La coppia che unisce Pavia a Singapore
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La coppia che unisce Pavia a Singapore
TEMPI LIBERI Corriere della Sera Sabato 4 Aprile 2015 Abitare 43 Museo del Cinema Video e nuove tecnologie: così i giovani raccontano la luce delle città I protagonisti Al Museo del Cinema di Torino sono stati premiati i dieci vincitori della seconda edizione del concorso video internazionale «Riprenditi la città, Riprendi la luce», rassegna di cortometraggi organizzata e promossa da Aidi (Associazione Italiana di Illuminazione) con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico. Anche quest’anno i protagonisti del concorso sono stati la luce, i giovani under 30 e le città e ancora il video di 60 secondi come strumento attraverso il quale raccontare la luce e le città in tre diversi modi. Centosessantasei i video arrivati da tutta Italia e da diversi Paesi del mondo, come Spagna, Polonia, Israele, Messico, America e Giappone; e quasi 98.000 le visualizzazioni sul canale YouTube. Dieci sono i giovani under 30 premiati tra i 21 video arrivati in finale. La coppia che unisce Pavia a Singapore «Idee opposte, le conciliamo a distanza» Francesca Lanzavecchia e Hunn Wai: «Nel nostro design ci sono i bisogni del futuro» Chi sono Francesca Lanzavecchia è nata a Pavia nel 1983 Hunn Wai, di Singapore, è nato a Londra nel 1980 Entrambi si sono laureati in design nel 2005; lei al Politecnico di Milano, lui alla National University of Singapore. Successivamente hanno frequentato la Design Academy of Eindhoven Nel 2009 vincono il concorso per giovani talenti «Time to Design», indetto dal ministero della Cultura danese Nel 2010 aprono il loro «studio a distanza» P avia-Singapore, andata e ritorno. Protagonisti di questo viaggio virtuale (e reale) sono Francesca Lanzavecchia e Hunn Wai, oggi soci dell’omonimo studio di design, diviso a metà tra le rispettive città di origine: «Ci vediamo ogni mese, da noi o dai clienti, tra Europa, America, Oriente. Perché ormai basta un computer, e persino una stanza di hotel o un bar possono trasformarsi in ufficio — affermano —. Un luogo fisico dedicato oggi non serve più». Per loro però non è stato sempre così. La conoscenza al- nascosti nelle città». Ma c’è di più: quel lato umano che scaturisce dal confronto a due e diventa essenza stessa dei progetto. «La bellezza può essere funzione, non solo valore estetico», affermano, loro che lavorano (anche) con le aziende per capire insieme come un oggetto possa contribuire a migliorare la qualità della vita. Ed ecco l’idea di applicare i principi del feng-shui a un lettino per bambini o le consulenze top secret per dare una forma nuova, più umana, a prodotti medicali: «Ma stiamo studiando anche come rendere sempre più fruibile una una casa casa Il nuovo tavolino Plug per Cappellini che sarà esposto al prossimo Salone del Mobile. In alluminio anodizzato colorato, può essere usato anche come portariviste e servire come punto d’appoggio per il computer portatile oo ilil tablet tablet Dicono di loro stessi «Lei è ossessionata dal dettaglio e sente il passato» «Lui ha la leggerezza di un Paese dinamico» la Design Academy di Eindhoven e l’inizio assieme (allora erano anche una coppia) a Shanghai: «Io avevo problemi di visti, avremmo voluto aprire uno studio ma c’erano mille barriere — racconta lei —. Stavamo valutando cosa fare quando arrivò dalla Danimarca la vittoria a un concorso per giovani talenti: sei mesi a Copenhagen, ufficio e bottega, un’esperienza bellissima da cui nacque la nostra prima serie di arredi». Il ritorno ciascuno a casa e la decisione di aprire uno studio «a distanza». «Abbiamo un approccio al progetto simile ma scardinato dalle nostre diversità: io sento una cultura prepotente alle spalle, lui ha la sicurezza di un paese agiato proiettato in avanti», dice lei, e lui incalza: «Francesca è ossessionata dal dettaglio, dalla storia che c’è dietro ogni cosa, dal capire se quello che fa è migliorabile. Io sono più leggero: mi piace smussare e sem- plificare. Ma anche lei sta imparando...», e Francesca annuisce. Spiriti antitetici ma integrati perfettamente nei loro prodotti, come vedremo tra pochi giorni alla Design Week. «Facili e leggeri nell’estetica e nel materiale, perché possano seguirci ovunque: qui appoggi il computer o un bicchiere, sotto puoi riporre le riviste. Linee non invadenti, colori amichevoli», spiegano, mostrando i nuovi tavolini in alluminio Plug e Taco disegnati per Cappellini. Ma ci saranno anche madie tutte d’oro — fatte a Singapore — che nascondono contrasti inaspettati: «Strutture che si rifanno ai laminati del movimento Alchimia anni 70. Un materiale povero (la lamiera curvata) ma avvolto in una pellicola dorata applicata con una tecnica tratta dal mondo auto. Ricco fuori ma povero “dentro”. Tecnologico, ma con lo sguardo al grande passato del nostro design», spiega Francesca. Contrasti anche per gli animali in porcellana ideati per Bosa: «Motivi mimetici, risultato di una raffinata tecnologia applicata alla ceramica della tradizione italiana. Sculture moderne, per dire che questi animali vivono accanto a noi, Confronto aperto Francesca Lanzavecchia e Hunn Wai ripresi nel loro primo studio a Copenaghen agli anziani e alle persone con disabilità. E l’integrazione “buona” delle tecnologie negli oggetti domestici, quasi fossero un materiale in più». I traguardi da raggiungere — da bravi trentenni — sono ambiziosi: «Essere dei motivatori, contribuire a spingere a osare di più. Al di là dei prodotti». E per il Salone? «Noi siamo designer della crisi, per noi non c’è un “prima”. Per questo crediamo che queste occasioni siano importanti come incontro tra le persone, per stare seduti assieme, parlare, capirsi. Un contatto reale, oltre uno schermo». Come succederà in fiera, sulla scalinata-agorà tutta in marmo (progettata per Antolini): per dire che anche una barriera architettonica può diventare simbolo di condivisione. Silvia Nani © RIPRODUZIONE RISERVATA Living: Renzo Piano sorveglia N.Y., le lampade fumetto di Ingo Maurer e la Design Week senza segreti A Essenzialità metallica i grandi architetti non sfugge nulla dall’alto. Mentre suggeriscono e interpretano. A Renzo Piano, per esempio, basta affacciarsi sui lavori in corso del suo nuovo museo d’arte newyorchese, il Whitney, presentato in anteprima dalla stessa archistar sul nuovo «Living», in regalo con il Corriere della Sera il prossimo 7 aprile. Mentre non si affaccia, ma ci guarda attraverso le sue lampade-fumetto, un altro grande progettista, Ingo Maurer, il designer tedesco con i tratti da navajo, incontrato a pagina 203 del mensile del Da martedì Living di aprile gratis con il Corriere martedì 7 (poi 3,50 euro). E su living.corriere.it Speciale Salone con news e aggiornamenti Corriere. Che non dimentica il presente dietro l’angolo. Sì, il Salone del Mobile, dal 14 al 19 aprile a Milano. Dopo essersi affidato ai due numi tutelari dei quali abbiamo parlato (a proposito, ci sarebbero tra i guru anche Alessandro Mendini ed Enzo Mari), Living apre le porte al design femminile che verrà. A pagina 141, ecco le magnifiche cinque che ci aspettano in poltrona. I nomi? Li scopriremo solo sfogliando. Sulle tracce dello stile che verrà, a Milano, ci imbattiamo in una preview di mobili, luci e oggetti arredati con le fo- to d’antan di Giancolombo, il fotoreporter della ricostruzione milanese del Dopoguerra. Costruire e ricostruire: passa soprattutto da questi due passaggi il segreto di un altro evento alle porte, l’Expo, sfiora- to in Living di aprile, perché è impossibile resistervi. Per questo, Filippo La Mantia, uomo di mondo e di tante altre vite prima di mettersi ai fornelli, non poteva che aprirlo a Milano il ristorante che porta il suo no- Visioni Da sinistra, Renzo Piano a New York e Ingo Maurer (foto Adrian Gaut e Frank Bauer per Living) Citazioni automobilistiche Contenitore Fool’s Gold in lamiera ondulata galvanizzata, ricoperto da una pellicola in vinile derivata dal settore automobilistico. Esposto alla mostra «The Alchemist» in Triennale Decorazione contemporanea Per la serie «Mimesi urbane» la scultura da parete di Bosa, in ceramica con motivo camouflage riprodotto al computer. Visibile al Salone del mobile me. Si raccomanda a pagina 133: «Non chiamatelo ristorante: è una grande macchina internazionale dedicata al cibo e alla vita». E a Milano, la città del design, (gli interni del ristorante sono stati progettati da Piero Lissoni), dell’Expo e d e l l ’a r t e d e l l a f u g a n e i weekend. Parola di Ferruccio Laviani, allievo di De Lucchi, beccato a piedi nudi nel parco del suo castello fiabesco della Loira. Quel «Vissero felici e contenti» spetta però alla coppia di studio Jobs, protagonista della cover di Living: in una scatola di 50 centimetri sono riusciti a ficcarci un intero set da giardino. Vedere per credere: nella sezione «speciale salone del mobile» di living.corriere.it, leggiamo che ci sarà anche lo studio Jobs alla Design Week. Peppe Aquaro © RIPRODUZIONE RISERVATA