Impresa e imprenditorialità nel Nord-Ovest

Transcript

Impresa e imprenditorialità nel Nord-Ovest
Impresa e imprenditorialità nel Nord-Ovest
L’asse Torino-Milano
L’area geografica comunemente definita Nord-Ovest, comprendente le regioni Piemonte, Valle
D’Aosta, Liguria e Lombardia, è una delle maggiori polarizzazioni produttive d’Italia e d’Europa:
le quattro regioni concorrono a produrre all’incirca il 40% del prodotto interno lordo nazionale e
una quota simile di offerta di lavoro. Il Nord-Ovest italiano è un’area cruciale e nevralgica nei
grandi processi di riorganizzazione che stanno interessando l’Europa continentale e il Mediterraneo.
Il suo territorio è infatti interessato da una crescente mobilità di persone, merci e risorse che ne
stimola la crescita e la diversificazione, intessendo spesso forme di cooperazione che ne travalicano
i tradizionali confini, secondo la logica di sviluppo multipolare che sempre più aree europee stanno
manifestando negli ultimi anni.
In questo contesto sempre maggiore rilevanza ha assunto l’asse che idealmente mette in
comunicazione i due principali centri dell’area considerata: i poli metropolitani di Torino e di
Milano. I due capoluoghi, da alcuni decenni, sono oggetto di riflessioni e di progetti di integrazione
che sempre più spesso hanno coinvolto non solo le due aree urbane, ma anche i centri di minori
dimensioni, nella consapevolezza che il superamento del “triangolo industriale” ha prodotto uno
sviluppo che si è andato articolando e distribuendo sul territorio. I centri intermedi e minori hanno
acquisito importanza in un contesto in cui essi non sono più solo i destinatari di trasferimenti di
funzioni strategiche da parte dei capoluoghi, ma divengono essi stessi promotori dello sviluppo
secondo percorsi autonomi, incentrati sulla crescita di capacità imprenditoriali diffuse sul territorio,
sulla cooperazione e l’interscambio con aree geografiche contigue e non.
L’imprenditorialità
Nel corso dell’ultimo decennio, a livello nazionale, come internazionale, si è manifestata una
crescente insistenza sulla necessità di sviluppare capacità imprenditoriali: l’imprenditorialità sempre
più diffusamente è stata riconosciuta come un importante veicolo dello sviluppo economico, come
uno dei principali stimoli alla crescita in termini di produttività, innovazione e occupazione. I
governi hanno sempre più frequentemente incluso l’imprenditorialità e l’innovazione tra i
prerequisiti necessari per dare vita a una economia nazionale competitiva.
La teoria economica da tempo aveva posto l’accento sull’importanza del concetto, insistendo sul
fatto che, generalmente, le nuove imprese dovrebbero presentare maggiori garanzie sotto il profilo
dell’efficienza rispetto a quelle che vengono rimpiazzate; allo stesso modo, supponendo che le
imprese che non sono costrette ad abbandonare il mercato dalla concorrenza possano sopravvivere
solamente innovando processi e prodotti e aumentando la loro grado di competitività. In anni più
recenti sullo sviluppo e la diffusione della imprenditorialità si è indirizzato anche l’interesse delle
istituzioni pubbliche e di quelle politiche che hanno cessato di considerarla come un elemento
esogeno, per includerla direttamente nelle loro azioni di sostegno allo sviluppo economico.
Nonostante l’interesse suscitato dal tema, pochi sono stati però gli sforzi per analizzare il problema
sotto il profilo quantitativo, per definire cioè dei criteri che permettessero di misurare il fenomeno e,
per via indiretta, di valutare l’efficacia delle politiche adottate a sostegno dell’imprenditorialità.
In questa prospettiva particolarmente interessante risulta l’impegno profuso a partire dal 2006 da
parte dell’Oecd per cercare di giungere a una definizione condivisa di imprenditorialità e per
armonizzare gli indicatori utilizzati di norma per valutarne gli sviluppi, così come per misurare
l’incidenza dei fattori che ne promuovono la crescita e valutare gli effetti sistemici di quest’ultima.
1
Due anni fa, in accordo con l’Eurostat, l’Organizzazione europea per la cooperazione economica ha
avviato l’Entrepreneurship Indicator Programme (Eip), con il chiaro obiettivo di combinare il
concetto di imprenditorialità con una serie di indicatori empirici.
I primi risultati parziali del programma - resi pubblici nel corso del 2008 - sono stati una definizione
generale del termine imprenditorialità e la creazione di un modello relativamente semplice di
questa, utile però per la definizione del perimetro entro cui sviluppare la ricerca di indicatori atti a
misurare il fenomeno. Alla base del modello stanno tre definizioni concatenate: quella di
imprenditori, coloro che cercano di generare valore attraverso la creazione o l’espansione di
un’attività economica, identificando e sfruttando nuovi prodotti, processi e mercati; quella di attività
imprenditoriale, l’intraprendere una attività economica in funzione della generazione di valore
attraverso l’espansione della stessa, identificando e sfruttando nuovi prodotti, processi e mercati;
quella, infine, di imprenditorialità, l’insieme cioè dei fenomeni associati con l’attività
imprenditoriale.
Determinanti
Performance
imprenditoriale
Impatto
Regolazione
del sistema
R&D e
tecnologie
Capacità
Imprenditoriali
Indicatori a livello
di impresa
Creazione di posti di lavoro
Culture
Accesso al
credito
Condizioni di
mercato
Indicatori a livello
occupazionale
Crescita economica
Altri indicatori
della performance
Riduzione della povertà
Fonte: Oecd Statistics Directorate (2008), Measuring Entrepreneurship. A Digest of Indicators, Parigi, Oecd.
Le tre definizioni, chiaramente volte alla ricerca di un concetto in grado di ricomprendere in sé tutte
le possibili sfaccettature del fenomeno imprenditoriale, in virtù della loro ampiezza, hanno
permesso di individuare una serie di indicatori in grado di misurare le tre fasi in cui il fenomeno
stesso si articola: quella della determinazione delle condizioni necessarie a favorire lo sviluppo
dell’attività imprenditoriale, quella della svolgimento dell’attività stessa e infine quella dell’impatto
prodotto da quest’ultima sull’ambiente circostante.
Nel caso particolare della performance dell’attività imprenditoriale - non è possibile qui analizzare
nel dettaglio tutte le componenti del modello - sono stati identificati alcuni indicatori per valutarne
la consistenza in termini di trasformazione del tessuto delle imprese, modificazione nell’impiego di
manodopera, incremento del fatturato, del valore aggiunto e delle esportazione di prodotti e servizi,
ponendo particolare attenzione ai differenti aspetti che caratterizzano l’attività imprenditoriale e alla
presenza di diverse figure di imprenditore. Ad esempio, la lista di indicatori comprende i vari gradi
di proprietà delle attività economiche, a partire dal lavoro autonomo, e pone particolare attenzione
alla rilevazione di nuove imprese, soprattutto quando queste sono in grado di generare nuova
occupazione, alle imprese con alti tassi di sviluppo e al numero di imprese che percorrono un
cammino di forte crescita nei primi anni della loro esistenza.
Nel contempo sono stati messi a punto alcuni indicatori in grado, non solo di descrivere le
trasformazioni delle forme di imprenditorialità, ma anche di dare conto delle ragioni di esse sulla
2
base dell’analisi dell’ambiente entro cui queste trasformazioni si manifestano. Recenti studi hanno
messo in evidenza almeno per quello che riguarda il settore manifatturiero - come l’esistenza di
preesistenti agglomerati industriali e i vantaggi in termini di costi che questi producono rivestano
maggiore incidenza nella spiegazione dei fenomeni di agglomerazione. Nondimeno, non possono
essere trascurati altri elementi, quali la possibilità di accedere al credito, i differenti meccanismi di
regolazione istituzionale, il livello di scolarità della popolazione e la più o meno ampia diffusione di
capacità imprenditoriali.
Il progetto
La ricerca si pone l’obiettivo di valutare le trasformazioni intervenute nel corso dell’ultimo
decennio (2000-2008) nel tessuto economico dell’asse Torino-Milano, sotto il profilo della
demografia economica e sotto quello delle diffusione della imprenditorialità, allo scopo di mettere
in luce le tipologie e i profili degli imprenditori operanti nei vari settori di attività. In questo modo
sarà possibile dare conto della trasformazione in termini di distribuzione settoriale delle attività, di
classe dimensionale delle imprese, di distribuzione geografica di queste ultime, delle interrelazioni
esistenti a livello spaziale, così come di settori produttivi. Allo stesso tempo, si potrà valutare il
grado di imprenditorialità effettivamente espresso all’interno dei vari contesti per cercare di
comprendere quali fattori ne favoriscano o, al contrario, ne rallentino o inibiscano lo sviluppo.
Disponendo di una tassonomia delle imprese e degli imprenditori operanti sul territorio, sarà
possibile inoltre indagare con maggiore efficacia quali bisogni/aspettative essi abbiano nei confronti
del contesto istituzionale in cui operano.
Per quello che riguarda l’analisi quantitativa ci si propone di adottare, come base di partenza, la
metodologia messa a punto in sede Oecd. Essa favorisce infatti il reperimento dei dati utilizzabili
per l’analisi, in quanto tutti gli indicatori – essendo appositamente studiati per divenire degli
standard internazionali – sono basati su serie di dati di norma disponibili.
Secondariamente, l’utilizzo di una metodologia in fase di standardizzazione renderà possibile - e in
parte già rende possibile - effettuare delle comparazioni, non solo a livello nazionale, ma anche a
livello internazionale, mettendo a confronto i risultati dell’indagine riguardante il Nord-Ovest
italiano con i dati disponibili per altre macro-regioni europee. Così l’analisi potrà più facilmente
spostarsi dalla semplice fotografia dei processi di trasformazione allo studio della efficacia delle
politiche adottate.
Per quanto concerne l’analisi qualitativa, si intende svolgere l’indagine su di un campione
rappresentativo di imprenditori operanti nel territorio considerato, suddivisi secondo le tipologie
individuate attraverso l’analisi dei dati quantitativi. A questi verrà sottoposto un questionario
d’intervista a schema chiuso, attraverso il quale sarà possibile approfondire le peculiarità operative
delle varie categorie imprenditoriali, i loro bisogni e le loro aspettative nei confronti delle
istituzioni, e in particolare nei confronti delle Camere di Commercio. Rispetto a ogni istituzione,
verrà richiesto agli intervistati di indicare quali siano i servizi di cui già usufruiscono e quali quelli
che vorrebbero vedere offerti. In merito a quelli già erogati, si cercherà di ottenere un doppio
giudizio: di importanza relativa e di performance. In questo modo sarà possibile effettuare una
duplice lettura dei questionari: in senso verticale, per comprende quali aspettative/bisogni rivestano
maggiore importanza nella scala di valori delle varie tipologie imprenditoriali e quale sia la
graduatoria delle performances delle Camere di Commercio e delle altre istituzioni; in senso
orizzontale per visualizzare su di una matrice quale sia il posizionamento delle Camere di
commercio nei confronti dei bisogni indagati, rispetto ai vari segmenti di intervistati. Si cercherà
poi di integrare la ricerca qualitativa con quella quantitativa per comprendere come l’erogazione di
servizi o l’adozione di politiche in favore della diffusione della imprenditorialità abbiano influito
sul comportamento delle imprese.
3
I servizi a sostegno delle Pmi e delle imprese di nuova formazione
La ricerca pone particolare attenzione al tema della imprenditorialità, alle sue forme e alle
caratteristiche ambientali che incidono sul suo sviluppo. Alcuni dei parametri utilizzati per stimare
il grado di imprenditorialità di una economia – anche secondo la metodologia messa a punto
dall’Ocse – sono tradizionalmente il tasso di sviluppo di nuove aziende, la capacità di queste ultime
di svilupparsi, di creare occupazione e di affermarsi sui mercati internazionali.
Uno dei principali problemi su questa strada sembra posto, soprattutto nelle prime fasi di vita delle
nuove realtà economiche, dalle difficoltà derivanti dalle procedure amministrative necessarie per
regolarizzare l’attività aziendale e, nel prosieguo di questa, dal sistema di autorizzazioni
indispensabili per apportare delle modifiche o aggiungere dei servizi a quelli inizialmente offerti.
Procedure la cui complessità deriva in primo luogo dalla molteplicità delle autorizzazioni /
adempimenti richiesti da amministrazioni pubbliche diverse e poco collegate tra loro. Questa
complessità rende di fatto necessario (e in molti casi obbligatorio) il ricorso a professionisti e
intermediari che da un lato non cessano di reclamare semplificazioni e agevolazioni (di cui sono i
principali beneficiari) ma dall’altro non possono permettere che si arrivi a un livello di
semplificazione che renda superflua la loro intermediazione.
In generale, una delle maggiori difficoltà che le piccole e medie imprese devono affrontare nei loro
primi mesi, e talvolta anni, di vita è proprio il reperimento delle informazioni necessarie per la
gestione dell’attività, un ricerca di conoscenza che può trovare soddisfazione attraverso un dialogo
costante con le istituzioni, ma anche con i propri fornitori, i propri clienti e le altre aziende operanti
nel medesimo settore produttivo.
Particolarmente interessante in questa prospettiva risulta lo sforzo messo in campo da parte delle
Camere di Commercio per sviluppare degli strumenti informatici che mirino non solo a facilitare
l’espletamento delle procedure amministrative obbligatorie, ma anche a favorire l’avvicinamento
all’informatica e a internet delle numerosissime imprese che per motivi diversi (anagrafici,
culturali, ambientali…) ne sono rimaste lontane. Nel fare questo, con l’aiuto degli stessi
intermediari di cui già si avvalgono per le pratiche amministrative, e con l’aiuto delle associazioni
di categoria, le Camere pensano di supplire alla carenza / assenza di offerta di servizi informatici
elementari e sicuri rivolti a un mercato poco interessante per gli operatori maggiori dell’ICT.
La ricerca nella sua parte qualitativa dedicherà quindi particolare attenzione alle suddette iniziative,
per cercare di comprendere come queste siano state recepite dal pubblico delle piccole e medie
imprese cui erano rivolte e comprendere altresì come detti servizi possano essere ulteriormente
sviluppati. Non avendo i sopra menzionati progetti una anzianità sufficiente, non sarà possibile
valutarne altrimenti l’impatto sulla vita delle aziende dell’area geografica considerata ma, in futuro,
coniugando l’analisi qualitativa con quella quantitativa sarà possibile comprendere se e quali
conseguenze essi avranno avuto sul comportamento delle imprese e sulle loro performances.
La ricerca
L’indagine verrà condotta dal Centro di ricerca EntER dell’Università Bocconi, sulla base dei dati
forniti da Unioncamere relativi alle imprese operanti nell’area interessata, che verranno
opportunamente integrati con dati provenienti da altre fonti per valutare -nel caso della diffusione
della imprenditorialità -quelle variabili che prima si è fatto rientrare nell’ambito delle determinanti.
La ricerca si articolerà in due fasi:
•
una prima fase, che si estenderà fino al giugno del 2009, utile per mettere a punto tra la folta
messe di indicatori disponibili, quelli effettivamente rilevanti ai fini che ci si è proposti, e
per effettuare i primi tests su alcune sotto-aree geografiche ritenute particolarmente
significative. In questa fase, si avvieranno altresì i contatti con le varie rappresentanze di
4
categoria al fine di definire l’elaborazione di questionari finalizzati a cogliere i caratteri
distintivi dell’imprenditorialità e i bisogni da questa espressi. L’avvio dei lavori sarà
preceduto da una conferenza stampa a Torino di lancio dell’iniziativa. A giugno si terrà
invece presso l’Università Bocconi un seminario volto all’analisi e alla discussione dei primi
risultati;
•
una seconda fase, che terminerà nel dicembre del 2009, durante la quale -una volta verificata
l’efficacia della metodologia prescelta - si provvederà ad estendere l’analisi all’intero
complesso geografico che ci si è proposti di prendere in considerazione e verrà redatta una
relazione finale per inquadrare i risultati nel più ampio contesto socio-economico del paese,
accompagnare l’elaborazione dei dati e mostrarne i risultati maggiormente rilevanti. La
risultante finale sarà la presentazione pubblica di un Rapporto sulla imprenditorialità del
Nord Ovest.
5