Scarica il periodico - FIT-CISL

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Scarica il periodico - FIT-CISL
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LXI anno dalla fondazione
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Foto di Frank Andiver
Poste Italiane spa - spediz. in a.p. DL.353/03 (conv.L.46/04) art. 1 comma 1, DCB Roma. Autoriz. del Trib. di Roma n. 350 del 16./06/1987. Una Copia € 0,51
Mensile per la Federazione Italiana Trasporti - Dipartimento Mobilità - Area Contrattuale Trasporto Ferroviario e Servizi
Sommario
Mensile per la
Federazione Italiana Trasporti Cisl
Trasporto Ferroviario e Servizi
Fondato nel settembre del 1950
Gennaio 2011
LX anno dalla fondazione
Autorizzazione del
Tribunale di Roma n.350 del 16.6.1987
Proprietà La Rotaia S.r.l.
Direttore: Giovanni Luciano
Direttore Responsabile: Carlo Candida
Redazione: Claudio Claudiani, Osvaldo Marinig,
Salvatore Pellecchia, Gaetano Riccio
Impaginazione e grafica: Patrizia Censi
Editoriale
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La gioia di una “staffetta” riuscita a regola d’arte
Consiglio Generale Fit Cisl
Giovanni Luciano eletto Segretario Generale della
Fit Cisl
CCNL della Mobilità
Aspettando il mille proroghe
Gruppo FS
Circolare sui tempi accessori del Personale di
Macchina
La Commissione tecnica del Coer sollecita l’avvio del confronto
Organizzazione
Nuove assunzioni per non andare a fondo
La Fit Emilia Romagna intensifica le iniziative
tra i ferrovieri
Salute e sicurezza
Chi trasporta il mondo lo vuole fare in sicurezza
La sicurezza è un bene di tutti e tutti vi debbono
concorrere
Approvate le indicazini per la valutazioni del rischio da stress lavoro-correlato
Normativa italiana
Ragionando di Fondo sostegno al reddito e tassazione della posizione Eurofer
La legge di stabilità 2011 proroga la detassazione dei premi di produttività
Attualità
Da conto nazionale trasporti a conto dei lavori
pubblici
Dentro il dato
Direzione, Redazione, Amministrazione:
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Tel. 06-44286341 Fax 06-44286342
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E’ vietata la riproduzione e traduzione, anche parziale, di articoli senza citarne la fonte.
Crisi economica, i consumatori restano alla finestra
Trasporto ferroviario
Segmento notte: aperta la procedura di mobilità
FS Logistica: occorre andare oltre la crisi
Intorno a noi ...
Chiuso in Tipografia il 2 febbraio 2011
Finito di stampare nel mese di febbraio 2011
Tiratura: 28.000 copie
A zonzo tra Auditorium, XXII regione di Bruxelles e Patagonia
Indice de “La Voce” 2010 per argomenti
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La gioia di una “staffetta”
riuscita a regola d’ar
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Un editoriale un po’ speciale questo. Del resto, è l’ultimo da “re­
sponsabile dei ferrovieri” della Fit Cisl. E dunque qualche licenza
è lecita. Consentibile perfino parlare di emozioni, quelle – ci in­
segnavano – che un “vero maschio” non deve permettersi mai.
Ma quando le emozioni personali sono in sintonia con quelle
collettive? E poi, chi l’ha detto che non dobbiamo cominciare ad
imparare, anche dalle nostre donne, qualcosa di meno arcaico
sulla gestione e condivisione dei sentimenti?
Ma torniamo alla “nostra bottega”, amiche ed amici. Perché
anche in quest’ultimo rendiconto “settoriale” troverete docu­
mentazione della sostanza vertenziale che doverosamente ci
compete come dirigenti sindacali.
Piuttosto, due sottolineature in questo “promo”. Una che ri­
guarda la formazione dei giovani che stiamo allenando con af­
fettuosa passione ma anche con rude franchezza e senza sconti
ipocriti di buonismo.
L’altra che riguarda la “XXII regione Fit”, quella che dobbiamo
costruire a Bruxelles, con l’Etf, nel cuore dell’Europa.
Due questioni? No. A ben vedere, una sola. Quella dell’avvenire,
di cui tutti noi, uomini e donne del trasporto, della comunica­
zione, del servizio alle persone, all’economia, alla collettività (e
alle varie collettività di cui siamo parte) vogliamo essere prota­
gonisti, spendendo tutte le energie vitali disponibili e, se neces­
sario, facendo anche la parte di quanti, per ingenerosità sociale,
per avarizia economica, per grettezza politica, e in definitiva,
per scarso rispetto di sé, non vogliono spendersi o addirittura
non sanno di poterlo fare.
Questo è il mio ultimo editoriale da segretario nazionale dei ferrovieri della Fit Cisl.
Lo faccio, lo confesso, con lo stesso stato d’animo che mi ha travolto, inaspettatamente per me, la mattina del 27 gennaio 2011.
Uno stato d’animo che è un misto di nostalgia, commozione, rimpianto, orgoglio, grande gratificazione ma anche grande inquietudine.
L’inquietudine che ti dà la consapevolezza che ci si aspetta molto
da te.
Essere stato eletto Segretario Generale della Fit Cisl è un grande
onore, che mi carica di ulteriori responsabilità, ma vi assicuro che
quello che mi ha stretto la gola e che mi ha fatto quasi singhiozzare all’inizio del mio intervento all’Auditorium di via Rieti il 27
gennaio, è stata la grande ondata di amicizia e stima, da parte di
centinaia di voi, che mi ha quasi sommerso.
Intendiamoci, so di avere un certo consenso nel quadro dirigente
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del nostro Sindacato, non voglio peccare di falsa modestia, ma
quello che è successo è stato veramente qualcosa di insolito.
Ad iniziare dalle copiose telefonate di tutti quelli che, pur non
avendone diritto, comunque mi hanno chiesto di poter essere
presenti.
È stata una giornata memorabile, per me personalmente sicuramente, ma credo anche per la Fit Cisl che non ha mai visto dal
1977 ad oggi una fase di tale coesione e sintonia tra tutte le
anime che la compongono, stringendosi in un caloroso ed emozionato abbraccio a Claudiani (che ringrazio per l’amicizia e la
stima che mi ha dimostrato) e a me in questo avvicendamento.
Un serbatoio di energie umani e ideali
Tra le tante cose che mi hanno veramente commosso e che porterò per sempre nei miei ricordi c’è il fatto che tutti i ferrovieri,
non solo i consiglieri generali ma anche tantissimi delegati, segretari di coordinamento, vecchi conoscenti dei tempi di Pescara
o di Ancona, dico tutti, mi hanno trasmesso il loro affetto e la loro
stima. Persino alcuni che, per vicissitudini “congressuali” del pas-
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sato, nelle varie regioni sono anche usciti
dalla Fit Cisl. È qualcosa che ti tocca dentro, significa che hai lavorato bene, che hai
instaurato rapporti umani veri, non di maniera o posticci.
Anche la presenza di un pullman di amiche
ed amici del Consiglio Generale della Fit
Cisl Abruzzo, miei primi compagni di avventura, mi ha molto gratificato.
Per questo sono debitore a tutti e da queste pagine voglio cogliere l’occasione di
ringraziare, di cuore.
Voglio anche approfittare per abbracciare
idealmente tutti i lettori della “Voce” ai
quali ho “parlato” nei 37 editoriali che
hanno preceduto questo, magari annoiandoli.
Sappiano tutti che ho sempre utilizzato
questa opportunità per dare un indirizzo
politico e, se andaste a rileggerne alcuni,
vi accorgereste che questi editoriali anticipavano spesso quello che poi sarebbe
successo poco dopo. Non ho mai voluto
scrivere tanto per…
Altro motivo di orgoglio: nei quasi quattro
anni in cui ho rappresentato i ferrovieri
della Fit, la nostra organizzazione è diventata il primo sindacato nelle Ferrovie effettuando e consolidando il tanto agognato
“sorpasso”.
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Non vi parlerò certo del Rubygate in questo editoriale né, come pure andrebbe
fatto, per le implicazioni economiche, sociali ed ovviamente nel campo dei commerci, traffici, trasporti, dell’incendio che
sta bruciando il nord Africa, voglio invece
fare una sorta di fotografia della situazione di contesto della nostra area contrattuale.
Quando i tavoli sindacali tendono a spezzarsi
Il cambio del Segretario Generale della Fit
Cisl avviene, coinvolgendo il segretario responsabile dei ferrovieri, in una fase di
grande complessità e complicazione per
quanto riguarda i ferrovieri stessi, siano
essi dipendenti del Gruppo Fs, siano essi
dipendenti di altre Imprese Ferroviarie,
siano essi dipendenti dei servizi ferroviari
in appalto.
Innanzitutto per lo stallo dei tavoli legati
al Contratto della Mobilità, ma anche per
gli sviluppi che stanno investendo Fs e
tutte le altre imprese.
Abbiamo un tavolo al Ministero che, in sintesi, vede Federtrasporto, e quindi Fs, che
scalpita per poter iniziare ufficialmente la
trattativa, che al momento stiamo svolgendo quasi in sordina e a volo di uccello
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sulle varie tematiche con l’obiettivo, il nostro, di limitare al massimo le materie di
intervento per poter avanzare spediti.
Abbiamo, di contro, Asstra e Anav che
vengono al tavolo per non fare nulla di
concreto. Troppo presi dai “tagli” al servizio per poter pensare al rinnovo del contratto. Questa è l’ennesima strumentalità
di chi tutto fa tranne che quello che dovrebbe fare. Il loro schema, spesso avallato dal Sindacato nel passato, è sempre
lo stesso: monopolio garantito e soldi pubblici a go go.
Possibilmente senza pagare aumenti contrattuali come cercano di fare ora.
Ma in questa fase, attenzione, siamo oltre
la melina per non fare un contratto unico
con il mondo ferroviario, siamo al non
voler fare un contratto se non a costo zero,
senza aumenti contrattuali e però prevedendo modifiche strutturali alle normative
di impiego e di orario di lavoro.
Questo vorrebbero e preferiscono restare
rintanati comodamente.
Con questo tavolo a due velocità sarà sempre più complicato riuscire a non disarticolare la vertenza, anche per noi. Non si
può pensare che una parte resti ancora
ferma dopo più di due anni, mentre un’altra vuole fare il suo mestiere; non pos-
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siamo immaginare che, passati 2009 e 2010, si vada avanti così
con un contratto che, se lo chiudessimo tra pochi mesi, sarebbe
già scaduto.
Dovremo immaginare un cambio di fase ulteriore, visto che la politica è complice di questi signori alla luce dell’inerzia che dimostra e che permette questi comportamenti.
D’altro canto anche le situazioni negli appalti sono poco incoraggianti, ad iniziare dai risvolti anche drammatici che stanno investendo il notte.
Siamo poi alla fase finale che precede la fusione di TLN ma, credo,
in grande ritardo sotto il profilo della ricerca delle soluzioni di
omogeneizzazione dei trattamenti contrattuali tra gli attuali dipendenti di Trenitalia e LeNord.
In Fs si stanno svolgendo le trattative territoriali che, a seguito
dell’accordo del 17 novembre 2010, hanno messo in campo proposte di esubero di personale che, come avevamo facilmente previsto, non rispecchiano affatto progetti coerenti con uno
strumento simile. Solo per la Cargo si sono visti progetti che abbiano avuto un senso rispetto ad una organizzazione del lavoro
che cambia.
Una dirigenza aziendale, Rfi in testa, che persegue solo la riduzione delle persone in carico. Organizzazione del lavoro, carichi
di lavoro sconosciuti alle semplici tabelline algebriche. La loro
motivazione sfiora il ridicolo: “… negli uffici c’è stata una grande
invenzione, appena fatta dall’umanità, e quindi “avanza” un
sacco di gente … hanno inventato il computer (!), … hanno fatto
domanda …”
Abbiamo forti riserve sulla correttezza formale di questo comportamento e degli atti che ha prodotto e valuteremo a fondo se
mandare a fondo il Fondo.
Staremo a vedere. Come staremo a vedere cosa produrranno le
trattative in corso con Ntv.
Ntv e rinnovo del Contratto delle Attività ferroviarie, passando
per la fusione di TLN, sono le tre questioni intimamente intrecciate tra loro che ci impegnano da tempo e che mi impegneranno
ancora, anche in veste di Segretario Generale, nei prossimi mesi.
Le nuove tappe di un cambiamento disegnato nel 1977
I cambiamenti organizzativi chiaramente porteranno a nuove responsabilità, anche per quanto riguarda la titolarità della delega
del nostro Dipartimento della Mobilità, nella quale l’area contrattuale del Trasporto Ferroviario è inserita, ma di questo leggerete
nel prossimo numero.
Da parte mia un arrivederci, magari ogni tanto anche dalle pagine
di questa gloriosa testata che non ha rivali, credetemi, nel suo
contesto.
Una testata che ha appena compiuto sessanta anni di “onorato
servizio” e che potrebbe anche avere uno sviluppo del suo contenuto, come ha avuto uno sviluppo certamente di profonda modificazione sia il mondo ferroviario di sessanta anni fa che la
categoria dei trasporti della Cisl nel quale il Saufi confluì nel 1977.
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Nella Fit Cisl occorrerà, invece, proseguire il percorso stabilito dal
Congresso di Chia verso il completamento della “categoria unica”.
Lo si dovrà fare con la convinzione di tutti, o perlomeno della
stragrande maggioranza, ormai sempre più convinta che questa
formula organizzativa è la migliore. Una sola responsabilità politica, contrattuale, organizzativa e amministrativa e ogni specificità organizzata in area contrattuale.
Ho avuto un’esperienza di recente che mi ha colpito e che mi ero
anche appuntato nella scaletta di intervento, che non sono riuscito a leggere il 27 gennaio, che è emblematica.
Sono stato chiamato ad intervenire al primo corso lungo della Fit
Cisl Lazio e dovevo spiegare la struttura della Fit Cisl.
Gli astanti erano qualche decina di giovanissimi provenienti da
tutte le aree contrattuali e, vi assicuro, dopo un po’ che parlavo,
spiegando la genesi della Fit Cisl fin dalla nascita dei sindacati che
vi confluirono, mi sono accorto dagli sguardi che non eravamo
in sintonia.
Al che mi sono fermato un attimo ed ho utilizzato la vecchia e
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mina il deterioramento dell’organizzazione
che guida e non deve succedere.
Questa è un’altra mia profonda convinzione.
cara tecnica dello sviluppo empatico con l’aula facendo domande
indirette.
Presto ho capito. Il problema era che, mi è stato detto da loro,
non capivano: “ma la Fit non è una cosa sola?”.
Sono rimasto basito nel realizzare in un attimo che stava già succedendo: una nuova generazione sta già crescendo nella consapevolezza che non ci sono più i settori ma che c’è una sola grande
categoria della quale facciamo tutti parte.
È stata una percezione molto bella, sicuramente per me che ci
ho sempre creduto ed ho fatto di tutto, fin dal 1997 in Abruzzo,
per realizzare questa condizione.
Chiaramente poi lì ho risintonizzato i concetti sul futuro e non sul
passato per non correre il rischio di rovinare quella materia ancora tutta da plasmare che sono i nostri giovani.
Già i giovani. Sono molto orgoglioso di avere dato l’input di sviluppare un progetto giovani della Fit nazionale, cercando di far
espandere modelli di eccellenza in tal senso, come quello della
Toscana.
Se il vertice non coltiva i suoi ricambi già da quando inizia, deter-
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Le priorità strategiche della nostra “Comunità-Fit”
Giovani e formazione, anche non solo per i
giovani.
Anche io ho bisogno di continua formazione, quindi anche i dirigenti nazionali e
regionali ne necessitano, perché il mondo
cambia a velocità vertiginosa e noi siamo
nel mondo, non in una bolla di sapone sospesa ed indipendente dal contesto, come
spesso leggo e sento dire da altri sindacati
nelle ferrovie e non solo.
Mi ha colpito, infine, la grande meraviglia
che ha prodotto il mio richiamo al “territorio che ci manca” come Fit, ovvero l’Europa.
È un fronte non presidiato a sufficienza in
termini di lobbying, di presenza costante e
di coordinamento tra tutti i frequentatori
delle sezioni Etf a Bruxelles.
Forse dovremmo veramente pensare ad
una ventiduesima ideale regione che presidi e lavori per tutti noi dove la proliferazione di direttive e regolamenti poi
determina legislazione italiana in pochi
anni. Perché poi con quella legislazione ti
trovi a fare i conti sui tavoli di contrattazione, quindi ci riguarda tutti.
Ecco, chi pensa che Bruxelles non ci riguardi o che sia una cosa
irrilevante, magari un costo in più per fare “turismo”, è la rappresentazione plastica di chi si guarda l’ombelico.
Non è il mio caso e cercherò il modo per far sì che non sia il caso
della Fit Cisl.
Potrei e forse dovrei dire tante altre cose ma non voglio annoiare
oltre, non mi resta che salutarvi ancora con lo spirito del Segretario Responsabile dei ferrovieri ma già con il senso del dovere
del Segretario Generale che si dovrà occupare di tanto altro ma
anche delle vicende ferroviarie e della mobilità, insieme agli altri
che lo faranno più direttamente.
Perdonatemi la libertà che mi sono preso, solo questa volta, di
aver parlato in prima persona. Non l’ho mai fatto prima ma non
potevo fare altrimenti.
I sentimenti personali sono singoli non plurali.
Un forte abbraccio a tutti e grazie ancora di tutto.
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Giovanni Luciano
eletto Segretario Generale
della Fit Cisl
Il commiato di Claudiani
«Giornata speciale, indimenticabile, giornata di festa vera per gente vera e tosta
come noi della Cisl», con queste parole
Claudio Claudiani ha iniziato la riunione
del Consiglio Generale Fit, convocata a
Roma il 27 gennaio, con all’ordine del
giorno l’elezione del nuovo segretario generale della Federazione e della nuova segreteria.
L’intervento di Claudiani, nel ripercorrere
questi 11 anni alla guida della Fit, non ha
lasciato spazio alla retorica. Una Federazione che dal 2000, anno del suo insedia-
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mento, ha visto crescere
gli iscritti da 95.000 agli attuali 118.000. «Non si era
mai vista una Federazione
così forte», ha commentato con orgoglio, rammentando come si sia, nel
tempo, sempre più affermato il ruolo di interlocutore primario verso le
istituzioni e le altre parti
sociali. Un ringraziamento
lo ha rivolto a tutti coloro
che hanno contribuito «al
raggiungimento di un così
prestigioso risultato».
Un percorso lungo iniziato negli anni Settanta che si è concluso con il congresso del
2009. In questi anni con un cambiamento
senza traumi si è passati da una Federazione a forte connotazione settoriale ad
una vera categoria unita, forte e autorevole, che ha saputo tenere alto l’onore
della Cisl.
Non è mancato un accenno all’attualità,
con una politica, che non è in grado di
dare risposte a una nazione che ha assoluto bisogno di ritrovare i valori morali, per
dare ai giovani un futuro migliore in un
Paese più equo.
Serve un ulteriore
impegno per fare sì
che solidarietà e tutela collettiva ritrovino la giusta
valenza in quanto
motore del miglioramento delle condizioni di vita.
L’auspicio è che in
futuro si possa assistere a un recupero
della moralità, si
punti a un aumento della crescita del
Paese anche attraverso il contributo del
mondo del lavoro, in un settore, quello dei
trasporti, che sarà sempre più nevralgico.
È importante che si spinga in direzione
della partecipazione del mondo del lavoro
alle decisioni economiche, al dialogo tra le
parti sociali sviluppando la bilateralità.
Claudiani ha quindi indicato Giovanni Luciano come successore, definendolo come
il più autorevole e adatto a raccogliere le
nuove sfide che la Federazione dovrà affrontare nell’alveo della tradizione della Fit
e della Cisl. Concludendo il suo intervento
e il suo mandato, raccogliendo le manifestazioni di amicizia che i convenuti hanno
voluto offrirgli, ha ricordato a tutti che il
suo impegno affianco alla organizzazione
non verrà meno: «cislini si resta per tutta
la vita».
Dopo la votazione che ha sancito l’unanime consenso del Consiglio Generale a
Giovanni Luciano e la proclamazione della
sua elezione da parte di Pietro Vasco, è seguito un breve ma intenso intervento del
neosegretario generale.
Il caloroso applauso del Consiglio Generale ha dato lo slancio a Giovanni Luciano
per iniziare il suo primo discorso da Segretario Generale.
Il primo discorso di Giovanni Luciano
Con la voce rotta dall’emozione, dopo aver
ringraziato per la grande manifestazione
di affetto che gli è stata tributata, ha voluto rammentare a tutti la fatica del procurarsi lo stipendio con un ricordo della
propria infanzia. L’immagine del rientro a
casa del padre autoferrotranviere, immigrato al Nord, che dopo un’estenuante
giornata di lavoro si toglie il pesante giubbotto. A sottolineare che chi assume cariche dirigenziali non dovrebbe mai
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dimenticarsi della fatica della gente comune per portare a casa il pane quotidiano.
Tra gli applausi ha poi voluto ricordare
l’amico Michele Salvino recentemente
scomparso, dedicandogli l’elezione.
Anche Luciano ha ripercorso le tappe che
lo hanno condotto alla guida della Fit, ricordando come fosse stato proprio Claudiani a volerlo a Roma nel 2000, ancorché
fosse stato appena eletto segretario della
Fit Abruzzo. Un azzardo azzeccato che lo
ha portato alla guida «di una categoria
vera, non una federazione monocomposta
come si usava dire, in cui i settori, altra parola uscita dal lessico comune, regnavano
sovrani. L’ultimo congresso di Chia del
2009 ha segnato un punto di non ritorno:
non saranno più ammesse deroghe nei
comportamenti», ha puntualizzato fin da
subito Luciano.
Oggi pur potendo contare su una Federazione forte, ci si deve scontrare con l’assenza della politica. «Con la difficoltà di
farsi ascoltare dalle istituzioni, non per fini
assistenzialistici ma per portare il giusto
contributo di chi rappresenta i lavoratori e
vuole il bene del Paese».
«Il nostro agire», ha proseguito Luciano,
«è ostacolato anche dai differenti e non
consequenziali comportamenti dei nostri
partner sindacali. Spesso assistiamo a
prese di posizione differenti, a geometria
variabile a seconda dell’area contrattuale,
pur in presenza dei medesimi segretari generali di federazione».
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A sottolineare la
continuità
con
quanto fatto nel recente passato, il
neosegretario generale ha voluto rivendicare
con
orgoglio
alcune
delle azioni e scelte
fin qui realizzate: a
iniziare dalla terza
edizione del corso
lungo Fit. Altre
scelte sottolineate
con orgoglio sono
state: il progetto
giovani, la tessera unica di federazione,
l’attivazione del centro studi Fit di via degli
Anamari.
Per il futuro, Luciano, ha lanciato la proposta di rivedere i rapporti, l’organizzazione,
la dislocazione delle strutture territoriali
della Fit per migliorare la presenza tra i lavoratori, senza dimenticare l’urgenza di essere più presenti anche in Europa, dove
sempre di più, si decidono norme che incidono sui lavoratori italiani.
Luciano ha chiuso l’intervento citando Federico Caffè, il quale ci ricordava che: “il riformista è convinto di operare nella storia,
ossia nell’ambito di un sistema, di cui non
intende essere né apologeta, né il becchino; ma, nei limiti delle sue possibilità,
un componente sollecito ad apportare tutti
quei miglioramenti che siano concretizzabili nell’immediato e non desiderabili in
vacuo. Egli preferisce il poco al tutto, il realizzabile all’utopico, il gradualismo delle
trasformazioni a una sempre rinviata trasformazione radicale del sistema”.
A suggellare la giornata c’erano anche i
vertici della Cisl confederale: dal Segretario Generale Raffaele Bonanni, al Segretario Generale Aggiunto Giorgio Santini, i
Segretari Confederali Mezzio, Furlan,
Sbarra.
Le parole del segretario generale Cisl Raffaele Bonanni
Raffaele Bonanni è intervenuto per ringraziare Claudiani sottolineando il suo
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“acume politico”, la sua lealtà alla Cisl
anche in momenti complessi dove si sono
dovute fare delle scelte difficili da far comprendere alla categoria. Dai ringraziamenti
a Claudiani agli auguri di buon lavoro al
compaesano Luciano. «Davanti a sé avrà
molte sfide da affrontare, molte vicende
come Alitalia, Tirrenia, contratto della Mobilità, ma sono sicuro dei buoni risultati
che saprà ottenere».
Bonanni ha approfittato della platea per ribadire alcuni concetti cardine della sua politica sindacale. La Cisl è fortemente
impegnata a far cambiare gli attuali comportamenti della politica,dell’economia.
Per farlo occorre porre al centro, innanzi
tutto, la questione fiscale. «Togliere il
peso della tassazione da chi produce ricchezza per spostarlo su chi consuma ricchezza. Con questo semplice meccanismo
si reintrodurrebbe il principio della proporzionalità del prelievo sui redditi più alti.
Chi più spende più tasse paga. Non come
ora che le tasse gravano per la maggior
parte su chi la ricchezza la produce».
La riforma fiscale, però, non basta. Serve
anche una riduzione delle spese andando
ad incidere sul ceto dei cosiddetti “ridistributori di ricchezze”. Comuni, provincie, regioni, comunità montane, tutti centri di
spesa, molte volte non coordinati, che reggono il loro potere ridistribuendo i soldi
pubblici, il più delle volte senza che vi sia
un ritorno per la collettività. «È lì la prossima sfida del sindacato confederale», ha
concluso Bonanni. «Come Fit, ad esempio,
è tempo di fare proposte concrete per la
rivisitazione delle governance e le dimensioni delle aziende del trasporto pubblico
locale».
Il Consiglio Generale dopo aver proceduto
all’altro adempimento statutario eleggendo Michele Imperio, Beniamino Leone,
Pasquale Paniccia e Rosanna Ruscito come
componenti della segreteria nazionale Fit
Cisl, si è chiuso tributando alla nuova
squadra un lungo caloroso applauso a cui
ci associamo per formulare il nostro augurio di un buon lavoro.
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C Aspettando il mille proroghe
Mai “mollare il tavolo”: è la prima cosa che si insegna ai sindacalisti
Volendo parafrasare il “cogito ergo sum” di cartesiana memoria,
per la categoria dei rappresentanti dei lavoratori potremmo dire,
più o meno, così: contratto, dunque esisto.
In questi lunghissimi mesi di trattative per il Ccnl della mobilità,
più e più volte ci sarebbe venuta voglia di alzarci e andare via, di
sottrarci agli insopportabili comportamenti di qualche controparte datoriale, il cui unico obiettivo, era e permane, quello della
provocazione.
Sovente abbiamo incrociato lo sguardo dei nostri compagni di
viaggio delle altre organizzazioni sindacali (ma anche quello dei
“mediatori” governativi) leggendovi la nostra stessa incredulità
rispetto a comportamenti pretestuosi, insostenibili al limite della
decenza.
Il 21 dicembre 2010 potevano esserci le condizioni per fare un
passo avanti, alla luce dell’accordo Stato/Regioni che aveva circoscritto gli effetti dei tagli sul trasporto pubblico locale, previsti
dalla legge di stabilità, ad una percentuale minima. Ma ancora
una volta ci siamo trovati di fronte ad una fuga di Anav/Asstra
che si lamentavano, strumentalmente, delle persistenti inadempienze, da parte delle Regioni, sulla erogazione delle risorse, per
i contratti di servizio, già previste nella finanziaria del 2008.
Quindi, di aumento contrattuale per il 2009-10 nemmeno a parlarne.
Con il Natale alle porte e il motto del bravo sindacalista nella
mente (mai mollare il tavolo), abbiamo aderito alla proposta governativa che suggeriva un “congelamento” dell’intesa sui “famosi” quattro punti e della discussione sull’elemento economico,
in attesa che si completassero le verifiche di compatibilità economica a in atto presso le Regioni e che prendesse corpo il decreto mille proroghe. Tutto ciò a fronte dell’impegno del Ministro
Matteoli a fare pressing sul collega Tremonti per scovare altre risorse e quello delle parti sociali a proseguire le trattative sul Ccnl
della Mobilità aprendo il confronto con una prima ricognizione
sui temi prioritari da approfondire nei due contratti di settore:
autoferrotranvieri e attività ferroviarie.
Altro passaggio che noi riteniamo fondamentale per il prosieguo
della trattativa è che sia fatta chiarezza sulle, reali o presunte,
inadempienze delle Regioni nei confronti della erogazione delle
risorse alle aziende del trasporto pubblico locale, a cui Anav/Asstra strumentalmente si attaccano per procrastinare la conclusione del negoziato. Per noi è indispensabile che il Ministero dei
Trasporti convochi una riunione alla presenza dei rappresentanti
delle Regioni affinché sia fatta l’indispensabile chiarezza.
Nel frattempo le riunioni proseguono e la fase di ricognizione ha
evidenziato le seguenti priorità da affrontare nei due Ccnl di settore:
• nelle attività ferroviarie i primi temi da affrontare sono la classificazione del personale e l’orario di lavoro;
• nel contratto degli autoferrotranvieri oltre a classificazione
del personale e orario di lavoro, le priorità comprendono
anche la struttura della retribuzione, le tutele professionali
(Cqc, assistenza legale, sinistri), il trattamento di malattia, la
legge “148”, e la previdenza complementare.
Dopo le prime riunioni di approccio, di studio che hanno registrato una comprensibile “distanza” tra le parti, a febbraio si proseguirà entrando nel merito specifico delle rispettive proposte,
nell’attesa che sia approvato il cosiddetto “mille proroghe” dal
quale ci attendiamo un segnale concreto per la chiusura della
vertenza sui primi cinque punti del Ccnl della Mobilità.
Non è solo per le ragioni sopra riportate che abbiamo aderito a
questo nuovo percorso negoziale. Infatti, c’è bisogno di chiarire,
con la Commissione di Garanzia, gli “equivoci” sulle modalità di
effettuazione degli scioperi congiunti ferro/gomma. Unitariamente abbiamo avanzato delle proposte serie e concrete ma
siamo ancora in attesa di una risposta.
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VOCE
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Gaetano Riccio
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Circolare sui tempi accessori
del Personale di Macchina
La Divisione Passeggeri Regionale ha emanato lo scorso 23 dicembre la disposizione
TRNIT-DPR.VPR\P\2010\0047484
che
tratta delle “Disposizioni per la messa in
servizio e lo stazionamento dei mezzi di
trazione”.
La materia di per sé è molto delicata ed incide in maniera diretta su quella che è la
“professione” del macchinista ed è trattata
sia nei testi “sacri” che riguardano direttamente le funzioni di condotta che in numerose circolari che negli anni hanno
dettato le norme su tale attività. E’ disciplinata, infatti, dall’ articolo 5 comma 1
dell’IPCL, dalla Circolare del 4/4/1993 relativa alla Normativa relativa alle visite ai
mezzi di trazione, dalla Circolare del
23/04/1993 sui Tempi accessori ove non
siano previsti spostamenti, dalla Circolare
sui tempi accessori (Montagnoli) relativi a
“Stazionamenti temporanei” e dal Manuale di condotta delle locomotive.
Come si vede la situazione è apparentemente molto complessa: in realtà tutte le
circolari e le varie normative seguono un
unico filo conduttore che è quello di adeguare i tempi accessori in maniera trasversale senza mai arrivare a ridefinire le
competenze precise del Personale di Macchina.
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VOCE
L’unico testo che definisce le operazioni da
effettuare è il manuale di condotta delle
locomotive, che però non lega tali operazioni al tempo necessario per effettuarle.
Va notato, altresì, che neppure il manuale
di condotta definisce in maniera dettagliata come va effettuata la prova delle apparecchiature di sicurezza in caso di treno
navetta.
Altra situazione che va a complicare il
quadro complessivo è quella relativa ai
tempi per il ritiro e la consegna delle chiavi
che variano molto da impianto ad impianto, anche in funzione di dove è posizionato il materiale.
L’ultima circolare emanata dalla DPR parte
dal principio, da noi contestato, che alcune
operazioni possono essere svolte in contemporanea ad altre e nel testo viene citato, a titolo esemplificativo, che durante
il riempimento dei serbatoi principali, è
possibile: associare il telefono, attivare la
registrazione degli eventi di condotta, verificare le dotazioni di bordo, verificare i
mezzi di segnalamento ottici ed acustici.
Appare evidente che l’impostazione aziendale tende a semplificare eccessivamente
il quadro delle operazioni che vanno fatte
dal macchinista prima della partenza, rendendole sovrapponibili e ciò, se portato
alle estreme conseguenze, ne può svilire
anche la valenza complessiva.
Comprendiamo anche che l’evoluzione
tecnologica delle nuove locomotive può
sicuramente aiutare a ridurre i tempi accessori necessari a svolgere le operazioni
preliminari rispetto alle macchine più datate, ma questo deve nascere da una verifica
congiunta
tra
azienda
e
rappresentanti dei lavoratori che assieme
valutano la congruità dei tempi necessari
a svolgere tutte le incombenze.
Per questo motivo, forti della convinzione,
che abbiamo maturato negli anni, che
l’unica maniera per uscire da questa situa-
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zione sia quella di riscrivere completamente la materia andando poi a verificare
sul campo i tempi necessari, nel corso
dell’incontro avuto con i rappresentanti di
Trenitalia e della Divisione Passeggeri Regionale, abbiamo convenuto di istituire un
commissione congiunta tra azienda e Organizzazioni Sindacali e di programmare
delle visite al fine di effettuare la misurazione dei tempi accessori, chiarendo le
operazioni richieste e la loro corretta successione.
Il programma prevede le seguenti visite
negli impianti indicati:
• lunedì 7 febbraio 2011 Roma Smistamento con inizio alle ore 12.00;
• giovedì 10 febbraio 2011 Firenze Romito Deposito Locomotive con inizio
alle ore 10.30;
• venerdì 11 febbraio 2011 Napoli Campi
Flegrei Deposito Locomotive con inizio
alle ore 10.30.
Abbiamo convenuto di scegliere tre impianti diversi della rete ferroviaria che abbiano diverse complessità relative alla loro
grandezza, all’ubicazione dei binari e degli
uffici interessati alla consegna / ritiro delle
chiavi e ad ogni altra operazione necessaria nella fase precedente alla partenza.
Abbiamo anche chiesto che la verifica
fosse effettuata su tutti i materiali di trazione previsti dalla circolare del 23 dicembre al fine di poter avere un campione
esaustivo da testare in diverse condizioni
operative.
Per la FIT Cisl parteciperanno a questi incontri di verifica i macchinisti componenti
della Commissione Tecnica Nazionale
Paolo Viola di Ancona ed Alessandro Beltrani di Firenze.
Daremo conto dell’esito delle verifiche effettuate in modo da fare una volta per
tutte la necessaria chiarezza su questo
aspetto della vita lavorativa dei macchinisti.
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Massimo Malvisi
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La Commissione tecnica del Coer
sollecita
l’avvio del confronto
Inserito all’interno del consueto percorso
di scambio di informazioni e di dialogo tra
centro e periferia, il 14 dicembre, presso il
Centro Studi Fit Cisl di via Anamari in
Roma, si è riunita la Commissione tecnica
Coer.
L’occasione è stata importante anche per
fare una prima valutazione sugli effetti dell’emanazione della DO n.77/2010, alla luce
dell’accordo del 07 gennaio 2010.
Il dibattito ha messo in evidenza una variegata panoramica di esperienze che fotografano una realtà molto diversa nei
singoli territori pur riscontrando delle criticità comuni, prima tra tutte la sempre
più marcata carenza di personale.
Sicuramente, “l’assenza” di un tavolo di
confronto costruttivo, con il sindacato, ha
determinato delle situazioni organizzative
non certo funzionali e rispondenti ai diritti
e alle tutele dei lavoratori.
Spesso, si è assistito a delle azioni unilaterali, da parte dell’Azienda, il cui senso e
l’utilità sfugge ad una visione razionale,
come ad esempio quella di concentrare il
personale del Reparto Cei, nelle sale
Gli intervenuti hanno posto all’attenzione
una riflessione sulle attuali declaratorie
delle figure professionali coinvolte nel rapido processo di trasformazione di questo
ambito lavorativo proponendone una rivisitazione in chiave propositiva.
Nel corso dei lavori si è cercato di sviscerare e comprendere la “filosofia” che ha
portato alla modifica organizzativa del servizio con la nascita delle 5 Direttrici territoriali che nella loro “mission” hanno
assorbito anche dei compiti propri del
COER mettendo in risalto tutte le criticità
irrisolte che investono il personale come
ad esempio quello degli ex Uffici Orari.
Infatti, nella riorganizzazione per Direttrice
rimangono aperti altri scottanti problemi
di carattere organizzativo sui compiti assegnati e la loro regolamentazione.
Critiche e dubbi sono stati espressi sulla
sperimentazione che riguarda il personale
operante all’interno dei Presidi Prescrizioni Movimento che dovrebbe essere inserita all’interno di un percorso da
condividere prima che assuma una strutturazione definitiva.
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Dco/Scc, il più delle volte progettate e realizzate per contenere un numero di persone molto inferiore a quello
effettivamente utilizzato contemporaneamente. Tale concentrazione non ha fatto
altro che incrementare le disfunzioni afferenti agli ambienti di lavoro di tipo openspace, già ampiamente dimostrato dalla
letteratura scientifica sulla materia, diminuendo così la qualità della prestazione di
chi quotidianamente vi lavora.
L’obbligo di valutazione del rischio da
stress lavoro-correlato, entrato in vigore
dal 1° gennaio 2011, potrà essere un ele-
mento dirimente per le richieste avanzate
dei lavoratori affinché si arrivi a più presto
ad una modifica degli ambienti di lavoro
per renderli più consoni alla corretta tutela
della salute e sicurezza.
Proseguendo nell’analisi dell’organizzazione del lavoro è emersa chiara la contrarietà della nostra organizzazione alla
sparizione “tout court” della figura del
Capo Reparto Cei, in quanto riteniamo che
per la specificità dei compiti attribuiti a
tale posizione organizzativa non siano assorbibili o accorpabili stante la peculiarità
e importanza nel contesto lavorativo: a tal
proposito è stato ricordato come non sia
mai stata abrogata la Comunicazione organizzativa n. 194.
Altro aspetto evidenziato è stato quello relativo alla modifica delle giurisdizioni territoriali del personale del Dote che ha
determinato una notevole rimodulazione
delle attribuzioni del personale soprattutto in termini di acquisizioni di competenze dovute alla varietà di tecnologie
implementate.
Infine, sono stai analizzati i problemi del
settore delle informazioni al pubblico, in
cui si trovano ad operare le figure degli
Operatori Iap e dei Ric., che pur potendo
apparire un ambito lavorativo di secondaria importanza riveste, invece, un importantissimo ruolo come, peraltro, declinato
dalla regolamentazione in materia di accesso ed utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria nazionale.
Da tutto quanto sopra esposto emerge
con chiarezza la necessità che si avvii, al
più presto, un tavolo di trattativa serio per
affrontare tutte le problematiche e riuscire
a dare risposte concrete alle istanze dei lavoratori. È necessario che Rfi raccolga le
proposte del sindacato, come quella apparentemente banale e di buon senso di
reintegrare tutte le risorse umane necessarie a far funzionare al meglio sia le Direttrici che il Coer, partendo dalla
emanazione di apposite interpellanze in
cui siano pubblicizzati tutti i posti liberi all’interno dei Coer e Dtp per poter dar
luogo ad una sana e volontaria mobilità
del personale. Così come vanno meglio regolati i rapporti tra Dtp e Coer, su tutte
quelle competenze che portano ad avere
delle competenze che si sovrappongono o
dei risvolti in comune.
Come Fit Cisl siamo fortemente impegnati
affinché si prema sull’acceleratore per addivenire al più presto a uno specifico confronto per la costruzione di una
organizzazione del lavoro rispettosa dei diritti e delle tutele dei lavoratori oltre che
ad essere più efficiente ed efficace per
l’impresa.
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Claudio Capozucca *
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Nuove assunzioni
per non andare a fondo
Dalla Segreteria Regionale della Fit del Veneto riceviamo e volentieri pubblichiamo il punto di vista del
segretario regionale Claudio Capozucca a commento dell’accordo nazionale del 17 novembre 2010
Il recente accordo nazionale del 17 novembre
2010, sottoscritto da tutte le parti (tranne che
dalla solita Orsa), dopo mesi di trattative, ha sancito sostanzialmente 4 aspetti.
Premio di risultato
Con fatica, dopo tanta carta straccia irresponsabilmente fatta circolare tra i ferrovieri a trattativa
ancora in corso, l’accordo “vero”, quello con le
firme in calce:
• ha sanato i tre anni arretrati di premio risultato, con un valore medio al livello D di 1060
euro; sicuramente insufficienti, sicuramente in
ritardo ma sono arrivati.
• ha posto le condizioni per una futura contrattazione “decentrata” del premio risultato, su
obiettivi di produttività quantificabili territorialmente dalle parti.
La politica portata avanti dalla Cisl in tutti i settori
produttivi ha raggiunto un risultato: siamo riusciti
a spostare la contrattazione di parte del salario,
dal livello centrale al livello periferico. Le organizzazioni sindacali regionali e le future Rsu saranno
chiamate a decidere autonomamente sulla quota
parte dei prossimi salari di produttività spettanti
ai ferrovieri.
Abituati negli anni a ricevere i “pacchetti preconfezionati” dal nazionale, dovremo tutti sul territorio trovare la capacità di discutere e ragionare con
i lavoratori (e di contrattare con l’Azienda), su
quali siano gli obiettivi più idonei, concreti, raggiungibili, per andare a determinare questa fetta
di retribuzione.
È comunque intenzione della Fit Cisl continuare a
lavorare in tutte le sedi deputate, per portare il
premio di risultato dei ferrovieri a essere una vera
e propria quindicesima mensilità, anche nel livello
economico, legata al lavoro vero, misurabile e
concreto, che si svolge sul territorio.
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Rilancio di Cargo
La progressiva consunzione di Cargo è sotto gli occhi di tutti. Specialmente di quelli che in Cargo ci lavorano che si vedono giornalmente sparire fette di lavoro e che guardano al futuro con
incertezza, apprensione e crescente sfiducia.
Il lavoro sparisce un po’ per la generale crisi economica, ma per
la maggior parte a causa di altre imprese di trasporto che, forti
della mancanza di regole nel settore, cannibalizzano progressivamente la produzione di Trenitalia/Cargo, utilizzando le flessibilità lavorative più disparate, che vanno dall’applicazione ai
lavoratori del contratto del commercio per arrivare ai contratti
individuali.
In questa situazione il Gruppo Fs, troppo svantaggiato da tale
concorrenza sleale, è costretto a dover chiedere ai potenziali
clienti Cargo tariffe doppie rispetto a quelle delle altre imprese:
ciò ha portato l’amministratore delegato di Fs ad arrendersi ed
ad alzare bandiera bianca.
Considerato che non si può combattere con la fionda chi ha in
mano un mitra, era chiara al Sindacato e a tutti i Ferrovieri la mai
annunciata ma nei fatti progressivamente attuata chiusura di
Cargo, in un contesto aziendale la
cui unica preoccupazione era e rimane la gestione degli esuberi
conseguenti alla dismissione delle
attività.
In questa situazione come Fit Cisl
abbiamo fortemente preteso da
Mauro Moretti la possibilità di
scommettere ancora su un possibile rilancio di Cargo.
Da parte nostra abbiamo dato disponibilità a contrattare quelle
flessibilità normative necessarie
per non far affogare Cargo, senza
stravolgere diritti o leggi, ma chiedendo, questo sì, un impegno in
più da parte di tutti per salvare il
lavoro.
Non so se i contenuti dell’accordo
saranno sufficienti a fermare
l’emorragia produttiva di Cargo e
ad intercettare nuove quote di
traffico. Ma so certamente, e
spero che i lavoratori interessati lo
comprendano, quanto ci siamo
spesi e quanto ci stiamo spendendo per cercare di salvare
“capra e cavoli”, ovvero lavoro e
lavoratori.
E lo stiamo facendo non solo lottando con Fs, ma combattendo
strenuamente e quotidianamente
dentro le imprese di trasporto
concorrenti, per convincerle ad
accettare un innalzamento del livello delle tutele e del salario dei
lavoratori, con l’obiettivo di accorciare le differenze e di portare l’intero sistema del più che
liberalizzato mercato delle merci
su ferro, in un quadro di concor-
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renza più corretto e civile, che non scarichi
solo il problema dei costi e dei sacrifici
sulla pelle dei lavoratori.
Questo è il nostro intento e il nostro percorso, difficile ma chiaro, sul quale costantemente cercheremo il consenso dei
lavoratori anche a costo di qualche dissenso iniziale. A differenza dei soliti noti
che proteggono esclusivamente le loro
tessere sindacali, per garantirsi un futuro
di rappresentanza sindacale demagogica e
strumentale in quest’Azienda, senza assumersi nessun tipo di responsabilità nelle
decisioni, salvo poi sottoscrivere gli stessi
accordi un anno dopo che lo hanno sottoscritto gli altri. Invito i ferrovieri ad interrogarsi su quali siano gli interessi veri di
questo tipo di rappresentanza.
Assunzioni
L’accordo stabilisce anche un esiguo numero di nuove assunzioni: 1000 su tutto il
territorio nazionale che, considerate le decine di migliaia di fuoriuscite degli ultimi
anni, sono assolutamente insufficienti a
consentire un corretto svolgimento in sicurezza dei volumi attuali di produzione e
di tutte le molteplici attività legate al servizio ferroviario in generale.
Non se ne può più di assistere a continue
esternalizzazioni a favore di terzi dalle
competenze e capacità sicuramente inferiori a quelle possedute dai ferrovieri.
È oramai inaccettabile il ricorso sistematico e programmato al lavoro straordinario
in interi settori produttivi ove esiste una situazione operativa da bollino rosso.
Stiano tutti molto attenti perché, quando
si arriva “al punto di rottura e di non ritorno”, specialmente nella manutenzione
dell’infrastruttura e dei rotabili, è molto
difficile rialzarsi rispetto ai danni provocati
da una sottovalutazione del problema.
Così come nel personale di bordo e macchina o nell’ex movimento che necessitano di nuove immissioni.
Fondo per la gestione degli esuberi
L’Accordo del 17 Novembre prevede un
passaggio in cui “si ritengono esperite le
procedure nazionali per l’attivazione del
fondo” di cui accordo del 15 maggio 2009.
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Cari amici parliamoci chiaro. Il Fondo non
è un prepensionamento, né un esodo incentivato, né tantomeno un “gratta e
vinci” con in palio 48 mesi di pensione gratis.
Noi Italiani siamo capaci, con l’uso della
lingua, di “ammorbidire” i concetti: ecco
allora che lo spazzino diventa operatore
ecologico, il manovale che fa i ganci ai
treni operatore della circolazione, quello
che fa i biglietti nelle stazioni tecnico specializzato commerciale, e così via. Anche
stavolta abbiamo trovato il modo per “ammorbidire” il concetto di Fondo, chiamandolo Fondo per la gestione degli esuberi,
la cui traduzione giuridica vera è licenziamenti collettivi.
Tanto per intenderci bene, l’attivazione di
questa procedura è vincolata a situazioni
gravi (per aziende in forte crisi), ed è sottoposta al controllo del rigido rispetto delle
norme da parte dell’Inps. Non è una lista
di uscite “variabile”, stabilita esclusivamente da un accordo tra sindacato ed
Azienda, come è stato per i prepensionamenti degli anni Novanta. Non basta avere
l’amico sindacalista o nell’Azienda “che ti
dà una mano per entrare nel Fondo”.
Questo per dire che, in caso di “verbalini
accomodati”, scritti di fretta e senza il rispetto delle regole per l’accesso al fondo,
il tutto può essere impugnato ed annullato
dagli organismi terzi di controllo, per improprio utilizzo di ammortizzatori sociali.
Detto ciò, ricordando le regole da rispettare, è obbligatoria una fase preliminare di
contrattazione con le organizzazioni sindacali e le Rsu per verificare: volumi di produzione, allocazione delle attività e di chi
le svolge, consistenza di personale “ante
fondo” nei vari profili/figure professionali
(compresi i fantomatici staff), numero
degli inidonei definitivi e specifica della
loro residua idoneità.
Fatto questo, in caso ci fossero situazioni
di carenza da un lato ed eccedenza dall’altro, è obbligatorio verificare le possibilità
di riequilibrio delle risorse con gli strumenti previsti dal Ccnl (riqualificazione
professionale, mobilità geografica e professionale, mobilità interdivisionale).
Esaurito questo percorso, nel caso risultassero ancora eccedenze, solo allora si
potrebbero aprire le procedure per l’attivazione del Fondo. Una volta attivate le
procedure e il confronto sul nuovo progetto aziendale, i presupposti per poter
accedere alle prestazioni del fondo sono
solo tre:
• l’attività lavorativa di chi va nel fondo
è cessata;
• l’attività lavorativa di chi va nel fondo
è stata sostituita da nuova tecnologia;
• l’attività lavorativa di chi va nel fondo
si è “trasformata organizzativamente”
e, senza aumentare i carichi di lavoro
di qualche altro lavoratore, è stata implementata nella nuova organizzazione del lavoro che l’Azienda ci dovrà
presentare motivandola adeguatamente.
Fare le cose per bene significa:
➼ verificare sul tavolo quante nuove assunzioni ci saranno nel Veneto per
quei profili in carenza cronica;
➼ verificare sul tavolo quante nuove assunzioni ci saranno nel Veneto per
reinternalizzare tutta una serie di attività pregiate date all’esterno con
troppa facilità e scarsa progettualità
aziendale;
➼ verificare sul tavolo che le attività non
“spariscano solo sulla carta” salvo, subito dopo, ritrovarsele o esternalizzate
o ripartite inopportunamente su
“quelli che restano”;
➼ verificare perché, in pendenza di un
confronto così delicato, l’Azienda continua ad investire migliaia di euro in
esodi incentivati, ma non trova i soldi
per pagare un ticket, una trasferta o
un’ora di straordinario a chi lavora.
Spero di essere stato chiaro nel farvi capire che la Fit vuole tutelare “quelli che
vogliono andare”, ma anche “quelli che
sono costretti a restare” in quest’Azienda
per ancora diversi anni
* Segretario Regionale Fit-Cisl
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La Fit Emilia Romagna intensifica
le iniziative tra i ferrovieri
Il mese di dicembre è stato contraddistinto da due importanti iniziative promosse dall’ufficio di coordinamento dell’area contrattuale trasporto ferroviario e servizi Fit Emilia Romagna: la prima
ha riguardato tutte le specificità professionali dei lavoratori appartenenti alla divisione del trasporto regionale, la seconda si è
focalizzata su personale di macchina.
La prima iniziativa, rivolta al personale di manovra, Sor, Pdm, PdB,
vendita, uffici, manutenzione corrente Imc, Umrr del Trasporto
Regionale ha avuto lo scopo di esaminare le problematiche e le
vicissitudini che giorno per giorno i lavoratori rilevano.
L’apertura dei lavori è stata a curata dal coordinatore regionale
Aldo Cosenza che si è soffermato sull’andamento del negoziato
sul Ccnl della Mobilità e sullo sciopero nazionale.
L’introduzione si è poi indirizzata sul fondo di sostegno al reddito,
argomento molto sentito dai partecipanti. Cosenza ha esposto e
chiarito i progetti di riorganizzazione presentati dall’azienda, l’andamento degli incontri, specificando le quantità degli ipotetici
esuberi tra gli inidonei definitivi e nel personale delle staff amministrative. Proseguendo l’intervento è stata illustrata la situazione negli impianti del trasporto regionale. Cosenza si è
soffermato sulle principali problematiche che sono oggetto di
confronto e di trattativa tra azienda le segreterie regionali e le
Rsu.
La parola è poi passata ai numerosi partecipanti che oltre ad aver
dimostrato un grande interesse hanno rivolto, alla segreteria regionale, molte domande di approfondimento, oltre ad aver esposto il loro punto di vista in numerosi ed articolati interventi.
La seconda iniziativa è stata dedicata, esclusivamente, al personale di Macchina per il quale è stato pensato un percorso formativo mirato a istruire un nucleo di macchinisti iscritti alla Fit che,
grazie alla loro disponibilità, garantirà un più stretto collegamento tra la segreteria Fit e i macchinisti dell’Emilia Romagna,
con l’obiettivo di confermarsi come punto di riferimento per la
categoria del Pdm. Tale progetto è stato concepito dall’ufficio di
coordinamento del settore trasporto ferroviario e servizi per metvieri
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VOCE
tere a disposizione dei macchinisti un gruppo di specialisti
preparati e disponibili a risolvere in tempo reale le loro problematiche.
Infatti la categoria dei macchinisti è stata interessata da una
serie di cambiamenti partiti con l’accordo sull’ “Agente Solo”,
proseguiti con l’istituzione dell’ “Agente Polifunzionale Cargo”
a cui si aggiungono le innovazioni realizzate con l’introduzione, per ora parziale, dell’informatizzazione dei turni prevista dal progetto Ivu Rail. Nonostante tutte queste novità la
rappresentanza della Fit tra i macchinisti sta registrando un
incremento positivo che deve essere accresciuto investendo
ulteriormente nella formazione.
La giornata di formazione è stata una full-immersion di nozioni tecniche a cui ha contribuito con la sua esperienza Rosario
Di Pietro dell’ufficio di coordinamento dell’Area contrattuale trasporto ferroviario e servizi della Fit di Verona. Di Pietro in aula ha
illustrato le norme che regolano l’orario di lavoro dei macchinisti,
ha ripercorso i contenuti delle più importanti circolari che regolano il settore, per concludere con la spiegazione degli ultimi accordi nazionali (sull’agente solo e sul agente polifunzionale
Cargo).
Oltre la parte tecnica, la giornata formativa prevedeva anche una
parte più politica, che ha visto la partecipazione del segretario
generale della Fit Emilia Romagna Vincenzo Curcio e quella di Manola Cavallaro che ha voluto sottolineare i risultati ottenuti dalla
nostra organizzazione nella trattativa nazionale sul progetto Ivu
Rail, ricordando come:
• la sperimentazione di IVU Rail riguarderà solo i segmenti Freccia Rossa e Freccia Argento della Dpni, non coinvolgendo i turni
della Divisione Passeggeri Regionale e della Divisione Cargo;
• i turni che avranno validità e visibilità di tre mesi (fino al 28 febbraio 2011) e manterranno l’attuale cadenza dei riposi al sesto
giorno;
• l’equilibrio nella distribuzione di quantità e qualità del lavoro
(ore di condotta/ scorta, ore di lavoro notturno, ore di riposo
settimanale, servizi con Rfr) e gestione delle giornate di disponibilità precedente il Rs.
L’occasione è stata utile anche per aggiornare i partecipanti sull’andamento vertenziale relativo alle assunzioni con i contratti di
formazione e lavoro (Cfl).
La giornata si è conclusa con Aldo Cosenza che ha ribadito l’impegno della Fit per far crescere questo gruppo di macchinisti e
per ridare slancio a questa categoria di lavoratori: non più spettatori ma attori protagonisti per governare e non subire i cambiamenti, suggellato dall’impegno della segreteria della Fit
dell’Emilia Romagna a proseguire con altri moduli formativi.
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Chi trasporta il mondo
lo vuole fare in sicurezza
Il 17 gennaio, a Messina, si è verificata
l’ennesima morte bianca nelle Ferrovie
dello Stato, la 45esima nell’arco di pochi
16
anni. Il collega della zona TE di Messina
Antonino Micali, di 44 anni, è stato travolto da un treno in corsa. Il 27 gennaio, a
Policoro, altro incidente, altra vittima: Costanzo Carmine di 45 anni dipendente di
una ditta appaltatrice è stato investito da
una macchina operatrice
per la manutenzione dei
binari.
Come Fit non ci rassegniamo a ripetere il solito copione che prevede
le condoglianze di rito ai
familiari ma continuiamo
ad impegnarci in prima
linea affinché non si debbano, ancora, riportare
dolorose notizie. Nel
mese di luglio del 2010
avevamo dedicato uno
convegno specificatamente pensato per trovare
soluzioni
all’inquietante aumento
dei morti causati da investimenti di personale che
opera nella manutenzione delle infrastrutture
ferroviarie.
Subito dopo ci siamo fatti
promotori dell’iniziativa
“Fermiamoci a Riflettere”
per sollecitare le coscienze di tutti coloro che
lavorano lungo i binari ad
operare con maggiore attenzione e rispetto delle
norme di sicurezza. Evidentemente non basta
ancora.
Siamo stufi di fare i contabili dei gravi incidenti
che colpiscono i lavoratori, ma non abbandoniamo la lotta per evitare
che si ripetano, anzi rilanciamo. Come Fit, il 28
gennaio, abbiamo orga-
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nizzato un altro importante convegno
per approfondire gli aspetti della salute
e sicurezza, non solo nel trasporto su
ferro, ma in tutti i settori del trasporto
dal titolo “Chi trasporta il mondo lo
vuole fare in sicurezza”, per sottolineare, come, anche in un momento di
grande crisi politica, economica e sociale sia necessario valorizzare e riqualificare, in un’ottica partecipativa, il
contributo del fattore lavoro e del capitale umano.
La Fit vuole, così, portare il proprio
contributo di idee per cercare di rimuovere gli ostacoli che fino ad oggi
non hanno consentito il giusto cambio
di paradigma nell’approccio culturale
all’idea di sicurezza, intesa sempre più
come un fattore di costo ed un intralcio
alla competitività delle imprese e non
come un elemento che può favorire la
crescita del sistema Paese.
Tra le altre proposte della Fit spiccano:
la rivitalizzazione dell’ Osservatorio Nazionale sulla Salute e Sicurezza nei trasporti, istituito presso il Ministero delle
Infrastrutture; il rilancio di un sistema di
relazioni industriali che implementi il
nuovo modello contrattuale attraverso soluzioni concertate il cui fondamento strategico sia la salute e sicurezza dei
lavoratori; l’impulso a specifici percorsi
formativi che coinvolgano i lavoratori, le
aziende, il sindacato per promuovere una
più moderna cultura della sicurezza.
ma solo la relazione introduttiva della segretaria nazionale Fit Rosanna Ruscito
nella quale sono riportate le proposte
della nostra Federazione per migliorare,
non solo, la salute e la sicurezza sul lavoro
dei lavoratori dei trasporti ma anche le relazioni tra tutti i soggetti che hanno il dovere di presidiarla e di promuoverla.
Non riportiamo tutti gli atti del convegno
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Salute e Sicurezza nei Traspor ti
“Chi traspor
ta il mondo
trasporta
lo vuole fare in SICUREZZA”
“La sicurezza è un bene di tutti
e tutti vi debbono concorrere”
Premessa
Care amiche, cari amici, gentili ospiti,
vi ringrazio per la vostra importante e qualificata presenza a questo nostro convegno su un tema tanto sentito come quello della
sicurezza. Ringrazio per i contributi gli amici della Fit e della Cisl.
Questo appuntamento segue, ed è strettamente collegato, alle
altre iniziative della Fit sul lavoro, sulle politiche industriali, sulle
relazioni sindacali, sulle politiche dei trasporti.
Un lavoro di scavo e di approfondimento che riteniamo fonda-
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mentale per affrontare questo momento di grande crisi politica,
economica e sociale, in cui si avverte la necessità di riqualificare
e valorizzare il contributo che il lavoro e il capitale umano possono dare al rilancio del nostro sistema economico.
Quello che abbiamo in mente è un modello di impresa sempre
più attento al valore della persona e un modello di sindacato
come soggetto attivo dello sviluppo e della diffusione del benessere.
E la sicurezza, insieme alle nuove relazioni industriali e al tema
della partecipazione, fa parte dei grandi nodi da sciogliere per
contribuire allo sviluppo di una rinnovata e moderna “centralità
del lavoro”.
Le crude statistiche e il tragico bilancio delle morti bianche nel
nostro Paese impongono uno sforzo straordinario per rilanciare
con determinazione, anche in termini di una più intensa collaborazione tra imprese e lavoratori, una nuova cultura della sicurezza
che veda nella prevenzione il suo punto qualificante.
Come Fit crediamo che investire in sicurezza non significhi soltanto fronteggiare un costo economico, comparabile con quello
di una corposa manovra finanziaria, ma considerare anche gli effetti di un costo implicito che si misura in disagio psichico e relazionale, in perdita di dignità, di autostima, di riconoscimento
sociale.
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Fattori che si pagano in termini di fallimento di progetti di vita,
di dequalificazione professionale, di rinuncia obbligata alla integrità della propria persona. Fuori di ogni retorica, si tratta di fattori altrettanto concreti e misurabili, se si assume, come
vogliamo, l’ottica della condizione soggettiva delle vittime degli
infortuni e delle malattie professionali.
Il principale ostacolo da rimuovere, per una efficace azione di
prevenzione, è appunto di ordine culturale e politico: occorre riportare all’ordine del giorno delle agende dei responsabili politici,
degli organi istituzionali e delle relazioni sindacali il tema delle
condizioni di lavoro, proprio in ragione della competitività delle
imprese sui mercati e, conseguentemente, introdurre tutte le innovazioni organizzative che consentano di costruire un ambiente
di lavoro più sicuro.
Come Fit siamo preparati a queste sfide perché la sicurezza, che
consideriamo una grande questione di civiltà e di qualità dei rapporti sociali, è sempre stata al centro della nostra strategia sindacale.
In questo senso abbiamo iniziato un percorso specifico a partire
dal 2009 ideando e progettando, sul tema della salute e sicurezza,
corsi formativi riservati agli RLS di tutta Italia e seminari di aggiornamento sulla nuova normativa.
L’obiettivo di questo convegno è quindi quello di riflettere insieme per animare un’effettiva condivisione e per individuare
proposte e soluzioni che ci consentano di fare un salto di qualità,
al di là delle denunce di rito che accompagnano i tanti gravi episodi di infortunio e di morte sul lavoro.
Un approccio ispirato da un principio fondamentale della nostra
identità e cioè che una moderna cultura del lavoro deve mettere
la valorizzazione della persona al centro del lavoro, del sistema
dell’impresa e del suo funzionamento.
La cultura della sicurezza e la centralità della persona
La focalizzazione sulla persona è innanzitutto una sfida culturale
che richiede un vero e proprio cambio di paradigma da parte di
tutti i soggetti coinvolti. Se si sedimenta nel senso comune l’idea
che la sicurezza è prevalentemente costo, intralcio alla competi-
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tività e fattore di debolezza, l’impegno consapevole e responsabile dei diversi attori resta confinato in un contesto di collaborazione formale, a volte retorica, che rischia di compromettere sia
il raggiungimento degli obiettivi di centralità della persona sia
quelli di produttività e competitività aziendale.
Ecco è necessaria una diversa strategia e una visione d’insieme
delle problematiche del lavoro e della sicurezza. Ma la strategia
non può che essere filiazione diretta di una vision che a sua volta
è necessariamente il prodotto di una cultura intorno alla quale
sanno convergere tutti i protagonisti.
Questa convinzione nasce da una conoscenza diretta e approfondita dei problemi con cui, come sindacato, ci confrontiamo tutti
i giorni. Una visione nuova, in cui la sicurezza, al di là dell’importanza delle norme, si caratterizzi come stimolo permanente alle
lavoratrici, ai lavoratori e alle imprese, diventando valore fondante della vita di ogni persona.
Dobbiamo tutti fare un salto di qualità. Le aziende vanno richiamate a una valutazione reale del rischio, alla realizzazione di percorsi formativi efficaci e funzionali, alla prevenzione, al rispetto
formale e sostanziale di tutte le norme rendendo, nel contempo,
ogni soggetto attore e garante di questi processi.
L’esigenza della crescita di una cultura della sicurezza, sempre più
diffusa, oltre alla vigilanza sul rispetto delle regole e norme, è evidenziata anche da numeri e statistiche: nel 2009, secondo il rapporto annuale dell’Inail, si sono registrate complessivamente
790.000 denunce di infortunio, 1.050 morti bianche, ossia circa
3 morti al giorno per cause di lavoro.
I dati INAIL di qualche settimana fa, relativi al settore dei trasporti, confermano questa grave linea di tendenza: una morte
bianca ogni tre giorni solo nel nostro settore!
Questi numeri e queste considerazioni denunciano che siamo
anche davanti a un fenomeno strutturale che evidenzia come, la
cultura della sicurezza non appartenga ancora pienamente al
senso comune e ai valori primari delle persone, delle organizzazioni, delle istituzioni e delle imprese.
Numeri che chiamano in causa tutti noi. Nessuno può più permettersi di essere evasivo o reticente. Una società moderna, che
ponga la persona al centro dei rapporti di produzione, non può
tollerare che si metta in discussione l’integrità dei lavoratori né
che si possano considerare i morti sul lavoro una tragica fatalità.
Ma l’indignazione non basta. Servono anche e soprattutto formazione, informazione, impegno, persuasione, confronto: temi sempre più centrali per un lavoro sicuro e per dare serenità e certezza
ai lavoratori, alle lavoratrici e alle stesse imprese. Occorre un
punto di vista sulla sicurezza nuovo e globale, che non escluda la
sicurezza di genere, una specificità questa che necessita di interventi e risposte mirate, come emerge dalla stessa indagine che
oggi presenteremo.
Sono stati fatti passi avanti in tal senso ma sono ancora insufficienti. L’attuale organizzazione del lavoro non mette ancora al
centro delle proprie politiche la “conciliazione tempi di vita e
tempi di lavoro”, l’erogazione di nuovi servizi, determinanti non
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solo nel sostenere la presenza femminile nel mondo del lavoro,
ma anche ad abbattere i costi sociosanitari delle patologie derivanti da stress lavoro correlato che, nei prossimi venti anni, si valuta costituiranno la seconda voce della spesa sanitaria nazionale.
Le norme contrattuali, legislative ed europee sulla sicurezza
Sicurezza deriva dal latino sine cura che vuol dire senza preoccupazione. E’ sicuro ciò che non altera equilibri, abitudini, che non
determina strappi, che garantisce stabilità. Una stabilità che nelle
relazioni sociali dipende ed è strettamente legata al rispetto delle
regole e delle norme.
I diritti senza regole e senza norme non esistono, e se esistono
sono solo sulla carta. Le norme e le regole sono importanti e servono come perimetro di riferimento ma non possono esaurire il
nostro impegno e la nostra azione quotidiana.
Va riconosciuto l’enorme sforzo fatto dalla contrattazione e dai
nostri legislatori per recepire tutte le direttive europee su salute
e sicurezza. Esiste però un problema tipicamente italiano e cioè
il ricorso sistematico alle deroghe, introdotte di volta in volta sia
sui controlli che sulle sanzioni; ricorso non vissuto come eccezione ma come prassi consolidata capace di depotenziare qualsiasi innovazione legislativa.
Affermare quindi una cultura della sicurezza significa lavorare per
una migliore applicazione delle norme stesse, comprese le ispezioni, i controlli e le sanzioni, oltre alla prevenzione che è l’elemento strategico della salute e sicurezza sul lavoro.
La formazione e la sicurezza
La prevenzione presuppone un impegno sistematico di pianificazione e di azioni finalizzate a impedire o ridurre il rischio d’incidenti attraverso l'informazione sulle norme, l'addestramento dei
lavoratori al corretto utilizzo di strutture, macchine, attrezzature,
impianti e all'adozione di comportamenti e procedure operative
adeguate.
Per fare buona prevenzione è necessario investire su un sistema
formativo migliore di quello attuale, capace di considerare i cambiamenti sociali derivanti da una grande presenza di lavoratori
stranieri, da una crescente presenza del lavoro femminile, soprattutto in settori come quello dei trasporti; capace di tenere in considerazione i nuovi trend demografici di invecchiamento della
popolazione e le trasformazioni introdotte nell’organizzazione del
lavoro dall’innovazione tecnologica.
Proponiamo quindi, come Fit Cisl, di promuovere una nuova fase
della formazione alla sicurezza, in grado di farsi carico di questioni
concrete e di porsi obiettivi funzionali alla tutela delle persone,
del lavoro e del sistema delle imprese.
Si tratta di obiettivi e di impegni che coinvolgono il Sindacato,
perché anche noi sindacalisti dobbiamo acquisire strumenti e conoscenze sempre più avanzati in tema di sicurezza, in uno sforzo
corale di conoscenza collettiva e non episodica, un apprendimento continuo di cui il singolo sindacalista deve essere chiamato
a declinare i contenuti nei diversi ambiti settoriali, territoriali e
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aziendali di riferimento.
Come FIT Cisl immaginiamo uno scambio di conoscenze e di
esperienze capaci di rafforzare i saperi dell’intera organizzazione,
attraverso la costruzione di una web community FIT, che sia strumento per costruire una learning organization, in una logica di
condivisione virtuosa di esperienze, case histories e buone prassi,
al fine di stabilire modalità innovative di apprendimento e formazione continua.
Sicurezza, trasformazioni nel lavoro, innovazione tecnologica,
infrastrutture, orari di lavoro/turni
La sicurezza è strettamente collegata all’organizzazione del lavoro, all’innovazione e alle infrastrutture. Nel comparto dei trasporti questi elementi sono fortemente caratterizzanti e
condizionanti:
o La trasformazione dei modelli organizzativi del lavoro incide
sui livelli della sicurezza e sulla determinazione delle condizioni di contesto che possono mettere a repentaglio l’integrità
dei lavoratori. Il ricorso alle esternalizzazioni, agli appalti, a
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e che tengano in considerazione il cambiamento della popolazione lavorativa - sempre più caratterizzata dalla presenza
di lavoratrici - e gli aspetti socio ambientali in cui si opera
(prevedendo quindi cabine di guida chiuse negli autobus di
linea e sedili conformi alla diversa struttura anatomica di uomini e donne).
o La qualità delle infrastrutture è parte integrante del sistema
dei trasporti. Investire, ammodernare le infrastrutture - stradali, marittime e aeroportuali - e costruirne di nuove, mettendo la sicurezza dei lavoratori e degli utenti al centro della
loro progettazione, significa elevare la qualità e la sicurezza
del servizio di trasporto per tutti coloro che ne usufruiscono.
Dobbiamo, quindi, contrastare l’idea che investire sulla sicurezza
e mantenerne i necessari livelli rappresenti una resa rispetto all’esigenza di sviluppo di una competitività spesso limitata all’abbattimento dei costi.
Riteniamo inoltre necessario porre un freno alle pressioni esercitate sui lavoratori, finalizzate ad aumentare i ritmi di lavoro che,
in alcuni comparti dei trasporti, porta a eludere anche le più elementari disposizioni sulla sicurezza.
Va ripristinato, in sintesi, un clima condiviso capace di armonizzare le ragioni del profitto e quelle “sociali”, evitando che, anche
in questo ambito, si perpetui la privatizzazione dei profitti e la
socializzazione delle perdite, scaricando sulla collettività i danni
causati da infortuni e morti.
regimi contrattuali differenti e il proliferare del lavoro sommerso oltre a incidere sulla sicurezza condizionano anche la
competitività, la produttività e la qualità del servizio.
o Nell’ambito dell’organizzazione del lavoro, è importante il
tema degli orari di lavoro e dei turni e la loro gestione. Il sistema dei trasporti è costituito, prevalentemente, di comparti
che lavorano a ciclo continuo e questo pone da sempre il
grande problema della gestione dei turni e della flessibilità
del lavoro. E’ necessaria un’azione concertata nelle singole
aziende su questi temi. Dobbiamo evitare che prevalgano solo
valutazioni economiche, con il rischio, specie in un momento
di crisi come questo, che i ritmi di lavoro assumano una fisionomia pericolosa per l’incolumità e la sicurezza, anche e non
ultimo per i legami che essa intrattiene con le patologie derivanti dallo stress lavoro correlato.
o L’obsolescenza dei mezzi aumenta il rischio di incidenti sul lavoro che possono essere limitati attraverso l’innovazione del
parco macchine e l’utilizzo di tecnologie avanzate in grado di
garantire standard elevati di controllo, verifica e monitoraggio
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La sicurezza sul lavoro e degli utenti nei trasporti
Quando pensiamo a un mezzo di trasporto dobbiamo immaginarlo nella sua doppia natura di strumento di spostamento di
merci e persone e nella sua natura di luogo di lavoro.
La sicurezza percepita dall’utente è un elemento decisivo nella
stessa valutazione delle alternative di scelta e ciò condiziona profondamente la natura, le dinamiche, le linee di sviluppo e le politiche industriali delle varie aziende.
Per il lavoratore il mezzo di trasporto costituisce il luogo in cui
svolge la propria attività e dove esercita il suo diritto costituzionale al lavoro. La proposta della FIT Cisl quindi è quella di ricercare e garantire, con tutti i soggetti coinvolti, la tutela
complessiva del sistema dei trasporti, che significa tutela contestuale della sicurezza dei lavoratori e di quella dei passeggeri
utenti.
E’ necessario condividere con le aziende un punto cruciale: all’interno del sistema dei trasporti la sicurezza dei lavoratori è elemento strategico di sviluppo della competitività e della
produttività così come la sicurezza dei passeggeri è parte integrante del servizio offerto.
Il settore dei trasporti non è omogeneo ma caratterizzato, come
noto, da una molteplicità di comparti, segnati fortemente da specificità e peculiarità di imprese diversamente strutturate e organizzate.
Come FIT proponiamo che le esperienze maturate in ogni singolo
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settore, le buone prassi, i modelli organizzativi, che hanno portato a risultati positivi nel contenimento degli infortuni, diventino
patrimonio di tutti i soggetti che operano nei trasporti.
In alcuni comparti sono stati fatti significativi passi in avanti che
purtroppo non hanno stimolato né un cambio di mentalità né
processi di emulazione, anche quando tali azioni positive sono
state promosse da aziende appartenenti ad uno stesso gruppo
industriale.
A tal proposito è significativo quanto succede nel Gruppo FS,
dove troviamo la società RFI, unica tra le consociate, che si è dotata di un osservatorio paritetico sulla sicurezza, evidenziando
una maggiore sensibilità e attenzione rispetto al tema.
Come FIT non contestiamo l’autonomia societaria delle imprese
che fanno riferimento a un medesimo gruppo, ma colpisce il fatto
che un tema come la sicurezza – che dovrebbe costituire un asset
fondamentale di credibilità complessiva del gruppo stesso –
possa essere delegato a scelte effettuate dalle singole società
controllate.
Questa articolazione di scelte trova conferma anche nel caso di
ANITA e ASSOPORTI. Le due associazioni hanno aderito a progetti
e realizzato accordi per maggiori investimenti in materia di sicurezza sul posto di lavoro.
ANITA, l’associazione che rappresenta le maggiori aziende di autotrasporto, ha rinnovato l’adesione alla carta Europea della Sicurezza Stradale, impegnandosi a maggiori investimenti per
elevare gli standard di sicurezza, in quanto, per usare le parole
del Presidente, “oltre il 50% degli incidenti sul lavoro avvengono
per strada e per gli autotrasportatori la strada è il luogo di lavoro.”
Il problema sicurezza si fa ancora più pressante nell’ambiente
portuale a causa della complessità e dell’articolazione del lavoro
in questo specifico comparto.
La complessità e la rischiosità sono determinate dall’alta densità
di mano d’opera dei diversi soggetti operativi – dall’armatore al
terminalista, dallo spedizioniere all’autotrasportatore - e alla presenza contemporanea di mezzi meccanici. A questo quadro già
complesso e dinamico bisogna aggiungere la presenza di lavoratori di diverse nazionalità, con diversa cultura, formazione, comprensione e rispetto delle nostre norme in materia di sicurezza.
Alla luce di tali considerazioni accogliamo positivamente l’accordo quadro di collaborazione tra Assoporti e INAIL che si impegnano a definire piani operativi e identificare azioni in grado
di incidere sui livelli di sicurezza dell’ambiente portuale. Al contempo rileviamo come siamo ancora lontani da una cultura sinergica tra le parti che, a nostro avviso, rimane un elemento
fondamentale alla diffusione di buone prassi.
Rivendichiamo una concertazione tra datori di lavoro, organizzazioni sindacali e istituzioni, necessaria per arrivare a una riduzione sistematica degli infortuni e alla diffusione delle buone
prassi.
Sicurezza: relazioni industriali e modello contrattuale
Se vogliamo superare concretamente il momento della denuncia
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è fondamentale individuare soluzioni condivise con tutti i soggetti
coinvolti: lavoratori, istituzioni e imprese.
Come FIT sosteniamo un principio fondamentale e cioè che la sicurezza non si contratta: passi indietro sul tema non sono concepibili e non può essere oggetto di scambio al tavolo delle
trattative.
La “contrattabilità” della sicurezza può esistere soltanto in termini
migliorativi perchè essa è una dimensione del lavoro inscindibile
da tutti gli elementi che lo caratterizzano.
In questo senso ogni soggetto coinvolto deve fare un passo in
avanti per alzare il livello della contrattazione e degli accordi. Le
imprese devono cambiare il loro punto di vista, a partire anche
dal coinvolgimento degli RLS, che non devono essere considerati
una spina nel fianco ma soggetti che partecipano e concorrono
all’evoluzione del lavoro.
La sicurezza non è alternativa alla produttività, alla qualità e alla
competitività ma ne rappresenta un requisito essenziale, anche
alla luce del nuovo modello contrattuale basato su un’idea di
competitività in cui dovranno necessariamente prevalere gli elementi di convergenza tra impresa e lavoratori. Convergenza che
deve concretizzarsi in primis sul tema della sicurezza.
Tutti insieme, dovremo concorrere alla tutela di alcuni diritti non
disponibili quali:
o Diritto alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
o Diritto a un’equa retribuzione
o Diritto alla formazione
Per affrontare concretamente e in modo innovativo il tema della
sicurezza è necessario consolidare anche relazioni industriali che
mettano al centro:
o La partecipazione e la valorizzazione del capitale umano
o Il coinvolgimento dei lavoratori nelle scelte delle imprese
o La certezza di governabilità dell’impresa
o Sedi bilaterali finalizzate, in particolare, alla formazione e informazione su salute e sicurezza e all’attività di prevenzione.
o La regolamentazione condivisa della prestazione lavorativa,
delle flessibilità e degli orari
Tutto questo è già presente nella riforma del modello contrattuale, condivisa dalle parti sociali e dal Governo, dove la contrattazione decentrata è la sede più idonea - in quanto vicina ai
lavoratori e alle imprese – per affrontare concretamente temi
così importanti quali salute e sicurezza dei lavoratori.
La coesione sociale si può garantire solo attraverso la condivisione, ed è compito delle parti e delle istituzioni dare vita e favorire un sistema concertativo capace di armonizzare e orientare
le esigenze delle lavoratrici, dei lavoratori, delle imprese e degli
utenti.
In sintesi le proposte della FIT Cisl che poniamo alla discussione
e alla riflessione sono:
o Investire sulla crescita culturale e la valorizzazione delle persone siano esse lavoratrici, lavoratori e imprese
o Esercitare controllo e vigilanza sull’applicazione delle norme
siano esse contrattuali, legislative o comunitarie
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o Valorizzare il ruolo dei responsabili
della sicurezza
o Attivare una formazione innovata,
come strumento capace di accrescere,
sul valore della sicurezza, conoscenza
e consapevolezza
o Sviluppare un’organizzazione del lavoro armonica e attenta ai temi della
produttività, della competitività, della
conciliazione lavoro-famiglia, in un’ottica di sicurezza e benessere organizzativo
o Ricercare e garantire la sicurezza dei
lavoratori occupati nei comparti, contestualmente a quella degli utenti
o Dare vita a un assetto e a un modello
contrattuale ispirato alla logica della riforma, che concretizzi relazioni industriali
concertative
e
una
contrattazione decentrata che ponga
la salute e sicurezza dei lavoratori tra i
suoi pilastri strategici.
o Realizzare un Osservatorio Nazionale
Permanente dei Trasporti, articolato al
suo interno per aree corrispondenti ai
diversi comparti e in grado di svolgere
azioni di prevenzione, monitoraggio,
raccolta dati, controllo degli appalti e
sensibilizzazione dei lavoratori (vedi allegato)
Vanno inoltre individuati sedi e strumenti
paritetici di comparto con il compito di
monitorare costantemente, anche in rapporti con gli Istituti e gli Enti preposti, lo
stato di applicazione delle norme contrattuali, legislative e comunitarie, attivando,
se necessario, iniziative condivise finalizzate alla difesa della salute, dell’ambiente
e della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Allegato: Osservatorio Nazionale Permanente dei Trasporti
Per poter essere più incisivi nella promozione e divulgazione della cultura della sicurezza nel mondo dei trasporti, affinché
essa possa permeare più in profondità
tutti gli attori che vi operano -imprese, lavoratori, cittadini, utenti -, la FIT CISL ritiene necessaria la creazione di un
osservatorio nazionale permanente che,
valorizzando la concertazione e la partecipazione delle parti sociali, possa diventare
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per tutti un punto di riferimento autorevole.
L’osservatorio si articolerà in specifiche
aree, corrispondenti alle diverse filiere
contrattuali, che perseguiranno finalità comuni quali:
• prevenzione e pianificazione di interventi per azioni mirate alla crescita dei
livelli di sicurezza;
• raccolta sistematica dei dati relativi
agli incidenti, agli infortuni sul lavoro,
alle malattie professionali;
• comparazione degli aspetti di maggiore criticità per la sicurezza relativi a
ciascuna modalità di trasporto non
solo in ambito nazionale ma anche europeo;
• ricerca sugli aspetti intermodali della
sicurezza per incrementarne i livelli a
favore dei lavoratori, dei viaggiatori e
delle merci;
• indicazione di criteri utili alla definizione di un sistema di qualificazione
delle imprese di trasporto;
• individuazione di interventi per migliorare la protezione e prevenzione dei
rischi che incidono sulle attività lavorative oggetto di appalto;
• sviluppo dell’attività di informazione
verso i lavoratori e verso i cittadini per
accrescere il processo di sensibilizzazione al tema della salute e sicurezza.
Tale osservatorio deve rappresentare, per
autorevolezza, una realtà certa di riferimento per l’intero settore trasporti, per
cui la FIT CISL ritiene indispensabile il ruolo
del Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti, in qualità di Coordinatore, delle
associazioni datoriali e delle imprese che
operano istituzionalmente nel campo
della sicurezza dei trasporti e dell’ambiente, o che svolgano compiti operativi
nel medesimo campo, e dalle organizzazioni sindacali di categoria maggiormente
rappresentative a livello nazionale.
L’osservatorio deve diventare un vero laboratorio operativo e propositivo, capace
non solo di monitorare la componente sicurezza nell’intero comparto ma, anche,
di formulare proposte mirate alla messa a
punto di strumenti, norme, azioni che producano risultati misurabili per la realizza-
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zione dell’obiettivo unico e condiviso di
“porre la persona al centro del sistema dei
rapporti di produzione”.
L’osservatorio svolgerà i compiti di monitoraggio su tutte le modalità di trasporto
attraverso l’istituzione di una apposita
banca dati che possa interfacciarsi con il
Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro nonché le
altre fonti di dati in possesso di ognuno
degli attori coinvolti nel progetto.
La banca dati costituirà la base anche per
la diffusione e valorizzazione delle “buone
prassi” presenti nei diversi settori e ambiti
produttivi, finalizzate alla divulgazione e
alla proposta di azioni mirate alla crescita
dei livelli di sicurezza all’interno delle singole modalità di trasporto; attraverso un
confronto tra le esperienze e le scelte operate nell’ambito di ciascuna modalità di
trasporto con particolare riguardo agli
aspetti intermodali del trasporto.
L’osservatorio potrà anche svolgere compiti di verifica sullo stato dell’applicazione
delle norme legislative ed amministrative
nel settore di riferimento.
L’osservatorio si farà promotore di azioni
di comunicazione, divulgazione e informazione specifica su salute e sicurezza per i
lavoratori, le imprese e l’utenza, in relazione alle questioni di maggiore impatto
in tema di safety. Considerata la sempre
maggiore importanza che il sistema della
certificazione delle imprese assumerà nel
prossimo futuro, l’osservatorio si propone
come organismo qualificato per l’individuazione dei criteri specifici che facciano
riferimento alle conoscenze, competenze,
alle buone prassi, agli standard contrattuali organizzativi nell’impiego della manodopera anche in relazione agli appalti e
alle tipologie di lavoro flessibile.
In estrema sintesi, l’osservatorio dovrà diventare un punto di riferimento, promozione e supporto per tutte le imprese e i
lavoratori del settore trasporti, per dotarsi
di strumenti e procedure efficaci, in grado
di permettere a chi trasporta il mondo di
farlo in sicurezza.
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Approvate le indicazioni
per la valutazione del rischio
da stress lavoro-correlato
Nel rispetto dei tempi previsti dalla legge,
la Commissione Consultiva permanente
ha deliberato il testo delle «indicazioni necessarie alla valutazione del rischio da
stress lavoro-correlato», come previsto
all’art.6, c.8, lett.m-quater, del d.lgs.
n.81/2008 s.m..
modifiche e integrazioni, la Commissione
consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro di cui all’articolo 6 del
medesimo provvedimento ha approvato,
nella riunione del 17 novembre 2010, le
seguenti indicazioni per la valutazione
dello stress lavoro-correlato.
Tutti gli attori della prevenzione, dei diversi contesti lavorativi – pubblici e privati
– potranno così conoscere le «indicazioni
metodologiche» che dovranno essere rispettate per l’effettuazione di tale valutazione, di cui all’articolo 28, c.1, del d.lgs. n.
81/2008 s.m..
Quadro normativo di riferimento, finalità
e struttura del documento
L’articolo 28, comma 1, del d.lgs. 9 aprile
2008, n.81, di seguito d.lgs. n.81\2008,
prevede che la valutazione dei rischi
debba essere effettuata tenendo conto,
tra l’altro, dei rischi da stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’accordo europeo dell’8 ottobre 2004. In ragione delle
difficoltà operative ripetutamente segnalate in ordine alla individuazione delle corrette modalità di attuazione di tale
previsione legislativa, in sede di adozione
delle disposizioni integrative e correttive
al citato d.lgs. n.81\2008, è stato introdotto all’articolo 28 il comma 1-bis, con il
quale si è attribuito alla Commissione consultiva il compito di formulare indicazioni
metodologiche in ordine al corretto adempimento dell’obbligo, finalizzate a indirizzare le attività dei datori di lavoro, dei loro
consulenti e degli organi di vigilanza. Al
fine di rispettare, entro il termine del
31.12.2010, la previsione di cui all’articolo
28, commi 1 e 1-bis, del d.lgs n.81\2008,
la Commissione consultiva permanente
per la salute e sicurezza sul lavoro ha costituito un proprio comitato a composizione tripartita il quale, a seguito di ampio
confronto tra i propri componenti, ha elaborato il presente documento, licenziato
dalla Commissione consultiva nella propria riunione del 17 novembre 2010.
Il documento, che giunge al traguardo
dopo sette mesi di delicato lavoro e difficile confronto, trova la piena soddisfazione
della nostra confederazione, per l’ottenimento di molti punti, sostenuti e difesi,
durante le tante sessioni di lavoro susseguitesi nei mesi passati.
Uno per tutti, l’ampliamento del ruolo del
Rls/Rlst, da figura consultata ad attore fondamentale, nell’intero svolgimento della
valutazione del rischio da stress lavorocorrelato.
Di seguito riportiamo la versione ufficiale
del documento, che non dovendo assumere forma di decreto legislativo, diviene
immediatamente operativo e diffondibile
a tutti, nella forma con la quale la Commissione Consultiva permanente lo ha licenziato.
In attuazione delle disposizioni di cui all’articolo 6, comma 8, lettera m-quater, e all’articolo 28, comma 1-bis, del decreto
legislativo 9 aprile 2008, n.81, e successive
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Le indicazioni metodologiche sono state
elaborate nei limiti e per le finalità puntualmente individuati dalla Legge tenendo
conto della ampia produzione scientifica
disponibile sul tema e delle proposte pervenute all’interno della Commissione consultiva e sono state redatte secondo criteri
di semplicità, brevità, responsabilità.
Il documento indica un percorso metodo-
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logico che rappresenta il livello minimo di
attuazione dell’obbligo di valutazione del
rischio da stress lavoro-correlato per tutti
i datori di lavoro pubblici e privati.
Definizioni e indicazioni generali
Lo stress lavoro-correlato viene descritto
all’articolo 3 dell’Accordo Europeo dell’8
ottobre 2004 – così come recepito dall’Accordo Interconfederale del 9 giugno 2008
– quale “condizione
che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni
di natura fisica, psicologica o sociale
ed è conseguenza
del fatto che taluni
individui non si sentono in grado di corrispondere
alle
richieste o aspettative riposte in loro”
(art.3 comma 1).
Nell’ambito del lavoro tale squilibrio
si può verificare
quando il lavoratore
non si sente in
grado di corrispondere alle richieste
lavorative. Tuttavia
non tutte le manifestazioni di stress sul
lavoro possono essere considerate
come stress lavorocorrelato. Lo stress
lavoro-correlato è
quello causato da
vari fattori propri
del contesto e del
contenuto del lavoro. La valutazione
del rischio da stress
lavoro-correlato è
parte integrante
della valutazione
dei rischi e viene effettuata (come per
tutti gli altri fattori
di rischio) dal da-
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tore di lavoro avvalendosi del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (Rspp) con il coinvolgimento del
medico competente, ove nominato, e previa consultazione del Rappresentante dei
Lavoratori per la Sicurezza (Rls/Rlst). È,
quindi, necessario preliminarmente indicare il percorso metodologico che permetta una corretta identificazione dei
fattori di rischio da stress lavoro-correlato,
in modo che da tale identificazione discendano la pianificazione e la realizzazione di
misure di eliminazione o, quando essa non
sia possibile, riduzione al minimo di tale
fattore di rischio.
A tale scopo, va chiarito che le necessarie
attività devono essere compiute con riferimento a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, compresi dirigenti e preposti. La
valutazione prende in esame non singoli
ma gruppi omogenei di lavoratori (per
esempio, per mansioni o partizioni organizzative) che risultino esposti a rischi
dello stesso tipo secondo una individuazione che ogni datore di lavoro può autonomamente effettuare in ragione della
effettiva organizzazione aziendale (potrebbero essere, ad esempio, i turnisti, i dipendenti di un determinato settore oppure chi
svolge la medesima mansione, ecc..)
Metodologia
La valutazione si articola in due fasi: una
necessaria (la valutazione preliminare);
l’altra eventuale, da attivare nel caso in cui
la valutazione preliminare riveli elementi
di rischio da stress lavoro–correlato e le
misure di correzione adottata a seguito
della stessa, dal datore di lavoro, si rivelino
efficaci. La valutazione preliminare consiste nella rilevazione di indicatori oggettivi
e verificabili, ove possibile numericamente
apprezzabili, appartenenti quanto meno a
tre distinte famiglie:
I. Eventi sentinella, quali ad esempio: indici infortunistici; assenze per malattia;
turnover; procedimenti e sanzioni; segnalazioni del medico competente;
specifiche e frequenti lamentele formalizzate da parte dei lavoratori. I pre-
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detti eventi sono da valutarsi sulla base
di parametri omogenei individuati internamente alla azienda (es. andamento nel tempo degli indici
infortunistici rilevati in azienda).
II. Fattori di contenuto del lavoro, quali
ad esempio: ambiente di lavoro e attrezzature; carichi e ritmi di lavoro;
orario di lavoro e turni; corrispondenza
tra le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali richiesti.
III. Fattori di contesto del lavoro, quali ad
esempio: ruolo nell’ambito della organizzazione; autonomia decisionale e
controllo; conflitti interpersonali al lavoro; evoluzione e sviluppo di carriera;
comunicazione (es. incertezza in ordine alle prestazioni richieste).
In questa prima fase possono essere utilizzate liste di controllo applicabili anche dai
soggetti aziendali della prevenzione che
consentano una valutazione oggettiva,
complessiva e, quando possibile, parametrica dei fattori di cui ai punti I,II,III che precedono. In relazione alla valutazione dei
fattori di contesto e di contenuto di cui
sopra (punti II e III dell’elenco)occorre sentire i lavoratori e/o il Rls/Rlst. Nelle
aziende di maggiori dimensioni è possibile
sentire un campione rappresentativo dei
lavoratori. La scelta delle modalità tramite
cui sentire i lavoratori è rimessa al datore
di lavoro, anche in relazione alla metodologia di valutazione adottata.
Ove dalla valutazione preliminare non
emergano elementi di rischio da stress lavoro-correlato tali da richiedere il ricorso
ad azioni correttive, il datore di lavoro sarà
unicamente tenuto a darne conto nel Documento di Valutazione del Rischio (Dvr) e
a prevedere un piano di monitoraggio.
Diversamente, nel caso in cui si rilevino
elementi di rischio da stress lavoro-correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni
correttive, si procede alla pianificazione ed
alla adozione degli opportuni interventi
correttivi (ad esempio, interventi organizzativi, tecnici, procedurali, comunicativi,
formativi, ecc.). Ove gli interventi correttivi
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risultino inefficaci, si procede, nei tempi che la stessa impresa
definisce nella pianificazione degli interventi, alla fase di valutazione successiva (c.d. valutazione approfondita).
La valutazione approfondita prevede la valutazione della percezione soggettiva dei lavoratori, ad esempio attraverso differenti
strumenti quali questionari, focus group, interviste semi strutturate, sulle famiglie di fattori/indicatori di cui all’elenco sopra riportato. Tale fase fa riferimento ovviamente ai gruppi omogenei
di lavoratori rispetto ai quali sono state rilevate le problematiche.
Nelle aziende di maggiori dimensioni è possibile che tale fase di
indagine venga realizzata tramite un campione rappresentativo
di lavoratori.
Nelle imprese che occupano fino a 5 lavoratori, in luogo dei predetti strumenti di valutazione approfondita, il datore di lavoro
può scegliere di utilizzare modalità di valutazione (es. riunioni)
che garantiscono il coinvolgimento diretto dei lavoratori nella ricerca delle soluzioni e nella verifica della loro efficacia.
Disposizioni transitorie e finali
La data del 31 dicembre 2010, di decorrenza dell’obbligo previsto
dall’articolo 28, comma 1-bis, del d.lgs. n.81\2008, deve essere
intesa come data di avvio della attività di valutazione ai sensi
delle presenti indicazioni metodologiche. La programmazione
temporale delle suddette attività di valutazione e l’indicazione
del termine finale di espletamento delle stesse devono essere riportate nel documento di valutazione dei rischi. Gli organi di vigilanza, ai fini dell’adozione dei provvedimenti di propria
competenza, terranno conto della decorrenza e della programmazione temporale di cui al precedente periodo.
Allo scopo di verificare l’efficacia della metodologia qui indicata,
anche per valutare l’opportunità di integrazioni alla medesima,
la Commissione Consultiva provvederà ad elaborare una relazione entro 24 mesi dalla approvazione delle presenti indicazioni
metodologiche, a seguito dello svolgimento del monitoraggio
sulle attività realizzate. Le modalità di effettuazione di tale monitoraggio saranno definite dalla Commissione Consultiva.
I datori di lavoro che, alla data della approvazione delle presenti
indicazioni metodologiche, abbiano già effettuato la valutazione
del rischio da stress lavoro-correlato coerentemente ai contenuti
dell’Accordo europeo dell’8ottobre 2004 – così come recepito
dall’Accordo Interconfederale del 9 giugno 2008 – non debbono
ripetere l’indagine ma sono unicamente tenuti all’aggiornamento
della medesima nelle ipotesi previste dall’articolo 29, comma 3,
d.lgs. n.81/2008, secondo quanto indicato nel presente documento.
Tanto si segnala, anche tenendo conto della rilevanza del docu-
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Ragionando
di Fondo sostegno al reddito
e tassazione della posizione Eurofer
Di questi tempi il principale argomento di conversazione tra i ferrovieri sicuramente è quello del fondo di sostegno al reddito.
Quando ci potrò entrare? Quanto prenderò? Mi conviene? Sono
le domande più gettonate sulle quali si rincorrono i ragionamenti,
i dubbi, le speranze, le illusioni dei colleghi.
Altre domande che non molti, ancora, si sono posti sono: come
riscatto la posizione maturata in Eurofer? Come sarà tassata?
Cosa mi conviene fare?
Vediamo quindi di dare delle risposte a coloro usufruiranno delle
prestazioni straordinarie del Fondo di sostegno al reddito.
Anzitutto va detto che se non si presenterà domanda di riscatto
la posizione rimarrà attiva presso il Eurofer. La posizione potrà
essere alimentata con la contribuzione volontaria a carico dell’aderente, mentre viene meno il contributo aziendale, il cosiddetto 1%. La posizione potrà essere mantenuta aperta anche
dopo il raggiungimento dei requisiti pensionistici ed essere utilizzata come forma di investimento alternativa. Va chiarito da subito che chi volesse avere la restituzione della posizione maturata
sottoforma di rendita dovrà attendere la maturazione dei requisiti pensionistici, prima non sarà possibile ottenere alcuna rendita.
Ovviamente è sempre possibile chiedere il riscatto di tutta la posizione sotto forma di restituzione di tutto il capitale o solo del
50%, tenendo presente che queste opzioni possono comportare
una maggiore tassazione e quindi essere meno vantaggiose. Le
richieste di riscatto non operano automaticamente ma occorre
sempre compilare gli appositi moduli scaricabili dal sito www.fondoeurofer.it ed inviarli alla sede del Fondo in via Bari 20 a Roma.
Chiariamo meglio il concetto. I vantaggi fiscali sulla previdenza
complementare sono collegati al rispetto della finalità della
stessa, ovvero l’ottenimento di una integrazione della pensione
pubblica per ridurre gli effetti della riduzione del potere di acquisto nel momento in cui il lavoratore passa dalla fase attiva a
quella di quiescenza.
Il legislatore ha previsto una tassazione agevolata del 15%, che
può ridursi fino al 9%,solo se l’aderente richiede la rendita vitalizia o la restituzione di tutto il capitale, o parte di esso, esclusivamente dopo la maturazione dei requisiti per l’ottenimento della
pensione. Nel caso di richiesta di riscatto prima della maturazione
dei requisiti l’impatto del Fisco è sicuramente maggiore. Per cui
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coloro che entreranno nel Fondo di sostegno al reddito è giusto
che valutino l’opportunità se riscattare subito la posizione o attendere la maturazione dei requisiti per massimizzare il risparmio
fiscale. Infatti Eurofer applicherà, per le somme accantonate fino
al 31 dicembre 2006, la tassazione separata con aliquota determinata con gli stessi criteri previsti per il Tfr; per quelle accantonate dal 1 gennaio 2007 tassazione con aliquota del 15%
(riducibile al 9%). Nel caso di richiesta di riscatto integrale della
posizione, al momento di ingresso nel Fondo di sostegno, anche
del restante 50% della posizione questo verrà liquidato successivamente al riscatto parziale per mobilità e verrà assoggettata alla
tassazione prevista per i riscatti per cause diverse, ovvero saranno assoggettate a ritenuta a titolo d'imposta del 23%.
Da ciò si deduce che aspettando la maturazione dei c’è un risparmio del 8% o più sul valore finale della posizione, o almeno sul
50% di questa se si opta per un riscatto parziale.
La conferma del regime di tassazione, così come sopra esposto,
è stata richiesta da Eurofer all’Agenzia delle Entrate attraverso un
apposito interpello, in quanto sulla materia c’è solo un precedente relativo al Fondo di sostegno al reddito del settore bancario i cui contenuti sono riportati nella risoluzione dell’Agenzia
delle Entrate n.399/E del 22 ottobre 2008.
Ai singoli l’ardua scelta a seconda delle necessità, delle prospettive e delle convenienze personali. Ad ogni buon conto, per tutti
riportiamo ancora una volta un riepilogo sul regime fiscale attualmente applicato ai Fondi pensione affinché si possano cogliere
al meglio le possibilità di agevolazione fiscale anche nella fase di
accumulo e soprattutto per i versamenti volontari.
FASE DEI VERSAMENTI: Regime fiscale dei contributi
Contributi versati
I contributi versati a fondi pensione sono deducibili, dal reddito
complessivo dell’aderente, per un importo complessivamente
non superiore a 5.164,57 euro annui.
Fermo restando il limite complessivamente riconosciuto quale
onere deducibile, la deduzione spetta anche per i contributi versati a favore di persone fiscalmente a carico ai sensi dell’art 12
del Dpr 22 dicembre 1986, n. 917, per la parte da questi non dedotta.
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Ai lavoratori di prima occupazione successiva al 1° gennaio 2007
e, limitatamente ai primi cinque anni di partecipazione alle forme
pensionistiche complementari, è consentito, nei venti anni successivi al quinto anno di partecipazione a tali forme, dedurre dal
reddito complessivo contributi eccedenti il limite di 5.164,57
euro pari alla differenza positiva tra l’importo di 25.822,85 euro
e i contributi effettivamente versati nei primi cinque anni di partecipazione alle forme pensionistiche e comunque per un importo non superiore a 2.582,29 euro annui.
FASE DI ACCUMULO: regime fiscale del fondo pensione
I fondi pensione, istituiti in regime di contribuzione definita, sono
soggetti ad una imposta sostitutiva delle imposte sui redditi nella
misura dell'11% che si applica sul risultato netto maturato in ciascun periodo di imposta, prelevata annualmente dal patrimonio
del fondo pensione.
Nelle ipotesi in cui il reddito di capitale non concorra a determinare il risultato netto di periodo, sono operate delle ritenute a
titolo di imposta. Per i fondi pensione che investono il proprio
patrimonio in parti di Oicr soggetti ad imposta sostitutiva, è previsto che i proventi derivanti da tale partecipazione concorrano
a formare il risultato netto di gestione, se percepiti o se iscritti
nel rendiconto del fondo, e su di essi compete un credito di imposta del 15% che concorre, esso stesso, a formare il risultato
netto di gestione ed è detratto dall’imposta sostitutiva dovuta. Il
valore del patrimonio netto del fondo all'inizio e alla fine di ciascun anno è desunto da un apposito prospetto di composizione
del patrimonio. Qualora in un periodo di imposta si verifichi un
risultato negativo, quest’ultimo, quale risultante dalla relativa dichiarazione, può essere computato in diminuzione del risultato
della gestione dei periodi di imposta successivi, per l’intero importo che trova in essi capienza, oppure essere utilizzato, in tutto
o in parte, in diminuzione del risultato della gestione di altre linee
di investimento del fondo, a partire dal periodo di imposta in cui
detto risultato negativo è maturato, riconoscendo il relativo importo a favore della linea di investimento che ha maturato il risultato negativo.
FASE DI EROGAZIONE: regime fiscale delle prestazioni
Definizione di “parte imponibile” delle prestazioni pensionistiche complementari
E’ fiscalmente imponibile la parte delle prestazioni rappresentata
dall’ammontare della stessa riferibile proporzionalmente a tutti
i contributi dedotti nella fase dei versamenti, siano essi contributi
a carico lavoratore o a carico azienda o prelevati dal TFR maturando.
I medesimi criteri si applicano nelle ipotesi di anticipazioni e riscatti.
Quota parte delle prestazioni, delle anticipazioni e dei riscatti riferibile ai contributi dedotti dal 1° gennaio 2007
Prestazioni in forma periodica (rendite)
La parte imponibile della prestazione pensionistica erogata in
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forma di capitale è soggetta a una ritenuta a titolo d'imposta con
l'aliquota del 15 per cento, ridotta di una quota pari a 0,30 punti
percentuali per ogni anno eccedente il quindicesimo anno di partecipazione, con un limite massimo di riduzione di 6 punti percentuali.
Sul rendimento finanziario annualmente prodotto dalla rendita
in erogazione è applicata una imposta sostitutiva del 12,5%. Detto
rendimento è scomputato dall’imponibile da assoggettare a tassazione d'imposta del 15%.
Prestazioni in capitale
La parte imponibile della prestazione pensionistica erogata in
forma di capitale è soggetta a una ritenuta a titolo d'imposta con
l'aliquota del 15 per cento, ridotta di una quota pari a 0,30 punti
percentuali per ogni anno eccedente il quindicesimo anno di partecipazione successivo al 1° gennaio 2007, con un limite massimo
di riduzione di 6 punti percentuali.
Anticipazioni
Le anticipazioni erogate ai sensi dell'art. 11, comma 7, lett. a), del
Decreto Legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, per spese sanitarie
a seguito di gravissime situazioni relative all'aderente, al coniuge
e ai figli per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle
competenti strutture pubbliche , sono soggette alla medesima
tassazione prevista per le prestazioni in capitale.
Le altre tipologie d anticipazioni ammesse, ai sensi dell' art. 11
comma 7, del Decreto Legislativo 5 dicembre 2005, n. 252 sono
soggette a una ritenuta a titolo d'imposta del 23 per cento.
Riscatti
Si applica la medesima tassazione prevista per le prestazioni erogate sotto forma di capitale, nei casi di riscatti esercitati ai sensi
dell'art. 14, commi 2 e 3, del decreto legislativo 5 dicembre 2005,
n. 252, nella misura:
1. del 50% della posizione individuale maturata, nei casi di cessazione dell'attività lavorativa che comporti l'inoccupazione
per un periodo di tempo non inferiore a 12 mesi e non superiore a 48 mesi, ovvero in caso di ricorso da parte del datore
di lavoro a procedure di mobilità, cassa integrazione guadagni
ordinaria o straordinaria;
2. del 100% della posizione individuale maturata, per i casi di
invalidità permanente che comporti la riduzione della capacità
di lavoro a meno di un terzo e a seguito di cessazione dell'attività lavorativa che comporti l'inoccupazione per un periodo
di tempo superiore a 48 mesi;
3. del 100% in caso di morte dell'aderente prima della maturazione del diritto alla prestazione pensionistica.
Le ipotesi di riscatto per cause diverse da quelle sopra indicate,
sono assoggettate a ritenuta a titolo d'imposta del 23%.
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La legge di stabilità 2011
proroga la detassazione
dei premi di produttività
Con l’approvazione definitiva della legge di
stabilità per il 2011 che, ai sensi della legge
di riforma del bilancio (art. 11 legge
n.196/2009), sostituisce da quest'anno la
legge finanziaria, sono stati rifinanziati
degli ammortizzatori sociali in deroga e
prorogata tutta la normativa anticrisi emanata nello scorso biennio (procedure per
ammortizzatori in deroga, incentivi al
reimpiego, aumento dal 60 all’80% della
copertura per i contratti di solidarietà),
sono state apportate delle migliorie alla
norma relativa alla decorrenza delle finestre pensionistiche per i lavoratori interessati da accordi di mobilità. Inoltre, anche
per il 2011, è prevista la detassazione e la
decontribuzione del premio di produttività. Di seguito riportiamo una breve sintesi di alcuni dei provvedimenti approvati.
ha rilasciato la certificazione dei redditi
per il 2010, il lavoratore deve presentare
una attestazione “ad hoc” del possesso del
requisito reddituale. Lo stanziamento previsto nel 2011 è di 835 milioni di euro.
Viene inoltre prorogato al 2011, con un finanziamento di 650 milioni di euro, lo
sgravio contributivo del salario di produttività, secondo i criteri già previsti dal
comma 67 della legge 247/07 e dal decreto attuativo del 7 maggio 2008 (im-
porto annuo complessivo ammesso allo
sgravio pari al 3% della retribuzione contrattuale, sgravio sui contributi previdenziali dovuti dai datori di lavoro pari al 25%,
sgravio sui contributi previdenziali dovuti
dai lavoratori pari ai contributi a loro carico).
La riproposizione della detassazione del
premio di produttività per il 2011 avviene
tramite proroga della normativa precedente, il che parrebbe implicare che il be-
Detassazione e decontribuzione dei
premi di produttività
In attuazione dell’articolo 53, comma 1,
della legge 30 luglio 2010, n.122, viene
prorogato al 2011 il regime di detassazione del salario di produttività di cui all’art.5, comma 1, della legge 28 gennaio
2009, n.2, in base al quale i redditi percepiti da lavoratori dipendenti in relazione a
incrementi di produttività e lavoro straordinario sono assoggettati ad un’imposta
sostitutiva del 10% in luogo dell’Irpef e relative addizionali.
La proroga al 2011 si applica ai soggetti
che hanno realizzato nel 2010 un reddito
da lavoro dipendente non superiore a
40.000 euro (contro il precedente limite di
35.000 euro) e comunque su un ammontare non superiore a 6.000 euro. Se il sostituto di imposta che dovrà applicare il
regime sostitutivo è diverso da quello che
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nefico continui ad applicarsi a tutti i rapporti di lavoro, indipendentemente dalla
sottoscrizione di un accordo aziendale,
che è previsto dall’articolo 53 della legge
n.122/2010, peraltro esplicitamente richiamato nella norma in esame. Sulla questione si rimane in attesa di un
chiarimento da parte ministeriale.
Interventi in materia previdenziale
Viene allargata l’area di intervento che riguarda l’applicazione della normativa previgente in materia di decorrenza dei
trattamenti pensionistici (le cosiddette finestre), per i lavoratori che maturino i requisiti per l’accesso al pensionamento a
decorrere dal 1° gennaio 2011, nei limiti di
10.000 soggetti beneficiari.
La prima modifica è relativa alla risoluzione relativa all’equivoco relativo all’area
territoriale di riferimento. Tra i beneficiari
della disposizione sarebbero stati origina-
riamente ricompresi, interpretandola alla
lettera, i soli lavoratori delle aree del Mezzogiorno, collocati in mobilità ai sensi degli
articoli 4 e 24 della legge 223/1991, sulla
base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 30 aprile 2010, che maturassero
i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità. La limitazione al Mezzogiorno si
ricavava dall’essere citato il solo comma 2
dell’articolo 7 della legge 223/91. La modifica chiarisce definitivamente che l’applicazione della norma ricomprende
esplicitamente anche i lavoratori del Centro-Nord.
La seconda è finalizzata ad assicurare una
copertura ai lavoratori che non dovessero
rientrare nel tetto dei 10.000. Viene è
stato inserito un comma aggiuntivo per
autorizzare il Ministro del Lavoro, di concerto con quello dell’Economia, a disporre
il prolungamento dell’intervento di tutela
al reddito per il periodo di
tempo necessario al raggiungimento della decorrenza del trattamento
pensionistico. Il prolungamento interesserà un periodo non superiore a quello
che intercorre tra la data
computata sulla base delle
norme sui trattamenti pensionistici vigenti prima del
decreto n. 78/2010 e quella
computata sulla base dell’articolo 12 della legge
n.122. L’intervento è finanziato con le risorse disponibilità nel Fondo sociale per
l’occupazione e formazione.
Gli ammortizzatori in deroga
Analogamente a quanto accadeva nel 2010, sulla base
di appositi accordi governativi, il Ministero del lavoro
potrà disporre, per periodi
non superiori ai 12 mesi
anche senza soluzione di
continuità, la concessione in
deroga dei trattamenti di
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cassa integrazione ordinaria e straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale, anche con riferimento a settori
produttivi e ad aeree regionali.
È altresì prevista la possibilità di prorogare
i trattamenti in deroga concessi ai sensi
dell’art. 2 comma 138 della legge
n.191\2009. Inoltre, vengono confermate
le riduzioni dei trattamenti relativi alle proroghe, per cui il loro ammontare è ridotto
del 10% nel caso di prima proroga, del 30%
nel caso di seconda proroga e del 40% nel
caso di proroghe successive. Da tenere
presente che nel caso di proroghe successive alla seconda, i trattamenti possono
essere erogati esclusivamente nel caso di
frequenza da parte dei lavoratori coinvolti
in specifici programmi di reimpiego, anche
miranti alla riqualificazione professionale,
organizzati dalla Regione.
Viene ribadito l’obiettivo di individuare criteri omogenei per l’accesso alle integrazioni o sostituzioni salariali simili a quelli
per la cassa integrazione o la mobilità, per
cui i lavoratori delle aziende interessate da
tale procedura hanno diritto al relativo beneficio se ricorrono i requisiti normalmente richiesti per il godimento del
trattamento straordinario di integrazione
salariale o dell’indennità di mobilità, ovvero, rispettivamente 90 giorni di lavoro
presso l’impresa che precede la sospensione e 12 mesi di anzianità aziendale
presso l’impresa che procede ai licenziamenti a seguito di procedure di mobilità.
Rimane confermato che per soddisfare
tale requisito sono computabili anche
eventuali mensilità accreditate dalla medesima impresa presso la Gestione separata dell’Inps. Questa possibilità è prevista
per i lavoratori che abbiano conseguito in
regime di monocommittenza un reddito
superiore a 5.000 euro complessivamente
riferito a dette mensilità. Infine, per il 2011
è prorogata l’autorizzazione all’Inps di
poter anticipare l’erogazione del trattamento salariale in deroga prima dell’emanazione del decreto di concessione,
soltanto sulla base della domanda, degli
accordi sindacali e dalla documentazione
necessaria per individuare i lavoratori destinatari.
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Da conto nazionale traspor
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trasporti
a conto dei lavori pubblici
È stata pubblicata la 38° edizione del scopo di considerare le spese che lo Stato,
Conto Nazionale dei Trasporti relativo agli gli Enti Pubblici e privati sostengono per
anni 2008-2009. Anche questa volta, come l’esercizio e l’investimento nei settori di
da alcuni anni, precisamente da dopo competenza ai fini della determinazione
l’unificazione dei Ministeri dei Trasporti e della politica dei trasport”. Il Conto nel
dei Lavori Pubblici, la pubblicazione è av- corso degli anni non si è limitato all’analisi
venuta senza una presentazione pubblica. delle spese, ma ha offerto sempre magL’avvenimento poteva essere una utile oc- giori informazioni ed analisi per meglio ricasione per promuovere un dibattito ap- spondere ai fini istituzionali. Piace
profondito e documentato sui trasporti nel ricordare che come riconoscimento al suo
loro complesso. Non si comprende il mo- valore scientifico e metodologico nel 1986
tivo di questa scelta nonostante i trasporti al Conto “fu attribuito il Premio della Cosiano considerati di primaria importanza noscenza Luigi Einaudi” come migliore ladalla maggioranza dei cittadini oltre che voro scientifico dell’anno. Lo scorso anno
dagli esperti e professionisti del settore, avevamo avuto modo di apprezzare il Cadagli amministratori pubblici ,dagli opera- pitolo dedicato alle esternalità attribuibili
tori privati, dagli organi d’informazione. ai vari modi di trasporto in termini di inciNella presentazione del Direttore della Di- dentalità e di emissioni di Pm10 (polveri
rezione generale per i sistemi informativi sottili) e di Co2 (anidride carbonica),
statistici e la comunicazione del Ministero quest’anno l’importante tema, al centro
delle Infrastrutture e dei Trasporti, strut- delle politiche europee, non figura più nel
tura curatrice del lavoro, si fa riferimento documento cartaceo, ma nel Cd-Rom. Si
alle lontane origini del “ Conto “ e alla sua dà invece rilevanza a nuove tematiche
evoluzione nel corso degli anni. Il Conto fu quali ad esempio quelle relative alla poliistituito con la legge n. 1085 del 1967 “allo tica abitativa, compreso il terremoto delTraffico
Merci – Milioni di Tonn. Km e composizione percentuale
l’Aquila,piano scuola, Expo 2015, digitalizzazione della Pa e altre opere pubbliche
che sono certamente temi molto importanti e di grande interesse, ma che andrebbero trattati in un contesto separato
da quello dei trasporti. Per arricchire il
quadro di conoscenze, in passato, al
“Conto” vennero affiancate analisi per
settori modali per fornire informazioni più
tempestive e più complete, sono sparite e
se ne avverte la mancanza. Se ne ricordano solo alcune: radiografia delle Fs; trasporti pubblici locali; autotrasporto delle
merci; spese degli Enti pubblici territoriali;
i trasporti in Italia. Molto utile sarebbe
stata la radiografia delle Fs ora che sta entrando nel vivo la liberalizzazione del trasporto sul ferro, già causa di forti
polemiche, per la mancanza di regole precise nonché quella sul Trasporto pubblico
locale ,problema assai scottante, per le
amministrazioni locali. Il volume è ricco di
informazioni e riesce difficile fare una sintesi generale. Questa nota si sofferma solo
sull’analisi dei flussi di traffico, sui veicoli
circolanti e sulla spesa pubblica.
Fonte:
Cnt–Dati rielaborati;
dati 2009 stimati.
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Nel 2009 il traffico merci ha subìto la crisi
economica in modo più consistente. Il calo
complessivo in ton. Km. è stato di circa il
10%. In questo scenario di crisi è soprat-
tutto il traffico ferroviario a farne le spese
con un calo di circa il 27%, la strada nonostante il calo in valori assoluti del 9% cresce di un punto in termini di ripartizione
modale. Il trasporto marittimo ha subìto
un calo del 6.5 %, quello aereo , già scarso,
di oltre il 15% , quello per oleodotti è restato stabile.
Passeggeri – Milioni di passeggeri-km e composizione percentuale
Fonte: Cnt-dati rielaborati, i dati del 2009 non sono tutti definitivi, in altri modi sono compresi tranvie extra urbane navigazione
interna.
Il trasporto viaggiatori nel 2009 rispetto al
2008 ha subìto un calo piuttosto lieve, di
circa il 3%. La contrazione si è verificata nel
traffico delle autovetture che però conferma il suo primato assoluto con una
quota di oltre il 73%. La ripartizione modale è pressoché invariata, Il trasporto su
ferro con il 5% continua a essere basso, la
stessa cosa vale per il trasporto collettivo
extraurbano con circa il 9%, ancor più mo-
desto è il traffico collettivo urbano con
meno del 2% che continua ad essere un
grosso problema e non solo per le grandi
città.
Veicoli circolanti e spesa delle famiglie
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Nel 2009, nonostante la crisi, il numero dei
veicoli è continuato a crescere, il n° totale
è di oltre 52 milioni e cinquecentomila.
L’aumento maggiore è dei motoveicoli con
più 464.000 mezzi e delle autovetture con
più circa 370.000 unità. Ci sono state circa
1.800.000 immatricolazioni di auto
nuove,considerata la crisi e il livello di saturazione non sono poche, ciò è stato facilitato dagli aiuti dello Stato attraverso la
rottamazione. L’Italia è sempre ai primi
posti per i veicoli rispetto alla popolazione
con un rapporto di un auto ogni 1,6 abitanti. La spesa complessiva, stimata, delle
famiglie nel 2008 per l’acquisto e l’esercizio delle autovetture ad uso privato è stata
di circa 151 mld di euro, pari a circa il 14%
del reddito.
Lo Stato per i trasporti nel 2008 ha speso
25.536,4 milioni di euro con un aumento
di circa il 10% rispetto al 2007 quando la
spesa era stata di 22.869,8 milioni. La
spesa pubblica per i trasporti risulta così
ripartita:
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Trasporto stradale 11.329,5
Impianti fissi
5.173,8
Navigazione mar.ma 3.284,6
Navigazione int.
159,1
Navigazione aerea
310,2
Spese non attrib.
5.279,4
44,4%
20,3%
12,9%
0,6%
1,2%
20,7%
La spesa maggiore, come sempre, è andata al trasporto su strada con il 44,4% sul
totale in linea con il maggior sviluppo del
trasporto stradale sia per le merci che per
i viaggiatori.
Dall’analisi dei dati di traffico emerge che
lo squilibrio a favore del trasporto su
strada non si attenua. Per le merci è preoccupante il forte calo del trasporto su
ferro in netto contrasto con le iniziative e
gli obbiettivi dell’Ue. L’intermodalità, che
dovrebbe favorire il riequilibrio delle
quote di mercato, continua ad essere un
enunciato più che una scelta programmatica frutto di una politica unitaria dei trasporti che manca. L’esperimento “eco
bonus” per l’utilizzo delle cosiddette “autostrade del mare” per l’intermodalità
mare-terra, partito con interesse si sta affievolendo perché i contributi economici
sono fermi al 2009 ed il progetto “ ferro
bonus “ per il ferro- strada stenta a decollare. Non bastano gli incentivi limitati nel
tempo e nello spazio, ma occorrono scelte
durature con infrastrutture idonee, assetti
organizzativi e normative adeguate per
rendere convenienti le scelte. Si continua
con interventi per settori, specie a sostegno dell’autotrasporto che si avvale del
suo forte potere di influenza. Per l’autotrasporto, inoltre, desta preoccupazione un
recente rapporto della Polizia stradale che
evidenzia l’aumento di pericolose irregolarità abusi,e fatti delittuosi gravi con seri
pericoli anche per la sicurezza. Nonostante
i cospicui continui incentivi finalizzati
anche alla riforma, l’autotrasporto non ha
subìto modifiche e la situazione è peggiorata con la crisi che ha accentuato la concorrenza distorta.
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VOCE
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Crisi economica, i consumatori
restano alla finestra
Qual è la percezione che noi consumatori abbiamo della crisi?
Come sono cambiati stili e abitudini di vita nelle famiglie italiane?
Percorrendo lo Stivale da Nord a Sud ci sono solo differenze o aggallano alcune similitudini? Qualche risposta in nostro soccorso
proviene dall’ultima “Indagine sulla fiducia dei consumatori” stilata da Istat (28 gennaio 2011).
A gennaio 2011 l’indice del clima di fiducia dei consumatori è
sceso a 105,9 dal 109,1 del mese precedente. Il calo è dovuto a
un maggior pessimismo sul futuro della situazione economica del
Paese e della famiglia (l’indice del “clima futuro” passa da 98,1 a
90,9), mentre migliora leggermente l’indicatore relativo al clima
corrente (da 116,5 a 117,0).
Anche l’indice relativo al clima economico generale scende da
81,9 a 77,3, mentre si deteriorano in misura minore le valutazioni
sul clima personale (l’indice scende da 121,9 a 120,6). Riguardo
ai prezzi, i giudizi sull’evoluzione degli ultimi dodici mesi segnalano una accelerazione e le previsioni sull’andamento futuro mostrano attese di accentuazione della dinamica inflazionistica.
Il quadro economico generale. Peggiorano le valutazioni dei consumatori sia riguardo la situazione economica corrente del Paese
(il saldo scende da -93 in dicembre a -97 in gennaio), sia circa la
sua evoluzione nei prossimi 12 mesi (il saldo cala da -39 a -47).
Si deteriorano anche le previsioni sulla disoccupazione, con un
saldo delle risposte che sale a 84 (da 74 di dicembre).
I consumatori intervistati in gennaio giudicano che la dinamica
dei prezzi negli ultimi dodici mesi si sia accentuata: il saldo sale
a 28 (da 14 in dicembre). Inoltre, manifestano attese di ulteriore accelerazione per i prossimi dodici mesi (+1 il saldo, rispetto a -18 di dicembre).
La situazione personale. Il peggioramento di gennaio del
clima personale è dovuto soprattutto a valutazioni più negative sul risparmio: si deteriorano le valutazioni sulla convenienza attuale (il saldo scende da 141 a 133) e sulle possibilità
future di risparmiare (da -52 a -66).
I consumatori esprimono poi valutazioni contrastanti sulla situazione della propria famiglia: il saldo dei giudizi sulla situazione economica della famiglia e sul bilancio finanziario
restano sostanzialmente stabili (rispettivamente, da -38 a 37 e da +4 a +3), mentre segnalano un netto peggioramento
le previsioni sulla situazione economica della famiglia (il saldo
passa da -6 a -13).
Analogamente, per quel che riguarda il mercato dei beni durevoli, i giudizi sulla convenienza attuale migliorano (da -68
a -57), ma le intenzioni di acquisto per il breve termine vanno
in direzione opposta (il saldo scende da -64 a -71). In parti-
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VOCE
colare, peggiorano le intenzioni di acquisto dell’autovettura (da 179 a -183) e quelle relative alle spese di manutenzione straordinaria dell’abitazione (da -167 a -173), mentre restano quasi
stabili le intenzioni di spesa per l’acquisto dell’abitazione (da -191
a -190).
La fiducia dei consumatori da Nord a Sud. La flessione del clima
di fiducia dei consumatori registrata a livello nazionale è diffusa
in maniera omogenea sul territorio, anche se risulta meno marcata nel Nord del paese e più intensa nel Centro Sud.
Nord-ovest: l’indice di fiducia dei consumatori scende da 109,4
a 107,2 soprattutto a causa del peggioramento del clima economico e di quello futuro. Migliora, invece, il clima corrente.
Nord-est: l’indice di fiducia cala da 110,4 a 107,6. In particolare,
i consumatori sono più pessimisti circa le prospettive economiche
e familiari nei prossimi 12 mesi, mentre segnali favorevoli giungono dalle valutazioni sulla situazione corrente.
Centro: la fiducia scende da 108,4 a 104,9. Il peggioramento è
dovuto a valutazioni negative sul quadro economico e personale,
ma soprattutto sul quadro futuro. Anche in questo caso, migliorano i giudizi sul quadro corrente.
Mezzogiorno: in questa ripartizione la flessione della fiducia
(105,7 l’indicatore, da 108,8 in dicembre) è principalmente dovuta al deterioramento del clima economico. Migliora invece il
clima corrente.
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Segmento notte:
aperta la procedura di mobilità
Il 2010 non si è chiuso sotto i migliori auspici per i lavoratori del segmento notte.
Ad aprile, infatti, avevamo sottoscritto un
accordo di solidarietà per far fronte alla
grave crisi del settore dovuta ai tagli dei
servizi. A luglio, a seguito del defilarsi della
Compagnia Internazionale delle Carrozze
Letto e del Turismo del Gruppo Accor, vi
era stato il passaggio alla Società Servirail,
filiale italiana della joint venture europea
tra CIWLT e Newrest.
Ciò a seguito sia del taglio di finanziamenti
al cosiddetto servizio universale, sia della
volontà del Gruppo di concentrarsi sulle
attività alberghiera, turistica e di ticket restaurant; mentre la Newrest, colosso europeo dedito al catering ed alla fornitura
di cibi, intendeva espandersi negli altri
Paesi europei, come l’Italia, in cui non era
ancora presente.
Ad aprile, oltre a definire il contratto di solidarietà, avevamo concordato anche una
serie di azioni tese al contenimento dei
costi e al recupero di efficienza e produttività. In quest’ottica abbiamo definito il
“couplage”, vale a dire la scorta di due vetture con un solo agente, per tutta la vigenza dell’orario ad eccezione dei periodi
di intenso traffico.
Nonostante queste iniziative tese ad ottimizzare i costi, ad ottobre, con la nuova
Società, ci siamo trovati di fronte all’apertura di un’ ulteriore procedura di mobilità,
giustificata dalla dirigenza aziendale dai
tagli alle composizioni dei treni apportati
dal committente Trenitalia, che faceva lievitare gli esuberi di personale dagli iniziali
84 ad un complessivo di 136 unità.
Come previsto dalle norme che regolano
la procedura di mobilità, abbiamo iniziato
l’esame congiunto con i responsabili azien-
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dali e, contestualmente, come organizzazioni sindacali, abbiamo
preteso un incontro al Ministero
dei Trasporti e a Trenitalia per chiedere conto dei tagli effettuati ai
servizi nonché delle garanzie sulle
prospettive del segmento notte.
L’incontro con il Ministero dei Trasporti sul tema specifico non si è
ancora tenuto. Trenitalia non ha
fornito assicurazioni sulle prospettive del settore, salvo ripristinare
alcune “antenne” sui treni relativi
alle relazioni tra il nord e la Sicilia.
Ma la novità significativa è stata
che, senza darcene alcun preavviso, la Società Servirail ha ritirato
la procedura di mobilità aperta ad
ottobre ed il giorno 23 dicembre (a
proposito di opportunità e di etica
dei comportamenti !!!) ci ha fatto
pervenire una nuova procedura di
mobilità ben diversa sia nei numeri
che nelle conseguenze per i lavoratori.
La nuova procedura, infatti, giustificata dall’azienda da ulteriori tagli
al segmento notte, non distribuisce i tagli in maniera equilibrata tra
i vari impianti della rete, ma sopprime completamente gli impianti
di Messina e di Bari prevedendo
nei due impianti rispettivamente
85 e 45 esuberi. Ulteriori esuberi
sono previsti a Napoli (8), a Roma
(complessivi 12), a Torino 11, a Milano (1) e a Venezia (1), portandone il totale a 163 unità.
Come Fit Cisl, unitamente a tutte le
altre Organizzazioni Sindacali, riteniamo insostenibile l’impostazione
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VOCE
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aziendale che taglia completamente i siti
produttivi di Messina e Bari con conseguenze insostenibili a livello sociale per i
territori interessati.
Nell’infuocata riunione a cui ha partecipato anche il rappresentante
francese dell’azienda Pascal
Perez, responsabile dello sviluppo commerciale della Newrest, abbiamo dichiarato
l’insostenibilità della proposta
aziendale e, a sostegno della
vertenza, comunicato la disdetta
degli accordi sulla riorganizzazione a bordo treno (couplage) e
proclamato lo stato di agitazione
di tutto il personale.
Contestualmente abbiamo chiesto all’azienda di ritirare la procedura di mobilità che prevede
163 licenziamenti nonché di rivedere l’impostazione complessiva della proposta.
La riunione si è chiusa con la nostra richiesta di aggiornamento
per un ulteriore approfondimento, con l’impegno di far pervenire, prima della ripresa del
confronto, una nostra proposta
in cui proponiamo:
1)
l’individuazione,
tra
tutti i lavoratori dipendenti dalla
Newrest, di coloro i quali siano
prossimi alla maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione;
2)
l’istituzione di un fondo
che permetta di accompagnare i
lavoratori alla pensione attraverso la copertura del periodo
vacante e che possa essere utilizzato per eventuali esigenze future, sul modello del Fondo di
sostegno al reddito per i dipendenti del Gruppo Fs;
3)
la ripartizione su base
nazionale dei carichi di lavoro
derivanti
dalla
ristrutturazione/riorganizzazione aziendale tutelando i posti
di lavoro e il reddito dei lavoratori;
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VOCE
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4) l’individuazione di forme di ammortizzatori sociali, alternative alla
procedura di mobilità, che permettano un’equilibrata gestione delle
eccedenze, valutando la possibilità
di un’integrazione economica più
idonea al settore in cui opera la Società.
Rispetto a queste proposte la Newrest si è
riservata di farci conoscere i propri intendimenti e il tutto sarà discusso nel prosieguo dell’esame congiunto relativo alla
procedura, il cui termine è previsto per il
7 febbraio 2011, dopo di chè si passerà in
sede ministeriale.
Riteniamo che questa procedura sia
quanto meno di dubbia legittimità in
quanto la Newrest ha previsto la messa in
mobilità di lavoratori a cui è stata si ridotta
la quantità di servizi da assicurare, ma ha
anche disposto arbitrariamente il trasferimento presso altri impianti dei servizi rimasti.
Comunque la si rigiri, resta il taglio programmato di un terzo dell’organico esistente ( 163 lavoratori su un organico di
480 unità) senza previsione, allo stato, di
avvalersi di ammortizzatori sociali che permetterebbero un impatto sociale meno
devastante sul personale.
In questo quadro conforta e getta una luce
di speranza per il futuro la notizia che Trenitalia e la francese Veolia Transport Rail
hanno costituito una joint venture che
sarà operativa entro il corrente anno ed
opererà proprio nel segmento notte con
dei collegamenti da Roma e da Venezia
verso Parigi.
Non rappresenta la soluzione di alcuno dei
problemi che oggi ci attanagliano, ma la
conferma che, se opportunamente organizzato e sostenuto, il segmento notte può
ancora mantenere quote di mercato idonee a scongiurare interventi traumatici
quali quelli ipotizzati da Newrest.
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Bruno Mancinelli
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FS Logistica:
occorre andare oltre la crisi
Tra le diverse Società del Gruppo FS, all'interno della filiera del
settore del trasporto merci, vi sono alcune società come FS Logistica che rivestono una particolare importanza nella strategia di
rilancio del settore della logistica integrata.
Nel 2007 alla neonata FS Logistica vennero affidati tutti i servizi
di logistica del Gruppo Ferrovie dello Stato, relativi ad integrazione, visione sistemica, sinergica, ottimizzazione delle risorse e
qualità del servizio, tutti elementi che orientano la missione dell'
Azienda verso il raggiungimento di tre fondamentali obiettivi:
• migliorare e sviluppare l’offerta di servizio;
• creare un network di logistica funzionale al trasporto ferroviario, in partnership con operatori logistici nazionali e internazionali;
• creare le condizioni per competere con concorrenti di dimensioni europee.
L’offerta di FS Logistica si concretizza in attività di logistica integrata con servizi di deposito, handling, gestione degli ordini dagli
stabilimenti di produzione fino al mercato di consumo della
grande distribuzione organizzata, progettazione e realizzazione
di infrastrutture.
La Società realizza progetti su misura per gestione di flussi di prodotti industriali e soluzioni logistiche per la gestione del ciclo dei
rifiuti in una dimensione di safety e security; dispone inoltre di
infrastrutture logistiche su tutto il territorio nazionale.
FS Logistica è presente sul mercato con le proprie Business Unit
e i principali settori di attività sono: la petrolchimica, l’ambiente
e il territorio, la siderurgia, i grandi clienti istituzionali, la logistica
distributiva di beni di largo consumo che è realizzata attraverso
la nuova società ItaliaLogistica, una joint venture paritetica con
il gruppo Poste Italiane.
Il progetto originario prevedeva che le realtà integralmente partecipate dalle FS si unissero in un'unica impresa, prendendo appunto il nome di FS Logistica Spa, con effetto contabile dal primo
gennaio 2007.
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Le società interamente controllate
dal gruppo che sono state accorpate per fusione erano:
➘ Omniaexpress Spa (logistica
per altre realtà del gruppo e per
Enti pubblici),
➘ Omnia Logistica Spa (logistica per imprese basata sul trasporto ferroviario),
➘ Ecolog Spa (trasporto rifiuti)
e Cargo Chemical Spa (trasporto di prodotti chimici).
L'operazione comprendeva anche
FSS RailFreight, che non ha mai
operato, mentre sono rimaste al di
fuori sia Serfer Spa, che Sgt (gestione terminal intermodali).
Il secondo passo è stato quello di
creare Italia Logistica attraverso
l'accordo con Poste Italiane. In questo caso, il primo candidato per
l'unione, o almeno per una forma
di collaborazione, è stato individuato in SDA Express Courier Spa,
che è la società delle Poste che si
occupa delle consegne espresse di
colli a livello nazionale.
L'operazione Italia Logistica, purtroppo, non solo non ha prodotto i
risultati auspicati al momento della
sua creazione, ma si è dimostrato
un boomerang soprattutto per i lavoratori.
Infatti nell’agosto del 2010 ai lavoratori di Italia Logistica venne intimato il rientro in Fs Logistica a
seguito della crisi del settore. Per
capire cosa stesse succedendo,
come organizzazioni sindacali inviammo all’Azienda una nota unitaria, con la quale si chiedeva un
incontro per confrontarci sulle modalità di rientro dei 27 lavoratori interessati e sulla individuazione dei
relativi settori in cui poterli riutiliz-
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VOCE
zare. Per tutta risposta ricevemmo una procedura di mobilità per
22 dipendenti distribuiti un su tutto il territorio nazionale.
Per comprendere le motivazioni della crisi e i possibili spazi di soluzione in un ambito più esteso di quello aziendale, richiedemmo
un incontro ai vertici del Gruppo FS per discutere della situazione
venutasi a creare in FS Logistica. Nelle riunione tenutasi il 29 ottobre 2010 ci venne fatto presente che il Gruppo FS non poteva
intervenire direttamente sulla situazione di crisi della consociata
né tanto meno ricollocare il personale, in quanto nello stesso
Gruppo FS si erano già aperte le procedure sindacali per l'attivazione delle prestazioni straordinarie del Fondo bilaterale di sostegno al reddito. Ciononostante è emersa da entrambe le parti
di ricercare delle soluzioni condivise per affrontare la procedura
di mobilità avviata da FS Logistica, senza lasciare nessun lavoratore in evidenti situazioni di grave disagio.
Nel corso degli incontri che si sono poi succeduti presso la sede
dell’Unione Industriali di Roma (UIR) non ci sono mai state fornite
convincenti spiegazioni sulle motivazioni per cui fu attivata la procedura. Anzi alla richiesta di capire quale fosse il futuro piano di
impresa di FS Logistica ci è sempre stato risposto in maniera evasiva argomentando che il tema era strettamente legato al riassetto della Divisione Cargo del Gruppo FS.
Tali atteggiamenti unitamente ad alcuni vizi procedurali e al permanere dell'impossibilità di concordare sull'adesione volontaria
alla mobilità, ci hanno fatto concludere con esito negativo sia la
procedura presso la UIR, che l'incontro conclusivo presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Ad oggi non sappiamo ancora quale sia la scelta che FS Logistica
vorrà mettere in atto, è certo comunque che ormai diventa inderogabile la necessità di riaprire un confronto congiunto per evitare di lasciare lavoratori senza la possibilità di un'utile
ricollocazione. Sarebbe auspicabile la riapertura di una nuova
procedura di mobilità mirata solo sulle situazioni di esubero di
coloro che matureranno i requisiti pensionistici dopo il periodo
di mobilità nonché il ricorso alla cassa integrazione per coloro
che si trovano in esubero e a cui mancano non solo i requisiti per
accedere alla pensione ma anche una utile ricollocazione in altre
siti produttivi.
Dopo di ciò sarà necessario ritornare presso il Gruppo FS per verificare sia la volontà di ricercare soluzioni condivise (come da
verbale del 29.10.10), che per approfondire i nuovi assetti della
catena logistica del Gruppo oltre al nuovo ruolo di FS Logistica,
come preannunciato dai vertici della Divisione Cargo nell'incontro
del 14 dicembre 2010.
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A zonzo tra Auditorium,
XXII regione di Bruxelles
e Patagonia
Consentite, care amiche ed amici de “La
Voce”, al vostro vecchio cronista, di infilarsi
nell’atmosfera, anche intellettualmente
(oltre che sindacalmente ed emotivamente) eccitante, che ha coinvolto quanti
di noi erano, il 27 gennaio scorso, all’Auditorium della Cisl, in occasione della “staffetta” Claudiani-Luciano, che si sono dati
il cambio nel tirare la corsa della nostra
Federazione.
Due infatti sono le cose, tre le altre ugualmente spiazzanti, che hanno colpito un
osservatore un po’ periferico come chi
scrive. Prima: l’evocazione della “XXII regione Fit” da piazzare a Bruxelles, nel
cuore dell’Europa (una cosa così ovvia e
naturale, che solo nella palude provinciale di una Paese ripiegato sul suo ombelico, per non tirare in ballo parti
anatomiche collocate più in basso, può
fare effetto-rivoluzionario: ma tant’è). In
secondo luogo la presenza, fervida ma
tosta, di giovani-Fit, sindacalisti in formazione, nella sala. Ed è da qui che possiamo avviare la nostra conversazione.
Antonio!
Ed è proprio quest’agitazionismo impotente, bolso e ipocrita della politica-politicante che fa innervosire il vostro cronista.
Ma in che mondo vivete, egregi signori dei
palazzi? Credete di essere nel Medio Evo?
Allora c’erano leggi severissime che punivano fino alla morte qualche giovane in-
traprendente artigiano che fuggiva da Venezia nelle Fiandre, portando con sé i segreti della manifattura di un tessuto o
della curvatura di un cristallo per farne
una lenta per ipovedenti o un cannocchiale … E voi adesso ve ne uscite (per fortuna solo a parole, che non vi costano
niente se non una comparsata in Tv) col
Ma quale generazione fallita!?
Dopo il messaggio-allarme del Capo dello
Stato a fine d’anno sul “futuro della democrazia in scacco con i giovani sfiduciati”, è stato un crescendo di interventi,
editoriali ed inchieste su “Avere 20 anni
oggi”, “Generazioni tradite”, “Attenti,
stiamo perdendo il futuro”, Il conflitto
sommerso che divide genitori e figli”, “Le
colpe di adulti e anziani”. Addirittura – incredibile a dirsi – la politica si è distratta
per un attimo dai “casi suoi” ed ha scoperto la “fuga dei cervelli all’estero” evocando l’improbabile fantasma di una
legge bipartisan per richiamare i talenti
under 40 in patria … Quanta grazia san
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protezionismo dei cervelli e dei talenti? E
chi vi sta ad ascoltare? I nostri ragazzi, il
95,3 per cento di loro, guarda oltre i confini anche della ridicola Padania. Altro che
bamboccioni da spintonare fuori dalla cuccia. Diversa cosa è l’angosciante quantità
di ipocondriaci sconfitti, i cosiddetti ne-ne,
che né studiano né si cercano un lavoro, e
al massimo si danno da fare per lo sballo:
ma non confondiamo la gravità qualitativa
di una malattia con i grandi numeri della
massa di giovani.
Secondo una recente indagine, ripetiamo,
un’enorme maggioranza di giovani pensa
o progetta di emigrare. E il 19% di essi ha
meno di 25 anni, mentre la percentuale
schizza al 69,3 per chi è nel mezzo del
cammino di sua vita, e cioè, fino ai 35 anni.
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VOCE
Peraltro il 34,4 per cento degli indagati già
lavora ma non disdegnerebbe di cambiare
aria. Da notare poi che un giovane su 4
pensa che, una volta andato via, magari
agli antipodi dell’Australia (9,3 per cento)
non tornerebbe più indietro. Sarebbe questa la “generazione fallita e disperata”? Ma
via!
È bene, è male tutto questo? Togliamoci
prima di tutto gli occhiali del falso moralismo ipocrita. È la vita, bellezza! Dopodiché, care amiche ed amici, permettete che
il vostro cronista voti positivo. Sì. Sicuro
del consenso di una buona percentuale di
voi, gente che naviga sulle petroliere transoceaniche con equipaggi di tutte le lingue; gente che vola da un fuso orario
all’altro per lavoro e non per noia esistenziale; gente che fa turni
di notte e di giorno sui
treni; o anche guida
corriere e tir; o che
sente la responsabilità
di spostare migliaia di
persone al giorno su
tram e metropolitane;
o che sgobba nel comparto-igiene, quando la
“gente
normale”
dorme. Questo è il nostro orgoglio. Non è
certo in casa Fit Cisl che
si possa sentir parlare
come un Landini o Cremaschi & compagni
Fiom. Tra i diritti sociali
inalienabili, nessuno di
noi, vecchi o giovani o
semplici scrivani amici
della categoria, colloca
la pretesa di rimanere
nel paesello natio dalla
culla alla bara o di avere
il sabato libero garantito… E né la domenica.
Ed è per questo che allarga il cuore toccare
con mano che rimaniamo sempre “un popolo di navigatori e di
trasmigratori”, a dispetto perfino di quel
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Tale che pronunciava queste parole, tradendone però l’anima. Nei suoi piani folli
difatti, quei migranti dovevano avere un
coltello tra i denti (sia pure, ma non sempre, metaforico) per servire una politica
imperialista, di aggressività, di espansionismo o di presuntuoso primato su altri popoli: magari gli anglosassoni dei
“cinque-pasti-al-giorno” o i “francesi-degenerati e pervertiti”, per non dire delle
“faccette nere” da usare come i “potenti”
(o impotenti?) di oggi abusano di una minorenne tunisina o, diciamo così - utilizzano una escort dominicana.
Figli di Ulisse e di Padre Abramo
Al contrario, per noi, avere la valigia in
mano vuol dire eleggere per patria il
mondo e per amica l’umanità, in qualsiasi
longitudine o latitudine risieda. E controprova di ciò sia che usiamo la stessa logica
e lo stesso sentire verso la colf filippina o
il mungitore di vacche col turbante dei
Sikh o il metallurgico senegalese o il mitico
(e mai incontrato) idraulico polacco. E
verso i loro figli e figlie che ci commuovono con le loro parlate italo-vicentine o
italo-romanesche o italo-napoletane. Loro
che saranno, se lo vorranno (e se lo permetterà una legislazione ancora vergognosamente legata allo jure sanguinis e non
allo jure loci della cittadinanza che si acquisisce là dove si nasce). E sì. Perché Italiani si diventa, per scelta e per circostanze
di fatto, secondo i canoni del diritto naturale. Così come si diventa sud-africani o
finlandesi.
Dunque, sì alle nostre ragazze e ragazzi
che girano le vie del mondo e ai quali ricordiamo che devono essere degni eredi
di una civiltà, quella del bacino del Mediterraneo, che ha battuto le vie del mare
(che una volta aggettivavamo come nostrum) e poi quelle dell’Atlantico e del Pacifico e dei continenti australi. Eredi della
civiltà di Ulisse. Ma anche della civiltà di
quel capo-pastore Jahvè prescrisse di mettersi in cammino per le vie carovaniere …
e Padre Abramo si fidò del suo Dio, senza
nemmeno aver capito bene quale sarebbe
stata la meta…
Bene, adesso non saremo da meno dei
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figli di una civiltà “terragua” come quella
cinese, grandissima ma per millenni grettamente chiusa in se stessa. E nei suoi confini.
O con quei popoli che hanno imparato da
noi e giustamente puntano adesso a superarci, competeremo alla pari, per il comune progresso di una civiltà umana
ormai planetaria. E abiteremo il mondo assieme a loro, dovunque. Nella Bergamasca
o in Patagonia.
Non dite, care amiche (magari madri di
figli ventenni), che il vostro cronista spara
poesia, forse perché (e non è vero) è un
vecchio zitellone senza prole, che non conosce la profondità carnale dei rapporti di
sangue. E può predicare facilmente da un
pulpito gratuito. Ci è stato infatti insegnato
(per il nostro bene e non per farci un dispetto) che i figli non sono appendici nostre e che è un dovere per noi incitarli ad
andare (ma anche questo “dovere” è facile
da osservare, se sono veri i numeri che abbiamo citato prima: perché la spinta ad andare è iscritta nel più preistorico dna
dell’homo sapiens).
Giovanotti nel sinedrio sindacale
Ma torniamo coi
piedi per terra. Era- C’è chi dice …
vamo partiti dall’Au- ­ L a vita è un frammento di eternità
ditorium del 27 ­ Il figlio savio accetta la correzione del padre
gennaio e dopo una ­ L’impresa più alta è il controllo di sé
virata sulla XXII Re- ­ Le fondamenta di tutti i vizi affondano nell’egoismo
gione Fit di Bruxelles ­ L’angoscia è la vita malata dello spirito
avevamo punto sui ­ La tazza del piacere ha un fondo di veleno
giovani quadri sindacali in formazione …
E così abbiamo (scusate) divagato un po’
Nasce dallo stato di salute sano della Fit,
troppo. Ebbene, è più di mezzo secolo che come orgogliosamente è stato rivendicato
il vostro cronista bazzica tra tante “strut- da Claudiani e Luciano.
ture” della nostra Confederazione, nella
Centrale e nelle categorie più varie, del- Ma di questa buona salute è parte non
l’industria, del terziario, del pubblico im- piccola la sicurezza, la fiducia in se stessi,
piego, dei pensionati, dei servizi ai soci… il senso di una missione di servizio vera e
Eppure non aveva mai assistito ad uno sentita, non recitata, di leader sindacali
spettacolo che invece dovrebbe essere na- che si fanno quotidianamente sfidare dalla
turalissimo. Quadri dirigenti giovani in for- durezza del loro mestiere di rappresenmazione che partecipano ad un “atto tanza; e che insegnano ai potenziali, aspiliturgico” tra i più gelosamente riservati ed ranti futuri competitor alle loro
officiati dal “quadro di comando” Comitati “poltrone”, la “noble art” del pugilato, la
Esecutivi, Consigli Generali, Direttivi … e lealtà dello scontro (di idee e di leadervia con le dovute maiuscole. Perché que- ship, a Dio piacendo).
sta novità? Da dove nasce?
La risposta è di una ovvietà sconvolgente. E questo si può fare solo se si ama davvero
la vita (e necessariamente la sua controfaccia, che possiamo
definire
poeticamente “fine corsa”,
senza evocare l’ultima delle tre Parche,
la Moira Atropo,
quella che recide il
filo).
Che dite, amiche ed
amici cari? Ci facciamo riacchiappare
dalle divagazioni?
Eh! È la voglia di andare che tiranneggia
ancora il vostro
Affezionato Cronista
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Indice de “La Voce” 2010
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Decreto flussi 2010:
primo click day il 31 gennaio
Dal 31 gennaio sono partiti i “click day”
relativi all’ingresso in Italia per lavoro di
cittadini stranieri residenti all’estero per il
2010.
A partire da tale data, infatti, i datori di lavoro che intendono assumere cittadini di
Paesi che hanno sottoscritto, o stanno per
sottoscrivere, specifici accordi di cooperazione in materia migratoria possono
inoltrare, solo per via telematica, la richiesta per rientrare nei 52.080 ingressi previsti.
Nello specifico, tali quote sono relative ai
seguenti Paesi:
- Albania
- Algeria
- Bangladesh
- Egitto
- Filippine
- Ghana
- Marocco
- Moldavia
- Nigeria
- Pakistan
- Senegal
- Somalia
- Sri Lanka
- Tunisia
- India
- Perù
- Ucraina
- Niger
- Gambia
- altri Paesi non Ue che concludano accordi con l’Italia
L’invio delle domande potrà avvenire on
line sul sito del ministero dell’Interno fino
al 30 giugno 2011.
Per i cittadini impiegati nel settore del lavoro domestico e di assistenza alla persona provenienti da paesi diversi da quelli
sopra elencati sono previsti 30.000 ingressi dall’estero. In questo caso, il click
day è previsto a partire dalle ore 8 del 2
febbraio 2011 e fino al 30 giugno 2011.
Infine, ci sono le richieste di ingresso per
i cittadini che rientrano in altri settori. Per
loro sono previste le seguenti quote:
- 10.000 conversioni in permessi di soggiorno per lavoro subordinato non stagionale
di
cui
6.000
per
studio/tirocinio/formazione e 4.000
per lavoro stagionale
- 1.500 conversioni dei permessi di soggiorno Ce-slp rilasciati da altri Paese
dell’Ue, di cui 1.000 per lavoro subordinato e 500 per lavoro autonomo
- 4.000 ingressi per i cittadini stranieri
che hanno completato i programmi di
formazione e d’istruzione nel paese di
origine
- 500 ingressi destinati a lavoratori subordinati e autonomi di origine italiana, per parte di almeno uno dei
genitori fino al terzo grado in linea diretta di ascendenza ai lavoratori residenti in Argentina, Uruguay Venezuela
e Brasile.
Per tutti loro, l’invio delle domande da
parte del datore di lavoro dovrà avvenire
on line sul sito del ministero dell’Interno a
partire dalle ore 8 del 3 febbraio 2011 e
fino al 30 giugno 2011.
Le modalità di registrazione, di compilazione dei moduli e d’invio delle domande
sarà esclusivamente on line dal sito
www.interno.it.
Il datore di lavoro ha l’obbligo di accompagnare il lavoratore che entra in Italia
allo Sportello unico per sottoscrivere il
contratto di soggiorno per lavoro e per effettuare, entro 48 ore dalla data del timbro del contratto, la comunicazione
obbligatoria ai fini dell’assunzione.
Il patronato Inas è a disposizione per offrire tutte le informazioni necessarie sull’argomento.
Invalidità civile: estesa la validità del certificato medico introduttivo
È stato prolungato il periodo di validità del
certificato medico introduttivo per le domande di invalidità civile. L’Inps ha infatti
reso noto che ora tale certificazione durerà 90 giorni. Il termine è stato esteso
anche a quei certificati che, entro il 10 novembre, non risultino scaduti e non siano
stati ancora abbinati alla domanda di invalidità.
Per la consulenza e l’assistenza necessarie, ci si può recare presso la più vicina
sede dell’Inas Cisl (gli indirizzi si trovano
su www.inas.it, oppure chiamando il numero verde 800 24 93 07): ricordiamo
che la consulenza offerta dall’Inas è assolutamente gratuita.
Modelli ICRIC-ICLAV-ACCAS/PS,
attività 2011
Ogni anno l’INPS ha l’obbligo di verificare la permanenza dei requisiti necessari per il pagamento di alcune prestazioni assistenziali. Ci riferiamo alla pensione sociale, all’assegno sociale e alle
prestazioni economiche erogate agli invalidi civili (titolari di assegno mensile, indennità di accompagnamento o frequenza). Si
tratta di circa 2.800.000 cittadini, che in febbraio rivceverranno
dall’INPS la la richiesta di presentare i modelli ICRIC ICLAV o
ACCAS/PS.
Gli invalidi civili titolari di indennità di accompagnamento o frequenza, sono tenuti a presentare, entro il 31 marzo di ogni anno,
una dichiarazione di responsabilità relativa alla sussistenza o
meno di uno stato di ricovero a titolo gratuito in istituto (Mod.
ICRIC – Invalidità Civile Ricovero).
Gli invalidi civili titolari di assegno mensile, sono tenuti a presentare ogni anno una dichiarazione di responsabilità relativa alla
permanenza o meno del requisito di mancata prestazione di attività lavorativa o dell’eventuale reddito prodotto (Mod. ICLAV –
Invalidità Civile Lavoro) .
I titolari di pensione sociale e assegno sociale devono autocertificate la permanenza del requisito della residenza stabile e continuativa in Italia. Per i soli titolari di assegno sociale sarà
necessaria anche la dichiarazione di responsabilità sulla sussistenza dello stato di ricovero o meno, in istituto pubblico o convenzionato. Per questo adempimento è stato predisposto anche
un nuovo modello: il modulo
ACCAS/PS – Accertamento Assegno
Sociale/Pensionesociale).
Da quest’anno le dichiarazioni potranno essere presentate solo scegliendo tra le seguenti modalità:
• rivolgendosi ad un intermediario
abilitato all’assistenza fiscale che,
come il Caf Cisl, abbia stipulato
una convenzione con l’INPS per la
trasmissione telematica delle dichiarazioni di responsabilità; l’intermediario
assisterà
gratuitamente l’interessato nella
compilazione dei modelli richiesti
dall’INPS e dopo la sottoscrizione
di questi provvederà alla trasmissione telematica.
• oppure collegandosi al sito www.inps.it e utilizzando i servizi
online. Sarà necessario disporre del PIN assegnato dall’INPS.
L’eventuale documentazione dovrà essere comunque consegnata alla competente sede INPS.
Infine, ecco alcune indicazioni pratiche:
• I modelli di dichiarazione possono essere sottoscritti dal dichiarante o dall’eventuale tutore/curatore.
• La consegna del modello all’intermediario può essere effettuata anche da un delegato. In quest’ultimo caso andranno
esibiti la delega e i documenti di identità del dichiarante e del
delegato.
• In caso di presentazione all’intermediario, portare sempre la
lettera ricevuta dall’INPS.
• In caso di disabilità intellettiva o psichica non va resa alcuna
dichiarazione ma deve essere presentato all’intermediario o
all’INPS un certificato medico recante l’indicazione delle patologie.
• Il dichiarante dovrà conservare la sua copia delle dichiarazioni
di responsabilità e la relativa documentazione per 10 anni.
Per maggiorni informazioni, vai al sito www.cafcisl.it o contatta
la sede più vicina attraverso il numero verde gratuito 800 249 307