Il campionato sull`altalena

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Il campionato sull`altalena
Il campionato sull’altalena
Lunedì 17 Settembre 2012 12:00
di Fabrizio Casari
La caduta di Milan e Roma, un turno addietro magnificate e ora criticate, ha messo un po’ di
pepe nel torneo, che vede ora Juventus, Napoli e Lazio in testa alla classifica con la Sampdoria
un punto dietro causa penalizzazione. Ad eccezione della Samp, a guardare la vetta
sembrerebbe di poter assistere in qualche modo ad una ripetizione dello scorso campionato,
ma ipotizzare questo blocco nelle stesse posizioni già tra due mesi potrebbe risultare
imprudente. Quello che sembra offrire questo campionato sono due elementi, in qualche modo
tra loro collegati: un tasso tecnico decisamente inferiore a quello (già non eccelso) dello scorso
anno e un paio di risultati a sorpresa ad ogni giornata, ad indicare quanto il livellamento
generale delle prime sei-sette squadre difficilmente verrà messo in discussione.
La Juventus continua a non perdere, anche se con il Genoa se l’è vista brutta per un lungo
periodo della partita. Ma la maggior forza rispetto allo scorso anno è una panchina di eguale (o
a volte superiore) qualità dei titolari. Non gioca bene come lo scorso anno e quando Pirlo
rallenta ne risente eccessivamente, ma ha giocatori che, in qualunque momento, possono
rimettere per il verso giusto quello che non funziona. Sarà forse questo l’antidoto migliore ai
veleni e alle fatiche della Champions, che gli permetterà di non perdere troppo terreno in
campionato.
Marcia a ritmi fortissimi il Napoli, che dalla cessione di Lavezzi ha incassato una quota seria di
milioni di euro e un nuovo protagonismo di Hamsik e di Pandev e che, tenendo Cavani, ha
garantito alla sua squadra una fase offensiva micidiale, tenuto conto anche di un giocatore
come Insigne che può solo crescere ulteriormente ma che già fa pensare a ci l’ha preso di aver
fatto un ottimo affare e a chi l’ha ceduto di aver sbagliato tutto. Bene anche la Lazio, che
continua a segnare e a non subìre particolarmente e che si candida a migliorare il già notevole
campionato dello scorso anno. La forza degli aquilotti sta certamente in un buon equilibrio tra i
reparti, ma soprattutto nel possedere una coppia come Hernanes e Klose, con il primo ad
ispirare e il secondo che serve a far muovere tutto l’attacco e a finalizzare con la rapacità per la
quale il fuoriclasse tedesco ha caratterizzato la sua brillante carriera. Anche qui sarà importante
affrontare l’Europa con il turn-over necessario ma senza snaturare l’assetto tattico che sembra
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quello giusto.
La vera notizia della giornata è però l’entrata a tutto diritto della parola crisi nella vicenda del
Milan. La pubblicistica sportiva assegna al duello rusticano tra Galliani ed Allegri l’evidenza di
una mancanza di fiducia del club nei confronti dell’allenatore. Difficile però dare la colpa ad
Allegri di una crisi che è figlia legittima di una campagna acquisti ridicola e di cessioni
spaventose. Una società che vende Ibra, rinuncia a Tevez e si tiene Pato; che cede Thiago
Silva e Cassano, e che non rimpiazza gli addii di Nesta, Seedorf, Gattuso, Van Bommel ed altri
come può pensare di vincere? Colpa dell’allenatore? Non aveva molti meriti Allegri quando il
Milan vinceva perché Ibra risolveva con i suoi gol i difetti di gioco, e non ha molte colpe oggi
che guida una squadra modesta.
E' un Milan dove Pato al massimo può giocare alla play station, Robinho si conferma un
giocatore che si accende in una partita e si spegne in quattro e Boateng che pare in altre
faccende affaccendato. Peraltro, giocare con una difesa con Bonera, Acerbi, Antonini e Abbate
e dove il quinto è Yepes, significa candidarsi ad un campionato da provinciale. Se poi si vuole
incolpare Allegri per la folle cessione di Pirlo, bisognerà convincere tutti che una cessione così
la decide Allegri e non la società. Come é la società a ritenere che Pato non vada ceduto in
cambio di Tevez e che De Jong, Pazzini e Bojan cambino le quotazioni della squadra.
Altra indicazione che arriva da questo turno è che di cinismo si può perire ma si può anche
ferire. Questo ha detto l’Inter, che dopo la sconfitta con la Roma cinica si riprende e batte
cinicamente il Torino, dimostrando così di essere micidiale in trasferta e meno brillante in casa.
E’ naturalmente in parte frutto del caso, ma se se destano qualche preoccupazione in numeri
delle partite casalinghe (sette gol presi) il fatto è che i numeri dell’Inter da esportazione sono
spaventosi: quattro partite su quattro vinte, dieci gol fatti e nessuno subìto.
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