aggrappati! a qualsiasi cosa!

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aggrappati! a qualsiasi cosa!
Glauco Maria Genga
«AGGRÀPPATI! A QUALSIASI COSA!»
APPUNTI SUL FILM GRAVITY 1
Sentendosi improvvisamente allontanare nel vuoto e nel buio, la dottoressa Stone, al suo
primo lancio nello spazio, grida terrorizzata: «Che devo fare?». Kowalsky, l’astronauta
veterano suo collega nella missione spaziale, le urla: «Aggràppati! A qualsiasi cosa!». E’ la
scena clou dell’ultimo film di Alfonso Cuarón, realizzato insieme al figlio Jonàs, con il
contributo della NASA e la sofisticata computer grafica 3D. Uno space movie affascinante, il
cui pregio, aldilà delle evidenti distorsioni e falsità che contiene, è quello di far riflettere sul
nesso tra le leggi della fisica e della fisiologa da una parte, e il lavoro del pensiero dall’altra.
Apprendiamo così che la forza di gravità è un aiuto alla vita psichica: un’idea geniale e
psicologicamente corretta.2 Da vedere. Ecco il link al trailer del film:
http://www.youtube.com/watch?v=aMUOOC5uNUM
La trama in breve.
«Gli astronauti Ryan Stone (Sandra Bullock) e Matt Kowalsky (George Clooney) lavorano ad
alcune riparazioni di una stazione orbitante nello spazio, quando un’imprevedibile catena di
eventi gli scaraventa contro una tempesta di detriti. L'impatto è devastante, distrugge la
stazione e li lascia vagare nello spazio nel disperato tentativo di sopravvivere e trovare una
maniera per tornare sulla Terra»:3 «Houston alla cieca, mi sentite?» è l’appello ripetuto da
ciascuno dei due durante tutto il film.
I difetti del film…
…risiedono anzitutto, a mio giudizio, nello stile metafisico e misticheggiante, che lo
appesantisce non poco. La scena finale, ad esempio, ricorda certi quadri, pur pregevoli, del
pittore pesarese Marcello Antonelli (1932-2009): un simbolismo insistito, che Cuarón sposa
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L’articolo è apparso il 18 ottobre scorso nella rubrica Father & Son del sito Cultura Cattolica, curatore E.
Leonardi, illustrazioni di C. Ciceri.
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Il tema è di quelli che attraversano i millenni della storia dell’umanità: dal profeta Elia rapito in cielo su un
carro di fuoco a Dedalo e a suo figlio Icaro, figura tuttora carica di simbolismi. Al plurisecolare dibattito fra
geocentrismo ed eliocentrismo, tutto interno alla diatriba tra religione e scienza, si è affiancata la grande
letteratura: da Leopardi del “Che fai tu luna in ciel?” a Italo Calvino, che apre le Cosmicomiche con le
bellissime pagine de La distanza della Luna. In anni più recenti, il cinema ci ha proposto di tutto e di più.
Ricordo solo: 2001 Odissea nello spazio (Kubrik, 1968) e Apollo 13 (Ron Howard, 1995). Infine la musica
“leggera”, con il popolare successo della canzone Help me! (Dik Dik, 1974), ispirata al brano Space Oddity, che
David Bowie lanciò proprio pochi giorni prima dell’allunaggio dell’Apollo 11. Un testo agghiacciante.
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http://www.mymovies.it/film/2013/gravity.
in toto, firmando regia, montaggio e sceneggiatura (oltre ad esserne il produttore: voleva
proprio farlo, questo film!). Chi è l’eroina up to date? Ovvio! Una madre-astronauta che deve
elaborare il lutto più grave che ci sia: la morte dell’unica figlia.
Non mi soffermo sulle molte distorsioni e falsità, già bene individuate da diversi siti web, la
cui consultazione è comunque divertente: la science fiction non si cura dell’effettiva velocità
dei detriti o delle procedure di apertura dei portelli delle stazioni spaziali.4 Pazienza.
… e il suo pregio.
Uno spunto resta molto interessante. Siamo soliti pensare alla gravità come qualcosa di
scomodo: ci fa cadere, rende pesanti gli oggetti che trasportiamo e faticose le scale che
saliamo. Questo film mostra che le cose stanno proprio all’incontrario: qui gravity è… la
meta. O meglio: è un aiuto prezioso per andare a meta. Non può che essere così. Se pensiamo
che la comparsa dell’Homo Sapiens risale a circa 200.000 anni fa (migliaio più migliaio
meno, senza contare le generazioni degli ominidi precedenti), comprendiamo che
l’evoluzione del corpo umano è avvenuta coniugando le leggi fisiche del nostro pianeta con
quelle della fisiologia (locomozione, circolazione, senso-percezione, etc.). La gravità ha
aiutato l’uomo ad orientarsi nei suoi moti, cosicché ci è facile sapere che stiamo andando da
qualche parte. Diventa quasi un tutt’uno con il volerci andare.
Insomma, senza gravità - come dicono a Milano - «l’è un laurà de matt!». Gli astronauti
devono riguadagnare tutta l’elaborazione dei loro moti, e apprendere come muoversi secondo
mete e obiettivi in assenza delle indicazioni che registriamo ordinariamente sulla superficie
terrestre. 5 In una delle prime scene, la protagonista non riesce ad afferrare uno strumento che
le è sfuggito di mano ed esclama: «Sono abituata a lavorare nel laboratorio dell’ospedale,
dove le cose cadono in terra!» In questo senso, quella di Cuarón si rivela un’esplorazione
geniale che ci fa maggiormente apprezzare quel che chiamiamo “avere i piedi per terra”.
Un appunto sull’angoscia.
Un bell’articolo ha caratterizzato questo film come “angoscia senza peso”.6
In effetti, l’angoscia è ben descritta da una delle frasi del film: «Viene da cagarsi sotto
quando le cose sono slegate». Ma non c’è bisogno di andare oltre l’atmosfera per farne
esperienza: ogni bambino lo sa, un momento dopo che l’adulto gli «ha messo le parole
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Riporto i link ad alcuni di questi siti, informando che il secondo e il terzo svelano anche il finale del film.
Lettore avvisato…
http://it.cinema.yahoo.com/blog/multisala/gravity-di-alfonso-cuaron-gli-errori-impossibili-084924030.html
http://www.ilmessaggero.it/TECNOLOGIA/SCIENZA/esa_asi_iss_spazio_samantha_cristoforetti_gravity_cloo
ney_bullock_cuaron_astronauta_parmitano/notizie/339247.shtml
http://www.lastampa.it/2013/10/03/societa/gravity-che-bello-far-finta-di-crederci422zcEZtpcQe7f44kjsQ0I/pagina.html
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Qui solo un cenno alla letteratura scientifica: il prof. Giovanni Cavagna, docente di fisiologia umana
all’Università di Milano, si è occupato a più riprese degli effetti della gravità sui movimenti del corpo umano.
Qualche anno prima dello sbarco sulla Luna (1969), egli pubblicò con il prof. Margaria un bell’articolo sulla
deambulazione umana sulla superficie lunare (R. Margaria, G.A. Cavagna, Human Locomotion in Subgravity,
Aerospace Medicine, dicembre 1964). In esso, i due studiosi «avevano previsto, sulla base di uno studio teorico
basato sui dati ottenuti sulla Terra, che non sarebbe stato praticamente possibile camminare sulla Luna. In
effetti, le riprese degli astronauti sulla Luna hanno ben dimostrato che la locomozione avveniva tramite piccoli
balzi, con un meccanismo apparentemente simile a quello della corsa» (G.A. Cavagna). «In gravity conditions
such as the moon (0,16g) walking should be practically impossible» (R. Margaria, G.A. Cavagna, art. cit.).
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Emanuela Martini, Angoscia senza peso, Domenica Il Sole24ore, 13 ottobre 2013, pag 50.
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addosso». Le parole, non le mani, possono recidere i legami più rilevanti del bambino.7 E’
capitato a tutti.
Non solo: l’angoscia ha a che fare, sorprendentemente, con… la bellezza. L’aurora, è detto
nel film, è uno spettacolo fantastico: vista da lassù, la Terra «è bella, tutta azzurra». E’ quel
che disse anche Gagarin, il primo uomo lanciato nello spazio.8
Aggiungo: anche la Bullock che volteggia in shorts dentro la cabina spaziale è bella! L’attrice
ha quarantanove anni e un fisico da venticinquenne. Ma perché spendere lo stesso aggettivo
per un corpo celeste e per un corpo femminile così ben curato e sapientemente ritratto dalla
fotografia? Ognuno provi a rispondere. Privo di qualsiasi “tocco” umano, tutto quel che si
trova nell’universo astrale non può che destare angoscia.
Piero Fornasetti l’aveva capito bene:9 le sue lune e i suoi soli, che sembrano farci l’occhiolino
con umana e benevola complicità, sono i frutti della sua mente visionaria, con cui possiamo
arredare i locali di casa nostra, dalle tende alle piastrelle da cucina (le mie sono tappezzate di
mongolfiere). Lune e soli sembrano dirci, con le parole di Kowalsky-Clooney nel film: «La
vedi? E’ lì che dobbiamo andare. Torniamo a casa». Per l’appunto: il titolo di questo film non
è Without Gravity - come ci aspetteremmo - ma solo Gravity: la legge newtoniana di
gravitazione universale qui è evocata per significare l’aspirazione alla meta. Sempre e
comunque. La suggestiva raccomandazione dell’astronauta alla collega, «Non mollare!», è
dunque corretta: «Aggràppati! A qualsiasi cosa!». Vale per ciascuno, hic et nunc, qui ed ora.
Dedico con piacere questo articolo al prof. Giovanni Cavagna,
mio docente di fisiologia negli anni settanta,
maestro di vera passione per la ricerca e la didattica
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Debbo a G.B. Contri questa espressione e la relativa articolazione, che egli ha proposto più volte: «Dalle
parole addosso siamo quasi senza difesa, da grandi come da piccini: da grandi perché già da piccini (ecco
Freud).» Si veda, per esempio:
http://www.studiumcartello.it/Public/EditorUpload/Documents/GBC_THINK/090417TH_GBC3.pdf
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«La Terra è blu [...] Che meraviglia. È incredibile.» Per un approfondimento, suggerisco: Lev Danilkin,
Gagarin, Castelvecchi, Lit Edizioni, 2013.
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Piero Fornasetti (1913-1988) è stato un famoso pittore, scultore e designer milanese.
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