"Adolescenza e peer education. Resoconto di

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"Adolescenza e peer education. Resoconto di
 ADOLESCENZA E PEER EDUCATION Resoconto di esperienze presso gli Istituti Superiori di Carpi D.ssa Federica Benatti ‐ Psicologa D.ssa Simona Diana ‐ Psicologa 1. Introduzione Il presente elaborato raccoglie alcune esperienze progettuali di “peer education” realizzate presso gli Istituti Superiori del territorio carpigiano. Si apre con un breve contributo teorico sul tema dell’educazione tra pari per presentare successivamente una sintesi dell’evoluzione del progetto “Facilitatori della Comunicazione” che ha preso avvio presso il Liceo Scientifico “M. Fanti” diffondendosi poi rapidamente in altre realtà scolastiche. Contrariamente ad alcune scuole medie superiori in cui il progetto ha da poco tempo preso avvio, come all’I.P.S.I.A. “G. Vallauri”, oppure si è interrotto, invece al Liceo Scientifico “M. Fanti” ed all’I.I.S. “A. Meucci” è attualmente ben consolidato e negli ultimi anni ha ampliato lo scenario delle attività, non solo propriamente scolastiche, che ha visto protagonisti i peer educators contribuendo così a valorizzare il loro impegno e la loro utilità nella facilitazione della comunicazione umana. Segue la descrizione della progettazione e realizzazione del progetto attualmente vigente che, nonostante sia stato pensato originariamente all’interno del contesto scolastico, può tuttavia trovare applicazione anche in contesti alternativi, clinici e sociali. Inoltre, sebbene esso si rivolga principalmente ad una utenza giovanile, il lettore noterà che alcuni aspetti metodologici possono essere impiegati anche in progetti destinati a soggetti di età differenti. Viene, dunque, tracciato il progetto nelle sue fasi, a partire dalla definizione degli obiettivi, l’individuazione dei destinatari, la metodologia e le attività, i tempi di realizzazione e la valutazione. L’articolo è arricchito da una raccolta di attivazioni e giochi che facilitano la conoscenza e la comunicazione umana, rivelandosi utili strumenti per la conduzione e gestione di un gruppo, ossia uno degli aspetti fondanti del progetto da noi proposto. 2. La peer education in adolescenza In adolescenza, la famiglia mantiene il suo ruolo fondamentale di guida verso i valori e i compiti di sviluppo. A questa agenzia di socializzazione si affianca il gruppo dei pari che sembra risponda ai bisogni di accoglienza dell’adolescente (Toniolo, 1999). L’adolescenza rappresenta, infatti, una fase che si caratterizza per una fame di socializzazione orizzontale che si esprime attraverso lo stabilirsi di legami di gruppo che creeranno una microsocietà fatta di coetanei o di pari età (Pietropolli Charmet, 2000) Il gruppo si configura, quindi, come un’opportunità di esplorazione del mondo, garantendo un senso di sicurezza nelle esperienze extrafamiliari e restituendo un chiaro senso di identità sociale (Benatti, 1
2003). L’importanza della vita di gruppo viene definita da Miglietta (2000) come un passaggio essenziale al fine di non bloccare lo sviluppo dell’adolescente. L’espressione “Peer education”, tradotta più diffusamente in “Educazione fra pari” è ben nota a livello internazionale nell'ambito dell'educazione e rimanda al “rapporto di educazione\influenza reciproca che, […] instaurano tra loro persone appartenenti a un medesimo gruppo” (Pellai, Rinaldin, Tamborini, 2002). L'educazione tra pari è un processo educativo che funziona a molti livelli. Ad un gruppo motivato si offre l'opportunità di sviluppare le qualità necessarie per diventare leader su un determinato compito o su determinati argomenti, previa la partecipazione ad incontri tenuti da esperti. Questo processo di formazione sviluppa un patrimonio di consapevolezza e di conoscenze, che viene poi trasmesso e condiviso nel gruppo allargato. I giovani formati ad agire quali Peer Educators, divengono esperti nei confronti dei loro pari non solo su determinati argomenti ma soprattutto sulla conduzione del gruppo. Agiscono quali facilitatori di comunicazione cercando di stimolare discussioni e riflessioni nei coetanei sui temi più diversi e di promuovere un eventuale cambiamento o riconsiderazione del proprio punto di vista. Si tratta di un approccio nuovo che mette in discussione il ruolo dell'esperto tradizionale e rivendica il diritto dei giovani ad avere accesso alle informazioni. Tra gli obiettivi che si propone di perseguire la peer education citiamo, ad esempio, quelli di individuare, formare e supervisionare l’intervento di un gruppo di giovani per la diffusione di informazioni sul tema della Educazione alla Salute nella scuola. La peer education non esclude la presenza di figure adulte (insegnanti e operatori sanitari) ma ne cambia la collocazione prediligendo tuttavia la formazione di un gruppo di ragazzi per trasmettere loro competenze come “facilitatori del lavoro di gruppo” e “opinion leader” sui temi dell’educazione alla salute all’interno delle loro scuole o delle loro classi. Si intende, dunque, formare un particolare gruppo di pari, che facendo leva sulle capacità comunicative e relazionali degli stessi, possano creare un ambiente scolastico connotato da un clima affettivo positivo che favorisca la riflessione e lo scambio comunicativo su tematiche, centrali nel periodo adolescenziale, quali quelle della affettività e sessualità, della prevenzione dei comportamenti di abuso di sostanze e della violenza alle donne. 3. La peer education nelle scuole medie superiori di Carpi L’esperienza di educazione tra pari prende avvio a Carpi nel 1996 con un progetto denominato “Formazione di opinion leader per l’educazione alla salute” (peer leader) (Ghiretti, Marzi, Bertoletti, 2004) che, a cominciare dal titolo, riformulato dopo poco in “Facilitatori della comunicazione nel gruppo” subirà, in itinere, numerosi aggiustamenti in un percorso di ricerca in continua evoluzione. Il progetto prende origine dalla costituzione e dall’impegno di un gruppo di professionisti, psicologi afferenti all’Azienda USL di Modena ed insegnanti referenti degli interventi di Educazione alla Salute delle scuole medie superiori di Carpi, i quali definirono i primi obiettivi e le fasi di realizzazione. Inizialmente furono individuati i seguenti obiettivi (grafico 1): • aumento delle abilità degli insegnanti nella conduzione di progetti di educazione alla salute; • formazione di un gruppo di “facilitatori della comunicazione di gruppo” nell’ambito dei progetti di educazione alla salute; • costituzione di gruppi di lavoro eterogenei composti da insegnanti e ragazzi; • diffusione del progetto. Inoltre, il progetto si articolava nelle seguenti fasi: • individuazione di un gruppo di studenti volontari appartenenti alle scuole medie superiori del Distretto di Carpi; • corso di formazione rivolto sia agli studenti sia agli insegnanti sulle principali tematiche correlate all’attività di educazione alla salute (affettività, coppia adolescenziale, amicizia, sessualità, prevenzione AIDS, comportamenti di abuso e tossicodipendenze, gruppo dei pari, dinamiche di gruppo, etc…). Tale percorso ha previsto 7/8 incontri pomeridiani di 2‐3 ore ciascuno da effettuarsi nell’arco di due mesi con gli psicologi dell’AUSL di Modena, Servizio di Psicologia di Carpi, individuati secondo le aree di competenza trattate dal corso; 2
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programmazione e realizzazione di progetti individualizzati per ogni classe‐target, con la supervisione ai facilitatori condotta da insegnanti e psicologi; verifica conclusiva. Questa prima esperienza fu successivamente riproposta presso il Liceo Scientifico “M. Fanti” con l’introduzione di un ulteriore obiettivo che consisteva nella formazione di un nuovo gruppo di facilitatori curata non solo dagli adulti ma anche dai ragazzi, definiti “formatori” una volta conclusa la loro esperienza di facilitatori (peer training). Seppur con una metodologia parzialmente differente, in termini di attività proposte e di durata, tale progetto è stato ben presto condotto presso l’I.I.S. “A. Meucci” con l’attivo coinvolgimento dei ragazzi e degli insegnanti di riferimento. Per un breve periodo di tempo tale esperienza si è svolta anche presso l’I.T.I. “L. Da Vinci”. Attualmente il progetto è attivo nelle scuole Liceo Scientifico “M. Fanti”, l’I.I.S. “A. Meucci” e l’I.P.S.I.A. “G. Vallauri”. Grafico 1. Progetto di formazione di Opinion Leader nel Gruppo dei Pari Sviluppo di abilità in insegnanti
Formazione di “opinion leader”
Costituzione di un gruppo di
Obiettivi
PROGETTO
insegnanti e ragazzi
Diffusione del progetto
PSICOLOGI SPAZIO GIOVANI DISTRETTO DI
INSEGNANTI ADERENTI AL PROGETTO
CARPI- AUSL DI MODENA
INDIVIDUAZIONE DEGLI ASPIRANTI PEER EDUCATORS
FORMAZIONE AGLI INSEGNANTI
FORMAZIONE AI PEER EDUCATORS
PROGETTI NELLE CLASSI
VALUTAZIONE DEL PROGETTO
I FACILITATORI DIVENTANO “FORMATORI”
4. Il progetto oggi: obiettivi, destinatari, metodologia, attività e valutazione. 4.1 Finalità La finalità generale del progetto “Facilitatori della Comunicazione” consiste nel promuovere l’agio giovanile nel contesto scolastico attraverso l’individuazione di un gruppo di studenti i quali possono sia accrescere la stima di sé e le competenze emotive e sociali grazie ad un loro attivo coinvolgimento in attività scolastiche e destinate ai giovani, sia facilitare le dinamiche relazionali e comunicative all’interno dei gruppi classe rispetto a determinate tematiche. 3
Quindi, mediante l’ausilio dei peer educators, si intende perseguire i seguenti obiettivi specifici: • creare occasioni di incontro e di conoscenza reciproca tra gli studenti, di costruzione di legami amicali e di gestione dei conflitti all’interno di un gruppo di coetanei; • conoscere le regole di convivenza civile all’interno del gruppo classe e del più ampio Istituto Scolastico; • conoscere e diffondere informazioni agli studenti circa i servizi sanitari rivolti ai giovani presenti nel contesto scolastico ed extrascolatico; • ridurre i comportamenti a rischio, in particolare la violenza fisica e psicologica, l’uso e l’abuso di sostanze stupefacenti, le gravidanze indesiderate e le malattie a trasmissione sessuale. 4.2 Destinatari Il progetto si rivolge ai facilitatori, cioè un gruppo di 15‐20 studenti appartenenti alle classi seconde. Inoltre coinvolge gli insegnanti di riferimento, i formatori, ossia un gruppo di ragazzi i quali, una volta conclusa la loro esperienza di facilitatori, si candidano a spendere le competenze acquisite nella prosecuzione del progetto, e gli esperti referenti dei progetti di educazione alla salute, afferenti al Servizio Spazio Giovani del Consultorio Familiare ed al Settore Dipendenze Patologiche Distretto di Carpi‐ Azienda USL di Modena. 4.3 La metodologia e le attività 4.3.1 La selezione dei facilitatori La fase iniziale del progetto prevede l’individuazione dei futuri facilitatori. Sono qui di seguito proposte alcune modalità di selezione: • Far scegliere agli insegnanti: rappresenta, da un lato, una strategia utile per un progetto cooperativo, dall’altro, rischiosa per i criteri di scelta adottati da essi. Spesso, infatti, si scontra con la tendenza degli insegnanti a ricoprire, più o meno consciamente, il ruolo di garanti/custodi dell'ordine indicando, di conseguenza, gli studenti che loro pensano essere più adeguati e scoraggiando quelli che da loro sono ritenuti inadeguati. Inoltre talvolta può accadere che vengano inviati al progetto i cosiddetti “bisognosi nascosti”, ossia i ragazzi la cui disponibilità maschera in realtà una richiesta di aiuto. • Usare annunci sulla stampa comunale o scolastica: si tratta di una scelta relativamente economica ma poco coinvolgente. • Selezionare i facilitatori fra i rappresentanti di classe o di Istituto: alcuni ragazzi fanno coincidere le due attività. In generale selezionando con tale metodo si ottiene un gruppo potenzialmente valido, ma c’è il rischio che questa attività venga sottostimata o privata di entusiasmo da ragazzi già molti impegnati. • Chiedere ai i facilitatori precedenti di selezionare i successivi: si rivela un metodo utile per prolungare il coinvolgimento dei facilitatori nel prosieguo del progetto, ma comporta una eccessiva responsabilità per la scelta dei nuovi peer educators soprattutto se occorre che nella selezione vengano rifiutati i meno idonei (Ghiretti, Marzi, Bertoletti, 2004). • Autocandidarsi tramite un prodotto che può consistere in un elaborato scritto o una presentazione di sé mediante la realizzazione di video o foto: il materiale viene raccolto in segreteria studenti e visionato dagli psicologi ed insegnanti referenti del progetto. Utilizzando tale metodologia di selezione è possibile che aderiscano al progetto pochi ragazzi ma altamente motivati. 4.3.2 Gli incontri di gruppo Il progetto contempla un ciclo di incontri, rivolto ai facilitatori, attraverso cui potenziare le abilità comunicative e relazionali utili al perseguimento degli obiettivi sopra elencati. 4
Gli incontri, condotti dagli psicologi referenti con il coinvolgimento degli insegnanti aderenti al progetto, si articolano nei seguenti moduli: Modulo “Favorire l’incontro e la conoscenza” Lo scopo del primo incontro consiste nel facilitare la socializzazione del gruppo, stimolando la conoscenza dei suoi componenti attraverso attività a sfondo ludico. Inoltre vengono raccolte, attraverso eventuali questionari o interviste ad hoc, a domande aperte, ed alla discussione in gruppo, le aspettative degli studenti rispetto al progetto, le loro motivazioni, come si immaginano possa essere il facilitatore e quali attività dovrebbe svolgere. Modulo “Favorire un’identità del gruppo” Si intende creare le condizioni affinché i facilitatori costruiscano un’identità di gruppo e, per raggiungere tale scopo, vengono utilizzate modalità espressive diverse, in sottogruppi o individualmente, dai cartelloni, alle magliette, alla costruzione della propria “casa” servendosi di materiale di cancelleria per poi raccoglierle, metterle insieme e costruire una storia di gruppo. Altra attività possibile consiste nel proporre un gioco rompighiaccio. Una successiva attivazione consiste nel distribuire ai facilitatori dei bigliettini, precedentemente selezionati dagli operatori, su cui sono state scritte parole\frasi, con la consegna, a partire da queste, di comporre una storia di senso compiuto. Modulo “Gestione del gruppo: quali tecniche?” I facilitatori vengono formati rispetto alle tecniche di conduzione di gruppo (circle time, brainstorming, discussione guidate) attraverso role playing e simulazioni. Inoltre acquisiscono tecniche di gestione delle dinamiche relazionali insite nei gruppi classe: saper gestire le critiche, l’aggressività, le squalifiche altrui nonché le proprie reazioni. Infine vengono formati rispetto ai giochi rompighiaccio da utilizzare come primo approccio ogni qualvolta entrano in classe, indipendentemente dalla tematica di cui dovranno poi discutere. Ai facilitatori può essere consegnato materiale cartaceo che raccoglie alcuni riferimenti teorici sul tema della peer education, assieme a “La cassetta degli attrezzi: attivazioni e giochi”, ossia un elenco delle tecniche di conduzione di gruppo e di gestione delle dinamiche relazionali di seguito riportato. “La cassetta degli attrezzi: attivazioni e giochi” I giochi rompighiaccio • CHE TEMPO FA DENTRO DI TE? Ogni partecipante dice il suo nome e che tempo fa dentro di sé, ovvero sereno, poco nuvoloso, temporale ecc. • CHI SONO? Ogni partecipante dice il proprio nome, un suo pregio ed un suo difetto. (continua) 5
(prosegue) • CHE ANIMALE VORRESTI ESSERE? Ogni partecipante si presenta, dice il proprio nome e che tipo di animale vorrebbe essere e per quali caratteristiche. • NOMI CON LA PALLA O CON IL GIORNALE Occorrente: giornale Disporre in cerchio i ragazzi. Un ragazzo è al centro dell’aula con il giornale in mano e dice il nome di un compagno: deve colpire il ragazzo citato prima che quest’ultimo dica a sua volta un altro nome. I giochi di conoscenza • PRESENTAZIONE INCROCIATA Occorrente: nulla I partecipanti si dividono in coppie. Ogni coppia ha dieci minuti di tempo per parlare e presentarsi, ognuno racconta all’altro qualcosa di sé, ad esempio com’è composta la famiglia, quali sono gli hobby, se pratica uno sport, cosa ha fatto per le vacanze, ecc... Poi si torna in cerchio e ognuno presenta il compagno, con cui ha parlato, al resto del gruppo. • GIOCO DELLE CARATTERISTICHE SIMILI Occorrente: nulla Il gioco prevede che i ragazzi si dispongano seduti in cerchio ed un ragazzo/a, in piedi al centro, dice un hobby o qualcosa che lo/a caratterizza: coloro che presentano la stessa caratteristica si alzano in piedi e cambiano il posto in cui sedere. Tutto ciò deve essere fatto il più velocemente possibile dato che vi è una sedia in meno rispetto al numero dei partecipanti. Chi rimane in piedi deve proporre al gruppo un’altra sua abilità o attività. • GIOCO DELLE SEDIE Occorrente: musica scelta dai facilitatori e stereo Disporre le sedie, tranne una, in cerchio con lo schienale rivolto verso l’interno del cerchio. I ragazzi camminano intorno alle sedie con la musica in sottofondo. Quando si spegne la musica tutti si devono sedere, quindi anche sulle gambe dei compagni. Nessun ragazzo deve essere eliminato. Ad ogni interruzione della musica viene tolta una sedia fino alla fine del gioco in cui ne rimane una soltanto. • GIOCO DEL GOMITOLO Occorrente: gomitolo di lana molto lungo Il facilitatore dispone i ragazzi seduti in cerchio (oppure in piedi). Il facilitatore, in piedi, tenendo il gomitolo da un capo, lo lancia verso un ragazzo pronunciandone il nome e così fa anche quest’ultimo rivolgendosi ad un altro compagno/a. Si crea, così, un groviglio di fili e alla fine, l’ultimo, deve dire il nome di chi gli ha tirato il gomitolo andandosi a sedere al suo posto e riavvolgendo il filo. • ANNODATEVI Occorrente: nulla I facilitatori dispongono i ragazzi in cerchio e spiegano che una volta pronunciato il nome di uno di loro, questo deve trovare un contatto con un altro compagno a sua volta chiamato all’appello. La difficoltà consiste nel rimanere attaccati al compagno iniziale (per una spalla, un piede, una mano, ecc.). I facilitatori possono aiutarsi
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(continua) (prosegue) seguendo l’elenco alfabetico della classe. Il risultato sarà un nodo di persone che alla fine devono snodarsi procedendo in modo inverso, guidati dall’appello a ritroso dei facilitatori. • IL CONIGLIO INVISIBILE Occorrente: nulla Il facilitatore dispone la classe in cerchio. Dice che sulle proprie gambe ha un simpatico coniglio/gatto e che lo passerà al ragazzo seduto più vicino a lui con la consegna che potrà fargli ciò che desidera (accarezzarlo, tirare la coda, dargli un bacio ecc.). Questo, a sua volta, darà il coniglio al suo vicino con la stessa consegna. Alla fine del giro, ciò che è stato fatto al coniglio dovrà essere fatto al proprio vicino di sedia. • IO VORREI CHE… Occorrente: nella seconda versione portare post‐it colorati Prima versione del gioco: disponete in coppie ragazzi che non si conoscono (di solito le persone che non si conoscono sono sedute lontane tra loro). Ognuno dovrà dire al compagno “Io vorrei che mi dicessi che…”, “Io non vorrei mai che mi dicessi che….” Terminato il gioco ci si ridispone in cerchio e chi vuole potrà esplicitarlo davanti a tutti. Potreste iniziare prima voi facilitatori! Seconda versione del gioco: consegnate ad ogni ragazzo due post‐it e ognuno dovrà scrivere sopra “Io vorrei che mi dicessi che…”, “Io non vorrei mai che mi dicessi che…” in modo anonimo. Raccogliete tutti i post‐it e attaccateli, leggendoli, su un cartellone o sulla lavagna. Commentate insieme alla classe somiglianze e differenze, paure e desideri. • SE FOSSE…COSA SAREBBE? Occorrente: nulla Disponete i ragazzi in due gruppi. Ogni gruppo dovrà scegliere al suo interno un membro. un animale che animale sarebbe?”, “Se Gli avversari, facendo domande quali: “Se fosse fosse un edificio quale sarebbe?”, “Se fosse uno stile di abbigliamento quale sarebbe?”, devono cercare di capire quale sia il membro scelto dal gruppo. L’accoglienza: cosa succederà in questo anno scolastico? • I NOMI E LE ASPETTATIVE Ogni partecipante dice il proprio nome e con la prima lettera del nome pensa ad una parola che riguarda le aspettative che nutre rispetto alla propria nuova classe e alla nuova scuola. Uno dei conduttori scrive tutte le parole sulla lavagna. Alla fine, se secondo il gruppo manca qualcosa di importante, è possibile aggiungere ulteriori parole. Poi il conduttore prova, insieme al gruppo, a raggruppare in categorie le aspettative (ad esempio, quelle che più probabilmente si avvereranno e quelle meno probabili, oppure quelle che si realizzeranno a lungo termine e quelle che si realizzeranno subito, ecc.) • BRAINSTORMING SULLE PAURE RISPETTO ALLA NUOVA SCUOLA Uno dei due conduttori chiede ai partecipanti di dire a voce alta quali sono le principali paure o preoccupazioni che i ragazzi hanno rispetto all’anno scolastico che sta iniziando. L’altro facilitatore nel frattempo le scrive sulla lavagna. Successivamente il gruppo, aiutato dai conduttori, tenta di dividere le preoccupazioni in categorie (quelle che spaventano di più da quelle che preoccupano meno, quelle che si risolvono da soli e quelle per le quali bisogna chiedere aiuto a qualcuno, ecc…). Benatti, Diana, Adolescenza e Peer Education. Resoconto di esperienze presso gli Istituti Superiori di Carpi © 2010 7
Una volta terminata la fase di conoscenza e strutturazione del nuovo gruppo di facilitatori, seguono, durante l’anno scolastico, ulteriori incontri di gruppo col fine di preparare al meglio i ragazzi alla realizzazione delle attività nelle classi. Le attività solitamente proposte nelle classi prime sono: • l’accoglienza svolta all’inizio dell’anno scolastico; • la formazione del gruppo classe attraverso un breve soggiorno in Valsugana e l’organizzazione di attività per gli alunni che restano a scuola. Tale iniziativa viene realizzata ad inizio anno scolastico presso l’I.I.S. “A. Meucci”; • la presentazione degli Organi Collegiali e del Regolamento d’Istituto; • la simulazione dell’assemblea di classe; • la presentazione dello Sportello d’Ascolto Psicologico realizzato all’interno dell’Istituto; • i progetti organizzati dagli esperti del Settore Dipendenze Patologiche Distretto di Carpi ‐ AUSL di Modena. Le attività in genere proposte nelle classi seconde sono: • il progetto di Educazione alla Salute “Affettività, sessualità e contraccezione per studenti” curato dagli psicologi e dalle ostetriche afferenti allo Spazio Giovani del Consultorio Familiare Distretto di Carpi ‐ AUSL di Modena: i facilitatori, in assenza dell’insegnante, sono invitati a raccogliere nelle classi le aspettative circa gli argomenti che gli studenti vorrebbero affrontare in merito alla tematica in questione; la conoscenza di tali aspettative consente agli insegnanti aderenti al progetto e agli psicologi dello Spazio Giovani di strutturare i loro rispettivi insegnamenti/interventi in tali classi; • i progetti organizzati dagli esperti del Settore Dipendenze Patologiche Distretto di Carpi ‐ AUSL di Modena. • l’eventuale co‐conduzione dell’intervento sui temi di affettività e sessualità insieme allo psicologo referente del progetto di Educazione alla salute; • la diffusione e la conoscenza del progetto “Facilitatori della comunicazione” al fine di selezionare un nuovo gruppo di facilitatori. A partire dall’anno 2007 l’Assessorato Pari Opportunità del Comune di Carpi, in collaborazione con l’Associazione Nondasola di Reggio Emilia, le psicologhe degli Sportelli d’Ascolto delle scuole, la psicologa del progetto Free Entry ‐ Comune di Carpi, il Servizio di Psicologia di Carpi dell’AUSL di Modena e gli istituti Superiori “M. Fanti”, “A. Meucci” e “G. Vallauri”, ha coinvolto un gruppo di ragazzi e di insegnanti di tali scuole all’interno di progetti di prevenzione dei fenomeni di violenza contro le donne. Tali progetti hanno previsto alcuni incontri formativi ed informativi, volti a favorire il riconoscimento del fenomeno di violenza alle donne, e l’attiva partecipazione dei ragazzi alla realizzazione di un questionario finalizzato ad individuare gli stereotipi culturali diffusi tra gli adolescenti e somministrato alle classi del triennio degli Istituti Superiori. Inoltre gli educatori tra pari hanno progettato e realizzato un video spot che presenta le diverse tipologie di violenza esercitate contro le donne ed uno spot radiofonico che evidenzia la gravità e la diffusione del fenomeno. Tali prodotti culturali sono stati presentati in occasione di alcuni eventi pubblici alla comunità sensibilizzandola su tale tema. Inoltre i ragazzi, insieme alle operatrici dell’Associazione Nondasola, hanno partecipato ai laboratori all’interno delle classi coinvolte nel progetto. Tali laboratori intendevano sia favorire il riconoscimento della violenza e la riflessione sugli stereotipi che la fondano all'interno della famiglia, della scuola, della società, nelle relazioni tra i generi, sia conoscere ciò che le ragazze e i ragazzi sanno e percepiscono sulla violenza contro le donne sia offrire spazi di riflessione per dar voce a timori, aspettative, desideri rispetto a sé ed alla relazione affettiva. Conclusa questa florida esperienza, è stato proposto un ulteriore progetto che verte sempre su tale tematica, finanziato dal Servizio di Psicologia Area Nord‐AUSL di Modena ed attualmente in fase di realizzazione presso alcuni Istituti Superiori. Tale progetto si propone di coinvolgere il gruppo di facilitatori, attivo nelle Scuole Secondarie di II grado, all’interno di un ciclo di incontri finalizzato allo sviluppo e al potenziamento di conoscenze e abilità utili alla realizzazione di iniziative ed alla conduzione di interventi rivolti a gruppi giovanili intorno alla tematica della violenza di genere. I facilitatori diventano dunque competenti rispetto ai compagni 8
riguardo al tema in oggetto e partecipano alla diffusione nella comunità scolastica e territoriale di una cultura che promuove il rispetto delle differenze di genere. Prendono parte a tale esperienza psicologi degli Sportelli d’ascolto attivi presso gli Istituti Scolastici coinvolti, gli insegnanti referenti del progetto “Facilitatori della comunicazione”, insegnanti referenti di progetti di educazione alla salute dell’Azienda U.S.L. di Modena, professionisti dei Servizi (Spazio Giovani e S.ERT) dell’Azienda USL di Modena‐ Distretto di Carpi e referenti di Assessorato Pari Opportunità e di Assessorato Politiche Giovanili del Comune di Carpi. Modulo “Incontro finale: consegna dei diplomi” La consegna dei diplomi ai facilitatori ed ai formatori che hanno partecipato al Progetto “Facilitatori della comunicazione” rappresenta un’occasione di riconoscimento dell’impegno assunto dai ragazzi e costituisce il “passaggio del testimone” da una generazione di facilitatori a quella successiva. 4.4 Il ruolo dei formatori: una formazione continua Una volta conclusa l’esperienza di facilitatore, i ragazzi possono decidere di candidarsi formatori dei nuovi facilitatori rappresentando, così, una guida, un sostegno nell’espletamento delle varie attività previste dal progetto. Il formatore ha un ruolo attivo nella preparazione dei nuovi facilitatori e può essere chiamato ad affiancare il facilitatore in alcune attività realizzate nelle classi. Quindi il progetto può prevedere momenti di incontro pomeridiano tra gli psicologi e i soli formatori al fine di individuare insieme i metodi più appropriati attraverso cui trattare i moduli che scandiscono il ciclo di incontri. Queste occasioni di confronto presentano una forte valenza formativa sia per i ragazzi i quali sono sollecitati ad inventare e/o portare nel contesto scolastico metodologie attive già conosciute eventualmente in ambienti extrascolastici (spazi di aggregazione giovanile, scout, …) sia per gli esperti che accrescono le loro conoscenze circa la realtà giovanile, i suoi linguaggi e le relazioni. 4.5 Tempi di realizzazione Il progetto può avere durata annuale o biennale a seconda delle scelte di ciascun Istituto Scolastico. Generalmente gli incontri di gruppo rivolti ai nuovi facilitatori si svolgono in orario extra‐scolastico, si articolano in moduli di due o tre ore ed iniziano nell’anno scolastico in cui i ragazzi frequentano la classe seconda. Invece, gli interventi nelle classi vengono realizzati a partire dall’anno scolastico successivo, si svolgono in orario scolastico e generalmente ciascuna attività richiede due ore di tempo. Prima di ogni intervento in classe, i facilitatori insieme agli psicologi ed all’insegnante referente del progetto, partecipano ad un incontro di preparazione in cui decidono e provano le varie attivazioni che, a loro volta, svolgeranno nelle classi. 4.6 Valutazione del progetto L’interesse che gli studenti nutrono rispetto a questa iniziativa scolastica può essere colto dall’elevato numero di aspiranti peer educators che ogni anno si candidano per prendervi parte. In fase iniziale del progetto, come sopra accennato, ricorriamo a strumenti costruiti ad hoc, questionari oppure interviste a domande aperte, ed alla discussione in gruppo, al fine di raccogliere le aspettative e motivazioni dei ragazzi riguardo alla loro partecipazione al progetto. Tra gli strumenti di valutazione consultati in Letteratura, riteniamo interessante il questionario di autovalutazione iniziale di Pellai, Rinaldin, Tamborini (2002). Tale strumento quali‐quantitativo, strutturato in 4 aree (motivazionale, relazionale, organizzativa e tecnica), utilizzato per la selezione degli educatori tra pari, raccoglie la riflessione personale dei ragazzi rispetto alla scelta di prendere parte al progetto. Un ulteriore strumento che riteniamo possa essere somministrato agli educatori tra pari è il TMA, ossia un test multidimensionale dell’autostima, che valuta le sei aree in cui l’autostima viene tipicamente suddivisa: aree interpersonale, scolastica, emozionale, familiare, corporea e della padronanza sull’ambiente. 9
Il progetto “Facilitatori della Comunicazione” prevede, inoltre, una valutazione di processo, ossia un monitoraggio che si dispiega in ogni sua fase permettendo di apporre eventuali aggiustamenti in itinere alla luce delle esigenze sollevate di volta in volta dai facilitatori e dagli insegnanti. Infatti, al termine di ogni attività, ha luogo un momento di rielaborazione degli interventi svolti nelle classi eventualmente avvalendosi di schede di autovalutazione costruite ad hoc, a domande aperte. I ragazzi, guidati dalle domande formulate dalle psicologhe, discutono di: • cosa li ha colpiti maggiormente circa l’esperienza fatta; • come si sono sentiti; • come hanno lavorato in coppia e nel più ampio gruppo di facilitatori; • ciò che hanno imparato e/o le eventuali difficoltà vissute rispetto sia alla conduzione delle attività sia alla gestione delle dinamiche del gruppo classe. Un momento di confronto è previsto anche nella fase conclusiva del progetto. A questo scopo, mediante una scheda di autovalutazione costruita ad hoc, a domande aperte, e la successiva discussione in gruppo, intendiamo sondare le opinioni dei facilitatori riguardo al progetto. Nello specifico, riteniamo utile conoscere il resoconto soggettivo dei ragazzi attraverso i quesiti di seguito riportati. Questionario finale di autovalutazione Progetto “Facilitatori della Comunicazione” Data _____________ Età _________ Sesso F□ M □ 1) Cosa ha significato per te questa esperienza? _________________________________________________________________________________ 2) Ritieni soddisfatte le tue motivazioni/aspettative iniziali riguardo al progetto? _________________________________________________________________________________ 3) Quali competenze hai acquisito? _________________________________________________________________________________ 4) Quali aiuti e ostacoli hai incontrato in questo impegno come “facilitatore”? _________________________________________________________________________________ 5) Come descriveresti la relazione con gli altri facilitatori all’interno del gruppo? _________________________________________________________________________________ 6) Come descriveresti la relazione con i responsabili del progetto? _________________________________________________________________________________ 7) Il materiale fornito ti è stato chiaro? _________________________________________________________________________________ 8) Come hanno reagito i tuoi compagni/amici, gli insegnanti e i genitori al fatto che sei “facilitatore”? _________________________________________________________________________________ 9) Quali cambiamenti pensi che il progetto sia riuscito a promuovere nella scuola? E quali invece i fallimenti? _________________________________________________________________________________ 10) A quali bisogni degli studenti della tua scuola pensi che il progetto abbia risposto? _________________________________________________________________________________ 11) Riguardo agli incontri di formazione, ai progetti, alle attività/iniziative a cui hai preso parte, cosa ritieni sia stato utile per lavorare bene? Cosa, invece, pensi sia stato inutile? _________________________________________________________________________________ 12) Riguardo agli incontri di formazione, ai progetti, alle attività/iniziative a cui hai preso parte, cosa cambieresti per poter lavorare meglio? Benatti, Diana, Adolescenza e Peer Education. Resoconto di esperienze presso gli Istituti Superiori di Carpi © 2010 Le autovalutazioni finali dei ragazzi vengono confrontate con i dati che erano stati raccolti durante la fase iniziale del progetto, riguardo alle loro aspettative, motivazioni, idee circa il ruolo di “facilitatore” ed alle attività da svolgere. Inoltre, in fase finale del progetto, potrebbe essere opportuno risomministrare il questionario di autovalutazione di Pellai, Rinaldin, Tamborini (2002), di cui sopra, per valutare i livelli di soddisfazione, le competenze maturate e la percezione del proprio potere d’azione. Oltre a tale strumento, riteniamo possa essere utile risomministrare il TMA, al fine di conoscere l’eventuale ricaduta del progetto sui livelli di autostima degli educatori tra pari. 10
Ai fini di un futuro sviluppo di tale iniziativa, monitoriamo il progetto anche integrando le riflessioni dei ragazzi con le considerazioni degli insegnanti e con i dati raccolti dagli esperti nell’ambito degli interventi di educazione alla salute, per le cui fasi di progettazione e realizzazione i facilitatori sono attivamente coinvolti. 5. Conclusioni L’educazione tra pari costituisce da ormai 14 anni una realtà consolidata in alcune scuole medie superiori del territorio carpigiano. Il progetto “Facilitatori della comunicazione”è stato proposto prima di tutto presso il Liceo “M. Fanti” per poi estendersi presso altri Istituti Superiori riuscendo quindi fin da subito a perseguire uno dei suoi principali obiettivi, ossia la capillare diffusione di questa florida esperienza nelle varie realtà scolastiche. Attualmente è attivo presso tre Istituti, lo stesso Liceo “M. Fanti”,l’l’I.I.S. “A. Meucci” e I.P.S.I.A. “G. Vallauri”, nei quali il progetto presenta una struttura analoga pur differenziandosi in alcuni aspetti metodologici. Inoltre, le tre scuole hanno condiviso la partecipazione negli ultimi anni ai progetti di prevenzione dei fenomeni di violenza contro le donne, che hanno rappresentato un esempio di come gli educatori tra pari possano investire le proprie competenze in diverse attività rivolte ai giovani, non solo quindi di natura propriamente scolastica, quale, ad esempio, l’accoglienza alle classi prime. La descrizione del progetto di cui sopra non si prefigge l’obiettivo di fornire un ricettario, piuttosto vuole costituire un’esemplificazione di una ricca iniziativa che vede protagonisti i ragazzi, permettendo loro di accrescere il valore di sé e di acquisire abilità sociali ed emotive, e grazie alla cui presenza poter raggiungere in maniera più efficace i coetanei, specialmente riguardo a tematiche di educazione alla salute. Pertanto l’augurio è che le fasi del progetto delineate nelle pagine precedenti possano fornire indicazioni e suggerimenti utili all’impostazione di eventuali ulteriori progetti, adottando la filosofia di una educazione tra pari anche in altri contesti non solo scolastici ma anche di natura clinica e sociale. 6. Bibliografia BENATTI F. (2003), Prematuri sempre?, tesi di laurea non pubblicata. GHIRETTI F., MARZI N., BERTOLETTI P. (2004), Esperienze di peer education, in U. Nizzoli, C. Colli, Giovani che rischiano la vita. Capire e trattare i comportamenti a rischio negli adolescenti, McGraw‐Hill, Milano, pp. 315‐330. MIGLIETTA D. (a cura di) (2000), Gruppi in età evolutiva, Utet, Torino. PELLAI A., RINALDIN V., TAMBORINI B. (2002), Educazione tra pari. Manuale teorico‐pratico di empowered peer education, Erickson, Trento. PIETROPOLLI CHARMET G. (2000), I nuovi adolescenti. Padri e madri di fronte a una sfida, Raffaello Cortina, Milano. TONIOLO G. (1999), Adolescenza e identità, Il Mulino, Bologna. 11