OMAGGIO A JOYCE - Girardi Roberto

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OMAGGIO A JOYCE - Girardi Roberto
Concorso Letterario Felice Daneo / MODELLO INDICATIVO PER L’ELABORATO
Concorso Letterario Felice Daneo / MODELLO INDICATIVO PER L’ELABORATO
Categoria di
partecipazione
Ragazzi
Giovani
Adulti XX
x
Piccoli scrittori
x
x
Titolo del racconto (assegnato dall’autore):
Omaggio a Joyce.
Opera edita di riferimento (autore e titolo)
Ulisse.
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L’elaborato non potrà superare le tre cartelle, cioè tre fogli dattiloscritti pari a 30 righe
(1800 battute) ciascuno.
5373 battute spazi e titolo inclusi
Omaggio a Joyce.
Fiorita, attempato ebreo, e Dedalo,giovane scrittore squattrinato e cattolico,
vagabondano, intirizziti nottambuli. Miriadi di costellazioni a distanza anni
luce ammiccano incatenate. Il primo risiede in città. Dedalo, alberga
tristemente in provincia, ospite di un convitto, dove si presta come insegnante
di lettere.
Discutono sulla veridicità dell’anima causa le esequie di un comune amico
per le quali Dedalo è giunto in città.
-Da buon cattolico, credi davvero nell’esistenza dell’anima e che questa
non sia solamente una forza della mente. Un dettaglio dell’intelligenza – lo
interroga Fiorita.
- Ne sono sicuro. – replica sonnolento Dedalo, scostandosi, permettendogli
l’ingresso nell’accogliente caffetteria– Già Socrate, Platone e soprattutto
Plotino trattano quest’argomento con deferente saggezza. Secondo Pitagora
l’anima partecipa ad una fase di morte e di rinascita. Dopo il giudizio
nell’aldilà incontra una seconda vita mortale nella quale inizia un nuovo ciclo
che la condurrà nuovamente alla fine. La cosiddetta metempsicosi.
Sant’Agostino sostiene che alla morte corporale, l’anima, sarà soggetta a
giustizia divina solamente per mezzo di Gesù Cristo. Questa è in parte la
teoria paolina. Quindi è indubbio che…- L’anima esista – prosegue l’anziano sedendosi, accennando all’amico di
accomodarsi – e sarà Dio imperscrutabile a decidere della sua salvezza. Se
l’uomo può redimersi solamente in Cristo, senza sforzi individuali per
raggiungere la beatitudine, che ne è del libero arbitrio allora? -.
Ordinano, al cameriere sopraggiunto nel frattempo, due caffè e un vassoio
di biscotti.
- Proprio in questo, caro Fiorita, sta il limite agostiniano. Ci si può altresì
salvare tramite il Figlio di Dio per mezzo di tutta una serie di azioni che
l’uomo compie durante la vita terrena -.
Vengono serviti caffè e dolci.
- Profumo divino – Dedalo inspira profondamente.
- Toglimi una curiosità. Da quanto non mangi?-.
- Considerando che siamo oltre la mezzanotte, da ieri sera. Anzi per la
precisione dall’altra sera, a questo punto – risponde il ragazzo.
- Allora cosa aspetti. Serviti. Dovresti mangiare qualcosa di più sostanzioso.
Sei così pallido -.
- Il caffè è di per sé tonificante, la caffeina, con accortezza, un terapeutico
stupefacente. Gli sciamani brasiliani ne ingeriscono parecchie tazze al giorno
per raggiungere l’estasi e gli dei -.
- Il mio spirito epicureo sostiene la tua teoria ma rimango dell’idea che
dovresti nutrirti di cibo vero. Mangia questi biscotti – gli consiglia Fiorita
indicandoli.
Silenzio.
Scruta l’amico negli occhi e continua - Casualmente ho incontrato tuo
padre. E’ molto che non lo vedi? Torna da lui: lamenta la tua assenza. Anche
le tue sorelle hanno bisogno di te –.
Silenzio.
Dedalo non alza lo sguardo dalla tazza. Centellina il caffè come a voler
gustare ogni sfumatura del suo sapore, inalando il suo aroma fino in fondo.
Godendo. Chiude gli occhi e lascia indolente che un sorso gli scenda nella
gola. Laconico l’assapora. Religiosamente. Intinge il cucchiaino nella tazza.
Lo solleva rivoltandolo. Guarda la bevanda fumante ricadere lenta con
venerazione e rispetto.
Silenzio.
- Non voglio parlarne lo sai. Ha dilapidato ogni nostro avere. La vita con lui
è un inferno. Egoista e prepotente. Ho visto in sogno mia madre: non sa darsi
pace. Per cosa credi me ne sia andato? A casa nostra non c’è che miseria.
Le mie sorelle sono ridotte alla fame. Prego per la sua anima. Tutto lì -.
- Dove dormirai questa notte ragazzo?-. Il vecchio ricerca negli occhi del
giovane quelli del figlio. Suo figlio. Unico. Da anni scomparso.
- Non so ancora. Un posto lo troverò. Come Ulisse -.
- Potresti venire da me – senza cerimonie, ipotizzando che Dedalo accetti,
gli può offrire un divano e una coperta per la notte – Questa è la mia
proposta. A quest’ora non ci sono mezzi per potersi muovere. Passeresti la
notte in stazione. Non abito lontano. E’ solo qui dietro. Chiacchieriamo ancora
un po’ e se ti va una tazza di caffè te la posso offrire anche a casa. Vado a
pagare. Siamo tutti Ulisse. Credimi-.
- Sì. Forse è meglio così – risponde Dedalo incerto.
Escono. La notte è rischiarata dalla luna. Il profumo di quella bevanda calda
e divina, è dentro di sé e non lo abbandona: un incognito riflesso della mente
travagliata e stracca. L’aroma, quell’aroma, gli lenisce i ricordi.
- Dove sarà ora l’anima vagabonda del nostro caro amico?-.
- A bere un caffè con Dio. A casa. Ad Itaca – Dedalo ne è certo.
Camminando ragionano di filosofia Dedalo riconduce a questo piacere
mentale quello del caffè bollente appena bevuto legandolo alla necessità
fisica del godimento Aristotele considera indispensabile per la felicità
corporea e dell’anima la soddisfazione edonistica Il caffè rischiarando la
mente libera un divertente dialogo sulla sua preparazione con la napoletana
di come venisse un tempo riscaldato più volte al giorno sulla cucina a legna
corretto con la cicoria Dell’importanza del caffè come aggregante sociale
Argomentano sul cibo e sul dovere di rispettarlo Sul ritorno all’agricoltura
come fonte di sopravvivenza di questo pianeta corrotto Raggiungono
l’appartamento Entrano Ecco il divano Considerati a casa Prendo cuscino e
coperta Preparo un caffè Con la moka Meglio due Sì Grazie.