EcoThermo, consumi sotto controllo
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EcoThermo, consumi sotto controllo
12 - 17 novembre 2007 ENERGIA MATERIALI E TECNOLOGIE Residenze a basso impatto: 20 atenei in gara È 1 DI VINCENTE LA CASA MADE IN GERMANY 1) Made in Germany, Technische Universitat di Darmstadt. 2) LeafHouse, University of Maryland. 3) Ripple Home, Santa Clara University. più assolate per consentire il mantenimento ottimale della temperatura degli ambienti interni. La struttura è dotata inoltre di un’innovativa unità solare – progettata anch’essa nei laboratori dell’università – per la produzione di acqua calda e il condizionamento dell’aria. I tre prototipi, così come buona parte di quelli presentati dagli altri atenei in gara, si preparano ora a divenire proposte commerciali o a essere utilizzati per ulteriori sperimentazioni. L’abitazione della Technische Universitat di Darmstad costituirà uno dei tasselli del progetto Solar Campus portato avanti dall’ateneo tedesco. Il progetto si pone come obiettivo la realizzazione di una cittadella a basso consumo energetico dove saranno ospitate le residenze degli studenti nonché aule e laboratori di ricerca. Gli edifici del campus solare saranno tutti dotati di pannelli fotovoltaici e l’energia prodotta, che mira a soddisfare le esigenze abitative, sarà anche rimmessa, laddove in eccesso, nella rete centrale per servire anche le altre strutture dell’università. M.FI. @ www.solardecathlon.org Il sistema wireless si applica a qualsiasi tipo di impianto di riscaldamento EcoThermo, consumi sotto controllo n sistema wireless che U permette di convertire le caldaie centralizzate in impianti a controllo e contabilizzazione indipendenti per ciascuna abitazione. Questa l’innovazione, tutta italiana, firmata da Ingenia, il team del Politecnico di Torino che si è appena aggiudicato la medaglia d’argento (in ex aequo con il progetto VivaChem) nell’ambito della terza edizione della competizione Start Cup Torino Piemonte, organizzata da I3P (Incubatore Imprese Innovative del Politecnico di Torino), Università di Torino e Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”. EcoThermo, questo il nome della nuova soluzione, non richiede la sostituzione della caldaia e si adatta a tutti i sistemi di generazione e distribuzione del calore (teleriscaldamento incluso). Il sistema, in dettaglio, integra in un unico dispositi- DARIO BELLATRECCIA I 2 3 do prodotti autoctoni, inclusa la quercia tedesca. E per lo sviluppo del progetto ha coinvolto una serie di aziende, fra cui la Bosch, ciascuna chiamata a dare il proprio contributo fornendo materiali, soluzioni e tecnologie. Si estendono su un unico livello anche le abitazioni progettate dalle università del Maryland e di Santa Clara. Le due proposte hanno in comune la realizzazione di tetti inclinati dotati di pannelli fotovoltaici integrati. E in entrambi i casi le coperture sono in parte movibili, ossia è possibile orientare alcune porzioni del tetto per beneficiare al massimo dell’irraggiamento solare nelle varie ore del giorno e a seconda delle stagioni. Come per l’abitazione progettata dagli studenti tedeschi, anche quelle statunitensi utilizzano il legno e il vetro in qualità di materiali principali. Sono in legno le pareti e le tettoie protettive che circondano la «LeafHouse», l’edificio proposto dalla squadra del Maryland. Mentre sono i vetri termici il fiore all’occhiello della «Ripple Home», l’abitazione ideata dal team di Santa Clara: si tratta di vetri che si oscurano automaticamente (ma anche manualmente attraverso un sistema computerizzato) nelle ore ECO & TECNO Rating agli edifici: il protocollo Itaca Solar Decathlon, premiato il binomio design-ambiente la Technische Universitat di Darmstadt la vincitrice del Solar Decathlon, la competizione che ha visto impegnati nella progettazione di abitazioni ecosostenibili i team di 20 università mondiali. Patrocinato dal Dipartimento di energia statunitense in collaborazione con il National Renewable Energy Laboratory, il progetto è stato portato avanti per due anni e ha sortito l’esposizione sul campo, presso il National Mall di Washington, dal 12 al 20 ottobre scorso, di tutti i prototipi delle innovative strutture sottoposte al vaglio della giuria. Oltre all’ateneo tedesco sono saliti sul podio, aggiudicandosi rispettivamente la medaglia d’argento e quella di bronzo, la University of Maryland e la Santa Clara University, entrambe statunitensi. L’università di Darmstadt si è aggiudicata il massimo punteggio da parte delle giurie Architettura, Illuminazione e Ingegneria. Secondo il team Architettura l’edificio «Made in Germany» è da un punto di vista del design perfettamente in linea con la progettazione “d’avanguardia”. L’abitazione, che si presenta sotto forma di un mono-blocco su un unico livello, è basata sull’uso di legno e vetro, fra i materiali che meglio rispondono alla domanda di ecosostenibilità ambientale. Riguardo all’illuminazione, gli esperti hanno giudicato particolarmente innovativa la proposta: «L’abitazione brilla nelle ore notturne con grande effetto scenografico», si legge nella motivazione della giuria. Infine, sul fronte della progettazione ingegneristica, l’integrazione degli impianti, fotovoltaici e non solo, che permettono di garantire l’efficienza da un punto di vista dei consumi energetici, dell’isolamento termoacustico e della produzione di acqua calda è stata ritenuta «la migliore in assoluto». Tutti i materiali e le tecnologie impiegati sono rigorosamente made in Germany, di qui il nome dell’abitazione. L’ateneo europeo ha infatti voluto caratterizzare la propria abitazione utilizzan- vo il controllo dei consumi Stato restituisce il 55% dei di riscaldamento, acqua e costi di acquisto e installagas quindi permette di ridur- zione e le banche coprono re il numero dei dispositivi il restante 45% con una rata installati nelle abitazioni. di restituzione che può esse«EcoThermo risolve il re perfino più bassa dei riproblema degli scompensi sparmi ottenuti». termici che sono causa delSeconda classificata dello la tipica situazione che ve- Start Cup Torino Piemonte, de appartamenti di diversi Ingenia si è aggiudicata un piani dello contributo di stesso edifi12.500 euro. cio o troppo L’idea presentata «L’obiettivo caldi o tropdi Start Cup po freddi – è assicurare a Torino spiega Fedeconcretezza rico Bari, per la «Start Cup» alle idee dei project manapartecipanti ger di Ingemettendoli in nia –. L’utente può rispar- condizione di affrontare la miare fino al 35% impostan- fase di start-up di una nuova do opportunamente il valo- impresa», sottolinea Lorenre della temperatura in fun- zo Silengo docente all’Unizione delle effettive necessi- versità di Torino. E a quanto tà». Vantaggi anche sul pare il progetto interessa fronte del ritorno degli inve- molti se la competizione ha stimenti: «Bastano pochi an- visto in gara quest’anno 160 ni per ammortizzare la spe- idee di business. «Quando sa iniziale – assicura l’inge- sette anni fa lanciammo la gnere – che si ripaga con i prima business plan competirisparmi attesi. Inoltre lo tion erano 27 le idee di im- 11 presa raccolte – sottolinea Vincenzo Pozzolo di I3P –. Il sasso lanciato ha prodotto un’onda continua». Ingenia è entrata di diritto fra i finalisti del Premio nazionale Innovazione Pni), la competizione nazionale fra i progetti di impresa nati in ambito universitario. La quinta edizione del Pni, sponsorizzata quest’anno dalla società di telecomunicazioni mobili Vodafone (che finanzierà il primo premio) vedrà in gara i progetti vincitori di 14 business plan competition organizzate localmente da 33 atenei. L’appuntamento con la finale è in calendario il prossimo 4 dicembre all’Università di Napoli: in palio 60mila euro per il primo classificato, 30mila per il secondo e 20mila per il terzo. M.FI. @ www.premioinnovazione.it l termine sostenibilità occupa ormai spazi sempre più rilevanti in tutti i media, e accende discussioni tra gli addetti ai lavori e tra i comuni cittadini. È certamente positiva l’elevata sensibilità all’argomento, come più volte segnalato in questa rubrica; il rischio sta nel fatto che, per mettere d’accordo tutti, la questione si banalizzi e si arrivi a risultati limitati a convegni più o meno scientifici, a pubblicazioni più o meno sdegnate, senza però produrre nessuna operatività reale. In riferimento alla sostenibilità degli edifici, gli specialisti del settore conoscono bene i percorsi, spesso tortuosi e non del tutto conclusi, che hanno portato al recepimento nazionale della direttiva europea 2002/91/Ce («Epbd»). Il passaggio importante, in parte ancora da metabolizzare, è l’aver introdotto la confrontabilità delle misure, attraverso parametri semplici come i kWh/mq per il massimo consumo energetico, come è stato fatto nel Dlgs 192/05 e, meglio ancora, nel Dlgs 311/2006. Misurare infatti non comporta necessariamente la possibilità di comparare: se i parametri che caratterizzano la prestazione energetica di un fabbricato sono tanti, e i metodi che li generano hanno elevata opinabilità, allora sarà difficile o di fatto impossibile decidere se il fabbricato x è stato progettato e realizzato meglio del fabbricato y. Questa semplice affermazione nasconde molte insidie: se il legislatore infatti volesse, come ha fatto nell’ultima finanziaria, incentivare anche economicamente chi progetta e realizza fabbricati di qualità sarebbe di fatto ostacolato dalla non confrontabilità delle realizzazioni. In fondo, la meritocrazia è tutta qui: accordarsi su come misurare, e poi confrontare le misure. Ovviamente il rating, il concetto anglosassone di misura confrontabile, non prevede finanziamenti a pioggia. E questo spiega, probabilmente, una parte delle opposizioni e delle difficoltà che i metodi di rating incontrano dalle nostre parti. La prestazione energetica di un edificio, d’altra parte, non è che uno dei termini di valutazione di sostenibilità. Se fosse questo l’unico parametro, allora il modello costruttivo più efficiente esisterebbe già, e non resterebbe che replicarlo all’infinito: un alveare, con involucro esterno coibentato e con inerzia termica elevata, numero minimo di aperture, ventilazione meccanica per garantire i ricambi d’aria, e sistemi di illuminazione basati su guide luce. Uno scenario da incubo, simile a qualche film di fantascienza di quart’ordine. Al contrario, la sostenibilità di un edificio è un problema complesso, con diversi gradi di libertà: un edificio non è mai uguale a un altro, perché come minimo è costruito altrove. Metodo già in uso È esattamente questo il problema che si è posto l’Internatioin Piemonte, nal Iniziative for a Sustainable Built Environment (www.iisbe. Liguria e Veneto org, in Italia www.iisbeitalia. org): si tratta di un organo internazionale che ha elaborato un metodo di valutazione basato su molti parametri, e ha reso disponibile un software, chiamato «SBTool», sotto forma di fogli di calcolo Excel, scaricabili dal sito web. Nel gennaio 2004 l’Associazione delle Regioni e delle Provincie autonome italiane ha ufficialmente adottato questo metodo, denominandolo Protocollo Itaca (www.itaca. org). In sintesi, si tratta di una gerarchia di categorie, sottocategorie e criteri: esempi di categorie sono la qualità dell’ambiente esterno, il consumo di risorse, i carichi ambientali, il comfort interno. Una sottocategoria del consumo di risorse è, ad esempio, il consumo di energia non rinnovabile calcolato per l’intero ciclo di vita dell’edificio. Due criteri di questa sottocategoria sono il fabbisogno annuale di energia primaria non rinnovabili per l’operatività dell’edificio, ma anche l’energia non rinnovabile spesa per i materiali nell’intero ciclo di vita, dalla fabbricazione alla dismissione. A ogni criterio viene associato, tramite tabelle, un valore da -1 a +5, per misurare il livello prestazionale dell’edificio confrontandolo con dei valori standard ed evidenziando una lacuna grave (se il risultato del confronto è -1) o un’ottima prestazione (se il risultato del confronto +5). I criteri sono poi moltiplicati per un peso, che ne stabilisce l’influenza sul punteggio finale. L’obiettivo è quello di produrre un punteggio finale, assegnato all’opera, che sia confrontabile, ma anche localizzato attraverso il sistema dei pesi. Un’amministrazione locale potrebbe infatti decidere di pesare di più alcuni criteri per incentivare alcune esigenze rispetto ad altre. In questo senso, quanto stabilito dal 192/2005 e dal 311/2006 rappresenta un minimo sottoinsieme di quanto valutato dal protocollo Itaca. Il protocollo potrebbe quindi essere il prossimo passo: da un «assessment» puramente energetico a una valutazione di sostenibilità a tutto tondo, con relativi (potenti) strumenti di incentivazione a disposizione delle Pa, in particolare le Regioni. «Sono già tre (Piemonte, Liguria e Veneto) – sottolinea Paola Zampiero, project manager per Iisbe Italia – le regioni che utilizzano il protocollo come strumento di attestazione della sostenibilità degli edifici per incentivazioni normative ed economiche». ✉ [email protected] 12 MATERIALI E TECNOLOGIE PRODOTTI 12 - 17 novembre 2007 Nuove soluzioni rilanciano un materiale poco amato dall’architettura più creativa Design, il vetrocemento si rifà il look L’industria punta sulla possibilità di adattarsi a superfici complesse con trasparenze hi-tech S i veste di design il vetrocemento di nuova generazione. Materiale protagonista dell’edilizia industriale, poco amato dai progettisti più creativi e simbolo di un’architettura “povera”, il vetrocemento si prepara ora a vivere una stagione di rilancio. E se è vero che al momento sono poco più di una decina le aziende al mondo in grado di sostenere la produzione «d’avanguardia», presto – prevedono gli analisti – si assisterà a un proliferare di specialisti e nuove realtà produttive capaci di soddisfare la crescente domanda di soluzioni innovative. Il New Deal del vetrocemento passa attraverso lo “svecchiamento” della materia: le nuove proposte, di cui il mercato comincia a offrire un assaggio, sono in linea con le richieste sempre più personalizzate degli architetti da un punto di vista della disponibilità di forme, dimensioni e colori. Il tradizionale mattone in vetrocemento assume forme diverse per adattarsi a superfici complesse. E diviene un materiale d’arre- disegni, finiture e formati. «In questo contesto Pegasus è stato proposto nella brillante colorazione verde e con disegno vetro ondulato – sottolinea la società –. L’utilizzo combinato dei due formati quadrato e terminale di parete lineare ha permesso inoltre di rifinire le pareti del labirinto “a tutto vetro”, migliorando e impreziosendo l’aspetto estetico della realizzazione». La parete del labirinto, che si estende per 70 metri di lunghezza e un’altezza di 2 metri presenta una caratteristica bordatura esterna sporgente, le cosiddette “ali”, che ha permesso di ridurre le dimensioni del giunto esterno tra un blocco e l’altro per dare vita una superficie vetrata omogenea e trasparente. Durante lo scorso Salone del Mobile a Milano l’azienda era presente con l’installazione «Welcome Glassblock on air» al Castello Sforzesco curata dai designer Alessandro e Francesco Mendini. GLASS LABYRINTH E INSTALLAZIONE A sinistra il Glass Labyrinth realizzato con 3.300 mattoni di vetro Pegasus di Seven Glassblock. Nelle foto a destra l’installazione al Castello Sforzesco curata dai designer Alessandro e Francesco Mendini. do: la trasparenza del vetro permette di ottenere effetti sorprendenti sul fronte dell’illuminazione naturale degli ambienti. I colori e le immagini che possono essere impressi sulla superficie offrono ad architetti e designer infinite possibilità di arredo con risultati altamente scenografici. La resistenza del cemento rende poi il materiale adatto anche per gli usi più “estremi”. Fra le aziende che hanno saputo immediatamente adeguarsi al nuovo trend c’è la toscana Seves Glassblock la divisione del Gruppo Seves, specificamente dedicata alla produzione di mattoni in ve- tro per l’architettura e l’arredamento. Con un marketshare mondiale di oltre il 40% (fanno parte del “team” i brand Vetroarredo, Solaris, Vitrablok, Weck, Vidromatone, Sindaco) Seves Glassblock vanta all’attivo più di 200 decorazioni sulla base di una decina di colorazioni disponibili. «Grazie all’uso di materie prime della più alta qualità, all’inserimento nelle linee produttive di macchinari studiati appositamente, all’applicazione di antiche e sperimentate tecniche di colorazione e di trattamento e a rigorose procedure di controllo sistematico – spiega l’azienda – abbiamo trasformato il vecchio vetrocemento in un nuovo e raffinato oggetto d’arredo da fabbricarsi anche su misura». La società è già stata protagonista di numerosi progetti: si sono conclusi a settembre i lavori per il nuovo centro termale di Panticosa nei Pirenei, a firma dello studio MoneoBrock. «Per questa realizzazione – spiega Seves Glassblock – abbiamo messo a punto uno speciale mattone di vetro a sezione trapezoidale, ideato in collaborazione con i progettisti, per ottenere il particolare effetto di una facciata in movimento, capace di ri- chiamare la conformazione a strati sovrapposti tipica degli alberi aghiformi del paesaggio boschivo locale». Vetrocemento made by Seves anche per il labirinto interamente vetrato realizzato all’interno del Parco delle Sculture del Chianti che ospita 26 grandi installazioni scultoree curate da artisti provenienti da 22 Paesi del mondo. L’installazione Glass Labyrinth è stata concepita dall’architetto-artista inglese Jeff Saward. Seves ha fornito 3.300 mattoni di vetro Pegasus, il prodotto di punta delM.FI. la linea Design, disponibile in una ricca gamma di colori, @ www.sevesglassblock.com Kvadrat, al Moma le piastrelle danesi Luce al pavimento con le fibre ottiche «Parquet» per esterni dai rifiuti in plastica ono firmate S dai designer francesi Ronan e are vita a gioD chi di luce sulle pavimentazioni. ono compleS tamenti riciclati i listoni per Erwan Bouroullec le innovative piastrelle componibili per pareti che incastrandosi l’una con l’altra in infinite varianti di colore danno vita a spettacolari superfici tridimensionali. Le “placche”, che nell’effetto finale della composizione ricordano le squame di rettili esotici, compongono la nuova linea North Tiles dell’azienda danese Kvadrat interamente basata sull’impiego di materiali riciclabili. Le piastrelle sono disponibili in oltre 100 colori e in numerose forme per consentire svariate composizioni: è possibile rivestire intere pareti, mixando a piacimento i colori a seconda dei gusti e delle esigenze di arredo, oppure realizzare mosaici personalizzati selezionando i “pezzi” preferiti. Oltre al risultato estetico, assolutamente inedito, le piastrelle contribuiscono all’isolamento acustico degli ambienti. Una caratteristica che unita alla componente eco-sostenibile ha permesso alle piastrelle North Tiles di aggiudicarsi il bollino di qualità da parte dell’Agenzia danese per la protezione dell’ambiente. La certificazione Eu Flower Certificate è stata assegnata tenendo conto della composizione del materiale, privo di sostanze tossiche, e poi i livelli di consumo di energia durante la produzione. Un ulteriore bollino blu è stato concesso all’azienda da parte della Swedish Society for Nature Conservation and Retailers che ha inserito le piastrelle nella lista degli “Acquisti verdi di qualità”. Riconoscimenti anche per il design: le piastrelle North Tiles sono entrate a far parte della collezione Design del Moma di New York. È questa la “mission” di FiberOptic Floors, azienda Usa che ha messo a punto una linea di piastrelle con anima in fibra ottica. I cavi in fibra vengono letteralmente incastonati all’interno di speciali pannelli posti appena al di sotto delle piastrelle traforate; la fibra serve ad attivare le lampade Led (si può optare anche per lampade alogene) che consentono di “colorare” la superficie e anche di permettere variazioni cromatiche in tempo reale. La luce emessa viene “filtrata” attraverso le trasparenze che compongono le texture delle piastrelle. Si tratta di ceramiche speciali ossia appositamente lavorate sulla superficie per garantire il passaggio della luce. Sul pavimento si vengono dunque a creare motivi luminosi multicolore e cangianti che decorano la superficie e ne modificano l’immagine quando il sistema in fibra ottica viene attivato attraverso un’apposita centralina computerizzata. Già ricco il catalogo: l’azienda offre ai clienti la possibilità di personalizzare le superfici suggerendo motivi, anche complessi, tenendo conto dei gusti e delle specifiche esigenze di arredo. «È possibile inoltre anche “imprimere” loghi aziendali, per caratterizzare le pavimentazioni di aziende e uffici», sottolinea la compagnia. Il tutto a spese contenute: le lampade Led, a luce fredda, sono a bassa consumo energetico. @ www.kvadrat.dk @ www.fiberopticfloors.com esterni che Material Connexion di Milano – costola italiana della più grande materioteca al mondo (oltre 4.000 i materiali all’attivo e 40 quelli che si aggiungono mensilmente) – ha inserito fra i 120 prodotti innovativi oggetto della mostra New Materials Space, il nuovo spazio espositivo allestito in occasione dell’ultima edizione del Saie di Bologna. I nuovi listoni sono ottenuti dal riciclo di rifiuti post-consumo e in particolare dal riutilizzo di contenitori in plastica per latte, acqua e succhi di frutta. Il materiale che si ottiene a seguito della lavorazione degli scarti è basato al 100% su polietilene ad alta densità (Hdpe) ossia su una tipologia di polietilene poco ramificato, con forze intermolecolari elevate e quindi maggior rigidità. E ciò rende il materiale adatto, oltre che per le pavimentazioni, anche per la realizzazione di tetti e coperture. A basso costo (grazie all’impiego di materiali riciclati), atossici, resistenti all’azione dei raggi ultravioletti, i listoni sono disponibili in varie misure e possono raggiungere una lunghezza massima di tre metri. Vasta la gamma dei colori di base per rivestire una superficie che riproduce in tutto e per tutto le venature del legno. I listoni riciclati – spiega Material Connexion – sono già utilizzati per la realizzazione di pavimentazioni e passerelle da esterni, pontili ed elementi di arredo per esterni. ww.materialcon@ wnexion.com 12 - 17 novembre 2007 INNOVAZIONE MATERIALI E TECNOLOGIE 13 Il complesso del Moorfield Eye Hospital ampliato dallo studio Penoyre & Prasad Londra, alluminio e Led in ospedale Un cascata di scaglie di metallo sulla facciata vetrata: «scenografia» con effetto frangisole U na cascata di scaglie in alluminio. Illuminate con lampadine Led multicolore. Si presenta così la facciata sud del Richard Desmond Children Eye Centre il nuovo edificio da 4.200 mq che ha ampliato il complesso del Moorfields Eye Hospital di Londra, uno dei centri di riferimento a livello mondiale per la medicina oculistica. Firmato dagli architetti Penoyre & Prasad il progetto, del valore di 12,5 milioni di euro è frutto dell’intesa fra lo studio londinese e i designer di Lightscape Projects (del Light Projects Group) e Tryka Led, società entrambe specializzate in sistemi di illuminazione innovativi. «Questo progetto dimostra come la sinergia fra il mondo dell’architettura e quello dell’illuminazione possa sortire opere innovative e trasformare le facciate degli edifici in superfici magiche», spiega Roger Beckett, designer di Light Projects. La realizzazione della scenografica facciata è stata infatti possibile grazie a un mix di ingredienti: l’alluminio, il vetro e i Led. La struttura reticolare in alluminio, che si comporta come una seconda pelle dell’edificio, è stata posizionata al di sopra della parete in vetro che SPETTACOLO MULTICOLORE Il Moorfield Eye Hospital di Londra. La struttura reticolare in alluminio garantisce agli ambienti interni piena illuminazione naturale e protezione dal surriscaldamento. caratterizza l’intero edificio. Il reticolato in alluminio è sottilissimo ed è stato agganciato alla struttura a livello del tetto: la rete non tocca la parete in vetro ma la riveste come fosse un grande frangisole. L’effetto che se ne ottiene è duplice. Da un punto di vista estetico il reticolato imprime “carattere” al- l’edificio rendendolo unico nel suo genere. Sul fronte del comfort la cascata di alluminio, i cui singoli elementi sono gestibili dall’interno attraverso un sistema simile a quello che comanda le tende a scomparsa, garantisce la piena illuminazione naturale degli ambienti interni schermando però l’edificio nelle tro lo spessore totale della struttura) e leggerissimo, per consentire ai “gabbiani” di muoversi con il vento e di essere perfettamente orientabili. Il sistema di illuminazione, basato sull’impiego di lampadine Led e quindi a basso consumo energetico, è stato invece allestito a livello della pavimentazione di ogni singolo piano dell’edificio (otto in totale i livelli). Una centralina computerizzata, consente di attivare le lampade nelle ore notturne, di selezionare il colore preferito oppure di optare per la modalità «cangiante» che offre uno spettacolo continuo di colori. Non solo: è possibile creare sulla facciata veri e propri spettacoli di luce attraverso la proiezione di immagini sulla vetrata. Il sistema è stato progettato per orientare l’illuminazione esclusivamente verso l’esterno: ciò per evitare che la luce disturbi i pazienti ospitati all’interno della struttura dove vengono curati bambini affetti da patologie oculistiche e dove è stato trasferito l’Istituto di oftalmologia del Moorfields Eye Hospital. ore più assolate. Le placche in alluminio tridimensionali «sono state concepite – sottolinea Beckett – per riprodurre idealmente uno stormo di gabbiani». Non a caso le placche sono state battezzate «seaPAGINA A CURA DI gulls» (gabbiani). MILA FIORDALISI Il reticolato in alluminio è sottilissimo (al di sotto di un centime- @ www.penoyre-prasad.net Involucri, con il sistema Artos rivestimenti inox «su misura» Pink Pavillion, il poliuretano protagonista alla Triennale na struttura metallica U in acciaio inox specificamente studiata per il rive- il poliuretano il È materiale che caratterizza il Pink Pavil- stimento delle facciate degli edifici. Questo il biglietto da visita di Artos, il sistema messo a punto dalla tedesca Kufferath e distribuito il Italia in esclusiva da Alpewa. Cinque le collezioni disponibili, ciascuna composta da numerose varianti applicative. Alpha è la soluzione pensata per il rivestimento di pareti, soffitti e anche per la copertura di elementi riscaldanti: grazie alla riflessione della luce sul tessuto in acciaio è garantita la luminosità dell’ambiente circostante. Beta è meno rigida soprattutto nell’ordito; Gamma si distingue per la tessitura particolarmente fine; Lambda presenta bombature da un lato mentre è liscia dall’altro, offrendo dunque due diverse superfici in un’unica soluzione; Sigma, infine, ha una tessitura variabile, da 2 a 4 funi che consente flessibilità in direzione longitudinale e rigidità in trasversale e permette quindi di realizzare anche frangisole e pannelli per ringhiere e parapetti. «È possibile inoltre sviluppare modelli su richiesta – spiega l’azienda – rispondenti a particolari esigenze progettuali, con supporto tecnico nelle fasi di installazione». Alpewa vanta all’attivo lion, la costruzione sperimentale a firma di Gaetano Pesce localizzata all’esterno della Triennale di Milano e destinata ad accogliere, fino al 27 gennaio 2008, laboratori per bambini legati alle mostre in corso alla Triennale. Ecocompatibile, il poliuretano è un materiale privo di sostanze tossiche, è resistente alle muffe, è smaltibile come qualsiasi altro rifiuto solido urbano, non inquina il terreno e in alcuni casi può essere riciclato mediante macinazione o recupero e riutilizzo di materie prime. Pur essendo considerato un materiale innovativo in campo architettonico, in realtà il poliuretano è già ampiamente utilizzato per la produzione di volanti e paraurti di auto, imbottiti e mobili, protesi artificiali. E in edilizia è impiegato per la realizzazione di pannelli isolanti. Per il Padiglione Rosa – struttura pilota realizzata per testare l’impiego del poliuretano per la costruzione di habitat di emergenza – Pesce ha adottato Bayer Spray Arte una schiuma in spray creata nei laboratori di BaySystems Iberia e in collaborazione con BaySystems Italia. La schiuma consente la rapida costruzione di strutture tridimensionali leggere e stabili e per il progetto di Pesce le proprietà del prodotto (quali la densità e la reattività) sono state adattate alle specifiche esigenze progettuali. L’applicazione del poliuretano espanso, in colore rosa schocking, è stata ■ L’aeroporto internazionale di Bangkok Centro di documentazione dedicato al Muro di Berlino ■ anziché per stampaggio la staffa ha proprietà meccaniche che consentono la realizzazione di facciate ventilate dalle forme e dalle dimensioni particolari. «La lunghezza variabile della staffa – spiega ancora Alpewa – consente l’impiego di materiale isolante di qualsiasi spessore, offrendo un clima ideale all’interno degli edifici e un conseguente risparmio energetico». Alpewa distribuisce in esclusiva anche il sistema fotovoltaico Prefa Solar XL di Prefa. Si tratta di un nastro fotovoltaico, costituito da celle solari in silicio amorfo integrate e in falda (senza quindi la necessità di ulteriori elementi di fissaggio) creato per coperture in doppia aggraffatura Prefalz a bassa pendenza. un’intera gamma di sistemi per coperture e facciate metalliche: oltre ad Artos la società propone Allface il nuovo sistema di supporto per facciate ventilate. Allface è realizzato totalmente in alluminio ed è la staffa, anch’essa in alluminio, a rappresentare il cuore del sistema. Prodotta per estrusione @ www.alpewa.it infatti eseguita sotto la supervisione di Pesce per consentire la creazione di una grande varietà di effetti superficiali. Per il pavimento il progettista ha scelto il sistema poliuretanico Artwalk di Api, azienda di Mignanego (Ge), con materie prime BayerMaterialScience. In dettaglio, il pavimento è stato realizzato con resine liquide colate direttamente sul posto in modo da ottenere superfici uniformi e prive di giunture. Il sistema Artwalk permette di riprodurre sulla superficie qualsiasi colore, motivo o disegno e di mantenerli inalterati nel tempo grazie alla posa di uno strato protettivo di poliuretano trasparente. Non è la prima volta che Gaetano Pesce utilizza i poliuretani Bayer MaterialScience: la collaborazione con l’azienda risale addirittura al 1969, anno in cui il progettista ideò le sedute della ormai celebre Up Collection, la più stravagante delle quali è “Big Foot”. Fra le ultime novità “poliuretaniche” c’è la poltrona Shadow, realizzata per Meritalia con poliuretano Bayfit in forma liquida che riempie gli spazi vuoti creati dalla forma del corpo di chi si accomoda. @ www.triennale.it