettere in esecuzione il piano operativo, ognuno sarebbe andato con i soldi di cui era largamente provvisto. Difatti tutti speravano nell’abilità del Comandante Borghese che, a loro dire, sarebbe andato in questi giorni a Roma per trattare con le autorità alleate. L’arresto del Comandante Rossi a Genova preoccupò tanto tutta l’organizzazione e si inviarono subito staffette a Como per vedere se era possibile fare qualcosa per liberarlo. Il Tenente Linetti voleva persino organizzare un colpo di mano alle prigioni di Genova, con alcuni elementi della X^, per liberare il Comandante Rossi. Fu sconsigliato dal Gozzi perché tale colpo poteva compromettere tutta l’organizzazione. Lo Zanessi, presi accordi col Comandante dei partigiani Riccardo, Comandante Militare della Piazza di Como, iniziò le operazioni di arresto il giorno 19 maggio inviando contemporaneamente ufficiali e uomini a Genova e Torino onde svolgere azione contemporanea. STATO MAGGIORE DELLA R. MARINA II° REPARTO Sez. C/5 Data, 11 Giugno 1945 N. 366 Promemoria Argomento : Atteggiamento della X^ dopo l’8/9/1943.= 12 Si riportano le notizie sull’atteggiamento della X nella forma integrale con cui sono state fornite da ufficiale superiore appartenente alla stessa. Si può dire che tutta la X^ Flottiglia non accettò l’umiliazione militare dell’armistizio tragico perché, se pure l’adesione non fu totalitaria, lo stesso atteggiamento di rivolta fu preso da tutti i gruppi anche se geograficamente distanti: Borghese e Longanesi a La Spezia – Wolk a Livorno – Buttazzoni a Roma – Lenzi all’ospedale di Siena. – Attorno a queste figure rappresentative si raggruppavano subito moltissimi della X^, ed in genere di Generalmas, oltre a molti sommergibilisti.Ove si tenga conto del contegno assunto in Francia ed in Germania da gran parte degli equipaggi di quei sommergibili, colpisce il fatto che la nuova "X" trovava, in Marina, il massimo afflusso di elementi fra i combattenti dei mezzi speciali, di quelli insidiosi, dei Mas e dei Smgg., fra coloro cioè che avevano partecipato alla guerra navale nelle specialità più ardite e che maggiori successi avevano riportato.L’atteggiamento di rivolta è stato dovuto: – alla coscienza esatta che la guerra non poteva finire in Italia con la pubblicazione dell’armistizio in quanto l’8 settembre essa era completamente occupata da una considerevole massa militare tedesca (14 divisioni, più forti aliquote di servizi vari, Aviazione e Marina). – alla forma odiosa di pubblicazione dell’armistizio. - alla visione obbrobriosa dello sbandamento delle forze armate italiane che, completamente disanimate dall’abbandono dei capi, si lasciarono disarmare come dei vinti. I tedeschi offrivano tre soluzioni ai militari italiani: continuare a combattere, collaborare o astenersi. Continuare a combattere significava potere avere ancora una bandiera propria, una propria divisa, una propria dignità; continuare a combattere significava rinnegare i capi che erano fuggiti e verso i quali tutto il popolo italiano (e chiunque abbia vissuto da Roma in su può testimoniare) sentiva ribrezzo, significava ancora potere sostenere la difesa legittima del popolo italiano dall’occupante tedesco con qualche probabilità di riuscita. Pensare di annichilire il tedesco con la lotta partigiana era follia; bastava affacciarsi ad una finestra per vedere la fiumana di sbandati in divisa che scappavano " dalla massa" come allora si diceva, bastava ascoltare un qualsiasi discorso in tram, in treno o sulla strada per sentire esaltare la diserzione, sostenere che non se ne voleva sapere più della guerra. Ad una rapida invasione – angloamericana non era da pensare, vista la velocità di invasione della Sicilia, ( si tenga conto che dopo 4 giorni dallo sbarco in Sicilia non esistevano più le truppe della difesa costiera – tutte o quasi disertate; due delle quattro divisioni di manovra italiane – Livorno e Napoli – distrutte; le altre due, Assetta e Esperia, dislocate nella parte nord, ormai smontate; praticamente solo due divisioni tedesche più sette mila uomini di artiglieria italiana e poche unità sottili della Marina hanno tenuto ancora per quaranta giorni). 13 Continuare a combattere voleva dire impedire al furore teutonico di rovesciarsi senza nessuno ostacolo sul popolo italiano e portare lutti e devastazioni ancora maggiori, voleva dire tentare di evitare che la guerra devastasse tutto il territorio italiano, ove si fosse potuto arrivare ad una stabilizzazione del fronte da mantenere fino alla fine della guerra, il cui epilogo, era già chiaro, si sarebbe avuto sui teatri operativi dell’Europa occidentale ed orientale. Collaborare significava ridursi in volontaria servitù, accettare una posizione di sottomissione indegna di un popolo che, anche se improvvisamente colpito da collasso, nei suoi ultimi cento anni di vita aveva saputo dimostrare coraggio, dignità e meriti sufficienti ad annoverarlo fra i primi del mondo. La collaborazione era poi la strada particolarmente affine al modo di sentire e di vivere di tutta la peggiore classe italiana, quella degli egoisti profittatori, quella che aveva sempre saputo inchinarsi davanti a tutti pur di fare il proprio tornaconto. Era la strada battuta da tutti gli smidollati, i corrotti e diciamo pure i peggiori degli italiani. Astenersi significava estraniarsi, dare in mano ai tedeschi la Nazione ed il popolo, riconoscersi territorio occupato militarmente, accettare tutti i soprusi e le vessazioni che all’occupato competono. E, si badi bene, dai tedeschi non c’era da sperare nulla in quanto la nostra posizione di traditori e mancatori di parola era ragione sufficiente per loro a considerarci come l’ultima genia del mondo ed a trattarci di conseguenza. Una quarta soluzione si offriva al popolo italiano e questa di certo non offerta dai tedeschi: la via dei monti. Alcuni reparti infatti la scelsero. Pochi reparti dell’Esercito, e non numerosi, si mantennero compatti nelle zone montane più favorevoli e non si fecero disarmare dai tedeschi. Erano in genere comandati da Ufficiali che cercavano di salvare il loro onore di soldati tentando la resistenza ai tedeschi ordinata dal proclama dell’armistizio, ma che data l’esiguità del numero e l’isolamento non potevano durare che breve tempo. I reparti si sciolsero rapidamente e gli uomini, in gran parte andarono a casa, mentre alcuni si aggregarono alle formazioni decise a continuare la lotta a fianco dei tedeschi. Come si è già detto, nel 1943 non esistevano i presupposti per una guerra partigiana. E’ appunto da questa situazione di fatto che scaturì in molti soldati la scelta della prima soluzione, quella cioè di continuare a combattere. A tale passo molti, specialmente Ufficiali e Sottoufficiali del servizio permanente, trovarono dentro di sé una forte resistenza provocata dal vincolo del giuramento di fedeltà al Re. Bisogna considerare che il Re in Italia era, non solo stimato ma altresì amato dalla maggioranza del popolo; gran parte della politica interna ed estera del Governo fu accettata dalla massa perché avallata dalla firma o dalla parola del Sovrano. Fra i militari del servizio permanente poi, il Re godeva di una autorità indiscussa. In Marina infine ricordo di avere inteso a bordo di qualche nave in momento di particolare pericolo molti moccoli e qualche bestemmia, mai però mi è successo di sentire qualcuno accennare in modo meno che riverente alla Maestà del Re. Era sopratutto radicato nella mente dei suoi soldati il convincimento che la sua lealtà era superiore ad ogni sospetto. Vittorio Emanuele era sempre l’uomo del convegno di Peschiera che riscattò con la sua fiducia l’onore dell’Esercito barcollante dopo Caporetto, era sempre il pronipote di Carlo Alberto che aveva saputo abdicare per salvare il Piemonte, la rischiosa avventura dell’Unità d’Italia fortunatamente per lui finita bene (oggi tutti sono contro la Monarchia dei Savoia e tutti sanno dimostrare, come hanno fatto, che la sua popolarità era basata sulla dabbenaggine del 14 popolo italiano perché i Savoia tutto hanno buttato a mare pur di salvare il trono; ad ogni modo fino alle 18.30 del tragico 8 settembre 1943 le forze armate italiane, ed in particolare la Marina, adoravano il loro Re). Era sopratutto radicato nella mente di tutti i militari che quella frase del giuramento: "il bene inseparabile del Re e della Patria" fosse una realtà impossibile ha subire qualsiasi mutamento fino a che Vittorio Emanuele era sul Trono. Ed il 25 luglio, che pure segnò un momento molto critico della nostra vita nazionale, fu accolto da tutti con la massima disciplina. Fra i soldati al fronte la cosa apparve un po’ strana essendo noto il lento ma continuo sgretolarsi del fronte interno, ma in ciò si vide sopratutto l’intervento del Sovrano per sostituire un regime che ai fatti della guerra si era dimostrato demagogico, poco serio e niente preparato, con un governo militare atto ad affrontare con energia le ore tragiche che si preparavano per la Patria. E’ da notare come fra i soldati al fronte si ritenesse che le operazioni avrebbero subito una svolta decisiva non appena il nemico avesse messo piede sulla Penisola. Non che si ritenesse di poter cambiare le sorti della guerra, ma tolto di mezzo l’ostacolo ormai insormontabile delle comunicazione marittime annichilite – si era certi che il nemico avrebbe trovato pane per i suoi denti nella resistenza ad oltranza che il nuovo Esercito avrebbe opposto. E ciò malgrado il comportamento poco buono di gran parte delle truppe della Sicilia, in quanto in Sicilia esistevano alcuni fattori particolari sfavorevoli a noi: mancanza di comunicazioni marittime, con impossibilità di ammassare truppe nelle zone d’attacco, morale depresso della popolazione per i bombardamenti a massa con impossibilità – soprattutto per disorganizzazione locale oltre che per impossibilità materiali – di riparare almeno in parte ai danni, completa disorganizzazione dei servizi alimentari e ferroviari, presenza di forti aliquote di truppe regionali. Tutto ciò nella Penisola sarebbe mancato e quindi la resistenza sarebbe stata effettiva. Le assicurazioni del Governo Badoglio fecero appunto rafforzare tale convinzione, mentre il sopraggiungere di nuove forze tedesche confermava la possibilità di infliggere finalmente all’VIII° armata britannica ( già tenuta a bada da Messe in Tunisia) ed alla V° americana una sconfitta in campo aperto. Su questo quadro della situazione piombò il fulmine dell’armistizio unilaterale, armistizio incomprensibile per chiunque sapesse come 14 divisioni tedesche (di cui alcune corazzate) valessero – anche a parità di condizioni morali – almeno 45 nostre di cui nessuna corazzata per la superiorità di armamento, di addestramento, di esperienza combattiva; per chi sapesse, per averlo visto in Sicilia, come le nostre truppe erano in un momento di crisi morale, tanto che bastava una qualsiasi sorpresa per toglier loro ogni mordente; per chi sapesse come chiedere di punto in bianco a dei soldati di assaltare individualmente gli alleati di tre anni (anche se questi alleati erano in ben poco simpatici tedeschi) era cosa impossibile.Sarebbe occorso una delle due cose: aggiungere al proclama che alle truppe tedesche erano concessi "Tot" giorni per evacuare l’Italia e ordinare contemporaneamente ai più alti comandanti militari di prendere in tal senso accordi di dettaglio, rinchiudere il Re e il Badoglio a Roma e ivi resistere ad oltranza ad ogni assolto tedesco.- 15 Ciascuna delle due soluzioni sarebbe stata infelice in quanto non era concepibile trattare un armistizio isolato durante una guerra combattuta a fianco di un alleato e quindi l’onore nazionale (già giocato con l’entrata in guerra del 1915 e ulteriormente compromesso con l’aggressione alla Francia nel 1940) sarebbe stato gravemente insudiciato, ma almeno si sarebbe salvata la coesione nazionale e si sarebbe potuto permettere il salvataggio dell’onore dell’esercito.Nessuna delle due soluzioni fu adottata ed il risultato dell’armistizio superaffrettato e supersemplicista fu quello che tutti conoscono: avvilimento della nazione, sacrificio enorme delle armate di occupazione soprattutto dei Balcani, disarmo dell’esercito, cinquecentomila prigionieri in Germania, fuga di tutti i capi responsabili, consegna della flotta nei porti nemici, di quella flotta che era stata assente dai mari della Sicilia.In questa situazione sembrava che il bene del Re e quello della Patria si fossero irrimediabilmente dissociati.- Dei due soggetti il primo appariva in fuga ansioso solo di salvare la propria persona fisica mentre la seconda veniva percossa ed infangata dagli atti, dalle parole e dalle insolenze uscenti dalle bocche straniere e purtroppo anche italiane.- (In quei terribili giorni i soli a non imprecare furono i pochi incoscienti che credevano di vedere sbarcare in una settimana su tutti i lidi d’Italia una marea anglo-americana tale da annichilire con la sola presenza i tedeschi ed evitare così ogni distruzione, pochissimi altri piangevano lacrime amare di dolore su tanta rovina).In queste condizioni molti militari ritennero che fosse loro dovere abbandonare il Re alla sua fuga poco onorevole e restare vicini alla Patria per sollevarla di quel poco che sarebbe stato ancora loro concesso.= Il numero di costoro è difficile a potersi precisare oggi, ma è da ritenere che si aggirava sui duecentomila soldati almeno.- Costoro o rimasero come reparti completi a continuare la guerra a fianco dei tedeschi o, con iniziativa singola, chiesero ed ottennero di entrare a far parte dell’esercito tedesco.La bandiera della X^ Flottiglia MAS non era mai stata ammainata e questa bandiera, la sola forse che entro il territorio metropolitano non si fosse abbassata con la resa all’occupazione angloamericana né inchinata all’occupante tedesco, attirò intorno a se migliaia di uomini di tutte le età e di tutte le armi.- Essi erano soprattutto guidati dall’esempio degli affondatori di Gibilterra, di Alessandria, di Suda e di Malta che nel partire per le azioni offensive sapevano già come per loro fosse quasi impossibile ritornare, e come questi sapevano che dai sacrifici e dai rischi ai quali si esponevano non potevano sperare di vincere una guerra già perduta, ma contavano di salvare ciò che ancora si poteva salvare, soprattutto l’onore delle forze armate.- E la bandiera della X^ sin dai primi giorni della sua seconda vita porta scritto questo solo motto: "Per l’onore".Tutto ciò avveniva al di fuori di qualsiasi ripresa civile o governativa del paese, in un campo prettamente militare.Gli aderenti alla X^, non solo non attesero né guardarono ad una ricostituzione del governo, ma quando questo si formò con uomini politici già noti, essa mantenne le distanze in attitudine di sospetto ed indagine quando, ai primi di Novembre, il neo partito fascista repubblicano cominciò a germogliare, prese un atteggiamento nettamente contrario, atteggiamento manifestatosi soprattutto nel dissidio, praticamente mai colmato, con la marina repubblicana, considerata quale espressione della malafede, delle cattive abitudini, e dei sistemi moralmente poco puliti del peggiore periodo del fascismo anti 25 Luglio.- 16 Il dissidio scoppiò nei fatti del 9 Gennaio 1944 ( arresto del Capitano di Vascello Bedeschi), nel successivo arresto del Com/te Borghese e terminò, nel mese di Marzo, con l’allontanamento del Sottosegretario Ferrini compilatore dell’accusa di tentativo di colpo di stato da parte delle 3 medaglie d’oro: Borghese – Grossi e Arillo.Tale atteggiamento fu anche manifestamente mantenuto nella tessera di riconoscimento che fu sempre quella della X^ e mai quella del Ministero.- Ciò aveva grande importanza in quanto la X^ si considerò sempre alleata con i tedeschi a parità di condizioni, mentre il governo accettò un trattamento di inferiorità palese nei riguardi dei tedeschi (reparti misti, nessuna unità navale né terrestre, regolamento di disciplina tedesco e tribunali tedeschi ecc.). Riassumendo, l’indirizzo della X^ fu quello di continuare la lotta contro gli anglo-americani, non riconoscere rispetto ai tedeschi nessuna condizione di inferiorità mantenendo nei loro riguardi un atteggiamento estremamente energico, rifiutare qualsiasi assorbimento politico e sostenere che anche quando tutto è perduto è dovere di ogni uomo difendere l’onore della nazione.Furono fissati i punti fondamentali dell’atteggiamento della X^: L’Italia non si confonde né con un partito politico ormai svilito dalle proprie malefatte né con un gruppo di alti funzionari dello Stato che non hanno saputo né fare la guerra né fare la pace.L’onore dell’Italia è superiore a qualsiasi interesse privato e, ormai che tutti gli interessi materiali della nazione sono stati compromessi, è l’unico bene spirituale che ci rimane e va difeso ad oltranza contro tutti; quindi raggiungere al più presto il fronte in terra e in mare per combattere l’invasore anglo-americano, e contegno energico verso l’occupante per non ammettere alcun sorpruso.Un governo italiano di fatto non esiste e quindi non è concepibile coprirsi di galloni e insignirsi di cariche dai nomi roboanti; quindi niente promozioni se non quelle concesse sul campo.Lotta a qualsiasi forma di disonestà sia morale che materiale.Evitare qualsiasi ulteriore scissione fra gli italiani; quindi forze armate composte soltanto di volontari e nessuna combattimento contro quelli della montagna.Breve cronistoria degli avvenimenti Il 14 Settembre, il pugno di uomini rimasti a La Spezia, confermava alle autorità tedesche la decisione di continuare a combattere e il Capitano di Fregata Borghese firmava un accordo in base al quale alla X^ Flottiglia MAS veniva riconosciuta la qualità di alleata delle forze armate germaniche e che tutti i materiali e immobili ad essa appartenenti rimanevano di sua proprietà.Tale accordo veniva confermato a Berlino verso il 20 Settembre, dove inoltre la Marina germanica si impegnava di affidare unità navali alla X^ e al Betasom per la continuazione della guerra. Parte degli equipaggi di Gotenhafen venivano avviati a La Spezia.Verso i primi di Ottobre giungeva a La Spezia una piccola autocolonna al comando del Maggiore del G.N. Bardelli con una quarantina di uomini del San Marco armati e con bandiera italiana.Venivano da Pola e nel tragitto ebbero accoglienze trionfali dalla gente che non poteva credere ai propri occhi.- Il ricordo delle torme di disarmati fuggiaschi erano ancora troppo vivo.- 17 Alla stessa data con l’arrivo degli uomini di Buttazzoni (NP) e di Wolk a La Spezia c’erano circa 300 uomini.- (Il 14 Settembre erano 30).- Di questi, circa 150 erano dell’esercito e furono subito aggregati al San Marco essendosi decisa la costituzione di un battaglione di fanteria di marina da inviare al fronte.- Inoltre da ogni parte dell’Italia arrivavano adesioni e si preannunciavano arrivi di uomini.A fine Ottobre il numero era di 2.000; in Novembre e Dicembre l’afflusso fu fortissimo tanto che per le impossibilità materiali di accasermare, vestire, equipaggiare ed inquadrare tale massa di uomini, moltissimi furono rimandati a casa.- Fino al mese di Febbraio compreso 300 – 400 unità giornaliere; in Marzo la leva delle classi dal 20 al 25 lo fece diminuire notevolmente, inoltre in Aprile il governo proibì gli arruolamenti, che dovevano essere fatti soltanto dalle federazioni dei fasci, e l’arruolamento si ridusse a ben poco.- L’andamento delle operazioni belliche e la propaganda anglo-americana mantennero tale riduzione dal mese di Maggio in poi.- Ad ogni modo la X^ arruolò in totale più di 30 mila uomini.- Dico subito che la metà di tali uomini fu allontanata dalla X^ nel lavoro continuo di selezione che fu sempre fatto fino all’ultimo giorno.Come è facile comprendere un simile sviluppo non solo non era stato supposto, ma per di più metteva di fronte al problema pratico di far vivere tutti questi uomini, di vestirli, armarli ed equipaggiarli.- Il massimo delle cure fu dato al reparto mezzi d’assalto (entrata in azione alla vigilia dello sbarco a Nettuno 20 Gennaio 1944); fu quindi fatta una cernita molto accurata per scegliere nella massa gli individui più idonei da inviare alla scuola preparatoria dei mezzi d’assalto prima e poi alle 3 scuole assaltatori.- I Marinai restanti vennero tutti raggruppati nel così detto "Reparto Navale" per costituire gli equipaggi dei MAS e nel "Reparto Subacqueo" per gli equipaggi dei sommergibili trasportatori (i 3 affondati al Muggiano e di cui fu subito iniziato il ricupero); i non marinai furono inquadrati nei battaglioni del San Marco; in particolare i paracadutisti vennero inquadrati nel battaglione NP.La Marina tedesca si urtò immediatamente dello sviluppo preso dalla X^ e manifestò subito la sua netta opposizione perché il suo piano, accettato dal governo, prevedeva soltanto uomini (tipo pecore) per equipaggi e reparti misti comandati da tedeschi, per reparti scaricatori, oltre a una serie di "Comandi Servizi Marina" con incarichi puramente amministrativi.- (Far parte di quei Comandi, secondo i tedeschi, voleva dire praticamente commerciare in "avorio nero".- bianco nel nostro caso.- Soltanto degli smidollati decisi a salvare solo se stessi senza farsi scrupolo del lavoro svolto avrebbero potuto farlo.- Merito della X^ di aver subito capito dove si voleva finire e di essersi rifiutata di aver a che fare con simile incarico).Come conseguenza la Marina tedesca fornì alla X^ soltanto il minimo indispensabile per i mezzi d’assalto, consegnò sei MAS ed una motosilurante, osteggiò il recupero dei sommergibili trasportatori, di cui però alla fine tentò di assegnarne solo uno alla X^, e per il resto diede praticamente soltanto i viveri.- Nessuna arma, nessun equipaggiamento, non una divisa, non un automezzo.- Nulla.Neanche il Ministero della Marina diede nulla perché impiegava gli autocarri a trasportare la roba del Ministero da Roma a Belluno, e del resto non aveva nulla; anche il danaro era negato ed intanto i fogli d’ordini portavano promozioni su promozioni per meriti speciali degli Ufficiali di Belluno.L’atteggiamento della X^ fu deciso: aperta lotta con la Marina germanica i cui ordini venivano boicottati ed eseguiti soltanto nella parte strettamente indispensabile onde non scatenare il furore teutonico, aperta presa di posizione verso il Ministero al quale venne chiaramente rinfacciata la 18 dappocaggine, l’incapacità, la malafede e l’arrivismo. (Borghese non accettò la promozione a Capitano di Vascello ufficialmente comunicatagli dal Ministero).Bisognava però risolvere il problema e da soli.I tedeschi avevano bloccato per se tutta la produzione italiana di ogni genere e occupati tutti i magazzini; requisivano tutto il materiale già appartenente allo Stato e tutte le scorte rintracciabili.- Si trattò di metter le mani su tale roba e portargliela via sotto il naso.- Si fece ciò soprattutto nel campo delle armi e degli automezzi.Una falange di italiani si dedicò con sviscerato amore ed enorme alacrità soprattutto nei primissimi giorni dopo l’8 Settembre all’occultamento di roba (sopratutto automezzi, "rubata" a depositi militari ed alla successiva vendita in proprio sul così detto mercato nero.Si tentò di recuperare parte di tale roba e il resto si acquistò cercando di pagare (e quindi di far pagare allo stato), delle somme il meno esagerato possibile.- In questo campo si trovarono legioni di collaboratori; masse di persone di ambo i sessi affollavano il Comando per indicare roba nascosta (per la quale volevano premi di recupero) od offrirne altra in vendita clandestina a prezzi proibitivi. (per inciso nessuno, almeno in Marina, avrebbe creduto mai che in Italia esistesse un concorso così totalitario a formare le torme di volgari profittatori e di farabutti).La X^ dovette, soprattutto nei primi tempi, soggiacere a questo stato di cose e rassegnarsi ad uno stato di fatto che investiva tutta la Nazione (parlo di quando si combatteva ancora a Salerno). Evidentemente però fu dato in testa ai ladri che si erano appropriati indebitamente della roba dello Stato e che la volevano rivendere allo Stato a prezzi esosi, ai delatori interessati che volevano premi e ricompense, ai signori del mercato nero.- Ciò ha covato alla X^ degli odi che evidentemente oggi la fanno bersaglio delle più basse calunnie.- Si noti che la sfacciataggine dei profittatori è stata tanta da non farsi scrupolo di indossare addirittura la divisa della X^ e maneggiare poi per ottenere incarichi di approvvigionamento.Essi sono stati però quasi tutti individuati e cacciati dalla X^ o rinviati ai tribunali nei casi in cui esistevano le prove incriminanti.- Non occorre dire che costoro, quasi tutti, hanno trovato e trovano modo di passare per vittime politiche e rappresentano un’altra categoria di calunniatori.Oltre a ciò sono essi quei tali che più si sono fatti notare e giudicare male per aver frequentato gli ambienti e gli uomini del mercato nero.- La X^ può dire soltanto e al caso dimostrarlo, che essi sono stati quasi tutti eliminati e che oggi si vedono ancora in giro indaffarati a giocare gli stessi giuochi con i vincitori.- E’ certamente gente che a lungo andare potrà essere messa in condizione di non nuocere ulteriormente alla nazione, ma è altresì doveroso riconoscere che più di quanto è stato fatto dalla X^, contro di loro non era possibile fare date le condizioni di disordine del paese e soprattutto le condizioni di impossibilità di funzionamento della giustizia nei venti mesi dopo l’8 Settembre quando essa fu prima inesistente, poi bloccata dall’errore della leva (250 mila disertori) e infine paralizzata dal fatto che ogni processo assumeva aspetto politico.In questo clima i lestofanti, i quali checchè dicano oggi, sono volontariamente appoggiati alle organizzazioni di sfruttamento tedesche onde sfuggire ancor meglio alla giusta repressione, hanno pullulato e pullulano.- 19 Va infine rilevato che, dopo circa un anno di vita, la X^ era riuscita ad istituire degli organi i quali funzionavano con regolarità ed avevano abolito qualsiasi inframmettenza di sporchi individui.Immediatamente dopo venne intensificata l’epurazione in quanto nella nuova atmosfera di ordine tutti gli zoppi poterono venir individuati.A metà Novembre mentre tutte queste attività erano in atto, la X^ tentò di dedicare tutte le sue forze soltanto al campo navale e per questo furono intavolate trattative con il Ministero della Marina per sistemare la questione della fanteria di Marina. Il problema non era semplice dal lato psicologico perché gli uomini non volevano sentir parlare di forze dipendenti direttamente dal governo a indirizzo esclusivamente politico e soltanto nello scudetto della X^ vedevano chiaramente definito l’impulso a carattere apolitico unicamente nazionale che li spingeva.Inoltre la X^ si era impegnata di puntare energicamente i piedi onde evitare un invio in Germania a qualsiasi titolo, addestrativo od altro.Negli ambienti del Ministero questa situazione di fatto venne interpretata nel modo seguente: avversione al fascismo e tentativo del Borghese di costituirsi un esercito personale con scopi non bene definiti, ma certamente poco puliti.In questa atmosfera la situazione non venne definitivamente risolta, ma si decise solo la nomina del Comandante e del Comandante in 2^ del Reggimento San Marco: Capitano di Vascello Bedeschi e Capitano di Fregata Tortora.Il Capitano di Vascello Bedeschi rimasto in Comando per 40 giorni, si fece notare per la sua assenza da La Spezia.- Fece due o tre lunghi viaggi con rapide capatine a La Spezia.- Ad ogni viaggio corrispondevano ordini maleaccettati.- Fu pubblicato sul foglio d’ordini che il San Marco non faceva più parte della X^ e dipendeva direttamente dal Gabinetto; si seppe, e arrivarono gli ordini che il primo battaglione pronto come quadri doveva andare in Piemonte (pezzo di lotta antipartigiana) i partigiani allora esistevano solo in Piemonte) anziché al Sud per il rapido addestramento prima e per l’impiego subito dopo, si disse che il Cap. di Vasc. Bedeschi avesse proposto – nel suo ultimo viaggio – al Capo del Governo di mettere il San Marco in camicia nera.Il Capitano di Vascello Bedeschi era squadrista e benché il suo passato di guerra fosse giudicato bene, non altrettanto era apparso chiaro quello all’8 di Settembre.- Il Capitano di Fregata Tortora sosteneva tutto ciò che il C.V. Bedeschi faceva.- Il 6 Gennaio il Maggiore Bardelli, Comandante del 1° Battaglione, fu chiamato a Belluno dove ebbe ordine di raggiungere subito il Piemonte (il Battaglione non era ancora equipaggiato e l’armamento era composto di soli mitra).- La sera dell’8 era di ritorno a La Spezia.- Il Com/te Borghese era assente.- In una riunione di suoi ufficiali informò degli ordini ricevuti; da questo fu a sua volta messo al corrente che il mattino seguente il C.V. Bedeschi aveva disposto una assemblea generale in cui si riteneva avrebbe informato la gente della partenza per il Piemonte e della storia – così si credeva – della camicia nera.Mezz’ora prima dell’assemblea il Maggiore Bardelli arrestò il Com/te Bedeschi e il Com/te Tortora e li consegnò alla Federazione del fascio di Firenze.Fu anche ventilato il proposito di autotrasportatore un reparto a Brescia ed imprigionare Renato Ricci Comandante generale della guardia repubblicana ritenuto sostenitore dell’accentramento 20 delle truppe italiane in Piemonte per i noti scopi di guerra civile.- Non era realizzabile materialmente.Successe il finimondo. Borghese invitato telefonicamente alla Spezia per eseguire una inchiesta viene subito dopo telefonicamente convocato a Gardone per riferire al Capo del Governo. Dopo essere stato spinto a deporre la pistola con un trucco da operetta viene introdotto invece che dal Capo del Governo in una stanza secondaria e dichiarato in arresto da un Generale o Colonnello della Milizia. Trasportato a Brescia viene chiuso in fortezza per un giorno e poi trasferito per altri undici in una villetta e sorvegliato da sei o sette Ufficiali della guardia. I due Ufficiali che lo accompagnavano vengono arrestati e tenuti in fortezza per sedici giorni. A La Spezia la X^ si barrica nella caserma con le armi pronte in attesa del reparto delle S.S. Tedesche di cui è previsto l’arrivo per l’arresto collettivo, decisa a sostenere il combattimento. I Capitani di Corvetta Allegri, Arillo e Lensi comandano i reparti di La Spezia. Le S.S. non giungono; i tedeschi si disinteressano della cosa. Negli ambienti del Ministero ed in genere in tutti quelli ligi al Governo si accusa la X^ di essere una banda di pirati e si spargono le peggiori calunnie. Il Capitano di Vascello Grossi, subito informato, viene in Italia e per la sua intromissione Borghese viene rilasciato ed incaricato di eseguire l’inchiesta già ordinatagli.- In tutto questo pandemonio la X^ continua il suo lavoro ed intanto il battaglione parte per Cuneo, comandato dal Capitano Vallauri, ma informa il prefetto Quarantotto che intende continuare l’approntamento e si rifiuta di fare lotta antiribelli – ciò è accettato.- La sosta dura pochi giorni ( una quindicina).Si riesce a sapere che la accusa principale è quella di preparazione di un colpo di stato.Viene inviato un generale di divisione ad eseguire l’inchiesta per conto del Ministero forze armate.Dopo molte discussioni anche violente, nelle quali si infilano tutti i Ministri e tutti i pezzi grossi del partito fascista, l’accusa di colpo di stato viene smontata.- Nuova lotta perché il governo non vuole allontanare il Sottosegretario Ferrini.- Alla fine la X^ la spunta e l’Ammir. Sparzani sostituisce il C.V. Ferrini.Il 1° Battaglione ribattezzato "Barbarigo" è in possesso del minimo indispensabile per poter alla meno peggio andare al fronte; viene chiesto e viene accordato che, quasi a riparazione dei fatti del 9 Gennaio, il battaglione vada al fronte.- I tedeschi concedono e il Barbarigo, rientrato da Cuneo, ai primi di Marzo raggiunge Roma e poi si sposta a Nettuno.- Il Maggiore Bardelli esce di straforo dalla fortezza e prende il comando del Battaglione; fino a quando il battaglione non è entrato in linea il Capo del Governo e il Maresciallo Graziani, malgrado le insistenti domande non riescono a sapere il nome del Comandante.Bardelli a Roma deve pensare a dare al Battaglione tutto ciò che gli occorre per fare la guerra.Ottiene tutte le armi dai tedeschi, costituisce anzi il primo reparto di artiglieria con altri uomini inviati da Spezia.- Procura il resto attraverso le autorità italiane di Roma malgrado il boicottaggio degli uni, la diffidenza e l’avversione degli altri.- Il battaglione a Nettuno si sobbarca prima la linea e nei turni di riposo, compie l’addestramento nelle retrovie.E’ della stessa epoca l’invio dei MAS, oltre ai mezzi d’assalto, ad operare contro la testa di ponte di Nettuno.- 21 La Marina tedesca si dimostra sempre più infida e cresce sempre più il contrasto con la X^ che non vuole chinare la testa. Essa informa definitivamente che non intende occuparsi della fanteria di Marina e non da neanche un’arma. Desidera che tutto il San Marco sia messo a sua disposizione per suddividerlo per incarichi costieri in reparti misti. Intanto a Spezia il 2° battaglione "Lupo" ha completato i suoi quadri (è ancora in borghese) e fa già addestramento. Il Com/te Borghese, entrato in contatto con l’esercito tedesco dal quale dipende il Barbarico, ottiene che il "Lupo" sia armato dall’esercito e sia inviato ad addestrarsi presso una divisione tedesca di secondo impiego nell’Italia centrale. E’ di questo periodo la chiamata delle classi di leva, l’errore più colossale fatto dal Governo repubblicano e dai tedeschi. Il governo fascista era mal visto da tutti e viveva soltanto perché appoggiato e imposto dai tedeschi. C’erano molti italiani di tutti i casi di tutti i ceti convinti che si doveva combattere ancora; neanche questi però intendevano confondere la loro dedizione per la Patria ad una adesione al fascismo. Questi sarebbero accorsi volontari in formazioni militari di tipo X^ ; gli altri sarebbero rimasti a casa a lavorare. Esisteva poi il "terrore della Germania"; nessuno si fidava di andarci e nessuno ci voleva andare. Infine nulla esisteva per accogliere, vestire ed equipaggiare tanti uomini; né caserme, né Ufficiali, né mezzi. La leva infatti diede 350.000 uomini; di essi sembra che 270.000 abbiano disertato. Era da prevedersi ancora peggio. Forte il problema dei renitenti e dei disertori – i bandi di amnistia non fecero nessun bene perché la condizionavano ad un reingresso nel FF.AA., reingresso ormai impossibile per la perpetuazione dell’impossibilità materiale di tenere gli uomini e per il nuovo problema dei partigiani. La X^ sconsigliò tale atto, ma il Ministero (ancora Ferrini) non volle intendere ragioni. La X^ offrì, se non veniva messa la leva, di dare una divisione di volontari da addestrare in Italia in breve tempo. Non fu accettato. Sia per i tedeschi che per il Governo il ragionamento si faceva sulla carta e non sullo spirito e sulla volontà degli uomini. La X^ fornì alla divisione di fanteria di Marina 3.000 volontari non Ancora vestiti, informato in precedenza di dover accettare l’addestramento in Germania.- Essi accettarono.- La Marina chiamò due sole classi di leva.Parte degli uomini entrò nella divisione San Marco, parte fu data alla Marina tedesca per i reparti misti.- Rimasero circa 1.000 uomini.- Si trattava di specialisti che, opportunamente selezionati all’atto della leva, si volevano riservare alle unità navali promesse dai tedeschi al Ministero della Marina.I tedeschi invece non solo non diedero le unità ma avanzarono una nuova richiesta esorbitante (se non erro di 12.000 uomini) per costituire dei battaglioni di nebbiogenisti da inviare sulle coste del mare del Nord.- Fu mentre il Ministero preparava il bando di richiamo di una terza classe di leva che la X^ da una parte puntò i piedi e dall’altra tentò di salvare gli uomini dei suoi battaglioni (nuovamente imperiosamente richiesti dalla Marina germanica).Con il comando dell’esercito tedesco si buttarono le basi per la riunione dei vari battaglioni già costituiti ed in costituzione in una unità organica italiana da chiamarsi "Divisione X^".- I tedeschi in un primo momento si lasciarono strappare una adesione di massima; su questa adesione si iniziò il lavoro malgrado l’opposizione e le proteste della Marina germanica, gli 22 ordini di scioglimento e le minaccie del Ministero FF.AA. italiane.- Si passava ogni giorno dalla minaccia di arresto collettivo alla effettiva possibilità di veder realizzata tale minaccia.Tralascio la parte riguardante i mezzi d’assalto, i MAS, i sommergibili, gli assaltatori e gli NP il cui lavoro organizzativo ed il cui impiego continuava anch’esso tra mille difficoltà ed opposizioni perché queste erano di gravità minore e quelle della Divisione X^ in quanto era su questa massa di uomini che si appuntavano le mire di tutti per gli impieghi più strani ed inaccettabili (reparti misti, nebbiogeni, lotta antiribelli).Noterò soltanto gli avvenimenti più salienti.Il Ten. Col. Caralli, comandante in 2^ della neo Divisione X^, tracciò il seguente programma di costituzione della divisione: Battaglione di fanteria: Barbarigo – Lupo – Sagittario " arditi: NP. – Fulmine – Valanga " genio: Battaglione Freccia Artiglieria : 3 gruppi – Colleoni – Di Giussano – Da Barbiano.Venne iniziata la costituzione contemporanea di tutti i vari battaglioni in modo da potere evitare l’impiego fuori del fronte di ciascuno di essi.- Si voleva presentare la Divisione pronta tutta contemporaneamente per inviarla tutta insieme al fronte.- Il problema degli uomini non presentava difficoltà eccessive.- Le armi invece erano introvabili; si sperava di ottenerle dall’esercito tedesco.Ai primi di Maggio sorse un nuovo fattore di grave importanza: i partigiani, rinforzati dai disertori della leva, iniziavano le loro attività in tutta Italia.- Gli attentati terroristici nelle città furono intensificati mentre ebbero inizio su larga scala gli assalti alle strade montane ed ai treni.La X^ fino a quel momento aveva sempre deciso di ignorare l’attività partigiana rivolta verso i tedeschi od i fascisti ed infatti al fermo di elementi della X^ si era sempre risposto inviando dei parlamentari i quali spiegato il nostro programma ottenevano la restituzione dei prigionieri.Molti erano i contatti avuti con i partigiani le nuove formazioni che nel Maggio iniziarono a lavorare in grande stile non erano però più composte da militari, ma soprattutto da gente di partiti politici – soprattutto comunisti. – La X^ subì alcuni duri colpi: la bomba nel tram di San Bartolomeo, l’uccisione di alcuni uomini sul treno di Parma ed altri. Benché fosse necessario prendere delle misure repressive per evitare che gli uomini fossero uccisi e massacrati come pulcini, pure nessuna azione importante fu eseguita e si ritenne ancora possibile mantenere un accordo mediante la propaganda e gli accordi diretti che furono tentati. I tedeschi però cominciarono i rastrellamenti e le spedizioni punitive; per queste imponevano il concorso di aliquote di tutte le forze armate della zona. I reparti della X^ dovevano contribuire come gli altri; ad ogni modo non furono mai inviati nuclei superiori ai 15 – 30 uomini su colonne di trecento – quattrocento uomini. Inoltre in quell’epoca i partigiani ben difficilmente davano combattimento e quindi non si ebbero scontri particolarmente forti. Le cose peggiorarono nel 23 mese di Giugno (intorno a Spezia) ed in quell’epoca si formò un gruppo di 50 uomini il quale partecipava alle azioni in montagna. Tale soluzione permetteva di rispondere negativamente alle ulteriori richieste tedesche quando il gruppo era fuori. Il gruppo visse circa trenta giorni e poi fu sciolto afferrando la prima occasione favorevole. Ai primi di Giugno, la presa di Roma e la conseguente ritirata dei tedeschi all’Appennino fecero di Spezia zona di prima linea ed imposero lo spostamento al Nord di tutti gli uomini in addestramento. Si dovettero scegliere posti in Piemonte e Lombardia e precisamente: la Div. X^ in Piemonte, i reparti navali in Lombardia. Il trasferimento avvenne tra il 10 giugno circa ed il 25 luglio. E’ di questo periodo la definitiva rinuncia a farsi sovvenzionare dalla Marina germanica per quanto riguardava le unità di superficie. Si decise di tenere armate soltanto le squadriglie MAS (su 5 unità) in Tirreno e la motosilurante 75 in Adriatico. I quattrocento uomini pronti per ulteriore impiego navale vennero inviati a Pallanza per altro impiego. I sommergibili sia trasportatori che CB. Continuarono il loro approntamento. Dopo la caduta di Roma il Barbarigo rientrò dal fronte e dopo una licenza raggiunse alla fine di giugno la divisione in Piemonte. Il Maggiore Bardelli, ufficiale più anziano dopo il Ten. Col. Caralli, era come questi contrario alla lotta antipartigiana che ormai sembrava inevitabile per gli ordini ricevuti dai tedeschi e dal governo oltre che per l’atmosfera del Piemonte. Il Caralli, appena giunto in Piemonte, iniziò delle trattative con i capi partigiani della zona di Ivrea onde ottenere una soluzione di buon vicinato. Le trattative non portarono ad una chiara soluzione soprattutto perché i capi partigiani avevano ben poco in pugno i reparti dipendenti e praticamente non esisteva una autorità superiore capace di prendere impegni generali. Ad ogni modo il Ten. Col Caralli nei suoi discorsi alle truppe ordinò di ignorare l’esistenza dei partigiani spiegando la ripugnanza a combattere contro gli italiani. Ciò provocò addirittura la reazione di elementi fascisti della X^, i quali presero un atteggiamento minaccioso accusando il comando di doppio giuoco. In questa atmosfera arrivò ad Ivrea il Marrire Bardelli. Egli aveva saputo dimostrare al fronte quanto fosse possibile ottenere dai tedeschi con un atteggiamento energico ed infatti si era rifiutato di considerarsi dipendente dai comandi germanici per tutto ciò che esulava dal campo operativo; fu in questo modo che disciplina e giustizia del reparto rimasero sempre totalmente in mani italiane e su questo precedente la X^ conquistò l’indipendenza di tutti i suoi reparti. Un altro dei punti fondamentali sostenuto dal Bardelli fu l’impossibilità di combattere i partigiani. A questo proposito il 7 Luglio 1944 colse un occasione opportuna per allontanare dalla X^ gli elementi più turbolenti. Il mattino dell’8 Luglio, accortosi che questi avevano approfittato di una sua concessione per portar seco più uomini e più armi di quanto da lui ritenuto giusto, si diresse con una vettura e un camion (40 uomini del Barbarigo) verso la stazione di Ozegna per fermare tutti i partenti. Giunto sulla piazza del paese di Ozegna, visti due uomini armati e con fazzoletto rosso, li fece avvicinare e li incaricò di chiamare il loro capo per avere un colloquio. Per aderire il comandante partigiano chiese che gli uomini del Barbarigo non fossero armati e il Bardelli fece togliere i caricatori ai mitra. In mezzo alla piazza ebbe luogo il colloquio presenti in un primo momento una ventina di partigiani. Bardelli parlò per circa venti minuti spiegando come una guerra fratricida non poteva e non doveva aver luogo. Tale periodo di tempo fu sfruttato dai partigiani restanti per piazzare fucili mitragliatori agli sbocchi delle vie. Quando tutto fu pronto intimarono la resa al Barbarigo; Bardelli rispose:"il Barbarigo muore ma non si arrende". Ci furono diciannove morti e tutti gli altri, dopo esaurite le munizioni, furono fatti prigionieri. Il cadavere 24 di Bardelli, depredato di tutto fu lasciato sulla piazza. Particolare: quando venne ritirato due giorni dopo fu costatato che gli furono strappati i denti d’oro. Questi sono i fatti che dimostrano come le azioni antiribelli furono provocate dai partigiani stessi malgrado la repulsione esistente nella X^. Onde però uscire dal vicolo cieco in cui i tedeschi e gli italiani l’avevano trascinata, la X^ ottenne – dopo sforzi immani e senza alcun appoggio fattivo da parte del governo – di trasferire la divisione nel gorinziano onde combattere contro le bande di Tito. Il trasferimento avvenne in due tempi per un contr’ordine dei tedeschi che riuscirono a fermare la divisione per un mese circa nella zona di Conegliano Veneto, dopo di che la lasciarono proseguire per Gorizia. Il battaglione Lupi invece dal Piemonte passò a Milano da dove partì per il fronte di Bologna. I tedeschi si erano impegnati di inviare a Bologna tutta la Divisione dopo congruo addestramento in zona Veneto – Gorizia e dopo completamento dell’armamento. Il trasferimento ebbe inizio, se non erro, nel mese di Ottobre e fu ultimato ai primi di Novembre. Ai primi di Settembre, dopo l’affondamento dei sommergibili trasportatori per bombardamento aereo e dopo la sempre più netta presa di posizione contro la Marina tedesca, venne tracciato un nuovo programma di impiego di tutta la X^ che teneva conto delle enormi difficoltà frapposte dai tedeschi ad accettare un reparto totalmente italiano al fronte e delle promesse mantenute soltanto in parte di fornire le armi e gli automezzi per allestire i reparti. Tale programma contemplava le basi di mezzi d’assalto e MAS in Tirreno ed Adriatico, il trasporto della divisione X^ nel periodo addestrativo nel gorinziano e quindi al fronte sud, il trasporto di tutti gli uomini rimanenti (Bat. Scirè – Castagnacci e Serenissima) nonché delle scuole assaltatori in Istria, la costituzione di reparti X^ a Trieste, Pola, Fiume. Complessivamente si trattava di sistemare circa 3.000 uomini sulle coste ed altre 5.000 nel gorinziano. Tali reparti avrebbero costituito i nuclei sui quali potevano ripiegare, almeno parte dei 7.000 soldati italiani esistenti già nella Venezia Giulia, alle dipendenze dei tedeschi. Fu senz’altro iniziata la procedura per ottenere dai tedeschi lo spostamento dei reparti e l’autorizzazione ad impiegarli sempre salvaguardando l’indipendenza dei reparti stessi. Fino a quando la costa Istriana dipese dall’ammiragliato tedesco per l’Adriatico ( Amm. Litzmann ?) le trattative procedettero abbastanza bene; non appena l’Istria passò alle dipendenze del Comando Marina tedesca in Italia (metà Novembre), la cosa prima si arenò e poi bisognò rinunciarvi. L’Ammiraglio Litzamann (?) subito dopo un discorso fatto ai marinai italiani in occasione della consegna del primo CB venne richiamato in Germania dove risulta fu messo a riposo. La situazione della Venezia Giulia si poteva ritenere la seguente: – Autorità anche nominale del governo italiano inesistente. Comandante supremo, dipendente soltanto da Hitler, l’austriaco Reiner Gauleiter di Innsbruck. 25 Generali ed alti funzionari civili tutti austriaci. – Politica neo-austriaca di favoreggiamento verso gli slavi calati nelle città a migliaia. – Abulia profonda nella popolazione italiana, incredula ancora di essersi veduta abbandonare l’8 Settembre in mano agli slavi e ai tedeschi senza nessuno, o quasi, reparto italiano che la proteggesse. Alcune migliaia di giovani specialmente fiumani, ancora decisi a combattere l’Italia incorporati in vari reparti della Milizia ( fra cui il battaglione " M " Venezia Giulia ) furono mandati in Piemonte per la lotta antipartigiana. L’arrivo della Divisione X^, in Novembre, a Gorizia fece rialzare la testa agli italiani e montare su tutte le furie le autorità locali tedesche. Le angherie di costoro non si contano e culminarono nell’ordine, fatto venire da Berlino, di allontanare la divisione dalla Venezia Giulia. Vi furono episodi salienti; i tre principali sono le bandiere italiane esposte all’arrivo, i combattimenti di Tarnova e il tentato arresto del Comando Divisione terminato invece con la traduzione nella caserma tedesca dei soldati germanici disarmati dalla X^. La consegna del gagliardetto al Battaglione San Giusto a Trieste, il discorso del Comandante Borghese trasmesso per radio e la sua ispezione a tutti i reparti della X^ e della Marina italiana in Istria, culminò con il tentato arresto a Fiume del Comandante Borghese stesso. Vi furono poi delle scuse ma nessun altro reparto potè essere inviato in Istria. In base a questo stato di cose, nel quale il governo brillò per la sua assenza, il Comandante Borghese chiese ed ottenne dal Generale Woli e dall’ambasciatore tedesco Von Rahn: – la Divisione X^ viene finalmente completata di armamento ed inviata al fronte sud su due gruppi da combattimento. – la Divisione X^ si addestra in zona Bassano dove non verrà mai chiamata ad azioni antipartigiane. - tutti gli uomini disponibili della X^ si incorporano nella divisione. Questi accordi di fine dicembre – primi gennaio furono mantenuti. Al 25 aprile il primo gruppo da combattimento era già al fronte ed il secondo in preparazione e doveva partire il 25 maggio. La divisione aveva ricuperato gli uomini dei battaglioni Castagnacci, Serenissima e Scirè. Atutti i reparti della X^ vennero date consegne perché cessassero il combattimento con le forze anglo-americane onde finire lealmente e da soldati la loro vita e fu ordinato di opporsi con le armi a qualsiasi atto di devastazione delle truppe tedesche in ritirata. Notizie integrative – L’azione della X^ nel mese di aprile. In previsione del crollo definitivo del fronte sud, la X^ si preoccupo’ di mettere in atto tutte le sue possibilità per evitare la tanto temuta distruzione finale delle truppe tedesche in ritirata. Il problema già era stato impostato dal settembre 1944. Il Comandante Borghese ottenne dal Generale Wolf a metà aprile l’emanazione dell’ordine, trasmesso in sua presenza, alle S.S. ed all’esercito di non compiere nessuna distruzione degli impianti industriali e delle città. Il Wolf 26 non potè prendere impegni per la Marina che non ubbidiva che a Donitz, ma interessò l’indomani telefonicamente il Grande Ammiraglio il quale assicurò che il porto di Genova ove non scoppiassero disordini popolari sarebbe stato risparmiato. Ad ogni modo il Capitano di Corvetta Arillo si era già preoccupato del problema e, ricevuti gli ordini dal Comandante Borghese, aveva preparato un nucleo di uomini adatti per sabotare l’impianto centralizzato della diga e con i suoi uomini contava – come fece – di tenere a bada i tedeschi onde evitare il brillamento delle mine singole delle banchine.A Milano, il reparto della X^, era troppo piccolo e composto di uomini adibiti soprattutto a uffici e magazzini, tali quindi da non permettere un’azione diretta.Ai reparti dell’Istria fu ordinato di far fronte agli slavi affiancandosi a chiunque combattesse nella stessa direzione.L’improvviso crollo dell’esercito tedesco fece si che i reparti della X^ si trovassero di fronte ai partigiani.- Non risulta che alcun reparto abbia combattuto contro di essi.Le accuse contro la X^ Ovunque oggi si sente dire che la X^ è stato un reparto simile alle Brigate Nere o alla Muti; con ciò ritengo si voglia dire che è stata a carattere completamente fascista, composta da gente decisa a combattere soltanto contro italiani, con compiti di polizia e nella quale soprattutto si pensava alla tasca ed agli interessi propri.Nella esposizione fatta si è parlato soprattutto della Divisione X^ perché gli uomini dei mezzi d’assalto, dei sommergibili, delle batterie costiere e dei reparti costieri erano praticamente già al fronte e quindi non sottoposti alla osservazione della gente e alla conseguente cervellotica critica.Ad ogni modo credo che nella esposizione fatta è stato sufficientemente messo in chiaro come le accuse siano volgari calunnie. E però vero che nella X^ si erano arruolati molti elementi poco puliti. Ho già detto che circa 15.000 uomini furono cacciati mediante la selezione. La X^ non trattenne mai nessuno contro voglia. Inoltre scartò tutti i profittatori ed i maniaci dello spionaggio, calamità , questa, nazionale. Tutti sono detectives e informatori, tutti vogliono fare il servizio investigativo e gli interrogatori dei vari gradi. Anche costoro trovarono aria poco respirabile nella X^ e presero altre strade. Evidentemente oggi tutti costoro sono innocenti e, opportunamente infiltratisi in partiti politici fanno le vittime. Risultato: calunnie su coloro che sono rimasti e che rappresentano invece i non incriminabili, i soldati puri e semplici. Ove qualsiasi atto irregolare fu commesso da singoli questi furono espulsi, incarcerati o processati a seconda della gravità della colpa. Repressioni la X^ non né fece mai o quasi; anche a Milano dove pure ebbe negli ultimi tempi perdite notevoli per attentati nessun atto arbitrario venne eseguito. Ove si possa indagare a fondo si vedrà che le prime fucilazioni fatte dalla X^ riguardano soltanto delinquenti comuni neanche 27 camuffati da partigiani. Altre esecuzioni furono fatte da elementi della X^ stessa per azioni a delinquere. Il breve riassunto è soltanto indicativo della linea generale tenuta dalla X^. Dei singoli reparti sono in possesso di dati precisi soltanto ai singoli comandanti, delle questioni generali soltanto il Comandante Borghese. Class.: segreto Oggetto: Accordi intercorsi tra il comando della Decima Mas e la divisione patriottica "Osoppo". Fonte: Estratti dal rapporto del capitano Manlio Morelli, comandante del battaglione Valanga della Decima Mas. Data: 21 agosto 1945 Nel gennaio del 1945, in seguito a un lungo colloquio sostenuto con il sottotenente "Piave" a proposito della questione slovena, il capitano Morelli informò il comandante Borghese che era giunto il momento di aprire una trattativa tra i responsabili delle due unità. La divisione Osoppo poteva sicuramente essere attivata per obiettivi essenzialmente nazionali: difendere il territorio del confine orientale dall’evidente penetrazione slava. Preoccupato dalla situazione giuliana, Borghese incaricò Morelli di organizzargli un incontro con un rappresentante della Osoppo. Il comandante "Verdi" della Osoppo approvò l’idea e si disse pronto ad incontrare Borghese o un suo delegato. Si convenne di organizzare il colloquio nell’appartamento di Morelli, a Vittorio Veneto. Questi, inoltre, diede la sua parola d’onore per predisporre senza rischi il viaggio di "Verdi". Tuttavia, per impegni di servizio, il comandante Borghese non potè presentarsi. Ma considerando la questione urgente e di cruciale importanza, delegò per iscritto Morelli ad osservare una serie di ordini impartiti verbalmente. Firmata da Borghese, la nota scritta finiva con le parole "per l’Italia". Gli ordini verbali accennavano agli accordi da stringere con la Osoppo: l’obiettivo era quello di collaborare in maniera armoniosa e amichevole per lottare contro gli slavi. Inoltre, Morelli era libero di decidere se interrompere le trattative o raggiungere un accordo scritto (che sarebbe stato riconosciuto dal comandante Borghese). Il comandante "Verdi" giunse così a casa del capitano Morelli. Era presente anche il sottotenente "Piave", ma non prese parte attiva alle discussioni. Durante l’incontro, si pervenne alle seguenti conclusioni: per la Decima Mas era impossibile rimanere a lungo nell’area giuliana (controllata completamente dai tedeschi, ossia dal governatore di Trieste e dal generale Globernick della Feldpolizei) senza assumere posizioni di difesa sostenibili con la forza delle armi. Una situazione decisamente precaria, considerando le forze su cui poteva contare; 28 per la Decima era impensabile aggregarsi alla Osoppo, giacchè le unità puramente navali ne sarebbero state impossibilitate. Di conseguenza, la Osoppo avrebbe dovuto affrontare da sola la rappresaglia tedesca; Per contro, vi era la possibilità che un’unità della Decima, specializzata nella guerra di montagna, si unisse alla Osoppo per spianare la strada all’arrivo di altre forze della Decima, sempre e quando gli eventi sul fronte italiano lo avessero permesso. Si trattava del battaglione di guastatori alpini "Valanga", ben armato e organizzato (circa 600 elementi). L’aggancio all’Osoppo si sarebbe realizzato in seguito alla lenta e progressiva defezione di piccoli gruppi del "Valanga", che si sarebbero poi ricompattati nella regione di Gorizia. Una volta dislocatosi sulle montagne, il "Valanga" si sarebbe posizionato con l’obiettivo di evitare ogni contatto con i tedeschi e di evitare future rappresaglie germaniche nei confronti dei militi della Decima. Da parte sua, la Osoppo avrebbe garantito la sua collaborazione attivando i suoi ufficiali per mantenere i collegamenti tra i comandi delle due unità e le forze dislocate sulle montagne. Inoltre, la Osoppo avrebbe dovuto facilitare l’arrivo di tutti quei gruppi della Decima che, per cause di forza maggiore, avessero raggiunto le montagne giuliane solo all’ultimo momento. Tuttavia, i seguenti fattori impedirono la firma di un accordo: il comando del Corpo Italiano di Liberazione (da cui la Osoppo dipendeva) doveva essere informato sugli accordi. Se ne sarebbe dovuto occupare il comandante "Verdi"; la prima unità a dare il via all’operazione doveva essere quella di Morelli. Ma ciò poteva indurre il comandante Borghese a sospettare che Morelli non agisse in maniera disinteressata; era anzitutto necessario spianare la strada all’interno della Decima, arrivando persino ad epurarla. Non tutti, infatti, la pensavano come Borghese. Di conseguenza, venne deciso che Morelli avrebbe riferito ogni cosa soltanto al comandante, il quale avrebbe poi attivato il piano firmando un accordo scritto con la Osoppo. Dopo il colloquio con "Verdi", Morelli raggiunse Borghese a Conegliano. Qui dovette assistere alla presentazione delle credenziali del nuovo comandante della divisione "Fmx", il generale Corrado, assegnato alla Decima Mas dallo stato maggiore dell’esercito. Morelli riuscì comunque a parlare a quattrocchi con Borghese, che concordò sui risultati dei colloqui con la Osoppo. Ma durante la conversazione entrò all’improvviso il comandante Scarelli. All’inizio non riuscirono a vederlo, giacchè la stanza era in penombra. Secondo Morelli, Scarelli era entrato per origliare ed interrompere il colloquio. Aveva infatti ricevuto delle soffiate da alcuni informatori. Di fatto, Scarelli interruppe l’incontro per dire che una simile questione doveva essere discussa da autorità superiori. Altrimenti, ogni accordo sarebbe risultato illegale. A questo punto, non invitato e contravvenendo all’ordine di Borghese di non permettere a nessuno di entrare nella stanza, fece il suo ingresso il generale Corrado, che arrivò subito al punto. Ciò porta a sospettare che, essendo arrivato solo da poche ore, il generale fosse stato informato da Scarelli. Corrado comunicò ai presenti di aver discusso l’argomento con Graziani e Mussolini (dal quale era poi stato invitato ad aggregarsi alla Decima Mas). Borghese cambiò improvvisamente tono, ribaltando le idee che aveva espresso in precedenza. Replicò di aver discusso la questione in maniera puramente accademica e disse che ne avrebbe 29 subito informato Graziani. Seppur non molto convinti, Corrado e Scarelli si calmarono. Morelli non ebbe più occasione di parlare a quattrocchi con Borghese, giacchè questi sarebbe partito la sera stessa. Tuttavia il comandante fece capire a Morelli che si sarebbe dovuto muovere secondo le direttive discusse in precedenza. Nei giorni seguenti, Scarelli commentò la questione all’interno della Decima, così creando un clima sfavorevole agli accordi con la Osoppo. Scarelli desiderava che la proposta fosse discussa da tutta la Decima Mas. Morelli rimase in attesa per qualche tempo, per poi chiedere a Borghese una sua valutazione sull’argomento (rimasto virtualmente sospeso). Ma gli eventi incalzavano e la loro progressione relegò la questione della Osoppo e della Venezia Giulia in secondo piano. Durante gli scontri finali sul fronte italiano, il capitano Morelli cercò di raggiungere la zona di Udine e di Gorizia dalle postazioni di Bassano, per unire le sue forze a quelle dei patrioti della Osoppo. Morelli contava sugli accordi con la Osoppo e sul placet di Borghese. Ma dovette rinunciare al progetto: i veicoli erano pochi ed i collegamenti impossibili. Inoltre, le sue truppe avrebbero dovuto attraversare una regione fortemente controllata dai partigiani rossi. E il tempo a disposizione era ormai scarso. Agente JK/001 Class.: secret. Destinatario: colonnello Earle B. Nichols, quartier generale delle forze alleate. Oggetto: Immunità garantita agli ex-membri della Decima Mas. Data: 16 ottobre 1945 Attraverso il nostro agente JK 1/8 abbiamo ricevuto la comunicazione in allegato, inviata dal colonnello Pompeo Agrifoglio alla Regia Marina Italiana. In tale comunicazione, Agrifoglio informa le autorità alleate (v.lettera del 47 F.s.s.) che un limitato gruppo di ex militi alla Decima Mas ("Gruppo Gamma") vengono attualmente utilizzati presso una base sperimentale alleata, a Venezia. Agrifoglio conclude affermando che tali elementi, sulla base della lettera della 47 F.s.s., sono da considerarsi discriminati e immuni da qualsivoglia accusa o attività svolta finora. Il nostro ufficio si è consultato con il comandante Horan: questi ha affermato che il suo comando non intende avere rapporti con elementi ex fascisti, se non nell’ambito dell’ordinamento previsto per i prigionieri di guerra. Egli è all’oscuro delle disposizioni rilasciate dalle autorità navali americane, che hanno acconsentito a garantire immunità totale agli uomini della Decima Mas. Occorre notare che tra i diciotto elementi del "Gamma" figurano le seguenti personalità: Sottotenente Roberto Wolner: ha condotto operazioni sottomarine clandestine contro gli Alleati; tenente di vascello Eugenio Wolk: figura di spicco nell’ambito delle operazioni del "Gamma". Ha personalmente sviluppato armi segrete destinate al sabotaggio navale. Voci non confermate affermano che Wolk, assieme ad un paio di amici, avrebbe inteso mettere in vendita tali armi segrete prima dell’armistizio dell’8 settembre. Wolk veniva considerato filorusso e antialleato a causa delle sue origini ucraine. Si sosteneva che i russi avrebbero volentieri acquistato le armi 30 segrete, giacchè non erano in grado di allestire una flotta navale. Dovevano quindi puntare all’uso di armi di sabotaggio pilotate da volontari suicidi; Tenente della GN Camillo Tadini: ha preso parte agli attacchi contro Gibilterra nel 1943. Sergente Vittorio Stradi: è stato segnalato per aver ricevuto l’incarico di creare un sistema di sabotaggio all’indomani dell’occupazione (alleata, ndr) della Rsi. Gli altri nomi compaiono nei bollettini del nostro controspionaggio come acerrimi nemici degli Alleati. Per tali motivi, gradiremmo ricevere rassicurazioni sui seguenti punti: la suddetta immunità viene garantita con il consenso del Suo comando; le competenti autorità del comando navale americano sono al corrente delle operazioni per la creazione di una base sperimentale a Venezia; i suddetti elementi sono stati ampiamente interrogati sugli sviluppi del sabotaggio navale nel periodo della Rsi. Le informazioni ottenute sono ora accessibili al comando navale americano. Questo ufficio non è in possesso dei rapporti sugli interrogatori dei suddetti elementi. James Angleton, Unità Z per il controspionaggio. (in allegato: documento in italiano del colonnello Agrifoglio, con la lista dei 18 ex appartenenti alla Decima Mas). Class.: secret. Destinatario: Secret Counter Intelligence, quartier generale delle forze alleate. Oggetto: Decima Flottiglia Mas. Data: 29 ottobre 1945 Chiediamo informazioni sull’attuale status dei membri della Decima Flottiglia Mas elencati in allegato. Gradiremmo ricevere conferma sul fatto che i suddetti: sono stati localizzati; sono ancora soggetti a impieghi speciali; verranno considerati prigionieri di guerra delle forze armate della Rsi, nel momento in cui avranno termine i loro impieghi speciali (v. lettera del 9 ottobre 1945). 31 Si rende noto che, alla data, soltanto Wolk, Scarpa e Sperber sono stati sottoposti ad un breve interrogatorio da parte del nostro controspionaggio. Colonnello Earle B. Nichols, quartier generale delle forze alleate. (In allegato: lista di 20 nomi di ex appartenenti alla Decima Mas). Class.: secret. Destinatario: Sso / Med. e Us navy (Napoli). Oggetto: Decima Flottiglia Mas Data: 29 ottobre 1945 E’ noto che alcuni membri del "Gruppo Gamma" della Decima Flottiglia Mas sono (o sono stati) utilizzati dalle autorità navali alleate a Venezia, in seguito al collasso delle forze germaniche in Italia. Inoltre, è noto che cinque tra i suddetti elementi (Camillo Tadini, Giulio Merighi, Franco Monti, Carlo Freguglia e Berno Berni) sono stati assunti per servizio negli Stati Uniti d’America (v. lettera del 30 giugno 1945). Questa sezione gradirebbe ricevere informazioni sull’interesse dimostrato delle autorità navali alleate nei confronti dei suddetti. Il loro status necessita infatti di un chiarimento, dal momento che dovrebbero essere processati come prigionieri di guerra al termine dei loro incarichi speciali. Colonnello Earle B. Nichols, quartier generale delle forze alleate. (In allegato: lista di 20 nomi di ex appartenenti alla Decima Mas). Class.: secret & personal Destinatario: colonnello Earle B. Nichols, quartier generale delle forze alleate. Oggetto: Valerio Borghese Data: 6 novembre 1945 Lei ricorderà le accuse rivolte al comandante Borghese. Le sue attività di sabotaggio e di spionaggio, guidate da ambizioni politiche nella fase del dopo armistizio, sono state da lui 32 totalmente sconfessate nel corso del recente interrogatorio ad opera del Csdic. Di conseguenza, questa unità si ritiene ora più motivata a salvaguardare il soggetto perché possa venir utilizzato in attività di spionaggio navale sul lungo periodo. Tre mesi fa il ministro italiano della Marina Militare ha inviato una lettera alla sottocommissione navale alleata: chiedeva che il soggetto venisse temporaneamente collocato a sua disposizione per essere interrogato su alcune questioni di carattere amministrativo. Il 3 novembre il soggetto è stato consegnato alle autorità navali italiane, a Forte Boccea. Una lettera della sottocommissione navale alleata affermava che Borghese sarebbe dovuto tornare sotto la protezione alleata nel caso fosse stato processato e ritenuto innocente. In man alleate, il soggetto gode dello status di prigioniero di guerra. Ma in mani italiane la sua posizione diventa precaria, giacché egli verrà processato da un tribunale civile come un fascista qualsiasi. Senza alcun dubbio, il suo processo farà rumore. Per noi sarà semplice chiederne il rinvio se il Suo comando vorrà inviare una lettera al ministro italiano, chiedendo che Borghese sia riconsegnato agli Alleati subito dopo il previsto interrogatorio. Tale mossa ci consentirà di consultare Washington sul futuro impiego delle superiori conoscenze di Borghese nell’ambito delle armi navali segrete e delle tattiche di guerra sottomarina. In tal modo, eserciteremo i nostri regolari diritti militari senza interferire con la politica italiana. A causa della rapida azione che ha portato alla traduzione di Borghese a Forte Boccea, diventa purtroppo essenziale che una lettera del Suo comando arrivi quanto prima al ministero italiano della Marina Militare. Il sottoscritto è fortemente convinto che Borghese diverrà di grande interesse per lo spionaggio navale americano. Con deferenza, chiedo quindi che tale azione di "sospensione" venga attuata nell’immediato. La pausa ci permetterà di discutere a Washington le possibilità di impiego del soggetto. James Angleton, capitano dell’unità Z di controspionaggio. Class.: secret. Destinatario: Comandante Titolo, via Sicilia 59. Oggetto: Comandante Valerio Borghese. Data: 6 novembre 1945 In seguito alla nostra recente conversazione a proposito di Borghese, vi sono stati alcuni sviluppi che richiedono un’azione immediata da parte del comando militare alleato o di quello navale americano. Sembra che circa tre settimane fa lo stato maggiore della marina militare italiana abbia inviato una lettera chiedendo l’autorizzazione ad interrogare il soggetto. L’obiettivo dell’interrogatorio era di stretto ambito amministrativo (assegnazione di fondi, paghe, ecc.). 33 Sebbene la richiesta prevedesse soltanto l’interrogatorio di Borghese, lo scorso 3 novembre il soggetto è stato consegnato agli italiani dalle autorità alleate e imprigionato a Forte Boccea. Una lettera, firmata da un membro della sotto commissione navale alleata, sosteneva che Borghese sarebbe dovuto tornare sotto la protezione alleata nel caso fosse risultato innocente da un eventuale processo. Come ho già avuto modo di dirLe, è di primaria importanza evitare il processo e l’esecuzione di Borghese da parte degli italiani. E’ necessario che una lettera venga immediatamente inviata all’ammiraglio De Courten, chiedendo che il soggetto venga ricondotto sotto la custodia alleata subito dopo il suo interrogatorio. In caso contrario, la sua esecuzione è da considerarsi inevitabile. In mani alleate Borghese è un prigioniero di guerra. In mani italiane egli non godrà dello status militare e finirà per essere processato da un tribunale popolare. Il soggetto è di grande interesse per il nostro lavoro sul lungo periodo. Suggeriamo quindi che il Dipartimento della Marina Americana intervenga per richiedere la sua custodia. L’obiettivo è quello di sfruttare al massimo le sue superiori conoscenze nell’ambito delle tattiche di sabotaggio navale e delle armi segrete. Noi non chiediamo che a Borghese venga garantita l’immunità per la sua adesione alla Rsi. Sollecitiamo invece che si compiano tutti i passi necessari alla dilazione della consegna del soggetto. Borghese deve poter godere dei vantaggi di un’amnistia generale, che verrà presumibilmente annunciata in breve e che sarà accompagnata dalla dissoluzione dei tribunali per le epurazioni. In collaborazione con i nostri colleghi britannici (Csdic), abbiamo esaminato le accuse rivolte a Borghese, accuse che lo avrebbero visto responsabile per l’organizzazione di una rete politica clandestina di sabotaggio e spionaggio. Ma l’impressione del Csdic è che tali imputazioni siano prive di fondamento. Il sottoscritto è in procinto di tornare negli Stati Uniti (dove rimarrà per due settimane) per svolgere alcune mansioni temporanee. La invito quindi a prendere contatto con Rocca, agente di questa unità già al corrente del caso. James Angleton, capitano delle Unità Z per il controspionaggio. Class.: segreto Mittente: Sotto-commissione navale alleata Destinatario: Ministro della Marina, Roma. Oggetto: Valerio Borghese/Mario Rossi, ex-marina della Rsi. Data: 20 novembre 1945 34 In riferimento alla lettera del 15 ottobre 1945 della sotto commissione navale alleata (paragrafo 2), si conferma che il capitano Borghese è stato consegnato alle autorità navali italiane per essere interrogato, come richiesto dal Ministero della Marina (lettera del 10 luglio 1945). Si richiede che l’interrogatorio venga rinviato al 15 dicembre, per permettere alle autorità navali degli Stati Uniti d’America di completare le conversazioni con il suddetto ufficiale. Contro ammiraglio Warren, capo della sotto-commissione navale alleata. ( seguono vari testi brevi in italiano) - ROME AREA ALLIED COMMAND s e g r e t o Office of the AC of S, G-2 APO NO 794, US ARMY MB/as P/ 3802 di Prot. Roma, 17 gennaio 1946 OGGETTO: Principe Borghese Valerio Al: Procuratore Militare presso Il Tribunale Militare Territoriale di Guerra Roma Comandante la Legione Territoriale CC.RR. Roma 1. Con riferimento a precedente corrispondenza, questo ufficio desidera nuovamente fare presente che le Autorità Alleate sono sempre interessate nel caso della persona nominata in oggetto. 35 2 . Giuste le direttive ricevute dal Comando Supremo Alleato, il soggetto non potrà essere rilasciato né definitivamente né temporaneamente e nemmeno trasferito dalla sua attuale residenza senza previa autorizzazione della competente Autorità Alleata. 3 . Ogni richiesta in tale senso dovrà essere diretta a questo ufficio, che la trasmetterà al Comando Supremo Alleato per le decisioni del caso. PHILIP J. CORSO Captain, GSC AC of S, G-2 segreto Roma, 20 gennaio 1946 PROCURA MILITARE DEL REGNO Presso Il Tribunale Militare Territoriale di Guerra Roma Al Ministero di Grazia Giustizia – Dir. Gen. Prevenzione e Pena Roma Prot. N. 21 – R. OGGETTO: Principe Borghese Valerio.= Al Comando reclusorio di - Procida al Ministero della Guerra – gabinetto - Roma – al Ministero della marina – gabinetto - Roma – 36 Al Comando Legione RR. Carabinieri - Roma e per conoscenza Al Comando Militare Alleato Office AC of S, G-2 (Sig. Cap.no Corso ) - Roma – All’Ecc. Il Procuratore Generale Militare - Roma – Il Principe Borghese Valerio, ex comandante della X flottiglia MAS, trovasi attualmente detenuto nel reclusorio di Procida, a disposizione di questa Procura Militare del Regno. Il procedimento penale a carico del nominato Principe Borghese interessa il Comando Militare Alleato, il quale fa presente che il prefato detenuto non potrà essere rilasciato né definitivamente né temporaneamente, e nemmeno trasferito dal reclusorio ove attualmente trovasi, senza la previa autorizzazione della competente Autorità Alleata. Ogni richiesta in tal senso dovrà essere diretta al Comando Militare Alleato Office AC of S, G+2 – Roma, per le decisioni del caso. Tanto pregiomi comunicare per opportuna conoscenza e norma.= Class.: segreto. Oggetto: Il movimento fascista clandestino Data: 30 gennaio 1946 Preambolo Le seguenti informazioni sono state ottenute da una fonte indiretta tramite l’unità Z per il controspionaggio di Milano. Abbiamo poi constatato che anche il gruppo 427 F.s.s. (?) è entrato in possesso delle medesime informazioni grazie ad una fonte diretta. Questa doppia verifica può essere considerata una prova che non vi è stato il deliberato tentativo di ingannare le autorità alleate. Di conseguenza, tali informazioni costituiscono una base per il conseguimento di ulteriori dati e per la messa in atto di nuove operazioni. Incontri tra gruppi fascisti e monarchici Nel settembre e nell’ottobre del 1945, questo ufficio ha raccolto frequenti voci e testimonianze inverificabili sull’esistenza di forti gruppi fascisti, ben armati e generosamente finanziati. Augusto Turati e il generale Enzo Galbiati (Mvnr) sarebbero i leader di tali formazioni. Con la massima discrezione, essi agirebbero per organizzare la propaganda politica, raggruppare le varie unità fasciste disperse e distribuire materiale di assistenza. Sarebbero di estrazione monarchicofascista e tendenzialmente di Destra. 37 La prima prova concreta a raggiungere questo ufficio è stata una serie di rapporti su un incontro avvenuto tra fascisti e monarchici. Tali rapporti sono stati confrontati con i materiali a disposizione del gruppo 427 Fss. Il 24 ottobre 1945 si è tenuto un incontro presso un villino del quartiere di San Siro, a Milano. Erano presenti i rappresentanti di due formazioni monarchice, il Movimento Tricolore e i Figli d’Italia, e i gruppi fascisti Vendetta Mussolini, Audaci, Onore e Combattimento, Squadre d’Azione Mussolini. Gli ultimi due erano capeggiati dal generale Galbiati, dall’ex federale Maresca e da un certo Salvetti. Era presente anche un rappresentante della Falange spagnola, che ha promesso di fornire aiuti ma soprattutto di incorporare nella Falange tutti gli elementi italiani attualmente presenti in Spagna, troppo compromessi con il fascismo per poter far ritorno in Italia. Informazioni raccolte da questo ufficio in un secondo momento confermano che questo individuo parlava anche a nome di Anfuso, l’ex ministro degli esteri della Rsi. Rapporti difficili Galbiati ha accennato alla forza delle formazioni fasciste da lui guidate, sostenendo che era necessario utilizzare nell’immediato l’organizzazione militare a disposizione della Destra per contrastare i partiti della Sinistra. I rappresentanti del Movimento Tricolore e dei Figli d’Italia si sono opposti a tale ipotesi, giacchè erano stati autorizzati a discutere soltanto un piano difensivo. Vista la situazione di stallo, l’incontro si è concluso con un nulla di fatto. Il nostro informatore non è stato in grado di sapere se vi sarà una seconda riunione. Defezione dei Figli d’Italia dai ranghi fascisti Sembra che i Figli d’Italia siano di fatto considerati un’unità fascista dagli stessi fascisti. Di conseguenza, la loro defezione ha rischiato di provocare una crisi negli ambienti fascisti. E’ stata quindi convocata un’assemblea plenaria del gruppo Vendetta Mussolini. Alla fine dell’incontro sono state diramate direttive a tutti i militanti perché tronchino ogni contatto con gli aderenti ai Figli d’Italia, chiedendo inoltre di riferire su tutte le attività del gruppo monarchico. L’ordine è stato trasmesso in codice cifrato. Una copia è stata intercettata e copiata da un nostro informatore. Stiamo verificando l’autenticità del documento. L’ordine era datato "28 ottobre dell’Anno I", prova che l’assemblea del Vendetta Mussolini è stata convocata subito dopo la crisi provocata dai Figli d’Italia. Vendetta Mussolini ha inoltre pubblicato e diffuso un volantino (anche tra i militanti del movimento dell’Uomo Qualunque) in cui si afferma: "Siamo stati traditi ancora una volta, anche da quelli che credevamo puri in virtù della loro giovinezza. Siamo pochi, ma i numeri non contano. La defezione dei Figli d’Italia non ci tocca: è una mossa compiuta dai loro leader. La paura li ha travolti. Hanno tremato dinanzi ai nostri piani. Lo spirito squadrista è nato e si è sviluppato nel cuore di pochi militanti all’indomani della Grande Guerra, e al giorno d’oggi il nuovo spirito degli squadristi può sorgere solo tra quelli che sono nati fascisti. Continueremo a marciare da soli. I Figli d’Italia hanno dimostrato il loro servilismo dinanzi ad una monarchia traditrice e decadente. Non si può essere al contempo monarchici e fascisti. Dobbiamo ricordare che la monarchia, con la complicità di Badoglio e 38 dello stato maggiore dell’esercito, è stata la principale forza demolitrice del fascismo. I traditori sono gli alti ufficiali che hanno cercato di salvare la pelle e presto pagheranno le loro colpe. Avanti con fede! Il Duce ci guiderà! Duce, noi ti vendicheremo!". I militanti dei nuclei fascisti sono stati diffidati dal compiere atti di violenza nei confronti dei Figli d’Italia (questi, infatti, conoscono molti fascisti e potrebbero denunciarli). Assemblea dei gruppi fascisti Il 4 novembre 1945 si è svolto un incontro nel quartiere di San Siro, a Milano, tra l’ex federale Polvani, inviato per l’occasione dal Centro Nazionale Fascista di Palermo, ed i capi federali dei gruppi Onore e Combattimento, Vendetta Mussolini, Camicia Nera e Battaglioni M. Polvani ha moderato l’incontro. Presentiamo un sunto del suo discorso, così come ci è stato riferito dal nostro informatore: "Non dovremmo mai dimenticare l’essenza del movimento dell’Uomo Qualunque. Se oggi in Italia esiste un movimento antifascista, questo è proprio l’Uomo Qualunque. L’apparente contraddizione di tale affermazione si basa su fatti concreti. L’UQ equivale alla monarchia che, al giorno d’oggi, sembra avere interessi comuni con la massoneria. E la massoneria si è comportata con astuzia nei fatti che hanno portato alla caduta del fascismo. In seguito, molti fascisti (autentici o meno che fossero) sono indubbiamente caduti in disgrazia. Ma sono numerosi e possono diventare utili. Nell’attuale sistema di potere (a cui aderiscono le Sinistre), basta che uno osi dichiararsi contrario a loro per essere tacciato di fascista. I fascisti in clandestinità vedono in Giannini un leader, anche se in realtà non lo è. E’ la situazione contingente che ha reso possibile la comparsa di Giannini. Ha scelto il momento opportuno per scendere in campo spacciandosi come il nuovo Duce dei fascisti e, dinanzi agli industriali, come uno scudo contro il comunismo. Sostenuto dagli industriali, dai bottegai, dai benpensanti e dai fascisti, l’UQ diverrà ben presto il partito più forte d’Italia. Tuttavia questi fascisti non s’accorgono che Giannini li sta manovrando per i suoi fini, e che li scaricherà appena non gli saranno più utili. La massoneria userà i militanti dell’UQ contro chiunque intralci il suo cammino. Una volta sbarazzatisi dei loro oppositori, i massoni si illudono che sarà facile liberarsi anche di noi. Saremo invece noi ad annientarli. I militanti dell’UQ dovrebbero prendere nota delle seguenti raccomandazioni: al momento, è opportuno che essi conservino le loro posizioni; devono attivare metodi e piani; devono registrare fatti e nomi; dopo che l’UQ avrà liquidato i comunisti ed i socialisti, saremo noi ad epurare l’UQ, di fatto distruggendo questo braccio attivo della massoneria. Molti tra noi (forse anche i presenti) periranno nella lotta. Tuttavia la vita non ha senso senza gli ideali per i quali siamo nati. Vendicheremo il Duce, che ha firmato un patto di sangue con la morte per la grandezza del suo popolo!". Dopo l’incontro, Polvani ha parlato con i rappresentanti di Onore e Combattimento e di Vendetta Mussolini, fornendo loro istruzioni su come monitorare i Figli d’Italia: per evitare ripercussioni, non bisogna infatti mantenere un atteggiamento aggressivo nei loro confronti. 39 Informazioni sui gruppi fascisti L’importanza di questi gruppi clandestini fascisti non va sopravvalutata, ma è bene ricordare che essi esistono e che mirano a prendere il potere con la forza. Sostengono che gli ideali fascisti sono radicati nel popolo italiano, ma che i social-comunisti e gli Alleati li tengono attualmente in iscacco. Al momento, i più importanti nuclei neofascisti sembrano essere Vendetta Mussolini, Squadre d’Azione Mussolini e Onore e Combattimento. Le attività militari sono dirette da un gruppo di ufficiali della milizia capeggiato dal generale Galbiati (ex generale del Mvnr) e da Polvani, ex federale di Firenze, ex ufficiale della milizia ed uno degli organizzatori della resistenza fascista a Firenze al tempo della ritirata germanica. Si dice che Polvani controlli un gran numero di giovani fascisti, selezionati da Pavolini e dal Gis germanico per costituire una quinta colonna in Italia. Si segnala anche il Mgir, organizzazione che Polvani ha contribuito a dirigere (almeno fino al periodo fiorentino). Al momento non vi sono prove che Gino Stefani, ex capo del Mgir, sia collegato ai nuclei fascisti. Le attività politiche e ideologiche sono dirette da Augusto Turati, che ha raccolto attorno a sé un gruppo di fascisti della prima ora. Polvani è attivo anche in campo politico e opera in collaborazione con gli elementi più giovani. Gruppi monarchico-fascisti In parallelo ai suddetti gruppi, sembrano attualmente operare gruppi fascisti di tendenza monarchica guidati dal generale Renzo Montagna, ex capo della polizia della Rsi. Si dice che Montagna sia in Svizzera e che mantenga i rapporti con l’Italia attraverso un corriere donna che è solito attraversare clandestinamente la frontiera. Si sospetta che tali gruppi siano in collegamento con i fascisti detenuti nel carcere di San Vittore (Milano), che fanno capo a Vito Mussolini e al prof. Alberto Coppo. Si dice che il loro contatto esterno sia Mario Arata, che convive con una donna in via Boccaccio 29, a Milano. Arata frequenta Leonardo Siliato, un monarchico amico del generale Montagna, e desidera promuovere rapporti amichevoli tra i movimenti fascisti e quelli monachico-fascisti. Siliato frequenta il generale Infante, appartenente alla cerchia del principe di Piemonte. Nel novembre del 1945 Arata doveva recarsi a Roma per conferire con alcuni esponenti fascisti. E’ difficile che i fascisti ed i monarchici riescano a trovare un accordo, giacchè Polvani considera i monarchici dei traditori da eliminare alla prima occasione. Voci Dino Grandi è arrivato a Roma ed è in contatto con il generale Montagna. Diffusione del movimento fascista Il movimento fascista è diffuso in Piemonte, Lombardia, Liguria e in alcune aree del Veneto. Vi sono collegamenti anche con numerosi movimenti fascisti nell’Italia meridionale. 40 I rapporti indicano che il neofascismo è in contatto con i detenuti fascisti in attesa di essere processati dalla corte d’assise straordinaria. Tra questi troviamo il prof. Coppo, che è in corrispondenza con elementi stranieri. Vi sono collegamenti anche con numerosi elementi del campo di prigionia di Terni. Qui primeggia Materassi, elemento che conosce i principali leader del movimento neofascista. Squadre d’Azione Mussolini Assieme ai gruppi Vendetta Mussolini e Onore e Combattimento, costituisce il braccio armato dei fascisti. Un loro punto fermo è il desiderio di vendicare la morte del Duce. Vogliono inoltre eliminare i capi partigiani. I loro obiettivi sono immediati e le azioni sembrano aver già avuto inizio. Vari ex capi partigiani hanno ricevuto minacce di morte. Di alcuni casi ha riferito la stampa, soprattutto il quotidiano L’Unità. Il partigiano Riccardo Bulloni, di Rho, è stato ucciso pochi giorni dopo aver ricevuto minacce. Il ventenne Aurelio Fanti, il partigiano che appese il corpo di Mussolini (a Piazzale Loreto, ndr), è scomparso dalla sua casa di via Plinio 39, a Milano, e non è stato più visto. Qualche notte dopo, anche suo fratello ha sofferto un attentato. Traffici d’armi fascisti Un traffico di armi automatiche, semiautomatiche e di pistole è stato segnalato nelle vicinanze del passo svizzero di Bernina, al confine con la Valtellina: il generale Galbiati, il colonnello Gelormini e Vittorio Mussolini ne sono gli organizzatori. Le autorità svizzere tentano di bloccare il traffico di armi e, in maniera semiufficiale, suggeriscono che i suddetti elementi debbano essere perseguiti in Italia. Abbiamo richiesto ulteriori informazioni in materia. […] James Angleton, capitano dell’unità Z per il controspionaggio. IL PROCURATORE MILITARE DEL REGNO ( Gen. G.M. Alberto Bellini) segreto Roma, 7 febbraio 1946 PROCURA MILITARE DEL REGNO 41 Presso il Tribunale Militare Territoriale di Guerra ROMA Al Comando Militare Alleato Uff. A. C. of S, G. 2 ( Sig. Capitano Corso ) Roma Prot. N. 31 Bis OGGETTO: Principe Borghese Valerio.= e per conoscenza al Comando Legione RR.Carabinieri R o m a all’Ecc. il Procuratore Generale Militare Roma Il Comando della Legione RR. Carabinieri di Roma con nota n. 13/11 – Ris. Pers. del 6 corrente, ed in riferimento al mio foglio 21 R. del 20 gennaio u. s., rimesso per conoscenza a codesto Comando, mi comunica: " In relazione al foglio sopra distinto che mi sono affrettato a comunicare alla Legione di Napoli, con allegato n. 13/8 R. P. del 29 gennaio u. s., ritengo doveroso far presente constarmi che il Principe Borghese Valerio non è ancora rientrato nel reclusorio di Procida, ma si trova tuttora nel carcere di Poggioreale a Napoli dove era stato portato da Procida in viaggio di trasferimento". Segnalo quanto sopra per opportuna doverosa notizia e per quanto codesto Comando riterrà del caso.= IL PROCURATORE MILITARE ( Gen. A. Bellini ) Class.: segreto. Oggetto: Il movimento neofascista Data: 10 aprile 1946 42 Fonte: Nino Buttazzoni, ex capitano della Decima Mas. Commento: La fonte è evasa da un campo di detenzione alleato ed è in contatto con vari fascisti italiani. Siamo convinti che, sebbene gli scenari da lui dipinti siano grossolanamente esagerati, Buttazzoni goda dell’appoggio di molti elementi dell’esercito e dei movimenti dell’estrema Destra. L’agente JK1/4 ha ammesso di aver incontrato la fonte in svariate occasioni. Miss Quinn manterrà il contatto per il proprio lavoro informativo. Valutazione della fonte Attualmente la fonte opera clandestinamente a Roma con l’obiettivo di reperire appoggi politici ed economici per i neofascisti e di cercare di legalizzare la loro posizione. Egli punta ad ottenere la protezione alleata (in particolare americana) per gli elementi neofascisti. Ha fornito a questo ufficio vari rapporti sui movimenti neofascisti, nella speranza che destino l’attenzione delle autorità americane e che queste entrino in contatto con il suo gruppo. Buttazzoni e il suo movimento sostengono nei loro rapporti che i comunisti, e quindi la Russia, stanno assumendo il controllo dell’Italia. I neofascisti sono un forte baluardo contro il comunismo. Di conseguenza, dovrebbe essere loro consentito di rientrare nella vita politica italiana e di fornire un contributo alla sconfitta del comunismo. Gli Stati Uniti d’America hanno commesso molti e gravi errori sull’Italia. Tuttavia gli americani non desiderano che il bolscevismo prenda piede in Italia. Dovrebbero quindi aprire un negoziato con i neofascisti e sostenerli. In cambio, gli Stati Uniti sarebbero in grado di controllare la situazione politica italiana appoggiandosi sui neofascisti, che sono fortemente organizzati in diverse migliaia di militanti. Tutte le informazioni che riportiamo derivano dai rapporti compilati dalla fonte (gli scenari configurati sono attribuibili a lui, così come la descrizione delle varie organizzazioni, i nomi e i documenti). […] Attuale organizzazione dei neofascisti Le ristrettezze economiche e la costante minaccia di persecuzioni hanno finito per unificare i movimenti neofascisti, spingendoli ad organizzarsi. In ogni grande città italiana vi è un’organizzazione generale denominata "Comitato", costituita dai comandanti dei vari "Gruppi d’Azione", a loro volta suddivisi in "Squadre". Queste si rapportano solitamente con le varie sezioni cittadine o provinciali. Fino a qualche tempo fa, una vera e propria organizzazione esisteva solo nell’Italia settentrionale. Milano costituiva il centro più importante, da cui dipendevano altre città del nord come Genova e Venezia. Al sud, i centri agivano in maniera indipendente. Attorno al centro di Roma si raggruppavano i movimenti neofascisti di Lazio e Umbria. Erano attivi anche i centri di Napoli, Bari, Reggio Calabria e della Sicilia. Di recente tutti i centri sono stati compattati, stabilendo un piano unico per le attività e la propaganda. E’ Milano a governarli. La capitale lombarda è diventata il quartier generale del movimento, soprattutto grazie all’appoggio ricevuto dalla maggioranza dei grandi industriali del nord. Da Milano, i fondi partono poi per le città dell’Italia centrale e meridionale. 43 A Milano e provincia i neofascisti armati sono 50.000. Genova e provincia ne conta 20.000 (metà dei quali armati). La loro forza è simile a Venezia e dintorni. Anche i centri di Bergamo e di Brescia sono molto forti. Roma ha 30.000 uomini, 10.000 dei quali armati. Vi sono centri neofascisti a Napoli, Bari, Reggio Calabria e in Sicilia. Tuttavia, la maggioranza dei neofascisti meridionali è stata assorbita dal movimento dell’Uomo Qualunque. […] Programmi politici Lo scorso 4 aprile Buttazzoni ci ha fatto pervenire un rapporto dattiloscritto intitolato "Riassunto della situazione generale al 1 aprile 1946". La fonte ha rivelato di essere in contatto con Valerio Borghese, l’ex comandante della Decima Mas ora detenuto nell’isola di Procida, e con altri esponenti della Decima internati nello stesso penitenziario. Il rapporto presentato da Buttazzoni è il risultato di una serie di scambi di vedute con i suddetti elementi. I principali punti del resoconto sono i seguenti: al giorno d’oggi, sono due le potenze in lotta per l’egemonia mondiale: l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti d’America; guidati da Mosca, i comunisti sono diventati i padroni dell’Italia; la questione monarchica è stata artificialmente creata dai comunisti, giacchè una monarchia non può far parte dell’Unione Sovietica; se la monarchia vincesse il referendum, i comunisti proclamerebbero ugualmente la repubblica (che in un secondo tempo verrebbe annessa all’Urss). In tal caso, potrebbe scoppiare una guerra civile. non ci si può fidare della Dc, un partito pronto ad allearsi con chiunque pur di raggiungere i propri fini politici; il movimento dell’Uomo Qualunque ha gli obiettivi politici più chiari, ma, al punto in cui siamo, non è più in grado di concludere alcunché; l’unica soluzione possibile sarebbe quella di rovesciare l’attuale governo per imporre una autorità apolitica guidata da Nitti; un’altra alternativa potrebbe essere quella di una sollevazione popolare, una volta accertato che vi sono le condizioni per tale azione; in ultima istanza, il luogotenente del regno (Umberto di Savoia, ndr) potrebbe abdicare e dichiarare a tutta la nazione che non vi sono le garanzie necessarie allo svolgimento di libere elezioni. Di fatto, egli rinuncerebbe al suo incarico fino al momento in cui il popolo italiano non fosse in grado di decidere liberamente del proprio destino; sostenere che le elezioni decideranno ciò che più si conviene all’Italia, equivale a dire che questa deve diventare un’alleata dei russi; non dobbiamo perderci d’animo per la sconfitta del movimento dell’Uomo Qualunque nelle elezioni amministrative. Occorre ora intensificare l’appoggio a questo partito per le elezioni del 2 giugno; 44 in conclusione, l’unica soluzione in grado di salvare l’Italia è quella di instaurare un governo imparziale guidato da Nitti, capace di impedire un colpo di stato comunista e di favorire l’elezione del maggior numero possibile di deputati dell’Uomo Qualunque. Buttazzoni ci ha inoltre presentato uno scritto intitolato "Il Fronte Antibolscevico Italiano". Interrogato sui suoi componenti, la fonte ha risposto che il "Fronte" era interamente composto da unità neofasciste clandestine. Il documento propone un programma sociale e politico per l’Italia. I suoi principali punti sono i seguenti: In politica estera: la preservazione dell’integrità territoriale dell’Italia, i cui confini sono delimitati dalle Alpi e dal mare; il diritto a conservare le colonie; una politica estera nazionalista; l’adozione di una posizione esclusivamente europea da parte delle nazioni occidentali per la difesa del vecchio continente dall’imperialismo bolscevico. In politica interna: il rigetto delle epurazioni e la liberazione dei prigionieri politici; la garanzia di una serie di diritti civili per il popolo italiano; il rinvio della soluzione per la questione monarchica: la libertà morale del popolo va garantita; la religione cattolica deve continuare ad essere la religione dello Stato. I Patti Lateranensi devono essere rispettati, così come le altre religioni. In campo sociale: tutte le industrie, con l’eccezione di quelle private e delle attività artigiane, devono essere socializzate; la socializzazione prevede la partecipazione dei sindacati dei lavoratori alla conduzione dell’impresa e alla distribuzione dei dividendi. Tuttavia, ciò non significa che la proprietà privata debba essere socializzata; anche le imprese agricole, in cui operano agricoltori salariati, devono essere socializzate. Va inoltre mantenuto (con le opportune modifiche) il sistema di distribuzione dei raccolti. I grandi latifondi vanno eliminati.. In conclusione, il documento afferma che non vi può essere giustizia sociale se ogni nazione non possiede "il capitale della terra", che deve equilibrarsi con le necessità basiche del "capitale dell’industria". All’inizio di marzo il centro neofascista di Roma ha approvato una risoluzione per la creazione di un ampio partito: tra i suoi obiettivi, la guida delle forze anticomuniste e la ricostruzione 45 dell’Italia. Il partito dovrebbe inoltre stabilire un contatto con le autorità americane e cooperare con esse. La nuova formazione politica dovrebbe essere costituita da: i neofascisti organizzati; tutti gli italiani anticomunisti al momento perseguitati; tutti gli italiani disgustati dall’attuale situazione politica; i reduci dai campi di concentramento; tutti gli anticomunisti di sinistra. Alla fine di febbraio, il centro neofascista di Roma ha approvato una risoluzione in cui si afferma che le migliaia di italiani che hanno combattuto contro il comunismo sono al giorno d’oggi esclusi da ogni attività politica e, al momento, organizzati clandestinamente. Tutti i partiti politici hanno fallito nel compito di ricostruire l’Italia. Di conseguenza, i neofascisti intendono stabilire un contatto con le autorità americane per analizzare congiuntamente la situazione del paese. La questione politica italiana verrà quindi collocata nelle mani degli Stati Uniti d’America. Alla fine di febbraio il centro neofascista di Roma ha redatto un rapporto intitolato "Gli Stati Uniti e l’Italia", che è stato inviato al Papa. In sintesi, lo scritto afferma che: è interesse degli Stati Uniti che l’Italia torni ad essere una nazione forte; un’Italia forte può diventare un’ottima fonte di investimenti per gli Stati Uniti; l’Italia può diventare una base mediterranea per gli Stati Uniti nella loro lotta contro l’Inghilterra e la Russia; se gli Stati Uniti abbandoneranno l’Italia al suo destino, avranno come nemico il popolo italiano stesso, prima sconfitto e poi soggiogato. L’Italia diverrà così un focolaio di infezione sociale per l’Europa e il mondo. Potrebbe quindi cadere nelle mani del comunismo, diventando una repubblica sovietica nel bacino mediterraneo. […] Miss Quinn, agente dell’X-2 (Roma) Class.: confidenziale. Oggetto: Notizie sulla Decima Flottiglia Mas Senza data (testo in italiano) NB! Inserire anche due documenti di Putzolu e Zanardi su JVB ? 46 -class.: confidenziale Titolo: Creazione di un Fronte Nazionale Data: 14 agosto 1951 Nell’autunno di quest’anno dovrebbe nascere il Fronte Nazionale, composto da neofascisti (come Valerio Borghese, Carlo Del Croix ed elementi provenienti dalla Rsi) e dai monarchici del Fronte Nazionale Monarchico creato dai deputati Giovanni Francesco Alliata di Montereale e da Tommaso Leone Marchesano. Con il Fronte Nazionale Borghese intende creare un movimento politico in grado di raggruppare vari esponenti dell’estrema Destra. All’inizio non sarà necessario sciogliere le diverse formazioni che aderiscono al Fronte, giacchè questo, almeno all’inizio, avrà una funzione puramente elettorale. Una volta affermatosi nelle elezioni politiche del 1953, si darà quindi il via alla seconda fase che prevede la creazione di un vero e proprio partito di ispirazione monarchicofascista. Proprio a causa delle sue inclinazioni monarchiche, la maggioranza dell’estrema Destra e gli esponenti del Movimento Sociale Italiano si oppongono al Fronte Nazionale e vorrebbero indurre Borghese a rinunciare al progetto. Inoltre, personalità come Del Croix desiderano che al Fronte aderiscano personaggi come Giuseppe Bottai e Dino Grandi, noti come "gli uomini del 25 luglio 1943". Le difficoltà non mancheranno, giacchè Borghese si mostra intransigente su questo punto. "Monarchici sì, traditori no!" ha recentemente affermato nel corso di un’assemblea costitutiva del Fronte, a cui hanno preso parte diverse personalità. CAPITOLO II IL DOPOSBARCO, LA SICILIA E LA MAFIA Class.: segreto Mittente: Sicilia Destinatario: Algeri 47 Oggetto: Attività dell’Oss Data: 13 agosto 1943 Collocazione: Rg 226, serie 108, busta 111. Abbiamo soprattutto puntato a infiltrare le linee nemiche e a piazzare nostri agenti nel continente. Sebbene i nostri uomini non siano stati addestrati al lavoro di intelligenza in combattimento, abbiamo inviato al fronte varie squadre. Una di queste ha collaborato per 17 giorni con il Cic e, secondo il rapporto stilato dal colonnello Porter, ha reso notevoli servizi e fornito importanti informazioni tattiche al comando. Due squadre agli ordini del colonnello Pantaleoni hanno fornito una serie di preziose informazioni che hanno permesso all’esercito di sferrare due attacchi. Un attacco è avvenuto nelle vicinanze di San Fratello, un altro presso Tortorici. Gli uomini si sono distinti e, secondo il maggiore Carter del G-2 (i servizi segreti militari, ndr), meritano un encomio. Uno in particolare, il soldato Ribarich, riceverà la stella d’argento. Inoltre, siamo stati chiamati ad assistere il Cic e il Pwb. Di volta in volta, abbiamo prestato i nostri agenti a tali settori per missioni speciali. Anche l’Amgot ha richiesto (e ottenuto) i nostri servizi: abbiamo così smascherato le attività del mercato nero (soprattutto la vendita di pane alla popolazione più povera) ed espulso gli elementi della polizia locale considerati pericolosi per la nostra sicurezza militare. Queste attività si sono svolte senza mai rinunciare alle infiltrazioni e allo spionaggio. […] In Sicilia, abbiamo un numero infinito di volontari italiani pronti a sbarcare nella terraferma. Sono affidabili e leali anzitutto alla loro causa - la lotta al fascismo - e, in secondo luogo, alla strategia alleata. Tra loro vi sono uomini disposti ad attuare sabotaggi, organizzare disordini e, se necessario, a commettere omicidi. Abbiamo a disposizione anche degli intellettuali: professori, avvocati e via dicendo. Non disponiamo però di operatori radio efficienti. […] Abbiamo scoperto che in Sicilia operano numerosi movimenti politici. Uno di questi è il Movimento per l’Indipendenza della Sicilia, che si batte per la totale separazione dall’Italia. Il suo leader è un certo Finocchiaro Aprile. Un altro movimento è il Partito d’Azione, capeggiato da un certo Vincenzo Purpura. Non propone il separatismo, bensì che ai siciliani sia concessa una maggiore rappresentanza. Punta a migliorare la situazione sociale e politica. Sospettiamo che il movimento separatista sia in parte sostenuto dai britannici. Riteniamo però che il Partito d’Azione abbia una base più solida e che conti su elementi più capaci. I britannici non sono finora riusciti ad infiltrare questa formazione, che ricopre un’importanza maggiore dal momento che opera in tutta l’Italia (il gruppo siciliano ne fa parte). Per quanto riguarda le nostre attività in Sicilia, non dobbiamo mai dimenticare che la mafia vi svolge un ruolo importante. La mafia, a sua volta, è divisa in due tendenze: quella alta (composta da intellettuali e professionisti) e quella bassa, in cui troviamo elementi che svolgono lavori di manovalanza (ne fanno parte anche i borsaioli e i criminali). Solo la mafia è in grado di sopprimere il mercato nero e di influenzare i contadini, che costituiscono la maggioranza della popolazione. Al momento, possiamo puntare sul Pd’A e sulla mafia. Ci siamo incontrati con i loro leader. Gli accordi prevedono che essi agiranno secondo i nostri ordini o suggerimenti. Da queste parti, un 48 patto non si spezza facilmente. A riprova della buona fede del Pd’A, abbiamo ricevuto i nomi dei loro leader più importanti in Italia. Gli esponenti del Pd’A hanno poi sottolineato di non avere contatti con altri servizi di intelligenza. In risposta alla loro lealtà nei nostri confronti, abbiamo spiegato che il nostro obiettivo è quello di vedere la Sicilia liberata di fatto. Ogni movimento che appoggia la separazione dell’isola dal continente deve quindi essere guardato con sospetto, dal momento che la Sicilia potrebbe essere coinvolta in un nuovo conflitto per il controllo del Mediterraneo. Abbiamo ascoltato le loro difficoltà, rassicurandoli sul fatto che basta chiedere per ricevere la nostra cooperazione (anche se scarsa). Ne abbiamo utilizzato molti come informatori. Alcuni hanno rifiutato di ricevere un compenso. Grazie a loro, spostamenti permettendo, avremo presto una rete informativa estesa a tutta l’isola. Abbiamo agito nella più assoluta segretezza. Solo cinque persone ci conoscono. A causa della politica britannica, consideriamo di estrema importanza continuare a coltivare i nostri rapporti come stabilito. Non solo in Sicilia, ma ovunque si possa arrivare. L’obiettivo è quello di influenzare la politica italiana. Sebbene il nostro Dipartimento di Stato sia in sintonia con il ministero degli esteri britannico e desideri ricevere i rapporti dei servizi britannici, non possiamo permetterci di ignorare le formazioni politiche. Di fatto, per la raccolta di informazioni politiche. Occorre inoltre rilevare che, al momento, non opera sul campo nessuna unità di intelligenza militare né alcun funzionario del Dipartimento di Stato con l’obiettivo di raccogliere informazioni politiche. Dobbiamo essere noi a portare avanti le operazioni. Se il governo degli Stati Uniti intende raccogliere informazioni sui possibili scenari politici siciliani, all’occorrenza i nostri contatti possono estendersi anche ad altri settori. Riteniamo che dovremmo prepararci ad un’eventuale conferenza di pace. In questo paese vi è un conflitto sociale che da un giorno all’altro potrebbe sfociare in una serie di sommosse popolari e, forse, in una rivoluzione. Per vent’anni la popolazione ha sofferto una terribile oppressione, e negli ultimi tre anni è stata messa a dura prova dalla mancanza di beni di prima necessità come il pane, la pasta, l’olio, il sapone e il vestiario. Le città sono state quasi completamente distrutte e molti villaggi rasi al suolo. Migliaia di persone hanno quindi perduto le loro case e soffrono di denutrizione. In molte aree sono scoppiate delle epidemie. Subito dopo il nostro arrivo nessuno ha messo mano al governo delle varie comunità. Non si è provveduto all’epurazione delle autorità fasciste, come si era pensato all’inizio. Il risultato è che, come liberatori, ci screditiamo di giorno in giorno. La frase "Per ogni fascista che se ne va, un altro ne arriva" è diventata un’espressione comune. Il popolo ci ha accolti a cuore aperto e con sincerità, poichè la nostra propaganda e la nostra reputazione lo aveva convinto che arrivavamo come liberatori, non come conquistatori. La Sicilia non è stata liberata dal fascismo. I fascisti sono ancora al potere. Il popolo li vuole espellere. Molti intendono continuare a soffrire la fame finchè i fascisti non verranno rimossi dai loro incarichi. Si ripete la medesima situazione del Nord Africa, con l’eccezione che in Sicilia la popolazione non aspetterà che noi provvediamo ai necessari cambiamenti. Al momento, in molte città operano dei comitati che intendono prendere il potere con la forza. L’unica cosa che li trattiene dall’agire è la presenza della polizia militare americana, e il fatto che in Sicilia i combattimenti non sono ancora cessati. I comitati non desiderano pregiudicare la nostra sicurezza militare, ma è certo che finiranno per ritenerla infiacchita dal mantenimento in carica degli elementi a noi ostili fino al 10 luglio del 1943. L’Amgot sostiene che non è possibile operare un’epurazione completa perchè ciò pregiudicherebbe i servizi resi alla popolazione. Noi invece pensiamo che sia importante rinforzare il morale del popolo, mantenendo ora (e non tra qualche anno, quando sarà troppo tardi) la promessa di spazzar via il fascismo. Nel frattempo, con la dissoluzione del Pnf, i fascisti si stanno riorganizzando per cercare di sopravvivere. Riteniamo che, in breve, gli ex fascisti 49 formeranno un nuovo partito. E’ superfluo dire che consideriamo la situazione estremamente seria. Dal punto di vista economico, è probabile che nell’isola si verifichi una carestia questo inverno, a meno che gli alimenti non vengano importati. Alimenti basilari, come il pane e la pasta (senza i quali i siciliani non potrebbero vivere) vengono distribuiti in razioni da sussistenza. La piaga della situazione alimentare è il mercato nero. Il salario di un lavoratore è di 40 lire al giorno. Nei centri di distribuzione, il pane viene venduto a 3,60 lire al chilo (quando si trova). Ma la maggioranza della popolazione è costretta a comprarlo al mercato nero ad un prezzo che oscilla tra le 20 e le 25 lire al chilo. A queste condizioni un lavoratore non è in grado di mantenere una famiglia. Il mercato nero si estende anche ad altri beni di prima necessità. Non è stato compiuto alcun serio tentativo di cancellarlo. L’Amgot sostiene che esisteva prima del nostro arrivo e che non siamo in grado di spazzarlo via. Abbiamo suggerito all’Amgot che il prezzo del grano venga aumentato per incoraggiare il proprietario terriero a collocare il suo raccolto sul mercato, aumentando così il prezzo del pane. In tal modo vi sarebbe un certo margine di profitto. Il regime fascista non applicava questo schema. Durante il fascismo il proprietario perdeva denaro e doveva quindi ricorrere al mercato nero. Nascondeva parte del raccolto oppure si rifiutava di aumentare la quantità di grano che era in grado di ammassare in tempi normali. In cambio, al fornaio veniva concesso di vendere il pane a prezzo fisso, elemento che gli provocava delle perdite. A sua volta, quindi, anche il fornaio ricorreva al mercato nero: vendeva una piccola parte del pane al prezzo stabilito e il resto al prezzo fissato dal mercato nero. L’Amgot ha leggermente innalzato il prezzo del pane, ma non abbastanza da dissuadere il mercato nero. Per acquistare un po’ di pane, le persone sono obbligate a stare in fila dalle prime ore del mattino fino a tarda notte. Una nostra indagine ha svelato che le code per il pane si formano alle 11 di sera. Le persone rimangono in fila fino alle 19.30 del giorno successivo. Uomini, donne e bambini, troppo poveri per acquistare il pane ai prezzi del mercato nero, vengono presi a calci, spintonati e insultati dalla polizia locale, che urla loro: "Avete applaudito all’arrivo degli americani ed ecco il risultato." Abbiamo riferito la circostanza all’Amgot, che non ha potuto fare a meno di licenziare 7 agenti della pubblica sicurezza. Abbiamo insistito, dicendo che il licenziamento dei 7 uomini non era sufficiente. Ci è stato quindi chiesto se eravamo a favore della cancellazione di tutte le forze di polizia, e enfaticamente abbiamo risposto di sì. I motivi? Gli agenti della pubblica sicurezza e gli squadristi costituivano il braccio armato del regime fascista. Sono le stesse persone che negli ultimi vent’anni hanno mantenuto al potere il fascismo utilizzando la violenza, il terrore e il manganello. E ora si vantano pubblicamente "di aver comandato in passato, di comandare ora e che ci vuole solo più manganello." Li consideriamo quindi pericolosi per la nostra sicurezza militare. Sono troppo addentro ai metodi del regime fascista perché sia loro consentito di rimanere al potere. Ovviamente, la risposta è stata negativa. Ci è stato detto: "I membri delle forze di p.s. possono essere allontanati solo nel caso emergano prove concrete contro gli stessi." Nei fatti, quattro agenti sono stati riammessi nei ranghi delle forze di polizia agli ordini del colonnello Poletti. Scomparsi da Palermo prima del nostro arrivo, sono tornati senza spiegare dove sono stati e i motivi della fuga. Che Poletti obbedisca o meno a ordini superiori, di fatto egli non sta governando la città o lo stato di New York. Poletti non comprende la situazione siciliana, la popolazione o le dinamiche interne della politica isolana. Finchè rimarrà in carica, continuerà a commettere errori, gravi errori. Invece di essere arrestati, il questore, il capo della guardia di p.s. e il comandante dei carabinieri conservano intatti poteri e incarichi. In pratica, si verifica la medesima situazione in tutte le città da noi occupate, con l’eccezione di alcuni villaggi dove il coordinatore degli affari 50 civili è in sintonia con le personalità antifasciste. Sebbene nella provincia di Palermo e nel resto dell’isola tutti ammettano i legami fascisti del cardinale, al momento questi ricopre l’incarico di consigliere del generale Patton. Numerosi ex esponenti di alto rango del fascismo godono di privilegi speciali, altri vengono impiegati dall’Amgot. Altri ancora sono usciti dai campi di internamento e dal carcere per intercessione del cardinale. Siamo in grado di confermare i suddetti avvenimenti perché abbiamo avuto il piacere di incontrare quotidianamente il colonnello Poletti e i quattro responsabili delle varie forze di polizia. Siamo a conoscenza dell’atteggiamento assunto dal colonnello Poletti nei confronti della situazione siciliana. Non si può dire che egli agisca in malafede ma, piuttosto, che non comprenda bene la situazione. Siamo convinti che il tempo non porrà rimedio alla situazione. Se non si agisce in modo drastico, il popolo urlerà sempre più forte : "Per ogni fascista che se ne va, ne arriva uno nuovo." Tali metodi condurranno la Sicilia verso un’aperta e pericolosa rivolta e getteranno il popolo nelle braccia del comunismo, che in Italia è forte e ben organizzato. Prima di addentrarci in Italia, dobbiamo essere ben decisi a mettere in atto il piano preparato in origine per la Sicilia. In Italia troveremo masse più organizzate, soprattutto nel nord industrializzato, che non sopporteranno i suddetti metodi per più di un mese. I siciliani hanno sempre cooperato e in ogni modo. Molti si sono sacrificati per soccorrere le truppe al fronte, e molti sono stati fucilati dai tedeschi. Da noi, due civili sono stati passati per le armi per aver prestato aiuto ai nostri agenti. Inoltre, i siciliani amano gli americani e desiderano che a rimanere siano gli americani, non gli inglesi. Sono affermazioni fatte senza alcun condizionamento da parte nostra. Questo rapporto è stato redatto senza alcuna prevenzione. Abbiamo tracciato un quadro generale della situazione e avanzato delle accuse, ma con cautela e senza pregiudizi. Siamo infine convinti che un’unità di intelligenza (appartenente o meno alla nostra organizzazione) dovrebbe operare per coprire gli avvenimenti sul campo. Class.: segreto Destinatari: colonnello Edward Glavin, comandante del teatro nordafricano dell’Oss; Whitney Shepardson, direttore del Si (Washington, Dc); Earl Brennan, capo del settore italiano del Si (Washington, Dc). Mittente: Vincent J. Scamporino. Oggetto: Rapporto generale Data: 14 dicembre 1943 Collocazione: Rg 226, serie 108, busta 111. 51 […] Sicilia Le condizioni generali della Sicilia sono peggiorate nel periodo successivo al mio ultimo rapporto. Si verifica una chiara conflittualità sociale dovuta ai seguenti fattori: l’assoluta incapacità degli enti governativi incaricati di amministrare l’isola a provvedere agli alimenti, al vestiario e alle abitazioni; la negazione delle libertà di stampa, parola e assemblea, che sono naturalmente condizionate dalla censura militare; il mancato allontanamento dei membri del regime fascista dai pubblici uffici. Molti fascisti conservano impieghi e incarichi vecchi e nuovi e in molti casi incitano la popolazione contro il governo alleato; la mancata riorganizzazione della pubblica sicurezza, benchè si ammetta l’esistenza della corruzione in tutti i settori della polizia. La pubblica sicurezza è minacciata, i crimini sono quotidiani e il mercato nero continua a prosperare. Tutte le colpe vengono gettate sul governo alleato o sulla popolazione. Per protestare contro una simile situazione, la folla ha attaccato e appiccato il fuoco a numerose sedi municipali. E’ stata quindi dichiarata la legge marziale per restaurare la legge e l’ordine. Nelle provincie di Ragusa e Siracusa, la situazione generale è migliore di quella in atto in altre aree dell’isola. Il problema alimentare è tuttavia critico. Ad ogni persona vengono garantiti 200 grammi giornalieri di pane. Le autorità sono preoccupate per il futuro. Le scorte di grano sono pericolosamente scarse. Abbiamo stilato rapporti speciali sulle città di Siracusa, Avola, Noto, Rosolini, Ispica, Pozzallo, Scicli, Modica, Ragusa, Chiaramente, Comiso e Vittoria. Di fatto, 200 grammi di pane sono una razione da fame, soprattutto per un lavoratore. Carne, uova, formaggio, latte e legumi risultano introvabili o acquistabili a prezzi proibitivi. Malgrado la scarsità di alimenti e la sofferenza dei poveri, dei lavoratori e dei colletti bianchi, non si sono verificate sommosse. La popolazione dimostra un notevole grado di pazienza e di sopportazione. Nelle provincie di Ragusa e di Siracusa la situazione della pubblica sicurezza è discreta. Rapine e altri atti di banditismo, così comuni e persino allarmanti in altre provincie siciliane, risultano quasi inesistenti. I motivi di tali forti differenze possono essere individuati nella situazione politica. Ragusa e Siracusa sono state occupate per prime dalle truppe alleate. Il popolo ha accolto con entusiasmo i nostri soldati e, al contempo, ha espresso il desiderio di essere governato dalle personalità che si erano opposte al fascismo. La volontà popolare è stata immediatamente esaudita e, al momento, le due amministrazioni civili sono rette da uomini che godono, con qualche eccezione, della fiducia popolare. Ci si rende conto che queste persone fanno del loro meglio per risolvere i problemi della popolazione, a cominciare da quello alimentare. Si sa inoltre che, se ciò non accade, non è colpa degli amministratori. I fascisti più importanti sono stati arrestati e internati in campi di concentramento (alcuni tra loro continuano a rimanerci): ciò ha portato allo smantellamento dell’organizzazione fascista e all’intimidazione dei fascisti di basso rango ancora in libertà. […] A Ragusa, il capo del governo civile (così viene ora denominato l’Amgot) è il colonnello Thunburn, un galantuomo inglese affabile ma fragile e indeciso. E’ condizionato dal maggiore 52 britannico Gilshnan (responsabile per l’educazione, la stampa, la comunicazione e la giustizia), un reazionario che tenta di sabotare l’opera delle autorità civili, ossia i sindaci e i prefetti provinciali. Il maggiore Gilshnan ha nominato sovraintendente di tutte le scuole della provincia un certo Guerrieri, un ex ispettore delle ferrovie. Prima del nostro arrivo in Sicilia, costui ha tenuto un comizio sul Mare nostrum, attaccando l’imperialismo britannico e il gangsterismo americano. Il prefetto ha invece deciso di mantenere al suo posto il professor Di Giacomo, un noto antifascista autore di opere filosofiche apprezzate da Benedetto Croce. Il maggiore Gilshnan appoggia inoltre un certo La Rocca (attuale sindaco di Ragusa), che in passato è stato segretario federale del partito fascista. Un altro elemento disprezzato in numerosi ambienti è il capitano britannico Harris, che si è distinto per i modi bruschi e arroganti nei rapporti con le autorità civili. In contrasto con i suddetti galantuomini, troviamo il maggiore britannico Young, responsabile per la distribuzione alimentare. E’ amato da tutti per i modi affabili, l’intelligenza e gli sforzi messi in atto per cercare di risolvere i problemi più difficili. Nella provincia di Siracusa la situazione è simile a quella di Ragusa. Occorrerebbe nominare un nuovo prefetto: quello attuale ha ricoperto la medesima carica durante il regime fascista. Il nome di Eduardo Di Giovanni, ex sindaco di Siracusa, ex membro del parlamento e sindaco durante la prima guerra mondiale, è stato da noi segnalato al colonnello Poletti come la personalità più desiderata dalla popolazione. Poletti viene regolarmente aggiornato su tutte le questioni attinenti al suo incarico. Ci siamo accordati per fornirgli 11 uomini della nostra organizzazione. Lavoreranno per lui alla necessaria raccolta di informazioni, svincolandolo al contempo di incarichi che sono di nostra competenza. Il colonnello Poletti ha spesso ignorato i nostri consigli. Sebbene i nostri rapporti siano sempre stati amichevoli, egli ha deciso di farsi consigliare da alti funzionari del governo italiano. Tra questi, la maggioranza è costituita da ex fascisti rabbiosi. Il risultato è che i fascisti conservano le loro cariche nelle altre provincie. Durante il nostro ultimo incontro, Poletti ha affermato con forza che avrebbe accolto e messo in atto i nostri suggerimenti. Di fatto,egli è ormai consapevole delle pubbliche critiche, passate rapidamente dai sussurri alle urla. Randolfo Pacciardi Per motivi poco chiari, Pacciardi sembra essere persona non grata malgrado sia ben visto dal Dipartimento di Stato. Sono stato autorizzato a visionare il cablogramma sulla questione Pacciardi, inviato da Hull a Murphy. Mi è stato riferito che quest’ultimo ha direttamente affrontato la questione con il generale Eisenhower. Almeno per il momento, ambienti ufficiali qui in Italia (ma non appartenenti all’Oss) ritengono che Pacciardi debba rimanere negli Stati Uniti. La bancarotta italiana è totale. Il popolo non crede né al re né al governo. I membri delle forze armate non hanno fiducia alcuna nei vertici militari. Assieme alla carenza di alimenti e ai bombardamenti sulle città (che continuano), tale situazione ha infiacchito la morale della popolazione al punto tale che non dobbiamo aspettarci alcun aiuto dall’Italia nel corso di questa guerra. Lo status di nazione cobelligerante non ha alcun significato, giacchè l’Italia non è nemmeno in grado di equipaggiare una divisione. E non è sufficiente che l’Italia addestri i suoi soldati. I militi devono voler combattere. Questi uomini non lotteranno finchè verranno guidati 53 da chi si è reso responsabile per la drammatica situazione in cui attualmente versa la nazione. Lo abbiamo già affermato: se vogliamo che partecipi alla guerra, l’Italia dovrà dotarsi di un nuovo comando. Soprattutto dal punto di vista militare, tale guida potrebbe essere affidata ad un uomo come Pacciardi. Non è raccomandabile che Pacciardi mascheri le sue idee per assumere qualche incarico nell’attuale governo, magari giurando fedeltà al re. E’ così alta la disaffezione nei confronti del monarca che, accettando una sua nomina, Pacciardi finirebbe per screditarsi. Dal punto di vista strettamente militare, Pacciardi potrebbe comandare le truppe di guerriglia o guidare le attività dei gruppi di resistenza nell’Italia settentrionale. Sono migliaia gli uomini pronti a seguirlo. Nella sola Sicilia siamo riusciti a reclutare un intero battaglione di volontari pronti a compiere le imprese più pericolose. Tuttavia, l’esercito italiano ha urgente bisogno di equipaggiamenti - scarpe, armi automatiche e munizioni - che potrebbero essere forniti se approvassimo non soltanto l’ingresso di Pacciardi nel teatro delle operazioni, ma anche l’uso delle sue abilità militari. In vari circoli italiani vi è la forte impressione che le nazioni alleate non vogliano la partecipazione dell’Italia alla guerra. Affermano che, per motivi politici, deve rimanerne esclusa. Se l’Italia combattesse, alla conferenza di pace le Nazioni Alleate sarebbero costrette a darle voce. Gli italiani sono inoltre convinti che la dichiarazione di guerra dell’Italia alla Germania è stata imposta dagli Alleati. Agli occhi del mondo, l’Italia appare screditata e incapace di tener fede al suo status di nazione cobelligerante. E’ di estrema importanza segnalare che i cosiddetti elementi liberali sono attualmente privi di una guida militare. Si occupano soprattutto di politica. L’unica loro concessione allo sforzo bellico è stata la decisione di rinviare ogni azione politica all’espulsione dei tedeschi dall’Italia. Di fatto, però, non vi è stata alcuna dilazione. Pacciardi, quindi, potrebbe colmare due vuoti: fornire la guida militare che manca al governo e, al contempo, quella che gli elementi liberali necessitano per condurre la loro strategia sovversiva (ossia la resistenza al nord, ndr.). E’ di fondamentale importanza che Pacciardi venga rimpatriato e assuma un qualsiasi incarico, a condizione che vi sia l’approvazione del comando operativo. […] I politici e Sforza Al ritorno dagli Stati Uniti e da Londra, Sforza ha trascorso 10 giorni a Napoli, ospite della nostra organizzazione. Era accompagnato dal figlio Sforzino, dal segretario Almaggi e da Tarchiani. Sforza riscuote al momento un discreto successo, giacchè è politicamente solo e viene appoggiato dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti. Non è riuscito a convincere i vecchi antifascisti sulla questione della reggenza. I cosiddetti partiti liberali (di fatto, i loro delegati non vengono scelti dal popolo) concordano su un unico punto: la repubblica. Per ragioni note a lui solo, Sforza ha offerto Badoglio di istituire una reggenza, appoggiato in questo da Benedetto Croce. E ciò malgrado l’evidente opposizione del popolo e dei cosiddetti elementi liberali. Possiamo quindi affermare che Sforza e Croce non rappresentano né la pubblica opinione né, di fatto, alcun partito organizzato. Sforza si è dimostrato incapace di affrontare la situazione, rilasciando dichiarazioni che contraddicevano quelle precedenti. In alcuni circoli egli è considerato un monarchico, mentre i 54 più informati sono dell’idea che la progressiva occupazione dell’Italia ad opera delle truppe alleate finirà per indebolirne le posizioni. La dichiarazione del Cln del 16 ottobre dimostra che Sforza non persegue la politica voluta dagli elementi liberali: non vi è stato alcun accenno alla questione della reggenza; al contrario, si sviluppa una forte presa di posizione contro la monarchia. Nelle ultime due settimane, il Partito d’Azione si è schierato contro la reggenza e si è unanimemente dichiarato per la repubblica. E ciò malgrado una direttiva di Raimondo Crateri, genero di Croce, secondo cui la reggenza sarebbe stata sostenuta dal partito in Sicilia. "Noi siamo per la repubblica" - hanno dichiarato i siciliani - "Questa non è mai stata la politica del Pd’A in Italia: è invece la strategia di quei pochi che parlano per se stessi e non per conto degli italiani." Sforza ha tralasciato di elogiare i comunisti. Dal punto di vista politico ciò è esecrabile, dal momento che la Russia comunista partecipa a questa guerra. Inoltre, i comunisti italiani sono ben organizzati nell’Italia settentrionale ed è possibile che al momento opportuno si oppongano strenuamente a tutti i partiti liberali. Durante un discorso a Bari, Sforza ha parlato dei cinque milioni di elettori italoamericani che seguono le questioni italiane. Le osservazioni hanno infastidito i funzionari americani e in particolar modo i membri del Pwb (Prisoners of war branch, l’ente alleato che si occupa dei prigionieri in tutti i teatri di guerra, ndr). E Sforza non dovrebbe essere elogiato nemmeno per aver esortato gli italiani d’America a privilegiare i rappresentanti che hanno a cuore l’Italia. Tali affermazioni sono arrivate in Italia e si ritiene che possano danneggiare ( e non rafforzare) il lavoro da svolgere in Italia. Suggeriamo quindi che ogni iniziativa degli italoamericani venga da loro promossa da americani, e non da italiani. Non è esatto affermare che esistono partiti politici ben organizzati, tantomeno che ricevono il sostegno di migliaia di militanti. In Italia operano personalità che, per il loro passato antifascista, si dichiarano leader politici. Ma nessun partito ha mai convocato un congresso con la partecipazione di delegati regolarmente eletti. Era impossibile durante il fascismo, e continua ad esserlo sotto Badoglio e il governo alleato. La partita è aperta e i sedicenti leader devono quindi limitarsi a parlare per se stessi e non a nome del popolo (anche se ne rappresentano i sentimenti). Al momento, non si è ancora legalmente manifestata la volontà delle masse. Varie Ci occupiamo di tutta la corrispondenza (proveniente da privati) da recapitare in Sicilia e in Italia, specialmente delle lettere di Don Luigi Sturzo. […] A Joseph Russo è stato affidato l’ufficio di Palermo. Vacirca e altri 10 siciliani rimarranno in Sicilia per operare sotto la copertura dell’Amgot. […] Class.: segreto Destinatari: colonnello Glavin, comandante del tatro nordafricano dell’Oss, Algeri; Whitney Shepardson, direttore del Si, Washington (Dc); Earl Brennan, capo del settore italiano del Si, Washington (Dc). 55 Mittente: Vincent J. Scamporino. Oggetto: Lettera sulle attività della Dc Data: 14 febbraio 1944 Collocazione: Rg 226, serie 108, busta 115A, fascicolo J-275. Nota: presentiamo la traduzione di una lettera scritta il 5 febbraio 1944 dall’avvocato Bernardo Mattarella al prof. Don Luigi Sturzo. Palermo, 14 febbraio 1944 Carissimo Don Luigi, ho ricevuto solo oggi la Sua lettera del 21 dicembre 1943, lettera che mi ha riempito di gioia. Le allego copia del nostro bollettino politico, pubblicato qui a Palermo. E’ frutto del mio lavoro e dei "punti per la ricostruzione" fissati a Roma lo scorso maggio in una serie di riunioni tenute a casa di Spataro. Vi hanno preso parte De Gasperi, Gronchi, Iacini, Gonella, Scelba e il sottoscritto. Il documento ha avuto un notevole effetto, anche se è stato disapprovato da alcuni nostri amici (come La Rosa), che sono passati al separatismo. Il movimento non ha un largo seguito, soprattutto nelle provincie. Il richiamo americano a proposito del ruolo del clero nelle scuole siciliane è l’evidente risultato di un equivoco. In seguito all’arrivo degli Alleati, si è infatti diffusa la voce secondo la quale soltanto le poche scuole parrocchiali sarebbero state autorizzate ad operare, dal momento che le autorità alleate non avevano fiducia alcuna nelle scuole fasciste. Tuttavia, la voce (che non corrispondeva al vero) ha scatenato le ipotesi più disparate, messe poi a tacere dal fatto che le scuole pubbliche sono state riaperte senza interferenza alcuna da parte delle autorità ecclesiastiche. Queste infatti non esercitano alcuna influenza sul sistema educativo. E’ vero il contrario: le scuole private, comprese quelle religiose, sono sotto il controllo dei vari Provveditorati agli Studi, che dipendono dall’Amgot. La cosa più interessante è che, mentre alcuni in America si agitano per la clericalizzazione delle scuole, qui in Sicilia le autorità religiose si allarmano per il pericolo rappresentato dagli esperimenti di innovazione naturalistica. Promossi da alcuni pedagoghi comunisti, i programmi sono stati autorizzati da alcune autorità scolastiche alleate. Si tratta in realtà di esperimenti facoltativi che vengono lasciati alla discrezione degli insegnanti. Il Partito Blu, di ispirazione monarchica, è confluito nel Partito Unionista, che punta al medesimo obiettivo: il mantenimento della monarchia. In realtà, i cattolici napoletani e pugliesi potrebbero appoggiare la monarchia, una tendenza rivelatasi durante il congresso antifascista di Bari. 56 Rodinò si è espresso in forma privata ma significativa. Aldisio e io siamo riusciti a persuadere i nostri amici del grave pericolo che potrebbe derivare dall’associare il nostro movimento all’istituzione monarchica. Un simile pericolo va evitato ad ogni costo. Oltre a riferirsi al suo articolo pubblicato su "America" il 18 settembre 1943, Rodinò ha anche citato un suo discorso del 1905 per provare che la nostra indifferenza per le istituzioni non va fatta risalire all’attuale situazione. E ciò lungi da qualsiasi valutazione storica sul tema, che certamente non è favorevole alla monarchia. Ritengo che siamo riusciti a chiarire la questione. Nel corso del recente congresso di Bari abbiamo affrontato varie e urgenti questioni. La nostra mozione per il rinvio del problema istituzionale al dopoguerra è stata accolta dai liberali e dagli esponenti di Democrazia del Lavoro (Ovvero da Bonomi, che però si trovava a Roma). Le nostre tesi sono infine prevalse. Come Lei probabilmente sa, anche i partiti della Sinistra hanno accettato l’idea. Dalle Sue lettere, apprendiamo con gioia che le nostre azioni incontrano la Sua approvazione. A Bari abbiamo ricevuto notizie rassicuranti da De Gasperi, Gronchi, Spataro e da altri amici romani. Da qui abbiamo seguito la Sua attività giornalistica. Grazie alla gentilezza di alcuni funzionari americani, abbiamo letto alcuni articoli apparsi su "America". Li abbiamo pubblicati e diffusi in forma di saggio. Aldisio ha ricevuto la Sua lettera tramite Calderon, che è in contatto con noi. Il nostro lavoro procede bene in Sicilia e in altre regioni. Tutti ci chiedono di Lei e del Suo ritorno. Comprendiamo i motivi che determinano il Suo soggiorno americano. Ma il nostro maggior desiderio è che il Suo rimpatrio venga anticipato, soprattutto in vista della liberazione di Roma, evento che dovrebbe segnare per gli italiani l’inizio di una fase più stabile. Sentiamo l’urgente necessità di avere al fianco il nostro maestro, perché in questi tempi difficili ci guidi verso il bene supremo della nazione. Tale esigenza è sentita anche dai nostri avversari. Se per noi Lei è una bandiera, per loro guardano è una speranza per la Patria. Per la situazione particolare in cui ci troviamo, è un sentimento che qui in Sicilia sentiamo con maggior forza. Il separatismo costutisce sempre un pericolo da evitare. La Sua presenza oscurerebbe qualsiasi altra stella e aiuterebbe i siciliani ad affrontare i problemi con serietà e realismo (e non caoticamente, come alcuni desiderano). E’ questa l’opinione dei nostri amici, soprattutto di Aldisio e Rodinò, che meditano di scriverLe in proposito. Noi tutti speriamo di rivederLa nell’arco della prossima primavera. 57 Con antica e immutata devozione, Bernardo Mattarella. Class.: segreto. Oggetto: Attività della mafia a Montelepre, Sicilia. Fonti: Z, con la collaborazione di un italiano ben informato. Data: 24 febbraio 1944 Collocazione: Rg 226, serie 108, busta 113, fascicolo j-225. La mafia si è riorganizzata e ha ripreso a spargere il terrore nella comunità di Montelepre. I suoi membri sono fuorilegge liberati dagli americani al momento della liberazione della Sicilia. Gli elementi più pericolosi sono: Remigi, un ex detenuto; I fratelli De Maria, ex detenuti; Badalamenti, un ventenne molto astuto; Giuliano, un ventitreenne dal carattere forte e determinato, responsabile dell’assassinio del poliziotto Mancini. Ricercati per vari crimini commessi contro proprietà e persone, i ribelli vivono nei boschi e agiscono con la complicità di almeno 20 elementi in città. Il comandante della polizia, maresciallo Salvatore Raimondi, ha chiesto più uomini per arginare l’ondata criminale. Ha a disposizione solo pochi poliziotti. D’Acquisto, del battaglione di Palermo, è stato inviato a Montelepre per capire quanti uomini occorrono per catturare questa banda di 30 elementi. E’ stata richiesta una legione di 100 agenti. Ma il comandante, colonnello Lauro Andreoli, ha replicato che 100 uomini sono troppi per catturare 30 banditi. Per portare a termine la missione ne ha quindi inviati 40. I ladri si sono fatti beffe del piccolo gruppo inviato a catturarli e, dopo un feroce scontro a fuoco, sono riusciti a sopraffare i poliziotti. Il bandito più coraggioso ha raggiunto la piazza del paese e 58 ha iniziato a sparare contro case. All’arrivo di un poliziotto, il delinquente ha perso il controllo e lo ha ucciso con una sventagliata di mitra. Se fosse stato mandato a Montelepre un maggior numero di uomini per la cattura della banda, che ha commesso ogni sorta di atrocità, si sarebbe potuto evitare l’assassinio dell’agente. I criminali sarebbero così stati consegnati alle autorità preposte e giustamente puniti. Al momento, il maresciallo Raimondi si trova a Palermo. Il comando della stazione di Montelepre è stato affidato al brigadiere Renato Mazzotti. I poliziotti non si sentono al sicuro perché vengono seguiti da banditi in possesso di bombe a mano. Sono terrorizzati. E’ stato accertato che poco tempo fa, verso le 7 di sera, due banditi sono stati inviati nei pressi della caserma. Con il viso coperto, si sono appostati per uccidere il maresciallo. Ma, per fortuna, questi si trovava a Palermo per sbrigare alcune questioni. Sarebbe opportuno dotare la caserma di materiale appropriato e sostituire il comandante assieme a tutti i poliziotti più noti. In tal modo, si potrebbe eliminare gran parte dell’odio esistente e, forse, arrivare a catturare la banda. Qualche notte dopo, una pattuglia di carabinieri è stata attaccata da alcuni membri della stessa banda, che hanno anche lanciato due bombe a mano. Numerosi poliziotti sono rimasti gravemente feriti. Non è stato effettuato alcun arresto. […] Class.: segreto Destinatari: Colonnello Glavin, comandante del teatro nordafricano dell’Oss, Algeri; Whitney Shepardson, direttore del Si, Washington (Dc); Earl Brennan, capo del settore italiano del Si, Washington (Dc). Mittente: Vincent J. Scamporino. Oggetto: Lettera di Salvatore Aldisio a Don Luigi Sturzo. Data: 29 marzo 1944 Collocazione: Rg 226, serie 108, busta 119, fascicolo j-625. Nota: presentiamo la traduzione di una lettera scritta da Salvatore Aldisio, prefetto della provincia di Caltanissetta e leader della Dc in Sicilia, a Don Luigi Sturzo. Palermo, 29 marzo 1944 Caro Sturzo, 59 riprendo a scriverLe la mia lettera odierna. Ho dovuto interrompere quella precedente perché il funzionario che si era gentilmente offerto di recapitarglieLa andava di fretta. In parallelo al lavoro politico, dall’inizio dell’anno abbiamo iniziato a organizzare i sindacati cattolici, le cooperative agricole, sindacali e quelle dei consumatori. Come ho già avuto modo di dire, a causa delle difficoltà delle comunicazioni (le ferrovie non funzionano e le automobili sono sempre più rare per la scarsità dei pneumatici e dei pezzi di ricambio) il lavoro organizzativo procede con difficoltà. Quasi ovunque i nostri amici hanno ripreso, o stanno riprendendo, le attività. Sfortunatamente, non saremo in grado di raggiungere tutte le organizzazioni rurali e le cooperative agricole. La maggior parte delle proprietà è infatti passata di mano o ha cessato le attività. Ma sono migliaia i proprietari che si affollano attorno ai nostri rappresentanti all’arrivo di questi nei paesi. Costoro conoscono e sperimentano le nostre speciali attività di consulenza. Nel giro che ho recentemente compiuto nei comuni delle provincie di Caltanissetta e Enna sono rimasto commosso dalle sincere manifestazioni di affetto. Tutti mi riconoscevano e si ricordavano di me. Sembra che molti avessero la mia foto e le lettere che avevo loro inviato in diverse occasioni. Notiamo inoltre che molti comuni vorrebbero entrare nel nostro movimento, persino i vecchi nemici della democrazia. Da quando sono scomparsi delinquenti e imbroglioni, molti appartenenti alle vecchie organizzazioni tendono ad orientarsi verso il nostro movimento, che viene considerato uno dei pochi onesti. La maggioranza delle persone che avevano 20 anni nel 1922, e che aderivano alla nostra organizzazione, sono tornati da noi e lavorano ora in ambito politico, sindacale o cooperativo. Una novità è costituita dalle sedi comuniste. Non sono numerose ma possono crescere di importanza a causa dell’estrema povertà della popolazione. Al momento la propaganda comunista non si proclama anticlericale. Cerca invece di mascherarsi affermando la necessità della piccola proprietà, della libertà e via dicendo. Tuttavia, sono i separatisti a sviluppare un forte anticlericalismo. Ci siamo infatti dichiarati per l’autonomia nell’ambito dell’unità italiana. Dopo tutto, siamo il maggior ostacolo sulla strada dei separatisti. Ci definiscono "il nemico pubblico numero uno", aggiungendo che il Papa si oppone al separatismo per favorire i Savoia (è l’opinione di Luigi la Rosa). Ma al giorno d’oggi il separatismo è in declino, dal momento che la Sicilia è sotto l’egemonia italiana. Per i separatisti è stato un colpo fatale. Il popolo ci attribuisce lungimiranza e maturità e partecipa alle nostre battaglie. Se non verranno commessi errori politici, ritengo che il nostro movimento avrà un grande futuro. All’inizio di maggio si terrà il congresso della Dc, al quale parteciperanno rappresentanti di tutta l’Italia liberata. Il governo Badoglio ha cercato la nostra collaborazione ministeriale. Sono stato invitato varie volte ad assumere il dicastero dell’agricoltura ma ho rifiutato. Ritengo sia necessario mantenere questa linea di condotta finchè i partiti non avranno modificato il loro atteggiamento nei confronti del presente governo. Non c’è fretta: la debolezza non deve compromettere il nostro passato. Nel partito, un problema delicato e importante è quello dell’assoluta mancanza di mezzi. A causa della svalutazione, occorrono grosse somme di denaro per sostenere anche le pubblicazioni più modeste e per mantenere i contatti con i nostri amici nei vari comuni. Abbiamo affrontato la difficile situazione accettando alcune offerte vincolanti e interessate. Ma persino questi sistemi sono in declino. Un pugno di militanti con entrate modeste non ce la fa ad affrontare la situazione. Al contrario di noi, al momento i comunisti pubblicano una gran quantità di materiali. 60 Anche i separatisti producono numerose pubblicazioni. Vengono infatti finanziati dai grandi proprietari terrieri che, a quanto sembra, pagano come ai tempi del fascismo. Se riuscissimo a superare questo primo momento dando vita a una modesta pubblicazione e sostenendo almeno una parte delle spese dell’organizzazione e della propaganda, potremmo rinvigorire l’intero movimento in pochi mesi. Almeno in Sicilia, saremmo così in grado di tranquillizzare i cattolici americani sui potenziali pericoli di un vasto movimento clericale. Nel mio viaggio a Bari per partecipare al congresso ho attraversato la Calabria e la Puglia. Ho sostato in varie località e non ho intravisto alcun pericolo anticlericale. Il movimento va sostenuto con le pubblicazioni ma ci mancano i mezzi. Solo a Reggio Calabria possiamo contare su un quotidiano. In Sicilia esiste un’unica pubblicazione, mentre un settimanale esce in qualche altra località. Spero di essere stato esauriente. Presto tornerò a scriverLe. Attendo buone nuove sulla Sua salute e sul Suo ritorno. Un cordiale abbraccio, Totò Aldisio. Class.: segreto. Destinatari: Colonnello Glavin, comandante del teatro nordafricano dell’Oss, Algeri; Whitney Shepardson, direttore della Si, Washington; Earl Brennan, capo della sezione italiana della Si, Washington. Mittente: Vincent J. Scamporino. Oggetto: Attività politiche ed economiche della vecchia mafia Data: 27 aprile 1944 E’ noto che la cavalleresca "vecchia mafia" si sta riorganizzando in tutta la Sicilia. Tale organizzazione non deve essere confusa con le bande di delinquenti che per anni si sono spacciati per mafiosi. La sua guida, che ha operato clandestinamente durante il fascismo, prende ora parte attiva alle questioni politiche ed economiche dell’isola, con l’obiettivo di "aggiustare le cose in Sicilia". 61 Dal punto di vista politico, la mafia ha decisamente assunto una linea separatista filoamericana. Di fatto, i vari leader mafiosi raccontano ai loro numerosi e variegati seguaci che "la Sicilia potrebbe diventare la quarantanovesima stella della bandiera americana." E’ noto che tale attività si è svolta negli ultimi 3 mesi e che, secondo affermazioni rese da contatti mafiosi insolitamente attendibili, si sta radicando nelle provincie dell’interno, dove la parola della mafia è legge. Secondo fonti affidabili, i leader mafiosi affermano di parlare a nome del 90 per cento della popolazione. Si sono svolti frequenti incontri politici tra i vari capimafia di Palermo e Caltanissetta. Una di queste riunioni si è recentemente svolta all’hotel "Sole" di Palermo; un’altra al "Grand Hotel" di Caltanissetta. Lo scorso 23 aprile, due tra i più importanti capimafia hanno fatto alcune rivelazioni a nostri confidenti sull’incontro economico tenutosi presso la sede del Consorzio di via Bologni 10, a Palermo. Il tema era la campagna contro la cocciniglia del cactus. I due capimafia erano: il cavalier Calogero Vizzini di Caltanissetta, ricco proprietario agricolo e uno dei più influenti leader della mafia siciliana; il dott. Volpe, medico chirurgo. Si dice che suo padre e suo fratello siano elementi americani della mafia siciliana. Risiedono in America e sono in possesso della cittadinanza statunitense. Nel corso della discussione tra i due capimafia e i nostri informatori, Vizzini ha affermato di essere un intimo amico di Arcangelo Cammarata, presidente dell’Ufficio Regionale per l’Alimentazione. Ma ha anche precisato che Cammarata potrebbe diventare un suo nemico se non riuscisse a risolvere in maniera definitiva la difficile situazione alimentare dell’isola. Il principale argomento in discussione era l’abolizione di tutti i consorzi e dei centri per l’ammasso del grano, creati (a detta loro) per avvantaggiare quei pochi che svolgevano ogni sorta di attività inique sotto la protezione del fascismo. Hanno proposto l’abolizione di tutti gli enti governativi inutili e la riattivazione dei "magazzini generali" prefascisti gestiti dal Banco di Sicilia, che funzionava sia da raccoglitore che da distributore. "L’onesta del Banco di Sicilia è ben nota", ha dichiarato Vizzini. E’ stata anche discussa l’abolizione delle organizzazioni dei consumatori, soprattutto perché tendono a complicare la situazione alimentare. Hanno anche proposto che l’assegnazione e la distribuzione dei fertilizzanti sia direttamente gestita dall’organizzazione di Montecatini, senza l’aiuto dei consorzi. La loro distribuzione dovrebbe essere decisa dopo le assegnazioni decise dall’Ufficio Regionale per l’Alimentazione tramite i "magazzini generali" del Banco di Sicilia. In seguito ad un 62 dettagliato esame dei costi di produzione, hanno quindi deciso l’aumento del prezzo fisso del grano. I capimafia temono però che tale proposta, che affermano essere in grado di risolvere la situazione alimentare, sarà respinta dal governo Badoglio, giacchè si è saputo che il governo non pagherà più di 9 lire. E’ stato invece provato che la produzione di grano costa più di ciò che il governo immagina. Si è poi deciso che in seguito all’assemblea dei proprietari agricoli (che avverrà a Caltanissetta il 28 aprile alle ore 10.00), i principali produttori dichiareranno di "essere pronti a cooperare con le autorità americane per risolvere la grave questione alimentare". Illustreranno inoltre le carenze da affrontare per consentire ai proprietari di svolgere le loro attività, in modo da aumentare le razioni alimentari destinate alla popolazione. Il cavalier Vizzini ha poi rassicurato personalmente i presenti: "la questione alimentare sarà risolta con l’aiuto delle autorità di occupazione", ha affermato. Ha poi dichiarato che i proprietari onesti sono stanchi di essere accusati di voler affamare il popolo, aggiungendo di essere pronto ad ogni sorta di sacrificio personale. Secondo fonti attendibili, domenica 24 aprile due persone (note come "luogotenenti" della mafia) hanno visitato diverse città della provincia di Palermo per rinsaldare i legami con questi centri e comunicare le decisioni dei capimafia. I cognomi dei due individui (non siamo a conoscenza dei loro nomi) sono Basile, un ingegnere, e D’Azzo. La prima tappa è stata Cinisi, dove si sono incontrati con una decina di persone benestanti e di mezza età. L’incontro è avvenuto in una casa di campagna. E’ stata discussa l’attuale situazione politica ed economica, improntata sul tema del separatismo o dell’unità con l’Italia. I partecipanti hanno protestato contro quella che hanno definito "la propaganda favorevole all’unità con l’Italia". Hanno poi affermato di non aver intenzione "di essere ingannati come al tempo del fascismo", aggiungendo che prenderanno parte a tutte le attività politiche. A detta loro, i comuni di Cinisi, Terrasini e Capaci sono pronti ad appoggiare la separazione della Sicilia in funzione americana e non inglese, se necessario anche contro il volere dei Reali Carabinieri. Si è anche parlato della recente visita di Finocchiaro Aprile, che si presenta come il leader del separatismo siciliano. Hanno rivelato che Finocchiaro Aprile, nella sua veste di presidente del Comitato per l’Indipendenza della Sicilia, ha recentemente visitato Terrasini per tenere uno dei suoi famosi comizi. Si è affacciato ad un balcone della pubblica piazza, gremita della solita folla domenicale, ed ha tentato di pronunciare un discorso. Numerosi contadini e studenti si sono radunati sotto il balcone e lo hanno interrotto urlando "Venduto all’Inghilterra!". L’oratore è stato costretto ad andarsene. Ma tale versione contrasta con un comizio tenuto successivamente da Finocchiaro Aprile, a Palermo, ai membri dell’organizzazione giovanile separatista, nel corso del quale è stato spesso interrotto da urla di "Venduto agli americani!". 63 Un leader locale ha chiesto ai portavoce della mafia che cosa si poteva fare per instaurare un protettorato americano. Questi hanno replicato che, al momento, gli americani sono totalmente impegnati sui fronti di battaglia. Ha poi aggiunto che gli stessi siciliani dovrebbero coalizzarsi contro tutte quelle fazioni politiche che tendono ad avvelenare il popolo, come già era avvenuto durante il fascismo, per dichiarare la nascita di una repubblica democratica siciliana sotto il protettorato americano. I leader locali hanno quindi assicurato che il popolo seguirà spontaneamente tale politica. E’ quindi sorta la proposta di organizzare una serie di incontri pubblici nei vari comuni. I luogotenenti hanno affermato che ciò accadrà presto e hanno invitato tutti a rimanere in stretto contatto con loro. Da Cinisi, i due hanno poi proseguito per Partinico in compagnia di altre due persone, che sembravano appartenere alla mafia benestante. Qui si sono incontrati con altri amici per riunirsi nel retrobottega di una fabbrica di saponi, di proprietà di uno dei presenti. I portavoce si sono poi recati a Camporeale, dove sembravano essere attesi, per cenare nella casa di un ricco proprietario. Erano presenti 19 persone, a quanto sembra appartenenti alla mafia. Quattro esponenti della provincia di Trapani hanno affermato che il popolo vuol sentir parlare soltanto di separatismo filoamericano, aggiungendo di essere pronti a fare propaganda in tal senso. "Né comunismo, né monarchia, né unità con l’Italia e, tanto meno, un protettorato inglese!", hanno dichiarato. I quattro hanno promesso ai visitatori che si sarebbero attivati, dicendosi sicuri che questa era la spontanea aspirazione del popolo. Hanno infine espresso il desiderio di organizzare manifestazioni pubbliche per influenzare la volontà popolare. Ma uno dei portavoce ha replicato che la questione era già stata discussa per essere poi rinviata ad altra data. Oss (Palermo) Class.: segreto Destinatari: Colonnello E. Glavin, comandante dell’Oss nel teatro nordafricano, Algeri; Whitney Shepardson, direttore del Si, Washington (Dc); Earl Brennan, capo del settore italiano del Si, Washington (Dc). Mittente: Vincent J. Scamporino Oggetto: Lettera di Luigi La Rosa a Don Luigi Sturzo. Data: 2 maggio 1944 Collocazione: Rg 226, serie 108, busta 120, fascicolo j-675 Nota: presentiamo la traduzione di una lettera scritta da Luigi La Rosa (un elemento separatista) a Don Luigi Sturzo. Carissmo Luigi, 64 consegno questa lettera alla cortesia di un funzionario americano (mi ha trasmesso la tua lettera del 6 novembre scorso) per aggiornarLa sulla situazione della Dc, a cui Lei tiene così tanto. Non conosco la situazione nel resto d’Italia, ma qui in Sicilia il partito è di fatto un’assoluta nullità. Se continueremo a mettere in campo i metodi finora utilizzati, non avremo alcuna possibilità di risollevarci. Aldisio si è imposto con autorità e, pur di decidere da solo, ha allontanato quelli che tentavano di metterlo in secondo piano. Dio solo sa su chi può contare e che cosa intende ottenere! Sebbene io abbia chiaramente affermato di non avere alcuna ambizione, sono stato espulso con l’accusa di essere un separatista. A Palermo, Termine ha subìto lo stesso trattamento, malgrado si sia dichiarato separatista solo in seguito al suo allontanamento. Lo stesso dicasi per Cammarata a Caltanissetta (non aderisce al separatismo) e per Silvio Milazzo, che Lei conosce bene. Il suo sarebbe stato un contributo prezioso per il partito. E’ stato accusato di essere un mio informatore e di altre nefandezze. Perché Lei possa rendersi conto delle miserabili condizioni in cui ci troviamo a Caltagirone, La informo che è stata inaugurata una sezione con a capo Montevago, figlio del defunto Pasquale Sant’Elisabetta, che Lei certamente ricorda. Costui si circonda di una decina di nullità che non hanno mai fatto parte del partito e che non hanno mai ricevuto alcun tipo di indottrinamento. […] La situazione è la medesima a Palermo, e ancor più grave a Catania. Monsignor Filippi, l’arcivescovo di Monreale con cui ho parlato parecchi mesi fa, ha dichiarato che un simile partito è destinato a fallire miseramente. E questi, caro Luigi, parlano delle masse! Che rimedio può esserci? Bisognerebbe ricominciare da capo. Ma questi intriganti, che si sono dotati di ogni autorità, si rassegneranno a promuovere una pulizia generale, una nuova genesi? Certamente no. Tuttavia, la condotta di Aldisio e quella dei suoi amici è indubbiamente guidata da interessi personali. Essi ostentano uno spirito unitario (nel senso di unità allo stato italiano, ndr.) per offrirlo alla monarchia e al governo. Puntano solo ad assicurarsi incarichi di alto livello, in un periodo di transizione come quello attuale in cui il potere si ottiene con le nomine, e non per via elettorale. Per giunta, ciò avviene dopo che costoro hanno proclamato l’esatto contrario. Riporto di seguito le testuali parole pronunciate da Aldisio nel corso di una riunione avvenuta a Caltanissetta il 16 dicembre 1943: "Per quanto riguarda il tema dell’eventuale collaborazione politica con il governo Badoglio, la risposta non può che essere negativa." Al momento, viene invece sbandierata la totale collaborazione con il governo, nel bel mezzo della disapprovazione popolare. Sono quindi emersi il dissenso (sempre più profondo tra i potenziali aderenti al partito) e il sospetto che sia in atto un’ambigua trattativa politica. Sembra che non si vogliano difendere i principi democratici e il rispetto della volontà popolare. I nostri leader fanno invece leva sui sentimenti per escludere gli elementi che pensano e agiscono con spirito magnanimo. Nell’incontro tenutosi a Caltanissetta il 16 dicembre 1943 (incontro battezzato come "costituente" e al quale hanno preso parte una ventina di persone e quattro amici di Caltagirone), la proposta di Silvio Milazzo - tesa a superare le difficoltà e a riconciliare le fazioni opposte - è stata respinta con tale violenza e brutalità da rendere impossibile la presentazione dell’ordine del giorno. Gli amici sono stati obbligati a sospendere la riunione. L’ordine del giorno affermava: "Abbiamo ascoltato la proposta del cavalier Silvio Milazzo perchè il partito aiuti il popolo siciliano a decidere del proprio destino. Consideriamo che tale iniziativa sia in armonia con i principi fondamentali del nostro movimento, fondati sulla vera democrazia e in perfetta sintonia con i proclami degli Alleati. In conformità con tali principi, che consentono la libera dimostrazione della volontà popolare, risolviamo quindi di affermare come principio programmatico di capitale importanza il diritto del popolo a decidere per se stesso. Che tale diritto possa in breve venir esercitato in un clima di assoluta libertà." Un simile ordine del giorno avrebbe messo tutti d’accordo. Ma per impedirne l’approvazione, fatto che avrebbe contribuito non poco al progresso del partito, hanno invece optato per lo scandalo. E nessuno lo ha sottoscritto. Monsignor Filippi, arcivescovo di Monreale, Monsignor 65 Carciotto, vicario generale della diocesi di Catania e molti altri si mostravano favorevoli al documento. Tutti infatti lo giudicavano opportuno, ma era necessario creare uno scandalo, e con tale insistenza da escludere persino un’eventuale riconciliazione. Ora regna il disordine. La Sua lettera ad Aldisio del 30 novembre è stata divulgata solo in parte. Sono inoltre sorte speculazioni sul Suo slogan "regionalismo sì, separatismo no". Mi dispiace contraddirLa ma, al momento, non vi è persona in buona fede in Sicilia che non sia separatista. Tutti comprendono che, rimanendo unita all’Italia, la Sicilia precipiterà nel disastro economico e morale. In ogni modo, abbiamo sempre avuto aspirazioni indipendentiste. Nella sua "Cronistoria dell’Indipendenza Siciliana", pubblicata nel 1877, Cesare Cantù scrive: "Sembra che la Sicilia abbia sempre atteso l’ora e il luogo opportuni per liberarsi dalla dominazione italiana." E’ questa la situazione, anche se comprendo che possa provocarle dei dispiaceri. Le aspirazioni indipendentiste si sono ora rafforzate a partire dal disastro provocato dall’incurabile megalomania dell’Italia. Tradiremmo la nostra coscienza e i nostri sentimenti se ci avvicinassimo ad un partito che pretende la rinuncia alla libertà individuale, una pulsione naturale che nemmeno i neri accettano. Gli Alleati dovrebbero garantirci l’indipendenza per avere un Mediterraneo libero ed evitare le difficoltà che deriverebbero da una Sicilia in mani italiane. I siciliani non sarebbero felici di tale ipotesi. L’unità con l’Italia verrebbe accolta come una manifestazione della sfortuna. Come Lei sa bene, l’unità è l’obiettivo di pochi professionisti. Per la Sicilia è una questione di vita o di morte. Contrariamente a ciò che Lei pensa, la Sicilia è in grado di riparare ai danni della guerra attingendo alle sue risorse, mentre l’Italia (da Napoli al Nord) versa nella più totale rovina. L’unità finirà per vanificare tale ipotesi: ciò è chiaro come la luce del sole. Ho inteso fornirLe un quadro completo della nostra situazione. Lei conosce la mia generosità e la mia sincerità. Comprenderà, quindi, che solo l’amore per la verità mi ha spinto a scriverLe. Nella speranza di rivederla presto, le auguro ogni bene. Suo affezionatissimo, Luigi La Rosa. Class.: segreto. Per: Colonnello Glavin, comandante del teatro nordafricano dell’Oss (Algeri); Whitney Shepardson, direttore del Si (Washington); Earl Brennan, capo del settore italiano del Si (Washington). Da: Vincent J. Scamporino. Oggetto: Situazione politica a Piana dei Greci Data: 3 giugno 1944 66 (controllare data) nelle 125 pag. Titolo: "Situazione politica a Piana dei Greci". Data: 10 aprile 1944. Class.: segreto. Redattore: Vincent J. Scamporino. Destinatari: colonnello Glavin (Oss teatro nordafricano), W. Shepardson (direttore della secret intelligence a Washington), Earl Brennan (capo della sezione italiana dell’Oss, Washington).Si tratta dello stesso fascicolo Cfr. NARA, RG 226, serie 108, busta 147, fascicolo jp-625 La propaganda neofascista è molto attiva nel territorio di Piana dei Greci. I seguenti elementi sono influenti fascisti che, in compagnia dei carabinieri, sono soliti riunirsi nei locali del caffè "Castorino" per ascoltare "Radio Roma" Schirò Tommaso, farmacista, ex commissario prefettizio fascista a Piana (zio del fascista Giacomo Schirò) e membro dell’Ovra (già insignito della medaglia d’oro fascista); Patti Gaetano (fu Luigi), già insignito della sciarpa onoraria fascista ed ex informatore dell’Ovra; Gebbia Cesare (fu Antonino), avvocato e notaio, già sindaco di Piana nel 1943; Costantino Franco, funzionario della sanità pubblica e volontario fascista nella guerra di Spagna; Costantino Giorgio, propagandista fascista (parla inglese); La Piana Marco, professore di scuola media superiore; Iacchelli Gioacchino, cugino del vice prefetto Lenini; Vicari Giorgio (di Paolo), gestore di magazzini agrari. Capeggiate dal farmacista Schirò, si racconta che le suddette persone stessero organizzando una rivolta da far scoppiare all’inizio di aprile, con l’intento di gettarne la responsabilità sul Pci. Si sarebbe così aperta la strada all’arresto dei dirigenti comunisti di Piana. La sommossa non è andata in porto, ma sembra che i fascisti siano in attesa di una nuova occasione. Malgrado la propaganda fascista, il Pci è il partito più forte a Piana dei Greci e conta su circa 400 militanti. Tra questi, agricoltori, piccoli proprietari, fittavoli e artigiani. Fanno tutti parte della cooperativa agraria locale. Ecco i nomi dei dirigenti comunisti di Piana: Cuccia Antonino (di Vito); Parrino Vincenzo (fu Demetrio); Petrotta Vincenzo (fu Giuseppe); Petrotta Giacomo (fu Giuseppe); Caramanna Gaetano (fu Antonio); Megna Fortunato (fu Giovanni); Pinello Saverio (fu Giovanni); 67 Cuccia Giorgio (fu Filistaco); Maisano Salvatore (fu Vito). Il Pci di Piana non è incline alle idee separatiste. Oss (Palermo) Class.: riservato Oggetto: Note sul separatismo Data: 6 settembre 1944 Leader comunista sul separatismo Il prof. Giuseppe Montalbano, leader comunista, ha dichiarato di aver ricevuto istruzioni (ma non ne ha rivelato la provenienza) di appoggiare il movimento separatista. Ha aggiunto che non si può negare che questo stia diventando sempre più coerente. Montalbano ha aggiunto che né l’Inghilterra né l’America avranno mai l’ultima parola sul destino della Sicilia, dal momento che la Russia fa parte delle Nazioni Unite. Ha affermato che la vera vincitrice della Germania sarà la Russia, nazione che non consentirà nessuna manovra che porti a speculazioni strategiche o territoriali sui paesi europei o extraeuropei. Montalbano ha aggiunto che l’Inghilterra e l’America mantengono i loro agenti più o meno organizzati in Sicilia, mentre la Russia (almeno in apparenza) non ne ha alcuno. Ma è certo che gli occhi dei Soviet sono aperti su ogni comune. Tuttavia i russi non sembrano ansiosi di raggiungere subito i loro obiettivi, dal momento che li ritengono inevitabili. Atteggiamento di Aldisio sull’autonomia siciliana Il nuovo alto commissario della Sicilia, il democristiano Salvatore Aldisio, rivela di puntare su un’autonomia amministrativa decentralizzata, che dovrebbe includere il pagamento delle tasse al governo italiano come risposta alla "questione siciliana". Aldisio ha fatto tale rivelazione ieri nel corso di un incontro segreto con i leader democristiani di ispirazione separatista. Costoro hanno posto in maniera diretta la questione se egli intenda o meno favorire l’autonomia amministrativa per la Sicilia, autonomia che vedrebbe il totale taglio delle tasse da versare al governo centrale di Roma. Uno dei democristiani separatisti presenti alla riunione era il dott. Calogero Volpe, il medico di Mussomeli (Caltanissetta), nonchè alto leader della mafia, che ha recentemente accompagnato Aldisio nel suo viaggio aereo a Roma. Il dott. Volpe è intimo amico del cavalier Calogero Vizzini, l’attuale capo del Fronte Democratico per l’Ordine Siciliano (Fdos) e presunto numero uno dell’alta mafia. 68 Il separatismo filoamericano a guida mafiosa cambia nome e programma Nota: presentiamo di seguito il programma in 20 punti del partito separatista filoamericano, che ha cambiato il suo nome da Partito Democratico d’Ordine a Fronte Democratico per l’Ordine Siciliano. Il nuovo programma non è ancora stato pubblicato. Dal momento che l’autorizzazione non sarà immediata, si ritiene che verrà distribuito clandestinamente e affisso sui muri nottetempo. I membri di questo partito portano coccarde con la forma ed i colori della bandiera americana, con al centro l’isola della Sicilia. I suoi leader sono tutti membri e "luogotenenti" dell’alta mafia. Il Fronte Democratico per l’Ordine Siciliano Ha sedi in ogni comune dell’isola e rappresentanze in tutte le comunità siciliane all’estero. "L’Fdos punta soprattutto all’introduzione e alla diffusione dei principi e del sistema della grande e libera democrazia americana, principi che hanno finito per rivelarsi a noi idonei sotto vari aspetti." "Nessuno può negare a noi e a tutti i siciliani sparsi per il mondo il diritto di esprimere liberamente le nostre opinioni e di manifestare le nostre affinità. Nessuno può impedire al nostro popolo, con tutte le sue tradizioni e qualità, di appellarsi al diritto all’autodeterminazione, così come garantisce la Carta Atlantica." "Dobbiamo prepararci alla rinascita, che dipende esclusivamente dal saper plasmare la nostra vita nella sfera d’influenza della potente America. Potremo così riannodare i legami con i 4 milioni di nostri fratelli che vivono oltre Atlantico." "Il nostro piano, chiaro ed evidente, si riassume nei seguenti punti: Indipendenza della Sicilia nell’ambito della sfera d’influenza americana. Una repubblica democratica e assolutamente autonoma, amministrata dai siciliani e con una legazione ufficiale presso il governo di Washington. Libertà di religione, pensiero, parola e stampa. Rispetto della proprietà privata. Riscatto materiale e morale del lavoratore, con l’obiettivo di affrancarlo dall’abbruttimento e dalle necessità. Istruzione elementare obbligatoria. Mantenimento dell’italiano come lingua ufficiale. Introduzione delle principali nozioni grammaticali della lingua inglese. Basico insegnamento della storia della Sicilia e dei paesi anglofoni. Abolizione delle dogane, delle tasse sugli animali, dei bachelors (?) (corvè? Lavoro obbligatorio o gratuito?) e delle imposte. Istituzione di porti franchi. Introduzione del dollaro come moneta ufficiale. 69 Riconoscimento ed erogazione delle pensioni civili e militari. Graduale rimborso (all’attuale tasso di cambio) dei buoni del debito pubblico o di altre polizze statali. Totale abolizione delle leggi fasciste e rinnovo della vecchia legislazione secondo le regole della moderna vita democratica. Una repubblica basata sull’ordine, la disciplina e il lavoro, in amicizia con le altre nazioni del globo. Contatti e legami franchi con i partiti che favoriscono i supremi interessi della repubblica siciliana. Introduzione delle industrie che risultano assenti e che possono svilupparsi nella nostra regione. Sviluppo dei commerci, sia all’interno che all’estero. Rafforzamento della marina mercantile siciliana. Massima semplificazione della burocrazia. Sostegno all’istituzione di una potente banca siciliana per il finanziamento dell’agricoltura e dell’industria. Abolizione del servizio militare. La tutela dell’ordine, della proprietà e della sicurezza personale deve essere affidata a un corpo scelto di guardie repubblicane, selezionate preferibilmente tra le migliori milizie." Assemblea separatista a Bagheria (autorizzata) Il 6 agosto il Comitato per l’Indipendenza Siciliana ha promosso una manifestazione pubblica presso l’arena "Impero", un teatro all’aperto di Bagheria (in provincia di Palermo). Alcuni ambienti politici avevano annunciato che fazioni comuniste avrebbero disturbato la manifestazione. La Lega Giovanile Separatista non ha esitato un istante a dichiarare che i separatisti avrebbero raccolto la sfida. L’assemblea di Bagheria era stata in un primo tempo cancellata, giacchè il prefetto si era rifiutato di concedere l’autorizzazione. Il permesso è stato finalmente concesso dopo molte pressioni. L’interesse popolare era considerevole, giacchè si trattava del primo raduno a forte carattere propagandistico dopo quello di Regalbuto (in provincia di Catania), dove gli scontri tra comunisti e separatisti hanno provocato la morte di due militanti e il ferimento di molti altri. Alle ore 19.00 il corso principale di Bagheria veniva percorso da migliaia di persone, folti gruppi di comunisti e separatisti, numerosi carabinieri, poliziotti e agenti della squadra politica della questura di Palermo. L’arena "Impero" era stracolma (circa 2000 persone), mentre parte della folla è stata costretta a rimanere all’esterno. L’ingresso era gratuito. 70 L’arrivo di Andrea Finocchiaro Aprile, leader del movimento separatista, ha scatenato una gran tripudio. Subito dopo il suo arrivo, due grandi manifesti con l’effigie del presidente Roosevelt sono stati issati sul palco. Vi è stata un’ovazione prolungata. Molti presenti portavano un distintivo che raffigurava la bandiera americana con la sagoma verde della Sicilia al centro (sono i militanti del Partito Democratico dell’Ordine Siciliano, a guida mafiosa). Non è stata notata alcuna effigie filobritannica. Hanno parlato il segretario del Mis, Varvaro, e Andrea Finocchiaro Aprile. Concetto Battiato, direttore di varie pubblicazioni separatiste a Catania, ha pronunciato alcune parole. Era a Palermo per il processo sui disordini di Regalbuto. Varvaro ha rivolto un entusiastico saluto alle truppe dei "nostri Alleati" che combattono contro i tedeschi. Ha poi messo in risalto che gli altri partiti hanno cercato di eliminare il separatismo non con l’uso della forza ma facendo ricorso ad una lenta morte per asfissia, sopprimendo cioè le libertà di parola e stampa. "Non è vero che il separatismo appoggia l’indipendenza dell’isola con il beneplacito del latifondo. Il separatismo è un movimento che sostiene l’indipendenza del popolo e non dei gruppi privilegiati. Il separatismo non ha mai ricevuto alcun appoggio finanziario da parte di stati stranieri. Le potenze democratiche non si abbasserebbero mai a finanziare il Mis; a sua volta, il Mis non potrebbe mai accettare l’aiuto economico delle potenze straniere." "La Dc si è sempre opposta al fascismo in maniera debole. La Chiesa e i suoi prolungamenti politici erano protetti dai Patti Lateranensi del 1929. La maggioranza del separatismo era invece pericolosamente impegnata a combattere il fascismo, e mimetizzava le sue posizioni a rischio della vita." "Il quotidiano democristiano "Popolo e Libertà" ha affermato che i leader separatisti dovrebbero essere esposti al pubblico ludibrio. L’autore dell’articolo è un autentico erede di quel movimento ecclesiastico che è stata la causa di molti dolori e lutti: l’inquisizione." "Ora pensiamo all’inverno imminente. Noi vogliamo che ogni siciliano abbia la sua razione di pane. E’ un dovere patriottico portare il grano all’ammasso, secondo le leggi che regolano i granai popolari." "La Sicilia può essere autosufficiente. Ciò non significa che sia in possesso dei prodotti necessari all’autosufficienza, ma ha prodotti da scambiare con i paesi stranieri. Applicando basse tariffe, possiamo commerciare il nostro zolfo con manufatti e altri prodotti." "Per esempio, non possiamo acquistare un aratro sul mercato americano perché le leggi commerciali fasciste hanno sempre applicato tariffe altissime, con le conseguenti ritorsioni messe in atto dagli Stati Uniti d’America." "Abbassando le nostre tariffe, saremo quindi in grado di acquistare sul mercato americano ed esportare i nostri prodotti in America." 71 "Il piano siciliano non prevede l’autarchia, che è stata un totale fallimento, ma l’autosufficienza economica tramite il commercio con l’estero." Andrea Finocchiaro Aprile ha aperto il suo lungo discorso (di circa un’ora) con un saluto a Roosevelt e al suo popolo "splendido faro di civiltà". "I siciliani d’America desiderano che lo stesso faro di civiltà e di libertà illumini i siciliani di Sicilia. Abbiamo affermato, e lo ripetiamo, che un’occupazione militare alleata sarà preferibile al controllo militare dell’attuale governo italiano. La Sicilia è la mia nazione. In una lettera che ho recentemente inviato a Ivanoe Bonomi ho affermato che il Mis desidera discutere un piano federativo con le altre regioni italiane. Ma la Sicilia negozierà tale piano con l’Italia partendo da condizioni di equità diplomatica. Tutta la stampa internazionale riceve un impressione favorevole dal movimento separatista siciliano." "Siamo lieti di annunciare che numerosi gruppi di comunisti e socialisti hanno aderito al Mis. Molte nostre sezioni sono sorte in tutta l’isola." "Nel suo recente discorso radiofonico a Palermo, Vittorio Emanuele Orlando ha affermato che l’Italia è una nave che affonda e che ognuno pensa solo a salvarsi. Ciò è vero e la Sicilia seguirà il suo destino. L’Italia è distrutta moralmente e fisicamente." "Dalle pagine de ‘L’Avanti!’ Pietro Nenni ha criticato il nostro movimento. Nenni non è purtroppo al corrente dei nostri problemi. Assomiglia a quello scrittore che arriva a Pompei la mattina ed inizia a scriverne un libro la sera." "Tutti i popoli puntano all’autodeterminazione. La Sicilia ha diritto a un plebiscito. E’ un diritto che molte personalità internazionali appoggiano: tra queste, il sindaco di New York Fiorello La Guardia." "Se non esistesse, la mafia è un’istituzione che dovrebbe essere inventata. Dobbiamo distinguere tra mafia e criminalità: la mafia è un’organizzazione che si batte per l’ordine, la disciplina e la giustizia politica." L’assemblea si è svolta serenamente ed è stata ben gestita. Non si sono registrati incidenti. I comunisti non hanno disturbato gli oratori. Il quotidiano clandestino "Sicilia e Libertà" è stato rapidamente distribuito all’interno del teatro. Ancora una volta, la manifestazione ha confermato il cambiamento di strategia del movimento separatista. I separatisti incoraggiano ora la campagna per i granai popolari. In precedenza vi si opponevano, affermando che tutto il grano sarebbe stato inviato in Italia. Il cambiamento di linea non avrà alcun effetto, giacchè la campagna per i granai popolari si è rivelata un fallimento ed è praticamente conclusa. I separatisti accarezzano l’idea di accettare il sostegno americano che, dal punto di vista siciliano, sarebbe preferibile a quello britannico. Oss (Palermo) 72 Class.: segreto. Destinatario: segretario di Stato, Washington Dc. Mittente: Alfred T. Nester, console generale americano a Palermo. Oggetto: Necessità dell’Oss in Sicilia Data: 27 settembre 1944 Collocazione: Rg 226, serie 108B, busta 56, fascicolo 468. Ho il dovere di segnalarLe che tutte le unità dell’Oss potrebbero essere ritirate dalla Sicilia. Desidero esprimere la speranza che ciò non accada. Nei mesi scorsi la locale stazione dell’Oss, diretta da Joseph Russo, ha lavorato a stretto contatto con il consolato, rendendo un valido servizio al nostro governo. Ha infatti fornito dettagliate informazioni sugli sviluppi politici ed economici di tutta l’isola. L’Oss copre la Sicilia in maniera eccellente. I rapporti dei suoi agenti hanno fornito informazioni che per il consolato sarebbe stato altrimenti impossibile ottenere. In questo teatro la politica è in subbuglio, soprattutto per colpa del movimento separatista e del partito comunista. Sono in molti a prevedere lo scoppio di gravi disordini. A causa della posizione strategica della Sicilia, riteniamo che il Dipartimento di Stato desideri essere costantemente informato sugli sviluppi della situazione. Ma se l’Oss venisse rimosso, il lavoro non verrebbe più attuato con efficienza. Il governo britannico mantiene attive in Sicilia varie unità per la sicurezza che - occorre dirlo collaborano anche con il nostro consolato. Ma ritengo che sia essenziale mantenere i nostri servizi di intelligenza nell’isola. L’obiettivo non è soltanto quello di assistere il consolato nella raccolta di informazioni politiche ed economiche: all’occorrenza, infatti, l’Oss potrebbe contribuire a proteggere le vite e le proprietà degli americani Class.: segreto A: Earl Brennan, capo del settore italiano della Si, Washington. Da: Vincent J. Scamporino. Fonte Mister X Oggetto: La verità sui fatti di Villalba. 73 Data: 2 ottobre 1944 Riportiamo in allegato copia di un opuscolo clandestino (non firmato) pubblicato e distribuito dal cavalier Calogero Vizzini. Il capomafia della provincia di Caltanissetta presenta la sua versione dei noti incidenti accaduti a Villalba, dove una manifestazione della locale sezione del Pci ha provocato uno scontro armato tra militanti comunisti e separatisti. Vizzini è il principale esponente del movimento separatista filoamericano (a guida mafiosa) conosciuto come Fdos (Fronte Democratico per l’Ordine Siciliano). Un traduzione integrale del documento firmato dal capomafia si trova nel rapporto n. jsp-965. La versione che presentiamo è identica, ma non riporta la sua firma. Sono tremila le copie dell’opuscolo stampate e distribuite in tutta la Sicilia. Oss (Palermo) Class.: segreto Destinatario: Earl Brennan, capo del settore italiano del Si, Washington. Mittente: Vincent J. Scamporino Oggetto: Dichiarazioni del cavalier Vizzini Manca data Il capomafia siciliano Calogero Vizzini ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: "E’ noto che il governo italiano ha inviato un ispettore generale di pubblica sicurezza per monitorare gli effetti della propaganda separatista sulla popolazione. Costui ha percorso l’isola visitando anche i centri rurali. Ha sempre prestato molta attenzione alle reazioni popolari per la propaganda separatista filoamericana. Tale informazione mi è stata confermata da una fonte attendibile, che ha aggiunto: ‘Dio voglia che la Sicilia si stacchi dall’Italia e diventi un protettorato americano’". Il cavalier Vizzini si è detto sconfortato, prevedendo che nel giro di pochi mesi il popolo insorgerà e si manifesterà apertamente per un protettorato americano. Ha poi aggiunto che ciò è ormai inevitabile. Ha così concluso: "Gli abitanti di Caltanissetta, Agrigento e Catania sono ostili alla Divisione Sabauda. E’ noto infatti che quest’ultima ha ricevuto ordini segreti (di natura politica) per il mantenimento dell’ordine pubblico nell’eventualità di una rivolta popolare. Si ripeteranno così i Vespri Siciliani. Il popolo è stanco di subire i barbarici metodi della polizia, che si sono rivelati addirittura più feroci di quelli adoperati dal regime fascista. Spesso, infatti, gli elementi sospetti vengono sottoposti a torture." Vizzini, un democristiano, si reputa amico di Aldisio e cercherà di incontrarlo a Palermo per risolvere la questione del grano, in collaborazione con Cammarata. Quest’ultimo è infatti propenso alla riconciliazione. La soluzione del problema alimentare consentirà di colmare i 74 depositi di grano senza l’intervento della la polizia. Sarà così possibile distribuire giornalmente 300 grammi di pane e 100 grammi di pasta a persona, in aggiunta ad una certa quantità di cereali. Il cavalier Vizzini è convinto che tutti i vecchi amici di Orlando si ribelleranno contro il vecchio uomo politico nel corso della sua imminente visita in Sicilia. Ha poi aggiunto: "Speravamo che Orlando venisse in Sicilia per salvare l’isola. Invece, ha solo cercato di salvaguardare gli interessi dell’Italia settentrionale. Ma qui sono tutti pronti a difendere gli interessi siciliani: ad ogni costo e contro ogni forza." Oss (Palermo) 2677 TH REGT. CO. D. OSS – AAI S.I. BRANCH – ITALY 2 October 1944 To : Earl Brennan, Chief, Italian Section, S.I., Washington From : Vincent J. Scamporino subject : "La verita’ sui fatti di villalba" Source : Mr. X Report No. JP – 974 Evaluation : B – 2 Manca collocazione Nel pomeriggio di venerdì 15 corr. Si sparse a Villalba la notizia che all’indomani sarebbe stato tenuto in questo Comune un grande comizio comunista, il successo del quale avrebbe avuto larga ripercussione nei comuni viciniori. Nessun particolare allarme destò la notizia per quanto fosse risaputo che il giorno innanzi il Sig. Michele Pantaleone, esponente del locale movimento social-comunista, si fosse allontanato da Villalba, diretto a Caltanissetta, per preparae il comizio in parola. 75 All’indomani difatti, verso le ore 14, mentre la popolazione era, data l’ora, nelle proprie case, si sentirono eccheggiare a gran fanfara le note di "Bandiera rossa" e grida inconsiderate da parte di un gruppo di almeno quaranta persone che su di un camion arrivarono alla piazza del paese. Quivi discesi gli arrivati fecero una prima dimostrazione con battimani e grida di viva il comunismo, unici e soli ospiti nella piazza solatia. Successivamente, divisi in gruppi, si recarono nelle case di tre o quattro comunisti del luogo allo scopo evidente di pranzare prima di esibirsi in pubblico. A questo punto è opportuno far notare che nella mattina dello stesso giorno tutto il paese fu trovato imbrattato da numerose scritte ed emblemi di falce e martello, cosa questa che sorprese ed indignò gran parte della popolazione anche per il fatto che fino a quel giorno nessuna cantonata del paese portava segni od iscrizioni di questo o di quel partito. Ne scaturì un primo increscioso incidente: il locale Maresciallo ed il Brigadiere dei RR. CC. Furono affrontati dall’Avv. Vincenzo Immordino di Pietro, già capo manipolo della milizia volontaria sicurezza nazionale ed istruttore dei premilitari di Villalba, figlio del locale Direttore Didattico, fondatore del fascio di Villalba, segretario politico per ben 13 anni, centurione della milizia, sciarpa littorio ecc. il quale, con fare altezzoso, protestò perché un paio di ragazzi cancellavano le scritte stesse con latte di calce. Nel frattempo trovatasi a passare il Sindaco Avv. Beniamino Farina il quale, pregato dallo stesso Maresciallo ad avvicinarsi, fu da questi invitato ad esprimere il suo pensiero sulla opportunità di intervenire o meno. I l Sindaco, allo scopo di non sottilizzare intorno ad un episodio di nessuna entità, ebbe testualmente a dire: " Che vuole che noi si faccia! Due imbecilli hanno imbrattati i muri e due imbecilli cancellano le scritte". Al che l’Immordino reagì esclamando: "Il più grande imbecille è lei!" Si ebbe per tutta risposta un sonoro ceffone dall’Avv. Farina. L’incidente però fu subito dopo composto. Nel pomeriggio, stante questo precedente e per l’insolito avvenimento dell’arrivo del camion, sul quale aveva trovato posto come dianzi è detto una rumorosa fanfara, una discreta folla si riversò nella piazza ove fra gli altri trovatasi il Cav. Calogero Vizzini. Questi s’indugiava cordialmente, come è nelle sue abitudini, con i vari cittadini e specialmente con i democratici cristiani, un po’ più allarmati, si intende, per la gazzarra che andatasi preparando perché veniva a turbare la pace del loro paese, sempre tranquillissimo, e pregò per la circostanza tutti i presenti di restare calmissimi e di mettersi in disparte presso la loro sede dalla quale del resto avrebbero potuto comodamente assistere al comizio dei comunisti già definiti da essi stessi e dalla voce pubblica i "Volontari della morte". Incominciarono così ad arrivare nella piazza i comizianti, satolli del pasto consumato, ed alcuni di questi, riconosciuto il Cav. Vizzini, lo salutarono e gli si avvicinarono. 76 Dopo lo scambio di cortesi convenevoli il Cav. Vizzini, non smentendo la tradizionale ospitalità Villalbese, offrì a ciascuno dei presenti ed agli altri che nel frattempo gli si erano avvicinati, delle sigarette ed una tazza di caffè nel più vicino bar. Si fecero così le ore 17 circa. In questo momento arrivarono, con un gruppo di forestieri, i comunisti del luogo, il Sig. Michele Pantaleone e l’oratore ufficiale Dott. Li Causi. Questi mandarono un Villalbese a domandare al Cav. Vizzini se corrispondesse a verità quanto era stato loro sussurrato e che cioè, essendo tutta la popolazione completamente ostile alla loro propaganda, il comizio sarebbe stato disturbato da una solenne fischiata. Il Cav. Vizzini rispose tranquillizzandolo nella maniera più assoluta al riguardo e li rassicurò ancora, nel senso che avrebbero potuto tenere tranquillamente il loro comizio senza essere disturbati da chicchessia. Inoltre ad un gruppo di comunisti nisseni, venuti a Villalba con lo stesso camion, ritenne opportuno consigliare di non fare alcuna allusione intorno a persone e questioni di Villalba, anche per rispetto alla ospitalità che veniva loro offerta. Cominciò così il comizio. I democratici cristiani si raccolsero presso il loro circolo in un lato della piazza, i comunisti forestieri e quelli di Villalba, non più di cinquanta o sessanta persone al massimo, nell’altro lato e precisamente innanzi ai locali del Banco di Sicilia. Il rimanente della piazza, anzi gran parte della piazza stessa, rimase del tutto deserta. Parlò per primo il capo della locale sezione social-comunista Sig. Pantaleone, già capo settore di Villalba del partito nazionale fascista (organizzazione capillare del regime ) seguito da un altro oratore forestiero e prese infine la parola il dott. Li Causi. Questi svolse per primo un inno all’internazionalismo, parlò di sopraffazioni e di liberazione, della Principessa di Travia, dei suoi feudi, dei gabellati sfruttatori, aggiungendo: "Non vi fate lusingare da un affittuario ( a chi intendeva riferirsi? ) che vi promette una salma di ottimo terreno per avervi con lui." A questo punto il Cav. Vizzini senza l’intenzione di provocare un tafferuglio ma solo allo scopo di precisare, ebbe ad esclamare: "Quello che asserite è falso!" ed avrebbe desiderato continuare per dire che se oppressori vi erano stati a Villalba, il popolo tutto, non lo avrebbe mai dimenticato, essi erano precisamente quei fascisti che oggi si presentavano al suo cospetto in veste di comunisti, tutti in rango serrato attorno all’oratore, e che avrebbe potuto documentare la sua asserzione in quanto proprio quei signori erano stati i fautori della divisione del feudo Miccichè, erano proprio essi che si erano presi terreni migliori, erano proprio essi che diedero ai contadini i terreni peggiori e che per venti anni di regime fascista avevano ignobilmente sfruttato i poveri lavoratori di Villalba facendo ad essi pagare il doppio del canone che precedentemente veniva corrisposto in misura più equa e più onesta. (Vi erano infatti accanto all’oratore i seguenti individui: Vaccarella Calogero, fascista della prima ora, fondatore del fascio di Villalba, ex segretario politico e primo podestà fascista; 77 Pietro Immordino, già innanzi citato, altro fondatore del fascio di Villalba, segretario politico per la bellezza di tredici anni, centurione della milizia, sciarpa littorio, ecc, già arrestato dal Comando Alleato all’arrivo in Villalba delle truppe di liberazione e rilasciato a seguito di generosa intercessione del Cav. Calogero Vizzini che, per la sua dirittura politica, fu dal popolo tutto acclamato sindaco della libertà e dagli Alleati convalidato sindaco di Villalba; Pantaleone Michele, fascista attivo ed intransigente, già capo settore del partito nazionale fascista; Vasta Giuseppe di Salvatore, milite fascista, volontario di Spagna, combattente contro il comunismo; Pellegrino Giovanni, fascista della prima ora e facente parte della polizia segreta della federazione dei fasci di combattimento, arrestato dagli Alleati al loro arrivo in Villalba e liberato, come l’Immordino, per generosa intercessione del Cav. Vizzini; Calogero Ferrara, della gioventù italiana del littorio; Immordino Vincenzo, figlio di quel Pietro innanzi citato, capo manipolo della milizia ed istruttore dei premilitari di Villalba. Questi, unitamente al padre, all’approssimarsi degli Alleati a Villalba, fuggì dirigendosi verso Valledolmo ove chiese ospitalità presso una famiglia di Villalbesi ivi residenti. Disse il padre ch’era loro intendimento di congiungersi con le truppe tedesche in ritirata per rifugiarsi in continente. Ne furono dissuasi finchè non venne arrestato il Pietro Immordino. Giglio Giuseppe fu Filippo, istruttore dei giovani fascisti di Villalba; Riggi Domenico, abberratissimo fascista, oggi comunista, in una proprietà del quale è stata rinvenuta, durante una perquisizione ordinata a seguito degli incidenti verificatisi, una cassetta di bome a mano. Tutti i sopra elencati hanno detenuto sfrontatamente per venti lunghissimi anni il potere a Villalba, ed oggi, ironia della vita, formano da soli, compatti, il gruppo social-comunista di questo paese! Ed ora continuiamo: Non avvenne però quello che era in un cuore generoso e nel pensiero del Cav. Vizzini perché i comunisti, indubbiamente quelli del luogo, temendo di venire smascherati dalle sue dichiarazioni, si voltarono come un solo uomo verso la voce che veniva dalla piazza e cominciarono a sparare pazzamente. A questi spari seguì lo scoppio di una bomba a mano che provocò un generale fuggi fuggi. Fino a questo punto l’oratore rimase con presenza di spirito dritto sul tavolo dov’era salito per il concione mentre il Cav. Vizzini rivolto verso i comunisti gridava levando le braccia: "Calma, calma!". Seguì lo scoppio di un’altra bomba a pochi passi dal punto dove trovatasi il Cav. Vizzini il quale si riparò dietro il camion che riportò, come si vide poi, danneggiamenti al radiatore. 78 Dopo qualche istante la piazza rimase quasi deserta. Spuntò un Appuntato dei Carabinieri al quale il Cav. Vizzini rivolse subito invito di chiamare il Maresciallo per renderlo edotto di quanto era avvenuto, sullo stesso luogo cioè ove si era svolto un così grave ed increscioso incidente. Avrebbe difatti potuto rilevarsi, e chiaramente, con le tracce ivi esistenti, da che parte ebbe inizio la battaglia, da quel lato erano state lanciate le bombe, quale il piano di una così diabolica ed infernale azione così minutamente preparata ed organizzata da un gruppo di scalmanati e di criminali. Il Maresciallo non credette opportuno intervenire, si ha ragione di ritenere, l’Appuntato non fece più ritorno e frattanto il Cav. Vizzini, sollecitato dal conducente dell’autocarro, si adoperò a fornire a questi quanto gli fu richiesto per potere rimettere in moto l’automezzo in parola. I carabinieri poi sopraggiunti rimossero i pezzi degli strumenti abbandonati, rinvenirono una bomba inesplosa ed una cinghietta di bomba e, per suggerimento dello stesso Cav. Vizzini, trasportarono ogni cosa in caserma. Ciò fatto questi si allontanò dalla piazza, l’autocarro partì e la gazzarra insensata rimase in pasto ai più deplorevoli apprezzamenti della buona gente di Villalba, atterrita, che ha sempre vissuto in perfetta sanità di costumi, in tutti itempi e malgrado inenarrabili sofferenze. Tanto per la verità dei fatti. L’allegato è la copia non firmata, stampata, clandestinamente pubblicata e distribuita dal Cav. Calogero Vizzini, capo dell’alta mafia nella zona di Caltanissetta, che presenta la sua posizione nel notorio incidente di Villaba dove una riunione della sezione locale del partito comunista fu segnale per una rissa armata fra partecipanti comunisti ed elementi separatisti. Vizzini è un esponente di spicco del gruppo separatista, guidato dalla mafia, filo-americano, conosciuto come fronte democratico d’ordine siciliano. Una completa traduzione del documento firmata la Vizzini è stata inoltrata nel rapporto JSP-965. L’allegato è identito, tranne per il fatto che non è firmato. Tre mila copie sono state stampate e diffuse in tutta la Sicilia. Class.: segreto. Fonte: Z Oggetto: Il Pci in Sicilia Data: 4 ottobre 1944 (controllare la data ) . 79 Le direttive ricevute dal Pci provengono direttamente da Stalin via Togliatti, il ministro comunista senza portafoglio. Al momento, Mosca ha ordinato di combattere ogni forma di separatismo. In Sicilia la propaganda comunista difende l’unità italiana e cerca in ogni modo di aumentare gli iscritti. Il Pci si batte per migliorare le condizioni di vita delle masse, aumentare i salari dei lavoratori e promuovere la sicurezza sociale, gli indennizzi per i disoccupati e l’ordine pubblico. […] Togliatti è in contatto permanente con l’ambasciatore sovietico a Roma, personalità che nessun italiano può incontrare senza il suo beneplacito. Durante il suo ultimo incontro con il leader comunista siciliano Giuseppe Montalbano, l’ambasciatore sovietico ha promesso che il suo governo infiltrerà agenti russi in Sicilia. Ufficiali russi verranno inoltre inviati per integrare la Commissione Alleata di Controllo nell’eventualità che il movimento separatista dell’isola assuma proporzioni inquietanti (al momento, possiamo affermare con certezza che non vi sono agenti sovietici in Sicilia, né ufficiali russi presso la Commissione. Montalbano va comunque considerato un agente del governo sovietico, dal momento che le sue attività sono fortemente connesse a quelle di Togliatti). Montalbano comunica con Togliatti attraverso il telefono della sua residenza o tramite corrieri occasionali. Partirà per Roma nel giro di una settimana. Sebbene i suoi uffici siano a Palermo, al momento Montalbano si trova nella sua città natale, Raffadali (la famosa "città rossa"), per sbrigare alcune questioni personali. Montalbano ha frequenti contatti con Girolamo Li Causi, il capo del Pci siciliano, che al momento si trova in viaggio. Oss (Palermo) (segue testo in italiano) Destinatario: Alcide De Gasperi (Roma). Mittente: Don Luigi Sturzo (New York) Oggetto: Lettera di Don Sturzo a De Gasperi. Data: 11 ottobre 1944 Collocazione: Rg 226, serie 92, busta 531, fascicolo 10. A Sua Eccellenza Alcide De Gasperi, Roma. Mio caro Alcide, non ho più ricevuto tue lettere dopo quella del 15 giugno scorso. So bene quanto tu sia indaffarato e oberato di lavoro. Mi basterebbe sapere che alcune mie lettere ti sono arrivate. Ti segnalo la mia lettera del 2 agosto (in cui chiedevo un’immediata risposta) e quella del 31 agosto, nella quale comunicavo l’invio di 1500 dollari. 80 Con la presente, ti informo di aver inviato 3000 dollari. Mille vanno a "Il Popolo di Roma", un acconto della somma promessa a Rodinò nella mia lettera del 6 luglio. Gli avevo detto che avrei inviato il denaro in 3 settimane, ma una serie di difficoltà hanno provocato uno slittamento di 3 mesi. Un mio amico, che deve essere già a Roma, consegnerà personalmente il resto della somma. Mille dollari vanno a Seli e si aggiungono alla somma già recapitata. Infine, mille sono destinati alla direzione centrale della Dc. Fanne l’uso che ritieni più opportuno. Al momento mi occupo di altri due progetti. Il primo consiste nel raccogliere del denaro per i nostri amici di Palermo, perché possano fondare un loro quotidiano (inviami l’indirizzo personale di Salvatore Aldisio per sveltire l’invio); il secondo, ancor più importante, punta a trovare finanziamenti per un nostro quotidiano a Milano. A questo proposito, un caro amico mi ha chiesto di stilare un piano dettagliato. Mi è sembrato che corrispondesse alle sue idee (e in parte anche alle mie) l’iniziativa di fondare a Milano un quotidiano che affronti i temi sociali e lavorativi dal punto di vista della dottrina e della pratica della Dc. Egli si è incaricato di trovare 2000 dollari tra i suoi amici. Avrò un riscontro in pochi mesi. Naturalmente, in seguito all’unificazione dei sindacati, non è più possibile puntare su un organo informativo del sindacato bianco, come "Il Domani Sociale". Forse, non è nemmeno consigliabile che il nuovo quotidiano dipenda dall’Istituto Cattolico per le Attività Sociali. A me sembra invece che dovrebbe essere collegato al nostro partito e occuparsi prevalentemente del mondo del lavoro, lasciando a "Il Popolo di Roma" le questioni politiche. Diamo ovviamente per scontato che a Milano esca ancora "L’Italia", l’organo dell’Azione Cattolica dipendente dalla curia. Ti prego di discuterne con Gronchi e Grandi e di inviarmi immediate notizie dei vostri piani perché io possa sostenere la questione (se, come spero, non sorgeranno ostacoli imprevisti). Inoltre, è bene che si sappia che la fonte delle piccole somme di denaro che io riesco a inviarvi è assolutamente indipendente e pura. E’ una questione di amicizie e di simpatie personali. Tramite Baldanzi, che ho incontrato giorni fa, ho ricevuto una lettera di Gronchi e un esaustivo resoconto di Achille Grandi sulla questione sindacale, un rapporto che mi sarà utile per informare le persone interessate al tema. Il quadro tracciato da Baldanzi è veramente cupo. A lui sembra (ed è opinione corrente qui in America) che il governo sia debole, diviso e privo di guida. Ha tessuto le lodi di Gronchi, affermando che è l’unico ad avere le idee chiare e le energie per promuoverle. Il generale O’Dwyer sembra avere una fiducia maggiore negli uomini del governo italiano. Mi ha anche parlato di Gronchi, aggiungendo Ruini e lo stesso Bonomi nella lista delle persone affidabili. Ciò che esaspera noi italiani è il tono di feroce critica, di generale sfiducia e di persisitente disprezzo utilizzato dai corrispondenti americani, un tono che sembra ispirato dall’intenzione di perpetuare per anni il controllo alleato sull’Italia. Tale tendenza si è ora attenuata (in seguito al comunicato Roosevelt-Churchill), ma in qualche modo continua a persistere come a voler giustificare il comportamento passato dei giornalisti. E’ il caso di Matthews del New York Times. Tu non puoi immaginare quale effetto deprimente tale campagna di discredito abbia avuto sul popolo americano. Mi auguro che l’ambasciatore italiano si porti dietro un buon addetto stampa. Cerca di fare una scelta oculata. Ti confermo di essere a disposizione dell’ambasciatore per qualsiasi compito in cui possa eventualmente rendermi utile. Avverti l’avvocato Scelba che il mio nuovo libro sull’Italia è stato pubblicato e che gli è già stato inviato. Con affetto, 81 Luigi Sturzo. P.s.: Gli americani citano sempre nomi famosi, per non sforzarsi di impararne di nuovi. Di conseguenza, per l’Italia contano al momento Croce, Sforza, Togliatti (o Bonomi e Badoglio). Devi fare in modo di ripetere sempre lo stesso nome (il tuo o quello di Gronchi), perché entri nella testa del lettore comune. 11 ottobre 1944 P.s.: leggo dai giornali che quattro sacerdoti americani sono stati ricevuti dal Papa. Tra questi si trova un mio caro amico. Tramite lui, ho inviato varie lettere a te, a Rodinò e a Gronchi. Ho ricevuto il tuo telegramma dello scorso 5 ottobre e l’ho fatto divulgare dalla stampa locale. Ma i due grandi quotidiani di New York non l’hanno pubblicato. Sarebbe stato opportuno consegnare il telegramma ai loro corrispondenti di Roma o a quelli della Associated Press o della United Internationa Press. Tu non coltivi i contatti con i corrispondenti stranieri. I fascisti, invece, sanno come stabilire rapporti di vario tipo. Riescono così ad ottenere una copertura stampa molto favorevole a loro. Ho scritto della questione a Spataro, a Rodinò e ad altri (tra questi, Luzzato). Ad essere in contatto con i corrispondenti americani sono proprio gli ex fascisti, la nobiltà romana e l’alta società. I giornalisti cercano sempre notizie sensazionali oppure notizie raccontate con sensazionalismo. Certo è che la maggior parte dei lettori americani non si interessa al nostro paese. Gli italiani vengono dipinti come incapaci di combattere, privi di ogni nozione sulla guerra di guerriglia e via dicendo. Ora si è sparsa la voce che le truppe italiane sono state ritirate dal fronte perché incompetenti, perché gli ufficiali si comportano con slealtà o perché creano solo problemi. […] Il pubblico americano sa della presenza di greci, brasiliani e di altri sul fronte, ma è convinto che non vi sia un cane di italiano! Ciò provoca un’enorme impressione! I miei quattro mesi di sforzi perché si raggiungesse una pace provvisoria con l’Italia (nell’eventualità che le clausole segrete dell’armistizio fossero venute meno) non hanno ricevuto alcun appoggio da parte della stampa. Persino le pubblicazioni cattoliche forniscono notizie scarse, o di carattere ecclesiastico. Con l’eccezione di due o tre testate, i quotidiani non hanno dato spazio alla mia iniziativa. Di fatto, ci è mancata la passione dell’opinione pubblica. Di nuovo, saluti affettuosi a tutti gli amici e alla tua famiglia, Luigi Sturzo. Class.: segreto Destinatari: William Donovan, direttore dell’Oss (Washington), Earl Brennan, capo del settore italiano del Si (Washington), colonnello Glavin, capo del teatro di operazioni nel Mediterraneo (Algeri). Oggetto: Riunione dell’alta mafia a Palermo. Data: 17 novembre 1944 82 Nei locali del ristorante "Napoli" si è svolta oggi una cena tra i vari esponenti della mafia siciliana. La cena è il risultato di vari incontri avvenuti presso l’hotel "Sole". Erano presenti una ventina di persone. Tra queste: il cavalier Calogero Vizzini, il dott. Volpe, Giuseppe Russo di Mussomeli (o Misilmeri), Fazio di Trapani, Pirrone, Marrone, il duca Guglielmo di Carcaci (Catania), l’avvocato Bruno (Catania), Sollima, nipote di Russo, Nino Leanza (Catania), Vincenzo Palermo (Catania). Non è stato possibile identificare gli altri presenti. Secondo Nino Leanza, un separatista di Catania, il Mis si è in un primo tempo orientato verso la separazione e l’indipendenza della Sicilia, ma ora tende ad appoggiare una repubblica italiana basata sul federalismo e le autonomie regionali. E’ questa l’idea del Leanza. Si ritiene che sia stato lui a spargere nei circoli separatisti le insistenti voci che vedrebbero l’imminente sostituzione dell’alto commissario Aldisio con un generale dell’esercito. Se ciò dovesse accadere, la mafia è convinta che le prime manifestazioni di disordini verrebbero seguite dalla dichiarazione dello stato d’assedio. Sarebbe un insulto rivolto ai siciliani e a quei principi di libertà ai quali il popolo aspira dopo vent’anni di dittatura fascista. La mafia ritiene che i generali dell’esercito, un’alta casta militare, siano legati alla monarchia e che di conseguenza non faranno che appoggiare la causa della dinastia traditrice. La fonte commenta che, se queste sono le intenzioni delle alte sfere del governo italiano, la Sicilia non dovrebbe inchinarsi e tantomeno essere consegnata ad un generale, fatto che potrebbe provocare la replica degli incidenti del 19 ottobre scorso. Oss (Palermo) Class.: confidenziale. A: Earl Brennan, capo del settore italiano della Si, colonnello Glavin, teatro di operazioni per il Mediterraneo. Da: Vincent J. Scamporino, capo del settore italiano della Si. Fonti: Sicana e Italian. Oggetto: Circolare comunista incita gli agricoltori ad occupare le terre. Data: 20 novembre 1944 Il 10 novembre la federazione provinciale del Pci di Palermo ha inviato a tutte le sezioni una circolare dal titolo "Soluzioni del problema della terra e misure di ritorsione contro gli agricoltori". 83 Il documento ha evidenziato che, in Sicilia, una forte percentuale della proprietà feudale è concentrata nelle mani di pochi proprietari terrieri. Il problema appare di vitale importanza per l’economia siciliana, ma deve essere rinviato fino alla convocazione dell’Assemblea Costituente. Al giorno d’oggi, tuttavia, appare urgente la concessione delle terre incolte agli agricoltori. Le soluzioni indicate dalla circolare sono le seguenti: revisione delle franchigie per usi esclusivi e riorganizzazione dei centri agrari; consegna agli agricoltori che si costituiscono in cooperativa delle derrate di grano necessarie alla coltivazione e al consumo familiare; consegna alle cooperative delle terre confiscate ai fascisti. Oss (Palermo) Class.: segreto Oggetto: Il generale Castellano si incontra con i fratelli Tasca Fonte: Z Data: 7 dicembre 1944 Il 6 dicembre il generale Giuseppe Castellano si è incontrato privatamente con i tre fratelli Tasca - Alessandro, Lucio e Paolo - leader separatisti e membri dell’alta mafia. Dopo aver tentato di organizzare la riunione per diverse settimane, il generale ha posto l’accento sull’importanza del mantenimento della legge e dell’ordine in Sicilia, dichiarando che il disordine non può essere più tollerato. "Gli Alleati desiderano tranquillità" - ha aggiunto - "e noi dobbiamo dare il buon esempio, dal momento che il Cln non sopravviverà a lungo." Castellano desidera che i fratelli Tasca collaborino al mantenimento della pace nell’isola. I tre sono pronti a fornire l’aiuto necessario, a patto però che pane e pasta tornino ad essere distribuiti. I Tasca hanno promesso di tenere informato il generale e di convocare frequenti riunioni. Oss (Palermo) Class.: segreto. Oggetto: Il generale Castellano presenta ad un funzionario del Dipartimento di Stato un piano per affrontare la questione siciliana. Mittente: Vincent J. Scamporino, responsabile del Si in Italia, teatro di operazioni per il Mediterraneo. Destinatari: Whitney Shepardson, capo del Si, e Earl Brennan, capo del settore italiano del Si (Washington) 84 Fonte: Sicana. Data: 16 gennaio 1945 Il generale Giuseppe Castellano ha avuto oggi un incontro fuori programma con il console americano di Palermo, Alfred Nester. Castellano ha colto l’occasione per illustrare il suo piano per risolvere l’attuale crisi siciliana. Ne elenchiamo i punti principali: 1. Il generale ha rivelato di aver tentato di promuovere un accordo provvisorio tra il Cln e il Mis per risolvere il problema siciliano. 2. Ha poi aggiunto che la crisi politica ed economica potrebbe essere gestita dai leader del popolo: quest’ultimo, però, appoggia soprattutto il separatismo, non i partiti del Cln. 3. Per raggiungere tale obiettivo, negli ultimi cinque giorni egli ha sostenuto varie discussioni con gli esponenti del Cln e con gli "amici" (con questo termine vengono definiti i membri dell’antica e cavalleresca mafia, che è prevalentemente separatista). 4. Castellano non ha ammesso di aver fallito nel tentativo di raggiungere un pieno accordo. Vi sarà quindi una tavola rotonda con appena una quarantina di leader (non solo del Cln). Egli comunque spera di poter presto organizzare un incontro allargato ad altre forze. 5. Egli punta a scegliere un portavoce (non necessariamente un separatista) capace di rappresentare le idee dei siciliani. Questi dovrebbe poi recarsi da Bonomi per perorare la causa delle masse siciliane in forma di ultimatum. 6. Ma potrebbe essere già troppo tardi, giacchè le rivolte sono in atto. Con l’intervento attivo dei leader dei partiti e dei capipopolo si potrebbe guadagnare un po’ di tempo ed evitare una situazione del tutto simile a quella greca. 7. Il generale è convinto che i siciliani abbiano una caratteristica particolare: seguono un leader, non un partito politico. Chiamando a raccolta i leader nel modo più opportuno, i siciliani finiranno per calmarsi e non si abbandoneranno a violenze. 8. Il generale ha aspramente criticato il modo in cui il governo italiano ha gestito la chiamata alle armi, causa della rivolta avvenuta negli ultimi quindici giorni. 9. Ha messo in evidenza l’errore commesso dal governo italiano, che ha divulgato la notizia nel bel mezzo delle feste natalizie, con il fatale risultato che conosciamo. 10. Se invece il governo avesse fatto uso di una propaganda efficace, ossia trattando i siciliani in maniera fraterna e affettuosa, non vi è dubbio che la reazione sarebbe stata diversa. 11. A proposito della rivolte, egli ha ammesso che le cause vanno ricercate nella miseria economica e nella propaganda politica fomentata dai separatisti, dai fascisti e dai socialcomunisti. Ed è proprio la chiamata alle armi la scintilla che ha dato fuoco alle polveri. 85 12. Incapaci di gestire la situazione, l’esercito e la polizia non possono sperare di controllare le sommosse con la forza. Le masse, infatti, sono dotate di bombe a mano (che possono essere acquistare a venti lire) e di armi automatiche abbandonate durante la campagna di Sicilia. 13. Occorre quindi molta diplomazia. Se si riesce a guadagnare un po’ di tempo, si può arrivare ad un accordo tra i leader e le masse (al momento, queste non hanno un rappresentante ufficiale). Sarà così possibile evitare una rivolta generalizzata. 14. Castellano ha rivelato che il piano è stato discusso con Bonomi a Roma, due settimane fa. Il capo del governo si è detto pronto a ricevere un rappresentante del popolo siciliano. 15. Castellano è convinto che il governo sia stato mal informato sul problema siciliano, rivelando che è stata presa in considerazione la possibilità di rimuovere dal suo incarico Salvatore Aldisio, l’alto commissario per la Sicilia. Il generale ha comunque suggerito a Bonomi che Aldisio rimanga al suo posto. Per il momento, infatti, la situazione non cambierà. 16. Nel corso della conversazione a senso unico svoltasi con il funzionario del Dipartimento di Stato, Castellano si è augurato che Nester trasmetta le suddette informazioni all’ambasciatore Kirk e al governo americano. 17. Nester ha ascoltato con interesse, facendo ogni tanto dei commenti o ponendo dei quesiti. Commenti: Negli ultimi due giorni, la mafia ha organizzato una serie di incontri segreti a Palermo, e in tre occasioni ha consultato Castellano sull’accordo che dovrebbe portare ad una tavola rotonda. Fonti mafiose hanno rivelato che il già citato 40 per cento mancante si riferisce a Finocchiaro Aprile, presidente del Mis, che si rifiuta di aprire una trattativa con i delegati del governo italiano (tra questi, i membri del Cln). L’accordo è stato pienamente accolto da Alessandro Tasca, leader separatista mafioso, ma rifiutato da Lucio Tasca, suo fratello ed ex sindaco di Palermo, che considera "impossibile" la realizzazione di un simile piano. Finocchiaro Aprile afferma: "Sono pronto ad aprire una discussione con il governo alleato (e non con il governo italiano) su ogni questione. Non ripongo alcuna fiducia nel governo di Roma. Di conseguenza, non posso stringere alcun accordo a nome del movimento che rappresento." E’ questo il probabile motivo che ha portato Castellano a discutere il piano con il console americano. Il generale spera almeno in un supporto morale per sorpassare Finocchiaro Aprile ed organizzare la tavola rotonda. Ma il console americano non ha offerto rassicurazioni o espresso commenti in materia. Sono in corso negoziati tra i capimafia e gli esponenti del Cln: tra questi, Girolamo Li Causi (Pci) e l’alto commissario Aldisio (Dc). Le trattative vengono coordinate dal dott. Calogero Volpe, abile portavoce della mafia e sorta di ambasciatore dei separatisti mafiosi. Questi non si considerano seguaci di Finocchiaro Aprile, anche se molti appartengono al comitato nazionale per l’indipendenza siciliana, mentre altri sono iscritti alla Dc. Volpe e Vizzini sono federalisti convinti e prevedono che al momento opportuno Finocchiaro Aprile cambierà idea, finendo per allinearsi alle direttive della vecchia mafia. 86 Occorre evidenziare che il generale Castellano è riuscito a convincere Alessandro Tasca, il cavalier Vizzini e il dott. Volpe (il rappresentante della vecchia mafia in tutta l’isola). Egli conta ora sulla promessa del loro appoggio per realizzare il suo piano. Castellano è fermamente convinto che il sistema della vecchia e rispettata mafia, un tempo vigente in Sicilia, dovrebbe tornare in scena per domare il banditismo e l’anarchia, elementi ormai fuori dal controllo dell’esercito e della polizia. Castellano non è da considerarsi come il candidato della suddetta missione presso il governo italiano. Tuttavia, da convinto e onesto siciliano, il generale cerca di promuovere "ogni beneficio per l’isola" e, al contempo, di "garantire gli Alleati, che già combattono una guerra al fronte, di non trovarsi a sostenere un nuovo conflitto in Sicilia." Oss (Palermo) Class.: segreto. Oggetto: Colloquio con Vittorio Emanuele Orlando Data: 25 gennaio 1945 Nota: il rapporto è basato su un colloquio intercorso tra Orlando e la fonte indicata. Se il governo italiano e l’alto commissario per la Sicilia riuscissero a comprendere la tragica situazione in cui versa l’isola, prenderebbero immediate ed energiche misure per salvarla. Di ritorno a Roma, Orlando affronterà la questione con Bonomi, informandolo dettagliatamente sulle condizioni e le necessità della Sicilia. Al contempo, egli proporrà a Bonomi di indagare sull’operato dell’alto commissario Aldisio, affinché si provveda alla sua sostituzione nel caso le condizioni generali dell’isola continuassero ad aggravarsi. Nel chiedere al governo di attuare misure preventive per evitare una rivolta siciliana generalizzata, Orlando consiglierà di: valutare lo stato della pubblica sicurezza, con l’obiettivo di trasferire i funzionari e gli agenti di dubbia onestà; aumentarne il personale; dotare le unità di polizia di veicoli, armi e munizioni per consentire la cattura di tutte le bande organizzate, che impediscono ai proprietari terrieri di risiedere nelle loro terre (se il banditismo non verrà totalmente annichilato prima del raccolto, gli agricoltori non potranno mietere il grano); 87 migliorare le condizioni economiche degli agenti di pubblica sicurezza e assegnare indennità alle loro famiglie, in modo da non siano costretti a ricorrere ad azioni illecite; fare pressioni sull’alto commissario per nominare un consiglio regionale basato sulla lista dei candidati già presentata dai vari partiti. I Savoia riusciranno a salvarsi grazie al sostegno dei britannici. Ma, al momento, nulla si sa dei metodi che verranno utilizzati per raggiungere tale obiettivo. Malgrado abbia parlato a lungo con Finocchiaro Aprile, Orlando non è riuscito a convincerlo a rinunciare alla politica separatista in nome del bene comune. Sebbene lo smacco lo abbia alquanto abbattuto, Orlando continua a pensare che il leader separatista cambierà presto idea. Orlando ha promesso a Finocchiaro Aprile la completa autonomia amministrativa, la creazione di un parlamento siciliano, la costituzione di una corte d’appello regionale con sede a Palermo, la formazione di una forza regionale di pubblica sicurezza e le dimissioni di Aldisio dall’incarico di alto commissario per la Sicilia. Oss (Palermo) Class.: segreto Oggetto: il separatismo siciliano ATTENZIONE NON TOGLIERE LA NOTA IN CASO DI AGGIUNTA DEL DOCUMENTO DIGITATO. Fonte: JK23 Data: 6 marzo 1945 . (testo in italiano) Class.: segreto Oggetto: L’alta mafia combatte il crimine Fonti: Mourner e Bullfrog Data: 5 aprile 1945 88 Fino ai primi di marzo sono stati registrati un forte deterioramento della sicurezza pubblica e un aumento della criminalità. Bande armate hanno sparso il terrore nelle campagne e sulle principali vie di comunicazioni. Di conseguenza, sono stati sospesi i collegamenti tra le città e il trasporto delle merci, con gravi conseguenze per il commercio e i consumatori. Per mancanza di mezzi, le forze dell’ordine si sono dimostrate impotenti ad affrontare la situazione. Si sono registrati diversi conflitti a fuoco tra criminali e agenti di polizia. Ma le forze dell’ordine hanno iniziato ad evitare gli scontri a causa delle uccisioni di diversi poliziotti I fuorilegge sono incoraggiati dalla facilità con cui carabinieri e poliziotti si fanno disarmare. All’inizio di marzo, a Palermo, l’alta mafia ha quindi organizzato una serie di incontri segreti per porre fine all’ ondata criminale. Riportiamo di seguito i risultati della campagna anticrimine voluta dalla mafia: Il 5 marzo una banda di 8 uomini è stata completamente annientata: i loro cadaveri sono stati rinvenuti presso la contrada Fiume Salina Nera (Mussomeli), nelle terre di Cannitello. Sono stati crivellati di colpi, strangolati e bruciati. Il 9 marzo il latitante Ignazio Giammanco è stato ucciso nella zona di Monte Gallo, presso Palermo. Il 6 marzo Giovanni Casarino e Arturo Coglitore sono stati assassinati a San Giuseppe Jato. Il 12 marzo Biagio Bucaro è stato ucciso ad Altavilla Milicia. Il 12 marzo il cadavere di Calogero Prizzi, latitante e membro della banda Mangione, è stato rinvenuto a Serradifalco (Caltanissetta). Il suo corpo è stato bruciato e risulta poco riconoscibile. Si suppone che abbia preso parte ai rapimenti di Arcangelo Cammarata e di Francesco Baglio. Il 12 marzo Giuseppe Renda è stato assassinato a Salemi (Trapani). Il 22 marzo Vincenzo Dioguardi, Carmelo Leta ed un terzo elemento (non identificato) sono stati eliminati. Avevano attaccato il pullman che collega Montemaggiore a Termini. Il 22 marzo Niccolò Sciacca è stato ucciso a Petrosino (Trapani). Il 24 marzo un certo Monachello è stato assassinato sulla strada di Bresciano Cappella degli Angeli (Castelvetrano, Trapani). Il 27 marzo Giovanni Vitali è stato trovato morto a Raffadale (Agrigento). Il 27 marzo Paolo Rotolo, uno dei tre capibanda attivi nelle zone di Campobello Di Licata, Naro e Palma di Montechiaro, è stato ucciso a Campobello (Agrigento). Il 20 marzo Antonino La Sala è stato eliminato a Montevago (Agrigento). Calogero Vizzini, il capo dell’alta mafia siciliana, sembra aver pronunciato le seguenti parole: "Ora basta! La Sicilia desidera tranquillità nelle campagne e sulle strade. Alcuni elementi sono 89 già stati eliminati, ma un centinaio devono ancora cadere. Il fascismo ha diffamato la Sicilia con le leggi speciali di pubblica sicurezza. Eravamo considerati una colonia penale. Il prefetto Mori e i suoi agenti sono i responsabili del degrado morale, economico e politico della Sicilia. Ma, al giorno d’oggi, gli americani devono poter giudicare l’isola come un gioiello del Mediterraneo." La Pubblica Sicurezza e i Carabinieri sono apertamente favorevoli all’improvviso interesse dell’alta mafia, per il rispetto della legge e dell’ordine ed evitano volutamente di indagare sulle uccisioni dei suddetti latitanti. Oss (Palermo) Class.: segreto. Oggetto: I leader dell’alta mafia concordano nel rivedere il movimento separatista. Fonti: Sicana e Bullfrog. Data: 9 aprile 1945 Nel corso di una serie di recenti discussioni a Palermo, gli esponenti dell’alta mafia siciliana hanno concordato nel trasformare il movimento separatista in una formazione politica favorevole all’instaurazione di una repubblica federale italiana. Le discussioni sono state moderate da Don Calogero Vizzini. Erano presenti anche altri esponenti dell’alta mafia: Francesco Montalbano, Peppino Cotone, Alessandro Tasca e Vincenzo Palermo. Con una chiara minaccia di "liquidazione", i capimafia hanno costretto Finocchiaro Aprile a modificare l’intero programma del movimento; questi si è poi consultato con Orlando sulla questione di una repubblica siciliana all’interno di una federazione italiana. Dopo aver concordato nell’appoggiare Orlando come capo del movimento repubblicano italiano in Sicilia, i capimafia hanno deciso che l’uomo politico debba assumere una posizione antimonarchica. In precedenza, Vizzini aveva ottenuto che Aldisio non ostacolasse le negoziazioni della mafia. Commento: Vizzini è entrato un anno fa nel Comitato per l’Indipendenza Siciliana, con l’obiettivo di guidare il movimento verso un programma repubblicano basato sul sistema di governo degli Stati Uniti d’America. Class.: segreto. Oggetto: Togliatti cancella la visita del Primo Maggio in Sicilia per evitare possibili disordini pubblici. Data: 25 aprile 1945 90 Nota: il rapporto è basato sulle alcune dichiarazioni rese da Montalbano, il leader comunista siciliano tornato recentemente da Roma. Il Pci intendeva organizzare una dimostrazione a Palermo in occasione del Primo Maggio, alla quale avrebbe dovuto partecipare lo stesso Togliatti. Ma gli attacchi alle basi separatiste hanno sollevato forti preoccupazioni tra le autorità governative e militari, sia in Sicilia che a Roma. Al leader comunista è stato quindi chiesto di cancellare la visita siciliana, dal momento che la sua presenza avrebbe potuto provocare atti di violenza più seri. Togliatti ha accolto il suggerimento del governo, giacchè il Pci non intende assumersi alcuna responsabilità per lo scatenamento di eventuali disordini. Oss (Palermo) Class.: segreto. Destinatario: Collonello D. Young Mittente: capitano James J. Angleton, unità Z per il controspionaggio. Oggetto: Li Causi Girolamo, di Salvatore. Data: 29 ottobre 1945 Dai nostri archivi non risulta che il soggetto sia mai stato utilizzato da questo ufficio come informatore. Class.: confidenziale. Oggetto: Attività del bandito Giuliano in Sicilia. Fonti: informatori, vice questore dell’interpol italiano e articoli di giornale. Data: 24 giugno 1947 In seguito ai successi alleati in Sicilia, si è sviluppata in tutta l’isola la propaganda comunista tra i braccianti agricoli. Sebbene non abbia attecchito per circa due anni, i suoi effetti hanno iniziato a farsi sentire con le prime misure governative per la riforma agraria. Tradizionalmente, l’isola è sempre stata di forti tradizioni monarchiche. Ciò ha reso difficile l’opera delle unità di agit-prop dislocate a Trapani, Caltanissetta, Agrigento, Catania, Messina, Palermo e Siracusa. 91 I ricchi proprietari terrieri hanno quindi reagito violentemente alla propaganda comunista per la distribuzione delle terre. Sono stati registrati sporadici atti di violenza nel momento in cui le lotte sono venute allo scoperto. I nostri precedenti rapporti sull’attività comunista in Sicilia mettono in evidenza l’efficacia dei metodi politici - diretti, semplici e potenti - messi in atto dagli agit-prop. Mascherandosi da crociati per la riforma agraria, i comunisti hanno quindi fatto breccia in questa roccaforte monarchica. Le recenti elezioni regionali testimoniano in maniera inequivocabile la crescente forza delle sinistre in Sicilia. La paura di perdere i loro privilegi per colpa dei comunisti ha quindi spinto i proprietari terrieri a pagare in cambio di "protezioni". Bande di fuorilegge hanno iniziato ad eseguire gli ordini dei loro clienti con l’obiettivo di scoraggiare le riforme per la distribuzione della terra. Tolta ogni connotazione politica, il conflitto è di fatto uno scontro tra chi ha tutto e chi non ha niente. L’organizzazione terroristica mafiosa, nota come "banda Giuliano", è stata accusata in maniera più o meno fondata di aver commesso numerosi crimini accaduti in Sicilia. Secondo tutti i rapporti, tra le ore 22.00 del 22 giugno e le prime ore del 23 la banda ha messo in atto la sua autonoma strategia anticomunista attaccando con armi da fuoco e bottiglie molotov numerose sedi comuniste nella provincia di Palermo. I comuni che hanno sofferto gli attacchi sono Carini, Partinico, Cinisi, San Giuseppe Jato, Borgetto, Monreale e Montelepre. Sventagliate di mitra e bottiglie molotov hanno colpito le suddette sedi comuniste, provocando lutti e danni materiali. Le forti proteste sorte tra i militanti di sinistra non sono state placate dalle promesse del presidente della Regione Siciliana Alessi (Dc) per una forte ed immediata azione contro il banditismo isolano. Nel corso di una riunione convocata dal ministro dell’interno Scelba, a cui hanno preso parte il capo della polizia Ferrari, il generale dei carabinieri Branca, il sottosegretario alla guerra Chatrian e il capo del governo De Gasperi, si è deciso di creare una forza di polizia politica più efficace e di inviare a Palermo il capo della polizia Ferrari, il questore di Napoli Coglitore (per assumere l’incarico di ispettore generale di pubblica sicurezza in Sicilia) e il generale dei carabinieri Branca. Il loro obiettivo è quello di studiare la situazione siciliana per iniziare un’azione su larga scala contro le attività criminali. La stampa di sinistra approfitta al massimo della situazione: si scaglia infatti contro le "insufficienti azioni governative" e chiede l’immediata attuazione della riforma agraria. In seguito ad accurate indagini, la polizia ha redatto un rapporto sull’incidente del Primo Maggio a Portella della Ginestra (in provincia di Palermo, Sicilia). La relazione ha rivelato che la banda Giuliano è implicata nell’attacco contro la manifestazione dei lavoratori. Tuttavia, i deputati comunisti Colajanni e Scoccimarro hanno negato che tale azione criminale sia un atto di banditismo, individuandone i responsabili nella Destra reazionaria. Scoccimarro ha poi accusato il capo del governo De Gasperi di piegarsi dinanzi a tali elementi, aggiungendo che i comunisti si sono contenuti troppo a lungo dinanzi a quegli avversari che utilizzano sistematicamente la violenza fisica. Tali dichiarazioni sono state applaudite con entusiasmo dai deputati dell’estrema sinistra durante i lavori dell’assemblea costituente. Viene così sfruttata al massimo l’occasione di criticare il presidente De Gasperi e di minare l’autorità del nuovo governo (costituito poche settimane prima, il 31 maggio 1947, ndr.). L’atteggiamento politico della sinistra e le possibili dimissioni del presidente della repubblica De Nicola, possono provocare una nuova crisi e la caduta del governo De Gasperi. Lo spettro del neofascismo, fa la sua inopportuna comparsa sullo scenario politico italiano e consente alla propaganda comunista di gettare discredito sul governo De Gasperi, dichiarandolo responsabile 92 per la rinascita neofascista in Italia e incapace di eliminarne i seguaci. Ma tali accuse sembrano ridicole, dal momento che le antiche roccaforti fasciste sono ora diventate avamposti comunisti. Dopo il ritorno a Roma del capo della polizia Ferrari, il sottoscritto sarà in grado di ottenere ulteriori informazioni e di redigere un rapporto definitivo sul tema. George C. Zappalà, agente speciale per il controspionaggio Class.: segreto. Oggetto: promemoria su Lucky Luciano. Data: 27 agosto 1947. Lucky Luciano, meglio identificato per Lucania Salvatore, giunse in Palermo, in traduzione, proveniente da Genova, il 2 gennaio u.s.. Il 15 detto mese essendo stato prosciolto dal provvedimento per l’assegnazione al confino di polizia, veniva rimesso in libertà previa diffida a norma dell’articolo 160 della legge di P.S., data sotto la quale prese alloggio all’Albergo " Excelsior" ed il 30 maggio stesso mese, passò all’Albergo " Delle Palme". Il 22 giugno successivo lasciò Palermo asserendo che si recava a Capri dove avrebbe preso alloggio al "Trocadero". Durante la sua dimora in Palermo, non risulta abbia svolto attività di sorta. Per orientamento si comunica che il 4 luglio 1947, proveniente da New York giunse in Palermo la suddita americana Inciarda Jole di Clemente e di D’Agostino Ignazia, nata a Palermo il 3/4/1907, domiciliata a New York, modista, munita di passaporto n. 60179 rilasciato dal Dipartimento di Stato a Wasshington, la quale ripartì per Capri, albergo " Trocadero" allo scopo di incontrarsi col Lucania, del quale asserì di essere l’amante. CAPITOLO III 93 I PARTITI POLITICI E LA LOTTA AL COMUNISMO Class.: confidenziale. Oggetto: Togliatti e il Vaticano stabiliscono un primo contatto diretto Fonte: Z Data: 13 luglio 1944. Il 10 luglio, nella casa di un ministro democristiano, il segretario di stato vaticano provvisorio, monsignor Giovanni Battista Montini, si è incontrato con Palmiro Togliatti, ministro comunista senza portafoglio nel governo Bonomi. Nel corso della conversazione sono state analizzate le intese raggiunte tra la Dc e il Pci. Fin dal suo arrivo in Italia, Togliatti si è spesso incontrato privatamente con personalità di spicco della Dc. Tali contatti hanno costituito la premessa politica del discorso pronunciato da Togliatti domenica 9 luglio al teatro Brancaccio e spiegano la calda accoglienza riservata al comizio da parte della stampa cattolica. Per intercessione di alcuni leader della Dc, Togliatti ha così potuto trasmettere al Vaticano le sue impressioni sulle opinioni di Stalin a proposito della libertà di religione (accolta ora dal comunismo) e del carattere democratico dell’intesa raggiunta tra la Russia e le nazioni alleate. Da parte sua, la Santa Sede ha stabilito un contatto con Togliatti attraverso gli stessi canali, ed ha espresso le sue opinioni sui futuri accordi con la Russia sovietica in rapporto al comunismo in Italia e in altre nazioni. Si è trattato del primo contatto diretto tra un alto prelato vaticano ed un leader comunista. Dopo aver esaminato la situazione, Montini e Togliatti si sono trovati d’accordo sulla concreta possibilità di promuovere un’alleanza contingente tra i cattolici ed i comunisti in Italia, fatto che permetterebbe alla Dc, al Psi e al Pci di raggiungere la maggioranza assoluta e, conseguentemente, di dominare il quadro politico. E’ stato quindi abbozzato un possibile piano di compromesso tra la Dc, il Psi e il Pci. Per grandi linee, Montini e Togliatti hanno anche stilato un programma di base per arrivare ad un’effettiva intesa tra la Santa Sede e la Russia. Class.: segreto Oggetto: Rapporto dal Vaticano sul movimento cattolico-comunista. Data: 27 agosto 1944 94 Il Papa ha impartito precise istruzioni a monsignor Montini sull’atteggiamento che la Santa Sede dovrà osservare in rapporto al ruolo dei comunisti nella politica interna italiana. Gli ha inoltre illustrato le direttive politiche a cui le autorità ecclesiastiche si dovranno attenere. Il Papa è arrivato alla conclusione che il nuovo movimento dei cattolici comunisti non può che creare confusione tra i fedeli nell’ambito della dottrina cattolica. L’ortodossia cristiana ne verrebbe danneggiata. Dal punto di vista tattico non sembra esservi alcuna necessità di tale movimento, dal momento che il compromesso tra la Dc e il Pci regola già i rapporti tra i cattolici ed i comunisti in Italia. Per evitare ulteriori confusioni, il Papa ha quindi chiesto al padre domenicano Mariano Codovani, maestro del palazzo apostolico, di scrivere per "L’Osservatore Romano" un articolo dottrinario semiufficiale sul tema dei cattolici comunisti, mettendo in risalto che un buon cattolico non può essere, al contempo, un comunista. L’articolo è apparso domenica 23 luglio. Il giorno stesso, nel discorso pronunciato per celebrare il settantacinquesimo anniversario del "Circolo di San Pietro", il Papa è ritornato con forza sull’argomento. "Lo Spirito Santo vi preserverà dal cadere in errore, così frequente nei tempi attuali" - ha detto - "Con dolore, dobbiamo constatare che, sebbene continuino a definirsi cattolici, molti nostri fratelli dimenticano gli insegnamenti più importanti della Chiesa." Il Papa ha indicato a monsignor Montini le fondamentali linee di condotta su tale argomento. Il movimento italiano dei cattolici comunisti dovrà essere abbandonato a se stesso e non verrà riconosciuto dalla Chiesa. Il clero, inoltre, dovrà convincere i fedeli che hanno aderito a tale movimento a iscriversi alla Dc. Il Papa è al corrente che lo stesso Pci si è convinto dell’inutilità del movimento dei cattolici comunisti. In pratica, gli accordi raggiunti dal leader comunista Togliatti e da quello democristiano, De Gasperi, vengono ritenuti da Pci sufficienti a chiarire la posizione comunista sulla questione della libertà di religione. Questa è anche l’impressione che si trae dal discorso pronunciato da De Gasperi il 23 luglio, che conferma l’alleanza tra cattolici e comunisti "sulla base dell’attuale politica sociale italiana." In ambienti vaticani si ritiene che, d’ora in poi, la politica della Santa Sede dipenderà dall’atteggiamento che i cattolici comunisti assumeranno nei confronti delle decisioni papali. Class.: confidenziale. Oggetto: Colloquio con il sottosegretario Mattarella Fonte: Z (Palermo) Data: 7 settembre 1944 95 Bernardo Mattarella, sottosegretario del ministero della pubblica istruzione, è stato contattato a Palermo l’8 agosto per discutere le politiche governative sulla pubblica istruzione e le strategie della Dc nell’ambito della politica nazionale. Occorre rilevare che l’attuale ministro della pubblica istruzione, Guido De Ruggiero, è un membro del Partito d’Azione e un importante leader del liberalismo intellettuale e politico. Il sottosegretario Mattarella è un esponente della Dc siciliana. E’ un avvocato ma non possiede una formazione culturale eccezionale. Con ogni probabilità, egli diventerà un docile strumento nelle mani del Vaticano per redigere un programma educativo sotto il vigile controllo ecclesiastico. Non è stata ancora introdotta una riforma scolastica di ampio respiro a causa della natura provvisoria dell’attuale governo. Si progetta la soppressione di numerose facoltà universitarie di scienze politiche e sociali. Sono centri di propaganda fascista e che loro struttura non collima con l’attuale sistema educativo dell’Italia democratica. E’ stata quindi suggerita la loro abolizione, con l’eccezione della facoltà di scienze politiche e sociali di Roma. Interpellato sull’argomento, Mattarella ha sostenuto di essere favorevole ad un radicale cambiamento del corpo insegnante. Come Di Ruggiero, egli non predica nessuna forma di cancellazione. Le facoltà create dal fascismo possono essere trasformate in centri per la formazione democratica dell’Italia. A Mattarella è stata poi chiesta un’opinione sulle conclusioni del congresso della Dc, tenutosi a Napoli il 29 e il 30 luglio scorsi. Il partito ha accolto il recente messaggio di Luigi Sturzo come una prova della sua attività per l’immediato raggiungimento di un armistizio. Mattarella ha inoltre confermato che il partito sarà guidato da due principi guida: la rinascita politica dell’Italia deve essere basata su principi spirituali. Il problema della ricostruzione è di natura morale: una rinascita materiale non sarebbe sufficiente (è un velato attacco alla dottrina e all’organizzazione comuniste, basate esclusivamente sull’approccio materiale ed economico delle questioni). La Dc considera la libertà un requisito indispensabile per il futuro dell’Italia e non tollererà che "il destino della nazione venga deciso da gruppi plutocratici o da organizzazioni giacobine e squadre d’azione rivoluzionarie nelle pubbliche piazze (è un nuovo attacco ai partiti della Sinistra, un avvertimento sul fatto che la Dc desidera cooperare alla realizzazione di un piano per l’ordine e la disciplina, ma non tramite i metodi rivoluzionari dell’azione diretta). La Dc è senza dubbio un partito conservatore, sebbene sia favorevole ad alcune coraggiose forme di riforma agraria secondo le direttive tracciate da Sturzo. Il partito continua ad avere un atteggiamento di cautela e di semicollaborazione nei confronti del Pci. Si ritiene che l’inizio della ricostruzione italiana provocherà lo scatenamento di una serie di contrasti sociali e politici. Oss (Palermo) 96 Class.: segreto Oggetto: corrispondenza privata. Significative affermazioni sull’attuale situazione politica italiana contenute nella lettera inviata da un leader del partito cattolico a Don Sturzo negli Stati Uniti. Data del rapporto: 26 novembre 1944 12 novembre 1944 Caro Sturzo, ho avuto la Sua lettera dell’11 ottobre e sono dispiaciuto di apprendere che Lei non riceve nostre notizie. Le ho inviato una lettera ringraziandola dei 1.500 dollari ed una seconda relativa al medesimo argomento inviatoLe da Seli. Mi auguro abbia ricevuto la lettera ed altri materiali che Le ho fatto pervenire attraverso Marchisio. Il nostro ufficio tiene sempre una casella aggiornata con del materiale a Lei destinato, ma sembra che la sfortuna ci perseguiti. Quintieri e Mattioli, sono improvvisamente partiti, e non siamo stati in grado di consegnare loro un plico che Le sarebbe stato utile per accompagnare gli sviluppi italiani. Vorrei ringraziarLa ancora una volta per il regalo fattoci pervenire in occasione del Suo giubileo e per i 3.000 dollari che arriveranno presto, che dovranno essere divisi, secondo le Sue istruzioni, nel modo seguente: 1.000 a Seli, 1.000 al partito e 1.000 a "Il Popolo". Ho incontrato padre Boland, che mi ha chiesto chiarimenti su come dovevano essere distribuiti i sussidi per la stampa a lui consegnati. L’ho quindi consigliato di finanziare il settimanale "Il Lavoratore Cristiano" (che presto uscirà a Roma come organo dell’Acli), "Il Domani d’Italia", quotidiano di Napoli che presto sarà in edicola, e infine il quotidiano di Palermo che ben presto inizierà le sue pubblicazioni sotto la guida di Mattarella e Aldisio. I Suoi piani riguardanti l’Italia del Nord ci trovano concordi. I nostri amici oltre le linee nemiche sono molto attivi nella lotta clandestina. Inoltre, da una lettera ho appreso che si pianifica la pubblicazione di un grande quotidiano politico a Milano, con edizioni locali in Piemonte e in Liguria, ed un altro giornale nel Veneto. Mentasti è il nostro delegato per tutto il territorio ed è già riuscito a superare varie difficoltà a Milano. Attendo l’arrivo dalla Svizzera di Jacini e forse anche di Colonnetti. Mi dicono che nella Confederazione i nostri rapporti con gli altri partiti sono buoni. I comunisti sono particolarmente ansiosi di collaborare: è questa la caratteristica più incisiva della politica italiana. Tornando ai giornali, il promesso sostegno di 20.000 dollari (che Lei ha raccolto) è prezioso. Concordo con Lei sul fatto che l’organo milanese debba essere nostro e avere un carattere sociale. Sono convinto che anche Grandi e Bronchi siano della stessa opinione. Cercherò ora di chiarire la complessa situazione sindacale. Come penso di averLe già scritto, sono uno dei promotori di un accordo sindacale basato su precise condizioni. Dal momento che tali accordi non potevano essere realizzati nell’ultima fase della lotta clandestina, Grandi è stato obbligato a firmare senza essersi prima consultato con il sud. Al momento, la nostra posizione non è delle migliori. La salute di Grandi è peggiorata e non riesce a tener testa a chi non sempre si comporta lealmente con noi. Dopo venti anni di vuoto, non saremmo in grado di costituire un’organizzazione sindacale da un giorno all’altro. Al momento, stiamo cercando di rafforzare la posizione di Grandi affiancandogli un collaboratore. Promuoviamo inoltre la federazione dei piccoli proprietari terrieri che coltivano direttamente la terra. Dovranno rafforzare l’unità sindacale ma, al contempo, godranno di una grande autonomia. Infine, sosteniamo le Acli a formare associazioni di lavoratori cristiani di cultura professionale non necessariamente incorporati ai sindacati. Naturalmente, la nostra collaborazione sindacale e politica con i socialcomunisti attenua la nostra forza propagandistica. Ma, almeno per il 97 momento, tale collaborazione sembra inevitabile, e si potrebbe anche affermare che in quest’ultimo periodo della guerra aiuta a prevenire forme di intolleranza violenta. A proposito delle opinioni di Baldanzi sul governo, non vi è dubbio che è debole, ed appare ancor più debole dal momento che organi di stampa estremisti come "L’Avanti!", "L’Unità" e qualche volta "L’Italia Libera" remano spesso contro, utilizzando persino gli organi ufficiali dello stesso. Tutti i tentativi di appianare le differenze all’interno del governo sono finora risultati infruttuosi. Ogni quindici giorni vengono avanzate proposte e promesse che nessuno mantiene. Su l’"Avanti!", Nenni assume spesso un atteggiamento simile a quello del 1919 (escludendo le posizioni anticlericali). Il 2 novembre, in seguito ad un attacco de l’"Avanti!" contro il comandante dei Carabinieri (compiuto senza prima avvertire i membri del governo), attacco in cui si chiedeva l’allontanamento del generale, i tre ministri democristiani hanno inviato una lettera al presidente del consiglio minacciando di rassegnare le dimissioni se il doppio gioco fosse continuato. In seguito ad una accesa discussione con i ministri di sinistra, in cui questi hanno riconosciuto i nostri argomenti, la questione si è conclusa con una serie di promesse. Ma non dobbiamo nutrire molte speranze. Qual è la causa profonda di questa crisi incombente? Io la attribuisco alla demagogia, alla fatale competizione tra comunisti e socialisti ed ai vecchi, negativi metodi delle politiche socialiste. Tuttavia, mi sembra che il principale motivo della crisi risieda nella questione costituzionale e nelle preoccupazioni che produce. Due fantasmi si profilano all’orizzonte politico: per alcuni, il pericolo è rappresentato dallo stato totalitario socialcomunista. Per altri, dal timore di un colpo di stato alla Franco. Nenni, ex membro della giunta militare di Madrid, è il tipico esponente di questa seconda ipotesi. Tale paura è fondata? Io non lo credo. Non vi è alcuna tradizione in tal senso, nessun sintomo di pronunciamento militare, nessun uomo in odore di gloria militare. Il nostro piccolo esercito inizia appena a riorganizzarsi, il re vive isolato a Posillipo, il luogotenente (il principe Umberto, ndr.) conduce una vita spartana attenendosi al più rigido dei protocolli, e finora non è mai uscito allo scoperto (con l’eccezione di un’intervista per la quale è stato biasimato). Assieme al suo collaboratore Canevari, un socialista, il ministro dell’interno Bonomi è una garanzia contro eventuali conati reazionari. Al Dipartimento della Guerra vi è un comunista che presiede la commissione per le epurazioni. Socialisti, comunisti ed azionisti hanno collocato loro uomini nei posti chiave. I partiti di governo controllano tutte le leve del comando.Dei due funzionari dell’alto commissariato per le epurazioni, soltanto uno è democristiano: Cingolani. La maggioranza delle cariche è occupata da estremisti. Nelle regioni, i nostri amici si lamentano per il gran numero di sindaci socialisti e comunisti nominati dai prefetti o dalle autorità alleate. Dei i nove quotidiani pubblicati a Roma, soltanto uno appoggia timidamente la monarchia, mentre almeno tre su quattro fanno propaganda antimonarchica. In tale situazione, si può seriamente agitare lo spettro di un colpo di stato militare, reazionario e antidemocratico? E’ comunque vero che le discussioni vertono più sulle preoccupazioni per la democrazia liberale repubblicana che sulle simpatie per la monarchia. Se mi guardo intorno, mi rendo conto che la monarchia non è mai stata un’istituzione forte, tantomeno una vera forma di governo. Vi è comunque chi dubita che i partiti democratici sappiano garantire la libertà e l’ordine dinanzi alla legge. Inoltre, molti si chiedono se i partiti della sinistra o del centro saranno capaci di attenuare il clima di violenza che incombe sulla vita sociale e che è l’anticamera di un regime totalitario. Al momento, i pochi incidenti vengono gonfiati, anche se abbondano in maniera sintomatica le manifestazioni verbali. I cittadini più coraggiosi affermano che effettivamente l’Italia contemporanea vive un periodo di calma relativa. Ma non è forse il risultato del provvisorio beneficio dell’occupazione (alleata, ndr.)? Al suo termine, si svilupperà il seme che viene oggi piantato? Nenni avverte i fremiti dell’opinione pubblica e ritiene di poter risolvere la situazione convincendo la Dc ad anticipare la sua adesione alle idee repubblicane. A suo parere, tale mossa finirebbe per togliere ogni speranza ai monarchici e lo spettro dei Savoia scomparirebbe. Dal plico che Le abbiamo spedito, Lei potrà rendersi conto di come Nenni abbia cercato di distorcere a proprio vantaggio i contenuti del Suo ultimo libro, che Pazzi ha portato all’"Avanti!" invece che a me. Lei certamente sa che, durante 98 la prima riunione del governo Bonomi a Salerno, io ho proposto (d’accordo con Ruini e con lo stesso Bonomi) che la legge per l’Assemblea Costituente non escludesse la realizzazione di un referendum. All’epoca, i socialcomunisti e gli azionisti di Sforza opposero una forte resistenza, obiettando che il popolo italiano non era politicamente maturo per un referendum. Ma alla fine tutti si trovare d’accordo nel promuovere un’assemblea costituente. Secondo me, un referendum avrebbe un grande valore morale, dal momento che confermerebbe il sentimento democratico e pacifico del popolo ed il consenso esplicito della maggioranza ad nuova forma di Stato. Inoltre, ciò è in sintonia con le aspettative degli Alleati, che avevano in mente tale consultazione sia a Mosca che a Teheran (ne siamo stati informati in maniera ufficiale). Ritengo che un referendum non possa mutare le nostre prospettive, giacché - se teniamo fede alla conversazione svoltasi tra il giornalista Matthews ed il principe di Piemonte - è probabile che la maggioranza degli italiani sia favorevole alla repubblica (a meno di improbabili colpi di scena). Ad ogni modo, mi sembra chiaro che un buon governo democratico, con aspetti di forza e disciplina, sia sufficiente a fugare lo spettro di una dittatura reazionaria. Ecco perché ci sforziamo di convincere gli estremisti ad astenersi dal promuovere campagne di agitazione politica. Ed è il motivo che ci porta a minacciare di abbandonare il governo. L’uscita dal governo è naturalmente la nostra ultima risorsa, giacché la nostra assenza metterebbe in pericolo la nascita della democrazia. Ma se anche decidessimo di rimanere e se le tattiche estremiste dovessero continuare, ciò porterebbe ad approfondire pericolosamente l’attuale crisi, dal momento che un governo democratico finirebbe per diventare un cencio esposto al pubblico ludibrio. L’altro fantasma è la dittatura socialcomunista. Utilizzo tale fusione verbale incurante delle speranze dei nostri amici (i militanti democristiani, ndr.) e degli autentici sentimenti socialdemocratici di molti intellettuali socialisti A mio parere, passerà ancora molto tempo prima che i socialisti riescano a liberarsi dalla soggezione verso i comunisti. I comunisti hanno il mito e il sostegno della Russia, una propaganda ben organizzata, mezzi di ogni sorta, leader capaci, ma, soprattutto, essi dominano i partigiani del nord (circa 100.000/120.000 uomini). Tra questi, un buon numero proviene dall’esercito. Altri stanno dalla nostra parte o sono liberali. Anche tra i capi partigiani vi sono ufficiali dell’esercito, ma i più preparati e i più organizzati sono i comunisti. Gli Alleati temono un colpo di mano a Milano o a Torino. Ma è più probabile che i comunisti occupino le cariche politiche più importanti con l’obiettivo di fare pressioni sul governo in un secondo momento. Al momento, la loro tattica di penetrazione viene messa in atto con efficace perseveranza. Ho l’impressione che tentino di instaurare una dittatura de facto mascherata di democrazia. Stando così le cose, non è facile liberarsi di un simile spettro. Si può solo dire che un’insurrezione armata appare improbabile, sia a causa dell’occupazione alleata che dell’appello alle forze democratiche e liberali. La maggioranza degli italiani è anticomunista, ma non è certo sulla base dell’anticomunismo che possiamo raccogliere le nostre forze. Si correrebbe il rischio di venir confusi con le forze della reazione. Per quanto riguarda gli Alleati, non credo che i loro rappresentanti conoscano bene i membri del governo. Ogni commissione mantiene rapporti diretti con i ministeri collegati alla sua attività, mentre i ministri senza portafoglio sono poco noti ed è difficile incontrarli. All’inizio ho cercato di conoscerli, ma gli impegni, gli incontri, le riunioni, le assemblee, il partito e il quotidiano me lo hanno finora impedito. Non capisco come faccia il Signore a preservarmi, considerando l’attuale assenza di ogni agiatezza. Ho raccomandato al nostro ufficio stampa e a Spataro contatti con i corrispondenti americani. Alla presenza di vari ministri, ho letto le Sue prese di posizione a proposito dei corrispondenti 99 americani. Sforza pensa che Lei sia pessimista. Non sono riuscito ad influenzare la preparazione della sua missione. Ho avanzato alcune proposte, ma non so se le prenderà in considerazione. Lei saprà certamente che le truppe italiane non hanno combattuto male. Avrà già ricevuto varie informazioni in proposito. Quest’anno verranno formate sei nuove divisioni equipaggiate dagli Alleati. Altre saranno pronte a breve. I nostri aviatori combattono con coraggio nei Balcani. Se si dovessero distribuire punizioni ed elogi, i piloti italiani meriterebbero sicuramente i secondi. D’ora in poi vi saranno anche corrispondenti di guerra italiani. Il governo si sforzerà di iniziare il reclutamento militare. Abbiamo ricevuto i saluti di Veranrt e del gruppo di "Popolo e Libertà". La segreteria ricambierà i saluti. Mi auguro che Scelba L’abbia messa al corrente dei nostri progressi organizzativi. La situazione è migliorata rispetto agli anni 1922-1926, ma continua ad essere complessa e difficile. Dobbiamo potenziare i muscoli. Lo spirito di lotta non manca. Le Sue lettere ci trasmettono luce e coraggio. Finora, sono riuscito a superare le difficoltà interne mantenendo vivi l’unità e lo spirito di combattimento. Ho una sola ambizione: consegnarLe il partito che Lei si merita. In attesa di quel momento, voglio ringraziarLa ancora per il Suo lavoro. Mi auguro che la Sua salute migliori e che Lei torni presto. Le invio infine i più devoti saluti da parte della mia famiglia e di tutti gli amici. Alcide Class.: segreto. Oggetto: Direttive vaticane alla Dc Fonte: Z Data: 8 dicembre 1944 Nel corso della recente crisi di governo, il Vaticano ha impartito categoriche istruzioni a De Gasperi, segretario della Dc. Nello specifico, De Gasperi dovrà: Cooperare ad ogni costo con i partiti dell’ordine per trovare una soluzione alla crisi; Temporeggiare ad ogni costo con i sei partiti per evitare situazioni pericolose e, al momento opportuno, rompere con gli elementi di sinistra. Un’altra fonte ha riferito che il Vaticano ha istruito De Gasperi perché eviti di venir designato a costituire un nuovo governo, nel caso Bonomi rassegni le dimissioni. Si ritiene che il seguente ragionamento sia alla base di tale mossa: un governo De Gasperi verrebbe considerato un governo del Vaticano. La Santa Sede non desidera assumere un simile ruolo, dal momento che i rapporti con la Gran Bretagna, gli Stati Uniti d’America e la Russia sono da considerarsi fattori critici. 100 Class.: segreto. Fonte: Z Oggetto: Rapporto sul Pci: piani, organizzazione, propaganda. Data: 8 gennaio 1945. Nota: Si tratta di un rapporto sul Pci preparato dal Sis, il servizio segreto della marina italiana. Le opinioni espresse devono essere valutate in tale ottica. La Regia Marina Italiana (tradizionalmente monarchica) si è infatti schierata politicamente contro il comunismo. Attuali manovre politiche del partito Approfittando della turbolenta situazione italiana, Il Pci si è organizzato per l’eventuale conquista delle masse indecise e disilluse. Le attività del partito sono guidate dal seguente assioma: "Quando regna il disordine, una minoranza ben organizzata è in grado di influenzare le masse". Al momento, tale minoranza conta su circa 30.000 iscritti nell’Italia liberata, un terzo dei quali solo a Roma. Per non spaventare i conservatori, i comunisti si dichiarano a favore della democrazia e lodano la collaborazione tra i partiti. L’obiettivo è scoprire le debolezze degli avversari. Procedono poi alla loro graduale, sistematica distruzione. Tale politica ha portato all’indebolimento del Psi (risultato del patto di unità d’azione), alla spaccatura nel Partito d’Azione tra i filosocialisti (gruppo BauerLa Malfa) ed i filocomunisti di Lussu (che ha assunto la guida del partito) e, infine, alla diffusione dell’ideologia repubblicana tra i membri del Partito Liberale. Le manovre comuniste hanno meno successo con la Dc, il cui leader, De Gasperi, si oppone alle loro attività con ogni mezzo a sua disposizione. I comunisti sono comunque riusciti a convincere gli Alleati ad impedire a Don Sturzo di rimpatriare dagli Stati Uniti per assumere la guida della Dc, fatto che porterebbe alle stelle il prestigio del partito. Fuori dall’ambito partitico, la Cgil è la roccaforte della politica di Sinistra sebbene conclami la sua apoliticità. Non si sono mai tenute elezioni interne. I leader della Cgil vengono nominati dai tre partiti (Pci, Psi e Dc) che la compongono. Il leader comunista Di Vittorio cerca di assorbire o neutralizzare l’influenza degli altri due partiti. Ma le attività più importanti del Pci si svolgono clandestinamente, tramite una rete organizzativa forte e compatta. Struttura interna del partito Il partito ha un segretario generale (Togliatti), un comitato centrale e numerose federazioni provinciali dirette da un segretario. Sotto le federazioni si trovano le sezioni locali che, a loro volta, sono composte da varie cellule. Ogni cellula ha un capocellula e dai 50 ai 100 iscritti. Il lavoro di tali gruppi viene coordinato direttamente dall’alto. In sintesi, il comitato centrale dirige l’organizzazione delle federazioni provinciali, le federazioni dirigono le sezioni e via dicendo. Gli iscritti sono divisi in due categorie: militanti regolari e neofiti. Questi ultimi sono i nuovi iscritti (che devono ancora provare quanto valgono), i primi invece quelli che hanno già lavorato per il partito. La propaganda e le misure di controllo vengono assicurate da questa struttura. In 101 aggiunta, tuttavia, operano vari gruppi speciali per l’ulteriore lavoro di propaganda. Tra questi, l’Agi-Pro (Agitazione e Propaganda, un nucleo annesso ad ogni federazione provinciale) e le organizzazioni giovanili, che vengono formate appena una sezione raggiunge una certa quota di iscritti. Le informazioni fluiscono dal basso verso l’alto attraverso regolari canali. Ad ogni iscritto viene chiesto di fare un rapporto giornaliero sulla situazione del suo posto di lavoro (sia esso statale o pubblico), ma anche sulle condizioni economiche e sociali. I rapporti vengono fatti al capocellula o al militante dell’Agi-Pro inviato per l’occasione. In tal modo, il comitato centrale viene minuziosamente informato ed è quindi in grado di dettare, se necessario, precise istruzioni ad ogni singolo militante. Tecniche di propaganda del partito Agenti speciali dell’Agi-Pro approfittano delle attuali miserabili condizioni dell’Italia per sobillare le masse sui treni, nelle file per l’acquisto dei prodotti del mercato nero, nelle piazze e in tutte quelle situazioni in cui la sofferenza è particolarmente manifesta. Questi agenti parlano dell’ostilità inglese, del rifiuto americano di estendere all’Italia la legge sui prestiti, del trattamento riservato ai prigionieri di guerra italiani e ai partigiani. Portano ad esempio la politica russa verso le nazioni ex nemiche da loro liberate. Il quotidiano comunista "L’Unità" è un altro importante mezzo di propaganda. Si dice siano stati depositati presso alcune banche romane 140 milioni di lire, di provenienza russa, per la creazione di due nuovi giornali. La ricchezza del Pci (raggiunta attraverso le iscrizioni e, si dice, i lauti aiuti sovietici) viene investita con grande profitto. Grosse somme vengono elargite agli Agi-Pro, gli alimenti vengono acquistati e rivenduti ai militanti a prezzi molto più bassi, famiglie bisognose ricevono sussidi per convincerle della buona volontà del partito e rafforzarne la dipendenza. Propaganda contro le forze armate italiane Una campagna particolarmente attiva viene diretta contro l’esercito, la marina e l’aeronautica. Gli ufficiali in servizio vengono accusati di sostenere legami con il fascismo, di inefficienza e di comportarsi ingiustamente con i soldati di leva. Le attività del Corpo di Liberazione (attualmente inquadrato nel Regio Esercito Italiano) vengono minimizzate, mentre i partigiani vengono esaltati come i veri difensori della patria. Si punta a demoralizzare le forze armate e a sostituirle con un’armata rossa. I comunisti insistono quindi perché le bande partigiane vengano inquadrate come regolari unità dell’esercito. Agenti dell’Agi-Pro diffondono la propaganda comunista tra i soldati del Corpo di Liberazione per sminuirne il ruolo militare e denunciare il comportamento alleato. Recentemente è emersa la questione della partecipazione italiana nella guerra contro il Giappone. Le direttive comuniste si oppongono a tale coinvolgimento, affermando che i soldati italiani non vengono attualmente utilizzati dagli Alleati. Vi è inoltre la pressante necessità di liquidare il nazifascismo in patria e di rispettare la neutralità russa nei confronti del Giappone. E’ un tipico esempio di come sappiano infondere malessere e dissenso, promuovendo al contempo la causa comunista. Class.: segreto. 102 Destinatario: Sottotenente W.T.M. Beale, Usnr (?) Oggetto: Principali risultati ottenuti dalla sezione italiana del Si Data: 12 gennaio 1945 In conformità alla Sua richiesta telefonica dell’11 gennaio, allego di seguito un elenco di quelli che considero essere i principali risultati della sezione italiana del Si, fin dalla sua instaurazione (da me operata) nel marzo del 1942. Per facilitare la lettura, l’elenco è disposto in ordine cronologico, e non dal punto di vista militare o dei servizi d’informazione. Italia e Sicilia Grazie alla consultazione di archivi ufficiali francesi, nel corso della campagna militare tunisina abbiamo ottenuto vari documenti sui rapporti franco-italiani. Vanno considerati di vitale importanza in rapporto ad eventuali colloqui di pace. Su richiesta del quartier generale alleato, ad Algeri abbiamo prodotto piani e materiali per l’invasione della Sicilia, fornendo il comando alleato di un nostro specialista e di altro personale. Durante l’invasione della Sicilia (e anche in precedenza), abbiamo prestato nostro personale addestrato ai servizi segreti inglesi, fornendo loro aiuto nelle zone in cui erano carenti. Questi elementi sono stati impiegati sia in azioni sovversive che per la raccolta di informazioni. Nel luglio del 1943 un nostro commando è entrato a Caltanissetta a seguito delle truppe alleate. Sono così stati arrestati il prefetto, il sindaco e 70 agenti fascisti. Abbiamo anche sequestrato diversi archivi del partito fascista. Nell’agosto del 1943 un nostro commando si è impossessato delle isole Eolie, facendo 48 prigionieri. Abbiamo anche messo mano su alcuni volumi contenenti i codici segreti della marina italiana. Nel settembre del 1943 le isole di Santo Stefano, Ventotene e Ponza si sono arrese ad un nostro commando, che ha catturato 95 soldati tedeschi e liberato diversi prigionieri politici italiani, albanesi e greci. Nel settembre del 1943 5 membri dei nostri commandos hanno compiuto il salvataggio di 51 paracadutisti della 82a Divisione Aerotrasportata, che era rimasta isolata oltre le linee nemiche nei pressi di Salerno. In Sicilia e a Salerno (ma anche durante le successive fasi della campagna in Italia), i nostri servizi di intelligenza hanno lavorato per le armate americane quinta e settima e per l’ottava armata britannica. Siamo riusciti ad infiltrare nostri elementi tra i servizi segreti britannici in Italia e a Londra, accedendo ad una serie di loro archivi. Abbiamo anche registrato gli incontri segreti dei servizi britannici in Italia. 103 Durante l’invasione della Sicilia e all’inizio della campagna italiana, abbiamo istituito una serie di governi civili ad interim in attesa dell’insediamento dell’Amgot (il governo americano dei territori occupati, ndr). In Sicilia, il nostro controspionaggio è riuscito a catturare numerosi agenti fascisti e nazisti. Tra questi, 70 sono stati acciuffati in un colpo solo. Sono stati anche sequestrati numerosi documenti fascisti. Abbiamo stabilito vari contatti con i servizi segreti italiani (Sim), ottenendo pieno accesso alla loro rete. Ne abbiamo anche microfilmato gli archivi e utilizzato l’infrastruttura. Grazie agli agenti del Sim e ai nostri commandos all’interno delle bande partigiane nell’Italia settentrionale, abbiamo costituito un’ampia rete informativa nell’Italia occupata. Grazie ai nostri commandos nell’Italia occupata, tutti i contatti all’interno del Clnai (compresi i cablogrammi) si avvalgono ora dei nostri sistemi di comunicazione, in sostituzione di quelli britannici. Abbiamo spiato la residenza e l’ufficio del maresciallo Badoglio, avvalendoci di mezzi diretti e indiretti. In esclusiva, siamo venuti in possesso del diario personale e dei documenti segreti del generale Castellano (dell’alto comando militare fascista). Le carte forniscono un dettagliato resoconto degli eventi che hanno portato alla caduta di Mussolini e all’armistizio. Copie fotografiche di questi documenti sono state inviate al presidente Roosevelt e al segretario di Stato. Clandestinamente, e senza che l’interessato se ne avvedesse, abbiamo localizzato, estratto da una cassetta di sicurezza e copiato una raccolta di importanti documenti (personali e ufficiali) del generale dell’esercito Giacomo Carboni, capo dei servizi segreti del ministero della guerra. Abbiamo consegnato brevi manu al presidente Roosevelt alcuni messaggi dei capi del governo Badoglio e Bonomi. Abbiamo stabilito e mantenuto uno stretto collegamento con gli esponenti dei maggiori partiti politici italiani, dall’estrema Destra all’estrema Sinistra. Tra questi si contano molti leader dell’Italia attuale e, senza alcun dubbio, di quella futura. Abbiamo stabilito forti contatti con alcuni settori del Ministero degli Esteri italiano. Ci siamo infiltrati in Vaticano con mezzi diretti e indiretti, così ottenendo dalle alte sfere della Santa Sede (compresi il Papa e la segreteria di Stato) importanti informazioni sull’Italia e su altre potenze straniere. Utilizzando mezzi diretti e indiretti, ci siamo infiltrati presso il palazzo del Quirinale. Siamo così venuti a conoscenza del contenuto delle conversazioni telefoniche intercorse tra il principe di Piemonte, i suoi principali collaboratori e importanti personalità italiane. Abbiamo penetrato il sistema di intelligenza del governo svizzero (uno dei nostri agenti era nel loro libro paga). Abbiamo così ottenuto informazioni sull’Italia provenienti da fonti segrete svizzere. 104 Siamo riusciti a richiamare l’attenzione sul movimento separatista siciliano, in un’epoca in cui questo veniva considerato insignificante dagli altri servizi segreti, sia alleati che americani. Abbiamo salvato dalle prigioni fasciste importanti personalità italiane e straniere. Abbiamo prelevato dall’Italia occupata un funzionario del consolato americano e cinque ufficiali alleati di medio rango. Su richiesta del Dipartimento di Stato, abbiamo trasferito dalla Svizzera all’Italia liberata due leader politici italiani in esilio. Da informazioni ottenute, i due hanno fornito un forte contributo al miglioramento della situazione politica italiana. Le nostre attività hanno largamente contribuito a coordinare le attività dei gruppi patriottici nell’Italia settentrionale (con i quali continuiamo ad avere rapporti). Ci siamo anche mossi perché venissero ufficialmente riconosciuti dal governo italiano come appartenenti alle forze armate. Attraverso i contatti stabiliti con il governo italiano (un ex collaboratore dell’Asse), il Vaticano, il Sim e le autorità militari e navali italiane, abbiamo creato un canale per ricevere informazioni sulle infrastrutture e le attività di spionaggio giapponesi. Al momento, sono una ventina i commandos operanti nell’Italia occupata e in permanente contatto con le nostre basi. Il coordinamento di questi gruppi ci permette di fornir loro informazioni sugli ordini di battaglia, sui servizi di intelligenza e di mantenere uno stretto collegamento con i partigiani. Earl Brennan, capo del settore italiano del Si, Washington. Class.: segreto. Oggetto: Esponente democristiano illustra la visione del suo partito a proposito del comunismo. Fonte: Z Sicana (Palermo) Data: 24 gennaio 1945 Non esiste alcun patto tra la Dc e il Pci: è l’opinione di Bernardo Mattarella, sottosegretario alla pubblica istruzione ed esponente democristiano. I comunisti hanno vanamente cercato un accordo politico. 105 Mattarella ha affermato che la Dc intende formare un governo tripartito con socialisti e liberali. Ma i democristiani non si sono finora accordati con i socialisti per l’insistenza di questi ultimi ad includere i comunisti nell’alleanza. A proposito della repentina decisione comunista di accettare un dicastero nel nuovo governo Bonomi, Mattarella ha dichiarato: "l’inclusione del Pci nel governo ben si sposa con la nostra strategia politica: i socialisti, infatti, hanno deciso di rimanerne fuori. La situazione può aiutarci a trovare un accordo con il Psi per escludere i comunisti ed accogliere i liberali." Mattarella si è poi detto preoccupato per la crescita comunista Egli ritiene che la lotta politica italiana si svilupperà tra la Dc e il Pci. "I comunisti sono i nostri veri nemici", ha aggiunto. Il leader democristiano ha commentato l’atteggiamento americano nei confronti dell’espansione del comunismo in Italia: non comprende perché ai comunisti sia stato concesso di entrare nelle zone recentemente liberate dagli Alleati. Ai democristiani tale autorizzazione è stata negata. Inoltre, la Dc non ha le stesse opportunità di fare propaganda politica. Ha poi concluso con le seguenti parole: "la situazione è allarmante: non riesco a spiegarmi perché le autorità americane si comportino in questo modo." Oss (Palermo) Class.: segreto. Oggetto: Lettera di Mario Scelba (leader democristiano) a Don Sturzo. Data del rapporto: 26 aprile 1945. 14 marzo 1945 Carissimo Professore, a proposito delle questioni sollevate nelle Sue ultime tre lettere, inizio dal partito. E’ assolutamente falso che i leader della Dc siano gran parte sacerdoti. Con l’eccezione di Don Nicoletti di Cosenza e di alcuni segretari del partito in quella provincia, non vi sono altri funzionari ecclesiastici. Abbiamo impartito istruzioni affinché i sacerdoti non partecipino ai comitati esecutivi del partito. Tuttavia, vi sono effettivamente (come in passato) molti sacerdoti indicati dagli Alleati, giacché i preti delle parrocchie sono sempre rimasti ai loro posti, portando a termine i compiti in maniera impeccabile. Gli Alleati non hanno mai avuto altra scelta. E’ vero che il clero è attivamente impegnato in politica e che sostiene la Dc. C’è stata molta enfasi sul tema. Una lettera pastorale del vescovo della Campania invitava i membri della diocesi ad iscriversi alla Dc. Un’altra (scritta dal cardinal Salotti) esalta la Dc passata e presente, mentre il Papa non fa mistero di interessarsi al movimento. 106 Come partito, abbiamo richiamato l’attenzione dei vescovi su simili manifestazioni, pregandoli di non assumere posizioni così esplicite da risultare dannose per tutti. La questione del voto femminile complica ulteriormente la situazione. Le organizzazioni femminili sono fortemente presenti nelle associazioni dell’Azione Cattolica e molto numerose nelle parrocchie. I rapporti con le organizzazioni femminili sono inevitabili. Inoltre, tutti concordano sulla decisiva importanza per gli interessi religiosi e ecclesiastici della prossima campagna elettorale che eleggerà l’Assemblea Costituente. Diventa quindi necessario raccogliere tutte le forze militanti affinché i cattolici svolgano un ruolo decisivo. Tutto porta a confondere la situazione che, agli occhi degli stranieri (soprattutto degli anglosassoni), appare ovviamente incomprensibile. Un certo Monjur (corrispondente inglese per vari settimanali cattolici), non riesce a capire come possa esistere un partito come la Dc, tantomeno perché i cattolici dovrebbero ricoprire un ruolo minoritario in un paese che si considera cattolico al novantanove per cento. I cattolici hanno autorizzato la formazione del Cif (Centro Femminile Italiano), che dovrebbe diventare un’organizzazione composta dalle varie associazioni cattoliche e un centro femminile di educazione sociale per opporsi alla sfrenata propaganda dell’Udi (Unione Donne Italiane). L’Udi si definisce un’organizzazione apolitica, guidata da esponenti liberali, azionisti e socialdemocratici. Di fatto, però, è gestita dai comunisti. Il Cif non rientra nella sfera dell’Azione Cattolica, e tra i suoi esponenti si contano nostri rappresentanti femminili. Sebbene non seguano un precisa tendenza politica, queste donne dovrebbero appoggiare attivamente la Dc, ora che i gruppi femminili hanno finalmente una rappresentanza politica. Un altro elemento di confusione è costituito dall’Acli (Associazione Cattolica dei Lavoratori Italiani). Sorta da un accordo tra l’Azione Cattolica e la Dc (intesa che punta ad utilizzare socialmente tutte le forze cattoliche, e quindi anche il clero, che non vuole e non può svolgere attività politica), l’Acli è stata accreditata dall’attuale governo e da un discorso del Papa. A dirigere l’Acli troviamo uomini dell’Azione Cattolica, come Storchi e Veronesi, e il segretario generale Giulio Pastore, membro del consiglio nazionale della Dc. Tutti i suoi dirigenti sono iscritti al partito. Sia l’Acli che il Cif, così come la confederazione sindacale cristiana in procinto di essere creata, si avvalgono naturalmente delle forze dell’Azione Cattolica e della Dc. Nasce da qui la presente confusione. I processi di differenziazione arriveranno più tardi. Nessuno mette in discussione l’autonomia del partito, sebbene vi sia la tendenza a considerarlo un settore emergente dell’Azione Cattolica. Della Torre così si è espresso sul Partito Popolare e reputa inutile possedere giornali di partito. Sostiene che in Belgio, Germania e Olanda la stampa cattolica è di fatto la stampa del partito, e viceversa. Se nel campo delle idee esiste una gran confusione, con la tendenza a tornare alla situazione precedente la nascita del Partito Popolare, occorre comunque rilevare che l’autonomia delle organizzazioni è stata finora assoluta. La Sinistra Cristiana è un movimento senza seguito e sembra essere collegato ai comunisti: un guardiano comunista in campo cattolico. Non tutti i suoi membri ne sono consapevoli, ma esistono prove concrete dei suoi legami con il comunismo. Di recente, dopo un intervento del Papa, sembrava che il movimento fosse entrato in crisi. La nomina di un triumvirato composto da Ossicini (figlio del povero Ossicini che Lei conosce), dal prof. Mira e da Montesi appariva come un segnale della separazione dai comunisti. […] Desideravano lavorare con la Dc e diventarne di fatto l’avanguardia. Io ho dato un cordiale benvenuto alla nuova entità e mi sono espresso a favore della sua evoluzione. Ma l’annuncio della pubblicazione del loro giornale (che costa milioni) e la loro partecipazione all’ incontro sull’affare Roatta, in cui Rodano (che 107 volevano farci credere non appartenente al movimento) ha pronunciato un discorso pieno di odio, non hanno fatto che confermare la persistenza dei loro legami con il comunismo. Dobbiamo sempre rammaricarci della mancanza di fedeltà. Basta dire che Rodano e Ossicini, all’indomani del 25 luglio del 1943, vennero delegati a rappresentare il partito presso la Cgil e i movimenti giovanili. Pensavamo che si sarebbero astenuti da ogni attività autonoma. In realtà, non sono stati di parola. Tardivamente, abbiamo allora chiesto l’intervento del Vaticano. Abbiamo pubblicato la notizia senza alcun commento e non abbiamo speculato sulla materia. Ma il giornale della Sinistra Cattolica ci ha fortemente aggrediti. Ogni tanto i suoi militanti compaiono alle nostre assemblee romane per attaccarci, comportamento che non hanno con gli altri partiti. Torna a circolare la voce della mancata nomina a ministro del prof. Ugo Forti. E’ assolutamente falso che la Dc abbia utilizzato l’argomento dell’antisemitismo. La frase di Tupini, tristemente inopportuna, è dovuta più a leggerezza che ad antisemitismo ed è stata pronunciata per ischerzo. Il caso Forti può essere così spiegato: Bonomi ha promesso a Forti la presidenza della commissione per la riforma della pubblica amministrazione e di nominarlo ministro della giustizia alla prima occasione. In tal modo, Bonomi riteneva di rafforzare il ministero. Il piano di Bonomi era sostenuto da Croce, amico personale di Forti. Inoltre, Croce desiderava che Arangio Ruiz diventasse ministro dell’educazione senza includerlo tra i ministri liberali (con la scusa che Ruiz era vicino ad ambienti cattolici). Dopo molte discussioni, Croce ha lasciato a noi la scelta tra i dicasteri della giustizia e dell’educazione. Tupini ha però fatto il diavolo a quattro, rifiutandosi di cambiare idea. Sacrificare Tupini dopo pochi mesi di ministero (e di pesanti critiche), avrebbe significato ammettere la giustezza delle critiche, finendo per rovinarlo. In alternativa, io ritenevo che sarebbe potuto diventare segretario politico (io avrei rinunciato volentieri alla vicesegretaria perché troppo faticosa). Il governo ha poi deciso che tale sacrificio era inopportuno. La questione era facilitata dal fatto che noi sapevamo che, mantenendo Tupini alla giustizia, Arangio Ruiz sarebbe diventato ministro dell’educazione. Non abbiamo nulla da temere da lui o dalla collaborazione di Mattarella (sottosegretario democristiano all’educazione), che ha dimostrato di essere un ottimo tecnico e che gode delle simpatie dei funzionari ministeriali. Tutto ciò ha favorito i nostri giochi. Forti mi ha detto di essere ebreo. Se non fosse sorto il caso del salvataggio di Tupini, né io (che ho curato le trattative per la formazione del governo) né Gronchi ci saremmo opposti alla nomina di Forti. Vi è preoccupazione per la liberazione dell’Italia settentrionale, per la politica inglese e per la posizione del governo Bonomi. Vi è il pericolo reale che i comunisti tentino un colpo di mano al momento della Liberazione. Ciò può accadere iall’improvviso. Ritengo che abbiano la forza di mettere in atto un simile piano. Informazioni provenienti da varie fonti ci portano a credere che i comunisti hanno avuto ordini di tenersi pronti. Inoltre, hanno iniziato la distribuzione delle armi. Con la scusa della crisi seguita alla fuga di Roatta, il Pci ha chiesto la nomina di un sottosegretario agli interni comunista, e la nomina di prefetti e questori legati al Pci. Per contro, le forze di polizia sono stanche delle continue campagne che sono costrette a subire, mentre l’esercito semplicemente non esiste. A proposito di Togliatti, è opinione comune che sia un uomo forte e astuto. Non so se sarà in grado di diventare un dittatore, ma è comunque certo che tutti temono la possibilità di una dittatura. Persino Nenni è preoccupato e, nel tentativo di giustificare la sua politica filocomunista, afferma che, nel caso si instauri una dittatura comunista, preferisce stare dalla loro parte piuttosto che beccarsi una pallottola in testa per aver 108 tradito la classe operaia. Alla Dc, considerata una forza politica conservatrice, spetterebbe invece un campo di concentramento. La politica togliattiana di collaborazione con il governo e di amicizia nei nostri confronti (attribuite agli ordini di Mosca) viene combattuta dallo stesso Pci. Recentemente ha portato ad un declino del movimento e a una virata verso il socialismo. Alcuni articoli comparsi nei giornali comunisti hanno destato un’enorme impressione. Se il Pci accettasse le tesi russo-yugoslave, la questione sarebbe risolta poiché ciò proverebbe la sua dipendenza da Mosca. Le prove sono costituite dal telegramma inviato a Franco e dalla dichiarazione che l’Italia è la prima nazione a rompere le relazioni diplomatiche con la Spagna. Ciò è accaduto dopo che un’analoga opinione era stata espressa dai giornali moscoviti. Va rilevato che, solo pochi giorni fa, i ministri comunisti avevano votato senza alcuna riserva la nomina del nuovo ambasciatore italiano in Spagna. Da qui i tentativi di Togliatti di mettere in difficoltà i socialisti. Il patto elettorale recentemente stipulato dai due partiti garantisce loro un’uguale rappresentanza in tutti i consigli comunali. Ciò rappresenta un chiaro vantaggio per i socialisti: in pratica, i consiglieri eletti dai socialisti finiranno per essere alla totale mercè dei comunisti, non essendo in grado di contare sull’appoggio del loro elettorato. E’ emerso inoltre un forte contrasto tra i due gruppi rossi a proposito della ricostituzione della Seconda Internazionale. Mentre Saragat ha salutato l’evento in termini entusiastici dalle pagine de l’"Avanti!", Togliatti ha scritto un duro articolo sostenendo che le responsabilità dell’attuale guerra e del fascismo vanno attribuite proprio alla Seconda Internazionale, che sarebbe stata la culla della reazione e delle divisioni della classe operaia. Il governo lavora e fa del suo meglio, ma non riesce a galvanizzare o ad unificare la nazione. L’economia peggiora di giorno in giorno. Per colpa dell’inflazione, gli aumenti salariali vengono inevitabilmente erosi. A tutto ciò bisogna aggiungere l’incertezza per il futuro, lo scoramento per il comportamento dei ministri inglesi e la preoccupazione per la questione delle frontiere nazionali. Il paese ha l’impressione di essere nelle mani degli angloamericani e delle nazioni a loro vicine, che cercano soltanto di trarre vantaggi dalla presente situazione. Abbiamo dovuto rinunciare alla Tunisia. Bidault ci ha messo due mesi a rispondere al telegramma di saluti di De Gasperi, e solo in seguito alla nostra dichiarazione. Assistiamo ad una campagna francese per l’annessione della Val d’Aosta mentre non sembrano voler rinunciare all’isola d’Elba. Si rumoreggia che l’Alto Adige andrebbe all’Austria, per ripagarla di chissà quali buone azioni. Per non parlare dei confini orientali. Non capisco perché gli anglosassoni sono così teneri con la Yugoslavia, un paese che, sorto nel 1919 da un accordo degli Alleati con la Francia, non ha mosso un dito al tempo dell’invasione germanica e che, inoltre, è stato per un lungo periodo al fianco della Germania. Il colpo di Stato di re Pietro, organizzato in extremis, non ha favorito gli Alleati, dal momento che la resistenza dei Serbi contro i tedeschi è durata appena una settimana. Veniamo ora alle bande partigiane. Il loro contributo alla causa italiana è di estrema importanza. Ora si comprende perché gli inglesi ci stiano privando di Tobruk ed abbiano iniziato ad evacuare gli italiani dall’Eritrea: sono i conquistatori e, per certi versi, fanno quel che vogliono. E difficile comprendere perché alcune aree dell’Italia, conquistate con enormi sacrifici durante la Grande Guerra (proprio al lato di quelle nazioni che ora combattono unite), debbano ora essere consegnate alla Yugoslavia e all’Austria. In una simile situazione, come può un governo riscuotere la fiducia della nazione? 109 A questo punto, sarebbe preferibile parlare agli Alleati con coraggio e fermezza. Nessuno dei membri dell’attuale governo ha i numeri per farlo, con l’eccezione di Togliatti (che però dipende dai russi). Ci vorrebbe unità di intenti, che però al momento appaiono spaccati tra fascismo e antifascismo. Gli antifascisti temono una nuova dittatura, ma forse sono loro a prepararla. Dovrebbe rinascere un patriottismo nuovo e coraggioso, impensabile per gli uomini, le masse ed i partiti attuali. Viviamo nell’ordinaria amministrazione. Il governo lavora ed opera con lentezza, e forse non potrebbe far di meglio. Ma la nazione sente che il timone non è in mani sicure. La timidezza di Bonomi e di quelli che lo circondano è risultata palese nella formazione della consulta. Ora sono tutti favorevoli alla creazione di una consulta politica, ma nessuno muove un dito. Si teme che possa diventare un’entità costituente in grado di offuscare l’azione governativa con discussioni di natura parlamentare. Nel frattempo, il progetto che prevedeva la partecipazione diretta dei deputati interdetti dal mandato il 26 luglio 1926 ha finito per provocare l’ostilità di Togliatti. Ha dichiarato di non desiderare la presenza dei rappresentanti dell’Aventino perché non vi erano comunisti tra quei settanta parlamentari. Tra questi, una gran parte era composta da elementi popolari e socialisti. Un problema che viene rimandato non può che diventare più complesso. L’ultimo progetto in ordine di tempo prevede la creazione di una consulta composta da 400 delegati: 280 verrebbero nominati dai sei partiti del Cln, mentre gli altri 120 scranni sarebbero suddivisi tra i partiti repubblicano, democratico e monarchico, i 70 ex deputati dell’Aventino e le rappresentanze dei sindacati, delle leghe cooperative e del mondo della cultura. Un tipico esempio di Camera dei Fasci e delle Corporazioni! Bonomi vorrebbe istituire 10 commissioni allargate, le quali, a richiesta del governo, dovrebbero riunirsi in assemblea plenaria. Gli altri puntano solo ad una consulta politica, coadiuvata però dalle commissioni (come nel vecchio parlamento). La questione dell’equa rappresentanza dei sei partiti del Cln sembra essere svantaggiosa per noi. Tali motivi spingono Bonomi a rimandare la creazione della consulta, di fatto eliminando uno strumento politico di formazione e progresso. Forse Nenni non ha torto quando, nel miglior stile giacobino, descrive il governo Bonomi come un "potere alla camomilla". Sugli Alleati, il suo linguaggio è spesso troppo pungente. Crisi da una parte, fermenti rivoluzionari dall’altra. L’affare Roatta ha dimostrato con quale facilità l’Italia rischia di trasformarsi nuovamente in vittima dei traffici più infimi. In occasione della fuga del generale, vi sono state dimostrazioni di piazza e campagne giornalistiche per abbattere il governo. Un comizio è stato organizzato nei pressi del Colosseo, promosso da socialisti e azionisti, assieme a liberali e militanti della Sinistra Cristiana. Si sono uditi discorsi infiammati ma, all’improvviso, la folla (non molto numerosa) ha abbandonato la piazza e si è diretta verso il Quirinale. Dalla folla sono state lanciate tre bome a mano (una è esplosa in mano ad un militante comunista, uccidendolo). Le forze di polizia hanno mantenuto la calma. Mentre la maggioranza della folla si disperdeva, un gruppo di facinorosi ha issato il cadavere su un camion e si è diretto verso il Viminale. Qui, la polizia era quasi del tutto assente. Per la folla è stato quindi facile irrompere nel palazzo e occupare lo studio di Bonomi. Una bandiera rossa è stata esposta al balcone. Un gruppo composto da partigiani, azionisti e comunisti, armato di bombe a mano e guidato dal generale Azzi, si è presentato a Bonomi in compagnia di un ufficiale dell’esercito e di Velio Spano, direttore de "L’Unità". Dal balcone hanno pubblicamente chiesto le sue dimissioni. Bonomi (con lui vi erano Spataro e Mole) ha dichiarato di non aver nessuna intenzione di arrendersi alla folla e che avrebbe risposto delle sue azioni solo dinanzi al consiglio dei ministri. Dall’esterno, 110 prevaleva l’impressione che si stesse ordendo un complotto. Un ministro ha quindi chiesto l’intervento della polizia alleata per liberare Bonomi. La folla non se n’è accorta. La sera stessa, Togliatti ha cercato di spodestare Bonomi per formare un nuovo governo, ma il rifiuto di De Gasperi ha evitato la crisi. I socialisti e gli azionisti, che già cantavano vittoria, hanno accusato il colpo. Non essendo riuscito a provocare la crisi, Togliatti ha quindi cercato di assicurarsi un maggiore potere all’interno della compagine governativa: ha chiesto che, accanto a Mole, venisse nominato un sottosegretario agli interni comunista, oltre all’indicazione di prefetti e questori vicini al Pci. Si dice poi che abbia preteso un ambasciatore a Parigi di fede comunista. Tali richieste attendono ancora delle risposte. Nel frattempo sono state prese alcune misure. Tra queste, la sostituzione del comandante dei Carabinieri, la subordinazione del Sim (il servizio segreto militare) al controllo del Ministero della Guerra e la virtuale soppressione del comando generale dell’esercito tramite la rimozione dei generali del periodo fascista. La crisi si è conclusa e il governo ne è emerso rafforzato. Ma la situazione è ancora precaria. Un tema che può portare allo scatenamento di una nuova crisi è il progetto di legge sulla confisca dei profitti avvenuti durante il regime fascista. Pesenti, ministro delle finanze comunista, ha proposto il sequestro dei beni accumulati dai gerarchi fascisti e dai contraenti dello Stato. Tutti gli aumenti di capitale realizzati dopo il 28 ottobre 1922 vengono quindi considerati de iure profitti eccedenti. Viene inoltre considerata fascista la quinta parte dei capitali scaturiti dalle manovre affaristiche promosse dal regime. Si è levato un coro di proteste. Molti hanno chiesto le prove che tali profitti siano riconducibili a manovre politiche. La questione cruciale sta nel comprendere se i comunisti esiteranno. Io penso di no. Questi sono i punti deboli del governo. Inoltre, gli inglesi contano sulla presunta debolezza del governo per affermare la loro egemonia. Sono convinto che, in loro assenza, l’affare Roatta sarebbe stato gestito in maniera diversa. Ed è vero che gli inglesi si oppongono alla ripresa produttiva delle industrie, ma solo di quelle tessili e di fibre artificiali. Le masse non sembrano essere al corrente di tali avvenimenti. L’avversione ai britannici è dovuta alla durezza dei loro ministri (i loro discorsi sono dei capolavori d’ignoranza dello spirito italiano) e a una serie di fatti seguiti alla liberazione del territorio italiano. Il miraggio della commercializzazione del pane bianco è infatti scomparso e le condizioni economiche peggiorano di giorno in giorno in maniera impressionante. Vi sono poi stati casi di suicidi di madri che non riuscivano a provvedere ai loro bambini. E, di recente, l’insegnante di una scuola media inferiore si è suicidato. Elezioni amministrative: come Lei sa, il governo ha già compiuto gli opportuni passi per la compilazione delle liste elettorali. Saranno forse pronte per la metà di maggio, in modo da poter fissare la data delle elezioni. Ma sono sorti numerosi problemi. Per quel che riguarda la legge elettorale, il consiglio nazionale del nostro partito si è pronunciato per la "proporzionale amministrativa pura" (come Lei può leggere su "Il Popolo") e per l’"intransigenza elettorale" (sottoscritta a larghissima maggioranza). Il consiglio intende divulgare tali risoluzioni al momento opportuno, per evitare fin da subito la formazione di blocchi elettorali all’interno delle varie sezioni. Il piano approvato nel 1920, che dichiarava vincitrice la lista che otteneva i due quinti dei voti, è stato scartato. Tale ipotesi favorirebbe infatti la vittoria del blocco socialcomunista in gran parte dei comuni. Per loro sarebbe molto facile ottenere i due quinti dei voti. In tali avverse circostanze, invece, noi dovremmo promuovere il sistema maggioritario, che dichiara vincitrice la lista che ottiene la metà più uno dei voti, un obiettivo difficilmente raggiungibile dal blocco socialcomunista. La proporzionale ci impedisce di formare blocchi elettorali, cosa per noi molto 111 pericolosa se si considerano le differenze tra le varie correnti. Alcuni militanti temono che i sistemi elettorali della proporzionale e dell’intransigenza elettorale finiscano per imprimere alle elezioni amministrative un carattere politico che sarebbe opportuno evitare prima dell’elezione dell’Assemblea Costituente. Altri propongono di indire elezioni a partire dai vari Cln. Ciò avrebbe il vantaggio di separare la politica dall’attuale clima di contrasti. Io ritengo però che i pericoli siano in tal caso ancora più evidenti. Tale ipotesi finirebbe infatti per prolungare il potere dei sei partiti nei piccoli comuni, dove, al massimo, dovrebbero esisterne due. L’unico scenario in cui il blocco dei sei partiti merita attenzione è forse quello siciliano. Qui il Cln può opporsi al movimento separatista che, a mio parere, ha una certa consistenza solo in grandi centri come Palermo e Catania. Nel richiedere un blocco elettorale, i socialcomunisti hanno affermato che sarebbero lieti della nostra partecipazione. Dubito che le elezioni possano aver luogo in maggio, giacché mancano le premesse materiali. Si stima che a Napoli occorrerebbero cento milioni di lire per acquistare le urne e altri materiali elettorali. Nell’ultimo consiglio nazionale, al comitato esecutivo del partito è stato chiesto di formulare un programma per le elezioni amministrative. Verrà presto istituita una commissione apposita, giacché vi è un’assoluta ignoranza dei problemi amministrativi locali. Nei comuni, le questioni da affrontare con urgenza sono le tasse locali, la riattivazione degli enti comunali di assistenza (gli ex gruppi di carità), la municipalizzazione dei servizi e la socializzazione del monopolio dell’industria elettrica. Nel frattempo, i segretari comunali sono diventati funzionari statali, mentre gli insegnanti dipendono ora dal ministero della pubblica istruzione. Saremmo lieti di ricevere i Suoi consigli in materia amministrativa. La invito a stilare un manifesto politico, come Lei ha già fatto in passato. L’ho spesso riletto, trovandolo molto attuale e ricavandone una forte ispirazione. Su "Il Popolo", Lei potrà leggere gli ordini del giorno sui temi del lavoro e della politica economica redatti dalle varie commissioni, per soddisfare il bisogno costante di linee programmatiche. I toni usati sono audaci. E’ un peccato che non vengano divulgati e che non vi siano oratori capaci di propagandarli. I documenti sono spesso freddi e aridi. Sembrano creati in laboratorio. A conclusione di questa lunga lettera, Le comunico che urge un nuovo inno per la Dc. Quello vecchio non funziona. Non piace ai giovani e nessuno lo canta più. Senza inno, le nostre assemblee sono fredde. Manca l’entusiasmo. Alcuni si sono sforzati di scriverne versi e musica, ma con scarsi risultati. Lei non potrebbe fornire al partito un nuovo inno? Capisco che è un impegno gravoso, ma Lei è il capo del partito ed è per questo motivo che mi sento giustificato a rivolgerLe tale richiesta. Dalle Sue lettere percepisco quanto e come Lei lavori. Ciò mi riempie di grande gioia perché Lei si impegna come ai tempi di via di Ripetta. Una Sua grande fotografia è appesa nel mio studio al partito. Sono solito comunicarLe problemi, paure e preoccupazioni, ma anche fedeltà e affetto; e ne ricavo consigli preziosi che tonificano le mie povere forze. Il Signore ci farà dono della Sua presenza? Mi auguro che ciò avvenga a Pasqua. Quali saluti posso inviarLe? Che il Signore La protegga e La affranchi dagli affanni del mondo. Sinceramente Suo, 112 Scelba Class.: segreto Oggetto: Preoccupazione del Papa per il ritiro delle truppe alleate. Data: 6 luglio 1945 Il Papa teme che le ultime truppe alleate vengano ritirare troppo rapidamente dall’Italia. Nel caso ciò avvenga prima che il paese trovi una certa stabilità, egli ritiene che vi possa essere il pericolo di un colpo di Stato. Se le truppe venissero rimosse prematuramente, gli Alleati perderebbero i frutti della loro vittoria militare in Italia. Il Vaticano è rimasto sorpreso dalle dichiarazioni del generale McNarney dello scorso 25 giugno, in cui affermava che il comando americano avrebbe rimpatriato 2.500 soldati entro il primo gennaio del 1946 (Trieste esclusa). Secondo alcuni prelati vaticani, è stato un errore fare un simile annuncio, sebbene motivi militari o di altro genere rendano necessario il rientro. Class.: segreto Oggetto: I partiti politici italiani e la situazione politica Data: 27 novembre 1945. I principali partiti politici italiani (dalla destra alla sinistra) Partito della Concentrazione Nazionale Liberal-Democratica Principali esponenti: sen. Bergamini, sen. Della Torretta, sig. Armando Zanetti. Sarebbe più corretto definirlo "Partito Conservatore". E’ una formazione politica desiderosa di salvare i resti delle vecchie istituzioni. Potrebbe essere ancora utile al paese e alle sue necessità sociali. Raccoglie uomini di destra provenienti da altri partiti (soprattutto del Partito Liberale). Individua la salvezza del paese nell’ordine, nel patriottismo e nella monarchia. Il suo programma politico, sociale ed economico è stato pubblicato ne "L’opinione", organo ufficiale del partito, e si basa sulla tradizionale risorgimentale, che ha dato al paese unità, libertà ed un meritato prestigio internazionale. Il Pcnld si ispira alla tradizione liberale e si batte per il rispetto del sistema parlamentare e della legalità senza il ricorso a misure repressive. Dal punto di vista economico, il partito è a favore delle imprese private, sebbene ammetta la possibilità di interventi governativi nel caso in cui l’impresa privata si riveli inadeguata alle sfide della modernità. Vari partiti di scarsa importanza, sorti indipendentemente l’uno dall’altro nelle varie regioni italiane, sono confluiti nel Pcnld e puntano a coordinare le loro attività in vista della ricostruzione materiale e morale della nazione. Partito Democratico Italiano 113 Segretario generale: Dott. Enzo Selvaggi. Principali esponenti: Roberto Lucifero, A.Premoli, V.Lucci. Pubblicazioni: "Italia Nuova" e tre settimanali a Roma. Numerosi altri giornali in varie regioni italiane. Il suo programma politico si basa sulla premessa che l’obiettivo di tutti i sistemi sociali punta a sviluppare e a proteggere la persona umana, vittima delle aberrazioni totalitarie. E’ a favore di un sistema costituzionale basato sulla monarchia, considerata la garanzia di un sistema politico realmente democratico, libero e non inquinato dalle continue vicissitudini partitiche. Per quanto riguarda i gravi problemi di politica interna ed estera, aderisce pienamente ai principi democratici che garantiscono (anche all’Italia) le fondamentali garanzie di dignità ed uguaglianza, come proclamato dalla Carta Atlantica. Al momento, il partito è schierato contro la "dittatura" del Cln (a cui non aderisce) e si considera di conseguenza all’opposizione. In tempi recenti ha conosciuto uno sviluppo considerevole, inaugurando oltre 300 sezioni. Varie organizzazioni monarchiche, sorte nell’Italia settentrionale come reazione alla propaganda repubblicana promossa dal Cln e dai partiti di Sinistra, si sono alleate al Pdi, da loro considerato un alleato naturale. Tra queste, la "Conte di Cavour" in Piemonte e il "Movimento Tricolore" in Lombardia. Quest’ultima sembra avere almeno 30.000 iscritti nella sola provincia di Milano. Partito Liberale Presidente: prof. Benedetto Croce. Segretario generale: avv. Cattani. Principali esponenti: conte Carandini, conte Casati, avv. Frosio, avv. Ricci, Manlio Lupinacci, Mario Ferrara. Principali pubblicazioni: "Il Risorgimento Liberale" di Roma, "La Patria" di Firenze, "Il Giornale" di Napoli, "La Libertà" di Milano, "L’Opinione" di Torino. Il Partito Liberale consacra tutte le sue energie alla difesa delle fondamentali libertà di pensiero, parola, stampa, associazione e religione. Non ha un gran seguito tra le masse, essendo soprattutto un partito costituito da intellettuali. Di recente ha conosciuto una crescita notevole nell’Italia meridionale, ha incorporato i locali Pdi di Toscana e Piemonte, traendo profitto dalla scissione del Partito d’Azione. Il programma liberale ha riscosso le simpatie dei cittadini senza partito, ed è quindi probabile che raccolga un gran numero di voti nelle prossime libere elezioni. Al momento partecipa al governo e si è spesso opposto agli altri partiti dell’esarchia (il Cln, ndr.). Il suo obiettivo è quello di prevenire l’adozione di leggi o misure considerate antiliberali o antidemocratiche, soprattutto nell’ambito della libertà di stampa e delle epurazioni. Non ha assunto una posizione chiara a proposito della questione istituzionale, ma va detto che, pur contando con una fazione repubblicana, è incline alla monarchia. In alcune sezioni la maggioranza ha recentemente approvato risoluzioni nettamente a favore della monarchia. Il Pli ha ingaggiato battaglia con i partiti di sinistra per imporre limiti temporali e di azione alla futura Assemblea Costituente e per promuovere un referendum popolare (per la scelta tra monarchia e repubblica, ndr.) da tenersi assieme all’elezione dei deputati della Costituente. Partito Democratico del Lavoro 114 Segretario: avv. Cevolotto. Principali esponenti: Ruini e Molè Pubblicazioni: "Ricostruzione" (scarsa circolazione). Persegue una politica progressista nel tentativo di fondere l’ideologia liberale, democratica e socialista. A proposito della questione istituzionale, si è pronunciato a favore della repubblica, ma si mormora che il suo leader, Meuccio Ruini, ed altri importanti esponenti del partito non esiterebbero a schierarsi a favore della monarchia. Il Pdl ha scarso seguito tra le masse ed è quasi esclusivamente formato da uomini politici. I suoi fondi sono carenti e non può vantarsi, come fanno il Partito Liberale e il Partito d’Azione, di contare tra le sue fila eminenti personalità. Se Nitti formasse un suo partito (cosa probabile), il Pdl perderebbe i suoi principali leader. E’ in ogni caso un partito destinato a scomparire nel momento in cui i suoi uomini più capaci subiranno la fatale attrazione delle formazioni politiche più dinamiche e vitali. Il Pdl mantiene contatti con la massoneria. Democrazia Cristiana Segretario: De Gasperi Principali esponenti: Gronchi, Spataro, il conte Jacini. Pubblicazioni: "Il Popolo" (Roma e Milano) e vari altri giornali regionali. E’ l’erede del vecchio Partito Popolare Italiano di Don Luigi Sturzo, il sacerdote che all’indomani della prima guerra mondiale riuscì a rinnovare il movimento cattolico "modernista" del primo Novecento. In campo ideologico, egli sostituì il materialismo storico con l’intervento della Divina Provvidenza, e la lotta di classe con la collaborazione tra le classi sociali, garantita dall’equilibrio degli interessi economici nel segno della Carità Cristiana. Venivano così applicati i principi emanati dalla famosa enciclica "Rerum Novarum" di papa Leone XIII, che gettò le basi della nuova dottrina sociale cristiana. Nel Ppi emerse ben presto il dualismo tra i conservatori e i progressisti, fatto che condusse i primi ad allinearsi al Fascismo (considerato il partito dell’ordine), mentre i secondi, infiammati dalle teorie del Miglioli, finirono per abbracciare le tesi comuniste (occupazione delle fabbriche e delle terre, ecc.). Nell’attuale Dc si distinguono due tendenze: una di destra (guidata da De Gasperi) ed una di sinistra, composta dalle forze progressiste giovanili. La sinistra vorrebbe chiudere con il settarismo e la dipendenza dal Vaticano, e che la Dc si pronunciasse a favore della repubblica, per l’assemblea costituente al posto del referendum e per la collaborazione con i socialcomunisti. Sebbene non in modo ufficiale, la destra considera la Dc il braccio secolare della Santa Sede nella politica italiana. Sotto la maschera dell’agnosticismo, appoggia la monarchia e il referendum al posto dell’assemblea costituente. Per timore di essere sbaragliata dai socialcomunisti, è infine poco incline a stringere patti con loro. Vale notare che in Piemonte, Campania e Puglia la Dc è decisamente monarchica. Leader influenti del partito si sono più volte espressi ufficialmente a favore dei Savoia. Molti esponenti della Dc sono importanti professionisti del mondo industriale e finanziario. Ma anche operai e impiegati statali aderiscono al partito. La Dc conta inoltre con numerosi sostenitori tra gli ufficiali delle forze armate e promuove un’attiva propaganda volontaria per aiutare le masse a risolvere la questione alimentare, soprattutto attraverso l’organizzazione di "mense popolari" presso il Circolo di San Pietro (che ha recentemente rilevato varie mense popolari e ristoranti economici di proprietà della Società Immobiliare). Partecipa inoltre alle attività della "Pontificia Commissione per i Profughi", alla quale aderiscono 115 alcuni dignitari del Vaticano. La Dc è attualmente il maggior partito di massa italiano. Nelle regioni del centro e del sud i democristiani hanno il controllo della cosa pubblica, mentre i comunisti sono in decisa minoranza. Attendibili statistiche divulgate dal Ministero dell’Interno mostrano che nelle regioni controllate dal governo italiano (al di sotto della Linea Gotica) la sola Dc conta con più militanti di tutti gli altri partiti messi insieme. Al nord, è fortissima in Piemonte e Lombardia ma debole in Liguria e in Emilia Romagna. E’ praticamente l’unico partito nel Veneto, una regione che, come ai tempi del Ppi, viene considerata la roccaforte dei cattolici. Partito d’Azione Principali esponenti: Lussu, Cianca, La Malfa, Rossidoria. Pubblicazioni: "Italia Libera" (Roma), "L’Azione" (Genova), "GL" (Torino) e vari altri settimanali. Ai suoi esordi, il Pd’A era composto da intellettuali e da esiliati politici sostenuti dai servizi segreti alleati e occultamente finanziati dalla Banca Commerciale Italiana. Ha poi svolto un ruolo fondamentale durante l’occupazione tedesca. Nel Pd’A militavano soprattutto professionisti e intellettuali che hanno gradualmente assunto il comando della lotta clandestina. All’indomani della Liberazione, gli azionisti (che non erano certo alla testa di un movimento di massa) hanno continuato a influenzare i vari comitati di liberazione sparsi per l’Italia, ma senza un programma politico definito. Di idee decisamente repubblicane, durante la lotta di Liberazione il Pd’A riceveva aiuti speciali da parte degli Alleati. Gli azionisti mantenevano i collegamenti con gli angloamericani grazie ai servizi segreti militari. Di recente i ranghi del partito si sono fortemente assottigliati. Molti militanti azionisti che hanno preso parte alla Resistenza temono infatti che, nel caso venga instaurata una repubblica, il Pci possa impossessarsi del paese ed imporre una dittatura comunista. Numerosi esponenti del partito hanno rassegnato le dimissioni, soprattutto in seguito alla risoluzione di Cosenza che ne ha dichiarato il carattere rivoluzionario. Al momento, quindi, il Pd’A è lacerato da una drammatica crisi interna. L’ala destra si sposta verso il Partito Liberale, quella sinistra verso il Partito Socialista, mentre è palese che la maggioranza dei suoi leader viene attratta dal Partito Repubblicano. Se le suddette fazioni abbandonassero il partito, il Pd’A potrebbe confluire nel Pri. Gli azionisti hanno attraversato una difficile crisi finanziaria, che sembra ora risolta grazie alle forti somme elargite da alcuni industriali. Questi hanno ottime ragioni di temere le epurazioni in atto e, per evitare di essere attaccati, si rifugiano sotto l’ala protettrice del partito. Partito Repubblicano Italiano Segretario: Randolfo Pacciardi Principali esponenti: Conti, Buggelli, Facchinetti. Pubblicazioni: "La Voce Repubblicana" (Roma) e "Il Popolo Sovrano" (Milano e Torino). Il Pri si batte per l’abolizione della monarchia e si rifiuta di partecipare ai governi che giurano fedeltà al Re. E’ quindi schierato contro il Cln (al quale non appartiene) e il governo. Il partito propone che il potere legislativo venga esercitato da una camera dei deputati, da un senato (che non dovrebbe però interferire con la camera nell’elaborazione delle leggi, limitandosi a revisionarle) e da una corte costituzionale, che dovrebbe vigilare sulla legittimità delle leggi. Il potere esecutivo verrebbe esercitato dal presidente delle repubblica e dal governo. Il Pri punta a diventare un partito "puro" che non scende mai a compromessi. La violenza dei suoi attacchi alla 116 monarchia e al governo in carica hanno convinto molti repubblicani ad abbandonarne le fila, convinti come sono che gli italiani dovrebbero raggiungere un qualche compromesso politico. In Romagna (da sempre una roccaforte delle idee repubblicane) il Pri è inesistente. I suoi fuoriusciti hanno fondato il Partito del Lavoro Italiano, che diffonde le idee repubblicane ma in maniera meno violenta. Al momento, nel Pri agiscono numerose correnti che potrebbero portare ad una serie di scissioni. Partito Socialista Segretario: Nenni. Principali esponenti: Lizzardi, Saragat, Silone, Modigliani. Pubblicazioni: "L’Avanti" (Roma e Milano) e vari periodici nelle altre regioni. Il suo programma si ispira alle teorie economiche e sociali di Karl Marx. E’ favorevole all’instaurazione della Repubblica. Durante l’occupazione tedesca ha svolto attività propagandistiche e informative e guidato i comitati di liberazione nazionale, ma non ha partecipato attivamente alla lotta partigiana. La politica di Nenni ha provocato una seria crisi nel partito. Malgrado i consigli dei socialisti francesi e britannici, il leader ha spinto il partito verso i comunisti, fatto che gli ha tolto la fiducia della base. Nenni si è ultimamente avvicinato alla Dc. E’ convinto che se riuscisse a stabilire un’alleanza politica con i cattolici, la sua posizione nel Psi si rafforzerebbe. La sua guida è rimasta seriamente indebolita dalla sconfitta subita sulla questione della fusione con il Pci. E’ stato inoltre criticato dai membri anziani del partito, guidati da Modigliani (ex segretario del partito), e dal gruppo dei moderati capeggiati da Saragat. Un altro gruppo di moderati, con alla testa Zaniboni, ha da poco abbandonato il Psi per formare il Partito Socialista Democratico. Zaniboni, che è monarchico, ha inoltre acquistato un quotidiano politico romano, "La Capitale". Sembra certo che nel corso dell’imminente congresso socialista finiranno per prevalere le idee di Saragat, Silone e Modigliani, che desiderano preservare la piena indipendenza del partito per plasmarlo sul modello del partito laburista britannico. Sebbene passi come un partito di massa, il Psi ha pochi militanti, assai meno non solo dei comunisti e dei democristiani ma anche degli iscritti al Partito Democratico Italiano. Vale notare che all’indomani della liberazione di Roma (giugno 1944), "L’Avanti" (organo ufficiale del partito) vendeva tra le 120.000 e le 150.000 copie al giorno. Ora le vendite sono scese a 40.000, la metà delle quali a Roma. Dopo un iniziale successo, "L’Avanti" ha perduto lettori anche a Milano. Sinistra Cristiana Principali esponenti: Don Pecoraio, Franco Rodano, Giulio Serpa. Pubblicazioni: "La Voce Operaia". Si tratta di un movimento di sinistra che punta a svilupparsi all’interno della chiesa cattolica. Sembra che a finanziarlo sia il Pci, con l’obiettivo di spingere i militanti democristiani verso le politiche socialcomuniste. Il movimento cattolico-comunista è sorto grazie all’opera di alcuni giovani intellettuali e operai. Il suo programma è antifascista e si propone come avanguardia della classe operaia e, nello specifico, dei lavoratori cattolici. Trasformatosi nell’ala sinistra dei cattolici, il partito è stato ripetutamente attaccato dai giornali vicini al Vaticano, che ha espresso sfiducia e apprensione a proposito di alcuni punti del suo programma politico, considerato troppo avanzato e pericoloso. La Sinistra Cristiana ha successivamente inglobato il Partito Cristiano Sociale e ricevuto adesioni di militanti indipendenti e democristiani. "L’Osservatore Romano" ha 117 sconfessato il partito non solo per ragioni teoriche e dottrinali, ma anche per evitare il pericolo che all’estero simili gruppi o partiti, soprattutto in Francia e in Yugoslavia, arrivino a ritenere che la politica della Sinistra Cristiana riceva l’approvazione del Vaticano. Partito Comunista Segretario: Togliatti. Principali esponenti: Spano, Di Vittorio, De Negarville, Reale. Pubblicazioni: "L’Unità" (Roma e Milano), "La Voce" (Napoli) e vari settimanali. "La Voce" (Napoli). Il Pci punta ad abolire il capitalismo attraverso la lotta di classe del proletariato contro la classe media (borghesia). Tra tutti i partiti che nell’attuale periodo di transizione cercano di ottenere il sostegno delle masse in vista della battaglia decisiva, il Pci sembra essere la formazione politica che compie i maggiori sforzi per conquistarle. Non dobbiamo infatti dimenticare che ultimamente non ha soltanto proposto di andare al governo ma anche di instaurare un monopolio di potere per imporre la sua ideologia alla nazione. Il Pci non può limitarsi ad una politica puramente elettorale, in cui successo e fortuna appaiono incerti, ma deve sviluppare ad ampio raggio le sue attività strategiche. Per completare i preparativi (che consistono da una parte nel rimuovere ogni ostacolo e nel distruggere in tempo ogni possibilità di resistenza e, dall’altra, nell’allestire con cura un forte apparato organizzativo), il Pci si è camuffato da sostenitore della democrazia progressista, presentandosi sotto le spoglie di un partito pronto a convivere in pace e armonia con le altre formazioni politiche. Il comunismo punta a prendere il potere applicando un principio già sperimentato in Russia: "Nel disordine, una minoranza organizzata può conquistare le masse". Il Pci, quindi, cerca in tutti i modi di distruggere i partiti avversari e di minare la struttura dello Stato. Approfitta così del fatto che molti esponenti comunisti partecipano al governo e ne occupano alte cariche. Soprattutto in un momento in cui la burocrazia statale viene purgata dai fascisti e nascono nuove organizzazioni sindacali, il Pci colloca i "compagni" nei punti nevralgici della nazione. I comunisti sono riusciti a infiltrarsi anche in tutte le istituzioni anglo-americane, dal momento che, al loro arrivo in Italia, gli Alleati erano fortemente allarmati dal pericolo fascista. Non hanno quindi esitato ad accogliere i comunisti nei loro ranghi. Anzi: li hanno addirittura cercati, convinti com’erano di non poter contare su collaboratori più zelanti. Gli Alleati sono quindi caduti nella trappola del Pci, che ha subito provveduto a circondarli di suoi informatori (interpreti, impiegati, autisti, ecc.). Dal momento che ai militanti del partito viene chiesto di promuovere ogni forma di propaganda nei luoghi di lavoro, di supervisionare le attività economiche, tecniche e politiche degli enti in cui lavorano e di raccogliere tutte le informazioni che possono risultare utili al partito, il Pci si trova attualmente nella posizione di controllare l’organizzazione dello Stato e le attività degli Alleati. Sarà così in grado di influenzarli per raggiungere i propri obiettivi, in conformità con le direttive impartite dai dirigenti di alto rango. Viene così attivato il complesso apparato del partito, che dalle cellule raggiunge il comitato centrale passando attraverso le sezioni di quartiere e le federazioni provinciali. Il Pci spera di egemonizzare le masse con ogni mezzo. Come noto, si avvale di ampie risorse finanziarie per aiutare i suoi militanti ad acquistare alimenti, arrivando a concedere loro prestiti in denaro. Il partito si è anche impossessato delle Camere del Lavoro. Gli operai non iscritti alle sezioni locali non ricevono infatti alcun aiuto, se non in malo modo, senza che l’apparato si interessi alla loro situazione. Per aumentare gli iscritti, i comunisti accolgono tra le lor fila anche ex fascisti, soprattutto ex gerarchi e squadristi, garantendo loro protezione da persecuzioni o epurazioni. Al momento, il Pci è il secondo partito per numero di iscritti. Il primo è la Dc, che distanzia di gran lunga i comunisti per aderenti. I metodi che abbiamo appena 118 elencato causano però difficoltà interne. I nuovi iscritti infatti, entrati nel partito per cercare protezione o per necessità economiche, non nutrono una gran fiducia nell’ideologia comunista. Di fatto, l’aperta dipendenza del Pci dalla Russia, la posizione assunta sulla questione di Trieste, i metodi dittatoriali e il desiderio di arginare gli abusi e le violenze hanno finito per dissuadere molte persone dall’iscriversi al partito, adesioni che all’indomani della Liberazione erano altissime, soprattutto in alcune regioni italiane. Seguendo le direttive del comitato centrale, la propaganda comunista non viene diffusa solo dai "compagni" nei quartieri e nei luoghi di lavoro, ma soprattutto dagli agit-prop, speciali gruppi presenti in ogni federazione e guidati da militanti addestrati in Russia all’arte dell’agitazione e della propaganda tra le masse. Gli agit-prop sono attivi nelle piazze, nei bar, sui treni e nelle file che si formano fuori dai negozi di alimentari. Approfittano delle difficoltà alimentari della popolazione, del precario stato dei pubblici servizi e delle situazioni di povertà diffusa. Fanno promesse, avviliscono ogni sforzo di migliorare la situazione, ricattano gli oppositori, diffondono ovunque il verbo di Mosca e profetizzano a nome dei sovietici l’avvento imminente di un’era di giustizia e prosperità. L’esempio della Russia sovietica è il principale argomento della propaganda comunista, dal quale vengono tratte tutte le logiche conseguenze. Sminuendo in maniera deliberata il considerevole aiuto fornito alla Russia dagli anglo-americani, i comunisti affermano che le vittorie dell’Armata Rossa sono dovute esclusivamente al potenziale industriale del paese ed al nuovo spirito che anima i suoi soldati. E’ il risultato della rivoluzione e del formidabile sistema sociale sorto da questa. Arrivano quindi alla conclusione che la monarchia, le forze armate, l’aristocrazia, la classe media, la burocrazia, gli industriali ed il sistema capitalistico rappresentano la reazione che schiavizza le masse per i suoi fini. I comunisti fanno leva su vari argomenti: i paesi anglosassoni sono plutocrazie, l’Inghilterra impedisce l’arrivo in Italia del grano russo, l’America si rifiuta di estendere al nostro paese la legge dei prestiti. Cercano in tutti i modi di screditare le potenze occidentali e di esaltare la Russia. Con il pretesto della sconfitta italiana, dei morti, dei prigionieri, delle distruzioni, delle polemiche tra i partiti, degli sbagli grossolani degli Alleati e dell’alto costo della vita, i comunisti lottano caparbiamente e pazientemente per minare il sistema e le istituzioni, provocando scontento e ribellioni. Puntano a creare uno stato permanente di confusione e di caos, convinti come sono di essere l’unico partito ben organizzato. Dal caos attuale sorgerà lo stato comunista. Il Pci si è inoltre attivato per armarsi in vista della rivoluzione proletaria. E’ noto che non solo l’ala più estremista delle bande partigiane ha consegnato le armi al partito. Il Pci cerca di incrementare il suo arsenale con ogni mezzo. Lungi dal volersi sciogliere, i Gap, i Sap e le altre squadre di "azione" si sono organizzati nelle città dove non avevano mai operato. In maniera palese, il Pci spende grosse somme di denaro per l’organizzazione, la propaganda e gli armamenti. Paga salari a tutti i suoi collaboratori, dalle 8.000 lire in su. Ogni mese provvede a prestare denaro a chi non ne ha e, in nome del partito, occupa le cariche pubbliche. Promuove manifestazioni su vasta scala, come quella recentemente tenutasi a Mariano Comense. Dispone inoltre di numerose automobili e di grandi quantità di benzina, che servono ai segretari di sezione e ai propagandisti per raggiungere anche i centri abitati più piccoli. Le entrate finanziarie provenienti dalle donazioni e dalle iscrizioni, le somme ottenute ricattando i fascisti sospetti, i tributi imposti a istituti e imprese, e, infine, le grosse somme di denaro trafugate durante l’insurrezione (del 25 aprile 1945, ndr) non sono sufficienti a coprire le spese. Sono quindi da considerarsi attendibili le voci secondo le quali il partito riceverebbe denaro dall’estero. Le attività del Pci in rapporto alle forze armate meritano una speciale attenzione. E’ evidente che il partito sta tentando di sostituire l’esercito, la marina e l’aeronautica con un’Armata Rossa ai suoi comandi. Cerca quindi in tutti i modi di screditare le attuali istituzioni militari e di privarle di ogni autorità dinanzi alla nazione e agli Alleati. Lavorano per minarle dall’interno, proclamando la necessità di un esercito nazionale potente e democratico. La stampa comunista non perde occasione per mettere in luce le responsabilità degli alti comandi nei giorni ingloriosi dell’armistizio. Citano come esempio dell’inettitudine dei quadri militari i nomi degli ufficiali considerati responsabili delle ignominie e degli errori 119 commessi, ed esaltano l’esempio dei bassi ranghi dell’esercito, soprattutto dei soldati semplici. Cercano così di attirarsi i favori delle masse. Il Pci riconosce il valore e i sacrifici dei figli del popolo, oppressi e sfruttati da una classe di governo corrotta composta da aristocratici e militari. I comunisti cercano di infiltrare nell’esercito i quadri partigiani, mentre dissuadono dall’arruolarsi le reclute apolitiche, che essi ritengono propense ad obbedire agli ufficiali. Il Pci lo nega, ma vi sono prove che nelle tre armi il partito ha organizzato cellule con il compito di organizzare la propaganda tra i soldati. Controllano soprattutto le attività dei comandi e sono in contatto con gli ufficiali e i militari assegnati alle centrali telefoniche e telegrafiche. Le cellule comuniste a bordo delle navi della Regia Marina (sono alle fasi iniziali e non sono presenti ovunque) sono state addestrate a diffondere una cauta propaganda tra i marinai. Si tengono pronte ad eseguire gli ordini per una sollevazione generale. Dovranno quindi impossessarsi delle navi sia per prevenire eventuali azioni che potrebbero intralciare l’insurrezione, sia per agire a sostegno della sollevazione stessa. La partecipazione al governo del Pci e la necessità di adottare una politica apparentemente non violenta hanno convinto molti estremisti ad abbandonare il partito. Molti hanno aderito a formazioni dissenzienti: Movimento Comunista: capeggiato da due elementi del quartiere di Trastevere , Antonino Poce e da un certo Sardella (alias Ferro), si considera un movimento di "puristi". Predica una rivoluzione immediata. Ufficialmente in contrasto con il Pci, costituisce di fatto la sua ala sinistra. Partito Operaio Comunista Bolscevico: è guidato da Bordiga, un vecchio leader sovversivo. Agisce soprattutto a Napoli e Torino e si ispira alle idee di Leone Trotzky. Movimento Spartachista: il suo leader è Carlo Andreoni, che ha raccolto i militanti del Pci in dissenso con la dittatura di Togliatti e degli altri dirigenti del partito. Movimento Libertario Comunista: ha tendenze anarchiche. E’ situato a Carrara. E’ in gran parte costituito da criminali comuni che hanno goduto dei benefici di un’amnistia. Appunti sulla situazione interna Il governo Parri rimane in carica grazie alla solidarietà indiretta dei vari partiti dell’esarchia (il Cln, ndr). Si detestano ma non si sentono forti abbastanza da prendere il potere da soli. Evitano quindi ogni chiarimento interno. Il governo emana i suoi provvedimenti: ma appena questi vengono divulgati, i partiti della coalizione li sconfessano, declinando ogni responsabilità sui loro contenuti. In ambienti liberali, ma anche nella Dc e nel Pdl, cresce la convinzione che è impossibile andare avanti in questo modo. Prevale la convinzione che, sebbene il governo sia composto da una coalizione, di fatto esiste solo il governo del Pci, al quale i partiti fanno da paravento per soddisfare i personali interessi dei vari leader. L’unico partito che riesce a condurre la sua politica, sebbene in modo alterno, è il Pci. Ma i suoi risultati vengono attribuiti a tutti partiti, i quali, oltre a fungere da paravento, finiscono per essere accusati di voler affossare la "democrazia progressista". Secondo i comunisti, l’Italia si trova attualmente nella zona d’influenza politica ed economica degli anglo-americani. Occorre quindi vigilare perché il paese non diventi un efficace strumento antisovietico nelle mani dei padroni dell’Occidente. Bisogna impedire la riorganizzazione dello Stato mantenendo le leggi epurative (che costringono le alte sfere della burocrazia ad operare in una condizione di costante allarme). Occorre quindi continuare ad utilizzare lo strumento dei "comitati operai", la delega dei poteri ai commissari, la minaccia della tassazione fiscale per impedire la ripresa industriale e agricola, incoraggiare l’inflazione aumentando retribuzioni e salari e con ogni sorta di assurde misure finanziarie. Tutti riconoscono l’onestà di Parri e i suoi meriti nella lotta partigiana contro i tedeschi. Tuttavia, la 120 sua autorità si è indebolita, dal momento che agli occhi dell’opinione pubblica non è certo il leader che al momento la nazione necessita. Inoltre, sono ben note la sua inesperienza e incapacità in campo burocratico e amministrativo. Nitti, che voleva silurarlo, ha finito per aiutarlo. Il discorso pronunciato da Parri lo scorso 3 ottobre al teatro San Carlo di Napoli ha rafforzato i legami tra i vari ministri dei partiti al governo. Comunisti e socialisti sono diventati i più ardenti sostenitori di Parri, giacchè temono che un eventuale governo Nitti non consentirebbe loro di agire autonomamente. Sono così numerosi gli interessi personali in gioco ai vertici dei vari partiti, che è impossibile prendere in considerazione tutte le proteste dei militanti, che si lamentano dei troppi ministri, sottosegretari e commissari. Si teme che la fine dell’esarchia segnerebbe la fine dei partiti che la compongono. Il timore è forse giustificato, ma va detto che ciò accadrà solo nel caso di un intervento esterno. Se uno dei sei partiti si ritirasse dalla coalizione, gli altri finirebbero per ritornare alle loro posizioni originali. L’opinione pubblica sarebbe grata al partito che decidesse di attuare una simile decisione, che impedisce al paese la ripresa materiale e morale. Il popolo italiano è indolente e ama chi decide a nome suo. Nello specifico, il partito che salverà gli italiani da una guerra civile si assicurerà il maggior numero di voti. Il partito che per primo abbandonerà il Cln avrà dalla sua parte il novanta per cento degli italiani senza partito e si garantirà il controllo della vita politica italiana per gli anni avvenire. L’autorità esercitata dal governo sulle regioni a sud della Linea Gotica non viene messa in questione, dal momento che nel centro-sud il fenomeno del Cln e dei partigiani (che minano lo Stato nelle regioni del nord) è praticamente inesistente. Tuttavia, qui il prestigio del governo è scarso, dal momento che è incapace di garantire ogni forma di assistenza. La povertà è diffusa e gli effetti dei bombardamenti sono ancora visibili, così come le lotte intestine. Senza aiuti, il centro-sud non riesce a promuovere la ricostruzione e di rimettersi al lavoro. Inoltre, il governo non ha i mezzi per garantire l’ordine. In molte regioni, la lotta politica ha creato un clima di intimidazione che ostacola (soprattutto nelle aree rurali) ogni sforzo di riorganizzazione civile. L’Italia del sud è sempre stata convinta di subire lo sfruttamento del nord. Mentre al nord gli operai disoccupati ricevono prestiti provenienti dalle riserve accumulate dai grandi trust industriali o dalle banche, al sud la proprietà manca di ogni forma di protezione. I prezzi dei prodotti agricoli vengono fissati a tassi scarsamente remunerativi, i proprietari terrieri non sanno come comportarsi per venire incontro alle richieste dei braccianti agricoli, che insistono per venir regolarmente pagati. Si assiste così all’invasione delle terre e al loro inutile sfruttamento. La situazione provoca quindi le proteste dei proprietari e dei contadini. I malumori cesserebbero immediatamente se il governo potesse intervenire con efficacia. La crisi offre ai partiti di sinistra un’ottima occasione per istigare i lavoratori contro i proprietari terrieri, nel tentativo di danneggiarli il più possibile. I risultati sono disastrosi, dal momento che i proprietari terrieri sono costretti a cessare la produzione e la conservazione degli alimenti. Non acquistano più bestiame e macchinari, dal momento che tale spesa risulterebbe poco redditizia. Infine, le banche sono estremamente caute nel concedere loro prestiti di lungo periodo. Gli agricoltori, persino quelli benestanti, cercano di trarre vantaggio dalla gran confusione di leggi e decreti e dalle attività demagogiche dei partiti. Ma non puntano ad impossessarsi delle terre, giacchè temono l’onere delle future tassazioni, e non investono nelle necessarie manutenzioni e nell’acquisto di bestiame e macchine agricole. Nell’Italia centro-meridionale i lavoratori occupati guadagnano abbastanza da soddisfare ogni bisogno, soprattutto in quelle famiglie in cui è raro che a guadagnarsi regolarmente il pane sia un unico componente. I più non desiderano una totale nazionalizzazione delle strutture sanitarie. Aderiscono alla Cgil, ma la maggioranza non milita nei partiti estremisti. Sono comunque perseguitati dallo spettro della disoccupazione e della fame. Al momento, i veri proletari sono i colletti bianchi, i cui salari sono bassi se comparati con il costo della vita. Tale categoria annovera anche i pensionati e le persone a basso reddito. 121 La Sardegna si differenzia dal resto del paese, giacchè la situazione alimentare è eccellente e le vie di comunicazioni sono praticamente intatte. Si riscontra tuttavia una forte mancanza di beni materiali, manufatti e medicinali. L’economia soffre più di quella del continente a causa del razionamento alimentare, dei controlli e dalle proibizioni che ostacolano gli scambi tra le varie zone dell’isola, elementi che favoriscono il mercato nero. Per fare un esempio, migliaia di pelli di cuoio grezzo sono marcite per le difficoltà incontrate nel noleggio delle imbarcazioni e nell’ottenimento dei permessi. L’imposizione di sovratasse ha poi reso impossibile la loro esportazione. E ciò accade in un momento in cui le concerie italiane non riescono a lavorare per mancanza di pelli e il bisogno di calzature è fortemente sentito. Anche in Sicilia la situazione alimentare è migliore che nel resto d’Italia, ma la guerra ha lasciato una terribile eredità di distruzione, disoccupazione, povertà e criminalità, che in alcune zone ha assunto la forma del brigantaggio. Il movimento separatista siciliano è un episodio chiuso. Sembra proprio che, in origine, fosse dovuto al desiderio di evitare le conseguenze economiche della sconfitta bellica. Come la storia insegna, è un fenomeno che si è sempre manifestato soprattutto nelle regioni di frontiera, dove i movimenti secessionisti trovano un clima favorevole. Le tendenze separatiste sono state ampiamente propagandate da leader ambiziosi. A detta loro, il Movimento per l’Indipendenza Siciliana veniva appoggiato dagli Alleati e avrebbe risolto tutti i mali dall’isola. Che il movimento abbia fallito nei suoi intenti, è dimostrato dalla completa indifferenza con cui i siciliani hanno accolto la notizia dell’arresto di Finocchiaro Aprile e dei suoi principali collaboratori. La spiegazione è semplice: dal momento che gli Alleati non sono intervenuti, i separatisti hanno compreso che non c’era niente da fare e che Finocchiaro Aprile ed i suoi seguaci li avevano sommersi di futili parole. Ma se il movimento separatista aveva un forte seguito, ciò era dovuto al fatto che la loro propaganda si basava su fatti concreti, a cominciare dallo spauracchio del comunismo nel continente. I siciliani pensavano di evitare il comunismo attraverso l’autonomia, e non c’è da sorprendersi che tale idea risultasse attraente per i piccoli e i grandi proprietari terrieri. Ma se la questione separatista è ormai svanita, non dobbiamo dimenticare che esiste ancora (ed è sempre esistita) una questione siciliana. Si basa sulla convinzione che l’Italia settentrionale ha sempre goduto di una posizione privilegiata in rapporto alla Sicilia, un’isola sfruttata che non ha mai partecipato alla vita pubblica della nazione. C’è una parte di verità in tali affermazioni. Quando i siciliani hanno coraggiosamente investito nell’industria, invece di rifugiarsi nei settori più sicuri e tradizionali dei fondi pubblici e del latifondo, i successi sono infatti risultati evidenti; e la Sicilia ha dato alla nazione statisti del calibro di Crispi, Di Rudinì, Paratore, Contarini, e anche ambasciatori, giudici e prefetti. La guerra non si è svolta nell’Italia settentrionale. Malgrado le perdite materiali, causate soprattutto dai bombardamenti aerei alleati prima dell’8 settembre, dai saccheggi e dalle distruzioni dei tedeschi, gran parte degli impianti industriali è nelle condizioni di riprendere a lavorare fin da subito. Il nord ha sofferto un periodo prolungato di occupazione germanica e quasi due anni di governo della Rsi, che ha tentato di socializzare i beni dello Stato. I fascisti italiani più violenti si sono trasferiti nella Rsi, per poi unirsi alle bande partigiane nei giorni della Liberazione assieme a parte delle forze armate repubblicane. Il movimento partigiano, che ha servito il paese durante l’occupazione tedesca e la Liberazione, è rapidamente degenerato. Quando i veri patrioti sono tornati alla vita civile, agitatori politici e delinquenti comuni hanno cercato di approfittare della situazione per i loro fini personali. L’Italia settentrionale, in condizioni economiche relativamente migliori di quelle delle altre regioni, attraversa da una situazione molto complessa. Al nord infatti le masse dei lavoratori industriali subiscono l’influenza della propaganda, soprattutto ora che la mancanza di materie prime e la scarsità di carbone ha provocato un rallentamento nella produzione industriale. Gli operai affrontano lo spettro della disoccupazione. Gli industriali non possono pagare i lavoratori 122 se la produzione non riprende e le banche sono reticenti a fornire crediti nell’attuale, incerta situazione. I vari Cln cercano di affrontare i problemi, senza però trovare soluzioni pratiche. Hanno esordito come organi di collaborazione e di consulta tra i vari partiti antifascisti per garantire la transizione ad un governo libero. In seguito, durante l’occupazione germanica, hanno assunto la direzione della Resistenza e di tutte le attività che a questa affluivano. Cessata l’emergenza della lotta, il compito che avrebbero dovuto svolgere era quello per il quale erano nat: favorire le consultazioni tra i vari partiti e, in occasioni speciali, agire da consulenti provvisori per i governi locali. Ma alla fine della guerra i Cln approfittarono del fatto che gli Alleati, dopo aver governato il nord Italia, accordarono alle autorità italiane un discreto spazio di azione, soprattutto nei settori in cui non avevano esperienza diretta: l’amministrazione e la burocrazia delle prefetture, dei commissariati di polizia e dei comuni. Il Cln ha così cercato di esercitare la sua autorità in ambiti che gli Alleati avrebbero desiderato concedere al popolo italiano. Hanno quindi agito in maniera totalmente indipendente dal governo di Roma, e non come rappresentanti provvisori dello stesso. Hanno inoltre tentato di estendere le loro attività, costituendo ovunque distretti (addirittura consigli di fabbrica) e nominando rappresentanti delle cosiddette organizzazioni di massa. Hanno poi moltiplicato gli iscritti di alcuni partiti costituiti in precedenza, creando le condizioni per una maggioranza fittizia. Si sono infiltrati nelle istituzioni statali per promuovere riforme che solo una assemblea costituente è autorizzata a promulgare. Il Cln si è infine comportato come se i sei partiti che attualmente formano il governo fossero un’entità definita e radicata. Tali tendenze sono chiaramente antidemocratiche e rappresentano un’azione arbitraria a danno del popolo italiano, che dovrebbe invece recarsi alle urne senza finire nella trappola dall’organizzazione oppressiva dei Cln. La situazione è pericolosa perchè nelle mani di elementi estremisti, che gli Alleati, all’inizio dell’occupazione dell’Italia, hanno appoggiato per ragioni di convenienza locale, contribuendo così rafforzarne la posizione invece di comprenderne il pericolo. All’inizio, quindi, il Governo Militare Alleato ha ratificato praticamente ovunque le nomine dei Cln per le cariche pubbliche e governative. Persone dal dubbio passato vennero spesso delegate al posto dei funzionari ufficiali. Ciò spiega alcune delle deplorevoli situazioni venutesi a creare all’indomani dell’insurrezione in molte regioni e città. Numerosi agitatori (incompetenti e spesso di dubbia moralità) si sono installati nelle pubbliche amministrazioni al posto dei funzionari che godevano della fiducia del governo. Tali elementi, nominati o imposti dal Cln, hanno dato origine a disordini e ad atti di ingiustizia. Come risultato, i pubblici uffici sono spesso diventati centri di corruzione e persecuzione e occasione di vendette personali. Il disordine regna negli uffici, mentre gli archivi sono andati perduti per negligenza o furfanteria. In altri casi, documenti compromettenti sono stati infilati in fascicoli riguardanti persone in carcere da mesi, elementi contro i quali era impossibile formulare accuse che giustificassero il loro arresto arbitrario ed una detenzione prolungata. Le inchieste aperte nelle sedi della polizia o nei commissariati spesso non sono arrivate a conclusione alcuna. Da qui, la necessità di aprire nuove indagini dopo molti mesi. Ancor più gravi sono stati gli arresti di persone contro le quali non esisteva accusa alcuna. E’ accaduto spesso che venissero arrestati capitani d’industria, i quali, dopo aver trascorso qualche tempo in prigione, sono stati accusati di aver multato alcuni operai. Dopo aver subìto il furto di beni e di attrezzature, alcuni commercianti sono stati arrestati per aver osato lamentarsi. Attendono ancora in prigione che qualcuno formuli un’accusa precisa in grado di giustificare un simile comportamento. In alcune regioni la situazione ha raggiunto un tale livello di gravità da costringere il governo alleato ad ordinare l’allontanamento dei pubblici ufficiali nominati dal Cln. Spesso è stato anche ordinato il loro arresto, come ad esempio a Genova, dove il capo e il vice capo della polizia sono stati prima arrestati e poi rimessi in carica dopo sei mesi. In tale lasso di tempo hanno considerevolmente contribuito a fomentare i disordini invece che 123 combatterli. In altre città, i sindaci (specialmente quelli appartenenti a partiti di sinistra) hanno messo a soqquadro l’amministrazione. Tipico è il caso di Novara, dove il sindaco comunista, Gino Moscatelli, ha inaugurato un’autentica dittatura comunista e non nasconde di essere a capo di un’organizzazione clandestina che tiene periodici incontri segreti, controlla bande armate, commercia in armi e mette in circolazione grosse somme di valuta straniera. Di umili origini, Moscatelli è emigrato clandestinamente nel 1929. Ha vissuto molti anni in Russia dove, sembra, abbia frequentato un corso speciale di guerriglia. E’ riapparso in Italia durante la guerra e si è distinto durante l’occupazione germanica come uno dei più capaci e coraggiosi capi partigiani. La situazione non potrà migliorare fino a quando prefetti, capi e ispettori della polizia e poliziotti continueranno ad essere indicati dal Cln e dai partigiani, che chiedono loro di amministrare la cosa pubblica secondo logiche personali e partitiche, incuranti della legge. Il miglioramento della situazione non può che essere il risultato dell’ordine, e non vi può essere speranza di ordine finché i sostenitori del disordine occuperanno ufficialmente le posizioni dei custodi dell’ordine. La complessità della situazione, sia al nord che al sud, favorisce i partiti di sinistra, che mantengono le posizioni di privilegio occupate durante la lotta clandestina e l’insurrezione. Ecco perché le loro politiche cercano di prevenire la restaurazione dell’ordine. La Sinistra difende il Cln con le unghie e con i denti, in un momento in cui i suoi compiti dovrebbero considerarsi finiti. Si comportano così perché vogliono influenzare il governo e arrivare alle elezioni in possesso di organizzazioni operaie efficienti. Non si curano della tregua istituzionale. Sanno che gran parte del popolo italiano è ancora incline ad accettare la monarchia. Sanno inoltre che gli italiani hanno iniziato a riflettere ed a capire il valore dell’istituzione monarchica, dopo un iniziale periodo di perplessità e dubbi sulla sua stabilità. La propaganda antimonarchica promossa dalla repubblica di Mussolini e le idee repubblicane insite nei partiti della sinistra hanno portato gli italiani a reagire. Sanno che senza l’azione promossa dal re il 25 luglio (del 1943, ndr), l’Italia, volente o nolente, avrebbe continuato a combattere accanto ai tedeschi ed a persistere in una politica errata senza possibilità di redenzione. Al giorno d’oggi, quindi, l’Italia si troverebbe in una posizione peggiore della stessa Germania. Molti comprendono che la monarchia ha reso possibile il colpo di stato contro la dittatura, cosa che l’antifascismo non è riuscito a fare. Gli italiani vedono nella monarchia l’unica istituzione in grado di prevenire (o almeno di controllare) una nuova dittatura, che potrebbe sostituire il sistema totalitario fascista con un altro. Il sorgere di movimenti autonomisti e secessionisti rafforza le posizioni della monarchia, giacchè molti capiscono che questa non soltanto ha realizzato l’unità italiana, ma è anche l’unica istituzione in grado di preservarla. Una repubblica sarebbe inevitabilmente incapace di opporsi alle gelosie locali e alle rivendicazioni degli interessi regionali, provocando profonde divisioni tra le varie zone d’Italia. I partiti di sinistra desiderano che l’Assemblea Costituente venga immediatamente istituita: sentono infatti che il tempo (che porta a riflettere) lavora a favore della monarchia. Non desiderano un referendum, sebbene sia indubbiamente il modo più democratico di comprendere la volontà popolare. Cercano invece di diffondere l’idea che in Italia tutti sono repubblicani e che l’unica mossa dell’Assemblea Costituente deve essere la proclamazione della repubblica. Sanno comunque che sarebbe molto difficile raggiungere un tale risultato, nel caso dovessero rispettare la tregua sulla questione istituzionale e riconoscere il diritto dei loro avversari a ad esprimere e a divulgare le loro idee. Socialisti, comunisti ed "azionisti" sono anche i promotori delle epurazioni. Il loro obiettivo non è tanto quello di eliminare dalla vita pubblica i responsabili del regime fascista (o chi ha tratto benefici dal fascismo), ma soprattutto quello di utilizzare le epurazioni come arma politica per annientare l’intera classe politica. In altre parole, essi puntano ora a realizzare in Italia ciò che i tedeschi hanno fatto in Polonia ed in altri paesi da loro occupati, che poi è quello che i bolscevichi mettono in pratica installandosi nell’Europa del sud e dell’est. Lo spirito che guida le epurazioni è chiaro: il fascista che chiede la protezione di uno dei partiti della sinistra viene immediatamente assolto da tutti i peccati. Se i tanto vituperati generali e ammiragli decidessero di mettersi al servizio dei comunisti, dei socialisti e dei repubblicani, non sentiremmo più parlare 124 delle responsabilità dell’esercito e della marina, del Sim e di tutte quelle istituzioni oggetto di continue accuse. I carabinieri sono odiati se svolgono il loro dovere, ma i partiti sono lieti di pubblicare lettere firmate da carabinieri. La Sinistra si sforza di diffondere le sue idee tra i ranghi delle forze dell’ordine. La reazione di cui parlano attualmente i partiti di sinistra non è rappresentata dai conservatori antiliberali e antidemocratici: questi non desiderano un ritorno del fascismo ma una sorta di governo assolutista. La reazione è diretta solo contro gli abusi e la condotta prepotente dei gruppi di sinistra che, ad esempio, impediscono di trovare lavoro alle persone non iscritte ai loro partiti. L’operaio non è libero di rimanere al di fuori di certi sindacati e organizzazioni. Se decidesse di farlo, non troverebbe nè lavoro né pane. In ogni caso, la cosiddetta reazione si manifesta soprattutto (se non esclusivamente) come movimento di opinione. Nelle ultime settimane, sono scoppiati incidenti nelle regioni in cui si manifesta la crescente esasperazione popolare. La sinistra mostra scarsa resistenza, incassa la sconfitta e non fa mistero di darsela a gambe. Molte persone hanno cambiato opinione sulla monarchia, considerata ora un fattore di stabilità e un’àncora di salvezza, con qualche eccezione per il re e il luogotenente. Un sintomo interessante del fenomeno che porta il popolo, stanco del disordine e della tirannia, verso la Destra (e ciò malgrado l’incessante propaganda promossa dagli estremisti) consiste nel crescente successo dei quotidiani di destra e nel conseguente calo di vendite de "L’Avanti", de "L’Unità" e delle pubblicazioni del Partito d’Azione. La diffusione dei principali quotidiani romani è la seguente: "Il Tempo" (indipendente, destra): 180.000 copie " Momento" (indipendente): 60.000 "Giornale del Mattino" (indipendente): 60.000 "Italia Nuova" (Pdi, monarchico): 35.000 "Il Globo" (quotidiano finanziario indipendente, destra): 30.000 "Giornale della Sera" (indipendente, destra): 25.000 "Risorgimento Liberale" (liberale): 20.000 "Avanti!" (Partito Socialista): 20.000 "Il Secolo XX" (liberale, monarchico): 20.000 "L’Italia Libera" (Partito d’Azione): 10.000 "L’Unità" (Pci): 8.000 Il movimento de "L’Uomo Qualunque" è cresciuto in modo spontaneo. Era un giornale fondato e diretto da uno scrittore, Guglielmo Giannini. L’interesse del lettore si concentrava sullo stile sarcastico e aperto con cui si affrontavano gli eventi e i problemi italiani. Ma all’improvviso il governo ha proibito la sua circolazione, incurante delle leggi e della promessa di rispettare la libertà di stampa (e cedendo indubbiamente alle pressioni dei partiti di Sinistra). Tuttavia, il Consiglio di Stato ha dichiarato illegale l’iniziativa ed ha ordinato che l’UQ continuare ad uscire, contribuendo alla fortuna del giornale. In maniera chiara, con sarcasmo e ironia, l’UQ scrive ciò che tutti pensano e gli altri giornali non osano dire, sempre in uno stile chiaro e seducente. Svela il significato delle formule politiche e correda le sue posizioni con ragionamenti non sempre 125 graditi ai più. L’UQ è l’equivalente della "bocca della verità" degli antichi romani. Le idee che il movimento promuove hanno conquistato ampli strati della popolazione perché denuncia le debolezze del governo, del Cln, dell’esarchia. Segnala inoltre le manovre comuniste per impossessarsi delle attività politiche e civili della nazione, azioni che servono gli interessi imperialisti di Mosca. Le privazioni sofferte dalla popolazione (costante rinvio della ricostruzione, turbolenze politiche, mercato nero, fallimento delle epurazioni, brigantaggio, inflazione, strapotere dei partigiani, ecc.) hanno favorito l’UQ, che ora può contare su molte sezioni in tutte le città italiane e vantarsi di essere forse il movimento politico più forte. Afferma che non è possibile condannare centinaia di migliaia di famiglie italiane alla povertà e alla fame solo perché il capofamiglia è stato (più o meno volontariamente) un membro del partito fascista, in un periodo in cui la tessera di partito era necessaria per trovare lavoro. Conclama inoltre il bisogno del perdono e della pacificazione, una necessità riconosciuta da tutti, ad eccezione di quelli che fomentano la lotta di classe e che desiderano facilitare l’avvento al potere dell’estrema sinistra. Se ogni settimana il giornale dell’UQ vende un milione di copie, e se è letto da centinaia di migliaia di persone in tutta Italia, vi deve pur essere un motivo. Allarmati da tale fenomeno, i suoi oppositori cercano ora di gettare discredito sul movimento, accusandolo di venir foraggiato dagli ex fascisti. E’ un’accusa probabilmente infondata, ma se anche l’UQ ricevesse sovvenzioni, non si può negare l’importanza del movimento. Conferma infatti la crescita democratica dell’Italia, una nazione rassegnata a vent’anni di totalitarismo. Non si può dire che l’UQ abbia dato vita ad un partito politico nel senso stretto del termine. Tuttavia, il movimento perderebbe probabilmente terreno se si costituisse in partito e non fosse in grado di dotarsi dei quadri giusti, in grado di far sentire la loro influenza. Comunque vada, rimane il fatto che al momento le idee del movimento trovano consenso. Inoltre, il suo programma (pubblicato sul numero 38 del settimanale) è condiviso dalla maggioranza degli italiani. Il programma prevede libertà totale in tutti gli aspetti della vita nazionale, un governo capace di amministrare il paese nell’interesse dei cittadini (e non nel nome di uno Stato che si comporta come un padrone assoluto), la pacificazione generale, l’unione di tutte le forze nazionali per la ricostruzione e l’instaurazione dell’ordine. Sia dal nord che dal sud arriva nella capitale gente per assicurarsi il maggior numero di copie del settimanale. Al contempo, iniziano a comparire nelle altre regioni giornali redatti con lo stesso spirito dell’UQ, pubblicazioni che vengono accolte con grande favore dai lettori. Quando il 3 ottobre scorso Nitti ha pronunciato il suo famoso discorso di Napoli, le persone hanno notato con stupore che le idee espresse dall’ex presidente del consiglio ricordavano, forse involontariamente, quelle sostenute dall’UQ, il quale in verità si è astenuto dal riprodurre integralmente il discorso. Prima dell’avvento del fascismo, la massoneria aveva sempre svolto un ruolo importante nella vita politica italiana. Ora però non sembra in grado di riaffermare la sua antica influenza, mentre la sua riorganizzazione è minata da serie lotte intestine. Il Grande Oriente d’Italia, noto anche come la Massoneria di Palazzo Giustiniani (dal nome del palazzo in cui il gran maestro Nathan la creò nel 1890), soffrì una scissione nel 1908, causata dalla proposta di unificare l’Antico Rito Scozzese alla massoneria di Rito Simbolico. La mozione, presentata da numerose logge, venne rifiutata dal Grande Oriente. La scissione avvenne anche per il voto dato da alcuni massoni, membri del parlamento, ad una mozione per l’istruzione religiosa nelle scuole, documento a cui si oppose la massoneria ufficiale. I dissidenti seguirono Saverio Fera nella creazione della Libera Massoneria di Piazza del Gesù, che osserva unicamente i principi dell’Antico Rito Scozzese. Le due massonerie hanno continuato ad operare insieme, in pacifica ostilità, fino all’avvento del fascismo. L’unico punto di dissenso, a parte quello del rito unificato, era quello della politica perseguita dai massoni di palazzo Giustiniani, da sempre fortemente anticlericali. Le due massonerie hanno ricevuto riconoscimenti internazionali: quella di Piazza del Gesù dalle logge scozzesi e americane (le quali professano il vero rito); quella di palazzo Giustiniani dalle logge francesi, che ritengono che i fratelli di Piazza del Gesù abbiano operato la secessione in maniera 126 irregolare. Le due massonerie non hanno ostacolato, ma addirittura favorito l’avvento del fascismo. Sembra inoltre che, nel 1924, la massoneria di piazza del Gesù sia riuscita, sotto la guida del gran maestro Palermi, a traghettare nelle logge numerosi gerarchi fascisti. Tra questi, Balbo, Rossoni e Farinacci. Nel 1926 Mussolini sciolse i due ordini ma non ne perseguitò i membri. Alcuni scelsero l’esilio, mentre i massoni non antifascisti continuarono a vivere indisturbati. Nel 1932, alcuni prigionieri politici confinati nell’isola di Ponza formarono una nuova loggia, la "Pisacane", ed in seguito la "Torrigiani". Poco prima del 25 luglio 1943, Domenico Baiocco, ex numero "33" di Palazzo Giustiniani (all’epoca in esilio in Francia), riunì alcuni membri militanti delle due logge per costituire la Massoneria Unificata di via Fornovo. Dopo l’8 settembre, i liberi massoni di palazzo Giustiniani si riorganizzarono ufficialmente, rinviando la nomina del gran maestro al momento in cui tutta l’Italia sarebbe stata liberata. Nominarono però uno speciale consiglio di reggenza composto da Cipollone, Lai e Guastalla. Il medesimo percorso è stato seguito dai massoni di piazza del Gesù nel periodo che va dal 25 luglio all’8 settembre. Hanno così rieletto Palermi alla carica di gran maestro (che aveva dato le dimissioni dopo l’8 settembre per passare le consegne a De Cantellis). Numerosi massoni non hanno approvato l’operato di De Cantellis: Hanno quindi promosso una nuova secessione (massoneria di via della Mercede) che ha nominato un triumvirato con Palermi gran maestro (è stato poi sostituito da Gustavo Scervini). Ma, mentre Palermi rioccupava l’incarico in via della Mercede, Scervini preferiva rimanere con un gruppo di massoni che optarono per una seconda scissione dal gruppo di piazza del Gesù. Al momento, in Italia si possono contare 5 massonerie: Palazzo Giustiniani: non ha ancora un gran maestro. E’ guidata da un triumvirato composto da Cipollone, Lai e Guastalla. Piazza del Gesù: De Cantellis (gran maestro). Piazza del Gesù / bis: via della Mercede. Gran maestro: Palermi. Piazza del Gesù / ter: Gran Maestro: Scervini Via Fornovo: massoneria unificata. Gran Maestro: Maiocco. Al momento, le cinque massonerie puntano a risolvere la crisi interna che le divide. Tentano di riunificarsi e di assicurarsi il riconoscimento delle massonerie straniere. Nell’esaminare i principali aspetti della situazione politica italiana, va menzionato il problema del ritorno dei prigionieri di guerra, che può trasformarsi in un tema di fondamentale importanza. I prigionieri vengono lentamente rimpatriati in Italia, dove si sentono smarriti. L’Italia li accoglie controvoglia. Tornano a casa senza che il governo o altri enti si prendano cura delle loro sofferenze. Non hanno indumenti, pane, lavoro. E’ quindi naturale che rimpiangano il periodo fascista, in cui certe cose non avvenivano. E’ inevitabile che tali paragoni nascano dalle persone più umili. Tutti sanno che il fascismo andò al potere per aiutare il popolo, ed è un peccato che il governo non prenda iniziative per evitare il sorgere di rancori e invidie. Inoltre, gli ex prigionieri trovano i locali delle Case del Fascio occupati dai comitati liberazione, che chiedono loro di aderire alle organizzazioni sovversive e antimonarchiche. Fanno quindi fatica a comprendere certe differenze. L’ex prigioniero di guerra si esaspera poiché ha combattuto e sofferto, e lo irrita notare che l’aver compiuto il suo dovere diventi ora una colpa. Non possiamo pensare che un uomo che ha rischiato la vita in Africa o in Russia, o che è stato costretto al lavoro obbligatorio in Germania, si entusiasmi per una situazione che rigetta i suoi antichi ideali. Per lui, non si trattava che del regolare espletamento di un dovere. Quali sono i sentimenti dei prigionieri di ritorno dalla Russia, persone che hanno sperimentato il governo bolscevico? Ascoltano i discorsi 127 degli estremisti di sinistra, secondo i quali l’avvento del bolscevismo in Italia sarebbe un dono per la popolazione più sfortunata e infelice! Ma sanno di cosa si parla, perché hanno visto con i loro occhi. Si ribellano quindi contro chi descrive come un paradiso qualcosa che è ben lontano dall’esserlo. Anche questo breve, incompleto sommario della situazione interna italiana mostra chiaramente che le elezioni non costituiscono al momento il principale problema della nazione. Dalla loro riuscita dipenderà la ripresa democratica del paese. Si aprirà altrimenti un nuovo periodo di oscurità, sebbene sembri assurdo privilegiare le elezioni a scapito dei tragici, allarmanti problemi economici e alimentari. I problemi elettorali non sono ancora chiari: circolano passioni rabbiose, mentre si scontrano le tendenze e gli interessi conflittuali dei numerosi partiti. La maggioranza della popolazione concentra la sua attenzione sulle elezioni, soprattutto le persone convinte che i principi della libertà (conquistati a costo di pesanti sacrifici e di perdite umane) non devono essere arbitrariamente calpestati. Nell’esame della politica italiana, non si deve dimenticare che la somma totale degli italiani inquadrati nei partiti è in realtà una porzione molto piccola dell’elettorato (un sesto, secondo i calcoli realizzati di recente dal socialista moderato Silone), e ciò malgrado il gran numero di quotidiani e formazioni politiche esistenti. Nessun partito quindi può pretendere di rappresentare da solo, o in coalizione con altri, il popolo italiano. Al momento, sono in discussione le modalità che permetteranno al popolo italiano di esprimersi nelle prossime elezioni. Un manifesto alla nazione, firmato da Croce, Nitti, Bonomi, Einaudi, Bencivenga, Labriola e Orlando, nega a questo governo il diritto di prendere decisioni in materia elettorale. E’ un campanello d’allarme sul sistema elettorale da adottare nelle imminenti elezioni politiche. Una parte appoggia il "voto obbligatorio", in modo che la maggioranza reale della popolazione emerga dalle urne. Il sistema uninominale consente ad ogni elettore di scegliere il nome del candidato (in questo caso non si vota una lista di nomi indicati dai partiti). Vi è poi la necessità di indire un referendum, da tenersi assieme all’elezione dell’Assemblea Costituente. I cittadini si esprimerebbero così sulle più importanti questioni (il problema istituzionale e la struttura della Costituente) attraverso un referendum popolare simile a quello che si è recentemente tenuto in Francia. Le garanzie per una libera votazione trovano espressione pratica nell’ordine pubblico, sul quale al momento non è possibile fare affidamento. I partiti dell’estrema sinistra sostengono invece che i cittadini dovrebbero essere liberi di votare secondo le loro scelte e che il voto obbligatorio dovrebbe quindi essere evitato. Puntano quindi ad impedire che la gran massa dell’elettorato si rechi alle urne, giacchè si tratta di un insieme di persone che non si è mai interessata di politica, che non appartiene a nessun partito e che, di conseguenza, non ama gli estremisti. Le sinistre appoggiano il sistema proporzionale, ovvero il voto fornito ad una lista di candidati scelti da ogni partito. Sono convinti che sia più facile influenzare un piccolo gruppo di candidati che non le masse. Sono inoltre certi che sia possibile assicurare l’ordine pubblico e salvaguardare la libertà dell’elettore tramite un servizio d’ordine autonomo! Desiderano infine che all’Assemblea Costituente vengano garantiti poteri sovrani, senza limiti di tempo o di azione. Nel concludere l’esame della situazione italiana, va sottolineata l’importanza della questione di Trieste. E’ importante segnalare che sono proprio i leader comunisti (sebbene non lo confessino) a percepirne l’importanza e a comprendere l’impopolarità dell’atteggiamento agnostico da loro assunto su questo tema. Nessun italiano si rassegnerà mai a perdere Trieste, così come nessuno crederebbe più agli Alleati se l’Italia venisse privata anche di un solo centimetro di territorio al di qua della famosa linea Wilson. All’indomani della Prima Guerra Mondiale, l’Italia non ha ottenuto ciò che le era stato promesso. Vede quindi con amarezza i tentativi di toglierle il frutto di una guerra combattuta a fianco degli anglosassoni. L’Italia è stata ingiustamente trattata nel 1919 e ora, nel 1945, sembra prevalere una maggiore ingiustizia. Può essere corretto privare l’Italia delle conquiste fasciste, ma è ingiusto farlo con i territori italiani riuniti alla madrepatria grazie al sacrificio delle generazioni che hanno combattuto prima del fascismo. Le decisioni 128 prese sul problema della Venezia Giulia avranno certamente influenza sul futuro comportamento del popolo italiano. Class.: segreto. Oggetto: Rapporti tra il Vaticano e la Dc Data: 13 febbraio 1946 Lo scorso 31 dicembre Piccioni, segretario della Dc, ha sottomesso a monsignor Montini un dettagliato e documentato rapporto, comprovante che tra la Dc ed i partiti di sinistra sono stati interrotti tutti i canali di collaborazione in rapporto ai piani per l’uso congiunto della forza. I dirigenti democristiani assicurano che nessuna sezione del partito è più in possesso di armi, e che nessun iscritto frequenta i gruppi armati appartenenti ad altri partiti. L’8 gennaio il Papa ha esaminato una proposta presentata alla Dc da comunisti e socialisti per la creazione di un’unica lista elettorale, che vedrebbe i tre partiti di massa concorrere insieme sia nelle elezioni amministrative che in quelle politiche. Il Papa ha istruito monsignor Montini perché informi i dirigenti democristiani che tale lista verrebbe accolta solo se i comunisti ed i socialisti venissero considerati un unico partito. In tal caso, i candidati sarebbero per metà democristiani e per metà socialcomunisti. Il Papa ha comunque sostenuto che per la Dc sarebbe più vantaggioso presentarsi da sola. Class.: segreto. Oggetto: Proposte del Papa per la condotta del governo De Gasperi. Data: 13 febbraio 1946. A richiesta del Papa, monsignor Montini ha sottoposto al primo ministro De Gasperi alcune raccomandazioni sulla condotta governativa. In sintesi: il programma stilato da De Gasperi in persona, che include i punti forza del programma liberale, dovrebbe essere rispettato nei minimi dettagli; le proposte legislative per le elezioni amministrative e per l’Assemblea Costituente dovrebbero essere discusse dalla Consulta. Al primo ministro si chiede di ricordare che le leggi elettorali sono di vitale importanza per la Dc, giacché da queste dipende il futuro dei cattolici italiani; si dovrebbe procedere all’allargamento del presente governo, almeno durante il periodo di preparazione delle elezioni, con l’obiettivo di includervi il maggior numero di partiti. Di conseguenza, la validità delle elezioni verrebbe garantita dal peso reale di ogni singola formazione. La risposta di De Gasperi alle proposte del Papa è stata consegnata il 18 dicembre a monsignor Tardini: 129 Il primo ministro ritiene che in breve sarà in grado di sostituire gli attuali prefetti e questori con funzionari di carriera. Con il ritorno delle regioni settentrionali sotto il controllo del governo centrale, De Gasperi pensa che le sostituzioni potranno avvenire con maggiore rapidità. Ma, almeno all’inizio, egli intende muoversi con cautela per non provocare l’opposizione della sinistra. De Gasperi ritiene che la richiesta di discutere la legislazione elettorale presso la Consulta potrebbe ritardare la convocazione dei comizi elettorali. In ogni caso egli reputa che, tra i partiti, la Dc occupa la posizione elettorale più forte. Al momento, un allargamento del presente governo è ritenuto da De Gasperi altamente problematico. Per annullare l’opposizione dei partiti di sinistra sarebbe quindi necessario procedere molto lentamente. Ricevuto in udienza dal Papa il 28 dicembre, il primo ministro De Gasperi ha chiesto che la Santa Sede intervenga presso gli angloamericani nell’interesse dell’Italia. Gli Alleati vanno messi al corrente della serissima situazione in cui versa l’Italia. Il Papa ha acconsentito a mediare, a condizione però che i partiti della coalizione gli forniscano chiare garanzie. In pratica, i partiti di sinistra o di altro colore dovranno impegnarsi a non abusare degli eventuali benefici della sua azione di mediazione. Class.: segreto. Cablogramma su De Gasperi Mittente: James Angleton (Roma) Destinatario: Ssu - Dipartimento della Guerra (Washington). Fonte: agente JK 12 (attraverso Giulio Andreotti). Data: 20 febbraio 1946 Andreotti ha informato l’agente JK 12 che il 19 febbraio, nel corso di una conversazione privata, De Gasperi ha fatto le seguenti rivelazioni: (a) i liberali manovrano per spingere i democristiani verso la Destra e/o per creare una nuova crisi politica che porterebbe all’allargamento del governo e all’inclusione di Vittorio Emanuele Orlando, Croce, Bonomi o Nitti. La campagna stampa dei liberali, iniziata la scorsa settimana, fa parte di una manovra politica accuratamente costruita dalla Destra; (b) i liberali fanno circolare voci secondo le quali sarebbero in possesso di documenti che proverebbero le simpatie pro austriache di De Gasperi, quando era presidente del partito cattolico a Trento prima dell’avvento del fascismo; (c) De Gasperi intende usare la Dc per bilanciare la propria posizione di potere e mantenersi come arbitro tra la Destra e la Sinistra; (d) De Gasperi intende convincere anche i monarchici. […] Editore del quotidiano "Il Popolo", Andreotti è l’amico più intimo di De Gasperi. Class.: segreto. 130 Oggetto: Informazione sui partiti italiani al governo Data: 25 febbraio 1946 (testo in italiano). Democrazia Cristiana Monsignor Montini ha ricevuto l’On. De Gasperi nelle primissime ore di stamane e la discussione si è protratta per circa tre ore. Soggetto: l’atteggiamento dei democristiani alla Consulta per l’affare dell’articolo 66 sull’impedimento ai preti di eseguire propaganda politica in chiesa. De Gasperi ha detto ai suoi intimi che monsignor Montini, e quindi il Vaticano, si è lamentato del modo come la cosa è stata condotta, della nessuna preparazione preliminare con altri partiti rappresentati alla Consulta, e soprattutto per l’atteggiamento "liberaloide" di certi consultori democristiani che hanno fatto buon gioco per le sinistre. De Gasperi ai suoi intimi ha detto che sembra sempre più evidente, dall’atteggiamento del Vaticano, che alla Segreteria di Stato si cerca di dare vita ad un nuovo partito, per intimorire la Democrazia Cristiana. […] Nota: inserire Kolbe? Class.: segreto Destinatario: Direttore dell’Ssu. Dipartimento della Guerra. Oggetto: Rapporto sui progressi compiuti nel periodo novembre 1945 - gennaio 1946. Data: 18 marzo 1946 Il presente rapporto copre tutte le attività dell’Ssu nel settore italiano. Nel dicembre del 1945, in seguito ad un incontro svoltosi a Washington, il sottoscritto ha assunto il comando del settore italiano dell’Ssu. Su istruzioni del direttore, sono stati immediatamente compiuti i necessari passi per abolire gli aspetti istituzionali della missione italiana e sostituirli con una efficiente unità composta da elementi in grado di produrre informazioni, un’unità che verrà anche dotata di una minima struttura amministrativa. […] Nel dicembre del 1945, il generale statunitense Charles L. Dasher, responsabile del comando alleato nell’area di Roma, ha compiuto un’ispezione nella sede dell’Ssu in via Sicilia 59. In attesa delle imminenti decisioni esecutive, gli abbiamo chiesto aiuto e cooperazione per stabilire uno stretto contatto con l’Ssu di Washington, in modo da poter ricevere direttive dal Dipartimento della Guerra. Il generale Dasher ha approvato i nostri obiettivi e, da soldato, ha molto apprezzato l’eccellente lavoro compiuto dall’Oss durante la guerra. Ha poi affermato che userà tutta la sua influenza per aiutarci a continuare il lavoro. Dove possibile, garantirà anche la possibilità di mettere in atto tutte quelle operazioni che la stretta osservanza del regolamento militare non consente. 131 […] Unità Z per il controspionaggio: Nell’Italia settentrionale manteniamo ancora 5 unità, coordinate dall’unità Z per il controspionaggio con sede a Roma. Nell’area n. 2, le stazioni Z operano a San Remo, Genova, Torino e Milano. Nel Friuli Venezia Giulia opera un’unità a Trieste. Le loro funzioni sono le seguenti: Roma: supervisiona e coordina le operazioni delle altre stazioni. Mantiene una struttura di segreteria e settori per le comunicazioni, gli approvvigionamenti e l’amministrazione. Siamo in contatto con vari ministeri (polizia, esercito, marina), con le due ambasciate americane (presso il governo italiano e la Santa Sede) e con i comandi dei tre servizi informativi italiani: il Sis (marina), il Sim, (esercito) e il Sia (aeronautica). I collegamenti romani garantiscono i rapporti con le seguenti unità: Genova: opera a stretto contatto con la polizia e con i servizi informativi locali per mantenere la sicurezza nell’area ligure. Assieme a quella di San Remo, questa stazione è un punto focale per il monitoraggio della forte attività francese nell’Italia settentrionale. Speciali attenzioni vengono rivolte ai numerosi stranieri che arrivano al porto per essere rimpatriati; San Remo: opera sotto il diretto controllo di Genova. Tra i suoi compiti vi è il monitoraggio delle attività illegali alla frontiera con la Francia. San Remo coordina le sue attività a stretto contatto con il nostro controspionaggio nella Francia meridionale; Milano: è il nodo ferroviario più importante nell’Europa meridionale e il centro della vita commerciale italiana. Dista appena poche miglia dal confine svizzero. Milano offre ottime occasioni per il monitoraggio della politica e dell’economia nell’Italia settentrionale; Torino: opera sotto il controllo di Milano. Si occupa principalmente delle ampie attività della Sinistra, usuali in questa zona fortemente industrializzata; Trieste: situata al centro di un’area di crisi, svolge i compiti più delicati e difficili. Da entrambi i lati del confine italo-yugoslavo vi sono forti segnali di attività clandestine volte a controllare il territorio, se necessario anche con la forza delle armi. Come Milano, Trieste è un importante punto di transito di persone attinenti al nostro lavoro. La stazione di Trieste opera a stretto contatto con il Gsi (?) del tredicesimo corpo d’armata. In Italia, è la sola unità dell’Ssu che continua ad operare sulla base di criteri strettamente militari. A quanto sembra, Trieste continuerà ad essere una roccaforte militare alleata anche nell’eventualità che il comando Mtousa (Teatro operativo mediterraneo dell’esercito americano, ndr) dovesse cessare le sue attività. […] Operazioni di intelligenza (generale) Le operazioni di intelligenza sono proseguite sotto il comando delle unità Z per il controspionaggio (settore: X-2). Occorre rilevare che il personale delle unità Z è rimasto grossomodo il medesimo, malgrado il nuovo dislocamento avvenuto in ogni comando di questo teatro operativo. 132 Come in passato, la rete dell’X-2 e le operazioni degli agenti doppi producono un flusso costante di rapporti, che vengono poi inviati a Washington per essere distribuiti nell’ambito dell’ Si. Da fruitore di dati, il settore italiano dell’X-2 ha spesso sofferto in passato per la mancanza di informazioni. Di conseguenza, per svolgere la sua missione in maniera opportuna, la rete dell’X2 è stata in parte sviluppata per raccogliere i dati necessari, giacchè è fondamentale che gli agenti posseggano un’ampia conoscenza dello scenario politico ed economico italiano. In pratica, si verifica una certa sovrapposizione delle funzioni dell’X-2 e dell’Si, soprattutto nell’attuale turbolento periodo che precede la conferenza di pace. La maggior parte delle attività politiche segrete delle potenze straniere vengono infatti condotte attraverso le reti dei servizi di intelligenza. Per meglio illustrare questo punto, riportiamo di seguito alcuni scenari italiani. Ciò contribuirà a chiarire il motivo che ci spinge ad inviare a Washington rapporti che includono informazioni politiche ed economiche: la lotta politica in Italia si svolge soprattutto tra le forze rivoluzionarie e l’estrema Destra, che è fanaticamente monarchica, anticomunista, militarista e, per molti versi, neofascista. Dal momento che vanta tra le sue fila esponenti delle forze armate italiane, gode quindi del più totale appoggio da parte dei servizi di intelligenza italiani: il Sis, il Sia ed il Sim. E’ attraverso questi tre servizi che la Destra organizza le sue manovre politiche segrete: la loro penetrazione (ad opera dell’X-2) ci consente quindi di svelare i piani politici segreti delle forze reazionarie. Per contro, l’infiltrazione dei movimenti neofascisti ci permette di conoscere i nominativi dei loro agenti e le future azioni dei servizi informativi italiani. Risulta invece difficoltosa la penetrazione dei servizi di intelligenza della Sinistra, giacchè le clausole dell’armistizio vietano l’azione indipendente dei servizi segreti italiani e autorizzano appena la formazione di servizi di estrema Destra. Gli agenti della Sinistra possiedono un’ottima rete e non hanno alcun collegamento con gli Alleati. Di conseguenza, è possibile individuarli solo accertando l’identità degli autori e dei diffusori dei loro saggi politici, dei volantini e delle scritte sui muri. Occorre quindi intraprendere uno studio continuativo sulle loro attività. Porto sicuro per migliaia di rifugiati, l’Italia è il campo di battaglia di numerosi movimenti anticomunisti e rivoluzionari, che conducono le loro attività clandestine attraverso nuovi agenti o spie di professione. In Italia, ad esempio, sia i seguaci del maresciallo Tito che i suoi oppositori utilizzano in parte il personale fascista dei vecchi servizi segreti croati per svolgere le loro missioni. La nostra infiltrazione tra questi agenti potrebbe fornire importanti informazioni sulla Yugoslavia. L’attività dell’X-2 contro altri agenti stranieri operanti in Italia potrebbe produrre una serie di nuovi dati su temi come l’attività francese in Valle d’Aosta, gli ordini di battaglia yugoslavi, le relazioni vaticano-sovietiche, gli elementi rivoluzionari in Albania, i gruppi della resistenza ungherese e via dicendo. […] Operazioni di intelligenza: rapporti e corrispondenze delle unità Z per il controspionaggio. […] Yugoslavi L’attività yugoslava in Italia è stata eccezionalmente intensa negli ultimi tre mesi. E’ evidente che il servizio informativo yugoslavo, l’Ozna, è pronto a tutto pur di eseguire gli ordini del governo di Tito. Attualmente, vi sono prove che l’Ozna ha due importanti missioni da svolgere in Italia: 133 infiltrare e neutralizzare i movimenti che si oppongono al maresciallo Tito. L’Ozna è particolarmente ansiosa di scoprire l’entità della collaborazione tra i gruppi di resistenza all’interno della Yugoslavia ed i politici anti-titini all’estero; ottenere prove documentarie (prima della conferenza di pace) sull’aiuto fornito dai servizi d’intelligenza alleati e dal Vaticano alle forze politiche anti-titine che operano per il rovesciamento del governo yugoslavo. […] Albanesi I gruppi albanesi che si oppongono a Hoxha perseguono una politica rivoluzionaria meno coerente di quella condotta in Italia dagli elementi anti-titini. Non avendo dispute territoriali comparabili con quelle del Friuli Venezia Giulia, gli emigrati albanesi tendono a sollecitare l’aiuto dei fascisti, degli industriali e del ministero degli esteri italiano per promuovere la propria attività clandestina. Hanno anche preso contatto con il Vaticano per cercare appoggi, ma non vi sono prove che tali negoziati abbiano avuto esito positivo. Occorre ricordare che l’Italia occupò l’Albania utilizzando una quinta colonna, e che quindi ha ottimi contatti all’interno del paese balcanico. […] Altre attività di intelligenza Varie agenzie di sicurezza continuano a sorvegliare i possibili depositi clandestini di armi appartenenti a diversi movimenti politici. Molte armerie sono state localizzate e distrutte. Il governo italiano ha emanato severe leggi sul porto d’armi. Le norme vengono fatte osservare dalla polizia italiana, che sta collaborando con le autorità alleate nel controllo dei luoghi potenzialmente pericolosi. […] I rapporti jxx-5501 e 5544 indicano che il Psi ha infiltrato suoi elementi all’interno della Regia Marina Italiana. Le prove sono arrivate in seguito all’arresto di un certo Riccardo Antonelli, latore di una lettera di credenziali firmata da Luigi Cacciatore, vice segretario del Psi. Il documento indica Antonelli come un veterano dei servizi di informazione socialisti. Ciò prova che i partiti della Sinistra sono ansiosi di penetrare i circoli di intelligenza della Destra, che mantengono rapporti con i servizi alleati. In pratica, mirano ad appropriarsi di tutte quelle informazioni d’archivio potenzialmente utili per la prossima campagna elettorale (vedi anche il rapporto n. 5577, in cui si riportano i tentativi del Pci di infiltrare suoi elementi tra i servizi di intelligenza del Ministero dell’Aeronautica). […] James Angleton, capitano delle unità Z per il controspionaggio. 134 -196/2^ Sezione – Sit./"CD" s e g r e t o Situazione politica e attivita’ dei partiti in italia (da fonti confidenziali attendibili e stralci di stampa nazionale) (31 marzo 1946 ) sommario: Partito comunista italiano Partito socialista italiano Partito d’azione Partito liberale italiano Democrazia cristiana Democrazia del lavoro Opposizioni di sinistra (repubblicani ) Opposizioni di destra Movimenti separatisti (Sicilia/Valle d’Aosta ) Attivita’ di fascisti Relazione – Partito comunista italiano Le direttive d’azione del P.C.I. non hanno subito varianti dai punti fissati nella precedente relazione, né potevano averne poiché il P.C.I. ha già superato lo scoglio del Congresso Nazionale, che attende ancora gli altri maggiori partiti, e poiché, non essendovi urto di tendenze 135 e conflitto di personalità, tutto l’"apparato" e tutti i dirigenti del P.C.I. possono dedicarsi con grande larghezza di mezzi alla preparazione elettorale. Centinaia di dischi con parole di Togliatti, Longo ed altri sono stati ordinati in questi giorni alla Ditta "Radiocentrale" in Roma; contengono brani di discorsi pronunciati dalla viva voce dei massimi esponenti comunisti, e sono destinati alla diffusione negli ultimi giorni precedenti le elezioni, poiché contengono incitamenti al voto per le forze proletarie, per la Repubblica, per la pace, con insistenza su quelli che sono le parole d’ordine del P.C.I.: unità dei lavoratori; opposizione alla politica delle avventure nazionalistiche e alla guerra; repubblica democratica progressiva; indipendenza del paese; fine dei privilegi delle classi ricche. Nuove informazioni si aggiungono alle precedenti circa il finanziamento della campagna elettorale comunista. Risulta che importanti versamenti sono stati fatti da industriali minacciati da questioni epurative; la Fiat, per raggiungere il compromesso sul Consiglio di gestione, avrebbe distolto alcune centinaia di milioni dalla apertura di credito avuta recentemente dal governo a saldo delle forniture belliche; forti somme sarebbero state date da Puricelli, Cini, da impresari costruttori romani, da alcuni esponenti dell’industria tessile biellese. Altra fonte di finanziamenti è una più complessa organizzazione che va estendendo le sue maglie nella pubblica amministrazione. Per intendere questo metodo di finanziamento del P.C.I., si deve anzitutto premettere un cenno sulla situazione amministrativa del personale dell’"apparato" comunista. Detto " apparato " equivale ai "quadri" dell’organizzazione, compresi gli uomini (e le donne) destinati dal partito a funzioni di pubblica responsabilità: da quelle di ministro e sottosegretario, a quelle di sindaco, di assessore, di commissario di aziende ed Enti, di direttore di giornale, di giornalista, ecc.. Tutti i comunisti destinati a funzioni pubbliche o di partito sono funzionari (cioè "attivisti") del partito, comandati a prestare servizio in questo o quell’incarico, sia esso un posto in un comitato "Agit Prop" o un portafoglio ministeriale. Tutti gli attivisti destinati a varie funzioni debbono avere un unico tipo di trattamento e cioè: stipendio variabile dalle 9.000 alle 15.000 lire mensili, mensa gratuita nelle organizzazioni del partito, in alcuni casi abbastanza frequenti – alloggio, pure gratuito, procurato dal partito. In nessun caso gli stipendi globali potranno superare le 15.000 lire mensili: con questa limitazione si intende che, qualunque sia lo stipendio realmente percepito p. es. da parte dello Stato e da Enti pubblici, la differenza oltre le 15.000 lire mensili deve essere versata al partito. Con questo sistema il P.C.I. – a prescindere da quelle sue ideologie, cui dà pratica realizzazione, e da qualche introito che si procura – ottiene il risultato di avere un facile controllo sulla vita privata e sulle probità amministrative dei suoi uomini. Grazie a questo sistema è quindi possibile realizzare certe forme di incremento delle finanze di Partito che, diversamente, si presterebbero a favorire grandi arricchimenti dei singoli. Una di queste forme è quella della "taglia" sulla corruzione nelle pubbliche amministrazioni. Come per molte altre questioni, il P.C.I. sta raccogliendo grandi documentazioni sulla moralità e corruttibilità di pubblici funzionari non comunisti. Tali documentazioni, dovrebbero servire per future nuove epurazioni, di ben altra portata che quelle antifasciste: ma intanto consentono di tenere in pugno funzionari che si lasciano corrompere e obbligarli a consentire di dividere i loro illeciti proventi con elementi di fiducia del partito – spesso non ufficialmente iscritti – i quali versano al partito le somme così ricavate. Recente esempio: un elemento del Fronte della Gioventù non iscritto al P.C.I. sta in questi giorni incassando alcune centinaia di migliaia di lire su una fornitura di formaggi emiliani fatta da una grossa ditta della Valle Padana al 136 Commissariato per l’Alimentazione. Tale somma, con molte altre simili, servirà alle spese elettorali del Partito. Negli ambienti della Direzione del Partito vi è molto compiacimento per il comportamento del Partito nelle elezioni amministrative, e una grande quantità di commissioni sta studiando le riforme delle pubbliche amministrazioni per il caso di successi elettorali che diano il governo o un buon numero di dicasteri nelle mani dei comunisti. La commissione che si occupa delle FF.AA. è tenuta segreta, poiché comprende alcuni ufficiali generali e superiori più o meno segretamente aderenti al P.C.I.. La commissione è diretta dal consultore Longo, e comprende Trombadori, Rossi, Vercellino e molti altri. E’ in programma una nuova epurazione che, per le FF.AA., prevede la sospensione di tutti gli ufficiali in S.P.E., e la loro eventuale riassunzione e riconferma nel grado in base a liste di epurazione che sono in parte già pronte. Il Fronte della Gioventù di Roma è stato richiamato severamente dal Partito per la inefficienza dimostrata nel non saper disorganizzare e impedire (senza ricorso alla violenza) le manifestazioni studentesche per Trieste del 27 marzo. In tali manifestazioni, e massime nel corteo, il F. d. G. ha inviato in gran numero i suoi emissari, e il giovane Berlinguer ha avuto speciale incarico di agire in questo settore. In linea di politica generale, gli ambienti direttivi del Partito hanno l’ordine di preparare le loro masse a una vittoria della Democrazia Cristiana, e di agire con ogni mezzo per impedire il concentramento della D.C. con le forze di centro-destra. Soprattutto il settore sindacale è il terreno su cui si intende agire per imporre alla D.C. un orientamento favorevole ai partiti "proletari" e solidale con essi. I comunisti fanno molto affidamento sul timore che hanno i dirigenti sindacali democristiani, massime Grandi e Quarello, di essere estromessi dalla C.G.I.L. e obbligati a riprendere una organizzazione sindacale "bianca" da soli. – Partito socialista italiano La preparazione socialista in vista del congresso è sempre attivissima, e quasi è pari per intensità, alla preparazione elettorale. I più decisi risultati di tre settimane di elezioni amministrative sono: – conferma dei risultati delle elezioni sindacali e aziendali. E cioè vitalità del P.S.I.U.P. superiore alle più ottimistiche previsioni; e vitalità autonoma, non priva di forti risentimenti periferici anticomunisti; – abbandono quasi totale (e solo in parte conseguente ai risultati elettorali) della tendenza fusionista, e reazione degli ambienti periferici contro l’attuale direzione del Partito, facente capo a Nenni; – orientamento a favore del P.S.I. di determinate correnti industriali (Olivetti – "Montecatini" del Nord – "Snia-Viscosa") e di ambienti che simpatizzano con l’idea di staccare il P.S.I. dal comunismo e di avviare il Paese su una concentrazione di governo social-democristiana, che sarebbe dotata di una forte maggioranza e garantirebbe quindi un governo stabile di coalizione medio-piccolo borghese e proletario; 137 – deciso interessamento socialista a problemi concreti dell’industria e del commercio in Alta Italia, e aperte dichiarazioni socialiste a favore di una economia industriale protetta e programmata, del mantenimento conseguente del Consiglio Industriale Alta Italia, cui è a capo il Prof. Trepelloni, esponente e rappresentante di interessi dell’industria tessile, già dirigente dell’Ente Nazionale Cotoniero e dell’Ente Nazionale del Tessile; – più "platonico" e astratto interessamento socialista ai problemi del Mezzogiorno, confinati all’Istituto di Studi Socialisti"; interessamento che, in ogni modo, si rivolge al progetto di trasformare l’economia e la vita del Mezzogiorno sul modello della vita dell’Alta Italia, cioè industrializzando il Mezzogiorno malgrado le note ostilità e difficoltà delle popolazioni meridionali a subire le industrializzazioni; – affermazioni notevoli della tendenza di "iniziative socialista", che si conquista la maggioranza ad Alessandria; a Bologna; a Perugia; a Ravenna; a Rovigo. Grandissima si rileva quindi l’importanza di questa corrente che si presenta alla scena politica con pochi mezzi (ha un solo giornale settimanale, nessun quotidiano), fortemente combattuta da Nenni e dai suoi amici, ma con largo seguito. Il programma con cui "Iniziativa" vorrebbe prendere il comando nel partito socialista viene ufficialmente così sintetizzato: – Animare il partito e fargli assumere finalmente una linea politica propria; – prendere iniziativa in ogni campo; - rafforzare i quadri del Partito; – riaffermare l’unità d’azione della classe lavoratrice nella lotta per la ricostruzione socialista e la difesa dei diritti del paese (cioè contro le rivendicazioni jugoslave, austriache e francesi, o, almeno la maggior parte di esse); – promuovere l’organizzazione internazionale socialista; – riaffermare l’intransigenza ideale e tattica. Nella contingenza, "Iniziativa" non transige nella sua ostilità diretta contro Pietro Nenni, anche se Nenni e per lui Morandi accettano gran parte del programma di "Iniziativa". Nel campo economico – massime in Alta Italia – la attuale direzione del partito vuole impedire a "Iniziativa" di prendere il sopravvento, sopravanzandola con una realistica politica atta a procurarsi una salda base nelle masse operaie (circa 68% degli iscritti) e svolgendo una propaganda atta a tranquillizzare i ceti borghesi, la cui adesione al P.S.I. è minima (5% di impiegati e 1% di professionisti e intellettuali sulla totalità degli iscritti al P.S.I.) c) – Partito d’azione Minima è l’attività positiva del Partito d’Azione che permane in condizione di grave crisi. I risultati elettorali delle elezioni amministrative sono tali da scoraggiare sempre più i dirigenti del P. d’A. che, nelle prime tre domeniche delle elezioni, hanno conquistato soltanto 183 seggi consiglieri su un totale di 52.389. Il distacco di Parri e LA Malfa ha tolto al F. d’A. forze intellettuali e finanziarie non sostituite, e l’autorità e l’attività del partito si spengono fra 138 l’indifferenza generale. Il quotidiano romano del Partito vende alcune centinaia di copie, sette – ottocento, ed ha poche centinaia di abbonati (3 – 400 ) oltre ai vari uffici – stampa e ai molti omaggi. Il quotidiano torinese vive con gli appoggi che gli vengono da sovventori. Molto energica continua ad essere l’attività del nucleo che aspira alla fusione P.S.I.U.P.. d) – Partito liberale italiano Tendenze periferiche e giovanili del liberalismo italiano, fra cui l’attivissimo Armando ZanettI, direttore del "giornale del Lunedì", premono sulla direzione del Partito per il blocco delle forze democratico-liberale. Il blocco è ormai un fatto compiuto, che avrà certo influenza nelle elezioni politiche e potrà costituire una forza che si allineerà quarta dopo i tre partiti di massa e si prevede che potrà avere almeno un 10-15% dei seggi alla Costituente. Il P.L.I. attende dal suo congresso la definizione del suo atteggiamento sulla questione istituzionale, ed è possibile che si pronunci per una soluzione monarchica. Dal punto di vista finanziario, la propaganda del quotidiano romano del partito per la raccolta di fondi vuole anche dimostrare che il partito liberale italiano non ha fondi e risorse segrete. Ma in realtà il denaro non manca. Il P.L.I. non dispone ancora di una organizzazione elettorale efficiente e non risulta avere adeguata preparazione per una campagna di propaganda rivolta alle masse in profondità. Gli uffici della centrale sono disordinati nei loro schedari e scarseggiano il materiale propagandistico, e non dispongono di personale sufficiente. Nelle riunioni dei dirigenti si parla molto, ma in esse mancano elementi tecnici esercitanti funzioni di concetto e d’ordine negli uffici del partito. Questo stato di cose produce negli ambienti dirigenti psicosi di sconfitta rispetto ai Partiti di massa. Fonti informative molto attendibili dichiarano apertamente che la mentalità di una gran parte dei dirigenti e degli iscritti è nettamente pessimista. e) – Democrazia cristiana La Democrazia Cristiana ha avuto tali successi elettorali nelle prime giornate di elezioni amministrative, che ormai il Paese guarda ad essa come al probabile cardine della futura Costituente e del futuro Governo. Le difficoltà interne del Partito, nella imminenza del suo Congresso Nazionale, sono ancora molte. Anche per la D.C. alla metà di aprile le situazioni dovranno essere chiarite, e cioè: dichiarazione sull’indirizzo circa la questione istituzionale; atteggiamento sulla politica sindacale; direttive generali rispetto allo schieramento politico proletario. Sulla questione istituzionale, la D.C. continua a registrare voti di riunioni provinciali precongressuali che sono a grande maggioranza per la soluzione repubblicana. Continua, anche su questo punto, il grave contrasto fra l’indirizzo di parte della massa del Partito e le direttive del centro. Le forze più vicine alla Santa Sede e all’Azione Cattolica sono in complesso monarchiche, le altre repubblicane. Molte cifre di votazioni nei convegni provinciali non sono ancora note, ma si sa tuttavia che dove si è votato la soluzione repubblicana, la votazione ha dato a quest’ultima il 90% dei votanti; invece le maggioranze monarchiche ove ottenute, sono assai più modeste. 139 Sulla politica sindacale è assai forte la tendenza – anch’essa di periferia, in opposizione al centro – che sarebbe l’uscita dei sindacalisti cristiani della C.G.L.I., considerando che l’unione a tre in tale organismo si è rivelata vantaggiosa solo per i comunisti. Nei rapporti con il P.C.I. si sono accentuate le asprezze e le difficoltà. Significativo è il fatto che la gioventù della D.C. ha stabilito di non aderire alla Federazione mondiale della gioventù democratica, perché detta Federazione è troppo controllata dai comunisti. Togliatti e De Gasperi hanno polemizzato pubblicamente in discorsi elettorali, e si prevede che tali polemiche si accentueranno. L’attività della Direzione del Partito, oltre che del normale lavoro di preparazione elettorale, è assorbita dall’imminente Congresso Nazionale di aprile, nel quale avranno una grande parte Scelba, Piccioni, Jacini, Gonella, Gronchi, Grandi. l’on. De Gasperi sarà riconfermato segretario del partito, ma vi saranno molte opposizioni contro di lui a causa del malcontento di elementi appartenenti alle sinistre del partito, che si raccolgono attorno a Scelba, Gronchi e Quarello. ma la posizione di De Gasperi è fortissima non solo perché è presidente del consiglio, ma anche perché esercita una funzione mediatrice rispetto alla destra della d.c., capeggiata da uomini come il conte Jacini e altri. l’on. De Gasperi è deciso a sfruttare la poca fiducia che il ceto medio del Paese ha per le formazioni politiche democratico-liberali di centro, centro-sinistra e di destra; egli tende a fare, dentro e fuori il suo Partito, da forza equilibratrice, sfruttando le antipatie che il socialismo si procura con la sua debolezza di fronte al comunismo, e quelle che i partiti democratici e liberali si procurano con i loro atteggiamenti definiti reazionari. SCELBA svolge attiva propaganda per l’orientamento repubblicano della D.C., ed è noto che ha grande seguito. F) – Democrazia del lavoro La D.d.L. ha assolto alla funzione di servire da base all’On. Bonomi per organizzare il blocco democratico-liberale. La maggiore difficoltà di tale blocco, è proprio derivata dalla crisi interna della D.d.L. e dalla rivalità Bonomi-Mole’, superata con una formula di compromesso derivante dal fatto che il Ministro della Pubblica Istruzione non aveva alcuna possibilità di staccarsi dall’On. Bonomi per aderire, con Parri e La Malfa, a un blocco elettorale repubblicano, data la decisione intransigente di Pacciardi che esclude per il P.R.I. ogni alleanza elettorale. Pare d’altronde, che a decidere l’On. Mole’ a restare nell’ambito demolaburista non sia stata estranea una netta intimazione di fonte massonica. I risultati delle prime giornate di elezioni amministrative hanno accresciuto l’autorità del gruppo del Partito Democratico del Lavoro rispetto al Partito Liberale, poiché sinora le forze dei partiti sono pressoché alla pari, contrariamente alle previsioni che facevano ritenere il P.L.I. di gran lunga il più forte. La D.d.L. dimostra di avere un certo seguito nelle regioni del Mezzogiorno; e, nelle lunghe trattative condotte con molta abilità e pazienza dall’On. Bonomi, è risultato che le differenze dottrinali fra i gruppi che costituiscono il blocco elettorale Orlando-Nitti-Croce-BonomiZaniboni non sono così gravi da impedire una seria unità d’intenti. Assai riservato è l’atteggiamento circa la questione istituzionale, per quanto è possibile finisca con il prevalere in seno al blocco una soluzione monarchica con la formula Brosio (Corona al Principe di Napoli con una Reggenza Civile che potrebbe includere anche la Principessa Maria di Piemonte, escludendo però i Reali Principi cui, secondo lo Statuto Albertino, sarebbe spettata la eventuale Reggenza Dinastica). 140 Intanto l’alleanza demoliberale ha cominciato a divenire operante in Consiglio dei Ministri, facendo escludere la assegnazione dei simboli per il "referendum" istituzionale sfavorevole alla causa monarchica, cioè facendo scegliere all’elettore fra l’Italia e la Corona. Con la nuova sistemazione, l’Italia non sarà più esclusivo simbolo di nessuno delle due soluzioni, ma sarà presente in ambedue i simboli. g) – Opposizioni di sinistra (repubblicani) La decisione del P.R.I. di non accettare alleanze elettorali è una manovra per obbligare Parri e La Malfa ad abbondare la loro frazione democratica-repubblicana autonoma e ad entrare nel P.R.I., e per evitare che altre possibili future formazioni repubblicane imitino il movimento della D.R. nel non voler entrare nel Partito Repubblicano. La mossa di Pacciardi implica anche una notevole mancanza di fiducia nelle forze della D.R. e di altri eventuali frazioni che si staccassero da altri partiti. Tuttavia è notevole che Ferruccio Parri dispone di notevoli appoggi a Milano, ove è riuscito ad assicurarsi finanziamenti dal dott.Mattioli della Banca Commerciale Italiana, dal Consorzio Nazionale Industrie elettriche ("ConieL") e da altri gruppi. L’ing. Banti del Coniel è uno dei più forti sostenitori del gruppo Parri. Pure a questo gruppo a Milano si attribuisce la denunzia per "atti rilevanti" dei fratelli Crespi, in quanto essendo stato prosciolto in Alta Corte il Senatore Mario Crespi, il "Corriere di Informazione" avrebbe potuto tornare in piena proprietà della famiglia Crespi e ne sarebbero stati estromessi gli amici di Parri: M. Borsa e Bauer. h) Opposizione di destra L’U.Q, che ha rivelato nelle elezioni amministrative la esagerazione delle conclamate cifre che facevano di questo partito una organizzazione di milioni di aderenti, si trova nuovamente ridotto a una funzione di avanguardia scandalistica di opposizione, funzione più giornalistica che politica, assolta con molta efficacia per alcuni mesi nel recente passato. La manovra dei giornali qualunquisti, cui non partecipano i giornali del Partito Democratico Italiano, consiste nel sottoporre nuovamente la compagine del Governo di C.L.N. a una intensa campagna diretta a ottenerne l’allargamento prima delle elezioni. Gli attacchi a Togliatti e ai socialisti mirano precisamente a questo scopo, e Giannini costituisce così la punta avanzata di una manovra il cui scopo è quello di spingere il Gabinetto alle dimissioni per variarne la composizione, eliminarne gli azionisti e fare posto a elementi nuovi (Nitti o suoi aderenti) in una diversa coalizione; cercando inoltre di togliere ai socialisti i due portafogli che sono preposti alle elezioni, cioè Interni (Romita) e costituente (Nenni), nonché mutare il titolare del Ministero della Giustizia (Togliatti). La campagna di Giannini probabilmente si svilupperà con ulteriori polemiche e attacchi personali. Anche l’organo del Partito Liberale non ha risparmiato alcuni accenni alle questioni su cui "Il Buonsenso" sta attaccando, cioè, p. es. quella dei fondi destinati alla lotta partigiana.Peraltro Giannini sembra aver raccolto, a questo proposito, prova che possono colpire anche uomini del P.L.I. in quanto il Consultore Sogno, contro cui Giannini ha particolare rancore personale, potrà essere esplicitamente invitato dal "Buonsenso" che ha raccolto documentazioni in proposito, a spiegare l’origine delle somme ingenti di cui dispone per le sue due case editrici, la sua rivista e il quotidiano ("Il Corriere Lombardo") di cui è direttore e comproprietario. E’ noto che l’organizzazione "Franchi" che Sogno comandava in Alta Italia disponeva di grandi 141 somme, e pagava i suoi gregari mille lire al giorno, e i suoi ufficiali duemila, e inquadrava circa 2500 partigiani fra Milano, Torino, Genova; cosicché costava, in fase operativa, circa 3 milioni al giorno per il solo personale. Se Giannini non ha ancora attaccato su questo punto è perché non desidera per ora peggiorare ulteriormente i suoi rapporti con i Liberali. Mentre Giannini attacca con metodo scandalistico il Partito Democratico Italiano sviluppa la sua manovra, forse tardiva, di cercare di accattivarsi simpatie nel campo cattolico per raccogliere fra i malcontenti e i fuorusciti della D.C. e conciliare con autorevoli apporti di energie alla causa monarchica fra quanti, nel campo cattolico, vedono nella repubblica uno slittamento verso la politica demagogica, l’anticlericalismo, il divorzio e la socializzazione. In genere però si lamenta la incapacità e la debolezza della propaganda monarchica, condotta con certa abilità ma non sempre tempestivamente dai giornali del P.D.I., mentre altri Enti e organi che dovrebbero agire in questo senso non mostrano né abilità né prontezza, né attitudine. Fra l’altro si nota che non vengono svolti con sufficiente ampiezza alcuni motivi che potrebbero avere molta efficacia poiché tutt’altro che irreali: come quello che la Repubblica potrebbe voler dire ripresa delle persecuzioni epurative; disagio assai grave per l’Italia meridionale e insulare sottoposta a una supremazia più assoluta che mai dall’Alta Italia; politica di netto carattere anticlericale, ecc. In molti ambienti, anche fra quelli che si dovrebbero ritenere i più fedeli alla Casa regnante, si comincia a diffondere una parola d’ordine ispirata dai circoli repubblicani e abbozzata nella nota intervista del Conte Sforza: "meglio un Governo forte e autorevole in una repubblica moderata che una monarchia debole e senza prestigio". La neutralità e la imparzialità delle manifestazioni della Reale Corte e del Luogotenente se appaiono un esempio di correttezza e di stile, sono da molti interpretate come segno di debolezza e di preventiva rassegnazione alla sconfitta in una causa che potrebbe invece avere molti elementi di successo. Molti ambienti si orienterebbero più fermamente verso la soluzione monarchica se la propaganda fosse più energica, fiduciosa, efficace; cioè affidata a mani esperte e ad elementi attivi. Si nota che il libro di P. Silva "Io difendo la Monarchia" ha avuto un significativo successo: ma si tratta di un libro, cioè di manifestazione ad azione limitata e ritardata, mentre alcune delle sue tesi più convincenti dovrebbero essere diffuse con mezzi più semplici e accessibili, moltiplicando, con tutti i mezzi possibili, la diffusione delle idee che consigliano la soluzione monarchico-parlamentare. I) – Movimenti separatisti (Sicilia – Valle d’Aosta) In Sicilia il movimento separatista si va attenuando e si orienta su una soluzione autonomista del tipo di quella concessa alla Valle d’Aosta e che per diversi segni appare ambita anche dalla Sardegna. Con la accettazione di tale soluzione sarebbero chiaramente soddisfatte le varie aspirazioni e cadrebbero tutti i motivi di recriminazione che hanno dato un contenuto ideale al movimento separatista, che perderebbe quindi ogni importanza politica e militare e già va riducendosi ad un problema di ordine pubblico di limitata proporzione. Assai più grave diviene invece la situazione della Valle D’Aosta. La soluzione autonomista aveva creato molti malcontenti, tanto fra l’ala estrema (ridottissima) dei vari separatisti francofili, quanto fra i "benpensanti" valligiani, che videro subito il danno ed i pericoli della 142 autonomia; quanto infine, fra i non valligiani residenti in Valle. Tali correnti di malcontento hanno trovato esca per incendiarsi nelle insufficienze, negli errori e nelle discordie del governo della Valle, in seno al quale sono gravi rivalità personali a cominciare da quella fra l’autoritario Presidente Prof. Federico Chabod, e l’ambizioso e intrigante Vice Presidente Avv. Caveri. Il Prof. Chabod si era poi illuso di poter governare la Valle distribuendo il suo tempo fra AostaMilano (ove è titolare di una cattedra e condirettore di un Ente editoriale) e Roma (ove, fra l’altro, aspira ad essere trasferito come titolare di cattedra universitaria). Le sue frequenti assenze hanno indignato molti in Aosta ed il suo carattere aspro ed intransigente gli ha procurato molti nemici. Inoltre il Prof. Chabod appartiene al P.d’A. e la crisi di detto partito ha notevolmente diminuito il suo prestigio personale. La sua condizione di funzionario e di dirigente di iniziative editoriali lo fanno considerare dai più intransigenti un elemento passato alla causa "italiana" estraneo ormai alla Valle; i meno intransigenti dicono che era meglio un Prefetto non valligiano, ma sempre sul posto e vigile ai problemi della Valle, che un Presidente sempre in viaggio e legato a interessi estranei alla Valle. L’opposizione contro F. Chabod è stata resa acuta e vivace dal disagio alimentare. Da molti mesi, si può dire da tutto l’anno, sin da subito dopo il passato raccolto, la Valle che non è produttrice di grano, soffre per la mancanza di cereali, di pane e di pasta. La zona aostana era, sin dalla scorsa estate, l’unica regione d’Italia in cui fosse quasi impossibile trovare pane non razionato, e molto difficile avere vivande a base di pasta. La Valle è solo produttrice di carne, latte e suoi derivati, patate e miele. Ma le patate ebbero un raccolto scarso. La produzione locale di avena è sempre stata insufficiente; né sufficiente quella del vino. Il governo della Valle ha messo grandi restrizioni alle poche esportazioni possibili della Valle, cioè legnami e formaggi, gravandole di dazi produttivi; e con questo, resi difficili gli scambi, ha seriamente danneggiata la situazione alimentare. La propaganda francese ha avuto così buon gioco come non mai, ed anche i più ostili non solo al separatismo, ma anche alle autonomie, contribuiscono a creare un ambiente di sorda irritazione. I centri di maggiore agitazione separatista sono quelli di fondo Valle (Pont St. Martin – Verres – St. Vincent – quest’ultimo ha forse il più attivo nucleo di separatisti – Chatillon, e tutta la Val Tournanche). Particolare oggetto di odio sono coloro i quali vengono accusati di essere agenti "di ROMA" come il capitano degli alpini Remo Chabod, cugino del Presidente della Valle, ed altri. Di questo acuto stato di disagio hanno approfittato i dirigenti del "Comitato Valdostano" di Parigi per provocare le recenti note e gravi manifestazioni. D’Accordo con emissari di detto comitato giunti come prima dalla Francia, il noto Caveri – dirigente dell’Unione Valdostana – propose nel Consiglio della Valle di chiedere garanzie internazionali; al rifiuto di Chabod si monta la manifestazione, che viene accuratamente cinematografata da agenti francesi. La documentazione cinematografica è stata immediatamente inviata in Francia. 143 La situazione Valdostana ritorna, dopo tutto ciò, ad essere grave, ed è suscettibile di dolorose sorprese. L) – Attivita’ di fascisti I fascisti della Capitale e dell’Alta Italia vanno irrigidendosi in una posizione di intransigente fedeltà alla idealità fascista e rifiutano le trattative, in passato da essi provocate e cercate, con altri partiti. Tale atteggiamento è infatti dovuto alla convinzione della inutilità di ogni trattativa. I fascisti stanno preparando a roma un settimanale clandestino, che avrà il titolo "s.i." ("Siamo Italiani"), è sarà diretto da Concetto Pettinato. Pare che tale settimanale avrà la collaborazione di molti giornalisti già fascisti; che ora lavorano senza figurare in periodici vari. Un ambiente favorevole a quest’attività pare siano le redazioni romane del "Corriere Lombardo", della "Gazzetta d’Italia", e del "Commercio". Class.: segreto Oggetto: Rapporto del 808° Battaglione per il Controspionaggio sulla situazione al mese di marzo 1946. (testo in italiano) Class.: segreto Ufficio di origine: X-2 (Italia). Data: 3 aprile 1946. Oggetto: Rapporto politico sull’Italia. Fonte: JK 23 (probabilmente del Sim, ndr). Collocazione: Rg 226, serie 108A, busta 270, fascicolo: jzx-6960. (testo in italiano) Class.: confidenziale Oggetto: Lancia Aprilia Na 31707 Data: 8 aprile 1946 A chi interessa Si certifica che l’automobile in oggetto è di proprietà di questo ufficio. Il veicolo è stato affidato al dott. Umberto D’Amato. 144 Il combustibile viene fornito da questa unità. Il veicolo ha le seguenti credenziali: Libretto di circolazione: n. 31707 Motore: n. 97/9458 Telaio: n. 7749 Per eventuali chiarimenti, rivolgersi al sottoscritto telefonando al 478445 (interno: 28), Roma. Capitano James Angleton, X-2 (Roma) Class.: segreto Destinatari: tutti i capi area Oggetto: Manuale di intelligenza per la propaganda occulta. Data: 16 maggio 1946. Suggeriamo la lettura del memorandum in allegato, che è stato preparato dal settore per la propaganda del Si. Suggeriamo inoltre l’invio di materiali che possono interessare questa operazione. Vi chiediamo inoltre di discutere il memorandum e di illustrarne i contenuti ad ogni capo settore. Introduzione Il manuale è destinato al settore di intelligenza per la propaganda, con l’obiettivo di fornire gli agenti del Si di una guida basica per la raccolta di informazioni segrete sulla propaganda occulta. Il manuale comprende: gli obiettivi del settore per la propaganda; le basi per rendere possibili l’individuazione, la raccolta e la diffusione di informazioni segrete sulla propaganda occulta. Principali obiettivi del settore di intelligenza per la propaganda. Questa sezione del Si è fondamentalmente interessata a studiare tutti quegli aspetti della propaganda comunemente noti come propaganda occulta. Inoltre, ma solo come obiettivo secondario, la sezione si interessa della pubblica opinione, nel caso questa sia connessa alla propaganda occulta. 145 La propaganda occulta e la pubblica opinione sono il tema di questo manuale. La propaganda occulta Definizione generica E’ utile aiutare gli agenti a distinguere la propaganda generica da quella occulta (è soprattutto di quest’ultima che si occupa la sezione di intelligenza per la propaganda). In generale, si definisce propaganda qualsiasi tipo di persuasione organizzata che, attraverso misure non militari, tenta di manipolare i comportamenti, le idee e le azioni di una persona. Definizione della propaganda occulta In generale, si definisce tale la propaganda che può assumere la forma di fonte, di obiettivo o di divulgazione. La fonte è l’origine della propaganda: l’elemento originale o il gruppo che attiva la propaganda. Esempio: una fonte coperta può essere l’autrice di un volantino anonimo, o assumere la forma di un’organizzazione politica camuffata da associazione culturale. Una nota radio clandestina sionista che predica la violenza può essere provocatoriamente gestita da agenti antisionisti. L’obiettivo è il proposito ultimo del propagandista, ovvero ciò che egli intende raggiungere attraverso l’attività propagandistica. Esempio: un sacerdote buddista giapponese può recarsi all’estero per organizzare una serie di movimenti politici scintoisti sotto la copertura dell’attività religiosa. Un metodo ancor più subdolo è quello applicato nei libri di Storia della Germania prebellica: venne infatti soppresso l’episodio degli accordi di Monaco per nascondere al popolo tedesco le pacifiche intenzioni della Gran Bretagna. La divulgazione equivale alla diffusione della propaganda. La propaganda occulta viene spesso diffusa attraverso canali invisibili. Esempio: la distribuzione clandestina di volantini nascosti in una nave da carico. Oppure: la circolazione clandestina di un saggio sovversivo antiamericano tra i piccoli gruppi della Destra tedesca. Significato della propaganda occulta Significato generale: la propaganda occulta è uno dei più efficaci mezzi a disposizione di un governo, di un’organizzazione o di un gruppo per esercitare pressioni segrete. La pressione può essere di tipo politico, economico o militare, in patria o all’estero. Dal momento che non agisce alla luce del sole, la propaganda occulta viene spesso individuata solo dopo che i suoi obiettivi sono stati raggiunti, che possono essere: la fomentazione di disordini, di insurrezioni o di forme di resistenza, i cambiamenti politici, i sabotaggi commerciali o economici, l’infiacchimento della morale di un esercito o di un popolo. 146 L’esperienza dimostra che la propaganda occulta costituisce un’arma internazionale sia in tempo di pace che di guerra. La sua diffusione è sviluppata e sostenuta da interessi così potenti da rendere la sua individuazione un’attività specialistica. Ogni artificio di copertura che sappia utilizzare l’applicazione della più avanzata psicologia è utile alla manipolazione delle opinioni e dei comportamenti delle persone, senza che queste ne abbiano coscienza o siano in grado di esprimere la propria volontà. Importanza per gli Stati Uniti: la propaganda occulta riguarda direttamente il nostro governo perché mira a svelare le segrete intenzioni di quei governi stranieri, movimenti politici e gruppi di pressione in grado di danneggiare gli interessi statunitensi. Tali occulti propositi possono rivelarsi dannosi agli interessi o alla sicurezza degli Stati Uniti. Anche nel caso che ciò non avvenga, gli Stati Uniti hanno il diritto di essere informati. Dal momento che la propaganda occulta spesso precede gli eventi politici e militari, l’immediata percezione dei suoi primi sintomi permette di assumere le opportune contromisure. Propaganda aperta Naturalmente, non tutta la propaganda è occulta. Di fatto, spesso non è invisibile e viene comunemente definita propaganda aperta. Esempio: (OWI)? Vengono considerati propaganda aperta la distribuzione di volantini americani in tempo di guerra, le trasmissioni radio, i quotidiani, i discorsi, le esibizioni ed ogni forma di persuasione che non nasconde le origini, propositi ei canali di diffusione. In generale, si può affermare che la sezione di intelligenza per la propaganda non si occupa dei suddetti temi. Mezzi di propaganda aperta utilizzati dai propagandisti occulti. Tuttavia, al giorno d’oggi la propaganda occulta utilizza sempre più spesso il veicolo dei mezzi di comunicazione di massa. Esempi: una voce dannosa per una certa impresa può essere pubblicata da un autorevole quotidiano per provocarne il crollo nelle azioni in borsa. Un corrispondente straniero può ottenere da una presunta "fonte sicura" informazioni a proposito di un’organizzazione terroristica inesistente: ciò fornisce il pretesto di attivare una purga politica o un giro di vite poliziesco. L’esponente di un governo può provocare una fuga di notizie su possibili cambiamenti in politica estera, con l’obiettivo di influenzare o di sviare le reazioni dell’opinione pubblica o quelle ufficiali. Il funzionario di un ente coloniale può lavorare come corrispondente estero, in modo da fornire informazioni manipolate ad un’agenzia americana di notizie. Utilizzando un organismo di copertura, un governo può investire capitali in un’industria cinematografica straniera con l’obiettivo di influenzare i suoi cinegiornali, o per poter realizzare pellicole piene di buoni sentimenti. Considerando l’ampio uso dei mezzi di comunicazione di massa, l’agente deve tenersi aggiornato su ciò che compare sulla stampa, alla radio e negli altri media. Come abbiamo già detto, un agente non è tenuto a scrivere rapporti sulla propaganda aperta in senso stretto. Tuttavia, egli deve indagare e riferire su tutti quei casi in cui vi sia il sospetto che gli argomenti trattati dalla stampa o dalla radio sono opera di propagandisti occulti. 147 Principali organizzazioni di propaganda occulta Le principali organizzazioni di propaganda occulta potenzialmente dannose per gli interessi americani sono: i partiti politici, i gruppi o le organizzazioni che operano illegalmente. Esempi: il partito nazista durante il periodo clandestino prima della guerra. Al momento, i suoi malconci superstiti hanno preso nuovamente la via della clandestinità. Le forze di Mihailovic in Yugoslavia sono attualmente un’organizzazione illegale (alla stregua dei governi in esilio). La medesima cosa si può dire delle società segrete giapponesi, che mantengono sempre una forte coesione. Tali gruppi illegali possono fiorire tra le minoranze nazionali o tra i popoli colonizzati. i partiti politici, i gruppi o le organizzazioni che operano in maniera legale ma che hanno obiettivi illegali o segreti di natura antidemocratica o antiamericana; Esempi: il partito comunista e le sue coperture. Il partito non violento induista, i cui dirigenti sono stati coinvolti in atti di violenza contro gli Alleati. Ogni organizzazione religiosa che si batte genericamente contro l’uomo bianco o che nasconde i suoi obiettivi politici dietro un paravento religioso: è il caso di certi gruppi islamici in Indonesia o nel Vicino Oriente; i governi che perseguono disegni politici in grado di danneggiare gli interessi americani; Esempi: la Germania durante il nazismo. La Russia sovietica e le sue campagne intimidatrici nei confronti dei paesi o delle aree confinanti. L’Argentina, che utilizza la propaganda occulta (sia al suo interno che all’estero) per perseguire obiettivi fascisti sotto una copertura democratica; organizzazioni industriali, finanziarie e commerciali in cerca di predominio economico. La propaganda occulta viene spesso veicolata da organizzazioni di facciata, che non hanno rapporti diretti con i loro manipolatori. Un’organizzazione di facciata può nascondere i suoi reali propositi celandosi dietro attività commerciali, culturali o religiose. I partiti politici più estremisti ricorrono ampiamente a questo artificio. La propaganda occulta dei media Ogni possibile mezzo per la comunicazione delle idee viene utilizzato come veicolo di propaganda occulta. I mezzi di comunicazione di massa possono essere divisi in due categorie: quelli parlati e quelli scritti. I falsi incidenti costituiscono una terza categoria per l’individuazione della propaganda occulta: costituiscono infatti una pretesto per interventi ufficiali, militari o contro singole persone. La propaganda occulta parlata prevede l’uso dei seguenti elementi: le voci false, i contatti personali, le agitazioni e le dimostrazioni, l’istruzione, la cultura, la religione, la radio, il teatro e il cinema. La propaganda occulta scritta comprende l’uso di volantini, manifesti, libri e saggi, quotidiani e agenzie di stampa, documenti contraffatti, lettere e petizioni. 148 I falsi incidenti prevedono l’uso di provocazioni, false controversie e violenze. La propaganda occulta parlata Voci false: funzionano bene perchè è difficile scambiarle per forme di propaganda e risalire alla loro fonte. Le voci possono circolare come pettegolezzi, aspirazioni collettive o speculazioni. Tuttavia, anche la spontanea espressione di un pensiero può essere sfruttata dal propagandista occulto per attivare la circolazione di una voce. La conoscenza delle varie caratteristiche delle voci può essere utile alla loro individuazione. Vi sono tre grandi categorie: Le voci specifiche. Esempio: "Nei pressi di Monaco, 200 carri armati con equipaggio tedesco e sotto il comando americano sono in stato di allerta permanente. Gli americani stanno reclutando volontari tra le unità dell’esercito tedesco." L’obiettivo sembra essere quello di provocare la diffidenza russa. Ma può anche avere lo scopo di rafforzare il morale tedesco. Le voci che sono variazioni di un tema, e che quindi si basano su un argomento unico. La suddetta voce potrebbe svilupparsi nel modo seguente: Esempio: "Una forza tedesca di pronto intervento, camuffata da battaglione lavorativo, è stata trasferita per ordine della settima armata americana nella regione del fiume Elba, nei pressi della zona controllata dai russi." La simultanea apparizione di voci somiglianti in zone molto vaste. E’ molto difficile individuare la fonte di una voce falsa. Ecco alcuni suggerimenti che possono essere d’aiuto: (a) Chi è il beneficiario di una voce specifica? Ciò può aiutare a risalire alla fonte; (b) la medesima voce può essere veicolata da volantini o manifesti; (c) una voce può circolare in una classe sociale o in un gruppo di persone. L’individuazione di questa "area specifica" può condurre alla fonte. Contatti personali: la propaganda occulta può essere esercitata attraverso pressioni personali, come ad esempio la pressione esercitata su un particolare individuo, che può essere raggiunto con accordi finanziari o politici, la corruzione, le intimidazioni o il ricatto. Esempi: la tattica giapponese di corrompere i generali cinesi per usarli come leader di governi fantoccio. La tattica di un cartello economico che offre un blocco di merci a un pubblico ufficiale. La propaganda occulta può anche essere diffusa attraverso i contatti sociali. Esempi: una festa d’ambasciata può essere sfruttata per diffondere voci. I contatti personali possono servire a diffondere ideologia mascherata da informazione o istruzione. 149 Agitazione e dimostrazioni Esempi: in Valle d’Aosta, regione di confine, si scoprì che gli agitatori che propugnavano l’annessione alla Francia erano soldati francesi travestiti da civili. Oppure: la "spontanea" dimostrazione inscenata contro un inviato speciale americano nei Balcani, doveva creare l’impressione che la popolazione appoggiava il governo locale. Educazione e religione Esempi: un professore che fa propaganda a favore di un governo straniero, di un partito illegale o di un gruppo di pressione. Un propagandista si può celare anche tra gruppi di studenti o di missionari. Radio: il problema consiste nell’individuare le forme di propaganda camuffate da notizie o discorsi nei normali programmi radio. La propaganda può essere infilata in mezzo alla normale programmazione, approfittando della routine giornalistica o di un contatto personale con alcuni personaggi chiave dell’emittente. Vi sono poi le radio clandestine e illegali, che possono rappresentare il loro gruppo o essere utilizzate come copertura da un governo per raggiungere un obiettivo specifico. Il luogo dove opera una radio clandestina fornisce una traccia per svelarne l’identità. Se un’emittente segreta trasmette per un certo periodo di tempo da un’area sotto il controllo di interessi stranieri, ciò di solito significa che questi la finanziano. Teatro e cinema: l’intrattenimento può fungere da copertura per la propaganda in generale, anche quella aperta. Il passato e le simpatie di un autore, di un produttore e di un finanziatore possono aiutare ad individuare l’uso occulto di un mezzo di comunicazione. Il teatro e il cinema possono aiutare a comprendere le tendenze dell’opinione pubblica. Gruppi dilettanti e piccole società teatrali costituiscono di solito una forma di copertura per i propagandisti. Le pressioni occulte possono obbligare a cambiare un testo teatrale o una scena cinematografica. In maniera più o meno ufficiale, un produttore può imprimere un taglio propagandistico a pellicole destinate al mercato estero. Sul produttore, inoltre, si possono esercitare pressioni di vario tipo. La propaganda occulta scritta La propaganda scritta o stampata di solito nasconde le sue origini. I seguenti fattori possono aiutare a rivelarne la fonte: Destinatari: il tipo di destinatario, e le sue opinioni su chi diffonde la propaganda, può aiutare a svelare la fonte. Diffusori: l’occupazione o le simpatie di un diffusore possono aiutare a svelare la fonte. Anche i canali di diffusione possono essere d’aiuto. Aspetto: l’aspetto, la forma del materiale, il formato, la qualità della carta e il tipo di stampa possono facilitare la ricerca di una fonte e aiutare a scoprirla. 150 Linguaggio: lo stile, il gergo, i termini e il dialetto utilizzati possono condurre alla fonte. Svarioni, errori di ortografia e citazioni sbagliate possono indicare l’origine del testo e rivelarne l’ideologia, la nazionalità o la classe. Movente: l’analisi del materiale, volta a comprendere chi ne trae beneficio, può aiutare a risalire al movente e, quindi, alla fonte. Le forme dei materiali scritti, stampati o illustrati, sono le seguenti: Volantini: sono un veicolo fondamentale di propaganda occulta (produrli costa poco). Dove possibile, i rapporti sui volantini dovrebbero contenere, oltre alla descrizione e alla fonte, informazioni sulle forme e i luoghi della circolazione, sul periodo della loro apparizione, sul tipo di destinatario e le sue reazioni. Manifesti: Variano dal grande formato ai piccoli adesivi. I rapporti dovrebbero descriverne la grafica, il linguaggio, le illustrazioni, i dettagli sui luoghi e il periodo in cui vengono affissi, le reazioni dei passanti. Libri e saggi: possono essere anonimi o circolare segretamente in zone circoscritte. La propaganda occulta può celarsi nel testo o in altre pubblicazioni. In India, ad esempio, un libro molto venduto di argomento sessuale conteneva di fatto propaganda antiamericana. Si parlava di una lettera zeppa di argomenti politici scritta da una ragazza anglo-indiana rimasta incinta: la giovane gettava su un militare americano la colpa della propria volontà suicida. La fonte può essere localizzata anche attraverso gli stampatori. Diplomatici stranieri possono finanziare segretamente una casa editrice. Le connessioni possono emergere in maniera chiara raffrontando il materiale trattato. Quotidiani e agenzie di stampa: vi sono molti generi di quotidiani: i giornali municipali a grossa circolazione che si sostengono con le vendite o la pubblicità; gli organi ufficiali di un partito al governo o di una confessione religiosa; i giornali illegali o clandestini. Mentre la stampa clandestina è evidentemente alimentata dalla propaganda occulta, non è da escludere che anche la stampa ufficiale possa contenere un simile materiale. Un quotidiano ritenuto indipendente può ricevere finanziamenti o favori da governi o da gruppi di pressione. I membri della redazione possono essere corrotti o ricevere pressioni. Le agenzie di stampa possono essere grandi, come la Reuters o la Tass, oppure essere controllate da interessi privati o rivestire un ruolo semi ufficiale. Un’agenzia può anche dipendere totalmente da un governo. Occorre poi prestare attenzione alle piccole agenzie indipendenti, alle agenzie sussidiate e a quelle clandestine. Anche se indipendenti, possono veicolare propaganda occulta obbligate dalla competizione con le grandi agenzie e dalla necessità di "diffondere le notizie in modo nuovo". Le informazioni sui canali di finanziamento di queste piccole agenzie possono aiutare a svelarne la fonte. Tutti i quotidiani e le agenzie di stampa subiscono infiltrazioni. Un direttore non è in grado di controllare tutti gli articoli. Fonti "attendibili" e "ufficiali" nascondono spesso trappole e storie artefatte. 151 Le conferenze stampa sono spesso utilizzate per diffondere propaganda occulta. Molte informazioni apparentemente insignificanti provengono in realtà dai servizi di intelligenza e vengono veicolate sotto forma di commenti casuali o di osservazioni ufficiose. L’individuazione di specifiche linee di propaganda occulta nei quotidiani dipende in gran parte dai contatti dell’agente con gli ambienti giornalistici. L’agente deve comprendere le modalità attraverso le quali un quotidiano o un’agenzia configura o seleziona le sue notizie. Inoltre, deve saper individuare i pregiudizi, i punti di vista e le ambizioni dei capiredattori e dei giornalisti. Occorre poi raccogliere informazioni sui finanziatori (o sui corruttori) dei quotidiani. Di chi è debitore il giornale? Chi beneficia dei suoi favori? Vi possono essere disavanzi di cassa o debiti derivati dall’acquisto di carta e inchiostro. Questi elementi rivelano spesso la fonte della propaganda occulta che viene pubblicata. Documenti contraffatti: si va da un cablogramma falso a un documento falso. Esempi: I falsi Protocolli di Sion vennero utilizzati per anni per promuovere campagne antisemite. Nel 1870 un telegramma diplomatico venne alterato ad arte da Bismarck per avere il pretesto di scatenare la guerra franco-prussiana. Lettere e petizioni: catene di Sant’Antonio e campagne postali organizzate sono veicoli di diffusione della propaganda occulta. Si può risalire ad una fonte per individuare quali interessi vengono favoriti e studiarne il contenuto, nonché i comportamenti e le simpatie dei destinatari. Le petizioni vengono spesso ispirate da quelle fazioni interessate a mantenere occulti gli obiettivi e le fonti. Possono tentare di influenzare governi o gruppi non direttamente menzionati nelle petizioni. Censura La censura è una forma negativa di propaganda occulta e consiste nella manipolazione dell’informazione attraverso la sua soppressione o contraffazione. Il censore può sopprimere interi articoli o tagliarne dei brani per ottenere l’effetto desiderato. Un censore può anche esercitare pressioni per la revisione dei materiali scritti e ordinarne la pubblicazione contro la volontà dell’editore. A causa della natura occulta di questo genere di operazioni, la censura richiede all’agente un particolare lavoro investigativo e informativo. Deve scoprire quali articoli sono stati censurati, il testo censurato, quali revisioni sono state richieste dal censore e di quali materiali è stata imposta la pubblicazione. E’ importante individuare gli enti o le autorità che inviano istruzioni al censore, e la natura e il tono di tali indicazioni. La censura non è solo governativa: può essere il risultato di pressioni occulte esercitate da vari gruppi di interesse politico, finanziario, militare, religioso e via dicendo. Occorre quindi riferire le forme assunte da tali pressioni e individuarne gli autori e la vastità. Falsi incidenti 152 I falsi incidenti sono la risorsa preferita dai propagandisti occulti che intendono creare un mutamento nella pubblica opinione, un pretesto per un intervento diplomatico, un antecedente per una controversia internazionale o, addirittura, una giustificazione per lo scatenamento di una guerra. Tali incidenti vengono spesso preceduti da un periodo di preparazione. E’ quindi fondamentale individuare la propaganda occulta ai suoi esordi, cioè prima che l’evento abbia luogo. […] In sintesi, occorre focalizzare l’attenzione sui seguenti quattro elementi: genesi dell’incidente e azione preliminare sul campo, obiettivo dell’incidente e carattere dei partecipanti, reazioni popolari e conseguenti contromisure del governo, possibilità di ricorso a nuovi incidenti. Esempi: l’attentato alla ferrovia nei pressi di Mukden, organizzato dai giapponesi nel 1931 per avere il pretesto di conquistare la Manciuria. Nel 1934, un falso incidente di frontiera fornì a Mussolini la scusa per invadere l’Abissinia. Negli anni Trenta, l’incendio del Reichstag venne predisposto dalla propaganda occulta del partito nazista per sopprimere il parlamento tedesco. Effetti della propaganda occulta Gli effetti della propaganda occulta in una determinata area operativa vanno investigati e riferiti. Così come è necessario individuare le fonti, è di vitale importanza conoscere le modalità attraverso le quali i comportamenti e le azioni di un certo gruppo sono stati influenzati o modellati dalla propaganda. L’analisi del successo o dell’insuccesso della propaganda può aiutare Washington ad individuare il tipo di azione da mettere in atto. Nella valutazione, vanno presi in esame i seguenti elementi: quante persone o gruppi sono state toccati dalla propaganda occulta? Quali aree o località ne sono state interessate? Qual’è stata la reazione psicologica? Quali comportamenti sono stati utilizzati dalla propaganda? Che diffusione hanno avuto tali comportamenti e cosa li ha portati a propagarsi? Quali sono stati gli effetti della propaganda? Ad esempio: la creazione di nuove formazioni politiche, i cambiamenti di linea nei vecchi partiti, lo scatenamento di dimostrazioni e la fomentazione di sommosse. Le principali linee della propaganda L’agente deve essere in grado di comprendere il significato relativo di ogni aspetto della propaganda occulta, puntare la sua attenzione sulle principali forze di divulgazione che operano attualmente nel mondo ed individuare le connessioni tra queste e le forme di propaganda occulta che vengono evidenziate. Di conseguenza, l’agente dovrà occuparsi dell’azione dinamica del comunismo, dell’Unione Sovietica, del fascismo, del nazionalismo, dell’imperialismo (britannico, francese, olandese e via dicendo) e della propaganda anticoloniale. Come abbiamo già detto, la propaganda occulta non sempre è riconducibile ai governi: può assumere la forma di cartelli economici, partiti politici e organizzazioni religiose impegnati nella lotta internazionale per il potere. L’agente sul campo dovrà investigare la propaganda occulta in maniera strettamente oggettiva, senza preconcetti di nessun tipo. Occorre monitorare i governi nemici, amici e alleati, ma anche le organizzazioni non politiche e quelle apparentemente innocue (come, ad esempio, la Chiesa). L’ideologia fascista della Germania e del Giappone non è stata sconfitta. Il testamento politico di Hitler caldeggiava la continuazione della lotta nazista fino alla "gloriosa rinascita del movimento 153 nazional-socialista". I giapponesi si ispirano ancora ai principi scintoisti del loro "ordinamento nazionale". Le forme di propaganda sovietica e comunista sono attive in tutto il mondo e operano nelle più importanti regioni strategiche del globo. I britannici cercano di compensare le perdite avvenute durante la guerra e di controllare le loro ricchezze in tutto il pianeta. Promuovono quindi forme di propaganda contro le altre potenze mondiali. Lo studio della propaganda francese può aiutare a svelare il futuro ruolo di questa nazione europea e le sue aspirazioni coloniali. La sconfitta del Giappone ha trasformato la Cina nella potenza asiatica più influente. La conoscenza delle linee di propaganda cinesi diventa quindi di vitale importanza. Occorre monitorare la propaganda basata sullo slogan "L’Asia agli asiatici", utilizzata come grido di battaglia contro l’uomo bianco per più di una generazione. L’appello prospera tra tutte le popolazioni non bianche e viene facilmente sfruttato dai propagandisti occulti. Grazie alle connessioni politiche della sua diplomazia, il Vaticano è in grado di esercitare fortissime pressioni. Le linee occulte di tali manovre vanno sempre prese in considerazione. I grandi gruppi industriali utilizzano sempre la propaganda e le pressioni occulte. I loro effetti sulle strategie di difesa nazionale vanno monitorati e riferiti. In modo diretto o indiretto, le suddette forme di propaganda occulta cercano sempre di danneggiare la strategia e la sicurezza degli Stati Uniti. Vanno quindi controllate e comunicate. scenario? Come devo regolarmi?". L’agente non deve limitare le sue indagini soltanto alla propaganda Principi basici nel monitoraggio della propaganda occulta Nel monitorare la propaganda occulta, l’agente deve osservare i seguenti principi: Tipo di propaganda da illustrare L’agente deve chiedersi: "Nell’interesse dell’America, di che genere di propaganda mi devo occupare? Devo riferire soltanto sulla propaganda occulta antiamericana o allargare lo antiamericana. Sarebbe restrittivo. Di fatto, la propaganda occulta individuata dall’agente può anche non riguardare nell’immediato gli Stati Uniti Consideriamo, ad esempio, una potenza straniera che organizza una campagna di propaganda occulta contro una nazione vicina. Agenti russi hanno infatti appoggiato con forme di propaganda segreta il movimento autonomista dell’Iran settentrionale, elemento che ora danneggia gli interessi britannici e americani nel Vicino Oriente. Di conseguenza, come principio basico nel monitoraggio della propaganda occulta, l’agente deve saper investigare e studiare qualsiasi forma di propaganda occulta in grado di danneggiare gli interessi e la sicurezza degli Stati Uniti, in maniera diretta o indiretta. 154 Occultamento: il test su cosa riferire La valutazione della propaganda occulta, sia essa vera o falsa, positiva o negativa, non determina una decisione automatica dell’agente sulle mosse da compiere. Occorre anzitutto capire se la propaganda contiene aspetti occulti. Solo in questo caso è opportuno aprire un’indagine. Esempi: non sappiamo se la creazione del governo di Lublino, in Polonia, è stata un fattore negativo o positivo per l’Europa. Ma l’individuazione in territorio russo della radio clandestina che per prima ha sostenuto quel governo sarebbe stata sicuramente utile ai servizi di intelligenza che si occupavano del caso. Propaganda occulta di un gruppo In generale, la propaganda occulta risulta utile solo se riguarda l’azione potenziale di un gruppo. Un propagandista solitario assume importanza solo se rappresenta un gruppo, o ne diventa il leader. Esempi: Gandhi ha rinunciato a tutte le cariche all’interno del Partito del Congresso, in India. Ma va rilevato che la propaganda occulta proveniente dalle sue idee risulta ancora importante. Senza dubbio, le sue opinioni determinano le politiche di quella temibile organizzazione politica dominata dagli indù. L’importanza dell’individuazione di una fonte E’ importante saper individuare la fonte della propaganda occulta originata da un gruppo. I rapporti dell’agente devono includere informazioni dettagliate sull’organizzazione che si cela dietro alla propaganda, sulle personalità coinvolte e sui finanziamenti ricevuti. Dove possibile, è necessario ottenere prove documentarie (istruzioni, documenti, conti bancari, pubblicazioni) per risalire alle fonti della propaganda. L’opinione pubblica Obiettivi Come abbiamo già spiegato, l’opinione pubblica è un obiettivo secondario per il settore di intelligenza che tratta la propaganda. L’opinione pubblica va studiata e investigata solo se presenta connessioni con la propaganda occulta. Nell’ottenere informazioni in materia, l’agente deve affidarsi soprattutto alle persone che frequenta per il suo lavoro abituale. Non è quindi necessario che egli coltivi nuovi contatti solo per monitorare l’opinione pubblica. Con le suddette limitazioni, il lavoro di intelligenza dell’agente può quindi diventare utile. L’agente deve stabilire contatti a vari livelli sociali per redigere rapporti incrociati sull’opinione pubblica. Inoltre, le sue frequentazioni possono produrre informazioni più schiette di quelle espresse dai sondaggi di opinione. L’agente deve quindi riportare tutti i dati utili che egli è in grado di raccogliere attraverso i suoi normali contatti. Sondaggi di opinione 155 I questionari redatti su base scientifica e su larga scala dipendono da altre agenzie statunitensi: non sono quindi compito della sezione di intelligenza per la propaganda. Tuttavia, rapporti occasionali sulla pubblica opinione possono aiutare a completare le informazioni raccolte da altre agenzie, per essere poi sviluppati in connessione con le regolari attività dell’agente. Ciò avviene soprattutto quando i gruppi o le singole persone frequentate dall’agente non sono normalmente a contatto delle altre agenzie americane. I sondaggi di opinione come fonte della propaganda occulta. Lo studio dei sondaggi di opinione aiuta l’agente ad individuare la propaganda occulta. I sondaggi possono essere facilmente manipolati per fini politici e, qualche volta, utilizzati come veicolo di propaganda. I sondaggi sono manipolabili in diversi modi: le domande possono essere formulate in maniera da condurre alla risposta desiderata; i risultati di un sondaggio possono essere falsificati e le domande formulate in modo da intimidire le persone sugli avvenimenti correnti. Esempi: in Giappone, il sondaggio promosso da un ministero è stato vietato dalle autorità americane perché considerato un veicolo di intimidazione politica. Quando vengono utilizzati come veicolo di propaganda occulta, i sondaggi rientrano naturalmente nell’ambito del lavoro di intelligenza. Aspetti fondamentali dei rapporti sulla pubblica opinione. L’opinione pubblica non deve essere confusa con l’informazione fornita dalla stampa quotidiana e dalla radio. I mezzi di comunicazione di massa possono riflettere le idee della pubblica opinione, o influenzarla, ma non sono la stessa cosa. Di conseguenza, i sommari delle notizie giornalistiche e radiofoniche non vengono generalmente richiesti dal settore di intelligenza per la propaganda. Le opinioni possono essere ragionevolmente fondate su fatti concreti. La materia è di vitale importanza e, per quanto possibile, va studiata. Esempi: in alcune zone interne della Cina, l’opinione pubblica può arrivare a sostenere che i contadini vivono meglio nella regione dello Yenan che in quella dello Chungking (?). L’agente può scoprire che questa opinione viene incoraggiata dalla propaganda comunista e che, al contempo, l’informazione è basata sui ritardi di Ciang Kai Shek nel rimediare ai disagi della classe contadina. L’opinione pubblica può essere influenzata dalla propaganda: in tal caso diventa degna di nota. Esempi: si riteneva che la pubblica opinione belga fosse favorevole agli americani nel 1944, al tempo del loro arrivo. Ma i belgi hanno poi cambiato drasticamente opinione. Si è poi scoperto che i due estremi erano dovuti a voci diffuse da agenti tedeschi prima dell’arrivo degli americani, volte a far credere che gli Alleati avrebbero distribuito grandi quantità di alimenti. Quando le aspettative non hanno trovato riscontro nella realtà, si è verificata la reazione negativa. Dettagli specifici nei rapporti sulla pubblica opinione I rapporti sulla pubblica opinione devono includere: 156 dettagli sulle persone in questione (loro passato, posizione sociale, simpatie politiche e religiose, pregiudizi personali e affidabilità); il grado di affidabilità di una persona nel riflettere le opinioni o i comportamenti dei gruppi sociali ai quali appartiene. (Nota: una persona può riferire appena la sua opinione. Questi informatori casuali possono diventare una fonte di intelligenza sulla pubblica opinione. Oppure: grazie alla sua posizione chiave all’interno di un’organizzazione o di una classe, un individuo può tracciare un ampio quadro a proposito di un intero gruppo. Ma in entrambi i casi, le opinioni personali dell’informatore vanno verificate e riferite); una relazione sulle varie opinioni espresse, per poter fornire un ritratto equilibrato delle idee dell’informatore; un’illustrazione dell’area geografica in cui tali opinioni prendono corpo, e dei gruppi sociali o delle professioni trattate; il periodo in cui si formano tali opinioni, loro durata ed evoluzione, motivi del loro mutamento. […] Sezione di Intelligenza per la Propaganda, Unità per i Servizi Strategici, Dipartimento della Guerra, Washington (Dc). Strettamente confidenziale – N°. 4 Appunti sulla situazione politica italiana al 15 maggio 1946 A seguito delle precedenti relazioni all’argomento: n°. 1 – 30 gennaio 1945 n°. 2 – 15 dicembre 1945 n°. 3 – 15 marzo 1946 n°. 4 – 15 maggio 1946 157 APPUNTI SULLA SITUAZIONE POLITICA ITALIANA – I risultati ufficiali delle elezioni amministrative che si sono svolte nel primo turno ( 5 domeniche elettorali antecedenti alle elezioni politiche) in 5.638 comuni (circa la metà dei comuni d’Italia) sono i seguenti: ( - socialisti (da soli) …………………….143 comuni (- comunisti (da soli) ……………………. 140 " SINISTRE (- repubblicani ……………………………36 " (- azionisti ……………………………….. 11 " (- socialcomunisti (con altri partiti) 1.965 " totale 2.295 ( - Dem. Cristiana (da sola) ……………1.998 comuni CENTRO ( - Dem. Crist. ( con altri part. Centro) 328 " ( - Dem. Del Lavoro …………………… 69 " totale 2.395 ( - Liberali……………………………….. 97 comuni ( - Democr. Ital. e concentr. Destra……… 54 " DESTRE ( - Qualunquisti………………………….. 22 " ( - Concentrazioni varie monarchiche ) reduci – liberali – democratiche – in = ) dipendenti…………………………….. 775 " totale 948 Nel considerare i dati di cui sopra, si deve però tener presente che si sono avute le elezioni a Milano ma in nessuno dei grandi centri meridionali, e che le sinistre hanno sfruttato in campo 158 elettorale vari elementi tutti in loro favore, come la presenza di loro esponenti ai Ministeri chiave per le elezioni (Interni, Giustizia, Costituente, Trasporti) ed il controllo delle Camere del lavoro e della Confederazione Generale del lavoro. Le elezioni hanno avuto solo apparentemente uno svolgimento regolare. La preparazione infatti non sempre è stata corretta: a Milano, per esempio, oltre 100.000 cittadini dei quartieri del centro non hanno avuto il certificato elettorale, mentre ai comitati di fabbrica degli stabilimenti della periferia erano distribuiti blocchi di certificati elettorali in bianco per la distribuzione ai compagni che non avevano ricevuto il loro. In altri comuni è stato fatto figurare il voto di morti, assenti, carcerati, o le liste elettorali non erano complete alla vigilia delle elezioni. Spesso è stata impedita ai partiti non di sinistra qualunque forma di propaganda: oltre agli episodi più conosciuti, come quelli di Terni e di Piombino, dove è stato letteralmente impedito di parlare, in pubblici comizi organizzati dal loro partito, a Ministri liberali, in molte zone, specialmente rurali, dell’Umbria, della Toscana e della Lombardia oltre all’impedire i comizi, l’affissione di manifesti o la distribuzione di giornali, la popolazione è stata fortemente intimidita da minaccie di rappresaglie, effettuate da bande armate di pseudo partigiani di acceso colore di sinistra. I risultati delle prime elezioni amministrative hanno poi dimostrato la inconsistenza del Partito D’Azione, ormai svuotato di ogni contenuto organizzativo e di forza politica: il Partito d’Azione – come era stato segnalato nelle precedenti relazioni – è ridotto ad una ristretta equipe di dirigenti, senza seguito né di aderenti né di simpatizzanti, per giunta ancora spezzettata in frazioni, in lotta fra loro. I leaders di questo movimento politico insussistente, che detengono arbitrariamente e in assoluto contrasto con la irrisoria potenzialità del Partito, importanti posti nella vita pubblica del Paese, cercano di supplire con atteggiamenti giacobini e rivoluzionari e teoriche alleanze con l’estremismo di sinistra, alla propria impotenza e all’assenza di seguito e di prestigio popolare. In pratica, il Partito d’Azione è il Partito-Quisling del Partito Comunista Italiano, che se ne serve per mascherare la sua effettiva azione totalitaria. Dopo le cinque giornate di elezioni amministrative, tutti i partiti e gli organi che ne dipendono sono tesi alla preparazione della campagna elettorale per le elezioni politiche. Sfrondata da motivi polemici e da divisioni, dovute a cricche od ambizioni personali, la lotta elettorale si impernia su due soli motivi: pro o contro il marxismo, pro o contro la monarchia. Secondo i dati ufficiali dei vari partiti, il totale degli iscritti ai partiti stessi è di circa 6 milioni; di questi gli iscritti ai partiti, che si sono pronunciati per la repubblica, più i due terzi degli iscritti alla Democrazia Cristiana filorepubblicani raggiungono circa i quattro milioni, mentre a due milioni possono calcolarsi gli iscritti ai partiti che si sono pronunciati per la Monarchia ed il rimanente terzo della D.C.. Altri sei milioni sono iscritti all’Azione Cattolica. 159 Rimangono quindi, dato che il corpo elettorale e di circa ventotto milioni, quattordici milioni di elettori fuori da qualsiasi organizzazione. Nonostante quindi la clamorosa propaganda e la proclamata certezza di vittoria delle sinistre, il risultato delle elezioni politiche è tuttora molto incerto, perché non è possibile prevedere quale sarà l’orientamento definitivo della maggioranza dell’opinione pubblica. Da molti sintomi il movimento verso destra, segnalato nelle precedenti relazioni, si è maggiormente accentuato nell’ultimissimo periodo. Si ha notizia che, anche nel Nord, larghi strati di aderenti ai partiti di sinistra abbandonano le ideologie social-comuniste, facendo chiaramente capire di essere stanchi di una demagogia politica priva di precisi piani costruttivi. Se il congresso del Partito Socialista a Firenze non ha concluso per una netta separazione tra socialisti e comunisti – principalmente per l’abilità manovriera di Nenni e il mancato accordo fra i suoi avversari – ha però chiaramente indicato che la grande maggioranza dei socialisti tende verso un socialismo moderato, che potrebbe anche non essere incompatibile con la Monarchia, analogamente al laburismo inglese. Sta di fatto che risulta che a Torino e a Milano, recentemente, numerosi socialisti si sono dichiarati decisi a votare per la Monarchia, nella convinzione che in una repubblica il socialismo sarebbe immediatamente sopraffatto dal comunismo. E da notare però che questo movimento dei socialisti moderati, che fa capo a Saragat, SILONE, etc., ostile ad un asservimento al comunismo totalitario e pertanto antifusionista, ha spiccato carattere intellettuale, suscettibile cioè di essere compreso e seguito solo dalle frazioni più colte del Partito Socialista, mentre la demagogia degli estremisti ha più facile presa sulle masse socialiste. Nelle masse democristiane il pronunciamento in favore della repubblica, adottato dal Congresso Nazionale, è stato aspramente criticato. Non si addiviene ad una scissione, unicamente per il fatto che l’Azione Cattolica (per quanto ufficialmente agnostica in materia istituzionale), ha fatto facilmente capire che appoggerà la Monarchia, ed i democristiani, di conseguenza, da buoni cattolici, tendono a seguire più le direttive di questa, al quale riconoscono l’autorità che le deriva dall’essere la pupilla diretta del Sommo Pontefice, che le direttive del loro partito politico, attribuendo al pronunciamento repubblicano di esso il valore esclusivo di una mossa politica, atta ad avallare l’azione effettuata dai suoi dirigenti nei comitati di Liberazione. La tendenza monarchica in seno al Partito Democristiano è stata rinforzata da due discorsi di Sua Santità ai dirigenti dell’Azione Cattolica ed alle trentamila donne cattoliche di Roma, in cui il Santo Padre, nonostante la sua necessaria riservatezza, ha nondimeno chiaramente lasciato intendere i pericoli di una soluzione repubblicana. Di questo stato d’animo si è reso conto De Gasperi che, nel comizio tenuto l’undici c.m. alla basilica di Massenzio, ha dato una forte sterzata verso destra ed ha chiaramente espresso il dubbio che la soluzione repubblicana sia la migliore. Altre forze laiche, rappresentative di una certa parte dell’opinione pubblica, svolgono azione politica, sia pure sotterranea, atta ad influire sugli elettori: così ad esempio mentre la Massoneria Italiana cosìdetta di Palazzo Giustiniani è per due terzi di tendenza repubblicana ( in ossequio alle tradizioni mazziniani) almeno nei dirigenti; la Massoneria già nota come quella di Palazzo 160 Gesù ( ora via Della Mercede) ha più democraticamente accolto i voti della grande maggioranza dei fratelli sparsi nelle Loggie d’Italia e si è decisamente schierata dalla parte monarchica. Le azioni di piazza è praticamente in atto da poco meno di due settimane. Ai RR.CC. ed al Ministero degli Interni sono giunte segnalazioni di episodi avvenuti in vari centri dell’Italia meridionale ed insulare, dove oratori di sinistra sono stati zittiti e fatti tacere in pubblico comizio dal popolo, che li ha respinti con grida inneggianti alla Dinastia e all’Istituto monarchico. Sintomatico fra l’altro, l’episodio di un cinematografo popolare di Napoli, ove l’apparizione del Ministro TOGLIATTI in un cinegiornale ha provocato lunghi e reiterati fischi e grida ostili. Le dimostrazioni avvenute a Roma per la Monarchia, nonostante siano state minimizzate dalle sinistre che – disponendo delle agenzie e dei più grandi organi di informazioni hanno potuto cercare di diminuirne gli echi – hanno veramente sorpreso per l’entusiasmo e per la grande partecipazione di popolo. Particolarmente impressionati ne sono stati i partiti di sinistra che hanno intensificato in tutti i modi la loro azione ed hanno immediatamente organizzato dei comizi repubblicani. L’Opinione pubblica però, è stata colpita dal diverso carattere delle manifestazioni. Mentre quelle monarchiche erano spontanee, di persone cioè entusiaste ed evidentemente organizzate, quelle repubblicane avevano tutti gli aspetti di quelle famose organizzate con cartolina rossa dalle federazioni fasciste. Le manifestazioni sono state infatti palesemente organizzate con affissioni di manifesti, altoparlanti etc. da tutti i partiti di sinistra e dalla C.G.I.L.. – quest’ultima – nonostante lo scopo squisitamente politico dei comizi – ha ordinato la sospensione del lavoro e tutti i capi ufficio ed i comitati di fabbrica hanno imposto la partecipazione ai comizi dei dipendenti. Si sono notati nei cortei, dietro le selve di bandiere rosse – tra le quali appena timidamente solo qualche bandiera democristiana – dei manifestanti che camminavano leggendo il giornale con l’aria seccata di persone costrette a fare un "servizio" noioso. Molti dei partecipanti alla manifestazione repubblicana di Roma provenivano dalla provincia ed anche da più lontano: sono stati contati oltre duecento automezzi con rimorchio carichi di dimostranti, che sono giunti dalle varie provincie, dove l’organizzazione socialcomunista è più efficiente, in seguito agli ordini emanati dalla direzione del partito la sera del nove, quando è stata conosciuta la notizia dell’abdicazione del Re. Si ritiene che l’abdicazione di S.M. abbia notevolmente rafforzato l’Istituto Monarchico dato che molti italiani – specie militari, reduci, combattenti – favorevoli in linea di principio alla Monarchia erano contrari a Vittorio Emanuele, accusato di non aver impedito l’alleanza e la guerra, non voluta dal popolo, e di essere stato un correo di Mussolini. Altro fattore apertamente in favore della destra viene proclamato, negli ambienti politici predetti, il risultato del referendum francese. In proposito, anzi, risulta che ordini sarebbero stati emanati dalle direzioni dei partiti Socialista e Comunista per ridurre al minimo la sensazione sfavorevole alle sinistre, suscitata in Italia da tale notizia, affermando che il gesto francese deve considerarsi non come anti-comunista, ma unicamente come anti-governativo. Ossia un gesto di sfiducia verso gli uomini e non verso le idee che essi professano. Altri ordini sarebbero stati impartiti per ottenere una maggiore adesione tra comunisti e socialisti, facendo intendere che se tale adesione, 161 se tale azione in comune non sarà effettuata, i due partiti potrebbero trovarsi a dover ripetere i medesimi errori commessi in Francia e dar quindi alla destra la possibilità di riprendersi e rafforzare le proprie posizioni. Questo rapido spostamento verso destra dell’opinione pubblica ha sorpreso e disorientato le sinistre che, mentre tendono a diminuire il valore e la portata di questi innegabili sintomi e riaffermano clamorosamente, in ogni occasione, la certezza della loro vittoria al referendum popolare, cominciano a prendere in seria considerazione la probabilità di una vittoria monarchica. E’ stata pertanto intensificata in tutti i settori l’azione e la propaganda, puntando principalmente sul problema istituzionale, secondo la tattica indicata dallo stesso Lenin nella sua nota "parola d’ordine" che "solo nella repubblica potrà trionfare il comunismo". Socialisti, repubblicani ed azionisti inconsciamente sono completamente al rimorchio dell’organizzato Partito Comunista. L’intensificata offensiva dei partiti di sinistra, oltre che con le campagne di stampa, principalmente basate su motivi allarmistici e scandalistici, si attua ostentatamente attraverso gli organi pubblici e statali, di cui le sinistre, in due anni di governo dei C.L.N., sono riuscite ad ottenere il controllo ed il monopolio. L’azione dei partiti di sinistra ( comunista, socialista, d’azione) vanno svolgendo attraverso gli organi statali, di cui hanno il controllo a mezzo dei ministeri affidati a uomini politici di sinistra, allo scopo di influire in senso partigiano sulle prossime elezioni per il referendum e la costituente, non può non lasciare scettici sulla effettiva legittimità e veridicità di un responso popolare, effettuato in condizioni di deficiente libertà di opinione. In pratica, ai circoli vicini alle sfere governative, si sottolinea come – a differenza degli uomini politici di destra meno scaltriti e in genere meno spregiudicati – gli uomini di governo di parte sinistra non esitano a mobilitare i più delicati strumenti della macchina statale, allo scopo premeditato di servirsene ai fini elettorali in senso fazioso. Alcuni provvedimenti – parte palesi, parte emanati riservatamente – sono decisamente diretti a produrre una influenza favorevole sotto il profilo elettorale soltanto per i partiti di sinistra e per la corrente repubblicana. La Confederazione del Lavoro, tra i cui dirigenti la frazione democristiana ha abdicato remissivamente ad ogni azione di controllo, anziché svolgere la normale attività sindacale, che dovrebbe essere apolitica, ha mobilitato i suoi organi periferici, a scopo di propaganda repubblicana e sinistroide, indicando la repubblica come prima meta della lotta classista. Il recente preordinato inasprimento delle polemiche su i contratti di lavoro, in discussione perifericamente, ha lo scopo evidente di creare nella classe operaia delle astiosità verso la classe padronale. Inoltre la Confederazione si serve dell’arma dello sciopero esclusivamente per scopi politici ed elettorali in funzione sinistroide, e della sua organizzazione capillare per l’esecuzione degli ordini di scuderia dei partiti di sinistra, particolarmente nelle zone dove detti partiti sono in minoranza. Questo è stato clamorosamente dimostrato nell’organizzazione della manifestazione antimonarchica, indetta precipitosamente dalle sinistre l’undici maggio a Roma, per tentare di neutralizzare l’ondata di entusiasmo suscitata dall’avvento al trono del nuovo Re. Continua tuttora il monopolio delle trasmissioni radiofoniche nazionali da parte dei gruppi di sinistra. Anche se la RAI è stata costretta a concedere delle trasmissioni ad altri partiti, queste 162 sono state limitate a brevissime note, cui si contrappongono ostentatamente diffuse trasmissioni a carattere repubblicano e specialmente tutta la intonazione dei notiziari e delle trasmissioni di informazioni nonché il voluto silenzio su episodi e manifestazioni non favorevoli alle sinistre. Nella formazione del Gabinetto De Gasperi le sinistre riuscirono a strappare il Dicastero degli Interni che sino allora il Presidente del Consiglio si era riservato. Il Ministero degli Interni, che nell’organizzazione dello Stato Italiano rappresenta il Ministero chiave della vita pubblica acquista, nel periodo elettorale, una importanza decisiva. Il Ministro, socialista Romita, ha praticamente asservito l’amministrazione degli Interni, particolarmente sotto il profilo elettorale, agli interessi delle sinistre. Una serie di provvedimenti sono evidentemente stati attuati al solo scopo di favorire il successo della tendenza repubblicana e delle sinistre, tra cui la sostituzione, alla vigilia delle elezioni, di questori e prefetti, disorganizzando così l’Amministrazione dello Stato perifericamente a beneficio dei partiti organizzati. Le sostituzioni sono state fatte in particolare con il criterio di eliminare uomini ritenuti fedeli alle tradizioni monarchiche, rimpiazzandoli con individui di fiducia o legati ai partiti. Sono stati adottati su larghissima scala – su precise direttive del Ministro, in seguito a segnalazioni del Partito comunista – provvedimenti per togliere dalla circolazione, in vista delle elezioni, elementi che si ritengono ostili alle sinistre – i fermati, in genere, non sono passibili di nessuna imputazione e dovrebbero essere rilasciati dopo il normale interrogatorio, che viene invece procrastinato sine die. Si è notato che la recrudescenza di questi arresti arbitrari ha avuto inizio il 15 maggio, allo scopo di poterli trattenere fino al limite massimo dei venti giorni previsti dai regolamenti di polizia e di impedire quindi la votazione il 02 giugno a queste persone. Questi provvedimenti, già in atto più o meno clamorosamente e via via inaspritisi, sono abilmente fiancheggiati da una campagna di stampa nei giornali di sinistra, tendente a "gonfiare" artificiosamente il problema dei cosiddetti neofascisti e creare un’atmosfera di terrore, non solo negli ex aderenti al partito fascista ( che erano ben cinque milioni ) e nei loro familiari, ma anche in quei ceti medi, naturalmente timidi e perciò propensi ad astenersi dal voto, piuttosto che rischiare di essere sottoposti a vessazioni o soltanto di dover, sia pure involontariamente, partecipare a tafferugli. D’altra parte, questa campagna di stampa dà buon gioco al Ministro socialista dell’Interno per giustificare ulteriori provvedimenti di polizia. Il recente episodio della rivolta nel carcere di S. Vittore a Milano ha rivelato ( e perfino la stampa se ne è fatta eco) come tra i detenuti vi fossero persone trattenute in carcere senza motivazione fin dal 25 aprile dell’anno scorso. La stampa non di sinistra di tutta Italia ha esaurientemente denunciato una serie di episodi dimostranti le irregolarità compiute dagli organi del Ministero degli Interni durante le elezioni amministrative e nella preparazione delle elezioni politiche. Questo gravissimo stato di cose è stato perfino denunziato in Consiglio dei Ministri, il 15 maggio, dai Ministri liberali e indipendenti, che hanno segnalato, tra l’altro, per esempio, come nella sola città di Roma oltre 150.000 elettori non hanno ancora ricevuto il certificato , come in molte città, ad esempio a Roma per il fattorini dell’ATAC iscritti al P.C.I. ed a Torino, elettori palesemente di sinistra hanno avuto doppi certificati; come la R. Marina, nonostante la 163 tempestiva creazione di appositi uffici per ogni Comando, su 42.000 richieste di certificati, a tutt’oggi non è riuscita ad ottenerne che 20.000. Il Ministro dei Trasporti, nei piani per gli eventuali incrementi delle comunicazioni a scopo elettorale, per il 2 giugno, ha particolarmente favorito le regioni in cui le masse sono notoriamente di sinistra a scapito di altre regioni – per esempio quelle meridionali – dove sussiste l’ipotesi di una maggioranza monarchica. Parallelamente il Ministro della Giustizia, che dalla nomina di Togliatti svolge una insistente ed acuta azione intimidatrice nei confronti della magistratura, ha in questi giorni disposto la riesumazione e l’acceleramento dei procedimenti penali contro ex fascisti e di tutti quei processi più atti ad agire sull’opinione pubblica, sia per intimidire elementi ex fascisti o già filo-fascisti, sia per eccitare vieppiù le masse popolari ad evidente scopo elettorale. Informatori negli ambienti di sinistra e particolarmente nelle federazioni provinciali comuniste, hanno recentemente segnalato notizie circa un colpo di stato delle sinistre. Le segnalazioni, provenienti da varie fonti nelle varie provincie in linea di massima concordano. Esse non sono suffragate da documenti che comprovino la loro autenticità e fanno sorgere il dubbio che, se pure sono trasmesse in buona fede data l’attendibilità e la serietà delle fonti, siano originate ad arte da elementi provocatori o dagli stessi partiti di sinistra, per smascherare le forze loro avverse ed avere il pretesto di scendere in piazza armati a difesa del Governo legale. Dato, però, che sia gli Alleati che i RR.CC. hanno ormai raccolto prove esaurienti degli armamenti e delle organizzazioni militari dei comunisti e il numero sempre crescente di elementi, specie stranieri, che attualmente sono in circolazione con scopi non determinati, si ritiene che la possibilità di un movimento armato di sinistra deve essere molto seriamente considerata e prevista. Non tutte le segnalazioni concordano sulla contemporaneità del movimento in tutta Italia: secondo alcuni potrebbe avvenire solamente nell’Italia del nord sino alla Linea Gotica, mentre a Roma avverrebbero solo dei moti per neutralizzare l’azione del Governo. Riassumendo le notizie più concrete l’azione che il Partito Comunista si prefiggerebbe di svolgere, durante il periodo elettorale, sarebbe divisa in due fasi operative. Nella prima fase, da oggi al 2 giugno, si dovrebbe dare l’impressione di una osservanza dell’ordine e della legalità – per evitare interventi e controlli degli Alleati – salvo piccoli incidenti sporadici e periferici, artatamente provocati, allo scopo di dare l’impressione dell’esistenza di una reazione armata e provocatrice delle destre. Il 2 giugno avrebbe inizio la seconda fase rivolta ad impadronirsi con la violenza dei poteri dello Stato, con la stessa tecnica insurrezionale usata dai sovietici bolscevici in Russia per abbattere, nell’ottobre 1917, il Governo Kerenski. Le sinistre avrebbero intenzione di organizzare, per la sera delle elezioni, cortei di popolo che – indipendentemente dal risultato delle elezioni e dalla possibilità che questi fossero già conosciuti – propagherebbero rumorosamente la notizia della vittoria delle sinistre e domanderebbero l’immediata proclamazione della repubblica. 164 Verrebbe immediatamente proclamato lo sciopero generale e si procederebbe all’occupazione delle fabbriche e anche delle terre, nelle zone dove la situazione evolvesse più favorevolmente. Nello stesso tempo formazioni armate di partigiani procederebbero all’occupazione dei punti nevralgici delle città (stazioni ferroviarie, stazioni radio, telefoni e telegrafi, prefetture e questure, comandi militari, nodi stradali più importanti) disponendo un vero e proprio stato d’assedio per il controllo della situazione. Si conta sulla non opposizione delle forze armate, dove le cellule esistenti lavorano attivamente per persuadere i militari a rifiutarsi di essere impiegati in servizio di ordine pubblico; sulla neutralità benevola delle forze di polizia, dove sono stati immessi molti partigiani che sono stati trasferiti anche nelle zone centro-meridionali (in particolare per Roma si conta sui battaglioni della Scuola di Polizia, formati da partigiani provenienti dalle bande social-comuniste, fatti venire a Roma dal Ministro Romita); ed infine sulla incertezza dei carabinieri, cui non arriverebbero tempestivamente ordini precisi e che sarebbero trattenuti dal prendere iniziative dal timore di non essere sostenuti dagli Alleati e dal Governo e di una effettiva vittoria delle sinistre. Contemporaneamente, speciali formazioni particolarmente preparate, con il pretesto di procedere immediatamente alla epurazione di tutti i fascisti, che non sono stati epurati, provvederebbero alla eliminazione violenta o all’arresto di tutte le persone ritenute ostili al comunismo e pericolose perché in posizioni tali da poter organizzare una eventuale reazione. Con i membri della Famiglia Reale, gli ex gerarchi fascisti – sfuggiti agli eccidi dell’aprile del 1945 e successivamente assolti dalle Corti di Assise – i principali proprietari terrieri ed i capi delle industrie, la cui eliminazione verrebbe attribuita al furore popolare, verrebbero soppressi o posti in condizioni di non opporsi, i dirigenti dei servizi e reparti di Polizia e speciali, ufficiali generali, capi di Corpo, direttori Generali dei Ministeri delle Forze Armate e degli Interni, capi delle organizzazioni e dei partiti di destra e delle bande e delle formazioni della Democrazia Cristiana, nonché alcuni ufficiali e funzionari Alleati che sono stati individuati come ostili alle sinistre. Non appena attuato il colpo di stato, sarebbe prevista una energica "azione epurativa" degli organi e delle comunità ecclesiastiche ed in particolare del Vaticano, indiziato come la roccaforte della reazione. L’apparato clandestino del P.C., cui particolarmente sarebbero devoluti gli incarichi più riservati come gli eccidi ed i prelevamenti, risulterebbe avere la centrale a Roma presso la Direzione del Partito, la centrale per l’Alta Italia in località non precisata (probabilmente a Vergato) nelle vicinanze di Bologna e nove centri regionali principali. Sarebbe composta di 25 gruppi armati, comandati da un elemento italiano, affiancato da un emissario sovietico: dei gruppi fanno parte partigiani comunisti, particolarmente distintisi nelle organizzazioni militari partigiane, e cittadini jugoslavi, francesi e slavi provenienti dalle scuole di sabotaggio e guerriglia del Comintern. I capi italiani dell’organizzazione sarebbero: Longo (Gallo), Moscatelli, Barontini e Grieco. Larghi strati dell’opinione pubblica italiana, sulla scorta delle recenti esperienze delle elezioni amministrative e diffidenti per le oramai palesi manovre del Partito Comunista, tendenti a preordinare ad ogni costo la conquista violenta del potere da parte di una minoranza – che in realtà trova seguito solo fra un esiguo gruppo di masse popolari ipnotizzate da facili slogan 165 retorici e da grossolani artifici demagogici – notoriamente vassalla dell’imperialismo russo, sono scettici non solo sulla possibilità di una pacifica attesa dei risultati delle prossime elezioni, ma, sulla scorta di elementi di fatto oramai di dominio pubblico, non possono che a priori ritenere fondatamente inficiato il valore reale di una consultazione popolare, non solo condotta e preordinata con metodi antidemocratici, ma alla quale sono tenuti assenti larghi strati del popolo, dai prigionieri ed internati tuttora fuori della patria a quanti – e per effetto delle contingenze belliche, vale a dire i giuliani, gli atesini, gli italiani delle colonie e gli emigrati, e per brogli effettuati dal prepotere delle sinistre – non possono liberamente esprimere la propria opinione. Class.:segreto. Oggetto: situazione politica italiana. Data: 24 maggio 1946. (testo in italiano) Class.: segreto. A: Ssu Washington Da: Ssu Italia. Fonte: JK3 Oggetto: Charles Poletti Data: 3 settembre 1946 Poletti è tornato da un viaggio a Parigi, Ginevra, Zurigo e Milano. Al momento egli risiede al Grand Hotel, dove egli rimarrà fino al 6 o 7 settembre per poi imbarcarsi su un aereo della Twa diretto negli Stati Uniti. A Parigi, Poletti si è incontrato per un’ora con De Gasperi, una personalità che egli ammira moltissimo. Il capo del governo italiano ha affermato di non avere altra alternativa che firmare il trattato di pace, malgrado questo contenga clausole punitive per l’Italia, e di aver compreso quanto sia inutile rifiutarsi di siglarlo. Di fatto, un suo eventuale atteggiamento recalcitrante risulterebbe sterile dinanzi alle pressioni britanniche e americane. Secondo Poletti, il trattato potrebbe essere firmato "nell’arco di sei settimane" o verso la metà di ottobre. Ha poi aggiunto di aver sostenuto lunghe conversazioni con i vari delegati della conferenza di pace. 166 Class.: segreto. Oggetto: Rapporto politico mensile (periodo: 1 - 30 aprile 1947). Data: 1 maggio 1947 Generale A due anni dalla fine della guerra, l’Italia continua ad affrontare i problemi di un arduo programma di ricostruzione, sia dal punto di vista economico che politico e sociale. E’ un compito lento e difficile che punta a spazzar via la tenace eredità del ventennio fascista. L’Italia cerca, disperatamente, di combattere l’inflazione, di rispettare le promesse fatte al popolo e di mantenere l’ordine attraverso una serie di confuse e inadeguate leggi e regole promulgate dal governo provvisorio italo-alleato (che non definiscono in maniera chiara ciò che si può o non si può fare). Viene poi eternamente rinviata la ratifica di un trattato di pace che rispetti le Quattro Libertà (?). Vi sono infine problemi di ordine economico, politico, educativo, industriale, morale e finanziario che tormentano una nazione prostrata dalla sconfitta subìta ad opera della macchina bellica alleata. Non deve quindi sorprendere che gli aspetti economici e politici siano apparsi critici nel corso di questo mese. I tentativi del governo per affrontare e risolvere i problemi più gravi sono falliti, soprattutto a causa della mancanza di unità e di spirito costruttivo da parte dei partiti al potere. Il presidente De Nicola è totalmente passivo e, secondo una fonte attendibile, ha chieste di non venir più importunato dai contrasti politici. La nostra fonte è convinta che il disinteresse e la debolezza del presidente hanno contribuito ad aggravare la situazione. Il premier De Gasperi, che almeno in apparenza era tornato dagli Stati Uniti deciso a chiarire la situazione politica, viene ora criticato da numerosi circoli politici per aver concesso spazio alle sinistre e per l’atteggiamento conciliatorio nei confronti dei suoi oppositori. Dal momento che De Gasperi non è riuscito ad opporsi alle manovre ostruzionistiche dei comunisti e dei filocomunisti, il Centro e la Destra sono molto critici nei confronti della Dc e prevedono che le imminenti elezioni politiche del 29 giugno segneranno una grave perdita di prestigio e di voti. La vittoria del Blocco del Popolo nelle recenti elezioni siciliane viene considerata il barometro dell’insoddisfazione popolare in rapporto al presente governo. La Sinistra non ha nascosto la sua fervida attività nel fomentare scioperi, disordini e nel diffondere propaganda comunista tra gli insoddisfatti e i disoccupati di tutta Italia. Con l’obiettivo di tenere alta la tensione tra le masse, l’estrema sinistra ha fatto circolari voci sulla preparazione di un’offensiva comunista in Italia nel caso si verifichi uno scontro armato tra i blocchi dell’est e dell’ovest. Fonti solitamente attendibili ci hanno riferito le seguenti informazioni: Nel caso di una crisi internazionale (che potrebbe degenerare in un conflitto armato tra l’Urss e gli angloamericani), il Pci farà ricorso ad ogni mezzo per prendere il potere, arrivando a 167 richiedere l’intervento delle truppe russo-yugoslave schierate sulla frontiera orientale italiana. Per tale obiettivo sono già pronti 150.000 soldati dei corpi speciali. Le azioni saranno limitate al nord industrializzato. Un'altra fonte ha rivelato che gli industriali del nord hanno stanziato grosse somme di denaro per organizzare un servizio informativo autonomo: ciò servirà ad allertarli in tempo di un possibile colpo di stato comunista (ma tale informazione non è stata confermata). Il fallimento della conferenza di Mosca è stata ampiamente trattata dalla stampa italiana con espressioni di disappunto e di scetticismo per la pace futura. […] Situazione politica interna I numerosi atti di violenza scaturiti da scioperi e dimostrazioni in tutto il paese hanno contribuito ad accrescere il clima di tensione instaurato dalla "guerra dei nervi" comunista. La situazione ha costretto il ministro dell’interno Scelba (Dc) ad inviare un cablogramma ai prefetti, alle questure e ai comandi dei Carabinieri per ordinare il mantenimento dell’ordine ad ogni costo. Scelba considera i prefetti responsabili per il mantenimento della pace e dell’ordine. In seguito ad alcuni disordini avvenuti a Roma, il questore di Roma Saverio Polito ha diramato precisi ordini perché la polizia spari all’occorrenza sugli sciacalli che, approfittando di scioperi e dimostrazioni, facessero irruzione nei negozi per trafugare la mercanzia (ordine n. 103 del 13 aprile 1947). […] Durante la campagna elettorale per i comizi elettorali del 20 aprile, la Sicilia è diventata il centro dell’attenzione politica e terreno di verifica per i partiti. Leader come Togliatti, Nenni, Saragat, Vittorio Emanuele Orlando, Finocchiaro Aprile, Scelba e lo stesso De Gasperi hanno esposto con particolare foga le tesi dei loro rispettivi partiti. In sintesi, il risultato delle elezioni ha confermato che la coalizione di governo è riuscita a mantenere lo status quo: la percentuale di voti del Blocco del Popolo in aggiunta a quella della Dc rimane la stessa delle elezioni del 2 giugno 1946, malgrado la secessione dei socialisti di Saragat. La Dc è stata moralmente battuta, con una perdita del 12% dei voti in rapporto alle elezioni del 2 giugno 1946, mentre la Sinistra (il Blocco del Popolo) ha vinto in maniera netta. Appaiono tuttavia importanti la sconfitta del movimento separatista e il declino dell’idea della Sicilia come roccaforte monarchica. […] Commentando il risultato ottenuto dal Blocco del Popolo, Guglielmo Giannini, leader del Movimento dell’Uomo Qualunque, ha osservato che soltanto la formazione di una coalizione di Centro-Destra permetterà di ottenere una decisiva vittoria nelle imminenti elezioni politiche del 29 giugno 1947. Ha quindi esortato la Dc ad unirsi all’UQ. […] Polizia italiana […] Una circolare segretissima è stata inviata a tutti i comandi dei carabinieri con l’ordine di tenere alla larga gli elementi di Sinistra. La nostra fonte rivela che i comunisti stanno tentando in ogni modo di infiltrarsi nell’Arma. Qualsiasi carabiniere che partecipasse ad attività politiche verrebbe immediatamente allontanato. […] Attività dei partiti politici La Dc inizia a transitare dalla sua infelice posizione di sinistra del centro verso la collocazione che le compete naturalmente: la destra del centro. Sta inoltre assumendo un atteggiamento più 168 fermo nei confronti dei comunisti. La perdita di prestigio in seguito alle elezioni siciliane e la sconfitta sull’articolo 23 della Costituzione (indissolubilità del matrimonio) hanno provocato il risentimento e le proteste dei militanti democristiani nei confronti dell’incerta politica dei suoi deputati e delle posizioni del governo. Il Pci continua ad essere il partito più forte e organizzato. Togliatti, il leader del Pci, ha messo in campo un’efficace strategia politica: sostiene in apparenza il governo De Gasperi nei lavori dell’Assemblea Costituente, ma lo combatte sottobanco nelle piazze. Il suo organo di partito ha espresso apertamente la sua ostilità nei confronti della politica internazionale degli angloamericani, soprattutto di quella statunitense. Il Psli (i socialisti saragattiani) è andato male durante le elezioni siciliane. Il motivo è da attribuire alla scarsità di fondi a disposizione per la propaganda elettorale. Togliatti si comporta con cautela, astenendosi dall’attaccare apertamente Saragat. Un’ostilità manifesta non farebbe che favorire le iscrizioni al Psli. La rapida ascesa del Movimento dell’Uomo Qualunque sembra essersi arrestata ma l’influenza di questo partito continuerà a farsi sentire. L’espulsione degli elementi filofascisti (come Patrissi) ha infatti conferito al partito di Giannini un’apparenza più democratica. Giannini ha invitato i leader democristiani a presentare una lista comune nelle prossime elezioni politiche. Nel frattempo, l’Uomo Qualunque e il Partito Liberale continuano ad opporsi all’attuale governo e a combattere il comunismo. I neofascisti (noti anche come "nazionalisti estremi") sembrano orientarsi verso l’Msi (Movimento Sociale Italiano), formazione politica che si vanta di avere 200.000 militanti. L’Msi è diffuso in tutta l’Italia. Il suo organo ufficiale, il settimanale "Rivolta Ideale" (diretto da Giovanni Tonelli), ha un’ampia circolazione anche all’estero, soprattutto in Sud America. Nell’Italia settentrionale circola il supplemento "Il Meridiano d’Italia", un tempo diretto da Franco De Agazio (è stato assassinato dopo aver fatto una serie di rivelazioni sull’ "Oro di Dongo"). A Roma ha fatto la sua recente comparsa il settimanale "L’Orizzonte d’Italia", diretto da Giuseppe Toscano Cultrera, che riflette le posizioni del partito. Si dice che anche "L’Ora d’Italia", diretto da Emilio Patrissi, si stia spostando verso l’Msi. In sintesi, l’ideologia del partito è di natura nazionale e socialista. Le sue origini fasciste sono innegabili, dal momento che le sue tesi sociali sono identiche a quelle della Rsi, costituita a Verona nel 1943. […] Internazionale […] La ferma presa di posizione assunta a Mosca dal generale Marshall ha provocato violente reazioni da parte della Sinistra. Alcune voci riferiscono che i comunisti tenteranno di rovesciare l’attuale governo italiano. Il Pci dispone di 200.000 militanti in armi ed è pronto ad attuare un colpo di stato. […] George C. Zappalà, agente speciale per il controspionaggio. Gono Morena, agente supervisore. Class: Segreto. 169 Memorandum per l’ufficiale in carica. Oggetto: Situazione politica a Roma. Re: Rapporto mensile. Periodo: 1 luglio - 1 agosto Data: 5 agosto 1947 Generale I problemi del governo De Gasperi, ed i tentativi di risolverli durante il mese di luglio, possono essere così riassunti: affrontare e controllare i crescenti disordini creati dagli agitatori propagandisti dell’estrema sinistra, che cercano di soffocare la libertà di espressione dei partiti avversari e degli esponenti del governo; neutralizzare i tentativi comunisti di creare un forte stato di tensione tra le masse utilizzando la loro poderosa macchina propagandistica. Sono circolate voci di possibili atti di violenza armata. Alcuni discorsi di Nenni e Togliatti contenevano insinuazioni tese a "rivelare" un certo allarme militante a proposito delle tendenze governative ad allinearsi al Blocco Occidentale, soprattutto all’America; ratificare il trattato di pace secondo i termini del paragrafo 90, prima che divenga effettiva la protesta ufficiale (testo Nitti-Ruini) contro le dure condizioni del trattato stesso; bloccare la crescente attività sindacale negli impianti industriali, attività che propaganda la dottrina comunista (a scapito degli imprenditori) con il pretesto della libertà di assemblea e di espressione degli operai; partecipare al Piano Marshall e neutralizzare i tentativi dei socialcomunisti di sabotare gli sforzi governativi per promuovere un accordo tra le nazioni che vi aderiscono; impedire che la Cgil fomenti agitazioni tra gli impiegati statali chiedendo ulteriori aumenti. Di recente, il governo ha concesso incrementi salariali malgrado le difficoltà a far quadrare il bilancio; affrontare la sfida del mercato nero in campo alimentare e abbassare il costo della vita. A tale scopo, il governo intende rafforzare i controlli di polizia ed equiparare la tessera alimentare al reale potere d’acquisto della popolazione. […] Notizie dal Vaticano Secondo fonti vaticane, nel 1950 si celebrerà l’Anno Santo. Sono in corso preparativi per affrontare il grande afflusso di pellegrini. Il problema dei loro alloggio è stato discusso con i deputati della Dc e sottoposto all’attenzione del governo. Per quanto riguarda i rifugiati stranieri, vi è la tendenza da parte di alcuni funzionari vaticani a proteggere i cattolici accusati di crimini di guerra. Questi corrono infatti il serio pericolo di essere deportati in paesi controllati dai comunisti. Nel corso di alcuni colloqui con il sottoscritto, vari prelati hanno candidamente affermato di non capire i motivi che portano gli Alleati a 170 deportare i "rifugiati" in paesi che non hanno buoni rapporti con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Nel frattempo, questo ufficio continua a ricevere rapporti riguardanti persone della suddetta categoria che godono della protezione e dell’immunità dello Stato Vaticano. Polizia italiana Informazioni provenienti da una fonte altamente attendibile rivelano che il capo della polizia Ferrari gode dell’appoggio dei gruppi della Sinistra. Il ministro dell’Interno Scelba non è ancora riuscito ad allontanarlo. Alla debolezza e all’atteggiamento indeciso di Ferrari viene imputato il fallimento delle operazioni per l’individuazione dei depositi di armi, la repressione delle agitazioni comuniste e la cattura di Salvatore Giuliano e della sua banda di fuorilegge. Ed è una strana coincidenza che la stampa di Sinistra si astenga dall’attaccare Ferrari, cosa che invece altri giornali fanno. Un funzionario del Ministero dell’Interno ha informato il sottoscritto che molti agenti di Ps sono sprovvisti di pistole. Ne sono state richieste 20.000, ma la fabbrica di armi Beretta ne ha fornite soltanto 2000. La Ps ha inoltre richiesto al Ministero della Guerra 5000 fucili, modello 1891. A causa delle restrizioni alleate, non possono invece essere fornite armi semi automatiche (armi di cui si sente la necessità). Il capo dell’ufficio politico della Questura di Roma, dott. Carmine Bottino, è stato sostituito dal commissario capo di Ps, Tommaso Audiffred. Nato nel 1905, è entrato nella polizia nel 1924, raggiungendo l’attuale incarico nel giugno 1946. Audiffred era stato rimosso dopo l’ingresso degli Alleati a Roma (giugno 1944) per aver fatto parte della cerchia del questore Palma, ma è stato poi riabilitato in seguito al riesame del caso. I suoi colleghi lo considerano intelligente, capace e buon conoscitore della vita politica e dei problemi di Roma. Alcuni ufficiali di polizia si lamentano della decisione di chiudere i ristoranti che vendono cibi proibiti dalla legge. La decisione (presa dal questore di Roma Polito) ha avuto un effetto boomerang, minando il prestigio della polizia. La questione ha presto assunto i contorni di una grana politica piuttosto che di una necessaria misura alimentare. I proprietari di ristoranti, che dispensano legalmente i loro piatti ad una clientela in gran parte senza problemi economici, si lamentano di venir perseguitati, mentre gli operatori del mercato nero godono di una relativa immunità nelle strade di Roma. Situazione economica I prestiti statunitensi, che vengono ora elargiti agli industriali del Nord tramite le agenzie governative, hanno avuto un effetto stabilizzante sulla Lira. La situazione industriale potrebbe migliorare in maniera apprezzabile, ma l’economia italiana nel suo insieme rimane in condizioni precarie. A quanto sembra, la popolazione dovrà affrontare un altro duro inverno. Vi sono due scuole di pensiero su come sconfiggere il mercato nero: una predica l’eliminazione di ogni controllo, l’altra l’introduzione di misure più severe. Ma non vi sarà alcuna panacea in grado di migliorare la situazione economica italiana, almeno fino a quando non verrà raggiunto un certo equilibrio tra la domanda e l’offerta. George Zappalà, 171 capo della sezione politica. Approvato da Gono Morena, agente supervisore Class.: segreto Oggetto: Disapprovazione sovietica per l’azione comunista in seguito al tentato assassinio di Togliatti. Data: 18 agosto 1948. Si comunica che il tentato assassinio di Togliatti e la conseguente azione del Pci hanno scatenato una crisi molto seria all’interno della direzione comunista. Subito dopo l’attentato, Pietro Secchia ha assunto il controllo del partito e proclamato lo sciopero generale. Giuseppe Di Vittorio, che è arrivato in aereo dagli Stati Uniti la sera di mercoledì 14 luglio, si è trovato di fronte al fatto compiuto. Si è dichiarato subito contrario allo sciopero, facendo notare che il sindacato non era preparato, che non vi erano fondi sufficienti per finanziare uno sciopero prolungato e che lo sciopero avrebbe probabilmente provocato la scissione del sindacato. Si dice che anche Ruggero Grieco si sia opposto allo sciopero e che abbia fortemente contestato la decisione di Secchia. Grieco era dell’opinione che le squadre d’azione non erano pronte, che lo sciopero generale ad oltranza sarebbe fallito o avrebbe scatenato la rivoluzione, e che in ogni caso uno sciopero generale doveva essere proclamato solo dopo un’accurata preparazione. Grieco ha ricevuto l’appoggio di Luigi Longo. Il disaccordo è sfociato in un litigio tra Secchia e Grieco. Secchia ha poi abbandonato la riunione ed è scomparso. Quando Grieco ha contattato i funzionari dell’ambasciata russa, è venuto a sapere che Secchia vi aveva trovato rifugio. Verso le 23.30 di mercoledì l’ambasciata russa ha fatto sapere per telefono che lo sciopero doveva essere revocato giovedì mattina. La stessa notte, sul tardi, Grieco si è recato presso l’ambasciata russa per poi tornare molto abbattuto al quartier generale del Pci. Ha quindi informato i suoi colleghi che Mosca aveva condannato l’azione del partito e che Mosca aveva impartito ordini affinché per nessun motivo venissero provocati atti di violenza in Italia. A causa della delicata situazione internazionale in atto, aggravata dalla crisi di Berlino e da quella yugoslava, Mosca non desiderava che i partiti comunisti di Italia e Francia si compromettessero troppo. Il Cremlino, infatti, non voleva al momento una guerra civile in Italia o in Francia, dal momento che la Russia era impossibilitata ad intervenire per sostenere i comunisti. Grieco ha aggiunto che Secchia era al corrente di questi ordini e che, di conseguenza, la proclamazione dello sciopero generale era in aperto contrasto con le direttive inviate da Mosca e approvate da Togliatti. Sembra che i dirigenti comunisti siano rimasti impressionati dal fatto che Secchia abbia cercato rifugio presso l’ambasciata russa, malgrado sapesse che Mosca aveva disapprovato la proclamazione dello sciopero, e si sono chiesti i motivi di tale comportamento. Interpellato su tale questione, Grieco si è rifiutato di rispondere, ma poi ha perso le staffe ed ha gridato: "Non fatemi parlare, è meglio per tutti!". 172 Grieco e Longo hanno avuto una lunga conversazione a porte chiuse la notte stessa dell’attentato. Secchia non si è fatto vedere per tutta la giornata di giovedì. Di Vittorio è rimasto a stretto contatto con Grieco durante lo sciopero. I successivi ordini impartiti dalla Cgil sono il frutto di un accordo raggiunto tra la direzione del Pci e il sindacato stesso. Si pensa che Di Vittorio abbia fatto pressioni sul Psli (Partito Socialista del Lavoratori Italiani) per persuaderlo a mediare per evitare una scissione sindacale. Si ritiene che tale mossa sia stata suggerita da Grieco su ordini dell’ambasciata russa. A Giovanni Borghese del Psi (Partito Socialista Italiano) è stato chiesto di tenersi in contatto permanente con la sede centrale del Pci, per coordinare ora per ora l’azione dei due partiti. Riccardo Lombardi, Alberto Jacometti e Giovanni Borghese hanno avuto un incontro con Sandro Pertini e Giuseppe Romita. E’ stato deciso che, a causa dei recenti sviluppi politici, era consigliabile non fare alcun accenno (almeno per il momento) all’autonomia del Psi. I dirigenti del Pci sono stati informati di tale decisione. A sua volta, il Pci ha informato il Psi della sua intenzione di condurre una forte campagna propagandistica contro la Dc ed i socialisti riformisti. Numerosi messaggi, provenienti dalle federazioni regionali e provinciali del Pci, hanno raggiunto la sede centrale comunista la mattina del 15 luglio, protestando contro gli ordini di revocare lo sciopero. I dirigenti comunisti hanno spiegato ai segretari regionali che la continuazione dello sciopero avrebbe finito per provocare una guerra civile e il rovesciamento dell’attuale governo. Poiché i socialisti ed i comunisti non desiderano al momento assumersi responsabilità governative (fatto che porterebbe alla fine del Piano Marshall), era quindi consigliabile far cessare lo sciopero. Inoltre, hanno fatto notare che la denuncia del Piano Marshall non era praticabile, poiché al momento non era possibile sostituire l’assistenza americana con quella dei paesi dell’Europa orientale. In ogni caso, i dirigenti delle federazioni comuniste sono stati istruiti a tenere viva l’opposizione nelle loro aree. Inoltre, è stato loro chiesto di informare le masse che il momento dell’azione non era ancora arrivato, ma che sarebbe prima o poi giunto. Grieco è stato incaricato di riorganizzare il Pci in tutto il territorio nazionale. Al suo arrivo presso l’ambasciata russa, Di Vittorio è stato accolto dai funzionari in maniera molto fredda. Non è stato ricevuto dall’ambasciatore né dai segretari. Ha parlato soltanto con un funzionario di basso rango, il quale lo ha informato che le autorità russe si ritenevano molto insoddisfatte del modo in cui lo sciopero era stato condotto. Inoltre, Di Vittorio è stato accusato di aver svelato, con la cattiva condotta dello sciopero, la vera linea politica della filocomunista Cgil e di essere riuscito soltanto ad esasperare le masse italiane. A Di Vittorio è stato fatto notare che proclamare lo sciopero generale per un motivo così palesemente politico è stato un errore puerile. Di conseguenza, il governo ha avuto un’ottima occasione per rafforzare la sua posizione. Di Vittorio avrebbe poi confessato a Leonilde Iotti che, durante il colloquio con il dirigente sovietico, non ha mai avuto l’opportunità di replicare alle accuse o di affermare che aveva praticamente agito su ordini di Secchia. Ha poi aggiunto di essere molto risentito con Secchia per essere stato messo in una posizione così imbarazzante con l’ambasciata russa. 173