Aprile - InformaGiovani Don Bosco
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Aprile - InformaGiovani Don Bosco
Bollettino formativo/informativo del movimento degli UNIVERSITARI CATTOLICI dell’ATENEO LUCANO Anno 8° - N° 4 (70) – Aprile 2009 Poste italiane – sped. in A. P. – art. 2 c. 20/c Legge 662/96 – PZ Direttore responsabile: Gerardo Messina IL SANTO DEL MESE questo il mondo della cavalleria vi vide incarnati i suoi ideali. E’ il patrono dell’Inghilterra e del Portogallo e, in Italia, di oltre 100 città e comuni. Ha dato il nome in America allo stato della Georgia e in Italia a 21 comuni. Assumendolo a loro patrono, gli SCOUTS hanno voluto sottolineare il loro Risale al IV secolo la devozione ideale di lotta contro ogni forma di male. universale a SAN GIORGIO, il cavaliere I giovani dell’UCAL potrebbero farci coraggioso che sconfigge il drago. Nel Medioevo la lotta del giovane un pensierino, a sostegno del loro ideale di soldato contro il drago diviene il simbolo testimonianza cristiana nell’ambiente univerdella lotta del bene contro il male e per sitario...! “FARE” PASQUA E’ in atto un “attacco mediatico” contro il Papa, al quale dobbiamo ribellarci con tutte le nostre forze di credenti! Cari amici, siamo qui, il Presidente ed io, a presentarvi il nuovo numero del nostro mensile QUI UCAL. E’ il “Numero Pasquale”, che vuole introdurci alla celebrazione personale e comunitaria della PASQUA DI RISURREZIONE, Se non vogliamo che sia la solita frasetta di circostanza, l’UCAL vi offre l’occasione di passare, appunto, dal “dire” così per dire, al “fare” effettivo. E allora FACCIAMO PASQUA, Docenti e Universitari, insieme col nostro Arcivescovo Lunedì 6 aprile, Parrocchia Don Bosco 18.30 - Mons. Superbo ci orienta all’incontro con Dio Parola ed Eucaristia (Sala Bertazzoni) 20.00 - Celebriamo insieme la S. Messa nella chiesa parrocchiale. Vi aspettiamo, numerosi (con familiari e amici) e motivati. U.C.A.L. – UNIVERSITARI CATTOLICI dell’ATENEO LUCANO Piazza Don Bosco 11 bis, 85100 Potenza Tel. 0971 442709 - 0971 469064 - Cell. 347.8700228 - Fax 0971 445233 e-mail: [email protected] - Quota sociale annuale: € 5,00 l’evento centrale della nostra fede. “Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede”: quest’affermazione di San Paolo ci richiama alla realtà operativa del nostro “essere credenti”. E vogliamo insistere su “operativa”, che indica il motore del nostro essere UCAL Non per niente il Presidente Napolitano gli ha scritto, nel messaggio di bentornato in Italia: “Nel corso della sua missione pastorale, ella ha voluto richiamare la comunità internazionale alla imperiosa necessità di porre in essere iniziative concrete per sostenere gli sforzi dei paesi africani volti ad intraprendere il percorso di uno sviluppo durevole che sia fondato sulla promozione della dignità della persona e sul fermo rifiuto di ogni discriminazione”. E poi, nell’ultima pagina, la novità E’ RISORTO - ALLELUJA ! dell’invito a “Fare Pasqua” insieme, docenti e universitari - sarà la . Questo numero del bollettino è principalmente “papale”: le due pagine centrali commentano il viaggio del Papa in Africa e le ignobili speculazioni laiciste sul suo intervento in materia di AIDS e delle cure relative. PASQUA DI UNIBAS l’evento UCAL di aprile, che sostituirà la consueta Messa del 2° mercoledì e la lezione di Teologia. Vi aspettiamo – passate parola… Vostri Nino e Don Bruno IL PAPA UN ASSASSINO? Con questo termine Benedetto XVI è stato qualificato in pubbliche manifestazioni e in articoli dei giornali, a seguito di una brevissima frase da lui pronunciata in relazione all’epidemia di AIDS in Africa, durante la tradizionale conferenza stampa concessa ai giornalisti nell’aereo che lo portava in quel continente. morte perché ha detto che l’uso del profilattico non è la vera soluzione all’Aids. Ma bisogna leggere bene le sue parole, con isolarle dal contesto, dal seguito del discorso, nel quale il Papa indica la vera soluzione, che può trovarsi solo nel ritornare ad una vita sessuale vissuta razionalmente e non caoticamente. Ecco la domanda di Philippe Visseyrias di France 2 e la risposta del Papa, riportate integralmente. “A questo punto emerge la vera cultura che già da tempo si sta tentando di introdurre in Europa. L’esercizio caotico e capriccioso in tutte le salse della sessualità (o meglio, della genitalità, perché la sessualità è qualcosa di più sublime), e contemporaneamente la pretesa di evitare malattie assumendo il preservativo. Purtroppo la codificazione ufficiale della concezione materialistica è stata attuata nella tristemente famosa Conferenza del Cairo (5-13 settembre 1994) nella quale sono stati del tutto difesi e legittimati i cosiddetti diritti sessuali. Il messaggio emerso è il seguente: tu hai il diritto di vivere la tua sessualità come ti pare; nessuno te lo deve impedire perché è un tuo diritto. Quindi spazio libero ad ogni capricciosità. Da quel momento il mondo è stato invaso di preservativi, anche distribuiti gratis nel carnevale di Rio e nelle olimpiadi in Germania. Si trovano nelle gettoniere; in alcuni bar sono omaggiati insieme al caffè. Domanda: “Santità, tra i molti mali che travagliano l’Africa, vi è anche e in particolare quello della diffusione dell’Aids. La posizione della Chiesa cattolica sul modo di lottare contro di esso viene spesso considerata non realistica e non efficace. Lei affronterà questo tema, durante il viaggio?”. Papa: “Io direi il contrario: penso che la realtà più efficiente, più presente sul fronte della lotta contro l’Aids sia proprio la Chiesa cattolica, con i suoi movimenti, con le sue diverse realtà. Penso alla Comunità di Sant’Egidio che fa tanto, visibilmente e anche invisibilmente, per la lotta contro l’Aids, ai Camilliani, alle Suore che sono a disposizione dei malati … Direi che non si può superare questo problema dell’Aids solo con slogan pubblicitari. Se non c’è l’anima, se gli africani non si aiutano, non si può risolvere il flagello con la distribuzione dei preservativi: al contrario, il rischio è di aumentare il problema. La soluzione può trovarsi solo in un duplice impegno: il primo, una umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovo spirituale e umano che porti con sé un nuovo modo di comportarsi l’uno con l’altro, e secondo, una vera amicizia anche e soprattutto per le persone sofferenti, la disponibilità, anche con sacrifici, con rinunce personali, ad essere con i sofferenti. E questi sono i fattori che aiutano e che portano visibili progressi…”. Interessante questo commento di Vitaliano Mattioli, dal significativo titolo L’utopia del sesso sicuro: “Sembra che la parola preservativo sulla bocca di un Papa abbia fatto scandalo. Molti politici europei hanno addirittura accusato il Pontefice di essere un seminatore di Con tanta gioia delle lobby farmaceutiche ed industrie che possono fare soldi a palate. “E qui sorge un’ ovvia domanda: dato che il mondo è stato inondato di preservativi e se è vero che sono la vera panacea ai mali, l’Aids dovrebbe essere stato debellato da tempo. Come mai invece è in crescita? Vuol dire che qualche cosa non ha funzionato. E’ proprio questo che il Papa ha voluto chiarire. L’unico vero rimedio è il ritorno ad una umanizzazione della sessualità. E ciò corrisponde al magistero secolare della Chiesa. Inoltre non è necessario essere cattolici (veri) per capire questo elementare principio. Ci sono operatori sanitari, attivisti delle ONG, pensatori, gente comune, ma specialmente medici seri di qualunque credo religioso, che sono dello stesso parere; animati da buon senso e specialmente da onestà”. Il successo dell’Uganda dà ragione al Papa Giorgio Paolucci racconta l’esperienza di Filippo Ciantia Il medico FILIPPO CIANTIA vive in UGANDA dal 1980 con la moglie e otto figli. È il rappresentante regionale dell’ONG italiana AVSI per la Regione dei Grandi laghi ed è autore di numerosi interventi su riviste scientifiche. In uno di questi, pubblicato su Lancet, ha messo in evidenza l’efficacia della dottrina cattolica nell’affronto dell’AIDS. E afferma che la posizione del Papa sull’AIDS è realista, ragionevole e scientificamente provata. Infatti la strategia vincente di fronte al virus non può essere meramente sanitaria e farmacologica. Si vince tenendo conto di tutti i fattori che costituiscono la persona. I dati dimostrano che l’AIDS è diminuito solo nei Paesi in cui si è lavorato per modificare i comportamenti sessuali e gli stili di vita delle persone, cosa che a sua volta deriva da un lavoro di informazione e educazione che coinvolge le famiglie, le donne, le scuole. È accaduto così in Kenya, Etiopia, Malawi, Zambia, Zimbabwe e soprattutto qui in Uganda. Ma per ottenere risultati bisogna avere il coraggio di scelte forti, come hanno fatto da queste parti... Il cuore del problema sta nella modificazione dei comportamenti, per esempio i rapporti sessuali a rischio contemporanei con più partner, che in Africa sono molto diffusi. C’è una notevole ritrosia a intervenire su questo terreno perché si dice che in nome della libertà non è lecito intromettersi nelle scelte della gente. Ma questa è una posizione ipocrita. Come la mettiamo allora con le campagne contro il fumo, l’alcol, la droga, che si vanno moltiplicando? Anche questa è invasione di campo? Se un comportamento mette a rischio la salute, astenersi dall’intervenire per cercare di modificarlo significa in realtà danneggiare le persone che lo mettono in atto e l’intera società. La Chiesa non fa invasione di campo parlando di astinenza e fedeltà al partner, ma fa il suo mestiere e, facendolo, contribuisce al bene di tutti. Non c’è un posto al mondo dove l’AIDS sia diminuito senza un cambiamento radicale dei comportamenti sessuali. Ma per arrivare a questo si deve lavorare a livello educativo, non ci si può certo accontentare di distribuire preservativi, confidando nel loro effetto taumaturgico e deresponsabilizzando la gente. Lo ha capito bene il governo ugandese che ha laicamente lanciato con successo la strategia dell’ABC. Alle persone viene consigliata l’astensione dai rapporti (Abstinence), la fedeltà al partner (Being faithful) e – in casi molto particolari e solo per certe,limitate categorie di persone – l’uso corretto del profilattico (Condom use). Risultato? La prevalenza dell’HIV è passata dal 15% del 1992 al 5% del 2004. A quale costo? 23 centesimi di dollaro a testa. Ha ragione il Papa: siamo di fronte a una tragedia che non può essere vinta solo con i soldi. Serve una strategia multilaterale che metta al centro il bene della persona: promozione della condizione femminile, sostegno a chi è colpito dal virus con i farmaci (la gratuità è elemento fondamentale e rischia di venire colpito dagli effetti della crisi economica), lotta allo stigma e alla discriminazione nei confronti dei malati, campagne di educazione preventiva nelle scuole primarie, raggiungendo i bambini prima che diventino sessualmente attivi. E per raggiungere questi obiettivi, non si può prescindere dal fattore comunitario. In una società come quella africana è necessario coinvolgere i leader religiosi e le comunità locali. In Uganda molte organizzazioni si sono prese cura degli orfani (che sono due milioni e mezzo), hanno aiutato le famiglie colpite, si sono prodigate nell’attività educativa e soprattutto hanno fatto compagnia ai malati. P.S. di QUI UCAL – Allo “Stadio dos Coqueiros” di Luanda erano oltre un milione i giovani convenuti: per incontrare il Papa, oppure per ricevere il milione di preservativi donati da Zapatero? Non ci meraviglierebbe leggere in qualche giornale questa seconda interpretazione…