Di Fabrizio Ottaviani: La vertigine del cambiamento

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Di Fabrizio Ottaviani: La vertigine del cambiamento
Di Fabrizio Ottaviani
La gestione naturale del cavallo domestico
Q
uando i miei figli hanno iniziato, da piccolini, a chiedere
di poter avere un animale, mi
sono immaginato la tipica scena del vecchio e stanco padre, che, la
sera tardi, indossa il cappotto ed esce
col cane per l’ultima passeggiatina giornaliera. E la mattina dopo, chi se non
lui, deve saltar fuori dal letto perché il
piccolo di casa abbaia al nuovo giorno?
Con il gatto va già meglio, ma addio vacanze tranquille e improvvise. Conigli?
Criceti? No, certo che no, non mi piacciono le bestie in gabbia. E allora ho rispolverato le passioni di gioventú e ho
proposto ai figli un cavallo. Che almeno
se ne sta in scuderia e non in casa, ci si
può anche salire sopra, che con la crisi
energetica non si sa mai … Detto fatto,
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VIVERE LA MONTAGNA
Canta il vento tra la sua criniera,
e della coda agita le falde,
che come ali ondeggiano impennate
(William Shakespeare)
la famiglia si è arricchita di un nuovo
membro quadrupede, Perla, una pony
tutto pepe e molto sprint. Scherzi a parte, l’equitazione è uno sport magnifico,
che si pratica nella natura, a contatto
con un animale allo stesso tempo fiero
e timido, potente e delicato. Ma come
scritto sopra a proposito dei criceti, è
difficilmente accettabile ai nostri giorni
tenere un animale in gabbia tutto il giorno, tanto piú se grande e grosso e per
sua natura portato al movimento.
Le basi della gestione naturale
Chi vuol bene al cavallo sa che si deve
principalmente tenere in considerazione
il suo benessere. Si deve quindi cercare
di promuovere un uso del nobile animale
che rispetti le sue comuni necessità e le
sue caratteristiche fisiologiche, impegnandosi a renderne lo stile di vita il piú
possibile simile a quello che conduce in
libertà. La gestione naturale ha lo scopo di
prevenire problemi e ridurre la frequenza
di patologie particolari, tipiche dello stile
scomoda per l’uomo e che deve concedere qualcosa ai risultati sportivi piú spinti, ma in fin dei conti è una questione di
scelte. In Ticino la Scuderia San Lucio
di Bogno, seppur penalizzata dalla mancanza di grandi spazi aperti, è il punto di
riferimento della gestione naturale e comincia ad essere conosciuta anche a
nord delle Alpi e all’estero. Essa segue,
in collaborazione con l’associazione
Tarpan (di cui abbiamo scritto sul
numero di giugno di quest’anno) con
opportuni accorgimenti, gli insegnamenti del gran guru italiano del tema,
il dr. vet. Sabioni di Bologna, prestando particolare attenzione all’etologia e
alle capacità cognitive del cavallo.
di vita del cavallo domestico gestito tradizionalmente. Essa adotta diversi accorgimenti, che vedremo qui di seguito, sia nell’ambito dell’organizzazione
della scuderia, sia della monta a cavallo. Il metodo usato è solo una variante
dell’equitazione classica, della quale
mantiene intatta la base, non è cioè
uno di quei sistemi basati su un lungo
addestramento di un animale singolo,
con il quale si riesce poi a fare meraviglie, basate sulla voce e su una perfetta
intesa con l’addestratore, come si vede
al circo o alle fiere equestri. I vantaggi
di questo modo sono inevitabilmente un
miglioramento dello stato di salute e di
benessere del cavallo e un’ottimizzazione delle energie umane impiegate per
la sua gestione, con un miglioramento
della relazione uomo-cavallo. È vero che
una gestione del genere può essere piú
Il
piede scalzo.
I cavalli scalzi
Diverse ricerche scientifiche hanno
provato che la ferratura presenta molti
aspetti negativi: il ferro impedisce allo zoccolo le sue funzioni naturali di
espansione ad ogni passo, dunque di
ammortizzamento dell’arto, e di pompa ausiliaria del cuore, favorendo nel
tempo l’insorgenza di molte malattie
acute e croniche, sia a livello delle
zampe, sia del sistema circolatorio
(navicoliti, flemmoni ecc.). Buona
parte di queste patologie possono
essere rimosse con l’eliminazione
dei ferri. Dopo qualche tempo dalla
sferratura, con l’esecuzione di un corretto pareggio dello zoccolo, il piede
si rinforza e riprende le sue funzioni
originali: per quanto possa sembrare
assurdo, si ottiene cosí una miglior
protezione che non con il ferro, con-
I
paddock d’inverno.
trariamente alla credenza comune di chi ritiene
che il metodo sia limitato a regioni con terreni
morbidi. Per i momenti
difficili della transizione
e per le trasferte piú impegnative ci sono sempre
le speciali scarpette, che
si mettono e tolgono velocemente. Il piede scalzo
implica quindi una conoscenza approfondita delle
necessità del cavallo. Però questa tecnica, isolata
dal contesto di una gestione naturale,
non è efficace e crea dei disagi sia al
cavallo che al cavaliere.
La briglia senza morso
Medesimo discorso per il morso in bocca: per eliminare o comunque sia ridurre i problemi di natura comportamentale
e di patologie specifiche legate all’uso
dell’imboccatura senza rinunciare alla
monta tradizionale, si adotta la crossover bitless bridle, la briglia a incrocio
senza morso, del dottor Cook. Questo è
un finimento completo e di grande efficacia, che rispetta le caratteristiche
fisiologiche e psicofisiche dell’animale.
Non vi sono grosse differenze nell’uso
di questa briglia senza morso: si monta
normalmente, si ottiene ugualmente la
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La vertigine del cambiamento
La
briglia senza morso.
riunione, si osserva che i cavalli si appoggiano meno rigidamente alle redini,
si lasciano dirigere e fermare normalmente e addirittura certi tiratori scappano meno. Infatti il morso provoca
nel cavallo spesso ansia, se non paura,
e molte difese e reazioni sono proprio
dovute al timore dell’imboccatura. Anche se un buon cavaliere non fa danni
nemmeno con un morso molto forte,
perché sa come usarlo correttamente,
la briglia ad incrocio aiuta sicuramente nel rapporto con la propria cavalcatura. Non è un semplice tipo di capezza come quella del metodo Pat Parelli,
ma essa opera una leggera pressione
ripartita in diversi punti della testa:
sopra il naso (senza schiacciare le
delicate cartilagini con dei sistemi a
leva come ad esempio l’hackamore) e
nello stesso tempo sulla nuca e sulle
guance.
sull’ipotalamo e quindi sulla fisiologia
del cavallo. È possibile in una prima
fase utilizzare le coperte con i dovuti
accorgimenti, fino ad arrivare gradualmente a non usarle piú, fatta eccezione
dei casi in cui è necessario aiutare ad
asciugare il sudore o il pelo bagnato.
In ogni caso abbiamo potuto appurare
che dopo un paio di inverni senza tosatura, il mantello del cavallo si adatta
ed è molto piú flessibile anche in caso
di sforzo notevole: in altre parole il cavallo abituato al pelo lungo invernale,
in caso di attività sportiva suda meno,
rispetto al tradizionale cavallo “scuderizzato” in maniera classica.
Termoregolazione
Non procedere alla tosatura del pelo
dei cavalli e limitare l’uso delle coperte favorisce gli scambi di calore equilibrati con l’ambiente ed evita lo stress
termico che influisce negativamente
Alimentazione corretta
Anche nell’ambito dell’alimentazione la gestione naturale prevede delle
particolarità: essa si compone di fieno
di prato polifito, frutta e verdura fresche, cereali limitati alla sola avena,
olii vegetali, probiotici ed integratori
salini. Ovviamente ci vuole pazienza
e costanza, perché alcuni soggetti provenienti da altre realtà si devono abituare al nuovo metabolismo.
... i cavalli non restano nel loro box tutto il giorno, aspettando di essere
montati o mossi generalmente per un’oretta, ma la mattina escono
in paddock o pascoli, a gruppi, dove rimangono fino a sera; a fine giornata
vengono riportati in scuderia oppure, nella bella stagione, possono
anche trascorrere la notte sotto appositi ripari.
Socialità
La socialità che il cavallo esprime in
natura può essere riprodotta, almeno
il piú possibile, in ambiente domestico,
facilitando i contatti sociali tra cavalli
lasciati liberi in paddok (con i dovuti
accorgimenti) e con una corretta interazione quotidiana. In altre parole i
cavalli non restano nel loro box tutto il
giorno, aspettando di essere montati
o mossi generalmente per un’oretta,
ma la mattina escono in paddock o pascoli, a gruppi, dove rimangono fino a
sera; a fine giornata vengono riportati
in scuderia oppure, nella bella stagione, possono anche trascorrere la notte
sotto appositi ripari.
Posture
Occorre fare assumere al cavallo posizioni del corpo adeguate biomeccanicamente, utilizzando anche strumenti
non coercitivi, durante l’alimentazione e l’attività sportiva. Ad esempio in
Attraverso
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la jungla prealpina.
Infine alcuni cavalli possono presentare
dei problemi passeggeri di dimagrimento,
non assorbendo bene le nuove sostanze.
A parte questi inconvenienti secondari,
in generale gli equini traggono grandi
giovamenti da questo sistema. In realtà i
detrattori del metodo, pur in buona fede,
Anche
i pony si lanciano.
natura i cavalli brucano l’erba a livello
del terreno: nella scuderia in questione il foraggio viene offerto in contenitori, posti a terra e non in mangiatoie
appese alle pareti.
Attività ricreazionale e sportiva
L’equitazione è fatta di lavoro serio, impegno e apprendimento, sia del cavallo, sia
del cavaliere. Ma anche di belle passeggiate in campagna e in montagna, almeno
dove il territorio ancora lo concede. La gestione naturale, in particolare i suoi aspetti
piú evidenti, ossia il piede scalzo e la briglia senza morso, sono visti con sospetto e
dileggio dal mondo tradizionale dell’ equitazione. D’altra parte i titolari della scuderia San Lucio e alcune allieve della stessa
partecipano regolarmente ai concorsi ippici in Ticino, ottenendo ottimi risultati, per
ora almeno nelle categorie inferiori. Alcuni
cavalli, rigorosamente senza ferri e senza
morso, montati da ragazze della scuderia,
si sono qualificati per i corsi per giovani cavalieri, organizzati da Swiss Olympic e dalla
Federazione Svizzera degli Sport Equestri.
Conclusioni
Ovviamente, come per ogni argomento
nuovo che si affronta, non son tutte rose. Insieme a molti indubbi vantaggi (che
sono in netta maggioranza) la gestione
naturale presenta anche alcune problematiche. Ad esempio chi non resta tutto
l’anno nella sua scuderia, può andare incontro a qualche difficoltà pratica, in ogni
caso superabile: in occasione delle trasferte con il cavallo per vacanze equestri
o per concorsi di piú giorni, si deve infatti
Socialità
al prato2.
portare con sé l’alimentazione speciale,
che non si trova nelle altre scuderie. In
caso di problemi ad uno zoccolo, si deve
chiamare un pareggiatore, non sempre
reperibile nei dintorni, considerato che
i maniscalchi hanno un altro approccio
nel sistemare i piedi dei cavalli. A volte
i cavalli scalzi manifestano, soprattutto
nella fase iniziale di transizione, sintomi
dolorosi per periodi piú o meno lunghi,
in parte mitigabili con l’uso delle scarpette, o addirittura degli ascessi. La necessità di calzare le scarpette per certi
tratti particolarmente sassosi o lunghi,
insieme con quella di doverle togliere
per non scivolare sui prati ripidi o umidi,
crea qualche lavoro in piú al cavaliere,
rispetto al tradizionale ferro. In compenso il cavallo scalzo scivola meno su quasi
la totalità dei terreni, neve compresa.
non lo conoscono veramente, né hanno
avuto modo di provare e confrontare i
due sistemi. Chi ama il cavallo si augura
che sempre piú persone si convincano
che basta poco per far star meglio i nostri
amici a quattro zampe, senza con questo
rinunciare all’equitazione classica, sportiva o ricreativa. Ma sappiamo che ognuno
è legato alle sue tradizioni. Termino pertanto questo breve resoconto in modo un
po’ scherzoso e sentenzio anch’io, come
diceva Groucho, dei Fratelli Marx, “ Questi
sono i miei principi; se non vi piacciono, …
ne ho degli altri.”
s
Si vedano anche questi siti sul tema:
www.scuderiasanlucio.ch
www.tarpan.ch
www.sabioni.it
www.xenophon-classical-riding.org
VIVERE LA MONTAGNA
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