ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELLE RISORSE UMANE
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ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELLE RISORSE UMANE
ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELLE RISORSE UMANE Stefania Aiello 1 Organizzazione e gestione: rappresentano due parole chiave, due dimensioni fondamentali nella vita quotidiana dell‟azienda. Risorsa umana = risorsa (= avente la caratteristica della limitatezza) umana (= si parla di persone, che in un contesto organizzato e gestito diventano risorse), ma, in generale, l‟umanità non è scarsa (quantità di individui al mondo: 7 miliardi), quindi come può rappresentare una risorsa? Il senso è quello del contesto lavorativo, nelle vesti di un determinato ruolo. Human resources management: disciplina che nasce in contesto anglofono (nello specifico negli USA), in modo particolare per quanto riguarda l‟aspetto analitico/strumentale. In pratica vi è una dicotomia tra: Gestione come fatto naturale all‟interno della gestione strategica Dimensione strutturata delle risorse umane Management: deriva dal latino “manus” (= mano), nel vocabolario è descritto come un insieme di azioni (nello specifico si tratta del vocabolario Hazon): dirigere con cura, amministrare con parsimonia; saper trattare; continuare in un‟azione con determinazione/insistenza; cavarsela, venire a capo di qualcosa. → Avere a che fare con le cose, gestirle. L‟assenza di management non coincide per forza che le cose non vadano, ma semplicemente che saranno caratterizzate da una minore dose di efficacia ed efficienza. E‟ necessario stabilire gli obiettivi dell‟organizzazione tenendo presente: Organizzazione Azienda Impresa 2 Management pianificazione organizzazione gestione controllo risorse obiettivi Gestire = conseguire efficacia/efficienza, affiancando la direzione alla gestione tecnica. Organizzare = collaborare per raggiungere un determinato scopo. Rapporto tra persona e organizzazione: non bisogna mai dimenticare che si sta parlando di persone. L‟organizzazione senza le persone, infatti, non esisterebbe, mentre le persone senza organizzazione esisterebbero comunque (ma fanno poca strada). C. Barnard sostiene che l‟organizzazione esiste quando vi sono persone in grado di comunicare le une con le altre, disposte a fornire un contributo individuale, con l‟intento di perseguire un fine comune. Per fare ciò è necessario creare le condizioni ideali. H. Simon invece definisce l‟organizzazione un sistema adattivo di componenti fisiche, personali e sociali che sono tenute insieme da una rete di comunicazioni interpersonali e da volontà, cooperazione per il raggiungimento di un fine comune. i due concetti appaiono molto simili! OGRU (organizzazione e gestione delle risorse umane) → sembra che sia l‟aspetto centrale delle organizzazioni, infatti attraverso le persone si ottengono dei risultati, e ahimè rappresentano il primo punto (nei termini della crisi) su cui si scaricano le responsabilità. Ciò che è certo, è che non sempre pare applicata, e in maniera totale, tale disciplina all‟interno delle aziende. Di sicuro, però, nel contesto della produzione dei servizi, essa risulta essere fondamentale, per la caratteristica propria dell‟erogazione dei servizi, infatti chi eroga un servizio, lo dovrebbe fare in modo impeccabile (diversamente dalla produzione dei beni, in cui il prodotto finale è quello che conta), e se ciò non succede il cliente se ne accorge immediatamente. Dal punto di vista economico è importante porre attenzione su due variabili: 1. il costo del lavoro,il quale incide sui costi totali del 70-75% (ossia rappresenta i 3/4 dei costi totali di produzione); 2. l‟incremento della produttività, rappresentato dalla seguente frazione: valore della produzione (VP) costo del lavoro (CL) considerato che: CL = salario x quantità VP = prezzo x quantità. 3 Per aumentare la redditività di un‟azienda vi sono due possibilità: aumentare il valore della produzione; diminuire il costo del lavoro. In base alla scelta effettuata, in merito alle due possibilità, si comprende che orientamento strategico intraprende l‟azienda. Infatti diminuire il costo del lavoro vuol dire: delocalizzazione della produzione in altri paesi; riduzione delle caratteristiche qualitative del lavoro; aumentare il valore della produzione vuole dire: vendere di più; differenziare, creare nel cliente l‟idea che gli venga proposto di più rispetto a prima; innovare. Orientamento strategico vuol dire competizione sul livello del costo del lavoro o del valore della produzione → due modi di pensare alle persone in maniera completamente diversa: l‟azienda che diminuisce il costo del lavoro ha poca attenzione alle persone; l‟azienda che aumenta il valore della produzione ha più attenzione verso le persone. Si tratta di scelte diverse intraprese da parte delle aziende. Il contesto odierno (quello della crisi economica, ma in cui il terziario è dominante per cui le innovazioni sono fondamentali nella competizione) favorisce l‟affronto di una vera e propria sfida tra le due esigenze (diminuzione del costo del lavoro, aumento del valore della produzione). Ancora importanti risultano le conoscenze (know how), le quali rappresentano un esito di un percorso preciso dei talenti (= dei cervelli). Dietro la conoscenza vi sono le persone che le utilizzano, al fine di creare le condizioni ideali di ricerca e studio di un ambito aziendali. Organizzazione e gestione delle risorse umane 1. Il lavoro e la persona Evoluzione del lavoro Lavoro e persone che lavorano Centralità delle risorse umane argomento ponte economia e sociologia tra 2. La gestione delle risorse umane Compito della gestione (per quanto riguarda capi diretti) Funzione aziendale (per quanto riguarda l‟organizzazione aziendale) Percorso della gestione (per quanto riguarda le tappe caratterizzanti la gestione) 3. Verso il lavoro, ciò che conduce al lavoro Competenze (= bagaglio culturale, professionale per entrare in dialogo con le imprese) e motivazioni (= ragioni/spinte) Programmazione del fabbisogno ed esigenze di professionalità 4 Acquisizione delle risorse umane (reclutamento, selezione, inserimento) → dimensione del coinvolgimento 4. Al lavoro, cosa si fa delle risorse umane Organizzazione del lavoro, cosa le persone fanno; potrebbe anche essere necessario colmare il gap tra ciò che si ha e ciò che serve effettivamente (gap che esiste sempre) Cambiamento nel modo di lavorare, prevalenza del lavoro di gruppo o di quello individualizzato e/o utilizzo o meno della tecnologia 5. Nel lavoro, in cui sono necessarie delle costanti valutazioni e feedback Valutazioni Politiche retributive, incentivazione e soddisfazione Sviluppo/crescita professionale 6. I nuovi impegni di gestione: impegni di alto interesse per gli H&R manager Variety management, tenendo conto della multiculturalità dei lavoratori Gestione internazionale del personale Empowerment, commitment: due slogan utilizzati per convincere il lavoratore a lavorare di più e in maniera eccellente 5 Il lavoro e la persona L‟evoluzione del lavoro è stata caratterizzunata da diversi cambiamenti: la logica è mutata: da dimensione unitaria di Lavoro a una pluralità di lavori; cosa voleva/vuole dire lavorare. In particolare il XX secolo è stato il secolo del lavoro e dei lavoratori, caratterizzato dal lavoro manuale (tipico di chi lavora con le mani). Alla fine del medesimo secolo il lavoro risulta più fluido e leggero, infatti vi è stato un vero e proprio progresso del Lavoro: dall‟universo dell‟industria, la quale sembrava poter essere l‟unica opportunità lavorativa, si è passati a una molteplicità di lavori, i quali attualmente comportano nuove avventure. Per tale cambiamento sono stati fondamentali 3 passaggi, i quali: 1. da una fatica fisica a una fatica intellettuale: il Lavoro è stato caratterizzato per secoli (anche nei secoli precedenti al XX) prevalentemente da un lavoro agricolo e/o un lavoro in fabbrica. Specialmente per quanto concerne quest‟ultimo si tratta di un lavoro stancante, in cui la fatica fisica risulta rilevante, il quale nasce da una tecnologia meccanica (in cui una persona utilizza un determinato strumento di lavoro). Il lavoro diviene attaccato a una macchina (taylorfordismo) e comincia a essere organizzato: esempio tipico è la catena di montaggio, in cui si creano le condizioni per un lavoro di tipo fisico (in cui minima è la fatica intellettuale); 2. man mano la fatica fisica viene sopperita dalle macchine, così inizia un lavoro in cui la fatica intellettuale, quella di testa, diviene importante e in cui l‟attenzione sul lavoro svolto è fondamentale → effetti: la figura professionale la quale rivestiva un determinato ruolo è diversa rispetto il passato; occorrono meno persone grazie all‟introduzione delle macchine. Le considerazioni da fare, a tal punto sono le seguenti: durante gli anni ‟50-‟60 l‟automobile costa poco (anche la benzina), la quale inoltre, rappresenta uno status symbol (ricordando però che nel 1973 e nel 1979 vi sono stati gli shock petroliferi, con conseguente incremento smisurato del prezzo del carburante → vengono introdotte le domeniche ecologiche); crescita dimensionale della città, sia a livello demografico, sia a livello edilizio; livello d‟istruzione bassissimo, di solito di V elementare; 3. si passa dallo sfruttamento di manodopera, a quello di mentedopera:il lavoro intellettuale è quello tipico dei lavori frammentati, in ogni caso il lavoro è fatica, ma questa cambia: meno manualità e meno lavori manuali: progressiva sparizione dell‟uso delle mani nel lavoro, e sparizioni di alcuni lavori prettamente manuali; sono nati altre tipologie di lavori, come ad es. il caso di attività di chi gestisce in maniera informatica, al fine di ottenere il prodotto finale mediante evoluzioni tecnologiche, sociali e demografiche; vi sono più informazioni a livello numerico sui clienti e sui loro gusti → spazi lavorativi che si inseriscono tra il cliente finale e il produttore: occorrono più competenze (come ad es. competenze linguistiche) che prima non erano fondamentali, ma oggi lo sono diventate; meno impersonalità e sostituibilità del lavoratore: i processi produttivi in passato erano faticosi ma piuttosto elementari, tipico caso del contesto 6 manifatturiero in cui il prodotto era standardizzato. Nel contesto odierno la caratteristica dominante è una forte diversificazione in cui diventa rilevante, se non indispensabile (come nel caso dei servizi), la personalizzazione del lavoratore. Lavorare oggi vuol dire influenzare il processo produttivo con le proprie caratteristiche personali → scarsa sostituibilità del lavoratore, le imprese non hanno alcun interesse a cambiare velocemente tale personale; più discrezionalità, margine di libertà di azione più ampio riconosciuto al lavoratore nel contesto lavorativo. Ciò, però, comporta anche un maggior controllo, effettuato anche per mezzo di feedback, richiedendo al cliente se risulta soddisfatto o meno, o mediante verifiche dell‟ambiente lavorativo. Lavoro e lavori Lavoro = tutti lavorano in maniera operaia/manifatturiera (caratteristico del XX secolo). lavori = pluralità delle forme lavorative, come lavori flessibili che si collocano nel cambiamento degli spazi lavorativi. Le caratteristiche dei lavori sono le seguenti: varietà e variabilità: vi è una disponibilità (a livello numerico) di tanti lavori e si cambia lavoro di frequente: cambiano i contenuti e l‟alternanza tra formazione e lavoro è continua; non vi è più un confine definitivo netto tra vita personale e vita lavorativa, il tutto è caratterizzato da più flessibilità e più elasticità (logica del wi fi nei locali di svago e di facebook negli spazi lavorativi) → occorre un‟elevata capacità di gestione del tempo; diverse tutele e diversi interessi, i gruppi di lavoratori sempre meno vengono ricompresi nella concezione data al loro lavoro. Posto e percorso Il modello proposto dal passato era quello del posto di lavoro, in maniera fissa legata al luogo. Oggi si tratta piuttosto di un percorso di lavoro, dato un cambiamento costante, una serie di tappe che determinano il medesimo percorso → percorso tra occasioni di lavoro, visto come la sommatoria di occasioni, una dietro l‟altra. Ciò funziona, però, solo a determinate condizioni: sviluppo: le occasioni devono sussistere; professionalità: le opportunità devono essere più interessanti, quindi a contenuto professionale più elevato; sicurezza: vi deve essere la sicurezza di poter immaginare il proprio futuro. Il vero problema è che tali condizioni devono necessariamente sussistere per l‟esistenza della flessibilità, al contrario si parla di precarietà. Attualmente sono cambiati anche i luoghi, infatti non vi sono più le fabbriche, ma la logica che prevale è quella distrettuale. In pratica non esistono più organizzazioni burocratiche, ma gli stabilimenti diventano dei laboratori (l‟ambiente di lavoro è meno pesante) → open space,caratterizzato dal lavoro in team in cui prevale un‟elevata esigenza di dialogo tra i collaboratori. Anche i modi di lavorare sono mutati, la durata aumenta, senza però la permanenza a lungo nella medesima impresa, sempre meno si tratta di un lavoro difeso, in cui spesso cambiano anche le carriere. 7 Le contraddizioni riguardano le difficoltà di tenere un comportamento coerente nei confronti della realtà; ciò determina i seguenti problemi: più contenuti: le prime esperienze del lavoratore sono le più professionalizzanti: tale ricchezza, però, si contrappone a meno rapporti di lavoro, i quali sono meno impegnativi. Le imprese tentano di sottrarsi al contratto a tempo indeterminato full time, tale sottrazione sfocia nel dibattito attuale sull‟art. 18; tipico delle fasi di cambiamento è che i vecchi modelli produttivi convivono con quelli più nuovi. La capacità e la creazione di nuovi lavori comportano una tensione per l‟adeguamento al cambiamento attuale, il quale, purtroppo, si rivolge più a una prospettiva di breve periodo; vi sono più necessità: le imprese hanno sempre più bisogno delle persone, ma le stesse sono quasi infastidite dall‟esigenza di prendersi cura di tali persone. In genere le aziende si rendono conto di aver bisogno delle persone, ma non hanno voglia di occuparsene; le imprese cercano lavoratori sempre più giovani, non solo perché costano di meno, ma anche perché hanno maggiori capacità innovative, cosicché possono essere trasmesse più facilmente modifiche alle strategie (meno sopportate da lavoratori anziani). La cosa curiosa è che ciò collide con l‟allungamento della vita, sia quella umana che quella lavorativa (= spostamento in avanti dell‟età pensionabile). Così vi è la compresenza di persone più avanzate con l‟età, quindi arrabbiate perché non possono più andare in pensione in breve come avevano previsto, e giovani lavoratori → tentativo di rimotivare le persone dotate di esperienza al fine di favorire il passaggio di conoscenze alla generazione più giovane, processo denominato affiancamento. Queste appena elencate non sono le uniche contraddizioni, ma sono sicuramente le più evidenti. Attualmente lavorare significa non applicare procedure programmate, ma gestire imprevisti (= affrontare situazioni non gradite, ma che si presentano di frequente), imprevedibili (qualcosa che non si immagina possa accadere) e inimmaginabili (non si parla più di prevedibilità, la quale può essere prevista statisticamente parlando, ma si tratta di un evento straordinario): tali sono le competenze più richieste, tutti elementi che non hanno a che fare con conoscenze tipiche di un lavoro, ma quelle capacità che permettono al lavoratore di “saltare” da un lavoro all‟altro (→ maggiore flessibilità). Lavorare oggi richiede, non solo le mani, ma anche la testa: ancora non basta però, ci vuole pure il cuore e la passione per ciò che si sta facendo (coinvolgimento emotivo, soprattutto quando si lavora a contatto con le persone, i clienti) → le imprese hanno sempre più bisogno di fidelizzare il cliente. Il lavoro e la persona che lavora E. Mounier, poeta, dice: …lavorare è fare un uomo, e al tempo stesso una cosa… Questa è una definizione calzante anche nell‟ambito dell‟economia attuale, quella improntata sui servizi. J. Tischner, filosofo polacco all‟inizio degli anni ‟80 definisce lo sciopero come il mezzo per il miglioramento delle condizioni di lavoro: infatti a tale movimento operaio vi 8 furono pensatori, tra i quali appunto l‟appena nominato filosofo, che scrissero diverse teorie sul lavoro. Per definire, infatti, tale termine si utilizza molto la parola comprensione Persona = essere umano come fattore produttivo Il termine persona deriva dal greco e significa “maschera dell‟attore”: tale significato non ha la sostanza e lo spessore che oggi s‟intende. Solo con Cicerone, nel I secolo a.C. la persona è intesa come dotata di raziocinio. Nel II secolo d.C., Tertulliano, invece, descrive la dimensione multipla del termine di persona: persona-lavoro = non più un soggetto che usa semplicemente le mani, ma qualcosa di più Tischner definisce l‟uomo come persona, padrone del proprio lavoro: per tale motivo ogni lavoro ha dignità, anche quelli più umili, perché sono fatti dall‟uomo. Alcune considerazioni: solo la persona lavora; perché lavorare vuol dire agire consapevolmente → significato/valore del lavoro (= punto fondamentale); il lavoro è utile perché è evidente a livello intrinseco, ma il significato/valore del lavoro deve essere esplicitato (→ responsabilità da parte dell‟organizzazione: oggi è più evidente rispetto al passato, ecco perché risulta così persuasiva la comunicazione della mission aziendale). Il lavoro dovrebbe essere inteso come un bene comune, un bene per tutti, un contributo che ognuno può dare alla società: le visioni sono tante e sono anche tra di esse contrapposte: visione taylor-fordista: caratterizzata da: divisione tra chi progetta e chi esegue; divisione del lavoro; → creare il contesto ideale agli operai per lavorare, perché gli operai sono pigri; visione giapponese: si prevede il coinvolgimento dei lavoratori, i quali mostrano dedizione verso il lavoro → visione profondamente contrapposta a Taylor, in cui il lavoro di squadra risulta fondamentale, analogamente paragonato allo sport (di squadra): → spirito sportivo: non prevale la logica dell‟affermazione personale, ma si è piuttosto orientati verso un traguardo. Naturalmente queste non sono le uniche due visioni, ve ne sono anche altre come quella umanistica basata sulle relazioni umane, quella della prevalenza della tecnica/tecnologia basata appunto sulla centralità della tecnologia, quella dei contesti storico-geografici basata 9 sulla logica dei distretti i quali sono caratteristici italiani in cui fondamentale risulta il capitale sociale e umano. Chi lavora forza-lavoro personale definizioni storicamente definite RU persona definizione aggiunta in seguito Forza-lavoro = prevalenza di macchine. Personale = dimensione collettiva correlata alla struttura aziendale (personale visto come un costo). RU = con le persone si fa la differenza: esse rappresentano un investimento per l‟impresa, quindi occorre averne cura, conoscendole anche a livello psicologico. Persone = singole individualità portatrici di competenze. Su di esse si basa la guerra dei talenti, perché sono le protagoniste della produzione. Centralità delle RU = le RU sono al centro dell‟impresa perché gestiscono la conoscenza: infatti più la GRU risulta efficiente e più si ottengono buoni risultati; le aziende che investono di più nella GRU, ottengono migliori risultati. 10 Gestione risorse umane, GRU Compito complesso che fa a capo a un soggetto diverso, infatti tale gestione rappresenta una funzione troppo importante per essere svolta dal direttore del personale. Compito della GRU Compito della gestione: due definizioni: 1. secondo Auteri, gestire le risorse umane vuol dire sviluppare il processo articolato e complesso, che riguarda l‟orizzonte temporale a medio/lungo termine e l‟integrazione tra più soggetti (acquisizione e amministrazione del personale); 2. secondo Solari, vuol dire sviluppare processi cha abbiano in ballo qualunque impatto sulle persone che forniscono prestazioni lavorative. Auteri è un manager delle risorse umane, quindi con un approccio più operativo, mentre Solari è un accademico con un approccio alla questione più ampio, la sua definizione contiene la separazione tra la direzione e l‟attività di amministrazione del personale. E‟ da sottolineare che il giudizio sul personale è diverso dal giudizio sulla persona in quanto tale → la GRU non riguarda l‟ambito personale della persone, il quale è fortemente rispettato. Logica: gestire persone applicare strumenti e tecniche ricorrere a modelli interpretativi ottimizzare il rapporto tra: obiettivi da raggiungere ottimo sistema delle risorse professionali disponibili Le risorse devono essere coerenti con gli obiettivi. Le caratteristiche della GRU sono le seguenti: storia più legata alla pratica e solo negli ultimi tempi sono risultati importanti anche gli approcci teorici (infatti prima tale attività si praticava e basta senza essere teorizzata), tali approcci consentono di cogliere meglio la realtà; la GRU ha visto prevalere la dimensione giuslavoristica a quella psico-sociologica; 11 scarsa attenzione alle implicazioni gestionali: stante il livello dei costi → tirare fuori da tutti il meglio possibile (si presta attenzione soprattutto all‟ambito finanziario). Inquadramento generale La GRU è attinente alla strategia aziendale. Quindi la gestione strategica delle risorse umane riguarda il legame tra la GRU e la strategia. La strategia può essere definita: come ricerca del vantaggio competitivo (per divenire più bravi dei competitors); facendo leva sulle competenze distintive (su quello che l‟impresa è più capace a fare). A seconda di una delle due ottiche si ha a che fare con la GRU in base allo schema seguente: forze politiche mission e strategia forze economiche forze culturali impresa struttura organizzativa GRU in cui: forze politiche + forze economiche + forze culturali = forze dell’ambiente. Strategia = modello decisionale per coordinare gli obiettivi, le linee di comportamento e l‟allocazione delle risorse: impresa-ambiente; a medio-lungo termine; gestita dal soggetto economico. 12 Vantaggio competitivo di Porter, con riferimento al settore in cui l‟impresa opera. Secondo Porter sono 3 le strategie per giungere al vantaggio competitivo: leadership di costo, differenziazione e focalizzazione. Barney le imprese scelgono e agiscono in base alle risorse di cui dispongono, ossia: l‟impresa considerata in quanto tale; nell‟insieme eterogeneo di risorse; su cui far leva per ottenere il vantaggio competitivo. I approccio lineare: strategia che funziona nei contesti stabili e/o regge la fase iniziale (ad es. caso Geox, nata nel 1995): strategia → struttura → GRU effetti effetti II approccio interdipendente: strategia che regge la fase del consolidamento aziendale, durante la produzione: struttura ambiente strategia GRU III approccio evolutivo: vi è un‟evoluzione nei rapporti, l‟impresa diventa globale → approccio più evoluto, che meglio documenta la relazionalità tra le diverse parti: GRU ambiente strategia struttura Tali approcci sono leggibili all‟interno del ciclo di vita dell‟impresa. Robert Quinn definisce la gestione strategica delle risorse umane come l‟attività delle decisioni relative alle stesse risorse umane pianificate a sostenere l‟organizzazione nel raggiungimento dell‟obiettivo. Tale tipo di gestione comincia a pesare nel secondo e nel terzo approccio. Ma non vi sono solo strategie pianificate, ma anche altre non previste → strategia emergente di Mintzberg. La gestione strategica utilizza un diverso approccio rispetto alle risorse umane, come: l‟approccio strumentale:le risorse umane sono viste come uno strumento (= soggetto passivo) per raggiungere un vantaggio competitivo; l‟approccio costitutivo: le risorse umane sono stavolta un soggetto attivo e costituiscono il fondamento della strategia → approccio più importante in riferimento alle risorse umane; le risorse umane fanno la differenza, quindi devono essere trattate bene; ogni decisione che riguarda le risorse umane ha un‟importanza strategica (momento particolarmente importante è anche l‟assunzione, quindi non deve essere un processo affrettato); 13 la GRU porta a delle implicazioni a lungo termine, infatti la persona scelta oggi produce effetti nel medio-lungo termine che possono determinare o meno il successo dell‟impresa; i manager (= capi, organo di consulenza, di staff) devono essere in grado di gestire bene gli eventi critici, ossia quei fatti che cambiano le caratteristiche di una relazione (passaggi che non possono essere saltati). In realtà si osserva un gap: vi è la consapevolezza dell‟importanza delle risorse umane al fine di raggiungere il vantaggio competitivo, ma vi è ancora estrema difficoltà nel dare corpo a tale obiettivo nei confronti delle persone → poca coerenza tra ciò che viene affermato e ciò che si esegue, gestione coerente delle risorse umane, come obiettivo. La direzione del personale è quell‟organo aziendale (soggetto che aziendalmente esiste) per la GRU. Crozier, francese, afferma: “vi sono solo problemi particolari, e non generale; solo il capo diretto è in grado di prendere una decisione, il direttore del personale è incompetente!” Quindi il direttore del personale deve fare in modo che i capi diretti di ogni reparto siano in grado di gestire le risorse umane. Storia italiana delle risorse umane A inizio del „900 comincia lo sviluppo industriale: in tale contesto il problema della GRU non esiste, ma le risorse umane venivano direttamente gestite dai capitalisti con l‟unico obiettivo di mandare avanti la propria impresa e con l‟unico pensiero di acquistare bene i fattori produttivi. Negli anni ‟20 Giolitti a capo del governo, introduce la prima legislazione sul personale, una sorta di legislazione giuridica sulla direzione del personale. In seguito accade che la ₤ viene svalutata nei confronti della £, con il conseguente sviluppo delle esportazioni (→ sviluppo dell‟industria). Nel 1933 viene fondata l‟IRI, e il paese comincia ad avere un assetto più industriale e i sindacati si sono evoluti, e tale evoluzione è dovuta dalle crescenti esigenze della tutela dei lavoratori. Nel 1942 viene emanato il codice del lavoro,in cui sono evidenziate le competenze giuridiche del lavoratore, e in cui questo viene tutelato. 14 Continuazione della storia italiana delle risorse umane I primi anni del II dopoguerra sono gli anni della riconversione → clima conflittuale in cui le organizzazioni sindacali nascono con una nuova formulazione e man mano, negli anni, cominciano a differenziarsi. Durante gli anni ‟60 comincia a essere presente la direzione del personale nelle imprese infatti, in tali anni sorgono problemi dal punto di vista organizzativo: la direzione del personale comincia a porre maggiore attenzione nei confronti del personale e a intrattenere più rapporti col sindacato. Sempre gli anni ‟60 sono gli anni del boom economico, in cui l‟Italia sta cambiando: il PIL cresce, le risorse sono più abbondanti; cala la tensione sociale; → contesto aziendale in cui la direzione del personale sposta la propria attenzione sul personale utilizzando modelli gestori delle risorse umane importati dall‟America; dapprima ciò accade all‟interno di multinazionali, poi si afferma anche in imprese tipicamente italiane. Gli anni ‟60 di chiudono con il cosiddetto autunno caldo (1968-1969) in cui gli scioperi la fanno da padrone e le tensioni sociali sono elevatissimi. Conseguenze: calo della produttività, forte centralità del sindacato → la direzione del personale rappresenta un nemico per i lavoratori, perché sta dalla parte del padrone. Sono anche tempi di paura nei quali sono protagonisti gli attentati delle brigate rosse, compresi i diffusi episodi di gambizzazioni nei confronti dei dirigenti. Fortunatamente sempre in quegli anni viene emanata la legge 300, Statuto dei lavoratori. Negli anni ‟70 il sindacato interpreta il suo ruolo a 360°: qualsiasi decisione da parte della direzione del personale è contrattata con il delegato sindacale presente in ogni azienda. Ma sempre durante gli anni ‟70 si verifica un importante calo della produttività (l‟ennesimo), in cui sono protagonisti imponenti tagli del personale, in cui la direzione del personale è assorbita totalmente dall‟attività preminente di chiusura e ridimensionamento (impatto vissuta dalla medesima direzione con fatica). Gli anni 2000 ripartono con l‟ottimismo, infatti è importante la valorizzazione del capitale umano, ossia gli impegni si indirizzano verso tale obiettivo, infatti rappresentano gli anni della guerra dei talenti e delle risorse più brave, quindi occorre fidelizzarle → parola d‟ordine: globalizzazione. Attualmente viene ripreso il ruolo delle persone in più valorizzando la varietà (multiculturalità: convivenza tra diverse culture anche in ambito lavorativo) → impatto forte, infatti per la convivenza è necessario stabilire alcune regole, come ad es. la diversa impostazione delle mense, degli orari, ecc.. Direzione del personale: le possibili configurazioni Lo scenario del secolo scorso (anni ‟30-‟40-‟50) è stato caratterizzato da 3 punti di snodo, i quali: 1. introduzione della responsabilità dell’organizzazione, proveniente dal mondo militare; 2. anni ‟40: ritorna importante il mondo della linea, gli uomini della produzione vengono rivalutati; 3. anni ‟50: viene coniata un‟unità specifica, la direzione del personale. A partire dagli anni ‟50 la direzione del personale ha assunto diverse configurazioni: i. statica comparata: è stata dominante a partire dagli anni ‟50 l‟amministrazione del personale; il personale viene amministrato da un ufficio collocato all‟interno della 15 ii. iii. iv. direzione amministrativa (emissione buste paga, intrattenimento rapporti con INPS, INPDAP, INAIL); segnale di una prospettiva evolutiva: gestione del personale, primo salto di qualità, nascono i problemi inerenti la preoccupazioni nei confronti del personale. La direzione del personale diviene un organo a sé stante, di staff. Si tratta di una relazionalità che va dall‟alto (direzione generale) fino ai vari reparti: il direttore presidia la direzione del personale che è un organo autonomo; sviluppo del personale: vi sono due differenze sostanziali rispetto alla configurazione precedente, le quali: i flussi sono bidirezionali, infatti oltre a gestire occorre valutare e misurare le performance; come già detto non ci si preoccupa più solo di gestire, ma anche di far crescere delle professionalità, cosicché si contribuisce allo sviluppo dell‟impresa → formazione: è necessaria la presenza di qualcuno del personale all‟interno del contesto specifico (= reparto) per supportare, anche dal punto di vista relazionale, il personale; valorizzazione delle risorse umane: riconoscimento delle risorse umane, secondo salto di qualità grazie all‟influsso dei modelli anglofoni: la strategia si fa con le risorse umane, quindi esse partecipano alla stessa → ingresso dell‟uomo del personale nelle decisioni strategiche (nella direzione generale); funzione diffusa in tutta la realtà aziendale, sempre meno richiusa in un reparto. Tali modelli sono situati in momenti storici diversi: ciascuna impresa ne utilizza uno, adattandolo alla propria storia, alle proprie scelte, ecc., ossia personalizzandolo. Criteri per la valutazione delle performance = gli organi di staff sono organi molto costosi, inoltre la traduzione del loro costo in termini di risultati non è per niente semplice. La direzione del personale non manca di fare ciò attraverso il tasso di turnover e i costi che ha sostenuto (= tentativi di documentare i risultati in termini di performance). In sintesi la funzione di gestione del personale è stata caratterizzata nel tempo dalle diverse connotazioni: prevalenza del ruolo amministrativo; ruolo ausiliario di supporto; ruolo specialistico-funzionale, con competenze specializzate all‟interno di un contesto di funzione; ruolo strategico: apice del percorso. In merito al ruolo strategico si può dire che la gestione del personale abbia intrapreso una logica di servizio strategico: cliente interno, il personale considerato tale deve essere soddisfatto in qualche maniera, quindi non sono più importanti le misure quantitative come tempo e retribuzione, ma fondamentale l‟aspetto soggettivo. Logica del cliente interno: il personale viene visto come il cliente, quindi, in quanto tale, è da soddisfare. Non deve più essere trattenuto dal semplice contratto di lavoro, ma da altri elementi più importanti che lo portano al gradimento del proprio lavoro, ottenendo così la sua collaborazione nella realizzazione degli obiettivi aziendali. Per rendere possibile ciò, occorre creare le condizioni ideali per far sì che il lavoratore contribuisca al meglio, le quali: logiche di marketing applicate all‟interno dell‟ambiente lavorativo; 16 fidelizzazione del lavoratore: è fondamentale, (anche se non è vero per tutti chiaramente). 17 Strategia aziendale e gestione risorse umane In passato vi era una cultura del controllo in ambito delle risorse umane, tipico dell‟ambito militare, in cui aveva una certa importanza la strategia come definita da Porter. In seguito nasce la people strategy, in cui le persone sono fondamentali o meno nella strategia, ossia un conto è dire che lo sono, anche perché ciò non è sempre vero. Infatti meno le persone sono specializzate e meno sono fondamentali per l‟azienda. L‟impresa, invece, che offre un servizio per cui le risorse umane sono fondamentali poiché detentori di uno specifico know how, applicherà un accurato people management. Le leve su cui agire sono le seguenti: organizzazione: le politiche di governance; selezione: vi sono diversi modi per selezionare, ciascuno dei quali comporta un costo; formazione: vi sono aziende che puntano molto sulla formazione, altre meno; relazioni industriali: in molte aziende attualmente la rappresentanza sindacale ha un peso molto più basso rispetto al passato, ciò dice molto sullo stato di salute dell‟impresa; rewarding: importanza data alla retribuzione, e a una sua accurata analisi; mobilità e carriere: strumenti messi a disposizione dalle imprese nei confronti dei dipendenti; comunicazione esterna. 18 L‟idea di cliente interno porta alla direzione del personale una logica complessa → modello di Ulrich (in cui sono definiti i compiti e i ruoli della direzione del personale), modellizzazione che aiuta la direzione del personale per comprendere cosa dovrebbe fare. La logica che sta dietro a tale modello è rappresentata dal seguente schema: Focus strategico Orientamento di lungo periodo Business partner: contribuire a definire e realizzare la strategia → direzione del personale multiruolo: non può essere solo business partner, ma deve tenere conto altri presidi. Processi Agente di cambiamento: sviluppare la capacità di trasformazione e innovazione organizzativa → sopportare la strategia di cambiamento e fare in modo che questi mutamenti vengano sopportati anche dalle altre persone. Gestore: costruire Employer champion: efficienti campione del infrastrutture, lavoratore, processi e procedure. sviluppare l‟impegno e la capacità delle persone cosicché il singolo lavoratore offra di più → compito della direzione del personale in alcune occasioni. Persone Focus operativo Orientamento di breve periodo In pratica o si è attenti ai processi o alle persone: l‟interesse alla persona tende a essere contrapposto a quello per il processo, esattamente come l‟ottica di breve periodo è contrapposta a quella di lungo periodo. Come già detto la vera natura della direzione del personale è di essere multifunzione o multiruolo, per questo è necessario l‟utilizzo di una matrice → matrice di Ulrich 2 (evoluzione del primo modello), la quale: 19 Future Strategy focus Strategy partner Human developer Process capital People Leader Functional expert Employee advocate Dayly day Operational focus In questo secondo modello Ulrich fa un‟evoluzione ponendo al centro il leader: così facendo ha stimolato un‟ulteriore riflessione → la direzione del personale per fare tutte e 4 le cose ha bisogno di avere qualcosa in più, ossia di essere un leader in modo da esplicitare il ruolo e la natura di chi vi è all‟interno. Il direttore del personale deve, quindi, essere un punto di riferimento, in grado di trascinare gli altri. Tutte le organizzazioni necessitano di un leader: il direttore del personale oltre alla sua posizione gerarchica deve possedere delle determinate caratteristiche e deve essere ascoltato. Il problema è: leader si nasce o si diventa? Infatti il direttore del personale necessita di una leadership: ruolo di leadership → una sola persona; funzione di leadership → più persone integrate (la direzione del personale). Percorso della gestione: contenuti, soggetti e responsabilità. I presidi della gestione (= come le risorse umane vengono collocate all‟interno della realtà lavorativa) sono la ricerca e l‟utilizzo (come ogni realtà aziendale le risorse umane vengono collocate nella realtà operativa). La ricerca ha la caratteristica dell‟unicità (utilizzata una sola volta), mentre l‟utilizzo riguarda le attività ripetute più volte tra l‟organizzazione e le persone. Nello specifico: Ricerca: programmazione; acquisizione: reclutamento; selezione; accoglienza: inserimento; socializzazione. Utilizzo: organizzazione del lavoro; addestramento del personale e formazione; valutazione del personale e politiche retributive; percorsi di carriera; uscita del personale dall‟azienda. Ciclo delle risorse umane Ricompensa Reclutamento/selezione Prestazione Sviluppo/formazione 20 Valutazione Reclutamento = in base alle esigenze dell‟azienda. Selezione = creare le persone adatte ad assicurare una buona prestazione che sia adeguata sia al basso livello, sia verso l‟alto. Prestazione = è il focus di tutta la gestione, il modo con il quale si crea una prestazione con varie intensità di soddisfazione. Potenziale = grande scommessa del futuro. Ricompensa = genera un effetto positivo sulle prestazioni successive poiché ci si impegna di più. Valutazione = può anche produrre risultati non positivi → tentativo di capire perché il risultato sia inferiore alle attese. Sviluppo/formazione = i primi effetti di tali operazioni influiscono sulla prestazione. Il ciclo rappresenta la continuità, il legame che collega le diverse attività delle risorse umane. Allocazione delle responsabilità della gestione delle risorse umane Riguarda la responsabilità della linea del personale (direttamente sulle linee produttive). Il direttore del personale presuppone meno conoscenze sugli individui, ma più conoscenze a livello strategico: in pratica non si occupa di gestire il singolo e predispone le schede di valutazione. Mentre i capi (la linea) si occupano di assunzioni, formazione, trasferimenti, quindi nello specificano si occupano dei singoli individui. Processi Anche in ambito di gestione delle risorse umane si pone il problema di dove (= in quali attività) si crea valore: Input: business; implicazioni su gestione e risorse umane. Processi/strategie orientate all’individuo (devono essere eque ed efficaci → trasparenza e chiarezza dei processi): attrarre, collocare, sviluppare, valutare, premiare. Processi/strategie orientate all’organizzazione: disegno e sviluppo organizzativo, knowledge management, amministrazione del personale, relazioni industriali ↓ creano al suo interno il contesto ideale per svolgere i processi orientati all‟individuo → trasparenza e chiarezza dei processi. Output: la persona realizza le sue performance. Processi orientati all‟organizzazione I processi orientati all‟organizzazione riguardano: le aree trasversali alla gestione del singolo; la direzione del personale business partner perché presidia tali processi e si occupa: della macrostruttura, della microstruttura e della cultura aziendale; della comunicazione interna per gestire la conoscenza che è uno dei fattori principali (il sapere incorporato nelle persone: punti problematici); dell‟amministrazione; 21 delle relazioni industriali: presidio sindacale, considerato che il tasso di sindacalizzazione è variato nel tempo. Processi orientati alla persona Riguardano le aree di attività che si occupano del singolo e delle omogeneità professionali: il lavoro fatto per i capi ai quali si insegna come occuparsi delle proprie persone. Molto importante è la gestione dei talenti, dove per talento si identificano quei lavoratori particolarmente pregiati, considerato che gli stessi talenti sono difficili da gestire perché chiedono molto alle organizzazioni, probabilmente dal punto di vista aziendale non sono sempre convenienti e/o interessanti. Ancora significativo è il ricollocamento delle risorse umane con lo scopo di ridistribuire le stesse nel modo più efficiente in caso di ridimensionamento. Tendenza all’outsourcing = la gestione delle risorse umane si è ingrossata, sia dal punto di vista gestionale che a livello di conoscenza → si è cominciato a pensare se fosse più conveniente (se costasse meno) rivolgersi all‟esterno, cosicché acquistare il servizio solo quando serve senza pagare costantemente una persona o un gruppo di persone per produrlo internamente. Ciò vale per: i servizi non strategici; quello che costa meno all‟esterno; quella che all‟esterno è di migliore qualità. Ma ciò comporta anche dei rischi, i quali: risultati inferiori alle aspettative; perdite. Outosourcing tecnico-operativo = a contenuto esecutivo come ad es. la produzione delle buste paga. Outsourcing funzionale-verticale = riguarda non solo compiti a contenuto esecutivo, ma anche compiti a livello gestionale, come la produzione di buste paga, ma anche i rapporti con l‟INAIL. Human resoruces process outsourcing, HRPO = outsourcing poco praticato, o praticato solo all‟interno delle multinazionali per una direzione del personale unica per tutto il gruppo. 22 Verso il lavoro Riguarda le problematiche di reperimento delle risorse umane. Problema: cosa vogliono le aziende → percorso di avvicinamento al lavoro: 1. persona: perché lavorare, lavorare con impegno, cosa rende capaci di lavorare; 2. impresa: come definire cosa serve, chi scegliere, come trovare chi, con quale criteri cercare. Competenze = identificano il contenuto della professione. Competenze come: professionalità, chi ne sa; legittimazione, perimetro in cui il lavoratore può agire → foro competente. Ancora le competenze possono essere di tipo: professionalità: abilità particolari (come le tecniche del chirurgo), ma sono quelle che invecchiano e che man mano vengono sostituite da nuove scoperte; comportamentali: permeano e veicolano le professionalità; esse durano nel tempo. Motivazioni = essere motivati a fare qualcosa dà risultati migliori di chi non lo è; spesso ciò fa la differenza. Motivazioni come: contenuto motivante, cosa motiva il lavoratore; processo motivante, modalità con cui esso diventa una forza che spinge a fare qualcosa. Maslow ha redatto una gerarchia dei bisogni: si tratta di 5 bisogni che agiscono in modo meccanico e graduale: 1. bisogno fisiologico: mobilita tutti; 2. bisogno di sicurezza; 3. bisogno sociale: di relazionarsi e di appartenenza a un gruppo; 4. bisogno di stima: da parte di altri soggetti; 5. bisogno di autorealizzazione. In seguito si riducono i 5 bisogni in 3, i quali: 1. bisogno esistenziale: ricomprende quello fisiologico e quello di sicurezza; 2. bisogno relazionale: ricomprende il bisogno sociale; 3. bisogno di crescita: ricomprende il bisogno di stima e quello di autorealizzazione. Inoltre vengono definite due sole famiglie di bisogni (= fattori duali): i bisogni igienici (la fame, la gratificazione, ecc.) e i bisogni motivanti (riguardano la crescita e lo sviluppo della persona), così rappresentati: Bisogni igienici Massima insoddisfazione Bisogni motivanti Soddisfazione Massima soddisfazione 23 Le due famiglie di bisogni possono convivere: tipico è il caso di insoddisfazione da parte di un lavoratore che non viene pagato bene, ma allo stesso tempo soddisfatto perché il lavoro è appagante. Achievement-potere-affiliazione = nellla natura della persona vi è una propensione al potere, piuttosto che verso un‟affiliazione con il ruolo. L‟obiettivo aziendale è interessante se si motiva la persona a raggiungerlo: l‟uso di rinforzi in maniera positiva o negativa, all‟interno di un‟organizzazione, motiva o demotiva la persona che deve raggiungere un obiettivo. Goal setting = ogni prestazione è fornita in base all‟intenzione personale di fornirla, ed è anche influenzata dalla percezione della sua fattibilità o meno. Il raggiungimento di un dato risultato dipende anche dall‟interesse che la persona ha di raggiungerlo e dalla percezione di equità degli obiettivi tra tutte le persona all‟interno di un processo. Competenze Le competenze possono essere classificate in due tipi: competenze professionali: quelle connesse al contenuto lavorativo, che comprendono tutto quello che abilita a esercitare una data professione, secondo diversi gradi di padronanza, la quale ricomprende abilità tecniche che sono contestualizzate e soggette a obsolescenza; competenze comportamentali: atteggiamenti che permeano la manifestazione delle competenze professionali, durature nel tempo. A sua volta le competenze professionali comprendono: le conoscenze (= il sapere) esplicite, formalizzate ad es. nei libri: conoscenze enunciative: sapere che (quella cosa è …); conoscenze procedurali: sapere come (si fa a fare…); il sapere empirico (= il saper fare), sta dentro la natura tacita e si sviluppa solo con l‟esperienza della persona; la meta-conoscenze, le conoscenze sulle proprie conoscenze: capacità di contestualizzare il grado di conoscenza posseduto; si sviluppa con la capacità di misurare quanto se ne sa realmente (ad es. un bimbo che mette gli sci per la prima volta crede di saper sciare perché non ha le competenze per valutare le sue reali capacità). Le competenze comportamentali hanno la caratteristica di essere personali (all‟interno della persona), che in maniera causalmente correlata (ossia vi è una connessione) conduce a una performance efficace o superiore nella mansione affidata. Inoltre tali competenze sono parte integrante e duratura della personalità di un individuo. Esse comprendono: le motivazioni, tutto ciò che guida la persona; il tratto, la caratteristica fisica e psichica che favorisce certi comportamenti (ad es. la fronte alta è sinonimo di determinazione); l‟idea di sé, rappresentazione del sé, l‟autostima (la persona sicura sembra più professionale); le conoscenze, tutto l‟insieme di informazioni necessarie; 24 le skills, le capacità di mettere in atto una sequenza di comportamenti coerenti con l‟obiettivo. Per avere delle analisi realistiche occorre basarsi sulle prestazioni attese, non per forza le migliori in assoluto, anche perché non sempre servono. Innanzitutto è necessario definire il punto di partenza, definendo i criteri per la misurazione delle prestazione, come misure dirette sui risultati, vendite, profitti e in generale di produttività, nomination proposte dai capi, valutazioni dei colleghi, valutazioni dei subordinati e valutazioni dei clienti. Ciò consente di identificare il campione dei lavoratori che raggiunge le prestazioni migliori per meglio definire i compiti che le persone devono svolgere, le caratteristiche delle persone che svolgono bene il job e il modello di competenze. A tal punto è necessario validare il modello di competenze mediante l‟utilizzo di diverse applicazioni come: selezione, formazione, sviluppo professionale, valutazione delle prestazioni, pianificazione delle successioni,valutazione dei programmi di formazione e di sviluppo professionale → modello a ritroso che parte dalla realtà. La mappatura delle competenze tende a una dimensione applicativa; non serve un modello particolarmente raffinato, ma piuttosto un modello gestibile: dotato di competenze applicative; operato per ruolo in quanto insieme di comportamenti attesi: cosa ci si aspetta da chi ricopre una certa posizione, in un determinato ruolo. Le tappe del percorso sono: 1. la rilevazione delle attività; 2. individuazione delle azioni che costituiscono i comportamenti; 3. definizione delle capacità che sottendono i comportamenti. Analizzare le competenze mediante un modello, il quale fornisce delle informazioni utili, serve per la selezione, per il reclutamento, per l‟orientamento professionale, per i sistemi retributivi, per la carriera e lo sviluppo dell‟impiegato, infatti molte imprese premiano in base alle competenze possedute. Un ruolo fondamentale è rivestito dalla motivazione (non vi è una vera motivazione, se non si attiva l‟energia operativa). Essa è la spinta verso qualcosa (= moto ad agire), tramite cui l‟individuo è stimolato ad attivare energie operative; inoltre rappresenta un processo così rappresentato: tensione verso un bisogno ↓ ricerca dei mezzi ↓ soddisfazione del bisogno ↓ rivalutazione, scoperta di nuovi bisogni. Un esempio tipico per comprendere tale processo: una persona è a casa davanti al computer, a un certo punto sente il bisogno di mangiare: se la fame è vera, allora si alzerà per andare in cucina a reperire del cibo, se invece non è un bisogno reale sta fermo davanti al computer → 25 esempio semplice per dire che si riesce a progredire solo se effettivamente si seguono i propri bisogni. Ancora la motivazione condiziona la prestazione, ossia il risultato, valutabile in termini quantitativi e qualitativi, ed è valutata in funzione della capacità, cioè dell‟insieme delle caratteristiche intellettive, delle abilità, del livello delle conoscenze e del grado di utilizzo della tecnologia nello svolgimento di un compito → a parità di capacità vince la motivazione, la quale è comunque molto personale. A tal proposito il contesto organizzativo deve creare le condizioni ideali perché una persona capace e motivata dia il meglio di sé, fornendo un‟ottima performance: capacità della persona + motivazioni della persona (bisogni individuali + incentivi forniti dall‟organizzazione) + organizzazione = performance (soddisfazione bisogni individuali + soddisfazione bisogni dell‟organizzazione). Da tale schema si delineano due filoni teorici, i quali: Teoria del contenuto Si crea una regola universale. Gerarchia dei bisogni, fattori achievment-potere-affiliazione approfonditi soprattutto negli anni ‟60). Teoria del processo Si considera la classificazione dei bisogni come path dependent. duali, Rinforzi, goal setting, aspettativa-valenza, (temi giustizia organizzativa. 26 La programmazione dei fabbisogni e le esigenze di professionalità (che le risorse umane devono possedere) La domanda da porsi è la seguente: quante risorse occorrono? In termini sia qualitativi (ad es. che tipo di avvitatori di bulloni servono) sia quantitativi (quanti avvitatori di bulloni servono). Il sistema di programmazione serve per predisporre il piano del personale,cioè: 1. identificare le politiche di gestione: premesse generali; 2. controllare i costi del personale: circa il 70-75% dei costi sostenuti dalle imprese è rappresentato dal costo del lavoro, considerato che tale costo aumenta ogni anno a causa degli scatti di anzianità che fanno aumentare la retribuzione; 3. verificare le opportunità di sviluppo delle risorse: possibilità di carriera; 4. chiarire il contributo delle persone: comprendere cosa ogni singolo collaboratore rappresenta per l‟insieme (questioni di valutazione); 5. sviluppare una gestione coordinata e integrata tra le diverse sedi; 6. fornire gli strumenti per valutare gli effetti delle politiche del personale attraverso appositi indicatori. Il processo di programmazione è così strutturato: sistema informativo del personale una volta veniva utilizzato un semplice schedario, oggi si tratta di un sistema informatizzato dal quale viene rilevato con esattezza il costo del lavoro ↓ stima della domanda quante risorse si possiedono e quante ne servono (ne servono ancora o devono essere riallocate?) stima dell’offerta che deve essere effettuata ex ante ↓ piano del personale ↓ attivazione delle politiche ↓ feedback Il sistema informativo del personale è la base indispensabile di tutte le politiche aziendali. Tale schedario elettronico contiene: dati personali: la prima fonte è il curriculum vitae; dati sulla condizione professionale, ad es. il titolo di studio; dati sui comportamenti organizzativi. L‟uso dei supporti informativi richiede una strategia informativa, ma ciò impatta con la legge sulla privacy delle persone, perciò occorre un uso accorto e intelligente. Questo sistema 27 comprende tutte le valutazioni riguardanti l‟utilizzo di ogni competenza professionale e comportamentale. Gli indicatori di salute aziendale rappresentano appunto lo stato di salute dell‟impresa per quanto riguarda le risorse umane, i quali: il turnover complessivo: spesso è un vincolo, infatti in molte realtà si esce solamente dalle imprese e non si entra: entrati + usciti organico medio il turnover negativo: usciti organico medio il tasso di compensazione: entrati usciti l‟assenteismo: se è molto alto occorre domandarsi perché esista e da cosa derivi: ore assenza ore lavorabili indici di frequenza: assenza organico I costi del personale sono rappresentati da: costo del lavoro o retributivi: retribuzione diretta, retribuzione indiretta, retribuzione differita (TFR, buoni uscita), oneri accessori, fringe benefits; costo di gestione del lavoro: funzionamento della direzione del personale, costi di impatto da azioni della direzione del personale; indici: costo medio, costo orario, incidenza del costo del lavoro sul fatturato, ecc. In pratica si rielaborano informazioni dal sistema informativo, le quali servono per capire quali azioni intraprendere per una gestione ottimale delle risorse umane. 28 In passato i sistemi di programmazione erano molto importanti, anche perché i mercati erano stabili: attualmente l‟orizzonte temporale si è notevolmente accorciato, infatti da un lato è caratterizzato da imprevedibilità, incertezza, rischio di obsolescenza, mentre dall‟altro vi è l‟esigenza di guardare al futuro, conciliando così dimensioni totalmente opposte → sì viene adottata la programmazione, ma utilizzando nuove modalità. Infatti oggi si è accorciato anche il ciclo dell‟impresa (ad es. la stessa non saprà esattamente se esisterà ancora tra qualche anno): in tale mutamento, l‟attenzione si è spostata verso le competenze comportamentali, utilizzando delle apposite tavole di rimpiazzo, le quali hanno il compito di evidenziare gli spostamenti dei lavoratori. Le esigenze di professionalità servono per definire le caratteristiche necessarie per svolgere una determinata mansione dei lavoratori che l‟azienda ha al suo interno, o di cui ha bisogno. Per la persona è molto importante possedere una motivazione al lavoro, la quale può risultare utilizzabile anche in contesto esterno, mentre per l‟impresa occorre comprendere di quali professionalità necessita e su cosa far leva per spingere il personale a possedere tale professionalità. Professionalità = sistema di capacità, disponibili o acquisibili sul mercato (considerando il fatto che le competenze diventano professionalità qualora servano al mercato), atto a svolgere un determinato sistema di attività (logica del problem solving), che definisce il profilo qualitativo e ricomprende: competenze specifiche; esperienza applicativa (= sapere e saper fare); assunzione di responsabilità come caratteristica inevitabile delle professioni liberali. Si è passati dall‟attività artigianale a quella industriale in cui: professionalità = specializzazione, infatti l‟artigiano sapeva svolgere tutto il processo produttivo, mentre nell‟industria la professionalità risultava mirata solo a una specifica parte del medesimo processo. In seguito si è giunti al periodo post industriale in cui: professionalità = specializzazione flessibile, infatti sempre più vi è la possibilità di utilizzare il proprio bagaglio di competenze nei diversi contesti, caratterizzati da un mutamento continuo. L‟acquisizione delle risorse tradizionalmente era considerata una funzione di approvvigionamento del fattore lavoro, mentre attualmente si occupa degli stock di personale (in cui si utilizza una logica di sommatorie algebriche), risorse altamente riconducibili alla gestione dei flussi (in entrata, in uscita, all‟interno). Attualmente vi è la seguente tendenza (= passaggio da a): acquisizione del personale ↓ marketing del personale. 29 Per marketing del personale si intende l‟applicazione delle componenti del marketing alla gestione del personale. Tale processo serve per stabilire quante risorse sono necessarie e come esse devono essere impiegate per rispondere al meglio al fabbisogno aziendale, attraverso l‟apertura dell‟impresa verso i mercati del lavoro, il quale è definito dall‟incrocio tra domanda e offerta di ogni specifica professionalità. L‟impresa ricerca le persone che abbiano un profilo coerente con ciò che a esse effettivamente serve, quindi che abbiano le competenze necessarie a ricoprire una determinata mansione, e che siano in grado di apportare un contributo positivo agli obiettivi aziendali. I mercati ai quali rivolgersi sono molti e mutano in base alle caratteristiche che l‟azienda vuole mettere in campo: a volte risulta conveniente chiedere a soggetti terzi direttamente dei nominativi che abbiano le caratteristiche coerenti a ciò che effettivamente si ricerca. Ricapitolando: le domande che un‟azienda si deve porre sono le seguenti: chi serve?; dove viene reperito?; come viene reperito?. I processi che deve porre in atto sono i seguenti: definizione del profilo necessario; reclutamento; screening, selezione, proposta di assunzione alla line. Gli strumenti utilizzati sono i seguenti: la job description; il mercato interno e il mercato esterno; i colloqui, i test, l‟assistment e la behavioural interview, BEI. Per quanto riguarda la definizione del profilo, si è passati da una programmazione dei fabbisogni a un vero e proprio strumento di comunicazione (che è diretto verso l‟esterno): i passaggi logici sono i seguenti: job title + job description + testo inserzione. è uno degli strumenti di valutazione. Analizzare le posizioni vuol dire descrivere il job (le caselline presenti in ogni organigramma): descrizione dei contenuti (di tipo oggettivistico): procedure, coordinamento, scopi, modalità. analisi delle caratteristiche (che un dato mestiere implica): complessità, responsabilità, discrezionalità, condizioni fisiche (ad es. per un lavoro faticoso). 30 Esempio di programmazione dei fabbisogni: etichetta Food & Beverage Manager: assicura, sulla base del piano commerciale/obiettivi, nonché delle disposizioni/indicazioni fornite dalla Direzione d‟albergo, il coordinamento dei processi relativi alla ristorazione (cucina, sala, centro congressi) al fine di conseguire gli obiettivi di budget del settore e di albergo, in termini di redditività e sviluppo, di soddisfazione del cliente, di gestione ottimale delle risorse affidate. job description Esempio di strumento di comunicazione (così strutturato): Descrizione dell‟azienda che ricerca Siamo un dinamico Gruppo Multinazionale operante in diversi settori industriali a elevato contenuto tecnologico, con una consolidata presenza a livello internazionale. Siamo in una fase di forte crescita e sviluppo mondiale. Nell‟ambito del programma di potenziamento strategico della struttura organizzativa stiamo ricercando: direttore risorse umane. Ruolo (parte che qualcuno va a interpretare): Profilo: risponde al Presidente del Gruppo; età 35/40 anni; definisce e attua a livello laurea a indirizzo giuridico/economico, internazionale con elevata autonomia solida conoscenza giuridica in tema di decisionale le strategie e le politiche lavoro e di contrattualistica; di gestione delle Risorse Umane per le ottima padronanza della lingua inglese diverse società del gruppo; e buona conoscenza di almeno una è responsabile delle società italiane e seconda lingua; delle consociate estere; significativa esperienza (5-10 anni) ha la responsabilità di definire e nella gestione delle relazioni sindacali pianificare le politiche retributive e di e industriali maturata in contesti incentivazione curando i programmi di internazionali presso società compensation, formazione e crescita multinazionali modernamente professionale; organizzate; cura personalmente i programmi di doti di leadership e una forte ricerca e selezione del personale sia a personalità in grado di facilitare e livello nazionale, sia a livello accompagnare processi di integrazione internazionale. o cambiamento di realtà internazionali fortemente diversificate; approfondite esperienze nel campo della ricerca e selezione del personale a livello dirigenziale. cosa cerca l‟azienda chi cerca l‟azienda e con quali competenze 31 La posizione richiede la disponibilità a frequenti missioni all‟estero presso le sedi delle consociate del gruppo. Un titolo preferenziale sarà costituito da precedenti esperienze maturate all‟estero in posizione analoga. Inviare dettagliato curriculum vitae con recapito telefonico. L‟azienda potrebbe ricercare del personale assunto in altre aziende, e magari utilizzare il proprio nome per meglio attrarre le risorse più valide: in tal caso, solo quando tale personale viene assunto dalla nuova azienda, decide di licenziarsi dalla vecchia. Nel caso in cui l‟azienda si rivolge al mercato del lavoro, e nel caso in cui il ruolo sia molto ambito, può accadere che rispondano migliaia di candidati, soprattutto se si tratta di un posto fisso, con caratteristiche non molto esigenti. Reclutamento = dove trovare la persona che occorre alla azienda → obiettivo: contattare nel più breve tempo possibile un numero di candidati sufficiente a soddisfare l‟esigenza con costi contenuti (vi sono degli indicatori significativi per poter verificare che il reclutamento sia stato svolto correttamente o meno). Il reclutamento può avvenire secondo due modalità: nel mercato interno, tramite: segnalazioni interne: un capo di un certo reparto candida il proprio collaboratore; passaparola: in modo informale, non è detto che tutti vengano a conoscenza del posto libero; job posting: annuncio nel sito aziendale o in bacheca; riesame delle candidature archiviate: riesame dei curricula vecchi; → non essere prescelti significa che nell‟entourage vi è qualcuno più adatto a ricoprire una certa posizione, e tale conclusione viene raggiunta mediante valutazioni comparative: possono essere moltissimi i candidati appetibili, l‟azienda non può prenderli tutti!; nel mercato esterno, tramite: autocandidatura: un potenziale candidato vede l‟inserzione e manda il proprio curriculum; passaparola: il direttore del personale fuori dall‟aziende chiede ad amici, parenti se conoscono qualcuno di adatto a ricoprire una certa posizione; in tale caso vi è lo spazio per le raccomandazioni; inserzioni; recruiting on line: web site recruiting, portali specializzati; società specializzate: come le agenize per il lavoro. Selezione = momento particolarmente delicato poiché si tratta di come fare a scegliere la persona giusta (non solo in termini di caratteristiche possedute, ma che si trovi bene in quel determinato contesto) da inserire. Innanzitutto è necessario che vi sia una coerenza con le strategie aziendali e la cultura d‟impresa, senza che si vengano a creare situazioni di asimmetrie informative reciproche (opportunismo) e incertezza generale → da entrambi i lati della scrivania vi è la speranza che tutto si concluda nel migliore dei modi, infatti ci si presenta a un colloquio di lavoro nella maniera più coerente rispetto a quanto viene richiesto 32 dall‟azienda, anche se in tal caso vi è il pericolo che il candidato non abbia intenzione di replicare tale modello durante l‟assunzione. Il processo di selezione si costituisce di due fasi principali: la fase di screening, in cui viene fatta una vera selezione dei curricula eliminando quelli non idonei, e la fase di valutazione, la quale viene intrapresa mediante l‟utilizzo delle seguenti tecniche: 1. questionario informativo: il quale viene fatto poco prima del colloquio; 2. colloquio in panel: si prende un gruppo di candidati e si mette in una stessa stanza a discutere tra di loro; così facendo ad es. è possibile scartare i candidati troppo aggressivi; 3. colloquio in serie: il candidato viene sentito prima da un responsabile e poi da un altro, e via dicendo; 4. colloquio di gruppo: oggi sono particolarmente in voga, un esempio tipico potrebbe essere quello di impostare una certa presentazione entro un dato arco di tempo ad altri potenziali futuri colleghi per vedere se sono compatibili caratterialmente; 5. test psicologico, assessment center, BEI: tutte modalità gestite da psicologi per vedere come realmente un candidato si comporta; 6. decisione e proposta di rapporto: prima avviene la proposta del rapporto di lavoro, e di seguito l‟assunzione, che comunque rimane valida solo dopo la firma del contratto di lavoro. L‟inserimento riguarda l‟introduzione del neoassunto alla realtà aziendale, tale fase ha due funzioni: la funzione informativa, per la quale si spiega e si racconta l‟impresa in generale al neoassunto, e più in particolare gli si spiega come funzionano le cose; la funzione di socializzazione, non è da sottovalutare tale funzione, infatti si introduce il soggetto alle relazioni con i colleghi. Gli strumenti a disposizione sono diversi tra cui il mentoring e il coaching: comunque sia, ove sia presente un percorso per l‟inserimento di un nuovo collaboratore, più alta sarà la possibilità di successo del rapporto di lavoro. La selezione in uscita riguarda il caso di un collaboratore il quale non è adeguato a rimanere in azienda. Tale fase per molto tempo è stata trascurata, e trattata quasi come fosse un tabù sia dal punto di vista personale e professionale, sia dal punto di vista sociale. Attualmente si sta avendo a che fare, invece, con una vera e propria strategia di outplacement, creando un business ad hoc, perché anche in tale momento venga comunque lasciato un buon segno alla persona che sta uscendo dall‟azienda. 33 La Legge Biagi sul lavoro interinale e sul lavoro di somministrazione, si è tradotta in un caso su 3 in un‟esenzione da parte dell‟imprese a sottoscrivere un contratto a tempo indeterminato nei confronti dei suoi dipendenti. Le competenze comportamentali durano molto di più rispetto a quelle professionali, le quali sono spesso soggette a un‟obsolescenza più rapida. I vecchi uffici di collocamento, attualmente sono divenuti centri per l’impiego. 34 35 I mansionari sono strumenti aziendali scritti per cui esiste un vero e proprio modello di compilazione il quale si articola secondo 3 passaggi logici: compilato da…; verificato da…; approvato da…. La dimensione della posizione viene verificata dai seguenti parametri: scopo/finalità della posizione; descrizione delle attività; competenze necessarie; contratto e livello. 36 Organizzazione del lavoro, ODL = si tratta di organizzare la vita di altre persone sulla base di: esigenze di produzione di beni/servizi delle aziende, e non delle persone; risorse (numero di teste, numero di ore), più nello specifico occorre conoscere su quante persone fare affidamento; vincoli (costo del lavoro, tempo, norme che tutelano i lavoratori, strumenti vari). Per quanto riguardo il pagamento del collaboratore, questo può essere pagato in base a: orario; obiettivi. In pratica risulta necessario costituire una squadra di persone legate a un obiettivo,cosa diversa dal profitto. L‟ODL, naturalmente, sarà esplicata in modo diverso nei confronti dei contesti, si pensi ad es. a un ospedale, a un‟università, ecc. → essa deve essere ben programmata, e per fare ciò occorre mettersi nei panni del consumatore: purtroppo, però, spesso questo non si verifica, si tende invece a mettersi nei panni di chi eroga il servizio. L‟ODL è l‟aspetto più importante del lavoro, e di conseguenza della vita delle persone all‟interno dello stesso. Costo del lavoro = ha una forte incidenza sulle aziende, quindi esse perseguono continuamente il bilanciamento tra le esigenze dei clienti e tra il numero di persone disponibili in azienda (= esigenze delle aziende). Come valutare l‟ODL L‟ODL può essere valutata in base a: risultato: efficienza: rapporto tra produzione o incasso e unità di costo (numero di teste, ore produttive, ore lavorate, ore pagate); efficacia: soddisfazione del cliente, qualità del prodotto; costo: incidenza del costo del lavoro sulla produzione o sull‟incasso; incidenza del costo del lavoro sul totale dei costi; incidenza del costo del lavoro sul costo del prodotto (sull‟unità di prodotto); clima interno: tasso degli infortuni, tasso sul turnover, vertenzialità: si tratta per lo più di indicatori matematici → occorre comunicare con le persone. L‟ODL fa parte della personalità dell’impresa, infatti modella ed è modello della stessa: ogni impresa ha caratteristiche diverse e una propria personalità. Innovazione L‟organizzazione, esattamente come lo stile di vita delle persone al suo interno, si modifica nel tempo: cambiamenti tecnologici; cambiamenti nelle società, per quanto riguarda il tipo di clientela, i lavoratori, la proprietà; 37 cambiamenti del contesto competitivo. L‟innovazione è un fattore critico fondamentale, tipico di ogni organizzazione. Di conseguenza anche l‟ODL deve innovarsi adeguando le condizioni, le quali si modificano profondamente nel tempo → occorrerebbe saper anticipare certe tendenze, cosicché da mutarle costantemente, attrezzandosi per prevenirle. La struttura organizzativa dell‟ODL si è modificata negli ultimi anni per meglio poter rispondere alle esigenze aziendali e ai mutamenti intervenuti nelle varie epoche. Di solito si è passati da una struttura gerarchico-funzionale a una struttura per processi, in cui prevalgono i processi sulle funzioni. ODL nella GDO Nella GDO, in tema di ODL, trovano spazio i seguenti vincoli: esigenze di servizio (flessibilità); incidenza del costo del lavoro (circa il 50-60% dei costi); centralità delle risorse umane, risulta impossibile delocalizzare poiché rappresentano il primo referente del cliente → motivazione aspecifica. Esempi interessanti di ODL di Coop Liguria: 1. isole d’orario sociale: permette alle cassiere di redigersi da sole l‟orario in base alle loro esigenze sociali, di vita; 2. part time speciale a flessibilità governata: orari part time tentando di dare una programmazione di 52 settimane con margini di modifiche basse e concordate con il lavoratore; 3. squadra di emergenza delle casse: aprire 5 casse in 5 minuti in casi particolari (per fare ciò occorre formare tutti i lavoratori per stare in cassa); 4. squadra di emergenza dei banchi: simile a quella delle casse, permette ai lavoratori di andare da un reparto all‟altro; 5. gruppi unici di lavoro: per coprire internamente una fascia oraria. 38 Due categorie di vincoli: 1. l‟insieme degli atti normativi che incidono su coloro che gestiscono le risorse umane; 2. l‟area delle relazioni sindacali, considerando che le azioni sindacali sono legittimate dalla legge, infatti anche l‟art. 39 della Costituzione enuncia la libertà di organizzarsi. I due vincoli sono estremamente correlati, infatti talvolta l‟uno sostiene l‟altro. Il sindacato deve trovare il modo per potersi imporre all‟interno dell‟ambiente-impresa, poiché il suo operato risulta molto importante, il quale è rivolto non solo verso i propri iscritti, infatti il numero dei medesimi iscritti non risulta rappresentativo. Ogni sindacato agisce secondo la propria filosofia, ad es. i COBAS adottano un atteggiamento piuttosto aggressivo, caratterizzato da un forte corporativismo, organizzando per mestieri e proteggendo i ruolichiave. Nei paesi maturi si ha una sensazione di stagnazione delle organizzazioni sindacali ed esse agiscono solo quando si percepisce una situazione critica per quanto riguarda un licenziamento piuttosto importante. In generale in tali paesi il sindacato non risulta molto presente nelle PMI, infatti sotto certe soglie di occupazione molti diritti sindacali non esistono. Il direttore del personale deve porre attenzione a dei vincoli di legge nella gestione delle persone come: ha dei limiti per quanto riguarda l‟orario di lavoro dei dipendenti; deve seguire gli obblighi previsti per le ferie; non può attuare strategie secondo presupposti discriminatori; deve perseguire la sicurezza del lavoro; deve porre attenzione per quanto riguarda la modifica delle mansioni, infatti la mansione attribuita a un determinato dipendente non può essere inferiore a quella per cui lo stesso è stato assunto. Però nella situazione spiacevole in cui il direttore del personale può licenziare, può anche decidere di demansionare, poiché in tale prospettiva, questa azione rappresenterebbe il male minore. Vi sono anche dei vincoli riguardanti i soggetti sindacali, i quali: rispettare gli obblighi di rappresentanze sindacali all‟interno dell‟impresa, le quali sono state istituzionalizzate nel 1970 con l‟entrata in vigore dello Statuto dei Lavoratori: in particolare l‟art. 19 prevede che le imprese con più di 15 dipendenti debbano riconoscerne una con i determinati requisiti: deve essere applicato il contratto collettivo, il quale deve essere sottoscritto dalla stessa rappresentanza di cui i lavoratori fanno parte; i vincoli del management, in caso di presenza di una rappresentanza sindacali, saranno più impegnativi; i diritti del sindacato riguardano l‟informazione e l‟eventuale consultazione di tutto ciò di suo interesse; i lavoratori possono assentarsi dal lavoro per motivi sindacali; si pone il problema della contrattazione collettiva: libertà o meno di applicarla, anche se in genere è applicata ovunque. Essa è fonte di vincoli: in certe realtà vi è una pressione sindacale forte la quale è desiderata dai lavoratori che vogliono evitare scioperi e lotte; 39 non esiste una legge sui minimi salariali, ma vi sono solo alcune indicazioni molto generali. I giudici sostengono che la retribuzione minima sia quella contenuta nei Contratti Collettivi → processo di autolegittimazione; sempre più all‟interno dei contesti lavorativi sono richiesti modelli di flessibilità, come part time o altri contratti particolari, che spesso sono subordinate all‟applicazione dei Contratti Collettivi → scambio di interessi; possibilità di ottenere vantaggi fiscali. I Contratti Collettivi possono essere: contratti nazionali, i quali tutelano gli interessi di intere categorie di lavoratori e rappresentano la base di riferimento normativa; contratti aziendali, in cui sono previsti meno vincoli giuridici, e si inseriscono su quelli nazionali, tutelando alcuni interessi specifici. In effetti non sono molte le aziende che lo applicano e si tratta quasi sempre di aziende di grandi dimensioni. I contenuti possibili di tali contratti sono: premi individuali; diritti di riposo compensativi, maturati a seguito di lavoro straordinario; gestione degli orari di lavoro, ad es. molto interessante risulta l‟orario multiperiodale, il quale è così rappresentato: in caso di necessità di capacità produttiva → reclutarla volta per volta sul mercato (è costoso!) capacità produttiva sottoutilizzata: strategia prudente ma che genera perdite → il fabbisogno può variare nel tempo ore 0 tempo 6 mesi 1 anno per ovviare a tali vincoli vengono utilizzati degli strumenti di flessibilità → gli orari di lavoro vengono, così, calcolati in media: ad es. nell‟arco di 6 mesi tali orari vengono calcolati ex post e l‟utilizzo di lavoro straordinario dipende dallo sforamento della media degli orari fornitura di buoni pasto, sempre di una determinata cifra per cui non vengono richieste tasse. Novità: i contratti aziendali possono derogare a leggi e a contratti nazionali, salvo per quanto riguarda i diritti costituzionali e diritti della Comunità Europea che hanno efficacia erga homnes, ossia generalizzata su tutto. Ancora da prendere in considerazione si hanno i contratti territoriali, il quale si è reso necessario poiché non si reputava giusto che tante piccole imprese potessero beneficiare di un contratto aziendale come quelle di medio-grande dimensione. Così si è pensato a un 40 contratto valido per province, o comunque su un determinato territorio, ma esso comporta il problema per quanto riguarda la determinazione di maggioranze e di efficacia (se sia o meno erga homnes). In azienda il soggetto che sta dietro a queste problematiche dei contratti è: nelle grandi imprese strutturate → ufficio delle relazioni aziendali, il quale dipende sempre dal direttore del personale; nelle imprese meno strutturate → ufficio del personale e ufficio legale (talvolta accorpati perché le norme spaventano molto, specie nelle piccole dimensioni). 41 Al lavoro Due indicatori sono molto importanti: 1. giorni di formazione per addetto; 2. ROI per quanto riguarda la formazione: occorre calcolare i benefici sui costi (si ragiona per stime): benefici costi Per quanto riguarda la formazione: corporate university: ente di formazione aziendale per creare contenuti (= conoscenze), intrapreso dalle più famose aziende, quali Alcatel, Diesel, Barilla, Illy (con l‟Università del Caffè) → strumento di marketing, ma non solo, rappresenta anche un modo per spiegare alla popolazione aziendale lo sviluppo della cultura di tutto ciò che riguarda la medesima azienda. Si tratta di una novità (nata in America), infatti mediante le academy si adotta la strategia di fare formazione internamente (anche se è costoso) perché ciò permette di tenere sotto controllo alcune fondamentali variabili strategiche; apprendistato: attualmente è stato rivisitato profondamente, infatti nessuno è immediatamente operativo poiché occorre imparare a stare in un contesto lavorativo → esigenza di affiancamento per l‟apprendimento. Cambiamento nel modo di lavorare: soprattutto per quanto riguarda due questioni: 1. lavoro di gruppo, precedentemente si trattava di un lavoro individuale; 2. leadership. In pratica si ha a che fare con due contestualizzazioni nel cambiamento nel modo di lavorare. Lavoro di gruppo = una parte crescente del lavoro di ciascuno è in collaborazione con altre persone. Ciò avviene grazie a un ambiente di lavoro più partecipativo, in cui occorre partecipare alle logiche di processo per soddisfare il cliente, e a un diverso modo di fare strategia. In generale si tratta di cambiamenti organizzativi, che portano a una maggiore esigenza di cooperazione, e sempre di più lavorare coincide nel rispondere a esigenze altrui → accesso alle informazioni più agevole: la conoscenza è sempre meno posseduta, ma sempre più accessibile. La conoscenza, oltre a essere trasferita a parole, deve essere condivisa:è un fattore produttivo particolare perché si arricchisce con l‟uso, e più è condivisa, e più risulta comprensibile. Gruppo di lavoro = modalità organizzativa e come tale può essere sfruttata o meno (possibilità di scelta): eppure alcune attività si identificano nel lavoro di gruppo. Occorre sottolineare il fatto che: il lavoro di gruppo presupponga un gruppo di lavoro; il gruppo di lavoro possa svolgere anche del lavoro individuale. 42 Vantaggi del gruppo di lavoro: maggiore produttività, il gruppo di lavoro tende ad autoregolarsi (al meglio); maggiore efficienza: si riducono i costi di controllo; miglioramento degli indicatori sociali (= management by stress: non è detto che sia sempre un vantaggio voler stare dietro a un pari). Un gruppo di lavoro non è facile da mettere insieme, infatti se funziona male risulta peggio di un buon lavoro individuale. Occorreranno, quindi, dei fattori determinanti per la formazione di un buon gruppo: fattori individuali, interessi e obiettivi. Molto importante risulta la prossimità fisica, grazie anche al supporto della tecnologia sempre più necessaria. Perché un gruppo funzioni: l‟obiettivo deve essere condiviso; devono essere chiare le responsabilità; vi deve essere autonomia organizzativa; il controllo deve essere interiorizzato; devono essere precisate delle competenze multifunzionali, usate in più funzioni, ossia i gruppi si compensano a vicenda; le risorse che servono devono esservi: aspetto più delicato, molto lontano da quell‟ottica di tagli tanto di moda nel contesto odierno. Occorre ricordarsi che il lavoro di gruppo è una scelta organizzativa, e in quanto tale non è obbligatoria, ma comunque è usata spesso perché affronta meglio i cambiamenti. Un gruppo funziona se: vi sono delle regole; i comportamenti intrapresi sono chiari e corretti. In questo caso il gruppo è in grado di raggiungere l‟obiettivo → matrice di prestazione dei gruppi: come affidare le funzioni al gruppo in base alla loro dimensione, così da evitare gruppi non coerenti. Leadership = capacità di influenzare il comportamento dei collaboratori per raggiungere l‟obiettivo aziendale (carisma + competenze). Il carisma rappresenta quella particolare capacità di avere un ascendente sulle persone. Gli studi hanno sviluppato un percorso di progressivo allargamento del concetto di leadership: caratteristiche personali → azioni → leadership in un contesto (rilevanza del contesto) → relazione tra leader e seguaci (leader = persona a cui è rivolta la leadership). Approccio innatista = o carismatico, punta su caratteristiche innate (leader sì, ma se…): problema semplice quello di trovare gli “eletti” + ma “eletti” ci si può pure divenire? Sì (secondo altri approcci) → leadership transnazionale = attinge al rapporto tra il leader e i suoi collaboratori: le variabili sono la maturità lavorativa (l‟esperienza lavorativa) e/o la maturità psicologica (percorso raggiunto col tempo). Il leader può essere orientato a: il compito: per raggiungere un determinato obiettivo; le relazioni: per curare il clima interno della squadra di lavoro. 43 L‟alternativa tra i due orientamenti si riflette sullo stile di leadership (strettamente correlato con il percorso evolutivo del collaboratore): sostegno coinvolgere vendere compito delegare prescrizione Tale modello è interessante perché è contemporaneamente prescrittivo e descrittivo. 44 Nel lavoro (dentro il lavoro) Sono 3 le considerazioni: 1. la valutazione come tema organizzativo aziendale; 2. le ricompense (monetarie e non); 3. la crescita del lavoro. fattori da esaminare Ancora: le possibili valutazioni; le politiche retributive (incentivazione e soddisfazione); lo sviluppo professionale. Per quanto riguarda la valutazione: reazione naturale e umana derivante dall‟incontro con la realtà. Più sono le persone, e più la realtà impatta su di esse: piace/non piace. L‟assenza di valutazione rende “molli” nella vita: si valuta in termini di pregiudizio, e non solo in negativo → il pregiudizio può essere gestito in relazione alla situazione. Nei contesti organizzativi questa dinamica accade, ma spesso è rifuggita perché di frequente si valuta negativamente → quindi non si fa, anche perché significherebbe assumersi le proprie responsabilità. La valutazione, inoltre, ha due funzioni: controllo e valorizzazione. Da una valutazione implicita (informale, senza adeguata visibilità) si passa a una valutazione esplicita (formale, si sa di essere valutati). Tale tipo di valutazione rende visibile, controllabile, replicabile il processo e ciò consente di aumentarne ulteriormente l‟efficacia e il controllo. Valutazioni delle dimensioni: in termini di: posizioni: ciò che la persona dovrebbe fare; prestazioni: ciò che la persona ha fatto → valutazione ex post; persona: ciò che la persona è in grado di fare (oggi su oggi); potenziale: ciò che la persona potrebbe fare: guardare oggi cosa emergerà nel futuro. Nei fatti tali “p” si sovrappongono perché la persona è unica! Quindi non risulta sempre semplice distinguere gli ambiti. Traiettorie della valutazione: così schematizzate: prestazione persona posizione (fare i conti con le persone in base all‟esperienza passata) potenziale Finalizzazione delle tipologie: la posizione si inquadra (= si inserisce nell‟ambito organizzativo): categoria contrattuale; commisurati alla rilevanza della posizione livello retributivo. 45 La prestazione si premia (riconoscimento secondo diverse caratteristiche una variazione tra quello che occorreva fare e tra ciò che è stato fatto): elementi di merito; incentivi; una tantum; bonus. Il potenziale si sviluppa tramite: carriera; mobilità; formazione. Valutazione del potenziale: caratterizzata da: l‟effettuazione di attività di previsione, di scelta, di pianificazione; il rischio, l‟incertezza e il costo elevato di tali attività (è necessario un impegno consistente); un orientamento verso il futuro. Vincolo: è l‟unica tipologia di valutazione utilizzabile: può essere individuale o di gruppo a seconda della finalità. I presupposti della valutazione del potenziale sono i seguenti: 1. esistono nelle persone delle potenzialità esorbitanti rispetto a quelle espresse (a tal proposito molto utile risulta la normativa sui diversamente abili: essi, infatti possono ottenere dei risultati considerevoli affrontando una giornata lavorativa, piuttosto che aspettare che il tempo passi!) → valutazione del potenziale: si distingue tra potenziale (= risorse alla portata di ciascuno) e alto potenziale; 2. misurabilità della capacità e delle competenze inespresse: le scelte di fondo riguardano chi valutare, cosa valutare (specificando i criteri da utilizzare), chi coinvolgere (ruoli definiti all‟interno dei processi aziendali o semplicemente coinvolgere i capi), come valutare (tecniche, metodi basati anche sull‟esperienza), come tradurre tali valutazioni in processi → la valutazione del personale richiede questo aspetto come elemento cardine. Tecniche di valutazione del potenziale = vi sono diverse possibilità in merito, dalla più artigianale alla più strutturata: l‟unica esigenza è la strutturazione di uno o più strumenti idonei: valutazione diretta del capo; intervista specialistica al capo (impegno maggiore); istituzione di comitati di valutazione: più persone valutano gli obiettivi, ma per fare ciò sono necessarie competenze, tempo e risorse; intervista specialistica al valutato: ottica diversa dell‟intervista specialistica al capo poiché qui il diretto interessato entra nel processo direttamente come protagonista; self assestment: valutazione di sé stessi affiancati da un specialista → strumento democratico; assestment centre: viene esaminato un intero gruppo da un‟equipe di esaminatori mediante l‟utilizzo di determinate modalità tecniche. 46 La valutazione comporta sempre un elemento di estrema delicatezza, in quanto vi è di mezzo un giudizio di valore nei confronti di una persona: per questo, ancora attualmente, si è limitati nell‟utilizzo degli strumenti precedentemente illustrati. In particolare il confronto tra il valutatore de l‟intervistato è il risultato di dinamiche complesse perché l‟opinione è soggetta a soggettività → rischio dell‟esaminatore di valutare in modo non corretto, per una serie di fatti legati alla natura umana. E‟ inevitabile attrezzarsi al fine di evitare tali problemi, considerando che non esiste una mera valutazione oggettiva → ciò nonostante è importante valutare, perché da una valutazione, spesso, dipende il futuro dell‟impresa, infatti essa rappresenta un servizio per l‟impresa medesima, ma anche per la persona valutata. Valutazione delle posizioni = la struttura organizzativa è rappresentata da un dato contesto a cui le persone devono adattarsi. Per fare ciò sono stati messi a punto tentativi più o meno riusciti, anche al fine di rendere la valutazione il più oggettiva possibile (per confrontare i contenuti del job, visto che su di essi si costruisce l‟assetto organizzativo). Parametri: equità: per misurare lì efficienza della posizione in confronto con il panorama globale aziendale; paragonabilità: per paragonare due posizioni uguali, ma facenti parte di due imprese diverse: tali paragoni sono indispensabili per la dimensione retributiva → job evaluation, si tratta di individuare le pesature dei contenuti del job, delle posizioni che comunque prescindono dalla persona. Job evaluation = serve a: individuare il prezzo adeguato del fattore lavoro (il livello retributivo viene deciso all‟interno dell‟azienda); economizzare i costi di transazione (quelli da sopportare per concludere qualunque transazione sul mercato); legittimare i differenziali contributivi tra le varie persone, individuati secondo criteri di responsabilità. Fasi della job evaluation: job analysis: in cui vengono individuate le caratteristiche del job; job description: si tratta di una comunicazione verso l‟esterno; job specification: analisi dettagliata della posizione. L‟analisi delle posizioni (= job analysis) riguarda: la programmazione; il reclutamento, la selezione; l‟addestramento, la formazione (al fine di inserirle come precondizioni); la retribuzione. I metodi più importanti per fare job evaluation: 1. metodo hay: metodo quantitativo a punteggio il quale contribuisce a creare in maniera dettagliata la pesatura della posizione; 2. job ranking: vengono confrontati compiti tra un job e un altro, così da stilare una graduatoria in base a diversi parametri; 47 3. job grading: logica analoga al job ranking, ma questo crea classi di confront per famiglie di job; 4. metodo del punteggio: dà un punteggio a ogni job, distinguendo per ogni fattore, un relativo peso (ad es. requisiti professionali, responsabilità) in termini percentuali e tale peso viene articolato per gradi, determinando così la retribuzione; → sintesi della mappatura aziendale: viene effettuata con una discrezionalità massima dalle aziende, e una volta pronta, tutte le posizioni vengono paragonate con essa (possibilmente gli strumenti devono essere semplici e rapidi da applicare). 48 Organizzazione Risultato d’impresa = parametro per valutare l‟impresa che dipende dai principi economici aziendali: organizzazione ↔ persone; elementi valoriali ↔ competenze organizzative e gestionali valutazione delle posizioni. La valutazione è un processo dinamico nel tempo, se si mantiene l‟allineamento a certi fattori: in base a obiettivi; in base a cambiamenti. Le motivazioni per cui si valuta: per comprendere quali professionalità servono; per reperire risorse sul mercato; per definire i percorsi di carriera; per definire i percorsi di formazione al fine di sviluppare competenze nuove; per costruire una scala retributiva aziendale → principio di equità, in base al peso delle variabili valoriali dell‟impresa e in base ai livelli retributivi della concorrenza, del costo della vita; in base alle performance dell‟individuo. Valutazione 3 P: 1. posizione: per capire dove collocare una persona all‟interno dell‟organigramma aziendale; 2. prestazione: verificabile solo al momento della presa di posizione; 3. potenziale: gap tra posizione disponibile e quella che l‟individuo potrebbe occupare. Analisi della posizione = ciò che l‟organizzazione richiede; riguarda il confronto sulla posizione organizzativa, il quale si fa raramente. Analisi della prestazione = come una posizione viene ricoperta; riguarda il confronto tra il valore atteso dall‟organizzazione e quello realmente realizzato dal lavoratore: tale confronto viene effettuato di frequente. Analisi del potenziale delle persone = cosa l‟individuo potrà fare in futuro; riguarda il confronto sulle caratteristiche, il quale viene effettuato saltuariamente. Ruolo = parte che un determinato individuo svolge in azienda. Occorre porre attenzione perché: ruolo sociale ≠ ruolo organizzativo è pericoloso ragionare in questi termini. spazio all‟interno di un sistema organizzativo. 49 E ancora: posizione ↔ ruolo → persona dentro al ruolo concetto senza persona. Il ruolo dipende dagli obiettivi dell‟organizzazione, dal contesto socio-culturale, dalle persone → la persona non è prevista nella fase di valutazione della posizione, ma solo quando si analizzano gli obiettivi dell‟organizzazione e lo studio del contesto socio-culturale. Obiettivi Gli obiettivi rappresentano i risultati attesi ottenuti attraverso delle attività (= cosa fa quella posizione), per mezzo di relazioni (= con chi si relaziona quella posizione) e di competenze (= come si comporta quella posizione) → 3 saperi: 1. sapere: conoscenze teoriche; 2. saper fare: competenze derivanti dall‟esperienza; 3. saper essere: competenze comportamentali. Il metodo Hay, una delle tecniche di valutazione tra le più importanti, tralascia la terza dimensione del saper essere. Responsabilità del risultato (come si ottiene quel risultato) + Responsabilità del cosa + Responsabilità di far crescere gli altri (rivolta alle persone). Rapporto tra ruolo e posizione: la posizione è la parte prescritta del ruolo in aggiunta alla parte discrezionale (= modo in cui ogni persona legge e interpreta i ruoli all‟interno dell‟azienda). operatività → sapere. Ruolo tecnicalità → saper fare. gestionalità → saper essere. Valutazione della posizione = strumento per cui ogni singola posizione viene raffrontata con tutte quelle presenti in azienda → importanza relativa, in base al peso della stessa. L‟ampiezza della valutazione: la raccolta di dati mediante un metodo, sotto il giudizio del management. Il metodo ad es. potrebbe essere il metodo Hay, il più complesso, ma anche il più usato al mondo. 50 La valutazione si effettua per rilevare le responsabilità, le criticità, l‟aspetto gestionale, indicando in particolare la mansione, i compiti e l‟inquadramento retributivo in cui la persona deve rientrare. Metodo Hay Si tratta di una tecnica finalizzata a un‟analisi della posizione per lo sviluppo di una sola impresa: competenze (know how) + problem solving + risultato. Di solito per l‟applicazione di tale metodo viene utilizzato un software gestionale. Il metodo Hay è stato inventato negli anni ‟50: esso non funziona negli organismi pubblici o nelle strutture troppo piatte → in tali casi si rendono necessari degli adattamenti. E‟ un metodo estremamente affidabile, e viene utilizzato a livello internazionale per i seguenti motivi: ha un notevole impatto sul risultato; funge da supporto e da consulenza. L‟analisi rappresenta una sorta di radiografia sul ruolo: si concentra sui profili professionali, e non sulle persone. Problema: perseguire gli obiettivi e definire le competenze necessarie per ricoprire una determinata posizione. Competenze = esistono 3 dimensioni: 1. profondità → sapere; 2. ampiezza → saper fare; 3. abilità nelle relazioni → saper essere. In particolare per quanto riguarda la profondità sono previsti 8 livelli (da A ad H), ad es. riguardanti i titoli di studio. In generale il metodo Hay è considerato affidabile, per questo è largamente utilizzato, infatti, lo scarto di errore è molto basso e si aggira sul 15%. Problem solving = qualità dei problemi che la posizione deve saper risolvere, vi sono due dimensioni: 1. discrezionalità: 8 livelli di valutazione (da A ad H); 2. grado di difficoltà del processo mentale: 5 livelli di valutazione. Finalità = parametri su cui misurare i risultati finali in valuta di denaro, prevede 3 dimensioni: 1. libertà di azioni; 2. influenza sui risultati finali, responsabilità; 3. ampiezza del campo di azione. Il metodo fornisce il risultato finale che la posizione deve riuscire a raggiungere: ciò risulta molto importante al fine di una corretta valutazione. Infatti le azioni devono garantire il 51 raggiungimento di un determinato risultato e devono essere coerenti al medesimo → impatto sul risultato il quale definisce il tipo di responsabilità. Al fine di evitare errori si utilizza una griglia di controllo al fine di controllare che tutto sia stato fatto in maniera dettagliata ed esatta. Alla fine dell‟utilizzo del metodo Hay, si sommano tutti i punteggi per giungere a un punteggio finale. Nello specifico, per l‟attribuzione dei vari punteggi: job description + job design + autodescrizione = PUNTI HAY. Attenzione! Molto importante risulta l‟analisi del contesto: politico; settore di appartenenza dell‟azienda; fonti di approvvigionamento. 52 Metodo Hay → valutazione di: competenze (know how); iniziative creatrici (problem solving); finalità (accountability). A suo volta le competenze possono essere suddivise in: conoscenze tecniche; competenze manageriali; capacità di relazioni umane. Il problem solving può essere analizzato secondo i seguenti aspetti: discrezionalità; grado di difficoltà del processo mentale. Le finalità possono essere suddivise in: discrezionalità; influenza sui risultati finali; dimensioni in termini di volumi di €. Ad es. la responsabilità attribuita a un amministratore delegato può essere così rappresentata: P → primaria: sui ricavi di vendita; S → condivisa: sui costi di pubblicità; C → contributiva: sui costi del personale; R → remota: sui costi dei sistemi informativi. 8 fattori in totale → 8 voti sommati. 53 Valutazione delle prestazioni = occorre valutare l‟apporto che le persone hanno dato alla prestazione aziendale. L‟attività svolta dalle persone deve essere coerente con l‟obiettivo aziendale. Occorre tenere, quindi, in considerazione le attese da parte delle imprese. Le due dimensioni sono: risultato comportamento flessibilità contributiva La valutazione ha 4 scopi: 1. gestire per obiettivi, ad es. aumentando la quota di mercato (gli obiettivi possono essere strategici, gestionali e di sviluppo); 2. corresponsabilizzare, ad es. istituire una responsabilità condivisa tra i collaboratori ed esplicitare i contenuti per chiarire dove si vuole giungere; 3. incentivare la produttività tramite la costituzione di premi; 4. collegare la retribuzione del manager rispetto al proprio rapporto col reparto operativo. Si valutano i risultati attesi, i quali vengono confrontati con i risultati conseguiti: si definiscono dei risultati attesi per poi confrontarli con quelli realmente conseguiti su base annuale, normalmente. In particolare i risultati attesi: obiettivi specifici: progetti particolari che si affiancano alle attività correnti; attività correnti: che costituiscono la job description. I comportamenti organizzativi equivalgono all‟atteggiamento tenuto dai singoli collaboratori rispetto al contesto: questi possono essere premiabili. Si valuta tramite 3 famiglie di modalità di valutazione: 1. scale di valutazione: occorre individuare i fattori da valutare e le relative metriche; 2. metodo del confronto: in ragione di termini relativi, valutazione comparativa tra più soggetti; 3. valutazione per obiettivi (management by objective, MBO): più complessa, gestione per obiettivi. Occorre mettere i manager in condizione di organizzare bene i propri collaboratori al fine di raggiungere un determinato obiettivo. Obiettivi di prestazione (detto SMART) = devono essere specifici, misurabili, accessibili (stimolanti), realistici (gestibili e chiari) e collegati a un orizzonte temporale ben definito. Un mix più ampio di obiettivi, i quali devono essere perseguiti contemporaneamente → la focalizzazione deve essere su pochi obiettivi, sia orizzontali che verticali, sia strategici: gli obiettivi prioritari di prestazione devono essere coerenti con quello principale. A fronte di n 54 obiettivi è necessario tenere sotto controllo l‟orizzonte temporale, e quindi porre particolare attenzione sulle criticità. Le metodologie per raggiungere gli obiettivi devono essere coerenti con l‟orizzonte temporale, e occorre considerare i medesimi come una sorta di scomposizione dell‟obiettivo principale, mediante: azioni di breve, medio e lungo termine; azioni esterne e azioni interne; azioni evidenzianti l‟aspetto finanziario; azioni evidenzianti l‟aspetto qualitativo, quantitativo e oggettivo. Macro-obiettivi Scheda obiettivi (definitiva) Consegna obiettivi Sviluppo degli obiettivi Confronto con i responsabili Matrice obiettivi/destinatari Scheda obiettivi (bozza) Monitoraggio e valutazione La pianificazione dei fabbisogni si suddivide in: reclutamento, selezione → valutazione della posizione; formazione → valutazione delle prestazioni; Per quanto riguarda la formazione, dal punto di vista soggettivo occorre darsi degli obiettivi per misurarsi con sé stessi. Al fine di migliorare è necessario aumentare le proprie competenze (grazie alla formazione) → capacità di apprendere; mobilità → valutazione del potenziale. Valutazione delle persone = in realtà non viene valutata la persona in quanto tale, ma vengono valutate le competenze che il singolo possiede per esplicitare una certa mansione. Dal punto di vista storico la skill evaluation (valutazione delle persone) precede la job evaluation, la quale nasce nel contesto fordista, in ambito di un lavoro oggettivo, standardizzato. Tale job evaluation entra in crisi perché si valuta e si retribuisce in base a ciò che si sa fare (in base alle competenze, alle skills), anche per motivi motivazionali. Il tema delle diverse forme di valutazione è un tema delicato trattato anche in ambito sindacale, infatti tali valutazioni sono oggetto di trattativa: così negli anni ‟70-‟80 nasce, 55 mediante un accordo intrapreso con i sindacati, il sistema misto: job evaluation + skill evaluation. Nel sistema di quegli anni vi era il cosiddetto meccanismo della scala mobile, ossia veniva aumentato il livello retributivo in base all‟aumento ISTAT. Col passare del tempo i tentativi dei sistemi misti vanno incontro al fallimento, ossia non hanno esito. Tuttavia tali sistemi tornano di moda in contesto attuale, anche se sono di difficile applicazione, perché sono molto costosi da implementare → fase critica. Tutto ciò deve fare i conti con alcune questioni: competitività sui costi e attrattività: più ci si basa sulla competizione in termini di costi e meno l‟azienda diventa attrattiva; progressiva minore distanza tra lavoro manuale e lavoro intellettuale: entrambi contengono un po‟ di lavoro manuale e un po‟ di lavoro intellettuale; lavoro di gruppo: non ha più senso dare obiettivi individuali a persone che lavorano in team; complessità dei pacchetti retributivi. Politiche retributive Scelte discrezionali che le aziende fanno per quanto riguarda la retribuzione. L‟utilizzo della leva retributiva è effettuato anche a orientare la produzione. In pratica le politiche retributive rappresentano l‟insieme dei principi, degli orientamenti e degli obiettivi da raggiungere nel retribuire le persone. Gli obiettivi sono: attrarre e acquisire risorse sul mercato del lavoro; trattenere e motivare il personale; richiedere e riconoscere prestazioni elevate; orientarsi verso il raggiungimento degli obiettivi; favorire l‟assunzione responsabile → riguarda i capi diretti, i quali devono usare uno strumento al fine di valorizzare i propri collaboratori. I vincoli sono: equità; compatibilità sui costi; condivisione dei rischi e del successo. Le politiche retributive si manifestano su 3 livelli (slide 34: inquadramento in generale): I livello posizionamenti retributive; II livello strutture retributive; III livello dinamiche retributive. Posizionamento retributivo Retribuzione = contropartita per l‟attività lavorativa svolta alle dipendenze di un‟impresa. Comprende: paga-base + superminimo collettivo (paga-base aziendale) + superminimo individuale + scatti di anzianità + voci variabili (le forme di incentivazione o di prestazione che sono diverse dagli straordinari o dal pagamento dei festivi). 56 Il contesto decisionale è quello che porta l‟azienda da una parte e il lavoratore dall‟altra, cosicché è possibile comprendere se sia conveniente o meno la politica retributiva adottata. Tale tendenza è così rappresentata: produttività del lavoratore azienda costo del lavoro retribuzione lorda equilibrio nel medio/lungo termine calcolo di convenienza per l‟impresa oneri sociali non retribuiti, non compresi nel costo del lavoro Contribuzione e prelievi fiscali dai lavoratori domanda di lavoro e condizioni retributive offerte possibili squilibri offerta di lavoro retribuzione netta lavoratore bisogni del lavoratore Calcolo di convenienza del lavoratore Struttura retributiva Da questa si vede la curva retributiva aziendale, la quale descrive la specifica situazione dell‟impresa. Dinamica retributiva Non vi sono più le posizioni, ma si prende in considerazione il tempo, ossia la dinamica delle posizioni e le politiche salariali nel tempo. 57 Nell‟ambito di una fusione l‟ottica è quelle di ottenere il massimo risultato con il minimo dispendio di energie. Subito dopo la fusione viene predisposto il piano strategico. ↓ Nasce l‟impresa che lavora a commessa → la struttura organizzativa cambia e dipende dal ciclo e sviluppo del business, anche se non tutte le strutture risultano adeguate: la più funziona di un‟impresa di questo tipo è la struttura ibrida. risorse umane Metodologie: sistema professionale: alternativa al classico inquadramento contrattuale, così si arricchisce lo stesso di competenze necessarie (job description). Per fare ciò è stato fondamentale pesare ogni “mestiere”, attribuendo a ognuno di questi un valore, e infine facendo un censimento → broadbanding = mappatura dei ruoli a fascia larga. Attenzione! Questa è solo una progettazione, ancora, infatti, non è stato messo in atto il sistema professionale: esso per essere attuato ha bisogno dell‟utilizzo di appositi strumenti. Strumenti: 1. valutazione delle prestazioni: il capo-collaboratore, con questo strumento, risponde a 4 verbi: comunicare + corresponsabilizzare + condividere + correggere (= reggersi assieme); 2. skill management: gestione delle competenze composta dallo skill inventory, ossia domandare alle persone cosa sanno fare, effettuando una sorta di curriculum da sfruttare a livello aziendale (staffing), e dallo skill assestment, ossia confrontare il profilo ideale da quello posseduto, valutando eventuali gap; 3. salary review: pagare in base al ruolo, ma anche in base alle competenze possedute in modo equo e competitivo. In tal senso molto importanti risultano i piani di incentivazione, redatti in base a determinati obiettivi. 58 Flessibilità retributiva Flessibilità retributiva = possibilità che la retribuzione sia flessibile, e non costante. Vi sono due diverse prospettive: 1. dal punto di vista delle persone: stimolo personale, poiché più ci si impegna, e più elevata sarà la retribuzione. Però, il maggior guadagno si associa al maggior rischio. Negli anni ‟70 il salario era considerato come una variabile indipendente, attualmente tale slogan sarebbe assurdo perché il salario (= soldi riconosciuti all‟operaio) rappresenta un fattore della produzione, e in quanto tale deve dipendere da essa (dalla produttività aziendale). L‟orientamento alla variabilità produttiva dipende dalla struttura organizzativa e il grado di tecnologia dell‟impresa. L‟orizzonte interno è legato alla dinamica di breve periodo; 2. dal punto di vista dell‟azienda: il salario rappresenta lo strumento per eccezione per coinvolgere, comunicare ai propri dipendenti, e inoltre è un collegamento tra la retribuzione e i risultati conseguiti. Il tema della flessibilità retributiva è oggetto di dibattito da qualche decennio e si collega a: l‟attenzione verso il lavoro piuttosto che verso il posto di lavoro; dal garantismo si passa al riconoscimento dell‟impegno; dal reddito di lavoro dipendente si passa al compenso per le prestazioni effettuate (logica più vicina a quella del lavoro autonomo). Tali fattori di cambiamento derivano dai macromutamenti del mercato del lavoro. Le modalità con cui si raggiunge la flessibilità sono diverse: mediante gli incentivi (essa pesa parecchio grazie a un approccio culturale diverso), i quali stimolano i comportamenti individuali → scelta crescente delle aziende di orientarsi verso la flessibilità. Classificazione degli incentivi: a breve termine (orizzonte temporale: l‟anno): retribuzione a rendimento; gain sharing; profit sharing; management by objective, MBO; a lungo termine (prospettiva pluriennale): il singolo anno è soggetto ad aleatorietà degli eventi e non ha prospettive di redditività, infatti l‟orizzonte vitale non può essere il breve termine: stock option; partecipazioni azionarie. Retribuzione a rendimento = un esempio è il cottimo, lavorare a intensità della domanda guadagnando in base a quanto si è prodotto. Gain/profit sharing = pagamento in base al bilancio/profitto, a seconda dell‟andamento aziendale. Logica: al risultato aziendale contribuiscono tutti e tutti ne devono trarre un vantaggio. MBO = modello basato sugli incentivi per obiettivi di Brucker, rappresenta una metodologia con cui si accompagna il raggiungimento delle prestazioni. Per fare ciò all‟inizio dell‟anno occorre elencare i propri obiettivi, i quali devono avere un orizzonte temporale di breve 59 periodo, e poi durante la produzione vengono effettuate azioni di monitoraggio delle prestazioni. Stock option = le azioni delle SPA vengono acquisite a un prezzo favorevole dalla dirigenza, la quale ha la possibilità di lucrare su di esse nel rivenderle. Ai dirigenti: retribuzione fissa + retribuzione variabile (= MBO, premio di risultato per un obiettivo specifico una tantum). Ai quadri capi, ai professional: retribuzione fissa + retribuzione variabile (= MBO, premio di risultato per un obiettivo specifico una tantum). Agli altri dipendenti: retribuzione fissa + retribuzione variabile (premio di risultato per obiettivo specifico una tantum). Premio di risultato = è riferito al gruppo di persone che devono raggiungere uno o più determinati obiettivi. I parametri sono i seguenti: redditività: alla variazione del reddito, dato più semplice (gli altri parametri risultano più complessi perché sono misurati tramite degli indicatori); produttività: per il raggiungimento di prestazioni straordinarie specifiche o a livello globale-complessivo; qualità: rispetto a standard di servizio predefiniti o per il mantenimento di una certificazione di qualità e/o ambientale (forma indiretta per monitorare che le cose vadano bene). Oltre agli incentivi esistono i cosiddetti benefit, i quali rappresentano benefici (provvidenze) concessi dall‟azienda al lavoratore, non parametrati al raggiungimento di un determinato risultato, ma che si aggiungono semplicemente alla retribuzione. Rappresentano una forma diversa di quest‟ultima, quando sono stati ideati non erano tassati, mentre attualmente sono state introdotte forme di tassazione anche su di essi. Esempi di benefit sono la previdenza integrativa (= possibilità di crearsi un fondo pensione), strumenti aziendali (cellulare aziendale, PC aziendale, auto aziendale), servizi (ticket restaurant, scontisca aziendale, asilo nido aziendale), agevolazioni finanziarie (prestiti aziendali a tassi agevolati, anticipi sul TFR). Dalla logica della compensation (compenso, retribuzione) al total renard Total reward = rapporti di scambio col proprio datore di lavoro che comprende, oltre la retribuzione, altre componenti (condizioni interne di lavoro, clima aziendale), elementi che incidono e che si aggiungono alla retribuzione → la retribuzione è fondamentale ma non è tutto, quindi il total renard emerge in Gran Bretagna qualche decennio fa. Rappresentazione: retribuzione monetaria + ricompense non finanziarie = total renard approccio tradizionale che comprende i benefit immagine aziendale, opportunità di carriera e di crescita, qualità della vita lavorativa sia fisica e sia in termini di relazioni. Problema: le aziende devono essere consapevoli e conoscere il total renard, rendendosi conto della sua importanza: 60 Barnard nel 1938, aveva parlato di altri incentivi che costano poco ma che sono di grande importanza per il lavoratore → economia degli incentivi; March e Simon nel 1958, avevano appreso (in particolare Simon con la teoria della razionalità limitata) che tutte le decisioni sono influenzate dalla razionalità limitata dell‟uomo. Il lavoratore rappresenta il saldo tra i contributi richiesti e ciò che esso riceve: occorre contestualizzare tale ragionamento con la desiderabilità di lasciare l‟organizzazione e la possibilità di farlo; Chen e Hsieh nel 2006, parla di posizionamento di un‟organizzazione rispetto all‟attrattività dei lavoratori; Thompson nel 2002, mediante il total renard il datore di lavoro prende in considerazione le esigenze del lavoratore, e deve tentare di soddisfarle. Le componenti del total renard sono così rappresentate: fama dell‟impresa, apprezzabilità retribuzione monetaria dall‟interno verso l‟esterno: man mano che si verso l‟esterno, più alta è la personalizzazione qualità della vita lavorativa, il contesto insieme di servizi che interessano i singoli lavoratori (dipendono dall‟individuo). Work environment = all‟interno è molto importante anche il benessere organizzativo, il quale è definito da diversi fattori, quali il livello di coesione tra gli individui, gli stili di leadership, il welfare aziendale e il work life balance. Per quanto riguarda il benessere sul lavoro, questo è anche citato dalla Costituzione Italiana (in particolare negli artt. 4, 36, 37) e dal D. Lgs 31/2008, ma non solo vi sono anche altre norme che parlano di benessere aziendale. Il work life balance, in particolare, si serve di determinati strumenti, come i diversi tipi di contratti part time, i rientri parziali, ecc.. 61 Crescita nel lavoro Carriera = percorso che il singolo individuo deve compiere all‟interno del sistema organizzativo. Aspetto cruciale: possibilità che mette l‟azienda davanti al lavoratore → traduzione di percorso di crescita professionale: ogni individuo può e deve compiere tale percorso di crescita che si traduce nel successo ottenuto. Carriera come strumento di gestione, perché risolve in modo chiaro lo sviluppo delle risorse critiche, le quali rappresentano un riconoscimento da parte dell‟azienda. Le risorse critiche, trattandosi di capacità particolari, hanno bisogno di essere ricompensate. Ciò rappresenta una preoccupazione per l‟impresa che deve: prevenire l‟incertezza; l‟organizzazione non può permettersi un‟alta dipendenza dalla persone che vi lavorano all‟interno; → nessuno è in grado di controllare in maniera eccessiva l‟azienda. In passato (dal fordismo in avanti) → logica gerarchica: fare carriera coincide con la salita nella piramide. La tendenza futura, invece, è quella della flat organisation: in pratica si allarga di molto la base della piramide, la quale sarà così rappresentata: da così: a così: L‟organizzazione è sempre più caratterizzata dalla tecnologia e da una logica orientata ai servizi (esternalizzati o prodotti internamente), i quali risultano sempre più personalizzati. Implicazioni: 1. esigenza per le imprese di reimmaginare un sistema di carriera diverso; 2. cambia l‟autocoscienza di qualcuno sulle proprie capacità e propensioni. A ciò si deve aggiunger che i cambiamenti in atto stiano mutando anche il modo di fare carriera, rispetto al passato, infatti: da una logica di dipendenza dall‟azienda a una logica di consulenza percorsi misti: più diffusi che in passato 62 Stanno anche cambiando le tipiche figure manageriali, esse risultano sempre più specialistiche infatti → carriere proteiformi: cioè che si modellano nel tempo. Fare carriera vuol dire anche mettere in gioco sé stessi, comporta una sfida: due aspetti: 1. la carriera è sempre meno legata all‟azienda, e sempre di più legata alla soddisfazione personale; 2. la carriera viene misurata rispetto ai propri obiettivi, i quali non sono più rispondenti a quelli aziendali. Variety management (o diversity management) Sfida odierna: i dipendenti sono sempre più provenienti da tantissimi paesi diversi. Occorre gestire bene le diversità, riguardanti ad es. il problema della lingua. I lavoratori stranieri sono attivissimi nei lavori artigianali: accettano anche lavori che non vogliono più essere svolti dagli italiani. Il problema rilevante è rappresentato dalle diversità di culture, di religione, di stili di vita, ecc., i quali devono convivere all‟interno dello stesso ambiente lavorativo. Più che parlare di diversità, è meglio parlare di varietà: quest‟ultima rappresenta una possibilità di far convivere caratteristiche diverse in un medesimo contesto. Tale obiettivo diviene così una risorsa per ottenere risultati in termini di efficienza e di efficacia, competendo meglio sul panorama internazionale (risorsa distintiva). Varietà in azienda Può comportare dei problemi per i seguenti motivi: varietà di genere: riguarda il rapporto tra donna e carriera. Attualmente per legge sono previste le quote rose obbligatorie, in Italia, però la quota femminile sul lavoro è ancora troppo bassa → tema all‟ordine del giorno; varietà di età: la gestione dei senior che stavano per andare in pensione, ma che grazie alla riforma del lavoro viene prolungata la loro vita in azienda, è una questione delicata, infatti vi è il problema di rimotivare queste persone; varietà di comportamento: gestione di problematiche complesse e scattanti (mobbing); varietà di stato di salute: il caso dei diversamente abili. La legge impone alle aziende di utilizzare un certo numero di disabili per la produzione. Attualmente si tratta di un collocamento mirato, ossia viene considerato il contesto ideale in cui essi vanno inseriti; varietà di cultura: problemi di razzismo. Brain gain → fuga dei cervelli: l‟India e la Cina hanno procurato i più grandi cervelli che attualmente sono ben inseriti in contesto di aziende italiane. Diversità è anche un modo per andare incontro alle esigenze dei clienti, quindi rappresenta un punto fondamentale che permette la creazione di valore. 63 Diversity manament + work life balance, WLB = total reward In pratica occorre ribadire che è necessario creare un certo tipo di ambiente in cui le persone possano lavorare volentieri, al fine di ottenere un vantaggio competitivo sui concorrenti. Obiettivo: sviluppare il senso di appartenenza nei confronti dell‟impresa. Quindi: compensation + company environment + work environment + WLB. Il total reward nasce negli anni ‟60 negli USA, durante il movimento dei diritti civili, in cui vi erano delle importanti necessità culturali, religiose da difendere. Allora si è pensato di trasformare tali problemi in opportunità. Nella pratica ciò ha avuto risultati molto diversificati, e ancora in contesto attuale ciascuna azienda applica tali principi in base alle proprie esigenze e dimensioni. Nelle aziende di servizi, le persone rappresentano il fattore chiave, ma è opportuno considerare che tutti sono diversi → gestione consapevole delle diversità delle persone: essere consapevoli delle differenze tra le persone. Il diversity management si pone come un vero e proprio cambiamento culturale o organizzativo. E‟ interesse dell‟azienda che le persone siano interamente produttive, ma per essere davvero produttive, occorre dare loro qualcosa in cambio, in termini di qualità del lavoro, qualità degli ambienti di lavoro, qualità delle relazioni (le aziende non migliorano tutto ciò per beneficienza, ma per convenienza), cercando magari anche di integrare la vita lavorativa e quella privata dei lavoratori. E‟ fondamentale la capacità di ascolto per meglio comprendere le persone e le proprie esigenze. Non esiste la ricetta ideale: soluzioni personalizzate: tagliare le iniziative in base alla realtà aziendale; concertazione: ascolto delle persone al fine di prendere decisioni condivise, evitando magari di copiare le buone iniziative dei concorrenti, le quali potrebbero non essere interessanti per l‟azienda in questione ↓ in teoria: intraprendere la scelta migliore per l‟azienda. Welfare aziendali, esempi: coperture assicurative su spese mediche (o per altri problemi); onlus per aiutare i dipendenti in difficoltà; iniziative sportive; asili nido aziendali; prevenzione medica, check up annuale gratuito; flessibilità del lavoro (part time, telelavoro). Gli indicatori per comprendere la produttività e la piacevolezza dell‟ambiente di lavoro sono null‟altro che analisi quantitative banali, ma anche analisi qualitative come ad es. sono le analisi di clima, per comprendere cosa eventualmente non funzioni e per manovrare le leve giuste al fine di correggere tali situazioni. La distanza tra le persone e l‟azienda deve essere breve, perché occorre far sentire i collaboratori a casa: è una questione di cultura aziendale, per cui è necessario valutare i propri dipendenti, colleghi e collaboratori paragonandoli ai clienti → clienti interni. The End 64