Il problema dei "missed cancers" del colon-retto
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Il problema dei "missed cancers" del colon-retto
Introduzione La colonscopia è comunemente considerata l’esame di riferimento per la diagnosi e prevenzione delle neoplasie colorettali. Nonostante l’assenza di studi randomizzati controllati, sono infatti molte le evidenze indirette che supportano il ruolo della colonscopia nella riduzione dell’incidenza del cancro colorettale (CCR). Dati recenti della letteratura sembrano però suggerire che l’efficacia reale (effectiveness) della colonscopia nella prevenzione del CCR, specialmente per le lesioni localizzate nel colon destro, possa in realtà essere sovrastimata. In effetti, il riscontro di lesioni neoplastiche maligne in soggetti sottoposti ad esami colonscopici seriati all’interno di programmi di sorveglianza (interval cancers, o cancri intervallari) o comunque già sottoposti in precedenza ad una colonscopia completa non è evenienza così rara, e certamente più frequente di quanto RL Franco Radaelli Giorgio Minoli Revisione della Letteratura > rassegna biennale Nonostante la colonscopia sia comunemente considerata l’esame di riferimento per la diagnosi e prevenzione delle neoplasie colorettali, l’esame è associato ad un rischio variabile di non diagnosticare lesioni neoplastiche maligne. Studi di popolazione dimostrano che circa il 5% dei cancri sia diagnosticato in soggetti che nei tre anni precedenti erano già stati sottoposti ad una indagine colonscopica. Scopo della revisione è quella di esaminare, attraverso una analisi dei dati recenti della letteratura, la reale incidenza del “missed cancer”, discutere le possibili cause e quali possano essere gli interventi per limitarne la frequenza. Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia Ospedale Valduce di Como ipotizzato in passato. Queste neoplasie, rappresentano nella maggior parte dei casi l’esito di una lesione non diagnosticata o rimossa in modo non adeguato nel corso di una colonscopia precedente (missed lesion), ma in altri casi sono lesioni con uno sviluppo “de novo”, caratterizzate da rapida crescita correlata a caratteristiche biologiche peculiari del tumore stesso. Il problema delle lesioni perse e dei cancri intervallari è stato oggetto negli ultimi anni di molte attenzioni, soprattutto per le possibili implicazioni negative riguardo il ruolo della colonscopia nella riduzione della incidenza del CCR e, più in generale, l’efficienza dei programmi di screening. Scopo della revisione è quella di esaminare, alla luce degli studi più recenti, la reale incidenza dei cancri persi ed intervallari, la sede e le loro caratteristiche biologiche, le cause della loro mancata osservazione, le potenziali conseguenze, ed i suggerimenti o le possibilità che abbiamo per limitarne la frequenza. Giorn Ital End Dig 2010;33:113-118 Il problema dei "missed cancers" del colon-retto 113 RL Revisione della Letteratura > rassegna biennale Dimensioni del problema Informazioni riguardo la reale frequenza ed incidenza di lesioni neoplastiche maligne in pazienti già sottoposti in precedenza ad un esame colonscopico sono deducibili da lavori tra loro molto differenti, spesso condotti con motivazioni diverse da quella di valutare l’efficacia reale della colonscopia nel diagnosticare e prevenire il CCR. In comune però questi studi prevedono, nella loro conduzione, l’esecuzione di una valutazione prospettica in pazienti in precedenza già sottoposti ad una colonscopia iniziale (endoscopia indice) o retrospettiva in pazienti con diagnosi di CCR. Informazioni da studi "back to back" o "tandem colonoscopy" Sono studi prospettici, condotti con la ripetizione dell’esame colonscopico nella medesima giornata, specificatamente condotti per valutare la sensibilità della colonscopia nella diagnosi di adenomi. Per quanto molto utili nel sottolineare i limiti della colonscopia nella diagnosi di piccole lesioni, non possono fornire alcuna informazione riguardo la frequenza di cancri “persi”, ovvero non diagnosticati, in quanto il numero dei pazienti arruolati è molto limitato, e di conseguenza il numero di cancri riscontrati è trascurabile. Una revisione del 2006 ha considerato sei studi per un totale di 465 pazienti ed ha segnalato che la miss-rate per adenomi, indipendentemente dalla loro dimensione, era del 22% e, in dettaglio, del 2% per adenomi > 10 mm, del 13% per adenomi di 5-10 mm e del 26% per lesioni di 1-5 mm (1). Franco Radaelli et al > "Missed cancers" del colon retto 114 logie avanzate di visualizzazione della mucosa, quali auto-fluorescenza (AFI) e narrow band imaging (NBI) potessero migliorare la accuratezza diagnostica della colonscopia, la percentuale di “adenomi persi” è risultata essere del 25% e 13%, rispettivamente. L’uso di entrambe le tecnologie avanzate non ha significativamente ridotto la percentuale di lesione perse rispetto alla colonscopia eseguita con luce standard (3,4). Informazioni da studi retrospettivi Si basano sulla valutazione retrospettiva, all’interno di una coorte di pazienti con diagnosi di CCR, delle colonscopie eseguite in tempi precedenti la diagnosi di cancro. In questi studi, un cancro viene definito arbitrariamente come lesione persa (missed cancer), qualora venga diagnosticato entro 3 anni dall’ultimo esame colonscopico, partendo dal presupposto che sia inverosimile che lesioni neoplastiche a lenta crescita come gli adenomi possano formarsi de novo e trasformarsi in lesioni maligne in un intervallo relativamente breve di tempo. Lavori non recenti, con dati ricavati da database di una o più istituzioni, suggeriscono che circa il 6% dei pazienti con CCR erano già stati sottoposti nei tre anni precedenti ad una indagine colonscopica negativa (5-7) (tabella 1). Uno studio pubblicato nel 2009 e condotto su 570 pazienti con CCR conferma che il 5% dei pazienti era stato sottoposto in precedenza ad indagine endoscopica negativa, per quanto l’intervallo di tempo considerato tra diagnosi di cancro ed ultima colonscopia sia stato più lungo di quanto usualmente considerato in studi analoghi (5 anni invece di 3 anni) (8) (tabella 1). Lavori più recenti e simili nel disegno ai precedenti han- tab. 1: percentuale dei pazienti con diagnosi di CCR sottoposti in precedenza ad esame colonscopico risultato negativo (miss rate) Anno pubblicazione N° pazienti con CCR “miss rate” Indiana, US (5) 1997 941 5.2%* Giappone (6) 2003 233 6.4%* New Zeland (7) 2004 286 5.9%* South Wales, UK (8) 2009 570 5.0%^ * % pazienti sottoposti a colonscopia risultata “negativa” nei 3 anni precedenti ^ % pazienti sottoposti a colonscopia risultata “negativa” nei 5 anni precedenti Studi più recenti confermano questi dati. Heresabach et al riportano in uno studio multicentrico su 286 colonscopie tandem, una miss rate del 28% per polipi < 5 mm e del 20% per polipi > a 5 mm (2). In due recenti studi condotti con metodica tandem, disegnati con lo scopo primario di valutare se tecno- no però utilizzato database “di popolazione” e pertanto hanno permesso di valutare un grande numero di soggetti per lunghi periodi di tempo. In uno studio condotto in Ontario (Canada) (9) sono stati considerati pazienti di età > 20 anni con nuova diagnosi di CCR e tra essi sono stati identificati pazienti già sotto- RL Revisione della Letteratura > rassegna biennale tab. 2: studi prospettici di follow-up in pazienti con adenomi sporadici APPS NPS CPPS PPT WBF VA AFT UDCA Totale N° pazienti arruolati 864 1.418 930 2.079 1.429 895 1.112 1.285 9.167 Disegno dello studio 4 bracci Studio endoscopico (2 bracci) 2 bracci 2 bracci 2 bracci Studio endoscopico (2 bracci) 3 bracci 2 bracci -------- 1984-1988 1980-1990 1991-1998 6 7 7 Colonscopie di f-up Anno 1 e 3 Anno 1 e 3 Anno 3 F-up mediano, range (mesi) 49.1 (11-76) Pazienti con adenoma (n, %) Pazienti con adenoma avanzato (n, %) N° centri Pazienti con cancro (n, %) 1991-1998 1990-1998 1994-1997 1994-1998 1995-1999 -------- 8 1 13 9 2 -------- Anno 1 e 4 Anno 1 e 4 Anno 1 e 3 (889 pz) Anno 3 (1.304 pz) Anno 2 e 5 (adenomi > 1cm) Anno 5 (adenomi < 1cm) Anno 3 Anno 3 -------- 36.9 (6-57) 48.6 (11-91) 52.1 (7-84) 39.1 (7-88) 59 (8-66) 37 (11-66) 38 (6-88) 47.2 (6-91) 432 (51.6) 324 (34.5) 428 (46.9) 1.077 (53.2) 641 (49.2) 395 (45.4) 476 (43.8) 507 (42.5) 4.280 (46-7) 128 (15.3) 64 (6.8) 120 (13.1) 195 (9.6) 177 (13.6) 69 (7.9) 108 (9.9) 163 (13.7) 1.024 (11.2) 5 (0.6) 3 (0.3) 8 (0.9) 13 (0.6) 8 (0.6) 8 (0.9) 6 (0.6) 7 (0.6) 58 (0.6) APPS: Antioxidan Polyp Prevention Trial NPS: National Polyp Study CPPS: Calcium Polyp Prevention Trial PPT: Polyp Prevention Trial WBF: Wheat Bran Fiber Study VA: Veteran Affairs Cooperative Study AFT: Aspirin Folate Trial; UDCA: Ursodeoxycholic Acid Study posti ad esame colonscopico nei tre anni precedenti la diagnosi. Sono stati valutati 3.288 pazienti con cancro localizzato nel colon destro, 777 con lesioni nel colon trasverso, 710 alla flessura splenica/discendente, 7.712 con lesioni del sigma o retto. La percentuale di cancri persi è stata 5.9%, 5.5%, 2.1% e 2.3% rispettivamente. All’analisi multivariata, variabili associate in modo indipendente ad un maggior rischio di perdere cancri sono la sede della neoplasia (lesioni del colon destro o trasverso), l’età avanzata del paziente, la presenza di diverticolosi, il fatto che l’esame sia stato eseguito non da un gastroenterologo ed in un ambulatorio piuttosto che in ospedale. Con il data base della provincia del Manitoba (Canada), Singh et al (10) hanno analizzato più di 45.000 soggetti di età > 40 anni sottoposti a colonscopia con esito negativo tra il 1989 ed il 2006 ed hanno rilevato che dei 300 cancri osservati in follow-up medio di 5 anni (229.090 individui/ anno), ben 137 erano stati diagnosticati entro 36 mesi dalla colonscopia negativa. Per quanto sopra detto, si può pensare che queste lesioni fossero già presenti al momento del primo esame e pertanto possano essere considerate come “lesioni perse”. Di queste, 90 (66%) erano localizzate a destra (cancri prossimali). Informazioni da studi prospettici di sorveglianza in pazienti con adenomi Un recente studio (11) ha analizzato in modo cumulativo i dati provenienti da 8 studi prospettici nord-americani finalizzati alla valutazione di efficacia di interventi di chemio prevenzione (5 studi) o della polipectomia (3 studi) nella prevenzione delle neoplasie coliche. Il disegno, simile per tutti gli otto studi, prevedeva l’arruolamento di pazienti con riscontro di almeno un adenoma alla colonscopia basale ed un follow-up medio di almeno 36 mesi, durante il quale venivano eseguite colonscopie di sorveglianza ad intervalli di tempo predefiniti. Le caratteristiche principali degli studi sono riassunti nella tabella 2. L’analisi cumulativa aveva come end-point primario quello di definire il rischio attuale di sviluppo di cancri o adenomi avanzati dopo la polipectomia endoscopia ed i fattori di rischio associati. Sono stati valutati complessivamente 9.167 pazienti; durante un follow-up mediano di circa 4 anni, 58 (0.6%) hanno sviluppato un cancro invasivo e 1.082 Giorn Ital End Dig 2010;33:113-118 Periodo studio 115 RL Revisione della Letteratura > rassegna biennale (11.8%) neoplasie avanzate (adenoma con dimensione > 1cm, e/o componente villosa, e/o displasia ad alto grado). Età avanzata e le caratteristiche degli adenomi (numero e dimensioni) alla coloscopia basale sono risultati essere i fattori di rischio più importanti per lo sviluppo di neoplasie avanzata e cancro. Le conclusioni di questa analisi sono che l’occorrenza di neoplasia avanzata è relativamente comune in soggetti sottoposti a polipectomia, sottolineando ancora una volta l’importanza della sorveglianza endoscopica. Viceversa, per quanto riguarda i cancri, che in questo contesto possiamo correttamente definire “intervallari”, la loro incidenza, sebbene non sia trascurabile (valore medio 0.6%, con un range compreso tra 0.3 e 0.9), è sicuramente molto bassa. Informazioni da studi prospettici condotti in soggetti sottoposti a colonscopia di screening Franco Radaelli et al > "Missed cancers" del colon retto 116 Studi recenti hanno valutato l’incidenza di neoplasia in coorti di soggetti sottoposti a colonscopia di screening. In un gruppo di 715 soggetti asintomatici a medio rischio sottoposti a colonscopia di screening tra il 1989 ed il 1993, i cancri diagnosticati nel corso di un follow-up (8 anni) sono stati sette; di questi, solo 2 sono stati riscontrati entro i tre anni e per tanto potenzialmente considerabili come missed cancers (12). Il rischio di missed cancer o cancro intervallare è pertanto molto basso nell’ambito di una popolazione asintomatica, ed appare sostanzialmente nullo nei pazienti sottoposti a screening con colonscopia basale negativa, come dimostrato in due recenti studi. Imperiale et al (13) hanno valutato in una coorte di 2.436 individui sottoposti a screening colonscopico negativo, 1.256 soggetti che hanno ripetuto l’esame in un intervallo medio di tempo di circa 5 anni. Alla seconda coloscopia, sono stati riscontrati un totale di 19 adenomi avanzati (adenoma > 10 mm con componente villosa o con displasia severa o carcinoma invasivo) in 16 (1.3%) soggetti, mentre non è stato riscontrato nessun cancro. Dati del tutto sovrapponibili sono riportati in uno studio cinese (14). In una coorte di 511 soggetti a rischio generico sottoposti a screening colonscopico, tra coloro con colonscopia basale negativa, la diagnosi di adenoma avanzato alla colonscopia di re-screening dopo 5 anni è stata formulata in 5/401 individui (1.4%) e non è stato diagnosticato nessun cancro. Di contro, nei 110 soggetti con esame iniziale positivo, la prevalenza di neoplasie avanzate è stata del 20%. Tutti questi studi suggeriscono che nei soggetti a rischio generico sottoposti a screening il rischio di neoplasia avanzata a 5 anni dopo una colonscopia negativa è molto basso ed il rischio di cancro intervallare prossimo allo zero. Ad oggi, non esistono purtroppo dati riguardo la fre- quenza di cancri persi ed intervallari in soggetti a rischio generico con sangue occulto positivo sottoposti a colonscopia come accertamento di II livello. Dalla analisi dei risultati di questi studi sul rischio cancri persi o intervallari, appare evidente che esiste una certa discrepanza in quanto riportato in studi retrospettivi (rischio rilevante) e prospettici (rischio molto basso e spesso trascurabile ). Questa discrepanza trova la sua giustificazione in molteplici fattori, basti pensare a differenze sostanziali tra le popolazioni di studio (pazienti sintomatici versus soggetti asintomatici reclutati all’interno di programmi di sorveglianza o screening). È però importante anche sottolineare come gli studi prospettici non necessariamente siano rappresentativi di ciò che realmente accade nella pratica clinica. L’incidenza dei cancri persi all’interno di un protocollo di studio condotto in centri di riferimento è plausibile possa essere minore di quella riscontrata nel mondo reale, è ciò potrebbe banalmente riflettere una differente qualità dell’esame colonscopico tra quanto eseguito in centri di riferimento da operatori esperti e quanto eseguito nel mondo reale. Dagli studi emerge anche chiaramente che il rischio di lesioni perse è strettamente correlato alla probabilità di patologia, e pertanto maggiore nei soggetti sintomatici rispetto ai soggetti sottoposti a screening o sorveglianza. Tra questi ultimi, il rischio appare correlato alla prevalenza di lesioni neoplastiche alla colonscopia basale, ovvero maggiore nei soggetti con riscontro di adenomi rispetto a pazienti con esame normale. Sedi delle lesioni perse e possibili interpretazioni Dagli studi sopra accennati già si deduce che le lesioni perse sono con maggior frequenza situate nel colon destro. Per esempio il già citato studio canadese (9) riferisce di una miss rate del 5.9% per le lesioni perse a destra, che si riduce al 2.3% per il sigma-retto e nello studio di Singh (10) i cancri diagnosticato entro 3 anni da una colonscopia negativa sono risultati localizzati a destra nel 66% dei casi. Tre recenti studi, due canadesi ed uno tedesco, sembrano confermare, seppur in modo indiretto, l’osservazione che la maggior parte delle lesioni perse siano situate nel colon prossimale, dimostrando la maggiore efficacia della colonscopia nella prevenzione dei cancri distali rispetto a quelli prossimale. In una analisi retrospettiva di una ampia coorte di 111.402 pazienti canadesi con esame colonscopico negativo, eseguito per screening o diagnosi tra il 1992 e 1997, ed osservati fino al dicembre 2005, Lakoff et al (15) hanno confermato una riduzione globale di incidenza del CCR in ciascuno dei 14 anni di follow-up nei confronti della RL Revisione della Letteratura > rassegna biennale correlata a carici di lavoro, livello di addestramento). Altre motivazioni plausibili per spiegare la minore efficacia della colonscopia nel prevenire il CCR prossimale sono i limiti legati alla preparazione intestinale, che tipicamente è peggiore nel colon destro rispetto al sinistro o le caratteristiche proprie delle lesioni del colon destro, siano esse morfologiche o di tipo biologico/molecolare. A tale proposito, ricordiamo che gli adenomi piani (che più facilmente possono sfuggire all’osservazione) hanno più frequentemente istologia avanzata con maggior rischio di evoluzione e sono nel 70% dei casi localizzati a monte della flessura splenica (23). Interessante notare come due recentissimi studi di popolazione confermano come l’effectiveness dell’esame sia maggiore nei casi in cui le procedure siano eseguite da gastroenterologi rispetto a non-gastroenterologi (9). In questi casi, infatti, la diagnosi di cancro dopo l’esecuzione di un esame negativo (e pertanto la probabilità di lesioni perse) è significativamente inferiore. Suggerimenti per migliorare l’efficacia della colonscopia Sebbene i miglioramenti tecnologici degli strumenti endoscopici possano incrementare il riscontro di lesioni, il loro impatto è modesto quando confrontato con i potenziali margini di miglioramento che possono derivare dalla riduzione della variabilità individuale tra gli endoscopisti nella performance dell’esame. Del resto è proprio il comportamento medico il fattore determinante le differenze che in ambito sanitario si evidenziano tra efficacy (migliore evidenza) ed effectiveness (pratica clinica routinaria) (24). Evidenze suggeriscono che i programmi specifici di miglioramento continuo (CQI = Continous Quality Improvement) riducono le variabilità tra gli endoscopisti riguardo i parametri di performance tecnica dell’esame (es. raggiungimento del cieco ed il riscontro di adenomi) e ne migliorano i risultati senza la necessità di particolari investimenti economici (25). Il CQI ha già avuto su questa rivista un importante contributo con la pubblicazione delle Schede per la Valutazione della Qualità delle Procedure Endoscopiche alle quali rimandiamo per integrazioni ed approfondimenti (26). L’adozione sistematica e “continua” del processo consente, mediante audit ciclicamente ripetuti, di verificare l’andamento degli indicatori di qualità (raggiungimento del fondo, percentuale di riscontro di polipi/ adenomi, tempo di estrazione dello strumento, qualità della preparazione intestinale o altri dedotti dal lavoro quotidiano), di confrontarli con i valori di riferimento (benchmarking) quindi di adottare i provvedimenti necessari per ovviare alle criticità (27). Giorn Ital End Dig 2010;33:113-118 restante popolazione dell’Ontario. In realtà, mentre per i cancri distali una riduzione del rischio si manteneva costante durante tutto il periodo di osservazione, per i cancri prossimali una riduzione del rischio di incidenza si evidenziava tardivamente, dopo almeno 7 anni di follow-up. Ciò è interpretabile con la presenza di un numero significativo di lesioni perse nel colon prossimale nei primi anni di follow-up. Baxter at al (16) in uno studio di popolazione caso-controllo hanno valutato 10.292 pazienti deceduti per CCR, confrontati con rapporto 1:5 con 51.460 controlli, selezionati nella popolazione dell’Ontario, appaiati per sesso, età, status socioeconomico, e sede geografica. Gli autori hanno osservato che pazienti deceduti per CCR meno frequentemente erano stati sottoposti ad una colonscopia completa (OR 0.63). Ciononostante, l’esecuzione della colonscopia si associava ad una importante riduzione delle morti per CCR con sede distale (sinistra) (OR, 0.33), ma non prossimale, confermando l’efficacia della colonscopia nel ridurre il rischio di morte per cancro, ma per un effetto di riduzione di mortalità limitata alla sede sinistra. Brenner et al (17) sono giunti ad analoga conclusione studiando una popolazione di 3.287 partecipanti ad un programma di screening, di cui 586 riferivano di avere subito in passato una colonscopia. Neoplasie colorettali avanzate (adenomi avanzati e/o cancri) sono stati diagnosticati nello 11% di coloro che non avevano storia di precedenti colonscopie e nel 6% di coloro che riferivano di averla subita nei dieci anni precedenti, con pertanto una riduzione del rischio totale in questi ultimi di circa il 50% (OR 0.52). Anche in questo studio è però stato dimostrato che la riduzione del rischio è risultata assente per il colon destro e consistente per il colon sinistro. Riassumendo, i dati di letteratura bene dimostrano come l’efficacia della colonscopia nel prevenire il CCR sia significativamente inferiore per colon prossimale rispetto al distale. Quali siano le motivazioni è tutt’ora incerto, ma certamente la possibilità che l’esame possa perdere lesioni per fallimento di intubazione del cieco o scarsa qualità tecnica è la più probabile. A favore di ciò ci sono numerosi studi che documentano che il raggiungimento del fondo ciecale, almeno nella pratica clinica, non è sempre così frequente: 76,9%, in Gran Bretagna (18), 80.6% in Italia (19), 69,6% in Portogallo (20), ed il fenomeno è segnalato anche in Canada (21) e negli Stati Uniti (22) Al di là delle percentuali medie di intubazione riportati, il dato più importante è l’estrema variabilità tra gli endoscopisti riguardo la qualità di esecuzione dell’esame, legata non solo a differenze tecniche nella performance della procedura (tecnica e velocità in uscita, riconoscimento di lesioni piane, capacità nell’asportare in modo completo lesioni piane e polipoidi), ma anche a caratteristiche personali (ossessività, scrupolosità, impulsività) e fattori organizzativi (pressione 117 RL Revisione della Letteratura > rassegna biennale Conclusioni Anche se gli studi considerati sono stati condotti con metodologie diverse e con finalità diverse e non sono tra loro paragonabili possiamo concludere che la colonscopia, sebbene considerata il “gold standard” per la diagnosi delle neoplasie coliche, presenta evidenti limiti di sensibilità. Lesione neoplastiche avanzate e cancri possono sfuggire all’esame, e questo vale soprattutto per le lesioni localizzate a destra, nei segmenti prossimali. La colonscopia è una procedura operatore-dipendente; interventi finalizzati al miglioramento della qualità dell’esame sono necessari per massimizzare l’efficacia della colonscopia, ridurre l’incidenza di CCR ed incrementare l’efficienza dei programmi di screening. Le “lesioni perse” sono sicuramente un errore e/o una colpa ma dovremmo forse concentrarci anche sul tentativo di trasformarli in indicatori di qualità e stabilire valori soglia al di sotto del quale possano essere (con tutto il dispiacere possibile) realisticamente accettati. Corrispondenza Franco Radaelli UOC Gastroenterologia Ospedale Valduce Via Dante, 11 - 22100 Como Tel. + 39 031 324111 Fax + 39 031 308047 e-mail: [email protected] Bibliografia Franco Radaelli et al > "Missed cancers" del colon retto 118 1.van Rijn JC, Reitsma JB, Stoker J, Bossuyt PM, van Deventer SJ, Dekker E. Polyp miss rate determined by tandem colonoscopy: a systematic review. Am J Gastroenterol 2006;101:343-50. 2.Hersabach D, Barrioz T, Lapalus MG, Coumaros D, Bauret P, Potier P, Sautereau D, Boustière C, Grimaud JC, Barthélémy C, Sée J, Serraj I, D'Halluin PN, Branger B,Ponchon T. Miss rate for colorectal neoplastic polyps: a prospective multicenter study of back-to-back video colonoscopies. Endoscopy 2008;40:284-90. 3.van den Broek FJ, Fockens P, Van Eeden S, Kara MA, Hardwick JC, Reitsma JB, Dekker E. 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