intervento

Transcript

intervento
I Rodenticidi
Negli anni sono stati impiegati vari
gruppi di sostanze chimiche per
contrastare il proliferare di topi e ratti.
Alcune categorie di rodenticidi:
• Veleni che agiscono sul sistema nervoso
(brometalina, ’86, non esistono antidoti).
• Anestetici: alfacloralosio (controllo topo
comune).
• Integratori di vitamine: calciferolo (D2) e
colecalciferolo (D3), creano un deposito di
calcio in organi vitali, può insorgere diffidenza
negli animali trattati
(praticamente non più reperibili nel mercato
europeo).
• Chemio-sterilizzanti: alfa-cloridrina, per
ottenere una sterilità m. permanente è
necessaria una ingestione di 90-100 mg. La
loro attività è lenta e non si eliminano i danni
causati dagli individui che continuano a
vivere.
• Tra i rodenticidi ad azione acuta (azione
rapida nel tempo) sono particolarmente
interessanti: il norbormide (’64) che causa
una diminuzione del diametro dei vasi
sanguigni. E’ un prodotto assolutamente
selettivo in quanto esplica effetto mortale
solo su ratto norvegico, il decesso si
verifica da 15 minuti a 4 ore dopo
l’ingestione.
Gli anticoagulanti
Rappresentano le sostanze più diffuse nella
pratica del controllo dei ratti, a cosa si deve
la loro fortuna?
1. Non provocano la morte in tempi rapidi.
Non si verifica la “paura delle esche”.
2. Il loro utilizzo è abbastanza sicuro per
l’uomo e gli animali non bersaglio.
3. Esiste la possibilità di somministrare efficaci
antidoti.
Di due tipi: derivati da idrossicumarina e
da indanodione (clorofacinone
• In linea generale il loro meccanismo di
azione si basa sulla interferenza con i fattori
della coagulazione che richiedono la
presenza di vitamina K.
• In particolare interferiscono con un enzima
presente nelle cellule del fegato: epossidoriduttasi.
L’enzima epossido-riduttasi
trasforma la vit. K da
forma inattiva a forma
attiva.
Senza di questo la vit.K
rimane inattiva e
l’organismo può contare
solo su quella assunta con
gli alimenti, dopo pochi
giorni la quantità è
insufficiente e le rotture
dei capillari non possono
essere più riparate.
Danni
Le emorragie si verificano a carico delle
mucose, del tessuto polmonare, della parete
dello stomaco e dell’intestino, sottocute.
La morte subentra in un tempo medio di 5
giorni dall’ingestione dell’esca contenente
l’anticoagulante.
TUTTI I VERTEBRATI risentono dell’azione
(+/-) degli anticoagulanti.
A livello ambientale ricordiamo che:
1) Gli anticoagulanti sono poco o nulla
solubili in acqua.
2) Sono poco volatili.
3) Nel terreno si degradano in tempi assai
lunghi (mesi).
Un po’ di storia:
La prima sostanza anticoagulante a base di
cumarina è stata isolata nel 1932 su insilato
di trifoglio.
Il WARFARIN diviene disponibile nel 1952.
Caratteristica di queste sostanze è la loro
azione cumulativa, l’animale per morire
deve nutrirsi a più riprese dell’esca.
Per meglio precisare…
Gli anticoagulanti della prima generazione
risultano più efficaci se assunti per più
giorni (5) a piccole dosi rispetto a un’unica
assunzione a dosaggi elevati.
La seconda generazione
Negli anni si riscontrano i primi casi di
roditori poco o non sensibili al warfarin.
Si iniziano a studiare altre sostanze con
analoga attività, negli anni ‘70 sono
disponibili i primi anticoagulanti della
seconda generazione.
1976: difenacoum [120], bromadiolone [170].
1979: brodifacoum [130].
’80 flocoumafen
‘90 difethialone
Il lungo tempo necessario alla degradazione li
rende virtualmente a DOSE SINGOLA.
Difenacoum ha una importante caratteristica:
è il meno tossico tra gli anticoagulanti a
dose singola nei principali animali
domestici
Gli anticoagulanti vengono
suddivisi:
• Ad ingestione
multipla (prima
generazione), devono
essere ingeriti per
alcuni giorni consecutivi
(6-8) affinchè si
raggiunga la
concentrazione letale
all’interno del corpo
dell’animale bersaglio.
• Warfarin,
clorofacinone
• A singola ingestione
(generazioni successive),
la sostanza una volta
entrata all’interno
dell’organismo bersaglio
non subisce una rapida
degradazione e può
esplicare il proprio effetto.
• Difenacoum,
brodifacoum,
bromadiolone
flocoumafen
E’ comunque necessario
ricordarsi che…
• Topi e ratti manifestano una sensibilità assai
differente agli anticoagulanti.
• L’azione dell’anticoagulante può essere
seriamente ridotta se l’animale assume cibi
contenenti vitamina K1 (parti di pianta, organi
vegetali, vedi derattizzazione mercato
ortofrutta). Se un ratto di 200 g assume 20 g
di cibo contenente 10 ppm di Vit. K1 (0,2 mg)
può detossificarsi.
Tossicità/selettività di alcuni
anticoagulanti (DL 50 mg/kg)
Specie
Topo
Ratto
Warfarin
Clorofacinone
1 x 5 gg
1 x 5 gg
20,5
Coniglio
Gatto
Cane
Suino
Pollo
1 x 5 gg
5 x 5 gg
0,4 x 7 gg
3 – 7,5
Bromadiolone
Brodifacoum
Difenacoum
1,7
0,4
0,8
1,2
0,27
1,8
1
0,3
2
25
25
100
10 – 40
0,15 – 1,0
50
> 1000
0,5 - 2
80 – 100
1000
50
Tempi necessari perché l’anticoagulante
esplichi il proprio effetto
• L’esempio è ricavato
in laboratorio su ratti
che hanno potuto
assumere l’esca per 4
giorni consecutivi.
(il cumatetralil “soffre”
di resistenza crociata
al warfarin)
Espressione del grado di tossicità in
termini di DL50 (mg/kg)
Tossicità
Dose mg/kg
Super tossico
<5
Estr. tossico
5 - 50
Molto tossico
Discretamente t.
Leggermente t.
Poco tossico
50 - 500
500 – 5000
Dose per persona
< 7 gocce
7 gocce – un cucchiaino
un cucchiaino – un bicchierino
un bicchierino – mezzo litro
5000 – 10000 mezzo litro – un litro
> 15000
più di un litro
A motivo della loro elevata
tossicità ….
• Gli anticoagulanti sono normalmente
contenuti nelle esche rodenticide in una
quantità standard e definita a norma di legge
pari allo 0,005%.
• Pertanto 100 grammi di esca contengono 5
millesimi di grammo di anticoagulante.
• Ciò rende accettabile la tossicità dell’esca
“finita”.
Esempio di tossicità delle esche:
ingestione necessaria in g. per elevato rischio morte
Animale
Peso Kg
Brodifacou. Difenac.
Bromadiolon.
Ratto
0,25
1,35 g
9g
5,6 g
Topo
0,025
0,2 g
0,4 g
0,9 g
Coniglio
1
40
5,7
Maiale
50
40.000
500 – 2.000
Cane
5
4.000
25 – 400
Gatto
2
15 - 100
900
Neofobia: un comportamento di cui è
necessario tener conto.
• “Neofobia”: paura
di un nuovo
oggetto, reazione
ad un nuovo
oggetto.
• Tipica del ratto
bruno, deve essere
attentamente
valutata nei suoi
effetti e considerata
Rifiuto delle esche
Può verificarsi per:
1. Non apprezzamento del gusto, sapore.
2. Percezione della presenza di una
sostanza “estranea”.
3. L’esca causa uno stimolo sgradito su
pelle, naso, labbra.
Questione appetibilità
Le esche in “pasta fresca” sono state progettate per risolvere il più
frequente problema con cui devono scontrarsi le esche
derattizzanti: la perdita di attrattività ed appetibilità a seguito del
trascorrere del tempo, la capacità di “interessare” il roditore anche
se si opera in una situazione in cui sono presenti altre sostanze
che costituiscono alimento per ratti e topi.
Ecco la necessità di ottenere un’esca capace di competere, in
termini di appetibilità, anche con ciò che un roditore può trovare
all’interno di una cucina, di un deposito di sostanze alimentari, di
una industria agro alimentare.
Perché non è facile produrre una
efficace esca rodenticida?
• Topi e ratti ricercano nelle sostanze
alimentari ciò di cui il loro organismo
necessita per uno sviluppo regolare e
omogeneo.
• L’esca deve risultare il più possibile
correttamente bilanciata (carboidrati, grassi,
proteine, sali minerali, …e molto importante è
anche il tenore in acqua (metabolizzabile).
• Nelle città i roditori assumono buona parte
del loro cibo dai rifiuti organici e si adattano a
questi.
Che cos’è e perché si usa il
denatonium benzoato.
• Si tratta di una molecola di derivazione
farmaceutica in grado di conferire un sapore
insopportabilmente amaro alle sostanze con
cui viene mescolata.
• Questa sua caratteristica si manifesta a
dosaggi estremamente bassi.
• Ratti e topi percepiscono la presenza del d.b.
solo a dosaggi relativamente alti.
• L’aggiunta del denatonium benzoato
(bitrex) contribuisce a rendere le
esche derattizzanti più “sicure” in
quanto diminuisce la probabilità che
avvengano ingestioni da parte di
animali “non bersaglio”.
• In ogni caso non aumenta né
diminuisce la tossicità dell’esca.
• In alcune Nazioni
il suo utilizzo è
oramai consolidato.
La gamma di derattizzanti
I.N.D.I.A.
Basi adescanti
Cereali (intero,
spezzato, fioccato),
altri semi
Paraffina alimentare
e cereali
Oli, grassi, farine,
zuccheri
Tipi di formulati
Miscela sfusa,
pellets, micropellets, bustine
Paraffinati (varie
pezzature).
Pasta fresca
(bocconcini)
..volendo azzardare una
indicazione…
Specie
Industria Urbano
Zootec.
Agricolo
RATTO Paste
fresche
Paraffin. Pellets
Paste fr.
TOPO
Paste fr. Micro p. Bustine
complex
Paste
fresche/
bustine
Bustine
Le esche a base di cereali
Le esche paraffinate
Sviluppo dei nuovi formulati
paraffinati
Sviluppo dell’idea
• Il paraffinato rappresenta una forma fisica di esca
utile nelle derattizzazioni invernali e in particolare
all’esterno o nei tombini. (Effetto muffe su cereali
e gelo su pasta fresca).
• I paraffinati economici tradizionali pagano lo
scotto di essere poco appetibili.
• La Bell con il prodotto Notrac ha creato un
modello a cui tendere in cui alla resistenza
all’ambiente del paraffinato si associa un elevato
grado di appetibilità
Attenzione: “elevato” non in senso assoluto ma nei
confronti di altri paraffinati.
Importanza dei miniblok
I motivi che rendono sempre importante possedere
una gamma di paraffinati di elevata qualità sono:
Esca con caratteristiche fisico/chimiche
particolarmente utili nei periodi freddi e umidi (i
cereali ammuffiscono, la pasta fresca gela e perde
in parte appetibilità).
Forma fisica che si presta ad essere fissata all’interno
di una postazione di sicurezza (solo pasta in
vaschette può essere egualmente bloccata). Questo
requisito è e sarà sempre più richiesto – se non
obbligatorio-.
Per riprogettare questo tipo di esca
servivano:
1) La disponibilità ad un elevato investimento
per la realizzazione di un impianto di
produzione “per estrusione” ad elevata
capacità produttiva.
2) L’attento riesame e confronto di una serie di
informazioni in possesso di formulatori di
“lunga esperienza”, cioè dotati di memoria
storica.
3) La pazienza e la disponibilità di un gruppo di
disinfestatori per saggiare l’appetibilità.
Il nuovo impianto
• Installato in un edificio a sé stante permette
una produzione di 3.000 Kg/8 h. La grande
capacità di lavorazione garantisce una
elevata omogeneità nelle caratteristiche
organolettiche del prodotto.
• E’ associato ad un impianto per il graduale
raffreddamento del prodotto.
Descrizione dei blocchetti
Dimensione: 26 mm x 26 x 29, foro diametro
di 5 mm.
Peso: 20 grammi, +/- 10%.
Oltre ai miniblok la nuova
ricetta è stata estesa ai maxiblok
da 200 grammi
Le dimensioni sono:
cm 5 x 5 x 8, il foro ha
un diametro di 6 mm.
Aspetto applicativo importante
Le prove condotte per valutare quale fosse la
migliore ricetta formulativa ci hanno permesso di
comprendere che questo tipo di esca paraffinata è
solitamente ben accettata dai roditori se la
derattizzazione era stata condotta con paraffinati
di bassa qualità o con esche basate solo su cereali.
Se la derattizzazione viene condotta da tempo con
esca in pasta fresca, di elevata qualità, e se questo
tipo di esca continua ad essere utilizzato in
aggiunta alla forma paraffinata, il miniblok
subisce la competizione e può non essere
mangiato, almeno nelle fasi iniziali.
Queste osservazioni pratiche ci ricordano che le diverse
forme di esche NON devono essere associate tra di
loro durante un intervento e che il passaggio da un
tipo di esca ad un altro dovrebbe essere eseguito
inserendo un periodo (ad esempio un paio di
settimane) di assenza dell’esca.
Esche in pasta fresca
Attualmente
rappresenta la
tipologia di esca più
accettata da ratti e
topi in ambito
urbano. La sua
composizione
rispecchia quella
dell’alimento che i
roditori trovano con
più facilità nelle
nostre città.
Nuovo erogatore di esche di
sicurezza
ALIMENTA RAT
Caratteristiche
1.
2.
3.
4.
5.
Camera di alimentazione separata dal tunnel di accesso.
L’area adibita a mangiatoia può ospitare esche delle
forme più varie.
Le esche fissate tramite il sostegno metallico non
poggiano direttamente sul fondo dell’erogatore.
Vi sono 6 fori e appositi piedini per un ottimale sgrondo
dell’acqua (ad es. da lavaggi).
Le sagomature conferiscono elevata resistenza
meccanica e consentono una riduzione del peso
dell’erogatore.
6.
7.
8.
9.
Dispositivo per fissaggio interamente realizzato in
materiali plastici: non arrugginisce, non presenta
sbavature taglienti.
L’altezza contenuta consente la collocazione sotto i
pallet.
Sul coperchio è prevista un’area per le personalizzazioni.
La mescola (plastica e gomma) consente una buona
resistenza a basse temperature.
ALIMENTA MOUSE
• La presenza di due piccole fessure nel
lato dell’erogatore destinato ad essere
rivolto verso la parete consente un facile
ancoraggio tramite fascette in plastica.
• Le dimensioni contenute (cm 13x10x4
altezza) ne rendono possibile un facile
posizionamento anche in luoghi angusti e
la serratura impedisce l’apertura
accidentale.
• La specifica sagomatura dello stampo
conferisce all’erogatore una elevata
resistenza meccanica e, di conseguenza,
un lungo utilizzo.
ALIMENTA BASIC
Al suo interno sono presenti
cinque supporti verticali per il
fissaggio dell’esca paraffinata
forata del tipo “miniblock”.
Una serie di rilievi all’entrata
impediscono che all’interno
dell’erogatore possa giungere
dell’acqua a seguito di pioggia
o di lavaggi intensi. Presenza di
fori per lo sgrondo dell’acqua.
La formulazione dei principi attivi ha lo scopo
di rendere possibile l’impiego degli stessi.
• Ad es. i piretroidi sono insolubili in acqua,
se versiamo il prodotto tecnico in un
recipiente questo precipita al fondo.
Bisogna portarli in emulsione. Si sfruttano
sostanze chimiche la cui molecola ha una
duplice attitudine: la parte lipofila si lega al
piretroide, la parte idrofila cerca il contatto
con l’acqua.
• La prima preoccupazione nella messa a
47
punto delle moderne formulazioni degli
• Era pertanto importante individuare ricette
formulative che consentissero una buona
adesione degli insetticidi alle superfici trattate
(evitando insorgere di tossicità per le
coltivazioni), una buona dispersione del
principio attivo in tutto il volume di acqua
utilizzato per il trattamento.
• Era ricercata anche la possibilità di aumentare
la velocità di penetrazione della sostanza attiva
all’interno del corpo degli insetti.
• Ulteriori aspetti: ridurre l’efficacia dei sistemi
di detossificazione messi in atto dagli insetti 48
per degradare rapidamente l’insetticida
Iniziano i primi studi (sempre a livello di Ist. Universitari) che cercano di
individuare relazioni:
1) tra particolari coformulanti e l’azione biologica degli insetticidi;
2) tra le dimensioni delle particelle con cui l’attivo è distribuito sulle
superfici e la sua efficacia insetticida.
Tipo di formulazione
Diametro indicativo delle particelle
• Emulsioni concentrate in solvente
2,5 micron
• Microemulsioni acquose da
• Macroemulsioni acquose da
0,1 a 1 micron
1 a 10 micron (più verso i 10)
• Sospensioni concentrate da
1-2 a 5 micron
• Sospensioni microincapsulate
10 – 30 micron
• Polveri bagnabili
70 micron
49
Visualizzazione di una emulsione
50
Formulazioni insetticide
• Osservazione: se entriamo in un garden
center specializzato, se sfogliamo il
catalogo di un formulatore, se visitiamo il
deposito pesticidi di un consorzio agrario
possiamo osservare la presenza di un
elevato numero di prodotti basati sul
medesimo principio attivo o sulle stesse
associazioni di principio attivo.
• Il motivo non è solo economico (ovvero 51
ampliare l’offerta sul mercato), vi è anche la
Pensiamo alle piretrine naturali, la loro azione
biologica è definita ma vi sono:
1. Formulati liquidi concentrati destinati a essere
diluiti in acqua e applicati con varie
attrezzature
2. Formulati liquidi pronti all’uso destinati
all’impiego con termonebbiogeni.
3. Formulati liquidi pronti all’uso destinati
all’impiego con aerosolizzatori (0,5 – 1)
micron.
52
4. Formulati liquidi collocati all’interno di
bombole da cui fuoriescono come aerosol
In un prodotto insetticida possiamo idealmente identificare:
1. la/le sostanze attive
2. gli inerti (questo termine non deve trarre in inganno, significa che
queste sostanze non devono dar luogo a interazioni con il p.a., ma
svolgono precise e importanti funzioni).
• La sostanza attiva è quella che deve svolgere l’azione contro
l’infestante, gli ingredienti “inerti” sono principalmente solventi e
veicola tori dell’attivo con lo scopo di aiutare/permettere il contatto
tra attivo e infestante, amplificano l’azione biologica della sostanza
attiva.
• Gli inerti possono essere a es. sostanze liquide nelle quali è dissolto
il p.a., impediscono alle particelle (pensiamo a delle goccioline) di
attivo di sedimentare e di separarsi dal liquido vettore.
• Ricordiamoci che il dosaggio indicato nelle etichette nasce dalla
necessità di garantire (da un punto di vista statistico) la distribuzione
di una certa quantità di attivo (mg o frazioni) per unità di superficie
(o volume) trattata.
53
OGGI (e DOMANI) nei paesi dotati di una
attenta legislazione ambientale (USA, Canada,
Nuova Zelanda, Australia, Europa)
l’attenzione va via via rivolgendosi alla tutela
della salute dell’operatore, del pubblico e
dell’ambiente in senso lato (si cerca ad es. di
evitare formulazioni caratterizzate da elevata
tensione di vapore, lunga persistenza
nell’ambiente -lunga persistenza è sinonimo di
non selettività-.
54
Esempio comune di disponibilità
di formulazioni …
Pensiamo alle piretrine naturali, la loro azione
biologica è definita ma vi sono:
• Formulati liquidi concentrati destinati a
essere diluiti in acqua e applicati con varie
attrezzature
• Formulati liquidi in veicolo oleoso pronti
all’uso destinati all’impiego con termo
nebbiogeni.
• Formulati liquidi pronti all’uso destinati 55
all’impiego con aerosolizzatori (0,5 – 1)
In sintesi la formulazione ha
come scopo:
• Incrementare l’efficacia biologica dell’attivo nelle
condizioni di campo in cui viene applicato, l’incremento
di efficacia dovuto a una formulazione ottimale può
permettere la riduzione delle quantità di principio attivo
utilizzato per unità di superficie. In altre parole ne viene
aumentato il rendimento. Pensiamo alla variazione di
biodisponibilità nei formulati antilarvali in compresse
con il passaggio dalla formulazione a lenta cessione alla
formulazione effervescente.
• Adesione della sostanza attiva al bersaglio ad es. tessuto
vegetale, tegumento dell’insetto, altre superfici
(piastrelle, pareti intonacate, …).
56
• Aumento della stabilità (grazie a dei test di
invecchiamento accelerato è possibile, in 1 o 2
mesi, capire come si comporta la formulazione
dopo 2 o 3 anni i stoccaggio. Si ricorda che chi
immette un prodotto insetticida in commercio
è responsabile del contenuto in principio attivo
con uno scarto +/- 10%. Se il prodotto durante
il periodo di validità subisce uno scarto
superiore vi è una responsabilità legale.
• Aumentare la sicurezza nelle fasi di
manipolazione del prodotto (polvere bagnabile
57
e p.b. all’interno di sacchetti idrosolubili
predosati).
Principali tipi di formulazioni
POLVERI BAGNABILI
• Disperse in acqua danno luogo a una
sospensione di particelle solide (come le
sospensioni concentrate). Nel settore civile
e in quello agricolo dei paesi europei sono
in progressiva dismissione per:
• Produzione di polvere durante la
manipolazione, rischio di inalazione (si è 58
ovviato con i sacchetti idrosolubili).
EMULSIONI CONCENTRATE
• Hanno avuto, e hanno tutt’ora, una elevata diffusione.
Caratterizzate da facilità di produzione e un basso costo di
formulazione (dipende da tempi di lavorazione e complessità
impianti). Le EC si ottengono tramite l’impiego di solventi
appropriati (attenzione a volte si tratta di miscele di solventi, già
predisposte da aziende chimiche specializzate.
• Versata la EC in acqua si forma una emulsione, ovvero abbiamo
delle goccioline di principio attivo ricoperte da una membrana
di molecole di solvente, sospese nel mezzo acquoso. In funzione
della dimensione delle goccioline
1. 0,01 – 0,1 micron MICRO EMULSIONE, lievemente
opalescente.
2. 0,1 – 10 micron MACRO EMULSIONE, quella tipica di
colore bianco latte
59
VANTAGGI EC
• Prodotto si conserva bene anche se sottoposto a sbalzi
di temperatura.
• Si miscela bene anche in acque fredde.
• Ha una bassa viscosità (va bene nelle micro dosatrici).
• Generalmente la penetrazione attraverso la cuticola
dell’insetto è più rapida rispetto a altre formulazioni.
SVANTAGGI EC (sono legati alla presenza dei solventi)
• Hanno una elevata tensione di vapore (evaporano a
bassa temperatura), rischio di inalazione.
• Spesso sono infiammabili
• Tendono a attraversare la pelle rapidamente pertanto in
caso di contatto accidentale è necessario procedere
quanto prima a accurato lavaggio.
60
Solventi di origine vegetale
Comparazione
61
•
Sospensioni concentrate
Sono basate sull’acqua,(flowables)
contengono un principio solido di per sé non o
poco solubile in acqua.
• I cristalli del principio attivo sono sottoposti a un processo di macinazione
a umido a temperatura controllata. Si giunge alla frammentazione in micro
cristalli con dimensione 1 – 5 micron. Queste piccole particelle sono tenute
sospese e disperse in acqua per mezzo di specifiche combinazioni di agenti
disperdenti.
Sono formulazioni apprezzate perché:
• non contengono solventi,
• sono caratterizzate da una buona residualità dell’azione biologica (simile a
WP), i micro cristalli restano alla superficie dei luoghi trattati (temono
meno la presenza di superfici porose/assorbenti). Per questo motivo sono
utilizzate là ove si devono controllare insetti che camminano o sostano a
lungo.
Vi è poi il caso particolare di formulazioni flowable che agiscono per
ingestione, ciò si verifica quando trattiamo acque stagnanti per il controllo
delle larve di zanzara o substrati organici (letame, pollina, …) per il
controllo delle larve di mosca.
62
Sospensione concentrata prima e
dopo diluizione
63
•
SOSPENSIONI
I microMICROINCAPSULATE
incapsulati o sospensioni in capsule si ottengono
attraverso un processo chimico nel quale una emulsione di
polimeri contenente il p.a. viene trasformata in capsule.
• Le capsule sono: sferiche, semipermeabili, porose. Esse
contengono il principio attivo e si trovano disperse nella
soluzione acquosa.
• Con questo tipo di formulazioni si ottiene un rilascio
graduale del p.a. e il conseguente allungamento della durata
dell’attività biologica.
• Una dimensione delle capsule 5-7 micron, consente una
ottimale copertura della superficie interessata dal
trattamento. In genere si producono capsule un po’ più
grandi.
64
• La tecnologia per la produzione dei micro
incapsulati è complessa e costosa, d’altro canto
una incompleta microincapsulazione porta a un
prodotto ove parte del principio attivo non è
protetto dalla capsula perdendo i vantaggi
sopra descritti (sicurezza, rilascio controllato).
65
MICROEMULSIONI
ACQUOSE (ME)
Questi formulati possono essere definiti come
“una emulsione termodinamicamente stabile,
costituita da uno o più principi attivi
solubilizzati in fase acquosa. Si ritiene che la
ridotta dimensione delle gocce (fra 0,1 e 0,01
micron) possa favorire il passaggio del p.a.
attraverso le membrane cellulari degli insetti,
producendo perciò una migliore efficacia
biologica rispetto alle macroemulsioni e ai
concentrati emulsionabili.”
66
Granulari (es. antilarvali per
controllo
zanzare)
In questi formulati il supporto del p.a. (cioè l’inerte di base) è costituito
da particelle granulari precostituite nel rispetto della richiesta
granulometria espressa dai due parametri di diametro minimo e
massimo delle particelle.
Le dimensioni dei granuli sono riferite ad un rapporto standard detto
mesh. Le formulazioni granulari, per il nostro settore, vengono
ottenute per impregnazione del granulo utilizzando inerti assorbenti
(caoliniti, sepioliti, bentoniti ecc.).
I granuli fungono da piccolissimi substrati di sostanza attiva nei quali
questa è maggiormente riparata dalla luce e dall’aria (cioè dai due
fattori principalmente responsabili di eventuali degradazioni). La
sostanza attiva deve comunque essere uniformemente distribuita in
ogni particella di inerte da cui ne sarà liberata più o meno
lentamente per evaporazione o per contatto con l’acqua. Anche per i
formulati granulari può rendersi necessaria l’utilizzazione di idonei
coformulanti (stabilizzanti, adesivanti, fluidificanti) in funzione
della natura chimica sia del principio attivo che dell’inerte.
67
Compresse per applicazioni
antilarvali.
Il principio attivo insetticida viene fatti adsorbire su polvere di
materiale inerte a cui si aggiungono altre sostanze polverulente
che permettono il processo di compressione.
La matrice solida è sottoposta a un processo di disidratazione prima
della compressione.
Le comprimitrici rotative sono macchine utilizzate nella
produzione di farmaci e consentono la produzione di rilevanti
q.tà di compresse nell’unità di tempo.
Un aspetto importante è relativo alla climatizzazione del locale di
produzione. In questo locale è necessario controllare
temperatura e umidità, se l’umidità ambientale è superiore a det.
valori non si ottiene una adeguata compressione.
68

Documenti analoghi

rodenticidi dicumarolici - Ordine dei Medici Veterinari della

rodenticidi dicumarolici - Ordine dei Medici Veterinari della Animale senza sintomi: Provocare il vomito: apomorfina (cane 0.05 – 1 mg/kg sc o im) Carbone vegetale Vit K per os Animale con sindrome emorragica: Terapia di supporto: fluidoterapia, ossigenoterap...

Dettagli

Linea Guida sulla buona pratica d`uso delle esche rodenticide ad

Linea Guida sulla buona pratica d`uso delle esche rodenticide ad il nuovo, soprattutto con cibi nuovi. Pertanto è normale che debba trascorrere un po’ di tempo dopo che le esche rodenticide siano state piazzate prima che i roditori inizino a nutrirsene. Questo s...

Dettagli