inaugurazione anno giudiziario 2014

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inaugurazione anno giudiziario 2014
Regione Ecclesiastica Campania
Tribunale Ecclesiastico Regionale Campano e di Appello
INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2014
RELAZIONE DEL PRESIDENTE
Mons. Erasmo Napolitano
Napoli, 26 febbraio 2014
È con grande gioia che porgo, a nome anche di tutti gli
Operatori del Tribunale Ecclesiastico Regionale Campano e di Appello,
un riverente saluto e un cordiale ringraziamento a tutti Voi che,
accogliendo il nostro invito, onorate con la vostra presenza
l’inaugurazione solenne dell’anno giudiziario 2014 di questo Tribunale.
E’ un appuntamento di significativo interesse non solo per gli
Operatori del diritto canonico, ma anche per tutti quelli, che a vario
titolo, si occupano di problemi sociali relativi alla vita matrimoniale e
familiare, sia nel campo ecclesiale che civile, nell’ampio territorio
dell’Italia meridionale.
Come è noto, a questo Tribunale fanno ricorso, in I° grado di
giudizio, i fedeli delle 14 diocesi della Provincia di Napoli e Caserta; in II
grado di giudizio, i Tribunali Ecclesiastici Regionali della Sicilia, della
Calabria e i Tribunali Interdiocesani Salernitano-Lucano e Beneventano
con circa 15 milioni di possibili utenti.
1.
Saluto l’Em.mo Signor Cardinale Crescenzio Sepe,
Arcivescovo Metropolita di Napoli, Presidente della Conferenza
Episcopale Campana e Moderatore del nostro Tribunale. A Lui spetta la
cura e la vigilanza per il retto funzionamento del Tribunale e la nomina
dei suoi componenti (cfr. cann. 1419-1422, 1425, 1428, 1430, 1435, 1437). A
Vostra Eminenza, a nome di tutti gli Operatori del Tribunale, esprimo
profonda gratitudine per il costante interessamento per il nostro lavoro.
Saluto Sua Eminenza il Signor Cardinale Francesco
Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi
Legislativi, che, nonostante i molteplici impegni, ha voluto anche
quest’anno partecipare a questa inaugurazione. La presenza di Vostra
2.
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Eminenza è segno di affetto per la mia persona e di stima per il nostro
Tribunale. Non Le nascondo che spesso avverto nostalgia di quel
Dicastero vaticano in cui ho trascorso un decennio indimenticabile della
mia vita.
Saluto l’Ecc.mo Arcivescovo-Prelato di Pompei, Mons. Tommaso
Caputo, e S. Ecc.za Mons. Lucio Lemmo, Vescovi ausiliare di Napoli;
ringrazio i Vescovi che, impossibilitati ad essere presenti, hanno inviato
in scriptis i loro auguri, esprimendo gratitudine per il nostro servizio
ecclesiale.
Nello svolgimento del ministero di Giudici ecclesiastici, siamo
consapevoli di agire in nome della potestà giudiziale che è prerogativa
dell’identità e della missione dei Vescovi. Il can. 419, § 1, infatti, ricorda
che: «Giudice di prima istanza è il Vescovo diocesano». Ciò è stata ribadito
dal Papa Giovanni Paolo II, nel suo ultimo discorso alla Rota Romana (29
gennaio 2005), quando affermò che i Vescovi diocesani «sono giudici per
diritto divino delle loro comunità. È in loro nome che i Tribunali amministrano
la giustizia. Essi sono pertanto chiamati ad impegnarsi in prima persona per
curare l’idoneità dei membri dei Tribunali […] I sacri Pastori non possono
pensare che l’operato dei loro Tribunali sia una questione meramente “tecnica”
della quale possono disinteressarsi, affidandola interamente ai loro giudici vicari
(cfr. cann. 391, 1419, 1423 § 1)»1.
Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale
Ecclesiastico Regionale Calabro, ai Vescovi di quelle Chiese – tra i quali
vi era anche il nuovo Segretario ad interim della Conferenza Episcopale
Italiana, che conosco da moltissimi anni essendo entrambi docenti alla
Facoltà Teologica di Posillipo - mi sono permesso di chiedere maggiore
considerazione nei confronti dei Tribunali Ecclesiastici e al nostro
delicato ministero.
Esso, infatti, è un ministero pastorale anche se esercitato
nell'ambito giudiziale. Lo ha chiaramente ricordato Papa Francesco
durante il suo primo discorso alla Rota Romana, il 24 gennaio scorso,
quando ha detto: «L’attività giudiziaria ecclesiale, che si configura come
servizio alla verità nella giustizia, ha infatti una connotazione profondamente
pastorale, perché finalizzata al perseguimento del bene dei fedeli e alla
edificazione della comunità cristiana. […] Ne consegue che l’ufficio giudiziario è
una vera diaconia, cioè un servizio al Popolo di Dio. […] Inoltre, cari Giudici,
1
Communicationes XXXVII, 1 (2005), 6.
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mediante il vostro specifico ministero, voi offrite un competente contributo per
affrontare le tematiche pastorali emergenti»2.
Saluto il Chiarissimo Professore Francesco Paolo Casavola,
Presidente emerito della Corte costituzionale, e lo ringrazio
profondamente per aver accettato di tenere la prolusione inaugurale. È
per noi un grande onore averlo tra noi e ascoltare quanto magistralmente
ci dirà.
Saluto gli Illustrissimi Magistrati civili, auspicando la possibilità di
reciproco confronto su argomenti di comune interesse come, ad esempio,
quello della delibazione in sede civile delle sentenze ecclesiastiche3.
Saluto le Autorità civili e militari.
Saluto i Vicari Giudiziali dei Tribunali che appellano al nostro:
Mons. Vincenzo Murgano del Tribunale siculo; Mons. Francesco Oliva,
nuovo presidente del Tribunale calabro unitamente a Mons. Raffaele
Facciolo, Vicario giudiziale emerito dello stesso Tribunale, che ha voluto
partecipare anche quest’anno a questo evento; Mons. Michele Alfano,
Vicario Giudiziale del Tribunale Interdiocesano Salernitano-Lucano;
Mons. Pietro Russo, Vicario Giudiziale del Tribunale Interdiocesano di
Benevento; don Lino La Rocca, nuovo Vicario Giudiziale del Tribunale
Ecclesiastico Regionale Pugliese.
Tra noi non vi è soltanto fraterna amicizia, ma anche
collaborazione e condivisione. A tale proposito, rendo noto che, su mio
invito, si è tenuto a Pompei, il 18 e 19 ottobre scorso, un incontro a cui
hanno preso parte i Vicari Giudiziali e i Cancellieri dei Tribunali
ecclesiastici dell’Italia meridionale. Seguendo una traccia di lavoro,
abbiamo discusso e concordato le prassi da adottare nei nostri Tribunali
a partire dalla consulenza previa alla dichiarazione di assenza in
giudizio di una parte convenuta costituita ma mai fisicamente presente
in giudizio. I risultati di quanto abbiamo condiviso sono stati già
riordinati, ma per essere ultimati necessitano di una risposta dell'ufficio
competente della C.E.I., che ancora non è pervenuta. Quello di Pompei è
stato un piacevole e costruttivo incontro che avrà, appena possibile, un
seguito al fine di trattare sia tematiche processuali che amministrative
puntando, magari, ad avere anche una modulistica comune. Uniformare
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L’Osservatore Romano, 25 gennaio 2014.
Cfr. MARCO CANONICO, La delibazione delle sentenze ecclesiastiche di nullità: problemi attuali e prospettive
future, in AAVV, Matrimonio canonico e ordinamento civile, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2008,
43-72.
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le prassi ci permette, in quanto Tribunale di Appello, di non considerare
“errori” procedurali quelle che, potrebbero essere usanze diverse.
A seguito di tale incontro, il 2 dicembre scorso ho anche emanato
delle disposizioni da osservarsi nel nostro Tribunale che vanno a
regolamentare alcuni aspetti della nostra vita e del nostro operare. Esse
sono riportate sul sito internet del Tribunale (www.tercampano.it) e ne
chiedo gentilmente ancora una volta l’osservanza da parte di tutti.
Mi sembra anche bello ricordare in questa circostanza la gioiosa
esperienza della prima gita fatta insieme dai 3 Tribunali presenti nella
Regione Campania presso l’Abbazia di Cava dei Tirreni con pranzo in
costiera amalfitana. Per quest’anno non l’abbiamo ancora definita, ma
sono certo che si farà. È una piacevole occasione la reciproca conoscenza
e collaborazione.
Saluto i Dirigenti del Banco Napoli, i Dott. Gallia, Righi e
Colombo e li ringrazio per aver concesso al nostro Tribunale un
contributo che ci sta permettendo di concedere il gratuito patrocinio, con
l’esenzione totale anche delle spese giudiziarie, a coloro che vivono in
situazioni economiche particolarmente disagiate. Esprimo loro
riconoscenza, inoltre, per aver sponsorizzato interamente anche
l’inaugurazione di questo anno giudiziario.
Infine, ma non come ultimi, saluto gli Avvocati, i Periti, i
Rappresentanti dei mezzi di comunicazione e tutti quanti siete qui
convenuti.
In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario,
solitamente spetta al Presidente del Tribunale tenere la relazione
sull’attività giudiziaria dell’anno precedente. Assolvo con piacere a
questo compito cominciando a rendere noti i dati dei processi
incardinati, conclusi, ancora pendenti o archiviati dell’anno 2013.
3.
In I° grado di giudizio, sono stati incardinati 170 processi a
differenza dei 207 dell’anno 2012 (un calo pari al 21%); ne sono stati
conclusi 221 a differenza dei 190 del 2012 (un incremento del 16%).
Dei processi conclusi, 190 hanno avuto una sentenza affermativa
(162 nel 2012) e 13 hanno avuto sentenza negativa (9 nel 2012).
I motivi di nullità più frequenti possono essere ridotti a 3: 1)
l’esclusione dell’indissolubilità del vincolo coniugale (138 affermative e
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25 negative); 2) l’esclusione della prole (105 affermative e 4 negative); 3)
l’incapacità, per cause di natura psichica, ad assumere gli obblighi
essenziali del matrimonio, ex can. 1095, 3° (15 affermative e 10 negative).
Al 31 dicembre scorso vi erano ancora, sommando le pendenze
degli anni precedenti, 514 processi in attesa di conclusione. Nel 2012 ve
ne erano 565. Vi è stato quindi un lieve calo della pendenza dei processi.
In II° grado di giudizio, sono pervenute 511 cause: 246 dal
Tribunale siculo; 138 dal Tribunale calabro; 87 dal Tribunale
Interdiocesano Salernitano-Lucano; 40 dal Tribunale Interdiocesano
Beneventano. Sono state definite 533 cause a differenza delle 471 del
2012.
Delle cause definite: 459 hanno ottenuto il decreto di ratifica della
sentenza ex can. 1682 (471 nel 2012) e 43 sono state rinviate all’ordinario
esame (18 nel 2012). Anche in questi processi i motivi più ricorrenti sono
sostanzialmente quelli suddetti anche se in percentuali e in ordine
diverso.
Alla fine dello scorso anno in seconda istanza vi erano 80 processi
in attesa di conclusione (102 nel 2012); alcune cause, però, sono state già
decise in questi due primi mesi dell’anno corrente.
A tale proposito, faccio presente che il nostro Tribunale di appello
porta a conclusione un processo in circa 4 – 5 mesi. In questo, possiamo
vantarci, nonostante abbiamo il carico di lavoro più ingente dei Tribunali
d’Italia, di essere i più celeri grazie all’impegno di alcuni Giudici
totalmente impegnati per tali processi.
Tra il I° e il II° grado di giudizio, al 31 dicembre vi sono 514 cause
pendenti (565 nel 2012).
Durante l’anno 2013 sono state archiviate 34 cause.
Nell’anno trascorso, sono state anche chiesti e concessi dal
Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica 172 decreti di esecutività
civile.
Ulteriori dati sono riportati nelle tabelle che sono nella cartella che
vi è stata consegnata.
Il ridotto carico di pendenza e la conclusione di più cause, è dovuta
anche alla collaborazione degli Uditori. Durante lo scorso anno, infatti, il
nostro Tribunale è stato il primo in Italia ad indire un bando pubblico di
concorso per la selezione di Uditori. Oltre alla persona risultata vincitrice
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del concorso, tutti i partecipanti, essendo risultati idonei alla valutazione
tecnica, sono stati inseriti nell’albo degli Uditori di questo Tribunale. Ad
ognuno viene affidata una causa per espletarne la fase istruttoria. Come
è noto, l’Uditore non è un Giudice e, quindi, non ha facoltà di decidere
una causa, ma affianca il Giudice Istruttore nell’ascolto delle deposizioni
e nella raccolta delle prove.
Per tutto il lavoro compiuto, esprimo profonda gratitudine ai
Vicari giudiziali aggiunti unitamente al Vicario Giudiziale Emerito, ai
Giudici, ai Difensori del vincolo, agli Uditori, ai Notai, al personale di
Cancelleria e al Personale amministrativo ed ausiliario; se i risultati sono
positivi, è merito dell’impegno di tutti loro.
A tutti loro devo anche chiedere pubblicamente scusa. Riconosco
apertamente che sono esigente fino a risultare fastidioso; qualcuno mi ha
fatto notare che li richiamo in più occasioni; in realtà, quelli che qualcuno
definisce “rimproveri”, non sono altro – almeno dal mio punto di vista –
che forti e decisi appelli a fare bene il proprio dovere e contribuire così a
ridare serenità alle persone che attendono giustizia dal nostro Tribunale.
Come ci ha ricordato il Santo Padre Francesco, durante la sua prima
allocuzione al Tribunale Apostolico della Rota Romana (24 gennaio
2014): «Dietro ogni pratica, ogni posizione, ogni causa, ci sono persone che
attendono giustizia»4.
Alle parole del Santo Padre, mi permetto di aggiungere anche che
la lentezza da parte nostra nel concludere i processi tiene le parti in una
condizione di stand-by che potrebbero mettere le stesse in una situazione
di irregolarità morale.
Ringrazio, quindi, tutti gli Operatori del nostro Tribunale per
quello che sono e per quello che fanno; anche per la pazienza che hanno
nei miei confronti. È vero che li considero “ruote del carro”, ma lo faccio
in senso positivo, vale a dire che senza l’apporto, anche di uno solo di
loro, il nostro proseguire si arresterebbe.
Alla luce dei dati statistici relativi ai motivi per i quali si
accusa di nullità un matrimonio, mi permetto fare qualche
considerazione, soprattutto in merito alla esclusione dell’indissolubilità o
perpetuità del vincolo coniugale che è il principale motivo di nullità
richiesto nel nostro Tribunale.
4.
4
L’Osservatore Romano, 25 gennaio 2014.
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Ritengo, anzitutto, necessario, e mi rivolgo particolarmente agli
Avvocati patrocinanti nel foro ecclesiastico, che nella proposta di dubbio
riportata nel libello sia utilizzata la terminologia codiciale: perché
scrivere “simulazione” se il termine simulazione non è presente nel
Codice? è esatto scrivere “per esclusione” (cfr. can. 1101, § 2). La
simulazione, in effetti, è la conseguenza dell’atto positivo di volontà con
il quale si intende escludere il matrimonio stesso, le sue proprietà e il suo
fine (cfr. cann. 1055, 1056, 1057, 1101, § 2).
Circa tali motivi di nullità, va tristemente rilevato che, nonostante i
corsi di preparazione al matrimonio, molte persone si accostano al
matrimonio con una ambigua concezione dello stesso, impostando la
vita coniugale su convinzioni molto personali e difformi da quelli che la
Chiesa cattolica considera fondamentali per una valida celebrazione del
matrimonio sacramento. Molti rifiutano anche inconsapevolmente –
essendo una mentalità diffusa – la perpetuità del vincolo; il matrimonio è
concepito come uno stare uniti finché è possibile e il ricorso al divorzio è
concepito come normale rimedio ai mali della coppia e alla possibilità di
iniziare una nuova storia sentimentale.
Di conseguenza, in molti casi, si esclude anche la prole per poter
essere maggiormente liberi di separarsi.
Se ciò potrebbe essere anche ammissibile per chi chiede la nullità
del matrimonio dopo poco tempo dalla celebrazione delle nozze, non mi
sembra altrettanto possibile ed ammissibile, invece, chiedere la nullità
del matrimonio per esclusione dell’indissolubilità dopo anni di vita
coniugale, magari anche con la presenza di prole. Vi sono, purtroppo,
numerose richieste di dichiarazione di nullità del matrimonio per queste
fattispecie.
Concedere la nullità del matrimonio in tali, con estrema facilità, ci
espone allo scandalo e alla mancanza di rispetto della sacramentalità del
matrimonio che, oltre ad essere un atto giuridico, è un sacramento ed ha
comunque una dimensione “sacra” anche per chi non crede in Dio.
Attenzione anche a non considerare “nullo” un matrimonio
solamente in quanto “fallito”! Da questo pericolo ci metteva in guardia
già Papa Giovanni Paolo II quando, durante l’allocuzione al Tribunale
della Rota Romana, disse: «Nelle attuali circostanze un altro rischio è pure
incombente. In nome di pretese esigenze pastorali, qualche voce s’è levata per
proporre di dichiarare nulle le unioni totalmente fallite. … Si è così tentati di
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provvedere ad un’impostazione dei capi di nullità e ad una loro prova in
contrasto con i più elementari principi della normativa e del magistero della
Chiesa. È evidente l'oggettiva gravità giuridica e morale di tali comportamenti,
che non costituiscono sicuramente la soluzione pastoralmente valida ai problemi
posti dalle crisi matrimoniali»5.
La nullità del matrimonio non deve assolutamente essere
considerata come lo strumento “a pagamento” per potersi liberare da un
vincolo precedente, sposarsi e ricevere i sacramenti. Non è, infatti,
solamente una situazione matrimoniale irregolare che può impedire la
recezione dei sacramenti (cfr. can. 915).
Si deve anche ricordare che l’esclusione del matrimonio, delle sue
proprietà e fine, si ha con l’emissione di un positivo atto di volontà che
non deve essere confuso con una intenzione futura ed incerta, come ad
esempio “se non va bene il matrimonio, mi separo”; in tale caso, forse, ci
si potrebbe trovare non più dinanzi ad un atto positivo di volontà
escludente il matrimonio, ma ad una “condizione de futuro” (cfr. can.
1102, § 1).
Un matrimonio che rifiuta l’indissolubilità è un coniugio ad tempus;
la sua durata può essere lasciata indeterminata nel tempo e al verificarsi
di certe condizioni (per esempio: finché vi è amore, finché vi è attrazione
sessuale, finché le cose vanno bene, etc.). In questi casi la perpetuità del
vincolo verrebbe sostituita dalla temporalità indefinita di un consenso
matrimoniale reversibile; si tratterebbe di un consenso matrimoniale che
include lo jus divorziandi.
Anche su questo aspetto, deve essere ricordato quanto dichiarato
da Papa Giovanni Paolo II alla Rota Romana nell’allocuzione del 21
gennaio 2000: «Le opinioni contrastanti con il principio della indissolubilità o
gli atteggiamenti contrari ad esso, senza il formale rifiuto della celebrazione del
matrimonio sacramentale […] non vizia il consenso matrimoniale»6.
A questo punto, mi sembra opportuno porre un
interrogativo: come porre rimedio a questo andazzo che, in certe
situazioni, sembra rasentare la profanazione della sacralità del
matrimonio? Forse una possibilità potrebbe essere quella della
preparazione al matrimonio. Ma sono veramente utili gli incontri di
preparazione al matrimonio così come sono organizzati in tante
5.
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6
Communicationes, XXXVII, 1 (2005), 5-6.
AAS 92 (2000), 350-355.
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parrocchie? Si può limitare la preparazione al matrimonio – qualcosa che
dovrebbe impegnare per tutta la vita – a pochi incontri? Non sarebbe
auspicabile passare dagli incontri di preparazione al matrimonio ad un
percorso di formazione per i fidanzati?
A noi sacerdoti viene richiesta una formazione di diversi anni; non
si potrebbe ipotizzare una formazione spalmata nel tempo anche per la
celebrazione del matrimonio? C’è nelle tematiche di pastorale giovanile
la presentazione del matrimonio come vocazione o ci si limita ancora a
discutere sulla possibilità o meno dei rapporti sessuali prematrimoniali?
Vi è la conoscenza dei nubendi da parte del parroco?
Dal punto di osservazione dei Tribunali ecclesiastici, si evince che
non sono rari i casi in cui il sacerdote incontra i futuri sposi solamente al
momento della compilazione della posizione matrimoniale o
processicolo per l’istruttoria prematrimoniale (a volte anche questa viene
delegata al diacono o al segretario parrocchiale), durante la quale,
talvolta, risponde egli stesso alle domande, limitandosi poi a fare
apporre semplicemente le firme ai promessi sposi sotto lo sguardo
compiacente dei parenti e dei fotografi. Simili cose non dovrebbero più
accadere! A tale proposito, è opportuno ricordare quanto scriveva
l’Apostolo Paolo nella lettera ai Galati: «Non ci si può prendere gioco di
Dio» (6,7).
Il matrimonio religioso non può prescindere dalla fede di chi lo
celebra, così come ha magistralmente messo in evidenza Papa Benedetto
XVI nel suo ultimo discorso alla Rota Romana (26 gennaio 2013)7.
Sarebbe necessario porre la domanda n. 3 della posizione
matrimoniale (“perché sceglie di sposarsi in Chiesa? crede nel
matrimonio come sacramento? A qualche difficoltà nell’accettare
l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio? Quale?”), al momento in
cui i nubendi si presentano in Chiesa per stabilire la data del matrimonio
che, solitamente, viene fatta con largo anticipo rispetto anche alla
partecipazione al corso prematrimoniale.
Sarebbe anche auspicabile che negli uffici di pastorale familiare
delle Diocesi venisse inserito qualche operatore dei Tribunali
ecclesiastici. È, infatti, all’interno della pastorale familiare che andrebbe,
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Cfr. AAS 105 (2013), 168-172; cfr. MARAGNOLI GIOVANNI , Fede e Sacramento del matrimonio: un discorso di
Benedetto XVI alla Rota Romana, in Iustitia 56 (20139; COPPOLA RAFFAELE, La svolta di Benedetto XVI
nell’allocuzione alla Rota Romana del 26 gennaio 2013, in http://www.ascait.org/news.
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a mio modesto avviso, considerato il nostro particolare ministero
giudiziale.
L’attività del nostro Tribunale, però, non si limita solo alla
materia matrimoniale. Dall’anno scorso, infatti, diversi Giudici siamo
impegnati in processi penali a carico di sacerdoti accusati di abuso sui
minori o di altri delicta graviora. Si tratta di un lavoro di estrema
delicatezza.
6.
Concludendo questa relazione, mi è caro rivolgere il pensiero
a due persone molto care: a P. Filippo Grillo, che il 10 gennaio scorso ha
compiuto 90 anni e continua svolgere il ministero di Giudice con
capacità davvero invidiabile. Oggi non è presente, perché nei giorni
scorsi ha subito un intervento al ginocchio ed ora è in fase della
riabilitazione: a lui il nostro affettuoso augurio.
A P. Cirillo Lombardi, ofm, morto il 19 novembre scorso in seguito
ad un infarto, dopo aver svolto per 50 anni varie mansioni in questo
Tribunale. Nella pubblicazione degli atti dell’inaugurazione di questo
anno giudiziario, riserveremo uno spazio per alcuni scritti in sua
memoria in segno di gratitudine e affetto. Per lui la nostra preghiera.
7.
Nel rinnovare a tutti il mio saluto e la gratitudine per la
vostra presenza e per la pazienza che avete avuto nell’ascoltarmi, vi
invito ora ad ascoltare la prolusione inaugurale del Prof. Francesco Paolo
Casavola, il quale non necessita di presentazione essendo persona nota e
stimata, e a cui rinnovo i miei sentimenti di profonda gratitudine per
aver accettato di essere con noi in questa importante occasione.
Grazie a tutti.
8.
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