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Domenica 18 marzo 2012
TV
VILLORBA - (SDV) Spyros Theodoridis, vincitore del primo «Masterchef d'Italia», programma su Cielo per aspiranti cuochi, sarà domani, lunedì, alle 18.30 alla Lovat di Villorba per
presentare il suo libro «Cuoco per emozione»
(Rizzoli, 2011). Spyros, che vive in Italia da 14
anni, propone un viaggio nella sua cucina per
scoprire la storia, i trucchi e i segreti di un
grande talento. Con lui ci sarà l'amica Ilenia
Bazzacco, la mamma di Asolo che con le sue
ricette e la sua determinazione ha conquistato
il terzo posto al programma e ora continua nel
mondo della cucina, di cui è da sempre
appassionata.
VILLORBA
Il "masterchef"
Spyros Theodoridis
si racconta domani
alla Lovat
XXXVII
ASOLO
Riscoprendo la poesia dialettale
ASOLO - Poesia dialettale veneta al centro
dell’incontro di oggi, alle 18, nella Sala
della Ragione del Museo di Asolo. Organizzato dall'Assocazione ILSogno di Polifilo, e
inserito in un ciclo che vuole promuovere
l'interesse per la poesia, il seminario sarà
condotto dal professor Ivano Zordan che
leggerà anche diverse composizioni. Sarà
presentato il libro "Cento Poesie", che
comprende opere di sette poeti spresianesi.
CSULTURA
Treviso
Il rabbioso Nordest
in cerca di riscatto
PETTACOLI
Sara De Vido
TREVISO
Emozioni digitali. Bit di storie
sul Nordest «grasso e opulento»
e pagine che scorrono con il
tocco di un dito. La letteratura
oggi si legge anche su ebook, il
libro digitale che si può «aprire»
sul proprio computer di casa, o
con il proprio tablet. Mitia Chiarin, 42 anni, giornalista professionista, ha fatto delle storie che
corrono sul filo del bit la sua
passione. Da alcuni anni scrive
online e nel suo blog, "Le storie
di Mitia", raccoglie impressioni
e racconti. Sedici storie sono
state pubblicate in "Ottanta lettere", un ebook promosso dalla
nuova casa editrice Blonk.it di
Pavia.
Sono racconti sul Nordest
grasso e opulento fatto di persone alle prese con sogni, desideri
e amori e svolte improvvise, e
pure «qualche visione» come
«la» bancomat che si innamora
e regala soldi se vengono digitati al posto dei codici delle poesie. «Non c'è carta ma odore di
bit nelle mie storie, - racconta la
scrittrice, - e devo dire che
l'editoria digitale, grazie all'opportunità che mi è stata conces-
sa da Lele Rozza, direttore editoriale di Blonk.it, offre nuovi
spazi di respiro a chi vuole
raccontare storie».
Uno dei racconti, "Cinque rose", ha preso ispirazione dalla
Marca: «Racconta l'incontro tra
il capo dei vigili di un comune
del trevigiano e un ragazzino di
dodici anni, un piccolo venditore di rose, - spiega Mitia. -Il
comandante, mentre è al bar,
libero dal servizio, si accorge di
un ragazzino e delle cinque rose
che tiene in mano. Inizia così ad
interrogarsi sulla sua vita, sui
suoi amori, sull'incapacità di
dare concreto aiuto ad un ragazzino straniero che si ritrova in
strada, di notte, a lavorare, in un
paese, dove, cito, «nessuno si
offende manco il segretario della sezione della Lega Nord che
ogni due per tre (....) mi manda
gli esposti contro i bar dei cinesi
e i kebab da asporto che sono
covi di malandroni e portano
malattie e viene lo scagotto a
tutti».
Perché "Ottanta lettere"?
«È il titolo di uno dei racconti,
forse uno dei più criptici, la
storia di ottanta lettere d'amore
scritte da un uomo alla sua
vicina di casa e infilate sotto lo
IL CASO
La giornalista
Mitia Chiarin
nell’ebook
"Ottanta lettere"
zerbino della porta di lei. Il
racconto di un amore che forse è
un incubo, per come si evolve,
forse solo un sogno. È il lettore a
decidere che senso dargli».
Che Nordest emerge dai suoi
racconti?
«C'è la provincia grassa, quella che si è costruita da sola, ma
che oggi è piena di mancanze. I
miei personaggi sono persone
che per un motivo o per un altro
cercano una riscossa, hanno la
rabbia dentro (la "carogna" è
uno dei racconti) che amano
fino a mangiare e uccidere la
compagna, di bambini che hanno la trasparenza dentro e faticano a vivere nel mondo degli
adulti, che guardano il mondo
con occhi stanchi ma all'improvviso illuminati, e vedono «la
gente scema» (altro titolo), di
immigrati che diventano la speranza di un ritorno alla voglia di
cultura. Personaggi inventati
ma che nascono dalle sensazioni
che ho quando passeggio o lavoro o parlo con le persone o ne
ascolto i dialoghi».
Verrà a presentare il libro a
Treviso?
«Se qualcuno ci invita, siamo
ben lieti di venire».
LA MARCA
L’incontro
tra un vigile
e uno straniero
apre i dubbi
L’amore in scena
a villa Guidini
ZERO BRANCO (mm) "Voi non credete nell'Amore?" è lo
spettacolo teatrale in
scena stasera alle
20,45 all'auditorium
Comisso di Villa Guidini a Zero Branco
per "Sipario sul Sile".
Storia di frontiera non
solo fra due paesi, ma
anche fra la vita e la
morte, fra l'isolamento e la solidarietà. Regia Ennio Bianco e
Roberto Zanardo.
LA RIFLESSIONE
U
na vita breve ma intensamente vissuta. A favore del prossimo, e del
prossimo più bisognoso
(quello del Terzo Mondo),
per amor di Dio. Non diversamente si legge nei comportamenti, nelle azioni, e
nelle riflessioni, cioè nella
pagina scritta, di una giovane trevigiana, Antonia Simionato, morta a 53 anni
nel 2004, dopo essersi dedicata, come missionaria laica agli indigeni del Burundi (1998), poi nei campi
profughi del Ruanda, infine in Congo. Ora riposa nel
piccolo cimitero di Albaredo.
SE AIUTARE L’ALTRO DIVENTA MISSIONE
DI GIOVANNI LUGARESI
Il suo può essere definito,
certamente, un “mal d’Africa”: non romantico, o di
impronta filantropica, ma
consapevolezza di quel che
significa una "vocazione":
l’amore, la dedizione ai fratelli più sventurati e più
bisognosi, dunque una presenza "là dove Dio ci vuole".
E anche in lei, e per lei, la
testimonianza del suo amore ai fratelli si manifestò su
due piani: preghiera, meditazione, contemplazione, e
azione, e cioè seguendo il
binomio cristiano cattolico.
Un segno della sua presenza passata velocemente,
ma quanto mai incisivamente, è rappresentata ora
da una raccolta di pensieri,
appunti, riflessioni tratti
da block-notes, quaderni e
agende personali, come
scrive l’amica di sempre,
Serena Barbero, che ha
curato la plaquette dal titolo “Presenze nel silenzio”
(Grafiche Meneghetti, Nervesa della Battaglia, con
illustrazione di copertina
del pittore coneglianese
Gianni Sartor).
Antonia Simionato era una
creatura serena e questa
caratteristica aveva dimostrato anche durante il corso di infermiera frequentato con altre giovani trevigiane nell’Ospedale di Ca’
Foncello. Poi, ognuna per
la sua strada e a lei si era
aperta quella dell’Africa.
Nella raccolta di pensieri,
riflessioni, illuminazioni,
ci si accorge subito di ave-
re a che fare con una
mistica, che trova nella
“contemplazione della dimensione del sacro” motivazioni, spinta, energie per
essere stare fra gli ultimi.
«Chiedo a Dio insistentemente la fede, perché la
fede apre il mio sguardo
lontano, anche nell’oscurità - diceva - . La fede
reclama incarnazione, non
ho scelta: vivere con fede il
rapporto con Dio e con
l’uomo, o la disperazione.
Se la ricerca di Dio non mi
conduce a trovare l’uomo,
devo dubitare di essere sulla buona strada».