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Domenica 23 agosto 2015 ore 21.00
Rovereto, Corte del Palazzo di Giustizia
FLAMENCO!
Ruperto Chapi y Lorente da La Revoltosa (arr. Lorenzo Palomo):
(1851-1909)
Preludio
[Los Romeros]
Isaac Albéniz
(1860-1909)
Leyenda (Asturias), (arr. Pepe Romero)
[Pepe Romero]
Joaquin Turina
(1882-1949)
Fantasía Sevillana
[Pepe Romero]
Joaquin Rodrigo
(1901-1999)
Tonadilla
Allegro ma non troppo
Minueto pomposo
Allegro vivace
[Pepe e Celino Romero]
Luigi Boccherini
(1743-1805)
dal Quintetto per chitarre n. 4 in Re maggiore G 448
(arr. Pepe Romero)
Introduzione
Fandango
[Los Romeros]
Manuel de Falla
(1876-1946)
da El sombrero de tres picos (arr. Pepe Romero)
Miller’s Dance
[Los Romeros]
Manuel de Falla
da La vida breve (arr. Pepe Romero)
Danza Española n. 1
[Los Romeros]
PEPE ROMERO E LOS ROMEROS
Celin, Pepe, Lito e Celino Romero
Heitor Villa-Lobos
(1887-1959)
Preludio n. 1
[Celin Romero]
Heitor Villa-Lobos
Preludio n. 3
[Celin Romero]
Celedonio Romero
(1913-1996)
dalla Suite Andaluza
Alegrías
Fantasía Cubana
[Celino Romero]
Enrique Granados
(1867-1916)
dalle 12 Danzas Españolas (arr. Pepe Romero)
Oriental
[Celino e Lito Romero]
Pepe Romero
Suite Flamenca
En el Sacromonte
Colombianas
[Los Romeros]
In caso di maltempo il concerto si terrà presso la Sala Filarmonica,
in Corso Rosmini 78 a Rovereto.
Si ringrazia la Presidenza e la Procura della Repubblica presso il Tribunale
di Rovereto per la gentile ospitalità.
MA COME BALLA
LA FAMILIA REAL!
Interpretando alla perfezione lo spirito del Festival Mozart, l’articolato programma
del Quartetto Romero utilizza il tema guida della rassegna come un pretesto
per un viaggio verso le mete musicali più disparate. Potremmo esimerci, per esempio,
dal fare un salto in Andalusia, se è la Familia Real de la guitarra a condurre il ballo?
E come non addentrarci nella storia delle sei corde, quando a guidarci è chi ne costituisce
un capitolo? Sarà ormai chiaro che l’argomento principale di questo concerto è la danza;
e non una danza qualunque, ma la più misteriosa, seducente ed esotica delle danze
europee: quella spagnola. Tutta la prima parte della serata tempo si svolgerà infatti
intorno a questo tema, con le Danze di De Falla e Granados e le Suite di Celedonio
e Pepe Romero, anche se già nella prima parte il pubblico avrà iniziato probabilmente
ad agitarsi sull’irresistibile ritmica della Tonadilla di Joaquin Rodrigo, della Fantasia
Sevillana di Turina e del Fandango di Boccherini. Nel panorama ottocentesco
del nazionalismo musicale spagnolo, però, la danza si collocava spesso all’interno
di spettacoli più articolati. Assecondando una simmetria che caratterizza tutto
il programma, le due parti del concerto saranno quindi aperte da musiche di scena,
suonate dal quartetto al completo. La Revoltosa di Ruperto Chapí Lorente (1851-1909)
è una zarzuela, cioè una sorta di opera tradizionale iberica in cui al canto si alternano
il parlato e la danza. La zarzuela di fine secolo fu particolarmente importante
per i compositori spagnoli: essa costituiva un laboratorio nel quale le suggestioni
della musica tradizionale spagnola incontravano quelle dell’operetta francese.
Composta nel 1897 e strutturata in un solo atto, La Revoltosa appartiene al genere
chico, così definito per via della sua durata contenuta. Quest’oggi ne ascolteremo
il Preludio, arrangiato per quattro chitarre dal compositore Lorenzo Palomo (1938).
La vida breve di Manuel De Falla (1876-1946), su libretto di Carlos Fernández-Shaw,
pur durando anch’essa poco più di un’ora, è una vera e propria opera lirica,
poiché lo sviluppo drammaturgico è interamente affidato al canto. Ciò non vuol dire
che non vi sia l’occasione per inserire alcuni splendidi tableaux: la celeberrima Danza
española n. 1, per esempio, scaturisce dai festeggiamenti di una scena nuziale,
nella quale trova posto anche un’esibizione di cante jondo, lo stile vocale del flamenco
tanto caro a De Falla. Se la fama di questa Danza va ben al di là di quella dell’intera
opera è proprio grazie alle trascrizioni, fra cui spicca quella per violino di Fritz Kreisler.
Anche diversi celebri duo chitarristici, come il duo Bream-Williams o quello dei fratelli
Assad, l’ebbero in repertorio; non capiterà però così spesso di poterne ascoltare
una versione per quartetto di chitarre, come quella proposta da Pepe Romero in questa
occasione. Anche la Danza di Miller s’integra perfettamente nel tema della rassegna:
Il cappello a tre punte di De Falla, di cui essa fa parte, è infatti un balletto
commissionato nel 1919 dal celebre impresario russo Sergej Diaghilev, che in quegli
anni collaborava con i più grandi compositori viventi (basti ricordare che, per la sua
compagnia, Igor Stravinskij scrisse L’uccello di fuoco e La sagra della Primavera).
Il termine tonadilla, originariamente, indicava a sua volta una musica di scena, o
meglio, un intermezzo musicale fra gli atti di uno spettacolo teatrale; tuttavia, la
Tonadilla di Joaquín Rodrigo (1901-1999), scritta per il duo chitarristico Presti-Lagoya
nel 1959, è piuttosto una suite di danze spagnole: l’Allegro iniziale evoca un trascinante
ritmo andaluso in 6/8, quello finale è fondato su una danzereccia alternanza di tempo
binario e ternario; persino il Minuetto pomposo centrale è reinterpretato in via
‘flamenca’, come fosse un fandango. Lo spettatore potrà infatti ritrovare lo stesso
ritmo nel successivo Fandango di Luigi Boccherini (1743-1805), tratto dal quarto
Quintetto con chitarra. Derivati a loro volta dalla trascrizione dei Quintetti op. 56
per fortepiano, i sei Quintetti con chitarra, pubblicati a Parigi nel 1799, costituiscono
una raccolta molto particolare non solo per l’originalità ritmica d’ispirazione popolare,
ma anche per la stessa presenza della chitarra, che allora rappresentava già di per sé
un’eccezione. Suggerita a Boccherini dalla passione per le sei corde del suo mecenate,
il Marchese di Bénavent (o meglio per le sei corde doppie, poiché questa era probabilmente
la configurazione dello strumento), essa è un precoce sintomo della guitaromanie
che di lì a poco avrebbe contagiato le capitali europee, spalancando le porte del successo
internazionale a virtuosi come Mauro Giuliani, Fernando Sor e Dionisio Aguado.
Forse a causa della sua ardua tecnica strumentale, che complica notevolmente
il lavoro ai compositori non chitarristi, la chitarra fonda da sempre una buona parte
del suo repertorio sulla trascrizione. Soprattutto nel caso di autori spagnoli, è accaduto
talvolta che le trascrizioni per chitarra superassero, in fama e qualità, le versioni
originali: è il caso della Danza española n. 2, con cui Enrique Granados (1867-1916)
tentò di consolidare la propria carriera di pianista-compositore intorno al 1890;
LOS ROMEROS
ma, soprattutto, è il caso della celeberrima Asturias di Isaac Albéniz (1860-1909):
composta come preludio dei Cantos de España (1892) per pianoforte e in seguito
inserita nella postuma Suite española col titolo di Leyenda (1911), Asturias è oggi
universalmente nota soprattutto nella sua veste chitarristica, grazie all’interpretazione
di Andrés Segovia. Se già di per sé la chitarra è uno strumento tradizionalmente
votato alla trascrizione, ciò è ancor più vero nel caso di un quartetto di chitarre.
L’attuale diffusione di questa formazione poggia infatti su una storia piuttosto breve,
coincidente in buona parte con quella del quartetto Romero. Le testimonianze
di quartetti di chitarre precedenti al debutto della Familia Real si contano sulle dita
di una mano: salvo qualche quartetto ottocentesco (il più antico è l’Aire varié et
dialogué di Antoine de Lhoyer del 1828) e qualche rara cronaca di ambientazione
salottiera, l’unico reale antecedente risale al Quartetto di Monaco di Heinrich Albert,
attivo nella prima metà del Novecento. In questa prospettiva, i vari arrangiamenti
e la Suite flamenca di Pepe Romero (1944) acquisiscono ovviamente un valore storico
fondamentale. In ultima analisi, l’articolato programma proposto dai Romero
rappresenta anche un passaggio di testimone dalla seconda alla terza generazione
familiare: Pepe e Celin, che interpretano come solisti alcuni fra i più tradizionali brani
del repertorio chitarristico, abdicano infatti, progressivamente, in favore di Celino
(figlio di Celin) e Lito (nipote di entrambi). Come a voler ribadire che anche il talento,
nella Familia Real de la guitarra, è un diritto ereditario.
Francesco Tagliaferri
Sua Altezza Reale il Re Juan Carlos I di Spagna ha insignito Celin, Pepe e Angel Romero
dell’ordine di “Isabel la Catolica”, la più alta onorificenza spagnola.
La cerimonia ufficiale ha avuto luogo presso la University of Southern California
nel febbraio 2000, ed è culminata un concerto di gala cui hanno preso parte i Romeros
come special guests della serata. I Romeros sono estremamente popolari in tutta
la penisola iberica e a livello internazionale. Appaiono regolarmente presso: Carnegie
Hall, Alice Tully Hall, Lincoln Center, Metropolitan Museum of Art. Grace Rainey Rogers
Auditorium, Tisch Center e nell’ambito delle prestigiosissime Artists Series organizzate
dalla Rockfeller University. Inoltre, tengono regolarmente tournées in Europa ed Estremo
Oriente, presso i principali centri musicali; recenti tourneés in Europa e Asia hanno
incluso oltre quaranta concerti ove hanno riscontrato vere e proprie standing ovations.
I Romero hanno ispirato i massimi compositori per arricchire il repertorio del quartetto
per chitarra e orchestra. Fra essi rammentiamo: Joaquin Rodrigo, Federico Moreno
Torroba, Morton Gould, Francisco de Madina, Lorenzo Palomo... solo per citarne alcuni.
L’ensemble è inoltre apparso presso numerose trasmissioni televisive tra le quali:
Tonight and Today show, svariati specials della PBS ed i PBS’S telecasts, ed Evening
with the Boston Pops, al fianco dei quali hanno eseguito brani di Vivaldi e Rodrigo.
Le parole del noto compositore Joaquin Rodrigo per i Los Romeros sono state:
«I Romero hanno sviluppato la tecnica della chitarra tramutandola da difficile
in facile; sono senza dubbio i grandi Maestri della chitarra». Nel febbraio 2007,
i Romero sono stati insigniti per i loro meriti professionali e soprattutto per il determinante
contributo apportato alla musica ‘colta’, con il Recording Academy. Inoltre hanno
ricevuto, durante la Grammy Week di Los Angeles, il prestigioso Recording Academy’s
Merit Award. In occasione del loro cinquantesimo anniversario, i Romero hanno
realizzato l’incisione Celebration per la prestigiosa etichetta di Sony Classical
nel febbraio del 2009. Infine, il gruppo ha tenuto una acclamatissima tourneés
celebrativa al fianco della Royal Symphony Orchestra di Siviglia diretta da Pedro
Halffter, presso le massime sale concertistiche in Spagna, Germania, Austria e Svizzera.