Disturbo da gioco d`azzardo

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Disturbo da gioco d`azzardo
Cari Colleghi,
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Da Marzo a Settembre 2015 si è riunito un piccolo gruppo
di lavoro di operatori I.R.S. che a vario titolo hanno operato
nella tematica del gioco d’azzardo. Al fine di confrontarsi e
scambiarsi esperienze per valutare insieme punti di forza
e di debolezza di quanto (teorie, aspetti operativi, prassi) la
nostra cooperativa avesse sperimentato su tale tematica
nel corso degli ultimi anni.
L’obiettivo ultimo era quello di individuare e diffondere
dentro e fuori dalla cooperativa una forma mentis,
un approccio di lavoro, una serie di “buone prassi” utili
a sostenere un pensiero comune e a sviluppare future
progettualità.
La nostra cooperativa, dal 2008 ad oggi,
ha attivato rispetto al Disturbo da Gioco D’azzardo
numerose azioni trattamentali
sportello “Games Over”
progetto “Play Off”
CND di Fenile
progetto “GRETA” a livello ambulatoriale,
semiresidenziale, residenziale e WEE
ed altrettanti progetti di prevenzione
progetto “Appleschool”
progetto “Fuori Gioco”
progetto “Azzardiamoci a capire”
incontri con le scuole promossi dal Punto Aurora 2
sulle provincie di Pesaro-Urbino, Ancona, Fermo
e Ascoli Piceno.
Cerchiamo di comunicare e consolidare il nostro sapere
e il nostro bagaglio esperienziale.
Nella speranza che il materiale prodotto dal gruppo sia
spunto di riflessione da cui partire per ragionare insieme
sulle nostre esperienze e per costruire un pensiero
comune, alleghiamo:
un riassuntivo delle caratteristiche (vincenti e critiche)
delle attività finora esperite;
> tre strumenti operativi (la scheda di indagine sul
>
rapporto con il denaro, formula adolescenti e formula
adulti da utilizzare negli interventi di prevenzione e in
quelli di trattamento e la cartella anamnestica, solo per
gli interventi di trattamento e cura);
un documento di riflessioni condivise rispetto al gioco
d‘azzardo, con aspetti teorico/operativi sulle modalità
di sensibilizzazione, di prevenzione, e di trattamento
considerati utili nel nostro operato quotidiano.
INDICE
DISTURBO DA GIOCO D’AZZARDO
La nostra esperienza
GIOCO D’AZZARDO
Noi cosa pensiamo
Cosa speriamo
RIFLESSIONI TEORICO/PRATICHE
Prevenzione, trattamento,
sensibilizzazione, in base alle nostre
esperienze operative
I NOSTRI PROGETTI
pro e contro, proposte per il futuro
All.1_ Questionario sulla relazione
con il denaro (per adulti)
All. 2_ Questionario sulla relazione
con il denaro (per le scuole)
All. 3_ Scheda anamnestica
GRAZIE A
Alessia Guidi
Antonella Ciccarelli
Antonella Santinelli
Elena Mignini
Federica Guercio
Maria Daniela Colucci
Monia Caroti
Novella Pesaresi
Serena Pallotti
Silvia Cavoli
Silvia Piersanti
Stefano Ialenti
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Manuale
Manuale
Disturbo da gioco d’azzardo:
la nostra esperienza
Gioco d’azzardo:
noi cosa pensiamo
La I.R.S. L’Aurora si occupa della problematica del
gioco d’azzardo sin dal 2008, quando è stato attivato in
provincia di Ancona, con l’STDP del territorio, un progetto
di diagnosi e trattamento del GAP che prosegue tutt’ora
(sportello Games Over).
Il gioco d’azzardo, di cui la letteratura e la storia ci portano
innumerevoli esempi, rappresenta un’attività intrinseca
alla dimensione dell’uomo, risulta conseguentemente
difficile (e probabilmente anche poco utile) sradicarlo
completamente dall’individuo. Quale dialettica? Gioconon gioco? Giusto equilibrio per riportare sotto controllo
un comportamento che è sfuggito a tale controllo?
Privilegiare un lavoro che miri a favorire e strutturare un
comportamento orientato al gioco sociale piuttosto che a
una totale astinenza?
Dal 2008 ad oggi la nostra cooperativa ha attivato
numerosi progetti di prevenzione, svariate attività
di sensibilizzazione territoriale e decine di percorsi
di cura sulle provincie di Pesaro-Urbino, Ancona,
Fermo ed Ascoli Piceno.
Le esperienze maggiormente significative
(per innovazione ed estensione territoriale) sono state
il progetto regionale “GRETA” (anno 2014-2015, capofila
I.R.S. L’Aurora), che ha messo in rete tutti gli enti del
privato sociale della regione, titolari di un trattamento
sul GAP, offrendo risposte di rete a livello ambulatoriale,
semiresidenziale e residenziale;
l’apertura della comunità terapeutica per nuove dipendenze
di Fenile di Fano (2014), specifica per persone affette da
GAP e/o da dipendenza da cocaina per via inalatoria;
il progetto di prevenzione “Fuori Gioco” (2014) a titolarità
dell’ATS di Pesaro e coordinamen-to dell’I.R.S. L’Aurora,
con estensione a tutto il territorio AV1.
Sulla base di sette anni di esperienze, in vari territori
e su diversi settori, maturano le seguenti riflessioni
teorico/operative.
Il disturbo da gioco d’azzardo va considerato oggi come
una questione di salute pubblica.
Aderire a quest’ottica in relazione ai problemi di gioco
significa che deve essere prioritario, in una società che
consente il gioco d’azzardo, assicurare la prevenzione dei
problemi correlati a tale attività, adottando nei confronti
del gioco un’ottica di promozione e tutela della salute e del
benessere, stimolando le responsabilità personali e sociali.
Il gioco d’azzardo nella sua complessità ci obbliga ad
identificare strategie di interventi a più livelli, per cui
si potrebbe usare la terminologia: “problemi di gioco”,
in modo da poter sottolineare l’ampio spettro dei
comportamenti, considerando anche la possibilità della
prevenzione e della riduzione del danno.
In questo modo potremo riferirci a comportamenti che
compromettono, danneggiano e distruggono le mete
personali, familiari, lavorative e comportano conseguenze
negative di varia entità.
Le dipendenze comportamentali pongono nuovi
problemi legati all’aspetto della prevenzione. Non ci
si trova infatti di fronte ad un agente che modifica la
biochimica dell’organismo, vi sono differenze rispetto alla
dipendenza “da sostanze” ma anche conseguenze e costi
simili e sovrapponibili.
Manuale
Poichè le nuove dipendenze sono fatte di comportamenti
che toccano la sfera del quotidiano e a volte irrinunciabili
(cibo, relazioni affettive, sesso, shopping, internet, azzardo
come “sfida”) l’obiettivo specifico della prevenzione
non sarà, al contrario di ciò che avviene per le sostanze
stupefacenti, l’evitare qualsiasi forma di incontro con i
comportamenti “a rischio”. È necessario un approccio
complesso, in cui il venire a contatto con le situazioni
sopra citate non abbia come conseguenza “obbligata”
quella di un’evoluzione patologica.
A ciò si aggiunga che le condotte in questione non sono
ritenute devianti socialmente, sanzionate, marginali,
o altro; abitudini che toccano tutti come il consumo,
l’uso di tecnologie informatiche, etc., del tutto legittime
e spesso incentivate socialmente, divengono talvolta
problematiche e rischiose.
La proibizione del gioco è considerata improponibile dai
“pionieri” della problematica del GAP in Italia. Tuttavia
le diverse posizioni convergono sul dato di fatto che le
conseguenze, i rischi e i costi sociali e umani del disturbo
da gioco d’azzardo impongono una prevenzione a vasto
raggio: comprendere il gioco a livello psicologico ed
educativo ragionando sui bisogni, sugli spazi vuoti, sui
ruoli e le identità ai quali il gioco risponde e che, in un
certo senso, crea; trovare una strada tra il proibizionismo
assoluto e il liberismo che confonde la libertà con il
mercato; studiare le diverse tipologie di giochi, i gruppi
a rischio, le strategie di informazione e pubblicità;
comprendere le dinamiche economiche e di marketing
che attraversano il gioco e le legislazioni, i rischi legati alla
criminalità.
Occorre: elaborare iniziative o attività che mettano
a contatto la cittadinanza con questa problematica,
individuare strategie di prevenzione dei problemi correlati
al disturbo da gioco d’azzardo e azioni protettive nei
confronti dei vulnerabili (gruppi e nei soggetti a rischio di
dipendenza), e promuovere nella comunità atteggiamenti,
comportamenti e politiche basati su informazioni
scientifiche.
Manuale
Cosa speriamo
Le attività strategiche applicate al gioco d’azzardo che
qualificherebbero un’azione di rete complessiva ed
efficace nella società dovrebbero essere:
> la definizione di una politica pubblica per la salute che
riconosca il gioco come attività lecita, regolamentata
e non necessariamente disfunzionale, amorale o da
criminalizzare, e sappia vedere, valutare ed affrontare i
rischi connessi adottando politiche volte ad annullare o
minimizzare o monitorare o ridurre tali rischi;
> la creazione di ambienti che favoriscano la salute, ossia
la produzione di condizioni di vita e di lavoro sicure,
stimolanti, soddisfacenti e piacevoli. Per il gioco è
essenziale una valutazione sistematica dell’impatto sulle
comunità che hanno la diffusione e le diverse forme, ed
una costante e trasparente conoscenza e valutazione
del rapporto costi/benefici per la comunità. Andrebbero
definiti, circoscritti, regolamentati, controllati e separati gli
ambienti e i momenti di gioco e di non gioco;
> il rafforzamento dell’azione della comunità nel senso di
operare per definire concretamente le priorità, assumere
le decisioni, pianificare e realizzare le strategie che
consentono di raggiungere un livello di salute migliore.
Ad esempio Advocating: insieme delle strategie di
ordine politico, legislativo, economico e sociale volte
a promuovere comportamenti di gioco responsabile,
comprendere i fattori di rischio, realizzare iniziative di
prevenzione. Enabling: insieme di azioni finalizzate a
rendere le persone e le comunità consapevoli dei rischi e
delle conseguenze e tese a promuovere opportunità che
consentano di fare scelte con l’attenzione di assicurare
a tutti pari opportunità e pari risorse. Mediating: azione
di mediazione tra i diversi attori, interessi, responsabilità
e competenze coinvolte o coinvolgibili in progetti di
monitoraggio, ricerca, prevenzione e riduzione dei rischi,
aiuto ai giocatori.
Manuale
> lo sviluppo delle abilità personali che interessa in primo
luogo le agenzie educative quali la famiglia, la scuola,
le associazioni, i centri giovanili. La preoccupazione di
genitori, insegnanti ed educatori non dovrebbe fermarsi
solo all’uso di alcool e droghe, ma anche al gioco.
Riflessioni teorico/pratiche
prevenzione, trattamento, sensibilizzazione,
in base alle nostre esperienze operative.
Come fare prevenzione? Che tipologie di interventi sono più funzionali
con gli adolescenti? Che senso ha “giocare” con loro rispetto alla tematica?
E su cosa è utile che si interroghino?
Ciò che rende possibile l’atto di pre-venire è sicuramente
il farlo in un “tempo” in cui gli atteggiamenti disfunzionali
non siano già attivi quindi nella prevenzione un’attenzione
nel considerare le condizioni della popolazione a cui ci
rivolgiamo è fondamentale per impostare un intervento.
Con gli adolescenti è funzionale costruire esperienze
attive ed usarle come una porta d’ingresso per poter dare
informazioni sui comportamenti a rischio, per proporre
atteggiamenti alternativi costruiti dalle risorse personali
e dal contesto di vita dei ragazzi. L’obiettivo è quello di
accompagnare i ragazzi verso una maggiore consapevolezza
aprendo possibilità di scelte diverse da quelle che a volte
sembrano prestabilite (fenomeno di massa). La prevenzione
funziona quando l’esperienza proposta è coinvolgente ed è
“trasportabile” nella vita quotidiana. Farli giocare ha senso
perché l’esperienza di gioco velocizza il tempo dell’entrare
in relazione, serve ai ragazzi per avvicinarsi tra loro e
all’operatore per entrare in contatto con la classe.
Anche la letteratura indica come interventi maggiormente
efficaci nella prevenzione quelli di tipo interattivo,
che coinvolgano i ragazzi in “situazioni tipo” della loro
vita quotidiana e li stimolino ad interrogarsi su alcune
questioni per sviluppare un proprio pensiero critico
in merito. Le parole chiave, mutuate dalla cultura
anglosassone, sono: empowerment personale, life skills,
strategie di coping e di problem solving.
Manuale
Per svilupparle bisogna accedere alla dimensione
ludica, ancora così peculiare di quell’età, e ai valori e alle
emozioni su cui i ragazzi iniziano spontaneamente a
porsi delle domande e a sviluppare un proprio pensiero.
L’informazione, la conoscenza di alcune tematiche
servono come primo passo ma non sono sufficienti se
non integrate con gli elementi sopradescritti. Differenziare
il gioco dal gioco d’azzardo, spiegare in che modo il gioco
d’azzardo può diventare disturbo e poi giocare con loro
sulle probabilità matematiche, sulle capacità predittive,
su divertenti bias cognitivi, anche della vita quotidiana,
li sorprende e pone le basi per ragionare insieme sulla
tematica.
In alcune esperienze di prevenzione nell’ambito scolastico è
stato molto interessante e spiazzante vedere come i ragazzi
siano poco abituati a ragionare e ad aspettarsi attività
dinamiche a scuola, impostati spesso a ripetere la relazione.
Proporre stimoli per aiutare una discussione su temi a loro
vicini e trasversali al gioco d’azzardo, come il consumismo,
i desideri e le relazioni e una lettura di tutte le pubblicità
e delle informazioni parziali che ci arrivano sarebbe la
fondamentale integrazione dei curricula scolastici. Proporre
delle attività per fare gruppo significa ampliare le attività del
quotidiano tipiche degli adolescenti e magari trovare una
motivazione nuova per affrontare altre cose conosciute,
come i rapporti familiari e la scuola stessa, nonché una
rivalutazione del gioco sano.
Nel fare prevenzione scolastica sul gioco d’azzardo
la proposta di giochi di relazione di abilità e di giochi
d’azzardo ha permesso, infatti, di aprire una riflessione
sulla differenza che c’è tra gioco e gioco d’azzardo; la cosa
interessante è stata l’osservazione della risposta della
classe dopo le due tipologie di gioco; nel gioco relazionale
la classe fa squadra partecipando in modo contenuto,
facendoli scommettere (azzardo) la classe si disgrega e
non si contiene più, la relazione svanisce, l’adrenalina sale
tantissimo. Interessante farli riflettere su questo.
In generale con l’esperienza che Punto Aurora ha svolto
in progetti preventivi e di promozione del benessere
psicologico, si può affermare che le modalità interattive
risultano più gradite quindi più funzionali alla costruzione
della relazione, dunque maggiormente utili a raggiungere gli
Manuale
Manuale
obiettivi preventivi. Si è quindi posto l’accento sempre
sui fattori protettivi.
Tuttavia, quando emergono nuovi comportamenti
dannosi per la salute la tradizionale informazione è non
solo necessaria, perché aiuta ad orientare, ma meno
iatrogena rispetto a tematiche di salute i cui comportamenti
a rischio salute si sono evoluti contemporaneamente
alla complessità sociale.
Nel caso specifico il “giocare” ha un valore estremamente
positivo perché riconduce l’azione del giocare al significato
del termine e rimanda ad una psicologia positiva.
E’ utile ragionare sul pensiero magico, sugli errori cognitivi,
e sul valore del denaro.
Parlando di prevenzione, infine, si pensa spesso ai
giovani, e agli istituti scolastici, ma la complessità del
fenomeno e i cambiamenti che lo determinano, allargano
necessariamente il concetto “prevenzione” a tutte le fasce
d’età (si pensi ai pensionati che iniziano a “giocarsi” tutti i
loro introiti nella “terza età”) e a molteplici luoghi e contesti.
le testimonianze possono avere un buon risultato ma solo
se integrate all’interno di un percorso più articolato e se ben
concertate, effettuate a seguito di una preparazione.
Sono da prediligere gli interventi basati sui fattori protettivi
ma vanno inserite le informazioni quando i fenomeni
sono nuovi. Informare (senza terrorizzare o demonizzare)
rimane comunque fondamentale.
La sperimentazione di alcuni comportamenti fa parte del
processo di crescita, di individuazione-differenziazione e
di graduale raggiungimento di autonomia ed è normale
e funzionale nel passaggio all’età adulta. Quello che ci si
auspica è che alcuni “comportamenti dannosi” (quali le
ubriacature, la guida spericolata, le scommesse a denaro,
ecc.) rimangano esperienze di vita, senza consolidare una
dimensione problematica e/o una strutturazione identitaria
attorno a loro.
Per tutti i motivi di cui sopra, potrebbe essere interessante
costruire interventi in cui ci siano promozione del
benessere e prevenzione. Invece di escluderne una, unirle.
Alcune modalità utili per conciliarle sono quelle interattive
con l’uso della tecnologia, i rimandi ai social, e alle pagine
face book nel caso di ragazzi delle scuole superiori.
Attività come gli slot mob possono rivelarsi un punto
di forza capillare.
Prevenzione e promozione del benessere: lavorare sui fattori protettivi
e/o su quelli di rischio? Quali informazioni è utile fornire?
Quali invece possono alimentare “curiosità” sul tema?
Fino ad alcuni anni fa gli interventi elettivi nelle scuole
rispetto al tema delle dipendenze erano di carattere
informativo, accompagnati da “testimonianze degli
ex”. Tali interventi si sono rivelati, successivamente,
spesso fallimentari e origine di curiosità e di “desiderio di
sperimentazione” da parte degli adolescenti.
Sicuramente dire “troppo” è un rischio alto per cui alcuni
ragazzi potrebbero sentirsi spinti verso il mettere in atto
comportamenti a rischio.
Le testimonianze coinvolgono un piano emotivo e di
empatia, ma ogni storia nasce dal proprio contesto quindi
lavorare sui contesti dei ragazzi per poter proporre letture
diverse e partecipative è molto più funzionale e può
essere un lavoro sui fattori protettivi costruendo una rete
di rapporti e di conoscenza sul territorio.
É anche vero che il coinvolgimento da parte delle classi
di fronte alle testimonianze dei ragazzi della comunità
raramente accade con altro tipo di intervento;
Anonimato: quando è stato utile e perché?
L’anonimato sembra utile nei primi contatti telefonici,
quando è spesso ancora forte il senso di vergogna e il
timore del giudizio rispetto alla problematica. Capita
spesso che i primi contatti siano informativi, di richiesta
rispetto alle possibilità di trattamento e veicolino
l‘aspettativa di rassicurazione sul fatto che sebbene
la tematica sia diffusa, lo sia altrettanto sentirsi soli e
impotenti. Talvolta succede che solo dopo alcuni tentativi
di contatto anonimo la persona o il famigliare, sentendosi
comunque accolto, decida di fissare un colloquio
di approfondimento e di valutazione.
L’anonimato a scuola è utile quando si compilano
i questionari o quando si svolge una libera discussione
in classe, in quanto si teme che le informazioni possano
arrivare ai docenti.
Manuale
Se si scelgono modalità interattive come il gioco in cui
si prevedono vincitori, l’anonimato invece non è così
fondamentale.
Quali le azioni di sensibilizzazione più efficaci, quali meno?
Che rimandi abbiamo avuto in merito?
Le azioni di sensibilizzazione maggiormente efficaci
sono quelle che rientrano nella prevenzione ambientale
che coinvolgono la comunità contemporaneamente
e con modalità differenti. La cosa importante è che
siano comunicate adeguatamente magari da esperti in
comunicazione. E che ci siano rimandi a social e pagine
face book curate ad hoc.
Per sensibilizzare sul tema del gioco, come su tutti i temi
che implicano un disagio, è importante non dare ricette o
regole prestabilite ma aprire lo sguardo su cosa ci sta dietro
la dipendenza e porre l’attenzione su come oggi ci sia un
movimento di promozione al gioco che spesso viene messo
in secondo piano.
Non si può tranquillizzare la platea sulle proprie
convinzioni apparenti, su una distinzione netta tra
“giusto” e “sbagliato”, a scapito di riflessioni più articolate
in merito. Parlare di disturbo da gioco d’azzardo significa
non solo spiegare cosa sia e i meccanismi ad esso
legati, ma anche ragionare insieme sui significati sociali
e personali che vi si connettono. Ragionare su cosa
significhi giocare, cosa giocare d’azzardo, e cosa avere un
disturbo da gioco d’azzardo, consente di “normalizzare”
alcuni comportamenti e diminuire lo stigma che spesso
si lega a tali questioni. Nel momento in cui la platea si apre
alla possibilità di nuovi interrogativi, invece di ottenere
risposte già confezionate, è già in atto un processo
di riflessione e di comprensione che aiuta a diffondere
la possibilità di parlarne, di confrontarsi, di sentirsi meno
“strani ed isolati”…
Oltre alle informazioni da fornire, infine, risultano efficaci:
analizzare il contesto territoriale, la fase del ciclo vitale e
personalizzare il più possibile gli interventi.
Manuale
Trattamento individuale o gruppale? Si può accompagnare la persona
al trattamento di gruppo? Pro e contro in base alle esperienze
La scelta di preferire un trattamento individuale ad uno
gruppale si basa su diversi aspetti: le caratteristiche
dell’individuo, la funzionalità che il gioco d’azzardo
ha nella sua vita, il contesto sociale e culturale di
appartenenza, la compresenza o meno di altre
problematiche (comorbilità psichiatrica, basso
livello cognitivo, ecc.). Iniziare immediatamente con
l’inserimento in gruppo, senza aver preventivamente
approfondito gli aspetti appena elencati, può rivelarsi
fallimentare perché è possibile che la persona si
scompensi (sviluppando ideazioni paranoidi o forti vissuti
depressivi di colpa e vergogna, slatentizzando modalità
aggressive verso alcuni componenti del gruppo) o si
spaventi (dalla possibilità del giudizio, e della immagine
sociale da dover tutelare) interrompendo quindi il
trattamento con la delusione di una ennesima rinuncia
e l’impossibilità di cambiare. Dipende poi di che gruppo
stiamo parlando, sono molto differenti i gruppi AMA da
quelli educativi, da quelli psicoterapeutici, o da quelli
derivanti da una reciproca convivenza (semiresidenziale
o residenziale).
La tipologia dei giocatori d’azzardo si esprime in una gamma
molto diversificata a livello sociale, culturale, di età e di censo
per cui le proposte terapeutiche si debbono confrontare con
l’evoluzione del quadro patologico.
Spesso è preferibile iniziare con alcuni colloqui individuali
di approfondimento per poi decidere in contesto di
equipe se proseguire individualmente o inserire la
persona in un contesto gruppale. Così facendo vi è la
possibilità di tutelare l’individuo dal fallimento sopra
descritto ragionando anche con lui sui pro e sui contro di
un confronto in gruppo.
In diverse situazioni è stato particolarmente utile procedere
parallelamente con i due canali, così da preservare uno
spazio individuale ove ragionare su quanto emerso in
contesto gruppale.
Manuale
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Nel contesto della residenzialità, in particolare, si
realizza l’integrazione tra la modalità di intervento
individuale e quella gruppale pur sottolineando come lo
“strumento” comunità determini di per sé una particolare
valorizzazione dell’elemento gruppale. Senza dubbio
l’intervento di gruppo viene ad assumere una forza
terapeutica unica grazie alla condivisione, al sostegno e
all’esperienza condivisa dell’“essere sulla stessa barca“.
Frequentemente l’intervento individuale può essere
utilizzato effettivamente come accompagnamento
al gruppo ma anche come momento di ulteriore
elaborazione di vissuti, emozioni e contenuti.
Talvolta, poi, le famiglie hanno ritenuto inizialmente poco
utile compilare le schede di entrate/uscite di danaro del
proprio familiare, ritenendolo uno strumento poco utile.
Con gli interventi di prevenzione il discorso del denaro si
lega soprattutto alla possibilità di realizzare i propri sogni
e le scorciatoie per raggiungerli nella maniera più veloce
possibile. Appare fondamentale stimolare e rivalutare
percorsi come la scuola per raggiungere i propri obiettivi
contrastando i messaggi pubblicitari.
Lavorare sulla relazione che i giocatori hanno con il denaro
come se questi fosse una persona permette di poter
comprendere cosa accade in chi porta la problematica e può
facilitare la costruzione di una relazione diversa.
Nel contesto residenziale (comunità terapeutica) il Budget
di spesa rappresenta uno strumento utile di gestione del
denaro e anche un veicolo rispetto all’acquisizione di
consapevolezza rispetto alla relazione con lo stesso.
La prassi efficace è spingere gli utenti a fare i conti e stabilire
dei patti entrate/uscite con delle verifiche settimanali. Questo
è più semplice in comunità dove c’è un budget virtuale a
cui le persone si devono attenere e dove sono presenti delle
mansioni sulle quali gli utenti possono mettersi alla prova (es:
botteghino caffè sigarette, dispensa, extra).
In generale, si rivelano spesso utili semplici strumenti
“cognitivi” di gestione del bilancio economico, quali
specchietti di entrate/uscite del denaro, previsioni
di spese, ecc (esempio articolato è il diario “kakebo”
giapponese).
La funzione e la gestione del denaro: come si può intervenire su tale aspetto?
Quali le prassi operative più efficaci?
Quando le persone arrivano a chiedere aiuto per il gioco
d’azzardo hanno, nella maggior parte dei casi, debiti,
finanziarie, prestiti di vario genere, e raramente si sono già
rivolti ad un consulente finanziario o ad un avvocato per
stabilire un piano di recupero. Questo tipo di consulenza a
volte è indispensabile, ed è utile farla all’inizio della presa
in carico.
Il tema del denaro nelle persone con problemi di gioco è
centrale. Va affrontato con metodo e con strumenti che
permettano feedback. Allo sportello di ascolto si approccia
il giocatore /giocatrice e i familiari a considerare questa
come un’area di intervento. Accostare a queste indicazioni
il supporto di legali ed economisti risulta essere un valore
aggiunto.
La strategia molto frequentemente usata dai “giocatori” in
fase avanzata della problematica e di iniziale richiesta di
aiuto è delegare l’intera gestione della loro economia ad
un famigliare stretto (usualmente il coniuge, un genitore
o un figlio). Tale strategia più essere utile per un periodo
limitato, ma la persona deve poi gradualmente riprendere
in mano la gestione autonoma della propria economia per
evitare di consolidare un legame di reciproca dipendenza
ed atteggiamenti di stretto controllo, che risultano spesso
sostenere la problematica del gioco medesima (“il soldo è
Potere!”).
Il “pensiero magico”: quali modalità di intervento abbiamo sperimentato,
quali le più efficaci?
In contesto gruppale ragionare sul pensiero magico
è immediato, spesso vengono raccontati episodi che
possono essere letti anche sotto tale chiave e consentono
immedesimazione e reciproco rispecchiamento.
Talvolta è utile anche far “giocare” le persone con alcuni
esempi/aneddoti legati ai bias cognitivi, così da favorire
l’interpretazione delle cose da punti di vista differenti. Nel
lavoro individuale la consapevolezza sugli aspetti legati al
“pensiero magico“ potrebbero accrescere più lentamente,
perché i meccanismi di difesa tutelano spesso la persona
dalla piena presa di coscienza del dato di realtà.
Manuale
Manuale
Nei progetti di prevenzione, si è lavorato sul pensiero magico
attraverso l’analisi delle pubblicità.
Nel contesto residenziale il confronto in gruppo rispetto
ai contenuti del pensiero magico appare il più efficace.
Il tema viene anche affrontato in sede di colloquio
individuale, naturalmente i temi sono più difficilmente
attaccabili anche se per contro nella relazione duale si
riducono gli atteggiamenti di tipo difensivo.
In gruppo è previsto un incontro dedicato dove diamo
informazioni e dove raccogliamo i loro pensieri disfunzionali
elencandoli in un cartellone e proponendo al fianco di ogni
pensiero la trasformazione in pensiero funzionale. Anche
il mettere in scena il pensiero magico attraverso simulate è
interessante poiché mette velocemente in chiaro il pensiero
infantile che non appoggiandosi su alcun piano di realtà non
sta in piedi.
stigma, quest’ultimo che viene però costantemente
negato per tutelarsi dalla vergogna e dall’idea di completo
fallimento.
Un gruppo uniforme (per dipendenza), quindi, può avere
il rischio di mantenere delle monadi e di ostacolare una
reale messa in discussione e successiva comprensione
delle proprie modalità (non solo legate alla dipendenza ma
anche relazionali) consolidando gli stereotipi, l’isolamento
e preservando il continuo accento su di sé. Gruppi di soli
giocatori si rivelano utili solo nel momento in cui la tipologia
di persone inserite risulta molto differente tra loro (sia per
modalità di gioco d’azzardo sia per stile di vita, personalità,
contesto socio-culturale), altrimenti è preferibile un gruppo
di persone misto per dipendenza (eterogeneo tra giocatori,
cocainomani, alcolisti) ma che presentino caratteristiche
simili per altri aspetti (personalità, o contesto socio-culturale,
ecc.) così da abbassare le modalità distanzianti ed evitanti di
difesa e garantire quindi la “visione dell’altro come possibilità
per interrogarsi su di sé”.
Il trattamento con gruppo misto, infatti, permette di poter
andare oltre la diagnosi giocatore -cocainomane, andare
oltre il sintomo in sé (che crea un etichetta dal quale
spesso loro stessi non si vogliono allontanare sentendosi
superiori) e poter lavorare sulle storie e le dinamiche
che stanno sotto ogni dipendenza, sulle quali poi tutti
concordano e scoprono essere simili.
Il gruppo misto finora ha consentito una migliore
consapevolezza rispetto alla trasversalità di alcuni
meccanismi di dipendenza. E‘ utile comunque prevedere e
preservare momenti di lavoro “esclusivo” nei quali possano
essere condivisi aspetti e vissuti peculiari della dipendenza
in oggetto.
Quale è il senso di interventi rivolti esclusivamente a “giocatori”
e quale quello di trattamenti con gruppo misto per dipendenza?
Con quali altre dipendenze vi sono similitudini, e di che tipo?
I “giocatori” ovviamente non sono tutti uguali, così come
non lo sono le tipologie di gioco d’azzardo e i valori che
queste veicolano. L‘organizzazione di personalità, lo stile di
vita, il contesto socio-culturale ed economico di chi sceglie
le videolottery piuttosto che le sale bingo, i gratta e vinci
piuttosto che il poker vis a vis o le scommesse sportive
sono spesso profondamente diverse. I meccanismi
della dipendenza, invece, sono piuttosto simili sia che si
tratti di dipendenze comportamentali sia che si parli di
dipendenza da sostanze e alcol.
I gruppi misti sono spesso fonte di rifiuto da parte di chi ha
un disturbo da gioco d’azzardo, che si percepisce molto
distante (e spesso “migliore”) da chi ha una dipendenza
da sostanze, a meno che il gioco non si associ già (come
spesso si rileva) ad un uso/abuso di sostanze (prevalentemente cocaina) ed alcol. Il fatto di percepirsi “speciali,
unici, in un certo senso migliori”, comporta spesso un
atteggiamento superbo e una forte modalità giudicante
della diversità.
Lo stigma attribuito “all’altro da sé” diventa il medesimo di
quello percepito su se stessi da parte del resto del mondo;
Sviluppo della sensorialità ed aspetti corporei:
come lavorarci, quando e perché può essere utile (oppure no)?
Lavorare sulla sensorialità e sugli aspetti corporei è
sempre una questione piuttosto delicata. Tra i vari aspetti
legati all’instaurarsi di una dipendenza vi è spesso anche
la difficoltà della persona nel “riconoscere e tenere in
considerazione il proprio sentire senza temere che questo
implichi la perdita di relazioni importanti, o un eccessivo
dolore, ecc.”.
Manuale
Il desiderio e la paura di “perdere il controllo di sé”, così
come di “anestetizzarsi, ipnotizzarsi” presenti in egual
misura nelle dipendenze comportamentali così come in
quelle da abuso di sostanze, vanno di pari passo lasciando
spesso la persona costretta a “difendersi dal conoscere
se stessa”. Per tali motivi, in generale, il lavoro sulla
sensorialità e sul corporeo, purché strettamente guidato e
integrato da una rielaborazione di quanto emerge, si può
rivelare estremamente utile.
Può essere rilevante lavorarci poiché in questa
dipendenza c’è una forte componente sensoriale alterata o
compromessa, il piacere viene dalla distorta stimolazione
dei sensi per cui riattivarne la percezione e costruire un
contatto con il proprio corpo è un veicolo che può portare
alla scoperta di risorse che spesso sembrano inesistenti.
Inoltre sarebbe utile il lavoro in compresenza, in modo
da poter avere sotto controllo la situazione, e costruire
esperienze per ogni senso che viene toccato nella
dipendenza da gioco (per esempio udito - musicoterapia;
vista - fototerapia; tatto - esperienze di tango olistico ecc.).
Particolare cautela, come la letteratura da anni indica, va
però usata con persone con organizzazione del pensiero
di tipo psicotico o con organizzazioni di personalità molto
gravi (ad es. quelle “borderline basse”, alla Kernberg) onde
evitare uno screzio o uno scompenso.
La sensorialità è una strada da poter sperimentare con
quella parte di giocatori che non hanno problematiche
psichiatriche gravi.
Nel contesto del trattamento residenziale, inoltre, si
realizzano svariate attività di carattere ludico e ricreativo
che offrono la possibilità di sperimentarsi con dimensioni
di socialità, collaborazione nel gioco di squadra,
competizione e regole condivise del gioco. Elementi che
nel gioco d’azzardo sono spesso assenti.
Manuale
Il ruolo della famiglia: quale? Come accogliere e supportare i famigliari?
Perchè privilegiare un tipo di intervento su un altro?
Cosa ha funzionato meglio e in che contesti?
Prendere in considerazione la famiglia è fondamentale
per diversi aspetti: perché il contesto famigliare è quello
ove si muove quotidianamente la persona e ove sono i
legami affettivi più significativi;
perché le famiglie sono provate quanto e più del loro
congiunto rispetto alla problematica del gioco; perché
in una visione sistemica chi porta il sintomo sta
esprimendo la difficoltà dell’intero sistema; perché le
dinamiche famigliari possono essere tanto preziose
e fondamentali nel sostenere il cambiamento quanto
assolutamente deleterie nell’ostacolarlo.
La famiglia è molto coinvolta nelle dinamiche del familiare
giocatore, ma, conosce il problema attraverso la registrazione
della conseguenza del gioco. Occorre aiutare i familiari
a codificare il coinvolgimento sostenendoli nel possibile
cambiamento e nell’elaborazione di strategie volte al
superamento di schemi disfunzionali.
I famigliari, quindi, vanno accolti e sostenuti, aiutandoli
sia a ragionare su quanto sta accadendo al loro congiunto,
sia su quanto avviene nell’intero sistema familiare.
Ovviamente è un processo non esente da criticità: l’elevata
età del giocatore vede spesso coinvolti solo sorelle e fratelli;
la richiesta iniziale è spesso attinente ad aspetti assistenziali,
giudiziari...insomma a qualcosa di assimilabile al tanto
dibattuto tema del “dopo di noi”; l’intervento gruppale
garantisce sì uno scambio importante delle informazioni, ma
talvolta anche un contagio delle ansie.
I gruppi di auto-mutuo-aiuto si sono rivelati validi supporti,
hanno avuto buona ritenzione e facilitato l’emergere di
richieste psicoterapiche.
Ove presente una forte conflittualità famigliare si sono
rivelati utili i gruppi terapeutici multifamiliari „disgiunti“.
La psicoterapia famigliare (in parallelo alla presa in carico
individuale della persona e dopo un periodo iniziale di
trattamento); i gruppi AMA per famigliari.
Dove la conflittualità non è tanto rilevante, le possibilità
di intervento si allargano a tutte le altre tipologie, previa
decisione in equipe rispetto al trattamento terapeuticamente
più utile per la specifica situazione.
Manuale
Quali sono le tematiche ricorrenti che abbiamo rilevato
nel disturbo da gioco d’azzardo?
Le tematiche che emergono dalle narrazioni sul sé dei
giocatori riguardano spesso la percezione di solitudine,
il lutto legato ad una perdita (di una persona cara, ma
anche del proprio lavoro, della carriera sportiva, di uno
status sociale, di ciò che avrebbero desiderato raggiungere
nella vita…), i vissuti di incomprensione, il desiderio
di riscatto sociale (non solo economico, ma ad ampio
raggio), la tendenza a cercare “rifugio”, “staccare la testa”
rispetto a difficoltà e problemi di vario genere che possano
rimandare all’idea di “non essere riusciti a…”, “non essere in
grado di…”, “sentirsi incapaci nel…”.
In generale il gioco copre spesso: una mancanza relazionale
(padre/madre); la ricerca di una persona che non c’ è stata
nella propria vita; relazioni conflittuali con compagne o
mogli; solitudine, lutti; la ricerca di un’immagine sociale.
Quali interventi di rete hanno funzionato, con quali partner, come e perché?
Quando è indispensabile farli in rete?
Per la complessità della tematica è necessario muoversi
secondo nuovi modelli organizzativi e secondo la logica
di rete, e comprendere sia le dinamiche economiche e di
marketing che attraversano il gioco, sia le legislazioni, sia i
rischi legati alla criminalità.
Coinvolgere le associazioni, i circoli sociali, le consulte, gli
ATS e chiunque, al di fuori dell’area sanitaria, si occupa della
tematica, è indispensabile per garantire la costruzione di una
rete che risponda alle necessità dell’individuo (soprattutto
rispetto all’incremento di rapporti sociali, e al sostegno della
percezione di utilità della persona). Inoltre, tali enti sono
indispensabili anche per sostenere la diffusione di una
“cultura” meno stereotipata e stigmatizzante sul disturbo da
gioco d’azzardo. E‘ fondamentale, poi, uno stretto raccordo
con l’STDP territoriale al fine di garantire continuità del
trattamento , multidisciplinarietà dell’equipe di lavoro,
integrazione degli interventi (ambulatoriali, gruppali,
semiresidenziali, residenziali, individuali, famigliari) e una
“linea d’azione” condivisa rispetto al disturbo da gioco
d’azzardo, con un reciproco riconoscimento delle prassi
operative e del pensiero sottostante alle stesse.
Manuale
Particolarmente utile, inoltre, attivare il dialogo con
le associazioni dei commercianti, il rapporto con le
forze dell’ordine (in relazione a queste problematiche),
rafforzare i canali di comunicazione con gli Enti Locali, la
Fondazione Antiusura e la Caritas. Questa rete costituisce
una sfida importante per la strutturazione e il radicamento
di una clinica territoriale - un sistema di risposte integrato
ai bisogni completi e differenti del soggetto e della sua
famiglia portatori di queste problematiche.
Manuale
esperienze (pro e contro)
Progetto Play off
Pro: collaborazione con stdp
di Fano e con associazioni
del territorio (Caritas avulss ...).
Criticità: poco interesse del
responsabile del progetto (stdp
Urbino); poca chiarezza sugli
obiettivi del gruppo.
Passaggio Play off/ Gruppo gap in c.t
Pro: aumento del numero dei
partecipanti (15 attuali), l’unione
di pazienti interni ed esterni ha
permesso un confronto più ricco
tra le parti, la presenza costante di
un piano di realtà altrimenti solo
immaginato per gli interni e la
possibilità di trovare spazi affettivi
in cui poter tornare per attività
strutturate per gli esterni (es. pranzo
natale, passeggiate gruppo legno
ecc..), mantenuto rapporto con il sert
di fano, fossombrone.
Criticità: non pervenuto.
Progetto Fuori gioco
Pro: costruzione ed applicazione
di un gioco interattivo come
prevenzione al gioco d’azzardo rivolto
alle scuole superiori.Interessante
incontro finale con un matematico.
Criticità:
Manuale
proposte per il futuro
Per il gruppo giocatori: verifiche
periodiche con il pz sul percorso,
sul raggiungimento e/o ridefinizione
degli obiettivi.
Incrementare rete di risorse
territoriali.
Introduzione di esperienze sensoriali
controllate in co-conduzione.
Pubblicizzazione del nuovo gruppo
in ct.
Possibile ripetizione “fuori gioco”
nell’anno nuovo.
Possibilità di co-costruire un metodo
di trattamento gap o formazione
come IRS da poter esportare.
Possibilità di svolgere incontri mensili
tematici sulle nuove dipendenze con
la diocesi di Fano.
esperienze (pro e contro)
proposte per il futuro
Punto Aurora 2
Pro: presi contatti con scuole
(alberghiero, volta) con cui poi
abbiamo costruito incontri
caratterizzati da uno scambio
di saperi e sapori nella struttura
di Fenile e Gradara.
Intervista su richiesta della diocesi
di fano sulle nuove dipendenze.
Progetto Games over
Sportello di ascolto e prima valutazione
attivo dal 2008 (in partnership con
dipartimento dipendenze patologiche
di Ancona)
Pro: modalità consolidata di
intervento multidisciplinare
(operatrice di prima accoglienza e
medico psichiatra).
In media 20-25 ingressi nuovi l’anno.
Rete territoriale allargata ai gruppi
AMA e rapporto con gli ATS di tutto il
territorio regionale.
Collegamento con i sert regionali per
l’ingresso in comunità terapeutica.
riunione d’equipe multidisciplinare
periodica.
Monitoraggio degli ingressi e del loro
andamento.
Pochi drop out.
Eventi di sensibilizzazione sul
territorio formazione del gruppo
operativo congiunta e permanente
Criticità: mantenere il livello di
performance in considerazione dei
tagli economici.
Mantenere l’operatività della nostra
cooperativa in questa specifica area.
Offrire spazi informativi di gruppo
a tema per famiglie .
Organizzare incontri di
sensibilizzazione per medici
di famiglia.
Ripetere eventi seminariali
sul territorio regionale.
Manuale
esperienze (pro e contro)
Progetto Greta - Modulo WE
Pro: sperimentazione positiva di un
modello di lavoro :
per la ritenzione registrata, per la
relazione comunicativa instauratasi,
per l’acquisizione di maggiore
consapevolezza nei partecipanti,
per l’inserimento di attività ludiche
e ricreative all’interno del percorso,
per la prosecuzione del lavoro
iniziato nei W.E con l’ingresso in
comunità terapeutica, per la capacità
di fare equipe da parte degli operatori
coinvolti.
Per il luogo e il tempo scelti per
l’intervento.
Criticità: mancanza di continuità
operativa atta a garantire il sostegno a
quanti hanno partecipato .
Comunicazioni con i servizi invianti
da migliorare.
Luogo dell’intervento difficile da
raggiungere con i mezzi pubblici.
Interventi sensoriali troppo
coinvolgenti se si considera il breve
periodo di durata del progetto .
Progety off
Pro: il progetto Play Off è stato
innovativo per questo territorio sia
come tematica che per la proposta
terapeutica del gruppo visto come
approccio allo scambio tra famiglie.
L’invio è avvenuto prevalentemente
con il SERT di Fano, i contatti
telefonici e le equipe allargate hanno
favorito il buon andamento.
Molti pazienti e famiglie non hanno
avuto ricadute nel gioco e vecchi
atteggiamenti.
Manuale
proposte per il futuro
Ripetere l’esperienza.
Rimodulare la formula di progetto
WE in considerazione delle criticità
esposte.
Programmare incontri con i servizi
invianti in modo più accurato.
Programmare la presenza del gruppo
anche su territori interni del Fanese
dove la problematica è maggiore e la
proposta di trattamento inferiore.
Far precedere l’inzio degli incontri
con iniziative di tipo vario ( parroci,
incontri di divulgazione,..... ).
Inserire a parte un capitolato di
spesa a parte per pubbblicizzazione,
rimborsi e dati.
esperienze (pro e contro)
Sono stati espresse a voce la qualità
del servizio espresso
Criticità: il progetto è stato finanziato
con una somma che non ha potuto
prevedere l’applicazione di alcune
parti pur fondamentali ( libro firme
presenza, verbali dei gruppi, … ),
compresa la pubblicizzazione.
Il progetto per la frequanza di
persone con forti problematiche
psichiatriche avrebbe dovuto
comprendere almeno la presenza di
un supervisione, tale aspetto è stato
in parte risolto con alcuni incontri di
ragguaglio con le colleghe che hanno
seguito il progetto.
Lo stesso Sert che ha finanziato il
progetto non ha saputo sostenerlo.
È improvvisamente cessato 6 mesi
prima del previsto.
Il SER.T di Pesaro ha attivato un
progetto similare che ha trattenuto
l’utenza in quel territorio.
Il Progetto Appleschool
Pro: è un progetto di prevenzione
nelle scuole (classi seconde
superiori) sul tema delle dipendenze
patologiche del STDP di Porto
Sant’Elpidio.
Io ho partecipato alle due annualità
scolastiche 2013/14 e 2014/15.
Erano previsti due incontri nelle
classi uno assembleare sul tema
specifico del gioco d’azzardo (con
proiezione delle pubblicità, indagine
sui meccanismi delle dipendenze
da sostanze e comportamentali,
simulazione del gioco win for life e
teoria della probabilità).
proposte per il futuro
Prevere periodiche equipe del
personale addetto.
Snellire il rendiconto dell’orario
alla nostra amministrazione, e avere
come feedbak la rimanente parte
di orario spendibile nel progetto,
soprattutto quando ci sono variazioni
di operatori che portano avanti il
progetto.
Creare un “libricino” come materiale
informativo da distribuire negli
incontri e nelle uscite sul territorio
che racchiuda informazioni generali
sulla normativa, interventi territoriali
e i meccanismi psicologici sottostanti
al gambling.
Manuale
esperienze (pro e contro)
Manuale
proposte per il futuro
proposte per il futuro
Criticità: scarsa utenza trattata difficili
i rapporti con il DDP. L’STDP si è
sentito “scavalcato” nelle accoglienze
e nelle modalità di trattamento
che differivano dal modello da loro
utilizzato.
L’altro incontro in classe, nel primo
anno, prevedeva la proiezione
di varie pubblicità sull’alcool, sul
sessismo e sul razzismo; nell’ultimo
anno si è proposto un intervento sul
cosidetto gioco sano (brainstorming
sul gioco, esperienze personali di
gioco, differenze gioco d’azzardo e
gioco “sano”, percezione dell’influenza
sociale).
Gli interventi sono stati molto
coinvolgenti e interattivi. I ragazzi
hanno sempre partecipato con
attenzione.
Sono purtroppo degli interventi
a spot che non permettono
l’approfondimento personale ma
lasciano degli spunti generali.
Gli interventi sono sembrati slegati
e a volte non rispondevano alle
aspettative di parlare della classica
droga.
Progetto GRETA ambulatoriale
e semiresidenziale - Senigallia.
Pro: possibilità di differenziare molto
i percorsi di cura a seconda delle
esigenze (individuali, di gruppo,
di coppia o familiari a diversa
intensità di trattamento). Il percorso
ambulatoriale ha offerto, di fatto,
psicoterapie gratuite (sostenute dal
finanziamento del progetto) a chi non
avrebbe potuto sostenerle. Ha fornito
l’avvio di una riflessione con il DDP
rispetto al trattamento sul GAP ed è
stato “trampolino” anche per una serie
di incontri pubblici sulla tematica.
esperienze (pro e contro)
Residenzialità breve GRETA
Pro: il progetto si è rivelato di interesse
per i servizi che hanno di fatto
utilizzato un periodo di residenzialità
gratuito.
Per l’utenza ha rappresentato
un’opportunità di riflessione e
consapevolezza.
L’utenza che non poteva proseguire
con un trattamento più a lungo
termine è stata comunque, nella
maggior parte dei casi, inserita nei
gruppi per giocatori del play off
In molti casi la residenzialità breve
è stato il primo passaggio di un
percorso di più ampio respiro.
Criticità: non si sono rilevate criticità
particolari.
Mantenere un punto di prima
accoglienza che fornisca consulenze,
orientamento e “smistamento” delle
richieste (magari fruendo anche
di consulenza legale) per poi inviare
le persone ai presidi di cura già molto
attivi sul territorio.
Garantire servizio continuativo.
Sviluppare interventi in integrazione
(e non in sovrapposizione ) con il
pubblico
L’esperienza ha dato un esito positivo
e si auspica che possa essere ripetuta
eventualmente anche per fuori
regione.
Manuale
Manuale
Questionario denaro adulti
Questionario denaro adulti
Se leggo la parola denaro quale immagine mi viene in mente subito
Come valuti il rapporto con il denaro
mai
quasi mai
a volte
spesso
sempre
a) avaro
Lusso
1
2
3
4
5
b) tendente al risparmio
Donne
1
2
3
4
5
c) equilibrato
Divertimento
1
2
3
4
5
d) tendente allo spreco
Potere
1
2
3
4
5
e) spendaccione
Corruzione
1
2
3
4
5
Benessere
1
2
3
4
5
Per avere successo nella vita è importante avere/possedere
Possibilità di coltivare
1
2
3
4
5
(selezionare 4 opzioni e metterle in ordine di importanza)
1
2
3
4
5
Opzioni
le proprie passioni
Altro (indicare)
Ordine di importanza
a) talento
b) voglia di lavorare/studiare
Indica quanto condividi le seguenti affermazioni
c) spirito di sacrificio
d) fortuna
e) sostegno familiare
f) sostegno affettivo
non sono
non sono sono
sono
sono
per niente d’accordo indeciso d’accordo completamente
d’accordo
d’accordo
I soldi non fanno la felicità, dicono. Senza dubbio stanno
parlando dei soldi degli altri
1
2
3
4
5
Il denaro è un buon servo e un cattivo padrone
1
2
3
4
5
Può darsi che il denaro rovini il carattere ma certamente la
sua mancanza non lo migliora
1
2
3
4
5
Una briciola d’oro non può comprare una briciola di tempo
1
2
3
4
5
Di tutto conosciamo il prezzo. Di niente il lavoro
1
2
3
4
5
Quando un uomo afferma che
col denaro si può ottenere tutto,
puoi essere certo che non ne
ha mai avuto
1
2
3
4
5
I soldi non fanno la felicità, dicono. Senza dubbio stanno
parlando dei soldi degli altri
1
g) salute fisica
h) salute psicologica
i) frequentare gli ambienti “giusti”
Quanto hai guadagnato in media nell’ultimo anno
meno di 500
meno di 1000
tra 1000 e 1500
tra 1500 e 2000
tra 2.000 e 2500
tra 2500 e 5000
più di 5000
Quanto pensi di dover guadagnare in futuro?
meno di 1000
tra 1000 e 1500
tra 1500 e 2000
tra 2.000 e 2500
tra 2500 e 5000
più di 5000
2
3
4
5
Quanto spendi in media al mese per le esigenze primarie (cibo, casa e abiti)
euro
Manuale
Manuale
Questionario denaro adulti
Questionario denaro adulti
Quanto spendi in media al mese per il “superfluo”
Hai bisogno di spendere sempre più denaro al gioco per ottenre lo stesso livello
(diverttimenti, risorazione, cura del corpo, sport, hobby, viaggi, oggetti “superflui”)
di brivido di eccitazione
euro
sì / no / a volte
Secondo te nel gioco d’azwrdo sono necessari
Diventi agitato, teso, inquieto, irritabile o di cattivo umore se provi a smettere o dimnuire di giocare
abilità
sì / no / a volte
fortuna
Dopo una perdita al gioco sei mai tornato a giocare per cercare di recuperare il denaro?
Indica quanto ti sono piaciuti i seguenti giochi (rispondere solo nel caso si sià effettivamente giocato)
sì / no / a volte
per niente
poco
abbastanza
molto
lotto
1
2
3
4
Pensi che giocando d’azzardo, prima o poi vincerai e potrai diventare ricco?
bingo
1
2
3
4
sì / no / a volte
lotterie
1
2
3
4
slot machine e video lottery
1
2
3
4
Hai mai mentito circa il gioco ai tuoi amici o ai tuoi familiari?
poker on line
1
2
3
4
sì / no / a volte
altro (cosa)
1
2
3
4
lotto
1
2
3
4
Ti sei mai giocato i soldi destinati ad altro
sì / no / a volte
Se hai giocato, quanto hai speso in media alla settimana nell’ultimo anno?
Per giocare hai mai sottratto del denaro a qualcuno senza che ne fosse a conoscenza
meno di 10 euro
sì / no / a volte
tra i 10 e i 20 euro
tra i 20 e 50 euro
A causa del gioco hai mai litigato con qualche persona vicino a te?
tra i 50 e i 100 euro
sì / no / a volte
tra i 100 e i 200
tra i 200 e i 500
Hai mai saltato impegni per il gioco?
tra i 500 e 1.000
sì / no / a volte
più di 1.000
A causa del gioco hai mai docuto chiedere aiuto a qualcuno (es soldi in prestito)
Ti capita spesso di ritrovarti a pensare al gioco o a programmare la prossima volta che giocherai?
mai
quasi mai
a volte
spesso
1
2
3
4
Ti capita spesso di ritrovarti a pensare al gioco o a programmare la prossima giocata
sì / no / a volte
Città
sì / no / a volte
Sesso
Hai mai giocato per sfuggire o dimenticare i problemi o per provare emozioni forti
sì / no / a volte
Manuale
Manuale
Questionario denaro scuole medie
Questionario denaro scuole medie
Se leggo la parola denaro quale immagine mi viene in mente subito
mai
quasi mai
a volte
spesso
sempre
Quanto pensi di dover guadagnare in futuro?
Lusso
1
2
3
4
5
meno di 1000
Donne
1
2
3
4
5
tra 1000 e 1500
Divertimento
1
2
3
4
5
tra 1500 e 2000
Potere
1
2
3
4
5
tra 2.000 e 2500
Corruzione
1
2
3
4
5
tra 2500 e 5000
Benessere
1
2
3
4
5
più di 5000
Possibilità di coltivare
1
2
3
4
5
1
2
3
4
5
Secondo te nel gioco d’azzardo sono necessari
le proprie passioni
Altro (indicare)
abilità
fortuna
Indica quanto ti sono piaciuti i seguenti giochi (rispondere solo nel caso si sià effettivamente giocato)
per niente
poco
abbastanza
molto
Come valuti il rapporto con il denaro
lotto
1
2
3
4
a) avaro
bingo
1
2
3
4
b) tendente al risparmio
lotterie
1
2
3
4
c) equilibrato
slot machine e video lottery
1
2
3
4
d) tendente allo spreco
poker on line
1
2
3
4
e) spendaccione
altro (cosa)
1
2
3
4
lotto
1
2
3
4
Per avere successo nella vita è importante avere/possedere
(selezionare 4 opzioni e metterle in ordine di importanza)
Se hai giocato, quanto hai speso in media alla settimana nell’ultimo anno?
Opzioni
meno di 10 euro
Ordine di importanza
a) talento
tra i 10 e i 20 euro
b) voglia di lavorare/studiare
tra i 20 e 50 euro
c) spirito di sacrificio
tra i 50 e i 100 euro
d) fortuna
tra i 100 e i 200
e) sostegno familiare
tra i 200 e i 500
f) sostegno affettivo
tra i 500 e 1.000
g) salute fisica
più di 1.000
h) salute psicologica
i) frequentare gli ambienti “giusti”
Ti capita spesso di ritrovarti a pensare al gioco o a programmare la prossima volta che giocherai?
mai
quasi mai
a volte
spesso
sempre
1
2
3
4
5
Manuale
Manuale
Questionario denaro scuole medie
Scheda anamnestica
Hai mai giocato per sfuggire o dimenticare i problemi o per provare emozioni forti
N°
sì / no / a volte
Data inserimento
N. telefono giocatore
Hai bisogno di spendere sempre più denaro al gioco per ottenre lo stesso livello
N. telefono familiare
di brivido di eccitazione
Nome
sì / no / a volte
Cognome
Sesso
Diventidi cattivo umore con te stesso e con gli altri se provi a smettere o dimnuire di giocare?
Data di nascita
sì / no / a volte
Luogo di nascita
Cittadinanza
Dopo una perdita al gioco sei mai tornato a giocare per cercare di recuperare il denaro?
Residenza
sì / no / a volte
Chi effettua il primo contatto (nome e cognome operatore)
Tipologia di servizio fruito
Pensi che giocando d’azzardo, prima o poi vincerai e potrai diventare ricco?
Canale di invio
sì / no / a volte
Stato civile
Condizione professionale
Hai mai mentito circa il gioco ai tuoi amici o ai tuoi familiari?
Come si mantiene
sì / no / a volte
Titolo di studio
Condizione abitativa
Ti sei mai giocato i soldi destinati ad altro
Età del figlio 1
(es.i soldi del pranzo, del biglietto dell’autobus, della benzina del motorino)
Età del figlio 2
sì / no / a volte
Età del figlio 3
Età del figlio 4
Età del figlio 5
Hai mai commesso reati?
Reato 1
Reato 2
Reato 3
Se sì sono stati denunciati
Precedenti penali
Precedenti 1
Città
Precedenti 2
Sesso
Carichi pendenti
Precedenti 3
Attuale condizione legale
Età
Capacità giuridica
Come è venuto a conoscenza di questo servizio
Segue un percorso con
Se altro con chi
Manuale
Scheda anamnestica
Tipologia di gioco principale (precategoria on line - off line)
Tipologia di gioco principale
Quanto tempo fa ha iniziato a giocare
Da quanto tempo il gioco è diventato un problema
Tentativi di interruzione dal gioco (autonomamente)
Quanto tempo di interruzione (se si autonomamente)
Tentativi di interruzione
(si con l’aiuto di un servizio/professionista)
Quanto tempo di interruzione
(si con l’aiuto di un servizo/professionista)
Tentativi di interruzione (si diverse volte)
Quanto tempo di interruzione (si diverse volte)
Perché giochi
Ha avuto vincite importanti che hanno modificato
il suo rapporto con il gioco
Giocato e reddito
Giocato e debiti
Modalità per far fronte ai debiti
Persone di sostegno
Se sì indicare le figure
Rapporti familiari compromessi causa gioco
Rapporti lavorativi compromessi
Presenza di altre dipendenze
Presenza di problemi di salute mentale
Per questi problemi e’ seguito da un medico/psichiatra
Esiti Test Somministrati
Storia Personale e Familiare
Ipotesi diagnostica
Progetto personalizzato
Terapie sostitutive
Terapie farmacologiche