Le anime del Risorgimento - 150 anni

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Le anime del Risorgimento - 150 anni
“Le anime del Risorgimento”
Breve riflessione degli alunni della classe V sez. A Turistica dell’Istituto d’Istruzione
Superiore di Palombara Sabina – Ipssar Palombara in seno al progetto “150 anni
dell’Unità - Provincia di Roma”.
Cos’è l’Italia per i padri del Risorgimento? Come si configurava nell’immaginario degli
Italiani? Cosa contribuisce alla formazione della idea di nazione, di popolo?
Già nel periodo dal 1796-1799, nelle Repubbliche fondate da Napoleone si apre un dibattito
sul progetto politico futuro: Stato Unitario centralizzato o federalismo ?
Gli italiani chiamati ad esprimersi dimostrano di percepire già il sentimento della “ Patria”
inteso non più come villaggio, città, o regione ma come Nazione.
Non ci si può dichiarare lombardi, napoletani, romani, finanche nell’epoca in cui erano
state generate repubbliche particolari in queste grandi città, bensì vi era la percezione di
essere parte di qualcosa di più grande.
L’Italia d’altra parte è una realtà geografica e poi culturale ancor prima che politica.
Dante, il Rinascimento uniscono molto più che le visioni politiche contrapposte sul futuro
Regno d‘Italia.
È tanto vero questo che alcuni esponenti della cultura Lombarda arrivano a dichiarare di
voler difendere la lingua dal pericolo del “Gallicismo”.
Ora, che ruolo ha avuto la Chiesa in questo processo di unificazione? Quale ruolo ha
giocato Pio IX nel dissidio Stato-Chiesa nel periodo dal ‘48 al ’70 ?
Questo è il Papa che ha vissuto tutte e tre le guerre d’indipendenza e che naturalmente non
voleva consegnare la sua sovranità di tradizione millenaria ai piedi dello Stato. Esistevano
due correnti della politica cattolica in Italia: una parte pensava ad un libero Stato e a una
Chiesa slegata, indipendente, preoccupata delle questioni spirituali, l’altra, vicina agli
orientamenti del Neoguelfismo, prospettava il ruolo del Papa come guida dell’Italia Unita.
Per fortuna della Chiesa il Papa è stato liberato dall’incombenza politica e pertanto essa ha
trovato, grazie al processo che inizia nel ‘48 e si compie nel 1870, una forza ed un’unità
maggiore.
Effettivamente gli ecclesiastici prima della conquista di Roma avevano diversi
orientamenti e diversità di espressione e modalità dell’esercizio pastorale, spirituale, nelle
diverse diocesi, nei diversi ordini religiosi, nelle diverse regioni. Alcuni erano persino
critici rispetto agli orientamenti romani. Ebbene proprio dopo la frana del 1870,
paradossalmente, si ritroveranno più intimamente legati al loro Pontefice.
In sostanza il Papa con il “Sillabo” reagisce alla politica anti-ecclesiastica, denunciando
l’ingerenza dello Stato e dichiarando illegittime le scelte politiche dei Risorgimentali. Allo
stesso tempo imprime negli animi degli uomini della Chiesa la prospettiva della necessità
di un nuovo ordinamento che consentirà al Pontefice di avere uno sguardo attento di
controllo dell’ortodossia e dell’adesione ai criteri di scelta del clero per i ruoli di governo e
di responsabilità negli ordini diocesani e religiosi e delle linee guida non più solamente
nell’ex-regno ecclesiastico dell’Italia centro-settentrionale, ma in tutto il mondo cattolico.
Proprio da questo strappo del 1870, dalla separazione definitiva del potere temporale da
quello spirituale nasce anche l’idea di una nuova “Chiesa Italiana”, in cui il Papa esercita
un vero e proprio primato anche in seno ai diversi ordini religiosi e diocesani in merito alle
direttive pastorali e al ruolo dei vescovi.
Da una sconfitta nascerà in realtà una nuova chiesa svincolata dalla politica locale e
controllata più direttamente dal “pastore-pontefice-sovrano”.
Il Pontefice è ora guida di un regno più grande, quello della Chiesa Universale.
Vi è uno scritto sull’indipendenza italiana e sulla libertà di Alessandro Manzoni il quale
puntualizza, poco prima di morire, come senatore del Regno d’ Italia, il valore del
Risorgimento italiano e l’importanza di una Chiesa libera, in un “libero-Stato”.
È stato cioè un bene per Manzoni che la Chiesa trovasse dopo il 1870 la sua autonomia, la
coesione interna, l’abbandono del governo politico.
Quindi lo storico riflette sulla possibilità di riconoscere i valori positivi in tutti gli uomini
che hanno partecipato alle azioni politiche e militari, anche quando vi siano state delle
“cadute”.
Certamente Garibaldi e Cavour furono protagonisti, sin dagli esordi dello Stato unitario, di
episodi di autoritarismo, per esempio nei confronti delle masse popolari (i fatti di Bronte),
che tuttavia possono ritenersi macchie scure in un quadro più ampio, quello del
rinnovamento del Paese, della Meccanizzazione dell’agricoltura, della tessitura, dello
sviluppo dei rapporti commerciali e politici con la Francia, l’Inghilterra, e nel periodo della
destra storica anche con l’Oriente.
Certamente la frase “abbiamo fatto l’Italia ora dobbiamo fare gli italiani”, che alcuni
attribuiscono piuttosto al Ministro dell’Istruzione che a Massimo D’Azeglio, il Villari la
riconduce certamente al D’Azeglio, e ne spiega i connotati anche ideologici.
“Fare gli Italiani” significava lasciar emergere i valori che uniscono il Paese quali la cultura
(la tradizione lirica e narrativa, l’arte figurativa, musicale) che ha permesso all’Italia di
emergere nel Medioevo, nel Rinascimento e anche nell’Epoca Romantica.
Ecco che diviene elemento di coesione e di unità il valore della bellezza: e la bellezza nel
nostro Paese è un patrimonio eccelso e consistente.
Come sosteneva Dostoevskij: “ La bellezza salverà il mondo “.
Certo è che vi furono anche i demeriti, le colpe della Chiesa per quanto concerne il ritardo
nel processo di unificazione.
La Chiesa si era opposta alle leggi che contrastavano i privilegi ecclesiastici, si oppone ai
tentativi Garibaldini, di conquistare Roma e infine il Pontefice si batte come un leone ferito
dopo l’occupazione del 1870, scomunicando tutti i rivoluzionari, i democratici, i liberali, le
stesse autorità dello stato che avevano condotto alla disgregazione del potere ecclesiastico.
Il Risorgimento più nobile è quello che ha visto protagonista il popolo italiano ma
certamente ha avuto grande peso anche la politica del Re e di Cavour, nel contesto di
sviluppo del Paese in ambito internazionale.
Classe V sez. A Turistica
Istituto d’Istruzione Superiore Palombara Sabina – Ipssar Palombara
Via A. De Gasperi s.n.c.