arca notizie - Comunità italiana dell`Arca di Lanza del Vasto

Transcript

arca notizie - Comunità italiana dell`Arca di Lanza del Vasto
Trimestrale della Comunità dell'Arca in Italia
ANNO XXIII NUMERO 2 APRILE/GIUGNO 2008
ARCA NOTIZIE
La Terra cova il Fuoco, come lo dimostrano i vulcani, e l'Aria cova l'Acqua, d'onde
nubi e piogge.
Ora, quel che succede sulla terra e nei cieli si ritrova nel corpo e nell'anima dell'essere
umano, riassunto del mondo: armonizzare gli elementi, dosare il caldo, il freddo, il
secco e l'umido, trasmutare l'amore in potenza, gioia e gloria, e l'odio in giustizia e
purezza, tutto questo significa trovare la salute, la saggezza e la beatitudine.
Lanza del Vasto
N. 2/2008
SOMMARIO
pag. 2
Nel segno della condivisione
Shantidas:
pag. 3 La Trinità spirituale Appendice Critica avvertimento (di Lanza del Vasto, traduzione di
F. Vermorel)
Conoscere i problemi, semplificare la vita
pag. 8 Il tesoro del panificio e la voce del pane (a
cura di T. Drago)
Azione nonviolenta
pag. 11 Lotta contro gli Ogm in Francia: I
falciatori volontari (di A. Massina e J. B.
Libouban)
pag. 13 Contro lo scudo stellare americano
Condivisione
pag. 14 Piccole Riflessioni
Note dalla settimana di formazione per
coordinatori campi estivi mir/mn alle Tre
Finestre di Belpasso (di L. Gentili)
pag. 15 La San Giovanni alle Stinche (di T.
Drago)
pag. 17 Pellegrinaggio di pace e nonviolenza (di
S. Nervi)
pag. 18 Non sum dignus (di D. Dazzani)
pag 19 Lutti
pag. 20 La Chiesa che amo (di Mons. Guy
Deroubaix)
Vita dell'Arca in Italia
pag. 20 San Giovanni 2008 - Fraternità tre
Finestre 8E. Sanfilippo)
pag. 21 San Giovanni 2008 - Fraternità di
Casciago ( P. Zendali)
pag. 21 La base di Sigonella interroga le nostre
coscienze (di G. Buggiani)
pag. 23 DVD su Lanza del Vasto
pag. 23 Giornata seminariale sul pensiero di
Lanza del Vasto
pag. 24 Campo estivo introduzione allo Yoga
Nel segno della condivisione
Cari amici,
Q
uesto numero due di Arca Notizie arriverà nelle vostre case, molto
probabilmente, ad estate conclusa. Ci auguriamo che questo periodo,
solitamente riservato ai bilanci e ai programmi ci trovi pronti per
proseguire nel nostro cammino di crescita spirituale e di impegno.
Questo numero del bollettino ha molte pagine di condivisione che riguardano
iniziative svoltesi a ridosso della San Giovanni anche in contesti esterni all'Arca.
Segno che l'insegnamento di Shantidas continua ad essere ricordato e seguito anche
fuori della nostra piccola comunità.
Dalla Francia, un resoconto della lotta dei falciatori contro le coltivazioni OGM e le
indicazioni per la cottura del Pane secondo il metodo adottato dal Panettiere della
Borie, mettono bene in luce due modi di produrre, di lavorare, di consumare, l'uno
all'insegna del massimo sfruttamento della natura e del minimo sforzo, senz'alcuna
preoccupazione per il futuro; l'altro, invece, teso alla ricerca del significato pieno del
lavoro, del dono e del minor peso da far sopportare ai fratelli di oggi e di domani. A noi
la responsabilità delle strade da intraprendere nella produzione del cibo e di ogni altra
cosa che coinvolge la natura e il prossimo. Ogni gesto, anche se fatto lontano da chi
oggi soffre la fame e l'ingiustizia, può essere vissuto nel segno della condivisione.
Mentre scriviamo la nostra coordinatrice italiana Laura Lanza è in Francia per il
Consiglio Internazionale, Patrizia Zendali ha partecipato alla Commissione
Formazione che sta delineando le modalità di accoglienza per coloro che vogliono
entrare a far parte dell'Arca; in Sicilia ci si prepara al campo estivo organizzato in
collaborazione con il Centro Rishi e il suo Maestro avente per tema l'introduzione
allo Yoga. Tutti argomenti dei quali avremo modo di darvi notizia nel prossimo
numero. Intanto a tutti il nostro augurio per una estate serena.
Pace Forza e Gioia!
La redazione
2
5: Luogo (dove?)
6: Tempo
7: Situazione
8: Proprietà (habitus, έχεϊν)
9: Azione
10: Passione
La Trinità spirituale
di Lanza del Vasto
APPENDICE CRITICA
Il Filosofo analizza solamente le quattro prime
categorie, Sostanza, Quantità, Qualità, Relazione,
perché a lui sembra che le altre vadano da sé. Non
è per nulla la nostra opinione, giacché la 5 e la 6
(dove e quando) pongono l’enorme problema dello
Spazio e del Tempo. Dello Spazio, cioè delle figure, dei numeri, del vuoto, dell’astrazione nelle
scienze e nelle arti. Del tempo, cioè della Vita, della Natura, dell’Evoluzione, della Storia, dei Cicli,
del Ritmo, delle Arti e della Profezia. Penso che
bisogna tradurre i termini 9 e 10, Azione e Passione,
con Causa e Effetto, cioè spiegazione delle leggi
della natura. Tuttavia l’antica denominazione copre un campo semantico maggiore perché evoca
la libertà delle azioni umane nonché la sofferenza,
evitando in tal modo di dissociare leggi morali e
leggi naturali.
La 7, tradotta Situs in latino, deve probabilmente
essere intesa nel linguaggio d’oggi come condizione, o stato dell’ambiente, cosa che non si confonde
con la causa, benché le condizioni costituiscano
per ogni essere una causalità complessiva e concomitante.
La 8, ejcei~n, è tradotta in latino col termine habitus, comportamento e modo d’essere abituale.
Letteralmente significa Avere.
AVVERTENZA
S
i conclude qui la sommaria esposizione della
Trinità Spirituale. Nonostante la cura che ebbi
di evitare le sottili analisi e i termini tecnici
della filosofia, queste giornate di Pentecoste furono una
dura festa per un buon numero di amici nostri. E forse
ancora di più per te, Lettore, che non avesti la consolazione del sole filtrato dai rami, il grido degli uccelli e la
brezza primaverile.
A chiunque non ha il gusto e la pratica della speculazione astratta, onestamente consiglio di fermarsi qui.
Se tuttavia sei pronto a tutto, ti auguro buona fortuna.
Da parte mia, cercherò di fare del mio meglio – col rischio di passare per burlone o, peggio, poeta – per non
romperti del tutto il cranio.
I
CRITICA DELLA CRITICA DELLA RAGION PURA
Delle Categorie. Sguardo ai Predecessori
Questo termine, che appartiene al linguaggio dei
Logici, indica una cosa semplicissima: le prime
domande che chiunque pone a proposito di qualunque cosa.
Che cosa? Chi? Come? Dove? Quando? Quanto?
Perché? E altre simili domande quotidiane. Si dovrebbe poterne parlare con parole popolari od infantili.
In realtà, tutta la filosofia può essere definita
come la risposta a queste semplici domande1.
Aristotele è colui che, da solo e d’un sol colpo,
stabilisce gli elementi, i principi e le regole della
Scienza del Pensiero.
Tale Scienza è stata insegnata nelle scuole fino ai
giorni nostri e potrebbe esserlo ancora, e con profitto, per la salute mentale e la correzione di linguaggio delle nuove generazioni.
Quelli che la contestarono, a cominciare
dall’autore del Novum Organon2, furono, più che
filosofi, dei teorici delle scienze fisiche che erano
alla ricerca del metodo induttivo ordinato alle
scoperte e alle prove sperimentali.
Le 10 Categorie di Aristotele
Il Trattato delle Categorie è il primo dei sei libri
del famoso Organon o Logica di Aristotele. Ne presenta un elenco di dieci:
Le 6 categorie di Kanâda
1: Sostanza (ούσία)
2: Quantità (quanto?)
3: Qualità (quale?)
4: Relazione (verso che cosa?:πρόζτί)
Da parte sua, Kanâda (pronunciare: Kënâdë)3,
fondatore di una delle sei filosofie indù, la Veisheshika, ne elenca sei:
1 Definizione del termine categoria, così come i filosofi la
intendono: “Nozione senza la quale non è possibile
pensare”.
Francesco Bacone (XVI° sec.)
Questo pensatore dell’India vedica diceva: «Quando
mangiate del pane, non crediaete di mangiare pane. Ciò
2
3
3
manca, non è per dimenticanza bensì perché, agli
occhi di Pitagora, l’unità è una con la sostanza,
poiché “l’essere è l’uno” (tov o!n tov e!n).
Ciò detto, rimane che alcuni concetti primordiali
sono assenti dall’elenco di Pitagora, come Qualità,
Relazione, Causa, mentre è invasa da nozioni secondarie. Si sanno troppe poche cose su
quest’insegnamento segreto per capire ciò che ha
motivato la scelta di taluni titoli rispetto ad altri di
medesimo grado.
Nonostante i suoi difetti, quest’elenco possiede
l’incomparabile merito di presentare le categorie
come una catena di opposti. Il maggior segreto del
saggio fu probabilmente di sapere come gli opposti si legano e si conciliano.
1: la Sostanza
2: la Qualità
3: l’Azione
4: il Comune
5: il Proprio
6: la Relazione.
Le 2 Categorie degli Scolastici
Aristotele commenta la Scolastica medievale
senza aggiungervi nulla, anzi, finisce per ridurre
le sue categorie a due sole:
1: la Sostanza
2: gli Accidenti.
Si tratta di una logica di credenti per i quali
l’essere solo conta, mentre ciò che riguarda la manifestazione esterna ha un valore secondario, contingente che merita tutt’al più il nome
d’Accidenti.
Le 3 Categorie di Platone e del Vedanta
Platone non ha composto un trattato di Logica,
tuttavia si possono rilevare nella sua opera tre
concetti che corrispondono alla definizione di Categoria. Si presentano come due opposti che sono:
Le 10 Doppie Categorie di Pitagora
Il Medesimo
Trasmesseci da Aristotele, si compongono di
coppie d’opposti:
1: il Numero
2: l’Imparo
3: l’Unità
4: la Destra
5: il Maschio
6: il Riposo
7: la Linea Retta
8: la Luce
9: il Bene
10: il Quadrato
e
L’Altro
i quali non vanno senza un terzo che li unisce e li
pone l’uno nell’altro. Questo terzo è:
l’Infinito
il Paro
la Pluralità
la Sinistra
la Femmina
il Movimento
la Linea Curva
le Tenebre
il Male
le Figure con angoli disuguali.
L’Uno
L’Uno, che gli Gnostici alessandrini, come Proclo, esalteranno fino all’estasi.
In effetti, questa triade copre l’universo intero:
Sostanza, Fenomeno, Causa Prima, Fine Ultimo.
Similmente Shankar e gli altri Vedantini predicano e cantano l’Atmâ, termine che può essere
tradotto come il Sé Medesimo o, meglio, il Medesimo, il qual è contrapposto al non-sé o Mâya, il
mondo fenomenico ed illusorio, poiché passa. Eterna e sola realtà è:
L’Uno-Senza-Secondo
Rileviamo innanzitutto che la prima categoria
non è la sostanza ma il numero.
Questo perché, agli occhi di Pitagora, i numeri
sono la sostanza delle cose.
Il numero è, per ogni essere, la forma del suo essere.
La forma di ognuno, uomo, bestia, pianta o stella trova nell’essere la sua posizione esatta, così
come il numero sulla scala che va dall’unità
all’infinito.
Ora, se il concetto di numero non è quantitativo,
allora manca il concetto di Quantità, a meno che si
celi sotto il binomio Unità-Pluralità che ritroveremo in Kant ma che manca presso Aristotele. Se
Le 4 Categorie degli Stoici
Gli Stoici insegnavano una prassi della virtù
piuttosto che un sistema di pensiero; tuttavia non
mancava loro una visione del mondo e una disciplina speculativa. Quattro sono le loro categorie:
1: Sostanza
2: Qualità
3: Modo di essere
4: Relazione.
Secondo loro, come secondo Aristotele, la prima
delle categorie si chiama Sostanza, ma la loro Sostanza coincide con la Materia, mentre, per Aristo-
che mangiate è un ammasso di atomi.» D’onde il soprannome che i suoi contemporanei gli affibbiarono:
Kanâda, da kana, atomo, e ada, mangiatore.
4
tele, Sostanza è sinonimo di Forma. Allo stesso
modo gli Indù fanno coincidere i due concetti:
Roupa vuol dire Forma e vuol dire Sostanza.
Muove dalle due categorie della Scolastica:
Sostanza
Accidente
e della Sostanza ne fa due che sono:
Le 10 Categorie di Plotino
la Res Cogitans
Plotino distingue cinque categorie per il mondo
intelligibile e cinque per il mondo sensibile.
Le prime cinque sono:
Mentre nella categoria degli Accidenti colloca i
modi, le figure, i movimenti che si rapportano alla
Res Extensa e compongono la Materia.
A dir il vero, per la salvezza dell’anima sua e del
suo sistema, Cartesio rimane un pio cattolico ed
affida a Dio il compito di unificare o, meglio, di
aver in precedenza unificato quel che egli oppone.
Chiama siffatta Potenza unificatrice col suo vero
nome, Dio, e crede di averne offerto una nuova
prova razionale.
Ci torneremo.
1: Sostanza
2: Riposo
3: Movimento
4: Identità
5: Differenza.
In quest’elenco distinguiamo immediatamente
due coppie d’opposti:
Riposo
Identità
Movimento
Differenza
Le 6 Categorie di Port-Royal
e, a parte, la Sostanza per legare il tutto.
La scuola di Port-Royal combina Aristotele e
Cartesio. Ne risulta la seguente tavola:
Le cinque categorie del mondo sensibile sono:
1: Sostanza
2: Relazione
3: Quantità
4: Qualità
5: Movimento.
1: Mens (sostanza pensante = res cogitans)
2: Materia (sostanza estesa = res extensa)
3: Mensura (misura)
4: Figura
5: Motus (movimento)
6: Quies (riposo).
Se eliminiamo i doppioni, ci troviamo di fronte a
quattro coppie di opposti:
1: Riposo
2: Identità
3: Sostanza
4: Qualità
la Res Extensa,
Le 4, 5 o 6 Categorie della Filosofia Naturale
o Elementi
Movimento
Differenza
Relazioni
Quantità.
Si sa, gli Antichi consideravano le scienze fisiche
rami della Filosofia. Nel dare un’occhiata alla storia del pensiero incontriamo necessariamente la
loro visione del mondo. I principi costitutivi del
loro sistema, le loro categorie, sono chiamati “elementi”.
Empedocle d’Agrigento ne elenca sei:
Plotino afferma che gli opposti «sostanzarelazione bastano per giustificare il mondo sensibile».
Ora, Sostanza appartiene a primo titolo al mondo degli intelligibili.
Rimane Relazioni per il sensibile.
Ma Sostanza senza relazione è assolutamente inintelligibile.
Siffatte conclusioni, se così è lecito chiamarle,
non sono di Plotino (mi si perdoni4!).
1: l’Acqua
2: il Fuoco
3: la Terra
4: l’Aria
5: l’Amore
6: l’Odio.
Rileviamo che gli ultimi due costituiscono una
coppia d’opposti:
Le 2 volte 2 Categorie di Cartesio
Cartesio, nutrito di scolastica, se ne libera meno
di quel che generalmente si crede, e solamente per
inoltrarsi maggiormente nella Dualità.
l’Amore
L’Odio.
Forza attrattiva e forza repulsiva; il loro gioco è
motore d’ogni cosa.
Intendo dire che questa parentesi, annuncia di tutta
una tesi.
4
5
moltitudine degli esseri. L’imperatore Fo-Yi, fondatore delle leggi civili e dei toni musicali, sapeva
concertarli, di modo che la pace e la prosperità regnavano tra i suoi popoli, e si allontanavano guerra, terremoto e cicloni.
I Quattro Elementi comuni ai Greci, ai Cinesi e
agli Indù hanno svolto un ruolo notevole nelle
scienze occulte e arti magiche dell’Oriente e
dell’Occidente, in quelle pratiche che hanno per
obiettivo d’impadronirsi direttamente delle forze
nascoste nelle cose, mediante la potenza del segno
e la gran legge delle corrispondenze.
In Astrologia, il carattere delle costellazioni (e
dei pianeti) è rafforzato da quello di uno dei quattro elementi. Il segno di ognuno cade tre volte a
punti equidistanti sul cerchio zodiacale e si deve
constatare, senza poterlo spiegare, che le persone
nate sotto tal segno ne portano l’impronta.
La Grand’Arte degli Alchimisti (quand’è possibile decifrare i loro trattati volutamente oscuri, a
prescindere dalle loro pie esortazioni e delle loro
grida di stupore) consisteva nel far passare la sostanza dallo stato di materia allo stato di luce,
mentre il filosofo passava dalla morte alla vita –
ed era la condizione previa della riuscita
dell’impresa.
Ora, nella materia come nell’anima, vita e luce si
fondono; la punta estrema della vita è l’Amore
(quinto elemento). I quattro primi appaiono nel
Mercurio (Acqua), nello Zolfo (Fuoco), nel Sale
(Terra purificata) e nelle essenze volatili (Aria). Si
trattava di lavare la materia nell’acqua del mercurio, di purificarla mediante il fuoco dello zolfo, di
estrarne la polpa bianca del sale e poi di vivificarla mediante l’amore, di condurla alle «nozze chimiche», di sorvegliare la sua fecondità nell’uovo
filosofale, d’innalzarla alla dignità del metallo,
specchio di luce, prima sotto le specie lunari
dell’argento, acqua fissa, poi dell’oro, riflesso del
sole (Fuoco), infine del cristallo, pietra compenetrata di chiarore, la Pietra Filosofale. Ma nulla si
compie nella provetta che non si sia prima realizzato nel cuore.
Questa discesa agli inferi non è una digressione.
Simile incursione nelle regioni vietate agli autori
seri è un modo per prendere fiato e di prepararci
all’attacco del più classico dei Filosofi Logici,
Kant, e forse, prima di entrare nel carcere di vetro
della Critica della Ragion Pura, di assicurarci di
alcune chiavi atte a farcene uscire.
Pure gli altri quattro si oppongono a due a due
secondo la legge dell’odio:
l’Acqua
la Terra
il Fuoco
l’Aria
Nondimeno si uniscono a due a due secondo la
legge dell’Amore, giacché l’Acqua nutre e feconda
la Terra e l’Aria il fuoco.
La Terra cova il Fuoco, come lo dimostrano i
vulcani, e l’Aria cova l’Acqua, d’onde nubi e
piogge.
Ora, quel che succede sulla terra e nei cieli si ritrova nel corpo e nell’anima dell’essere umano,
riassunto del mondo: armonizzare gli elementi,
dosare il caldo, il freddo, il secco e l’umido, trasmutare l’amore in potenza, gioia e gloria, e l’odio
in giustizia e purezza, tutto questo significa trovare la salute, la saggezza e la beatitudine. Di conseguenza, il filosofo è pure maestro spirituale, mago
e taumaturgo.
Ai quattro primi elementi di Empedocle, gli indù aggiungono un quinto: l’Etere.
Cosa è mai questa quintessenza?
Io rispondo: la Forma.
Non posso allegare alcun testo esplicito a sostegno del mio dire, ma ecco i motivi che mi spingono in tal senso:
Per gli Indù come per san Tommaso d’Aquino,
la Forma è sostanza; orbene, qual è questa sostanza se non la celeste, onnipresente sostanza, che
tutto avvolge, bagna e compenetra, che colma il
vuoto e porta la luce?
Per gli Indù, l’Etere è il luogo che abita la Musica e dove giocano le forme pure.
É la stoffa dello spazio e nello spazio si sviluppano tutte le figure possibili.
Il corpo sottile dell’uomo è quel che, ogni tanto,
si libera per liberamente muoversi tra le forme del
sogno. Perciò si chiama pure corpo eterico.
Infatti, la Forma di un essere reale è un elemento
costitutivo della sua natura. Senza dubbio, le apparenze cambiano, ma la Forma sussiste e le sue
trasformazioni sono pure Forma.
Contrariamente a quanto dice Aristotele della
Sostanza, cioè che «non è in altro soggetto al di
fuori di lei stessa», gli Indù affermano che un
quinto di ognuno degli elementi si ritrova in ciascuno degli altri. Ciò fa della natura una stretta
treccia.
I Cinesi, alla stregua del Siciliano Empedocle,
conoscono sei elementi: i quattro primi sono identici, ma al posto dell’Amore pongono, inatteso, il
Legno.
Vi aggiungono una coppia intrecciata di principi, l’uno notturno e femminile, l’altro maschio e
solare: lo Yin e lo Yang, poli tra i quali oscilla la
6
Delle 12 Categorie di Kant
iscritte sotto 4 Titoli
-I-
- II -
QUANTITÁ
QUALITÁ
Unità
Pluralità
Realtà
Negazione
Totalità
Limitazione
- III -
- IV -
RELAZIONE
La costruzione ne è corretta se per Unità si intende il numero 1, il singolo, l’individuo; ma se le
si da il suo significato pieno, bisogna porla con
l’Essere e non relegarla nella Quantità.
A questo proposito, ricordiamo che, secondo Aristotele, la prima categoria è la Sostanza, e non in
vano, poiché prima di chiedere al suo riguardo
“quanto c’è ne?” (quantità) oppure “Cos’è o
com’è?” (qualità), vogliamo sapere se è. Il primato
dell’Essere manca in Kant. S’incontrano Realtà,
Sostanza, Esistenza in seconda, terza e quarta posizione, la prima affiancata della sua negazione, la
seconda del suo «accidente» (si veda la scolastica),
e l’ultima del suo contrario. Ora, né la tavola, né il
commento della tavola mostra perché sono separate, né quale legame le unisce. E qui tocchiamo al
difetto del sistema, al suo vuoto, lampadario di
cristallo sospeso per aria.
Vediamo ora la seconda triade, quella della Qualità e fermiamoci a bocca aperta perché ecco:
MODALITÁ
Sostanza
Causalità
Possibilità
Esistenza
Accidente
Dipendenza
Impossibilità
Inesistenza
Comunità
Necessità
Reciprocità
Contingenza
Ecco una tavola che soddisfa l’occhio, composta
di quadrati e triangoli, e si presenta come esaustiva. Kant rimprovera il Filosofo di elencare le sue
categorie seguendo un ordine casuale, «rapsodicamente» come dice nel suo linguaggio farcito di
termini rari, eppure ci si chiede se, nonostante le
apparenze, il Critico faccia meglio5.
- A quale segno si vede che il sistema è chiuso e
completo?
- Che sarebbe assurdo volerci aggiungere altri
termini?
- Che ogni titolo assume un posto nella tavola,
dettato da un’interna necessità e non dai dettami
della simmetria?
- Quale rapporto hanno tra di loro i quattro
grandi titoli?
- Che cosa vieta di collocare il quarto al posto
del primo?
Il quarto ( e la triade che ne dipende) non è presente presso alcuno dei predecessori che abbiamo
citato. É stato preso in prestito alla scolastica. Si
tratta forse di un felice prestito? Gli altri tre hanno
nomi comuni, lui no! Peccato per un concetto
primordiale.
Vediamo i sottotitoli. Questa volta l’autore
c’indica il principio della loro organizzazione: sono triadi composte di due termini opposti che un
terzo congiunge. Nota discreta su un gesto di
grande importanza, poiché si tratta, nientemeno,
che dell’inaugurazione del giustamente celebre
metodo dialettico nel pensiero moderno.
Esaminiamo la prima triade, quella della Quantità:
Unità
Totalità
Realtà
Limitazione
Negazione
Certo, tra la Realtà e il Nulla possiamo collocare
il Limite quale mezzotermine, ma non come sintesi. Se ne potrebbero mettere tanti altri altrettanto
bene o piuttosto altrettanto male: Hegel vi porrà il
Divenire, ne riparleremo. Ora, oltre i miei limiti
non s’incontra di certo il Nulla ma semplicemente
un’altra cosa che potrebbe essere il contrario del
mio contrario e della negazione della mia esistenza. Si tratta dunque di una pessima triade. Ciò
detto, cattiva o buona, quale rapporto ha questa
triade con il concetto di Qualità? Ad esempio, le
qualità di una merce? Le qualità di un’opera? Le
qualità di un essere umano?
- Realtà, negazione, limitazione? Risposta di
sordo o presa in giro!
Per spiegare come il grande critico vi sia giunto,
vediamo la tavola corrispettiva dei Giudizi: Qualità (del giudizio): Affermativo, Negativo, Limitativo. Benissimo, giacché si tratta della qualità del
giudizio e non degli elementi costitutivi del concetto universale di Qualità.
A prima vista la terza triade non vale molto di
più, tuttavia rileviamo innanzitutto un fatto sorprendente, cioè che Sostanza vi è proposta qual
primo sottotitolo di Relazione.
Questo sconvolge tutti i predecessori e dovrebbe
suscitare scandalo, poiché tutti i maestri
dell’Antichità, del Medioevo o del periodo classico, profani o religiosi, hanno sempre opposto Sostanza e Relazione.
Ed eccole messe insieme, prima sorpresa!
Ed ecco che sono collocate l’una sopra l’altra! E
Relazione sopra, e sostanza sotto!
Pluralità
Quando l’autore parla del Filosofo, intende Aristotele;
il «Critico» è Kant, ovviamente.
5
7
Stranamente nessuno alzò le braccia al cielo. I
filosofi sono forse come il popolo li immagina,
gente che non si stupisce di nulla?
Io mi stupisco d'incontrarlo iscritto, nero su
bianco, nell'angolo sinistro della celebre tavola,
mentre mi credevo l'unico a pensare simile cosa!
Non pare che il Critico si sia avveduto della
portata rivoluzionaria della sua trovata. Se l'avesse
soltanto intravista, avrebbe fatto passare il titolo III
al primo posto e presentata la Relazione quale
Prima delle Categorie, giacché non è un concetto
tra gli altri ma lo stesso Pensiero: ogni pensiero è
relazione e senza relazione vi è solamente la notte
dell'assurdo.
La Relazione, dunque, nel Principio e al disopra di
tutto, e, primo termine, la Sostanza senza la quale il
pensiero poggia su nulla e cade nel vuoto.
Che cosa intendeva Kant collocando la Sostanza
sotto il titolo della Relazione? Forse che la Sostanza
è relazione-con-sé-stessa? Oppure che si tratta di
un termine che ne nasconde due e così diventa a sua
volta relazione?
É proprio questo che intende dire?
I folti fogli girati e rigirati non rispondono.
Non importa. É così!
Il titolo che fa fronte a Sostanza, e dovrebbe
opporvisi, è intitolato Causalità - Dipendenza.
In che cosa la relazione di Causa ad Effetto si
oppone a Sostanza? Non me lo spiego, e neppure
l'autore lo spiega.
D'altronde rilevo che nelle Triadi III e IV che sono
doppie gli opposti (come Sostanza Accidente o
Possibilità Impossibilità) sono posti sotto lo stesso
termine, mentre il termine opposto non si oppone
ad alcunché e che il terzo non concilia nulla, non
avendo nulla da conciliare.
A dir il vero, soltanto i grandi titoli, perlomeno i
tre primi, meritano il titolo di categorie. Quantità,
Qualità, Relazione compaiono nell'elenco
aristotelico e (Sostanza messa a parte) nel
medesimo ordine o, per meglio dire, senza ordine
(«rapsodicamente»).
Dei 12 sottotitoli bisogna ritenere solamente
l'ordine trinitario.
Dobbiamo ammettere che siffatta prima
applicazione del metodo dialettico non è di certo
una riuscita.
Come mai son 12 le categorie e come mai quei
concetti lo sono e non altri? Kant confessa che è cosa
che supera l'intendimento umano.
Ma l'intendimento rileva la sfida. Non può
ammettere che gli elementi della Logica
s'impongano in modo empirico.
D'altronde, la Tavola delle Categorie di Kant offre
tutte le caratteristiche di un sistema.
V'è di più. Lo stesso Critico aveva scoperto la
chiave del sistema: due termini opposti ed un terzo
per congiungerli.
Se l'avesse applicato con logica, non avrebbe
ottenuto 12 concetti disposti su una tavola e, perciò
stesso, presentati come di uguale valore, ma 1, 6, 9,
ecc. in ordine discendente, ognuno avendo il
proprio posto, ognuno ed il proprio posto aventi la
loro ragion d'essere.
L'impresa è tuttora da fare.
[traduzione di Frédéric Vermorel]
CONOSCERE I PROBLEMI,
SEMPLIFICARE LA VITA
“Il lavoro è l'amore reso visibile”. È seminare dei chicchi con
tenerezza e raccogliere la messe con gioia come se il nostro
beneamato dovesse mangiarne il frutto. È mettere in tutte le
cose che voi forgiate del pane un soffio del vostro spirito.
Perché se voi fuggite dal pane con indifferenza, voi fate un
pane amaro che placa solo a metà la fame dell'uomo.”
Il tesoro del panificio e
la voce del pane
Khalil Gibran
(a cura di Tonino Drago)
In continuità con la riflessione sul tema “lavoro
manuale” iniziata con il n.4 del 2007, da Tonino Drago
riceviamo questa traduzione di un dépliant da lui avuto
alla Comunità della Borie Noble nel 2001 e per noi
tradotto da una sua amica. La lavorazione del pane
costituisce una “lavoro manuale” dai profondi risvolti
spirituali, che proponiamo come un piccolo esercizio a
cui ciascuno può accostarsi. Nei prossimi numeri saremo
lieti di ospitare altre proposte esperienziali in tema di
lavoro e di semplificazione di vita.
PROPOSTE DEL PANETTIERE
L
a lavorazione del pane alla Borie Noble è
vissuta in funzione della vita comunitaria
e del significato del lavoro nell'Arca. Il
lavoro, che qui si distingue per i suoi fini, i suoi
metodi, il suo stile, il suo ritmo, dunque per il fondo
e la forma.
8
IL FINE: mettere in rapporto quello che si
consuma e quello che si produce. Strumento per la
conoscenza, il possesso e il dono. Ritorno all'Unità.
fermenti in quantità equilibrata per un'ottima
assimilazione.
SALE
Usare sale marino non raffinato, 28 grammi per
un litro d'acqua o 17 grammi per un kg di farina.
La quantità varia secondo la qualità della farina, il
modo di lavorazione e anche secondo il gusto.
Il sale regolarizza la fermentazione delle paste di
pane, le restringe, gli dà corpo. Esso neutralizza
l'azione dei batteri nocivi. Deve essere disciolto
nell'acqua per essere intimamente incorporato alla
pasta.
ACQUA
La sua composizione gioca un ruolo sulla pasta; è
sulla sua temperatura che si agisce per ottenere
un'ottima fermentazione.
La temperatura dell'acqua si determina nel
seguente modo:
aggiungere la temperatura della farina a
–
quella dell'ambiente;
– sottrarre da questa somma 75° in inverno,
65° in estate.
La somma delle temperature della farina, dell'
ambiente e dell'acqua deve essere pari, più o meno,
a 70°, secondo la stagione.
Esempio: farina (16°) + panetteria (18°) + acqua
(36°) = 70°
I METODI: ricerca della semplicità, dunque
lavoro manuale.
LO STILE: derivato da quello che precede. Nel
prodotto finito è passata una parte dell'artigiano. È
l'elemento essenziale.
IL RITMO: non soltanto personale, ma accordato
al ritmo comunitario: la prima lievitazione della
pasta in mucchio nella madia è il tempo della
meditazione e della preghiera comune. La cottura è
quello della preghiera delle dieci ore. E alla fine, la
panetteria pulita, l'ora della spartizione fraterna,
pasto del mezzogiorno.
Il significato del lavoro viene enunciato dalle voci
dei compagni, voci indirizzate all'Eterno che è
forte, giusto e buono, e viene espresso anche nelle
parole: «… non essere di peso per i nostri fratelli,
ciò che comincia con il lavoro delle mani al fine di
non pesare su nessuno, al fine di trovare per noi e
per gli altri uomini una via d'uscita dalle miserie,
dagli abusi, dalla schiavitù e dai torbidi del secolo».
Lavoro ispirato dal dono, il servizio e il sacrificio
(ciòè rendere sacro) che sono il contrario del lucro,
dell'ambizione, della bruttezza.
Nel mestiere, nobile perché libero l'importante
non è il prodotto, a cui lui è assegnato, ma l'uomo. È
una celebrazione della Vita. Il lavoro non è ciò che
costringe o sfrutta, ma ciò che nobilita e armonizza
le cose, gli animali e la gente.
L'acqua non deve oltrepassare i 50° affinchè i
fermenti non vengano distrutti e il glutine non
svanisca.
LA PASTA DI PANE
Usare un lievito corrispondente ad un quarto o
un terzo del totale della pasta da panificare (vedere
esempio subito dopo).
Questa lievitazione è ottenuta a partire dal
«capo» piccola palla di pasta che si ottiene sia per
fabbricazione, sia tenendo un pezzo di pasta della
panificazione precedente. Il suo peso è un sesto o
un settimo di quello del lievito.
PANIFICAZIONE
Ingredienti: grano, sale, acqua
GRANO
Lasciare il grano appena consegnato riposare
almeno 8 giorni prima di utilizzarlo.
1 Kg di grano rende circa:
- 1, 450 Kg di pane completo (integrale)
- 1, 300 Kg di pane all'80%, se cioè si toglie circa il
20% di crusca (semola) dalla farina completa.
Nella misura possibile utilizzare della farina
fresca…. Per il pane integrale, utilizzare solo la
farina di grano biologico garantito, i prodotti
chimici lasciano le loro tracce principalmente nello
involucro.
Procedere con una lievitazione naturale, di
origine naturale, senza nessuna aggiunta di lievito.
Il lievito, selezione di fermenti, non contiene
l'enzima capace di sciogliere la semola per la sua
assimilazione dall'organismo. Quest'ultimo userà
allora le proprie risorse, il che condurrà con il
tempo, a una decalcificazione (tesi del Dr. J.
Ruasse).
Il lievito di farina, invece, produce una varietà di
Capo
Mescolare un po' di farina e d'acqua tiepida in
modo da ottenere una pasta liquida (pasta per
crêpes), un quarto di palla di impasto. Lasciare
riposare da un giorno e mezzo a due giorni dentro
un luogo temperato. Poi versare dell'acqua tiepida
su questa pasta, stemperare bene e aggiungere la
farina necessaria alla fabbricazione di una mezza
pasta da pane, due terzi o tre quarti di palla di
impasto. Lasciare riposare come prima un giorno e
mezzo-due.
Riprendere la pasta per un terzo impasto.
Disciogliere dentro l'acqua tiepida e fare una pasta
ferma. Lasciar lievitare un giorno o due. Se la farina
è buona, dopo 24 ore, la pasta deve aver
raddoppiato il proprio volume. E il Capo .
9
bollente. Più i pani sono piccoli più il vapore
(condensa) deve essere denso al momento
dell'infornata. È questa condensa che permette la
formazione di una crosta fine e un gonfiamento
migliore del pane.
Fare le incisioni con una lama fine e tagliente. Un
buon taglio aiuta lo sviluppo del pane.
Proteggere sempre la pasta dalle correnti d'aria e
dalla luce.
Lievitazione
D'estate versare dell'acqua fredda sul Capo,
temperata d'inverno.
Fare una pasta ben ferma. Metterla sia nella farina
in mezzo alla madia, sia in una terrina.
Lasciare lievitare da 8 a 12 ore.
Dalle 11 alle 11 e mezza:
Sfornare il pane e tenerlo al caldo per un
–
certo tempo per evitare che la crosta non si screpoli
per il troppo brusco cambiamento di temperatura.
– Non dimenticare di proteggere il pane con un
panno fino a che non lo taglierete.
Pasta di pane
Prima fase: versare rapidamente l'acqua salata a
temperatura giusta nel lievito che abbiamo diluito.
Incorporare la farina (serbandone una piccola parte
per la seconda fase), introdurre più aria possibile
nella pasta (soffio) cosa che si può mostrare, ma
non si può spiegare a chi non l'ha mai visto fare.
Lasciare riposare più o meno cinque minuti.
Seconda fase: Aggiungere il resto della farina per
rinforzare la pasta, soffiarla una seconda volta.
Lasciar riposare un'ora. La pasta va coperta con un
panno o con un'altra copertura in un luogo
temperato.
Si contano circa cinque ottavi di farina e tre ottavi
d'acqua. Questa varia secondo la qualità della
farina. Più aumentiamo la proporzione d'acqua,
più a lungo il pane si mantiene fresco.
Impastare in due fasi dà più corpo alla pasta, ciò
permette di fare una pasta più leggera.
Impastare il giusto per ottenere una pasta che non
si appiccichi.
Impastare troppo uccide la pasta.
In tutte le operazioni, ricordarsi che c'è una
collaborazione (comunione) tra la farina, l'acqua e
il panaio. Quest'ultimo deve soltanto far lievitare la
pasta. Ogni operazione può sia far lievitare, sia
distruggere la pasta.
LA TECNICA
Le materie prime
hanno un valore secondario
per ottenere un buon pane.
Qusi tutto dipende dal panettiere
che, cosa molto importante,
deve essere sempre presente,
non solo con la sua testa e le sue mani
ma anche con il suo cuore.
UNIONE DELL'ESSERE
Unione nel fine e nei mezzi
Presente e efficiente
Un buon pane dipende ugualmente dal dono
L'acqua viva è dono
Il grano, frutto della terra
E dono del paesano
Il sale dono del mare
Offerta del sole
Ecco perché il pane
Deve essere spartizione e rispetto.
RITMO DI FABBRICAZIONE
«L'uomo non vive solo di pane. Le nostre azioni sono
fatte di parole per nutrire quelli che hanno fame e sete di
giustizia, che ce li rende cari.
Viene il tempo del banchetto con tutti quelli che hanno
ancora fame e sete di riconoscenza reciproca, di
riconciliazione, di pace non come ce la dà il mondo».
Dalle 5 e un quarto alle 6 e un quarto:
Impastare la pasta.
–
Dalle 7 e un quarto alle 8:
Mettere la pasta in forma (panieri o
–
stampi);
– Serbare un pezzo di pasta per la prossima
fabbricazione;
– Lasciare lievitare da un'ora e mezzo a due ore
al riparo dalle correnti d'aria, in un luogo
temperato.
Dalle 9 e un quarto alle 10:
Mettere in forno caldo per i pani piccoli
–
(220°), cuocere da 25 a 30 minuti. Meno caldo per i
grandi pani (180°-200°), cuocere per un'ora.
Prima d'infornare, produrre vapore nel forno sia
per aspersione, sia mettendo un recipiente d'acqua
10
AZIONE NONVIOLENTA
essere sopraffatti, la paura dell'ignoto, la paura di
quelli che non sono come noi, la paura della
reazione dell'altro, creano resistenze che ci
impediscono a volte, anche se fondamentalmente
tesi verso lo stesso obiettivo, di unire le nostre
forze.
Dando inizio alle azioni dei Falciatori Volontari,
insieme, abbiamo raccolto la sfida.
……
Certo, le azioni non sono state sempre
perfettamente preparate, l'entusiasmo, lo slancio,
la rabbia in corpo e le paure hanno sostituito
qualche volta le regole della strategia nonviolenta… Si, certo, anche se tutti hanno
sottoscritto un impegno di mantenersi nel quadro
di un'azione non-violenta, non è dato a tutti di
essere al corrente dei criteri fondamentali della
non-violenza: dissociare l'oggetto del conflitto
dalle persone implicate, rispettare l'avversario,
ricercare il dialogo….e metterli in pratica.
Si, certo vi sono stati errori e a volte è stato il caos.
…
Ma vi è stato anche molto coraggio nell'affrontare i
colpi, i lacrimogeni, le granate offensive e
assordanti nei campi, nell'affrontare le pressioni, le
intimidazioni, i tribunali, nell'affrontare i
gendarmi con giubbotti antiproiettile che son
venuti alle 6 del mattino per portarci via e ai quali
abbiamo offerto un caffè…
Si, certo il movimento dei falciatori ha dei rischi: è
un auto-organizzazione, nessun capo, nessun
referente… il rifiuto da parte dei contadini della
nonviolenza come ideologia …ma nello stesso
tempo la scoperta, con grande interesse, di ciò che
Gandhi chiamava “l'arma dei poveri”, l'azione nonviolenta, e vogliono formarsi, vogliono
comprendere come funziona quest'arma cittadina
che dà loro la possibilità di dire “no” in una società
che li priva sempre più di mezzi per esprimere il
loro disaccordo. Sanno che stanno remando
contro-corrente.
E vogliono imparare, ad
appropriarsi della non-violenza attiva, farne il
mezzo privilegiato della loro lotta. Sono coscienti
che questa scoperta non è banale e che recuperano
mediante questa un potere sulla loro vita.
…..
Dobbiamo comunque darci il tempo per un
bilancio e chiederci se la strategia scelta è quella
buona, verificare se altre strategie sono possibili. Il
movimento dei Falciatori non ha rifiutato d'interagire con la giustizia, di utilizzare armi legali per
far condannare Monsanto e Meristem
Thérapeutique per le prove di OGM illegali fatte.
Lotta contro gli OGM
in Francia:
I falciatori volontari
*
di Anna Massina
**
e Jean Baptiste Libouban
[Anna Massina]
'avventura dei “Falciatori Volontari” è
iniziata nell'estate 2003 durante l'incontro
sul Larzac per “Un altro mondo è possibile”
e continua tutt'ora tenacemente da parte di circa
6.000 persone che si oppongono alle coltivazioni di
piante geneticamente modificate in aperta
campagna, coltivazioni che mettono a serio rischio
ogni altro tipo di coltivazione (tradizionale e
biologica), il diritto dei contadini ad appropriarsi
dei loro raccolti per procurarsi i propri semi, la
nostra salute: arroganza e desiderio illimitato di
potere da parte di un pugno di multinazionali che
diventerebbero, in nome del “progresso” e della
“ricerca”, i proprietari delle risorse agricole e della
nostra sussistenza.
……
La lotta dei Falciatori Volontari è una campagna di
disobbedienza civile/civica e, per questo,
collettiva, a viso scoperto e non-violenta.
…..
Il movimento dei Falciatori Volontari è formato da
persone di ogni età, di ogni ambiente, sindaci,
deputati, studenti professori, operai, pensionati…e
contadini che combattono per la sopravvivenza
delle loro terre. Tutte queste persone hanno
risposto all'appello con una grande generosità,
molto coraggio e il massimo di buona volontà,
profondamente convinti che la causa è fondata e
giusta; si sono resi disponibili in ogni momento
alle azioni, ai processi, al sostegno, sentendosi
solidali gli uni con gli altri in un modo che non è
facile vedere ai nostri giorni. …
Riunire tante persone così diverse per uno stesso
obiettivo è certo una sfida. E d'altra parte, nella
preparazione di azioni non-violente in altri
contesti, la questione “rimaniamo fra noi oppure ci
apriamo?” torna spesso, con le preoccupazioni
sulla messa a punto di una buona strategia perché
tutto si svolga nel migliore dei modi. La paura di
L
*
della Comunità dell'Arca di St.Antoine
della Comunità dell'Arca de La Fleyssiere, già
Responsabile internazionale dell'Arca
**
11
Altre azioni sono probabilmente possibili.
Già prese di coscienza importanti sono avvenute
dall'inizio di questi anni di lotta: sono state
richieste e fatte formazioni all'azione non-violenta,
e altre sono in programma;
risarcimenti ai
contadini presso i quali abbiamo falciato sono stati
proposti e messi in pratica; possiamo forse sperare
in un'avvio di dialogo con i contadini convinti del
valore degli OGM. La “lettera ai contadini” è
appena stata pubblicata su “Campagnes
Solidaires”, mensile della Confederation
Paysanne. Poco a poco spunta un'immagine più
globale della non-violenza.
di tre mesi di prigione con la condizionale e gli altri
a due mesi. È sempre il principio di uguaglianza
che domina come potete vedere !
José, come le altre volte, ha fatto sapere che rifiuterà
il braccialetto alla caviglia che gli avrebbe
permesso di scontare la pena fuori dal carcere. Se
lo Stato mette in prigione i cittadini responsabili
che prendono su di sé la difesa dell'interesse
generale, dovrà assumersi la responsabilità di
questa scelta. E' all'opinione pubblica che il
governo e i giudici dovranno rispondere.
I giudici non hanno quindi riconosciuto
l'importanza del principio di precauzione presente
nella Carta dell'Ambiente. Questa Carta è ora
parte della nostra costituzione di cui diventa un
punto fermo come la sovranità nazionale, la libertà,
l'uguaglianza, la fraternità o il diritto di proprietà
così caro alle repubbliche borghesi. Questa Carta
istituisce il diritto a un ambiente sano per ogni
cittadino. Non istituisce solamente dei diritti ma
anche dei doveri.
Ogni cittadino diviene
responsabile del patrimonio naturale come la terra,
l'acqua, l'aria e ogni vegetale. Riconosce dunque
una proprietà comune a tutti.
Questo non
impedisce l'esercizio della proprietà privata, ma
questa non può esercitarsi a spese degli altri. Vi è
quindi conflitto di proprietà tra le aziende e i
contadini che piantano OGM da una parte e
dall'altra i falciatori. Per ora, in questo processo, la
giustizia non è andata a nostro favore. Eppure il
principio di precauzione scritto in questo testo
implica la prevenzione quando vi è rischio. I
tribunali di Orleans e di Versailles hanno infatti, in
precedenza, rilasciato i falciatori sulla base di
questa urgenza. La necessità fa la legge. In nome
di valori superiori la gerarchia di questa si
capovolge. È il caso della legittima difesa che vi
autorizza a picchiare sulla testa della persona che
attacca il vostro vicino. La necessità, nel nostro
caso, non fa quindi ancora la legge, ma il lavoro
specifico della disubbidienza civile può fare
evolvere il diritto. La biodiversità è in pericolo.
Come per l'obiezione di coscienza ci vorrà tempo,
ma la verità prevarrà.
José Bové, non essendo privato dei suoi diritti civili
potrebbe fare campagna elettorale dietro le sbarre;
non ha nulla da temere, il giudice che applica le
condanne attenderà saggiamente che le elezioni
presidenziali siano terminate per, eventualmente,
incarcerarlo
se il presidente eletto non li
amnistierà. Se è dentro molti si sentiranno solidali.
Sarà un grido che riecheggerà per giorni, per la
salvaguardia della biodiversità, per la libertà di
scegliere la nostra alimentazione e per i contadini la
libertà di scegliere la propria agricoltura.
L'annuncio della condanna dei Falciatori
rafforzerà i produttori di semi che vogliono
rendere la situazione agricola irreversibile
“Dovete prepararvi alla non-violenza. Tutti sanno che, per
fare la guerra, ci vogliono anni di preparazione. E, inoltre, è
necessaria una preparazione a questa preparazione,
dall'infanzia, nella famiglia e a scuola. Doppio lavoro: si deve
non solo apprendere una maniera nuova, ma disapprendere la
vecchia maniera che ci è stata inculcata e il cui modello
s'impone ogni giorno da parte delle cose in mezzo alle quali
viviamo.
Bisogna esercitarcisi assiduamente, senza
risparmiare alcuna fatica [Lanza del Vasto Tecniche della
non-violenza]. …….
Dobbiamo essere attenti, perseveranti, fiduciosi. E
gioiosi!
[Jean Baptiste Libouban] Il 7 febbraio, la Corte di
Cassazione ha confermato la condanna
pronunciata dalla Corte di Appello di Tolosa il 15
novembre 2005 nei riguardi di 8 falciatori
volontari.
Sono stati giudicati per aver
neutralizzato una prova di mais transgenico nel
comune di Menville vicino a Verdun sur Garonne
nel luglio 2004.
Il primo giorno di azione dei Falciatori Volontari,
erano più di mille sui campi. Quattrocento di loro
hanno riconosciuto davanti alla polizia di aver
partecipato direttamente a questa
neutralizzazione. Sono “comparenti volontari”,
seconda originalità di questa azione di
disubbidienza civile. In Francia il procuratore ha la
prerogativa della opportunità dell'azione penale.
Fra i quattrocento ne ha scelti otto, otto che, se
hanno rispettato le regole dell'azione, hanno
falciato una spiga ciascuno. Tutti dovevano
partecipare e il campo era piccolo. Sono dunque
alcuni più colpevoli di altri?
L'uguaglianza
davanti alla legge non c'è ai nostri giorni e gli altri
comparenti volontari sono ancora in attesa.
Risultato: José Bové è stato condannato a quattro
mesi di prigione effettivi per aver falciato una
spiga. Nel gruppo figurano Gerard Onesta, vicepresidente del Parlamento europeo, Noel Mamère,
deputato della Gironde, un consigliere regionale
dell'Aquitaine, due consiglieri municipali di
Tolosa e io stesso. All'infuori di José tutti gli altri
sono stati condannati a pene con beneficio della
condizionale e ad ammende con interessi. I
deputati in quanto legislatori si sono visti graziati
12
contaminando tutto. Spingono sotto sotto il governo a
fare decreti di urgenza evitando il dibattito pubblico
parlamentare. I coltivatori di mais annunciano già per
quest'anno 50.000 ha di mais transgenico. Anche se
questa cifra è certamente gonfiata, il pericolo è reale.
Senza un minimo di legalità non possono organizzare
filiere specifiche (trasporto, stoccaggio…) Per ora con il
mais OGM, viene contaminato solo il mais - Cosa che
banalizza il male nell'opinione pubblica. Se domani per
produrre i biocarburanti si coltiverà la colza transgenica,
saranno tutte le rafani, le crocifere ad essere contaminate :
diventeranno tutte resistenti al “Round-up”. I francesi
preoccupati all'86% della situazione si sveglieranno ??
Solo una moratoria potrebbe evitare il dramma.
José Bové sarebbe nuovamente nella sua prigione la voce
dei senza voce.
È vero che rimane un ricorso davanti alla Corte Europea
di Giustizia, ma tale ricorso non sospende l'applicazione
delle pene.
anni di prigione, ferma per i campi commerciali e
fissa tre anni per gli “esperimenti”.
L'avventura continua.
Un abbraccio!
Anna
[da: «Nouvelles de l'Arche» anno 55, n.3, marzo/aprile 2007,
traduzione di Laura Lanza]
Contro lo scudo
stellare americano
… ultime notizie
Prima di stampare questo numero di Arca Notizie abbiamo
chiesto un aggiornamento sulla situazione dei falciatori ad
Anna Massina, che ci ha prontamente risposto.
L
a protesta contro lo scudo stellare
americano si estende a tutta l'Europa
Martedì 13 maggio Jan Tamas, leader del
movimento ceco contro la base radar USA, ha
cominciato uno sciopero della fame insieme
all'attivista Jan Bednar.
20 città europee - Parigi, Madrid, Roma, Atene,
Berlino, Bruxelles, Amsterdam, Copenhagen,
Budapest, Zurigo, Tolosa, Malaga, Porto, Colonia,
Milano, Trieste e Torino - si sono unite alla protesta
portata avanti a Praga. “Le abbiamo provate tutte,
ma il nostro governo non ci ascolta e
continua a ignorare il fatto che il 70% dei Cechi è
contrario all'installazione della base radar USA,
come parte del progetto di difesa missilistica”
sostiene Jan Tamas.
“Non vogliamo una silenziosa occupazione
militare del nostro paese, che comprometta il
futuro del nostro continente. Chiediamo agli amici
di altri paesi di sostenere la nostra lotta, visto che
si tratta di una questione europea e non solo
locale”. Jan Tamas e Jan Bednar porteranno avanti
la loro protesta in un locale nel centro di Praga.
A Torino la tenda degli amici dell'associazione
“Mondo senza guerre” è stata allestita in via
Garibaldi. La segreteria regionale MIR-MN ha
aderisce alle azioni contro lo scudo stellare,
impegnandosi a partecipare a rotazione al digiuno
in corso.
Cara Laura,
prima di tutto, sono molto onorata che Arca Notizia possa
pubblicare il mio testo. Grazie.
Le ultime notizie concernenti i faucheurs:
Il tribunale di Orléans ha rilasciato il 6 giugno 58 faucherus
riconoscendo “lo stato di necessità”.
Grande vittoria, è la terza volta, il procuratore ha fatto
appello. Le altre due volte, il tribunale, in appello, ha
condannato i faucheurs.
Jean Baptiste ha avuto un processo per “rifiuto di ADN”
(rifiuto di sottoporsi a esami biometrici di identificazione,
ndr). Il tribunale l'ha condannato a un euro simbolico, ma
il procuratore ha fatto appello.
Io sono rinviata in giudizio il 5 e 6 giugno con altre 40
pêrsone a Toulouse per un “fauchage” (falciatura di
colture commerciali) nel 2006 . La decisione del tribunale
sarà ai primi di settembre. Il procuratore ha richiesto un
mese di prigione con la condizionale.
Per quel che riguarda il reato di “associazione a
delinquere” sto aspettando la decisione del procuratore
della repubblica che deve decidere se rinviarmi a
giudizio. Il giudice istruttore ha finito il suo lavoro in
aprile.
Intanto un'altra inchiesta per “associazione a delinquere”
è partita da Monsanto: Jean Baptiste e altri tre sono stati
interrogati dal giudice a Orléans.
La legge francese sugli OGM è passata in maggio:
legalizza la coesistenza OGM e non-OGM (che di fatto è
impossibile) e legalizza anche il delitto di fauchage con 2
Info: petizione: www.nonviolence.cz
sito : www.nenasili.cz/en/
13
CONDIVISIONE
sta dietro un terreno terrazzato, ripulito, ben
curato, e si impara ad avere il più profondo rispetto
per chi è riuscito a fare tanto, e gratitudine per chi
ha deciso di dedicarsi a recuperare la campagna e la
casa con le proprie mani.
Piccole Riflessioni
Note dalla settimana di formazione per
coordinatori campi estivi mir/mn alle
Tre Finestre di Belpasso
di Laura Gentili
ACCOGLIENZA
Il calore e la naturalezza con cui la fraternità e gli
amici siciliani hanno condiviso ciò che possiedono
sono stati davvero una testimonianza: e abbiamo
avuto bisogno di tutto, dai vestiti pesanti per il
freddo a cui non eravamo preparati, all'automobile
per gli spostamenti che non avevamo immaginato
così complicati, al cibo - non ultimo un'enorme
barattolo di preziosa crema di peperoncino.
*
A
rriviamo alle Tre Finestre intorno a
mezzogiorno, dopo circa 8 ore dalla
partenza da casa.
Nel viaggio abbiamo già tirato fuori buona parte
delle nostre contraddizioni: sembra strano
scegliere un viaggio aereo - per giunta low-cost - per
partecipare a un campo nonviolento presso una
fraternità dell'Arca... ma tant'è, questi siamo noi, e
il desiderio di conoscere fratelli di cammino tanto
lontani, nonostante il lavoro, le poche ferie, le
risorse economiche scarse, ha avuto la meglio.
Certo che ne abbiamo consumato di petrolio...
La settimana è davvero stata formativa: tutti i
pomeriggi ci siamo confrontati sui campi che
organizziamo, abbiamo condiviso chi siamo, e
abbiamo verificato ancora una volta che la
formazione più grande non sempre passa
attraverso la parola, ma più spesso viene da altre
attività, altre esperienze. Ne ricordiamo qui alcuni
momenti attraverso “parole” che non
dimenticheremo, perché hanno assunto una
sfumatura nuova:
ACQUA
La fraternità utilizza l'acqua piovana per lavare
e lavarsi; l'acqua per cucinare e bere si prende in
paese alla fontana. Occorre attenzione, occorre
inventare modi per recuperarla, occorre
controllare di quanta acqua si dispone. Noi non
siamo abituati a prestare questa attenzione ed è
stata una buona palestra.
In quest'ottica, un paio di acquazzoni nei primi
due giorni di presenza sono stati il miglior saluto
di benvenuto!
LAVORO
Ci siamo impegnati, senza certo riuscire a
eguagliare l'impegno di Tito, che tornato dal lavoro
si cambia e si tuffa nella campagna sino al
tramonto. È stato bello: bello lavorare insieme,
bello sentire di star facendo un lavoro utile, bello
sentire la fatica, il caldo del sole e del fuoco, bello
partecipare in infinitesima parte ai lavori di
sistemazione degli ambienti. Solo lavorando si
capisce l'enormità dell'impegno e della fatica che
LA PREGHIERA CON I BAMBINI
Trovarsi circondati da bambini
bambini
splendidi - è stata una esperienza preziosa per
quanti di noi non hanno avuto o non hanno ancora
avuto il dono dei figli; ma la più preziosa di tutte è
stata pregare insieme a loro. Alle Tre Finestre
rivolgersi verso il sole per la preghiera del mattino
significa affacciarsi sulla valle e sulla campagna, e
poterne contemplare la bellezza. Pregare intorno al
fuoco, la sera, è un "lusso" che i cittadini non si
possono permettere... ma anche nella campagna
siciliana è consentito solo fintanto che la siccità non
avanza.
Mi sembrava quasi che dovesse essere facile tornata a casa continuare con quei ritmi, quella
dedizione, quella intensità.
Ma non è stato così. Non è facile da soli, non è
facile una volta rientrati nella nostra quotidianità,
non è facile senza sentire e quasi toccare con mano
l'energia che si sprigiona nello stare vicini, nel
cerchio.
Perciò è necessario e vitale stringere legami di
fraternità con chi cammina sulla stessa strada per
poi addirittura, sorprendersi a scoprire che un
legame c'era già ancor prima che ci incontrassimo,
e poter essere noi stessi senza paura e senza
vergogna. Perché anche nella hall affollata di un
aeroporto si può tirare fuori un libro di Lanza del
Vasto, mettersi vicini e pregare in comunione con
tutti i fratelli del mondo.
*
14
Coordinatrice Campi MIR
mi pare, altissimi) che succhiano l'acqua di un
ruscelletto che scorre sul fondo, poco dopo un
praticello.
All'Eremo vivono due monaci (Lorenzo ed
Ersilio) dei Servi di Maria. L'ordine nacque a
Firenze nel sec. XII da sette uomini devoti della
Madonna, che lasciarono tutto per dedicarsi alla
preghiera e alle opere caritatevoli. Sappiamo bene
che oggi quell'Ordine è molto diverso, ma tuttora
ha avuto dei frati fuori del comune: oltre P.
Vannucci, David Maria Turoldo ed alcuni di
Ronzano (BO), dove il nostro Amico dell'Arca, Lino
Colombi ha vissuto a lungo coltivando il suo orto.
Per chi non conoscesse P. Giovanni Vannucci, egli
è stato uno dei primi in Italia ad interessarsi di vita
spirituale orientale, in tempi in cui l'opposizione
della gerarchia cattolica era fortissima (nel 1965
l'Arca aveva appena avuto fortunosamente il
primo collegamento con un vescovo francese,
quello che acconsentì a leggere il messaggio delle
20 donne in digiuno da dieci giorni affinché il
Concilio parlasse di nonviolenza). Da allora egli su
questo argomento ha scritto articoli (su Rocca) e
libri diventando un punto di riferimento per tutta
Italia. Molti di noi conoscono Il libro della preghiera
universale,(LEF) che è basato sulla idea di Shantidas
di dedicare un giorno della settimana alle
preghiere di una particolare grande religione; e che
addirittura ripete le singole preghiere per la varie
religioni (pp. 3-15).
All'Eremo non sapevano che rispondenza
avrebbe avuto la ripetizione dell'iniziativa
dell'anno scorso; ma al momento dell'accoglienza
sono arrivate una sessantina di persone che poi
sono cresciute fino a un centinaio. Questo è
certamente un segno di profondo legame con
l'Eremo, da parte di persone che abitano nella
provincia di Firenze e oltre (stranamente l'Eremo
appartiene alla diocesi di Fiesole, che è molto più
grande di quella di Firenze). Un partecipante aveva
proposto di far suonare le sue figlie (violino e
violoncello); cosicché l'inizio e la fine degli
interventi sono state allietati da brani di Bach,
Corelli e Vivaldi.
Mi avevano invitato perché il vecchio Amico
dell'Arca, Andrea Andriotti (frequentatore dei
Campi dell'Arca degli anni '70 ed ora a Findhorn,
che vive nella maniera più semplice e facendo il
pane per un convento di suore), mi aveva segnalato
a loro per scrivere un articolo sul 60° della morte di
Gandhi. Ho scritto un pezzo che sembra sia
piaciuto, dove avevo condensato tutto il senso di
quello che Shantidas dice ricordando Romain
Rolland: l'onda dello Spirito Santo, sollevata da
Gandhi. Ho parlato cercando di sottolineare che
oggi la nonviolenza di Gandhi è ancora tutta da
comprendere, perché viene vista preconcettamente
per tre motivi. Primo in quanto è religiosa e quindi
La San Giovanni
alle Stinche
di Tonino Drago
N
on mi era molto chiaro l'invito che mi
era arrivato. Poi là mi hanno spiegato.
L'anno scorso hanno festeggiato i 40
anni dell'eremo delle Stinche e lo hanno fatto il 24
di giugno, domenica, giorno di S. Giovanni, nello
stesso spirito dell'Arca di festeggiare il santo
universale.
Erano venute molte persone che hanno chiesto di
continuare questo tipo di incontro anche
quest'anno. Hanno scelto la domenica più vicina a
S. Giovanni ed hanno ridotto l'incontro da una
giornata ad un pomeriggio-sera.
Il programma era il seguente. “I volti della Pace.
ore 15,30: arrivi
ore 16: La profezia di Gandhi in Italia, intervento
di A. Drago
ore 17: Cristo nostra pace, intervento di G. Bruni,
fratello dell'eremo Stinche e del Monastero di Bose.
ore 18: Eucaristia.
Quindi rinfresco e cena per chi rimane.”
(Eremo san Pietro alle Stinche, 50020 Panzano (FI)
tel. 055 85 20 66, fax 055 85 20 86, e-mail:
[email protected] ; Pullmann SITA da Firenze, lato
destro della stazione Ferr. di S.M. Novella).
È stata una bella esperienza, compartecipata con
una nostra CARA amica di Casal di Principe (che
vive nell'occhio del ciclone con un grande
coraggio) e che quando eravamo a Napoli veniva
spesso agli incontri dell'Arca; era di passaggio ad
Assisi ed ha deviato per l'incontro.
L'Eremo è al confine con la provincia di Firenze e
Siena (poco dopo c'è Raddi in Chianti), piena zona
vinicola, con paesaggi magnifici tipicamente
toscani. È posto a più di tre km di strada sterrata dal
paese di Panzano (occorre farsi venire a prendere,
se non si hanno mezzi propri). È dentro una
valletta; prima ci sono dei terrazzamenti ampi,
posti a verde e a piante (da giardino o da frutto),
oltre ad un grande orto che i frati coltivano dal
tempo di P. Vannucci. A mezza costa si trova
l'eremo, ricostruito, con grande fatica ai tempi di P.
Vannucci, una casa colonica e una chiesetta
diroccate. Tutto è in pietra viva, la chiesetta ha belle
sculture e la casa è piena di quadri e icone molto
significative; l'arredo è tutto in castagno massiccio
con soffitti a travetti e mattoni rossi, tipici della
Toscana. Tutto ben curato e appropriato. Anche le
stanzette degli ospiti sono molto belle e semplici.
Giusto sotto la chiesetta, sul pendio scosceso, un
quercione centenario di 50 m. di larghezza che si
erge a lato della chiesa assieme ad altri alberi (olmi,
15
sarebbe arretrata; infatti tutti i troppo intelligenti
occidentali credono che la secolarizzazione
supererà la religione e quindi Gandhi non ha fatto
altro che restare legato ad una tradizione caduca
(anche Muller lo giudica così e anche Galtung nel
libro Gandhi Oggi, EGA). Poi perché la sua
nonviolenza è etica, mentre la politica occidentale
ha dimostrato da secoli che l'unica maniera di fare
politica seria è seguire Machiavelli (separazione
morale e politica) ed Hobbes (homo homini lupus)
(anche le Democrazie cristiane fondate da due
secoli in tanti Paesi del mondo hanno accettato
questa logica, salvo personalità eccezionali, come
La Pira o Dossetti). Terzo, perché è contro il
progresso occidentale, proponendo uno sviluppo
alternativo (che neanche Muller accetta). In
definitiva i troppo intelligenti occidentali si rifanno
quasi tutti ad una nonviolenza “pragmatica” che
(ignorando la ricerca di verità che guida la
nonviolenza gandhiana) giudica una nonviolenza
religiosa come dogmatica o assolutista.
La gente sembrava contenta, anche se il discorso
era abbastanza nuovo. Ma non troppo, perché
Vannucci già includeva Gandhi tra Socrate e Cristo
(c'è un suo libretto: Gandhi: Lo sperimentatore della
Verità, Romena, Pratovecchio (AR), euro 6) che è un
suo discorso del 1981 agli scout riunitisi a Prato. Poi
ha parlato P. Bruni (che rivendicava di aver
conosciuto Shantidas ai campi di Ontignano, degli
anni '70), ma in termini cattolici tradizionali, sia pur
rinnovati da un 'intensa vita di fede.
Poi ci siamo spostati fuori perché eravamo troppi:
sul praticello vicino al rivo, sotto i grandi e
maestosi alberoni, con il sacerdote illuminato da un
raggio di sole al tramonto che dava una luce
ispirata. Una messa guidata da P. Lorenzo, che
sembra una roccia, seguita dal centinaio di
persone, sedute sulle panche o per terra sul pendio;
la comunione (di vino, per chi voleva) e di galletta,
assunta contemporaneamente, mentre cantava il
coro di Figline Valdarno venuto apposta (un
maestro da una bellissima voce profonda, alcuni
maschi dalle belle voci e canti dal gregoriano a canti
contemporanei, tutti a più voci).
Io avevo pensato di chiudere il mio intervento
con un segnale forte sulla vita spirituale, quello che
suggeriva Shantidas: mettere in chiaro le frasi del
Padre nostro. Ma poi, durante la Messa abbiamo
tutti recitato il Padre nostro nella versione di P.
Vannucci, dove c'è tutto quello che diceva
Shantidas: “Padre nostro che sei nei cieli. Il tuo
nome è santo. Il tuo Regno viene.
La tua volontà si compie sulla terra come in cielo.
Tu ci dai il pane di oggi e quello di domani.
Tu perdoni i nostri debiti, quando noi li
perdoniamo ai nostri debitori.
Tu non ci induci in tentazione, ma ci liberi dal
male.”,
Poi in festa abbiamo cenato (cibo affatto
vegetariano); lì si sono rinnovate amicizie o ne sono
iniziate di nuove. Senza saperlo, mi sono seduto
davanti a Gabriella Fiori, che nel 1974 venne ad
Ontignano per interrogare Shantidas sulla sua
amicizia con Simone Weil. Gabriella ha scritto due
libri su Simone, tradotti in inglese e spagnolo; e sul
tema ha dato conferenze in tante università
europee. Nei suoi libri c'è una foto molto bella di
Shantidas giovane e Simone in un caffé di
Marsiglia. Ora Gabriella è anziana, ma è sempre
molto viva. Poi ho conosciuto una psicoterapeuta
che ha cambiato mestiere per fare un centro di
benessere, dove si pratica yoga, massaggio e ogni
altra cura di tipo olistico. Poi una discepola di Tich
Nhat Hanh, Adriana Rocco, che vicino Firenze,
all'Impruneta, ha creato un luogo di accoglienza.
Poi donne toscane vivaci, con la lingua ben sciolta e
pronta, tutte segnate dall'esperienza avuta
all'Eremo nei decenni passati.
Non avevano pensato a fare qualcosa dopo cena
(anche perché i frati il lunedì mattina già dovevano
essere di nuovo sulla breccia). Mi sarebbe piaciuto
recitare la preghiera assieme attorno al fuoco; ma
mi hanno detto che anche loro la recitano, ma alla
vigilia della Pasqua.
L'indomani mattina, nella chiesetta la recita
molto viva delle lodi e partenza.
“Parlo a giovani, io anziano che ho visto molto
male e molto bene nel mondo, e sento urgente e
impetuosa sorgere dal vostro cuore una domanda:
dove sono le opere della nostra società cristiana o
post-cristiana che sia?
La mia risposta è quello che la lezione di Gandhi
ci dice: è inutile aspettare che gli altri cambino
rotta, è necessario che ognuno di noi passi dalla
violenza alla nonviolenza, che ognuno di noi veda
chiaramente le deviazioni che la dottrina di Cristo
ha assunto. L'annuncio cristiano è codice iscritto
nelle nostre coscienze, nella mia e in quella di
ciascuno di voi, e sappiamo bene quando siamo nel
suo messaggio e quando non lo siamo. Dobbiamo
avere il coraggio di guadare alle nostre strutture
violente e iniziare da noi l'opera di bonifica: è in noi
che si deve abbattere il piccone perché la violenza
cada e la via della vittoria possa aprirsi.
Da ogni parte vi si cerca e vi si chiama con
lusinghe e promesse. Avete il dovere di porvi una
domanda: perché e per chi morire? Sentite che non
potete vivere o per procurarvi una vecchiaia arida
ed egoista, per farvi largo a colpi di gomito nella
giungla umana; sentite anche di essere chiamati a
scuotervi di dosso la coltre di sangue e di fango che
vi è stata posta sulle spalle.
Il piccolo avvocato Gandhi vi ricorda la necessità
di un rinnovamento ad una nuova realtà di ideale,
di offrire ad essa l'immacolata potenza delle vostre
volontà terse e candide, di ricordarvi che ognuno è
16
chiamato a battaglie di vita e non di morte, per
redimere il nostro tempo, caduto tanto in basso.
Il piccolo avvocato Gandhi vi ricorda, con un
testo dei suoi libri sacri, i Veda, che la vita
dell'uomo è un'offerta, un pellegrinaggio, una
battaglia per l'intensificazione della propria
coscienza personale, e che le membra dell'uomo
che vuole servire la Verità sono il dono di se stessi,
il coraggio, la verità, la grandezza di un animo
nobile!”
Pellegrinaggio di
pace e nonviolenza
preghiere che avremmo recitato lungo il percorso.
Queste preghiere sono quelle scritte da Lanza Del
Vasto e recitate all'Arca con l'aggiunta della
“Ballata del Pellegrino” scritta da Padre Davide
Maria Turoldo. Prima della partenza abbiamo
effettuato un breve momento di “rappel” nello stile
dell'Arca e poi ci siamo incamminati. Lungo la
strada abbiamo effettuato delle pause per recitare
alcune di queste preghiere o per dei “rappel”. Il
clima tra i partecipanti è stato molto piacevole e a
piccoli gruppetti c'è stata l'occasione per
scambiarsi informazioni, considerazioni e per
condividere questo momento. Dopo aver percorso
circa due terzi del cammino ci siamo fermati ad un
Santuario per il pranzo. Lì ci hanno raggiunto altre
persone che non erano in grado di compiere tutto il
tragitto e ci hanno accompagnato per l'ultimo
tratto. Durante questi ultimi chilometri ci siamo
fermati all'abbazia di Fontanella dove c'è la
Comunità fondata da Padre David Maria Turoldo,
ci ha accolto il priore che ha tenuto un breve
discorso sui temi del pellegrinaggio che sono
sempre stati a cuore alla loro Comunità che tanto si
è spesa per promuoverli anche in paesi dove questo
compito è reso ancor più difficile dalla situazione
politica. Verso le ore 15 siamo finalmente giunti,
dopo aver percorso circa 25 Km, a Sotto il Monte
che è il paese natale di Papa Giovanni, qui ci ha
accolto Monsignor Capovilla che è stato il
Segretario particolare del Papa. È
stata
un'accoglienza davvero commovente e partecipe al
nostro gesto che ci ha permesso, dopo questa fatica,
di soffermarci un momento a riflettere su alcuni
punti in un ambiente significativo e con una
persona così profonda. Siamo quindi ripartiti e
abbiamo percorso l'ultimo breve tratto per
giungere a destinazione presso il P.I.M.E. che è
stato fondato proprio dove sorge la casa natale di
Papa Giovanni. Qui abbiamo recitato la “Preghiera
del Fuoco” e ad ogni partecipante è stata
consegnata una piantina aromatica quale segno di
un impegno a coltivare ciò ci era stato donato in
questo pellegrinaggio. Ci siamo quindi salutati con
''l’impegno a non lasciare che questo gesto cada nel
vuoto...
Non abbiamo avuto per ora l'occasione di
di Sara Nervi
Gli amici Mario e Patrizia Negrola ci avevano
informati che, su loro iniziativa e di Fulvio Cesare
Manara, Sara Nervi, Emilio Pennati, e Paolo Vitali si
sarebbe svolto un pellegrinaggio di pace e nonviolenza, a
piedi, da Bergamo a Sotto il Monte, per ricordare il 45°
anniversario dell'enciclica “Pacem in terris” di papa
Giovanni XXIII e del digiuno che Lanza del Vasto fece
nei giorni precedenti la sua proclamazione. Abbiamo poi
chiesto a Sara Nervi un breve resoconto dell'iniziativa,
che ci è stato cortesemente trasmesso e che con piacere
pubblichiamo.
D
omenica 22 giugno si è svolto il
“Pellegrinaggio di pace e nonviolenza”
ispirato da due grandi figure del secolo
scorso che a questo tema hanno dedicato la loro
vita: Papa Giovanni XXIII e Lanza Del Vasto. Di
Papa Giovanni ci è sembrato importante riflettere
e riproporre l'enciclica “Pacem in terris” nel 45°
anniversario della sua promulgazione.
Tale
documento rappresenta un testamento spirituale e
contiene intuizioni profetiche riguardo ai temi
della pace e della nonviolenza.
Lanza Del Vasto nei giorni della promulgazione
concludeva un digiuno completo di 40 giorni; in
una lettera al Papa chiedeva che nell' enciclica
fosse condannata definitivamente la corsa agli
armamenti e riconosciuta la Nonviolenza attiva
come metodo di risoluzione dei conflitti.
La mattina alle 7.15 ci siamo ritrovati nel luogo
stabilito in un gruppetto di circa 25 persone, la
composizione era eterogenea per età, provenienza,
esperienze ecc., ci accomunava il desiderio di
credere che esiste una possibilità nonviolenta di
affrontare i conflitti, sia nella vita quotidiana che a
livello macroscopico.
Dopo una breve presentazione del significato e
dello svolgimento pratico del pellegrinaggio
abbiamo distribuito un libretto contenente alcune
17
reincontrarci per scambiarci le nostre impressioni e
considerazioni. Quando lo faremo vi faremo
sapere.
ma è un'impronta culturale, di ideali, di sentimenti,
di passioni. In più possiamo aggiungere le
esperienze di ciascuno che formano il carattere,
fanno crescere in una determinata consapevolezza.
Tutto questo si chiama, oggi va tanto di moda e
spesso a sproposito, radici cristiane. Nelle mie
“radici cristiane” c'è senza dubbio l'incontro con
Shantidas. Vorrei condividere con voi tutti un
episodio che ho raccontato pure all'ultima festa di
san Giovanni a Casciago come introduzione ad una
serie di pensieri sulla Festa.
Nel 1979 e nel 1980 i campi dell'Arca si fecero a
san Vito dei Normanni paese natale di Shantidas,
addirittura presso la casa dove aveva vissuto
nell'infanzia. Due conferenze al giorno nella sala
comune, lavori vari, canto, danze, yoga, insomma
tutto ciò che prevedeva un campo d.o.c. di quel
periodo. Oltre alle conferenze, Shantidas rimaneva
con i campisti durante i pasti, assisteva ad alcune
attività, (ho delle foto in cui osserva le danze e si
vedono chiaramente dei giovani Tonino e Guido,
quasi trent'anni non sono passati invano, sic) e si
prestava sempre volentieri al dialogo con tutti
coloro che lo desideravano. La Jaca Book aveva
editato da poco un paio di suoi testi e si usava
andare da lui per farsi scrivere e firmare una dedica
nella prima pagina bianca del libro. Un giorno, in
attesa del pranzo lo vidi sul balcone da solo che
guardava il panorama e, mi dissi, adesso tocca a
me. Avevo esaurito i suoi libri dove era possibile
fare una dedica, non potevo certo chiedergli di
farne due sullo stesso testo, allora presi il primo
libro che avevo a portata di mano e andai verso di
lui. Il libro era la Bibbia e quando mi vide
porgerglielo si stupì e spalancando gli occhi, mi
disse:
- Ah, ma tu non sai quello che mi stai chiedendo di
fare!
Io sorrisi e capii benissimo il suo imbarazzo, ma
continuavo a porgergli quel libro. Allora lui
rassegnato? - lo prese lo stesso e mi fece questa
dedica sulla prima pagina:
Non sum dignus
di Dino Dazzani
O
gni tanto nella vita delle persone bisogna
fare i conti con il passato. Detta così è
brutale, allora diciamo che
periodicamente è necessario elaborare il passato
per capire meglio il presente, chi siamo e
soprattutto dove vogliamo andare e in quale
direzione. È un lavoro breve o lungo a seconda
della sensibilità delle persone, quindi non
codificabile e non omologabile a nessun altro
lavoro di questo tipo.
Tra novembre e dicembre scorso sentii il bisogno
irrefrenabile - preveggenza? - di raccogliere e
digitalizzare le tante foto che i miei genitori
avevano scattato nell'ambito famigliare, nelle gite e
così via. Appassionati di foto mi sono ritrovato con
un sacco di materiale e poco alla volta ho messo
sotto torchio il mio scanner con risultati, devo dire,
davvero eccellenti. Le ho divise per decenni e sono
rimasto stupito nel vedere foto che non avevo mai
visto prima come ad esempio una mia bisnonna
morta nel 1919 a causa della “spagnola”,
devastante epidemia che sconvolse l'Europa alla
fine della prima guerra mondiale. Poi non contento
di questo sono andato alla ricerca di altre fotografie
dai parenti più vicini e qui la sorpresa è stata
davvero grande. Quanti bei ricordi, i messaggi
affettuosi dei miei nonni scritti nel retro delle foto
che ho tolto dalle cornici e che rischiavano di
rimanere nascosti per sempre!
Poi all'inizio di dicembre mio padre cade davanti
a casa e si frattura una vertebra. Costretto a letto si
acutizzano le sue patologie, respiratorie e
cardiologiche. Comincia un andirivieni
dall'ospedale, un peggioramento continuo delle
sue condizioni di salute fino al decesso il 20
gennaio. Tralascio la descrizione di quei giorni
perché ancora oggi sono un elemento, per me, di
pena e dolore intensi. La morte di un genitore è
devastante. È, senza falsa retorica, una parte di sé
che muore con lui. Una parte di noi che se ne va e
non ritorna più. Capire chi siamo, elaborando il
passato come si è detto, porta risultati non scontati.
Noi siamo ciò che siamo perché i nostri avi erano e
sono stati così. Come un filo che si trasmette e si
dipana con il tempo. Non è solo questione di DNA,
Non sum dignus, non sono degno. Che grande segno
e testimonianza di umiltà!
Lo ringraziai, ma credo non abbastanza.
Quel “non sono degno” mi ha accompagnato per
tanti anni durante la mia vita e mi accompagna
tuttora. È diventato come un faro per me, ben al di
là di un semplice slogan. Un insegnamento a
fuggire dalle vanità, dalle superbie e da ogni
18
orgoglio che attaccano, deformano e rovinano la
vita e le relazioni umane. Mi hanno sempre
affascinato e attirato le persone che hanno fatto
dell'umiltà la pietra miliare della loro vita e qui
penso soprattutto a don Albino Luciani, più noto
come Giovanni Paolo Primo. Era nel suo stemma
episcopale: humilitas. La sua vita è un continuo
esempio di questa umiltà e semplicità come fattore
principale per costruire qualcosa di importante,
tessere importanti e speciali relazioni di
comunione con chiunque.
Per me è un sapore importante e “non sono degno”
è un invito anche e soprattutto a non
demoralizzarmi di fronte alle sconfitte della vita, i
fallimenti, i lutti, i dolori, la mia grande incapacità
nelle sfide quotidiane, nelle distrazioni e nelle
mancanze. Vuol dire non angosciarmi davanti alle
tante macerie della vita, nelle relazioni finite e
fallite o irrimediabilmente compromesse. Vuol
dire anche non esaltarmi per quelle piccole
cosiddette vittorie e soddisfazioni personali. Ah, la
vanità, che brutta bestia! Cerco di restare sempre
con i piedi per terra e sempre con la mente rivolta a
Gesù: solo per Te, solo per Te, accetto il brutto e la
Luce, la Bellezza e il dolore, la Vita e la morte.
Pace Forza Gioia.
Lutti
Josè Luis
Nel mese di giugno è morto Josè Luis il figlio
dodicenne di Rosa,consigliere internazionale per la
Spagna. Rosa faceva parte con la famiglia della
comunità della Longuera quando la comunità era
in essere. Lei e suo marito abitano ora in un paese
vicino dove hanno aperto un panificio e
riforniscono tutta la spagna di pane, farine e altri
prodotti bio.
A nome dell'Arca Italiana Laura Lanza ha fatto
pervenire a Rosa e questo messaggio
Cara Rosa, a nome di tutti i membri dell'Arca italiana
desidero farti arrivare il nostro pensiero, la nostra
presenza e la nostra preghiera in questo giorno di grande
dolore. So che ogni parola è insufficiente. Vorrei farvi
giungere il calore delle nostre mani e dei nostri cuori
riuniti attorno al fuoco della San Giovanni che pregano e
cantano al Signore per voi e il vostro piccolo figliolo che il
Signore ha richiamato a Lui. Possa lui gioire della Sua
presenza.
Il Signore vi doni la Sua Pace
Un abbraccio molto forte.
Laura per tutta l'Arca italiana
Di seguito la risposta di Rosa:
Cara Laura e cari amici dell'Arca italiana,
Grazie molte per il vostro sostegno e le vostre preghiere
verso la nostra famiglia e il nostro piccolo figliolo Jose
Luis.
I vostri messaggi ci mostrano che l'Arca è una
famiglia, c'è un senso fraterno che rimane vivo, e ci aiuta
in questi momenti difficili per noi in quanto genitori e
sorelle del nostro caro Josè Luis.
La morte di un bambino è difficile da capire, solo Dio ne
conosce la ragione. Forse, nei cieli c'è bisogno di queste
anime, di questi esseri di luce che mostrino il cammino
verso il Padre. Ringraziamo Dio per il dono che è stato
per noi José Luis. Domani avrebbe avuto 13 anni, ed era
pieno di gioia, di energia, di amore....
Ti ricordi come giocava l'anno scorso con il figlio di
Patrizia e Giampiero, e Tobi (il figlio di Robert) e
Johaness (il figlio di Gertrudis)? Giocavano senza
parlare la stessa lingua. I bambini sono così puri, così
ingenui, così felici.....
Teniamo tutto il suo amore e la sua gioia nei nostri
cuori e questo ci aiuta a guarire la sofferenza della sua
assenza, così come tutti i vostri messaggi che
rappresentano per noi una terapia di amore e di calore
verso i nostri cuori feriti.
Le pietre che hanno colpito José Luis, hanno colpito
anche tutti noi a La Longuera e nel nostro piccolo paese.
Laura: il Consiglio si farà comunque a La Longuera.
19
aperta. Una Chiesa in cui il coraggio del nuovo sia più
forte dell'abitudine di fare come in passato. Una Chiesa
dove si possa pregare nella propria lingua, esprimersi
nella propria cultura, esistere secondo la propria storia.
Una Chiesa di cui la gente non dica: “Guardate come
sono organizzati” ma “Guardate come si amano”.
Potremo pregare insieme presso José Luis, là dove sono le
sue ceneri sotto terra.
Un abbraccio a tutti.
Rosa, José Luis, Alba e Clara
Chiara Lubich
[da un messaggio e-mail di d. A. Antonelli, segnalato da
Dino Dazzani]
In occasione della morte di Chiara Lubich la
Comunità italiana dell'Arca ha fatto pervenire al
Movimento dei Focolari un messaggio di
condoglianze che pubblichiamo assieme alla
risposta ricevuta.
VITA
DELL’ARCA
La Comunità italiana dell'Arca di Lanza del Vasto
ricorda commossa Chiara Lubich, la sua vita tesa a
risvegliare i cuori, ad aprire strade, a ricercare l'incontro
e il dialogo con tutti gli uomini di buona volontà; segno
di amore e speranza resta per tutti noi un faro acceso
nella notte.
Laura Lanza (responsabile per l'Italia)
a nome di tutta la Comunità dell'Arca
San Giovanni 2008
Gentilissima Signora Laura Lanza,
nome del movimento dei Focolari la ringrazio
vivamente, insieme alla Comunità dell'Arca di Lanza
del Vasto, per la sentita vicinanza in questo momento di
dolore per il distacco di Chiara Lubich, nostra
amatissima fondatrice e presidente.
Con infinita riconoscenza a Dio per la vita di Chiara, e
per il carisma dell'Unità che Egli le ha donato,
auspichiamo che si realizzi sempre più la fraternità
universale.
Per il Centro del Movimento dei Focolari
Oreste Patti
Fraternità delle Tre Finestre
S
abato 21 giugno, con qualche giorno di
anticipo rispetto al calendario, la Fraternità
delle Tre Finestre si è riunita per festeggiare
la San Giovanni. Erano presenti all'incontro
Frederic Vermorel, monaco eremita della diocesi di
Locri-Gerace che già da tre anni condivide con noi
questo momento di festa, Francesco e Lucia del
“Gruppo Famiglie” di Belpasso, Ian e Maria delle
“Famiglie in Cammino di Palermo, Delia, altra
recente amica di Palermo interessata al canto e alle
arti in genere, Fenisia e … vecchi amici dell'Arca
residenti ad Enna.
L'incontro tematico è stato introdotto da una
riflessione di Enzo sul tema della comunità. Enzo
ha fornito alcuni elementi per rilanciare la proposta
comunitaria che è stata ultimamente offuscata, in
vari ambiti della società (compresi i movimenti e le
associazioni che si rifanno alla nonviolenza) da
un'enfasi eccessiva data alle “relazioni a rete”, che,
pur se importanti e necessarie, soprattutto per le
grandi distanze, non possono mai sostituire la
dimensione del cerchio, simbolo chiave della
comunità, modello di incontro che consente di
percepire il “volto” dell'altro e del gruppo nel suo
insieme, sperimentando l'unità nella diversità.
Ne è seguita una discussione partecipata che ha
usato sia il registro della condivisione in prima
persona che quello dell'analisi “sociologica”. Il
numero non eccessivo dei partecipanti ha
consentito che ognuno abbia potuto esprimersi. La
ricca cena ha concluso la serata in un clima di
La Chiesa che amo
di Mons. Guy Deroubaix
Noi amiamo la nostra Chiesa, con i suoi limiti e le sue
ricchezze, è nostra Madre. Per questo la rispettiamo,
sognando che sia sempre bella: una Chiesa dove è bello
vivere, dove si può respirare, dire ciò che si pensa: una
Chiesa di libertà. Una Chiesa che ascolta prima di
parlare, che accoglie prima di giudicare, che perdona
senza voler condannare, che annuncia invece di
denunciare. Una Chiesa di misericordia. Una Chiesa
dove il più semplice dei fratelli capisce ciò che l'altro dice,
dove il più sapiente dei suoi capi sa di non sapere, dove è
tutta la gente ad esprimersi e manifestarsi. Una Chiesa
di saggezza. Una Chiesa dove lo Spirito Santo possa
essere ancora invitato perché non tutto è già stato
previsto, regolato e deciso in anticipo. Una Chiesa
20
serena convivialità. Il giorno successivo la
Fraternità ha accolto per la prima volta al completo
il gruppo del “Punto Pace” catanese di Pax Christi
con il quale si è fatto il bilancio del convegno sulla
base Nato di Sigonella organizzato insieme alla
nostra Fraternità il 24 maggio (vedi articolo a
fondo pagina)
A pranzo sono stati nostri ospiti anche Andrea
con Simona e Augusto con Adriana, amici di
Palermo, che non erano ancora venuti alle Tre
Finestre. Con questi amici si è collaborato negli
anni passati per il lavoro di riflessione su mafia e
nonviolenza. Andrea Cozzo è professore di Greco
all'Università di Palermo dove ha istituito un corso
di teoria e pratica della nonviolenza, inoltre è
impegnato da alcuni anni nell'organizzazione di
corsi sulla nonviolenza per le forze dell'ordine.
Nel corso della preghiera abbiamo ricordato
coloro che non erano presenti e in particolare la
fraternità delle “Tre Finestre” in Sicilia,. Alberta
sentendola più che mai presente in mezzo a noi, e
Rosa della Comunità spagnola che ha perso suo
figlio in un incidente in montagna.
Dino Dazzani ha poi aperto la veglia con una
riflessione introduttiva molto apprezzata da tutti e
poi è seguita una lunga condivisione intercalata dai
vari canti, nel corso della quale ciascuno ha potuto
fare il punto della propria situazione, esprimere
sofferenze, gioie, preoccupazioni, timori…
Una breve pausa a metà della veglia circa per
riprendere energie e vigore e rinfrescare l'ascolto di
chi doveva ancora condividere.
Qualche momento di lungo silenzio che ci ha
permesso di far scendere nel profondo di ciascuno
quanto avevamo ascoltato e poi il canto dei primi
uccellini che annunciava l'alba.
Abbiamo recitato la preghiera insieme e abbiamo
accolto un nuovo membro della Comunità
dell'Arca, Enzo Gargano, amico da lungo tempo
che da alcuni anni lavora con il MIR di Torino
impegnato nei vari ambiti della nonviolenza e che
aveva da tempo manifestato il suo desiderio di
impegnarsi nell'Arca.
Dopo aver condiviso il pranzo di festa ognuno è
ripartito portando nel cuore l'intensità di quanto
vissuto insieme, riprendendo il proprio cammino
verso la prossima San Giovanni.
Patrizia Zendali
Enzo Sanfilippo
Fraternità di Casciago
A
nche quest'anno il ritmo naturale delle
stagioni ci ha portati alla San Giovanni.
Giovanni Battista, il solo non cristiano che
la Chiesa riconosce e venera come santo. Oggi più
che mai l'Arca è portatrice di un messaggio che va
al cuore dei problemi che viviamo ogni giorno, la
ricerca della verità nel rispetto della diversità.
Giovanni Battista il profeta che grida nel deserto
richiamando alla conversione, al cambiare
direzione.
La festa di S. Giovanni è sempre una buona
occasione per fare un po' il bilancio dell'anno
trascorso, e la sensazione che la corrente contro la
quale si cerca di andare sta diventando sempre più
forte è stata ampiamente condivisa.
Ci siamo incontrati con un gruppetto non
numeroso, ma felice di potersi ritrovare. Malgrado
i diversi e numerosi impegni assunti da tutti noi,
che rendono difficoltoso incontrarsi spesso,
abbiamo colto la gioia di questo momento.
Quest'anno abbiamo chiesto a Susy di proporci un
momento creativo nel corso della serata di veglia, e
Susy con grande capacità è riuscita a metterci in
mano un pennello e dei colori e attraverso questi
strumenti ci ha indicato come esprimere la parte
nascosta dentro di noi. Forse non siamo riusciti a
mantenere la dovuta necessaria attenzione,
lasciando Susy un po' delusa. Credo tuttavia che
questo lavoro abbia toccato molti di noi, in
particolare nella consapevolezza di questa parte
interiore di noi stessi che trovava una espressione
creativa e che ci ha lasciato anche qualche
interrogativo.
La notte di veglia è iniziata con la preghiera attorno
al fuoco, fuoco che ci ha accompagnato fino all'alba.
La base di Sigonella
interroga le nostre
coscienze
di Giorgio Buggiani
*
L
a base militare di Sigonella, le sue
trasformazioni negli ultimi anni e la sua
presenza, che continua a sollevare
interrogativi non solo etici e giuridici, ma anche
strategici e militari, sono stati argomento di
discussione nell'incontro organizzato Sabato 24
*
Responsabile del Coordinamento sud di Pax Christi,
Coordinatore del Punto Pace di Catania
21
Maggio dal punto pace Pax Christi di Catania, dalla
Comunità dell'Arca, dalla Comunità parrocchiale
dei Santi Pietro e Paolo, da Mosaico di pace e
dall'Università degli studi di Catania. Una giornata
di riflessione a più voci, svoltasi a Catania nell'aula
magna dell'ex convento dei Benedettini,
focalizzata su tre punti: gli aspetti giuridici della
base, il ruolo militare e il rapporto con il territorio
siciliano.
Ha contribuito a far luce sul recente
programmato potenziamento della base e sul
nuovo ruolo logistico assegnato per la dislocazione
di nuovi aerei (i Global Hawk) ed armamenti,
nonché quale centro radar terminale del Mobile
User Objective System (MUOS) Antonello
Mangano, del movimento Terrelibere.org,
collaboratore di Antonio Mazzeo, esperto di
Sigonella ed autore di numerose inchieste sui
retroscena ed intrecci attorno alla base, nonché
membro della Campagna per la smilitarizzazione
della base.
Interessante e rivelatrice di preoccupanti risvolti
sul futuro della base è stata la proiezione di un
filmato, messo a disposizione da Mazzeo, non
presente al convegno, già trasmesso da
RAInews24, che svela l'altissimo rischio
elettromagnetico che incombe su Sigonella a causa
dell'installazione del MUOS già segnalato da
istituti di ricerca incaricati dalla marina USA, non
raccolto dai vertici militari, che avrebbero dato
comunque il via all'operazione, e i non chiari
rapporti tra le istituzioni operanti nella base.
Francesca Longo, ordinario di politica dell'Ue
all'Università di Catania, ha invece relazionato
sulla complessa attribuzione dei ruoli e
competenze tra lo Stato Italiano, la Nato, gli Usa,
richiamando le vicende occorse, la legislazione, il
Memorandum bilaterale del 1957, gli atti secretati e
l'intricato sviluppo che ne è scaturito dal 1999 con il
vertice NATO di Washington.
Dal dibattito che ne è seguito, cui ha contribuito
don Fabio Corazzina, coordinatore nazionale di
Pax Christi, anch'egli relatore al convegno, che ha
esteso la discussione al complesso delle basi
italiane nel contesto NATO, è emerso il ruolo
“forte” che comunque riveste l'Italia a riguardo,
sotto il profilo decisionale, come riconosciuto dai
trattati, ma troppo spesso disatteso e soccombente,
se si eccettua l'evento ben noto degli anni '80 in
occasione della tragica vicenda dell'Achille Lauro oggi da rivalutare-, che mostrò la corretta
applicazione, senza tentennamenti, del principio di
azione esclusiva dello Stato Italiano in tali
circostanze.
”Si continua a sapere ben poco sulla base di
Sigonella ha inoltre ribadito la Longo già da alcuni
anni in grande espansione, non solo per la
ridefinizione degli obiettivi della Nato, ma anche
per lo spostamento sul versante sud dell'impegno
dell'alleanza. Un impegno che ha portato - ha
aggiunto- ad un aumento dei militari operativi a
vario titolo a Sigonella (oggi circa 7.000),
raddoppiati nel giro di pochi anni e occupati nella
sperimentazione ed applicazione di nuovi e
sofisticati sistemi di guerra, con investimenti da 26
milioni di dollari”.
Nel pomeriggio l'approfondimento si è spostato
sull'interrogativo “Sigonella e le nostre coscienze”,
curato da don Pino Ruggeri, teologo, e don Luigi
Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea. Entrambi, con
competenza, hanno riportato l'attenzione sul ruolo
del credente, sul valore della testimonianza da
fornire anche da parte delle istituzioni religiose,
mettendo in evidenza le incoerenze, anche recenti,
nelle azioni per il disarmo e la smilitarizzazione. La
responsabilità del cristiano, con richiamo al
magistero della Chiesa, da Costantino alla
Gaudium et Spes, nel suo rapporto con l'uso delle
armi, con la denuncia di una escalation mondiale, di
cui Sigonella è un esempio, è stata al centro di un
interessantissimo dibattito con i presenti e i
rappresentanti delle varie associazioni convenute,
a cui ha contribuito anche l'Arcivescovo di Catania
mons. Salvatore Gristina, da tempo atteso ad
incontri organizzati da Pax Christi, che si è
soffermato soprattutto sulla necessità di ripensare
ad una nuova via di soluzione dei conflitti.
“Tutti insieme - ha detto - nel rispetto reciproco
di posizioni differenti, dobbiamo impegnarci per la
pace anche in assenza di conflitti vicini a noi”.
L'ultima parte del convegno ha riguardato il
rapporto della base con il territorio. Di grande
impatto, anche emozionale, è stata la
testimonianza dell'avv. Terranova di Lentini (SR),
comune adiacente alla base, oggetto di vicende mai
chiarite di inquinamento radioattivo, provocato
dalla caduta nel 1984 di un aereo zavorrato di
uranio impoverito, evento che ha probabilmente
determinato, accanto a sospetti interramenti di
materiale tossico, a partire dalla metà degli anni '90,
un picco di morti per leucemie, come osseverato
dal centro epidemiologico provinciale dei tumori.
La conclusione dei lavori è stata affidata a don
Fabio Corazzina che, ragionando sui tre quesiti del
convegno (Sicurezza, indifferenza, inquietudine),
ha tracciato i fili conduttori per un mantenimento
dell'attenzione sulle vicende della base da parte
delle realtà, laiche e diocesane, e dei movimenti
locali, tra cui Pax Christi.
Giorgio Buggiani, coordinatore del Punto pace di
Catania e responsabile del Coordinamento sud
(erano tra l'altro presenti componenti dei punti
pace di Ragusa, di Acireale, di Taranto, Putignano),
ha mostrato soddisfazione per la partecipazione e
l'interesse suscitati da questa giornata di riflessione
su un tema in gran parte ignorato dalla
22
cittadinanza catanese e non, e ha raccolto le
conclusioni di don Fabio per un rilancio costante
delle informazioni e delle azioni su Sigonella, da
attivare in collaborazione e dialogo con la società
civile catanese.
Giornata
seminariale sul
pensiero di
Lanza del Vasto
Il Centro Studi Lanza del Vasto, col patrocinio del
Corso di Laurea Scienze per la Pace dell'Università
di Pisa organizza una giornata seminariale su:
IL PENSIERO DI LANZA DEL VASTO
Sabato 4 ottobre 2008
ore 9.00 - 19.00
Centro Interdisciplinare
di Scienze per la Pace
Via San Zeno, 17 (secondo piano) Pisa
DVD su Lanza del
Vasto
Dopo il convegno del Gennaio 2007 a Pisa su “Il
pensiero filosofico di Lanza del Vasto”(di cui
stanno per uscire gli Atti) la giornata di studio
vuole mantenere una continuità di studio e
riflessione sull'opera di Lanza del Vasto,.
In particolare la giornata seminariale vuole
riflettere sui suoi testi che ancora attendono sia una
analisi circostanziata sia una sintesi che li riporti
all'attualità. La giornata è aperta anche allo studio
dei vari aspetti delle sue molteplici attività: poesia
letteratura e musica, insegnamento della
nonviolenza, vita comunitaria, teologia, ecc.
Chi voglia partecipare con una sua
comunicazione, invii entro il 10 settembre alla
Segreteria un riassunto di max una pagina, con i
dati personali e della istituzione o gruppo di
appartenenza
L'eventuale accettazione verrà comunicata entro
il 15 settembre
È prevista la pubblicazione degli atti.
È finalmente disponibile, anche in versione
italiana il DVD Lanza del Vasto, il pellegrino , un film
di Louis Campana (Francia 2001), 62 minuti Produzione Shanti e Amis de Lanza del Vasto.
L'edizione italiana è a cura del Cans di Verona per
conto del Movimento Nonviolento, del
Movimento Internazionale della Riconciliazione e
della Comunità dell'Arca italiana.
L'edizione non è in commercio, ma un numero
limitato di copie è disponibile per i compagni e gli
amici dell'Arca. Per far fronte alle spese sostenute
per la pubblicazione chi fosse interessato a
riceverne una copia può inviare un libero
contributo di € 10,00 più le spese di spedizione
(2,50 euro) sul conto corrente postale numero
20286407 intestato a: Dazzani Dino - Imola
mettendo nella causale "acquisto dvd Shantidas".
Al fine di velocizzare l’invio del DVD, dopo il
pagamento del CC, inviare un mail di avviso a
[email protected]
Comitato Scientifico: A. Drago (Univ. PI), F. Manara
(Univ. BG), P. Trianni (Univ. Gregoriana RM)
Segreteria: A. Drago, tel. 050-937493, fax 06 233242218,
e-mail: [email protected]
23
Campo estivo di introduzione allo YOGA
Si è concluso nei giorni scorsi il campo estivo di introduzione alla yoga che si è tenuto presso la
Fraternità di Tre Finestre a Belpasso (CT) e organizzato assieme a Centro di Cultura Rishi di
Palermo.
C’erano una trentina di partecipanti nel prossimo numero pubblicheremo gli articoli che
racconteranno l’esperienza. Di seguito, per ora, solo alcune foto
ARCA NOTIZIE è un foglio di collegamento e di riflessione tra i compagni e gli amici della Comunità
dell'Arca in Italia.
Articoli, lettere, disegni vanno inviati a: Enzo Sanfilippo Via E. Carnevale, 4 90145 Palermo
(e-mail: [email protected].)
Il sito internet dell'ARCA in Italia è: http://xoomer.alice.it/arcadilanzadelvasto
Per continuare a ricevere Arca Notizie, il contributo per il 2008 è di 20 euro (15 per l'abbonamento on-line)
da versare sul conto corrente postale numero 14079214 intestato a: Patrizia Brambilla Via Sottocampagna
65 21020 Comabbio (VA)
Questo numero è stato consegnato per la stampa il 14 settembre 2008
24