pdf - Fondazione Internazionale Menarini
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n° 360 - maggio 2013 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via W. Tobagi, 8 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) - www.fondazione-menarini.it All’origine del Rinascimento Iniziò dalla scultura il rinnovamento delle arti nella Firenze del Quattrocento Del Rinascimento siamo abituati ad assaporare i frutti maturi: l’eleganza e la raffinatezza del Botticelli e degli artisti dell’età del Magnifico, l’inarrivabile grandezza di Leonardo, di Michelangelo, di Raffaello, fino alla sofisticata perfezione della “Maniera” del Cellini o del Giambologna. Molto più raramente, nelle tante mostre dedicate al Rinascimento, non solo in Italia, ci si è soffermati a riconsiderare le origini di quel lungo, straordinario capitolo della storia dell’arte occidentale, che si identifica con Firenze, perché qui di fatto esso è nato; ad ammirare la prima, improvvisa fioritura artistica – che è anche morale, culturale e civile – della città nel primo Quattrocento, espressione della florentina libertas e dei suoi ideali repubblicani: la “primavera”, appunto, del Rinascimento. Questa mostra realizzata in collaborazione dalla Fondazione Palazzo Strozzi, dal Museo del Louvre e dal Museo Nazionale del Bargello e che accoglie più di 140 opere provenienti dai musei di tutto il mondo, intende mettere in luce in particolare il primato della scultura, l’arte che per prima si è fatta interprete di quella ‘bellezza nuova’: tema di incomparabile importanza, presentato attraverso il confronto diretto con le altre arti e in rapporto sia con i precedenti classici che con la storia della città. Se a Firenze e in Italia questo tema non è mai stato proposto in maniera organica e in questa prospettiva nelle numerose mostre dedicate al Rinascimento, esso costituisce un’assoluta novità per il pubblico francese e per i visitatori del Louvre, dove la mostra verrà presentata negli spazi espositivi della Piramide dal prossimo settembre. La mostra si propone dunque di illustrare, in dieci sezioni tematiche – ciascuna corrispondente ad una sala del percorso espositivo – la genesi di quello che ancora oggi si definisce il “miracolo” del Rinascimento. Ognuna delle sezioni è infatti dedicata a un “tema” scelto fra quelli considerati peculiari e caratteristici di questa nuova civiltà figurativa, soprattutto (ma non solo) attraverso capolavori di scultura. Dopo una suggestiva panoramica attorno alla riscoperta dell’Antico, attraverso esempi illustri della “rinascita” fra Due e Trecento, con opere di Nicola e Giovanni Pisano, Arnolfo, Giotto, Tino di Camaino e dei loro successori, in dialettica costante con i canoni del Gotico, l’“età nuova” si apre assieme al secolo con i due rilievi del Sacrificio di Isacco di Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi per la Porta del Battistero (1401), e con il modello della Cupola brunelleschiana, a rappresentare l’atto di nascita del Rinascimento. Le grandi statue di “santi-eroi” realizzate da Donatello e dal Ghiberti per i cantieri più importanti della città – la Cattedrale, il Campanile, Orsanmichele (fra le opere in mostra, il San Ludovico di Tolosa e il San Matteo) – sono la prima e più alta testimonianza della creazione di un nuovo stile e dell’esaltazione della civiltà di Firenze come “nuova Roma”, perché incarnano al tempo stesso l’ideale ci- Donatello: San Ludovico di Tolosa Firenze, Museo dell’Opera di Santa Croce Foto Antonio Quattrone Filippo Brunelleschi: Il sacrificio di Isacco Firenze, Museo Nazionale del Bargello Foto Lorenzo Mennonna pag. 2 Lorenzo Ghiberti: San Matteo Firenze, Chiesa e Museo di Orsanmichele Foto Lorenzo Mennonna Donatello, Due spiritelli (dalla Cantoria del Duomo di Firenze) Parigi, Institut de France, Musée Jacquemart-André Foto C2RMF vico e quello cristiano. La scultura, e in particolare la statuaria, eserciterà perciò una profonda influenza sui massimi pittori del tempo come Masaccio, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Filippo Lippi, le cui opere sono poste a diretto confronto. Si riscoprono allora, specie attraverso Donatello, molti altri generi e temi dell’arte classica, nuovamente interpretati in scultura, come i ‘genietti’ alati o “spiritelli” (come la celebre coppia di Putti donatelliani dal Musée Jacquemart André) o i grandi monumenti equestri (in mostra, la gigantesca Protome Carafa, proveniente da Napoli). Le ricerche di uno spazio “razionale” sulla scia della prospettiva brunelleschiana, trovano proprio nella scultura le loro formulazioni più avanzate - a partire dai bassorilievi donatelliani, come la predella del San Giorgio (dal Bargello) o il Banchetto di Erode (dal Museo di Lille) - a confronto con la pittura. Fin dagli anni Venti del secolo, i nuovi canoni della scultura, messi a punto dai grandi maestri e illustrati da al- cuni capolavori – fra i molti qui esposti, le donatelliane Madonna Pazzi (dal Bode Museum di Berlino) e Madonna Chellini (dal Victoria and Albert di Londra), la ghibertiana Madonna Kress (dalla National Gallery di Washington) o la Madonna di Fiesole, attribuita al Brunelleschi – si moltiplicano attraverso i calchi in una produzione sconfinata di rilievi (in gesso, stucco, terracotta policroma o invetriata), destinati alla devozione domestica, agli altaroli di conventi e confraternite, ai tabernacoli delle strade e consentono una capillare diffusione del gusto per la bellezza “nuova” in ogni strato sociale, ben oltre i confini della città. Allo stesso tempo, Firenze vede concentrarsi la committenza artistica più prestigiosa, quasi sempre pubblica, nei luoghi di solidarietà e di preghiera (chiese, orfanotrofi, ospedali), dove la scultura ha un ruolo di primo piano. Nella rassegna di tipologie e di tematiche scultoree determinanti anche per l’evoluzione delle altre arti figurative, spesso a diretto confronto con i precedenti classici, compare infine il ritratto scolpito. Attorno a quest’ultimo, che vede la sua genesi verso la metà del secolo nei busti marmorei di Mino da Fiesole, di Desiderio da Settignano, di Antonio Rossellino, del Verrocchio si prefigura il passaggio dalla flo- Filippo Brunelleschi o Nanni di Banco: Madonna col Bambino (Madonna di Fiesole) Fiesole, Diocesi di Fiesole, in deposito al Museo Bandini Donatello: Il banchetto di Erode Lille, Musée des Beaux-Arts pag. 3 Donatello, San Giorgio e il drago - Firenze, Museo Nazionale del Bargello Foto Lorenzo Mennonna rentina libertas, rappresentata dalla committenza pubblica a un mecenatismo privato, che porta già il segno dell’egemonia medicea e della classe sempre più dominante dei ricchi mercanti-banchieri, che nella seconda metà del secolo costruiranno i loro palazzi grandiosi, cambiando il volto della città. In questa prospettiva, la mostra – che si apre con l’evocazione della cupola brunelleschiana – si chiude con quella della più illustre dimora privata del Rinascimento, attraverso il Modello ligneo di Palazzo Strozzi. beatrice paolozzi strozzi