Una trentina di ragazze madri sottratte alla strada grazie all`aiuto di

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Una trentina di ragazze madri sottratte alla strada grazie all`aiuto di
[BRASILE]
DI GIULIA CERQUETI
L
ua Nova è la storia di Sandra, 23
anni, brasiliana, madre di cinque
figli da sfamare con un marito in
carcere. Oggi, Sandra ha un lavoro in un
ospedale, è rimasta vicina al marito, che ora
si trova in una comunità di recupero, e ha
preso a vivere con lei anche sua madre. È
una ragazza serena e una mamma che può
progettare il futuro. Ed è la storia di Cristiane, che quando arrivò a Lua Nova, con in
braccio la sua bambina, aveva appena 17
anni e si guadagnava da vivere facendo la
prostituta. Aveva anche un altro figlio, più
grande, che però viveva insieme agli zii.
Grazie a Lua Nova, Cristiane è tornata sui
banchi di scuola, ha trovato un posto in un ristorante; ed è rientrata nel suo quartiere dove ha iniziato a collaborare con le donne a rischio, fondando con loro un gruppo di lavoro, una piccola impresa femminile che produce bambole a mano per poi venderle. Con
il suo spirito imprenditoriale ha volato lontano: oggi è a capo delle imprese sociali di
Lua Nova e, in futuro, forse diventerà pro-
prio lei la presidente dell’associazione.
Lua Nova è nata nel 2000 ad Araçoiaba
da Serra, nello Stato di San Paolo, grazie a
Raquel Barros, una brasiliana con una lunga esperienza alle spalle come operatrice sociale in Italia, a Villa Renata di Venezia, una
grande comunità terapeutica che dagli anni
’80 opera nel recupero del disagio giovanile
e delle tossicodipendenze. «Dal 1992 al ’99
ho lavorato a Villa Renata», racconta
Raquel, che oggi ha 42 anni, «nel 2000 sono
tornata in Brasile per fondare la comunità
Lua Nova, grazie all’appoggio dell’associazione veneziana che ci ha fornito il sostegno
materiale e professionale e che ci segue ancora oggi». Lua Nova accoglie, aiuta e rieduca
le donne madri a rischio con situazioni familiari e di vita difficili, attraverso una casa di
accoglienza e una serie di imprese sociali dove le giovani lavorano e apprendono un mestiere. «Mio marito, Alessandro, è italiano, ci
siamo conosciuti a Venezia. Quando ci siamo sposati sognavamo di diventare genitori,
ma non riuscivamo ad avere figli. Così, non
potendo essere madre, ho deciso che la mia
missione era prendermi cura di quelle donne che vivevano la loro maternità come un
problema». Così, Raquel fonda la casa accoLe giovani madri con
i loro piccoli ospitati da
Lua Nova, l’associazione
fondata da Raquel
Barros (al centro)
glienza. E intanto realizza anche il suo sogno: quando ormai non lo sperava più, dà alla luce due gemelline nel 2002.
L’associazione si articola nella casa accoglienza – dove le ragazze con i loro figli vengono ospitate per circa un anno – e le imprese sociali dove, sia le madri ospitate nella casa che quelle già uscite, imparano a lavorare
il vetro, fare il pane, costruire oggetti da regalo, bambole e giocattoli, per guadagnarsi da
vivere e diventare autonome. Oggi la casa
accoglie una trentina di donne e una trentina di bambini; dal 2000 a oggi a Lua Nova
sono passate un po’ meno di 500 madri.
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Molte delle ragazze
sono appena
adolescenti, 13-14
anni. Per loro la
maternità è il più delle
volte legata a una
violenza sessuale
Una trentina di ragazze
madri sottratte alla
strada grazie all’aiuto di
un’associazione veneziana
UNA CASA
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E TANTE
MAMME
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Una giocosa immagine
delle ragazze madri
ospitate da Lua Nova.
In basso: Raquel Barros
Prostituzione, miseria, ignoranza, droga: la loro
vita è un inferno in un Paese che appare moderno
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Se una ragazza
rimane incinta
giovanissima, a sua
volta sua madre è
stata ragazza madre,
e così sua nonna
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«Molte delle ragazze sono appena adolescenti, 13-14 anni. Per loro la maternità è il
più delle volte legata a una violenza sessuale». Gli abusi si consumano soprattutto all’interno della famiglia: un problema sociale
serio ed estremamente diffuso nel Paese.
«Una volta è arrivata una quattordicenne incinta che per anni aveva subito stupri dal patrigno. La madre era morta, il
patrigno l’accompagnava a scuola e l’andava a riprendere, la portava a casa, la
violentava e non la faceva mai uscire. Al
di là della scuola e degli abusi, la piccola
non conosceva nient’altro. Sono stati gli
insegnanti ad accorgersi della gravidan-
za; lei non si era resa conto di nulla».
Il grosso delle ragazze madri hanno 17-18
anni; alcune, poche, intorno ai 25. «Ma quando arrivano a questa età hanno già più di un
figlio, almeno due o tre». Prostituzione, miseria, ignoranza, droga: gli inferni attraverso
i quali passa la loro vita. In un Paese che ha
fatto passi da gigante nella crescita economica ma nel quale il divario socio-economico
tra i pochi ricchi e le masse dei poveri rimane abissale. «La droga è un problema generale: tutte queste madri fumano il crack, la droga dei disperati. Ma il problema ancora più
grave del consumo è lo spaccio: i padri di
molti di questi bambini sono degli spacciatori». Quella di ragazza madre è una condizione molto diffusa in Brasile: «Si tratta di un ciclo, se una ragazza rimane incinta giovanissima, a sua volta sua madre è stata ragazza madre, e così sua nonna».
Come se fosse scritto nel destino, come un
circolo inevitabile che non si può spezzare.
«Eppure, nonostante la povertà estrema, i
traumi, le violenze che hanno subito, queste
giovani vogliono essere madri. E la maternità
왎
può essere, davvero, la loro salvezza».