arca notizie - Comunità italiana dell`Arca di Lanza del Vasto
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Trimestrale della Comunità dell'Arca in Italia ANNO XXIII NUMERO 2 APRILE/GIUGNO 2008 ARCA NOTIZIE La Terra cova il Fuoco, come lo dimostrano i vulcani, e l'Aria cova l'Acqua, d'onde nubi e piogge. Ora, quel che succede sulla terra e nei cieli si ritrova nel corpo e nell'anima dell'essere umano, riassunto del mondo: armonizzare gli elementi, dosare il caldo, il freddo, il secco e l'umido, trasmutare l'amore in potenza, gioia e gloria, e l'odio in giustizia e purezza, tutto questo significa trovare la salute, la saggezza e la beatitudine. Lanza del Vasto N. 2/2008 SOMMARIO pag. 2 Nel segno della condivisione Shantidas: pag. 3 La Trinità spirituale Appendice Critica avvertimento (di Lanza del Vasto, traduzione di F. Vermorel) Conoscere i problemi, semplificare la vita pag. 8 Il tesoro del panificio e la voce del pane (a cura di T. Drago) Azione nonviolenta pag. 11 Lotta contro gli Ogm in Francia: I falciatori volontari (di A. Massina e J. B. Libouban) pag. 13 Contro lo scudo stellare americano Condivisione pag. 14 Piccole Riflessioni Note dalla settimana di formazione per coordinatori campi estivi mir/mn alle Tre Finestre di Belpasso (di L. Gentili) pag. 15 La San Giovanni alle Stinche (di T. Drago) pag. 17 Pellegrinaggio di pace e nonviolenza (di S. Nervi) pag. 18 Non sum dignus (di D. Dazzani) pag 19 Lutti pag. 20 La Chiesa che amo (di Mons. Guy Deroubaix) Vita dell'Arca in Italia pag. 20 San Giovanni 2008 - Fraternità tre Finestre 8E. Sanfilippo) pag. 21 San Giovanni 2008 - Fraternità di Casciago ( P. Zendali) pag. 21 La base di Sigonella interroga le nostre coscienze (di G. Buggiani) pag. 23 DVD su Lanza del Vasto pag. 23 Giornata seminariale sul pensiero di Lanza del Vasto pag. 24 Campo estivo introduzione allo Yoga Nel segno della condivisione Cari amici, Q uesto numero due di Arca Notizie arriverà nelle vostre case, molto probabilmente, ad estate conclusa. Ci auguriamo che questo periodo, solitamente riservato ai bilanci e ai programmi ci trovi pronti per proseguire nel nostro cammino di crescita spirituale e di impegno. Questo numero del bollettino ha molte pagine di condivisione che riguardano iniziative svoltesi a ridosso della San Giovanni anche in contesti esterni all'Arca. Segno che l'insegnamento di Shantidas continua ad essere ricordato e seguito anche fuori della nostra piccola comunità. Dalla Francia, un resoconto della lotta dei falciatori contro le coltivazioni OGM e le indicazioni per la cottura del Pane secondo il metodo adottato dal Panettiere della Borie, mettono bene in luce due modi di produrre, di lavorare, di consumare, l'uno all'insegna del massimo sfruttamento della natura e del minimo sforzo, senz'alcuna preoccupazione per il futuro; l'altro, invece, teso alla ricerca del significato pieno del lavoro, del dono e del minor peso da far sopportare ai fratelli di oggi e di domani. A noi la responsabilità delle strade da intraprendere nella produzione del cibo e di ogni altra cosa che coinvolge la natura e il prossimo. Ogni gesto, anche se fatto lontano da chi oggi soffre la fame e l'ingiustizia, può essere vissuto nel segno della condivisione. Mentre scriviamo la nostra coordinatrice italiana Laura Lanza è in Francia per il Consiglio Internazionale, Patrizia Zendali ha partecipato alla Commissione Formazione che sta delineando le modalità di accoglienza per coloro che vogliono entrare a far parte dell'Arca; in Sicilia ci si prepara al campo estivo organizzato in collaborazione con il Centro Rishi e il suo Maestro avente per tema l'introduzione allo Yoga. Tutti argomenti dei quali avremo modo di darvi notizia nel prossimo numero. Intanto a tutti il nostro augurio per una estate serena. Pace Forza e Gioia! La redazione 2 5: Luogo (dove?) 6: Tempo 7: Situazione 8: Proprietà (habitus, έχεϊν) 9: Azione 10: Passione La Trinità spirituale di Lanza del Vasto APPENDICE CRITICA Il Filosofo analizza solamente le quattro prime categorie, Sostanza, Quantità, Qualità, Relazione, perché a lui sembra che le altre vadano da sé. Non è per nulla la nostra opinione, giacché la 5 e la 6 (dove e quando) pongono l’enorme problema dello Spazio e del Tempo. Dello Spazio, cioè delle figure, dei numeri, del vuoto, dell’astrazione nelle scienze e nelle arti. Del tempo, cioè della Vita, della Natura, dell’Evoluzione, della Storia, dei Cicli, del Ritmo, delle Arti e della Profezia. Penso che bisogna tradurre i termini 9 e 10, Azione e Passione, con Causa e Effetto, cioè spiegazione delle leggi della natura. Tuttavia l’antica denominazione copre un campo semantico maggiore perché evoca la libertà delle azioni umane nonché la sofferenza, evitando in tal modo di dissociare leggi morali e leggi naturali. La 7, tradotta Situs in latino, deve probabilmente essere intesa nel linguaggio d’oggi come condizione, o stato dell’ambiente, cosa che non si confonde con la causa, benché le condizioni costituiscano per ogni essere una causalità complessiva e concomitante. La 8, ejcei~n, è tradotta in latino col termine habitus, comportamento e modo d’essere abituale. Letteralmente significa Avere. AVVERTENZA S i conclude qui la sommaria esposizione della Trinità Spirituale. Nonostante la cura che ebbi di evitare le sottili analisi e i termini tecnici della filosofia, queste giornate di Pentecoste furono una dura festa per un buon numero di amici nostri. E forse ancora di più per te, Lettore, che non avesti la consolazione del sole filtrato dai rami, il grido degli uccelli e la brezza primaverile. A chiunque non ha il gusto e la pratica della speculazione astratta, onestamente consiglio di fermarsi qui. Se tuttavia sei pronto a tutto, ti auguro buona fortuna. Da parte mia, cercherò di fare del mio meglio – col rischio di passare per burlone o, peggio, poeta – per non romperti del tutto il cranio. I CRITICA DELLA CRITICA DELLA RAGION PURA Delle Categorie. Sguardo ai Predecessori Questo termine, che appartiene al linguaggio dei Logici, indica una cosa semplicissima: le prime domande che chiunque pone a proposito di qualunque cosa. Che cosa? Chi? Come? Dove? Quando? Quanto? Perché? E altre simili domande quotidiane. Si dovrebbe poterne parlare con parole popolari od infantili. In realtà, tutta la filosofia può essere definita come la risposta a queste semplici domande1. Aristotele è colui che, da solo e d’un sol colpo, stabilisce gli elementi, i principi e le regole della Scienza del Pensiero. Tale Scienza è stata insegnata nelle scuole fino ai giorni nostri e potrebbe esserlo ancora, e con profitto, per la salute mentale e la correzione di linguaggio delle nuove generazioni. Quelli che la contestarono, a cominciare dall’autore del Novum Organon2, furono, più che filosofi, dei teorici delle scienze fisiche che erano alla ricerca del metodo induttivo ordinato alle scoperte e alle prove sperimentali. Le 10 Categorie di Aristotele Il Trattato delle Categorie è il primo dei sei libri del famoso Organon o Logica di Aristotele. Ne presenta un elenco di dieci: Le 6 categorie di Kanâda 1: Sostanza (ούσία) 2: Quantità (quanto?) 3: Qualità (quale?) 4: Relazione (verso che cosa?:πρόζτί) Da parte sua, Kanâda (pronunciare: Kënâdë)3, fondatore di una delle sei filosofie indù, la Veisheshika, ne elenca sei: 1 Definizione del termine categoria, così come i filosofi la intendono: “Nozione senza la quale non è possibile pensare”. Francesco Bacone (XVI° sec.) Questo pensatore dell’India vedica diceva: «Quando mangiate del pane, non crediaete di mangiare pane. Ciò 2 3 3 manca, non è per dimenticanza bensì perché, agli occhi di Pitagora, l’unità è una con la sostanza, poiché “l’essere è l’uno” (tov o!n tov e!n). Ciò detto, rimane che alcuni concetti primordiali sono assenti dall’elenco di Pitagora, come Qualità, Relazione, Causa, mentre è invasa da nozioni secondarie. Si sanno troppe poche cose su quest’insegnamento segreto per capire ciò che ha motivato la scelta di taluni titoli rispetto ad altri di medesimo grado. Nonostante i suoi difetti, quest’elenco possiede l’incomparabile merito di presentare le categorie come una catena di opposti. Il maggior segreto del saggio fu probabilmente di sapere come gli opposti si legano e si conciliano. 1: la Sostanza 2: la Qualità 3: l’Azione 4: il Comune 5: il Proprio 6: la Relazione. Le 2 Categorie degli Scolastici Aristotele commenta la Scolastica medievale senza aggiungervi nulla, anzi, finisce per ridurre le sue categorie a due sole: 1: la Sostanza 2: gli Accidenti. Si tratta di una logica di credenti per i quali l’essere solo conta, mentre ciò che riguarda la manifestazione esterna ha un valore secondario, contingente che merita tutt’al più il nome d’Accidenti. Le 3 Categorie di Platone e del Vedanta Platone non ha composto un trattato di Logica, tuttavia si possono rilevare nella sua opera tre concetti che corrispondono alla definizione di Categoria. Si presentano come due opposti che sono: Le 10 Doppie Categorie di Pitagora Il Medesimo Trasmesseci da Aristotele, si compongono di coppie d’opposti: 1: il Numero 2: l’Imparo 3: l’Unità 4: la Destra 5: il Maschio 6: il Riposo 7: la Linea Retta 8: la Luce 9: il Bene 10: il Quadrato e L’Altro i quali non vanno senza un terzo che li unisce e li pone l’uno nell’altro. Questo terzo è: l’Infinito il Paro la Pluralità la Sinistra la Femmina il Movimento la Linea Curva le Tenebre il Male le Figure con angoli disuguali. L’Uno L’Uno, che gli Gnostici alessandrini, come Proclo, esalteranno fino all’estasi. In effetti, questa triade copre l’universo intero: Sostanza, Fenomeno, Causa Prima, Fine Ultimo. Similmente Shankar e gli altri Vedantini predicano e cantano l’Atmâ, termine che può essere tradotto come il Sé Medesimo o, meglio, il Medesimo, il qual è contrapposto al non-sé o Mâya, il mondo fenomenico ed illusorio, poiché passa. Eterna e sola realtà è: L’Uno-Senza-Secondo Rileviamo innanzitutto che la prima categoria non è la sostanza ma il numero. Questo perché, agli occhi di Pitagora, i numeri sono la sostanza delle cose. Il numero è, per ogni essere, la forma del suo essere. La forma di ognuno, uomo, bestia, pianta o stella trova nell’essere la sua posizione esatta, così come il numero sulla scala che va dall’unità all’infinito. Ora, se il concetto di numero non è quantitativo, allora manca il concetto di Quantità, a meno che si celi sotto il binomio Unità-Pluralità che ritroveremo in Kant ma che manca presso Aristotele. Se Le 4 Categorie degli Stoici Gli Stoici insegnavano una prassi della virtù piuttosto che un sistema di pensiero; tuttavia non mancava loro una visione del mondo e una disciplina speculativa. Quattro sono le loro categorie: 1: Sostanza 2: Qualità 3: Modo di essere 4: Relazione. Secondo loro, come secondo Aristotele, la prima delle categorie si chiama Sostanza, ma la loro Sostanza coincide con la Materia, mentre, per Aristo- che mangiate è un ammasso di atomi.» D’onde il soprannome che i suoi contemporanei gli affibbiarono: Kanâda, da kana, atomo, e ada, mangiatore. 4 tele, Sostanza è sinonimo di Forma. Allo stesso modo gli Indù fanno coincidere i due concetti: Roupa vuol dire Forma e vuol dire Sostanza. Muove dalle due categorie della Scolastica: Sostanza Accidente e della Sostanza ne fa due che sono: Le 10 Categorie di Plotino la Res Cogitans Plotino distingue cinque categorie per il mondo intelligibile e cinque per il mondo sensibile. Le prime cinque sono: Mentre nella categoria degli Accidenti colloca i modi, le figure, i movimenti che si rapportano alla Res Extensa e compongono la Materia. A dir il vero, per la salvezza dell’anima sua e del suo sistema, Cartesio rimane un pio cattolico ed affida a Dio il compito di unificare o, meglio, di aver in precedenza unificato quel che egli oppone. Chiama siffatta Potenza unificatrice col suo vero nome, Dio, e crede di averne offerto una nuova prova razionale. Ci torneremo. 1: Sostanza 2: Riposo 3: Movimento 4: Identità 5: Differenza. In quest’elenco distinguiamo immediatamente due coppie d’opposti: Riposo Identità Movimento Differenza Le 6 Categorie di Port-Royal e, a parte, la Sostanza per legare il tutto. La scuola di Port-Royal combina Aristotele e Cartesio. Ne risulta la seguente tavola: Le cinque categorie del mondo sensibile sono: 1: Sostanza 2: Relazione 3: Quantità 4: Qualità 5: Movimento. 1: Mens (sostanza pensante = res cogitans) 2: Materia (sostanza estesa = res extensa) 3: Mensura (misura) 4: Figura 5: Motus (movimento) 6: Quies (riposo). Se eliminiamo i doppioni, ci troviamo di fronte a quattro coppie di opposti: 1: Riposo 2: Identità 3: Sostanza 4: Qualità la Res Extensa, Le 4, 5 o 6 Categorie della Filosofia Naturale o Elementi Movimento Differenza Relazioni Quantità. Si sa, gli Antichi consideravano le scienze fisiche rami della Filosofia. Nel dare un’occhiata alla storia del pensiero incontriamo necessariamente la loro visione del mondo. I principi costitutivi del loro sistema, le loro categorie, sono chiamati “elementi”. Empedocle d’Agrigento ne elenca sei: Plotino afferma che gli opposti «sostanzarelazione bastano per giustificare il mondo sensibile». Ora, Sostanza appartiene a primo titolo al mondo degli intelligibili. Rimane Relazioni per il sensibile. Ma Sostanza senza relazione è assolutamente inintelligibile. Siffatte conclusioni, se così è lecito chiamarle, non sono di Plotino (mi si perdoni4!). 1: l’Acqua 2: il Fuoco 3: la Terra 4: l’Aria 5: l’Amore 6: l’Odio. Rileviamo che gli ultimi due costituiscono una coppia d’opposti: Le 2 volte 2 Categorie di Cartesio Cartesio, nutrito di scolastica, se ne libera meno di quel che generalmente si crede, e solamente per inoltrarsi maggiormente nella Dualità. l’Amore L’Odio. Forza attrattiva e forza repulsiva; il loro gioco è motore d’ogni cosa. Intendo dire che questa parentesi, annuncia di tutta una tesi. 4 5 moltitudine degli esseri. L’imperatore Fo-Yi, fondatore delle leggi civili e dei toni musicali, sapeva concertarli, di modo che la pace e la prosperità regnavano tra i suoi popoli, e si allontanavano guerra, terremoto e cicloni. I Quattro Elementi comuni ai Greci, ai Cinesi e agli Indù hanno svolto un ruolo notevole nelle scienze occulte e arti magiche dell’Oriente e dell’Occidente, in quelle pratiche che hanno per obiettivo d’impadronirsi direttamente delle forze nascoste nelle cose, mediante la potenza del segno e la gran legge delle corrispondenze. In Astrologia, il carattere delle costellazioni (e dei pianeti) è rafforzato da quello di uno dei quattro elementi. Il segno di ognuno cade tre volte a punti equidistanti sul cerchio zodiacale e si deve constatare, senza poterlo spiegare, che le persone nate sotto tal segno ne portano l’impronta. La Grand’Arte degli Alchimisti (quand’è possibile decifrare i loro trattati volutamente oscuri, a prescindere dalle loro pie esortazioni e delle loro grida di stupore) consisteva nel far passare la sostanza dallo stato di materia allo stato di luce, mentre il filosofo passava dalla morte alla vita – ed era la condizione previa della riuscita dell’impresa. Ora, nella materia come nell’anima, vita e luce si fondono; la punta estrema della vita è l’Amore (quinto elemento). I quattro primi appaiono nel Mercurio (Acqua), nello Zolfo (Fuoco), nel Sale (Terra purificata) e nelle essenze volatili (Aria). Si trattava di lavare la materia nell’acqua del mercurio, di purificarla mediante il fuoco dello zolfo, di estrarne la polpa bianca del sale e poi di vivificarla mediante l’amore, di condurla alle «nozze chimiche», di sorvegliare la sua fecondità nell’uovo filosofale, d’innalzarla alla dignità del metallo, specchio di luce, prima sotto le specie lunari dell’argento, acqua fissa, poi dell’oro, riflesso del sole (Fuoco), infine del cristallo, pietra compenetrata di chiarore, la Pietra Filosofale. Ma nulla si compie nella provetta che non si sia prima realizzato nel cuore. Questa discesa agli inferi non è una digressione. Simile incursione nelle regioni vietate agli autori seri è un modo per prendere fiato e di prepararci all’attacco del più classico dei Filosofi Logici, Kant, e forse, prima di entrare nel carcere di vetro della Critica della Ragion Pura, di assicurarci di alcune chiavi atte a farcene uscire. Pure gli altri quattro si oppongono a due a due secondo la legge dell’odio: l’Acqua la Terra il Fuoco l’Aria Nondimeno si uniscono a due a due secondo la legge dell’Amore, giacché l’Acqua nutre e feconda la Terra e l’Aria il fuoco. La Terra cova il Fuoco, come lo dimostrano i vulcani, e l’Aria cova l’Acqua, d’onde nubi e piogge. Ora, quel che succede sulla terra e nei cieli si ritrova nel corpo e nell’anima dell’essere umano, riassunto del mondo: armonizzare gli elementi, dosare il caldo, il freddo, il secco e l’umido, trasmutare l’amore in potenza, gioia e gloria, e l’odio in giustizia e purezza, tutto questo significa trovare la salute, la saggezza e la beatitudine. Di conseguenza, il filosofo è pure maestro spirituale, mago e taumaturgo. Ai quattro primi elementi di Empedocle, gli indù aggiungono un quinto: l’Etere. Cosa è mai questa quintessenza? Io rispondo: la Forma. Non posso allegare alcun testo esplicito a sostegno del mio dire, ma ecco i motivi che mi spingono in tal senso: Per gli Indù come per san Tommaso d’Aquino, la Forma è sostanza; orbene, qual è questa sostanza se non la celeste, onnipresente sostanza, che tutto avvolge, bagna e compenetra, che colma il vuoto e porta la luce? Per gli Indù, l’Etere è il luogo che abita la Musica e dove giocano le forme pure. É la stoffa dello spazio e nello spazio si sviluppano tutte le figure possibili. Il corpo sottile dell’uomo è quel che, ogni tanto, si libera per liberamente muoversi tra le forme del sogno. Perciò si chiama pure corpo eterico. Infatti, la Forma di un essere reale è un elemento costitutivo della sua natura. Senza dubbio, le apparenze cambiano, ma la Forma sussiste e le sue trasformazioni sono pure Forma. Contrariamente a quanto dice Aristotele della Sostanza, cioè che «non è in altro soggetto al di fuori di lei stessa», gli Indù affermano che un quinto di ognuno degli elementi si ritrova in ciascuno degli altri. Ciò fa della natura una stretta treccia. I Cinesi, alla stregua del Siciliano Empedocle, conoscono sei elementi: i quattro primi sono identici, ma al posto dell’Amore pongono, inatteso, il Legno. Vi aggiungono una coppia intrecciata di principi, l’uno notturno e femminile, l’altro maschio e solare: lo Yin e lo Yang, poli tra i quali oscilla la 6 Delle 12 Categorie di Kant iscritte sotto 4 Titoli -I- - II - QUANTITÁ QUALITÁ Unità Pluralità Realtà Negazione Totalità Limitazione - III - - IV - RELAZIONE La costruzione ne è corretta se per Unità si intende il numero 1, il singolo, l’individuo; ma se le si da il suo significato pieno, bisogna porla con l’Essere e non relegarla nella Quantità. A questo proposito, ricordiamo che, secondo Aristotele, la prima categoria è la Sostanza, e non in vano, poiché prima di chiedere al suo riguardo “quanto c’è ne?” (quantità) oppure “Cos’è o com’è?” (qualità), vogliamo sapere se è. Il primato dell’Essere manca in Kant. S’incontrano Realtà, Sostanza, Esistenza in seconda, terza e quarta posizione, la prima affiancata della sua negazione, la seconda del suo «accidente» (si veda la scolastica), e l’ultima del suo contrario. Ora, né la tavola, né il commento della tavola mostra perché sono separate, né quale legame le unisce. E qui tocchiamo al difetto del sistema, al suo vuoto, lampadario di cristallo sospeso per aria. Vediamo ora la seconda triade, quella della Qualità e fermiamoci a bocca aperta perché ecco: MODALITÁ Sostanza Causalità Possibilità Esistenza Accidente Dipendenza Impossibilità Inesistenza Comunità Necessità Reciprocità Contingenza Ecco una tavola che soddisfa l’occhio, composta di quadrati e triangoli, e si presenta come esaustiva. Kant rimprovera il Filosofo di elencare le sue categorie seguendo un ordine casuale, «rapsodicamente» come dice nel suo linguaggio farcito di termini rari, eppure ci si chiede se, nonostante le apparenze, il Critico faccia meglio5. - A quale segno si vede che il sistema è chiuso e completo? - Che sarebbe assurdo volerci aggiungere altri termini? - Che ogni titolo assume un posto nella tavola, dettato da un’interna necessità e non dai dettami della simmetria? - Quale rapporto hanno tra di loro i quattro grandi titoli? - Che cosa vieta di collocare il quarto al posto del primo? Il quarto ( e la triade che ne dipende) non è presente presso alcuno dei predecessori che abbiamo citato. É stato preso in prestito alla scolastica. Si tratta forse di un felice prestito? Gli altri tre hanno nomi comuni, lui no! Peccato per un concetto primordiale. Vediamo i sottotitoli. Questa volta l’autore c’indica il principio della loro organizzazione: sono triadi composte di due termini opposti che un terzo congiunge. Nota discreta su un gesto di grande importanza, poiché si tratta, nientemeno, che dell’inaugurazione del giustamente celebre metodo dialettico nel pensiero moderno. Esaminiamo la prima triade, quella della Quantità: Unità Totalità Realtà Limitazione Negazione Certo, tra la Realtà e il Nulla possiamo collocare il Limite quale mezzotermine, ma non come sintesi. Se ne potrebbero mettere tanti altri altrettanto bene o piuttosto altrettanto male: Hegel vi porrà il Divenire, ne riparleremo. Ora, oltre i miei limiti non s’incontra di certo il Nulla ma semplicemente un’altra cosa che potrebbe essere il contrario del mio contrario e della negazione della mia esistenza. Si tratta dunque di una pessima triade. Ciò detto, cattiva o buona, quale rapporto ha questa triade con il concetto di Qualità? Ad esempio, le qualità di una merce? Le qualità di un’opera? Le qualità di un essere umano? - Realtà, negazione, limitazione? Risposta di sordo o presa in giro! Per spiegare come il grande critico vi sia giunto, vediamo la tavola corrispettiva dei Giudizi: Qualità (del giudizio): Affermativo, Negativo, Limitativo. Benissimo, giacché si tratta della qualità del giudizio e non degli elementi costitutivi del concetto universale di Qualità. A prima vista la terza triade non vale molto di più, tuttavia rileviamo innanzitutto un fatto sorprendente, cioè che Sostanza vi è proposta qual primo sottotitolo di Relazione. Questo sconvolge tutti i predecessori e dovrebbe suscitare scandalo, poiché tutti i maestri dell’Antichità, del Medioevo o del periodo classico, profani o religiosi, hanno sempre opposto Sostanza e Relazione. Ed eccole messe insieme, prima sorpresa! Ed ecco che sono collocate l’una sopra l’altra! E Relazione sopra, e sostanza sotto! Pluralità Quando l’autore parla del Filosofo, intende Aristotele; il «Critico» è Kant, ovviamente. 5 7 Stranamente nessuno alzò le braccia al cielo. I filosofi sono forse come il popolo li immagina, gente che non si stupisce di nulla? Io mi stupisco d'incontrarlo iscritto, nero su bianco, nell'angolo sinistro della celebre tavola, mentre mi credevo l'unico a pensare simile cosa! Non pare che il Critico si sia avveduto della portata rivoluzionaria della sua trovata. Se l'avesse soltanto intravista, avrebbe fatto passare il titolo III al primo posto e presentata la Relazione quale Prima delle Categorie, giacché non è un concetto tra gli altri ma lo stesso Pensiero: ogni pensiero è relazione e senza relazione vi è solamente la notte dell'assurdo. La Relazione, dunque, nel Principio e al disopra di tutto, e, primo termine, la Sostanza senza la quale il pensiero poggia su nulla e cade nel vuoto. Che cosa intendeva Kant collocando la Sostanza sotto il titolo della Relazione? Forse che la Sostanza è relazione-con-sé-stessa? Oppure che si tratta di un termine che ne nasconde due e così diventa a sua volta relazione? É proprio questo che intende dire? I folti fogli girati e rigirati non rispondono. Non importa. É così! Il titolo che fa fronte a Sostanza, e dovrebbe opporvisi, è intitolato Causalità - Dipendenza. In che cosa la relazione di Causa ad Effetto si oppone a Sostanza? Non me lo spiego, e neppure l'autore lo spiega. D'altronde rilevo che nelle Triadi III e IV che sono doppie gli opposti (come Sostanza Accidente o Possibilità Impossibilità) sono posti sotto lo stesso termine, mentre il termine opposto non si oppone ad alcunché e che il terzo non concilia nulla, non avendo nulla da conciliare. A dir il vero, soltanto i grandi titoli, perlomeno i tre primi, meritano il titolo di categorie. Quantità, Qualità, Relazione compaiono nell'elenco aristotelico e (Sostanza messa a parte) nel medesimo ordine o, per meglio dire, senza ordine («rapsodicamente»). Dei 12 sottotitoli bisogna ritenere solamente l'ordine trinitario. Dobbiamo ammettere che siffatta prima applicazione del metodo dialettico non è di certo una riuscita. Come mai son 12 le categorie e come mai quei concetti lo sono e non altri? Kant confessa che è cosa che supera l'intendimento umano. Ma l'intendimento rileva la sfida. Non può ammettere che gli elementi della Logica s'impongano in modo empirico. D'altronde, la Tavola delle Categorie di Kant offre tutte le caratteristiche di un sistema. V'è di più. Lo stesso Critico aveva scoperto la chiave del sistema: due termini opposti ed un terzo per congiungerli. Se l'avesse applicato con logica, non avrebbe ottenuto 12 concetti disposti su una tavola e, perciò stesso, presentati come di uguale valore, ma 1, 6, 9, ecc. in ordine discendente, ognuno avendo il proprio posto, ognuno ed il proprio posto aventi la loro ragion d'essere. L'impresa è tuttora da fare. [traduzione di Frédéric Vermorel] CONOSCERE I PROBLEMI, SEMPLIFICARE LA VITA “Il lavoro è l'amore reso visibile”. È seminare dei chicchi con tenerezza e raccogliere la messe con gioia come se il nostro beneamato dovesse mangiarne il frutto. È mettere in tutte le cose che voi forgiate del pane un soffio del vostro spirito. Perché se voi fuggite dal pane con indifferenza, voi fate un pane amaro che placa solo a metà la fame dell'uomo.” Il tesoro del panificio e la voce del pane Khalil Gibran (a cura di Tonino Drago) In continuità con la riflessione sul tema “lavoro manuale” iniziata con il n.4 del 2007, da Tonino Drago riceviamo questa traduzione di un dépliant da lui avuto alla Comunità della Borie Noble nel 2001 e per noi tradotto da una sua amica. La lavorazione del pane costituisce una “lavoro manuale” dai profondi risvolti spirituali, che proponiamo come un piccolo esercizio a cui ciascuno può accostarsi. Nei prossimi numeri saremo lieti di ospitare altre proposte esperienziali in tema di lavoro e di semplificazione di vita. PROPOSTE DEL PANETTIERE L a lavorazione del pane alla Borie Noble è vissuta in funzione della vita comunitaria e del significato del lavoro nell'Arca. Il lavoro, che qui si distingue per i suoi fini, i suoi metodi, il suo stile, il suo ritmo, dunque per il fondo e la forma. 8 IL FINE: mettere in rapporto quello che si consuma e quello che si produce. Strumento per la conoscenza, il possesso e il dono. Ritorno all'Unità. fermenti in quantità equilibrata per un'ottima assimilazione. SALE Usare sale marino non raffinato, 28 grammi per un litro d'acqua o 17 grammi per un kg di farina. La quantità varia secondo la qualità della farina, il modo di lavorazione e anche secondo il gusto. Il sale regolarizza la fermentazione delle paste di pane, le restringe, gli dà corpo. Esso neutralizza l'azione dei batteri nocivi. Deve essere disciolto nell'acqua per essere intimamente incorporato alla pasta. ACQUA La sua composizione gioca un ruolo sulla pasta; è sulla sua temperatura che si agisce per ottenere un'ottima fermentazione. La temperatura dell'acqua si determina nel seguente modo: aggiungere la temperatura della farina a – quella dell'ambiente; – sottrarre da questa somma 75° in inverno, 65° in estate. La somma delle temperature della farina, dell' ambiente e dell'acqua deve essere pari, più o meno, a 70°, secondo la stagione. Esempio: farina (16°) + panetteria (18°) + acqua (36°) = 70° I METODI: ricerca della semplicità, dunque lavoro manuale. LO STILE: derivato da quello che precede. Nel prodotto finito è passata una parte dell'artigiano. È l'elemento essenziale. IL RITMO: non soltanto personale, ma accordato al ritmo comunitario: la prima lievitazione della pasta in mucchio nella madia è il tempo della meditazione e della preghiera comune. La cottura è quello della preghiera delle dieci ore. E alla fine, la panetteria pulita, l'ora della spartizione fraterna, pasto del mezzogiorno. Il significato del lavoro viene enunciato dalle voci dei compagni, voci indirizzate all'Eterno che è forte, giusto e buono, e viene espresso anche nelle parole: «… non essere di peso per i nostri fratelli, ciò che comincia con il lavoro delle mani al fine di non pesare su nessuno, al fine di trovare per noi e per gli altri uomini una via d'uscita dalle miserie, dagli abusi, dalla schiavitù e dai torbidi del secolo». Lavoro ispirato dal dono, il servizio e il sacrificio (ciòè rendere sacro) che sono il contrario del lucro, dell'ambizione, della bruttezza. Nel mestiere, nobile perché libero l'importante non è il prodotto, a cui lui è assegnato, ma l'uomo. È una celebrazione della Vita. Il lavoro non è ciò che costringe o sfrutta, ma ciò che nobilita e armonizza le cose, gli animali e la gente. L'acqua non deve oltrepassare i 50° affinchè i fermenti non vengano distrutti e il glutine non svanisca. LA PASTA DI PANE Usare un lievito corrispondente ad un quarto o un terzo del totale della pasta da panificare (vedere esempio subito dopo). Questa lievitazione è ottenuta a partire dal «capo» piccola palla di pasta che si ottiene sia per fabbricazione, sia tenendo un pezzo di pasta della panificazione precedente. Il suo peso è un sesto o un settimo di quello del lievito. PANIFICAZIONE Ingredienti: grano, sale, acqua GRANO Lasciare il grano appena consegnato riposare almeno 8 giorni prima di utilizzarlo. 1 Kg di grano rende circa: - 1, 450 Kg di pane completo (integrale) - 1, 300 Kg di pane all'80%, se cioè si toglie circa il 20% di crusca (semola) dalla farina completa. Nella misura possibile utilizzare della farina fresca…. Per il pane integrale, utilizzare solo la farina di grano biologico garantito, i prodotti chimici lasciano le loro tracce principalmente nello involucro. Procedere con una lievitazione naturale, di origine naturale, senza nessuna aggiunta di lievito. Il lievito, selezione di fermenti, non contiene l'enzima capace di sciogliere la semola per la sua assimilazione dall'organismo. Quest'ultimo userà allora le proprie risorse, il che condurrà con il tempo, a una decalcificazione (tesi del Dr. J. Ruasse). Il lievito di farina, invece, produce una varietà di Capo Mescolare un po' di farina e d'acqua tiepida in modo da ottenere una pasta liquida (pasta per crêpes), un quarto di palla di impasto. Lasciare riposare da un giorno e mezzo a due giorni dentro un luogo temperato. Poi versare dell'acqua tiepida su questa pasta, stemperare bene e aggiungere la farina necessaria alla fabbricazione di una mezza pasta da pane, due terzi o tre quarti di palla di impasto. Lasciare riposare come prima un giorno e mezzo-due. Riprendere la pasta per un terzo impasto. Disciogliere dentro l'acqua tiepida e fare una pasta ferma. Lasciar lievitare un giorno o due. Se la farina è buona, dopo 24 ore, la pasta deve aver raddoppiato il proprio volume. E il Capo . 9 bollente. Più i pani sono piccoli più il vapore (condensa) deve essere denso al momento dell'infornata. È questa condensa che permette la formazione di una crosta fine e un gonfiamento migliore del pane. Fare le incisioni con una lama fine e tagliente. Un buon taglio aiuta lo sviluppo del pane. Proteggere sempre la pasta dalle correnti d'aria e dalla luce. Lievitazione D'estate versare dell'acqua fredda sul Capo, temperata d'inverno. Fare una pasta ben ferma. Metterla sia nella farina in mezzo alla madia, sia in una terrina. Lasciare lievitare da 8 a 12 ore. Dalle 11 alle 11 e mezza: Sfornare il pane e tenerlo al caldo per un – certo tempo per evitare che la crosta non si screpoli per il troppo brusco cambiamento di temperatura. – Non dimenticare di proteggere il pane con un panno fino a che non lo taglierete. Pasta di pane Prima fase: versare rapidamente l'acqua salata a temperatura giusta nel lievito che abbiamo diluito. Incorporare la farina (serbandone una piccola parte per la seconda fase), introdurre più aria possibile nella pasta (soffio) cosa che si può mostrare, ma non si può spiegare a chi non l'ha mai visto fare. Lasciare riposare più o meno cinque minuti. Seconda fase: Aggiungere il resto della farina per rinforzare la pasta, soffiarla una seconda volta. Lasciar riposare un'ora. La pasta va coperta con un panno o con un'altra copertura in un luogo temperato. Si contano circa cinque ottavi di farina e tre ottavi d'acqua. Questa varia secondo la qualità della farina. Più aumentiamo la proporzione d'acqua, più a lungo il pane si mantiene fresco. Impastare in due fasi dà più corpo alla pasta, ciò permette di fare una pasta più leggera. Impastare il giusto per ottenere una pasta che non si appiccichi. Impastare troppo uccide la pasta. In tutte le operazioni, ricordarsi che c'è una collaborazione (comunione) tra la farina, l'acqua e il panaio. Quest'ultimo deve soltanto far lievitare la pasta. Ogni operazione può sia far lievitare, sia distruggere la pasta. LA TECNICA Le materie prime hanno un valore secondario per ottenere un buon pane. Qusi tutto dipende dal panettiere che, cosa molto importante, deve essere sempre presente, non solo con la sua testa e le sue mani ma anche con il suo cuore. UNIONE DELL'ESSERE Unione nel fine e nei mezzi Presente e efficiente Un buon pane dipende ugualmente dal dono L'acqua viva è dono Il grano, frutto della terra E dono del paesano Il sale dono del mare Offerta del sole Ecco perché il pane Deve essere spartizione e rispetto. RITMO DI FABBRICAZIONE «L'uomo non vive solo di pane. Le nostre azioni sono fatte di parole per nutrire quelli che hanno fame e sete di giustizia, che ce li rende cari. Viene il tempo del banchetto con tutti quelli che hanno ancora fame e sete di riconoscenza reciproca, di riconciliazione, di pace non come ce la dà il mondo». Dalle 5 e un quarto alle 6 e un quarto: Impastare la pasta. – Dalle 7 e un quarto alle 8: Mettere la pasta in forma (panieri o – stampi); – Serbare un pezzo di pasta per la prossima fabbricazione; – Lasciare lievitare da un'ora e mezzo a due ore al riparo dalle correnti d'aria, in un luogo temperato. Dalle 9 e un quarto alle 10: Mettere in forno caldo per i pani piccoli – (220°), cuocere da 25 a 30 minuti. Meno caldo per i grandi pani (180°-200°), cuocere per un'ora. Prima d'infornare, produrre vapore nel forno sia per aspersione, sia mettendo un recipiente d'acqua 10 AZIONE NONVIOLENTA essere sopraffatti, la paura dell'ignoto, la paura di quelli che non sono come noi, la paura della reazione dell'altro, creano resistenze che ci impediscono a volte, anche se fondamentalmente tesi verso lo stesso obiettivo, di unire le nostre forze. Dando inizio alle azioni dei Falciatori Volontari, insieme, abbiamo raccolto la sfida. …… Certo, le azioni non sono state sempre perfettamente preparate, l'entusiasmo, lo slancio, la rabbia in corpo e le paure hanno sostituito qualche volta le regole della strategia nonviolenta… Si, certo, anche se tutti hanno sottoscritto un impegno di mantenersi nel quadro di un'azione non-violenta, non è dato a tutti di essere al corrente dei criteri fondamentali della non-violenza: dissociare l'oggetto del conflitto dalle persone implicate, rispettare l'avversario, ricercare il dialogo….e metterli in pratica. Si, certo vi sono stati errori e a volte è stato il caos. … Ma vi è stato anche molto coraggio nell'affrontare i colpi, i lacrimogeni, le granate offensive e assordanti nei campi, nell'affrontare le pressioni, le intimidazioni, i tribunali, nell'affrontare i gendarmi con giubbotti antiproiettile che son venuti alle 6 del mattino per portarci via e ai quali abbiamo offerto un caffè… Si, certo il movimento dei falciatori ha dei rischi: è un auto-organizzazione, nessun capo, nessun referente… il rifiuto da parte dei contadini della nonviolenza come ideologia …ma nello stesso tempo la scoperta, con grande interesse, di ciò che Gandhi chiamava “l'arma dei poveri”, l'azione nonviolenta, e vogliono formarsi, vogliono comprendere come funziona quest'arma cittadina che dà loro la possibilità di dire “no” in una società che li priva sempre più di mezzi per esprimere il loro disaccordo. Sanno che stanno remando contro-corrente. E vogliono imparare, ad appropriarsi della non-violenza attiva, farne il mezzo privilegiato della loro lotta. Sono coscienti che questa scoperta non è banale e che recuperano mediante questa un potere sulla loro vita. ….. Dobbiamo comunque darci il tempo per un bilancio e chiederci se la strategia scelta è quella buona, verificare se altre strategie sono possibili. Il movimento dei Falciatori non ha rifiutato d'interagire con la giustizia, di utilizzare armi legali per far condannare Monsanto e Meristem Thérapeutique per le prove di OGM illegali fatte. Lotta contro gli OGM in Francia: I falciatori volontari * di Anna Massina ** e Jean Baptiste Libouban [Anna Massina] 'avventura dei “Falciatori Volontari” è iniziata nell'estate 2003 durante l'incontro sul Larzac per “Un altro mondo è possibile” e continua tutt'ora tenacemente da parte di circa 6.000 persone che si oppongono alle coltivazioni di piante geneticamente modificate in aperta campagna, coltivazioni che mettono a serio rischio ogni altro tipo di coltivazione (tradizionale e biologica), il diritto dei contadini ad appropriarsi dei loro raccolti per procurarsi i propri semi, la nostra salute: arroganza e desiderio illimitato di potere da parte di un pugno di multinazionali che diventerebbero, in nome del “progresso” e della “ricerca”, i proprietari delle risorse agricole e della nostra sussistenza. …… La lotta dei Falciatori Volontari è una campagna di disobbedienza civile/civica e, per questo, collettiva, a viso scoperto e non-violenta. ….. Il movimento dei Falciatori Volontari è formato da persone di ogni età, di ogni ambiente, sindaci, deputati, studenti professori, operai, pensionati…e contadini che combattono per la sopravvivenza delle loro terre. Tutte queste persone hanno risposto all'appello con una grande generosità, molto coraggio e il massimo di buona volontà, profondamente convinti che la causa è fondata e giusta; si sono resi disponibili in ogni momento alle azioni, ai processi, al sostegno, sentendosi solidali gli uni con gli altri in un modo che non è facile vedere ai nostri giorni. … Riunire tante persone così diverse per uno stesso obiettivo è certo una sfida. E d'altra parte, nella preparazione di azioni non-violente in altri contesti, la questione “rimaniamo fra noi oppure ci apriamo?” torna spesso, con le preoccupazioni sulla messa a punto di una buona strategia perché tutto si svolga nel migliore dei modi. La paura di L * della Comunità dell'Arca di St.Antoine della Comunità dell'Arca de La Fleyssiere, già Responsabile internazionale dell'Arca ** 11 Altre azioni sono probabilmente possibili. Già prese di coscienza importanti sono avvenute dall'inizio di questi anni di lotta: sono state richieste e fatte formazioni all'azione non-violenta, e altre sono in programma; risarcimenti ai contadini presso i quali abbiamo falciato sono stati proposti e messi in pratica; possiamo forse sperare in un'avvio di dialogo con i contadini convinti del valore degli OGM. La “lettera ai contadini” è appena stata pubblicata su “Campagnes Solidaires”, mensile della Confederation Paysanne. Poco a poco spunta un'immagine più globale della non-violenza. di tre mesi di prigione con la condizionale e gli altri a due mesi. È sempre il principio di uguaglianza che domina come potete vedere ! José, come le altre volte, ha fatto sapere che rifiuterà il braccialetto alla caviglia che gli avrebbe permesso di scontare la pena fuori dal carcere. Se lo Stato mette in prigione i cittadini responsabili che prendono su di sé la difesa dell'interesse generale, dovrà assumersi la responsabilità di questa scelta. E' all'opinione pubblica che il governo e i giudici dovranno rispondere. I giudici non hanno quindi riconosciuto l'importanza del principio di precauzione presente nella Carta dell'Ambiente. Questa Carta è ora parte della nostra costituzione di cui diventa un punto fermo come la sovranità nazionale, la libertà, l'uguaglianza, la fraternità o il diritto di proprietà così caro alle repubbliche borghesi. Questa Carta istituisce il diritto a un ambiente sano per ogni cittadino. Non istituisce solamente dei diritti ma anche dei doveri. Ogni cittadino diviene responsabile del patrimonio naturale come la terra, l'acqua, l'aria e ogni vegetale. Riconosce dunque una proprietà comune a tutti. Questo non impedisce l'esercizio della proprietà privata, ma questa non può esercitarsi a spese degli altri. Vi è quindi conflitto di proprietà tra le aziende e i contadini che piantano OGM da una parte e dall'altra i falciatori. Per ora, in questo processo, la giustizia non è andata a nostro favore. Eppure il principio di precauzione scritto in questo testo implica la prevenzione quando vi è rischio. I tribunali di Orleans e di Versailles hanno infatti, in precedenza, rilasciato i falciatori sulla base di questa urgenza. La necessità fa la legge. In nome di valori superiori la gerarchia di questa si capovolge. È il caso della legittima difesa che vi autorizza a picchiare sulla testa della persona che attacca il vostro vicino. La necessità, nel nostro caso, non fa quindi ancora la legge, ma il lavoro specifico della disubbidienza civile può fare evolvere il diritto. La biodiversità è in pericolo. Come per l'obiezione di coscienza ci vorrà tempo, ma la verità prevarrà. José Bové, non essendo privato dei suoi diritti civili potrebbe fare campagna elettorale dietro le sbarre; non ha nulla da temere, il giudice che applica le condanne attenderà saggiamente che le elezioni presidenziali siano terminate per, eventualmente, incarcerarlo se il presidente eletto non li amnistierà. Se è dentro molti si sentiranno solidali. Sarà un grido che riecheggerà per giorni, per la salvaguardia della biodiversità, per la libertà di scegliere la nostra alimentazione e per i contadini la libertà di scegliere la propria agricoltura. L'annuncio della condanna dei Falciatori rafforzerà i produttori di semi che vogliono rendere la situazione agricola irreversibile “Dovete prepararvi alla non-violenza. Tutti sanno che, per fare la guerra, ci vogliono anni di preparazione. E, inoltre, è necessaria una preparazione a questa preparazione, dall'infanzia, nella famiglia e a scuola. Doppio lavoro: si deve non solo apprendere una maniera nuova, ma disapprendere la vecchia maniera che ci è stata inculcata e il cui modello s'impone ogni giorno da parte delle cose in mezzo alle quali viviamo. Bisogna esercitarcisi assiduamente, senza risparmiare alcuna fatica [Lanza del Vasto Tecniche della non-violenza]. ……. Dobbiamo essere attenti, perseveranti, fiduciosi. E gioiosi! [Jean Baptiste Libouban] Il 7 febbraio, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna pronunciata dalla Corte di Appello di Tolosa il 15 novembre 2005 nei riguardi di 8 falciatori volontari. Sono stati giudicati per aver neutralizzato una prova di mais transgenico nel comune di Menville vicino a Verdun sur Garonne nel luglio 2004. Il primo giorno di azione dei Falciatori Volontari, erano più di mille sui campi. Quattrocento di loro hanno riconosciuto davanti alla polizia di aver partecipato direttamente a questa neutralizzazione. Sono “comparenti volontari”, seconda originalità di questa azione di disubbidienza civile. In Francia il procuratore ha la prerogativa della opportunità dell'azione penale. Fra i quattrocento ne ha scelti otto, otto che, se hanno rispettato le regole dell'azione, hanno falciato una spiga ciascuno. Tutti dovevano partecipare e il campo era piccolo. Sono dunque alcuni più colpevoli di altri? L'uguaglianza davanti alla legge non c'è ai nostri giorni e gli altri comparenti volontari sono ancora in attesa. Risultato: José Bové è stato condannato a quattro mesi di prigione effettivi per aver falciato una spiga. Nel gruppo figurano Gerard Onesta, vicepresidente del Parlamento europeo, Noel Mamère, deputato della Gironde, un consigliere regionale dell'Aquitaine, due consiglieri municipali di Tolosa e io stesso. All'infuori di José tutti gli altri sono stati condannati a pene con beneficio della condizionale e ad ammende con interessi. I deputati in quanto legislatori si sono visti graziati 12 contaminando tutto. Spingono sotto sotto il governo a fare decreti di urgenza evitando il dibattito pubblico parlamentare. I coltivatori di mais annunciano già per quest'anno 50.000 ha di mais transgenico. Anche se questa cifra è certamente gonfiata, il pericolo è reale. Senza un minimo di legalità non possono organizzare filiere specifiche (trasporto, stoccaggio…) Per ora con il mais OGM, viene contaminato solo il mais - Cosa che banalizza il male nell'opinione pubblica. Se domani per produrre i biocarburanti si coltiverà la colza transgenica, saranno tutte le rafani, le crocifere ad essere contaminate : diventeranno tutte resistenti al “Round-up”. I francesi preoccupati all'86% della situazione si sveglieranno ?? Solo una moratoria potrebbe evitare il dramma. José Bové sarebbe nuovamente nella sua prigione la voce dei senza voce. È vero che rimane un ricorso davanti alla Corte Europea di Giustizia, ma tale ricorso non sospende l'applicazione delle pene. anni di prigione, ferma per i campi commerciali e fissa tre anni per gli “esperimenti”. L'avventura continua. Un abbraccio! Anna [da: «Nouvelles de l'Arche» anno 55, n.3, marzo/aprile 2007, traduzione di Laura Lanza] Contro lo scudo stellare americano … ultime notizie Prima di stampare questo numero di Arca Notizie abbiamo chiesto un aggiornamento sulla situazione dei falciatori ad Anna Massina, che ci ha prontamente risposto. L a protesta contro lo scudo stellare americano si estende a tutta l'Europa Martedì 13 maggio Jan Tamas, leader del movimento ceco contro la base radar USA, ha cominciato uno sciopero della fame insieme all'attivista Jan Bednar. 20 città europee - Parigi, Madrid, Roma, Atene, Berlino, Bruxelles, Amsterdam, Copenhagen, Budapest, Zurigo, Tolosa, Malaga, Porto, Colonia, Milano, Trieste e Torino - si sono unite alla protesta portata avanti a Praga. “Le abbiamo provate tutte, ma il nostro governo non ci ascolta e continua a ignorare il fatto che il 70% dei Cechi è contrario all'installazione della base radar USA, come parte del progetto di difesa missilistica” sostiene Jan Tamas. “Non vogliamo una silenziosa occupazione militare del nostro paese, che comprometta il futuro del nostro continente. Chiediamo agli amici di altri paesi di sostenere la nostra lotta, visto che si tratta di una questione europea e non solo locale”. Jan Tamas e Jan Bednar porteranno avanti la loro protesta in un locale nel centro di Praga. A Torino la tenda degli amici dell'associazione “Mondo senza guerre” è stata allestita in via Garibaldi. La segreteria regionale MIR-MN ha aderisce alle azioni contro lo scudo stellare, impegnandosi a partecipare a rotazione al digiuno in corso. Cara Laura, prima di tutto, sono molto onorata che Arca Notizia possa pubblicare il mio testo. Grazie. Le ultime notizie concernenti i faucheurs: Il tribunale di Orléans ha rilasciato il 6 giugno 58 faucherus riconoscendo “lo stato di necessità”. Grande vittoria, è la terza volta, il procuratore ha fatto appello. Le altre due volte, il tribunale, in appello, ha condannato i faucheurs. Jean Baptiste ha avuto un processo per “rifiuto di ADN” (rifiuto di sottoporsi a esami biometrici di identificazione, ndr). Il tribunale l'ha condannato a un euro simbolico, ma il procuratore ha fatto appello. Io sono rinviata in giudizio il 5 e 6 giugno con altre 40 pêrsone a Toulouse per un “fauchage” (falciatura di colture commerciali) nel 2006 . La decisione del tribunale sarà ai primi di settembre. Il procuratore ha richiesto un mese di prigione con la condizionale. Per quel che riguarda il reato di “associazione a delinquere” sto aspettando la decisione del procuratore della repubblica che deve decidere se rinviarmi a giudizio. Il giudice istruttore ha finito il suo lavoro in aprile. Intanto un'altra inchiesta per “associazione a delinquere” è partita da Monsanto: Jean Baptiste e altri tre sono stati interrogati dal giudice a Orléans. La legge francese sugli OGM è passata in maggio: legalizza la coesistenza OGM e non-OGM (che di fatto è impossibile) e legalizza anche il delitto di fauchage con 2 Info: petizione: www.nonviolence.cz sito : www.nenasili.cz/en/ 13 CONDIVISIONE sta dietro un terreno terrazzato, ripulito, ben curato, e si impara ad avere il più profondo rispetto per chi è riuscito a fare tanto, e gratitudine per chi ha deciso di dedicarsi a recuperare la campagna e la casa con le proprie mani. Piccole Riflessioni Note dalla settimana di formazione per coordinatori campi estivi mir/mn alle Tre Finestre di Belpasso di Laura Gentili ACCOGLIENZA Il calore e la naturalezza con cui la fraternità e gli amici siciliani hanno condiviso ciò che possiedono sono stati davvero una testimonianza: e abbiamo avuto bisogno di tutto, dai vestiti pesanti per il freddo a cui non eravamo preparati, all'automobile per gli spostamenti che non avevamo immaginato così complicati, al cibo - non ultimo un'enorme barattolo di preziosa crema di peperoncino. * A rriviamo alle Tre Finestre intorno a mezzogiorno, dopo circa 8 ore dalla partenza da casa. Nel viaggio abbiamo già tirato fuori buona parte delle nostre contraddizioni: sembra strano scegliere un viaggio aereo - per giunta low-cost - per partecipare a un campo nonviolento presso una fraternità dell'Arca... ma tant'è, questi siamo noi, e il desiderio di conoscere fratelli di cammino tanto lontani, nonostante il lavoro, le poche ferie, le risorse economiche scarse, ha avuto la meglio. Certo che ne abbiamo consumato di petrolio... La settimana è davvero stata formativa: tutti i pomeriggi ci siamo confrontati sui campi che organizziamo, abbiamo condiviso chi siamo, e abbiamo verificato ancora una volta che la formazione più grande non sempre passa attraverso la parola, ma più spesso viene da altre attività, altre esperienze. Ne ricordiamo qui alcuni momenti attraverso “parole” che non dimenticheremo, perché hanno assunto una sfumatura nuova: ACQUA La fraternità utilizza l'acqua piovana per lavare e lavarsi; l'acqua per cucinare e bere si prende in paese alla fontana. Occorre attenzione, occorre inventare modi per recuperarla, occorre controllare di quanta acqua si dispone. Noi non siamo abituati a prestare questa attenzione ed è stata una buona palestra. In quest'ottica, un paio di acquazzoni nei primi due giorni di presenza sono stati il miglior saluto di benvenuto! LAVORO Ci siamo impegnati, senza certo riuscire a eguagliare l'impegno di Tito, che tornato dal lavoro si cambia e si tuffa nella campagna sino al tramonto. È stato bello: bello lavorare insieme, bello sentire di star facendo un lavoro utile, bello sentire la fatica, il caldo del sole e del fuoco, bello partecipare in infinitesima parte ai lavori di sistemazione degli ambienti. Solo lavorando si capisce l'enormità dell'impegno e della fatica che LA PREGHIERA CON I BAMBINI Trovarsi circondati da bambini bambini splendidi - è stata una esperienza preziosa per quanti di noi non hanno avuto o non hanno ancora avuto il dono dei figli; ma la più preziosa di tutte è stata pregare insieme a loro. Alle Tre Finestre rivolgersi verso il sole per la preghiera del mattino significa affacciarsi sulla valle e sulla campagna, e poterne contemplare la bellezza. Pregare intorno al fuoco, la sera, è un "lusso" che i cittadini non si possono permettere... ma anche nella campagna siciliana è consentito solo fintanto che la siccità non avanza. Mi sembrava quasi che dovesse essere facile tornata a casa continuare con quei ritmi, quella dedizione, quella intensità. Ma non è stato così. Non è facile da soli, non è facile una volta rientrati nella nostra quotidianità, non è facile senza sentire e quasi toccare con mano l'energia che si sprigiona nello stare vicini, nel cerchio. Perciò è necessario e vitale stringere legami di fraternità con chi cammina sulla stessa strada per poi addirittura, sorprendersi a scoprire che un legame c'era già ancor prima che ci incontrassimo, e poter essere noi stessi senza paura e senza vergogna. Perché anche nella hall affollata di un aeroporto si può tirare fuori un libro di Lanza del Vasto, mettersi vicini e pregare in comunione con tutti i fratelli del mondo. * 14 Coordinatrice Campi MIR mi pare, altissimi) che succhiano l'acqua di un ruscelletto che scorre sul fondo, poco dopo un praticello. All'Eremo vivono due monaci (Lorenzo ed Ersilio) dei Servi di Maria. L'ordine nacque a Firenze nel sec. XII da sette uomini devoti della Madonna, che lasciarono tutto per dedicarsi alla preghiera e alle opere caritatevoli. Sappiamo bene che oggi quell'Ordine è molto diverso, ma tuttora ha avuto dei frati fuori del comune: oltre P. Vannucci, David Maria Turoldo ed alcuni di Ronzano (BO), dove il nostro Amico dell'Arca, Lino Colombi ha vissuto a lungo coltivando il suo orto. Per chi non conoscesse P. Giovanni Vannucci, egli è stato uno dei primi in Italia ad interessarsi di vita spirituale orientale, in tempi in cui l'opposizione della gerarchia cattolica era fortissima (nel 1965 l'Arca aveva appena avuto fortunosamente il primo collegamento con un vescovo francese, quello che acconsentì a leggere il messaggio delle 20 donne in digiuno da dieci giorni affinché il Concilio parlasse di nonviolenza). Da allora egli su questo argomento ha scritto articoli (su Rocca) e libri diventando un punto di riferimento per tutta Italia. Molti di noi conoscono Il libro della preghiera universale,(LEF) che è basato sulla idea di Shantidas di dedicare un giorno della settimana alle preghiere di una particolare grande religione; e che addirittura ripete le singole preghiere per la varie religioni (pp. 3-15). All'Eremo non sapevano che rispondenza avrebbe avuto la ripetizione dell'iniziativa dell'anno scorso; ma al momento dell'accoglienza sono arrivate una sessantina di persone che poi sono cresciute fino a un centinaio. Questo è certamente un segno di profondo legame con l'Eremo, da parte di persone che abitano nella provincia di Firenze e oltre (stranamente l'Eremo appartiene alla diocesi di Fiesole, che è molto più grande di quella di Firenze). Un partecipante aveva proposto di far suonare le sue figlie (violino e violoncello); cosicché l'inizio e la fine degli interventi sono state allietati da brani di Bach, Corelli e Vivaldi. Mi avevano invitato perché il vecchio Amico dell'Arca, Andrea Andriotti (frequentatore dei Campi dell'Arca degli anni '70 ed ora a Findhorn, che vive nella maniera più semplice e facendo il pane per un convento di suore), mi aveva segnalato a loro per scrivere un articolo sul 60° della morte di Gandhi. Ho scritto un pezzo che sembra sia piaciuto, dove avevo condensato tutto il senso di quello che Shantidas dice ricordando Romain Rolland: l'onda dello Spirito Santo, sollevata da Gandhi. Ho parlato cercando di sottolineare che oggi la nonviolenza di Gandhi è ancora tutta da comprendere, perché viene vista preconcettamente per tre motivi. Primo in quanto è religiosa e quindi La San Giovanni alle Stinche di Tonino Drago N on mi era molto chiaro l'invito che mi era arrivato. Poi là mi hanno spiegato. L'anno scorso hanno festeggiato i 40 anni dell'eremo delle Stinche e lo hanno fatto il 24 di giugno, domenica, giorno di S. Giovanni, nello stesso spirito dell'Arca di festeggiare il santo universale. Erano venute molte persone che hanno chiesto di continuare questo tipo di incontro anche quest'anno. Hanno scelto la domenica più vicina a S. Giovanni ed hanno ridotto l'incontro da una giornata ad un pomeriggio-sera. Il programma era il seguente. “I volti della Pace. ore 15,30: arrivi ore 16: La profezia di Gandhi in Italia, intervento di A. Drago ore 17: Cristo nostra pace, intervento di G. Bruni, fratello dell'eremo Stinche e del Monastero di Bose. ore 18: Eucaristia. Quindi rinfresco e cena per chi rimane.” (Eremo san Pietro alle Stinche, 50020 Panzano (FI) tel. 055 85 20 66, fax 055 85 20 86, e-mail: [email protected] ; Pullmann SITA da Firenze, lato destro della stazione Ferr. di S.M. Novella). È stata una bella esperienza, compartecipata con una nostra CARA amica di Casal di Principe (che vive nell'occhio del ciclone con un grande coraggio) e che quando eravamo a Napoli veniva spesso agli incontri dell'Arca; era di passaggio ad Assisi ed ha deviato per l'incontro. L'Eremo è al confine con la provincia di Firenze e Siena (poco dopo c'è Raddi in Chianti), piena zona vinicola, con paesaggi magnifici tipicamente toscani. È posto a più di tre km di strada sterrata dal paese di Panzano (occorre farsi venire a prendere, se non si hanno mezzi propri). È dentro una valletta; prima ci sono dei terrazzamenti ampi, posti a verde e a piante (da giardino o da frutto), oltre ad un grande orto che i frati coltivano dal tempo di P. Vannucci. A mezza costa si trova l'eremo, ricostruito, con grande fatica ai tempi di P. Vannucci, una casa colonica e una chiesetta diroccate. Tutto è in pietra viva, la chiesetta ha belle sculture e la casa è piena di quadri e icone molto significative; l'arredo è tutto in castagno massiccio con soffitti a travetti e mattoni rossi, tipici della Toscana. Tutto ben curato e appropriato. Anche le stanzette degli ospiti sono molto belle e semplici. Giusto sotto la chiesetta, sul pendio scosceso, un quercione centenario di 50 m. di larghezza che si erge a lato della chiesa assieme ad altri alberi (olmi, 15 sarebbe arretrata; infatti tutti i troppo intelligenti occidentali credono che la secolarizzazione supererà la religione e quindi Gandhi non ha fatto altro che restare legato ad una tradizione caduca (anche Muller lo giudica così e anche Galtung nel libro Gandhi Oggi, EGA). Poi perché la sua nonviolenza è etica, mentre la politica occidentale ha dimostrato da secoli che l'unica maniera di fare politica seria è seguire Machiavelli (separazione morale e politica) ed Hobbes (homo homini lupus) (anche le Democrazie cristiane fondate da due secoli in tanti Paesi del mondo hanno accettato questa logica, salvo personalità eccezionali, come La Pira o Dossetti). Terzo, perché è contro il progresso occidentale, proponendo uno sviluppo alternativo (che neanche Muller accetta). In definitiva i troppo intelligenti occidentali si rifanno quasi tutti ad una nonviolenza “pragmatica” che (ignorando la ricerca di verità che guida la nonviolenza gandhiana) giudica una nonviolenza religiosa come dogmatica o assolutista. La gente sembrava contenta, anche se il discorso era abbastanza nuovo. Ma non troppo, perché Vannucci già includeva Gandhi tra Socrate e Cristo (c'è un suo libretto: Gandhi: Lo sperimentatore della Verità, Romena, Pratovecchio (AR), euro 6) che è un suo discorso del 1981 agli scout riunitisi a Prato. Poi ha parlato P. Bruni (che rivendicava di aver conosciuto Shantidas ai campi di Ontignano, degli anni '70), ma in termini cattolici tradizionali, sia pur rinnovati da un 'intensa vita di fede. Poi ci siamo spostati fuori perché eravamo troppi: sul praticello vicino al rivo, sotto i grandi e maestosi alberoni, con il sacerdote illuminato da un raggio di sole al tramonto che dava una luce ispirata. Una messa guidata da P. Lorenzo, che sembra una roccia, seguita dal centinaio di persone, sedute sulle panche o per terra sul pendio; la comunione (di vino, per chi voleva) e di galletta, assunta contemporaneamente, mentre cantava il coro di Figline Valdarno venuto apposta (un maestro da una bellissima voce profonda, alcuni maschi dalle belle voci e canti dal gregoriano a canti contemporanei, tutti a più voci). Io avevo pensato di chiudere il mio intervento con un segnale forte sulla vita spirituale, quello che suggeriva Shantidas: mettere in chiaro le frasi del Padre nostro. Ma poi, durante la Messa abbiamo tutti recitato il Padre nostro nella versione di P. Vannucci, dove c'è tutto quello che diceva Shantidas: “Padre nostro che sei nei cieli. Il tuo nome è santo. Il tuo Regno viene. La tua volontà si compie sulla terra come in cielo. Tu ci dai il pane di oggi e quello di domani. Tu perdoni i nostri debiti, quando noi li perdoniamo ai nostri debitori. Tu non ci induci in tentazione, ma ci liberi dal male.”, Poi in festa abbiamo cenato (cibo affatto vegetariano); lì si sono rinnovate amicizie o ne sono iniziate di nuove. Senza saperlo, mi sono seduto davanti a Gabriella Fiori, che nel 1974 venne ad Ontignano per interrogare Shantidas sulla sua amicizia con Simone Weil. Gabriella ha scritto due libri su Simone, tradotti in inglese e spagnolo; e sul tema ha dato conferenze in tante università europee. Nei suoi libri c'è una foto molto bella di Shantidas giovane e Simone in un caffé di Marsiglia. Ora Gabriella è anziana, ma è sempre molto viva. Poi ho conosciuto una psicoterapeuta che ha cambiato mestiere per fare un centro di benessere, dove si pratica yoga, massaggio e ogni altra cura di tipo olistico. Poi una discepola di Tich Nhat Hanh, Adriana Rocco, che vicino Firenze, all'Impruneta, ha creato un luogo di accoglienza. Poi donne toscane vivaci, con la lingua ben sciolta e pronta, tutte segnate dall'esperienza avuta all'Eremo nei decenni passati. Non avevano pensato a fare qualcosa dopo cena (anche perché i frati il lunedì mattina già dovevano essere di nuovo sulla breccia). Mi sarebbe piaciuto recitare la preghiera assieme attorno al fuoco; ma mi hanno detto che anche loro la recitano, ma alla vigilia della Pasqua. L'indomani mattina, nella chiesetta la recita molto viva delle lodi e partenza. “Parlo a giovani, io anziano che ho visto molto male e molto bene nel mondo, e sento urgente e impetuosa sorgere dal vostro cuore una domanda: dove sono le opere della nostra società cristiana o post-cristiana che sia? La mia risposta è quello che la lezione di Gandhi ci dice: è inutile aspettare che gli altri cambino rotta, è necessario che ognuno di noi passi dalla violenza alla nonviolenza, che ognuno di noi veda chiaramente le deviazioni che la dottrina di Cristo ha assunto. L'annuncio cristiano è codice iscritto nelle nostre coscienze, nella mia e in quella di ciascuno di voi, e sappiamo bene quando siamo nel suo messaggio e quando non lo siamo. Dobbiamo avere il coraggio di guadare alle nostre strutture violente e iniziare da noi l'opera di bonifica: è in noi che si deve abbattere il piccone perché la violenza cada e la via della vittoria possa aprirsi. Da ogni parte vi si cerca e vi si chiama con lusinghe e promesse. Avete il dovere di porvi una domanda: perché e per chi morire? Sentite che non potete vivere o per procurarvi una vecchiaia arida ed egoista, per farvi largo a colpi di gomito nella giungla umana; sentite anche di essere chiamati a scuotervi di dosso la coltre di sangue e di fango che vi è stata posta sulle spalle. Il piccolo avvocato Gandhi vi ricorda la necessità di un rinnovamento ad una nuova realtà di ideale, di offrire ad essa l'immacolata potenza delle vostre volontà terse e candide, di ricordarvi che ognuno è 16 chiamato a battaglie di vita e non di morte, per redimere il nostro tempo, caduto tanto in basso. Il piccolo avvocato Gandhi vi ricorda, con un testo dei suoi libri sacri, i Veda, che la vita dell'uomo è un'offerta, un pellegrinaggio, una battaglia per l'intensificazione della propria coscienza personale, e che le membra dell'uomo che vuole servire la Verità sono il dono di se stessi, il coraggio, la verità, la grandezza di un animo nobile!” Pellegrinaggio di pace e nonviolenza preghiere che avremmo recitato lungo il percorso. Queste preghiere sono quelle scritte da Lanza Del Vasto e recitate all'Arca con l'aggiunta della “Ballata del Pellegrino” scritta da Padre Davide Maria Turoldo. Prima della partenza abbiamo effettuato un breve momento di “rappel” nello stile dell'Arca e poi ci siamo incamminati. Lungo la strada abbiamo effettuato delle pause per recitare alcune di queste preghiere o per dei “rappel”. Il clima tra i partecipanti è stato molto piacevole e a piccoli gruppetti c'è stata l'occasione per scambiarsi informazioni, considerazioni e per condividere questo momento. Dopo aver percorso circa due terzi del cammino ci siamo fermati ad un Santuario per il pranzo. Lì ci hanno raggiunto altre persone che non erano in grado di compiere tutto il tragitto e ci hanno accompagnato per l'ultimo tratto. Durante questi ultimi chilometri ci siamo fermati all'abbazia di Fontanella dove c'è la Comunità fondata da Padre David Maria Turoldo, ci ha accolto il priore che ha tenuto un breve discorso sui temi del pellegrinaggio che sono sempre stati a cuore alla loro Comunità che tanto si è spesa per promuoverli anche in paesi dove questo compito è reso ancor più difficile dalla situazione politica. Verso le ore 15 siamo finalmente giunti, dopo aver percorso circa 25 Km, a Sotto il Monte che è il paese natale di Papa Giovanni, qui ci ha accolto Monsignor Capovilla che è stato il Segretario particolare del Papa. È stata un'accoglienza davvero commovente e partecipe al nostro gesto che ci ha permesso, dopo questa fatica, di soffermarci un momento a riflettere su alcuni punti in un ambiente significativo e con una persona così profonda. Siamo quindi ripartiti e abbiamo percorso l'ultimo breve tratto per giungere a destinazione presso il P.I.M.E. che è stato fondato proprio dove sorge la casa natale di Papa Giovanni. Qui abbiamo recitato la “Preghiera del Fuoco” e ad ogni partecipante è stata consegnata una piantina aromatica quale segno di un impegno a coltivare ciò ci era stato donato in questo pellegrinaggio. Ci siamo quindi salutati con ''l’impegno a non lasciare che questo gesto cada nel vuoto... Non abbiamo avuto per ora l'occasione di di Sara Nervi Gli amici Mario e Patrizia Negrola ci avevano informati che, su loro iniziativa e di Fulvio Cesare Manara, Sara Nervi, Emilio Pennati, e Paolo Vitali si sarebbe svolto un pellegrinaggio di pace e nonviolenza, a piedi, da Bergamo a Sotto il Monte, per ricordare il 45° anniversario dell'enciclica “Pacem in terris” di papa Giovanni XXIII e del digiuno che Lanza del Vasto fece nei giorni precedenti la sua proclamazione. Abbiamo poi chiesto a Sara Nervi un breve resoconto dell'iniziativa, che ci è stato cortesemente trasmesso e che con piacere pubblichiamo. D omenica 22 giugno si è svolto il “Pellegrinaggio di pace e nonviolenza” ispirato da due grandi figure del secolo scorso che a questo tema hanno dedicato la loro vita: Papa Giovanni XXIII e Lanza Del Vasto. Di Papa Giovanni ci è sembrato importante riflettere e riproporre l'enciclica “Pacem in terris” nel 45° anniversario della sua promulgazione. Tale documento rappresenta un testamento spirituale e contiene intuizioni profetiche riguardo ai temi della pace e della nonviolenza. Lanza Del Vasto nei giorni della promulgazione concludeva un digiuno completo di 40 giorni; in una lettera al Papa chiedeva che nell' enciclica fosse condannata definitivamente la corsa agli armamenti e riconosciuta la Nonviolenza attiva come metodo di risoluzione dei conflitti. La mattina alle 7.15 ci siamo ritrovati nel luogo stabilito in un gruppetto di circa 25 persone, la composizione era eterogenea per età, provenienza, esperienze ecc., ci accomunava il desiderio di credere che esiste una possibilità nonviolenta di affrontare i conflitti, sia nella vita quotidiana che a livello macroscopico. Dopo una breve presentazione del significato e dello svolgimento pratico del pellegrinaggio abbiamo distribuito un libretto contenente alcune 17 reincontrarci per scambiarci le nostre impressioni e considerazioni. Quando lo faremo vi faremo sapere. ma è un'impronta culturale, di ideali, di sentimenti, di passioni. In più possiamo aggiungere le esperienze di ciascuno che formano il carattere, fanno crescere in una determinata consapevolezza. Tutto questo si chiama, oggi va tanto di moda e spesso a sproposito, radici cristiane. Nelle mie “radici cristiane” c'è senza dubbio l'incontro con Shantidas. Vorrei condividere con voi tutti un episodio che ho raccontato pure all'ultima festa di san Giovanni a Casciago come introduzione ad una serie di pensieri sulla Festa. Nel 1979 e nel 1980 i campi dell'Arca si fecero a san Vito dei Normanni paese natale di Shantidas, addirittura presso la casa dove aveva vissuto nell'infanzia. Due conferenze al giorno nella sala comune, lavori vari, canto, danze, yoga, insomma tutto ciò che prevedeva un campo d.o.c. di quel periodo. Oltre alle conferenze, Shantidas rimaneva con i campisti durante i pasti, assisteva ad alcune attività, (ho delle foto in cui osserva le danze e si vedono chiaramente dei giovani Tonino e Guido, quasi trent'anni non sono passati invano, sic) e si prestava sempre volentieri al dialogo con tutti coloro che lo desideravano. La Jaca Book aveva editato da poco un paio di suoi testi e si usava andare da lui per farsi scrivere e firmare una dedica nella prima pagina bianca del libro. Un giorno, in attesa del pranzo lo vidi sul balcone da solo che guardava il panorama e, mi dissi, adesso tocca a me. Avevo esaurito i suoi libri dove era possibile fare una dedica, non potevo certo chiedergli di farne due sullo stesso testo, allora presi il primo libro che avevo a portata di mano e andai verso di lui. Il libro era la Bibbia e quando mi vide porgerglielo si stupì e spalancando gli occhi, mi disse: - Ah, ma tu non sai quello che mi stai chiedendo di fare! Io sorrisi e capii benissimo il suo imbarazzo, ma continuavo a porgergli quel libro. Allora lui rassegnato? - lo prese lo stesso e mi fece questa dedica sulla prima pagina: Non sum dignus di Dino Dazzani O gni tanto nella vita delle persone bisogna fare i conti con il passato. Detta così è brutale, allora diciamo che periodicamente è necessario elaborare il passato per capire meglio il presente, chi siamo e soprattutto dove vogliamo andare e in quale direzione. È un lavoro breve o lungo a seconda della sensibilità delle persone, quindi non codificabile e non omologabile a nessun altro lavoro di questo tipo. Tra novembre e dicembre scorso sentii il bisogno irrefrenabile - preveggenza? - di raccogliere e digitalizzare le tante foto che i miei genitori avevano scattato nell'ambito famigliare, nelle gite e così via. Appassionati di foto mi sono ritrovato con un sacco di materiale e poco alla volta ho messo sotto torchio il mio scanner con risultati, devo dire, davvero eccellenti. Le ho divise per decenni e sono rimasto stupito nel vedere foto che non avevo mai visto prima come ad esempio una mia bisnonna morta nel 1919 a causa della “spagnola”, devastante epidemia che sconvolse l'Europa alla fine della prima guerra mondiale. Poi non contento di questo sono andato alla ricerca di altre fotografie dai parenti più vicini e qui la sorpresa è stata davvero grande. Quanti bei ricordi, i messaggi affettuosi dei miei nonni scritti nel retro delle foto che ho tolto dalle cornici e che rischiavano di rimanere nascosti per sempre! Poi all'inizio di dicembre mio padre cade davanti a casa e si frattura una vertebra. Costretto a letto si acutizzano le sue patologie, respiratorie e cardiologiche. Comincia un andirivieni dall'ospedale, un peggioramento continuo delle sue condizioni di salute fino al decesso il 20 gennaio. Tralascio la descrizione di quei giorni perché ancora oggi sono un elemento, per me, di pena e dolore intensi. La morte di un genitore è devastante. È, senza falsa retorica, una parte di sé che muore con lui. Una parte di noi che se ne va e non ritorna più. Capire chi siamo, elaborando il passato come si è detto, porta risultati non scontati. Noi siamo ciò che siamo perché i nostri avi erano e sono stati così. Come un filo che si trasmette e si dipana con il tempo. Non è solo questione di DNA, Non sum dignus, non sono degno. Che grande segno e testimonianza di umiltà! Lo ringraziai, ma credo non abbastanza. Quel “non sono degno” mi ha accompagnato per tanti anni durante la mia vita e mi accompagna tuttora. È diventato come un faro per me, ben al di là di un semplice slogan. Un insegnamento a fuggire dalle vanità, dalle superbie e da ogni 18 orgoglio che attaccano, deformano e rovinano la vita e le relazioni umane. Mi hanno sempre affascinato e attirato le persone che hanno fatto dell'umiltà la pietra miliare della loro vita e qui penso soprattutto a don Albino Luciani, più noto come Giovanni Paolo Primo. Era nel suo stemma episcopale: humilitas. La sua vita è un continuo esempio di questa umiltà e semplicità come fattore principale per costruire qualcosa di importante, tessere importanti e speciali relazioni di comunione con chiunque. Per me è un sapore importante e “non sono degno” è un invito anche e soprattutto a non demoralizzarmi di fronte alle sconfitte della vita, i fallimenti, i lutti, i dolori, la mia grande incapacità nelle sfide quotidiane, nelle distrazioni e nelle mancanze. Vuol dire non angosciarmi davanti alle tante macerie della vita, nelle relazioni finite e fallite o irrimediabilmente compromesse. Vuol dire anche non esaltarmi per quelle piccole cosiddette vittorie e soddisfazioni personali. Ah, la vanità, che brutta bestia! Cerco di restare sempre con i piedi per terra e sempre con la mente rivolta a Gesù: solo per Te, solo per Te, accetto il brutto e la Luce, la Bellezza e il dolore, la Vita e la morte. Pace Forza Gioia. Lutti Josè Luis Nel mese di giugno è morto Josè Luis il figlio dodicenne di Rosa,consigliere internazionale per la Spagna. Rosa faceva parte con la famiglia della comunità della Longuera quando la comunità era in essere. Lei e suo marito abitano ora in un paese vicino dove hanno aperto un panificio e riforniscono tutta la spagna di pane, farine e altri prodotti bio. A nome dell'Arca Italiana Laura Lanza ha fatto pervenire a Rosa e questo messaggio Cara Rosa, a nome di tutti i membri dell'Arca italiana desidero farti arrivare il nostro pensiero, la nostra presenza e la nostra preghiera in questo giorno di grande dolore. So che ogni parola è insufficiente. Vorrei farvi giungere il calore delle nostre mani e dei nostri cuori riuniti attorno al fuoco della San Giovanni che pregano e cantano al Signore per voi e il vostro piccolo figliolo che il Signore ha richiamato a Lui. Possa lui gioire della Sua presenza. Il Signore vi doni la Sua Pace Un abbraccio molto forte. Laura per tutta l'Arca italiana Di seguito la risposta di Rosa: Cara Laura e cari amici dell'Arca italiana, Grazie molte per il vostro sostegno e le vostre preghiere verso la nostra famiglia e il nostro piccolo figliolo Jose Luis. I vostri messaggi ci mostrano che l'Arca è una famiglia, c'è un senso fraterno che rimane vivo, e ci aiuta in questi momenti difficili per noi in quanto genitori e sorelle del nostro caro Josè Luis. La morte di un bambino è difficile da capire, solo Dio ne conosce la ragione. Forse, nei cieli c'è bisogno di queste anime, di questi esseri di luce che mostrino il cammino verso il Padre. Ringraziamo Dio per il dono che è stato per noi José Luis. Domani avrebbe avuto 13 anni, ed era pieno di gioia, di energia, di amore.... Ti ricordi come giocava l'anno scorso con il figlio di Patrizia e Giampiero, e Tobi (il figlio di Robert) e Johaness (il figlio di Gertrudis)? Giocavano senza parlare la stessa lingua. I bambini sono così puri, così ingenui, così felici..... Teniamo tutto il suo amore e la sua gioia nei nostri cuori e questo ci aiuta a guarire la sofferenza della sua assenza, così come tutti i vostri messaggi che rappresentano per noi una terapia di amore e di calore verso i nostri cuori feriti. Le pietre che hanno colpito José Luis, hanno colpito anche tutti noi a La Longuera e nel nostro piccolo paese. Laura: il Consiglio si farà comunque a La Longuera. 19 aperta. Una Chiesa in cui il coraggio del nuovo sia più forte dell'abitudine di fare come in passato. Una Chiesa dove si possa pregare nella propria lingua, esprimersi nella propria cultura, esistere secondo la propria storia. Una Chiesa di cui la gente non dica: “Guardate come sono organizzati” ma “Guardate come si amano”. Potremo pregare insieme presso José Luis, là dove sono le sue ceneri sotto terra. Un abbraccio a tutti. Rosa, José Luis, Alba e Clara Chiara Lubich [da un messaggio e-mail di d. A. Antonelli, segnalato da Dino Dazzani] In occasione della morte di Chiara Lubich la Comunità italiana dell'Arca ha fatto pervenire al Movimento dei Focolari un messaggio di condoglianze che pubblichiamo assieme alla risposta ricevuta. VITA DELL’ARCA La Comunità italiana dell'Arca di Lanza del Vasto ricorda commossa Chiara Lubich, la sua vita tesa a risvegliare i cuori, ad aprire strade, a ricercare l'incontro e il dialogo con tutti gli uomini di buona volontà; segno di amore e speranza resta per tutti noi un faro acceso nella notte. Laura Lanza (responsabile per l'Italia) a nome di tutta la Comunità dell'Arca San Giovanni 2008 Gentilissima Signora Laura Lanza, nome del movimento dei Focolari la ringrazio vivamente, insieme alla Comunità dell'Arca di Lanza del Vasto, per la sentita vicinanza in questo momento di dolore per il distacco di Chiara Lubich, nostra amatissima fondatrice e presidente. Con infinita riconoscenza a Dio per la vita di Chiara, e per il carisma dell'Unità che Egli le ha donato, auspichiamo che si realizzi sempre più la fraternità universale. Per il Centro del Movimento dei Focolari Oreste Patti Fraternità delle Tre Finestre S abato 21 giugno, con qualche giorno di anticipo rispetto al calendario, la Fraternità delle Tre Finestre si è riunita per festeggiare la San Giovanni. Erano presenti all'incontro Frederic Vermorel, monaco eremita della diocesi di Locri-Gerace che già da tre anni condivide con noi questo momento di festa, Francesco e Lucia del “Gruppo Famiglie” di Belpasso, Ian e Maria delle “Famiglie in Cammino di Palermo, Delia, altra recente amica di Palermo interessata al canto e alle arti in genere, Fenisia e … vecchi amici dell'Arca residenti ad Enna. L'incontro tematico è stato introdotto da una riflessione di Enzo sul tema della comunità. Enzo ha fornito alcuni elementi per rilanciare la proposta comunitaria che è stata ultimamente offuscata, in vari ambiti della società (compresi i movimenti e le associazioni che si rifanno alla nonviolenza) da un'enfasi eccessiva data alle “relazioni a rete”, che, pur se importanti e necessarie, soprattutto per le grandi distanze, non possono mai sostituire la dimensione del cerchio, simbolo chiave della comunità, modello di incontro che consente di percepire il “volto” dell'altro e del gruppo nel suo insieme, sperimentando l'unità nella diversità. Ne è seguita una discussione partecipata che ha usato sia il registro della condivisione in prima persona che quello dell'analisi “sociologica”. Il numero non eccessivo dei partecipanti ha consentito che ognuno abbia potuto esprimersi. La ricca cena ha concluso la serata in un clima di La Chiesa che amo di Mons. Guy Deroubaix Noi amiamo la nostra Chiesa, con i suoi limiti e le sue ricchezze, è nostra Madre. Per questo la rispettiamo, sognando che sia sempre bella: una Chiesa dove è bello vivere, dove si può respirare, dire ciò che si pensa: una Chiesa di libertà. Una Chiesa che ascolta prima di parlare, che accoglie prima di giudicare, che perdona senza voler condannare, che annuncia invece di denunciare. Una Chiesa di misericordia. Una Chiesa dove il più semplice dei fratelli capisce ciò che l'altro dice, dove il più sapiente dei suoi capi sa di non sapere, dove è tutta la gente ad esprimersi e manifestarsi. Una Chiesa di saggezza. Una Chiesa dove lo Spirito Santo possa essere ancora invitato perché non tutto è già stato previsto, regolato e deciso in anticipo. Una Chiesa 20 serena convivialità. Il giorno successivo la Fraternità ha accolto per la prima volta al completo il gruppo del “Punto Pace” catanese di Pax Christi con il quale si è fatto il bilancio del convegno sulla base Nato di Sigonella organizzato insieme alla nostra Fraternità il 24 maggio (vedi articolo a fondo pagina) A pranzo sono stati nostri ospiti anche Andrea con Simona e Augusto con Adriana, amici di Palermo, che non erano ancora venuti alle Tre Finestre. Con questi amici si è collaborato negli anni passati per il lavoro di riflessione su mafia e nonviolenza. Andrea Cozzo è professore di Greco all'Università di Palermo dove ha istituito un corso di teoria e pratica della nonviolenza, inoltre è impegnato da alcuni anni nell'organizzazione di corsi sulla nonviolenza per le forze dell'ordine. Nel corso della preghiera abbiamo ricordato coloro che non erano presenti e in particolare la fraternità delle “Tre Finestre” in Sicilia,. Alberta sentendola più che mai presente in mezzo a noi, e Rosa della Comunità spagnola che ha perso suo figlio in un incidente in montagna. Dino Dazzani ha poi aperto la veglia con una riflessione introduttiva molto apprezzata da tutti e poi è seguita una lunga condivisione intercalata dai vari canti, nel corso della quale ciascuno ha potuto fare il punto della propria situazione, esprimere sofferenze, gioie, preoccupazioni, timori… Una breve pausa a metà della veglia circa per riprendere energie e vigore e rinfrescare l'ascolto di chi doveva ancora condividere. Qualche momento di lungo silenzio che ci ha permesso di far scendere nel profondo di ciascuno quanto avevamo ascoltato e poi il canto dei primi uccellini che annunciava l'alba. Abbiamo recitato la preghiera insieme e abbiamo accolto un nuovo membro della Comunità dell'Arca, Enzo Gargano, amico da lungo tempo che da alcuni anni lavora con il MIR di Torino impegnato nei vari ambiti della nonviolenza e che aveva da tempo manifestato il suo desiderio di impegnarsi nell'Arca. Dopo aver condiviso il pranzo di festa ognuno è ripartito portando nel cuore l'intensità di quanto vissuto insieme, riprendendo il proprio cammino verso la prossima San Giovanni. Patrizia Zendali Enzo Sanfilippo Fraternità di Casciago A nche quest'anno il ritmo naturale delle stagioni ci ha portati alla San Giovanni. Giovanni Battista, il solo non cristiano che la Chiesa riconosce e venera come santo. Oggi più che mai l'Arca è portatrice di un messaggio che va al cuore dei problemi che viviamo ogni giorno, la ricerca della verità nel rispetto della diversità. Giovanni Battista il profeta che grida nel deserto richiamando alla conversione, al cambiare direzione. La festa di S. Giovanni è sempre una buona occasione per fare un po' il bilancio dell'anno trascorso, e la sensazione che la corrente contro la quale si cerca di andare sta diventando sempre più forte è stata ampiamente condivisa. Ci siamo incontrati con un gruppetto non numeroso, ma felice di potersi ritrovare. Malgrado i diversi e numerosi impegni assunti da tutti noi, che rendono difficoltoso incontrarsi spesso, abbiamo colto la gioia di questo momento. Quest'anno abbiamo chiesto a Susy di proporci un momento creativo nel corso della serata di veglia, e Susy con grande capacità è riuscita a metterci in mano un pennello e dei colori e attraverso questi strumenti ci ha indicato come esprimere la parte nascosta dentro di noi. Forse non siamo riusciti a mantenere la dovuta necessaria attenzione, lasciando Susy un po' delusa. Credo tuttavia che questo lavoro abbia toccato molti di noi, in particolare nella consapevolezza di questa parte interiore di noi stessi che trovava una espressione creativa e che ci ha lasciato anche qualche interrogativo. La notte di veglia è iniziata con la preghiera attorno al fuoco, fuoco che ci ha accompagnato fino all'alba. La base di Sigonella interroga le nostre coscienze di Giorgio Buggiani * L a base militare di Sigonella, le sue trasformazioni negli ultimi anni e la sua presenza, che continua a sollevare interrogativi non solo etici e giuridici, ma anche strategici e militari, sono stati argomento di discussione nell'incontro organizzato Sabato 24 * Responsabile del Coordinamento sud di Pax Christi, Coordinatore del Punto Pace di Catania 21 Maggio dal punto pace Pax Christi di Catania, dalla Comunità dell'Arca, dalla Comunità parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, da Mosaico di pace e dall'Università degli studi di Catania. Una giornata di riflessione a più voci, svoltasi a Catania nell'aula magna dell'ex convento dei Benedettini, focalizzata su tre punti: gli aspetti giuridici della base, il ruolo militare e il rapporto con il territorio siciliano. Ha contribuito a far luce sul recente programmato potenziamento della base e sul nuovo ruolo logistico assegnato per la dislocazione di nuovi aerei (i Global Hawk) ed armamenti, nonché quale centro radar terminale del Mobile User Objective System (MUOS) Antonello Mangano, del movimento Terrelibere.org, collaboratore di Antonio Mazzeo, esperto di Sigonella ed autore di numerose inchieste sui retroscena ed intrecci attorno alla base, nonché membro della Campagna per la smilitarizzazione della base. Interessante e rivelatrice di preoccupanti risvolti sul futuro della base è stata la proiezione di un filmato, messo a disposizione da Mazzeo, non presente al convegno, già trasmesso da RAInews24, che svela l'altissimo rischio elettromagnetico che incombe su Sigonella a causa dell'installazione del MUOS già segnalato da istituti di ricerca incaricati dalla marina USA, non raccolto dai vertici militari, che avrebbero dato comunque il via all'operazione, e i non chiari rapporti tra le istituzioni operanti nella base. Francesca Longo, ordinario di politica dell'Ue all'Università di Catania, ha invece relazionato sulla complessa attribuzione dei ruoli e competenze tra lo Stato Italiano, la Nato, gli Usa, richiamando le vicende occorse, la legislazione, il Memorandum bilaterale del 1957, gli atti secretati e l'intricato sviluppo che ne è scaturito dal 1999 con il vertice NATO di Washington. Dal dibattito che ne è seguito, cui ha contribuito don Fabio Corazzina, coordinatore nazionale di Pax Christi, anch'egli relatore al convegno, che ha esteso la discussione al complesso delle basi italiane nel contesto NATO, è emerso il ruolo “forte” che comunque riveste l'Italia a riguardo, sotto il profilo decisionale, come riconosciuto dai trattati, ma troppo spesso disatteso e soccombente, se si eccettua l'evento ben noto degli anni '80 in occasione della tragica vicenda dell'Achille Lauro oggi da rivalutare-, che mostrò la corretta applicazione, senza tentennamenti, del principio di azione esclusiva dello Stato Italiano in tali circostanze. ”Si continua a sapere ben poco sulla base di Sigonella ha inoltre ribadito la Longo già da alcuni anni in grande espansione, non solo per la ridefinizione degli obiettivi della Nato, ma anche per lo spostamento sul versante sud dell'impegno dell'alleanza. Un impegno che ha portato - ha aggiunto- ad un aumento dei militari operativi a vario titolo a Sigonella (oggi circa 7.000), raddoppiati nel giro di pochi anni e occupati nella sperimentazione ed applicazione di nuovi e sofisticati sistemi di guerra, con investimenti da 26 milioni di dollari”. Nel pomeriggio l'approfondimento si è spostato sull'interrogativo “Sigonella e le nostre coscienze”, curato da don Pino Ruggeri, teologo, e don Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea. Entrambi, con competenza, hanno riportato l'attenzione sul ruolo del credente, sul valore della testimonianza da fornire anche da parte delle istituzioni religiose, mettendo in evidenza le incoerenze, anche recenti, nelle azioni per il disarmo e la smilitarizzazione. La responsabilità del cristiano, con richiamo al magistero della Chiesa, da Costantino alla Gaudium et Spes, nel suo rapporto con l'uso delle armi, con la denuncia di una escalation mondiale, di cui Sigonella è un esempio, è stata al centro di un interessantissimo dibattito con i presenti e i rappresentanti delle varie associazioni convenute, a cui ha contribuito anche l'Arcivescovo di Catania mons. Salvatore Gristina, da tempo atteso ad incontri organizzati da Pax Christi, che si è soffermato soprattutto sulla necessità di ripensare ad una nuova via di soluzione dei conflitti. “Tutti insieme - ha detto - nel rispetto reciproco di posizioni differenti, dobbiamo impegnarci per la pace anche in assenza di conflitti vicini a noi”. L'ultima parte del convegno ha riguardato il rapporto della base con il territorio. Di grande impatto, anche emozionale, è stata la testimonianza dell'avv. Terranova di Lentini (SR), comune adiacente alla base, oggetto di vicende mai chiarite di inquinamento radioattivo, provocato dalla caduta nel 1984 di un aereo zavorrato di uranio impoverito, evento che ha probabilmente determinato, accanto a sospetti interramenti di materiale tossico, a partire dalla metà degli anni '90, un picco di morti per leucemie, come osseverato dal centro epidemiologico provinciale dei tumori. La conclusione dei lavori è stata affidata a don Fabio Corazzina che, ragionando sui tre quesiti del convegno (Sicurezza, indifferenza, inquietudine), ha tracciato i fili conduttori per un mantenimento dell'attenzione sulle vicende della base da parte delle realtà, laiche e diocesane, e dei movimenti locali, tra cui Pax Christi. Giorgio Buggiani, coordinatore del Punto pace di Catania e responsabile del Coordinamento sud (erano tra l'altro presenti componenti dei punti pace di Ragusa, di Acireale, di Taranto, Putignano), ha mostrato soddisfazione per la partecipazione e l'interesse suscitati da questa giornata di riflessione su un tema in gran parte ignorato dalla 22 cittadinanza catanese e non, e ha raccolto le conclusioni di don Fabio per un rilancio costante delle informazioni e delle azioni su Sigonella, da attivare in collaborazione e dialogo con la società civile catanese. Giornata seminariale sul pensiero di Lanza del Vasto Il Centro Studi Lanza del Vasto, col patrocinio del Corso di Laurea Scienze per la Pace dell'Università di Pisa organizza una giornata seminariale su: IL PENSIERO DI LANZA DEL VASTO Sabato 4 ottobre 2008 ore 9.00 - 19.00 Centro Interdisciplinare di Scienze per la Pace Via San Zeno, 17 (secondo piano) Pisa DVD su Lanza del Vasto Dopo il convegno del Gennaio 2007 a Pisa su “Il pensiero filosofico di Lanza del Vasto”(di cui stanno per uscire gli Atti) la giornata di studio vuole mantenere una continuità di studio e riflessione sull'opera di Lanza del Vasto,. In particolare la giornata seminariale vuole riflettere sui suoi testi che ancora attendono sia una analisi circostanziata sia una sintesi che li riporti all'attualità. La giornata è aperta anche allo studio dei vari aspetti delle sue molteplici attività: poesia letteratura e musica, insegnamento della nonviolenza, vita comunitaria, teologia, ecc. Chi voglia partecipare con una sua comunicazione, invii entro il 10 settembre alla Segreteria un riassunto di max una pagina, con i dati personali e della istituzione o gruppo di appartenenza L'eventuale accettazione verrà comunicata entro il 15 settembre È prevista la pubblicazione degli atti. È finalmente disponibile, anche in versione italiana il DVD Lanza del Vasto, il pellegrino , un film di Louis Campana (Francia 2001), 62 minuti Produzione Shanti e Amis de Lanza del Vasto. L'edizione italiana è a cura del Cans di Verona per conto del Movimento Nonviolento, del Movimento Internazionale della Riconciliazione e della Comunità dell'Arca italiana. L'edizione non è in commercio, ma un numero limitato di copie è disponibile per i compagni e gli amici dell'Arca. Per far fronte alle spese sostenute per la pubblicazione chi fosse interessato a riceverne una copia può inviare un libero contributo di € 10,00 più le spese di spedizione (2,50 euro) sul conto corrente postale numero 20286407 intestato a: Dazzani Dino - Imola mettendo nella causale "acquisto dvd Shantidas". Al fine di velocizzare l’invio del DVD, dopo il pagamento del CC, inviare un mail di avviso a [email protected] Comitato Scientifico: A. Drago (Univ. PI), F. Manara (Univ. BG), P. Trianni (Univ. Gregoriana RM) Segreteria: A. Drago, tel. 050-937493, fax 06 233242218, e-mail: [email protected] 23 Campo estivo di introduzione allo YOGA Si è concluso nei giorni scorsi il campo estivo di introduzione alla yoga che si è tenuto presso la Fraternità di Tre Finestre a Belpasso (CT) e organizzato assieme a Centro di Cultura Rishi di Palermo. C’erano una trentina di partecipanti nel prossimo numero pubblicheremo gli articoli che racconteranno l’esperienza. Di seguito, per ora, solo alcune foto ARCA NOTIZIE è un foglio di collegamento e di riflessione tra i compagni e gli amici della Comunità dell'Arca in Italia. Articoli, lettere, disegni vanno inviati a: Enzo Sanfilippo Via E. Carnevale, 4 90145 Palermo (e-mail: [email protected].) Il sito internet dell'ARCA in Italia è: http://xoomer.alice.it/arcadilanzadelvasto Per continuare a ricevere Arca Notizie, il contributo per il 2008 è di 20 euro (15 per l'abbonamento on-line) da versare sul conto corrente postale numero 14079214 intestato a: Patrizia Brambilla Via Sottocampagna 65 21020 Comabbio (VA) Questo numero è stato consegnato per la stampa il 14 settembre 2008 24