Scarica il periodico - FIT-CISL
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La LXI anno dalla fondazione VOCE i r e i v o r r e dei f Gennaio 2011 1 Foto di Frank Andiver Poste Italiane spa - spediz. in a.p. DL.353/03 (conv.L.46/04) art. 1 comma 1, DCB Roma. Autoriz. del Trib. di Roma n. 350 del 16./06/1987. Una Copia € 0,51 Mensile per la Federazione Italiana Trasporti - Dipartimento Mobilità - Area Contrattuale Trasporto Ferroviario e Servizi Sommario Mensile per la Federazione Italiana Trasporti Cisl Trasporto Ferroviario e Servizi Fondato nel settembre del 1950 Gennaio 2011 LX anno dalla fondazione Autorizzazione del Tribunale di Roma n.350 del 16.6.1987 Proprietà La Rotaia S.r.l. Direttore: Giovanni Luciano Direttore Responsabile: Carlo Candida Redazione: Claudio Claudiani, Osvaldo Marinig, Salvatore Pellecchia, Gaetano Riccio Impaginazione e grafica: Patrizia Censi Editoriale 2 6 8 9 10 12 15 16 18 24 28 30 32 35 36 38 40 La gioia di una “staffetta” riuscita a regola d’arte Consiglio Generale Fit Cisl Giovanni Luciano eletto Segretario Generale della Fit Cisl CCNL della Mobilità Aspettando il mille proroghe Gruppo FS Circolare sui tempi accessori del Personale di Macchina La Commissione tecnica del Coer sollecita l’avvio del confronto Organizzazione Nuove assunzioni per non andare a fondo La Fit Emilia Romagna intensifica le iniziative tra i ferrovieri Salute e sicurezza Chi trasporta il mondo lo vuole fare in sicurezza La sicurezza è un bene di tutti e tutti vi debbono concorrere Approvate le indicazini per la valutazioni del rischio da stress lavoro-correlato Normativa italiana Ragionando di Fondo sostegno al reddito e tassazione della posizione Eurofer La legge di stabilità 2011 proroga la detassazione dei premi di produttività Attualità Da conto nazionale trasporti a conto dei lavori pubblici Dentro il dato Direzione, Redazione, Amministrazione: Via A. Musa, 4 - 00161 Roma Tel. 06-44286341 Fax 06-44286342 e-mail: [email protected] Stampa: Tipografia CSR Via di Pietralata, 157 - 00158 Roma. Tel. 06-4182113 E’ vietata la riproduzione e traduzione, anche parziale, di articoli senza citarne la fonte. Crisi economica, i consumatori restano alla finestra Trasporto ferroviario Segmento notte: aperta la procedura di mobilità FS Logistica: occorre andare oltre la crisi Intorno a noi ... Chiuso in Tipografia il 2 febbraio 2011 Finito di stampare nel mese di febbraio 2011 Tiratura: 28.000 copie A zonzo tra Auditorium, XXII regione di Bruxelles e Patagonia Indice de “La Voce” 2010 per argomenti vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 Giovanni Luciano e l ria o it d E La gioia di una “staffetta” riuscita a regola d’ar te d’arte Un editoriale un po’ speciale questo. Del resto, è l’ultimo da “re sponsabile dei ferrovieri” della Fit Cisl. E dunque qualche licenza è lecita. Consentibile perfino parlare di emozioni, quelle – ci in segnavano – che un “vero maschio” non deve permettersi mai. Ma quando le emozioni personali sono in sintonia con quelle collettive? E poi, chi l’ha detto che non dobbiamo cominciare ad imparare, anche dalle nostre donne, qualcosa di meno arcaico sulla gestione e condivisione dei sentimenti? Ma torniamo alla “nostra bottega”, amiche ed amici. Perché anche in quest’ultimo rendiconto “settoriale” troverete docu mentazione della sostanza vertenziale che doverosamente ci compete come dirigenti sindacali. Piuttosto, due sottolineature in questo “promo”. Una che ri guarda la formazione dei giovani che stiamo allenando con af fettuosa passione ma anche con rude franchezza e senza sconti ipocriti di buonismo. L’altra che riguarda la “XXII regione Fit”, quella che dobbiamo costruire a Bruxelles, con l’Etf, nel cuore dell’Europa. Due questioni? No. A ben vedere, una sola. Quella dell’avvenire, di cui tutti noi, uomini e donne del trasporto, della comunica zione, del servizio alle persone, all’economia, alla collettività (e alle varie collettività di cui siamo parte) vogliamo essere prota gonisti, spendendo tutte le energie vitali disponibili e, se neces sario, facendo anche la parte di quanti, per ingenerosità sociale, per avarizia economica, per grettezza politica, e in definitiva, per scarso rispetto di sé, non vogliono spendersi o addirittura non sanno di poterlo fare. Questo è il mio ultimo editoriale da segretario nazionale dei ferrovieri della Fit Cisl. Lo faccio, lo confesso, con lo stesso stato d’animo che mi ha travolto, inaspettatamente per me, la mattina del 27 gennaio 2011. Uno stato d’animo che è un misto di nostalgia, commozione, rimpianto, orgoglio, grande gratificazione ma anche grande inquietudine. L’inquietudine che ti dà la consapevolezza che ci si aspetta molto da te. Essere stato eletto Segretario Generale della Fit Cisl è un grande onore, che mi carica di ulteriori responsabilità, ma vi assicuro che quello che mi ha stretto la gola e che mi ha fatto quasi singhiozzare all’inizio del mio intervento all’Auditorium di via Rieti il 27 gennaio, è stata la grande ondata di amicizia e stima, da parte di centinaia di voi, che mi ha quasi sommerso. Intendiamoci, so di avere un certo consenso nel quadro dirigente 2 del nostro Sindacato, non voglio peccare di falsa modestia, ma quello che è successo è stato veramente qualcosa di insolito. Ad iniziare dalle copiose telefonate di tutti quelli che, pur non avendone diritto, comunque mi hanno chiesto di poter essere presenti. È stata una giornata memorabile, per me personalmente sicuramente, ma credo anche per la Fit Cisl che non ha mai visto dal 1977 ad oggi una fase di tale coesione e sintonia tra tutte le anime che la compongono, stringendosi in un caloroso ed emozionato abbraccio a Claudiani (che ringrazio per l’amicizia e la stima che mi ha dimostrato) e a me in questo avvicendamento. Un serbatoio di energie umani e ideali Tra le tante cose che mi hanno veramente commosso e che porterò per sempre nei miei ricordi c’è il fatto che tutti i ferrovieri, non solo i consiglieri generali ma anche tantissimi delegati, segretari di coordinamento, vecchi conoscenti dei tempi di Pescara o di Ancona, dico tutti, mi hanno trasmesso il loro affetto e la loro stima. Persino alcuni che, per vicissitudini “congressuali” del pas- vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 sato, nelle varie regioni sono anche usciti dalla Fit Cisl. È qualcosa che ti tocca dentro, significa che hai lavorato bene, che hai instaurato rapporti umani veri, non di maniera o posticci. Anche la presenza di un pullman di amiche ed amici del Consiglio Generale della Fit Cisl Abruzzo, miei primi compagni di avventura, mi ha molto gratificato. Per questo sono debitore a tutti e da queste pagine voglio cogliere l’occasione di ringraziare, di cuore. Voglio anche approfittare per abbracciare idealmente tutti i lettori della “Voce” ai quali ho “parlato” nei 37 editoriali che hanno preceduto questo, magari annoiandoli. Sappiano tutti che ho sempre utilizzato questa opportunità per dare un indirizzo politico e, se andaste a rileggerne alcuni, vi accorgereste che questi editoriali anticipavano spesso quello che poi sarebbe successo poco dopo. Non ho mai voluto scrivere tanto per… Altro motivo di orgoglio: nei quasi quattro anni in cui ho rappresentato i ferrovieri della Fit, la nostra organizzazione è diventata il primo sindacato nelle Ferrovie effettuando e consolidando il tanto agognato “sorpasso”. vieri dei ferro VOCE Non vi parlerò certo del Rubygate in questo editoriale né, come pure andrebbe fatto, per le implicazioni economiche, sociali ed ovviamente nel campo dei commerci, traffici, trasporti, dell’incendio che sta bruciando il nord Africa, voglio invece fare una sorta di fotografia della situazione di contesto della nostra area contrattuale. Quando i tavoli sindacali tendono a spezzarsi Il cambio del Segretario Generale della Fit Cisl avviene, coinvolgendo il segretario responsabile dei ferrovieri, in una fase di grande complessità e complicazione per quanto riguarda i ferrovieri stessi, siano essi dipendenti del Gruppo Fs, siano essi dipendenti di altre Imprese Ferroviarie, siano essi dipendenti dei servizi ferroviari in appalto. Innanzitutto per lo stallo dei tavoli legati al Contratto della Mobilità, ma anche per gli sviluppi che stanno investendo Fs e tutte le altre imprese. Abbiamo un tavolo al Ministero che, in sintesi, vede Federtrasporto, e quindi Fs, che scalpita per poter iniziare ufficialmente la trattativa, che al momento stiamo svolgendo quasi in sordina e a volo di uccello La N. 1 Gennaio 2011 sulle varie tematiche con l’obiettivo, il nostro, di limitare al massimo le materie di intervento per poter avanzare spediti. Abbiamo, di contro, Asstra e Anav che vengono al tavolo per non fare nulla di concreto. Troppo presi dai “tagli” al servizio per poter pensare al rinnovo del contratto. Questa è l’ennesima strumentalità di chi tutto fa tranne che quello che dovrebbe fare. Il loro schema, spesso avallato dal Sindacato nel passato, è sempre lo stesso: monopolio garantito e soldi pubblici a go go. Possibilmente senza pagare aumenti contrattuali come cercano di fare ora. Ma in questa fase, attenzione, siamo oltre la melina per non fare un contratto unico con il mondo ferroviario, siamo al non voler fare un contratto se non a costo zero, senza aumenti contrattuali e però prevedendo modifiche strutturali alle normative di impiego e di orario di lavoro. Questo vorrebbero e preferiscono restare rintanati comodamente. Con questo tavolo a due velocità sarà sempre più complicato riuscire a non disarticolare la vertenza, anche per noi. Non si può pensare che una parte resti ancora ferma dopo più di due anni, mentre un’altra vuole fare il suo mestiere; non pos- 3 le ria ito d E siamo immaginare che, passati 2009 e 2010, si vada avanti così con un contratto che, se lo chiudessimo tra pochi mesi, sarebbe già scaduto. Dovremo immaginare un cambio di fase ulteriore, visto che la politica è complice di questi signori alla luce dell’inerzia che dimostra e che permette questi comportamenti. D’altro canto anche le situazioni negli appalti sono poco incoraggianti, ad iniziare dai risvolti anche drammatici che stanno investendo il notte. Siamo poi alla fase finale che precede la fusione di TLN ma, credo, in grande ritardo sotto il profilo della ricerca delle soluzioni di omogeneizzazione dei trattamenti contrattuali tra gli attuali dipendenti di Trenitalia e LeNord. In Fs si stanno svolgendo le trattative territoriali che, a seguito dell’accordo del 17 novembre 2010, hanno messo in campo proposte di esubero di personale che, come avevamo facilmente previsto, non rispecchiano affatto progetti coerenti con uno strumento simile. Solo per la Cargo si sono visti progetti che abbiano avuto un senso rispetto ad una organizzazione del lavoro che cambia. Una dirigenza aziendale, Rfi in testa, che persegue solo la riduzione delle persone in carico. Organizzazione del lavoro, carichi di lavoro sconosciuti alle semplici tabelline algebriche. La loro motivazione sfiora il ridicolo: “… negli uffici c’è stata una grande invenzione, appena fatta dall’umanità, e quindi “avanza” un sacco di gente … hanno inventato il computer (!), … hanno fatto domanda …” Abbiamo forti riserve sulla correttezza formale di questo comportamento e degli atti che ha prodotto e valuteremo a fondo se mandare a fondo il Fondo. Staremo a vedere. Come staremo a vedere cosa produrranno le trattative in corso con Ntv. Ntv e rinnovo del Contratto delle Attività ferroviarie, passando per la fusione di TLN, sono le tre questioni intimamente intrecciate tra loro che ci impegnano da tempo e che mi impegneranno ancora, anche in veste di Segretario Generale, nei prossimi mesi. Le nuove tappe di un cambiamento disegnato nel 1977 I cambiamenti organizzativi chiaramente porteranno a nuove responsabilità, anche per quanto riguarda la titolarità della delega del nostro Dipartimento della Mobilità, nella quale l’area contrattuale del Trasporto Ferroviario è inserita, ma di questo leggerete nel prossimo numero. Da parte mia un arrivederci, magari ogni tanto anche dalle pagine di questa gloriosa testata che non ha rivali, credetemi, nel suo contesto. Una testata che ha appena compiuto sessanta anni di “onorato servizio” e che potrebbe anche avere uno sviluppo del suo contenuto, come ha avuto uno sviluppo certamente di profonda modificazione sia il mondo ferroviario di sessanta anni fa che la categoria dei trasporti della Cisl nel quale il Saufi confluì nel 1977. 4 Nella Fit Cisl occorrerà, invece, proseguire il percorso stabilito dal Congresso di Chia verso il completamento della “categoria unica”. Lo si dovrà fare con la convinzione di tutti, o perlomeno della stragrande maggioranza, ormai sempre più convinta che questa formula organizzativa è la migliore. Una sola responsabilità politica, contrattuale, organizzativa e amministrativa e ogni specificità organizzata in area contrattuale. Ho avuto un’esperienza di recente che mi ha colpito e che mi ero anche appuntato nella scaletta di intervento, che non sono riuscito a leggere il 27 gennaio, che è emblematica. Sono stato chiamato ad intervenire al primo corso lungo della Fit Cisl Lazio e dovevo spiegare la struttura della Fit Cisl. Gli astanti erano qualche decina di giovanissimi provenienti da tutte le aree contrattuali e, vi assicuro, dopo un po’ che parlavo, spiegando la genesi della Fit Cisl fin dalla nascita dei sindacati che vi confluirono, mi sono accorto dagli sguardi che non eravamo in sintonia. Al che mi sono fermato un attimo ed ho utilizzato la vecchia e vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 mina il deterioramento dell’organizzazione che guida e non deve succedere. Questa è un’altra mia profonda convinzione. cara tecnica dello sviluppo empatico con l’aula facendo domande indirette. Presto ho capito. Il problema era che, mi è stato detto da loro, non capivano: “ma la Fit non è una cosa sola?”. Sono rimasto basito nel realizzare in un attimo che stava già succedendo: una nuova generazione sta già crescendo nella consapevolezza che non ci sono più i settori ma che c’è una sola grande categoria della quale facciamo tutti parte. È stata una percezione molto bella, sicuramente per me che ci ho sempre creduto ed ho fatto di tutto, fin dal 1997 in Abruzzo, per realizzare questa condizione. Chiaramente poi lì ho risintonizzato i concetti sul futuro e non sul passato per non correre il rischio di rovinare quella materia ancora tutta da plasmare che sono i nostri giovani. Già i giovani. Sono molto orgoglioso di avere dato l’input di sviluppare un progetto giovani della Fit nazionale, cercando di far espandere modelli di eccellenza in tal senso, come quello della Toscana. Se il vertice non coltiva i suoi ricambi già da quando inizia, deter- vieri dei ferro VOCE Le priorità strategiche della nostra “Comunità-Fit” Giovani e formazione, anche non solo per i giovani. Anche io ho bisogno di continua formazione, quindi anche i dirigenti nazionali e regionali ne necessitano, perché il mondo cambia a velocità vertiginosa e noi siamo nel mondo, non in una bolla di sapone sospesa ed indipendente dal contesto, come spesso leggo e sento dire da altri sindacati nelle ferrovie e non solo. Mi ha colpito, infine, la grande meraviglia che ha prodotto il mio richiamo al “territorio che ci manca” come Fit, ovvero l’Europa. È un fronte non presidiato a sufficienza in termini di lobbying, di presenza costante e di coordinamento tra tutti i frequentatori delle sezioni Etf a Bruxelles. Forse dovremmo veramente pensare ad una ventiduesima ideale regione che presidi e lavori per tutti noi dove la proliferazione di direttive e regolamenti poi determina legislazione italiana in pochi anni. Perché poi con quella legislazione ti trovi a fare i conti sui tavoli di contrattazione, quindi ci riguarda tutti. Ecco, chi pensa che Bruxelles non ci riguardi o che sia una cosa irrilevante, magari un costo in più per fare “turismo”, è la rappresentazione plastica di chi si guarda l’ombelico. Non è il mio caso e cercherò il modo per far sì che non sia il caso della Fit Cisl. Potrei e forse dovrei dire tante altre cose ma non voglio annoiare oltre, non mi resta che salutarvi ancora con lo spirito del Segretario Responsabile dei ferrovieri ma già con il senso del dovere del Segretario Generale che si dovrà occupare di tanto altro ma anche delle vicende ferroviarie e della mobilità, insieme agli altri che lo faranno più direttamente. Perdonatemi la libertà che mi sono preso, solo questa volta, di aver parlato in prima persona. Non l’ho mai fatto prima ma non potevo fare altrimenti. I sentimenti personali sono singoli non plurali. Un forte abbraccio a tutti e grazie ancora di tutto. La N. 1 Gennaio 2011 5 e al Fit Osvaldo Marinig r io igl e en G s on C Giovanni Luciano eletto Segretario Generale della Fit Cisl Il commiato di Claudiani «Giornata speciale, indimenticabile, giornata di festa vera per gente vera e tosta come noi della Cisl», con queste parole Claudio Claudiani ha iniziato la riunione del Consiglio Generale Fit, convocata a Roma il 27 gennaio, con all’ordine del giorno l’elezione del nuovo segretario generale della Federazione e della nuova segreteria. L’intervento di Claudiani, nel ripercorrere questi 11 anni alla guida della Fit, non ha lasciato spazio alla retorica. Una Federazione che dal 2000, anno del suo insedia- 6 mento, ha visto crescere gli iscritti da 95.000 agli attuali 118.000. «Non si era mai vista una Federazione così forte», ha commentato con orgoglio, rammentando come si sia, nel tempo, sempre più affermato il ruolo di interlocutore primario verso le istituzioni e le altre parti sociali. Un ringraziamento lo ha rivolto a tutti coloro che hanno contribuito «al raggiungimento di un così prestigioso risultato». Un percorso lungo iniziato negli anni Settanta che si è concluso con il congresso del 2009. In questi anni con un cambiamento senza traumi si è passati da una Federazione a forte connotazione settoriale ad una vera categoria unita, forte e autorevole, che ha saputo tenere alto l’onore della Cisl. Non è mancato un accenno all’attualità, con una politica, che non è in grado di dare risposte a una nazione che ha assoluto bisogno di ritrovare i valori morali, per dare ai giovani un futuro migliore in un Paese più equo. Serve un ulteriore impegno per fare sì che solidarietà e tutela collettiva ritrovino la giusta valenza in quanto motore del miglioramento delle condizioni di vita. L’auspicio è che in futuro si possa assistere a un recupero della moralità, si punti a un aumento della crescita del Paese anche attraverso il contributo del mondo del lavoro, in un settore, quello dei trasporti, che sarà sempre più nevralgico. È importante che si spinga in direzione della partecipazione del mondo del lavoro alle decisioni economiche, al dialogo tra le parti sociali sviluppando la bilateralità. Claudiani ha quindi indicato Giovanni Luciano come successore, definendolo come il più autorevole e adatto a raccogliere le nuove sfide che la Federazione dovrà affrontare nell’alveo della tradizione della Fit e della Cisl. Concludendo il suo intervento e il suo mandato, raccogliendo le manifestazioni di amicizia che i convenuti hanno voluto offrirgli, ha ricordato a tutti che il suo impegno affianco alla organizzazione non verrà meno: «cislini si resta per tutta la vita». Dopo la votazione che ha sancito l’unanime consenso del Consiglio Generale a Giovanni Luciano e la proclamazione della sua elezione da parte di Pietro Vasco, è seguito un breve ma intenso intervento del neosegretario generale. Il caloroso applauso del Consiglio Generale ha dato lo slancio a Giovanni Luciano per iniziare il suo primo discorso da Segretario Generale. Il primo discorso di Giovanni Luciano Con la voce rotta dall’emozione, dopo aver ringraziato per la grande manifestazione di affetto che gli è stata tributata, ha voluto rammentare a tutti la fatica del procurarsi lo stipendio con un ricordo della propria infanzia. L’immagine del rientro a casa del padre autoferrotranviere, immigrato al Nord, che dopo un’estenuante giornata di lavoro si toglie il pesante giubbotto. A sottolineare che chi assume cariche dirigenziali non dovrebbe mai vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 dimenticarsi della fatica della gente comune per portare a casa il pane quotidiano. Tra gli applausi ha poi voluto ricordare l’amico Michele Salvino recentemente scomparso, dedicandogli l’elezione. Anche Luciano ha ripercorso le tappe che lo hanno condotto alla guida della Fit, ricordando come fosse stato proprio Claudiani a volerlo a Roma nel 2000, ancorché fosse stato appena eletto segretario della Fit Abruzzo. Un azzardo azzeccato che lo ha portato alla guida «di una categoria vera, non una federazione monocomposta come si usava dire, in cui i settori, altra parola uscita dal lessico comune, regnavano sovrani. L’ultimo congresso di Chia del 2009 ha segnato un punto di non ritorno: non saranno più ammesse deroghe nei comportamenti», ha puntualizzato fin da subito Luciano. Oggi pur potendo contare su una Federazione forte, ci si deve scontrare con l’assenza della politica. «Con la difficoltà di farsi ascoltare dalle istituzioni, non per fini assistenzialistici ma per portare il giusto contributo di chi rappresenta i lavoratori e vuole il bene del Paese». «Il nostro agire», ha proseguito Luciano, «è ostacolato anche dai differenti e non consequenziali comportamenti dei nostri partner sindacali. Spesso assistiamo a prese di posizione differenti, a geometria variabile a seconda dell’area contrattuale, pur in presenza dei medesimi segretari generali di federazione». vieri dei ferro VOCE A sottolineare la continuità con quanto fatto nel recente passato, il neosegretario generale ha voluto rivendicare con orgoglio alcune delle azioni e scelte fin qui realizzate: a iniziare dalla terza edizione del corso lungo Fit. Altre scelte sottolineate con orgoglio sono state: il progetto giovani, la tessera unica di federazione, l’attivazione del centro studi Fit di via degli Anamari. Per il futuro, Luciano, ha lanciato la proposta di rivedere i rapporti, l’organizzazione, la dislocazione delle strutture territoriali della Fit per migliorare la presenza tra i lavoratori, senza dimenticare l’urgenza di essere più presenti anche in Europa, dove sempre di più, si decidono norme che incidono sui lavoratori italiani. Luciano ha chiuso l’intervento citando Federico Caffè, il quale ci ricordava che: “il riformista è convinto di operare nella storia, ossia nell’ambito di un sistema, di cui non intende essere né apologeta, né il becchino; ma, nei limiti delle sue possibilità, un componente sollecito ad apportare tutti quei miglioramenti che siano concretizzabili nell’immediato e non desiderabili in vacuo. Egli preferisce il poco al tutto, il realizzabile all’utopico, il gradualismo delle trasformazioni a una sempre rinviata trasformazione radicale del sistema”. A suggellare la giornata c’erano anche i vertici della Cisl confederale: dal Segretario Generale Raffaele Bonanni, al Segretario Generale Aggiunto Giorgio Santini, i Segretari Confederali Mezzio, Furlan, Sbarra. Le parole del segretario generale Cisl Raffaele Bonanni Raffaele Bonanni è intervenuto per ringraziare Claudiani sottolineando il suo La N. 1 Gennaio 2011 “acume politico”, la sua lealtà alla Cisl anche in momenti complessi dove si sono dovute fare delle scelte difficili da far comprendere alla categoria. Dai ringraziamenti a Claudiani agli auguri di buon lavoro al compaesano Luciano. «Davanti a sé avrà molte sfide da affrontare, molte vicende come Alitalia, Tirrenia, contratto della Mobilità, ma sono sicuro dei buoni risultati che saprà ottenere». Bonanni ha approfittato della platea per ribadire alcuni concetti cardine della sua politica sindacale. La Cisl è fortemente impegnata a far cambiare gli attuali comportamenti della politica,dell’economia. Per farlo occorre porre al centro, innanzi tutto, la questione fiscale. «Togliere il peso della tassazione da chi produce ricchezza per spostarlo su chi consuma ricchezza. Con questo semplice meccanismo si reintrodurrebbe il principio della proporzionalità del prelievo sui redditi più alti. Chi più spende più tasse paga. Non come ora che le tasse gravano per la maggior parte su chi la ricchezza la produce». La riforma fiscale, però, non basta. Serve anche una riduzione delle spese andando ad incidere sul ceto dei cosiddetti “ridistributori di ricchezze”. Comuni, provincie, regioni, comunità montane, tutti centri di spesa, molte volte non coordinati, che reggono il loro potere ridistribuendo i soldi pubblici, il più delle volte senza che vi sia un ritorno per la collettività. «È lì la prossima sfida del sindacato confederale», ha concluso Bonanni. «Come Fit, ad esempio, è tempo di fare proposte concrete per la rivisitazione delle governance e le dimensioni delle aziende del trasporto pubblico locale». Il Consiglio Generale dopo aver proceduto all’altro adempimento statutario eleggendo Michele Imperio, Beniamino Leone, Pasquale Paniccia e Rosanna Ruscito come componenti della segreteria nazionale Fit Cisl, si è chiuso tributando alla nuova squadra un lungo caloroso applauso a cui ci associamo per formulare il nostro augurio di un buon lavoro. 7 ità il ob la l cn Michele Imperio M l de C Aspettando il mille proroghe Mai “mollare il tavolo”: è la prima cosa che si insegna ai sindacalisti Volendo parafrasare il “cogito ergo sum” di cartesiana memoria, per la categoria dei rappresentanti dei lavoratori potremmo dire, più o meno, così: contratto, dunque esisto. In questi lunghissimi mesi di trattative per il Ccnl della mobilità, più e più volte ci sarebbe venuta voglia di alzarci e andare via, di sottrarci agli insopportabili comportamenti di qualche controparte datoriale, il cui unico obiettivo, era e permane, quello della provocazione. Sovente abbiamo incrociato lo sguardo dei nostri compagni di viaggio delle altre organizzazioni sindacali (ma anche quello dei “mediatori” governativi) leggendovi la nostra stessa incredulità rispetto a comportamenti pretestuosi, insostenibili al limite della decenza. Il 21 dicembre 2010 potevano esserci le condizioni per fare un passo avanti, alla luce dell’accordo Stato/Regioni che aveva circoscritto gli effetti dei tagli sul trasporto pubblico locale, previsti dalla legge di stabilità, ad una percentuale minima. Ma ancora una volta ci siamo trovati di fronte ad una fuga di Anav/Asstra che si lamentavano, strumentalmente, delle persistenti inadempienze, da parte delle Regioni, sulla erogazione delle risorse, per i contratti di servizio, già previste nella finanziaria del 2008. Quindi, di aumento contrattuale per il 2009-10 nemmeno a parlarne. Con il Natale alle porte e il motto del bravo sindacalista nella mente (mai mollare il tavolo), abbiamo aderito alla proposta governativa che suggeriva un “congelamento” dell’intesa sui “famosi” quattro punti e della discussione sull’elemento economico, in attesa che si completassero le verifiche di compatibilità economica a in atto presso le Regioni e che prendesse corpo il decreto mille proroghe. Tutto ciò a fronte dell’impegno del Ministro Matteoli a fare pressing sul collega Tremonti per scovare altre risorse e quello delle parti sociali a proseguire le trattative sul Ccnl della Mobilità aprendo il confronto con una prima ricognizione sui temi prioritari da approfondire nei due contratti di settore: autoferrotranvieri e attività ferroviarie. Altro passaggio che noi riteniamo fondamentale per il prosieguo della trattativa è che sia fatta chiarezza sulle, reali o presunte, inadempienze delle Regioni nei confronti della erogazione delle risorse alle aziende del trasporto pubblico locale, a cui Anav/Asstra strumentalmente si attaccano per procrastinare la conclusione del negoziato. Per noi è indispensabile che il Ministero dei Trasporti convochi una riunione alla presenza dei rappresentanti delle Regioni affinché sia fatta l’indispensabile chiarezza. Nel frattempo le riunioni proseguono e la fase di ricognizione ha evidenziato le seguenti priorità da affrontare nei due Ccnl di settore: • nelle attività ferroviarie i primi temi da affrontare sono la classificazione del personale e l’orario di lavoro; • nel contratto degli autoferrotranvieri oltre a classificazione del personale e orario di lavoro, le priorità comprendono anche la struttura della retribuzione, le tutele professionali (Cqc, assistenza legale, sinistri), il trattamento di malattia, la legge “148”, e la previdenza complementare. Dopo le prime riunioni di approccio, di studio che hanno registrato una comprensibile “distanza” tra le parti, a febbraio si proseguirà entrando nel merito specifico delle rispettive proposte, nell’attesa che sia approvato il cosiddetto “mille proroghe” dal quale ci attendiamo un segnale concreto per la chiusura della vertenza sui primi cinque punti del Ccnl della Mobilità. Non è solo per le ragioni sopra riportate che abbiamo aderito a questo nuovo percorso negoziale. Infatti, c’è bisogno di chiarire, con la Commissione di Garanzia, gli “equivoci” sulle modalità di effettuazione degli scioperi congiunti ferro/gomma. Unitariamente abbiamo avanzato delle proposte serie e concrete ma siamo ancora in attesa di una risposta. 8 vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 G Gaetano Riccio rup po FS Circolare sui tempi accessori del Personale di Macchina La Divisione Passeggeri Regionale ha emanato lo scorso 23 dicembre la disposizione TRNIT-DPR.VPR\P\2010\0047484 che tratta delle “Disposizioni per la messa in servizio e lo stazionamento dei mezzi di trazione”. La materia di per sé è molto delicata ed incide in maniera diretta su quella che è la “professione” del macchinista ed è trattata sia nei testi “sacri” che riguardano direttamente le funzioni di condotta che in numerose circolari che negli anni hanno dettato le norme su tale attività. E’ disciplinata, infatti, dall’ articolo 5 comma 1 dell’IPCL, dalla Circolare del 4/4/1993 relativa alla Normativa relativa alle visite ai mezzi di trazione, dalla Circolare del 23/04/1993 sui Tempi accessori ove non siano previsti spostamenti, dalla Circolare sui tempi accessori (Montagnoli) relativi a “Stazionamenti temporanei” e dal Manuale di condotta delle locomotive. Come si vede la situazione è apparentemente molto complessa: in realtà tutte le circolari e le varie normative seguono un unico filo conduttore che è quello di adeguare i tempi accessori in maniera trasversale senza mai arrivare a ridefinire le competenze precise del Personale di Macchina. vieri dei ferro VOCE L’unico testo che definisce le operazioni da effettuare è il manuale di condotta delle locomotive, che però non lega tali operazioni al tempo necessario per effettuarle. Va notato, altresì, che neppure il manuale di condotta definisce in maniera dettagliata come va effettuata la prova delle apparecchiature di sicurezza in caso di treno navetta. Altra situazione che va a complicare il quadro complessivo è quella relativa ai tempi per il ritiro e la consegna delle chiavi che variano molto da impianto ad impianto, anche in funzione di dove è posizionato il materiale. L’ultima circolare emanata dalla DPR parte dal principio, da noi contestato, che alcune operazioni possono essere svolte in contemporanea ad altre e nel testo viene citato, a titolo esemplificativo, che durante il riempimento dei serbatoi principali, è possibile: associare il telefono, attivare la registrazione degli eventi di condotta, verificare le dotazioni di bordo, verificare i mezzi di segnalamento ottici ed acustici. Appare evidente che l’impostazione aziendale tende a semplificare eccessivamente il quadro delle operazioni che vanno fatte dal macchinista prima della partenza, rendendole sovrapponibili e ciò, se portato alle estreme conseguenze, ne può svilire anche la valenza complessiva. Comprendiamo anche che l’evoluzione tecnologica delle nuove locomotive può sicuramente aiutare a ridurre i tempi accessori necessari a svolgere le operazioni preliminari rispetto alle macchine più datate, ma questo deve nascere da una verifica congiunta tra azienda e rappresentanti dei lavoratori che assieme valutano la congruità dei tempi necessari a svolgere tutte le incombenze. Per questo motivo, forti della convinzione, che abbiamo maturato negli anni, che l’unica maniera per uscire da questa situa- La N. 1 Gennaio 2011 zione sia quella di riscrivere completamente la materia andando poi a verificare sul campo i tempi necessari, nel corso dell’incontro avuto con i rappresentanti di Trenitalia e della Divisione Passeggeri Regionale, abbiamo convenuto di istituire un commissione congiunta tra azienda e Organizzazioni Sindacali e di programmare delle visite al fine di effettuare la misurazione dei tempi accessori, chiarendo le operazioni richieste e la loro corretta successione. Il programma prevede le seguenti visite negli impianti indicati: • lunedì 7 febbraio 2011 Roma Smistamento con inizio alle ore 12.00; • giovedì 10 febbraio 2011 Firenze Romito Deposito Locomotive con inizio alle ore 10.30; • venerdì 11 febbraio 2011 Napoli Campi Flegrei Deposito Locomotive con inizio alle ore 10.30. Abbiamo convenuto di scegliere tre impianti diversi della rete ferroviaria che abbiano diverse complessità relative alla loro grandezza, all’ubicazione dei binari e degli uffici interessati alla consegna / ritiro delle chiavi e ad ogni altra operazione necessaria nella fase precedente alla partenza. Abbiamo anche chiesto che la verifica fosse effettuata su tutti i materiali di trazione previsti dalla circolare del 23 dicembre al fine di poter avere un campione esaustivo da testare in diverse condizioni operative. Per la FIT Cisl parteciperanno a questi incontri di verifica i macchinisti componenti della Commissione Tecnica Nazionale Paolo Viola di Ancona ed Alessandro Beltrani di Firenze. Daremo conto dell’esito delle verifiche effettuate in modo da fare una volta per tutte la necessaria chiarezza su questo aspetto della vita lavorativa dei macchinisti. 9 Massimo Malvisi S oF pp ru G La Commissione tecnica del Coer sollecita l’avvio del confronto Inserito all’interno del consueto percorso di scambio di informazioni e di dialogo tra centro e periferia, il 14 dicembre, presso il Centro Studi Fit Cisl di via Anamari in Roma, si è riunita la Commissione tecnica Coer. L’occasione è stata importante anche per fare una prima valutazione sugli effetti dell’emanazione della DO n.77/2010, alla luce dell’accordo del 07 gennaio 2010. Il dibattito ha messo in evidenza una variegata panoramica di esperienze che fotografano una realtà molto diversa nei singoli territori pur riscontrando delle criticità comuni, prima tra tutte la sempre più marcata carenza di personale. Sicuramente, “l’assenza” di un tavolo di confronto costruttivo, con il sindacato, ha determinato delle situazioni organizzative non certo funzionali e rispondenti ai diritti e alle tutele dei lavoratori. Spesso, si è assistito a delle azioni unilaterali, da parte dell’Azienda, il cui senso e l’utilità sfugge ad una visione razionale, come ad esempio quella di concentrare il personale del Reparto Cei, nelle sale Gli intervenuti hanno posto all’attenzione una riflessione sulle attuali declaratorie delle figure professionali coinvolte nel rapido processo di trasformazione di questo ambito lavorativo proponendone una rivisitazione in chiave propositiva. Nel corso dei lavori si è cercato di sviscerare e comprendere la “filosofia” che ha portato alla modifica organizzativa del servizio con la nascita delle 5 Direttrici territoriali che nella loro “mission” hanno assorbito anche dei compiti propri del COER mettendo in risalto tutte le criticità irrisolte che investono il personale come ad esempio quello degli ex Uffici Orari. Infatti, nella riorganizzazione per Direttrice rimangono aperti altri scottanti problemi di carattere organizzativo sui compiti assegnati e la loro regolamentazione. Critiche e dubbi sono stati espressi sulla sperimentazione che riguarda il personale operante all’interno dei Presidi Prescrizioni Movimento che dovrebbe essere inserita all’interno di un percorso da condividere prima che assuma una strutturazione definitiva. 10 vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 Dco/Scc, il più delle volte progettate e realizzate per contenere un numero di persone molto inferiore a quello effettivamente utilizzato contemporaneamente. Tale concentrazione non ha fatto altro che incrementare le disfunzioni afferenti agli ambienti di lavoro di tipo openspace, già ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica sulla materia, diminuendo così la qualità della prestazione di chi quotidianamente vi lavora. L’obbligo di valutazione del rischio da stress lavoro-correlato, entrato in vigore dal 1° gennaio 2011, potrà essere un ele- mento dirimente per le richieste avanzate dei lavoratori affinché si arrivi a più presto ad una modifica degli ambienti di lavoro per renderli più consoni alla corretta tutela della salute e sicurezza. Proseguendo nell’analisi dell’organizzazione del lavoro è emersa chiara la contrarietà della nostra organizzazione alla sparizione “tout court” della figura del Capo Reparto Cei, in quanto riteniamo che per la specificità dei compiti attribuiti a tale posizione organizzativa non siano assorbibili o accorpabili stante la peculiarità e importanza nel contesto lavorativo: a tal proposito è stato ricordato come non sia mai stata abrogata la Comunicazione organizzativa n. 194. Altro aspetto evidenziato è stato quello relativo alla modifica delle giurisdizioni territoriali del personale del Dote che ha determinato una notevole rimodulazione delle attribuzioni del personale soprattutto in termini di acquisizioni di competenze dovute alla varietà di tecnologie implementate. Infine, sono stai analizzati i problemi del settore delle informazioni al pubblico, in cui si trovano ad operare le figure degli Operatori Iap e dei Ric., che pur potendo apparire un ambito lavorativo di secondaria importanza riveste, invece, un importantissimo ruolo come, peraltro, declinato dalla regolamentazione in materia di accesso ed utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria nazionale. Da tutto quanto sopra esposto emerge con chiarezza la necessità che si avvii, al più presto, un tavolo di trattativa serio per affrontare tutte le problematiche e riuscire a dare risposte concrete alle istanze dei lavoratori. È necessario che Rfi raccolga le proposte del sindacato, come quella apparentemente banale e di buon senso di reintegrare tutte le risorse umane necessarie a far funzionare al meglio sia le Direttrici che il Coer, partendo dalla emanazione di apposite interpellanze in cui siano pubblicizzati tutti i posti liberi all’interno dei Coer e Dtp per poter dar luogo ad una sana e volontaria mobilità del personale. Così come vanno meglio regolati i rapporti tra Dtp e Coer, su tutte quelle competenze che portano ad avere delle competenze che si sovrappongono o dei risvolti in comune. Come Fit Cisl siamo fortemente impegnati affinché si prema sull’acceleratore per addivenire al più presto a uno specifico confronto per la costruzione di una organizzazione del lavoro rispettosa dei diritti e delle tutele dei lavoratori oltre che ad essere più efficiente ed efficace per l’impresa. vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 11 ne Claudio Capozucca * io az izz n ga r O Nuove assunzioni per non andare a fondo Dalla Segreteria Regionale della Fit del Veneto riceviamo e volentieri pubblichiamo il punto di vista del segretario regionale Claudio Capozucca a commento dell’accordo nazionale del 17 novembre 2010 Il recente accordo nazionale del 17 novembre 2010, sottoscritto da tutte le parti (tranne che dalla solita Orsa), dopo mesi di trattative, ha sancito sostanzialmente 4 aspetti. Premio di risultato Con fatica, dopo tanta carta straccia irresponsabilmente fatta circolare tra i ferrovieri a trattativa ancora in corso, l’accordo “vero”, quello con le firme in calce: • ha sanato i tre anni arretrati di premio risultato, con un valore medio al livello D di 1060 euro; sicuramente insufficienti, sicuramente in ritardo ma sono arrivati. • ha posto le condizioni per una futura contrattazione “decentrata” del premio risultato, su obiettivi di produttività quantificabili territorialmente dalle parti. La politica portata avanti dalla Cisl in tutti i settori produttivi ha raggiunto un risultato: siamo riusciti a spostare la contrattazione di parte del salario, dal livello centrale al livello periferico. Le organizzazioni sindacali regionali e le future Rsu saranno chiamate a decidere autonomamente sulla quota parte dei prossimi salari di produttività spettanti ai ferrovieri. Abituati negli anni a ricevere i “pacchetti preconfezionati” dal nazionale, dovremo tutti sul territorio trovare la capacità di discutere e ragionare con i lavoratori (e di contrattare con l’Azienda), su quali siano gli obiettivi più idonei, concreti, raggiungibili, per andare a determinare questa fetta di retribuzione. È comunque intenzione della Fit Cisl continuare a lavorare in tutte le sedi deputate, per portare il premio di risultato dei ferrovieri a essere una vera e propria quindicesima mensilità, anche nel livello economico, legata al lavoro vero, misurabile e concreto, che si svolge sul territorio. 12 vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 Rilancio di Cargo La progressiva consunzione di Cargo è sotto gli occhi di tutti. Specialmente di quelli che in Cargo ci lavorano che si vedono giornalmente sparire fette di lavoro e che guardano al futuro con incertezza, apprensione e crescente sfiducia. Il lavoro sparisce un po’ per la generale crisi economica, ma per la maggior parte a causa di altre imprese di trasporto che, forti della mancanza di regole nel settore, cannibalizzano progressivamente la produzione di Trenitalia/Cargo, utilizzando le flessibilità lavorative più disparate, che vanno dall’applicazione ai lavoratori del contratto del commercio per arrivare ai contratti individuali. In questa situazione il Gruppo Fs, troppo svantaggiato da tale concorrenza sleale, è costretto a dover chiedere ai potenziali clienti Cargo tariffe doppie rispetto a quelle delle altre imprese: ciò ha portato l’amministratore delegato di Fs ad arrendersi ed ad alzare bandiera bianca. Considerato che non si può combattere con la fionda chi ha in mano un mitra, era chiara al Sindacato e a tutti i Ferrovieri la mai annunciata ma nei fatti progressivamente attuata chiusura di Cargo, in un contesto aziendale la cui unica preoccupazione era e rimane la gestione degli esuberi conseguenti alla dismissione delle attività. In questa situazione come Fit Cisl abbiamo fortemente preteso da Mauro Moretti la possibilità di scommettere ancora su un possibile rilancio di Cargo. Da parte nostra abbiamo dato disponibilità a contrattare quelle flessibilità normative necessarie per non far affogare Cargo, senza stravolgere diritti o leggi, ma chiedendo, questo sì, un impegno in più da parte di tutti per salvare il lavoro. Non so se i contenuti dell’accordo saranno sufficienti a fermare l’emorragia produttiva di Cargo e ad intercettare nuove quote di traffico. Ma so certamente, e spero che i lavoratori interessati lo comprendano, quanto ci siamo spesi e quanto ci stiamo spendendo per cercare di salvare “capra e cavoli”, ovvero lavoro e lavoratori. E lo stiamo facendo non solo lottando con Fs, ma combattendo strenuamente e quotidianamente dentro le imprese di trasporto concorrenti, per convincerle ad accettare un innalzamento del livello delle tutele e del salario dei lavoratori, con l’obiettivo di accorciare le differenze e di portare l’intero sistema del più che liberalizzato mercato delle merci su ferro, in un quadro di concor- vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 13 ne io az izz n ga r O renza più corretto e civile, che non scarichi solo il problema dei costi e dei sacrifici sulla pelle dei lavoratori. Questo è il nostro intento e il nostro percorso, difficile ma chiaro, sul quale costantemente cercheremo il consenso dei lavoratori anche a costo di qualche dissenso iniziale. A differenza dei soliti noti che proteggono esclusivamente le loro tessere sindacali, per garantirsi un futuro di rappresentanza sindacale demagogica e strumentale in quest’Azienda, senza assumersi nessun tipo di responsabilità nelle decisioni, salvo poi sottoscrivere gli stessi accordi un anno dopo che lo hanno sottoscritto gli altri. Invito i ferrovieri ad interrogarsi su quali siano gli interessi veri di questo tipo di rappresentanza. Assunzioni L’accordo stabilisce anche un esiguo numero di nuove assunzioni: 1000 su tutto il territorio nazionale che, considerate le decine di migliaia di fuoriuscite degli ultimi anni, sono assolutamente insufficienti a consentire un corretto svolgimento in sicurezza dei volumi attuali di produzione e di tutte le molteplici attività legate al servizio ferroviario in generale. Non se ne può più di assistere a continue esternalizzazioni a favore di terzi dalle competenze e capacità sicuramente inferiori a quelle possedute dai ferrovieri. È oramai inaccettabile il ricorso sistematico e programmato al lavoro straordinario in interi settori produttivi ove esiste una situazione operativa da bollino rosso. Stiano tutti molto attenti perché, quando si arriva “al punto di rottura e di non ritorno”, specialmente nella manutenzione dell’infrastruttura e dei rotabili, è molto difficile rialzarsi rispetto ai danni provocati da una sottovalutazione del problema. Così come nel personale di bordo e macchina o nell’ex movimento che necessitano di nuove immissioni. Fondo per la gestione degli esuberi L’Accordo del 17 Novembre prevede un passaggio in cui “si ritengono esperite le procedure nazionali per l’attivazione del fondo” di cui accordo del 15 maggio 2009. 14 Cari amici parliamoci chiaro. Il Fondo non è un prepensionamento, né un esodo incentivato, né tantomeno un “gratta e vinci” con in palio 48 mesi di pensione gratis. Noi Italiani siamo capaci, con l’uso della lingua, di “ammorbidire” i concetti: ecco allora che lo spazzino diventa operatore ecologico, il manovale che fa i ganci ai treni operatore della circolazione, quello che fa i biglietti nelle stazioni tecnico specializzato commerciale, e così via. Anche stavolta abbiamo trovato il modo per “ammorbidire” il concetto di Fondo, chiamandolo Fondo per la gestione degli esuberi, la cui traduzione giuridica vera è licenziamenti collettivi. Tanto per intenderci bene, l’attivazione di questa procedura è vincolata a situazioni gravi (per aziende in forte crisi), ed è sottoposta al controllo del rigido rispetto delle norme da parte dell’Inps. Non è una lista di uscite “variabile”, stabilita esclusivamente da un accordo tra sindacato ed Azienda, come è stato per i prepensionamenti degli anni Novanta. Non basta avere l’amico sindacalista o nell’Azienda “che ti dà una mano per entrare nel Fondo”. Questo per dire che, in caso di “verbalini accomodati”, scritti di fretta e senza il rispetto delle regole per l’accesso al fondo, il tutto può essere impugnato ed annullato dagli organismi terzi di controllo, per improprio utilizzo di ammortizzatori sociali. Detto ciò, ricordando le regole da rispettare, è obbligatoria una fase preliminare di contrattazione con le organizzazioni sindacali e le Rsu per verificare: volumi di produzione, allocazione delle attività e di chi le svolge, consistenza di personale “ante fondo” nei vari profili/figure professionali (compresi i fantomatici staff), numero degli inidonei definitivi e specifica della loro residua idoneità. Fatto questo, in caso ci fossero situazioni di carenza da un lato ed eccedenza dall’altro, è obbligatorio verificare le possibilità di riequilibrio delle risorse con gli strumenti previsti dal Ccnl (riqualificazione professionale, mobilità geografica e professionale, mobilità interdivisionale). Esaurito questo percorso, nel caso risultassero ancora eccedenze, solo allora si potrebbero aprire le procedure per l’attivazione del Fondo. Una volta attivate le procedure e il confronto sul nuovo progetto aziendale, i presupposti per poter accedere alle prestazioni del fondo sono solo tre: • l’attività lavorativa di chi va nel fondo è cessata; • l’attività lavorativa di chi va nel fondo è stata sostituita da nuova tecnologia; • l’attività lavorativa di chi va nel fondo si è “trasformata organizzativamente” e, senza aumentare i carichi di lavoro di qualche altro lavoratore, è stata implementata nella nuova organizzazione del lavoro che l’Azienda ci dovrà presentare motivandola adeguatamente. Fare le cose per bene significa: ➼ verificare sul tavolo quante nuove assunzioni ci saranno nel Veneto per quei profili in carenza cronica; ➼ verificare sul tavolo quante nuove assunzioni ci saranno nel Veneto per reinternalizzare tutta una serie di attività pregiate date all’esterno con troppa facilità e scarsa progettualità aziendale; ➼ verificare sul tavolo che le attività non “spariscano solo sulla carta” salvo, subito dopo, ritrovarsele o esternalizzate o ripartite inopportunamente su “quelli che restano”; ➼ verificare perché, in pendenza di un confronto così delicato, l’Azienda continua ad investire migliaia di euro in esodi incentivati, ma non trova i soldi per pagare un ticket, una trasferta o un’ora di straordinario a chi lavora. Spero di essere stato chiaro nel farvi capire che la Fit vuole tutelare “quelli che vogliono andare”, ma anche “quelli che sono costretti a restare” in quest’Azienda per ancora diversi anni * Segretario Regionale Fit-Cisl vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 La Fit Emilia Romagna intensifica le iniziative tra i ferrovieri Il mese di dicembre è stato contraddistinto da due importanti iniziative promosse dall’ufficio di coordinamento dell’area contrattuale trasporto ferroviario e servizi Fit Emilia Romagna: la prima ha riguardato tutte le specificità professionali dei lavoratori appartenenti alla divisione del trasporto regionale, la seconda si è focalizzata su personale di macchina. La prima iniziativa, rivolta al personale di manovra, Sor, Pdm, PdB, vendita, uffici, manutenzione corrente Imc, Umrr del Trasporto Regionale ha avuto lo scopo di esaminare le problematiche e le vicissitudini che giorno per giorno i lavoratori rilevano. L’apertura dei lavori è stata a curata dal coordinatore regionale Aldo Cosenza che si è soffermato sull’andamento del negoziato sul Ccnl della Mobilità e sullo sciopero nazionale. L’introduzione si è poi indirizzata sul fondo di sostegno al reddito, argomento molto sentito dai partecipanti. Cosenza ha esposto e chiarito i progetti di riorganizzazione presentati dall’azienda, l’andamento degli incontri, specificando le quantità degli ipotetici esuberi tra gli inidonei definitivi e nel personale delle staff amministrative. Proseguendo l’intervento è stata illustrata la situazione negli impianti del trasporto regionale. Cosenza si è soffermato sulle principali problematiche che sono oggetto di confronto e di trattativa tra azienda le segreterie regionali e le Rsu. La parola è poi passata ai numerosi partecipanti che oltre ad aver dimostrato un grande interesse hanno rivolto, alla segreteria regionale, molte domande di approfondimento, oltre ad aver esposto il loro punto di vista in numerosi ed articolati interventi. La seconda iniziativa è stata dedicata, esclusivamente, al personale di Macchina per il quale è stato pensato un percorso formativo mirato a istruire un nucleo di macchinisti iscritti alla Fit che, grazie alla loro disponibilità, garantirà un più stretto collegamento tra la segreteria Fit e i macchinisti dell’Emilia Romagna, con l’obiettivo di confermarsi come punto di riferimento per la categoria del Pdm. Tale progetto è stato concepito dall’ufficio di coordinamento del settore trasporto ferroviario e servizi per metvieri dei ferro VOCE tere a disposizione dei macchinisti un gruppo di specialisti preparati e disponibili a risolvere in tempo reale le loro problematiche. Infatti la categoria dei macchinisti è stata interessata da una serie di cambiamenti partiti con l’accordo sull’ “Agente Solo”, proseguiti con l’istituzione dell’ “Agente Polifunzionale Cargo” a cui si aggiungono le innovazioni realizzate con l’introduzione, per ora parziale, dell’informatizzazione dei turni prevista dal progetto Ivu Rail. Nonostante tutte queste novità la rappresentanza della Fit tra i macchinisti sta registrando un incremento positivo che deve essere accresciuto investendo ulteriormente nella formazione. La giornata di formazione è stata una full-immersion di nozioni tecniche a cui ha contribuito con la sua esperienza Rosario Di Pietro dell’ufficio di coordinamento dell’Area contrattuale trasporto ferroviario e servizi della Fit di Verona. Di Pietro in aula ha illustrato le norme che regolano l’orario di lavoro dei macchinisti, ha ripercorso i contenuti delle più importanti circolari che regolano il settore, per concludere con la spiegazione degli ultimi accordi nazionali (sull’agente solo e sul agente polifunzionale Cargo). Oltre la parte tecnica, la giornata formativa prevedeva anche una parte più politica, che ha visto la partecipazione del segretario generale della Fit Emilia Romagna Vincenzo Curcio e quella di Manola Cavallaro che ha voluto sottolineare i risultati ottenuti dalla nostra organizzazione nella trattativa nazionale sul progetto Ivu Rail, ricordando come: • la sperimentazione di IVU Rail riguarderà solo i segmenti Freccia Rossa e Freccia Argento della Dpni, non coinvolgendo i turni della Divisione Passeggeri Regionale e della Divisione Cargo; • i turni che avranno validità e visibilità di tre mesi (fino al 28 febbraio 2011) e manterranno l’attuale cadenza dei riposi al sesto giorno; • l’equilibrio nella distribuzione di quantità e qualità del lavoro (ore di condotta/ scorta, ore di lavoro notturno, ore di riposo settimanale, servizi con Rfr) e gestione delle giornate di disponibilità precedente il Rs. L’occasione è stata utile anche per aggiornare i partecipanti sull’andamento vertenziale relativo alle assunzioni con i contratti di formazione e lavoro (Cfl). La giornata si è conclusa con Aldo Cosenza che ha ribadito l’impegno della Fit per far crescere questo gruppo di macchinisti e per ridare slancio a questa categoria di lavoratori: non più spettatori ma attori protagonisti per governare e non subire i cambiamenti, suggellato dall’impegno della segreteria della Fit dell’Emilia Romagna a proseguire con altri moduli formativi. La N. 1 Gennaio 2011 15 za ez ur ic s ee ut al S Chi trasporta il mondo lo vuole fare in sicurezza Il 17 gennaio, a Messina, si è verificata l’ennesima morte bianca nelle Ferrovie dello Stato, la 45esima nell’arco di pochi 16 anni. Il collega della zona TE di Messina Antonino Micali, di 44 anni, è stato travolto da un treno in corsa. Il 27 gennaio, a Policoro, altro incidente, altra vittima: Costanzo Carmine di 45 anni dipendente di una ditta appaltatrice è stato investito da una macchina operatrice per la manutenzione dei binari. Come Fit non ci rassegniamo a ripetere il solito copione che prevede le condoglianze di rito ai familiari ma continuiamo ad impegnarci in prima linea affinché non si debbano, ancora, riportare dolorose notizie. Nel mese di luglio del 2010 avevamo dedicato uno convegno specificatamente pensato per trovare soluzioni all’inquietante aumento dei morti causati da investimenti di personale che opera nella manutenzione delle infrastrutture ferroviarie. Subito dopo ci siamo fatti promotori dell’iniziativa “Fermiamoci a Riflettere” per sollecitare le coscienze di tutti coloro che lavorano lungo i binari ad operare con maggiore attenzione e rispetto delle norme di sicurezza. Evidentemente non basta ancora. Siamo stufi di fare i contabili dei gravi incidenti che colpiscono i lavoratori, ma non abbandoniamo la lotta per evitare che si ripetano, anzi rilanciamo. Come Fit, il 28 gennaio, abbiamo orga- vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 nizzato un altro importante convegno per approfondire gli aspetti della salute e sicurezza, non solo nel trasporto su ferro, ma in tutti i settori del trasporto dal titolo “Chi trasporta il mondo lo vuole fare in sicurezza”, per sottolineare, come, anche in un momento di grande crisi politica, economica e sociale sia necessario valorizzare e riqualificare, in un’ottica partecipativa, il contributo del fattore lavoro e del capitale umano. La Fit vuole, così, portare il proprio contributo di idee per cercare di rimuovere gli ostacoli che fino ad oggi non hanno consentito il giusto cambio di paradigma nell’approccio culturale all’idea di sicurezza, intesa sempre più come un fattore di costo ed un intralcio alla competitività delle imprese e non come un elemento che può favorire la crescita del sistema Paese. Tra le altre proposte della Fit spiccano: la rivitalizzazione dell’ Osservatorio Nazionale sulla Salute e Sicurezza nei trasporti, istituito presso il Ministero delle Infrastrutture; il rilancio di un sistema di relazioni industriali che implementi il nuovo modello contrattuale attraverso soluzioni concertate il cui fondamento strategico sia la salute e sicurezza dei lavoratori; l’impulso a specifici percorsi formativi che coinvolgano i lavoratori, le aziende, il sindacato per promuovere una più moderna cultura della sicurezza. ma solo la relazione introduttiva della segretaria nazionale Fit Rosanna Ruscito nella quale sono riportate le proposte della nostra Federazione per migliorare, non solo, la salute e la sicurezza sul lavoro dei lavoratori dei trasporti ma anche le relazioni tra tutti i soggetti che hanno il dovere di presidiarla e di promuoverla. Non riportiamo tutti gli atti del convegno vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 17 za ez ur ic s ee ut al S Salute e Sicurezza nei Traspor ti “Chi traspor ta il mondo trasporta lo vuole fare in SICUREZZA” “La sicurezza è un bene di tutti e tutti vi debbono concorrere” Premessa Care amiche, cari amici, gentili ospiti, vi ringrazio per la vostra importante e qualificata presenza a questo nostro convegno su un tema tanto sentito come quello della sicurezza. Ringrazio per i contributi gli amici della Fit e della Cisl. Questo appuntamento segue, ed è strettamente collegato, alle altre iniziative della Fit sul lavoro, sulle politiche industriali, sulle relazioni sindacali, sulle politiche dei trasporti. Un lavoro di scavo e di approfondimento che riteniamo fonda- 18 mentale per affrontare questo momento di grande crisi politica, economica e sociale, in cui si avverte la necessità di riqualificare e valorizzare il contributo che il lavoro e il capitale umano possono dare al rilancio del nostro sistema economico. Quello che abbiamo in mente è un modello di impresa sempre più attento al valore della persona e un modello di sindacato come soggetto attivo dello sviluppo e della diffusione del benessere. E la sicurezza, insieme alle nuove relazioni industriali e al tema della partecipazione, fa parte dei grandi nodi da sciogliere per contribuire allo sviluppo di una rinnovata e moderna “centralità del lavoro”. Le crude statistiche e il tragico bilancio delle morti bianche nel nostro Paese impongono uno sforzo straordinario per rilanciare con determinazione, anche in termini di una più intensa collaborazione tra imprese e lavoratori, una nuova cultura della sicurezza che veda nella prevenzione il suo punto qualificante. Come Fit crediamo che investire in sicurezza non significhi soltanto fronteggiare un costo economico, comparabile con quello di una corposa manovra finanziaria, ma considerare anche gli effetti di un costo implicito che si misura in disagio psichico e relazionale, in perdita di dignità, di autostima, di riconoscimento sociale. vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 Fattori che si pagano in termini di fallimento di progetti di vita, di dequalificazione professionale, di rinuncia obbligata alla integrità della propria persona. Fuori di ogni retorica, si tratta di fattori altrettanto concreti e misurabili, se si assume, come vogliamo, l’ottica della condizione soggettiva delle vittime degli infortuni e delle malattie professionali. Il principale ostacolo da rimuovere, per una efficace azione di prevenzione, è appunto di ordine culturale e politico: occorre riportare all’ordine del giorno delle agende dei responsabili politici, degli organi istituzionali e delle relazioni sindacali il tema delle condizioni di lavoro, proprio in ragione della competitività delle imprese sui mercati e, conseguentemente, introdurre tutte le innovazioni organizzative che consentano di costruire un ambiente di lavoro più sicuro. Come Fit siamo preparati a queste sfide perché la sicurezza, che consideriamo una grande questione di civiltà e di qualità dei rapporti sociali, è sempre stata al centro della nostra strategia sindacale. In questo senso abbiamo iniziato un percorso specifico a partire dal 2009 ideando e progettando, sul tema della salute e sicurezza, corsi formativi riservati agli RLS di tutta Italia e seminari di aggiornamento sulla nuova normativa. L’obiettivo di questo convegno è quindi quello di riflettere insieme per animare un’effettiva condivisione e per individuare proposte e soluzioni che ci consentano di fare un salto di qualità, al di là delle denunce di rito che accompagnano i tanti gravi episodi di infortunio e di morte sul lavoro. Un approccio ispirato da un principio fondamentale della nostra identità e cioè che una moderna cultura del lavoro deve mettere la valorizzazione della persona al centro del lavoro, del sistema dell’impresa e del suo funzionamento. La cultura della sicurezza e la centralità della persona La focalizzazione sulla persona è innanzitutto una sfida culturale che richiede un vero e proprio cambio di paradigma da parte di tutti i soggetti coinvolti. Se si sedimenta nel senso comune l’idea che la sicurezza è prevalentemente costo, intralcio alla competi- vieri dei ferro VOCE tività e fattore di debolezza, l’impegno consapevole e responsabile dei diversi attori resta confinato in un contesto di collaborazione formale, a volte retorica, che rischia di compromettere sia il raggiungimento degli obiettivi di centralità della persona sia quelli di produttività e competitività aziendale. Ecco è necessaria una diversa strategia e una visione d’insieme delle problematiche del lavoro e della sicurezza. Ma la strategia non può che essere filiazione diretta di una vision che a sua volta è necessariamente il prodotto di una cultura intorno alla quale sanno convergere tutti i protagonisti. Questa convinzione nasce da una conoscenza diretta e approfondita dei problemi con cui, come sindacato, ci confrontiamo tutti i giorni. Una visione nuova, in cui la sicurezza, al di là dell’importanza delle norme, si caratterizzi come stimolo permanente alle lavoratrici, ai lavoratori e alle imprese, diventando valore fondante della vita di ogni persona. Dobbiamo tutti fare un salto di qualità. Le aziende vanno richiamate a una valutazione reale del rischio, alla realizzazione di percorsi formativi efficaci e funzionali, alla prevenzione, al rispetto formale e sostanziale di tutte le norme rendendo, nel contempo, ogni soggetto attore e garante di questi processi. L’esigenza della crescita di una cultura della sicurezza, sempre più diffusa, oltre alla vigilanza sul rispetto delle regole e norme, è evidenziata anche da numeri e statistiche: nel 2009, secondo il rapporto annuale dell’Inail, si sono registrate complessivamente 790.000 denunce di infortunio, 1.050 morti bianche, ossia circa 3 morti al giorno per cause di lavoro. I dati INAIL di qualche settimana fa, relativi al settore dei trasporti, confermano questa grave linea di tendenza: una morte bianca ogni tre giorni solo nel nostro settore! Questi numeri e queste considerazioni denunciano che siamo anche davanti a un fenomeno strutturale che evidenzia come, la cultura della sicurezza non appartenga ancora pienamente al senso comune e ai valori primari delle persone, delle organizzazioni, delle istituzioni e delle imprese. Numeri che chiamano in causa tutti noi. Nessuno può più permettersi di essere evasivo o reticente. Una società moderna, che ponga la persona al centro dei rapporti di produzione, non può tollerare che si metta in discussione l’integrità dei lavoratori né che si possano considerare i morti sul lavoro una tragica fatalità. Ma l’indignazione non basta. Servono anche e soprattutto formazione, informazione, impegno, persuasione, confronto: temi sempre più centrali per un lavoro sicuro e per dare serenità e certezza ai lavoratori, alle lavoratrici e alle stesse imprese. Occorre un punto di vista sulla sicurezza nuovo e globale, che non escluda la sicurezza di genere, una specificità questa che necessita di interventi e risposte mirate, come emerge dalla stessa indagine che oggi presenteremo. Sono stati fatti passi avanti in tal senso ma sono ancora insufficienti. L’attuale organizzazione del lavoro non mette ancora al centro delle proprie politiche la “conciliazione tempi di vita e tempi di lavoro”, l’erogazione di nuovi servizi, determinanti non La N. 1 Gennaio 2011 19 za ez ur ic s ee ut al S solo nel sostenere la presenza femminile nel mondo del lavoro, ma anche ad abbattere i costi sociosanitari delle patologie derivanti da stress lavoro correlato che, nei prossimi venti anni, si valuta costituiranno la seconda voce della spesa sanitaria nazionale. Le norme contrattuali, legislative ed europee sulla sicurezza Sicurezza deriva dal latino sine cura che vuol dire senza preoccupazione. E’ sicuro ciò che non altera equilibri, abitudini, che non determina strappi, che garantisce stabilità. Una stabilità che nelle relazioni sociali dipende ed è strettamente legata al rispetto delle regole e delle norme. I diritti senza regole e senza norme non esistono, e se esistono sono solo sulla carta. Le norme e le regole sono importanti e servono come perimetro di riferimento ma non possono esaurire il nostro impegno e la nostra azione quotidiana. Va riconosciuto l’enorme sforzo fatto dalla contrattazione e dai nostri legislatori per recepire tutte le direttive europee su salute e sicurezza. Esiste però un problema tipicamente italiano e cioè il ricorso sistematico alle deroghe, introdotte di volta in volta sia sui controlli che sulle sanzioni; ricorso non vissuto come eccezione ma come prassi consolidata capace di depotenziare qualsiasi innovazione legislativa. Affermare quindi una cultura della sicurezza significa lavorare per una migliore applicazione delle norme stesse, comprese le ispezioni, i controlli e le sanzioni, oltre alla prevenzione che è l’elemento strategico della salute e sicurezza sul lavoro. La formazione e la sicurezza La prevenzione presuppone un impegno sistematico di pianificazione e di azioni finalizzate a impedire o ridurre il rischio d’incidenti attraverso l'informazione sulle norme, l'addestramento dei lavoratori al corretto utilizzo di strutture, macchine, attrezzature, impianti e all'adozione di comportamenti e procedure operative adeguate. Per fare buona prevenzione è necessario investire su un sistema formativo migliore di quello attuale, capace di considerare i cambiamenti sociali derivanti da una grande presenza di lavoratori stranieri, da una crescente presenza del lavoro femminile, soprattutto in settori come quello dei trasporti; capace di tenere in considerazione i nuovi trend demografici di invecchiamento della popolazione e le trasformazioni introdotte nell’organizzazione del lavoro dall’innovazione tecnologica. Proponiamo quindi, come Fit Cisl, di promuovere una nuova fase della formazione alla sicurezza, in grado di farsi carico di questioni concrete e di porsi obiettivi funzionali alla tutela delle persone, del lavoro e del sistema delle imprese. Si tratta di obiettivi e di impegni che coinvolgono il Sindacato, perché anche noi sindacalisti dobbiamo acquisire strumenti e conoscenze sempre più avanzati in tema di sicurezza, in uno sforzo corale di conoscenza collettiva e non episodica, un apprendimento continuo di cui il singolo sindacalista deve essere chiamato a declinare i contenuti nei diversi ambiti settoriali, territoriali e 20 aziendali di riferimento. Come FIT Cisl immaginiamo uno scambio di conoscenze e di esperienze capaci di rafforzare i saperi dell’intera organizzazione, attraverso la costruzione di una web community FIT, che sia strumento per costruire una learning organization, in una logica di condivisione virtuosa di esperienze, case histories e buone prassi, al fine di stabilire modalità innovative di apprendimento e formazione continua. Sicurezza, trasformazioni nel lavoro, innovazione tecnologica, infrastrutture, orari di lavoro/turni La sicurezza è strettamente collegata all’organizzazione del lavoro, all’innovazione e alle infrastrutture. Nel comparto dei trasporti questi elementi sono fortemente caratterizzanti e condizionanti: o La trasformazione dei modelli organizzativi del lavoro incide sui livelli della sicurezza e sulla determinazione delle condizioni di contesto che possono mettere a repentaglio l’integrità dei lavoratori. Il ricorso alle esternalizzazioni, agli appalti, a vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 e che tengano in considerazione il cambiamento della popolazione lavorativa - sempre più caratterizzata dalla presenza di lavoratrici - e gli aspetti socio ambientali in cui si opera (prevedendo quindi cabine di guida chiuse negli autobus di linea e sedili conformi alla diversa struttura anatomica di uomini e donne). o La qualità delle infrastrutture è parte integrante del sistema dei trasporti. Investire, ammodernare le infrastrutture - stradali, marittime e aeroportuali - e costruirne di nuove, mettendo la sicurezza dei lavoratori e degli utenti al centro della loro progettazione, significa elevare la qualità e la sicurezza del servizio di trasporto per tutti coloro che ne usufruiscono. Dobbiamo, quindi, contrastare l’idea che investire sulla sicurezza e mantenerne i necessari livelli rappresenti una resa rispetto all’esigenza di sviluppo di una competitività spesso limitata all’abbattimento dei costi. Riteniamo inoltre necessario porre un freno alle pressioni esercitate sui lavoratori, finalizzate ad aumentare i ritmi di lavoro che, in alcuni comparti dei trasporti, porta a eludere anche le più elementari disposizioni sulla sicurezza. Va ripristinato, in sintesi, un clima condiviso capace di armonizzare le ragioni del profitto e quelle “sociali”, evitando che, anche in questo ambito, si perpetui la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite, scaricando sulla collettività i danni causati da infortuni e morti. regimi contrattuali differenti e il proliferare del lavoro sommerso oltre a incidere sulla sicurezza condizionano anche la competitività, la produttività e la qualità del servizio. o Nell’ambito dell’organizzazione del lavoro, è importante il tema degli orari di lavoro e dei turni e la loro gestione. Il sistema dei trasporti è costituito, prevalentemente, di comparti che lavorano a ciclo continuo e questo pone da sempre il grande problema della gestione dei turni e della flessibilità del lavoro. E’ necessaria un’azione concertata nelle singole aziende su questi temi. Dobbiamo evitare che prevalgano solo valutazioni economiche, con il rischio, specie in un momento di crisi come questo, che i ritmi di lavoro assumano una fisionomia pericolosa per l’incolumità e la sicurezza, anche e non ultimo per i legami che essa intrattiene con le patologie derivanti dallo stress lavoro correlato. o L’obsolescenza dei mezzi aumenta il rischio di incidenti sul lavoro che possono essere limitati attraverso l’innovazione del parco macchine e l’utilizzo di tecnologie avanzate in grado di garantire standard elevati di controllo, verifica e monitoraggio vieri dei ferro VOCE La sicurezza sul lavoro e degli utenti nei trasporti Quando pensiamo a un mezzo di trasporto dobbiamo immaginarlo nella sua doppia natura di strumento di spostamento di merci e persone e nella sua natura di luogo di lavoro. La sicurezza percepita dall’utente è un elemento decisivo nella stessa valutazione delle alternative di scelta e ciò condiziona profondamente la natura, le dinamiche, le linee di sviluppo e le politiche industriali delle varie aziende. Per il lavoratore il mezzo di trasporto costituisce il luogo in cui svolge la propria attività e dove esercita il suo diritto costituzionale al lavoro. La proposta della FIT Cisl quindi è quella di ricercare e garantire, con tutti i soggetti coinvolti, la tutela complessiva del sistema dei trasporti, che significa tutela contestuale della sicurezza dei lavoratori e di quella dei passeggeri utenti. E’ necessario condividere con le aziende un punto cruciale: all’interno del sistema dei trasporti la sicurezza dei lavoratori è elemento strategico di sviluppo della competitività e della produttività così come la sicurezza dei passeggeri è parte integrante del servizio offerto. Il settore dei trasporti non è omogeneo ma caratterizzato, come noto, da una molteplicità di comparti, segnati fortemente da specificità e peculiarità di imprese diversamente strutturate e organizzate. Come FIT proponiamo che le esperienze maturate in ogni singolo La N. 1 Gennaio 2011 21 za ez ur ic s ee ut al S settore, le buone prassi, i modelli organizzativi, che hanno portato a risultati positivi nel contenimento degli infortuni, diventino patrimonio di tutti i soggetti che operano nei trasporti. In alcuni comparti sono stati fatti significativi passi in avanti che purtroppo non hanno stimolato né un cambio di mentalità né processi di emulazione, anche quando tali azioni positive sono state promosse da aziende appartenenti ad uno stesso gruppo industriale. A tal proposito è significativo quanto succede nel Gruppo FS, dove troviamo la società RFI, unica tra le consociate, che si è dotata di un osservatorio paritetico sulla sicurezza, evidenziando una maggiore sensibilità e attenzione rispetto al tema. Come FIT non contestiamo l’autonomia societaria delle imprese che fanno riferimento a un medesimo gruppo, ma colpisce il fatto che un tema come la sicurezza – che dovrebbe costituire un asset fondamentale di credibilità complessiva del gruppo stesso – possa essere delegato a scelte effettuate dalle singole società controllate. Questa articolazione di scelte trova conferma anche nel caso di ANITA e ASSOPORTI. Le due associazioni hanno aderito a progetti e realizzato accordi per maggiori investimenti in materia di sicurezza sul posto di lavoro. ANITA, l’associazione che rappresenta le maggiori aziende di autotrasporto, ha rinnovato l’adesione alla carta Europea della Sicurezza Stradale, impegnandosi a maggiori investimenti per elevare gli standard di sicurezza, in quanto, per usare le parole del Presidente, “oltre il 50% degli incidenti sul lavoro avvengono per strada e per gli autotrasportatori la strada è il luogo di lavoro.” Il problema sicurezza si fa ancora più pressante nell’ambiente portuale a causa della complessità e dell’articolazione del lavoro in questo specifico comparto. La complessità e la rischiosità sono determinate dall’alta densità di mano d’opera dei diversi soggetti operativi – dall’armatore al terminalista, dallo spedizioniere all’autotrasportatore - e alla presenza contemporanea di mezzi meccanici. A questo quadro già complesso e dinamico bisogna aggiungere la presenza di lavoratori di diverse nazionalità, con diversa cultura, formazione, comprensione e rispetto delle nostre norme in materia di sicurezza. Alla luce di tali considerazioni accogliamo positivamente l’accordo quadro di collaborazione tra Assoporti e INAIL che si impegnano a definire piani operativi e identificare azioni in grado di incidere sui livelli di sicurezza dell’ambiente portuale. Al contempo rileviamo come siamo ancora lontani da una cultura sinergica tra le parti che, a nostro avviso, rimane un elemento fondamentale alla diffusione di buone prassi. Rivendichiamo una concertazione tra datori di lavoro, organizzazioni sindacali e istituzioni, necessaria per arrivare a una riduzione sistematica degli infortuni e alla diffusione delle buone prassi. Sicurezza: relazioni industriali e modello contrattuale Se vogliamo superare concretamente il momento della denuncia 22 è fondamentale individuare soluzioni condivise con tutti i soggetti coinvolti: lavoratori, istituzioni e imprese. Come FIT sosteniamo un principio fondamentale e cioè che la sicurezza non si contratta: passi indietro sul tema non sono concepibili e non può essere oggetto di scambio al tavolo delle trattative. La “contrattabilità” della sicurezza può esistere soltanto in termini migliorativi perchè essa è una dimensione del lavoro inscindibile da tutti gli elementi che lo caratterizzano. In questo senso ogni soggetto coinvolto deve fare un passo in avanti per alzare il livello della contrattazione e degli accordi. Le imprese devono cambiare il loro punto di vista, a partire anche dal coinvolgimento degli RLS, che non devono essere considerati una spina nel fianco ma soggetti che partecipano e concorrono all’evoluzione del lavoro. La sicurezza non è alternativa alla produttività, alla qualità e alla competitività ma ne rappresenta un requisito essenziale, anche alla luce del nuovo modello contrattuale basato su un’idea di competitività in cui dovranno necessariamente prevalere gli elementi di convergenza tra impresa e lavoratori. Convergenza che deve concretizzarsi in primis sul tema della sicurezza. Tutti insieme, dovremo concorrere alla tutela di alcuni diritti non disponibili quali: o Diritto alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro o Diritto a un’equa retribuzione o Diritto alla formazione Per affrontare concretamente e in modo innovativo il tema della sicurezza è necessario consolidare anche relazioni industriali che mettano al centro: o La partecipazione e la valorizzazione del capitale umano o Il coinvolgimento dei lavoratori nelle scelte delle imprese o La certezza di governabilità dell’impresa o Sedi bilaterali finalizzate, in particolare, alla formazione e informazione su salute e sicurezza e all’attività di prevenzione. o La regolamentazione condivisa della prestazione lavorativa, delle flessibilità e degli orari Tutto questo è già presente nella riforma del modello contrattuale, condivisa dalle parti sociali e dal Governo, dove la contrattazione decentrata è la sede più idonea - in quanto vicina ai lavoratori e alle imprese – per affrontare concretamente temi così importanti quali salute e sicurezza dei lavoratori. La coesione sociale si può garantire solo attraverso la condivisione, ed è compito delle parti e delle istituzioni dare vita e favorire un sistema concertativo capace di armonizzare e orientare le esigenze delle lavoratrici, dei lavoratori, delle imprese e degli utenti. In sintesi le proposte della FIT Cisl che poniamo alla discussione e alla riflessione sono: o Investire sulla crescita culturale e la valorizzazione delle persone siano esse lavoratrici, lavoratori e imprese o Esercitare controllo e vigilanza sull’applicazione delle norme siano esse contrattuali, legislative o comunitarie vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 o Valorizzare il ruolo dei responsabili della sicurezza o Attivare una formazione innovata, come strumento capace di accrescere, sul valore della sicurezza, conoscenza e consapevolezza o Sviluppare un’organizzazione del lavoro armonica e attenta ai temi della produttività, della competitività, della conciliazione lavoro-famiglia, in un’ottica di sicurezza e benessere organizzativo o Ricercare e garantire la sicurezza dei lavoratori occupati nei comparti, contestualmente a quella degli utenti o Dare vita a un assetto e a un modello contrattuale ispirato alla logica della riforma, che concretizzi relazioni industriali concertative e una contrattazione decentrata che ponga la salute e sicurezza dei lavoratori tra i suoi pilastri strategici. o Realizzare un Osservatorio Nazionale Permanente dei Trasporti, articolato al suo interno per aree corrispondenti ai diversi comparti e in grado di svolgere azioni di prevenzione, monitoraggio, raccolta dati, controllo degli appalti e sensibilizzazione dei lavoratori (vedi allegato) Vanno inoltre individuati sedi e strumenti paritetici di comparto con il compito di monitorare costantemente, anche in rapporti con gli Istituti e gli Enti preposti, lo stato di applicazione delle norme contrattuali, legislative e comunitarie, attivando, se necessario, iniziative condivise finalizzate alla difesa della salute, dell’ambiente e della sicurezza sui luoghi di lavoro. Allegato: Osservatorio Nazionale Permanente dei Trasporti Per poter essere più incisivi nella promozione e divulgazione della cultura della sicurezza nel mondo dei trasporti, affinché essa possa permeare più in profondità tutti gli attori che vi operano -imprese, lavoratori, cittadini, utenti -, la FIT CISL ritiene necessaria la creazione di un osservatorio nazionale permanente che, valorizzando la concertazione e la partecipazione delle parti sociali, possa diventare vieri dei ferro VOCE per tutti un punto di riferimento autorevole. L’osservatorio si articolerà in specifiche aree, corrispondenti alle diverse filiere contrattuali, che perseguiranno finalità comuni quali: • prevenzione e pianificazione di interventi per azioni mirate alla crescita dei livelli di sicurezza; • raccolta sistematica dei dati relativi agli incidenti, agli infortuni sul lavoro, alle malattie professionali; • comparazione degli aspetti di maggiore criticità per la sicurezza relativi a ciascuna modalità di trasporto non solo in ambito nazionale ma anche europeo; • ricerca sugli aspetti intermodali della sicurezza per incrementarne i livelli a favore dei lavoratori, dei viaggiatori e delle merci; • indicazione di criteri utili alla definizione di un sistema di qualificazione delle imprese di trasporto; • individuazione di interventi per migliorare la protezione e prevenzione dei rischi che incidono sulle attività lavorative oggetto di appalto; • sviluppo dell’attività di informazione verso i lavoratori e verso i cittadini per accrescere il processo di sensibilizzazione al tema della salute e sicurezza. Tale osservatorio deve rappresentare, per autorevolezza, una realtà certa di riferimento per l’intero settore trasporti, per cui la FIT CISL ritiene indispensabile il ruolo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in qualità di Coordinatore, delle associazioni datoriali e delle imprese che operano istituzionalmente nel campo della sicurezza dei trasporti e dell’ambiente, o che svolgano compiti operativi nel medesimo campo, e dalle organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale. L’osservatorio deve diventare un vero laboratorio operativo e propositivo, capace non solo di monitorare la componente sicurezza nell’intero comparto ma, anche, di formulare proposte mirate alla messa a punto di strumenti, norme, azioni che producano risultati misurabili per la realizza- La N. 1 Gennaio 2011 zione dell’obiettivo unico e condiviso di “porre la persona al centro del sistema dei rapporti di produzione”. L’osservatorio svolgerà i compiti di monitoraggio su tutte le modalità di trasporto attraverso l’istituzione di una apposita banca dati che possa interfacciarsi con il Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro nonché le altre fonti di dati in possesso di ognuno degli attori coinvolti nel progetto. La banca dati costituirà la base anche per la diffusione e valorizzazione delle “buone prassi” presenti nei diversi settori e ambiti produttivi, finalizzate alla divulgazione e alla proposta di azioni mirate alla crescita dei livelli di sicurezza all’interno delle singole modalità di trasporto; attraverso un confronto tra le esperienze e le scelte operate nell’ambito di ciascuna modalità di trasporto con particolare riguardo agli aspetti intermodali del trasporto. L’osservatorio potrà anche svolgere compiti di verifica sullo stato dell’applicazione delle norme legislative ed amministrative nel settore di riferimento. L’osservatorio si farà promotore di azioni di comunicazione, divulgazione e informazione specifica su salute e sicurezza per i lavoratori, le imprese e l’utenza, in relazione alle questioni di maggiore impatto in tema di safety. Considerata la sempre maggiore importanza che il sistema della certificazione delle imprese assumerà nel prossimo futuro, l’osservatorio si propone come organismo qualificato per l’individuazione dei criteri specifici che facciano riferimento alle conoscenze, competenze, alle buone prassi, agli standard contrattuali organizzativi nell’impiego della manodopera anche in relazione agli appalti e alle tipologie di lavoro flessibile. In estrema sintesi, l’osservatorio dovrà diventare un punto di riferimento, promozione e supporto per tutte le imprese e i lavoratori del settore trasporti, per dotarsi di strumenti e procedure efficaci, in grado di permettere a chi trasporta il mondo di farlo in sicurezza. 23 za Osvaldo Marinig ez ur te e sic u al S Approvate le indicazioni per la valutazione del rischio da stress lavoro-correlato Nel rispetto dei tempi previsti dalla legge, la Commissione Consultiva permanente ha deliberato il testo delle «indicazioni necessarie alla valutazione del rischio da stress lavoro-correlato», come previsto all’art.6, c.8, lett.m-quater, del d.lgs. n.81/2008 s.m.. modifiche e integrazioni, la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro di cui all’articolo 6 del medesimo provvedimento ha approvato, nella riunione del 17 novembre 2010, le seguenti indicazioni per la valutazione dello stress lavoro-correlato. Tutti gli attori della prevenzione, dei diversi contesti lavorativi – pubblici e privati – potranno così conoscere le «indicazioni metodologiche» che dovranno essere rispettate per l’effettuazione di tale valutazione, di cui all’articolo 28, c.1, del d.lgs. n. 81/2008 s.m.. Quadro normativo di riferimento, finalità e struttura del documento L’articolo 28, comma 1, del d.lgs. 9 aprile 2008, n.81, di seguito d.lgs. n.81\2008, prevede che la valutazione dei rischi debba essere effettuata tenendo conto, tra l’altro, dei rischi da stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’accordo europeo dell’8 ottobre 2004. In ragione delle difficoltà operative ripetutamente segnalate in ordine alla individuazione delle corrette modalità di attuazione di tale previsione legislativa, in sede di adozione delle disposizioni integrative e correttive al citato d.lgs. n.81\2008, è stato introdotto all’articolo 28 il comma 1-bis, con il quale si è attribuito alla Commissione consultiva il compito di formulare indicazioni metodologiche in ordine al corretto adempimento dell’obbligo, finalizzate a indirizzare le attività dei datori di lavoro, dei loro consulenti e degli organi di vigilanza. Al fine di rispettare, entro il termine del 31.12.2010, la previsione di cui all’articolo 28, commi 1 e 1-bis, del d.lgs n.81\2008, la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro ha costituito un proprio comitato a composizione tripartita il quale, a seguito di ampio confronto tra i propri componenti, ha elaborato il presente documento, licenziato dalla Commissione consultiva nella propria riunione del 17 novembre 2010. Il documento, che giunge al traguardo dopo sette mesi di delicato lavoro e difficile confronto, trova la piena soddisfazione della nostra confederazione, per l’ottenimento di molti punti, sostenuti e difesi, durante le tante sessioni di lavoro susseguitesi nei mesi passati. Uno per tutti, l’ampliamento del ruolo del Rls/Rlst, da figura consultata ad attore fondamentale, nell’intero svolgimento della valutazione del rischio da stress lavorocorrelato. Di seguito riportiamo la versione ufficiale del documento, che non dovendo assumere forma di decreto legislativo, diviene immediatamente operativo e diffondibile a tutti, nella forma con la quale la Commissione Consultiva permanente lo ha licenziato. In attuazione delle disposizioni di cui all’articolo 6, comma 8, lettera m-quater, e all’articolo 28, comma 1-bis, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81, e successive 24 vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 Le indicazioni metodologiche sono state elaborate nei limiti e per le finalità puntualmente individuati dalla Legge tenendo conto della ampia produzione scientifica disponibile sul tema e delle proposte pervenute all’interno della Commissione consultiva e sono state redatte secondo criteri di semplicità, brevità, responsabilità. Il documento indica un percorso metodo- vieri dei ferro VOCE logico che rappresenta il livello minimo di attuazione dell’obbligo di valutazione del rischio da stress lavoro-correlato per tutti i datori di lavoro pubblici e privati. Definizioni e indicazioni generali Lo stress lavoro-correlato viene descritto all’articolo 3 dell’Accordo Europeo dell’8 ottobre 2004 – così come recepito dall’Accordo Interconfederale del 9 giugno 2008 – quale “condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o aspettative riposte in loro” (art.3 comma 1). Nell’ambito del lavoro tale squilibrio si può verificare quando il lavoratore non si sente in grado di corrispondere alle richieste lavorative. Tuttavia non tutte le manifestazioni di stress sul lavoro possono essere considerate come stress lavorocorrelato. Lo stress lavoro-correlato è quello causato da vari fattori propri del contesto e del contenuto del lavoro. La valutazione del rischio da stress lavoro-correlato è parte integrante della valutazione dei rischi e viene effettuata (come per tutti gli altri fattori di rischio) dal da- La N. 1 Gennaio 2011 tore di lavoro avvalendosi del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (Rspp) con il coinvolgimento del medico competente, ove nominato, e previa consultazione del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (Rls/Rlst). È, quindi, necessario preliminarmente indicare il percorso metodologico che permetta una corretta identificazione dei fattori di rischio da stress lavoro-correlato, in modo che da tale identificazione discendano la pianificazione e la realizzazione di misure di eliminazione o, quando essa non sia possibile, riduzione al minimo di tale fattore di rischio. A tale scopo, va chiarito che le necessarie attività devono essere compiute con riferimento a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, compresi dirigenti e preposti. La valutazione prende in esame non singoli ma gruppi omogenei di lavoratori (per esempio, per mansioni o partizioni organizzative) che risultino esposti a rischi dello stesso tipo secondo una individuazione che ogni datore di lavoro può autonomamente effettuare in ragione della effettiva organizzazione aziendale (potrebbero essere, ad esempio, i turnisti, i dipendenti di un determinato settore oppure chi svolge la medesima mansione, ecc..) Metodologia La valutazione si articola in due fasi: una necessaria (la valutazione preliminare); l’altra eventuale, da attivare nel caso in cui la valutazione preliminare riveli elementi di rischio da stress lavoro–correlato e le misure di correzione adottata a seguito della stessa, dal datore di lavoro, si rivelino efficaci. La valutazione preliminare consiste nella rilevazione di indicatori oggettivi e verificabili, ove possibile numericamente apprezzabili, appartenenti quanto meno a tre distinte famiglie: I. Eventi sentinella, quali ad esempio: indici infortunistici; assenze per malattia; turnover; procedimenti e sanzioni; segnalazioni del medico competente; specifiche e frequenti lamentele formalizzate da parte dei lavoratori. I pre- 25 za ez ur ic s ee ut al S detti eventi sono da valutarsi sulla base di parametri omogenei individuati internamente alla azienda (es. andamento nel tempo degli indici infortunistici rilevati in azienda). II. Fattori di contenuto del lavoro, quali ad esempio: ambiente di lavoro e attrezzature; carichi e ritmi di lavoro; orario di lavoro e turni; corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali richiesti. III. Fattori di contesto del lavoro, quali ad esempio: ruolo nell’ambito della organizzazione; autonomia decisionale e controllo; conflitti interpersonali al lavoro; evoluzione e sviluppo di carriera; comunicazione (es. incertezza in ordine alle prestazioni richieste). In questa prima fase possono essere utilizzate liste di controllo applicabili anche dai soggetti aziendali della prevenzione che consentano una valutazione oggettiva, complessiva e, quando possibile, parametrica dei fattori di cui ai punti I,II,III che precedono. In relazione alla valutazione dei fattori di contesto e di contenuto di cui sopra (punti II e III dell’elenco)occorre sentire i lavoratori e/o il Rls/Rlst. Nelle aziende di maggiori dimensioni è possibile sentire un campione rappresentativo dei lavoratori. La scelta delle modalità tramite cui sentire i lavoratori è rimessa al datore di lavoro, anche in relazione alla metodologia di valutazione adottata. Ove dalla valutazione preliminare non emergano elementi di rischio da stress lavoro-correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, il datore di lavoro sarà unicamente tenuto a darne conto nel Documento di Valutazione del Rischio (Dvr) e a prevedere un piano di monitoraggio. Diversamente, nel caso in cui si rilevino elementi di rischio da stress lavoro-correlato tali da richiedere il ricorso ad azioni correttive, si procede alla pianificazione ed alla adozione degli opportuni interventi correttivi (ad esempio, interventi organizzativi, tecnici, procedurali, comunicativi, formativi, ecc.). Ove gli interventi correttivi 26 vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 risultino inefficaci, si procede, nei tempi che la stessa impresa definisce nella pianificazione degli interventi, alla fase di valutazione successiva (c.d. valutazione approfondita). La valutazione approfondita prevede la valutazione della percezione soggettiva dei lavoratori, ad esempio attraverso differenti strumenti quali questionari, focus group, interviste semi strutturate, sulle famiglie di fattori/indicatori di cui all’elenco sopra riportato. Tale fase fa riferimento ovviamente ai gruppi omogenei di lavoratori rispetto ai quali sono state rilevate le problematiche. Nelle aziende di maggiori dimensioni è possibile che tale fase di indagine venga realizzata tramite un campione rappresentativo di lavoratori. Nelle imprese che occupano fino a 5 lavoratori, in luogo dei predetti strumenti di valutazione approfondita, il datore di lavoro può scegliere di utilizzare modalità di valutazione (es. riunioni) che garantiscono il coinvolgimento diretto dei lavoratori nella ricerca delle soluzioni e nella verifica della loro efficacia. Disposizioni transitorie e finali La data del 31 dicembre 2010, di decorrenza dell’obbligo previsto dall’articolo 28, comma 1-bis, del d.lgs. n.81\2008, deve essere intesa come data di avvio della attività di valutazione ai sensi delle presenti indicazioni metodologiche. La programmazione temporale delle suddette attività di valutazione e l’indicazione del termine finale di espletamento delle stesse devono essere riportate nel documento di valutazione dei rischi. Gli organi di vigilanza, ai fini dell’adozione dei provvedimenti di propria competenza, terranno conto della decorrenza e della programmazione temporale di cui al precedente periodo. Allo scopo di verificare l’efficacia della metodologia qui indicata, anche per valutare l’opportunità di integrazioni alla medesima, la Commissione Consultiva provvederà ad elaborare una relazione entro 24 mesi dalla approvazione delle presenti indicazioni metodologiche, a seguito dello svolgimento del monitoraggio sulle attività realizzate. Le modalità di effettuazione di tale monitoraggio saranno definite dalla Commissione Consultiva. I datori di lavoro che, alla data della approvazione delle presenti indicazioni metodologiche, abbiano già effettuato la valutazione del rischio da stress lavoro-correlato coerentemente ai contenuti dell’Accordo europeo dell’8ottobre 2004 – così come recepito dall’Accordo Interconfederale del 9 giugno 2008 – non debbono ripetere l’indagine ma sono unicamente tenuti all’aggiornamento della medesima nelle ipotesi previste dall’articolo 29, comma 3, d.lgs. n.81/2008, secondo quanto indicato nel presente documento. Tanto si segnala, anche tenendo conto della rilevanza del docu- vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 27 ia al na Osvaldo Marinig t ai tiv a m or N Ragionando di Fondo sostegno al reddito e tassazione della posizione Eurofer Di questi tempi il principale argomento di conversazione tra i ferrovieri sicuramente è quello del fondo di sostegno al reddito. Quando ci potrò entrare? Quanto prenderò? Mi conviene? Sono le domande più gettonate sulle quali si rincorrono i ragionamenti, i dubbi, le speranze, le illusioni dei colleghi. Altre domande che non molti, ancora, si sono posti sono: come riscatto la posizione maturata in Eurofer? Come sarà tassata? Cosa mi conviene fare? Vediamo quindi di dare delle risposte a coloro usufruiranno delle prestazioni straordinarie del Fondo di sostegno al reddito. Anzitutto va detto che se non si presenterà domanda di riscatto la posizione rimarrà attiva presso il Eurofer. La posizione potrà essere alimentata con la contribuzione volontaria a carico dell’aderente, mentre viene meno il contributo aziendale, il cosiddetto 1%. La posizione potrà essere mantenuta aperta anche dopo il raggiungimento dei requisiti pensionistici ed essere utilizzata come forma di investimento alternativa. Va chiarito da subito che chi volesse avere la restituzione della posizione maturata sottoforma di rendita dovrà attendere la maturazione dei requisiti pensionistici, prima non sarà possibile ottenere alcuna rendita. Ovviamente è sempre possibile chiedere il riscatto di tutta la posizione sotto forma di restituzione di tutto il capitale o solo del 50%, tenendo presente che queste opzioni possono comportare una maggiore tassazione e quindi essere meno vantaggiose. Le richieste di riscatto non operano automaticamente ma occorre sempre compilare gli appositi moduli scaricabili dal sito www.fondoeurofer.it ed inviarli alla sede del Fondo in via Bari 20 a Roma. Chiariamo meglio il concetto. I vantaggi fiscali sulla previdenza complementare sono collegati al rispetto della finalità della stessa, ovvero l’ottenimento di una integrazione della pensione pubblica per ridurre gli effetti della riduzione del potere di acquisto nel momento in cui il lavoratore passa dalla fase attiva a quella di quiescenza. Il legislatore ha previsto una tassazione agevolata del 15%, che può ridursi fino al 9%,solo se l’aderente richiede la rendita vitalizia o la restituzione di tutto il capitale, o parte di esso, esclusivamente dopo la maturazione dei requisiti per l’ottenimento della pensione. Nel caso di richiesta di riscatto prima della maturazione dei requisiti l’impatto del Fisco è sicuramente maggiore. Per cui 28 coloro che entreranno nel Fondo di sostegno al reddito è giusto che valutino l’opportunità se riscattare subito la posizione o attendere la maturazione dei requisiti per massimizzare il risparmio fiscale. Infatti Eurofer applicherà, per le somme accantonate fino al 31 dicembre 2006, la tassazione separata con aliquota determinata con gli stessi criteri previsti per il Tfr; per quelle accantonate dal 1 gennaio 2007 tassazione con aliquota del 15% (riducibile al 9%). Nel caso di richiesta di riscatto integrale della posizione, al momento di ingresso nel Fondo di sostegno, anche del restante 50% della posizione questo verrà liquidato successivamente al riscatto parziale per mobilità e verrà assoggettata alla tassazione prevista per i riscatti per cause diverse, ovvero saranno assoggettate a ritenuta a titolo d'imposta del 23%. Da ciò si deduce che aspettando la maturazione dei c’è un risparmio del 8% o più sul valore finale della posizione, o almeno sul 50% di questa se si opta per un riscatto parziale. La conferma del regime di tassazione, così come sopra esposto, è stata richiesta da Eurofer all’Agenzia delle Entrate attraverso un apposito interpello, in quanto sulla materia c’è solo un precedente relativo al Fondo di sostegno al reddito del settore bancario i cui contenuti sono riportati nella risoluzione dell’Agenzia delle Entrate n.399/E del 22 ottobre 2008. Ai singoli l’ardua scelta a seconda delle necessità, delle prospettive e delle convenienze personali. Ad ogni buon conto, per tutti riportiamo ancora una volta un riepilogo sul regime fiscale attualmente applicato ai Fondi pensione affinché si possano cogliere al meglio le possibilità di agevolazione fiscale anche nella fase di accumulo e soprattutto per i versamenti volontari. FASE DEI VERSAMENTI: Regime fiscale dei contributi Contributi versati I contributi versati a fondi pensione sono deducibili, dal reddito complessivo dell’aderente, per un importo complessivamente non superiore a 5.164,57 euro annui. Fermo restando il limite complessivamente riconosciuto quale onere deducibile, la deduzione spetta anche per i contributi versati a favore di persone fiscalmente a carico ai sensi dell’art 12 del Dpr 22 dicembre 1986, n. 917, per la parte da questi non dedotta. vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 Ai lavoratori di prima occupazione successiva al 1° gennaio 2007 e, limitatamente ai primi cinque anni di partecipazione alle forme pensionistiche complementari, è consentito, nei venti anni successivi al quinto anno di partecipazione a tali forme, dedurre dal reddito complessivo contributi eccedenti il limite di 5.164,57 euro pari alla differenza positiva tra l’importo di 25.822,85 euro e i contributi effettivamente versati nei primi cinque anni di partecipazione alle forme pensionistiche e comunque per un importo non superiore a 2.582,29 euro annui. FASE DI ACCUMULO: regime fiscale del fondo pensione I fondi pensione, istituiti in regime di contribuzione definita, sono soggetti ad una imposta sostitutiva delle imposte sui redditi nella misura dell'11% che si applica sul risultato netto maturato in ciascun periodo di imposta, prelevata annualmente dal patrimonio del fondo pensione. Nelle ipotesi in cui il reddito di capitale non concorra a determinare il risultato netto di periodo, sono operate delle ritenute a titolo di imposta. Per i fondi pensione che investono il proprio patrimonio in parti di Oicr soggetti ad imposta sostitutiva, è previsto che i proventi derivanti da tale partecipazione concorrano a formare il risultato netto di gestione, se percepiti o se iscritti nel rendiconto del fondo, e su di essi compete un credito di imposta del 15% che concorre, esso stesso, a formare il risultato netto di gestione ed è detratto dall’imposta sostitutiva dovuta. Il valore del patrimonio netto del fondo all'inizio e alla fine di ciascun anno è desunto da un apposito prospetto di composizione del patrimonio. Qualora in un periodo di imposta si verifichi un risultato negativo, quest’ultimo, quale risultante dalla relativa dichiarazione, può essere computato in diminuzione del risultato della gestione dei periodi di imposta successivi, per l’intero importo che trova in essi capienza, oppure essere utilizzato, in tutto o in parte, in diminuzione del risultato della gestione di altre linee di investimento del fondo, a partire dal periodo di imposta in cui detto risultato negativo è maturato, riconoscendo il relativo importo a favore della linea di investimento che ha maturato il risultato negativo. FASE DI EROGAZIONE: regime fiscale delle prestazioni Definizione di “parte imponibile” delle prestazioni pensionistiche complementari E’ fiscalmente imponibile la parte delle prestazioni rappresentata dall’ammontare della stessa riferibile proporzionalmente a tutti i contributi dedotti nella fase dei versamenti, siano essi contributi a carico lavoratore o a carico azienda o prelevati dal TFR maturando. I medesimi criteri si applicano nelle ipotesi di anticipazioni e riscatti. Quota parte delle prestazioni, delle anticipazioni e dei riscatti riferibile ai contributi dedotti dal 1° gennaio 2007 Prestazioni in forma periodica (rendite) La parte imponibile della prestazione pensionistica erogata in vieri dei ferro VOCE forma di capitale è soggetta a una ritenuta a titolo d'imposta con l'aliquota del 15 per cento, ridotta di una quota pari a 0,30 punti percentuali per ogni anno eccedente il quindicesimo anno di partecipazione, con un limite massimo di riduzione di 6 punti percentuali. Sul rendimento finanziario annualmente prodotto dalla rendita in erogazione è applicata una imposta sostitutiva del 12,5%. Detto rendimento è scomputato dall’imponibile da assoggettare a tassazione d'imposta del 15%. Prestazioni in capitale La parte imponibile della prestazione pensionistica erogata in forma di capitale è soggetta a una ritenuta a titolo d'imposta con l'aliquota del 15 per cento, ridotta di una quota pari a 0,30 punti percentuali per ogni anno eccedente il quindicesimo anno di partecipazione successivo al 1° gennaio 2007, con un limite massimo di riduzione di 6 punti percentuali. Anticipazioni Le anticipazioni erogate ai sensi dell'art. 11, comma 7, lett. a), del Decreto Legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, per spese sanitarie a seguito di gravissime situazioni relative all'aderente, al coniuge e ai figli per terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche , sono soggette alla medesima tassazione prevista per le prestazioni in capitale. Le altre tipologie d anticipazioni ammesse, ai sensi dell' art. 11 comma 7, del Decreto Legislativo 5 dicembre 2005, n. 252 sono soggette a una ritenuta a titolo d'imposta del 23 per cento. Riscatti Si applica la medesima tassazione prevista per le prestazioni erogate sotto forma di capitale, nei casi di riscatti esercitati ai sensi dell'art. 14, commi 2 e 3, del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, nella misura: 1. del 50% della posizione individuale maturata, nei casi di cessazione dell'attività lavorativa che comporti l'inoccupazione per un periodo di tempo non inferiore a 12 mesi e non superiore a 48 mesi, ovvero in caso di ricorso da parte del datore di lavoro a procedure di mobilità, cassa integrazione guadagni ordinaria o straordinaria; 2. del 100% della posizione individuale maturata, per i casi di invalidità permanente che comporti la riduzione della capacità di lavoro a meno di un terzo e a seguito di cessazione dell'attività lavorativa che comporti l'inoccupazione per un periodo di tempo superiore a 48 mesi; 3. del 100% in caso di morte dell'aderente prima della maturazione del diritto alla prestazione pensionistica. Le ipotesi di riscatto per cause diverse da quelle sopra indicate, sono assoggettate a ritenuta a titolo d'imposta del 23%. La N. 1 Gennaio 2011 29 ia al na Osvaldo Marinig t ai tiv a m or N La legge di stabilità 2011 proroga la detassazione dei premi di produttività Con l’approvazione definitiva della legge di stabilità per il 2011 che, ai sensi della legge di riforma del bilancio (art. 11 legge n.196/2009), sostituisce da quest'anno la legge finanziaria, sono stati rifinanziati degli ammortizzatori sociali in deroga e prorogata tutta la normativa anticrisi emanata nello scorso biennio (procedure per ammortizzatori in deroga, incentivi al reimpiego, aumento dal 60 all’80% della copertura per i contratti di solidarietà), sono state apportate delle migliorie alla norma relativa alla decorrenza delle finestre pensionistiche per i lavoratori interessati da accordi di mobilità. Inoltre, anche per il 2011, è prevista la detassazione e la decontribuzione del premio di produttività. Di seguito riportiamo una breve sintesi di alcuni dei provvedimenti approvati. ha rilasciato la certificazione dei redditi per il 2010, il lavoratore deve presentare una attestazione “ad hoc” del possesso del requisito reddituale. Lo stanziamento previsto nel 2011 è di 835 milioni di euro. Viene inoltre prorogato al 2011, con un finanziamento di 650 milioni di euro, lo sgravio contributivo del salario di produttività, secondo i criteri già previsti dal comma 67 della legge 247/07 e dal decreto attuativo del 7 maggio 2008 (im- porto annuo complessivo ammesso allo sgravio pari al 3% della retribuzione contrattuale, sgravio sui contributi previdenziali dovuti dai datori di lavoro pari al 25%, sgravio sui contributi previdenziali dovuti dai lavoratori pari ai contributi a loro carico). La riproposizione della detassazione del premio di produttività per il 2011 avviene tramite proroga della normativa precedente, il che parrebbe implicare che il be- Detassazione e decontribuzione dei premi di produttività In attuazione dell’articolo 53, comma 1, della legge 30 luglio 2010, n.122, viene prorogato al 2011 il regime di detassazione del salario di produttività di cui all’art.5, comma 1, della legge 28 gennaio 2009, n.2, in base al quale i redditi percepiti da lavoratori dipendenti in relazione a incrementi di produttività e lavoro straordinario sono assoggettati ad un’imposta sostitutiva del 10% in luogo dell’Irpef e relative addizionali. La proroga al 2011 si applica ai soggetti che hanno realizzato nel 2010 un reddito da lavoro dipendente non superiore a 40.000 euro (contro il precedente limite di 35.000 euro) e comunque su un ammontare non superiore a 6.000 euro. Se il sostituto di imposta che dovrà applicare il regime sostitutivo è diverso da quello che 30 vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 nefico continui ad applicarsi a tutti i rapporti di lavoro, indipendentemente dalla sottoscrizione di un accordo aziendale, che è previsto dall’articolo 53 della legge n.122/2010, peraltro esplicitamente richiamato nella norma in esame. Sulla questione si rimane in attesa di un chiarimento da parte ministeriale. Interventi in materia previdenziale Viene allargata l’area di intervento che riguarda l’applicazione della normativa previgente in materia di decorrenza dei trattamenti pensionistici (le cosiddette finestre), per i lavoratori che maturino i requisiti per l’accesso al pensionamento a decorrere dal 1° gennaio 2011, nei limiti di 10.000 soggetti beneficiari. La prima modifica è relativa alla risoluzione relativa all’equivoco relativo all’area territoriale di riferimento. Tra i beneficiari della disposizione sarebbero stati origina- riamente ricompresi, interpretandola alla lettera, i soli lavoratori delle aree del Mezzogiorno, collocati in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 223/1991, sulla base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 30 aprile 2010, che maturassero i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità. La limitazione al Mezzogiorno si ricavava dall’essere citato il solo comma 2 dell’articolo 7 della legge 223/91. La modifica chiarisce definitivamente che l’applicazione della norma ricomprende esplicitamente anche i lavoratori del Centro-Nord. La seconda è finalizzata ad assicurare una copertura ai lavoratori che non dovessero rientrare nel tetto dei 10.000. Viene è stato inserito un comma aggiuntivo per autorizzare il Ministro del Lavoro, di concerto con quello dell’Economia, a disporre il prolungamento dell’intervento di tutela al reddito per il periodo di tempo necessario al raggiungimento della decorrenza del trattamento pensionistico. Il prolungamento interesserà un periodo non superiore a quello che intercorre tra la data computata sulla base delle norme sui trattamenti pensionistici vigenti prima del decreto n. 78/2010 e quella computata sulla base dell’articolo 12 della legge n.122. L’intervento è finanziato con le risorse disponibilità nel Fondo sociale per l’occupazione e formazione. Gli ammortizzatori in deroga Analogamente a quanto accadeva nel 2010, sulla base di appositi accordi governativi, il Ministero del lavoro potrà disporre, per periodi non superiori ai 12 mesi anche senza soluzione di continuità, la concessione in deroga dei trattamenti di vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 cassa integrazione ordinaria e straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale, anche con riferimento a settori produttivi e ad aeree regionali. È altresì prevista la possibilità di prorogare i trattamenti in deroga concessi ai sensi dell’art. 2 comma 138 della legge n.191\2009. Inoltre, vengono confermate le riduzioni dei trattamenti relativi alle proroghe, per cui il loro ammontare è ridotto del 10% nel caso di prima proroga, del 30% nel caso di seconda proroga e del 40% nel caso di proroghe successive. Da tenere presente che nel caso di proroghe successive alla seconda, i trattamenti possono essere erogati esclusivamente nel caso di frequenza da parte dei lavoratori coinvolti in specifici programmi di reimpiego, anche miranti alla riqualificazione professionale, organizzati dalla Regione. Viene ribadito l’obiettivo di individuare criteri omogenei per l’accesso alle integrazioni o sostituzioni salariali simili a quelli per la cassa integrazione o la mobilità, per cui i lavoratori delle aziende interessate da tale procedura hanno diritto al relativo beneficio se ricorrono i requisiti normalmente richiesti per il godimento del trattamento straordinario di integrazione salariale o dell’indennità di mobilità, ovvero, rispettivamente 90 giorni di lavoro presso l’impresa che precede la sospensione e 12 mesi di anzianità aziendale presso l’impresa che procede ai licenziamenti a seguito di procedure di mobilità. Rimane confermato che per soddisfare tale requisito sono computabili anche eventuali mensilità accreditate dalla medesima impresa presso la Gestione separata dell’Inps. Questa possibilità è prevista per i lavoratori che abbiano conseguito in regime di monocommittenza un reddito superiore a 5.000 euro complessivamente riferito a dette mensilità. Infine, per il 2011 è prorogata l’autorizzazione all’Inps di poter anticipare l’erogazione del trattamento salariale in deroga prima dell’emanazione del decreto di concessione, soltanto sulla base della domanda, degli accordi sindacali e dalla documentazione necessaria per individuare i lavoratori destinatari. 31 Antonio Castellucci à lit a ttu A Da conto nazionale traspor ti trasporti a conto dei lavori pubblici È stata pubblicata la 38° edizione del scopo di considerare le spese che lo Stato, Conto Nazionale dei Trasporti relativo agli gli Enti Pubblici e privati sostengono per anni 2008-2009. Anche questa volta, come l’esercizio e l’investimento nei settori di da alcuni anni, precisamente da dopo competenza ai fini della determinazione l’unificazione dei Ministeri dei Trasporti e della politica dei trasport”. Il Conto nel dei Lavori Pubblici, la pubblicazione è av- corso degli anni non si è limitato all’analisi venuta senza una presentazione pubblica. delle spese, ma ha offerto sempre magL’avvenimento poteva essere una utile oc- giori informazioni ed analisi per meglio ricasione per promuovere un dibattito ap- spondere ai fini istituzionali. Piace profondito e documentato sui trasporti nel ricordare che come riconoscimento al suo loro complesso. Non si comprende il mo- valore scientifico e metodologico nel 1986 tivo di questa scelta nonostante i trasporti al Conto “fu attribuito il Premio della Cosiano considerati di primaria importanza noscenza Luigi Einaudi” come migliore ladalla maggioranza dei cittadini oltre che voro scientifico dell’anno. Lo scorso anno dagli esperti e professionisti del settore, avevamo avuto modo di apprezzare il Cadagli amministratori pubblici ,dagli opera- pitolo dedicato alle esternalità attribuibili tori privati, dagli organi d’informazione. ai vari modi di trasporto in termini di inciNella presentazione del Direttore della Di- dentalità e di emissioni di Pm10 (polveri rezione generale per i sistemi informativi sottili) e di Co2 (anidride carbonica), statistici e la comunicazione del Ministero quest’anno l’importante tema, al centro delle Infrastrutture e dei Trasporti, strut- delle politiche europee, non figura più nel tura curatrice del lavoro, si fa riferimento documento cartaceo, ma nel Cd-Rom. Si alle lontane origini del “ Conto “ e alla sua dà invece rilevanza a nuove tematiche evoluzione nel corso degli anni. Il Conto fu quali ad esempio quelle relative alla poliistituito con la legge n. 1085 del 1967 “allo tica abitativa, compreso il terremoto delTraffico Merci – Milioni di Tonn. Km e composizione percentuale l’Aquila,piano scuola, Expo 2015, digitalizzazione della Pa e altre opere pubbliche che sono certamente temi molto importanti e di grande interesse, ma che andrebbero trattati in un contesto separato da quello dei trasporti. Per arricchire il quadro di conoscenze, in passato, al “Conto” vennero affiancate analisi per settori modali per fornire informazioni più tempestive e più complete, sono sparite e se ne avverte la mancanza. Se ne ricordano solo alcune: radiografia delle Fs; trasporti pubblici locali; autotrasporto delle merci; spese degli Enti pubblici territoriali; i trasporti in Italia. Molto utile sarebbe stata la radiografia delle Fs ora che sta entrando nel vivo la liberalizzazione del trasporto sul ferro, già causa di forti polemiche, per la mancanza di regole precise nonché quella sul Trasporto pubblico locale ,problema assai scottante, per le amministrazioni locali. Il volume è ricco di informazioni e riesce difficile fare una sintesi generale. Questa nota si sofferma solo sull’analisi dei flussi di traffico, sui veicoli circolanti e sulla spesa pubblica. Fonte: Cnt–Dati rielaborati; dati 2009 stimati. 32 vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 Nel 2009 il traffico merci ha subìto la crisi economica in modo più consistente. Il calo complessivo in ton. Km. è stato di circa il 10%. In questo scenario di crisi è soprat- tutto il traffico ferroviario a farne le spese con un calo di circa il 27%, la strada nonostante il calo in valori assoluti del 9% cresce di un punto in termini di ripartizione modale. Il trasporto marittimo ha subìto un calo del 6.5 %, quello aereo , già scarso, di oltre il 15% , quello per oleodotti è restato stabile. Passeggeri – Milioni di passeggeri-km e composizione percentuale Fonte: Cnt-dati rielaborati, i dati del 2009 non sono tutti definitivi, in altri modi sono compresi tranvie extra urbane navigazione interna. Il trasporto viaggiatori nel 2009 rispetto al 2008 ha subìto un calo piuttosto lieve, di circa il 3%. La contrazione si è verificata nel traffico delle autovetture che però conferma il suo primato assoluto con una quota di oltre il 73%. La ripartizione modale è pressoché invariata, Il trasporto su ferro con il 5% continua a essere basso, la stessa cosa vale per il trasporto collettivo extraurbano con circa il 9%, ancor più mo- desto è il traffico collettivo urbano con meno del 2% che continua ad essere un grosso problema e non solo per le grandi città. Veicoli circolanti e spesa delle famiglie vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 33 à lit a ttu A Nel 2009, nonostante la crisi, il numero dei veicoli è continuato a crescere, il n° totale è di oltre 52 milioni e cinquecentomila. L’aumento maggiore è dei motoveicoli con più 464.000 mezzi e delle autovetture con più circa 370.000 unità. Ci sono state circa 1.800.000 immatricolazioni di auto nuove,considerata la crisi e il livello di saturazione non sono poche, ciò è stato facilitato dagli aiuti dello Stato attraverso la rottamazione. L’Italia è sempre ai primi posti per i veicoli rispetto alla popolazione con un rapporto di un auto ogni 1,6 abitanti. La spesa complessiva, stimata, delle famiglie nel 2008 per l’acquisto e l’esercizio delle autovetture ad uso privato è stata di circa 151 mld di euro, pari a circa il 14% del reddito. Lo Stato per i trasporti nel 2008 ha speso 25.536,4 milioni di euro con un aumento di circa il 10% rispetto al 2007 quando la spesa era stata di 22.869,8 milioni. La spesa pubblica per i trasporti risulta così ripartita: 34 Trasporto stradale 11.329,5 Impianti fissi 5.173,8 Navigazione mar.ma 3.284,6 Navigazione int. 159,1 Navigazione aerea 310,2 Spese non attrib. 5.279,4 44,4% 20,3% 12,9% 0,6% 1,2% 20,7% La spesa maggiore, come sempre, è andata al trasporto su strada con il 44,4% sul totale in linea con il maggior sviluppo del trasporto stradale sia per le merci che per i viaggiatori. Dall’analisi dei dati di traffico emerge che lo squilibrio a favore del trasporto su strada non si attenua. Per le merci è preoccupante il forte calo del trasporto su ferro in netto contrasto con le iniziative e gli obbiettivi dell’Ue. L’intermodalità, che dovrebbe favorire il riequilibrio delle quote di mercato, continua ad essere un enunciato più che una scelta programmatica frutto di una politica unitaria dei trasporti che manca. L’esperimento “eco bonus” per l’utilizzo delle cosiddette “autostrade del mare” per l’intermodalità mare-terra, partito con interesse si sta affievolendo perché i contributi economici sono fermi al 2009 ed il progetto “ ferro bonus “ per il ferro- strada stenta a decollare. Non bastano gli incentivi limitati nel tempo e nello spazio, ma occorrono scelte durature con infrastrutture idonee, assetti organizzativi e normative adeguate per rendere convenienti le scelte. Si continua con interventi per settori, specie a sostegno dell’autotrasporto che si avvale del suo forte potere di influenza. Per l’autotrasporto, inoltre, desta preoccupazione un recente rapporto della Polizia stradale che evidenzia l’aumento di pericolose irregolarità abusi,e fatti delittuosi gravi con seri pericoli anche per la sicurezza. Nonostante i cospicui continui incentivi finalizzati anche alla riforma, l’autotrasporto non ha subìto modifiche e la situazione è peggiorata con la crisi che ha accentuato la concorrenza distorta. vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 D en tro il da to Crisi economica, i consumatori restano alla finestra Qual è la percezione che noi consumatori abbiamo della crisi? Come sono cambiati stili e abitudini di vita nelle famiglie italiane? Percorrendo lo Stivale da Nord a Sud ci sono solo differenze o aggallano alcune similitudini? Qualche risposta in nostro soccorso proviene dall’ultima “Indagine sulla fiducia dei consumatori” stilata da Istat (28 gennaio 2011). A gennaio 2011 l’indice del clima di fiducia dei consumatori è sceso a 105,9 dal 109,1 del mese precedente. Il calo è dovuto a un maggior pessimismo sul futuro della situazione economica del Paese e della famiglia (l’indice del “clima futuro” passa da 98,1 a 90,9), mentre migliora leggermente l’indicatore relativo al clima corrente (da 116,5 a 117,0). Anche l’indice relativo al clima economico generale scende da 81,9 a 77,3, mentre si deteriorano in misura minore le valutazioni sul clima personale (l’indice scende da 121,9 a 120,6). Riguardo ai prezzi, i giudizi sull’evoluzione degli ultimi dodici mesi segnalano una accelerazione e le previsioni sull’andamento futuro mostrano attese di accentuazione della dinamica inflazionistica. Il quadro economico generale. Peggiorano le valutazioni dei consumatori sia riguardo la situazione economica corrente del Paese (il saldo scende da -93 in dicembre a -97 in gennaio), sia circa la sua evoluzione nei prossimi 12 mesi (il saldo cala da -39 a -47). Si deteriorano anche le previsioni sulla disoccupazione, con un saldo delle risposte che sale a 84 (da 74 di dicembre). I consumatori intervistati in gennaio giudicano che la dinamica dei prezzi negli ultimi dodici mesi si sia accentuata: il saldo sale a 28 (da 14 in dicembre). Inoltre, manifestano attese di ulteriore accelerazione per i prossimi dodici mesi (+1 il saldo, rispetto a -18 di dicembre). La situazione personale. Il peggioramento di gennaio del clima personale è dovuto soprattutto a valutazioni più negative sul risparmio: si deteriorano le valutazioni sulla convenienza attuale (il saldo scende da 141 a 133) e sulle possibilità future di risparmiare (da -52 a -66). I consumatori esprimono poi valutazioni contrastanti sulla situazione della propria famiglia: il saldo dei giudizi sulla situazione economica della famiglia e sul bilancio finanziario restano sostanzialmente stabili (rispettivamente, da -38 a 37 e da +4 a +3), mentre segnalano un netto peggioramento le previsioni sulla situazione economica della famiglia (il saldo passa da -6 a -13). Analogamente, per quel che riguarda il mercato dei beni durevoli, i giudizi sulla convenienza attuale migliorano (da -68 a -57), ma le intenzioni di acquisto per il breve termine vanno in direzione opposta (il saldo scende da -64 a -71). In parti- vieri dei ferro VOCE colare, peggiorano le intenzioni di acquisto dell’autovettura (da 179 a -183) e quelle relative alle spese di manutenzione straordinaria dell’abitazione (da -167 a -173), mentre restano quasi stabili le intenzioni di spesa per l’acquisto dell’abitazione (da -191 a -190). La fiducia dei consumatori da Nord a Sud. La flessione del clima di fiducia dei consumatori registrata a livello nazionale è diffusa in maniera omogenea sul territorio, anche se risulta meno marcata nel Nord del paese e più intensa nel Centro Sud. Nord-ovest: l’indice di fiducia dei consumatori scende da 109,4 a 107,2 soprattutto a causa del peggioramento del clima economico e di quello futuro. Migliora, invece, il clima corrente. Nord-est: l’indice di fiducia cala da 110,4 a 107,6. In particolare, i consumatori sono più pessimisti circa le prospettive economiche e familiari nei prossimi 12 mesi, mentre segnali favorevoli giungono dalle valutazioni sulla situazione corrente. Centro: la fiducia scende da 108,4 a 104,9. Il peggioramento è dovuto a valutazioni negative sul quadro economico e personale, ma soprattutto sul quadro futuro. Anche in questo caso, migliorano i giudizi sul quadro corrente. Mezzogiorno: in questa ripartizione la flessione della fiducia (105,7 l’indicatore, da 108,8 in dicembre) è principalmente dovuta al deterioramento del clima economico. Migliora invece il clima corrente. La N. 1 Gennaio 2011 35 rio ia ov err f rto o p s ra T Segmento notte: aperta la procedura di mobilità Il 2010 non si è chiuso sotto i migliori auspici per i lavoratori del segmento notte. Ad aprile, infatti, avevamo sottoscritto un accordo di solidarietà per far fronte alla grave crisi del settore dovuta ai tagli dei servizi. A luglio, a seguito del defilarsi della Compagnia Internazionale delle Carrozze Letto e del Turismo del Gruppo Accor, vi era stato il passaggio alla Società Servirail, filiale italiana della joint venture europea tra CIWLT e Newrest. Ciò a seguito sia del taglio di finanziamenti al cosiddetto servizio universale, sia della volontà del Gruppo di concentrarsi sulle attività alberghiera, turistica e di ticket restaurant; mentre la Newrest, colosso europeo dedito al catering ed alla fornitura di cibi, intendeva espandersi negli altri Paesi europei, come l’Italia, in cui non era ancora presente. Ad aprile, oltre a definire il contratto di solidarietà, avevamo concordato anche una serie di azioni tese al contenimento dei costi e al recupero di efficienza e produttività. In quest’ottica abbiamo definito il “couplage”, vale a dire la scorta di due vetture con un solo agente, per tutta la vigenza dell’orario ad eccezione dei periodi di intenso traffico. Nonostante queste iniziative tese ad ottimizzare i costi, ad ottobre, con la nuova Società, ci siamo trovati di fronte all’apertura di un’ ulteriore procedura di mobilità, giustificata dalla dirigenza aziendale dai tagli alle composizioni dei treni apportati dal committente Trenitalia, che faceva lievitare gli esuberi di personale dagli iniziali 84 ad un complessivo di 136 unità. Come previsto dalle norme che regolano la procedura di mobilità, abbiamo iniziato l’esame congiunto con i responsabili azien- 36 dali e, contestualmente, come organizzazioni sindacali, abbiamo preteso un incontro al Ministero dei Trasporti e a Trenitalia per chiedere conto dei tagli effettuati ai servizi nonché delle garanzie sulle prospettive del segmento notte. L’incontro con il Ministero dei Trasporti sul tema specifico non si è ancora tenuto. Trenitalia non ha fornito assicurazioni sulle prospettive del settore, salvo ripristinare alcune “antenne” sui treni relativi alle relazioni tra il nord e la Sicilia. Ma la novità significativa è stata che, senza darcene alcun preavviso, la Società Servirail ha ritirato la procedura di mobilità aperta ad ottobre ed il giorno 23 dicembre (a proposito di opportunità e di etica dei comportamenti !!!) ci ha fatto pervenire una nuova procedura di mobilità ben diversa sia nei numeri che nelle conseguenze per i lavoratori. La nuova procedura, infatti, giustificata dall’azienda da ulteriori tagli al segmento notte, non distribuisce i tagli in maniera equilibrata tra i vari impianti della rete, ma sopprime completamente gli impianti di Messina e di Bari prevedendo nei due impianti rispettivamente 85 e 45 esuberi. Ulteriori esuberi sono previsti a Napoli (8), a Roma (complessivi 12), a Torino 11, a Milano (1) e a Venezia (1), portandone il totale a 163 unità. Come Fit Cisl, unitamente a tutte le altre Organizzazioni Sindacali, riteniamo insostenibile l’impostazione vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 aziendale che taglia completamente i siti produttivi di Messina e Bari con conseguenze insostenibili a livello sociale per i territori interessati. Nell’infuocata riunione a cui ha partecipato anche il rappresentante francese dell’azienda Pascal Perez, responsabile dello sviluppo commerciale della Newrest, abbiamo dichiarato l’insostenibilità della proposta aziendale e, a sostegno della vertenza, comunicato la disdetta degli accordi sulla riorganizzazione a bordo treno (couplage) e proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale. Contestualmente abbiamo chiesto all’azienda di ritirare la procedura di mobilità che prevede 163 licenziamenti nonché di rivedere l’impostazione complessiva della proposta. La riunione si è chiusa con la nostra richiesta di aggiornamento per un ulteriore approfondimento, con l’impegno di far pervenire, prima della ripresa del confronto, una nostra proposta in cui proponiamo: 1) l’individuazione, tra tutti i lavoratori dipendenti dalla Newrest, di coloro i quali siano prossimi alla maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione; 2) l’istituzione di un fondo che permetta di accompagnare i lavoratori alla pensione attraverso la copertura del periodo vacante e che possa essere utilizzato per eventuali esigenze future, sul modello del Fondo di sostegno al reddito per i dipendenti del Gruppo Fs; 3) la ripartizione su base nazionale dei carichi di lavoro derivanti dalla ristrutturazione/riorganizzazione aziendale tutelando i posti di lavoro e il reddito dei lavoratori; vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 4) l’individuazione di forme di ammortizzatori sociali, alternative alla procedura di mobilità, che permettano un’equilibrata gestione delle eccedenze, valutando la possibilità di un’integrazione economica più idonea al settore in cui opera la Società. Rispetto a queste proposte la Newrest si è riservata di farci conoscere i propri intendimenti e il tutto sarà discusso nel prosieguo dell’esame congiunto relativo alla procedura, il cui termine è previsto per il 7 febbraio 2011, dopo di chè si passerà in sede ministeriale. Riteniamo che questa procedura sia quanto meno di dubbia legittimità in quanto la Newrest ha previsto la messa in mobilità di lavoratori a cui è stata si ridotta la quantità di servizi da assicurare, ma ha anche disposto arbitrariamente il trasferimento presso altri impianti dei servizi rimasti. Comunque la si rigiri, resta il taglio programmato di un terzo dell’organico esistente ( 163 lavoratori su un organico di 480 unità) senza previsione, allo stato, di avvalersi di ammortizzatori sociali che permetterebbero un impatto sociale meno devastante sul personale. In questo quadro conforta e getta una luce di speranza per il futuro la notizia che Trenitalia e la francese Veolia Transport Rail hanno costituito una joint venture che sarà operativa entro il corrente anno ed opererà proprio nel segmento notte con dei collegamenti da Roma e da Venezia verso Parigi. Non rappresenta la soluzione di alcuno dei problemi che oggi ci attanagliano, ma la conferma che, se opportunamente organizzato e sostenuto, il segmento notte può ancora mantenere quote di mercato idonee a scongiurare interventi traumatici quali quelli ipotizzati da Newrest. 37 rio ia ov to or p s Bruno Mancinelli r fer ra T FS Logistica: occorre andare oltre la crisi Tra le diverse Società del Gruppo FS, all'interno della filiera del settore del trasporto merci, vi sono alcune società come FS Logistica che rivestono una particolare importanza nella strategia di rilancio del settore della logistica integrata. Nel 2007 alla neonata FS Logistica vennero affidati tutti i servizi di logistica del Gruppo Ferrovie dello Stato, relativi ad integrazione, visione sistemica, sinergica, ottimizzazione delle risorse e qualità del servizio, tutti elementi che orientano la missione dell' Azienda verso il raggiungimento di tre fondamentali obiettivi: • migliorare e sviluppare l’offerta di servizio; • creare un network di logistica funzionale al trasporto ferroviario, in partnership con operatori logistici nazionali e internazionali; • creare le condizioni per competere con concorrenti di dimensioni europee. L’offerta di FS Logistica si concretizza in attività di logistica integrata con servizi di deposito, handling, gestione degli ordini dagli stabilimenti di produzione fino al mercato di consumo della grande distribuzione organizzata, progettazione e realizzazione di infrastrutture. La Società realizza progetti su misura per gestione di flussi di prodotti industriali e soluzioni logistiche per la gestione del ciclo dei rifiuti in una dimensione di safety e security; dispone inoltre di infrastrutture logistiche su tutto il territorio nazionale. FS Logistica è presente sul mercato con le proprie Business Unit e i principali settori di attività sono: la petrolchimica, l’ambiente e il territorio, la siderurgia, i grandi clienti istituzionali, la logistica distributiva di beni di largo consumo che è realizzata attraverso la nuova società ItaliaLogistica, una joint venture paritetica con il gruppo Poste Italiane. Il progetto originario prevedeva che le realtà integralmente partecipate dalle FS si unissero in un'unica impresa, prendendo appunto il nome di FS Logistica Spa, con effetto contabile dal primo gennaio 2007. 38 vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 Le società interamente controllate dal gruppo che sono state accorpate per fusione erano: ➘ Omniaexpress Spa (logistica per altre realtà del gruppo e per Enti pubblici), ➘ Omnia Logistica Spa (logistica per imprese basata sul trasporto ferroviario), ➘ Ecolog Spa (trasporto rifiuti) e Cargo Chemical Spa (trasporto di prodotti chimici). L'operazione comprendeva anche FSS RailFreight, che non ha mai operato, mentre sono rimaste al di fuori sia Serfer Spa, che Sgt (gestione terminal intermodali). Il secondo passo è stato quello di creare Italia Logistica attraverso l'accordo con Poste Italiane. In questo caso, il primo candidato per l'unione, o almeno per una forma di collaborazione, è stato individuato in SDA Express Courier Spa, che è la società delle Poste che si occupa delle consegne espresse di colli a livello nazionale. L'operazione Italia Logistica, purtroppo, non solo non ha prodotto i risultati auspicati al momento della sua creazione, ma si è dimostrato un boomerang soprattutto per i lavoratori. Infatti nell’agosto del 2010 ai lavoratori di Italia Logistica venne intimato il rientro in Fs Logistica a seguito della crisi del settore. Per capire cosa stesse succedendo, come organizzazioni sindacali inviammo all’Azienda una nota unitaria, con la quale si chiedeva un incontro per confrontarci sulle modalità di rientro dei 27 lavoratori interessati e sulla individuazione dei relativi settori in cui poterli riutiliz- vieri dei ferro VOCE zare. Per tutta risposta ricevemmo una procedura di mobilità per 22 dipendenti distribuiti un su tutto il territorio nazionale. Per comprendere le motivazioni della crisi e i possibili spazi di soluzione in un ambito più esteso di quello aziendale, richiedemmo un incontro ai vertici del Gruppo FS per discutere della situazione venutasi a creare in FS Logistica. Nelle riunione tenutasi il 29 ottobre 2010 ci venne fatto presente che il Gruppo FS non poteva intervenire direttamente sulla situazione di crisi della consociata né tanto meno ricollocare il personale, in quanto nello stesso Gruppo FS si erano già aperte le procedure sindacali per l'attivazione delle prestazioni straordinarie del Fondo bilaterale di sostegno al reddito. Ciononostante è emersa da entrambe le parti di ricercare delle soluzioni condivise per affrontare la procedura di mobilità avviata da FS Logistica, senza lasciare nessun lavoratore in evidenti situazioni di grave disagio. Nel corso degli incontri che si sono poi succeduti presso la sede dell’Unione Industriali di Roma (UIR) non ci sono mai state fornite convincenti spiegazioni sulle motivazioni per cui fu attivata la procedura. Anzi alla richiesta di capire quale fosse il futuro piano di impresa di FS Logistica ci è sempre stato risposto in maniera evasiva argomentando che il tema era strettamente legato al riassetto della Divisione Cargo del Gruppo FS. Tali atteggiamenti unitamente ad alcuni vizi procedurali e al permanere dell'impossibilità di concordare sull'adesione volontaria alla mobilità, ci hanno fatto concludere con esito negativo sia la procedura presso la UIR, che l'incontro conclusivo presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Ad oggi non sappiamo ancora quale sia la scelta che FS Logistica vorrà mettere in atto, è certo comunque che ormai diventa inderogabile la necessità di riaprire un confronto congiunto per evitare di lasciare lavoratori senza la possibilità di un'utile ricollocazione. Sarebbe auspicabile la riapertura di una nuova procedura di mobilità mirata solo sulle situazioni di esubero di coloro che matureranno i requisiti pensionistici dopo il periodo di mobilità nonché il ricorso alla cassa integrazione per coloro che si trovano in esubero e a cui mancano non solo i requisiti per accedere alla pensione ma anche una utile ricollocazione in altre siti produttivi. Dopo di ciò sarà necessario ritornare presso il Gruppo FS per verificare sia la volontà di ricercare soluzioni condivise (come da verbale del 29.10.10), che per approfondire i nuovi assetti della catena logistica del Gruppo oltre al nuovo ruolo di FS Logistica, come preannunciato dai vertici della Divisione Cargo nell'incontro del 14 dicembre 2010. La N. 1 Gennaio 2011 39 rno to a i no ... n I A zonzo tra Auditorium, XXII regione di Bruxelles e Patagonia Consentite, care amiche ed amici de “La Voce”, al vostro vecchio cronista, di infilarsi nell’atmosfera, anche intellettualmente (oltre che sindacalmente ed emotivamente) eccitante, che ha coinvolto quanti di noi erano, il 27 gennaio scorso, all’Auditorium della Cisl, in occasione della “staffetta” Claudiani-Luciano, che si sono dati il cambio nel tirare la corsa della nostra Federazione. Due infatti sono le cose, tre le altre ugualmente spiazzanti, che hanno colpito un osservatore un po’ periferico come chi scrive. Prima: l’evocazione della “XXII regione Fit” da piazzare a Bruxelles, nel cuore dell’Europa (una cosa così ovvia e naturale, che solo nella palude provinciale di una Paese ripiegato sul suo ombelico, per non tirare in ballo parti anatomiche collocate più in basso, può fare effetto-rivoluzionario: ma tant’è). In secondo luogo la presenza, fervida ma tosta, di giovani-Fit, sindacalisti in formazione, nella sala. Ed è da qui che possiamo avviare la nostra conversazione. Antonio! Ed è proprio quest’agitazionismo impotente, bolso e ipocrita della politica-politicante che fa innervosire il vostro cronista. Ma in che mondo vivete, egregi signori dei palazzi? Credete di essere nel Medio Evo? Allora c’erano leggi severissime che punivano fino alla morte qualche giovane in- traprendente artigiano che fuggiva da Venezia nelle Fiandre, portando con sé i segreti della manifattura di un tessuto o della curvatura di un cristallo per farne una lenta per ipovedenti o un cannocchiale … E voi adesso ve ne uscite (per fortuna solo a parole, che non vi costano niente se non una comparsata in Tv) col Ma quale generazione fallita!? Dopo il messaggio-allarme del Capo dello Stato a fine d’anno sul “futuro della democrazia in scacco con i giovani sfiduciati”, è stato un crescendo di interventi, editoriali ed inchieste su “Avere 20 anni oggi”, “Generazioni tradite”, “Attenti, stiamo perdendo il futuro”, Il conflitto sommerso che divide genitori e figli”, “Le colpe di adulti e anziani”. Addirittura – incredibile a dirsi – la politica si è distratta per un attimo dai “casi suoi” ed ha scoperto la “fuga dei cervelli all’estero” evocando l’improbabile fantasma di una legge bipartisan per richiamare i talenti under 40 in patria … Quanta grazia san 40 vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 protezionismo dei cervelli e dei talenti? E chi vi sta ad ascoltare? I nostri ragazzi, il 95,3 per cento di loro, guarda oltre i confini anche della ridicola Padania. Altro che bamboccioni da spintonare fuori dalla cuccia. Diversa cosa è l’angosciante quantità di ipocondriaci sconfitti, i cosiddetti ne-ne, che né studiano né si cercano un lavoro, e al massimo si danno da fare per lo sballo: ma non confondiamo la gravità qualitativa di una malattia con i grandi numeri della massa di giovani. Secondo una recente indagine, ripetiamo, un’enorme maggioranza di giovani pensa o progetta di emigrare. E il 19% di essi ha meno di 25 anni, mentre la percentuale schizza al 69,3 per chi è nel mezzo del cammino di sua vita, e cioè, fino ai 35 anni. vieri dei ferro VOCE Peraltro il 34,4 per cento degli indagati già lavora ma non disdegnerebbe di cambiare aria. Da notare poi che un giovane su 4 pensa che, una volta andato via, magari agli antipodi dell’Australia (9,3 per cento) non tornerebbe più indietro. Sarebbe questa la “generazione fallita e disperata”? Ma via! È bene, è male tutto questo? Togliamoci prima di tutto gli occhiali del falso moralismo ipocrita. È la vita, bellezza! Dopodiché, care amiche ed amici, permettete che il vostro cronista voti positivo. Sì. Sicuro del consenso di una buona percentuale di voi, gente che naviga sulle petroliere transoceaniche con equipaggi di tutte le lingue; gente che vola da un fuso orario all’altro per lavoro e non per noia esistenziale; gente che fa turni di notte e di giorno sui treni; o anche guida corriere e tir; o che sente la responsabilità di spostare migliaia di persone al giorno su tram e metropolitane; o che sgobba nel comparto-igiene, quando la “gente normale” dorme. Questo è il nostro orgoglio. Non è certo in casa Fit Cisl che si possa sentir parlare come un Landini o Cremaschi & compagni Fiom. Tra i diritti sociali inalienabili, nessuno di noi, vecchi o giovani o semplici scrivani amici della categoria, colloca la pretesa di rimanere nel paesello natio dalla culla alla bara o di avere il sabato libero garantito… E né la domenica. Ed è per questo che allarga il cuore toccare con mano che rimaniamo sempre “un popolo di navigatori e di trasmigratori”, a dispetto perfino di quel La N. 1 Gennaio 2011 Tale che pronunciava queste parole, tradendone però l’anima. Nei suoi piani folli difatti, quei migranti dovevano avere un coltello tra i denti (sia pure, ma non sempre, metaforico) per servire una politica imperialista, di aggressività, di espansionismo o di presuntuoso primato su altri popoli: magari gli anglosassoni dei “cinque-pasti-al-giorno” o i “francesi-degenerati e pervertiti”, per non dire delle “faccette nere” da usare come i “potenti” (o impotenti?) di oggi abusano di una minorenne tunisina o, diciamo così - utilizzano una escort dominicana. Figli di Ulisse e di Padre Abramo Al contrario, per noi, avere la valigia in mano vuol dire eleggere per patria il mondo e per amica l’umanità, in qualsiasi longitudine o latitudine risieda. E controprova di ciò sia che usiamo la stessa logica e lo stesso sentire verso la colf filippina o il mungitore di vacche col turbante dei Sikh o il metallurgico senegalese o il mitico (e mai incontrato) idraulico polacco. E verso i loro figli e figlie che ci commuovono con le loro parlate italo-vicentine o italo-romanesche o italo-napoletane. Loro che saranno, se lo vorranno (e se lo permetterà una legislazione ancora vergognosamente legata allo jure sanguinis e non allo jure loci della cittadinanza che si acquisisce là dove si nasce). E sì. Perché Italiani si diventa, per scelta e per circostanze di fatto, secondo i canoni del diritto naturale. Così come si diventa sud-africani o finlandesi. Dunque, sì alle nostre ragazze e ragazzi che girano le vie del mondo e ai quali ricordiamo che devono essere degni eredi di una civiltà, quella del bacino del Mediterraneo, che ha battuto le vie del mare (che una volta aggettivavamo come nostrum) e poi quelle dell’Atlantico e del Pacifico e dei continenti australi. Eredi della civiltà di Ulisse. Ma anche della civiltà di quel capo-pastore Jahvè prescrisse di mettersi in cammino per le vie carovaniere … e Padre Abramo si fidò del suo Dio, senza nemmeno aver capito bene quale sarebbe stata la meta… Bene, adesso non saremo da meno dei 41 rno to a i no ... n I figli di una civiltà “terragua” come quella cinese, grandissima ma per millenni grettamente chiusa in se stessa. E nei suoi confini. O con quei popoli che hanno imparato da noi e giustamente puntano adesso a superarci, competeremo alla pari, per il comune progresso di una civiltà umana ormai planetaria. E abiteremo il mondo assieme a loro, dovunque. Nella Bergamasca o in Patagonia. Non dite, care amiche (magari madri di figli ventenni), che il vostro cronista spara poesia, forse perché (e non è vero) è un vecchio zitellone senza prole, che non conosce la profondità carnale dei rapporti di sangue. E può predicare facilmente da un pulpito gratuito. Ci è stato infatti insegnato (per il nostro bene e non per farci un dispetto) che i figli non sono appendici nostre e che è un dovere per noi incitarli ad andare (ma anche questo “dovere” è facile da osservare, se sono veri i numeri che abbiamo citato prima: perché la spinta ad andare è iscritta nel più preistorico dna dell’homo sapiens). Giovanotti nel sinedrio sindacale Ma torniamo coi piedi per terra. Era- C’è chi dice … vamo partiti dall’Au- L a vita è un frammento di eternità ditorium del 27 Il figlio savio accetta la correzione del padre gennaio e dopo una L’impresa più alta è il controllo di sé virata sulla XXII Re- Le fondamenta di tutti i vizi affondano nell’egoismo gione Fit di Bruxelles L’angoscia è la vita malata dello spirito avevamo punto sui La tazza del piacere ha un fondo di veleno giovani quadri sindacali in formazione … E così abbiamo (scusate) divagato un po’ Nasce dallo stato di salute sano della Fit, troppo. Ebbene, è più di mezzo secolo che come orgogliosamente è stato rivendicato il vostro cronista bazzica tra tante “strut- da Claudiani e Luciano. ture” della nostra Confederazione, nella Centrale e nelle categorie più varie, del- Ma di questa buona salute è parte non l’industria, del terziario, del pubblico im- piccola la sicurezza, la fiducia in se stessi, piego, dei pensionati, dei servizi ai soci… il senso di una missione di servizio vera e Eppure non aveva mai assistito ad uno sentita, non recitata, di leader sindacali spettacolo che invece dovrebbe essere na- che si fanno quotidianamente sfidare dalla turalissimo. Quadri dirigenti giovani in for- durezza del loro mestiere di rappresenmazione che partecipano ad un “atto tanza; e che insegnano ai potenziali, aspiliturgico” tra i più gelosamente riservati ed ranti futuri competitor alle loro officiati dal “quadro di comando” Comitati “poltrone”, la “noble art” del pugilato, la Esecutivi, Consigli Generali, Direttivi … e lealtà dello scontro (di idee e di leadervia con le dovute maiuscole. Perché que- ship, a Dio piacendo). sta novità? Da dove nasce? La risposta è di una ovvietà sconvolgente. E questo si può fare solo se si ama davvero la vita (e necessariamente la sua controfaccia, che possiamo definire poeticamente “fine corsa”, senza evocare l’ultima delle tre Parche, la Moira Atropo, quella che recide il filo). Che dite, amiche ed amici cari? Ci facciamo riacchiappare dalle divagazioni? Eh! È la voglia di andare che tiranneggia ancora il vostro Affezionato Cronista 42 vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 Indice de “La Voce” 2010 vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 vieri dei ferro VOCE La N. 1 Gennaio 2011 Decreto flussi 2010: primo click day il 31 gennaio Dal 31 gennaio sono partiti i “click day” relativi all’ingresso in Italia per lavoro di cittadini stranieri residenti all’estero per il 2010. A partire da tale data, infatti, i datori di lavoro che intendono assumere cittadini di Paesi che hanno sottoscritto, o stanno per sottoscrivere, specifici accordi di cooperazione in materia migratoria possono inoltrare, solo per via telematica, la richiesta per rientrare nei 52.080 ingressi previsti. Nello specifico, tali quote sono relative ai seguenti Paesi: - Albania - Algeria - Bangladesh - Egitto - Filippine - Ghana - Marocco - Moldavia - Nigeria - Pakistan - Senegal - Somalia - Sri Lanka - Tunisia - India - Perù - Ucraina - Niger - Gambia - altri Paesi non Ue che concludano accordi con l’Italia L’invio delle domande potrà avvenire on line sul sito del ministero dell’Interno fino al 30 giugno 2011. Per i cittadini impiegati nel settore del lavoro domestico e di assistenza alla persona provenienti da paesi diversi da quelli sopra elencati sono previsti 30.000 ingressi dall’estero. In questo caso, il click day è previsto a partire dalle ore 8 del 2 febbraio 2011 e fino al 30 giugno 2011. Infine, ci sono le richieste di ingresso per i cittadini che rientrano in altri settori. Per loro sono previste le seguenti quote: - 10.000 conversioni in permessi di soggiorno per lavoro subordinato non stagionale di cui 6.000 per studio/tirocinio/formazione e 4.000 per lavoro stagionale - 1.500 conversioni dei permessi di soggiorno Ce-slp rilasciati da altri Paese dell’Ue, di cui 1.000 per lavoro subordinato e 500 per lavoro autonomo - 4.000 ingressi per i cittadini stranieri che hanno completato i programmi di formazione e d’istruzione nel paese di origine - 500 ingressi destinati a lavoratori subordinati e autonomi di origine italiana, per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado in linea diretta di ascendenza ai lavoratori residenti in Argentina, Uruguay Venezuela e Brasile. Per tutti loro, l’invio delle domande da parte del datore di lavoro dovrà avvenire on line sul sito del ministero dell’Interno a partire dalle ore 8 del 3 febbraio 2011 e fino al 30 giugno 2011. Le modalità di registrazione, di compilazione dei moduli e d’invio delle domande sarà esclusivamente on line dal sito www.interno.it. Il datore di lavoro ha l’obbligo di accompagnare il lavoratore che entra in Italia allo Sportello unico per sottoscrivere il contratto di soggiorno per lavoro e per effettuare, entro 48 ore dalla data del timbro del contratto, la comunicazione obbligatoria ai fini dell’assunzione. Il patronato Inas è a disposizione per offrire tutte le informazioni necessarie sull’argomento. Invalidità civile: estesa la validità del certificato medico introduttivo È stato prolungato il periodo di validità del certificato medico introduttivo per le domande di invalidità civile. L’Inps ha infatti reso noto che ora tale certificazione durerà 90 giorni. Il termine è stato esteso anche a quei certificati che, entro il 10 novembre, non risultino scaduti e non siano stati ancora abbinati alla domanda di invalidità. Per la consulenza e l’assistenza necessarie, ci si può recare presso la più vicina sede dell’Inas Cisl (gli indirizzi si trovano su www.inas.it, oppure chiamando il numero verde 800 24 93 07): ricordiamo che la consulenza offerta dall’Inas è assolutamente gratuita. Modelli ICRIC-ICLAV-ACCAS/PS, attività 2011 Ogni anno l’INPS ha l’obbligo di verificare la permanenza dei requisiti necessari per il pagamento di alcune prestazioni assistenziali. Ci riferiamo alla pensione sociale, all’assegno sociale e alle prestazioni economiche erogate agli invalidi civili (titolari di assegno mensile, indennità di accompagnamento o frequenza). Si tratta di circa 2.800.000 cittadini, che in febbraio rivceverranno dall’INPS la la richiesta di presentare i modelli ICRIC ICLAV o ACCAS/PS. Gli invalidi civili titolari di indennità di accompagnamento o frequenza, sono tenuti a presentare, entro il 31 marzo di ogni anno, una dichiarazione di responsabilità relativa alla sussistenza o meno di uno stato di ricovero a titolo gratuito in istituto (Mod. ICRIC – Invalidità Civile Ricovero). Gli invalidi civili titolari di assegno mensile, sono tenuti a presentare ogni anno una dichiarazione di responsabilità relativa alla permanenza o meno del requisito di mancata prestazione di attività lavorativa o dell’eventuale reddito prodotto (Mod. ICLAV – Invalidità Civile Lavoro) . I titolari di pensione sociale e assegno sociale devono autocertificate la permanenza del requisito della residenza stabile e continuativa in Italia. Per i soli titolari di assegno sociale sarà necessaria anche la dichiarazione di responsabilità sulla sussistenza dello stato di ricovero o meno, in istituto pubblico o convenzionato. Per questo adempimento è stato predisposto anche un nuovo modello: il modulo ACCAS/PS – Accertamento Assegno Sociale/Pensionesociale). Da quest’anno le dichiarazioni potranno essere presentate solo scegliendo tra le seguenti modalità: • rivolgendosi ad un intermediario abilitato all’assistenza fiscale che, come il Caf Cisl, abbia stipulato una convenzione con l’INPS per la trasmissione telematica delle dichiarazioni di responsabilità; l’intermediario assisterà gratuitamente l’interessato nella compilazione dei modelli richiesti dall’INPS e dopo la sottoscrizione di questi provvederà alla trasmissione telematica. • oppure collegandosi al sito www.inps.it e utilizzando i servizi online. Sarà necessario disporre del PIN assegnato dall’INPS. L’eventuale documentazione dovrà essere comunque consegnata alla competente sede INPS. Infine, ecco alcune indicazioni pratiche: • I modelli di dichiarazione possono essere sottoscritti dal dichiarante o dall’eventuale tutore/curatore. • La consegna del modello all’intermediario può essere effettuata anche da un delegato. In quest’ultimo caso andranno esibiti la delega e i documenti di identità del dichiarante e del delegato. • In caso di presentazione all’intermediario, portare sempre la lettera ricevuta dall’INPS. • In caso di disabilità intellettiva o psichica non va resa alcuna dichiarazione ma deve essere presentato all’intermediario o all’INPS un certificato medico recante l’indicazione delle patologie. • Il dichiarante dovrà conservare la sua copia delle dichiarazioni di responsabilità e la relativa documentazione per 10 anni. Per maggiorni informazioni, vai al sito www.cafcisl.it o contatta la sede più vicina attraverso il numero verde gratuito 800 249 307