dicembre 2011

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dicembre 2011
Alluvione in Liguria
Steve Jobs
SF incontra l’Arte
L’allarme della Protezione
Civile non ostacola la violenza
della pioggia.
Scompare il genio della mela.
Stay foolish, stay hungry è
l’eredità che lascia ai giovani,
oltre alle sue straordinarie creazioni.
Alessandra Panza ha intervistato
per SF la pittrice scozzese Clare
Galloway, da poco trasferitasi a
Guardia Sanframondi.
A pagina 7
A pagina 3
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Anno V - N° 11 / dicembre 2011
giovaniepolitica
hovistounre
Il nuovo premier incontra i rappresentanti del Forum Nazionale dei Giovani
Roma, 15 novembre 2011.
Mario Monti, incaricato della formazione di un nuovo Consiglio
dei ministri, durante le consultazioni ha deciso di incontrare una
rappresentanza giovanile. E così,
all'interno di Palazzo Giustiniani i
giovani del Forum Nazionale
hanno incontrato il neo-presidente
del consiglio. Ricordiamo che il
Forum dei Giovani è “riconosciuto con la Legge 30 dicembre
2004, n. 311 dal Parlamento Italiano, come unica piattaforma nazionale di organizzazioni giovanili
italiane, con più di 80 organizzazioni al suo interno, per una rappresentanza di oltre 4 milioni di
giovani”.
"Ora possiamo vantarci di essere
la prima organizzazione interpartitica e interreligiosa in Italia e
in Europa ad essere stata
consultata da un Presidente del
Consiglio incaricato", sono state
le parole di Antonio De Napoli,
presidente del Forum dei Giovani.
Ed è davvero di straordinaria
importanza questa scelta del premier Monti, che ha portato per la
prima volta i giovani ad essere protagonisti in un momento così delicato della storia del proprio Paese.
Il presidente ha sostenuto la
necessità di dare alle future generazioni la rilevanza che meritano.
"Ho ritenuto di incontrare i rap-
presentanti istituzionali dei giovani - ha dichiarato - Dobbiamo
avere il coraggio di orientare le
azioni di politica economica e
sociale verso questa entità."
Non si dice spesso che i giovani
hanno voglia di fare e di trasmettere l'energia e la gioia che caratterizzano la loro età. Che non si
nascondono, non scappano e assolutamente non vogliono che altri
decidano per loro. Sono giovani
che pensano e hanno voglia di
farsi sentire, hanno tanto da dire e
desiderano essere parte attiva ed
17 anni di niente.
Quello che rimane.
A pagina 2 il servizio
di Melania Simone
La Libia
finalmente libera
A pagina 4 il servizio di
Guido Giovanni Plensich
integrante della loro Nazione.
Sono pronti a fare critica, purché
sia sempre costruttiva. Non sanno
solo blaterare, senza, in realtà,
aver nulla da dire. Non sanno solo
demolire. Vogliono costruire!
Ed è raro in questo periodo trovare
chi dà fiducia ai giovani. Perché lo
si deve ammettere: noi siamo
quelli della generazione telematica, quelli che della cultura non
sanno che farsene, quelli dei reality, quelli per il successo facile,
quelli del tutto e subito, quelli del
niente sacrifici, quelli delle pole-
inquestonumero
Esce il 22 dicembre il DVD sui
Riti settennali di Guardia Sanframondi prodotto dai ragazzi
del Liceo di Guardia. Si tratta del
terzo documentario firmato
Senza Filtro, dopo i fortunati
Futuro distratto (Primo premio
“Video Sconosciuti” a Siena) e
Stück 182727 (Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza di Torino). Con i contributi fotografici di Guido Coletta
e Speranza De Nicola e le immagini rfornite da Giacomo Di Staso, promette emozioni e riflessioni.
A pagina 9 il servizio
miche tanto per il gusto di polemizzare, quelli della massa, quelli
trascinati dalla corrente, dalla
moda del momento. Insomma,
non proprio i primi che verrebbe
in mente di interpellare quando c'è
da parlare di cose serie! Ma, stavolta no! Stavolta c'è stato spazio
(e speriamo immensamente che ce
ne sarà sempre di più) anche per
noi.
Io ho cominciato a sperare!
Enza Iadarola
“Un ottimo regista italiano [Nanni
Moretti] ha raccontato una fiaba e
mi ha dato un soprannome che mi
mancava: signori, io sono il caimano”. Calate il sipario, il melodramma è terminato. In questo
spettacolo tutto italiano l'eroe Silvio, pugnalato alle spalle dai traditori, ha compiuto il suo sacrificio
in nome della patria, sostenendo la
necessità divina del suo atto generoso. Animato da un anelito titanico, il fido scudiero Cicchitto ha tentato invano la difesa del suo
padrone con uno scatto d'orgoglio:
“Non arriviamo a questo punto
come dei penitenti che vengono a
chiedervi scusa, perché non
abbiamo nessuna ragione di chiedervi scusa”. Scilipoti, immemore
del suo passato, è intervenuto
anch'egli in questa opera romantica, prendendo le parti dell'animo
nobile che, sopraffatto dal fluire
degli eventi, decide di guardare il
mondo con spirito ironico: “Oggi
si sta facendo un colpo di stato,
come si suol dire in gergo politichese”.
E mentre la gente, affascinata, era
distratta dal palcoscenico della
politica, un vero dramma è stato
portato a termine. L'inefficienza
della classe dirigente italiana e
l'impossibilità di proporre leggi in
Parlamento, per evitare pericolosi
voti di fiducia che avrebbero fatto
tremare le vene dei polsi alla maggioranza, hanno lasciato lo Stato
italiano tra i dolci flutti dell'apatia
sociale ed economica. Le forze
politiche e l'opinione pubblica,
ammaliati dalla melliflua melodia
delle sirene, “i ristoranti e gli aerei
sono pieni, la crisi non esiste,
sognate”, hanno dimenticato le
falle aperte e ora la nave affonda
tra le onde dello spread misurate in
percentuale.
In questo burrascoso clima anche
il nuovo esecutivo sembra avere
dei germi di illiberalità. Il governo
Berlusconi IV è stato licenziato
non semplicemente da cause politiche, ma piuttosto dalla dittatura
del mercato che vedeva in lui un
nemico da abbattere. La dittatura
della finanza ha dunque accelerato
il processo di disfacimento del
governo. Lo stesso Monti è stato
indicato dal potere economico piuttosto che dal Presidente della
Repubblica. Si è così colpito il
senso di libertà nella scelta poli-
tica degli italiani, già duramente
messo alla prova dagli eventi storici.
Che bisogno c'è del voto se la
classe politica si gode i suoi privilegi, mentre chi prende le decisioni è designato da poteri forti e
incontrovertibili? Chi sarà il portavoce del popolo in mancanza di
una delegazione scelta dal popolo
stesso? Per fortuna l'ex rettore
della Bocconi ha interagito con
tutte le forze sociali prima di formare il suo governo; l’assalto alla
democrazia sembra rimandato.
Ad allarmarci dovrebbe piuttosto
essere il messaggio lasciato trasparire da questa classe politica
inetta. La dittatura aristocratica o,
nel peggiore dei casi, totalitaria è a
un passo. Subito si diffonde l'idea
dell'inutilità della partecipazione
sociale, giustificata dall'incapacità
di senatori e deputati. Si accetta
con rassegnazione l'esistenza di
poteri forti incontestabili, si assiste e si è partecipi alla morte dello
Stato. È facile cadere nelle maglie
che il potere tesse al fine di autolegittimarsi e placare il brusio della
società. Come reagire? Un passo
importante verso il cambiamento
sarebbe la rivendicazione di un
futuro dignitoso per tutti noi.
Citando il Fichte de La missione
del dotto, non bisogna dimenticare
“che ogni ceto sociale è necessario, che ognuno merita la nostra stima”. Dunque, nel trasferire nella
prassi la voglia di cambiamento,
per fare un passo verso un gradino
successivo nella scala della civiltà,
c'è bisogno di svolgere al meglio
le proprie mansioni lavorative,
familiari e sociali. Scrive il filosofo tedesco: “Non è il ceto, ma è il
dignitoso affermarsi in esso a nobilitare l'individuo; ognuno è degno
di onore solo nella misura in cui
realizza fino al massimo grado il
completo adempimento del suo
ruolo”.
Reagiamo, dunque! Incarichiamoci dei nostri doveri di cittadini
ed espletiamoli al meglio delle
nostre possibilità, partecipiamo
attivamente alla costruzione di
uno Stato che non è mai stato tale.
Diamo nuova linfa ad un'Italia
ferita a sangue da un debito insostenibile. Ricostruiamo insieme il
nostro futuro dalle macerie!
Armando Di Leone
DICEMBRE 2011
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Melania Simone
difficileitalia
politichese
«L'Italia è il paese che amo. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere
in un paese illiberale governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato economicamente e politicamente fallimentare…» (Silvio Berlusconi, 1994).
Volto sereno, voce suadente, sorriso beffardo di chi ha bisogno di
poche e rassicuranti parole per fare
breccia nel cuore degli italiani.
Diciassette anni dopo: «Subito
dopo l'approvazione della legge di
stabilità, come avevo annunciato,
ho rassegnato le dimissioni da presidente del consiglio. L'ho fatto per
senso di responsabilità, per senso
dello Stato, l'ho fatto per evitare
all'Italia un nuovo attacco dalla speculazione» (Silvio Berlusconi, 12
novembre 2011). Occhi vitrei,
respiro affannoso di chi nel bene o
nel male vuole apparire come il salvatore, nonostante mai come questa volta non ci sia teoria del complotto che possa reggere a sostegno di tutti i fantomatici buoni propositi ostentati dal governo uscente. Ebbene, Silvio Berlusconi esce
di scena così come vi era apparso,
con un videomessaggio. Sarà che,
come sostiene Karl Marx, la storia
è destinata a ripetersi, e la seconda
volta come farsa. Eppure alle elezioni del 2008 il cavaliere era sembrato più forte, tanto che sbaragliò
l'avversario godendo della più
ampia maggioranza parlamentare
mai conosciuta nella storia repubblicana. Ma qualcosa è andato storto. Questo capitale di fiducia
avrebbe potuto trasformare radicalmente l'Italia, se solo fosse stato
sfruttato in nome del rispetto per il
popolo italiano. E la spiegazione
c'è, se si pensa che sono stati tre
anni fermi, immobilizzati dai bisogni impellenti del premier. Per
tanti motivi, tutti ovviamente
ingiustificabili, in venti anni non è
successo niente. Non una delle
innumerevoli riforme promesse,
che avrebbero potuto scongiurare
la crisi economica e finanziaria
che sta dilaniando l'Italia, è stata
attuata. La verità è che non sono
bastate le crisi della maggioranza,
sempre più evidenti in
quest'ultimo anno di governo; non
sono bastate le pressioni costanti
di una commissione europea che
esigeva provvedimenti per colmare un debito da capogiro, a causare le tanto agognate dimissioni.
Ironia della sorte, è stato il mercato
finanziario ad essere determinante. L'uomo che doveva incarnare il
genio dell'imprenditoria è stato
sopraffatto laddove si sentiva più
potente. Ma qualcosa ci avrà pur
lasciato; la lista è inverosimilmente lunga: le escort, il lodo Alfano, i condoni, la precarietà del lavoro, l'inchino a Gheddafi, l'eco delle
risate provenienti un po' da tutto il
mondo… Ma più di ogni altra cosa
ci ha lasciato quella decadenza
morale chiamata berlusconismo.
Il suo mettersi da parte ha inizialmente riacceso il fuoco della speranza, palpabile nei cori festosi che
sabato notte intonavano l'inno
nazionale sotto le finestre del parlamento. Eppure tutto ciò sta sfumando in una situazione in bilico
tra il trionfalismo e lo sconforto, in
un sentimento generale che sfocia
in una sorta di gioia diffidente. In
effetti un'analisi oculata della
situazione prescinde dalla cieca
euforia, perché l'uscita di scena di
Berlusconi non rappresenta certamente la soluzione al dramma che
stiamo vivendo, ma è piuttosto da
considerarsi come una premessa
necessaria.
La fiducia nella ricostruzione si è
così materializzata in Mario Monti, nominato responsabile del risanamento da Giorgio Napolitano: il
primo a prendere atto di quanto
accade in assenza di una classe politica troppo impegnata in faccende
ben più urgenti, come l'acquisto di
19 Maserati blindate per i dirigenti
del ministero della difesa.
Ebbene il professore dovrà davvero dimostrare di avere le qualità
e l'esperienza che tutti gli attribui-
scono per colmare il debito pubblico, per dare aria agli affanni di chi
non arriva a fine mese, per porre
fine agli sprechi di una giungla politica che riscuote senza operare. E
insieme con lui opererà un
governo composto di soli tecnici.
Tra le personalità qualificate proposte dal nuovo premier, spicca il
nome di Paola Severino, la prima
donna nella storia della Repubblica a essere designata nel dicastero della Giustizia. Con lei, così
come con gli altri ministri che compongono il nuovo governo, rinasce
la speranza di una visione non di
parte e al servizio di riforme effettive e necessarie. I buoni auspici ci
sono, ma l'amarezza rimane.
In fondo, l'ascesa di un governo tecnico, non è forse il prendere atto
del fallimento di un'intera classe
politica?
Intanto loro continuano a fare i saltimbanchi nei salotti e noi siamo
piegati economicamente, ma in
modo molto più netto moralmente,
nella speranza e nella fiducia che si
può essere felici anche senza dover
andare via.
Melania Simone
ne faccia uno di lato...
faccia un passo indietro!
economiaecrisi
Lo spread va su, lo spread va giù.
Da qualche mese una nuova parola
si è aggiunta al nostro dizionario:
spread. Coloro che non hanno
seguito assiduamente i recenti
avvenimenti politico-economici
forse ignorano il significato di questo termine. Chi, invece, si è interessato agli attuali sviluppi che
hanno causato profondi cambiamenti all'interno del nostro Paese
non può non sapere a cosa faccia
riferimento tale parola. Con spread, termine tecnico del gergo
finanziario, nel caso specifico
dell'Europa si indica il differenziale del valore dei titoli di Stato di
un Paese dell'Unione Europea, nel
caso nostro l'Italia, con la Germania, considerato lo Stato economicamente più solido fra tutti i membri dell'eurozona.
Alcuni si potranno chiedere cosa
siano i titoli di Stato. Bisogna partire dal presupposto che nessun
paese è privo di debiti; di conseguenza lo Stato emette una serie di
azioni, le quali vengono quotate in
borsa affinché siano vendute. In tal
modo una nazione riesce a rifinanziarsi, vendendo il proprio debito
pubblico a delle società che guadagnano, alla scadenza del contratto,
una percentuale in interessi sulla
somma investita.
In Italia i titoli di stato si chiamano
BOT (Buono Ordinario del Tesoro) e in Germania sono detti Bund.
Ora, più l'economia di una nazione
non è a rischio recessione, più il
margine di guadagno sui titoli di
Stato è basso, poiché chi acquista
queste azioni corre pochi rischi di
perdere il denaro prestato a causa
di un fallimento della nazione. Se
la situazione finanziaria di un
paese è in grave crisi, come purtroppo sta accadendo in Italia, la
percentuale di guadagno sui titoli
deve aumentare di conseguenza,
poiché lo Stato è costretto ad
offrire un compenso maggiore a
chi decide di acquistare le sue azioni. Ricorrendo ad un esempio,
forse la situazione risulta più chia-
ra. Se l'Italia offre un compenso
pari al 6% a chi investe nei suoi
titoli di Stato, mentre la Germania
paga “solo” l'1,5%, la differenza in
punti percentuali è pari al 4,5%; lo
spread, che per semplificazione si
esprime in centinaia, per definizione, sarà dunque 450.
Perché in così breve tempo i titoli
italiani sono improvvisamente crollati, causando di fatto le dimissioni
del governo Berlusconi? Le motivazioni possono essere numerose,
talora anche sbagliate; la più plausibile è che l'Europa, soprattutto la
Germania con la Merkel, ed il
mondo intero hanno perso fiducia
nell'economia del nostro Paese,
costringendo il Presidente della
Repubblica Napolitano a nominare un governo tecnico, a capo del
quale è stato posto un eminente professore di economia, che gode
della stima da parte di quasi tutte le
potenze economiche mondiali. A
testimonianza dell'efficienza del
nuovo governo ci sono molti fatto-
ri: non solo Monti ha ottenuto una
schiacciante fiducia in Parlamento, non solo il nuovo premier è riuscito a rispondere elegantemente
ad una battuta di Berlusconi, il
quale è stato costretto a cambiare
la sua versione dei fatti, ma è riuscito a portare una ventata di aria
nuova, anche grazie alla sua super
squadra di ministri, composta da
personalità non appartenenti al
mondo politico, bensì da persone
competenti nel settore in cui
andranno ad operare. Non solo queste sono le buone notizie che ci
fanno sperare, poiché nel corso di
una settimana i mercati italiani
hanno ricevuto una boccata di ossigeno, determinando il crollo dello
spread di 100 punti. È possibile
che l'Italia abbia veramente
imboccato la strada giusta per
risolvere davvero i suoi problemi?
Solo il tempo potrà dircelo.
Guido Giovanni Plensich
“Tutti noi ce la prendiamo con la storia ma io dico che la
colpa è nostra. È evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra. Ma cos'è la destra
cos'è la sinistra…?”
Era il lontano 1791 quando in Francia, per la prima volta, vennero utilizzati i termini destra e sinistra in
campo politico: i nomi erano legati
alla posizione che occupavano i
membri del “parlamento”.
In Italia, invece, si parla per la
prima volta di destra e sinistra storica dopo la costituzione del Regno
d'Italia. A quei tempi per destra storica si intendeva non una generica
tendenza politica, ma uno schieramento accomunato da alcune
caratteristiche, quali l'adesione
all'idea monarchica e al liberalismo, un forte senso dello Stato e
dell'individualismo, una politica di
governo incentrata sulla convinzione che per rafforzare lo Stato
nascente fossero necessari principalmente interventi nel campo economico. La sinistra storica, d'altro
canto, era caratterizzata da
un'ideologia di tendenze liberali
progressiste e si rifaceva alle idee
democratiche di garibaldini e mazziniani; la politica di governo era
incentrata sulla convinzione che
per rafforzare lo Stato nascente
bisognasse erigere una fitta rete di
regole attraverso una serie di riforme. Entrambi gli schieramenti non
si basavano su una precisa ideologia e ciò rendeva lecito, in uno
Stato nascente e con non ancora
una solida struttura politica, il passaggio da uno schieramento
all'altro.
Con il passare degli anni la maturazione delle coscienze politiche
dell'intera popolazione e la diffusione di nuove teorie socioeconomiche hanno portato alla
delineazione di due schieramenti
dalle ideologie ben precise. Ai
giorni nostri le posizioni di destra
sono quelle dei partiti più conservatori, caratterizzati dalla convinzione che sia la diseguaglianza a
caratterizzare i rapporti tra gli
uomini e per questo motivo essi si
fanno promotori di proposte che
tendono ad esaltare l'individualismo. Essi si fanno, anche, animatori dell'individualismo economico e tendono ad esaltare i valori
tradizionali e la morale religiosa.
Le posizioni di sinistra, invece,
sono quelle di quei partiti che
patrocinano l'egualitarismo anche
in campo socio-economico, promuovendo politiche interventistiche in campo economico e parteggiando, in alcuni casi, anche per la
ridistribuzione delle ricchezze.
Essi, inoltre, sostengono il colletti-
vismo e la relatività culturale.
Questo è quanto, almeno in grandi
linee, le due ideologie rappresentano, o forse è meglio dire “rappresentavano”, perché, a prescindere
dal fatto che con il passare degli
anni e con lo sviluppo della società
(badate bene, sviluppo economico
non PROGRESSO CIVILE) le differenze si siano assottigliate, sembra proprio che qui di ideologia
non si possa più parlare. Si è
ridotto tutto ad un unico e grande
cliché.
Diceva bene Giorgio Gaber
quando cantava “ […] Le scarpette
da ginnastica o da tennis hanno
ancora un gusto un po' di destra,
ma portarle tutte sporche e un po'
slacciate è da scemi più che di sinistra. […] I blue-jeans che sono un
segno di sinistra con la giacca
vanno verso destra […]
la
pisciata in compagnia è di sinistra,
il cesso è sempre in fondo a destra.
[…] Io direi che il culatello è di
destra, la mortadella è di sinistra;
se la cioccolata svizzera è di
destra, la Nutella è ancora di sinistra. […] Il pensiero liberale è di
destra, ora è buono anche per la
sinistra; non si sa se la fortuna sia
di destra, la sfiga è sempre di sinistra.[…] Il saluto vigoroso a
pugno chiuso è un antico gesto di
sinistra, quello un po' degli anni
'20, un po' romano, è da stronzi
oltre che di destra.”
Perciò, miei prodi fanciulli, attenti! State bene accorti a cosa dite,
ma soprattutto a che gesti fate,
come vi comportate e mi raccomando a cosa mangiate! Mi raccomando, attenti a scegliere se abusare di nutella o di cioccolato e a
quale salume scegliete per farcire
lo spuntino; e state davvero attenti
la mattina a controllarvi le scarpe
quando uscite di casa!
“L'ideologia, l'ideologia malgrado tutto credo ancora che ci
sia: è il continuare ad affermare un
pensiero e il suo perché con la
scusa di un contrasto che non c'è,
se c'è chissà dov'è, se c'é chissà
dov'é.”
C'è, in fondo... Molto ma molto in
fondo c'è! O almeno, così voglio
sperare…
“Tutti noi ce la prendiamo con la
storia ma io dico che la colpa è
nostra; è evidente che la gente è
poco seria quando parla di sinistra
o destra.”
Enza Iadarola
DICEMBRE 2011
Alessandra Panza
recuperoarcheologico
puliamoilmondo
puliamoilmondoi
DA “CONVENTO” A VINOTERAPIA…
Guardia Sanframondi
Chi si trova nei pressi del
Convento di San Francesco,
soprattutto se guardiese, non può
non essere preso da un profondo
dispiacere. Oggi, infatti, è a dir
poco catastrofica la situazione del
prezioso Complesso, costruito nel
1612 per volontà degli stessi
guardiesi che, da fedelissimi dei
Frati Francescani, decisero di
impegnarsi attivamente per
ottenere un Convento anche nel
proprio paese. Distrutta dal
terremoto del 1980, la struttura è
stata destinata ad un lento declino
che sembra non interessare
praticamente nessuno. Malgrado
la sua grandezza e l'importanza
che riveste per i guardiesi di un
tempo, il Convento giace
completamente dimenticato o,
comunque, ricordato solo da
quanti vi si recano per commettere
furti! Fortunatamente, da qualche
mese, si prospetta un futuro
migliore per il Convento:
l'amministrazione Comunale,
insieme con il Vescovo e i Padri
Filippini, detentori della struttura,
si sono impegnati per restituire al
complesso una condizione
dignitosa. Si è finalmente giunti,
almeno sulla carta, ad una
conclusione: il Convento, insieme
con l'adiacente Chiesa, che resterà
ai Padri Filippini, sarà ricostruito
dall'Impresa CIMA S.r.l., che con
un contratto/protocollo del 14
settembre 2011 ha acquistato i
ruderi del vecchio carcere e del
chiostro di San Francesco. Inoltre,
con la stipulazione del contratto,
l'Impresa è anche impegnata nella
realizzazione di una iniziativa
turistico-ricettiva, legata alla
vinoterapia presso i luoghi
acquistati, di modo da fornire la
possibilità di un eventuale
impiego ai giovani guardiesi. Per il
momento l'iniziativa sembra
essere un progetto lodevole,
apprezzato ed ammirato dai
cittadini, che potranno finalmente
veder rifiorire una struttura ormai
nel dimenticatoio e caduta a pezzi
nel vero senso della parola! Così
io, da guardiese, pur avendo
qualche rimorso per il fatto che è
stata una società esterna al paese a
prendere l'iniziativa, non posso
che augurarmi che il restauro inizi
presto e proceda fino in fondo.
Speriamo che questo sia solo uno
dei primi progetti verso una
rinascita di Guardia, che ha molto
da recuperare e da valorizzare!
Giada Nedia
San Lupo - 20 ottobre 2011
Dal ponte che collega il territorio
di San Lupo a quello di San
Lorenzo Maggiore troppe persone
hanno contratto l'abitudine di gettare rifiuti: alcuni giovani del
paese si sono recati nella località
Coste Ianare per ripulire, o meglio
cercare di ripulire, la zona. I
ragazzi hanno aderito con entusiasmo al progetto nazionale di
Legambiente Puliamo il mondo, la
versione italiana del più grande
evento di volontariato ambientale
del mondo Clean Up the world.
L'entusiasmo era dovuto sia alla
novità della manifestazione, che si
è svolta per la prima volta a San
Lupo, sia al fatto che il luogo da
ripulire è anche una zona di
discreto interesse turistico. Così, i
volontari hanno tentato di dare il
loro contributo per salvaguardare
il piccolo patrimonio naturale. A
San Lupo l'evento è stato organizzato e promosso dal Forum dei Gio-
vani e da Legambiente Valle Telesina, che ha munito tutti i partecipanti di un kit comprendente cappellino, pettorina e guanti in gomma. I ragazzi del Forum, che si
sono recati sul luogo interessato
muniti di rastrelli, sacchetti di plastica e tanta buona volontà, si sono
trovati davanti uno spettacolo raccapricciante: televisori, lavatrici,
pezzi di cucine, reti di letti, pneumatici usati, indumenti e bottiglie
di vetro facevano da cornice al paesaggio. I volontari hanno portato
via quanti più rifiuti possibile,
nonostante la difficoltà di trasportarne alcuni, perché troppo ingombranti e pesanti. Sono anche state
scattate numerose foto del posto,
pubblicate poi sul sito nazionale di
Legambiente a testimonianza
dello scempio ecologico e paesaggistico.
L'iniziativa di Legambiente ha un
duplice scopo: il primo è quello di
pulire piazze, ville, parchi e fiumi
di molte città e paesi italiani grazie
ai tantissimi volontari, che mettono a disposizione qualche ora del
loro tempo per l'ambiente. Il
secondo è quello di sensibilizzare
ed educare la gente, e in particolare
i giovani, sul tema dell'ecologia.
La Terra è quasi al collasso a causa
della contaminazione naturale da
parte dell'uomo; si deve quindi
lavorare affinché questo inquinamento venga arrestato, piuttosto
che stimolato. Il Forum dei Giovani, dopo l'esperienza di Puliamo il
Mondo, ha chiesto un incontro con
l'amministrazione comunale di
San Lupo per proporre l'installazione di alcune telecamere sul
ponte delle Coste Ianare, così da
controllare in maniera differente il
problema dello scarico dei rifiuti in
quella zona.
Silvio Severino
avanGuardia
La giovane artista d'Oltremanica si è da poco trasferita in paese e già fa parlare di sé.
È così semplice e spontanea la pittrice Clare Galloway, che, trasferitasi da due anni nel nostro piccolo
borgo medievale, ha portato una
ventata di allegria e di proposte
interessanti per il nostro paese.
Nata in una piccola isola della Scozia, ad appena sedici anni lascia
casa e famiglia in cerca di nuove
emozioni e ispirazioni che soddisfino il suo modo di essere. A causa
di una relazione sentimentale nata
via Internet e fallita, scopre
Caserta e si avvicina a Guardia Sanframondi. Ora che proprio qui ha
trovato la sua calma interiore, è
decisa a non andar più via. Nel
periodo estivo del 2010 c'è stata la
sua prima mostra nella chiesa Ave
Gratia Plena, e anche la scorsa
estate ha proposto una interessante
rassegna delle sue opere. Noi
l'abbiamo intervistata.
Senza filtro: In cosa consiste il tuo
progetto Arthouse?
Clare: La mia casa d'arte consiste
in nove camere di una casa nel centro storico in Via Degli Orti, che
forse apparteneva in passato ad
una famiglia numerosa. Esse sono
collegate da scale di pietra e da
porte ad arco. Vorrei che diventasse una sorta di piccola galleria,
un negozio e un luogo pieno di creatività, dove persone diverse possano incontrarsi e collaborare. Inoltre, voglio anche creare un bed and
breakfast, anche se è abbastanza
complicato, perché la casa è da
ristrutturare e ci sono tante “piccole cose” da sistemare. Voglio
mettere “radici” in questa comunità e spero che anche altra gente
venga qui, magari attraverso un
gemellaggio con la Scozia.
S.F.: Perché hai scelto proprio
Guardia per realizzare i tuoi
sogni?
C: il paese mi piace tantissimo, è
molto “atmosferico”. Sento una
cultura calda proprio come lo era
nella mia isola e posso vivere in
maniera semplice, umile, coltivando ortaggi che poi mangerò,
avendo il minimo indispensabile e
ciò mi fa sentire bene e poi… il
clima è perfetto rispetto alla Scozia, dove fa freddo sia di inverno
che d'estate. Inoltre, le persone
sono buone e mi fanno sentire a
mio agio come se stessi a casa.
S.F.: Quali sono secondo te le qualità che un artista dovrebbe avere?
C: Io credo che un bravo artista
debba soprattutto avere una mente
aperta, uno spirito e un'anima
intensi. La strada della creatività
non è affatto semplice né sicura
come altri lavori. Un vero pittore
deve dipingere soprattutto perché
lo sente dentro e non solo per soldi,
altrimenti non ci riuscirebbe nemmeno bene. Ad esempio, io amo
molto Friedensreich Hundertwasser, che è stato, oltre che un pittore,
anche un architetto ed ho apprezzato soprattutto il suo aspetto spirituale ed ecologico e le pittrici
Frida Kahlo e Georgia O' Kefee,
che hanno avuto una vita interessante, intensa e sono state molto
vicine alle Rivoluzioni.
S.F.: Tra le tue tante opere, qual è
quella che senti più tua?
C: l'opera a cui tengo di più è Alone
di pensieri, che ho dipinto quando
ero a Cipro. Ho impiegato quasi tre
mesi per completarla e non la venderei mai per nessuna cosa al mondo. L'immagine rappresenta una
donna con persone che le ruotano
intorno alla testa che sono i pensieri. Il tutto è abbastanza equilibrato,
perché la donna sta alzata e ha un
sorriso rilassato e calmo, proprio a
rappresentare l'energia che ogni
individuo emana ed assorbe.
S.F.: In molti dipinti sono raffigurate donne con viso grande e
corpo piccolo. Come mai?
C: Io credo che in ognuno di noi è
presente una parte maschile e una
femminile che si bilanciano a
vicenda, trovando un equilibrio
duraturo. Ciò si avvicina molto
alla filosofia cinese e si discosta
dalla nostra cultura, perché cerca
di trovare una matrice spirituale
alla realtà. Ed è per questo che ciò
che rappresento è soprattutto un
lavoro che svolgo interiormente.
S.F.: Quali sono i problemi che
riscontri, vivendo a Guardia?
C: All'inizio è stato difficile
ambientarmi, un po' per l'italiano
non perfetto ed anche per il dialetto che non capivo e ancora non
capisco. Inoltre, alcune persone mi
guardavano incuriosite e, anche se
cercavo di essere gentile, i loro
modi risultavano sempre aggressivi. Ho, però, superato anche queste
prime difficoltà, grazie ad un'altra
parte di popolazione che mi ha supportato.
S.F.: Non hai paura di vivere da
sola nel Centro storico?
C: No, anche perché, quando ero
piccola, nella mia isola, la maggior
parte delle case presenti erano
destinate alla villeggiatura e solo
poche famiglie vi risiedevano tutto
l'anno. Inoltre amo la solitudine, il
silenzio, sentire gli uccelli cantare,
l'acqua, la pace e la tranquillità.
S.F.: Quali sono i tuoi propositi
per il futuro?
C: Innanzitutto, vorrei far rinascere il centro storico in modo creativo, inoltre vorrei completare un
libro che ho cominciato a scrivere
tre anni fa che è autobiografico e
parla delle difficoltà che ho superato. Si tratta di una sorta di paragone tra la vita presente, in cui sto
realizzando i miei sogni, e la passata in cui tutto mi sembrava triste
e senza senso. Voglio che lo comprendano tutti ed è per questo che
lo sto scrivendo in un linguaggio
semplice. Il mio intento è di far
capire che la vita può cambiare in
meglio nell'amicizia, nell'amore e
nel lavoro.
È difficile immaginare che una persona possa cambiare la sua vita in
questo modo scegliendo, tra i tanti
i posti del mondo che ha visitato,
proprio Guardia Sanframondi, un
paesino che apparentemente non
offre nulla, ma che in realtà sta
facendo sognare una brava pittrice
come Clare Galloway. Sapere che
il suo sorriso e lo splendore presente nei suoi occhi sono dovuti
proprio al nostro paese non può
che renderci felici.
Alessandra Panza
DICEMBRE 2011
Guido Plensich
ilgrandedittatore
G20
L'uragano economico che ha investito l'Europa ha causato conseguenze distruttive soprattutto in
Grecia, portandola alla bancarotta.
In un clima di disperazione, che ha
fatto scendere in piazza milioni di
persone, il premier greco Papandreou ha cercato di indire un referendum salva-euro.
La mossa del premier doveva servire non solo a uscire dalla crisi,
ma anche a salvare il suo posto al
governo, che in caso di dimissioni
sarebbe stato occupato da Lucas
Papademos. E questo è avvenuto lo
scorso 9 novembre, quando Papandreu ha ufficialmente rassegnato le
sue dimissioni. Nelle stesse ore a
Cannes si sono riuniti nel G20 i più
alti vertici politici del mondo, tra
cui Sarkozy, Merkel, Obama, Berlusconi e il presidente cinese Hu
Jintao, per trovare una via d'uscita
alla crisi della Grecia, ma anche di
altri Paesi come l'Italia. Al nostro
governo, ritenuto poco credibile
nell'attuazione del piano di recupero economico, l'Unione Europea
e il Fondo monetario internazionale hanno chiesto un monitoraggio del debito. Una soluzione per
garantire ai Paesi coinvolti di
uscire dalla crisi potrebbe essere
l'introduzione di una linea di credito di circa 1.000 miliardi di dollari. Il provvedimento garantirebbe liquidità a breve termine che
aiuterebbe a far rialzare anche i
mercati internazionali, sempre più
colpiti dalla crisi.
Al termine del G20 i capi di Stato
di tutto il mondo hanno formulato
un “Piano d'Azione” che servirebbe a restaurare la situazione economica e finanziaria del mondo. Il
piano si propone anche di stabilizzare i prezzi e di consolidare
l'attività finanziaria di tutti i Paesi
colpiti dal dissesto economico. Il
G20 si conclude con le diverse
ricette proposte dai Grandi del
mondo. Gli Stati Uniti si impegneranno per accelerare la ripresa economica, mentre il Giappone provvederà a far rinascere la nazione
dopo il catastrofico terremoto. La
soluzione italiana prevede di
pareggiare il bilancio entro il 2013,
una data messa in discussione in
questi giorni dalla recente caduta
del governo Berlusconi.
Ucciso il leader libico nella città in cui era nato.
Spiraglio di libertà per i cittadini del Paese arabo, costretti a subire per oltre quaranta anni gli abusi del dittatore.
Ma chi era Gheddafi e perché i
Paesi occidentali lo hanno lasciato
in balia dei rivoltosi, anziché intervenire, arrestarlo e sottoporlo ad
un regolare processo?
Si mostra intraprendente sin da giovane Muhammar Gheddafi, che
già capo dei rivoltosi contro il re
Idris a 27 anni, diviene colonnello
dell'esercito libico, instaurando
così la sua lunga dittatura. Nel
corso degli anni si rende protago-
nista di numerose azioni che in più
occasioni minacciano i Paesi occidentali. Lo Stato con cui si mostra
essere più ostile è senza dubbio
l'America, che ha sempre ambito
alle risorse petrolifere della Libia,
ma il dittatore non ha mai gradito
l'ingombrante presenza statunitense sul suolo africano.
Forti tensioni internazionali sono
destate già nel 1986, quando
l'America di Reagan bombarda Tri-
poli, e nel dicembre 1988, quando
un aereo passeggeri statunitense,
su cui è stata montata una bomba al
plastico dal capo dell'intelligence
libica Basset Ali al-Megrahi, scoppia sulla cittadina scozzese di Lockerbie, causando la morte di 259
persone. I rapporti tra i due paesi
rimangono freddi, nonostante non
si riesca a dimostrare l'effettivo
coinvolgimento del raìs. Solo
oggi, con la caduta del regime libi-
Martina Di Staso
co, l'allora ministro della Giustizia
Abd al-Jalil dichiara esplicitamente le responsabilità del colonnello.
Quanto all'Italia, Gheddafi ha sempre fatto pesare che il nostro Paese
sia stato in passato colonizzatore e
sfruttatore della Libia. Per risarcire il popolo il popolo libico, il
colonnello nel 2003 riesce a strappare un accordo, in cui è previsto
lo stanziamento, da parte
dell'Italia, di 5 miliardi di dollari
da versare in vent'anni. Tuttavia, il
despota trova una particolare
intesa con l'ex premier Berlusconi,
anche se i motivi della loro amicizia non sono ancora ben chiari…
La famiglia del raìs si è arricchita a
spese dei cittadini libici, tanto che i
Gheddafi possiedono depositi in
varie banche del mondo, con un
patrimonio di svariati miliardi. Si
auspica che alla fine tutti questi
soldi possano essere restituiti al
popolo ed essere impiegati nella
ricostruzione dello Stato.
Per quanto riguarda le circostanze
sulla sua morte, la questione si fa
spinosa. Gheddafi era a conoscenza di molti segreti circa la politica di tutti i Paesi occidentali e se
fosse stato processato ci sarebbe
stato il rischio che avrebbe potuto
rivelare verità troppo scomode.
Infatti sono stati proprio gli Stati
membri della NATO, Francia e
Inghilterra in particolare, a favorire i bombardamenti che hanno
causato lo scoppio del convoglio
che trasportava il raìs. Questi ha trascorso le sue ultime ore in fuga,
nascondendosi all'interno di una
fogna e, una volta catturato dai
ribelli, è stato giustiziato nel modo
in cui tutti abbiamo potuto vedere.
Cosa è successo in seguito? Subito
si è formato un governo provvisorio che si sta impegnando per portare il Paese alle elezioni, svolte in
modo democratico.
Una nota sull'immigrazione va fatta: da quando Gheddafi è morto,
non sono più giunti in Italia barconi carichi di clandestini libici.
Forse è un segno che qualcosa in
Libia sta veramente cambiando.
Guido Giovanni Plensich
terremotointurchia
zapateroultimoatto
Smacco ai socialisti con un risultato per il Partito Popolare al di sopra di ogni aspettativa. La notizia della
sorprendente vittoria del Partido Popular di Mariano Rajoy è diffusa dal Ministero degli interni spagnolo
prima ancora di aver ultimato lo spoglio delle schede elettorali.
È questo uno degli scenari più
agghiaccianti di quando la natura
si ribella. Ne abbiamo visto le
conseguenze in Italia, con il
terremoto in Abruzzo e con il
terremoto nell'Irpinia nel 1980, e
soprattutto in Giappone
recentemente.
Sta di fatto che la natura non ha
risparmiato la Turchia, un paese
che ne aveva pagato le spese già lo
scorso 23 ottobre, quando si era
abbattuta una violenta scossa di
7,1 gradi della scala Richter, che
provocò oltre 600 morti. Da allora
molti residenti hanno vissuto fino
ad oggi nelle tende per paura di
ritornare in edifici ormai inagibili.
Non avevano tutti i torti, poiché è
notizia di questi giorni che un altro
violento terremoto ha colpito la
zona di Van, nella Turchia
orientale, che ha provocato il
crollo di venticinque edifici e di un
hotel in cui alloggiavano
giornalisti e volontari della Croce
Rossa giunti per prestare soccorso
per il primo terremoto. Quella
paura, forse, ha salvato loro la vita.
Tuttora numerosi sono i volontari e
gli uomini impiegati nel soccorso
ai terremotati, sperando di estrarre
vive dalle macerie altre persone.
Sugli edifici crollati, come se non
bastasse, si è aggiunta anche la
neve. Ciononostante i soccorritori
sono all'opera anche di notte,
quando la temperatura scende
abbondantemente sotto lo zero.
Drammatiche sono anche le
immagini trasmesse per
televisione e sul web: persone che
corrono in preda al panico, altre
incastrate sotto le macerie, altre
ancora irriconoscibili a causa delle
profonde ferite.
Le sofferenze della Turchia
sembrano proprio non avere fine in
questo periodo. Sebbene si sappia
che la nazione è altamente a rischio
sismico, non bisogna tralasciare il
fatto che la natura, pur essendo
delle volte “cattiva” nei nostri
confronti, non è la sola
responsabile di questa tragedia. La
colpa del disastro si deve imputare
anche all'uomo. Si è infatti
costruito dove non si sarebbe
dovuto edificare, o meglio dove
non era possibile. Non è stato
rispettato il limite di sicurezza tra
un edificio e l'altro, i materiali
impiegati non erano adatti. In
sostanza si è attuata una selvaggia
speculazione edilizia, non molto
dissimile da quella in atto in Italia,
specialmente in Campania, zona
altamente sismica. Per questo si
esige anche dalle parti nostre di
applicare maggiori controlli, onde
evitare quanto accaduto in
Turchia.
Salvatore Sellaroli
Cerca di contenere la crisi socioeconomica e politica la Spagna di
Zapatero, ma, vista l'impossibilità
del governo di portare a termine la
legislatura, non colpisce la decisione del Premier di indire elezioni
anticipate. In seguito alle consultazioni elettorali del 19 novembre, il
popolo ha deciso di affidarsi al centrodestra nella figura di Mariano
Rajoy.
Il leader del Centrodestra ha ottenuto la maggioranza dei seggi, tramutata in maggioranza parlamentare assoluta, con 186 seggi su 350,
andando a fregiarsi di un elevato
potere politico-legislativo, che si è
visto solo con il franchismo.
Il popolo ha deciso, di fronte alla
recessione economica, ai 5 milioni
di disoccupati, alla speculazione,
alla deriva religiosa (basti pensare
all'apertura alle coppie omosessuali), di affidarsi al piano di austerity del nuovo governo e ai valori
tipici del centrodestra. Il nuovo
piano governativo dovrà evitare di
fare della Spagna un Paese che ha
bisogno del contributo dell'Europa
per risalire la china e, nel contempo, avrà la necessità di rilanciare
l'economia locale, incentivando
gli investitori, per ripristinare la
fiducia dei mercati nell'economia
del paese.
La Spagna è il quinto paese
dell'eurozona a subire un cambio
in corsa del governo parlamentare,
dopo i vari Berlusconi in Italia,
Socrates in Portogallo, Cowen in
Irlanda e Papandreu in Grecia.
La politica del nuovo leader sarà
volta alle “lacrime e sangue” per
cercare di evitare il default economico e sociale, in una nazione
minata nella propria stabilità economica e nelle proprie certezze etiche e religiose, e più volte sul
punto di una guerra civile.
Andrea Ferrigno
DICEMBRE 2011
Cindy Adamo
comeinunfilm
comeinunfilm
alluvioneinliguria
alluvioneinliguria
Cala il sipario, la notte si popola di immagini e parole, i sogni riempiono la mente e il ricordo dell'attore, dopo il suo spettacolo, condizionandone
profondamente l'umore. Quell'attore è l'uomo che, stanco della monotonia della quotidianità, cerca rifugio nei suoi sogni, sperando che la voce
dell'inconscio possa esprimersi nella realtà… Ebbene, credete che i sogni possano avverarsi? Giudicate voi!
Lo scorso 27 ottobre 2011 un giovane 27enne, Sushil Kumar, residente nello stato del Bihar, uno dei
più poveri dell'India, ha vinto un
milione di dollari dopo aver partecipato alla versione locale del
famoso quiz televisivo Chi vuol
esser milionario?” (che per i
curiosi in India prende il nome di
Kaun Banega Crorepati). Siete
ancora tanto convinti che i sogni
non possano avverarsi? Questa
notizia dimostra che si può nascere
in una bidonville e guadagnare
l'equivalente di 110 euro al mese,
svolgendo la professione di tecnico informatico come il nostro
Sushil, per poi svegliarsi una mat-
tina e scoprirsi milionario, dicendo
addio alla povertà, ai sacrifici e
agli stenti di una vita.
Kaun Banega Crorepati, condotto
dalla star di Bollywood Amitabh
Bachchan, è uno degli show più
seguiti della tv indiana. Il giovane
Kumar, già sposato da 5 mesi,
decide di parteciparvi in quanto
fedele spettatore attratto dai meccanismi del gioco, ma «mai avrei
pensato di vincere» ha dichiarato.
Sushil Kumar, non avendo in casa
la televisione, si recava ogni sera
da un vicino per guardare la trasmissione, accrescendo così la sua
cultura attinta finora dai pochi libri
a sua disposizione, ma soprattutto
dai servizi della Bbc in hindi,
ampliata, poi, grazie alla sua
volontà e alla grinta propria di chi
fa della necessità una virtù.
Ricordate The Millionaire, il film
di Danny Boyle vincitore di otto
Oscar? Questa notizia sembra
ricalcare il copione dell'attore Dev
Patel, nel ruolo di Jamal Malik, ma
con una piccola differenza: la storia di Kamar non ha nulla di inventato, è semplicemente la sua vita!
Proprio come il protagonista del
film, Sushil è un indiano povero, e
proprio come Jamal riesce a riscattare la sua posizione sociale vincendo “l'incredibile” somma di
720 mila euro. Se Jamal vuole liberare la giovane Latika dallo stato di
schiavitù cui è costretta, Sushil ha
già sposato “la sua Latika”, alla
quale può assicurare una vita
dignitosa: una casa, una famiglia,
una straordinaria normalità in
quella lontana India ricca di contraddizioni, spirituale e materiale,
antica e moderna, in cui risulta
inscindibile il legame tra passato e
presente e dove tutto sembra
essere avvolto da un'aura di sacralità.
Dunque, nell'era dei figli della tecnologia, in cui la televisione è considerata responsabile della diffusione di falsi ideali, dell'eccessivo
edonismo, della corsa alla facile
celebrità, quella stessa televisione
che talvolta “indossa la toga” per
sostituirsi alle aule di tribunale,
che fa audience sfruttando situazioni private e delicate, rappresenta ancora una speranza per molti, un'opportunità di riscatto dalla
miseria e dalla crisi dei nostri giorni. Ma non vi sembra assurdo che
la televisione debba farsi carico
dei problemi che ci affliggono e,
depositaria delle nostre speranze,
si sostituisce a chi, di fatto, è tenuto
a garantirci un'esistenza dignitosa? Se per il giovane indiano la
realtà ha eguagliato il sogno, pochi
sono i Sushil nel mondo che riescono a cambiare effettivamente la
loro vita grazie ad un quiz televisivo.
Luisiana Gambuti
In poche ore cadono oltre 350 millimetri di acqua, una quantità
paragonabile a quella dell'alluvione del 1970. Come reagisce la
cittadina ligure alla calamità? Diverse vittime e numerosi danni alle
abitazioni, alle strade e al paesaggio. Ma il dolore e l'amarezza
aumentano nel momento in cui i genovesi si sentono dire che
l'alluvione si sarebbe potuta evitare.
Genova, 4 novembre 2011.
Come? Semplicemente completando la costruzione del canale del
Rio Fereggiano, che avrebbe
dovuto convogliare una parte delle
acque del torrente che attraversa
Genova lungo un altro percorso,
diminuendone così la portata. Ma
il progetto non è stato completato,
a causa di un'inchiesta su presunte
tangenti nella gestione degli appalti. Come in ogni disastro, tuttavia,
si cercano i nomi e i cognomi dei
possibili responsabili. Il dito viene
puntato verso il sindaco, Marta Vincenzi, perché ha sottovalutato la
situazione, perché non ha spiegato
ai cittadini cosa significasse davvero “allerta 2”, perché non ha
chiuso le scuole. Il sindaco si
difende, ribatte dicendo che nessuno aveva previsto la reale portata dell'evento (nonostante i bollettini meteo e l'allerta della protezione civile), che la violenza della
pioggia è stata esagerata e al di là
di ogni previsione. Le cause del
fenomeno, comunque, affondano
le loro radici in un passato meno
recente: innanzitutto, la costruzione degli edifici sulle sponde dei
fiumi genovesi negli anni del
boom edilizio e la cattiva manu-
tenzione dei corsi d'acqua. Il desiderio inarrestabile dell'uomo di
cementificare ovunque, anche su
terreni fragili e spesso con appalti
fasulli, è, dunque, la causa principale della morte di persone innocenti.
Per evitare altre catastrofi del
genere e, di conseguenza, altri
morti bisogna innanzitutto cominciare a rispettare le leggi, ad
attuare piani per le infrastrutture
non contaminati dalla corruzione,
a investire nella manutenzione del
suolo e dei fiumi. La prevenzione,
infatti, ha un costo sicuramente
inferiore al danno provocato
dall'alluvione (circa 400 milioni di
euro).
Ma Genova, come accadde nel
1970, si è rimboccata le maniche
ed è tornata subito alla normalità.
Prezioso è stato l'intervento dei
numerosi giovani volontari, che
hanno contribuito a ridare quel
volto tanto caro a Montale a una
Liguria su cui "nelle chiare mattine
si fondevano dorsi di colli e cielo;
sulla rena dei lidi era un risucchio
ampio, un eguale fremer di vite...".
Maria Di Paola
televisione
Vi siete mai chiesti quale sia il motivo per il quale ogni giorno tutti noi ci poniamo dinanzi al teleschermo, nonostante la piena consapevolezza che gli attuali
palinsesti ci propongono programmi televisivi totalmente privi di spessore? “Domanda da un milione di euro”, direbbe qualcuno ironicamente…
Eppure, malgrado l'apparente banalità, risulta davvero difficoltoso riuscire a darsi una risposta. Tutti
guardiamo la televisione, tutti ne
siamo attratti, nonostante ciò tutti
la critichiamo e, pur sembrando
assurdo, questo è un semplice, semplicissimo dato di fatto. Sicuramente non è corretto assumere un
atteggiamento catastrofico dinanzi
il problema della TV-spazzatura,
come si è soliti definirla, anche perché sono ben altri i problemi della
vita, e credo che tutti siano
d'accordo su questo. In ogni caso,
non bisogna sottovalutare né minimizzare quella positività, del tutto
apparente, che quotidianamente la
nostra piccola scatola parlante
(oggi sempre più una sottiletta…)
ci trasmette. La cosa preoccupante
è che, malgrado tutte le critiche, la
TV di oggi rende molto in termini
di ascolto e, proprio per avere
audience, è disposta a trasmettere
programmi assolutamente privi di
qualità. È diventata oramai una
moda quella dei “reality show”,
non c'è rete televisiva che non ne
abbia uno e tutti, in un modo o
nell'altro, riescono ad avere successo. Ma qual è l'utilità di tali trasmissioni? Che insegnamento si
può trarre da esse e, soprattutto,
quali sono i valori che vorrebbero
trasmettere? L'unica certezza è che
di valori proprio non si può parlare! Tutto quello che traspare dal piccolo schermo è un continuo martellamento mediatico di informazioni che invitano costantemente
al consumismo, che esaltano
un'idea distorta di benessere e di
bellezza, che impongono, sotto
forma di valori, ideali che valori
non sono! Tutto ciò entra ogni
giorno nelle case di ognuno e, cosa
ancor più sconcertante, lo fa senza
che noi ce ne accorgiamo, quasi col
nostro stesso consenso: in fondo
siamo noi ad accendere la televisione e, per quanto la si voglia colpevolizzare, non possiamo assolverci da ogni responsabilità.
Basterebbe premere un pulsante
per staccarsi dal quel mondo irreale, fittizio, perverso che sembra
non trasmettere nulla di educativo
o di sensato.
Sconcertante è, inoltre, l'uso di
informazioni e notizie da parte
delle trasmissioni televisive in
vista di quell'audience di cui
poc'anzi si parlava. Tutti sappiamo
dell'assassinio di Gheddafi, eppure
la sensibilità che ci caratterizza e
che ci rende rispettosi della vita e
timorosi della morte, non può che
gridare sdegno e vergogna dinanzi
allo scempio del cadavere di un
uomo, pur trattandosi in questo
caso di un odioso tiranno che ha
india
È proprio vero che a partire dal 2012 tutti gli studenti indiani avranno a
disposizione un tablet pc a soli 20 euro. Questa splendida creazione, anche
se non ai livelli dell'iPad della Apple, ha affascinato miliardi di ragazzi e
studenti. Il pc ha a disposizione un software ancora da sviluppare al meglio,
ma possiede già la rete wi-fi e uno schermo touch abbastanza efficiente. Il
creatore del rivoluzionario pc anti Apple, Azim Premji, fondatore di Wipro,
ha rilanciato l'India, la quale aveva puntato moltissimo sul finanziamento
delle nuove tecnologie. Infine dopo la diffusione del pc e del notebook sono
sicuro che il tablet a 20 euro sarà il sogno di tutti, non solo degli indiani.
Alessandro Sebastianelli
costretto il suo paese ad una prigionia di violenze e che ha imposto, ad
almeno due generazioni, spietate e
rivoltanti umiliazioni. Quel che
offende non è tanto l'uccisione
dell'odiato dittatore (l'esecuzione
del tiranno in fondo è avvenuta più
volte nel corso della storia), quanto
piuttosto l'esultanza mediatica e il
compiacimento di fronte ad un
corpo esanime, sanguinolento e
mondo televisivo è il caso di
Marco Simoncelli. La morte dello
sfortunato pilota, scomparso a soli
24 anni, è divenuto un evento
mediatico. Le telecamere di tutto il
mondo si sono dirette nel paese del
ragazzo, per scoprire, per avere le
notizie più fresche, per curiosare
anche nel dolore di una famiglia
straziata per una così grave perdita, senza mostrare alcun ritegno!
martoriato, preso a calci con gusto
sadico, offeso in tutti i sensi e poi
racchiuso in una cella frigorifera.
Si tratta di manifestazioni feroci,
che necessitano di qualche spiegazione. La corsa affannosa per
inviare sul web, nel mondo virtuale, le immagini più dure e raccapriccianti del tiranno preso, ferito e
poi ammazzato senza ritegno, provoca brividi di terrore che percorrono chiunque le guardi. Quelle
immagini, trasmesse su tutti i
canali con ripetitività ossessiva e
in qualunque fascia oraria, mettono sicuramente in evidenza la
corsa agli ascolti da parte di tutte le
reti televisive, che sembrano quasi
essere in guerra le une con le altre,
dimenticando che magari, anzi
sicuramente, dall'altra parte del piccolo schermo sono presenti anche
bambini che potrebbero rimanere
davvero scioccati e suggestionati
da immagini così crude.
Altro esempio calzante di questo
fenomeno oramai diffusissimo nel
Ma il caso di Simoncelli è soltanto
uno dei numerosissimi esempi di
cattiva TV, di cui le pagine di cronaca, con storie come quelle di
Sarah, Yara ecc., sono l'emblema
più eloquente.
Cosa bisogna dunque fare di fronte
ad un mondo così sconcertante e
assolutamente fittizio, privo di qualunque forma di razionalità e di
buon senso, ma pur sempre costantemente presente nelle vite di noi
tutti? I nostri professori direbbero:
“Guardate meno TV e leggete più
libri!”. Ma se neanche la lettura vi
affascina poi così tanto, io vi consiglierei di spegnere comunque la
TV: il nostro mondo, quello vero, è
fatto di colori, di musica, di arte, di
cultura, di desideri; essi ci rendono
più saggi, più vivi, pieni di aspettative. Lasciamo allora la TV a chi
non vuole più sognare e sperare in
una realtà migliore. Io voglio continuare a farlo, io voglio crederci, e
voi?
Cindy Adamo
grandemela
grandemela
I nuovi angeli sono atterrati a New York. Il 9 novembre 2011 i celebri angeli
di Victoria's Secret, uno dei più famosi marchi di lingerie femminile a livello
globale, sono scesi in passerella per una sfilata evento mai vista prima.
New York ha visto sfilare le top
model più belle e desiderate del
mondo, accompagnate dalle performance live di alcuni cantanti di
spicco tra cui Kanye West, Jay Z e i
Maroon Five. Un trionfo di nastri,
piume, ali, cristalli e gemme preziose, bustier, scollature mozzafiato, corpetti stringati, gambe vertiginose e tacchi chilometrici ha
innalzato la temperatura della innevata New York durante il consueto
show prenatalizio del famoso marchio americano. Ecco le stupende
Miranda Kerr, Adriana Lima, Lily
Aldridge, Doutzen Kroes, Candice
Swanepoel, Alessandra Ambrosio
e molte altre, esibire il loro caratteristico “catwalk”, indossando ben
31 paia di ali e 69 diversi outfit per
una serata modaiola senza eguali.
Alla supermodella brasiliana Alessandra Ambrosio è toccato indossare la Passion Play Fan Wings, un
paio d'ali fatte di rame e d'oro
impreziosite da 105 mila cristalli
Swarovski e pesanti 10 chili. In versione Dark Lady, invece, con reggicalze nero e corpetto di pizzo
viola scuro, Adriana Lima ha dato
filo da torcere anche alla protagonista dell'evento, Miranda Kerr.
Tutto merito della ferrea dieta e
delle giornaliere sessioni in palestra seguite negli ultimi mesi: «è il
risultato più importante che io
abbia raggiunto nella mia vita,
essere un angelo è un sogno diventato realtà ed è l'obiettivo di ogni
modella» ha dichiarato. Ma la vera
e propria standig ovation della
serata è stata provocata dallo scintillante Fantasy Treasure Bra, reg-
giseno da 2,5 milioni di dollari
indossato per l'occasione da
Miranda Kerr, applaudita in prima
fila dal marito Orlando Bloom e
ritornata sulle passerelle per la
prima volta dopo la nascita del
figlio. Non un semplice reggiseno,
dunque, ma un vero e proprio gioiello color verde acqua ispirato ai
fondali marini, creato in parte dai
famosi gioiellieri della London
Jewellers e realizzato con quasi
3400 pietre preziose, tra cui diamanti bianchi e gialli, perle e
acquamarina, il tutto incastonato
in oro. Il costo dello show che ha
tenuto letteralmente incollati alla
tv più di otto milioni di americani?
Circa 12 milioni di dollari… ma ne
è valsa la pena!
Rosa Marcuccio
DICEMBRE 2011
Raffaele Pelosi
tredonneperlapace
immaginieparole
immaginieparole
Rivincita femminile: dalle lotte per l'emancipazione a quelle per la pace!
Ellen Johnson Sirleaf, Leymah
Roberta Gbowee e Tawakkol Karman. Sono stati questi tre nomi ad
aggiudicarsi il Nobel per la pace di
quest'anno. Johnson Sirleaf, la “signora di ferro”, è già nota per aver
rivestito l'incarico di prima donna
come presidente africano. Leymah
Gbowee è “la guerriera della
pace”, colei che ha riproposto lo
sciopero del sesso per contestare
Charles Taylor. Tawakkol Karman, infine, è la fondatrice di Giornaliste senza catene. Tre donne,
appoggiate e candidate dal CIPSI e
da Chi Ama l'Africa, si sono fatte
spazio e distinte tra ben duecentoquarantuno candidati. Questo
Nobel testimonia sicuramente
l'importanza che le donne hanno
ed il ruolo che continuano ad
acquisire nella vita quotidiana
dell'Africa. Non si può certo negare, infatti, che il genere femminile
rappresenti una risorsa fondamentale ed efficace per la ripresa economica non solo dell'Africa, ma di
tutto il mondo. Le donne occupano
cariche sempre più importanti e
appaiono in scenari di ogni genere:
dall'agri-coltura al commercio,
dalla formazione alla creazione di
piccole imprese. È quindi giusto
riconoscere gli sforzi di tutte
coloro che ogni giorno si alzano
pronte a lottare, che credono in un
futuro migliore, che credono in
loro stesse e che nell'incertezza del
domani lavorano e faticano, portando sulle spalle il peso di
un'intera nazione. Una nazione che
da troppo tempo fronteggia la
fame e la malasanità. Una nazione
che da troppo tempo chiede aiuto
tentando di procurarsi i mezzi per
una vita migliore. Parliamo di
donne che nel loro piccolo contribuiscono per un bene comune, che
lottano contro l'HIV o la malaria,
contro l'infibulazione, che si occupano con sempre maggiore disinvoltura di finanze e microcredito.
Questo premio, oltre che rappresentare un passo avanti per questi
paesi, è un evidente segno di progresso per tutto il mondo, perché
non si può parlare di pace o di uguaglianza finché in qualsiasi parte
della terra una donna non avrà gli
stessi diritti di un uomo, finché una
donna non sarà libera di occupare
una carica pubblica importante o
di lottare per affermare le proprie,
idee, senza essere guardata con stupore. Le donne hanno voglia di partecipare, di far valere le proprie
idee, di proclamare l'uguaglianza.
Viviamo in un mondo evoluto
pieno di macchine “intelligenti” e
di nuove tecnologie ed è inconcepibile che ci siano persone, o addirittura interi Stati, che ancora non
riconoscono la parità dei sessi, o
che restano semplicemente indifferenti di fronte alle ingiustizie.
Speriamo, dunque, che questo
Nobel aiuti ognuno a comprendere
quanti sforzi e quanti sacrifici vengono compiuti ogni giorno. Speriamo, ancora, che non siano compiuti inutilmente. Ognuno di noi
deve rallegrarsi per queste tre vincitrici e io non posso fare altro che
sentirmi speranzosa, sebbene questo sia solo un piccolo passo per un
futuro migliore e sicuramente più
equo.
Agnese Lombardi
cinemadasogno
Il processo che ha portato i primi
ominidi alla formulazione di
parole che avessero un significato
universalmente riconosciuto
all'interno del gruppo di appartenenza è stato lungo e tortuoso ed ha
segnato un punto di svolta quando
le parole sono state espresse anche
tramite segni grafici. La scoperta
della parola e della scrittura hanno
messo fine a quel periodo denominato preistoria, dando inizio alla
storia vera e propria, e differenziando l'uomo dagli altri animali.
Prima dell'avvento della parola si
utilizzavano per lo più le immagini
per comunicare, si pensi ai tanti
esempi di pitture rupestri con
immagini volte a propiziare la caccia o a descrivere un momento
della vita quotidiana. Ma senza
andare troppo indietro nel tempo,
ammirando i numerosissimi affreschi presenti nelle catacombe o nei
primi templi cristiani, possiamo
immediatamente intuire l'uso fortemente didattico di quelle immagini, volte a diffondere il messaggio cristiano ai ceti più umili e
meno colti della società.
Con il passare del tempo e il diffondersi dell'alfabetizzazione, le
immagini hanno svolto sempre di
più un ruolo in gran parte ricreativo e non didattico. Ultimamente,
però, di pari passo con il progresso
tecnologico che sta rivoluzionando il nostro modo di agire, di
pensare, di vedere il mondo, si sta
avendo un regresso comunicativo.
Infatti a discapito della scrittura,
sempre più bistrattata, si sta tornando alle sole immagini come
unico mezzo per comunicare, per
trasmettere notizie. Esempi lampanti in questo senso sono i telegiornali, dove le parole introducono la notizia, che spesso ci viene
raccontata tramite immagini anche
troppo cruente, o che non aggiungono niente rispetto a quanto ci è
già stato detto a parole. Ed ecco
che ad ogni nuova tragedia, alluvioni, stragi del sabato sera, omicidi, ci vengono proposte immagini
a volte fin troppo dure, che però
vengono comunque mandate in
onda asserendo che solo quelle possono farci capire cosa sia successo,
o che si è costretti a far vedere quei
filmati per dovere di cronaca.
Tutto ciò, in barba alle leggi che
impediscono la messa in onda di
alcune scene, specie in determinate fasce orarie, e soprattutto contravvenendo alle regole della
comune decenza.
Cosa ci aspetta? Un mondo completamente virtuale nel quale le
penne, così come le spade
all'avvento delle armi da fuoco,
diventeranno solo vecchi ricordi,
oggetti da museo? Ai posteri
l'ardua sentenza.
Pellegrino Gillo
libri
La settima arte
Ciò che sfiora la perfezione a questo mondo è il mondo stesso e, nei millenni, in tantissimi hanno cercato, in diversi modi, di rappresentare le bellezze della vita che ci circonda attraverso l'uso di svariate arti.
Dalla musica alla scultura, dalla
poesia all'architettura, ognuno ha
cercato di raccontare una storia, di
esprimere ciò che sentiva con il proprio stile personale. Tra tutte le arti
la più “giovane” è il cinema. Il celebre regista Akira Kurosawa diceva: «Il cinema racchiude in sé
molte altre arti; così come ha caratteristiche proprie della letteratura,
ugualmente ha connotati propri del
teatro, un aspetto filosofico e attributi improntati alla pittura, alla
scultura, alla musica». Insomma il
cinema inteso come “la settima
arte”, come contenitore di tutte le
altre. Stupisce come questa giovane forma d'arte possa addirittura
racchiudere in sé arti millenarie
che di certo hanno un passato più
glorioso del cinema. Tutto sta nel
dualismo realtà-illusione, due termini con definizioni contrastanti
ma che si uniscono grazie alle
opere dei registi.
Il cinema, come ogni altra forma di
comunicazione, ha come obiettivo
quello di mandare un messaggio,
esprimere un'idea, e nel cinema si
cerca di rappresentare la realtà
attraverso la realtà stessa. Il cinema, quindi, non è altro che il
ritratto più autentico di tutto ciò
che ci circonda. Ma nel cinema
moderno si è orientati verso la vendita (o svendita) di un prodotto, più
che sulla sua qualità, dimenticando
spesso la missione primaria del
cinema: raccontare, raccontare e
raccontare. Se poi prendiamo in
esame l'aspetto onirico, non si può
non citare Federico Fellini, il regista che attraverso la sua arte soleva
trasmettere sensazioni, ricorrendo
spesso a immagini che evocano il
sogno; il suo infatti era il cinema
del “sentire” basato proprio sul
dualismo realtà-illusione. Nel '54
il regista portò nelle sale cinematografiche il dramma La strada, vincitore dell'Oscar come miglior
film straniero e del Leone
d'argento al Festival di Venezia. A
causa di questa opera Fellini fu vittima di molte polemiche da parte
dei critici italiani (più vicini ai
canoni neorealisti predominanti in
quel periodo), i quali non apprez-
zarono lo stile fiabesco e ricco di
elementi simbolici che caratterizzavano il lavoro.
Ancora oggi non si è trovato un
compromesso fra coloro che si
chiedono se il cinema sia realtà o
finzione, e credo che il dibattito
andrà avanti ancora per molto. Io
continuo ad apprezzare il cinema
per quello che è, e cioè la semplice
realtà filtrata dall'immaginazione.
Nella testa di Steve Jobs è uno dei
tre libri che Leander Kahney ha
dedicato ai prodotti dell'azienda
informatica Apple ed alla società
stessa.
Kahney ripercorre la vita di Steve
Jobs, il “papà” della Apple, soffermandosi in particolare sulla sua
forte personalità e sulla sua geniale
strategia di marketing. Presentato
come un genio della tecnologia,
una personalità dalle mille sfaccettature, un uomo di grande successo, rivela nella sua vita momenti
difficili e situazioni controverse, a
cominciare da un'infanzia dura,
per continuare con l'adozione, le
difficoltà a scuola. Di lui Kahney
racconta la precoce scoperta della
passione per l'elettronica, che
divenne un vero e proprio business
quando conobbe l'amico Steve
Wozniak, un genio dell' informatica con il quale fondò la Apple.
Kahney descrive accuratamente
sia i momenti oscuri della sua carriera, sia momenti di grande suc-
cesso in cui è messo in evidenza il
suo spirito di innovazione e la sua
grande sensibilità artistica. Dalla
temporanea estromissione
dall'azienda, alla quale fece ritorno
successivamente grazie al suo software che divenne la base della tecnologia Apple, fino alla creazione
di Mac, iPod e iPhone, Jobs è riuscito a condizionare la società
odierna, che ha fatto delle sue tecnologie un vero e proprio stile di
vita.
Il libro è scritto in modo molto lineare ed offre una lettura piacevole.
Ogni capitolo è curato nel minimo
dettaglio per offrire al lettore una
precisa realtà dei fatti. Adatto ai
più curiosi, analizza ogni particolare della personalità di quest'uomo, che ha dimostrato come una
forte personalità abbia sviluppato
una filosofia di business fiorente,
lasciando un segno nell' universo.
A bordo di una Chevrolet rossa
decappottabile, con un bagagliaio
stracolmo di droghe di ogni tipo e
con soli 300 dollari in tasca: è così
che il giornalista Raoul Duke e il
suo stravagante avvocato Dr.
Gonzo partono per Las Vegas, per
assistere ad una corsa di moto e
Dune-Buggy e partecipare ad un
convegno formativo sulle droghe
indetto dalle forze dell'ordine.
Paura e Disgusto a Las Vegas non
è altro che il reportage di un viaggio compiuto dall'autore, Hunter
S. Thompson, e il suo avvocato,
Oscar Z. Acosta, alla ricerca del
“Sogno Americano”, un viaggio
che inizia a bordo di un'auto e termina allo stesso modo, dando così
l'idea che la sua fine non sia altro
che l'inizio di nuove avventure.
Nel romanzo, inizialmente pubblicato come un racconto in due puntate sulla rivista Rolling Stones, il
giornalista si diverte a descrivere
la realtà esilarante di Las Vegas,
attraverso gli allucinanti effetti
della droga, creando così uno sce-
nario psichedelico e fuori dal
comune… uno scenario perfetto
per un film! Infatti, non a caso,
alcuni anni dopo la sua pubblicazione, il genio di Terry Gilliam ne
ricava un film straordinario che
vede Johnny Depp nei panni del
folle giornalista.
Una storia divertentissima, che
descrive appieno la quotidianità
caotica e imprevedibile dell'America degli anni '70. Accompagnata
da una “Piccola Enciclopedia psichedelica” finale e da alcune rappresentazioni del vignettista e caricaturista britannico Ralph Steadman, viene considerata una “Divina Commedia alla mescalina”.
Insomma, un vero e proprio esempio di “giornalismo gonzo”! Assolutamente da non perdere, da leggere o da vedere… Un unico
avvertimento per chi avesse già
visto il film: il libro potrebbe risultare un pochino deludente!
Nicole Falato
Marenza Lombardi
passatoprossimo
Sono ben note le tecniche ortopediche di oggi per sistemare una frattura: dall'utilizzo del gesso, che
però non è simbolo di piena garanzia in quanto l'osso potrebbe uscire
deformato dalla sua ricalcificazione, all'applicazione sull'osso fratturato di una placca in titanio che
tiene saldo l'osso e ne facilita la calcificazione. Questo metodo, ritenuto all'avanguardia, potrebbe
dirsi un'invenzione dell'uomo contemporaneo, ma in realtà tecniche
simili esistevano già all'incirca
600 anni fa presso gli Aztechi. Questa popolazione, originaria della
penisola dello Yucatan, aveva
medici che praticavano l'ortopedia
in una maniera molto simile alla
nostra. Riscontrata la frattura,
prima di tutto i medici facevano
stendere il paziente e successivamente, data l'inesistenza
dell'anestesia, somministravano
analgesici ed antidolorifici, che il
paziente masticava durante
l'intervento. L'operazione si componeva di quattro parti: la pseudo
anestesia, di cui abbiamo già parlato, l'intervento sulla frattura, la
cucitura della ferita e l'immobilizzazione dell'arto. Per quanto
riguarda il secondo momento, localizzata la frattura, il punto di interesse veniva aperto fino a rendere
l'osso visibile, dopo di che veniva
unita la frattura e applicato su di
essa un particolare legname, presente solo nelle zone del Messico,
molto flessibile e ricco di resina,
che veniva accuratamente legato
all'osso, per conformarvisi e aderire al meglio. Sulla ferita venivano cosparse delle polveri ricavate da due radici, chiamate Acocotli e Tuna, per evitare emorragie.
La ferita veniva chiusa con la cucitura: venivano presi capelli di donna, sterilizzati e utilizzati per unire
la ferita; successivamente per evi-
tare che il capello cadesse via, si
prendevano delle formiche, tipiche del posto, che avevano un
morso a “graffetta”, le quali venivano poste sul capello e, nel
momento in cui mordevano
facendo presa, venivano decapitate. In questo modo la cucitura rimaneva ben salda per circa 10 giorni;
sarebbe poi caduta via da sola grazie al processo di putrefazione
delle formiche morte, che avrebbe
fatto allentare loro la presa del
capello fino a perderla completamente. Infine l'arto veniva immobilizzato in un panno e tenuto
fermo con delle stecche o delle bacchette di legno: questo complesso
finale costituiva il “tutore”
dell'epoca.
Raffaele Pelosi
Pasqualina Ciarleglio
DICEMBRE 2011
Gianluca Morone
inventori
addiosteve
È morto a 92 anni a Buffalo, la propria città natale, lo scorso 27 settembre
Wilson Greatbatch, il Carneade inventore del pace-maker. Venendo a
mancare a pochi giorni di distanza dalla scomparsa del più celebre Steve
Jobs, il suo nome è rimasto purtroppo oscuro ai più.
Nato nel 1919 e divenuto uno dei
più produttivi ingegneri negli
USA, si distinse innanzitutto per il
gran numero di invenzioni, di cui
ben oltre 150 brevettate. Tra tutte,
però, quella indiscutibilmente più
rilevante è il pace-maker.
Il pace-maker non è altro che uno
stimolatore e regolatore di battiti
cardiaci che viene impiantato, con
un intervento ormai molto poco
invasivo, in quei pazienti vittime
di aritmie. La sua struttura è relativamente semplice: lo strumento è
costituito da un generatore di
impulsi e da un elettrocatetere. Il
generatore di impulsi è una “scatoletta”, generalmente in titanio,
anche se ci sono versioni fatte con
materiali più recenti e ancor più
adeguati, contenente i circuiti elettronici che ne regolano l'attività,
oltre che le batterie. Queste possono avere un'autonomia che va
dai 7-8 anni in poi, a seconda di
svariati fattori, tra cui le condizioni del paziente. L'elettrocatetere è, invece, il ponte che fa da
collegamento tra il generatore, da
cui parte l'impulso, ed il cuore. Esistono differenti varianti di pacemaker, che vanno dal più semplice
monocamerale, cioè impiantato su
solo uno dei due atri o uno dei due
ventricoli, al complesso bicamerale, impiantato sui due atri o due
ventricoli o un atrio ed un ventricolo.
Tuttavia l'invenzione che ha rivoluzionato per sempre la cardiologia è stata creata per un caso totalmente fortuito. Lavorando alla creazione di apparecchi in grado di
mostrare eventuali accelerazioni
dei battiti, Greatbatch si accorse di
aver costruito per sbaglio una macchina che riproduceva gli impulsi
cardiaci. Sulla base di quel prototipo realizzò nel 1960 il primo
pace-maker capace di regolare le
pulsazioni del cuore, che venne
impiantato nello stesso anno in un
77enne. Da allora le migliorie
apportate furono costanti, soprattutto per quanto concerne le
dimensioni e l'invasività. Si constatò inoltre un aumento di decine
di anni del tasso di vita dei cardiopatici sottoposti all'intervento. Al
momento si stima che, dopo aver
allungato e migliorato la vita di
migliaia di persone, circa un
milione sono portatori di pacemaker.
Ma nonostante gli innumerevoli
riconoscimenti ricevuti dalla
comunità scientifica e non, è un
vero peccato dover riferire che la
morte di Wilson Greatbatch sia
stata mestamente offuscata dai
media con notizie sicuramente
degne di nota, ma commercialmente ben più accattivanti.
Steve Jobs, un nome che anche per
chi non si intende di tecnologia ha
un preciso significato. L'icona
dell'innovazione e delle sfide è
nato a San Francisco il 24 febbraio
1955 da madre americana e padre
siriano, entrambi studenti, ma è
adottato da una coppia di modesti
impiegati, Paul Jobs e Clara, che lo
chiamano Steven Paul Jobs.
Ragazzo bislacco, lascia presto il
college di Portland per intraprendere un viaggio per l'India.
Quando ritorna decide di frequentare solo le lezioni di calligrafia
(chissà se all'epoca genitori italiani avrebbero permesso ai propri
figli un simile comportamento…?). Ma non importa, perché è
anche per questo che Jobs è poi
diventato un mito della tecnologia.
Infatti nel 1974 Jobs insieme al suo
migliore amico Steve Wozniak
arriva all'Atari di Nolan Bushnell,
un altro grande nome nella storia
dei microchip, con cui chiude il rapporto poco dopo, per fondare con il
suo amico nel 1976 la Apple Computer, a soli 21 anni, partendo da
un garage della California dove
crea e progetta computer. Il primo
prodotto, l'Apple II, ha un grande
successo, ma il boom arriva con
l'immissione sul mercato del
Macintosh. Da questo momento in
poi tutti cercano di competere con
lui, proponendo sistemi con mouse
e icone come Atari, Acom, Commodore, e la Microsoft con la
prima versione Windows. Il suc-
cesso però ha un suo prezzo: Wozniak lascia la Apple e John Sculley
caccia Jobs dal suo impero. I manager non lo sopportano, ma senza
Steve la Apple non può esistere e lo
implorano di ritornare. Ma prima
di tornare nella Mela, Jobs si
dedica a tutt'altro. Nel 1986 compra dalla Lucasfilms la Pixar,
un'azienda specializzata in animazione digitale. Jobs introduce il cartoon elettronico e sbanca ai botteghini con i disneyani film Toy
Story, Alla ricerca di Nemo, Ratatouille ed altri successi. Nel frattempo gli affari alla Apple vanno a
rotoli, ma grazie al rientro di Steve
in azienda ed alla creazione di IMac prima e della Tablet poi gli
affari riprendono. La tavoletta
Gianluca Morone
magica è un successo immediato,
si vende a milioni e porta in dote
migliaia di applicazioni a pagamento, che portano i numeri
dell'App Store a cifre stellari. Il 17
gennaio del 2011 però, Steve
annuncia la necessità di assentarsi
per problemi di salute, cosa avvenuta precedentemente in un'altra
sola occasione. Era malato di un
tumore al pancreas che per anni lo
ha tormentato e consumato. La
malattia però non gli ha impedito
di continuare e la sua capacità lo ha
portato a reinventare le industrie
dei computer con il Mac, della
musica con l'iPod e della telefonia
con l'iPhone, rivoluzionando la
vita di milioni di persone. Il 2
marzo 2011 Steve presenta il
nuovo iPod2, sorprendendo tutti e
presentandosi personalmente con
la nuova versione tablet tra le
mani. Il 24 agosto abbandona
l'incarico di presidente di Apple
con una lettera, lasciando
l'incarico a Tim Cook. Muore il 6
ottobre a soli 56 anni, pianto da tutti. Il mondo ha saputo la notizia
della sua scomparsa sui computer
inventati i da lui stesso.
Sarà difficile incontrare nella vita
un genio come lui. Obama lo
ricorda come un visionario innovatore, la cui opera di creazione ha
contribuito a formare e far evolvere pensieri e linguaggi arricchendo la dignità umana di possibilità future digitali.
Giuseppina Di Paola
neutrini
ecologia
Abitualmente quando si parla di
inquinamento ambientale, ognuno
di noi tende a fare “orecchie da
mercante” senza pensare che ci
sono metodi, talvolta divertenti,
per iniziare una campagna antiinquinamento.
L'ambiente deve essere rispettato
partendo dalle nostre case. Ciò che
abitualmente usiamo nelle nostre
abitazioni sono i detersivi. Ecco
che le grandi compagnie che vendono detersivi per la pulizia della
casa ci influenzano con martellanti messaggi pubblicitari. Purtroppo le dosi indicate per il lavaggio di capi, di stoviglie e di altro
sono quadruple rispetto a quelle
che realmente sono necessarie. Ci
sono, poi, i cosiddetti sbiancanti
ottici o azzurranti che ci danno
solo l'effetto ottico del pulito, ma
che in realtà non fanno altro che
nascondere le macchie. Questi possono provocare il cancro e in più
hanno un pesante impatto ambientale, non essendo biodegradabili.
Numerose ricerche condotte a
livello europeo ed extraeuropeo
dimostrano che l'ambiente domestico è più inquinato di quello
esterno. Ostinandoci ad eliminare
ogni batterio della nostra casa, ci
ritroviamo immersi in fumi di solventi chimici volatili. A tutto questo c'è una soluzione. Non serve
avere venti tipi di prodotti per la
casa. Sono infatti necessari solo
cinque elementi: bicarbonato, aceto, acqua calda, oli essenziali e luffa. Il bicarbonato, che comunemente viene usato per disinfettare
frutta e verdura, è anche un ottimo
“pulitutto”: è igienizzante, sgrassante, assorbe gli odori, pulisce
l'argento e può essere utilizzato
per pulire i sanitari. Basta diluire
in uno spruzzino da mezzo litro
circa 50 gr. di bicarbonato di sodio
in 500 ml. di acqua calda sotto i 60
gradi. Messo in un sacchetto, può
neutralizzare e prevenire la formazione di cattivi odori negli armadietti, nei cassetti, nelle scarpiere e
nei frigoriferi.
Anche l'aceto è un buon detergente, un ottimo anticalcare, ed è
anche utilizzato come igienizzante. Ma non può essere utilizzato
per tutte le superfici. L'acqua calda
è già di per sé un ottimo detergente, ma a contatto con qualsiasi
detersivo potenzia la propria azione. Per pulire i pavimenti è preferibile aggiungere a cinque litri di
acqua calda un cucchiaio di soda
da bucato. Gli oli profumati hanno
un'ottima azione profumante, ma
hanno anche molte proprietà antisettiche e disinfettanti. Per concretizzare quest'ultime basta utilizzare oli di agrumi, lavanda, timo,
salvia, origano, cannella, garofano, ginepro.
Un po' più complicata è l'autoproduzione di detersivi per lavare i
panni. La maggior parte dei detersivi commerciali contiene tensioattivi e additivi che permettono sì
una pulizia più profonda, più
rapida e a temperature inferiori,
ma in realtà non sono sempre
necessari. Questi in genere sono
ottenuti chimicamente e quindi
non decomponibili attraverso il
ciclo naturale di trasformazione
delle sostanze organiche e di conseguenza sono molto inquinanti.
Inoltre i comuni detersivi in polvere, a differenza di quelli ecologici,
sono costituiti per il 50% da materiale inutile che fa solo volume.
Possiamo preparare in casa un gel
ecologico aggiungendo a un litro
d'acqua 100 grammi di sapone ecologico, come il sapone di Marsi-
23 Settembre 2011: la comunità
scientifica in fermento contagia il
pubblico di scienziati e non,
annunciando che la teoria della
relatività di Einstein, in base alla
quale nulla nell'universo è più
veloce della luce, è inesatta. Poiché la fisica si basa su questo fondamento, abbiamo visto crollare
all'improvviso tutto ciò che vi era
costruito sopra. I nuovi esperimenti si basano sul neutrino, una
particella neutra come il più
famoso neutrone, ma più piccola.
Raramente i neutrini interagiscono
con i corpi, infatti possono attraversare indisturbati anche spessori
di materia doppi migliaia e
migliaia di km. In media solo un
neutrino all'anno interagisce con il
corpo di una persona, nonostante
in ogni secondo ogni oggetto sulla
Terra sia attraversato da miliardi di
neutrini.
Gran parte di essi ha origine naturale, e vengono prodotti in vari
modi: all'interno della Terra,
nell'atmosfera terrestre, nel Sole,
con le esplosioni delle supernovae;
ma i neutrini possono anche essere
prodotti artificialmente dall'uomo
tramite acceleratori di particelle o
reattori nucleari. Generalmente gli
esperimenti vengono condotti in
logico, come il sapone di Marsiglia grattugiato, e poi metterlo
nella pallina per il detersivo liquido, direttamente in lavatrice.
Anche gli sbiancanti e gli ammorbidenti chimici, che possono provocare allergie alla pelle, si possono sostituire con prodotti naturali. Per sbiancare si può aggiungere al gel sopracitato un cucchiaio di percarbonato. Per
togliere le macchie dagli indumenti si può applicare direttamente su di esse il sapone di Marsiglia o il “nostro” gel. Al posto
dell'ammorbidente possiamo mettere nell'apposita vaschetta 100ml
di aceto, il cui odore scomparirà
attraverso l'asciugatura del bucato.
Giuseppina Grillo.
particolari laboratori per non avere
disturbi e influenze da altre particelle. Ecco il perché dell'esperimento nel tunnel del Gran Sasso:
le rocce risultano praticamente trasparenti ai neutrini, ma non sono
attraversabili da altre particelle. In
base alla teoria di Einstein (E=mc2,
dove c è la velocità della luce al
quadrato) nell'universo esiste una
velocità limite che non si può superare. Man mano che un corpo si
avvicina a questa velocità limite il
suo tempo relativo, ossia il tempo
misurato da un orologio connesso
al suo corpo in movimento, rallenta, le dimensioni del corpo diminuiscono, la massa aumenta. Se si
potesse raggiungere suddetta velocità il corpo avrebbe volume pari a
0, la sua massa risulterebbe infinita e il suo tempo fermo. Secondo
la teoria einsteniana tale velocità
limite, per definizione irraggiungibile, è quella della luce nel vuoto.
Per dimostrare che la velocità della
luce è superata dai neutrini, il
mondo scientifico effettuava esperimenti già da 5 anni. In particolar
modo sono stati fondamentali gli
esperimenti condotti dagli scienziati degli LNGS (Laboratori
Nazionali del Gran Sasso). In pratica, in questo esperimento i neu-
trini vengono creati nei laboratori
del Cern di Ginevra e sparati ai rivelatori degli LNGS (strumenti utilizzati per catturare le tracce dei
raggi cosmici e registrare i dati raccolti). I neutrini hanno attraversato
732 km di roccia in 2,4 millisecondi e, di conseguenza, questi
rivelatori ultrasensibili hanno
misurato che i neutrini hanno
impiegato 60 nanosecondi (60
miliardesimi di secondo) in meno
rispetto a quanto avrebbero impiegato i fotoni per percorrere la medesima distanza.
Il professore e scienziato Antonino
Zichichi, il quale è a capo del progetto di trasmissione dei neutrini
dal Cern di Ginevra al Gran Sasso,
in un'intervista rilasciata a il Giornale sostiene che se fosse incontrovertibile il risultato dei nuovi
esperimenti, ad essere sconvolta
sarebbe anche la struttura, da noi
conosciuta, dello spazio-tempo
composta quindi da 43 e non più da
4 dimensioni. Addirittura c'è chi si
avventura oltre e azzarda prospettive ancora più fantascientifiche:
viaggiare indietro nel passato, o
avanti nel futuro, grazie a nuovi
macchinari come un'eventuale
macchina del tempo.
Invece c'è chi, come Ronald van
Elburg dell'università di Groningen, afferma che “Opera” (la parte
dell'esperimento che si occupa di
rivelare i neutrini) non ha tenuto
conto del punto di vista degli orologi a bordo dei satelliti GPS, i
quali sono stati utilizzati per effettuare le misurazioni. Egli afferma:
“le posizioni della sorgente e del
rivelatore dei neutrini cambiano. Il
rivelatore si sta muovendo verso la
fonte e di conseguenza la distanza
percorsa dalle particelle è più breve”. Lo scienziato ha calcolato che
i neutrini sono arrivati 32 nanosecondi prima: questo tempo deve
essere raddoppiato poiché lo
stesso errore avviene ad ogni capo
dell'esperimento. Ecco svelati,
secondo van Elburg, i 64 nanosecondi che annullerebbero il vantaggio della velocità dei neutrini su
quella della luce.
Insomma, le nuove scoperte su queste particelle, delle quali non conosciamo ancora tutto, anzi quasi nulla, porteranno al totale sconvolgimento della fisica o solo ad una rettifica delle leggi formulate da Einstein?
Giuseppe Petrillo
GIUGNO 2011
Maria Di Paola
pedagogiageniale
sogniebisogni
Gli italiani frequentano la scuola per più di dieci anni, con l'auspicio
di ricevere una educazione che si integri con quella dei genitori, e
naturalmente insegnamenti e nuove conoscenze.
Comunicare, Rappresentare, Collaborare e Partecipare, Agire in modo autonomo e responsabile, Imparare ad imparare, Progettare, Individuare
collegamenti e relazioni, Risolvere problemi, Acquisire ed interpretare l'informazione.
Queste sono le key words che sintetizzano in modo molto chiaro “la
scuola delle competenze”. In particolare sono tre le categorie di competenze di base richieste agli studenti: l'uso interattivo di strumenti, l'interazione all'interno di
gruppi eterogenei e l'agire in modo
autonomo. La domanda sorge spontanea: chi è l'artefice di tale rivoluzione? L'Europa naturalmente! O
meglio, gli invisibili, gli imprendibili, e gli irraggiungibili signori
esperti delle strategie pedagogiche
che ci governano. Sono loro che
hanno creato la scuola delle competenze di cui tutt'oggi si parla
ancora poco, molto probabilmente
perché si conosce poco.
La questione, in realtà, è abbastanza semplice: in un passato non
molto lontano esisteva la scuola
delle conoscenze, dove gli insegnanti erano tenuti obbligatoriamente a spiegare argomenti specifici, che poi gli studenti avrebbero
dovuto assimilare, come, ad esempio, la filosofia di Kant, i sonetti di
Foscolo, le guerre di indipendenza, le funzioni, la meccanica,
ecc… Nella scuola delle “competenze” gli studenti devono saper
fare, saper risolvere i problemi,
saper agire in situazioni particolari, saper digitare e navigare,
sapersi inserire in modo attivo
nella vita sociale, saper confrontare dati e contenuti, saper trasferire le conoscenze apprese su ipotesi di lavoro concrete, saper selezionare le fonti più opportune
rispetto agli scopi prefissati... In
altre parole, saper apprendere
all'infinito, IMPARARE AD
IMPARARE. E soprattutto utilizzare il sapere in vista di un fine pratico. Ma come possono, ad esempio, il quinto Canto dell'Inferno o
la Gerusalemme liberata trovare
un'utile applicazione nell'ambito
della vita pratica? Come può la cultura, che da sempre è stata fine a se
stessa, utile a priori, non verificabile e non commerciabile, diventare proficua e spendibile in un ipotetico futuro lavorativo? Sempre in
quel famoso passato non molto lontano, i ragionieri e i geometri leggevano Dante, ignorando la sua utilità, la sua applicabilità in un eventuale impiego lavorativo. Risulta
evidente che la strategia delle competenze non è applicabile
nell'ambito culturale, come già
aveva spiegato lo psicologo americano Benjamin Bloom nel suo
libro del 1956 Taxonomy of Educational Objectives. Ancora una volta, dunque, la scuola italiana regredisce di più di quarant'anni, ispirandosi alla disastrosa scuola americana pubblica, basata quasi
esclusivamente su attività pratiche. Vogliamo davvero far precipitare in un abisso profondo la scuola
pubblica italiana? Vogliamo davvero assistere alla nascita di scuole
private brillanti ed efficienti che
arriveranno a soppiantare la scuola
pubblica? Vogliamo davvero
abbandonare definitivamente il
sapere e la conoscenza e puntare
tutto sulla competenza? Vogliamo
davvero che gli insegnanti diventino una sorta di delegati obbligati
a far raggiungere la fama, il successo, la notorietà e la ricchezza
agli studenti? Vogliamo davvero
che sempre gli stessi insegnanti la
smettano di parlare di cose astratte
e inutili per ore ed ore, pretendendo che gli studenti compiano
sforzi enormi per apprendere i suddetti argomenti, e che si occupino,
invece, delle problematiche sociali
e psicologiche dei ragazzi?
Per rispondere a questi quesiti
occorre una lunga e profonda
riflessione sulla situazione
dell'odierna scuola italiana. A questo proposito lascio molto bianco...
tantissimo bianco...
Maria Di Paola
Gli studenti delle banlieue adorano il latino e il greco!
Con Omero nella “banlieue”. Mi
sono chiesta cosa mai avesse a che
fare il poeta greco con le “banlieues”, zone periferiche delle città
metropolitane francesi in cui le scuole sono per la maggior parte frequentate da studenti extraeuropei,
soprattutto originari dell'Africa
subsahariana. Ebbene, leggendo
Anno V - Numero 11 - dicembre 2011
COMITATO DI REDAZIONE
DIRETTORE: Armando Di Leone
VICE-DIRETTORE: Pellegrino Gillo
SF Politica interna - Melania Simone
SF Cronaca locale - Alessandra Panza
SF Nel mondo - Guido Plensich
SF Società - Cindy Adamo
SF Scienze - Gianluca Morone
SF Cultura - Raffaele Pelosi
SF Scuola - Maria Di Paola - Raffaella Foschini
SF Spettacolo - Marco Mancini
SF Musica - Adolfo Di Crosta
SF Sport - Antonio De Nicola
Coordinatore: prof. Gaetano Panella
Istituto di Istruzione Superiore Telesi@
Redazione presso Liceo Scientifico
Via Municipio - Guardia Sanframondi
per contatti: [email protected]
l'articolo, con mia grande meraviglia ho appreso che proprio in uno
dei più trasandati licei della periferia parigina le lezioni di latino e
greco sono le più seguite! Come è
possibile che due materie così
poco simpatiche (credo un po' a tutti) riescano a suscitare un così
grande interesse in studenti come
noi? La spiegazione sembra risiedere nel fatto questi ragazzi non
hanno origini francesi! Questi studenti vedono il francese come la
lingua del potere, l'idioma di un
Paese a cui non sentono di appartenere e che tende, se non
nell'apparenza nei fatti, a ghettizzarli e ad emarginarli dalla società.
Al contrario, il latino e il greco classico, che non sono più le lingue di
nessuno ma l'origine di tutte, che
sono state le lingue delle grandi
civiltà della storia europea, li aiutano a sentirsi liberi dai legami con
l'autorità, liberi di poter considerare le espressioni di uso quotidiano sotto una diversa luce, liberi
di poter leggere con i propri occhi
la storia e fuggire dai luoghi comuni. Liberi di crescere con il proprio
pensare! Questo desiderio di
infrangere i limiti che la società ha
imposto, questa voglia di non farsi
mettere i piedi in testa li porta ad
avvicinarsi al latino, alla conoscenza, allo studio, con la prospettiva di emanciparsi, sperando in un
posto migliore nella società.
conosco una scorciatoia:
dobbiamo prendere un
tunnel sotterraneo
tanto bianco...
sorprese
didattiche
sorpresedidattiche
Mi trovavo a sfogliare uno dei tanti
settimanali, alla ricerca di ispirazione per questo mio primo articolo in Senza Filtro, cercando qualcosa di particolare per essere
all'altezza di quanti mi hanno preceduto in questa pagina e in questo
giornale. Tra le pagine e gli articoli
mi cade l'attenzione su un titolo:
quand arrivons-nous?
Mentre scrivo, a malincuore mi
rendo conto che un qualunque studente della mia società forse non
ha più questa splendida giusta
visione del sapere. Siamo fortunati, viviamo in un Paese che è il
nostro, nel quale il desiderio di
autonomia non è soffocato da
norme classiste o razziste, nel
quale la speranza di migliorare le
nostre condizioni di vita non è frenata da provvedimenti restrittivi
(almeno sulla carta è così…). Ma
questa sicurezza ci fa male, perché
ci fa fossilizzare negli stereotipi di
individuo della moderna società.
Viviamo in un mondo in cui quotidianamente il sapere ci viene
mostrato come inutile: oggi avere
una laurea non porta guadagni o stima. Se hai studiato non vali più di
un nullafacente. Questo è un
mondo in cui ci mostrano spudoratamente perfetti esemplari forgiati
da ignoranza e imbecillità, fatti passare come modelli da seguire ed
espressione delle generazioni future.
E mi arrabbio quando leggo che ci
si mettono anche i professori ad
invitare i ragazzi a non studiare,
perché la cultura non assicurerà di
essere qualcuno in futuro. Spiegatemi allora a cosa servono 10 anni
di istruzione dell'obbligo se poi è
proprio chi ci rappresenta ad evidenziarne la loro inutilità? È
chiaro che se ci facessimo condi-
Il percorso formativo inizia a 5-6
anni con la Scuola primaria, che
prevede 5 anni, al termine dei quali
non sono previsti esami finali, per
passare alla Scuola secondaria di I
grado. Comunemente chiamata
“Scuola media”, questa dura 3
anni. Tutti i bambini italiani hanno
l'obbligo di frequentarla e questo
primo ciclo si conclude con un
Esame di Stato. Questo itinerario
didattico dovrà aiutare lo studente
a maturare una scelta orientativa in
funzione del secondo ciclo. In ciò
l'Italia si differenzia dalla Germania, in cui, già dopo la Grundshule
(scuola elementare), è possibile
scegliere tra diversi tipi di istruzione secondaria inferiore: la
Humptshule, una scuola poco
selettiva che prepara l'alunno alla
formazione professionale, la Realshule, più specializzata della precedente, e il Gymnasium (con una
durata di 9 anni), la scuola elitaria
destinata a chi dovrà accedere
all'Università. Già in questi anni al
giovane è aperta la possibilità di
alternare la scuola al lavoro, ma ad
abbracciarla sono per la maggior
parte studenti di scuole specializzate. Negli ultimi anni, però, a Berlino si sta assistendo ad un rifiuto
da parte delle aziende di formare i
giovani: si lamenta la scarsa preparazione degli apprendisti, che
non sono in possesso dell'Abitur
(esame che conclude il Gymnasium). Tale sistema duale di scuola/lavoro in Italia è offerto agli studenti solo a partire dall'età di 15
anni, ma, piuttosto che concorrere
a formare i giovani, insegnando
loro un lavoro specifico, è spesso
causa di dispersione scolastica.
Il secondo ciclo della Scuola
secondaria di I grado italiana si
divide in due: il sistema dei licei e i
percorsi di istruzione-formazione
professionale. Questi ultimi sono
di competenza regionale ed hanno
una durata variabile a partire dai 3
anni. Spesso ai ragazzi è permesso
di apprendere in ambiente lavorativo, oltre alle conoscenze di base,
competenze spendibili nel mercato del lavoro. Anche al termine
di questo ciclo gli italiani sostengono un Esame di Stato, che permette loro di accedere agli studi
universitari. Qui l'offerta è incredibilmente vasta, al punto da spiazzare i giovani, che di fronte ad un
ventaglio forse eccessivo di allettanti percorsi universitari, non riescono talvolta a compiere la scelta
più opportuna. Un fenomeno analogo accade anche in Francia. Una
giovane studentessa francese,
Solene Chaffraix, intervistata da
Senza Filtro dichiara: «Il y a énormément d'universités en France.
Parfois même dans une même ville. À Paris, par exemple, il y a 13
universités publiques qui possèdent chacune au moins 5 campus
différents. Mais en plus de ces universités publiques, il y a aussi de
nombreuses écoles privées.» Inoltre, accanto alle facoltà universita-
rie esistono degli stabilimenti statali, Grandes Écoles, dove
l'insegnamento di alti livelli permette agli alunni di ricoprire i posti
di responsabilità più elevata nelle
istituzioni pubbliche e private. Ma
per esservi ammessi bisogna superare un concorso molto selettivo.
Infatti, continua Solene: «ce ne
sont que les meilleurs qui peuvent
y entrer».
E l'America come affronta questo
sistema? Per rispondere a tale
domanda basta fare un paragone
tra le scuole del grande continente
e “un gigante dai piedi d'argilla”:
potente in alto (corrispondente al
livello delle università), ma fragile
alla base. È vero che Platone sosteneva l'importanza di educare con il
gioco i ragazzi per riuscire a scoprire la loro inclinazione naturale,
ma forse gli americani hanno
interpretato troppo alla lettera questa espressione. Infatti, la scuola
americana è stata per troppo tempo
più informativa che formativa,
troppo interessata all'attività pratica (prevede corsi di teatro, coro,
ballo, sport…) e, quindi, incapace
di dare ai giovani un metodo di studio. Per tale motivo i visitatori stranieri solitamente hanno difficoltà
anche soltanto a confrontare le
strutture scolastiche americane
con quelle del loro Paese. In
secondo luogo, un'altra profonda
lacuna dell'istruzione americana è
legata al costo eccessivo degli studi, che crea inevitabili discriminazioni sociali e razziali.
The Ideal School è, dunque,
ancora lontana dalla realizzazione,
poiché in un modo o nell'altro ogni
struttura presenta dei nei: una
troppo selettiva, l'altra troppo permissiva; una troppo espansiva,
l'altra troppo coinvolta negli affari
di Stato; una troppo teorica, l'altra
troppo pratica. E ritengo utile concludere riportando un passo di un
articolo pubblicato l'11 settembre
2010 su L'Avvenire da Bernardelli:
«Le istituzioni da un lato proteggono e rassicurano, dall'altro ci
rubano a noi stessi, ci espropriano
dell'esperienza che facciamo di
persona: la ignorano, la dichiarano
inutile, non sanno che farsene.
[…] Perciò il vero e buon insegnante dovrebbe essere metà dentro e metà fuori la scuola.
Dovrebbe insegnare che la scuola
ha il dovere di entrare in rapporto
con tutto ciò che avviene altrove,
fuori. La scuola è un luogo in cui ci
si esercita. Ma esercitarsi a scoprire, immaginare, usare la volontà e
la memoria, essere responsabili,
non si può farlo per la scuola. Si
deve farlo per qualcosa che va al di
là della scuola. L'insegnante
dovrebbe far capire agli studenti
che la prima cosa da imparare è
diventare autodidatti». Ed è questo
che si auspica accadrà un giorno
nella nostra scuola italiana.
zionare da tali dati di fatto finiremmo per avvalorarli. E invece
no! Essi devono rappresentare lo
sprone a dimostrare che noi non
vogliamo essere plagiati da quei
modelli che ci impongono, che
sono l'incarnazione dell'inesistenza. Anche noi vogliamo
infrangere i limiti nei quali la
società ci vuole porre e dimostrare
che la cultura serve, che essa è,
come diceva anche Petrarca, la
patria, la libertà, il godimento! Ma
forse il problema è proprio questo.
E allora, a mo' di San Francesco:
“Beati quelli che sapranno dar
valore alla cultura, perché è grazie
ad essi che il mondo andrà avanti!”
Raffaella Foschini
Carmen Pigna
DICEMBRE 2011
Raffaella Foschini
produzioniscolastiche
produzioniscolastiche
iniziative
scuola?
Sarà solo la scuola del Sud ad avere il problema della penuria di materiale didattico, o questa è una faccenda che riguarda il sistema scolastico dell'intera Penisola?
... e quand'anche ci fossero aule a
sufficienza, lavagne e gesso a profusione, computer, LIM ed ogni
ben di Dio, come sopperire alla
mancanza di insegnanti, visto che i
tagli alle spese per l'istruzione
impediscono persino di nominare
in tempo i supplenti…? Dunque da
una parte docenti che restano
senza incarico, dall'altra classi scoperte talvolta ingovernabili, che
fanno sfociare in problemi di altra
natura, come le “fughe” per
fumare una sigaretta… Come ignorare, infatti, che durante ore non
coperte dalla presenza di un
docente i ragazzi si sentono liberi
di uscire per andare a fumare…? E
perché lamentarsi se poi la Preside
reagisce non concedendo la ricreazione fino a che non sia scomparsa
dai bagni la puzza di fumo?
Sarebbe opportuno un onesto
“mea culpa” da parte di noi ragazzi, anche per non rendere inutile
l'ottimo lavoro di pulizia svolto dai
collaboratori scolastici. Per non
insistere, poi, sul fatto che i pochi
che vanno in bagno a fumare provocano un danno alla salute di tutti.
Ma, al di là di quelli che sono i disservizi ai quali contribuiamo proprio noi alunni, ci sarebbe da
lamentare la mancanza di computer di nuova generazione: noi, ad
esempio, abbiamo una bella aula
informatica, con computer in rete,
ma ormai obsoleti e tutti da sostituire, ad un costo certo più contenuto che se si adeguassero con
interventi negli hardware. Mi
chiedo come la scuola possa
garantirci competenze di cittadinanza come l'uso delle nuove tecnologie, come possa farci superare
il banale uso del “pacchetto Office”, se prima non provvede a
munirsi di strumentazioni adeguate. E non guasterebbe neppure la
presenza di un numero maggiore
di banchi singoli, che servirebbero
per disegnare meglio, così ognuno
avrebbe il giusto spazio. Insomma: abbiamo una sede comoda, iniziative extrascolastiche di tutto
rispetto, piani per garantire il successo scolastico, PON, POR, fondi
strutturali e quanto serve per far
credere che quella italiana sia una
scuola all'avanguardia, ma ci mancano le condizioni per vivere
nell'agio la nostra quotidianità. E
questo non perché siamo trascurati
dai dirigenti, ma perché rientriamo
in quei settori che sembra vadano
avanti più per forze proprie, che
non perché siano sostenuti da un
sistema che li tutela. So bene che
mi si potrebbe rispondere “c'è chi
non ha neppure questo”, ma che
giustificazione è?
Insomma, dal momento che non
possiamo aspettarci che lo Stato ci
metta in condizioni di studiare
meglio, in ambienti più idonei e
con strumentazioni adeguate, facciamo almeno in modo che noi
ragazzi mostriamo una volta per
tutte il rispetto che alla scuola si
deve.
Mario Garofano
giovaniescioperi
giovaniescioperi
Lo sciopero è una manifestazione
di protesta nata per porre in rilievo
qualcosa che non funziona correttamente all'interno di una società e
che la popolazione avverte il desiderio di cambiare. Ma forse non
tutti sanno che lo sciopero è vincolato da alcune clausole della Costituzione italiana: “Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle
leggi che lo regolano” (art. 40
della Costituzione Italiana). Come
si evince dal suddetto articolo,
bisogna rispettare leggi che regolano il diritto allo sciopero, bisogna manifestare il dissenso in
modo civile e senza l'utilizzo della
violenza. Insomma, basta parlare e
chiedere ciò che si vuole ottenere
scioperando, senza ricorrere ad
atti esplicitamente violenti (anche
se a volte non è così e basta sintonizzarsi su un qualunque telegiornale di qualsiasi emittente italiana
per accorgersene).
Tra gli studenti, e non solo, è diffusa l'opinione secondo cui scioperare consista soltanto in una perdita di tempo, ma a ben vedere non
è proprio così. Per conquistare il
diritto allo sciopero si è dovuto lottare tantissimo, basti pensare ai
movimenti del Sessantotto, in cui
si è cercato di difendere i diritti
degli operai e di noi studenti. Non
dovrebbe, pertanto, esserci il bisogno di spiegare agli studenti che lo
sciopero non è un pretesto per saltare un giorno di scuola, ma una
giornata in cui bisogna partecipare
ad una manifestazione di protesta,
per far sentire alle autorità che noi
siamo presenti, che a noi non piacciono alcuni aspetti di qualcosa.
Invece troppi studenti pensano
ancora che valga la pena approfittare di uno sciopero per non andare
a scuola e restare a casa a dormire… Bisognerebbe sensibilizzare
in maniera opportuna i giovani a
ricorrere allo sciopero, a partecipare alle manifestazioni quando
c'è da rivendicare un diritto minacciato, facendo capire in maniera
chiara che striscioni e messaggi
diretti ad un'istituzione che non
funziona non sono folklore, ma
l'espressione di ragazzi che sanno
pensare.
A volte è proprio necessario ricorrere allo sciopero, perché ci sono
cose che non vanno come dovrebbero. Si sente il bisogno di scendere in piazza, perché è il modo
più efficace per segnalare i disservizi. Scioperare significa creare
disagio nel settore nel quale si presta servizio, significa mostrare alla
società cosa succederebbe se
quella categoria non esistesse: per
questo è indispensabile che lo sciopero non sia boicottato da quanti si
adoperano per sopperire alla mancanza di quanti vi hanno aderito.
Invece, nel caso di sciopero di studenti, l'adesione comporta la condivisione delle richieste o delle
rivendicazioni manifestate: chi
non condivide deve assolutamente
andare a scuola!
Giuseppe De Vincentis
I Riti Settennali filmati ragazzi del Liceo Scientifico di Guardia Sanframondi nel DVD Le ombre del tempo.
Prevista la presentazione il 22 dicembre in collaborazione con le associazioni culturali guardiesi Doxa e Tre Torri.
“Bisogna esporsi, questo insegna
il povero Cristo inchiodato? La
chiarezza del cuore è degna di ogni
scherno, di ogni peccato, di ogni
più nuda passione... Questo vuol
dire il crocifisso? Sacrificare ogni
giorno il dono [...] sporgersi ingenui sull’abisso...!
È con i versi di Pier Paolo Pasolini
che si apre il nuovo lavoro filmico
girato dai ragazzi del Liceo Scientifico di Guardia Sanframondi Le
ombre del tempo, un mediometraggio che promette di essere un
successo (o almeno si spera)... Il
tema? I tanto discussi, e per molti
incomprensibili, Riti Settennali in
onore della Vergine Assunta di
Guardia Sanframondi.
Realtà o finzione? Fede o mera
spettacolarità? Fanatismo, vanità,
masochismo, o semplice folklore?
Questi i più ricorrenti quesiti legati
alla manifestazione penitenziale,
intorno ai quali ruota anche lo
stesso film. Ma sicuramente i protagonisti della processione, i più
attesi, e nel contempo i più criticati, sono i battenti. Sono loro il lato
più eclatante e scioccante di tutto
l’avvenimento: il viso coperto,
l’uniformità del camice bianco,
l’obbligatoria confluenza nell’unico gruppo che ignora le divisioni
rionali, la corale invocazione
mariana che scolora le singole
voci, per accomunarle negli
accenti devoti di supplica,
l’accurata rimozione di ogni segno
che possa lasciar trapelare i connotati del volontario penitente, sono
argomentazione valida per negare
in maniera categorica alla manifestazione la qualifica di fanatismo.
Forse solo muovendoci con molta
umiltà su questo versante è possibile trovare una spiegazione convincente al gesto del battente,
ancora visceralmente avversato
dalla mentalità secolarizzata del
nostro tempo.
È questo ciò che hanno cercato di
trasmettere le voci non solo dei
ragazzi intervistati nel documentario, ma anche dei qualificati professori che hanno preso parte alla
realizzazione del film. Si crede di
poter capire il perché dei Riti e
poi... resta l’ignoto... L’incomprensibile permane, sussiste
l’enigma e ci si continua a chiedere: “Perché ancora oggi? È realmente vero tutto questo...?”
Al di là delle riflessioni inesauribili relative ai battenti, la complessa manifestazione vede principalmente l’allestimento di un centinaio di Misteri, quadri plastici in
movimento, mimati e vissuti con
assoluto senso di professionalità
da partecipanti accuratamente selezionati tra gli abitanti del paese,
della più varia estrazione sociale.
Le immagini che ripercorrono il
video offrono un esempio chiaro
dell’intensa partecipazione da
parte di un popolo, quello guardiese, fortemente legato ad una manifestazione che gli appartiene, che
sente propria.
Sono questi i temi centrali de Le
ombre de tempo, che sarà presentato Giovedì 22 dicembre nella
chiesa dell’Ave Gratia Plena di
Guardia Sanframondi dai ragazzi
di Senza Filtro insieme alle associazioni culturali Doxa e Tre Torri.
Stampato in DVD a tiratura limitata e in una veste grafica curata ed
elegante, il documentario comprende una serie di interviste agli
studenti del Liceo che hanno preso
parte alla processione, ed a personaggi di notevole rilevanza culturale, come il professore don Orazio Franco Piazza, dell'Università
degli Studi del Sannio, e
l'antropologa culturale Gianfranca
Ranisio, dell'Università Federico
II di Napoli. Tra le voci degli intervistati si alternano quelle dei due
speaker, che accompagnano le
splendide immagini catturate
durante la settimana penitenziale,
alcune delle quali messe a disposizione da Giacomo Di Staso. Con
spirito partecipe, ma senza intenti
enfatici, si cerca di illustrare la processione, senza la pretesa di
averne colto a pieno il significato,
ma con l’auspicio di offrire allo
spettatore spunti di riflessione non
banali. E così, passando attraverso
una breve storia della manifestazione, si affrontano tematiche complesse come l’etimologia del termine sacrificio, la tecnica di confezionamento delle spugnette, la
provenienza della statua della
Madonna e le sue reali fattezze, la
funzione della penitenza nella
comunità. È importante anche sottolineare che i creatori del film
hanno voluto evidenziare non soltanto il punto di vista della Chiesa,
ma della cultura laica che da tempo
nutre ammirazione per la manifestazione guardiese. Se la Chiesa
sembra rimarcare quella fede
immensa e così irrazionale che
anima tutti coloro che partecipano
attivamente ai Riti, primi fra tutti i
Battenti, le considerazioni della
Ranisio, invece, sembrano giustificare la presenza, tra i figuranti, di
persone non credenti spinte a partecipare per molteplici motivazioni, che non possono essere intera-
mente di carattere fideistico.
Risulta pertanto erroneo, o quanto
meno parziale, analizzare l'evento
solo da un punto di vista: è necessaria, piuttosto, una sintesi tra le
due posizioni ed è in questa ottica
che devono essere interpretati i Battenti. È questo che hanno cercato
di trasmettere le voci non solo dei
ragazzi, ma anche degli studiosi
intervistati nel film. Manca ne Le
ombre del tempo quel compiacimento nei confronti delle immagini più crude dei Battenti insanguinati, presente in molti altri
lavori dedicati alla manifestazione
guardiese. Non si vuole tanto insistere né sul sangue versato, né sul
carattere cruento del rito, quanto
piuttosto sulle sensazioni provate
da coloro che vi hanno preso parte,
spinti da qualcosa che risulta
impossibile da spiegare con le semplici parole. L’espressione più frequente è che si tratta di un rito che
si deve vivere!
Nei titoli di coda, poi, si legge che
per la realizzazione del progetto
video non sono stati chiesti fondi
né alla scuola né ad alcun ente
finanziatore e che la concretizzazione del lavoro non ha sottratto
ore curricolari né al docente che ha
curato il lavoro né ai ragazzi che
spontaneamente vi hanno preso
parte, manifestando fin dall’inizio
grande entusiasmo e spirito collaborativo.
Un lavoro, insomma, che si spera
ottenga i meritati apprezzamenti.
È, tuttavia, impossibile pensare
che non mancheranno critiche, ma
i ragazzi sono pronti anche a questo: attraverso le loro interviste
essi non hanno di certo mostrato la
presunzione di aver trovato la
chiave di volta per l’accesso alla
spiegazione razionale dei Battenti,
né hanno avuto la sciocca ambizione di spiegare il persistere di
una fede tanto grande e così disperatamente lucida. Gli allievi del
Liceo hanno piuttosto tentato di trasmettere nella maniera più semplice possibile quelle emozioni,
quei sentimenti il cui senso rifugge
dalle parole e trova, forse, la sua
più completa spiegazione soltanto
nella diretta e profondamente sentita partecipazione alla manifestazione.
Perché spesso la fede può essere
spiegata servendosi delle parole,
ma può essere compresa solo attraverso il cuore.
La redazione
Laboratori didattici al Telesi@
Non solo fisica ai Christmas Open Days
Senza Filtro ringrazia sentitamente i ristoranti pizzeria Romantica, Malibu e
La Vecchia Quercia di Cerreto Sannita, i cittadini di Guardia Sanframondi e
Cerreto Sannita e chiunque abbia contribuito al supporto e alla realizzazione
del filmato Le ombre del tempo.
La redazione
Saranno le due classi quarte del Liceo Scientifico di Guardia
Sanframondi a realizzare il Mulinello di James P. Joule durante i
Christmas Open Days indetti dall'IIS Telesi@. La “macchina” non è altro
che un thermos, in cui si trovano delle palette che, opportunamente
azionate, girano e riscaldano il liquido che si trova al suo interno.
Nonostante la relativa semplicità dello strumento adoperato,
l'esperimento di Joule ebbe una notevole importanza in campo
scientifico, perché dimostrò che con un lavoro meccanico si poteva
produrre calore. Il progetto è nato da un comune accordo tra i ragazzi delle
due classi che, stanchi di partecipare ai Christmas Open Days come
semplici osservatori di lavori altrui, hanno deciso di mettersi all'opera per
realizzare una propria idea. Gli studenti si sono divisi in quattro gruppi,
ognuno con un compito specifico: il primo si occuperà della costruzione
materiale della macchina, il secondo lavorerà al computer per realizzare
un video, il terzo si occuperà della contestualizzazione storico-culturale e
il quarto organizzerà la presentazione che verrà fatta al pubblico. Il
progetto è curato dal professore di fisica, Alberto D'Onofrio.
Molti gli altri laboratori: le classi 1°, con i docenti Liucci, Perillo, Ferrara
e Zarro, si occuperanno del decennale dell’11 settembre, con
l’allestimento di una mostra, una presentazione di slide ed un video; le
classi 2°, coordinate dai docenti Perillo e Tommasino, affronteranno
l’istruzione nella Roma Antica con ipertesti ed una rappresentazione
teatrale. Per le classi 3° il tema è L’Inferno... oltre noi, tra noi, in noi, con
la direzione dei docenti Giamei e Tribisonna, mentre la 5°, sempre con la
prof.ssa Tribisonna, gestirà il laboratorio Liceolab... Per non
dimenticar(ci), una presentazione di esperienze di operatività riguardanti
la chimica e di immagini del percorso liceale che sta per concludersi.
Interessante è anche il progetto del prof. Garofano, esteso a tutte le classi
di Guardia e Telese, alla scoperta di rilevanti ed ignorati siti archeologici
sanniti. Nelle classi della prof.ssa Rossi sarà realizzato un corto sulla
condizione della donna in Afghanistan.
Si spera nella riuscita del progetto e si confida nella partecipazione
numerosa degli alunni delle altre sedi dell'Istituto.
Silvio Severino
DICEMBRE 2011
Marco Mancini
fiorellosurai1
spaziosantoro
Finalmente in TV torna uno spettacolo che tiene “incollata” al piccolo schermo l'intera famiglia italiana
“Bisogna fare la rivoluzione. Questa è la nostra piccola rivoluzione”
Michele Santoro dopo la immotivata sospensione della sua trasmissione su Rai 2 Anno Zero ha
rivoluzionato il modo di fare informazione pubblica e soprattutto
libera con il suo nuovo programma
Servizio Pubblico.
Chi è Santoro? È il giornalista e
conduttore che negli anni, con i
suoi duri servizi, ha collezionato
svariate accuse da diversi politici e
uomini di rilievo, diventando il tallone di Achille della censura,
anche ad opera di Berlusconi che,
vuoi per le sue mani in pasta
all'editoria, vuoi per essere stato
primo ministro per un ventennio
circa, ha tentato di manipolare la
stragrande maggioranza dei programmi televisivi. Il suo scontro
con l'uomo più potente d'Italia è iniziato con una puntata di una sua
vecchia trasmissione Il Raggio Verde, dove accusava Berlusconi e la
sua famiglia di avere stretto rapporti con Cosa Nostra. Il programma ricevette numerose
accuse dalla destra, ma senza
alcuna conseguenza penale. Con
l'ascesa al potere di Berlusconi il
programma fu sospeso, la Rai multata (coincidenza?) e Santoro fu
licenziato. Solo dopo una lunga
causa, il giornalista riuscì a riottenere un programma in prima serata, Anno Zero, che avrebbe cominciato ad andare in onda solo dopo
l'insediamento del governo Prodi.
Servizio Pubblico rappresenta un
modo tutto nuovo di fare televisione. È un programma finanziato
dagli stessi telespettatori (fin dall'
inizio sono già stati donati circa 1
milione di euro) ed è mandato in
onda oltre che dalla piattaforma
Sky sui canali 100, 500 e 504,
anche da numerose emittenti locali, nel nostro caso Telecapri,
Canale 76.
Si tratta di una trasmissione
moderna che flirta con i moderni
social network e i più recenti
mezzi di comunicazione; è possibile, infatti, seguire il programma
in diretta streaming, interagire nel
corso della trasmissione sulla
pagina Facebook o su Twitter e trovare tutti gli episodi sul sito ufficiale (www.serviziopubblico.it) o
su YouTube. La prima puntata,
mandata in onda il 3 novembre, è
stata un vero e proprio successo
con oltre 3 milioni di telespettatori. Michele Santoro torna a fare
notizia con il suo fedelissimo
Marco Travaglio e il vignettista
Vauro Senesi. Totalmente insolita
è anche la scenografia dello studio:
due grandi gru che simboleggiano
la protesta degli operai e degli studenti e semplici sedie di legno.
In un paese dove la politica controlla l'informazione pubblica, Santoro sta scrivendo una nuova
pagina del giornalismo televisivo
italiano, per la prima volta libero e
senza censure. Questo è stato il
discorso di apertura della trasmissione tenuto dal conduttore: «Io
non sono un guru né un martire, ma
voglio solo fare il mio lavoro senza
padroni. Noi qua facciamo la
nostra rivoluzione civile, democratica, pacifica.»
Marco Mancini
rivoluzione
Stanchi di vedere le solite trasmissioni tv offerte da Rai, Mediaset e LA7? Avete voglia di novità?
Esplorate allora la web tv.
In rete non ci sono soltanto serie di
dilettanti, ma anche programmi
esclusivi, trasmessi in prima
visione assoluta, che possono
essere commentati scambiando le
proprie idee con il resto della Community. Ogni settimana i format si
rinnovano per rendere la tv on line
vivace e dinamica e mai ripetitiva.
È l'inizio di una vera e propria rivoluzione del modo di vedere la televisione. Già nei primi mesi del
2011 si è registrata una crescita del
52% rispetto al 2010. Il primo
osservatorio e network delle micro
web tv italiane, Altratv.tv, conta
circa 533 micro web tv che si diffondono soprattutto in quei luoghi
dove è presente un vuoto informativo. In Abruzzo, ad esempio, in
seguito al devastante terremoto del
6 Aprile 2009, queste si sono moltiplicate.
Non occorre un decoder o
l'adesione ad un contratto, ma bisogna solo scegliere i canali che più
ci appassionano. Numerosi sono i
network che li raggruppano. I più
cliccati sono YouTube, PrimoItalia
(www.primoitalia.tv) e PopcornTv (www.popcorntv.it), che
offrono numerose trasmissioni per
tutti i gusti, come programmi d'
informazione pubblica e cartoni
animati. Per gli amanti della musica, la televisione di Fastweb con
Chili Tv (http://chili-tv.it/) ad esempio, offre l'originalissimo talent
show Pop Me Up. Gli appassionati
del gossip, invece, possono visitare il sito it.video.yahoo.com/explore, nel quale sono presenti le confessioni esclusive delle
celebrità. Catapulta TV elenca a
coloro che sono in cerca di un
impiego le offerte di lavoro,
descrivendo le mansioni da svolgere. Un nuovo canale televisivo
on line è Reportime, che si occupa
del giornalismo d'inchiesta,
offrendo anticipazioni del programma di Rai3 Report e contenuti
originali come vecchie interviste
mai andate in onda. Le pubblicazioni, però, non avranno una
cadenza fissa, poiché saranno on
line in dipendenza dal flusso delle
notizie.
Un'altra novità ci sarà a Natale,
con l'introduzione della tv
all'interno dell'Xbox con Kinect.
Alla migliore web tv italiana anche
quest'anno, come in quelli passati,
viene assegnato un Oscar, il “Teletopo” (topo sta per mouse), ideato
da AltraTv.tv. La web tv sta acquistando sempre maggior importanza, tanto da far pensare che in un
futuro non molto lontano le tradizionali tv potranno addirittura
scomparire per dare spazio alle
nuove tecnologie.
Marica Melotta
Lucia Guarino
Fiorello ricalca la scena televisiva con Il più grande spettacolo dopo il week-end, prendendo in prestito il
titolo della canzone di Jovanotti Il più grande spettacolo dopo il Big Bang.
In onda ogni lunedì in prima serata
su RAI 1, più che di grande spettacolo “dopo il week-end” lo show
lascia parlare di grande spettacolo
rispetto a tutto ciò che la TV italiana ultimamente ci propone!
Incentrato prevalentemente sulle
capacità di intrattenitore istrionico
del conduttore, il programma vede
anche la partecipazione di grandi
ospiti, che non si limitano a presentare, come le leggi di mercato
impongono, il loro nuovo disco, il
film in uscita nelle sale, ma si prestano ad improbabili quanto divertenti duetti con Fiorello. Come resi-
stere a Giorgia che canta “Ci son
due coccodrilli ed un orangotanto”, o al tennista Nole Djokovic,
che gioca a tennis-padelle, come si
chiama nei Villaggi Valtur, da cui
Fiorello proviene. Sembra che l'ex
animatore abbia portato in televisione la chitarrata, l'intrattenimento che era solito fare
quando per divertire gli ospiti del
villaggio li coinvolgeva in gag esilaranti. È quanto accade con Chris
Martin dei Coldplay, con cui Fiorello scherza sulla bellezza di una
giacca, o con Michael Bublé, in
una versione di Save the last dance
mixata con Vagabondo di Nicola di
Bari. E come resistere alla parodia
di Twilight con Laura Chiatti, o a
quella di X Factor con Caparezza?
In tutte le occasioni è sempre stato
perfetto, riuscendo a strappare
risate anche a persone che sorridono con difficoltà.
Il suo share è altissimo, il suo
“grande spettacolo” sembra convertire anche il pubblico di Grande
Fratello, in pieno calo di ascolti
forse anche a causa dello show
RAI. Sarà la volta buona del
ritorno della televisione di qualità?
Lo show-man si lascia apprezzare
per tanti aspetti: canta come un professionista, è del tutto spontaneo,
nonostante i suoi monologhi siano
scritti dai suoi fedeli autori, riesce
a far ridere senza mai risultare volgare, anche quando scherza sul
culetto della Merkel o sulle abitudini della Bruni. Parla di vita quotidiana e delle caratteristiche del
mondo moderno senza mai annoiare. E il pubblico sembrava non
aspettare altro.
Insomma, Fiorello ha colpito in pieno, la sua eccellenza sta nello
sdrammatizzare, nel fare la battuta
su qualcosa o qualcuno senza mai
eccedere, nel condurre un “grande
spettacolo”, che è proprio grande.
Marenza Lombardi
videogames
«Dieci anni fa Halo cambiò il modo in cui noi giocavamo ai videogames; dieci anni fa Halo introdusse
milioni di fans in un nuovo incredibile universo e creò milioni di ore d'intrattenimento, ma quello era dieci
anni fa… Questo è ora!».
Con queste parole esordisce il trailer di Halo Combat Evolved Anniversary. A dieci anni dall'uscita del
primo Halo, che incassò milioni di
dollari e migliaia di recensioni
entusiaste da parte del mondo dei
videogames, la saga si rinnova e ci
riporta nel fantastico mondo degli
Spartan, delle guerre contro i Covenant e contro i Flood, quando i
guerrieri Elite erano ancora gli
acerrimi nemici dell'umanità. I
Bungie studios passano il testimone alla 343 Industries, che per
festeggiare il primo decennio di
vita del videogame più famoso di
sempre ha deciso di “rivitalizzare”
il primo episodio della saga,
donandogli una grafica in alta definizione, nuove armi che seguiranno la meccanica dei movimenti
e di funzionamento del primo capitolo, un miglioramento della fisica
di gioco e soprattutto del multiplayer, prendendo in prestito alcune
mappe e il motore grafico da Halo
Reach.
Il nucleo di questa nuova esclusiva
per Xbox360 sarà la campagna in
singleplayer, nella quale avremo la
possibilità di ricombattere contro i
Covenant e i Flood rimanendo affascinati dagli effetti audio e video
che il gioco garantisce. Se poi ci
verrà nostalgia dei “vecchi tempi”,
grazie ad un apposito comando
potremo riportare la grafica al
2001. La 343 industries non si è
limitata ad un restyling, ma ha
anche aggiunto dei dossier sbloccabili nella modalità campagna,
molto utili anche in vista di Halo 4,
per accrescere le nostre conoscenze dell'universo del videogame. In essi troveremo racconti e
video delle avventure di Master
Chief, dei precursori e degli Halo.
Per quanto riguarda le innovazioni
nella modalità multiplayer, la cam-
pagna, a differenza degli altri episodi della saga, per la prima volta
sarà giocabile su Xboxlive da 4 giocatori contemporaneamente. Nelle
più tradizionali modalità del multiplayer, invece, non si notano cambiamenti rispetto ad Halo Reach.
In Halo Anniversary sarà possibile
usare anche il sensore audio e di
movimento, il “kinect”, che però
nella campagna sarà limitato solo
ad alcuni semplici comandi vocali
come “ricarica” o “granata” e solo
in alcune parti del menù sarà possibile sfruttarne a pieno le capacità.
Con quest'ultimo capitolo Halo
cambia casa produttrice ma resta
ancora legato al grande lavoro
svolto dai Bungie Studios, che nel
2001 lanciarono quello che
sarebbe diventato il più grande fps
conosciuto fino ad oggi.
Elvio Falato
DICEMBRE 2011
Adolfo Di Crosta
fuoridaglischemi
campovolo 2.0
Inossidabile, poliedrico, energico e vitale, Liga pubblica il suo
primo film in 3D. Atteso a dicembre, Campovolo 2.0 farà cantare in
coro i numerosissimi fan del rocker italiano.
Varcata la soglia dei 15 anni di carriera, il 10 settembre 2005 il cantante emiliano Luciano Ligabue si
esibisce in concerto all'aeroporto
di Reggio Emilia. Uno spettacolo
insolito: 180 mila spettatori circondati dal suono della sua musica
grazie a quattro palchi, ognuno
con una propria caratteristica. Sul
palco principale c'è un'orchestra
ad accompagnarlo. Negli altri tre
palchi il cantautore reinterpreta i
primi brani della sua carriera, esibendosi con al collo una chitarra e
accompagnato da un tappeto
sonoro acustico eseguito dalla sua
vecchia band. I biglietti, messi in
vendita il 6 maggio, vengono esauriti dopo poco. Aperti i cancelli
alle nove del mattino, il cantante
inizia il grande concerto alle nove
di sera. Dallo spettacolo è stato
tratto anche un DVD, Campovolo,
che è stato nella parte alta delle
classifiche di vendita per un lungo
periodo. La scaletta del concerto
prevedeva 25 brani senza tempo,
trasmessi ancora oggi dalle radio.
Il 16 luglio 2011 l'evento si ripete.
Questa volta, però, senza la tecnica dei quattro palchi, ma con un
unico palco di 1100 metri quadrati.
Volendo offrire al pubblico una
maggiore ospitalità, sono allestite
addirittura aree camper e un villaggio per i fan formato da cinque
superfici in cui gli appassionati del
rocker emiliano possono seguire le
molteplici attività e comprare gadgets del cantante. C'è anche una
zona dedicata all'ecologia e alle
diverse forme di energia alternativa. Questo evento è racchiuso in
un film in 3D, la cui uscita nelle
sale italiane è prevista per dicembre 2011. In scaletta 31 brani, di
cui due inediti. Campovolo 2.0,
rappresenta per i fan di Liga la speranza di una lunga serie. Vengono
cantate, oltre ai due inediti, canzoni degli ultimi album, Un colpo
all'anima, e tracce dei primi
album, come Figlio d'un cane o
Anime in plexiglass, del suo primo
omonimo album del 1989. Pur
detenendo il record europeo per la
vendita di biglietti di un solo artista, sappiamo che Il meglio deve
ancora venire!
Emanuela De Nicola
Gli Angels And Airwaves: una band extraterrestre
C'è un gruppo statunitense che
molto probabilmente non andrà a
scrivere la storia del rock, non
andrà neppure ad interessare i più
esperti del settore musicale, né soddisferà chi è alla ricerca di complicati artifici e virtuosismi da eseguire con gli strumenti. Ci sono tuttavia sparse nel mondo delle persone che riescono ugualmente ad
apprezzare le semplici melodie di
questo gruppo, e non sono nemmeno poche, dato che attualmente
gli Angels and Airwaves hanno
venduto più di 2 milioni di album
in tutto il mondo. Questo gruppo
viene creato da Tom DeLonge,
membro dei più famosi Blink 182.
Maturata nei primi mesi del 2005
una gran voglia di creare qualcosa
di diverso da ciò che aveva prodotto con i Blink, DeLonge determina il temporaneo scioglimento
della band, con la quale, tra l'altro,
era arrivato ad un gran successo.
DeLonge dichiara successivamente che ha abbandonato il
gruppo perché vuole esprimere
senza nessuna limitazione i sentimenti che prova durante quel triste
periodo, caratterizzato da eventi
drammatici riguardanti la sua famiglia. Per tutto il 2005, l'ex-Blink si
dedica da solo alla realizzazione di
un nuovo album. Ma esce finalmente allo scoperto, rivelando che
sarebbe stato chitarrista e voce nonché leader “assoluto” degli Angels
and Airwaves e che sarebbe stato
affiancato dal chitarrista David
Kennedy, dal bassista Ryan Sinn e
dal batterista Atom Willard. Gli
Angels and Airwaves, conosciuti
anche come AVA (acronimo della
band e nome della figlia di Tom),
esordiscono nel maggio del 2006
con l'album We don't need to whisper. Sin dal primo brano
dell'album, intitolato Valkyrie Mis-
sile, si può notare il profondo cambiamento di Tom nel modo di cantare. Dopo aver ascoltato l'album
nella sua interezza i fan dei Blink
182 notano quanto Tom si distacchi volutamente dal pop-punk
della sua prima band, per sfociare
in un alternative rock abbastanza
innovativo e caratterizzato dalla
presenza di sintetizzatori e tastiere. Una parte dei fan dei Blink 182
rimane delusa da queste nuove
sonorità e dal "nuovo" Tom
DeLonge, mentre altri riescono ad
apprezzare canzoni come la stessa
Valkyrie Missile, The War e soprattutto i singoli The Adventure e Do
it for me now. Nel 2007 esce il
secondo album degli AVA intolato
I-Empire; il singolo di maggior successo è Everything's Magic, ma
interessanti sono anche i brani
Secret Crowds, Sirens, Lifeline e
Rite of Spring. Nel 2009 i Blink
182 si riuniscono e gli AVA sembrano venir trascurati dallo stesso
Tom, che, però, annuncia più tardi
pinkfloyd
la sua presenza in entrambi i gruppi. L'artista non delude il proprio
pubblico e così il 14 febbraio 2010
esce l'album LOVE. In quello che è
il loro terzo album, gli AVA sembrano peccare di originalità;
alcune canzoni, infatti, ricordano
fin troppo quelle presenti nei primi
due album. Nonostante ciò, questo
lavoro presenta dei pezzi orecchiabili come i brani Hallucinations,
Soul survivor e The flight of Apollo. Subito dopo l'uscita di LOVE la
band annuncia anche l'uscita di un
omonimo film: LOVE. L'opera
cinematografica esce nel 2011 ed è
un film di fantascienza che ha
come colonna sonora l'intero terzo
album degli AVA e anche un nuovo
singolo lanciato per l'occasione:
Anxiety. Il 4 Ottobre 2011 il batterista Atom Willard lascia la band e
viene sostituito da Ilan Rubin. Sarà
lo stesso Atom a registrare le parti
di batteria di LOVE: Part two. Questo è il titolo dell'ultimo album
degli Angels and Airwaves uscito
l'11 novembre 2011. Questo lavoro, forse migliore del precedente,
ma non dei primi due della band,
presenta alcuni pezzi interessanti,
quali il già citato Anxiety, o i singoli Surrender, My heroine e
Behold a pale horse.
I brani di questa band non presentano un alto tasso di difficoltà
d'esecuzione, anche perché buona
parte delle lunghe suite che introducono il vero brano sono rese
attraverso l'utilizzo di suoni digitali ed effetti computerizzati che
ricreano atmosfere eteree e rarefatte, tanto care allo space rock. È probabilmente proprio questo il punto
forte della band: la creazione di
un'atmosfera unica nel suo genere,
capace di rilassare l'ascoltatore e,
al tempo stesso, di portarlo in un
mondo di suoni differenti, in perfetta armonia tra loro.
Adolfo Di Crosta
kasabian
Torna in una edizione rimasterizzata la band britannica che ha inventato la musica da vedere.
I Kasabian tornano a solcare i palchi con il loro furente brit-pop
1966, l'Inghilterra assiste alla
nascita della band che cambierà la
storia della musica e che sarà destinata a chiudere l'epoca più gloriosa
per il rock. Quattro studenti, Roger
Waters, Syd Barrett, Rick Wright e
Nick Mason, formano i Pink
Floyd, acronimo formato
dall'unione dei nomi di due grandi
bluesman Pink Anderson e Floyd
Council. Iniziano a suonare nei bassifondi londinesi la musica underground molto in voga in quel
periodo. Durante il 1967 è pubblicato il primo singolo Arnold Layne, seguito da See Emily play, composti entrambi da Syd Barrett. I
due brani sono ancora molti rozzi e
lontani da quel sound proprio dei
futuri Pink Floyd, tanto che con difficoltà ad un primo ascolto li si
attribuisce a loro. Dopo la composizione del primo album The piper
at the gates of dawn Syd Barrett inizia a mostrare segni di instabilità
mentale, causata dall'abuso della
droga. Ai quattro si aggiunge un
quinto elemento, un altro chitarrista, David Gilmour. La sventura di
Barret segna in realtà la fortuna dei
Pink Floyd, perché l'aggiunta di
Gilmour ha dato uno stimolo in più
ai Pink Floyd, permettendo di
maturare un sound personalissimo
e duraturo. I successivi album, A
saucerful of secrets del 1968 e
Ummagumma del 1969, risentono
ancora dell’influenza di Syd Barret, il cui spirito compositivo si
avverte anche in Atom Heart Mother, del 1970, e in Meddle,
dell'anno successivo. Un anno
dopo la pubblicazione di Obscured
by Clouds, del 1972, viene pubblicato uno dei capolavori dei Pink
Floyd, The dark side of the moon:
Barret è ormai lontano dal suo gruppo, che ha come compositore
Roger Waters, sempre più vicino al
sound che li renderà famosi.
L'allontanamento di Barrett dai
Pink Floyd è definitivo; a lui la
band dedeica l'album Wish you
were here e anche il singolo Shine
on you crazy diamond, in cui compare il riff di chitarra forse più suonato nel rock. Nel 1977 esce
ancora un concept album, Ani-
mals, che critica le condizioni politiche e sociali del Regno Unito,
ponendo l'attenzione su argomenti
di attualità e dando esempio di
forte personalità, una qualità fondamentale per un gruppo rock, che
dimostra di non essere estraneo al
mondo in cui vive. Nel 1979 i Pink
Floyd pubblicano The Wall, un Lp
doppio da ascoltare ancora oggi
rigorosamente in vinile. Waters fa
allestire per il live set una scenografia colossale, con un muro
gigantesto che viene costruito
durante lo show, fino a separare del
tutto il pubblico dalla band durante
il brano conclusivo Goodbye. In
un'intervista fatta a Waters, il bassista dichiara che questa scenografia serviva per dimostrare la sua
indignazione verso il tono troppo
commerciale che i Pink Floyd stavano assumendo, ma così facendo
ottiene l'effetto opposto alle sue
aspettative. Nel 1983 con la pubblicazione dell'album The final cut
Waters intende annunciare lo scioglimento del gruppo i Pink Floyd,
anche alla luce della rottura con il
tastierista Rick Wright. Dopo
l'abbandono di Waters, e i tentativi
di Gilmour e Mason di continuare
con album che non hanno lasciato
il segno (A momentary lapse of reason, The division bell, e i live Delicate sound of thunder e Pulse), il
gruppo, con Gilmour leader, è
ormai all'apice del successo commerciale, ma il pubblico è in delirio solo quando sono suonati i
brani storici. Dopo un periodo di
silenzio, nel 2005 c'è l'ultimo live
set dei Pink Floyd in occasione del
Live8: si tratta di una reunion, con
Waters che ritorna al suo posto. E
da allora proprio Waters coltiva
l'idea di riproporre il set di The
wall: da un anno in tour, il concerto
è sold out dappertutto; per le date
italiane la prevendita è durata
appena due giorni!
Da un paio di mesi sono stati ripubblicati gli album in studio, previa
meticolosa operazione di remastering digitale: questo è un motivo in
più per ascoltare i Pink Floyd, ma
anche per paragonare il suono digitale con quello sporco e gracchiante del vinile. Non c'è dubbio:
alcuni brani suonano meglio in
vinile, mentre per altri ci si sorprende per l'operazione di mixing
digitale, che rivela suoni fino ad
ora poco valorizzati e sottoesposti,
per usare il linguaggio fotografico.
Insomma, la musica dei Pink
Floyd non va descritta, trattandosi
essa stessa di musica descrittiva:
bisogna accendere l'impianto stereo, alzare il volume, chiudere gli
occhi e…
Antonio Ciarlo
Il quarto e ultimo album della band
britannica britpop Kasabian (che
in armeno significa macellaio),
pubblicato il 20 settembre, sorprende, ancora una volta. Già la grafica della copertina merita un indugio: sfondo nero con quattro visi
urlanti, ricoperti probabilmente da
piume, che rievocano la Preistoria.
Ecco spiegato il significato del
titolo Velociraptors!, una specie
estinta di dinosauri con un folto piumaggio ed una lunga coda. Il cantante, Tom Meighan, dichiarò,
prima della nascita della band, che
se mai avesse creato un gruppo
l'avrebbe chiamato Velociraptors.
È arrivato, finalmente, il momento
giusto per utilizzare questo nome,
che per il cantante è sinonimo di
velocità, ritmo ed aggressività. I
membri della band sono Tom Meighan (voce), Sergio Pizzorno, di
origini genovesi (chitarra, voce),
Chris Edwards (basso), Ian Matthews (batteria) e l'ultimo arrivato
Jay Mehler (chitarra). Le somiglianze con gli album precedenti
sono molteplici e non manca
l'influenza della musica anni Sessanta e Settanta. Le sonorità di
molte canzoni, infatti, ricordano
quelle dei Led Zeppelin (un esempio potrebbe essere Shoot the runner' dell'album Empire). In effetti
sono loro stessi a riconoscerlo:
«Non c'è niente da fare, rimaniamo
degli hippie fuori di testa e non sarà
facile cambiare. Non è difficile
capire quanto il periodo che va
dalla metà degli anni Sessanta a
quella del decennio successivo sia
quello che ci affascina maggiormente. D'altra parte, cosa
dovremmo fare? Gli Ottanta hanno
portato solo merda e i Novanta il
Brit Pop…» L'album è stato anticipato dal singolo Switchblade Smiles, la traccia numero dieci, trasmessa in heavy rotation dalle
radio, e che detiene l'apice
dell'album insieme al brano Days
are forgotten, dal ritornello martellante, ma gradevole. Acid turkish
bath e Neon Noon presentano
suoni elettronici distorti e tortuosi,
tipici della musica kasabiana. Con
i singoli La Fée Verte, Velociraptor! e I Hear Voices riconosciamo i
Kasabian veri e propri, quelli che
ci hanno stupito tempo fa e che, grazie al loro stile, sono divenuti tra le
più interessanti band emergenti.
Dopo essere stati eletti come
miglior band ai Brit Awards 2010,
gli eredi, se così si possono definire, degli Oasis si preparano a girare
il mondo. L'unica tappa italiana si è
tenuta a Milano il 20 novembre
2011; lo strepitoso concerto ha ottenuto il sold-out e i biglietti sono
stati venduti con mesi di anticipo.
Cristina de Nicola
DICEMBRE 2011
Antonio De Nicola
serieA
Sono Juventus, Lazio e Udinese a riportare i risultati migliori. Sorprese per l’Atalanta di Colantuono, che, superato
l’handicap per il caso Doni, si impone all’attenzione dell’intero campionato. Appena sufficiente il Milan, mentre è
crisi per l’Inter!
Quest'anno la Serie A ha riservato
non poche sorprese agli amanti
del calcio; le 'grandi' squadre
fanno fatica ad affermare la loro
superiorità, mentre le 'mediopiccole', grazie ad ottimi colpi di
mercato, hanno allestito rose che
permettono loro di competere al
meglio nella massima serie.
Quando siamo ormai giunti alla
pausa natalizia è dunque possibile, considerando il lavoro sin qui
svolto, tracciare i profili delle
migliori e delle peggiori squadre
italiane:
Milan: voto 6
Complici i tanti infortuni, la squadra di Allegri sin da subito ha
dovuto rincorrere le dirette avversarie per poi ritrovare grinta e
forma solo nella seconda parte di
campionato; un po' poco per la
squadra campione d'Italia, che si è
prefissata l'obiettivo di affermarsi
anche in ambito europeo.
Inter: voto 4 ½
Nonostante l'arrivo di Zarate e Forlàn, la squadra di Milanello non è
riuscita a colmare il vuoto per la
partenza di Samuel Eto'o. Nemmeno i due nuovi tecnici chiamati
a sostituire Leonardo, Gasperini
prima e Ranieri poi, sono riusciti a
ridare gioco ad una squadra ormai
troppo 'vecchia' e 'stanca',
costretta suo malgrado ad occupare una posizione nella parte
bassa della classifica. Urge un
intervento riparatorio nel mercato
di gennaio.
Juventus, Lazio, Udinese: voto 8
Sono loro ad occupare i primi
posti nella classifica. A Torino
l'ottimo lavoro svolto dal tecnico
Antonio Conte ha permesso alla
squadra di ritrovare certi automatismi in campo persi ormai da tempo. La Lazio, grazie ad importanti
colpi di mercato, vedi Klose e Cissè, è riuscita a costruire una rosa in
corsa per un posto Champions.
L'Udinese, nonostante la partenza
dei pezzi pregiati, primo su tutti
Sanchez, è comunque la squadra
che esprime il miglior calcio della
Serie A; l'ottima gestione del mercato e la capacità del tecnico Guidolin di valorizzare i giovani sono
i punti di forza di questa squadra.
Napoli, Roma: voto 6 ½
A Napoli il tecnico Mazzarri ben
sa che sarà difficile ripercorrere il
cammino dello scorso campionato. La squadra partenopea, purtroppo, non ha una rosa che le permette di sopperire agli impegni di
campionato e Champions. Sarà
dunque compito del direttore generale operare sul mercato per raggiungere almeno un posto Champions in vista della prossima stagione. A Trigoria il tecnico Luis
Enrique, superato il presunto 'caso
Totti', sta pian piano creando una
squadra capace di competere a
grandi livelli. Ottimo il lavoro
svolto sul mercato con l'acquisto
di giovani quali Lamela, Bojan e
Pjanic.
Atalanta: voto 7
Grandi onori infine vanno fatti
lanazionale
alla squadra di Stefano Colantuono. Partita con una penalizzazione
di 6 punti per il caso Doni, ha
dimostrato di poter dire la sua in
questa Serie A. Eccellente il
lavoro sin qui svolto per una for-
mazione che fino all'anno scorso
militava nella serie cadetta. Staremo a vedere fin dove può arrivare.
Silvio Di Blasio
formula1
Pronostici confermati per la scuderia austriaca, che
straccia le concorrenti, dominando il mondiale.
«Ma che nazionale è Beppe??»
questa è la domanda che avrebbe
posto Fabio Caressa al suo compagno di telecronaca Bergomi, dopo
aver analizzato il cammino della
Nazionale Italiana nella fase di qualificazione per gli Europei di Polonia-Ucraina del 2012. Una
domanda che mostra l'estremo stupore da parte di un telecronista
testimone in Sudafrica della
disfatta azzurra nel mondiale del
2010. Quel mondiale ha segnato la
fine di un ciclo che ha portato
l'Italia ad essere campione del
mondo nel 2006, ma terminato poi
con la disastrosa spedizione del
2010 nel paese africano. Forse
Beppe Bergomi avrebbe risposto
«Fabio ci voleva gente nuova, fresca, motivata…» E cosi è stato grazie all'arrivo del tecnico Prandelli,
che non può essere paragonato
all'uscente ct Lippi per i successi
ottenuti, ma che ha saputo dimostrarsi all'altezza dell'impegno preso, dando una nuova identità ad
una Nazionale diventata irriconoscibile. E a parlare sono i numeri:
26 punti ottenuti in 10 gare, 0 scon-
fitte e 2 soli goal subiti hanno reso
la difesa italiana la migliore, se confrontata a tutte le altre nazionali
europee. Meglio della Spagna,
campione in carica d'Europa e del
mondo! Ma oltre ai numeri, il
lavoro svolto dal tecnico di Orzinuovi si è notato durante tutto
l'arco della qualificazione al torneo continentale, dove l'Italia ha
espresso un calcio spumeggiante,
caratterizzato dal possesso palla,
da tanta qualità in mezzo al campo
garantita da un certo Andrea Pirlo,
rinato da quando è alla Juve, e da
tanta fantasia assicurata da Cassano e Rossi. Tutto questo ci fa sperare in un grande europeo e in una
rinascita azzurra. Prima che questo
avvenga, l'ultimo compito per
mister Prandelli sarà di trovare due
degni sostituti di Cassano e Rossi,
entrambi infortunati e probabilmente non disponibili (da valutare
sono soprattutto le condizioni del
primo), per il grande appuntamento della prossima estate.
Angelo Mancini
addioSIC
Lutto nel mondo della MotoGP
C'era una volta Marco, talentuoso
ed eccentrico motociclista professionista, che rischiava la vita ogni
volta, correndo sempre con la
voglia di rendere le gare più spettacolari ed emozionanti. Marco, o
Supersic se preferite, il 23 ottobre
2011, in seguito ad un bruttissimo
incidente sulla pista di Sepang, ha
perso la vita. Aveva solo 24 anni
ed era uno di quei personaggi
dello sport che non passano inosservati: capelli ricci, sorriso stampato sul viso e un'incredibile spon-
taneità, soprattutto nelle interviste, la quale, a volte, lo portava a
usare termini persino volgari, ma
che detti col suo tono innocente
facevano solo sorridere. Un tipo
sopra le righe, che addirittura è
stato minacciato di morte da
alcuni sostenitori di Pedrosa, dopo
un incidente tra i due. Ma Marco
non si è lasciato intimorire ed ha
continuato a correre, più forte di
prima, forse troppo…
La mattina del 23 ottobre il tempo
è trascorso più lentamente del soli-
to. Tutti gli italiani incollati allo
schermo per seguire la MotoGP
hanno atteso con ansia notizie sul
destino di Marco, dopo aver assistito al tragico incidente. Tutti
attendevano che i commentatori
annunciassero un leggero trauma
per Sic, che si sarebbe rimesso in
sesto e che sarebbe stato in pista
nell'ultimo Gran Premio. Magari
si attendeva anche un'intervista, in
cui il talento di Cattolica avesse
detto «Diobò, che botta! Ma sto
bene, tranquilli!». Tutto ciò, inve-
ce, è stato solo possibile immaginarlo. Marco Simoncelli ha
smesso di vivere e, soprattutto, di
correre, perché era questo lo
scopo della sua esistenza. Di lui
resta, oltre all'incancellabile
ricordo che ne hanno i fan e tutti
coloro che hanno vissuto un
momento nella sua vita, il circuito
di Misano, oggi intitolato alla sua
memoria.
Ciao Sic!
Libero Antonio De Nicola
Termina così un'altra stagione di
Formula 1, dove, se parliamo di
scuderie, la protagonista è stata
senza dubbio la Red Bull, che con
le sue monoposto ha dominato largamente per tutto il mondiale sbaragliando i rivali con una semplicità inaudita. Per tutto il corso del
campionato la Red Bull non è
apparsa mai in difficoltà, il che è
dovuto sicuramente al merito dei
suoi tecnici e ingegneri che hanno
creato due monoposto semplicemente straordinarie per quanto
riguarda l'aerodinamicità, la velocità e l'affidabilità. I meccanici
sono stati infallibili per quanto
riguarda il lavoro nei box, effettuando dei cambi gomme velocissimi, secondi solo a quelli della
Ferrari (che almeno in questo è
rimasta in vetta). Possiamo dire
che quest'anno la Red Bull ha ottenuto il massimo risultato con il
minimo sforzo, perché non ci sono
state scuderie in grado di competere, combattere, limitare o quanto
meno insidiare lo strapotere della
scuderia austriaca. Quanti ai piloti,
quelli della Red Bull sono stati
impeccabili, hanno sfruttato tutto
il potenziale che le loro autovetture avevano, limitando al massimo gli errori che in un campionato così lungo come quello della
Formula 1 alla fine fanno la differenza. Sebastian Vettel si è riconfermato campione del mondo nel
mondiale piloti e adesso è a quota
2 mondiali vinti alla età di 24 anni.
Ha condotto un mondiale perennemente in vetta alla classifica, seminando gli avversari fin dall'inizio e
poi gestendo il largo vantaggio
fino alla vittoria conclusiva. Webber è stato a tratti fenomenale e i
suoi punti hanno contribuito alla
vittoria del mondiale costruttori.
Pasquale Gillo