La sindrome metabolica nelle malattie reumatiche
Transcript
La sindrome metabolica nelle malattie reumatiche
Reumatismo, 2006; 58(3):169-176 EDITORIALE La sindrome metabolica nelle malattie reumatiche infiammatorie Metabolic syndrome in inflammatory rheumatic diseases D. Malesci, G. Valentini, G. La Montagna Unità di Reumatologia, Dipartimento di Internistica Clinica e Sperimentale “F Magrassi e A Lanzara”, Seconda Università degli Studi di Napoli SUMMARY Toward the end of the last century a better knowledge of cardiovascular (CV) risk factors and their associations led investigators to propose the existence of a unique pathophysiological condition called “metabolic” or “insulin resistance syndrome”. Among all, insulin-resistance and compensatory hyperinsulinemia are considered its most important treatment targets. Different definitions have been provided by World Health Organization (WHO) and by The Third Report of The National Cholesterol Education Program’s Adult Treatment Panel (NCEP-ATP III). In particular, abdominal obesity, hypertension, low HDL cholesterol and hyperglicemia are the most common items used for its definition. The presence of MetS is effective in predicting the future risk of diabetes and coronaropathies. The evidence of a higher CV risk rate among different rheumatic inflammatory diseases has recently been associated with high prevalence of MetS in some cases. Rheumatoid or psoriatic arthritis have the large series among arthritis, whereas systemic lupus erythematosus among connective tissue disorders. This review analyses all most important studies about the evidence of MetS in rheumatic patients and the main clinical and prognostic significance of this relation. Reumatismo, 2006; 58(3):169-176 PREMESSA el 1988 Reaven (1) avanzò l’ipotesi che alcuni fattori di rischio cardiovascolare (CV) (ipertensione arteriosa, ipertrigliceridemia, ridotta tolleranza al glucosio) fossero correlati ad una condizione di insulinoresistenza (deviazione verso destra della curva dose risposta all’insulina per crescenti concentrazioni di glucosio e riduzione della risposta insulinica massimale) e chiamò sindrome X l’associazione di diabete tipo II, dislipidemia ed ipertensione arteriosa. Recentemente è stata confermata l’associazione tra i suddetti fattori di rischio e ne è stato valutato il rapporto con l’iperinsulinemia. È stata chiamata sindrome metabolica N Indirizzo per la corrispondenza: Dott Domenico Malesci Unità Operativa di Reumatologia Seconda Università degli Studi di Napoli, Policlinico via Pansini 5, I-80131 Napoli E-mail: [email protected] (MetS) una condizione caratterizzata da obesità androide, ipertensione arteriosa, iperglicemia, riduzione dei livelli di colesterolo HDL e ipertrigliceridemia. Sul piano classificativo sono stati proposti due ordini di criteri: quelli dell’OMS (2) e quelli del NCEPATP III (3) (Tab. I). Essi differiscono in alcuni aspetti: i diversi cut-off points di alcuni parametri simili come la circonferenza addominale e la dislipidemia (elevati trigliceridi, Apo-B ed LDL colesterolo, riduzione di HDL colesterolo) e la presenza solo nella classificazione dell’OMS di alcuni parametri come la microalbuminuria e l’insulinoresistenza. Una tale differenza si traduce in valutazioni diverse della prevalenza di MetS (15-24% fra i due gruppi) nello stesso campione (4, 5). I più, comunque considerano i criteri del NCEP-ATP III parimenti accurati, rispetto a quelli dell’OMS, più facilmente utilizzabili nella pratica clinica e maggiormente predittivi di morbilità e mortalità CV (5, 6). La MetS, ancorché variamente definita, è stata di- 170 D. Malesci et al. Tabella I - Criteri di definizione della sindrome metabolica MetS secondo secondo l’OMS (2) e il NCEP-ATP III (3). Criteri MetS dell’OMS Diabete mellito tipo 2 or Impaired glucose tolerance or Insulinoresistenza (clump studies) + almeno due dei seguenti criteri Criteri MetS del NCEP-ATP III Per la diagnosi è necessaria la positività di almeno 3 dei seguenti 5 criteri BMI ≥30Kg/m2 or Rapporto addome/fianchi >0,9 in M >0,85 in F Circonferenza addominale >102 cm in M >88 cm in F *Trigliceridi ≥150mg/dl or *Clesterolo HDL <35mg/dl in M <39mg/dl in F *Trigliceridi ≥150mg/dl *Ipertensione arteriosa ≥140/90 mmHg *Colesterolo HDL <40mg/dl in M <50mg/dl in F Rapporto microalbumina/creatinina >2,5mg/mmol in M >3,5mg/mmol in F *Ipertensiona arteriosa PAs ≥130 mmHg or PAd ≥85 mmHg *Glicemia ≥100mg/dl M: uomini, F: donne; PAs: pressione arteriosa sistolica, PAd: pressione arteriosa diastolica, *vengono considerati positivi i criteri in presenza dell’uso di farmaci per la cura del difetto metabolico considerato. mostrata conferire un incremento del rischio di sviluppare diabete mellito (RR=5), del rischio di morbilità CV (RR=2) (7) e di mortalità per coronaropatia (RR=2,9-4,9) (8). In particolare Solymoss et al. (9) hanno trovato che quanto maggiore è il numero di items NCEP-ATP III alterati in un paziente, maggiore è la gravità della dislipidemia non tradizionale (riduzione del colesterolo HDL, incremento dei trigliceridi e di Apo-B), maggiore l’insulinoresistenza e l’iperglicemia, maggiore il grado di sovrappeso/obesità espresso come indice di massa corporea (BMI), maggiore la gravità degli score angiografici per coronaropatia. È noto che nell’artrite reumatoide (AR) la prevalenza di eventi per malattia cardiovascolare (CVD) è del 49% (21), con un’incidenza 4 volte superiore (16) ed una mortalità 1,3-2,4 volte quella della popolazione generale (22). Nell’artrite psoriasica (AP) Wong et al riportano una mortalità per CVD di circa il 36%, con una tasso incidenza di circa 1,3 volte superiore alla popolazione generale (23). Alcuni studi hanno messo in evidenza che nella spondilite anchilosante (SA) vi sia un tasso di mortalità superiore rispetto alla popolazione generale (24) ed in particolare le cause di CVD rappresentano circa il 30% del totale (25). Infine i pazienti affetti da lupus eritematoso sistemico (SLE) hanno un maggiore rischio (RR=5-6) di CVD rispetto alla popolazione generale, una maggiore mortalità per coronaropatia (RR=17) e circa il 30% di tali pazienti hanno un’aterosclerosi subclinica (26). LA SINDROME METABOLICA NELLE MALATTIE REUMATICHE INFIAMMATORIE Nelle artropatie infiammatorie è frequente ritrovare l’insulinoresistenza (10, 11), maggiormente dipendente da alterazioni enzimatiche muscolari piuttosto che epatiche (12) e di solito associata ad elevato BMI, alterati indici di flogosi, alterata funzione dell’endotelio (13), ridotta responsività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (14) ed ipotiroidismo subclinico (15). Dessein et al. (10) hanno segnalato, in un gruppo eterogeneo di pazienti affetti da artriti diverse rispetto a soggetti controllo, significative differenze per quanto riguarda una maggiore insulino-resistenza (HOMA) ed una minore insulinosensibilità (QUICKI), una riduzione del colesterolo HDL, una riduzione del rapporto colesterolo totale/HDL ed un aumento dei trigliceridi. MetS e malattie reumatiche infiammatorie È stato evidenziato che, nell’AR, la percentuale di pazienti con diabete mellito è superiore a quella dei soggetti controllo (16,1% vs 9,5% rispettivamente) (16) e che l’insulinoresistenza correla con l’IMT (17), in assenza di influenze farmacologiche (terapia steroidea) (18). Recentemente nella SA la glicemia a digiuno, l’insulinemia e la secrezione insulinica al IVGTT (HOMA2) sono risultate simili a quelle messe in evidenza nei controlli; al contrario la risposta tardiva della secrezione insulinica è risultata più bassa (37%) ed inversamente proporzionale ai livelli di IL-6, suggerendo un maggiore rischio di diabete tipo II in tali pazienti (19). Nel lupus eritematoso sistemico (SLE) Magadmi et al hanno messo in evidenza una minore insulinosensibilità (HOMA-S) rispetto ai controlli sani (20). Tali osservazioni inducono a ritenere che alcune alterazioni metaboliche, come quelle della MetS, possano giocare un ruolo nell’aumento del rischio di morbilità e mortalità CV registrato in pazienti con malattie reumatiche infiammatorie. Considerando la relazione tra insulinoresistenza, mortalità CV e MetS, vari autori hanno valutato la prevalenza di quest’ultima nei malati reumatici. Dessein at al. (18) hanno dimostrato che nell’AR rispetto all’artrosi, livelli anormali di proteina C reattiva (PCR) si associano in modo interdipendente ad insulinoresistenza, riduzione del colesterolo HDL, ipertrigliceridemia, obesità addominale, ipertensione arteriosa, che sono considerati parametri chiave della MetS. Herron et al. (27) nella popolazione della studio “Utah Psoriasis Iniziative” (UPI) hanno registrato che i pazienti affetti da psoriasi sono più frequentemente obesi rispetto alla popolazione generale (34% Vs 18% rispettivamente). Jones et al. (28) hanno trovato, nell’AP rispetto a soggetti controllo, una riduzione del colesterolo HDL, un aumentato shift del colesterolo LDL verso la particelle più dense e più facilmente ossidabili LDL3, un trend non significativo della Lp(a). Questi parametri sono correlabili all’attività di malattia ma non al grado di interessamento cutaneo (PASI) e sono patogeneticamente compatibili con la MetS ed un maggiore rischio CV. Non è completamente definito se nella SA vi sia una maggiore prevalenza di diabete mellito, ipercolesterolemia, obesità, aterosclerosi accelerata. Il nostro gruppo ha recentemente evidenziato in 24 spondilitici una maggiore pressione arteriosa sistolica, una maggiore circonferenza addominale, un più basso livello di colesterolo HDL ed un più 171 alto livello di colesterolo LDL rispetto a pazienti affetti da reumatismi extraarticolari (29). Inoltre la MetS, definita in base ai criteri NCEP-ATP III, è risultata significativamente più frequente (46% Vs 11% rispettivamente). La maggiore frequenza di MetS osservata nei nostri pazienti non è risultata correlata all’età, alla durata e all’attività di malattia, né al rischio CV (%; 10 anni) valutato in accordo ai criteri del Progetto Cuore (www.cuore.iss.it). È stata descritta in soggetti gottosi un’alta prevalenza di MetS (30) ed insulinoresistenza (31) rispetto a soggetti controllo (43,6% vs 5,2%). Inoltre alcuni autori hanno proposto che, in tali pazienti, l’iperuricemia sia un marker surrogato di insulinoresistenza (32). Magadmi et al. (20) hanno registrato in pazienti affette da SLE un minore colesterolo HDL ed una maggiore trigliceridemia rispetto ai controlli; il 18% di tali pazienti presentava la MetS secondo i criteri NCEP-ATP III. Tali alterazioni metaboliche correlavano con alti valori di LDL ossidate ed non erano associate alla terapia steroidea. SINDROME METABOLICA ED INFIAMMAZIONE La maggior parte dei soggetti con la MetS presentano insulinoresistenza/iperinsulinemia. È quindi ipotizzabile che altri meccanismi fisiopatologici quali obesità addominale, stato protrombotico, stress ossidativi, flogosi e adipochine ne siano responsabili (33). L’evidenza che l’infiammazione sia alla base del processo aterosclerotico (34) e che la PCR sia un fattore indipendente di rischio CV (35), correlato all’insulino-resistenza (36), ha spinto alla dimostrazione della sua alta predittività di CVD, simile a quella della MetS (37). Alcune evidenze supportano l’esistenza di rapporti fra infiammazione e MetS e potrebbero giustificare l’inserimento della PCR come un item aggiuntivo nei prossimi up-date dei suoi criteri di definizione (38). Infatti Ridker et al hanno dimostrato una relazione positiva tra il numero di criteri NCEP-ATP III soddisfatti e le alterazioni della PCR (39). Salmenienni et al. (40) mediante un’analisi fattoriale hanno dimostrato in 119 soggetti con familiarità per diabete mellito tipo II, che la MetS si associa ad una significativa maggiore espressione di PCR, IL-1beta, IL-1RA, IL-6, IL-8, di molecole di adesione come P-selectina e ICAM-1, elevati li- 172 D. Malesci et al. velli di insulinemia e di massa adiposa, minori livelli di adiponectina. In altri studi i livelli di TNFalfa sono risultati correlare positivamente con il BMI, negativamente con l’attività della lipoprotein lipasi (LPL) (41) e con l’espressione del GLUT-4 (carrier del glucosio nel muscolo scheletrico) (42). Tali risultati possono essere in relazione con l’induzione di ipertrigliceridemia nell’animale e nell’uomo, conseguenza sia dell’incrementata sintesi di acidi grassi de novo nel fegato con loro rapida esterificazione, sia della ridotta attività della LPL (43). Ulteriore supporto alla patogenesi flogistica della MetS è la dimostrazione del ruolo antinfiammatorio delle HDL, la cui riduzione è il suo fondamentale parametro dislipidemico. Le HDL-apoAI hanno la capacità di bloccare il contatto tra linfociti T attivati e monociti, inibendo in tal modo la produzione di TNFalfa e IL-1beta (44). Inoltre riducono l’espressione di VCAM-1 (vascular cell adhesion molecole-1) e di ICAM-1 (intercellular adhesion molecole-1) nelle cellule endoteliali (HUVEC) stimolate da TNFalfa o da LPS (45). È stato ipotizzato che la riduzione di HDL conseguente ad una flogosi acuta da un potenziale agente infettivo, faciliterebbe, in soggetti predisposti, l’interazione linfociti-monociti che poi successivamente potrebbe cronicizzare (46). Infine è stato osservato, in modelli animali, che le HDL legano il TNFalfa come un “biological buffer” aumentandone le clearance (47). È noto che nell’AR si riscontrato bassi livelli plasmatici di HDL ed Apo-AI (48); al contrario i livelli di Apo-AI sono aumentati nella sinovia (49) così come la proteina amiloide A (SAA). L’aumento di quest’ultima nelle fasi acute di malattia porterebbe ad un suo maggiore legame con le HDL spiazzando le Apo-AI, così da ridurne l’effetto antinfiammatorio (50). Ad oggi non è stato ancora definito quale dei processi finora descritti (MetS, flogosi) abbia un ruolo di causa e quale di effetto. Dessein et al hanno riportato in pazienti affetti da artropatie infiammatorie croniche rispetto a soggetti controllo, che la correlazione tra indici di flogosi e insulinosensibilità viene perduta correggendo tali risultati per la VES e il BMI, mentre persiste quella della dislipidemia, a dimostrazione che la risposta di fase acuta non è l’unica chiave fisiopatologica per giustificare le alterazioni della MetS (10). Infatti in tale complesso cluster fisiopatologico sono anche da considerare le relazioni tra citochine proinfiammatorie, adipochine e alterazioni metaboliche. In particolare le principali alterazioni metaboliche della MetS nei soggetti obesi (insulinoresistenza, dislipidemia ed ipertensione arteriosa) correlano con una maggiore produzione nel tessuto adiposo di TNFalfa, IL-6 e leptina ed una minore di adiponectina (51, 52). Tenuto conto che nel tessuto adiposo è attiva una bilancia regolatoria sulla pathway del NF-kB derivante da effetti opposti soprattutto di due citokine quali il TNFalfa e adiponectina, la riduzione di quest’ultima causerebbe uno squilibrio metabolico conseguente nelle manifestazioni cliniche della MetS e nell’aumentata morbilità e mortalità CV (53, 54). PROSPETTIVE Le evidenze sperimentali permettono di ipotizzare che nelle malattie reumatiche una terapia cosiddetta “disease modifying” possa ridurre la flogosi, migliorando l’attività di malattia, il rischio CV, la prevalenza di MetS (55) e limitare gli effetti indesiderati dell’uso cronico di steroidi ad alte dosi osservati soprattutto in AR e SLE (56, 57). Infatti nelle artriti croniche è stato osservato che una corretta terapia con “DMARDs” riducendo l’infiammazione (quale è espressa da valori di PCR) migliori contemporaneamente elementi cardini della sindrome come la dislipidemia (aumento di HDL e riduzione dei trigliceridi) e l’insulino-resistenza (11, 58). Choi et al. (59) hanno messo in evidenza in uno studio prospettico di AR, che in pazienti responsivi al methotrexate la mortalità CV si riduce fino al 70% dei casi. È stato dimostrato che l’idrossiclorochina nell’AR e nello SLE ha un effetto antitrombotico (60) e migliora la dislipidemia (61). Roman et al (62) hanno messo in evidenza che l’uso della ciclofosfamide, in pazienti affeti da SLE, riduce il rischio di aterosclerosi subclinica (OR=0,3). Studi recenti in AR hanno dimostrato che pazienti sotto terapia con anti-TNFalfa (63, 64) hanno un aumento del colesterolo HDL ed una riduzione del rapporto LDL/HDL colesterolo già nelle prime due settimane di trattamento, così come una riduzione di fattori aterogeni quali PCR e IL-6. Una riduzione dei livelli di insulinemia e dell’indice insulina/glucosio, quale espressione di un miglioramento dell’insulino-sensibilità e dell’insulino-resistenza, è stato messo in evidenza in risposta all’infusione di una dose di Infliximab in pazienti di AR (65). Tali evidenze potrebbero in futuro avvalorare l’ipotesi che agenti biologici come gli inibitori del TNFalfa, migliorando l’attività di malattia e le disfunzioni endoteliali, possano ridurre il rischio CV nei malati reumatici (66). MetS e malattie reumatiche infiammatorie È da considerare inoltre che la correzione dei fattori di rischio CV potrebbe a sua volta avere anche un effetto antinfiammatorio. La dieta mediterannea è risultata ridurre indici di flogosi come PCR e IL-6 parimenti al tasso di morbilità e mortalità CV (67). In particolare Skoldstam et al. hanno dimostrato che l’aggiunta della dieta mediterranea alla terapia standard migliora il DAS28, l’HAQ e la PCR in pazienti affetti da AR (68). È noto che le statine svolgono una funzione di immunomodulazione (69). In vitro la simvastatina riduce la proliferazione, la produzione di IFNgamma e di TNFalfa da parte dei macrofagi (70). Lo studio TARA ha dimostrato che l’uso di atorvastatina nell’AR migliora il DAS28 rispetto al placebo e riduce i livelli plasmatici di PCR, ICAM-1, e IL-6 (71). Un ruolo di modulatore sul processo ateroclerotico è svolto anche dagli ACE-I per gli effetti antinfiammatori conseguenti al blocco della produzione di angiotensina II e/o alla ridotta attivazione del recettore AT1 (72). Queste osservazioni possono essere rilevanti nell’AR in cui è stata dimostrata un’elevata attività ACE in monociti, noduli, liquido e tessuto sinoviale, concomitantemente ad un’iperespressione dei recettori AT1 nella sinovia (73). Le considerazioni fin qui espresse suggeriscono che nel paziente reumatico si debbano seriamente 173 ponderare la varie comorbidità, in quanto esse possono peggiorare l’attività di malattia e la qualità di vita, compromettendo il risultato di un piano terapeutico (classicamente disease modifying) ben concepito. A tale proposito, sulla scorta delle note categorie di rischio CV, Hall et al. hanno proposto un algoritmo di valutazione del malato reumatico considerando interventi terapeutici più aggressivi a seconda del numero di fattori di rischio presenti (55). Più semplicemente, alla luce di quanto riportato in letteratura, è ipotizzabile che la sola positività dei criteri per la MetS possa garantire al clinico un adeguato cut-off di attenzione, per proporre un più completo piano terapeutico (74). CONCLUSIONI La MetS appare essere una condizione clinica frequente nella popolazione generale ed un ulteriore strumento di valutazione del rischio CV. Varie osservazioni inducono a ritenere che essa sia direttamente correlata alla flogosi cronica e quindi all’attività di malattia. Una sempre più corretta definizione della MetS appare auspicabile nelle patologie infiammatorie croniche come una potenziale misura di outcome clinico oltre che di rischio CV. RIASSUNTO Alla fine del secolo scorso una più corretta definizione dei fattori di rischio cardiovascolare (CV) ha fatto ipotizzare che un unico substrato patologico ne potesse permettere la frequente associazione. Tale condizione fu chiamata sindrome metabolica (MetS). I suoi elementi fisiopatologici principali sono l’insulinoresistenza e l’iperinsulinemia. Le definizioni della MetS più comunemente utilizzate nella pratica clinica sono state proposte dall’OMS e dal NCEP-ATP III. Tra la varie differenze in esse riscontrabili, alcuni parametri rimangono universalmente riconosciuti come l’obesità androide, l’ipertensione arteriosa, la riduzione del colesterolo HDL e l’iperglicemia. La corretta definizione della MetS permette di predire il rischio di diabete mellito e la mortalità per coronaropatia. L’evidenza di un alto rischio CV nelle malattie reumatiche infiammatorie è stata associata di recente ad un’alta prevalenza di MetS in molti casi. In particolare la MetS è stata rilevata più frequentemente nell’artrite reumatoide, nell’artrite psoriasica e nel lupus eritematoso sistemico. È definita l’esistenza di una correlazione tra flogosi e MetS, per cui è ipotizzabile che l’attività di malattie reumatiche possa risentire di tale comorbidità. Un’adeguata definizione della MetS e la sua inclusione nell’assessment clinico potrebbe permettere un miglioramento della prognosi dei malati reumatici. Parole chiave - Fattori di rischio cardiovascolare, sindrome metabolica, IMT. Key words - Cardiovascular disease, metabolic syndrome, IMT. BIBLIOGRAFIA 1. Reaven GM. Role of insulin in human disease. Diabetes 1988; 37: 1595-607. 2. Executive summary of the Third Report of the National Cholesterol Educational Program (NCEP) Expert Panel on the Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Cholesterol in Adults (Adult Treatement Panel III). JAMA 2001; 285: 2486-97. 3. World Health Organization: Definition, Diagnosis, and Classification of Diabetes Mellitus and its Complications: Report of WHO Consultation. 1999; Geneva, World Health Org. 4. Ford ES, Giles WH. A comparison of the prevalence of 174 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. D. Malesci et al. the metabolic syndrome using two proposed definitions. Diabetes Care 2003; 26: 575-81. Meigs JB, Wilson PW, Nathan DM, D’Agostino RB Sr, Williams K, Haffner SM. Prevalence and characteristics of the metabolic syndrome in the San Antonio Heart and Framingham Offsprings Studies. Diabetes 2003; 52: 2160-7. Hunt KJ, Resendez RG, Williams K, Haffner SM, Stern MP. National Cholesterol Educational Program versus World Health Organization metabolic syndrome in relation to all-cause and cardiovascular mortality in the San Antonio Heart Study. Circulation 2004; 110: 1251-7 Grundy SM, Cleeman JI, Daniels SR, Donato KA, Eckel RH, Franklin BA, et al. Diagnosis and Management of the Metabolic Syndrome. An American Heart Association/National Heart, Lung, and Blood Institute Scientific Statement. Executive Summary. Circulation 2005; 112: e285-e290. Lakka HM, Laaksonen DE, Lakka TA, Niskanen LK, Kumpusalo E, Tuomilehto J, et al. The metabolic syndrome and total and cardiovascular disease mortality in middle-aged men. JAMA 2002: 288: 2709-16. Solymoss BC, Bourassa MG, Campeau L, Sniderman A, Marcil M, Lespèrance J, et al. Effect of Increasing Metabolic Syndrome Score on Atherosclerosis Risk Profile and Coronary Artery Disease Angiographic Severity. Am J Cardiol 2004; 93: 159-64. Dessein PH, Joffe BI, Stanwix A, Botha AS, Moonal Z. The acute phase response does not fully predict the presence of insulin resistance and dyslipidemia in inflammatory arthritis. J Rheumatol 2002; 29: 462-6. Svenson KLG, Pollare T, Lithell H, Hallgren R. Impaired glucose handling in active rheumatoid arthritis: relationship to peripheral insulin resistance. Metabolism 1988; 37: 125-30. Paolisso G, Valentini G, Giugliano D, Marrazzo G, Tirri R, Gallo M et al. Evidence for peripheral impaired glucose handling in patients with connective tissue diseases. Metabolism 1991; 40: 902-7. Steinberg HO, Chacker H, Leaming R, Johnson A, Brechtel G, Baron AD. Obesity/insulin resistance is associated with endothelial disfunction. Implications for the syndrome of insulin resistance. J Clin Invest 1996; 97: 2601-10. Rosmond R, Dallman MF, Bjorntorp P. Stress related cortisol secretion in men: relationships with abdominal obesity and endocrine, metabolic and hemodinamic abnormalities. J Clin Endocrinl Metab 1998; 83: 1853-9. Dessein PH, Joffe BI, Stanwix AE. Subclinical hypothyroidism is associated with insulin resistance in rheumatoid arthritis. Thyroid 2004; 14: 443-6. Del Rincon I, Williams K, Stern MP, Freman GL, Escalante A. High incidence of cardiovascular events in a rheumatoid arthritis cohort not explained by traditional cardiac risk factors. Arthritis Rheum 2001; 4: 2737-45. La Montagna G, Cacciapuoti F, Buono R, Manzella D, Mennillo GA, Arciello A, et al. Insulin resistance is an independent risk factor for atherosclerosis in rheumatoid arthritis. Scand J Rheumatol 2006; submitted. 18. Dessein PH, Stanwix AE, Joffe BI. Cardiovascular risk in rheumatoid arthritis versus osteoarthritis: acute phase response related decreased insulin sensitivity and highdensity lipoprotein cholesterol as well as clustering of metabolic syndrome features in rheumatoid arthritis. Arthritis Res 2002; 4: R5. 19. Penesova A, Rovensky J, Zlnay M, Dedik L, Radikova Z, Koska J et al. Attenuated insulin response and normal insulin sensitivity in lean patients with ankylosing spondylitis. Int J Clin Pharmacol Res 2005; 25: 107-14. 20. Magadmi ME, Ahmad Y, Turkie W, Yates AP, Sheick N, Bernstein RM, et al Hyperinsulinemia, insulin resistance, and circulating oxidized low density lipoprotein in women with systemic lupus erythematosus. J Rheumatol 2006; 33: 50-6. 21. Banks MJ, Flint EJ, Bacon PA, Kitas GD. Prevalence, clinical expression and causes of ischemic heart disease in rheumatoid arthritis. Ann Rheum Dis 2001; 60: S47. 22. Wallberg-Jonsson S, Ohman ML, Rantapaa-Dahlquist S. The epidemiology of vascular disease in rheumatoid arthritis. Ann Rheum Dis 2001; 60: S8. 23. Wong K, Gladman DD, Husted J, Long JA, Farewell VT. Mortality studies in psoriatic arthritis: results from a single outpatient clinic. I. causes and risk of death. Arthritis Rheum 1997; 40: 1868-72. 24. Lehtinen K. Mortality and causes of death in 398 patients admitted to hospital with ankylosing spondylitis. Ann Rheum Dis 1993; 52: 174-6. 25. Kahn MA, Kahn MK, Kushner I. Survival among patients with ankylosing spondylitis: a life-table analysis. J Rheumatol 1981; 8: 86-90. 26. Bruce IN. “Not only….but also”: factors that contribute to accelerated atherosclerosis and premature coronary heart disease in systemic lupus erythematosus. Rheumatology 2005; 44: 1492-502. 27. Herron MD, Hinckley M, Hoffman MS, Papenfuss J, Hansen CB, Callis KP, et al. Impact of obesity and smocking on psoriasis presentation and management. Arch Dermatol 2005; 141: 1527-34. 28. Jones SMJ, Harris CPD, Lloyd J, Stirling CA, Reckless JPD, McHugh NJ. Lipoproteins and their subfractions in psoriatic arthritis: identification of an atherogenic profile with active joint disease. Ann Rheum Dis 2000; 59: 904-9. 29. Malesci D, Niglio A, Mennillo GA, Buono R, Valentini G, La Montagna G. High Prevalence of Metabolic Syndrome in Patients with Ankylosing Spondylitis. Clin Rheumatol 2006; submitted. 30. Rho YH, Choi SJ, Lee YH, Ji JD, Choi KM, Baik SH, et al. The prevalence of metabolic syndrome in patients with gout: a multicenter study. J Korean Med Sci 2005; 20: 1029-33. 31. Vuorinen-Markkola H, Yki-Jarvinen H. Hyperuricemia and insulin resistance. J Clin Endocrinol Metab 1994; 78: 25-9. 32. Lee J, Sparrow D, Vokonas PS, Landsberg L, Weiss ST. Uric acid and coronary heart disease risk: evidence for a role of uric acid in the obesity-insulin resistance syndrome. The Normative Aging Study. Am J Epidemiol 1995; 142: 288-94. MetS e malattie reumatiche infiammatorie 33. Kahn R, Buse J, Ferrannini E, Stern M. The Metabolic Syndrome: Time for a Critical Apprasial. Diabetes Care 2005; 28: 2289-304. 34. Ross R. Atherosclerosis: an inflammation disease. N Engl J Med 1999; 340: 115-26. 35. Ridker PM. Clinical Applications of C-reactive protein for cardiovascular disease detection and prevention. Circulation 2003; 107: 363-9. 36. McLaughin T, Abbasi F, Lamendola C, Liang L, Reaven G, Schaaf P, et al. Differentiation between obesity and insulin resistance in the association with C-reactive protein. Circulation 2002; 106: 2908-12. 37. Rutter MK, Meigs JB, Sullivan LM, D’Agostino RB Sr, Wilson PW. C-reactive protein , the metabolic syndrome and prediction of cardiovascular events in the Framingham Offsprings Study. Circulation 2004; 110: 380-5. 38. Ridker PM, Wilson PW, Grundy SM. Should C-reactive protein be added to metabolic syndrome and to assessment of global cardiovascular risk? Circulation 2004; 109: 2818-25. 39. Ridker PM, Buring JE, Cook NR, Rifai N. C-reactive protein, the metabolic syndrome and risk of incident cardiovascular event. An 8-year follow-up pf 14719 initially healthy American women. Circulation 2003; 107: 391-7. 40. Salmenniemi U, Routsalainen E, Pihlajamäki J, Vauhkonen I, Kainulainen S, Punnonen K, et al. Multiple Abnormalities in Glucose and Energy Metabolism and Coordinated Changes in Levels of Adiponectin, Cytokines, and Adhesion Molecoles in Subjects With Metabolic Syndrome. Circulation 2004; 110: 3842-8. 41. Bullo M, Garcia-Lorda P, Peinado-Onsurbe J, Hernandez M, Del Castillo D, Argiles JM, et al. TNFalpha expression of subcutaneous adipose tissue in obese and morbid obese females: relationship to adipocyte LPL activity and leptin synthesis. Int J Obes Metab Disord 2002; 26: 88-94. 42. Mingrinone G, Rosa G, Di Rocco P, Manco M, Caprisco E, Castagneto M, et al. Skeletal muscle triglyceride lowering in associated with net improvement of insulin sensitivity, TNF-alpha reduction and GLUT-4 expression enhancement. Int J Obes Metab Disord 2002; 26: 1165-72. 43. Grunfeld C, Feingold KR. Tumor necrosis factor, cytokines and the hyperlipidemia of infection. Trends in Endocrinology and Metabolism 1991; 6: 213-9. 44. Hyka N, Dayer JM, Modoux C, Kohno T, Edwards III CK, Roux-Lobard P, et al. Apolipoprotein A-I inhibits the production of interleukin-1beta and tumor necrosis factor-alpha by blocking contact-mediated activation of monocytes by T lymphocytes. Blood 2001; 97: 2381-9. 45. Ashby DT, Rye KA, Clay MA, Vadas MA, Gamble JR, Barter PJ. Factor influencing the ability of HDL to inhibit expression of vascular cell adhesion molecule-1 in endothelial cells. Arterioscler Thromb Vasc Biol 1998; 18: 1450-5. 46. Burger D, Dayer J-M. Hig-density lipoprotein-associated apolipoprotein A-I: the missing link between in- 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 175 fection and chronic inflammation? Autoimmunity Reviews 2002; 1: 111-7. Calabresi L, Rossoni G, Gomaraschi M, Sisto F, Berti F, Franceschini G. High-density lipoprotein protect isolated rat hearts from ischemia-reperfusion injury by reducing cardiac tumor necrosis alpha content and enhancing prostaglandin release. Circ Res 2003; 92: 320-7. Park YB, Lee SK, Lee WK, Suh CH, Lee CW, Lee CH, et al. Lipid profiles in untreated patients with rheumatoid arthritis. J Rheumatol 1999; 26: 1701-4. Ananth L, Prete PE, Kashyap ML. Apolipoproteins AI and B and cholesterol in synovial fluid of patients with rheumatoid arthritis. Metabolism 1993; 42: 803-6. Patel H, Fellowes R, Coade S, Woo P. Human serum amyloid A has cytokine-like properties. Scand J Immunol 1998; 48: 410-8. Porter MH, Cutchis A, Fine JB, Bai Y, Di Girolamo M. Effects of TNF-α on glucose metabolism and lipolysis in adipose tissue and isolated fat-cell preparations. J Lab Clin Med 2002; 139: 140-6. Weyer C, Funahashi T, Tanaka S, Hotta K, Matsukawa Y, Pratley RE, et al. Hypoadiponectinemia in obesity and type 2 diabetes: close association with insulin resistance and hyperinsulinemia. J Clin Endocrinol Metab 2001; 86: 1930-5. Engeli S, Feldpausch M, Gorzelaniak K, Hartwig F, Heintze U, Janke J, et al. Association between adiponectin and mediators of inflammation in obese women. Diabetes 2003; 52: 942-7. Ouchi N, Kihara S, Arita Y, Okamoto Y, Maeda K, Kuriyama H, et al. Adiponectin, an adipocyte-derived plasma protein, inhibits endothelial NF-kappaB signaling through a cAMP-dependent pathway. Circulation 2000; 102: 1296-301. Hall FC, Dalbeth N. Disease modifications and cardiovascular risk reduction: two sides of the same coin? Rheumatology 2005; 44: 1473-82. Del Rincon I, O’Leary DH, Haas RW, Escalante A. Effect of glucocorticoids on the arteries in rheumatoid arthritis. Arthritis Rheum 2004; 50: 3813-22. Petri M, Lakatta C, Madeger L, Goldman D. Effect of prednisone and hydroxychloroquine on coronary artery risk factors in systemic lupus erythematosus: a longitudinal data analysis. Am J Med 1994; 96: 254-9. Svenson KL, Lithell H, Hallgren R, Vessby B. Serum lipoprotein in active rheumatoid arthritis and other chronic inflammatory arthritides. Arch Inter Med 1987; 147: 1917-20. Choi HK, Hernan MA, Seeger JD, Robins JM, Wolfe F. Methotrexate and mortality in rheumatoid arthritis. Lancet 2002; 360: 1097. Edwards MH, Pierangeli S, Liu X, Barker JH, Anderson G, Harris EN. Hydroxycholoroquine reverses thrombogenic properties of antiphospholipid antibodies in mice. Circulation 1997; 96: 4380-4. Wallace DJ, Metzger AL, Stecher VJ, Turnbull BA, Kern PA. Cholesterol-lowering effect of hydroxicholoroquine in patients with rheumatic disease: reversal of deleterious effects steroid on lipids. Am J Med 1990; 89: 322-6. 176 D. Malesci et al. 62. Roman MJ, Shanker BA, Davis A, Lockshin MD, Sammartino L, Simantov R, et al. Prevalence and correlates of accelerated atherosclerosis in systemic lupus erythematosus. N Engl J Med 2003; 349: 2399-406. 63. Vis M, Nurmohamed MT, Wolbink G, Voskuyl AE, de Koning M, van de Stadt R, et al. Short term effects of infliximab on the lipid profile in patients with rheumatoid arthritis. J Rheumatol 2005; 32: 252-5. 64. Popa C, Netea MG, Radstake T, Van der Meer JW, Stalenhoef AF, van Riel PL, et al. Influence of anti-tumor necrosis factor therapy on cardiovascular risk factors in patients with active rheumatoid arthritis. Ann Rheum Dis 2005; 64: 303-5. 65. Gonzalez-Gay MA, De Matias JM, Gonzalez-Juanatey C, Garcia-Porrua C, Sanchez-Andrade A, Martin J et al. Anti-tumor necrosis factor-α blockade improves insulin resistance in patients with rheumatoid arthritis. Clin Exp Rheum 2006; 24: 83-6. 66. Jacobsson LTH, Turesson C, Gulfe A. Low incidence of first cardiovascular event in rheumatoid arthritis patients treated with TNF-blockers. Arthritis Rheum 2003; 48: S241. 67. Chrysohoou C, Panagiotakos DB, Pitsavos C, Das UN, Stefanadis C. Adherence to the Mediterranean diet attenuates inflammation and coagulation process in healthy adults: The ATTICA Study. J Am Coll Cardiol 2004; 44: 152-8. 68. Skoldstam L, Hagfors L, Johanssson G. An experi- 69. 70. 71. 72. 73. 74. mental study of a Mediterranean diet intervention for patients with rheumatoid arthritis. Ann Rheum Dis 2003; 62: 208-14. Kobashigawa JA, Katznelson S, Laks H, Johnson JA, Yeatman L, Wang WM, et al. Effect of pravastatin on outcomes after cardiac transplantation. N Engl J Med 1995; 333: 621-7. Leung BP, Sattar N, Crilly A, Prach R, McCarey DW, Payne H et al. A novel anti-inflammatory role for simvastatin in inflammatory arthritis. J Immunol 2003; 170: 1524-30. McCarey DW, McInnes IB, Madhok R, Hampson R, Scherbakow O, Ford I, et al. Trial of Atorvastatin in Rheumatoid Arthritis (TARA): double-blind, randomised placebo-controlled trial. Lancet 2004; 3632015-21. Ohishi M, Ueda M, Rakugi H, Naruko T, Kojima A, Akamura A, et al. Relative localization of angiotensin–converting enzyme, chymase and angiotensin II in human coronary atherosclerotic lesions. J Hypertension 1999; 17: 547-53. Veale D, Yanni G, Breshinan B, Fitzgerald O. Production of angiotensin converting enzyme by rheumatoid synovial membrane. Ann Rheum Dis 1992; 51: 476-80. Dessein PH, Barry IJ, Stanwix AE. Effects of disease modifying agents and dietary intervention on insulin resistance and dyslipidemia in inflammatory arthritis: a pilot study. Arthritis Res 2002; 4: R12.