ora - Stop `ndrangheta

Transcript

ora - Stop `ndrangheta
In abbinata obbligatoria con Italia Oggi.
Berlusconi
«Noi gli arbitri
Basta tasse
o si va al voto»
“Onorata Sanità”
Tutti assolti
in Corte d’Appello
L’ex premier: «Monti
deve consultarci»
Art. 18: Fornero frena
«Utilizzarono fondi del Ccd»
Condannati Crea e la moglie
alle pagine 4 e 5
Silvio Berlusconi
Giovedì 22 dicembre 2011
www.ilquotidianodellacalabria.it
Nello sport
Juve, pareggio
a Udine
Bene Inter
e Roma
Goleada Napoli
a pagina 13
Il derby è della Vigor
1-0 al Catanzaro
Mimmo Crea
Reggio. L’esponente politico accusato di concorso esterno in associazione mafiosa
«Plutino referente della cosca»
Il consigliere comunale del Pdl è finito in manette con altre sei persone
GIUSEPPE Plutino, consigliere comunale di Reggio
del Pdl e già assessore
all’Ambiente, è stato arrestato dalla polizia con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Con lui
sono finite in manette altre
sei persone. Plutino, secondo gli investigatori, era il referente politico della cosca
Borghetto-Caridi-Zindato.
Per la Dda, il consigliere comunale ha fatto anche pressioni sul consigliere regionale Nucera, oggetto poi di
numerose minacce da parte
del clan, per far assumere
nel suo staff Domenico Condemi (anche lui arrestato
nell’operazione scattata ieri).
GIUSEPPE BALDESSARRO
e CLAUDIO CORDOVA
alle pagine 6, 7, 8 e 9
Scopelliti: «Perché la Cgil ci ha ostacolato?»
Sì alla costruzione
di quattro nuovi ospedali
dall’autorità di vigilanza
E a Oppido Mamerina sequestrate
dal Nas alcune aree del nosocomio
A. LIOTTA e T. MORABITO a pagina 12
«Quattro mesi
in tenda
a merendine
pasta e carne»
Giuseppe Plutino mentre viene portato in carcere dai poliziotti
Le rassicurazioni del ministro dell’Interno al Pd
«La massima attenzione
sulle vicende di Reggio»
ADRIANO MOLLO a pagina 8
Francesco Azzarà
racconta
la sua prigionia
Anna Maria Cancellieri, ministro dell'Interno
PAOLO VACALEBRE
a pagina 15
Sisma e prevenzione
Ecco cosa
abbiamo fatto
di FRANCO TORCHIA
CARO direttore, lo spazio
sempre più ampio che il
suo quotidiano riserva al
problema dei rischi ambientali a cui è sottoposta la
nostra regione è un fatto
positivo, perché il ruolo dei
media per sensibilizzare la
continua a pagina 20
Melito Porto Salvo. Il bambino è nato con gravi lesioni cerebrali, secondo i giudici, per «imperizie mediche»
Sombrero
La noia
BERLUSCONI è stato
beccato che dormiva
mentre parlava Napolitano. È un brutto guaio, la
noia. Per distrarsi frequenta il tribunale di Milano, ma lamenta la pesantezza dei suoi rituali;
l'hanno beccato che guardava annoiato il distributore di merendine. Ora rischia di diventare un problema nazionale: anche i
conduttori dei talk show
e i comici dicono che senza di lui cala la tensione.
Vogliamo aiutarlo a vincere la noia? Vogliamo
mandarlo un po' al posto
dei milioni di persone che
devono inventarsi mille
modi per non restare, coi
loro figli, senza i soldi per
campare?
Caso di Nicolas Umbaca: condannati due ginecologi
DUE ginecologi sono stati
condannati per il caso di Nicolas Umbaca, il bimbo nato
con gravi lesioni cerebrali attribuite a imperizia medica.
PASQUALE VIOLI
a pagina 12
11222
9
771128
022007
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs)
Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003
ANNO 17 - N. 352 - € 1,20
6 Primo piano
Giovedì 22 dicembre 2011
Primo piano 7
Giovedì 22 dicembre 2011
’Ndrine e politica
In manette il consigliere comunale
di Reggio Calabria Giuseppe Plutino
Voti al referente
della “famiglia”
Rosario Calderazzo
Domenico Condemi
Vincenzo Lombardo
|
di GIUSEPPE BALDESSARRO
PER il Procuratore Giuseppe Pignatone (nella foto con il capo della
mobile Renato Cortese) «Nell’inchiesta c’è la prova di un atto intimidatorio posto in essere dalla cosca
Caridi in danno del consigliere regionale del Pdl Giovanni Nucera che alcuni mesi fa trovò sulla sua automobile una tanica di benzina».
«Si è accertato infatti, grazie anche alla denuncia di Nucera – ha aggiunto Pignatone – che la cosca Caridi tentò di fare assumere una ragazza, parente di Domenico Condemi,
nello staff del consigliere Nucera. Richiesta che Nucera rifiutò ed alla quale seguì un colloquio di Plutino con
Nucera che, in passato, era stato suo
compagno di partito e, ancora dopo,
esplicite minacce da parte del Condemi, oggi arrestato, ai danni del figlio
del Nucera. Ma c’è anche la prova –
ha detto ancora Pignatone – di un sostegno elettorale da parte della cosca
al consigliere Plutino in occasione
delle ultime elezioni amministrative»
REGGIO CALABRIA - Era il «referente politico del clan». E come tale
si era dato da fare. S’era impegnato, al pari dello sforzo che avevano
fatto i suoi parenti in campagna
elettorale. Solo che i suoi non sono
parenti qualsiasi. Secondo l’accusa sono mafiosi, e fanno parte della
cosca Borghetto-Caridi-Zindato.
Un clan federato ai potentissimi Libri. Boss e picciotti gli avevano portato i voti alle ultime amministrative. Lui, il consigliere comunale del
Pdl Giuseppe Plutino, si era messo
a disposizione per tentare di trovare “una sistemazione” a Domenico
Condemi prima, e a sua cugina dopo.
Ieri mattina, all’uscita dalla
Questura di Reggio Calabria in
tanti hanno salutato le sette persone ammanettate. Per loro parole di
incoraggiamento: «Stai tranquillo
Nino... tutto a posto Mico». Parole che hanno
accolto anche il politico
reggino: «Ciao compare Pino, stai sereno».
Gli “amici” del quartiere di San Giorgio Extra
c’erano tutti ieri. E
scendendo in manette
dalle scale della Polizia,
anche alcuni degli arrestati hanno ricambiato
l’affetto con larghi sorrisi: «Mi raccomando Billy». Billy è
il cane. Loro vanno in carcere con
un’accusa pesante quanto una casa e pensano al cane. L’unico teso
in volto era proprio Plutino. “Compare Pino”, lo chiamano.
Il consigliere comunale, già assessore all’Ambiente e alla sua terza legislatura, aveva il volto tirato,
lo sguardo basso. Buona parte
dell’inchiesta per la quale sono stati notificati sei ordinanze di custodia cautelare ed un fermo, ruota attorna alla sua elezione e al ruolo po-
Gli chiesero
di prendere
Condemi
nella Struttura
|
Il reggente della cosca Leo Caridi
Giuseppe Plutino con il sindaco Arena nel consiglio comunale di martedì scorso (ph.A.Sapone)
gi più o meno velati. Il consigliere
regionale si spaventa e racconta
tuto ad un uomo della Digos. Teme
per sé e per la sua famiglia che vive
a San Giorgio Extra. La denuncia
di tutti i fatti quando Domenico
Condemi minaccia esplicitamente
il figlio di Nucera: «Digli a tuo padre che la tanica di benzina è solo l’inizio». A
qul punto va dalla polizia e racconta tutto.
Da qui le indagini,
che hanno poi messo assieme tutta una serie di
altri episodi e spiegato il
ruolo di Plutino. L’inchiesta contiene tutta
una serie di approfondimenti della polizia e anche le intercettazioni di
carabinieri fatte per “Crimine”.
Secondo la Procura reggina,
Plutino era «un referente politico
della cosca». Tanto più che per lui
era stata fatta una vera e propria
campagna elettorale nel quartiere.
San Giorgio Extra non è un quartiere nel quale tutti possono chiedere voti. Nella zona della cosca, alcuni manifesti elettorali era vietato anche affiggerli al muro. L’inchiesta della Procura di Reggio Calabria (alla conferenza stampa di
Ieri erano presenti il procuratore
Giuseppe Pignatone, il questore
Carmelo Casabona, il capo della
Mobile Renato Cortese e il dirigente della V sezione Marco Giambra, e
per i carabinieri il tenente colonnello Carlo Pieroni) dimostra da
una parte i tentativi di infiltrazione nelle istituzioni. E dall’altra ricostruisce alcuni altri
episodi che dimostrano
come la cosca fosse assolutamente egemone
nel quartiere. Per gli
investigatori era in
grado di fare estorsioni
e di controllare i rom
del quartiere Ciccarello. E ancora Leo Caridi,
dopo l’esecuzione dei
mandati di cattura
dell’operazione “Alta
tensione” dei mesi scorsi, aveva
iniziato a ricoprire il ruolo di reggente della cosca. Sostituendosi
nelle gestione degli affari della famiglia, ai boss arrestati nella precedente operazione. Oltre a Leo Caridi, a Giuseppe Plutino e a Domenico Condemi, in manette sono finiti Filippo Condemi, Rosario Calderazzo, Vincenzo Rota e Vincenzo
Lombardo. Per tutti, ad esclusione
che per Plutino (a cui viene contestato il concorso esterno), l’accusa
è di associazione a delinquere.
Lo scorso anno
gli fecero trovare
una tanica
di benzina
LA SECONDA ASSUNZIONE
|
«Chi ha fatto le promesse le deve mantenere»
REGGIO CALABRIA
Giuseppe
Plutino,
aveva promesso altri
posti di lavoro a quelli
della cosca. Nelle carte dell’inchiesta affiora il caso del figlio
Vincenzo Rotta. A cui
il consiglio comunale aveva procurato un posto di lavoro in una
struttura per l’accoglienza di
extracomunitari nella provincia Cosenza. Il fatto emerge
chiaramente dalla una telefonata Domenico Rotta fa al padre. Il
quale, tuttavia, non è soddisfatto. Plutino, infatti, a suo avviso,
non sta mantenendo l’impegno
in tutto, perchè Rotta vuole che
il ragazzo sia sistemato a Reggio. Il padre, in una intercettazione, invita il figlio a comunicare a Plutino che il posto «di lavoro così individuato non è certo
quello atteso, cosa che egli deve
rappresentare al consigliere co-
«Ma a questo qua…
ora, ora è arrivato un
miliardo, ci sono i soldi Mico, nel giornale
stamattina hanno firmato Gentile, Misit e
Scopelliti, sono arrivati un miliardo in
Calabria, di euro, duemila miliardi». Semplice ma efficace,
nella sua distorsione, il pensiero Rotta, che ci si permette di interpretare: «Ci sono i soldi e, con
quei soldi, chi ha fatto le promesse deve mantenerle…».
Insomma, i soldi ci sono, o meglio gli uomini della cosca ritengone ce ne siano ed è quindi ovvio nella logica criminale che sia
necessario onorare gli impegni
assunti nel corso della campagna elettorale. Per loro non esistono le regole, non ci sono ciri
da parole da fare. C’è solo la parola di chi ha promesso.
g.bal.
Nelle intercettazioni di Rotta la storia del posto di lavoro trovato al figlio e rifiutato
munale in maniera risoluta,
forte dell’appoggio di Domenico
Condemi, che, esattamente come riferito in un’altra conversazione, avrebbe preso a schiaffoni Plutino se non avesse mantenuto l’impegno di farlo lavorare
da Antonio».
«D’altronde - scrive il Gip Domenico Santoro - la pretesa di
Rotta è quella di trovare lavoro
per il figlio a un metro da casa.
Senza volere indugiare in considerazioni che potrebbero sembrare ultronee in un provvedimento giudiziario, non può tacersi che appare francamente
sconcertante l’atteggiamento
di Rotta, che, in un periodo in
cui si conclama la profonda crisi
economica di questo Paese, con
manovre su manovre che vengono deliberate per far fronte al
rischio di default, ottenuto,
quale corrispettivo del sostegno
elettorale garantito da lui e dalla consorteria di appartenenza,
un posto di lavoro per il figlio,
pretende che il posto venga trovato a un metro da casa».
E ciò che «appare ancora più
sconcertante è che, quando Domenico Rotta, avvisa il Plutino
che - come intimatogli da papà quella sistemazione non è la più
gradita, l’uomo politico, così
IL VERBALE
|
manifestando il suo totale asservimento alle esigenze della
cosca che favorisce, si giustifica: «No, niente ha detto, io ti avevo chiamato cosi, lo so come erano le tue situazioni, dice, eh…
gli ho detto il fatto di Antonio,
ha detto lui, si quella è una cosa
sempre valida, appena si può si
sblocca… Evidenziando, quindi, che l’impegno per l’iniziale
promessa restava perdurante».
Dato che viene comunicato da
Domenico al padre, il quale ribadisce la pretesa dell’assunzione
presso il tale Antonio promessa
dal consigliere, anche sulla
scorta della considerazione che
Per le amministrative tutti mobilitati per la campagna elettorale
Una ’ndrina alle elezioni
Nelle intercettazioni la prova del lavoro svolto dai picciotti
di CLAUDIO CORDOVA
REGGIO CALABRIA - In qualità
di concorrente esterno con la cosca Caridi, sarebbe stato anche il
“destinatario delle preferenze
elettorali ricevute sia dagli affiliati, sia da parte di terzi ma raccolti in suo favore dagli esponenti della cosca nel corso di varie consultazioni elettorali”.
Giuseppe Plutino, il consigliere
comunale arrestato all'alba di ieri dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria avrebbe avuto un
rapporto privilegiato con la cosca Caridi di San Giorgio Extra,
costola del più potente e blasonato clan Libri di Cannavò. Plutino
avrebbe beneficiato del contributo, diretto o indiretto, del
clan, che avrebbe non solo fatto
campagna elettorale per lui, ma
anche rastrellato i voti di amici e
conoscenti.
Grazie alle intercettazioni telefoniche, infatti, il pm Marco
Colamonici, titolare del fascicolo, sarebbe riuscito a dimostrare
come gli affiliati della cosca Caridi, tratti in arresto nell'ambito
dell'operazione, avessero sostenuto, alle ultime consultazioni
elettorali, Plutino, a quel tempo
Assessore alle Politiche Ambientali del Comune. Già ad aprile, uno dei soggetti arrestati,
Vincenzo Lombardo, afferma,
in alcune conversazioni intercettate, che da Parma, dove si
trovava, sarebbe tornato a Reggio in occasioni delle elezioni:
“Ma per le votazioni, gli ho detto
a Pino di si… Per le votazioni ho
già parlato con Pino… Una settimana, dieci giorni prima scendo…” dice a un altro presunto affiliato, Domenico Condemi. Un
interessamento che avrebbe
coinvolto, peraltro, diversi presunti affiliati alla cosca, come
Rosario Calderazzo, personaggio arrestato dagli uomini di Renato Cortese e pregiudicato per
reati come l'associazione a delinquere e l'estorsione. Calderazzo,
in passato controllato dalle forze dell'ordine insieme a elementi
di spicco delle cosche Caridi e
Zindato, assicurerebbe il suo
contributo, e quello della sua famiglia, alla causa elettorale di
Pino Plutino: “Si, con chi dovevo
parlare della mia famiglia, i miei
nipoti, tutti quanti a Pino votano, questo è fuor di dubbio, avevo già parlato con Pino io… Con
Pino avevamo già parlato prima, avevo già parlato con mia
moglie”.
E, come paventato da Condemi in una conversazione intercettata (“già così ho un movimento di centocinquanta voti”),
Plutino di voti ne otterrà non pochi. Ben 1058. Un quarto di tali
preferenze, 263, Plutino lo otterrà nelle zone di San Giorgio
Extra, Rione Marconi e Viale
Europa, aree su cui esprimono
la loro opprimente egemonia
mafiosa le cosche Caridi e Rosmini. Ben 64 preferenze, Plutino le otterrà invece nei rioni in
cui vota la comunità Rom. Un
dato che va ben oltre le previsioni
di Condemi: “Almeno dagli zingari dobbiamo
prendere
una
quarantina di voti” diceva in campagna elettorale.
Un
successo,
dunque,
raggiunto oltre ogni
più rosea aspettativa, ma basato, soprattutto,
nel rione di competenza della cosca Caridi. Del resto, come dice
uno dei soggetti intercettati: “A
San Giorgio non c'è niente per
nessuno, solo per Plutino!”.
«I miei sono
tutti avvisati
ne avevamo
già parlato»
IL RUOLO DEI PENTITI
Roberto Moio e Nino Lo Giudice
danno il contributo all’indagine
ANCORA una volta sono i nuovi collaboratori di giustizia a fornire utili elementi nelle attività d’indagine degli investigatori. Da una
parte Roberto Moio, nipote del mammasantissima Giovanni Tegano, dall’altra Antonio
Lo Giudice, esponente di spicco dell’omonimo clan. Proprio Moio, infatti, traccia la personalità criminale ed il ruolo verticistico all’interno del clan che, col tempo, s’era conquistato Leo Caridi.
C’è poi il contributo alla giustizia fornito da
Antonino Lo Giudice (nella foto) alias “Nino il
nano” che indicava Leo Caridi, dallo stesso
conosciuto come “Lillo”, appellativo con cui il
predetto viene comunemente chiamato dai
suoi interlocutori come emerge chiaramente
dalle conversazioni telefoniche intercettate
ed in parte sopra riportate, «quale appartenente alla cosca Libri-Caridi-Zindato, precisando che il medesimo in passato era titolare
di una fabbrica di prodotti dolciari ed in particolare uova di Pasqua». .
REGGIO CALABRIA - Giannu
Nucera era spaventato. Il segretario questore del Consiglio regionale aveva già ricevuto alcune minacce verbali. Minacce più o meno
velate. E alcuni mesi prima gli
avevano lasciato una tanica di
benzina sulla macchina. Di volta
in volta raccontava delle cose au
un dirigente della Digos. Ma le
sue paure non voleva metterle nero su bianco. la sua famiglia vive
infatti nello stesso quartiere da
cui arrivava quella gente. Ed è per
questo che aveva un sacco di timori. Fin quando non Domenico
Condemi non è andato oltre. Chiamando da parte il figlio di Nucera
e mandandolo dal padre con l’ennesima minaccia. A qual punto
ha deciso di raccontare tutta la
storia al pm Marco Colamonici.
«Nel mese di aprile scorso sono
statoavvicinato dataleDomenico
Condemi - ha detto al magistrato figlio di Giuseppe Condemi, il
quale con tono minaccioso mi
chiedeva di attribuire
ad una terza persona,
tale Maria Cuzzola un
posto di lavoro. Alla
mia risposta negativa, dovuta all'impossibilità oggettiva di
assecondare quanto
richiestomi, Condemi
si arrabbiava e si allontanava repentinamente dalla stanza,
manifestando tutta la
sua contrarietà ed avvertendomi
che dalla mia risposta sarebbero
potute discendere conseguenze
negative per me, non meglio precisate».
Da qui fa poi un passo indientro: «Conoscevo da tempo il Condemi in quanto vissuto nel quartiere di mia residenza, tuttavia
per poter parlare del mio rapporto con lui devo necessariamente
illustrare quello con Giuseppe
Plutino, attuale consigliere comunale ed ex assessore del comune di Reggio Calabria. Nel 2002,
in occasione delle elezioni comunali dell’epoca, decisi di appoggiare la sua candidatura in quanto, essendo un ragazzo del quartiere con una base elettorale di circa 400 voti, con aspirazioni a crescere da un punto di vista politico,
ritenni potesse essere meritevole
del mio sostegno. Il mio apporto
fu determinante ai fini della sua
iniziale elezione, tuttavia accadde
che a seguito della competizione e
della sua affermazione emerse
una causa di ineleggibilità a me
sconosciuta, per cui di fatto il Plutino non fu eletto. Nonostante
questo, nella successiva competizione elettorale, rinnovai il mio
appoggio al predetto che questa
volta riuscì ad essere eletto avendo superato nelle more i motivi
ostativi alla sua eleggibilità. Successivamente, nel corso della preparazione alla campagna elettorale delle regionali 2010, alle quali sarebbe dovuto essere Plutino
stavolta a sostenere la mia candidatura, quest’ultimo mi rappresentò un problema circa la delusione da parte di alcuni suoi pa-
renti, i quali si sarebbero aspettati, per il tramite del mio aiuto, una
collocazione lavorativa che non
era mai avvenuta, aggiungendomi in maniera chiara che avrei dovuto fare qualcosa per aiutare suo
zio Giuseppe Condemi ed i suoi cugini, tra cui lo stesso Domenico.
Alla raccomandazione di Plutino,
anche Giuseppe Condemi mi aveva personalmente incontrato,
chiedendomi un’occupazione per
i figli. Dopo la mia elezione, Plutino che nel frattempo era diventato assessore, rinnovò la sua richiesta. A quel punto io cercai di
soddisfarla, però dissi chiaramente che in ogni caso non avrei
assunto in nessun caso Domenico, da me ritenuto un soggetto
particolare dai modi prepotenti e
violenti, almeno nel linguaggio».
Nucera spiega anche: «Le mie remore sul soggetto erano dovute
anche al fatto che sò della parentela tra il predetto ed i Caridi ed io
non avevo intenzionedi istaurare
un rapporto fiduciario con qualcuno che
anche lontanamente
potesse ricondursi a
certi ambienti. A quel
punto, sempre dal
Plutino, mi fu fatto il
nome di una terza persona, tale Maria Cuzzola. A questa richiesta mi dimostrai disponibile perchèdalle
verifiche fatte, mi risultava essere diplomata, infermiera e priva di pendenze giudiziarie di qualsiasi tipo».
Quindi racconta ancora: «Cuzzola fu assunta con un contratto
di collaborazione a progetto. Devo dire che tuttavia, inizialmente
le pretese di Plutino erano ben diverse, perché il predetto mi aveva
specificamente richiesto l’ingresso di uno deisuoi parenti nella mia struttura speciale, cosa che
io avevo escluso, anche quando il
Plutino si era addirittura offerto
di lasciare il suo posto nella stessa, abeneficio dellapersona dalui
indicata».
I problemi arrivarono dopo. E
infatti: «Alla scadenza del contratto, Plutino tornò a sollecitare
il mio intervento, inizialmente
reiterando la richiesta iniziale.
Dopo una notevole insistenza del
predetto, sembrava essersi convinto dell’impossibilità della sua
pretesa». Tuttavia «Questo accadeva sempre prima dell’atto intimidatorio subito, ritengo almeno
un mese».
Successivamente «al fatto intimidatorio, nel mese di aprile,
Condemi, tornò nuovamente a
trovarmi. In un primo momento
si recòpreso lamia segreteria,coi
soliti toni: poichè non mi trovò, se
ne andò dicendo che sarebbe tornato il giorno dopo. «Ricordo che
anche mio figlio Francesco, nel
mese di aprile, fu avvicinato e gravemente minacciato da Condemi:
quando mio figlio mi riferì l’accaduto, mi preoccupai notevolmente e chiamai subito il Giambra per
raccontargli quanto successo».
g.bal.
«Pino era pronto
a lasciare
il suo posto
a un parente»
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
«Il sostegno elettorale
è stato provato»
litico avuto successivamente.
Contro di lui l’accusa di «concorso esterno in associazione mafiosa». Per il pm della Dda Marco Colamonaci aveva fatto pressioni verso un altro politico regionale affinchè assumesse nella sua Struttura
Speciale un esponente del clan. La
storia risale alla fine del 2010.
Durante le elezioni Plutino ottiene un sacco di voti. La “famiglia”, si
sbatte per chiedere preferenze.
L’obiettivo è «arrivare tra i primi
per farlo diventare assessore».
Immediatamente dopo le regionali alcuni affiliati del clan e Plutino avvicinarono Giovanni Nucera
del Pdl, attualmente segretario
questore del Consiglio regionale.
Approfittando dei legami politici
tra i due, il consigliere comunale
chiede a Nucera di prendere nel
suo staff Domenico Condemi (anche lui arrestato). Nucera però venendo dallo stesso quartiere, conosce bene il personaggio
lo definisce «violento».
Si rifiuta di accogliere
la richiesta e dopo una
lunga discussione, su
richiesta dello stesso
Condemi e di Plutino,
accetta di fare un contratto a Maria Cuzzola,
cugina di Condemi e nipote dei Cosimo ed Eugenio Borghetto.
Un contratto a progetto di tre mesi, che alla scadenza
Nucera si rifuterà di rinnovare nonostante le continue pressioni di
Plutino e degli “amici” del quartiere. E’ per questo che gli uomini del
clan avrebbero deciso di passare alle vie di fatto. Il 9 marzo scorso lasciano una tanica di benzina, con
tanto di miccia innescata, sulla
macchina del consigliere. Nucera
denuncia l’episodio, ma afferma di
non sapere né chi è stato né il perché della minaccia. Successivamente però arrivano altri messag-
Vincenzo Rotta
Le continue pressioni
su Gianni Nucera
e infine la decisione
di denunciare l’accaduto
Sette arresti. L’esponente politico del Pdl voleva che il segretario
questore Gianni Nucera assumesse un uomo della cosca
LA PROCURA
Filippo Condemi
8 Primo piano
Giovedì 22 dicembre 2011
Primo piano 9
Giovedì 22 dicembre 2011
All’uscita
della Questura
di Reggio
Calabria La
folla
di amici
e parenti
saluta
le sette
persone
finite
in manette
nell’operazione
della Dda
scattata
all’alba
di ieri
(ph. A.Sapone)
’Ndrine e politica
Scopelliti cauto: «Prima di giudicare
aspettiamo l’esito delle indagini»
«Su Reggio
siamo attenti»
Il ministro dell’Interno Cancellieri in commissione
giustizia rassicura i parlamentari calabresi del Pd
di ADRIANO MOLLO
Bacchettate
di Gentile
alla Lo Moro
ra per dire quello che sapevo. E
che la mafia non c'entrava con
il comune. E lo stesso fecero
tutti i deputati e i consiglieri
regionali del Pdl calabrese
che, sotto dettatura e dallo
stesso fax, hanno inondato le
redazioni di accuse contro di
me, per essermi permesso di
parlare di mafia al comune di
Reggio. Chissà quale cosa di
strano avevo detto». «Oggi
l’ennesimo arresto –dice ancora il deputato del Pd – la dice
lunga. Ora chiederemo al Governo di verificare se il Consiglio può essere sciolto subito».
Sulla stessalunghezza d’onda
la parlamentare e coordinatrice regionale di Fli Angela Napoli che sollecita il ministro
dell’Interno ad avviare «adeguate procedure per lo scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria per infiltrazione mafiosa». La Napoli
ricorda le altre inchieste.
«Dall’operazione “Sistema”
contro alcuni presunti affiliati alla cosca Crucitti della
’ndrangheta reggina, è emerso – dice la Napoli – che per infiltrarsinel comunediReggio
Calabria, il capo della cosca,
Santo Crucitti, aveva fatto
convogliare i propri voti e
quelli dei suoi gregari su Pasquale Morisani, attuale assessore ai lavori pubblici presso il comune della Città». Poi
l'operazione “Astrea” «ha evidenziato il controllo della coscaTegano sullasocietàmista
“Multiservizi”». E infine «ciò
che è emerso dall’inchiesta
“Meta”, con il coinvolgimento
di ex consiglieri comunali, di
imprenditori affidatari di incarichi e di assunzioni varie
da parte del comune di Reggio
Calabria».
|
IL SINDACO
|
|
LA SURROGA
|
I Caridi erano passati dall’esercizio commerciale a chiedere 50 euro
«Fuori dalla giunta
era amareggiato»
Il collaboratore
di Nitto Palma
entrerà
in Consiglio
Spari contro la gioielleria di Modena
perché non contribuì alla festa patronale
sigliere
comunale».
«Duole – dice ancora il
sindaco di Reggio – dover registrare il perpetuarsi di azioni irresponsabili ad opera di taluni
soggetti che, nonostante
in passato abbiano ricoperto cariche istituzionali di grande rilievo,
continuano a strumentalizzare un tema delicato come quello della giustizia, per evidenti interessi personali
legati
alla
carriera politica. Ciò è ancor più grave
se si considera che la comunità che ho
l’onore di rappresentare
è impegnata a supportare l’opera della magistratura e delle forze dell’ordine nella lotta alla criminalità organizzata. I
continui sforzi per condizionare l'operato delle
istituzioni da parte degli
onorevoli Napoli e Lo Moro evidenziano un tentativo di prevaricazione
delle regole e dei ruoli e
un senso della Stato parolaio e strumentale».
REGGIO CALABRIA - Al posto del consigliere arrestato
Giuseppe Plutino entrerà in
consiglio il primo dei non
eletti nella lista del Pdl, PasqualeNaso. Ilcollaboratore
dell’ex ministro Nitto Palma, già coordinatore provinciale di Forza Italia Giovani e
di “Giovane Italia”,
incassò
832 voti.
Per un soffio rimase
fuori
dall’assise. Sarebbe
entrato in
consiglio
comunale
dopo l’ingresso in
giunta di Pasquale Naso
Demetrio
Berna e Tilde Minasi e di un
terzo “pescato” tra gli eletti
del Pdl (dal momento che a
seguire ai neo assessori risultavano Beniamino Scarfone, Giuseppe Eraclini e subito dopo proprio il giovane
Naso). Solo che al posto di un
eletto dal popolo si scelse di
“immettere” in giunta un
esterno, il presidente del
coordinamento “Grande Città”del Pdl, Luigi Tuccio.
REGGIO CALABRIA - Il rifiuto di
un commerciante di elargire un
contributo di cinquanta euro per
una festa di paese sarebbe alla base
di un danneggiamento a colpi di pistola.
Un altro episodio, recentissimo,
su cui la Squadra Mobile sarebbe
riuscita a far luce, nell'ambito delle
indagini sulla cosca Caridi, è il
danneggiamento della oreficeria
di Francesco Basile, la cui saracinesca venne attinta da circa dieci
colpi di arma da fuoco nella notte
del 3 settembre scorso. In un colloquio con la Polizia, prima che Raffaele Basile, figlio del proprietario,
rendesse dichiarazioni agli investigatori, l'uomo aveva affermato
che qualche giorno prima del danneggiamento, uno dei presunti affiliati alla cosca, Giuseppe Caridi,
classe 1943, detto “Pepè”, lo aveva
avvicinato e dopo avergli offerto
un caffè presso il bar ubicato nelle
vicinanze della gioielleria, gli aveva rappresentato la necessità di sostituire il cinturino del proprio
orologio, per la qual cosa Basile gli
rispondeva che nel giro di pochi
giorni avrebbe provveduto, in
quanto era in quel momento sprovvisto di quanto richiestogli.
La sera precedente il danneggiamento lo stesso Caridi, all'atto della chiusura della gioielleria, si era
presentato nuovamente all'ingresso del negozio per lo stesso motivo,
ma Basile aveva ulteriormente pre-
REGGIO CALABRIA Un nuovo scossone investe il comune di Reggio
Calabria, la maggioranza di centrodestra si dice
serena
e
fiduciosa
nell’operato della magistratura. «Ripongo la
massima
fiducia
nell’operato della magistratura reggina affinchè faccia piena luce sui
capi d’imputazione
che hanno
determinato la misura
cautelare a
carico del
consigliere
comunale
Plutino. Ed
auspico che il consigliere possa chiarire, nelle
sedi competenti, la sua
posizione». Lo afferma,
in una dichiarazione, il
sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena.
«In questi primi mesi
di legislatura – aggiunge Arena - Plutino, dopo
aver smaltito la profonda amarezza per non essere stato designato dal
partito nell’esecutivo comunale, ha svolto puntualmente il ruolo di con-
«Ha svolto
«puntualmente
il suo ruolo»
Speravano che il consigliere comunale fosse tra i più votati della maggioranza
L’assessorato sfuggito per un soffio
REGIO CALABRIA - Durante lo spoglio dei voti per le amministrative
della scorsa primavera. Gli uomini
del clan Caridi-Borghetto-Zindato si
tenevano informati. Alcuni di loro si
erano piazzati in diversi seggi e controllavano le preferenze. In quelle ore
gli uomini della squadra mobile registrano diverse telefonate. E si accorgono dell’interesse spasmodico per il
risultato di Pino Plutino. Già alle prima battute, i sostenitori del consigliere regionale si erano resi conto che il
loro uomo sarebbe entrato a far parte
del Consiglio di palazzo San Giorgio.
Non era questo il problema però. Volevano che arrivasse tra i primi perchè potesse pretendere un posto importante nell’esecutivo. Plutino doveva entrare in Giunta, ed erano consapevoli che per riuscirci doveva ottenere un risultato importante.
In questo senso nell’ordinanza sono riportate diverse conversazioni.
A titolo di esempio il Gip Domenico
Santoro riporta tra l’altro l’interesse
dei Rotta. Impegno che, dal suo punto di vista, aveva una finalità: quella
di conseguire un posto di lavoro per il
figlio Domenico, come evidenzia a
chiare lettere in una conversazione,
trovando ulteriore riscontro in quella del 6 maggio, nella quale Vincenzo
spiega al figlio quale sia lo scopo
dell’impegno: raccogliere quanti più
voti possibile a Plutino «perché come
consigliere non c’è problema, ma se
non sale nei primi posti per prendere
un assessorato, fatti il conto».
«Con sano realismo - scrivono i magistrati - Vincenzo Rotta spiega al figlio che deve racimolare quanti più
voti possibile in favore del Plutino,
perché il problema è che questi deve
arrivare tra i primi: in altri termini,
deve divenire assessore, perché ciò
garantisce maggiori possibilità di
soddisfazione della promessa - evi-
dentemente fatta - di fargli avere un
posto di lavoro (procurabile, questo,
ben più facilmente nel momento in
cui egli riveste la carica di assessore).
E, infatti, padre e figlio si impegnano
per Pino Plutino, concludendo con la
conversazione: «Il nostro contributo
l’abbiamo dato noi, poi se sale sale…».
Ci sono anche diverse telefonate tra
Plutino ed il suo gruppo di sostenitori, dove Plutino spiega che è tra i primi tre o quattro in termini di preferenze. Plutino spiega che il più votato
è Sebastiano Vecchio, che poi ci sono
Daniele Romeo, Tilde Minasi e Demetrio Berna, quindi lui. Una posizione
che è buona in termini assoluti, ma
insufficiente. Plutino alla fine non
riuscirà ad entrare in Giunta e resterà consigliere comunale, nonostante
il buon risultato uscito dalle urne in
suo favore.
g.bal.
so tempo per il lavoro.
Nel corso di un ulteriore incontro con gli agenti della Squadra
Mobile, però, Basile avrebbe aggiunto un ulteriore episodio che, a
detta dell'uomo, avrebbe potuto
avere una grande importanza nel
danneggiamento subito. Basile,
infatti, riferisce agli investigatori
come sia negli anni precedenti, sia
quest'anno, gli era stato richiesto,
al pari degli altri commercianti
della zona, un contributo per la festa che di lì a qualche giorno si sarebbe tenuta in località Gallicianò
del Comune di Condofuri, luogo di
origine di molti dei componenti
della cosca Caridi.
Una richiesta che si incastrerebbein un periodo antecedente all'intimidazione, in particolare la settimana precedente al danneggiamento. Stando al racconto del commerciante, al momento della chiusura serale del negozio si sarebbero presentati per richiedere il contributo un certo “Doddi”, che gli
agenti della Squadra Mobile identificano in Domenico Condemi,
uno dei soggetti arrestati, ed un altro soggetto, tale “Giannetto”, indicato come cognato dello stesso
Condemi. Basile, però, rifiuterà la
richiesta dei due uomini, precisando contestualmente come negli anni precedenti avesse sempre aderito alle richieste per la festa di Gallicianò, versando la somma di cinquanta euro.
Dalle intercettazioni telefoniche, peraltro, gli inquirenti riusciranno a stabilire come fosse abitudine dei presunti affiliati raccogliere somme di denaro per la festa
di Gallicianò. Il rifiuto di un contributo di cinquanta euro, questa la
ragione che porta all'intimidazione.
Un fatto, inquietante, che porta
il Gip Domenico Santoro, che firma
l'ordinanza di custodia cautelare in
carcere, a un duro
commento: “Tutti i
dati conoscitivi in
atto
disponibili
conducono ad evidenziare come il solo soggetto che possa essersi reso protagonista del danneggiamento patito da Basile sia Condemi,
evidentemente onde punire, secondo modalità chiaramente
mafiose, Basile, che aveva osato,
questa volta, rifiutare il pagamento del contributo per la festa di Gallicianò. Che può considerarsi, esattamente come indica il pubblico ministero una vera e propria tangente ambientale, atteso come le conversazioni captate abbiano denotato la sistematicità di questa richiesta a commercianti e negozianti
della zona”.
cl.co.
Il denaro
andava
alla ricorrenza
che si svolge
a Gallicianò
La cosca teneva
sotto controllo
anche i rom
Riuniti di Reggio Calabria:
di CLAUDIO CORDOVA
“Zio Felice ma per una Panda
REGGIO CALABRIA - I Rom che hanno preso all'ospedale è
avrebbero votato il candidato possibile che non sappiano
Pino Plutino, uomo di riferi- niente?... All'ospedale, una
mento della cosca Caridi, ma Panda grigia multijet”. Il nosarebbero stati anche sotto il made, “Zio Felice” ribatteva
“controllo” del clan, egemone dunque che lui era stato inteanche sui territori di Modena ressato da terze persone di
e Ciccarello, dove risiede un Modena per una Panda 4x4
folto gruppo di famiglie di et- rubata in via Lia, per la quale
nia nomade. Il controllo della si era rapportato con un altro
cosca sugli zingari emergeva, nomade, del quale gli investiperaltro, già nell'indagine gatori non riescono a scoprire
“Alta tensione”, condotta con- l'identità, che gli aveva dato la
tro le cosche Borghetto-Zin- disponibilità proprio per
dato-Caridi, proprio su input quella di cui Condemi era alla
del pubblico ministero Marco ricerca: “Eh, quello che mi
Colamonici. Ma il dato è ap- hanno detto a me, mi hanno
parso assolutamente confer- detto no può essere pure che è
mato anche dalle più recenti una grigia all'ospedale, no gli
investigazioni della Squadra ho detto io, quella che mi hanno detto a me è in
Mobile, da cui saVia Lia è quattro
rebbe emerso, e
per
quatportato alla ribaltro…(inc.)…pure
ta con l'operazioall'ospedale, ti renne di ieri, il ruolo
di
conesercitato da Doto…(inc.)…?”.
menico Condemi
E, pur conteil quale, da un lanendo alcune parto, avrebbe attinto
ti anche amaradal bacino elettomente ironiche,
rale della comuniappare assai sità nomade di Cicgnificativa la concarello preferenversazione captaze da riversare a
ta dagli investigabeneficio
della
tori il 27 giugno
candidatura di Pi2011 tra Condemi
no Plutino a cone un nomade non
sigliere comunaidentificato:
le; dall'altro, saDOMENICO:
rebbe intervenuMa tu non la finito con “fermezza”
sci di rubare le
sugli
appartemacchine all'ospenenti alla stessa
dale e di farle
comunità Rom,
scomparire?
pretendendo con
MARIO: E che
esplicite minacce Il pm Marco Colamonici
devo fare se è, se è il
l'immediata restituzione di auto sottratte a suoi mio, mio settore!
…qualcuno ride in sottoconoscenti, testimoniando
l'assoluto dominio sulla real- fondo…
DOMENICO: Io ti dico di fitàmicro-criminale dellazona,
a riprova ulteriore della pro- nirla! Mario!
MARIO: Ma vedi dove devi
pria notevole caratura criminale. Le conversazioni inter- andartene! Zingaro, bastarcettate dagli uomini di Renato do! Non mi saluti?
DOMENICO: Mario vedi di
Cortese, infatti, avrebbero
permesso di dimostrare come finirla perché… non…non
Condemi rappresentasse un possiamo fare brutte figure!
punto di riferimento all'inter- Finiscila! Quando prendi una
no del quartiere, in occasione macchina tienila almeno due
di eventi come il furto di o tre giorni!
MARIO: Quale macchina?
un'autovettura o, comunque,
DOMENICO: Ti sto dicendo
di un mezzo. Condemi, dunque, sarebbe considerato co- che tu l'hai presa e mi hanno
me soggettoin gradoimporre detto pure che te la sei venduai nomadi la restituzione del- ta!
MARIO: Che macchina?
l'auto rubata.
DOMENICO: Una Panda!
Interessamenti che vengono cristallizzatinelle intercet- All'ospedale! Grigia! Vedi di
tazioni telefoniche allorquan- finirla di prenderti le macchido, per esempio, Condemi con- ne…
MARIO: sopra ai miei nipoti
tatta un nomade di nome Felice, al quale chiede conto di che no…(inc.)…
DOMENICO: …vedi di…veun'autovettura Fiat Panda
multijet di colore grigio, ru- di di finirla di prendere le macbata nei pressi degli Ospedali chine!…
A Ciccarello
chiesero
preferenze
per Pino Plutino
Lo stesso clan lavorava dopo il sisma all’Aquila Al telefono chiedevano di levare la spazzatura
Oggi gli interrogatori per gli arresti in Abruzzo e il pagamento degli stipendi alla Multiservizi
REGGIO CALABRIA - E’ stato fissato per domani alle11 pressoil carceredi «Castrogno»di
Teramo, l’interrogatorio di garanzia dell’aquilano Stefano Biasini di 34 anni, finito in manette insieme ad altre tre persone (tutte di Reggio
Calabria) con l’accusa di aver assicurato le basi
logistiche e societarie per l’ingresso nei milionari appalti privati della ricostruzione postterremoto, quelli senza gara e senza l'obbligo
dei certificati antimafia, di aziende vicine alla
'ndrangheta. L’accusa per tutti è di concorso
esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso. Polizia e guardia di finanza, che
hanno lavorato congiuntamente alle indagini,
hanno messo le manette ai polsi di imprenditori (tra cui Biasini) legati alla cosca Caridi-Zincato-Borghetto: tra loro anche Antonino Vincenzo Valenti (45), nato e residente a Reggio
Calabria, il fratello Massimo Maria Valenti
(38), nato a Reggio Calabria e residente
all’Aquila, e Francesco Ielo (58), nato a Reggio
Calabria e residente ad Albenga (Savona).
L'operazione denominata «Lypas», dal nome da una delle aziende di costruzione in odore
di 'ndrangheta, ha portato al sequestro delle
quotedi quattrosocietà, diotto automezzi,cinque immobili, 25 rapporti bancari, riconducibili agli indagati e alle attività commerciali a loro facenti capo. Il valore complessivo è di oltre
un milione di euro. Le indagini sono partite
due anni fa, poi sono state rafforzate dalla operazione «Alta Tensione» della Procura di Reggio Calabria che ha portato all’arresto di numerosepersone,tracui ilbossSantoGiovanniCaridi, sul conto del quale tra l’altro sono emersi
collegamenti con società aquilane impegnate
nella ricostruzione. Il commercialista del boss
(Carmelo Gattuso) aveva acquistato il 50% della società di costruzioni «Tesi srl», di proprietà
di uno dei quattro arrestati, Stefano Biasini.
Sempre secondo l’accusa, Caridi si sarebbe inserito nella ricostruzione attraverso Biasini,
con la mediazione degli altre tre arrestati. Gli
appalti ai quali le società in odore di 'ndrangheta avevano partecipato sono due, con un fatturato complessivo di circa 200 mila euro perchè.
Erano in trattative per un’altra quindicina di
commesse sempre nella ricostruzione.
La Questura di Reggio
REGGIO CALABRIA - Chiamavano Pino Plutino per
ogni cosa. Ci sono alcune telefonate agli atti del procedimento che spiegano come i
sostenitori del consigliere
comunale lo interpellassero
per le questioni più disparate. In un’occasione il candidato viene raggiunto per far
ripulire dalla spazzatura
l’ingresso del Brico. Secondo quanto scoperto dagli investigatori Plutino, tramite
Domenico Condemi, aveva
chiesto sostegno elettorale
tra i dipendenti del negozio
che però avevano lamentato
i cumuli di monnezza davanti al negozio. Per questo era
stato chiesto il suo intervento, essendo all’epoca Assessore all’Ambiente. In un altra occasione un suo interlo-
cutore lo aveva raggiunto telefonicamente mentre si trovava a Catanzaro, presumibilmente agli uffici della Regione. Questi aveva colto
l’occasione per chiedere a
Plutino una sua intercessione presso il governatore per
il pagamento degli stipendi
ai dipendenti della Multiservizio: «I ragazzi della Multiservizi si lamentano. Digli a
Scopelliti se li fa pagare».
Ovviamente
Scopelliti
non poteva farci molto visto
che la società non dipende
dalla Regione. E tuttavia
l’episodio la dice lunga
sull’importanza che veniva
data al fatto di avere un referente politico in grado di risolvere i diversi problemi.
Fossero essi di spazzatura o
di lavoro.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
sbagliato ma prima di dirlo
dobbiamo avere la certezza e
REGGIO CALABRIA - C'è la una motivazione fondata». A
“massima attenzione” da par- tal proposito Scopelliti ricorte del ministero dell'interno da ai giornalisti il caso (senza
alle vicende del comune di citare il nome) di Massimo LaReggio. Le rassicurazioni so- bate, l'ex consigliere comunano arrivate ieri direttamente le e suo collaboratore alla Redal ministro Anna Maria Can- gione arrestato e poi scagiocellieri nel corso dell'audizio- nato. «L'ho incontrato pochi
ne in commissione Affari isti- giorni fa - racconta - e gli ho
tuzionali alla Camera dei De- detto che sembra un “morto
putati. A chiedere quali inten- che cammina”». Scopelliti cita
zioni avesse il ministero, dopo il suo caso come emblematico.
l'arresto del consigliere comu- «Pare che non ci fossero nemnale del Pdl Plutino, è stato il meno i presupposti per l'arredeputato reggino del Pd Mar- sto. In ben due gradi di giudico Minniti (già viceministro zio è stata sancita la sua innodell'Interno), che nel corso cenza. I cittadini sono bravi a
dell'audizione ha richiamato capire cosa accade».
Intanto scoppia la bagarre
l'attenzione del ministro rispetto «ai gravi fatti» che stan- politica e alla Lo Moro che ha
no accadendo a Reggio. Min- chiesto lo scioglimento del
niti ha ricordato alla Cancel- Consiglio comunale di Reggio
lieri l'interrogazione delle Calabria, risponde il senatore
parlamentari del Pd Doris Lo Antonio Gentile che ricorda
alla collega parMoro e Rosa Calilamentare che
pari (entrambe
«la nobile quepresenti all'austione dell'antidizione) che anmafia non deve
cora non avevadiventare sterile
no avuto rispostrumento di posta. «Cos'altro
lemica politica
deve succedere
quotidiana». Seperché si procecondo
Gentile
da ad una seria
«Fatti personali
verifica di quandi soggetti incento succede a Regsurati vanno ingio Calabria?», si
quadrati - agera chiesta la Lo
giunge - con senMoro.
so di ferrea difesa
Il ministro ha Marco Minniti
della legalità ma
lasciato l'aula
anche della predella commissiosunzione di innone anzitempo
cenza. Voglio ri(tornerà nella
cordare all'on. Lo
prossima seduMoro che a Cota), ma a margisenza, alla Prone dei lavori ha
vincia ed al corassicurato
i
mune di Rende,
presenti sull'atsi trovano indatenzione «massima» del suo dicastero. Non è gati per voto di scambio con la
escluso dopo la pausa natali- mafia consiglieri provinciali
zia l'invio di una commissione (Umberto Bernaudo e Pietro
d'accesso per verificare il gra- Ruffolo ndr ) che si aggiungodo di penetrazione delle co- no a soggetti coinvolti in opesche nell'attività amministra- razioni evidenti e che sono stativa alla luce anche delle altre ti negli uffici di collaborazione
inchieste della magistratura. della Provincia: eppure nessuNegli stessi minuti in cui il no del centrodestra ha chiesto
ministro parlava in commis- lo scioglimento degli enti».
«Bisogna essere obiettivi ed
sione, il presidente della giunta regionale, Scopelliti, a La- orizzontali quando si parla di
mezia Terme commentava antimafia e di accesso agli atti con i giornalisti gli arresti. dice ancora Gentile - sapendo
«Bisogna avere pazienza e leg- che è necessario bonificare le
gere benela cartee capirequa- istituzioni senza per questo
le fosse il grado di responsabi- trarre conclusioni frettolose e
lità di Plutino», ha detto ai inveritiere da operazioni che
giornalisti. Scopelliti è con- non hanno collegamento con i
vinto che ci sia «un grande ac- vertici dell'istituzione, com'è
canimento su Reggio Cala- accaduto oggi a Reggio Calabria» e fa un paragone con bria».
Non ha dubbi, invece, il parquanto sta accadendo a Rende. Concetto ripreso dopo lamentare del Pd Franco Laqualche ora in una nota del se- ratta: «L’ inquinamento manatore del Pdl Antonio Gentile fioso è ormai accertato». «Il
in replica alla Lo Moro. Scopel- sindaco Arena, soltanto la
liti dice di essere «convinto che scorsa settimana – aggiunge
c'èun giudiziosereno daparte Laratta – nel replicare alle mie
della magistratura». Riguar- osservazioni sul Comune in
do all’arresto di Plutino, dice, mano alle cosche, disse che mi
«può darsi che qualcuno abbia sarei dovuto recare alla Procu-
L’ascendente di Domenico Condemi
BREVI
SUL TRAFFICO DI DROGA E IL RICICLAGGIO
TREDICI ANNI PER L’OMICIDIO BATTAGLIA
NELLA STAZIONE DI REGGIO CALABRIA
’Ndrangheta, l’Olanda apre un’inchiesta
Uccise barista, condannato un minore
Danneggiati 21 vagoni delle Fs
LA procura olandese ha aperto un'inchiesta sulle attività
della 'Ndrangheta nei Paesi Bassi. Preso un gruppo di lavoro andrà a Roma per parlare con le autorità italiane. Le
indagini saranno incentrate sul traffico di stupefacenti e
il riciclaggio di denaro.
TREDICI anni di reclusione: questa la condanna inflitta, in abbreviato, dal gup del Tribunale dei minori
di Reggio Calabria, a Giacomo S., il quindicenne ritenuto colpevole dell’omicidio di Antonio Battaglia, barista taurianovese di 28 anni.
VENTUNO vagoni in sosta nella stazione centrale di
Reggio Calabria sono stati danneggiati da vandali. I
vagoni danneggiati avrebbero dovuto comporre un
convoglio religioso che nella prossima primavera doveva raggiungere Lourdes.
Sentenza di non colpevolezza anche gli ex direttori generali Biamonte, Morabito e l’ex assessore Luzzo
“Onorata Sanità”, tutti assolti
Confermata in appello solo la condanna a sei mesi di Asaro
di CLAUDIO CORDOVA
REGGIO CALABRIA - Un solo condannato. Clamoroso
capovolgimento della sentenza di primo grado
nell’ambito del processo
d’appello “Onorata Sanità”,
celebrato con rito abbreviato.La Corted’Appello diReggio Calabria, infatti, ha assolto dall’accusa di associazione a delinquere di stampo
mafioso, personaggi come
Giuseppe Pansera, genero
del celebre boss Giuseppe
Morabito, detto il “Tiradritto”, ma anche Alessandro e
Giuseppe Marcianò, condannati in un altro processo
come mandanti ed esecutori
del delitto di Franco Fortugno. Assoluzione anche per
Leonardo Gangemi, ex direttore
amministrativo
dell’ospedale di Melito Porto
Salvo. Pansera e Gangemi
(difesi dall’avvocato Antonino Curatola) erano stati condannati rispettivamente a
sette e sei anni di reclusione.
I due Marcianò (assistiti
dall’avvocato Antonio Managò) avevano invece rimediato una condanna a sei anni
(Marcianò padre) e cinque
anni (Marcianò junior). Una
sentenza, dunque, che va
ben oltre le richieste, già abbastanza sorprendenti, del
sostituto pg Santo Melidona
che aveva chiesto l’assoluzione di un altro soggetto con-
Gianfranco Luzzo
dannato in primo grado per
mafia, Giuseppe Errante.
Questi, così come gli altri
soggetti accusatidi 416bis,è
stato assolto perché il fatto
non sussiste.
La Corte d’Appello di Reggio Calabria, presieduta da
Ornella Pastore, ha dunque
sorpreso tutti. Un’altra assoluzione “pesante”, infatti, è
quella ottenuta dall’ex assessore regionale alla Sanità,
Gianfranco Luzzo, assistito
dall’avvocato Aldo Labate.
Luzzo è stato assolto dai reati
contestati, così come richiesto, al termine della propria
requisitoria dal sostituto pg
Melidona. La Procura Generale aveva invece chiesto la
condanna di due soggetti
che, nell’impostazione accusatoria, avrebbero avuto un
ruolo centrale, quello che, di
fatto, avrebbe anche fornito
il nome all’indagine, “Onorata Sanità”: la Corte ha però
disposto anche l’assoluzione
di Pietro Morabito, ex direttore generale dell’azienda
sanitaria di Reggio Calabria,
e di Peppino Biamonte, ex direttore generale dell’assessorato alla Sanità (difeso dagli avvocati Francesco Mortelliti e Antonio Masi). Una
pioggia di assoluzioni che ha
interessato anche Santo
Emilio Caridi, Roberto Mittiga, Domenico Antonio Pangallo, Alessio Suraci, Francesco Cassano e Domenico
Latella. Unico condannato, a
sei mesi di reclusione (pena
sospesa), Salvatore Asaro. I
giudici d’appello hanno dunque ribaltato la sentenza di
primo grado emessa dal Gup
Paolo Ramondino, che aveva
avvalorato le tesi dei pubblici
ministeri Mario Andrigo e
Marco Colamonici, che sostenevano le infiltrazioni
della ‘ndrangheta nella sanità calabrese.
Resta da vedere, adesso,
quali potranno essere le ripercussioni della sentenza
di ieri sul troncone di ordinari, in cui il consigliere regionale Domenico Crea, imputato principale del procedimento, è stato condannato in
primo grado a undici anni di
reclusione per concorso
esterno in associazione mafiosa.
Blitz nella regione, in Calabria e in Emilia: 4 fermi
Estorsioni in Valle d’Aosta
sotto la guida delle ’ndrine
di DOMENICO GALATÀ
SAN GIORGIO MORGETO - Dalla Calabria alla
Valle D'Aosta, passando per l'Emilia Romagna. Non si tratta di un itinerario turistico ma
bensì delle tre regioni italiane interessate dall'operazione “Tempus Venit”, coordinata dalla
Procura Distrettuale Antimafia di Torino con
l'ausilio delle Dda di Bologna, eseguita dai Carabinieri del aostano, affiancati dai militari
emiliani e calabresi.
A finire in manette sono stati quattro soggetti, tutti di origine calabrese: Giuspeppe Facchinieri e Giuseppe Chemi, entrambi 51enni,
originari di Cittanova e Taurianova ma residenti a Marzabotto e Castel D'Aiano, in Emilia
Romagna, Michele Raso, 49enne di Cinquefrondi e Roberto Raffa, 36enne nato a San Giorgio Morgeto ma residente ad Aosta. Secondo i riscontri
emersi dall'indagine (la collaborazione tra Procure ha visto impegnati il Procuratore Capo di Aosta,
Marilinda Mineccia, il sostituto
Daniela Isaia e il Procuratore Aggiunto della Procura di Torino,
Sandro Ausiello), i fermati si sarebbero resi protagonisti di tentativi di estorsione,
minacce per mezzo di lettere contenenti proiettili e il danneggiamento di escavatori, ai danni
di Giuseppe Tropiano, imprenditore originario di San Giorgio Morgeto, molto noto nel territorio aostano in cui risiede da anni.
Facchinieri e Chemi sono stati individuati
dagli inquirenti come coloro i quali avrebbero
richiesto più volte somme di denaro all'imprenditore, Raffa sarebbe stato il basista mentre Raso, di professione autotrasportatore,
avrebbe fatto da interlocutore tra i due fermati
residente nel bolognese e l'imprenditore valdostano. I primi episodi estorsivi risalirebbero al
maggio scorso, ma soltanto a settembre Tropiano ha deciso di sporgere denuncia, successivamente al danneggiamento di un escavato-
re in uso alla sua ditta.
I tentativi di estorsione riguarderebbero anche un altro imprenditore, Luigi Monteleone,
impegnato nel recupero archeologico, il quale
però sarebbe stato solamente approcciato senza vere e proprie richieste di denaro. Sullo sfondo, anche la minaccia di morte nei confronti di
Tropiano, contenuta in una lettera minatoria:
«Se non fossimo intervenuti - ha affermato nel
corso di una conferenza stampa il Tenente Colonnello del Comando di Aosta, Guido Di Vita Giuseppe Tropiano sarebbe andato incontro a
morte certa: nell'ultima letteraminatoria si faceva infatti riferimento a una data precisa,
quella del 20 dicembre, scelta per la sua esecuzione». Facchinieri è ritenuto vicino alla cosca
Facchineri di Cittanova, protagonista della faida coi Raso-Albanese che ha insanguinato nei decenni scorsi la cittadina aspromotana, mentre Raso è
fratello di Salvatore, ucciso in una
agguato il luglio scorso a San
Giorgio Morgeto. Raso era solito
trasportare pacchi dalla Calabria
alla Valle D'Aosta, e nel corso di un
controllo i Carabinieri hanno rinvenuto sul suo camion una pistola
ed un giubbotto antiproiettile.
L'uomo è interessato anche dal fronte calabrese dell'inchiesta. Nel corso di una perquisizione eseguitasu richiesta della Procuradi Torino, i Carabinieri della Compagnia di Taurianova, hanno rinvenuto all'interno di un capannone in contrada Don Paolo a San Giorgio Morgeto, in uso alla ditta “R.R. s.n.c. di Raso-Raffa”, una pistola semiautomatica avvolta da uno
straccio e nascosta all'interno di una cassetta
in plastica. A seguito della perquisizione i Carabinieri hanno arrestato tre persone per detenzione abusiva di arma clandestina, di munizionamento e ricettazione: Michele, Michele
Salvatore e Giorgio Raffa, di 67, 19 e 41 anni.
Per gli stessi reati oltre allo stesso Michele Raso, Vincenzo Raffa, di 35 anni.
Sotto scacco
l’imprenditore
Tropiano
Condannati Crea e la moglie
Per utilizzo dei fondi del gruppo politico del Ccd
REGGIO CALABRIA - Condannati sia
Mimmo Crea che la moglie Angela Familiari. Il Tribunale diReggio Calabria ha avvalorato le tesi del pubblico ministero Marco Colamonici, condannando Crea a cinque anni e sei mesi di reclusione per peculato, e la moglie a quattro anni e dieci mesi
per riutilizzo di denaro illecitamente acquisito. Nell’ipotesi accusatoria, premiata
dal Tribunale presieduto da Olga Tarzia,
Crea avrebbespostato i conti delCcd, partito, oggi estinto, di cui era membro in Consiglio Regionale, sul conto di cui era intestatario insieme alla moglie. L’accusa di
peculato è confluita in un processo distinto, ma è una “costola”del procedimento originario, denominato “Onorata Sanità”, in
cui l’ex consigliere regionale è stato condannato in primo grado per concorso
esterno in associazione mafiosa con alcune delle cosche più potenti della fascia ionica reggina, che lo avrebbero appoggiato
nelle elezioni regionali del 2005, nella speranza che il politico, medico di professione,
ottenendo un grosso exploit elettorale, potesse diventare assessore regionale alla
Sanità.
Il Tribunale ha dunque considerato pregnanti i rilievi mossi dal pm Colamonici
che,dati allamano,avevasostenuto comei
prelievi effettuati da Crea dal conto del Ccd
fossero, nella maggior parte dei casi, di importo identico ai versamenti fatti sul proprio conto personale. Così Crea, dunque, si
sarebbe appropriato di circa 543mila euro,
così come sostenuto nel corso della requisitoria dal rappresentante dell’accusa. Il pm
Colamonici, infatti, aveva ricostruito i
flussi di denaro, quantificabili intorno ai
275mila euro. Una somma che sarebbe finita, tra il novembre 2001 (ultimi mesi delle vecchie lire) e l’aprile 2005, sul conto di
Crea. Del restante, quasi 270mila euro,
non vi sarebbe traccia. Nel corso della propria requisitoria, Colamonici aveva elencato tutte le voci del bilancio presentato da
Crea con riferimento al Ccd: somme che
hanno, fin da subito, insospettito gli inquirenti.
Riconosciuta, dunque,la responsabilità
penale di Crea, sebbene il Collegio abbia mitigato la richiesta (otto anni di reclusione)
effettuata dall’Ufficio di Procura. Leggera
diminuzione rispetto alla richiesta anche
per la moglie di Crea, Angela Familiari, per
cui l’accusa aveva invocato cinque anni di
reclusione. La donna, in qualità di amministratore della clinica Villa Anya, avrebbe
versato circa due milioni di euro definiti
dal pm “capitali di provenienza dubbia o inconfessabile, per mantenere attivo il serbatoio di voti chela clinica rappresentava per
Crea”. Nei confronti di Crea il Tribunale ha
anche disposto l’interdizione perpetua dai
pubblici uffici, mentre per Angela Familiari i giudici hanno disposto un’interdizione della durata di cinque anni.
cl.co.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Calabria 13
24 ore
Giovedì 22 dicembre 2011
24 ore
Giovedì 22 dicembre 2011
Ercolani: «Chi sparge odio e violenza deve essere punito». Costantino: «Il Sul non ha preso le distanze»
Cgil: «Condanna senza paure»
Porto, posizione netta del sindacato dopo le minacce apparse su facebook
di ALESSANDRO TRIPODI
GIOIA TAURO – La risposta
della Cgil alle minacce comparse su Facebook a firma dei
due ormai ex dirigenti sindacali del Sul e del Coordinamento dei Portuali, Domenico Macrì e Rocco Italiano (autosospesisi dopo l’accaduto), non
lascia spazio ad interpretazioni. Infatti, a muso duro, e senza tentennamenti, la Cgil precisa che «non si farà impaurire e non abbasserà la testa». Il
“ruggito rosso” è provenuto
dalla conferenza stampa, indetta appositamente dopo lo
spiacevole caso, tenutasi ieri
presso la sede della Cgil della
Piana di Gioia Tauro. A manifestare la solidarietà con la
sua presenza è stato anche
Massimo Ercolani, coordinatore nazionale del settore marittimo della Filt-Cgil. «Dovremmo occuparci della vertenza porto -ha detto Ercolani
- e invece siamo qui oggi a
sprecare energia ed intelligenza a causa di atti violenti
chedevono esserecondannati
con fermezza.Chi spargeodio
e violenza deve essere punito
dalla giustizia. Il nostro compito - ha continuato - è quello di
prosciugare il brodo che alimenta sentimenti negativi
che peggiorano la situazione
di crisi del porto di Gioia Tauro. Il mio pensiero va anche e
soprattutto ai lavoratori, i
quali vivono una condizione
di difficoltà per via della cassa
integrazione. E’ da vigliacchi
esasperare persone già di per
sé esasperate perché vivono
con uno stipendio misero.
Non voglio lodare l’azienda
Mct - ha spiegato Ercolani - ma
quest’ultima sta rispettando
gli accordi. Infatti, non sono
stati effettuati licenziamenti,
le rotte di navigazione, come
anche i volumi di traffico, so-
Decisive le dichiarazioni di Giuseppina Pesce
Rosarno: arresti e sequestri
di armi, aziende e gioielli
La conferenza stampa della Cgil
no state mantenute. E’ stato
poi rispettato il Contratto nazionale e i rapporti sindacali:
per fare un esempio, il contrario di quello che ha fatto Marchionne con la Fiat. Il rilancio
delloscaloportuale -haproseguito - ha bisogno di una sinergia forte tra i tre pilastri
chiamati ad occuparsene: lavoratori/sindacati, aziende
del gruppo Contishp e la politica. Evidentemente uno di
questi è venuto a mancare e
non ha apportato quel contributo necessario».
Sulla stessa linea, il segretario della Cgil territoriale,
Antonino Calogero. «Mi sarei
aspettato un cenno di sostegno da parte del governatore
Scopelliti, pur sapendo che lo
stesso non nutre simpatie nei
confronti del sindacato. La
Cgil sta combattendo per i diritti dei lavoratori del porto e
continuerà a farlo nonostante
qualcuno cerchi di rettificare
la nostra azione».
E’ stata la volta, poi, di Sergio Genco, segretario generale regionale della Cgil. «La risposta dell’organizzazione
sindacale che rappresento - ha
detto - sarà forte. Un atto inti-
midatorio come questo non
può passare sotto silenzio perché l’immagine dei bossoli
sappiamo bene cosa significa
in una terra come la nostra. La
questione non va sottovalutata, per questo abbiamo agito
per vie legali appellandoci alla
magistratura».
Il segretario generale FiltCgil Calabria, Nino Costantino, ha detto «di non essere più
intenzionato a partecipare a
incontri dove siano presenti
anche esponenti del Sul, che
non ha ancora preso una netta
distanza dagli atteggiamenti
dei suoi membri».
Domenico Laganà, segretario generale Filt-Cgil pianigiana, ha parlato delle adesioni dei lavoratori del porto
all’organizzazione sindacale
«il cui numero elevato - ha specificato - ci ha fatto balzare al
primo posto come consenso
per ciò che stiamo facendo per
la vertenza del porto».
Presenti anche Salvatore
La Rocca, segretario Filt-Cgil
Calabria, sindaco e vicesindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore e Jacopo Rizzo, e l’ex
primo cittadino della città del
porto, Aldo Alessio.
Gaetano Palaia, 35 anni, insieme al padre
di FRANCESCO PAPASIDERO
Rocco, 62 anni, entrambi pregiudicati. Nel
ROSARNO – Si cerca di stringere il cerchio contempo sono stati apposti i sigilli a tre
intorno a Giuseppe Pesce. Le ricerche del aziende di trasformazione agrumaria, tutlatitante di uno dei più potenti casati della te di proprietà dei Palaia, considerati dagli
‘ndrangheta calabrese. Nella giornata di inquirenti come una famiglia “satellite”
ieri, infatti numerose perquisizioni sono della cosca Pesce. Le verifiche dei militari
state effettuate dai Carabinieri del Ros e del facevano emergere gravi illeciti in materia
Comando Provinciale di Reggio Calabria, ambientale, alla luce dei quali erano deferiche su delega della Dda reggina hanno pra- ti in stato di libertà, per smaltimento illeciticamente setacciato il centro abitato di Ro- to di rifiuti, Lucia Palaia, 34 anni, Teresa
sarno e le campagne circostanti alla ricerca Madulia, 46 anni e Fortunato Palaia, 55. Le
di armi e dello stesso Giuseppe Pesce, detto gravi carenze igienico-sanitarie riscontrate portavano al sequestro di
“testuni”, fratello di Franceuna vasta area aziendale
sco Pesce, catturato mesi
dell’estensione di quattro etaddietro dai Carabinieri in
tari e con all’interno attrezun blitz alle porte di Rosarzature per oltre un milione di
no. Giuseppe Pesce è consieuro. Oltre alle tre aziende
derato dagli inquirenti cosequestrate e ai deferimenti
me l’attuale reggente della
per smaltimento illecito di ricosca rosarnese. I controlli
fiuti, è stato ritrovato un “tedei Carabinieri sono stati il
soretto” dal valore di circa
riscontro delle dichiarazioduecentomila euro.
ni rese alla magistratura
Sempre a riscontro delle
dalla pentita Giuseppina
indicazioni date da GiusepPesce.
pina Pesce i Carabinieri hanLe perquisizioni hanno
no potuto ritrovare, all’intervisto impegnato un comno di un armadio blindato,
plesso dispositivo dell’Arrinvenuto in una casa disabima dei Carabinieri, suppor- Parte dei beni sequestrati
tata nella disponibilità degli
tato dai Reparti specializzati tra cui lo Squadrone Eliportato Cacciato- affiliati alla cosca, numerosi monili in oro
ri Calabria di Vibo Valentia, il Noe, Nas, e il tempestati di pietre preziose e vari orologi,
Corpo dei Vigili del Fuoco. Nel corso di una anche in oro massiccio, di prestigiose maiperquisizione effettuata all’interno di sons, quali “Patek Philippe”, “Rolex” e
un’azienda agrumaria, sono stati ritrovati “Cartier”. Questi oggetti di valore potrebe sequestrati un revolver Colt Python cali- bero essere il provento di una rapina messa
bro 357 magnum, una pistola semiatoma- a segno da soggetti ritenuti appartenenti
tica Mauser calibro 7,65 e numerose muni- alla cosca Pesce qualche tempo fa ad una
zioni. Le armi erano in perfetto stato di con- gioielleria della Piana, secondo quanto riservazione e pronte all’uso. Nella circo- ferito dalla collaboratrice di giustizia Pesce
stanza, sono stati arrestati - con l’accusa di Giuseppina in un udienza al Tribunale di
detenzione abusiva di armi e munizioni - Palmi nel processo contro la cosca Pesce.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
14 Calabria
Giovedì 22 dicembre 2011
21
REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected]
Il presidente della Regione all’università della terza età “50&Più” para gli attacchi politici
«Tutti criminali? Incredibile»
Scopelliti: «Vogliono colpire me per screditare il lavoro che si sta facendo»
di TATIANA BARONE
LA Confcommercio di Reggio Calabria ha ospitato nella
serata di ieri, una conferenza
stampa per la promozione
dell’Università della terza età
‘’50&Più’’. La conferenza, tenutasi alla presenza del dirigente scolastico Carmelo
Aquilino, del responsabile
Domenico Tripodi e dell’ingegnere Nicola Pavone, ha
visto come protagonista il
presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti.
Difatti, dopo la lettura di
un messaggio inviato dal
presidente
nazionale
dell’Università da parte di
Pavone, il presidente Scopelliti ha spostato l’attenzione
sulla sanità, elemento collegato in maniera diretta con la
terza età, sui provvedimenti
attuati dalla sua giunta in
merito al settore e sulle numerose chiusure (dieci) di
strutture ospedaliere sul territorio. Scopelliti ha affermatoche l’intentoèquello ditrasmettere e rendere noti i messaggi e gli intenti della giunta regionale calabrese sulla
sanità: nel settore si spendono annualmente circa 7 mila
miliardi delle vecchie lire, ma
entro il 31 dicembre verrà
presentato un bilancio con
un risparmio di circa 30 milioni di euro. Il percorso che
ha portato a determinate prese di posizione e decisioni, in
base alle affermazioni di Sco-
Il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti
pelliti, è dovuto anche alle attuali condizioni in cui si trova
attualmente l’Italia e in cui si
trovano le regioni che adesso
devono pagare da sole il proprio disavanzo, dapprima pagato dallo Stato (quello della
Regione Calabria ammonta a
circa 250 milioni di euro). La
decisione di chiusura di determinate strutture ospedaliere, quali quelle di Scilla o
Siderno, secondo il governatore è stata presa dopo aver
constatato che non si trattava
distrutture sanitariebensìdi
«presidi di morte»; ma la riorganizzazione della rete ospedaliera passa anche dalla parte funzionale e così attraverso
l’eliminazione di tanti reparti, come odontoiatria, definiti
inutili e di semplice Day Hospital, si è riusciti a recuperare 500 posti letto per lunga
degenza. Un altro punto su
cui ha messo l’accento il presidente della Regione è stato
quello della valorizzazione
del rapporto tra medico di famiglia e medicina territoriale, ruolo, quello del medico di
famiglia, vicino al settore della terza età: è questo, secondo
Scopelliti, il settore su cui lavorare, ponendo maggiore
attenzione ai non autosufficenti o ai parzialmente sufficenti che devono avere cure
continuative e domiciliari,
L’allarme del commissario provinciale del Pd
«Un’operazione che getta ombre
drammatiche sul Comune»
di GIROLAMO DEMARIA*
L’ARRESTO del consigliere comunale del Pdl e
già assessore al comune di Reggio Giuseppe
Plutino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione
contro la cosca Caridi condotta dalla Direzione
Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria,
rappresenta una devastante conferma del perverso rapporto tra la ndrangheta reggina, la
politica e le istituzioni locali e getta un’ombra
drammatica sul Comune di Reggio Calabria.
Il consigliere comunale Plutino viene indicato come il referente della cosca Caridi a Palazzo San Giorgio e, così come affermato dal Procuratore Pignatone, c’è la prova che è stato il beneficiario del sostegno elettorale della suddetta cosca nel corso della consultazione elettorale
per l'elezione del consiglio comunale di Reggio
del maggio 2011 vinte dal sindaco Arena, anche mediante sistemi di alterazione della libera
competizione elettorale e di controllo della libertà di voto. In sostanza con questa operazione che, per il Questore Casabona, si caratterizzanon peri numerimaper lasua qualità,viene
provato che il voto alle elezioni comunali di
Reggio del maggio scorso è stato inquinato
dalla ‘ndrangheta. Esprimo l’apprezzamento
del PD reggino nei confronti dei magistrati
della Ddda di Reggio e delle forze dell’ordine
per quanto stanno facendo nell’azione di contrasto alle organizzazioni della ‘ndrangheta
per riportare la legalità e rendere più libera la
città. L’operazione disvela, ulteriormente, la
capacità di infiltrazione delle organizzazioni
della ‘ndrangheta reggina nell’attività politico-amministrativa cittadina, così come già accaduto attraverso il controllo della società municipalizzata Multiservizi per come evidenziato dall’operazione Astrea, ed il peso da queste
esercitato sulle competizioni elettorali già
emersi in altre inchieste in corso. L’indagine
che ha portato agli arresti odierni, difatti, fa seguito ad altre operazioni che avevano fatto registrare rapporti ben coltivati tra esponenti
della ‘ndrangheta e della politica locale, scelti
quali candidati di riferimento cui garantire il
proprio sostegno elettorale. Ad oggi, malgrado gli inquietanti scenari emersi, che hanno investito esponenti dell’attuale amministrazione comunale guidata da Arena e di quella precedente guidata da Scopelliti, occorre purtroppo registrare che, malgrado le ripetute richieste del PD e di altri gruppi, sia da parte del sindaco che delle forze politiche cui i soggetti coinvolti appartengono non si è ritenuto assumere
alcuna iniziativa per impedire che sull’istituzionelocale possanogravareombre diqualsiasi natura. Non si fa il bene della città girandosi
dall’altra parte e facendo finta di non vedere. La
gravissima situazione di Palazzo San Giorgio,
purtroppo continuamente mortificato dalle vicende che quasi quotidianamente vengono disvelate, esige interventi tesi a bonificare e liberare l’amministrazione della cosa pubblica cittadina dalla cappa soffocante che sta uccidendo il presente ed il futuro di Reggio.
Non può esservi alcuna sottovalutazione. Al
punto in cui si è giunti non è più rinviabile un
tempestivo ed adeguato intervento da parte degli organi preposti di vigilanza teso a chiarire
fino in fondo le effettive condizioni di agibilità
democratica del Comune di Reggio Calabria.
La violenza delle famiglie della ‘ndrangheta,
i condizionamenti di cui queste sono capaci e
gli estesi legami attraverso i quali si alimentano richiedono, nel contempo, una forte presa di
coscienza individuale e collettiva ed una reazione civile da parte della società reggina per
impedire che la città scivoli, ripiegata su se
stessa, sotto il loro giogo, creando, viceversa, le
condizioni perché Reggio possa riappropriarsi di una nuova speranza.
*coordinatore provinciale PD
per non dimenticare e svalutare la persona e il suo rispetto. Scopelliti ha quindi affermato che vanno recuperati,
attraverso inostri soldi,circa
123 milioni di euro di cui 30
vanno trasferiti nel settore
sociale e che l’approvazione
del bilancio è avvenuta in maniera blindata con la perdita
di circa 70 milioni di euro rispetto al bilancio dell’anno
precedente, anche a causa
della stagione di ristrettezze
in cui si trova il Paese. «Di certo - ha dichiarato - durante
questi grandi cambiamenti
in atto non aiutano le continue tensioni e proteste. Non
pensavo, in otto anni da sindaco di Reggio Calabria, di
aver fatto solamente danni.
Spesso i dirigenti comunali
gonfiano i bilanci del Comune per evitare che sui cittadini cadano più tasse: abbiamo
sempre agito per il bene e l’interesse della comunità. Ma io
sto pagando un errore, che
può sempre capitare, sotto
forma di delegittimazione
della mia immagine mentre i
cittadini stanno pagando sotto forma di disservizi. E’ un
problema che viene oltremodo amplificato poiché si ha il
preciso obiettivo di colpire
me, impedendo alle istituzioni dilavorare odi screditareil
lavoro che si sta facendo. Ma
non posso veramente credere
che a Reggio Calabria diventino tutti criminali da un
giorno all’altro».
L’AFFONDO DI ETHOS
«Il “Modello Reggio”
è giunto al capolinea»
«AFFRONTARE, nelle competenti sedi politiche ed istituzionali, discussioni riguardanti ilcoinvolgimento
di consiglieri in carica ed ex
consiglieri in inchieste giudiziarie contro il crimine organizzato, chiedendo quantomeno chiarimenti su determinati atteggiamenti assunti daesponenti diprimissimo piano della politica regionale e comunale nei confronti di noti personaggi di
'ndrangheta, sarebbe stato,
da parte dell’attuale sindaco
e di quello precedente, un
concreto gesto d’amore nei
confronti di Reggio e dei suoi
cittadini». È quanto sostiene
il presidente dell’associazione Ethos, Giuseppe Musarella. «Specie oggi – prosegue –
dopo l’ennesimo arresto eccellente di uno dei protagonisti del 'modello Reggiò. Invece, si preferisce discutere
esclusivamente di altro, crisi
economica in testa, sforzandosi di distinguere nettamente le vicende amministrative e politiche da quelle
giudiziarie e criminali, tentando addirittura di ridurre
la crisi della maggioranza
comunale, che ha definitivamente e responsabilmente
archiviato Scopelliti, Arena
e tuttii ‘superstiti’del modello Reggio, in mero mercimonio. In questo contesto, la città soffre, schiacciata da incapacità, corruzione, esasperato individualismo ed arrogante ignoranza. Per queste
ragioni è necessario cambiare il presente, se si vuole sperare in un futuro migliore».
«Tranquillizzando Scopelliti ed Arena –prosegue Musarella -che, almeno daparte di
Ethos, non esiste alcun complotto per distruggere o delegittimare la loro immagine, i
due ci riescono benissimo da
soli, senza l’aiuto di nessuno,
ritenendo comunque che il
modello Reggiosia giuntoal
termine anche per evidenti
ragioni politiche, ciò che si
ritiene prioritario è cambiare in fretta la classe dirigente.Non puòessere unobiettivo a lunga scadenza, ma è imperativo che altre persone,
competenti e libere, amministrino adesso, in questo momento, il nostro territorio».
Sbano (Fli) invoca indagini sul voto di maggio
Idv, Pdci e Sel chiedono
subito lo scioglimento
del consiglio comunale
«LAmisura ora è davvero colma, vanno accelerate le procedure per lo scioglimento
del Comune di Reggio Calabria. L’arresto odierno del
consigliere Pdl Giuseppe
Plutino è l’ultimo di una serie
di episodi inquietanti. Prima
il controllo della 'ndrangheta sulle società partecipate
del Comune, poi il coinvolgimento dell’assessore Morisani in una intercettazione telefonica sullo scambio di voti
mafiosi, oggi l’arresto di un
consigliere di maggioranza,
trasformano il caso Reggio
in un vero e proprio vulnus
democratico».
La condanna arriva da Andrea Di Martino, commissario provinciale Sel, che punta
il dito contro una «incosciente indifferenza da parte di chi
governa questa città», chiedendo di «ripristinare le regole democratiche e la legalità a Reggio, per cui non si può
attendere un secondo di
più».
All’attacco di Palazzo San
Giorgio si scagliano anche le
segreterie provinciali di Idv e
Pdci che, in una nota congiunta, parlano di una «nuova pesantissima bufera che
ha investito il Comune di
Reggio» e che «rappresenta
la certificazione e il sigillo finale del fallimento politico,
morale e amministrativo della giunta comunale guidata
dal sindaco Arena». E ancora: «Prima la vicenda relativa
all’enorme buco nel bilancio e
gli arresti nel settore Urbanistica, successivamente le infiltrazioni delle cosche della
'ndrangheta nelle vergognose società miste e la presenza
di razzisti e antisemiti nella
giunta comunale. Adesso,
con l’arresto di un consigliere comunale del Pdl, siamo
giunti ad un limite di vera e
propria agibilità democratica». La speranza è che «il ministro dell’Interno, Anna
Maria Cancellieri, preso atto
dei fatti pregressi e a seguito
dell’odierna inchiesta, possa
attivare le procedure per procedere rapidamente allo scioglimento del Consiglio comunale di Reggio».
A gettare ombre sulla regolarità del voto di maggio è
il candidato sindaco di Fli
Carlo Sbano che, convinto
che «la Procura di Reggio
avrebbe dovuto fare piena luce sull’andamento delle elezioni: soprattutto, sulla scorta della relazione loro inviata
dal dott. Campagna, presidente della commissione
elettorale della Corte d’Appello», parla di «gestione
quantomeno “allegra” delle
217 sezioni elettorali, visto
che ben 177 risultavano avere commesso irregolarità, illegittimità, illegalità nelle
operazioni di scrutinio».
Palazzo San Giorgio
Previsioni
del tempo
IL governatore Scopelliti, al termine dell’interrogatorio in Procura, ha dichiarato urbi et orbi: “Sono molto sereno”. Ieri
mattina, davanti all’edicola del viale Calabria, un
mio amico imprenditore,
leggendo le locandine dei
giornali, ha sbottato: “Il
Comune mi deve diecimila euro da due anni e mezzo per merci che ho fornito, e mi sento molto nuvoloso!” I forti contrasti climatici non portano mai
niente di buono, la cittadinanza è avvisata: è in
arrivo una forte tempesta!
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Reggio
22 Reggio
Giovedì 22 dicembre 2011
Reggio 23
Giovedì 22 dicembre 2011
Sotto
la conferenza
stampa
dell’operazione
con il
procuratore
Giuseppe
Pignatone
A Leo Caridi servivano i soldi per i fratelli detenuti
Affetti e affari
in testa al clan
|
LE DUE INDAGINI
|
Dalla geografia
criminale reggina
alle minacce a Nucera
Nulla era lasciato al caso. Anche da dietro le sbarre
Santo Caridi gestiva le sorti del negozio di famiglia
continuava a “gestirli”Santo Caridi
direttamente dal carcere.
Infatti, ulteriori elementi che
confermano l'attuale gestione degli
interessi dell'omonima cosca da
parte di Leo Caridi derivano anche
dall'esame di altre due conversazioni registrate nel corso del servizio di
intercettazione ambientale dei colloqui intrattenuti daldetenuto Santo Giovanni Caridi ed i suoi familiari
presso le strutture carcerarie di
Reggio Calabria ed Avellino.
Infatti, dai contenuti del dialogo
registrato all'interno della sala colloqui della casa circondariale di San
Pietro lo scorso 17 ottobre, agli 007
della Polizia appare chiaro come
«Leo Caridi sia destinatario delle
“imbasciate” inviate dal detenuto
Santo Giovanni Caridi in occasione
degli incontri con i parenti».
Particolare rilievo riveste lo stralcio di conversazione in cui Santo Caridi «chiedeva alla sorella Fortunata di riferire un messaggio al fratello Leo, circostanza questa che dimostra come in atto sia questi a gestire
gli interessi della cosca». Continua
l’ordinanza: Alle ore
13:00il detenutoabassa
voce chiede alla sorella
di riferire un messaggio
al fratello Lillo, affermando che lui sa di che si
tratta. Analogamente,
rilevante appare anche
il fatto che la sorella Fortunata faceva presente
al fratello Santo che una
terza persona ritenesse
opportuno cedere in locazione il “banco”, ovvero l’attivtà di
rivendita orto-frutticola, formalmente intestata alla figlia Fortunata Condomi». Ed ancora: «Proprio
in relazione alla locazione della rivendita di frutta, anche nel corso del
colloquio registrato il successivo 11
novembre, Santo Giovanni Caridi
ne discuteva con la sorella Fortunata, dimostrando di venire tenuto al
corrente degli affari di famiglia.
Particolare rilievo rivestono gli
stralci in cui i due interlocutori discutono della modalità di locazione
della rivendita di frutta di interesse
della famiglia e degli eventuali benefici anche di carattere economico
che ne deriverebbero (Santo chiede
alla sorella qualcosa a bassa voce
pertanto …inc…Fortunata dice che
Il colloquio
nel penitenziario
fra il capo cosca
e la sorella
hanno parlato con ..... e non so che
devono trovare o doveva trovare, tu
e…inc…Santo chiede se hanno parlato già. Fortunata dice di si. Santo
chiede se glielo da in affitto. Fortunata dice di si che va bene ed è d'accordo anche ... Santo chiede da
quando. Fortunata dice che doveva
essere dal primo novembre, così ...
prende lo stipendio perché lavora
alla …inc… mezza giornata e pure
... e va anche al mercato, e in più
2.500 di affitto perché avevano parlato già così, almeno si tolgono gli
impicci con la banca. Fortunata dice
che anche ... ha parlato di questo fatto ma non so come è finita. Santo dice con .... Fortunata dice che è andata a trovarlo ma lui ha fatto finta di
…, ha detto che ha da fare. Santo dice
di darlo a ... che è più serio. Fortunata dice che almeno lavora anche ... e
..., gli da lo stipendio e si possono pagare i debiti che hanno, ma ora cercano un responsabile che sta la e poi
metteranno anche le telecamere e
anche ...è contenta con questo mentre con l'altro no, ma ancora se non
trovano ad uno che sta la sono buttati al banco dalla mattina alla sera sia
... che ..., presto che lo affittano così
in questo modo si pagano i debiti
con il mercato e con la banca perché
quelli che ha fatto ... non si sa nulla.
Santo dice che se lo prende prima
Natale. Fortunata dice prima possibile ma deve trovare uno che sta la e
gli ha detto anche a mio marito se
vuole lavorare mezza giornata e gli
avrebbe dato anche a lui lo stipendio, ma non vuole andare perché dice che ha lavorato tanto già e non riesce ad alzarsi presto. Fortunata dice
che stamattina era aperto il banco e
sicuramente lo apre zio Mimmo)».
Infatti, se da un lato la conversazione in esame evidenzia come Santo Caridi venga costantemente tenuto al corrente degli affari di famiglia, suggerendo anche le sue preferenze in ordine a chi debba essere locata la rivendita di frutta, dallo stesso ritenuto la persona più affidabile, dall'altro la stessa, se analizzata
unitamente ad altre conversazioni
registrate su una delle utenze radiomobili in uso a Leo Caridi sottoposte
a servizio di intercettazione, dimostrano come «sia proprio questi a
condurre le trattative per la locazione del più volte citato negozio di
frutta proprio con ....».
Vincenzo Lombardo. In alto Filippo Condemo. A sinistra Domenico Condemi
La personalità e il ruolo di Leo Caridi ricostruiti dai pentiti
LE ATTIVITÀ
Disposto il sequestro
di quattro società
CAFFÈ e frutta erano le attività principali su cui puntava il presunto boss
del quartiere di San Giorgio Extra.
Gli inquirenti hanno pertanto disposto il sequestro preventivo delle società riconducibili a Leo Caridi. Si tratta
dell’impresa individuale “Caridi
Leo”, della “Caridol Snc”, della “Cafer
Srl”, dell'impresa individuale “Condemi Fortunata” e della rivendita orto-frutticola sita in via Pio XI, angolo
viale Europa di Reggio Calabria, ove
è condotta la stessa attività d'impresa.
IL PERCHÉ DEL FERMO
Era concreto il pericolo
di fuga del presunto boss
C’ERA il «fondato pericolo di fuga» e,
per questo, è stato disposto l’arresto di
Leo Caridi. Ne sono certi gli investigatori che, lungo il copioso faldone
dell’ordinanza di custodia cautelare,
ne spiegano i rischi «sia in quanto il
sodalizio di appartenenza ha dimostrato, per come ampiamente emerso
nel corso delle indagini che hanno portato all'esecuzione dell'operazione,
grande capacità di acquisire informazioni sulle indagini in corso e sulla
possibile esecuzione di provvedimenti
di cattura nei confronti dei singoli affiliati».
Mafia, caffè e cioccolato
Il contributo alla giustizia di Roberto Moio e Nino Lo Giudice
ANCORA una volta sono i nuovi
collaboratori di giustizia a fornire
utili elementi nelle attività d’indagine degli investigatori. Da una
parte Roberto Moio, nipote del
mammasantissima Giovanni Tegano, dall’altra Antonio Lo Giudice, esponente di spicco dell’omonimo clan. Proprio Moio, infatti,
traccia la personalità criminale ed
il ruolo verticistico all’interno del
clan che, col tempo, s’era conquistato Leo Caridi.
Il collaboratore di giustizia faceva riferimento ad uno dei fratelli
Caridi, riconoscendone anche la
fotografia, seppure indicandolo
erroneamente col nome di “Bruno”, ma individuandolo attraverso l'attività economica esercitata
nel settore della distribuzione all'ingrosso del caffè, attraverso
cui, grazie alla sua appartenenza
alla cosca, imponeva in molti bar
cittadini la fornitura di caffè.
Moio, dunque, indicava espressamente Caridi come appartenente alla cosca Libri-Caridi, anch'egli attivo nel settore delle estorsioni.
A riscontro delle dichiarazioni
rese dal nipote di Giovanni Tegano, dalle indagini compiute è risultato che, «effettivamente, Leo
“Lillo” Caridi è titolare della omo-
Il pentito Antonino Lo Giudice
nima impresa individuale che ha
quale attività il commercio all'ingrosso di caffè.
D'altra parte, Caridi, nel corso
dell'attività di intercettazione telefonica delle utenze radiomobili
nella sua disponibilità, è risultato
essere «costantemente impegnato
in tale attività di fornitura di caffé
presso bar di Reggio, tra cui è possibile individuare anche quello denominato ....., indicato dal collaboratore Moio quale cliente del Caridi Leo, per come testimoniato dalle
conversazioni intrattenute da
quest'ultimo con la titolare dell'epoca del citato esercizio commerciale, che, in occasione dei contatti
intrattenuti col Caridi (spesso
chiamato con l'appellativo di “Lillo”)».
C’è poi il contributo alla giustizia fornito da Antonino Lo Giudice
che indicava Leo Caridi, dallo stesso conosciuto come “Lillo”, appellativo con cui il predetto viene comunemente chiamato dai suoi interlocutori come emerge chiaramente dalle conversazioni telefoniche intercettate ed in parte sopra riportate, «quale appartenente alla cosca Libri-Caridi-Zindato,
precisando che il medesimo in passato era titolare di una fabbrica di
prodotti dolciari ed in particolare
uova di Pasqua». «Anche qui - spiegano gli 007 della Polizia di Stato a conferma dell'attendibilità delle
dichiarazioni rese dal Lo Giudice,
dagli accertamenti esperiti Caridi
Leo è risultato titolare anche della
“Caridol Snc”, azienda che ha quale attività principale la fabbricazione di cacao, cioccolato, caramelle e confetterie ed in particolare di uova di Pasqua, nonché della
“Cafer Srl” avente ad oggetto produzione all'ingrosso ed al minuto
di prodotti dolciari, di generi alimentari, liquori».
Il gruppo in cerca di un finanziamento per risollevare le sorti del bancone di frutta al semaforo di Sant’Anna
Auto bruciate e il pestaggio di un tale “Demetrio”. Ecco le intercettazioni
Se la crisi economica si abbatte sulla ’ndrina
Danneggiamenti e atti di violenza
LA crisi economica aveva colpito
anche l’attività dei Caridi. Stritolati dalla morsa economica, gli
uomini del clan avevano provato
ad ottener un finanziamento per
far risollevare le sorti del banco di
frutta di Sant’Anna, punto d’incontro, almeno da quel che emerge dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Roberto Moio,
degli affiliati alla
consorteria.
«Dalla lettura
dei progressivi registrati in occasione dei colloqui intrattenuti da Santo Caridi - spiega
l’ordinanza - emerge che una delle
motivazioni che
portavano i maggiorenti della famiglia a decidere
Al punto
vendita
gli incontri
dei sodali
della cosca
la locazione dell'attività commerciale risiedeva in una momentanea difficoltà economica da parte
della famiglia Caridi ed in particolare di Condemi Domenico, marito di Caridi Antonina (sorella di
Santo, Nino, Lillo etc.) e padre di
Condemi Fortunata, formale titolare della più volte citata rivendita
di frutta: attività, peraltro, acquisita da un altro membro del gruppo criminale Zindato Giuseppe,
marito di Caridi Antonia (altra sorella di Santo, Nino, Lillo etc.), anche quest'ultimo arrestato nell'ambito dell'operazione “Alta
tensione”.
A tale difficoltà cercava di fare
fronte anche un altro appartenente al sodalizio, Domenico Condemi, arrestato all’alba di ieri.
«Il Condemi in particolare - continuano gli investigatori - cercava
di porre rimedio contattando un
promotore e mediatore finanziario, per far ottenere un finanziamento. Infatti, nel corso dei progressivi sopra riportati, Condemi
Domenico chiedeva l'interessamento del ... per la concessione di
un finanziamento al cugino (“Sai
che ti volevo dire c'è mio cugino
che ha dei problemi con l'attività…e vuole fare un finanziamento”), titolare della rivendita di prodotti ortofrutticoli nei pressi del
Ponte di Sant’Anna all'altezza dei
semafori, proprio quella di cui si è
ampiamente riferito nel corso della presente trattazione e riconducibile alla cosca Caridi (“Ha il banco della frutta ha…Là, ai semafori
sul ponte…No, qua sul ponte di
sant'Anna… Quello che c'è alla
posta di san Giorgio”)».
Le circostanze concernenti la
gestione dell'attività orto-frutticola, secondo gli 007 della Polizia,
rilevano sotto un pluralità di profili: «Testimoniano la centralità,
da un punto di vista degli interessi economici, dell'attività di gestione della rivendita di frutta che
passava da Zindato Giuseppe, marito di Caridi Antonina, a Caridi
Fortunata, figlia di Caridi Antonia, entrambe sorelle Caridi Lillo
che, a sua volta, si occupava di risolvere le problematiche legate alla stessa sotto le direttive di Caridi
Santo e con l'aiuto di Condemi Domenico (che così confermava ulteriormente la particolare vicinanza alla cosca); Danno un ennesima conferma dell'attendibilità
delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Moio, il quale ha
riferito come il chiosco di frutta in
questione ha da sempre costituito
un luogo di riunione degli appartenenti al sodalizio criminale dei
Caridi».
IL capo affermava anche con la
violenza il suo potere criminale. Nel corso di una serie di conversazioni telefoniche tra Leo
Caridi Giuseppe Ascrizzi, un
uomo residente a Medicina, comune della provincia di Bologna, i due parlavano di una terza persona tale “Demetrio”, ben
conosciuto ad entrambi, il quale si era reso responsabile di
un incendio ai
danni di due
auto riconducibili ad Ascrizzi.
Nel corso delle conversazioni, secondo gli
investigatori
emergevano
chiaramente la
protervia e la
Ascrizzi
imbarazzato
per aver
fatto
denuncia
Il pentito Roberto Moio
violenta personalità criminale
di Leo Caridi, il quale si diffondeva i particolari raccontando
compiaciuto al suo interlocutore le precedenti aggressioni
perpetrate ai danni del 'Demetrio' in questione.
In sostanza, il Demetrio, che i
due interlocutori consideravano un truffatore, era stato solennemente bastonato da Caridi perché, quando in una occasione era stato quest'ultimo ad
appropriarsi illegittimamente
di una certa somma di danaro
(per sua stessa ammissione:
“l'ultima volta gli ho fregato
quattromila e cinquecento euro”) del Demetrio, quest'ultimo
evidentemente aveva l''ardire'
di lamentarsi.
Emergeva poi chiaramente
nel corso di un’altra conversazione la caratura criminale ed il
potere decisionale di Leo Caridi, al quale il 'Demetrio' aveva
fatto un 'giochetto', chiamando
Ascrizzi in sua presenza col viva-voce, al fine di dimostrare a
Caridi come lo stesso Ascrizzi si
fosse appropriato dei suoi soldi, per ottenerne così l'autorizzazione alla perpetrazione di
un danneggiamento nei confronti di un suo amico.
Infine, appariva evidente
l'imbarazzo di Ascrizzi il quale,
per rispondere alle perplessità
di Caridi che si stupiva di non
percepire ”l'odio” del suo interlocutore nei confronti di chi l'aveva danneggiato, ammetteva,
quasi vergognandosi, di averlo
denunciato ai Carabinieri, ritenendo dal suo punto di vista di
fare la cosa giusta, anche a rischio di passare per 'infame'
agli occhi di Leo Caridi.
UN tempo acerrimi nemici, oggi
legati più che mai dall’indissolubile vincolo del dio denaro. L’operazione “Alta tensione” aiuta a
comprendere anche la geografia mafiosa del territorio reggino. La prima parte dell'indagine, infatti, aveva permesso di ricostruire gli equilibri criminali
esistenti nella zona sud di Reggio Calabria, estesa nei quartieri
di Ciccarello, Modena, San Giorgio, Pio XI, Rione Marconi.
Un’area che risultata vessata
dall'immanente presenza della 'ndrangheta ed in particolare di una pluralità di
cosche diverse, una
volta “nemiche” all'epoca ormai lontana
della guerra degli anni ‘90, successivamente perfettamente
armonizzatesi nel
controllo del territorioe nellasuddivisione delle attività criminali da
esercitare sullo stesso: la cosca
Libri, con le sue varie articolazioni legate ai Caridi, in particolare nella zona di San Giorgio
Extra, agli Zindato nella zona di
Ciccarello ed ai Borghetto in
quella di Modena; la cosca Rosmini, nella zona del Rione Marconi; la coscaSerraino verso San
Sperato. Gliagenti sisono mossi
incrociando, da un lato l’attività
d'intercettazione telefonica ed
ambientale, dall'altro il riscontro alle dichiarazioni dei nuovi
collaboratori di giustizia, sentiti
in merito agli assetti criminali.
Insomma, un’attività d’intelli-
gence complessa che, ad un certo punto, “sbatte” contro l’intimidazione al consigliere regionale Giovanni Nucera facendo
luce sulla tanica di benzina lasciata sulla sua auto ed accendendo i riflettori sul consigliere
comunale Pino Plutino arrestato nel corso dell’operazione.
«L’evento delittuoso - spiegano
gli investigatori - si inquadrava
perfettamente nel quadro generale delle investigazioni, permettendo di avvalorare ulteriormente i risultati già
raggiunti in relazione ad alcuni dei personaggi indagati ed
ampliando ulteriormente la sfera e la delicatezza delle indagini che permettevano di confermare
una volta di più la capacità d'infiltrazione della 'ndrangheta
nelle istituzioni pubbliche rappresentative. Ciò, alla
luce dell'accertata responsabilità di un importante esponente
politico locale, già assessore e
tutt'oggi consigliere comunale,
Giuseppe Plutino, rivelatosi
punto di riferimento della cosca
Caridi».
«I risultati complessivamente
acquisiti in questa seconda fase
dell'indagine - continuano - venivano compendiati in una richiesta di misura cautelare cui
faceva seguito una nuova ordinanza di custodia cutelare in
carcere emessa in data 16.12.11
che avvalorava pienamente l'ipotesi investigativa formulata».
Riflettori
sul ruolo
del pidiellino
Pino Plutino
Il tenente colonnello Carlo Pieroni e il questore Carmelo Casabona
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
UN fratello è per tutta la vita. E, per
tutta la vita, bisogna tendergli una
mano. Soprattutto nelle situazioni
più difficili. L’ordinanza di custodia
cautelare emessa nei confronti del
presunto reggente del clan di San
Giorgio Extra, Leo “Lillo” Caridi, è,
in un certo senso, il manuale dei
buoni rapporti da intrettanere in famiglia, di come un uomo d’onore
debba sempre e comunque recuperare denaro per contribuire alla
buona permanenza in carcere del
proprio fratello. Si legge: «Posta
l'appartenenza del Caridi Leo all'omonima cosca, circa il ruolo dallo
stesso ricoperto ed il compito esercitato nell'ambito del sodalizio criminale, può dirsi con certezza che all'indagato sia stato affidato il compito di gestire gli interessi del sodalizio ed in particolare degli esponenti di vertice della stessa tra cui i fratelli tutti detenuti, provvedendo al
loro sostentamento economico ed
eseguendo loro direttive». E c’è un
dialogo, registrato dagli investigatori, che aiuta ad ordinare i tasselli
del puzzle criminale. Si sente un uomo, non meglio identificato, che criticava i componenti della famiglia
Caridi, definendoli come «poco affidabili»
(«Comunque quelli sono fallocchi compare
Mico ah») facendo in
particolare riferimento
proprio a Leo “Lillo” Caridi, responsabile di
«non avere mantenuto
fede ad alcuni accordi
presi, trattenendo per sé l'intera
somma derivante da un imprecisato “affare”tra i due» («Lillo mi ha fottuto trenta mila euro a me, trenta…gli ho fatto una…una situazione… Lillo Caridi, non trenta mila
euro mi ha fottuto, c'è stata una situazione, dovevamo dividere i soldi,
ha preso trenta mila euro e non mi
ha dato una lira a me») giustificando il suo comportamento con la necessità di utilizzare il denaro per
uno dei suoi fratelli («sapete compare Peppe ho problemi con mio fratello»), richiesta alla quale suo malgrado l'uomo aveva dovuto sottostare («fate quello che volete»).
Ma oltreagli affetti,ci sonoanche
gli affari.E, daquanto emergenelle
carte delle inchieste, questi ultimi
34
REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected]
Seduta del consiglio comunale aperta con le felicitazioni della politica per la liberazione di Azzarà
L’abbraccio dell’aula a Francesco
A Motta sarà organizzato un evento per il bentornato al cooperante di Emergency
di PAOLO VACALEBRE
MOTTA SAN GIOVANNI Erano ben dodici i punti inseriti all'ordine del giorno
del consiglio comunale di
Motta San Giovanni, ma è
stato l'argomento legato alla liberazione di Francesco
Azzarà, l'operatore umanitario sequestrato in Sud
Darfur, ad aprire la seduta
dell'assemblea.
Ad intervenire, è stato subito il presidente del Consiglio, Giovanni Gattuso:
“Dopo quattro mesi di prigionia - ha detto - finalmente abbiamo potuto riabbracciare il nostro Francesco.
Le sensazioni provate apprendendo la notizia della
sua liberazione sono state
indescrivibili: è stata una
notizia che ha riempito di
felicità tutta la comunità
mottese e non. Francesco è
sempre stato nei nostri pensieri e nelle nostre preghiere”.
“Sono vicino alla famiglia
Azzarà - ha aggiunto il presidente Gattuso - in questo
momento di gioia, nella duplice veste di presidente del
consiglio e di parente, affinché Francesco possa tornare presto alla sua vita di
sempre”. Soddisfazione per
la liberazione di Francesco
Azzarà, dopo quattro lunghi mesi di prigionia, è stata anche espressa dal sindaco Paolo Laganà. “Appena
saputa la notizia - commenta il primo cittadino di Motta - le campane delle nostre
chiese hanno suonato a festa per la sua liberazione.
Grande gioia e commozione nel nostro paese, e soddisfazione per la conclusione
di un vero incubo, è stata
espressa anche da noi tutti”.
Il sindaco, quindi, ha voluto rinnovare “i sentimenti di felicità, noi tutti, ringraziando quanti si sono
Il caloroso abbraccio di un amico a Francesco Azzarà appena sbarcato a Reggio
adoperati per la liberazione
di Francesco, ringraziando
in primo luogo la platea dei
sindaci calabresi per l'attenzione rivolta alla vicenda dell'operatore di Emergency e per la solidarietà
manifestata alla famiglia e
alla comunità di Motta San
Giovanni in questi lunghi
mesi”.
Il sindaco, inoltre, riguardo la vicenda che ha
coinvolto il giovane mottese, ha voluto ancora ringraziare “il comitato degli amici di Francesco, che si è organizzato all'indomani del
sequestro, e i sindaci di tutta Italia, che hanno accolto
il nostro invito ad esporre la
gigantografia di Francesco
sulle facciate dei palazzi comunali, incominciando dal
sindaco di Firenze, Renzi,
che con l'esposizione a Palazzo Vecchio, iniziò una
lunghissima catena di solidarietà”. Nei momenti se-
La società che lavora al progetto di Saline
guenti alla conferma della
liberazione di Francesco
Azzarà, “ho ricevuto le congratulazioni e le felicitazioni - ha fatto sapere Laganà dei sindaci di Firenze, Roma e Torino. Sono stato
chiamato direttamente nella mia stanza, qui, al Comune”.
Il sindaco Paolo Laganà,
quindi, ha proposto all'assise, la convocazione, per il
prossimo 29 dicembre, di
una seduta aperta del consiglio comunale, “avente a
tema l'unico punto all'ordine del giorno: la solidarietà
e l'esperienza di Francesco
quale esempio per la nostra
terra”, e in cui saranno invitati a partecipare i sindaci
del territorio reggino, la
Prefettura, le diverse istituzioni.
Nella stessa giornata verrà organizzata anche una
manifestazione popolare
per dare il bentornato a
Francesco Azzarà, “che sarà certamente - ha detto infine il sindaco Laganà - un
momento importante e
esaltante per la nostra comunità”. Sul ritorno a casa
del cooperante di Emergency, dopo 124 giorni di prigionia in Darfur, si è
espresso anche il capogruppo di maggioranza,
Gianni Gattuso. “Intervengo - ha sottolineato - per
esprimere tutta la solidarietà mia e del gruppo consiliare che rappresento,
verso il nostro Francesco,
cittadino di questo territorio che con il suo operato
umanitario ha esaltato tutti i migliori valori della nostra terra”.
Ed ancora: “Abbiamo tutti atteso, per un tempo che
sembrava interminabile, il
suo ritorno e con grande
gioia ed orgoglio mottese lo
riabbracciamo ora con
grande affetto”.
“A Francesco - ha continuato Gianni Gattuso - va la
nostra riconoscenza per
aver segnato con la sua sofferenza una pagina importante del nostro paese. Il
suo rapimento ha risvegliato le coscienze di tanti cittadini, verso il prezioso operato di coloro i quali quotidianamente e nell'anonimato, svolgono attività
umanitarie in territori altamente rischiosi, con grande sacrificio e umiltà”.
“E per questo impegno ha detto infine il capogruppo di maggioranza - noi tutti, in questa sede pubblica,
riconosciamo la nostra gratitudine a Francesco Azzarà”. Tutti approvati, in seguito, i punti inseriti all'ordine del giorno, discussi
senza la presenza dei gruppi di minoranza. Ma la cosa
più importante è stato, sicuramente, il grande abbraccio dell’aula a Francesco.
Un anno a Baccellieri e 8 mesi a Santoro
Processo “Umbaca”
Condannati i ginecologi
dell’ospedale di Melito
di MARIATERESA ORLANDO
MELITO - Il primo grado di
giudizio del processo “Umbaca”, celebrato a Melito
presso la sezione staccata
del Tribunale di Reggio, si è
chiuso con la condanna dei
ginecologi del “Tiberio Evoli” Pasquale Baccellieri (primario di ostetricia e ginecologia) e Giuseppe Santoro,
condannati per lesioni colpose seppur con tutti i benefici di legge rispettivamente
ad 1 anno e 600 euro di multa
e 8 mesi e 400 euro di multa.
L’avvio della discussione
tocca subito alla parte civile
(rappresentata dagli avvocati Veneto, Parisi, Solano e
Serio), la quale evidenzia la
“mancanza di assistenza
medica per la signora Umbaca, prolungata per circa 3-4
ore”. La parte civile ha inoltre fatto riferimento ad una
perizia in particolare, specificando “l'effettuazione di
una manovra ginecologica
errata” ma anche l'eccessiva
durata del processo “che ci
ha portati ad una prossima
prescrizione del procedimento”. Ascoltata la parte civile, laparola èpoi passataal
Procuratore generale Enzo
Arcadi, che alla luce della documentazione acquisita, ha
chiesto per i due imputati la
condanna di 12 mesi. Conclusive e dettagliatele arringhe difensive da parte degli
avvocati Loris Maria Nisi
per Baccellieri e Giuliana
Barberi per Giuseppe Santoro. Il difensore del primario
Il primario Pasquale Baccellieri
Baccellieri, in particolar modo, ha posto l'accento sulla
inesistenza di un comportamento omissivo da parte del
suo assistito, giudicando
contraddittoria rispetto alle
altre, la perizia disposta dal
giudice Scortecci.
Nisi ha provato inoltre a
fare emergere una serie di
contraddizioni, legate anche all'assenza di ecchimosi
sulla pelle del piccolo Nicolas, oltre alla mancanza di
elementi concreti che proverebbero la somministrazione di quantità abnormi di ossitocina e l'effettuazione della manovra di Kristeller.
Dello stesso tenore l'arringa
dell'avvocato Barberi che ha
giudicato inammissibile il
reato contestato al suo assistito, essendo lo stesso Santoro “non presente in sala
parto nei minuti precedenti
e successivi alla nascita di
Nicolas”.
I commissari al Comune di Condofuri tracciano un bilancio dell’anno passato
Centrale a Carbone
La “Sei” passa all’attacco
«Basta con le diffamazioni» «La diffidenza della gente ha lasciato il posto alla voglia di giustizia»
Sul cammino della legalità
MONTEBELLO - «La società
di progetto “Sei spa” ha sempre agito nel pieno rispetto
delle complesse e rigide norme italiane che ne disciplinano l'iter autorizzativo. Sotto
questo profilo invitiamo
chiunque dovesse essere in
possesso di elementi utili alla
valutazione del Progetto Sei a
presentarli nelle sedi competenti, nelle quali verranno
prese in dovuta considerazione». Così la società impegnata
nella costruzione della centrale a carbone di Saline che,
in una nota, aggiunge: «Esulano da questa logica finalizzata ad un confronto costruttivo, le minaccedi ricorso contro un eventuale progresso
nell'iter autorizzativo o, peggio ancora, i tentativi di diffamazione apparsi di recente
sulla stampa: tali attacchi non
sonopropridi unasocietàmatura, la cui crescita civile si basa largamente sulla capacità
di confrontarsi su proposte
concrete, soprattutto in un
momento di crisi come quello
che stiamo vivendo». La società, dunque, «non si farà in-
fluenzare in alcun modo da tali tentativi di delegittimazione e in tal senso condanniamo
ogni azione volta a screditare
e diffamare strumentalmente
il buon operato dell'azienda».
Riguardo specificamente le
critiche mosse, l'amministratore delegato della Sei, Fabio
Bocchiola, ribadisce il pieno
supporto ricevuto dal Gruppo
Repower, azionista di maggioranza, precisando: «La
Centrale Seiè stataprogettata
adottando le tecnologie più
avanzate disponibili ed il suo
iter autorizzativo è portato
avanti nel pieno rispetto delle
leggi, dell'ambiente ma soprattutto della salute e del territorio in cui verrà realizzata.
Non siamo avvezzi a strategie
diffamatorie nétantomeno ad
attacchi personali: ci limitiamo a comunicare ed a rispondere riguardo ai nostri progetti ed alle loro caratteristiche nelle previste sedi istituzionali. Il Cda Sei, e tramite
questo anche gli azionisti,
rinnovano la massima fiducia
nel team di progetto e nei suoi
collaboratori».
di GIUSEPPE CILIONE
CONDOFURI - “Inizialmente abbiamo
notato molta diffidenza attorno a noi, oggi la gente di Condofuri, una comunità
costituita soprattutto da persone oneste,
ha incominciato a capire il nostro impegno ed i nostri sforzi per il bene della collettività; c'è voglia di giustizia e di equità,
c'è stata una vera svolta e tutto ciò ci da
entusiasmo, coraggio, ci spinge ad andare avanti”. E’ questo il bilancio della
triade di commissari prefettizi a circa un
anno dall'insediamento. In circa un'ora
di colloquio con i cronisti la commissione, composta da Giuseppe Castaldo, Maria Antonia Surace e Maria Laura Tortorella, ha snocciolato numeri, risultati e
programmi per il futuro ma ha anche tirato le somme di un percorso pieno di difficoltà ma anche prodigo di soddisfazioni.
“Abbiamo trovato il deserto amministrativo - hanno affermato i commissari con una carenza di regolamenti e di figure apicali nella pianta organica. Per la
prima questione abbiamo provveduto a
redigere diversi regolamenti fra cui
quello per i concorsi; per il secondo provvederemo a breve ad indire i bandi per individuare i responsabili delle tre aree in
cui sarà suddiviso il comune”. “C'è più
partecipazione da parte dei cittadini, ri-
“Il compito principale di
una commissione straordinaria - hanno proseguito - in
questi casi è quello di ripristinare la legalità. Noi abbiamo agito in molteplici direzioni ma, sicuramente, il gesto più significativo è stata
la deliberazione di costituirci parte civile nel processo
contro le cosche locali. Il primo ottobre, il Gup presso il
Tribunale di Reggio ha condannato gli imputati ammessi al rito abbreviato a risarcire al Comune i danni
derivanti dai reati, la cui entità è stata determinata in
Giuseppe Castaldo, Maria Antonia Surace e Maria Laura Tortorella ben due milioni di euro, da ripartire in solido fra tutti gli
imputati. A questi due milioni potrebbespettoadunanno fa,-evidenzianoicomro aggiungersi nel procedimento ordimissari - e ciò viene riscontrato da alcune
nario che è ancora in corso. Parimenti da
richieste e segnalazioni. Ci chiedono di
questa Commissione è stato disposto il
regolamentare i passi carrabili e presto
picchettamento dei beni confiscati alla
provvederemo anche in questo senso, ci
criminalità organizzata ed approvato il
hanno segnalato occupazioni di suolo
regolamento d'uso per procedere all'inpubblico senza titolo ed abbiamo già dato
dizione del bando finalizzato all'assemandato all'ufficio tecnico per avviare
gnazione dei beni. Al momento sono già
delle verifiche. Anche sui tributi abbiastati individuati i concessionari per i
mo avuto segnali forti; pensate che nel
quali si è in attesa di acquisire la certifi2011 sono stati introitati 495 mila euro
cazione antimafia”. Condofuri cammina
per canoni idrici mentre nel 2010 ci si era
a grandi passi verso la legalità.
fermati a 160 mila”.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Grecanica
Giovedì 22 dicembre 2011
Locride
Giovedì 22 dicembre 2011
L’amministrazione rischia di essere messa in difficoltà da una “rivolta” interna
Comune, venti di crisi a Bovalino
Si susseguono i vertici per raccogliere le firme contro il sindaco Mittiga
di DOMENICO AGOSTINI
BOVALINO - Gli incontri che si sono succeduti in questi ultimi giorni
tra le varie “anime” presenti nel
consiglio comunale di Bovalino (di
maggioranza e di opposizione),
espressioni di quelli che sono o dovrebbero essere i partiti nel senso
classico della parola, non lascerebbero dubbi su una possibile, imminente, crisi amministrativa.
C'è già chi discetta sull'irreversibilità della “malattia” che avrebbe
attaccato la maggioranza e c'è chi
invece ritiene che esisterebbe la medicina appropriata per non far cadere l'amministrazione comunale.
Se le cose stanno effettivamente così ci troveremmo di fronte ad una
re quanto è avvenuto dal giorno in
cui il Sindaco Mittiga ha defenestrato il suo vice che era anche assessore Domenico Vadalà, con le dichiarazioni al cianuro del vice sindaco all'indomani delle revoche, ai
suoi distinguo durante i consigli
comunali, al suo stare “al centro”
degli scranni assembleari, senza
schierarsi né da una parte né dall'altra, vien da pensare che con gli ultimi “movimenti”, come in una partita a scacchi, la sorte dell'amministrazione dovrebbe essere segnata.
Ma c'è ancora chi va di qua e chi va
di là; la confusione è tantissima ed
in assenza di coesione tra gli iscritti
ai partiti, si continua a sbandare e a
non amministrare. In concreto si
vocifera di nove firmatari già decisi
svoltaa circadueanni dalleelezioni
che hanno decretato la vittoria di
Tommaso Mittiga. Quale sia però la
medicina salvavita “Mittiga” non è
dato sapere. Di certo è risaputa la
volontà del consigliere Mario Ientile di azzeramento della giunta,
mentre dall'altra (linea Mittiga) si
vorrebbe un avvicendamento di assessori recalcitranti,come loè stato
Domenico Vadalà nei pochi mesi di
assessorato,capace diassicurarela
continuità amministrativa.
L'una e l'altra “intuizione”a parere di molti non troverebbe consensi
da parte di eventuali assessori
“uscenti” e che incancrinerebbe di
più la situazione di immobilismo
che da qualche mese qualifica l'attualecompagine.Del resto,alegge-
a far cadere l'esecutivo, ma
se fino ad oggi non è stato
concretizzato l'atto davanti al segretario comunale,
qualcosa non sta funzionando. Troppi pretendenti alla carica di “assessore”
e quindi troppi fermenti Il sindaco Tommaso Mittiga
per chi pensa di essere
escluso. Intanto si prende atto che ed irrispettoso, stante alle dichiaraall'interno del gruppo dirigente zioni dell'interessato, dovrebbe re(due assessori) c'è malcontento e i stare fuori dalla tenzone, e considedue assessori sarebbero pronti a rato che sempre all'interno della
metterela parolafine allalegislatu- maggioranza c'è chi giura lo svicora datata 28 marzo 2010. Se così è i lamento dalla compagine da parte
cinque dell'opposizione ed i due del- di almeno due consiglieri e dalla mila maggioranza assommerebbero a noranza qualche ripensamento, la
7. Manca l'ottavo ed il nono. Dato somma algebrica, dovrebbe essere a
per scontato che chi è stato estro- vantaggio dei firmatari con un rimesso ed escluso in modo plateale sultato di più 9.
Parzialmente accolte le richieste dell’avvocato difensore di Rosamaria Baldari Il gip rigetta le istanze
I fratelli Crinò
rimarranno
agli arresti
Cade il reato associativo e l’accusa per il colpo a Monasterace domiciliari
Furti in casa, il gup decide
di FRANCESCO SORGIOVANNI
STILO - Il gup del tribunale di Locri, Andrea Amadei, al termine
dell'udienza preliminare per la
serie di furti compiuti a danno di
anziani, alcuni nell'anno passato ed altri nei primi mesi di quest'anno, in alcuni centri della Locride, ha accolto parte delle richieste avanzate dalla difesa dell'imputata, l'avvocato Alfredo
Arcorace. Nel corso dell'udienza
è stata modificata parzialmente
l'imputazione a carico della
29enne di Stilo, Rosamaria Baldari, attualmente agli arresti domiciliari, che non dovrà rispondere più del reato di associazione.
In capo alla stessa non pende
più nemmeno la contestazione
del furto avvenuto a Monasterace lo scorso mese di gennaio. Verso la metà di agosto, Rosamaria
Baldari era stata arrestata dai
carabinieri, in applicazione di
una ordinanza disposta dal giudice per le indagini preliminari
del tribunale di Locri, Caterina
Capitò, con l'accusa di aver compiuto, in concorso con altre persone, una serie indeterminata di
reati di furti in abitazione ai danni di persone anziane, posti in essere presentandosi in casa in
compagnia di altra donna e distraendo le vittime con gli argomenti più banali (vendita di indumenti, proposte di collaborazione domestica o quali badanti)
in modo da fare accedere all'abitazione una terza persona che rovista per casa al fine di sottrarre
somme di denaro o oggetti preziosi. In particolare, si trattava di
furti commessi, a partire da
quello del 5 agosto dell'anno
scorso, tra Caulonia e Monasterace.
Seimila euro il bottino del primo fatto, e il libretto di pensione
pure, denunciato dalla stessa
pensionata che l'ha subito nella
sua casa situata nelle campagne
di Caulonia. Gli altri due furti,
invece, sarebbero stati commessi
nei primi mesi di quest'anno.
Il primo a Monasterace e l'altro
ancora a Caulonia. Il 19 gennaio,
a farne le spese, è stata una coppia di anziani abitanti a Monasterace marina, alla quale sono stati
sottratti duemila euro e alcune
catenine d'oro.
I soldi, stando alla denuncia
tempestivamente presentata dai
coniugi alle forze dell’ordine locali, sarebbero stati sottratti dalla giacca della proprietaria riposta nell'armadio della camera da
letto e i monili da un cassetto del
comò.
Fatto aggravato, per gli investigatori ed i magistrati della
Procura della Repubblica di Locri, dall'avere anche approfittato
di PASQUALE VIOLI
dell'età delle persone offese e delle circostanze di luogo e di tempo
tali da ostacolare la difesa delle
vittime.
All'individuazione della 29enne di Stilo si era giunti in seguito
ad una laboriosa operazione di
intelligence operata dai carabinieri sotto le direttive del sostituto procuratore della Repubblica
di Locri, Rosanna Sgueglia, che
hanno sottoposto le vittime dei
raggiri e dei furti a riconoscimento fotografico. Investigazioni che hanno permesso di individuare nella persona della Baldari, anche se non per tutti i casi
successi, una delle persone presunte responsabili dei fatti delittuosi. Il processo a carico della
donna si svolgerà a metà gennaio davanti al giudice monocratico del tribunale di Siderno.
Il tribunale di Locri
Maviglia indica il covo ad Africo e le armi a Ferruzzano
SIDERNO - Maurizio Maviglia
(nella foto) sta continuando a parlare. Le sue dichiarazioni stanno
consentendo ai carabinieri del
Gruppo Locri, diretti dal colonnello Giuseppe De Liso, di fare il punto
sulle nuove strutture criminali
delle cosche operanti sul territorio
di Africo e del suo comprensorio.
Nei prossimi giorni, poi, il giovane collaboratore di giustizia di
Africo verrà ascoltato da procuratore aggiunto della Direzione di-
strettuale antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri.
Sino ad oggi le dichiarazioni di
Maurizio Maviglia hanno portato
alcuni effetti diretti. I carabinieri
della compagnia di Bianco, comandanti dal capitano Francesco Donvito, hanno scoperto una sorta di
“panic room” ricavata dentro
un’abitazione di Afriro e portato alla luce un arsenale, fatto di fucili e
munizioni, che era stato sotterrato
nelle campagne di Ferruzzano.
La consegna a Caulonia
Mammola. Per il ritardo degli stipendi
Nuova divisa
per i coristi
CAULONIA - Questa sera presso la Chiesa dei Santi Silvestro e
Barbara il coro parrocchiale
della maestra Lalla Audino riceveranno la loro nuova ed elegante divisa.
Disegnata dalla stilista Patrizia Papandrea è stata realizzata
da un laboratorio per gli immigrati ospiti ne Comune di Caulonia.
Un progetto voluto dal Comune di Caulonia e che dovrebbe progressivamente portare
alla realizzazione di posti di lavoro tanto per gli immigrati
che per i cittadini di Caulonia.
Domani saranno gli immigrati a regalare qualcosa ai ragazzi italiani per Natale in un
rapporto di reciproca collaborazione, amicizia ed in uno spirito di fraternità consono al Natale.
SIDERNO - Tutte rigettate dal Gip di
Reggio Calabria le istanze di revoca
della misura di custodia cautelare ai
domiciliari per il sindaco di Casignana Pietro Crinò, il fratello Antonio Crinò e lealtre persone coinvolte
nell'operazione “Black Garden”,
l'inchiesta della Dda che avrebbe
svelato una presunta gestione illecita del sito di raccolta di rifiuti di Casignana.
Solo due giorni fa erano finiti gli
interrogatori di garanzia ed erano
stati sentiti gli ultimi indagati che
hanno consentito al Giudice per le
indagini preliminari di avere un
quadro completo della situazione. E
nella tarda serata di martedì è arrivata la decisione del giudice reggino
che ha confermato gli arresti domiciliari per il primo cittadino di Casignana Pietro Crinò ed il fratello Antonio che era direttore della società
che di fatto gestiva la discarica fino
al marzo scorso.
Non si hanno al momento le motivazioni della decisione ma sostanzialmente si può intuire che secondo
il Giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria ha retto l'impianto accusatorio che vedeva il vertice della società “Zetaemme” gestire il sito di raccolta rifiuti contravvenendo alle leggi e soprattutto utilizzare un metodo di smaltimento del
percolato che avrebbe compromesso
la salubrità del territorio circostante.
Non hanno convinto quindi le versioni fornite dagli indagati che avevano punto per punto respinto ogni
addebito.
Forestali preoccupati
Operai
forestali
al lavoro
in montagna
di NICODEMO BARILLARO
MAMMOLA - In relazione alla
situazione di gravissimo affanno in cui versa il comparto della
forestazione calabrese a Mammola i circa 160 operai idraulico forestali continuano a interrogarsi sul proprio futuro lavorativo.
Un futuro nebuloso visto che
fino ad oggi i tantissimi lavora-
tori della vallata del torbido
non hanno avuto alcuna rassicurazione per quanto riguarda
il proseguo della cassa integrazione che potrebbe continuare
visto la mancanza dei fondi anche dopo il 31 dicembre.
Il comparto della forestazione rappresenta il vero volano di
sviluppo per l'economia della
Calabria e soprattutto per tutta
la vallata del torbido tutto ciò è
quanto afferma anche il sindaco del comune di Mammola Antonio Longo, essendo il territorio Mammolese tra i più estesi
del comprensorio Locrideo.
“In questo contesto i forestali
calabresi hanno rappresentato
e rappresentano una risorsa
fondamentale. Grazie alle loro
attività si è potuto salvaguardare dal depauperamento il
territorio calabrese montano e
non solo, tanto che ad oggi la
Calabria è la regione che produce la quantità maggiore di
ossigeno in tutta l'Europa. La
politica deve tradurre questa
risorsa in ricchezza per l'economia della nostra regione,
questo può avvenire se gli enti
preposti alla gestione del patrimonio forestale, quali i Consorzi di Bonifica e l'Afor, possano attuare la propria azione in
un contesto efficace ed efficiente, quindi in grado di gestire
questo territorio in maniera
manageriale. Tutti gl'operai di
Mammola e della vallata del
torbido si augurano al più presto segnali positivi e risolutori
della loro precaria situazione
che sta lasciando in queste feste Natalizie con il fiato sospeso
i tanti nuclei familiari Mammolesi”.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
36 Reggio
38
Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected]
L’inchiesta dei carabinieri del colonnello Di Vita ha messo in luce gli interessi criminali delle ’ndrine
Aosta non è più un’isola felice
Le persone sottoposte a fermo erano pronte a uccidere Giuseppe Tropiano
di GIOVANNI VERDUCI
POLISTENA - E venne il tempo di togliere il velo sugli interessi criminali della ‘ndrangheta anche in Valle d’Aosta.
Gli arresti effettuati dal
Gruppo carabinieri di Aosta,
guidato dal colonnello Guido
Di Vita, hanno svelato all’opinione pubblica quello che già
si sapeva e cioè: che anche
sull’isola felice della valle, già
da tempo, erano arrivati i predoni. Quanto scoperto dagli
investigatori dell’Arma potrebbe essere solo la punta di
un iceberg. I quattro soggetti
sottoposti a fermo, infatti, potrebbero essere solo un piccolo ingranaggio di un più vasto meccanismo criminale
realizzato sotto le Alpi dalle
cosche reggine.
In Valle d'Aosta tutti gli affari più importanti sarebbero
finiti nelle mani degli Asciutto, dei Grimaldi, dei Facchineri, degli Iamonte, dei Libri, dei
Neri, dei Nirta e dei Torcasio.
I fermi - spiccati dalla Dda di
Torino - riguardano: Giuseppe Facchinieri e Guseppe Chemi, entrambi classe 1960, nati rispettivamente a Cittanova
e a Taurianova (in provincia
di Reggio Calabria) e residenti il primo a Marzabotto e il secondo a Castel d'Aiano; Michele Raso, classe 1962 di
Cinquefrondi e Roberto Raffa, nato a San Giorgio Morgeto nel 1975 ma residente ad
Aosta.
Ma gli uomini del colonnello Di Vita, che per anni ha guidato il Reparto operativo del
comando provinciale dell’Ar-
INCHIESTA “TEMPUS VENIT”
Giuseppe Tropiano
La conferenza stampa di magistrati e investigatori
ma di Reggio Calabria, sono
impegnati nell’approfondire
le loro indagini sull’espansione della ‘ndrangheta in Valle
D’Aosta. «Le indagini - ha
spiegato Sandro Ausiello,
procuratore aggiunto di Torino - sono iniziate su impulso
della Procura di Aosta che
aveva seguito gli episodi di
estorsione ai danni di Tropiano, culminati con l'incendio
di un suo escavatore avvenuto l'11 settembre a Quart e con
il raggiungimento di alcuni
colpi di arma da fuoco ai danni dell'abitazione della moglie
di uno dei fratelli di Tropiano.
Il soggetto, sotto tiro da maggio, ha in realtà denunciato a
settembre, senza fornirci tut-
ti gli elementi utili alle indagini».
Il blitz lunedì scorso è stato
portato acompimento conurgenza per evitare che il livello
di rischio potesse alzarsi improvvisamente. «Se non fossimo intervenuti - ha precisato
il Tenente Colonnello del Comando di AostaGuido Di Vita
- Giuseppe Tropiano sarebbe
andato incontro a morte certa: nell'ultima lettera minatoria si faceva infatti riferimento a una data precisa, quella
del 20 dicembre».
Dalle intimidazioni, quindi, il gruppo criminale (collegato alla cosca Facchineri di
Cittanova) sarebbe stato
pronto ad alzare il tiro ed ucci-
Palmi. Il bene fu sequestrato alla cosca locale
Un campetto dei Gallico
in gestione al gruppo scout
di GIUSEPPE BOVA
PALMI – Ogni volta che un bene sequestrato alla criminalità organizzata torna
in uso alla società civile, si innesca un processo virtuoso che fa bene a un territorio
calabrese, in particolare nella Piana dove
l’influenza della ‘ndrangheta è una costante. In questo senso l’assegnazione
agli scout del Gruppo Palmi 1 del campo di
calcio “Santa Maria”,rappresenta una vittoria. La deliberazione firmata del Commissario Prefettizio della città pianigiana, Antonia Bellomo, è avvenuta questa
mattina. La struttura sportiva, sotto sequestro preventivo a seguito del decreto
emesso dal gip Paolo
Ramondino, risultava
occupata e gestita abusivamente da Domenico Gallico di anni 81.
Il campo, recintato e
adibito alla pratica del
calcio a 5, era stato
quindi posto sotto sequestro lo scorso mese
di novembre, a seguito
di una indagine condotta dal Comando di polizia locale e al fine di consentire all’ente di
tornare in possesso dei beni pubblici indebitamente sottrattigli. Le risultanze
dell’indagine, coordinate dal Sostituto
Procuratore Luigi Iglio, hanno disposto
su richiesta del Comune di Palmi, la revoca
della misura cautelare, restituendo il bene
all’ente, portando al deferimento di Gallico, a giudizio per i reati di invasione ed occupazione di terreno pubblico aggravata.
La custodia della struttura sportiva era
stata successivamente affidata all’ingegnere Antonello Scarfone, Capo Settore
Urbanistica, che oggi ha siglato la convenzione con l’Associazione onlus. Secondo le
La decisione
è stata assunta
dal commissario
prefettizio
La firma della delibera di assegnazione
procedure, è prevista l’assegnazione in
uso temporaneo e precario della struttura
sportiva chedovrà essereutilizzata, senza
scopo di lucro, al fine di promuovere progetti di legalità e consentire alla collettività di trarre benefici con iniziative didattico
– ricreative, per scopi sociali, in sinergia
con le altre associazioni onlus presenti sul
territorio e le Istituzioni scolastiche della
città.
Il Gruppo Agesci Palmi 1, Zona Piana
degli Ulivi con sede in Palmi, è un’associazione giovanile educativa che si propone
di contribuire nel tempo libero e nelle attività extra-scolastiche, alla formazione
della persona secondo i principi ed il metodo dello scoutismo, favorendo lo sviluppo
sociale sul territorio, senza alcun fine di
lucro. La speranza è che possano esserci in
futuro ulteriori atti simili.
L’escavatore bruciato
dere Giuseppe Tropiano: l’imprenditore di San Giorgio
Morgeto.
Il titolare della “Edil sud”,
presidente dell’associazione
che ogni anni organizza il raduno dei sangiorgesi ad Aosta, avrebbe provato anche i
risolvere isuoi problemichiamandoin causaun suodipendente, (parente di una delle
persone sottoposte a fermo). I
carabinieri di Aosta, nel frattempo, erano già sulla pista
giusta e, grazie all’uso delle
intercettazioni telefoniche,
erano già riusciti a seguire
praticamente in diretta l’evolversi di uno dei diversi tentativi di intimidazione subiti
dall’imprenditore.
A Taurianova
Condannato
il minore
che uccise
il barista
POLISTENA - Giacomo S.,
il 15enne che il 15 febbraio
scorso uccise Antonio Battaglia, il barista di Taurianova è stato condannato
nel tardo pomeriggio di ieri a tredici anni di carcere.
Così ha deciso, ieri, il Tribunale dei minori di Reggio Calabria accogliendo
quasi totalmente la richiesta formulata dal pubblico
ministero Francesca Stilla,
che alla fine della sua requisitoria aveva chiesto
per il giovane una condanna pari a 16 anni di reclusione.
I fatti su cui ha giudicato
il tribunale dei minori di
Reggio Calabria risalgono
al 15 febbraio dello scorso
anno quando, secondo
l’impostazione accusatoria, a Taurianova, grosso
centro della Piana di Gioia
Tauro, Giacomo S. sparò al
barista Antonio Battaglia
alla fine di un litigio maturato all’interno del suo
esercizio commerciale per
futili motivi.
Un solo colpo che attinse
il giovane barista alla testa
provocandone la morte.
una vicenda, questa, che
suscitò molto sdegno e
molta commozione, a Taurianova, dove “Tony”, così
era chiamato dai suoi clienti e dai suoi amici, era una
persona benvoluta e stimata da tutti.
fra. pap.
Blitz a San Giorgio
trovate delle armi
Tre dietro le sbarre
SAN GIORGIO MORGETO ritorio calabrese, e più pre– Tre regioni legate da un cisamente quello della Piaunico denominatore: la na di Gioia Tauro. Infatti iepresenza della ‘ndranghe- ri mattina, alle prime luci
ta. Dalla Calabria all’Emi- dell’alba, i Carabinieri della
lia Romagna fino alla Valle Compagnia diTaurianova,
d’Aosta.
L’operazione a seguito di perquisizioni
“Tempus Venit”, coordina- delegate dalla Procura delta dalla Procura Distret- la Repubblica di Torino nei
tuale antimafia di Torino confronti di soggetti riteinsieme alla Dda bologne- nuti vicini alla cosca cittase, ha messo in luce come novese nel territorio di San
Giorgio Morgealcuni esponento. Durante le
ti delle ‘ndrine
perquisizioni,
della Piana di
all’interno di un
Gioia Tauro micapannone in
nacciassero e
contrada Don
tentassero
di
Paolo, in uso alla
estorcere denaditta “R.R. s.n.c.
ro a degli imdi Raso-Raffa”, i
prenditori.
Carabinieri di
Il tutto, ovviaTaurianova rinmente, secondo
venivano una
i “canoni” adotpistola semiautati in Calabria,
tomatica;
la
e cioè con escastessa, avvolta
vatori bruciati a
da uno straccio,
scopo intimidaera
nascosta
torio, richieste
all’interno
di
elevate di dena- Giorgio Raffa
una cassetta in
ro, lettere minaplastica di colotorie. L’imprenre giallo, comuditore vessato è
nemente usata
Giuseppe Troper il trasporto
piano, originadell’uva ed accario di San Giortastata insieme
gio Morgeto, ma
a numerose alresidente
da
tre cassette deltempo, ormai, in
lo stesso tipo.
Valle d’Aosta,
L’arma risulche dopo aver sutava priva di
bito, dalloscorso
marca, in buomaggio, alcune
no stato di marichieste
di
nutenzione e
estorsione,
lo
con un caricatoscorso settemre in cui erano
bre ha deciso di
posizionate setsporgere regolate cartucce calire
denuncia Michele Raffa
bro
7,63x25
presso i CarabiMauser. Con alnieri, dopo esla pistola venisersi ritrovato
vano rinvenute
con unescavatotrentotto carre, appartenentucce
calite alla sua imbro7,63x25
presa, dannegMauser e sette
giato.
cartucce caliSono stati i Cabro7,62x25
rabinieri
S&B, tutte in
dell’aostano,
buono stato di
unitamente a
conservazione.
quelli emiliani e
Dopo la pera quelli calabrequisizione ed insi a far scattare
dividuati i sogle manette a
getti aventi l’imquattro uomini
provenienti dal- Michele Salvatore Raffa mediata disponibilità del cala Calabria, prepannone, venisunti affiliati alla cosca “Facchineri”di Cit- vano arrestati tre uomini
con l’accusa di detenzione
tanova.
Si trattadi GiuseppeFac- abusiva di arma clandestichinieri, Giuseppe Chemi, na, detenzione abusiva di
tutti e due di 51 anni, origi- munizionamento e ricettanari di Cittanova e Tauria- zione. Si tratta di Michele
nova ma residenti a Marza- Raffa, 67 anni, di Michele
botto e Castel D’Aiano, in Salvatore Raffa, di Giorgio
Emilia Romagna, Michele Raffa, 41 anni. Sempre per
Raso, 49 anni, di Cinque- lo stesso motivo veniva defrondi e Roberto Raffa, 36 nunciato Vincenzo Raffa,
anni nativo di San Giorgio 35 anni, fratello di Giorgio,
Morgeto ma residente da e Michele Raso, colpito da
tempo ad Aosta. Ma l’opera- un decreto di fermo
zione dei Carabinieri effet- nell’ambito della stessa intuata al Nord Italia ha avu- dagine in Valle d’Aosta.
to anche dei risvolti sul terfra. pap.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Piana
Giovedì 22 dicembre 2011
35
Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected]
Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected]
San Lucido Email [email protected]
Scalea Email [email protected]
Belvedere Email [email protected]
Acquappesa E-mail [email protected]
Paola. Il pubblico ministero aveva chiesto dieci anni, esclusa l’aggravante mafiosa Paola al Centro
Elezioni
il movimento
indica le linee
Serpa e Sirufo dovranno scontare una pena di tre anni da seguire
Estorsione, due condanne
di PAOLO VILARDI
PAOLA – Condannati i due
giovani del posto accusati di
tentata estorsione aggravata
dal metodo mafioso ai danni
di due ristoratori del centro.
Una sentenza che ad ogni modo ha soddisfatto le difese,
poiché il pubblico ministero al
termine della sua requisitoria
aveva chiesto condanne per
più del triplo degli anni di reclusione comminati dal collegio delTribunale diPaola. Determinante
l’esclusione
dell’agevolazione mafiosa e
l’assoluzione per entrambi da
una delle due tentate estorsioni. Questo il quadro completo
della sentenza, pronunciata
dai giudici nella serata di ieri:
Salvatore Serpa, 24 anni, è
stato condannato a 3 anni e 3
mesi di reclusione e 2 mila euro di multa, a fronte della richiesta del Pm di 10 anni; per
Giuseppe Sirufo, 28 anni, la
condanna è di 3 anni di reclusione e 2 mila euro di multa; il
Pm ne aveva chiesti 9 e mezzo.
La prima richiesta estorsiva al centro dell’inchiesta penale che ha condotto al processo terminato ieri, risale a
novembre del 2009. Secondo
l’accusa Serpa e Sirufo chiesero al titolare di un esercizio
commerciale del centro, un
pub, la somma di 500 euro,
promettendo “protezione” e
dicendo di essere stati inviati
da Mario Serpa, ex boss di Paola e oggi in regime di semilibertà, che invece non ne sapeva nulla. Il commerciante non
cedette alla richiesta e denunciò l’accaduto ai carabinieri.
Ad inizio del 2010 la presunta richiesta estorsiva di
Sirufo e Serpa all’altro ristoratore, che ha il locale nel centro storico. Servivano 300 euro, gli dissero, per assicurare
che nei pressi del locale non si
sarebbero più verificate risse,
brutta pubblicità per il locale.
Nelle loro arringhe i difensori, gli avvocati Gino Perrotta, Giuseppe Bruno e Armando Sabato, hanno puntato a
far cadere il metodo mafioso
della richiesta e a ridimensionare le accuse da parte degli
imprenditori, le persone offese.
Al culmine dell’udienza il
collegio del Tribunale, presidente Paola Del Giudice e giu-
di FRANCESCO STORINO
Il tribunale di Paola
San Lucido. Si rincorrono voci sul futuro della struttura dedicata agli anziani
L’ex Onpi forse destinata ai privati
di SETTIMIO ALO'
SAN LUCIDO – Si rincorrono voci su
un presunto affidamento a privati della Casa di riposo, ex Onpi.
È questa la notizia
trapelata nel periodo
natalizio. Le indiscrezioni
fuoriescono
mentre si apprende
che con un altro salto
mortale, l’ente e l’amministrazione Staffa è
riuscita ad erogare gli
stipendi del mese di
ottobre ai dipendenti,
ormai in stato di fibril-
Il personale
è in attesa
del pagamento
degli arretrati
Fuscaldo. Gravina incalza la maggioranza
Conti correnti dell’ente
Scoperta la presenza
dei depositi del Comune
FUSCALDO - «All’incirca un
mese addietro, chiedemmo,
all’amministrazione comunale, se veritiere, o meno, potessero essere le voci che parlavano di alcune centinaia di
migliaia di euro depositati
su alcuni conto correnti postali intestati al comune.
Oggi, a distanza di poche
settimane, sindaco ed assessori hanno dovuto darci ancora una volta ragione e confermare quella notizia».
Il movimento politico “Fuscaldo europea”,
ha inteso rendere noti alcuni
passaggi relativi
a quanto si è verificato nel corso
dell’ultimo consiglio comunale,
focalizzando l’attenzione, principalmente, su una vicenda
passata in un primo momento inosservata.
«Con non poco imbarazzo
– prosegue la nota - di fronte
alle insistenti richieste del
nostro capogruppo, Davide
Gravina, il sindaco ha dovuto ammettere che, il comune,
è titolare di un conto corrente postale dove sono depositati oltre 200mila euro, quali
proventi della tassazione su
ici, pubblicità ed affissioni,
irpef, tarsu ed altro ancora.
Quel che ci fa riflettere e
preoccupare seriamente, è
che, un mese fa, allorquando
chiedemmo, nella seduta del
dici a latere Anna Maria Buffardo e Nicoletta Campanaro,
pur riconoscendo il metodo
mafioso, dal momento che
erano andati a nome di Mario
Serpa, ha escluso l’agevolazione mafiosa e non ha ritenuto i due imputati appartenenti
ad associazioni di stampo mafiose. I giudici hanno assolto
entrambi dal secondo capo
d’imputazione, la tentata
estorsione al secondo commerciante, quello del locale
nel centro storico, escludendo quindi tutte le aggravanti e
la recidiva. Salvatore Serpa è
stato condannato anche per
un danneggiamento ad altro
imprenditore del posto; escluse le aggravanti.
penultimo consiglio comunale, informazioni sulla liquidità presente nei sopraccitati conto correnti postali,
nessuno, e sottolineiamo
nessuno, tra sindaco, assessori e consiglieri comunali,
ha saputo dare una risposta». Fuscaldo europea reputa ciò: «veramente grave.
E la dice lunga sull’immobilismo dell’attuale governo
comunale, incapace persino
di dare risposte sulla situazione finanziaria dell’ente,
lavandosene le
mani dichiarando un dissesto
economico che
sta paralizzando
il Paese e che non
ha alcun motivo
di esistere.
Ad ogni modo,
non a caso, il 10
dicembre scorso chiedevamo, con documentazione
scritta e protocollata, una
verifica straordinaria di cassa sui conti correnti postali
associati al servizio di tesoreria, alla tarsu, all’irpef,
all’iciap, alla pubblicità ed alle affissioni, ai tributi, alla
tosap, al servizio idrico ed
all’ici».
Sono passati giorni e nessuna risposta sarebbe arrivata, se non fosse stato per il
quesito, posto nell’ultima seduta dell’assise cittadina, da
parte del capogruppo Davide Gravina.
fr.sto.
«Titolari, ma
non ne erano
a conoscenza»
lazione. Tutto questo alla luce di un anno finanziario che, da parte della Regione, non ha portato giovamenti economici alle casse dello stesso ente. Non
c'è alcun dubbio, si tornerà ai tavoli tecnici, non prima di metà gennaio 2012,
in attesa di quanto dovuto nel 2011. Ad
una possibile “non soluzione” dei problemi di natura economica o strutturale che investono la casa degli anziani
sanlucidani, pare che corrisponda anche l’ipotesi di affidare nelle mani di
privati l’intero ex Onpi stravolgendone cosi uso e destinazione.
Della casa di riposo si è parlato e si
parla quotidianamente per conoscere
la reale situazione in cui si trova l’isti-
tuzione pubblica. Gli anziani assistiti
presso la casa di riposo sono soltanto
unaventina, unnumero benal disotto
della soglia minima che la casa Silvano
De Rango potrebbe contenere ed i dipendenti che vi lavorano al contrario
sono in numero decisamente maggiore.
Ed allora l’irreperibilità di fondi necessariallagestione, evicendecomplicate mai spiegate e chiarite, fanno il resto, aprendo la porta alla possibilità
che la struttura venga tramutata da
pubblica in privata, con tanto di dirigenti direttori sanitari e personale, di
cui qualcuno già parla, con tanto di nomi e cognomi.
Paola. Diversi i danni provocati dal maltempo
Vola un tetto per il vento
tragedia sfiorata alla marina
Il tetto volato sull'asfalto
BELVEDERE
Concerto di Natale con il coro
polifonico Laudate dominum
BELVEDERE - La Pro loco del Tirreno ha organizzato un concerto di Natale curato dal coro polifonico Laudate Dominum di Praia a Mare. L'appuntamento è per mercoledì 21 dicembre, alle ore 18.00,
presso il salone Don Silvio della Chiesa Maria Santissima del Rosario di Pompei, sulla via Lungomare Don Erminio Tocci di Belvedere Marittimo. Il Coro Polifonico Laudate Dominum si è costituito nel
1992 sotto la guida del maestro Loredana Lo Tufo.
Nato per svolgere servizio liturgico, ha contemporaneamente avviato una intensa attività concertistica, sviluppando negli anni un ampio repertorio.
PAOLA – Il forte vento di ieri per poco
non provocava una tragedia. Le forti
raffiche, intorno alle 12:30, hanno letteralmente sradicato la metàdi un tetto in lamiera di un’abitazione del centro, ampio quasi 100 metri quadri. Dopo qualche secondo in volo come una
scheggia impazzita il tetto si è posato a
terra in un piazzale tra le palazzine di
Rione Colonne, nella marina, dove
fortunatamente non vi erano passanti. Sfiorate alcune auto parcheggiate.
Sulposto sonoaffluiti subitonumerosi residenti della zona, dopo aver udito
un forte boato, preoccupati che anche
l’altra metà del tetto della casa, distante in linea d’aria circa 100 metri, potesse staccarsi. Un altro pezzo della copertura ad ogni modo si staccherà dopo qualche ora e per poco non colpirà,
in Via San Rocco, uno degli operatori
del servizio di soccorso. Sempre a causa del forte vento ieri, oltre a danni poco rilevanti, sono stati sradicati alcuni alberi nella periferia nord.
Le raffiche hanno abbattuto un
grosso cartellone pubblicitario in Via
Sant’Agata. Un ostacolo volato sulla
Statale 18, ha fatto sbandare una Rover che è andata a sbattere di striscio
contro un autocarro che a causa della
brusca manovra, e per il vento, ha rischiato di ribaltarsi. Nessun ferito nel
sinistro; determinante la velocità ridotta di entrambi i veicoli. Giornata di
gran da fare, dunque, per protezione
civile, tecnici del manutentivo, vigili
del fuoco e polizia municipale, con i
servizi coordinati per quest’ultima
dagli istruttori Rosario Mandarini,
Francesco Carnevale e Francesco
Pierri, al lavoro insieme agli operatori
Carmelo Mazzei e Paolo Eboli.
pa.vi.
PAOLA – Continuità e buongoverno. L’assessore Franco
Perrotta del movimento civico “Paola al centro” indica la
ricetta da seguire per le prossime comunali.
«Guardando al futuro politico-amministrativo della
città - rileva Perrotta - non si
può, anchese solo perun attimo, non volgere lo sguardo
all’indietro e più precisamente alla primavera del 2007
che ha visto la coalizione guidata dal Sindaco Roberto Perrotta stravincere le elezioni
amministrative. Una vittoria
che ha consegnato alla città
una guida stabile e duratura».
Nessun dubbio per l’assessore si è trattato di un
bell’esperimento: «che ha visto mescolarsi storie politiche diverse per disegnare
un’alternativa credibile e
concentrata sul buongoverno, più che su sterili dispute a
base di “identità”e di “collocazioni”. E allora che il viaggio
continui seguendo la rotta
tracciata, ma soprattutto che
si abbia la voglia di guardare
avanti, di innovare, con la
consapevolezza che una volta
lasciato il porto, mettersi a
poppa e rimpiangere la riva,
anziché a prua e scrutare l'orizzonte è la maniera migliore per andare a sbattere contro il primo scoglio. E se dovesse succedere, spero proprio di no, che qualche vecchio amico volesse abbandonare, che lasci pure, che vada
altrove con la sua nostalgia
del passato, con le sue paure,
con le sue etichette ingiallite
dal tempo, con il suo orticello
elettorale». È giusto secondo
Perrotta che chi non ne ha intuito lo spirito, o ne ha travisato il senso,
sto percorso e porti altrove le
sue ambizioni.
«Se vecchi amici se ne vanno, di nuovi ne arriveranno.
Perché la compagnia è in
viaggio e non si può fermare
per aspettare chi voleva rimanere a casa. Altri naviganti,
liberi da zavorre, si avvicineranno e vorranno insieme a
noi continuare a costruire
una nuova politica, una nuova "comunità". E davanti a
una mèta così ambiziosa, mi
chiedo che senso ha parlare
di "elettorato di riferimento",
di "identità da salvaguardare", di "recinti" e di "collocazioni", il nostroelettorato è quello che ci sceglierà in base alle
ragioni e alle idee che metteremo in campo e non ad una
“collocazione” che non si capisce cosa significhi». Si chiese l’esponente dellaGiuntase
oggi, collocarsi e barricarsi a
destra, sinistra o centro abbia ancora un senso. «È davvero impossibile ipotizzare
che un assessore capace formato - mettiamo – alla scuola
di Giovanni Gentile collabori
con un altro, altrettanto capace, che invece si è formato
sul Capitale di Karl Marx? In
fondo, le giunte comunali
non sono accademie filosofiche, ma officine amministrative dove si realizzano i programmi votati dai cittadini.
Nella "riserva indiana" ci
stiano gli altri. La politica
non è appartenenza, la politica è scelta. Nessuno è di destra o di sinistra, le persone
scelgono la destra o la sinistra. La politica non è il passato. È il futuro. La politica non
è tradizione. È rivoluzione,
sempre».
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Tirreno
Giovedì 22 dicembre 2011
Costa tirrenica
Giovedì 22 dicembre 2011
Scalea. Gli avvocati Roberto Le Pera e Sabrina Mannarino puntano ora a demolire le accuse
Rifiuti, Rovito ai domiciliari
La decisione del gip di Paola in seguito all’arresto dell’imprenditore
di MATTEO CAVA
SCALEA – Potrà trascorrere il Natale nella sua residenza di Rende. Francesco
Rovito,
Amministratore
unico delegato della società
Alto Tirreno cosentino è
agli arresti domiciliari. La
richiesta di una misura meno afflittiva è stata prodotta
dagli avvocati Roberto Le
Pera e Sabrina Mannarino
che assistono l'imprenditore che si occupa del trattamento dei rifiuti solidi urbani.
Il Gip del Tribunale di Paola, Carmine De Rose, ha
quindi accolto tale atto, ritenendo che la custodia nel rispettivo domicilio potesse
giustificare le ultime vicende giudiziarie. I legali sostengono che l'impianto accusatorio costruito attorno
all'imprenditore sia inconsistente. «Gli arresti domiciliari, dopo nove giorni di
carcerazione – scrive l'avvocato Roberto Le Pera - costituiscono un primo risultato
difensivo al quale dovrebbe
seguire la completa estraneità del giovane imprenditore dalle accuse rivoltegli
dal Procuratore della Repubblica di Paola».
Sono di vario genere le attività difensive in corso per
cercare di demolire l’impianto accusatorio. Le iniziative dei legali sono tese a
dimostrare che: «La società
amministrata da Francesco
Rovito ha sempre agito in
conformità alla legge; anzi
lo stesso Rovito, come riferito nell’interrogatorio dinanzi al Gip, ha denunciato,
in più occasioni, nei mesi
precedenti il suo arresto,
anche con comunicati apparsi su giornali e trasmessi da emittenti locali, l’emergenza rifiuti esistente in diversi comuni della provincia cosentina».
Dello stesso tenore le dichiarazioni dell'avvocato
Sabrina Mannarino che ricorda come: «Tale decisione
risulta essere molto impor-
Francesco Rovito
tante ai fini del prosieguo e
dell’unità aziendale. La stessa Società che conta 140 dipendenti potrà proseguire
nella sua attività in modo
che vengano salvaguardati
i numerosi posti di lavoro».
Francesco Rovito è stato
arrestato lo scorso 12 di-
San Lucido. La selezione pubblica non sarà invalidata
Tecnico al Comune, il Tar rigetta
SAN LUCIDO – Rigettato dal Tar il ricorso
contro il Comune di San Lucido relativo alla
prova di selezione per un tecnico. L'atto è stato proposto da Santo Garofalo, rappresentato e difeso dall’avvocato Ennio Abonante
contro il Comune di San Lucido, in persona
del Sindaco difeso da Domenico Tonnera. Rigettata la richiesta di annullamento della determinazione del 2 marzo 2010 del responsabile del I settore del Comune di San Lucido,
avente come oggetto “Selezione pubblica per
la copertura di un posto a tempo indeterminato di Funzionario tecnico ingegnere o architetto Categoria D3, con la relativa appro-
Aiello. In sala il consigliere regionale Magarò
Scuola, Comune e Regione
insieme per un progetto
dedicato alla legalità
di BRUNO PINO
AIELLO - “Le(g)ali al sud: un
progetto per la legalità in ogni
scuola”.
È il titolo del Pon dell’Istituto Comprensivo locale, in partenariato con il Comune di
Aiello, che ha visto impegnati
gli alunni delle quarte e quinteclassi deiPlessi dellaScuola
Primaria di Aiello e di Cleto.
Il progetto, appena concluso, è stato argomento di un incontro, tenutosi ad Aiello, al
quale hanno partecipato gli
alunnicoinvolti, iresponsabili dell’iniziativa, a cominciare
dalla dirigente Caterina Policicchio, l’assessore alla Pubblica istruzione del Comune di
Aiello Calabro, Lucia Baldini,
il Presidente del Consiglio
d’Istituto, Rosaria Falsetto e
le autorità istituzionali, civili,
militari e associative del luogo, e l’on. Salvatore Magarò,
presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta. Ad aprirela manifestazione, il docente De Vita, referente valutazione del progetto, che ha espresso le motivazioni e i contenuti del Pon. La
Dirigente Policicchio ha poi
evidenziato
l’importanza
cembre nella sua abitazione
di rende e poi trasferito al
carcere di Cosenza. I legali
dovranno cercare di smontare le tesi dell'accusa: l'indagato secondo il Pubblico
ministero non avrebbe avuto, nel tempo, alcuna remora a “riallocare” in altre zo-
ne, dopo aver subito provvedimenti di sequestro ed ordinanze amministrative di
sgombero o bonifica, siti utilizzati in maniera illecita e
senza alcuna autorizzazione. Sotto osservazione sono
finite le aree, come quella di
località Pantano a Scalea, o i
siti di stoccaggio che le rilevazioni delle indagini definiscono “privi di requisiti
essenziali per la sicurezza e
la limitazione del pericolo di
inquinamento”, come nei
casi di Fiumegrande a Tortora o di Piano dell'Acqua a
Scalea.
L'accusa parla di una
gran massa “irreggimentata di rifiuti, di container e di
strutture palesemente inadeguate agli scopi istituzionali che i Comuni concedenti gli appalti si prefiggevano
in tema di raccolta, trasporto e trattamento, con ciò dimostrando un'assoluta incuranza e al contempo la costante, perenne e pervicace
determinazione di proseguire nel suo intento criminale”.
L'accusa evidenzia: “lo
svolgimento di attività imprenditoriali in netto contrasto con norme legislative, regolamentari e contrattuali”.
dell’esperienza ed il ruolo della scuola, col suo progetto
educativo capace di far crescere uomini e cittadini consapevoli, sentinelle della vita di tutti e del futuro, nella battaglia
quotidiana contro la ‘ndrangheta.
Attiva la partecipazione degli alunni. Quelli del Plesso di
Aiello hanno recitato strofe di
un brano poetico sulla mafia;
mentre quelli di Cleto hanno
fatto il resoconto del loro percorso formativo, partendo da
“parole magiche” come cittadino, diritti, leggi e regole,
ecc. A chiudere il meeting,
l’on. Magarò il quale si è soffermato, in particolare, sul fenomeno del “pizzo” e
sull’omertà, tanto più forte
nella ‘ndrangheta quanto più
essa si basa su rapporti solidali familiari. Magarò ha parlato dei cattivi politici e, nel contempo, ha esaltato chi, invece,
sa rappresentare gli interessi
eleesigenze ditutti;ericordato il compito degli educatori,
genitori e maestri, e quanto
essi possono fare, non solo con
gli insegnamenti, ma anche e
soprattutto con l’esempio. Infine, l’intervento dei rappresentanti delle associazioni.
vazione della graduatoria non idoneità del
candidato”. Il vincitore doveva essere assunto in servizio alle dipendenze del Comune di
San Lucido, con contratto a tempo indeterminato, nella qualifica funzionale e con le
mansioni previste nel bando di concorso. In
subordine il ricorrente chiedeva l’annullamento della deliberazione della Giunta di
San Lucido del 23 febbraio 2010, su: “ Integrazione commissione concorso pubblico
per titoli e per esami per la copertura di un posto di istruttore direttivo tecnico, funzionario cat. D3 con esperto in lingue straniere.
m.c.
Il sindaco Tonnara
Amantea. Presente il sindaco
La Giunta torna
in piena attività
di PAOLO OROFINO
AMANTEA – Dopo venti
giorni senza giunte, l’altro
ieri si è riunito l’esecutivo,
alla presenza del sindaco
Franco Tonnara, negli ultimi due mesi, pressoché assente dal municipio per seri
motivi di salute.
Nella stessa giornata si è
anche tenuto un incontro
fra tutti i componenti della
maggioranza. Il primo cittadino ha comunicato di
aver terminato il periodo di
terapia che lo ha mantenuto
lontano da Amantea e che
dopo la pausa delle feste di
Natale, riprenderà appieno
la sua attività politica. Tonnara nel corso della riunione con i suoi consiglieri ha
toccato diversi argomenti,
facendo anche un richiamo
ad una maggiore unità d’intenti per l’anno che verrà,
che, come è facile prevedere,
visto l’andamento economico nazionale ed europeo, sarà denso di difficoltà. Ton-
Scalea. In scena la commedia in tre atti di Barletta
nara dopo questa riunione è
sembrato preoccupato per il
particolare momenti di crisi, ma non sfiduciato.
«Per quanto riguarda le
questione locali – ha detto –
le affronteremo assieme
con serenità e determinazione, senza farci distrarre
da aspetti polemici che non
portano da nessuna parte.
Tuttavia devo sottolineare,
a proposito dell’unità d’intenti, che non sempre una
diversità di veduta sua una
specifica questione o un
confronto interno su situazioni da affrontare, siano
una negatività per un’amministrazione comunale.
Al contrario, se poi prevale
il senso di responsabilità,
gli scambi di vedute sono
delle positività.
E su una cosa – ha concluso Tonnara –non c’è dubbio:
finora questa amministrazione ha sempre dimostrato
un alto senso di responsabilità e sono certo che così sarà
in futuro».
Diamante
Un Natale per tutti sul palco
della sala polifunzionale
Al museo Dac
la mostra
degli artisti
locali
per l'assenza del
“regista” che non
ha partecipato all'attesa manifestazione perché colpito da un lutto in famiglia. Nella cittadina tirrenica le
forme di teatro dialettale realizzato
“in casa” esistono
da tempo.
Sono diversi gli
attori, che nella vita fanno ben altro,
a cimentarsi in tali
attività, come passatempo e per lasciare una traccia
Una immagine della rappresentazione
della memoria stomoderna, tra usi e costumi rica anche fra i più giovadel periodo natalizio, pre- ni.
La Scalea di una volta era
sentando all'attenzione del
pubblico il triste incidente diversa; la vita di un borgo
di uno dei componenti di marinaro, piccolo e scarsaquesta famiglia (il più pic- mente popolato trascorrecolo), quindi il dramma vis- va sicuramente in maniera
suto in quel periodo di festa più lenta e certamente legache si risolve (alla fine del ta alle piccole cose, ai granterzo atto) con l'improvviso di valori. La commedia di
risveglio dal coma in cui si Alfredo Barletta fa rinvertrovava il piccolo, al suono dire vecchi ricordi lasciandelle campane in festa, nel- do assaporare momenti di
vita ormai lontani dalla
la notte di Natale».
Applausi, qualche risata “modernità”.
e una vena di malinconia
m.c.
DIAMANTE - Sarà inaugurata oggi pomeriggio, alle
ore 17.30, al Museo Dac di
Piazza Di Maio, una mostra
collettiva di pittura promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Diamante. Ad esporre le loro opere
giovani artisti del territorio: Alessio Belcastro, Marco De Angelis, Francesco
Minuti, Diana Fazio, Giusy
Sollazzo. La mostra resterà
aperta fino all’8 gennaio
2012 e sarà visitabile tutti i
giorni dalle 17.30 alle
20.30. Battista Maulicino
sottolinea
l’impegno
dell’assessorato alla Cultura, «Nel promuovere gli artisti locali, in questo caso
giovani, anche se alcuni di
loro già conosciuti ed apprezzati dalla critica». L’Assessore invita pertanto i cittadini di Diamante e del
comprensorio a visitare la
mostra e a dedicare, nei
giorni delle festività, un po’
di tempo all’arte contemporanea ed alla creatività dei
nuovi e talentuosi artisti
che esporranno le loro opere al Museo Dac di Diamante.
m.c.
SCALEA – E' uno sbocciare
di attività teatrali legate alle tradizioni locali. Scalea
da qualche anno a Natale riscopre il piacere della commedia calata nell'ambito
del territorio. È il caso del
“Natale ppi tutti” della compagnia denominata “I scaliuoti” che ha presentato lo
spettacolo nella sala polifunzionale del Comune ed
anche del gruppo Carnem
Levare che, invece proporrà un'opera tutta scaleota il
26 dicembre e dedicata al
“rito” della domenica.
Il Natale ppi tutti ha richiamato nella sala di 450
posti a sedere un folto pubblico. La commedia in tre
atti è stata scritta da Alfredo Barletta. Gli attori, in
gran parte giovani: Natasha Barbuto, Andrea Barletta, Luigi Maiolino, Flora
Bruni, Luigi Russo, Gilda
Adornetto, Sharon Barbuto, Gianfranco Grisolia,
Mattia Manco, Alessandra
Sangineto,
Francesco
Manco e Matteo Manco.
È una trama tragicomica: «Racconta - spiega una
nota - la storia di una famiglia all'antica nella società
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
36 Cosenza
38
Email: [email protected] - Altri recapiti: Corigliano fax 0984.853893
Rossano Fax 0983.530493
Cassano Fax 0981.71147 Tel. 3491886901
Trebisacce Fax 0981.56517 Email: [email protected]
E oggi alla Camera di Commercio incontro di Gaglioti con Scopelliti, Oliverio e Gallo
Aeroporto, passo della Regione
Approvato all’unanimità il documento che impegna l’Ente a reperire i fondi
di ANTONIO IANNICELLI
CASSANO – Anche a livello
regionale qualcosa comincia
a muoversi per la realizzazione dell’aeroportodella Sibaritide. Il consiglio regionale,
nella seduta di martedì scorso, all’apertura della discussione sulla proposta di legge
n 281 di questa legislatura di
iniziativa della Giunta regionale, recante: “Bilancio di
previsione della Regione Calabria per l'anno finanziario
2012 e bilancio pluriennale
per il triennio 2012-2014” ha
approvato, su iniziativa del
vice capogruppo dell’Udc,
Gianluca Gallo, con la sola
astensione di Idv (così si legge
nel resoconto ufficiale del
consiglio regionale) un ordine del giorno bipartisan con il
quale si è impegnato “il presidente Scopelliti e la Giunta regionale ad attivarsi immediatamente per individuare le risorse finanziarie necessarie
alla realizzazione dell’aeroporto e per dar vita a un tavolo
di concertazione tra le istituzioni interessate attraverso
cui definire i passaggi burocratici e amministrativi necessari alla realizzazione e alla gestione di questa importante infrastruttura”. «Un risultato importante – commenta il vice capogruppo
consiliare dell’Udc, Gianluca
Gallo – che premia l’impegno
dei rappresentanti del territorio e spazza vie polemiche
infondate e pretestuose, certificando la compattezza del
centrodestra sull’argomento
e soprattutto la centralità della Sibaritide e la sua rilevanza
nel contesto delle politiche di
sviluppo programmate dalla
maggioranza di centrodestra e dal governo regionale.
Ci sono adesso le condizioni
per centrare un obiettivo mai
realizzato: anche grazie alla
disponibilità di capitali priva-
ti, manifestata da imprenditori privati al Comune di Cassano, l’aeroporto di Sibari è
più vicino». Più che soddisfatto il consigliere del Pd, Carlo
Guccione, da sempre convinto sostenitore della necessità
della realizzazione dell’aeroporto. Per l’esponente del Pd
l’approvazione del documento «rappresenta finalmente
un atto politico e amministrativo importante, che sgombra definitivamente il campo
da ogni dubbio e perplessità
circa la necessità di procedere
speditamente alla realizzazione dello scalo aeroportuale della provincia di Cosenza.
Finalmente la politica e le istituzioni, senza distinzione di
schieramento e di colore politico, hanno scritto una bella
pagina per la nostra terra, dimostrando che intorno alle
questioni serie e utili per la
Calabria e i calabresi non possono esserci appartenenze e
schieramenti che tengano».
Guccione tiene, altresì, a evidenziare che l’ordine approvato con il voto favorevole di
tutti i consiglieri presenti è
stato proposto dagli esponenti del centrodestra della provincia di Cosenza ed è stato
fatto proprio dai gruppi di opposizione. Per l’esponente cosentino del Pd il documento
non è altro che «il frutto
dell’iniziativa e dell’ impegno
politico e istituzionale che il
Pd, insieme all’amministrazione provinciale di Cosenza,
ai sindaci e alle forze sociali e
imprenditoriali della Sibaritide hannoportato avanticon
tenacia nel corso di questi anni, con la piena convinzione
che la realizzazione dello sca-
Il progetto dell’aeroporto
Il Consiglio regionale, dopo l’aerostazione, ha revocato i fondi. Le proteste del Pd
Niente finanziamenti per Corigliano
di LUCA LATELLA
CORIGLIANO – Se da una parte i lavori del Consiglio regionale hanno
premiato la Sibaritide con l’approvazione dell’ordine del giorno sull’aeroporto, dall’altra hanno penalizzato la città di Corigliano. Mandando
su tutte le furie il coordinatore cittadino, Antonio Pezzo, e tutto il Partito
democratico.
Pomo della discordia, la legge Regionale numero 15 del 2008, che assegna al Comune di Corigliano
3.750.000 euro per lavori di consolidamento, viabilità e arredo urbano
nell’area adiacente al Castello Ducale, un contributo poliennale costante di 250.000 euro annui per 15 anni
a partire dall’anno finanziario 2009.
Un punto di quella legge, denomina-
to “emendamento Pacenza”.
“Ora – tuona Pezzo del Partito democratico – si profila il rischio di un
nuovo gravissimo scippo ai danni
della città poichè, la maggioranza,
con l’approvazione del bilancio 2012
avvenuto con i soli voti del centrodestra, ha approvato la revoca d’ufficio
di finanziamenti regionali erogati
alla data del 31 marzo 2010, con la
previsione al 31 marzo 2012, e con
l’obbligo per gli enti di comunicare
entro la data del 31 marzo 2012, l’inizio dei lavori con deposito di regolare contratto”.
Una norma che conferma, a suo dire, “la strategia del governo regionale di arruffare risorse e che rischia di
produrre danni e contenziosi in centinaia di comuni, che nel frattempo
hanno comunque assunte obbliga-
zioni verso progettisti e imprese”.
Pezzo ricorda quindi, come più
volte il suo partito abbia invitato la
passata amministrazione comunale
e quella prefettizia a definire in tempi brevi l’utilizzo delle risorse e ad accelerare i tempi per la realizzazione
della strada e delle altre opere previste.
Scagliandosi, infine, anche contro
i rappresentanti locali dello schieramento di centrodestra, rei di preoccuparsi “solo a parole di Corigliano”,
rimarca con forza come il Partito democratico “non accetterà passivamente che la città subisca questo
scippo”, ed invita i commissari prefettizi ad accelerare le procedure utili ad evitare che Corigliano possa
perdere i finanziamenti già approvati.
Villapiana. All’uomo 20 anni di carcere per aver ucciso moglie e figlioletta
Ora rischio ghiaccio
Innevate
le colline
di tutto
Dopo la condanna di De Marco parlano i familiari delle vittime l’Alto Jonio
«La pena giusta è l’ergastolo»
VILLAPIANA - All’indomani della
sentenza di condanna a 20 anni di
reclusione, pronunciata dalla Corte di Appello di Catanzaro nei confronti di Gianluca De Marco, carpentiere di Villapiana oggi 38enne, la famiglia Agrelli, costituitasi
parte civile in quanto congiunti
delle vittime Maddalena Agrelli,
31 anni e la figlioletta
Jennifer di appena 4
anni, assassinate nel
sonno con un coltello
da cucina, ha ritenuto
intervenire rilasciandoci alcune dichiarazioni in merito alla sentenza.
“Una prima precisazione –riferisce Franco
Agrelli, fratello maggiore di Maddalena e
portavoce della famiglia -, va fatta
sulla soddisfazione da noi espressa per la seconda sentenza della
Corte d’Appello.
Soddisfazione espressa solo rispetto alla prima sentenza di Catanzaro che condannava l’omicida
a 16 anni di detenzione. I venti anni di condanna attribuitigli con la
seconda sentenza, rappresentano
un motivo di soddisfazione rispetto ai sedici della prima condanna”.
In sostanza, quanto pubblicato ie-
Prima
gli erano
stati inflitti
16 anni
Gianluca De Marco
ri sulla soddisfazione della famiglia Agrelli per i 20 anni di reclusione comminati a De Marco, marito di Maddalena e padre di Jennifer, sarebbe relativa e riferita solo
alla diversa valutazione della Corte d’Appello rispetto alla prima
pronuncia di condanna.
“La nostra famiglia – riferisce
Franco Agrelli – a distanza di
quattro anni dal duplice omicidio
delle nostre congiunte, massacra-
te nel sonno nella notte tra il 14 ed
il 15 dicembre del 2007, ancora e
per sempre pensa alla crudeltà abbattutasi su Maddalena e Jennifer, il cui sorriso è impresso nelle
nostre menti e nei nostri occhi.
Nessuna condanna ce le restituirà
mai ma, riteniamo, che la pena più
consona per un duplice omicidio
così efferato dovesse essere quella
dell’ergastolo, per come attribuito
al De Marco dal Tribunale di Castrovillari, nel primo grado di giudizio”.
“Mia madre – conclude Franco
Agrelli -, io, mio fratello Giacomo e
mia sorella, non possiamo ritenerci soddisfatti dalla sentenza, poiché non potremo mai perdonare
chi ci ha sottratto le persone più
care al mondo, soprattutto Jennifer la cui purezza ed innocenza sono state violate con assurda crudeltà”.
Ricordiamo che la famiglia
Agrelli, attraverso i legali di fiducia, Franco Mundo e Vincenzo
Arango, hanno sempre sostenuto
che il movente del duplice omicidio andava ricercato nel rapporto
di coppia e non nell’infermità mentale che ha rappresentato la tesi difensiva nel corso del procedimento penale.
fra.mau.
ALBIDONA - Una fitta ed
abbondante nevicata ha
imbiancato i monti e diversi comuni della zona dell'Alto Jonio cosentino.
La neve è caduta abbondantemente fino ai 450 metri d'altitudine di Albidona
e del monte Mostarico che
sovrasta Trebisacce. Completamente innevate Alessandria del Carretto, Plataci, Castroregio, San Lorenzo Bellizzi, mentre una
spolverata di neve, attecchita solo sui tetti, ha interessato gli altri comuni collinari dell'area dell’Alto Jonio.
In casi simili, i disagi
emergono soprattutto con
le basse temperature notturne, sotto lo zero termico, che trasformano la neve
in ghiaccio provocando difficoltà alla circolazione
stradale, con i comuni
montani a rischio di isolamento. Quindi già da oggi
potrebbe essere rischioso
aggirarsi su strade o marciapiedi che non risultino
liberati dalla scivolosa coltre bianca.
fra.mau.
lo aeroportuale servisse non
solo allo sviluppo e al decollo
della provincia di Cosenza,
ma avesse una grande importanza strategica per l’intera
Calabria». La Sibaritide, a dire di Carlo Guccione, con l’aeroporto può candidarsi a diventare «il vero volano dello
sviluppo turistico, ambientale e culturale dell’intera regione e sviluppare - conclude pienamente la sua vocazione
nel settore dell’agroalimentare di eccellenza». Intanto
per oggi pomeriggio alle 15,
il presidente della Camera di
Commercio, Gaglioti, ha convocato un consiglio camerale
a cui parteciperanno il sindaco di Cassano, Gallo, il presidente della Provincia, Oliverio e il presidente della Giunta
regionale, Scopelliti, per discutere dell’aeroporto.
I tagli dei treni
Giovani Comunisti
«Garantire i diritti
costituzionali»
“VOGLIONO la Tav in
Val di Susa, il ponte sullo stretto di Messina ma
allo stesso tempo vogliono tagliare la Calabria e la Sicilia dal resto
d’Italia”. Comincia così
la nota dei Giovani comunisti, a firma della
portavoce provinciale
Anna Roma, a seguito
del taglio di treni diretti
al Nord. “Ben 21 – scrive
-, sono le corse soppresse per mano delle stesse
Ferrovie dello Stato e
dai governi uscente e
appena insediato”. Secondo i Giovani comunisti a nulla varrebbe la
giustificazione sulla riduzione di risorse “dovuta al potenziamento
dell'Alta Velocità anche
verso il Sud” perché
“l'Alta velocità è arrivata e si ferma a Salerno”.
“Ma il tutto è ancora più
assurdo – aggiunge Anna Roma -, perché accade mentre la sensibilità
ambientale suggerisce
di puntare al treno. Cosa che non accade in Calabria e Sicilia, dove si
operano scelte insensate e devastanti”. “Per
una zona del Paese che
maggiormente soffre la
criticità dello sviluppo
economico – scrivono i
Giovani comunisti - servono interventi per la
crescita o, se non altro,
che consentano alla popolazione di potersi
muovere col treno”. Secondo la portavoce provinciale dei Gc, “la soppressione dei treni rappresenta
l’ennesimo
schiaffo al Sud, dopo la
Statale 106 e dopo una
autostrada che nulla è
se non un continuo cantiere a cielo aperto”. I
Giovani Comunisti, in
conclusione, chiedono
che il governo utilizzando le somme destinate al
Ponte e alla Tav, «possa
stabilire un piano per
consentire a tutti gli italiani di viaggiare in maniera adeguata in modo
da garantire i diritti
previsti dalla Costituzione».
fra.mau.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Jonio
Giovedì 22 dicembre 2011
Corigliano e costa jonica
Giovedì 22 dicembre 2011
Flesh market. Rinviato al 18 gennaio l’avvio del processo col rito ordinario per vizio di notifica
Dichiarazioni confuse in aula
Interrogata una delle sorelle accusate di induzione alla prostituzione minorile
di MATTEO LAURIA
CORIGLIANO - Dal rito immediato di “Flesh Market” le prime dichiarazioni in sede processuale di N.M., 24 anni, una
delle sorelle maggiorenni accusata di induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.
Ieri mattina è stata ascoltata
e a tratti incalzata dal pubblico
ministero Maria Vallefuoco
davanti al collegio giudicante
composto dal presidente
Francesca De Vuono, a latere
Angelo Zizzari e Enrico D’Alfonso, nonché dal nutrito ufficio di difesa(Giovanni Zagarese, Pasquale Di Iacovo, Vincenzina Mazzuca, Francesco
Calabro’, Giuseppe Zumpano,
Andrea Salcina, Lucio Esbardo, Mauro Cordesco, Maria
Zucarelli, Giuseppe Mainieri). Tra gli imputati: Giuseppe
Russo, Saverio La Camera,
Vincenzo Novelli, Italo Le Pera e Natale Musacchio. Rinviato al 18 gennaio l’avvio del
rito ordinario per vizio di notifica all’imputato Santo Bagnato. Con lui devono rispondere a vario titolo di induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione
Damiano Collefiorito, Cosimo
La Grotta e Giuseppe Brina (
difesi dagli avvocati Libero
Bellintani, Giacinto D’urso e
Franco Oranges). A Catanzaro invece, prenderà il via il 20
gennaio la prima udienza per
gli ammessi al rito abbreviato:
Pietro Berardi, Antonio Coschignano, Vittorio Carcione
e Gianfranco Curcio (i primi
quattro “secco”), Pasqualino
Foglia e Giuseppe La Pietra
(gli ultimi due abbreviato
“condizionato”, istituto che
prevede l’ammissione di integrazioni di prove documentali e testimoniali). La richiesta
di ricorrere a tale istituto è stata avanzata dall’ufficio di difesa e successivamente accolta
(avvocati Maurizio Minnicelli, Emanuele Monte, Giovanni
Zagarese e Pasquale Di Iacovo) dal giudice per l’udienza
preliminare.
Intanto proprio ieri l’avvocato Maurizio Minnicelli si sarebbe recato presso il carcere
di Potenza dove è detenuto Pietro Berardi, detto “Piera”, poiché sottoposto ad interrogatorio di garanzia rispetto ad un
filone della stessa inchiesta
che è nella fase della conclusione delle indagini.
Ma a tenere banco, la testimonianza della 24enne ieri
presso il palazzo di giustizia di
Rossano. La giovane è apparsa confusa, reticente e contraddittoria. Ha ripercorso
tutte le vicissitudini sin
dall’età di 13 anni. Poi la conoscenza in un bar con l’imputato Giuseppe Russo con cui ebbe i primi rapporti sessuali, i
primi dei quali a pagamento.
Sullo sfondo la necessità di un
lavoro.
La giovane è entrata nel merito di alcuni episodi, ma ha dimostrato scarsa lucidità nei
narrati.
Ha sostenuto la tesi secondo
la quale le sorelle si sarebbero
prostituite sulla base di decisioni autonome e non perché
indotte. Ma nei suoi racconti
appaiono tanti “… non ricordo
…” e altrettanti “… non lo
so…”. Poco chiare le rivelazioni sui luoghi di incontro, sugli orari, sulla presenza di determinati soggetti. Un disorientamento generale che
rende vulnerabile l’attendibilità dei contenuti espressi
dall’imputata.
Intanto è conclusa la perizia
che sancirà la capacità a testimoniare delle due minori (sottoposte ad incidente probatorio e chiamate a testimoniare
nuovamente), ma sulle risultanze rimane in piedi il più assoluto riserbo. Prossima
udienza fissata al 10 gennaio,
giorno in cui saranno sentite
le sorelle G.M., 21 anni, e I.M.
minore.
Scuola
Manifestazioni
natalizie
al Terzo circolo
L’arresto di Giuseppe Russo
L’INIZIATIVA
Un calendario con le ragazze coriglianesi
di CRISTIAN FIORENTINO
CORIGLIANO - Si terrà questa sera, alle ore 21 a Schiavonea di Corigliano,
presso “Il Colosseo”, la presentazione
della prima edizione del calendario
moda “Buddy Girls”. Ideato dalla Mgl
di Mimmo Luzzi, raffigura dodici ragazze del comprensorio che hanno posato dinnanzi al fotografo Johnny Fusca per rappresentare gli altrettanti
mesi del 2012. Le aspiranti fotomodelle selezionate hanno dimostrato impegno, serietà e passione unitamente allo staff fotografico per realizzare le
rappresentazioni del prossimo anno
2012. Nel calendario “Buddy Girls” i
fascini locali sono Ida Bonafede (gennaio), Roxana Buciumanu (febbraio),
Luana Costa (marzo), Francesca Romano (aprile), Andrea Cojocaru (maggio), Filomena Perri (giugno), Karmen Scarpello (luglio), Ramona Congiu (agosto), Teresa Simone (settembre), Gessica Acri (ottobre), Adina Buciumanu (novembre), Maria Vittoria
Amato (dicembre). Foto di copertina
per Serena Presta, già prefinalista nazionale della scorsa edizione di Miss
Italia. Presentazione del calendario
abbinato al concorso di bellezza valevole anche per la fascia di “Miss Natale”.
CORIGLIANO –E’un Natale colmo di regali quello del
Terzo Circolo Didattico di
Corigliano, gestito dalla dirigente scolastica Susanna
Capalbo. Circolo che ha organizzato una serie di manifestazioni natalizie, partite domenica scorsa nel centro sportivo Sporting Club.
Alunni e genitori hanno
presentato parte del progetto di attività motorie e sportive. Un’iniziativa che, col
contributo delle famiglie,
«mette la scuola nelle condizioni di poter realizzare le
attività motorie ricorrendo
a strutture esterne – spiega
Capalbo – compensando la
carenza di palestre negli
edifici. Un progetto che ben
si coniuga con l’iniziativa
dell’Usr Calabria “Una Regione in Movimento”». Altra iniziativa segnalata dalla preside è l’arrivo di Trine
Garn, 25 anni, assistente
linguistica danese, assegnata alle scuole primarie
del Circolo nell’ambito del
progetto europeo “Comenius” che, fino a marzo terrà attività dilingua inglese.
Domani alle 17,30 allo
Sporting sarà illustrato il
programma di formazione.
l. l.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
40 Cosenza
Lamezia Terme e Piana
Giovedì 22 dicembre 2011
Il consigliere di Sel: «Perché non si è preoccupato di un grande teatro nuovo e di recuperare il Politeama?»
«De Biase non critica la Regione»
Giandomenico Crapis replica all’esponente dell’Udc sulle giunte di sinistra
«TRAVERSA smentisce
clamorosamente De Biase». La recente esaltazione
di Salvatore De Biase nei
confronti del governo catanzarese non è sfuggita a
Giandomenico Crapis che
ora, approfittando delle news che giungono dal capoluogo prende la palla in balzo e rileva «il suo ultimo intervento non poteva essere
più 'sfigato' e intempestivo: magnificando Catanzaro e Traversa nel giorno
delle sue dimissioni e dell'annuncio del disastro finanziario del capoluogo».
Il vendoliano non risparmia neanche una frecciatina per le sortite di De Biase
figlio,(Francesco) ma la replica tagliente è per De Biase senior che si diceva «invidioso per ciò che hanno a
Catanzaro, e viceversa che
Lamezia non ha, naturalmente per colpa dei sindaci
del centrosinistra Lo Moro
e Speranza».
«Intanto -puntualizza perché tutto ciò che lui
ascrive al buon governo
della città dei tre colli è frutto di investimenti e di scelte
regionali, avendo avuto
Catanzaro quasi tutti i governatori di regione. Anche la Provincia non ha fatto mancare il suo apporto.
Germaneto e la cittadella
sanitaria (a proposito di sanità ma il De Biase che scrive oggi è lo stesso che scriveva un anno fa criticando
aspramente le scelte regionali o è un suo omonimo?),
il complesso S.Giovanni, il
parco della diversità, la stazione Fs, sono frutto di impegni e di scelte della regione o della provincia che ha
puntato su Catanzaro per
alcune grandi opere.» «E'
sulle scelte 'normali', dove
non concorrono regione o
provincia - sostiene Crapis che casca l'asino:- qui Catanzaro o arriva tardi o è in
affanno disastroso».
«Un altro esempio - per
Crapis è il Politeama. «La
sua stagione riceve molti
milioni di euro da Regione,
Provincia, Camera di commercio, etc.. mentre alla
nostra prosa la Regione dà
uno striminzito contributo
di 100 mila euro». «Attenzione
prosegue - poi,
De Biase dimentica che mentre
a Catanzaro il
progetto per il
Politeama veniva affidato a
Portoghesi negli anni ottanta, anche qui
con una spesa colossale, lui
a quel tempo sedeva da socialista nei banchi di una
maggioranza con la Dc,
una maggioranza che non
solo non riusciva a dare alla città di Lamezia uno
straccio di piano regolatore, ma non si preoccupava,
non dico di un grande teatro nuovo, ma nemmeno di
recuperare il Politeama di
Sambiase chiuso da anni.
Cose che invece furono fatte negli anni successivi, insieme a molte altre di cui
non è il caso di fare l'elenco (
ma se De Biase
vuole non ci
mancano gli argomenti), dai
governi della sinistra che lui
verrebbe derubricare a governi di fontane e
rotatorie». . Ultima battuta è per la maggioranza «per noi di Sel è
quella uscita dalle urne,
ma in ogni caso se il Terzo
Polo vuole aprire confronti
si deve non al sindaco o a
Sel o al Pd, ma si deve rivolgere al centrosinistra in toto».
p.ro.
Il Terzo polo
si rivolga
al centrosinistra»
Il Comune di Lamezia
Motta Santa Lucia. Visita storica di Antonio Reppucci
Per la prima volta un prefetto
partecipa alla festa patronale
MOTTA SANTA LUCIA - Una visita storica,
quella delprefetto di Catanzaro,Antonio Reppucci a Motta Santa Lucia. Per il sindaco,
Amedeo Colacino, è la prima volta che un prefetto prenda parte alla festa della santa patrona. Dopo 60 anni in circostanze diverse, e per
la prima volta nella storia della comunità, un
prefetto della repubblica partecipa alla festa
patronale di santa Lucia. Il sindaco, ha guidato il prefetto lungo il percorso dei caratteristici portali del '700 di Motta Santa Lucia, opera
degli scalpellini ed importante patrimonio
della Comunità. Assieme al prefetto, altri sindaci hanno partecipato al rito religioso della
patrona. «Ciò è segno - dice Colacino - di come
si sente forte nei sindaci la voglia e l'esigenza
di condividere un percorso comune nei servi-
zi, nella condivisione progettuale, nella condivisione e nel rispetto delle storie e delle tradizioni delle singole comunità. Questo Prefetto
è un dono di Dio». Non è mancata la presenza
delle forze dell'ordine, dal capitano della compagnia dei carabinieri di Soevria Mannelli
Gennaro Jervolino e al maresciallo di stazione
Montenegro.
Reppucci ha dato un segnale di speranza ed
ha incoraggiato la popolazione a ritrovare il
proprio orgoglio e contribuire a superare questo momento di crisi. «Noi gente del Sud - ha
detto - abbiamo superato momenti ancor più
difficili, sentiamo alto il senso dello Stato e della Nazione, amiamo il tricolore e contribuiremo a non farlo sbiadire».
r.s.
Il sindaco con il prefetto
«Nessun inadempimento contrattuale. Saranno versati altri 45.000 euro»
Multiservizi, crediti per 12 milioni
La società puntualizza dopo la protesta dei lavoratori della cooperativa Ciarapanì
«NESSUN inadempimento contrattuale verso la Cooperativa Ciarapanì, anzi abbiamo fatto uno
sforzo in più. Ad oggi il Comune
di Lamezia Terme ha provveduto
al pagamento fino al 30 giugno
2011, mentre la Cooperativa Ciarapanì è stata da noi pagata fino a
tutto luglio 2011».
Così una nota della Lamezia
Multiservizi, che si dichiara disponibile «non appena sarà messa
in condizione, ad erogare il contributo di 45 mila euro che il comune ha
destinato al pagamento degli stipendi
della Cooperativa Ciarapanì», i cui lavoratori e relative 25 famiglie da giorni lamentano la mancata retribuzione di tre mensilità e che in città si occupa del servizio di
raccolta differenziata
porta a porta per conto della Multiservizi.
I lavoratori, appunto, non vogliono “pagare la cattiva gestione
delle amministrazioni pubbliche”
dopo che la somma di 44.000 euro, già versata dalla Multisevizi, è
stata assorbita dalle banche alle
quali Ciarapanì ha firmato un
contratto per 250.000 euro.
«Al fine di fare chiarezza su notizie infondate - afferma la Multiservizi - per i soci ed i cittadini, oc-
Sono
cinque
gli stipendi
non pagati
I mezzi della Ciarapanì durante la protesta davanti agli uffici della Multiservizi
corre precisare che la società dal
10 ottobre ad oggi ha pagato alla
cooperativa 174.000 euro (ultimo
versamento di 44.495 Euro è stato
fatto venerdì 16 dicembre). Il contratto di servizio tra Multiservizi e
Ciarapanì per il servizio di raccolta differenziata porta a porta, per
conto del comune di Lamezia Terme, prevede l'obbligo da parte nostra di procedere al pagamento
delle prestazioni rese entro 5 giorni dall'avvenuta corresponsione
da parte del comune. Il comune di
Lamezia ha pagato fino al 30 giugno 2011, mentre la Ciarapanì è
stata da noi pagata fino a luglio
2011. Pertanto nessun inadempimento contrattuale, anzi, per venire incontro alle esigenze dei lavoratori, abbiamo fatto lo sforzo
di pagare più di quanto contrattualmente dovuto».
È opportuno rimarcare, inoltre, che nelle scorse settimane il
CdA ha prorogato il contratto di
servizio con la cooperativa fino ad
aprile 2012, termine entro il qua-
le dovrà essere effettuata, nei termini di legge, la gara pubblica che
consentirà non solo di mantenere
il servizio di raccolta differenziata domiciliare sulle aree già coperte, ma di estenderlo ulteriormente sull'intero territorio comunale.
«Tale proroga è stata stipulata
senza alcuna variazione economica rispetto al precedente contratto - dichiara Multiservizi - per cui
non si capisce come è possibile che
la cooperativa, unica e sola titolare del rapporto di subordinazione
coi suoi lavoratori, abbia potuto
pensare di ridurre loro unilateralmente lo stipendio, per come si
evince dalle dichiarazioni dei lavoratori stessi. Del resto non abbiamo mai nascosto che il ritardo
da parte dei comuni nel pagamento dei corrispettivi, sta creando
una situazione pesante in termini
finanziari per la società Multiservizi, con conseguenze anche per i
nostri fornitori, tra cui appunto la
cooperativa Ciarapanì. Proprio
per questo abbiamo messo in campo tutte le azioni possibili per rientrare dai nostri crediti verso i comuni soci che hanno ormai superato i 12 milioni di Euro. E pensiamo che nelle prossime settimane
saremo costretti ad adottare misure più incisive sia nei confronti
dei comuni debitori, che delle varie utenze pubbliche e private».
r.s.
Circolo delle Acli
Progetto
di Natale
condiviso
IL progetto “ 2011 Natale
Bene Comune “promosso
dall'amministrazione
Speranza «è una scelta
condivisa e apprezzata»
dal Circolo Acli don Saverio Gatti di Lamezia Terme poiché rappresenta
«un messaggio di straordinario senso civico e di
solidarietà» oltre che di
animazione cittadina socio-culturale per sostenere la serenità delle festività natalizie.
«E' un periodo di forte
crisi economica ed allora
bisogna dare - spiega in
una nota il Circolo Acli nel concreto, una risposta positiva affinché la
città e le famiglie abbiano
la possibilità di godere il
Natale con sobrietà ma
anche con la serenità animata da eventi cittadini
che diventano luogo di
incontro e di condivisione nonché di apprezzamento di beni e proposte
culturali nati nella nostra regione ed in particolare sul nostro territorio». Le Acli hanno inteso
dare il loro contributo alla «pregevole iniziativa»
dell'amministrazione comunale perché hanno avvertito di essere in relazione con «una doverosa
azione sociale e rendere
un servizio alla nostra
bella città». Piera Dastoli ,
Piero Renda, Federica
Rochira e Giuseppe Nicolazzo sono i protagonisti
del Circolo Acli don Saverio Gatti che hanno attivato l'allestimento di ben
cinque stand e che accoglieranno le produzioni
tipiche e dell'artigianato
locale. Una attenzione
particolare le Acli cittadine la dedicheranno alla
partecipazione della prima Fattoria Sociale della
Calabria che con il progetto “ Benessere in fattoria” porterà nello stand,
appositamente assegnato, i primi prodotti e risultati dell'iniziativa sociale.
Il compito del Circolo Acli
don Saverio Gatti di Lamezia , concludono Renda, Rochira e Nicolazzo , è
quello di «fare associazionismo solidale»
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
34 Catanzaro
Giovedì 22 dicembre 2011
36
REDAZIONE: via Vittorio Emanuele, 32 - 88900 Crotone - Tel. 0962/901334 - Fax 0962/905185 - e-mail: [email protected]
I poliziotti della Mobile lo arrestano dopo aver pedinato alcuni assuntori di droga
Beccato il pusher della movida
Sul tavolo e nella cappa della cucina 150 grammi di cocaina, “erba” in soggiorno
degli investigatori, era frequentata da
di ANTONIO ANASTASI
persone notoriamente dedite all'uso di
I POLIZIOTTI della Squadra Mobile ri- stupefacenti. Per il taglio della droga
tengono di aver stroncato il rifornito- sarebbero state utilizzate compresse
re di droga della movida crotonese. farmaceutiche, anche quelle poste sotPerché proprio pedinando alcuni fre- to sequestro, così come un cellulare,
quentatori dei locali notturni sul lun- che potrebbe essere utile agli inquigomare sono risaliti, a due passi da lì, renti per risalire agli ultimi contatti
all'abitazione, al piano terra di uno sta- dell'indagato. Il giudice Bianca Maria
bile in corso Messina, di Antonio Ve- Todaro, dopo aver convalidato l’arresto, gli ha concesso i dorardi, 27 anni, già noto
miciliari; i suoi legali,
alle forze dell'ordine, che
gli avvocati Aldo Trunhanno arrestato per decè e Mario Nigro, hanno
tenzione di stupefacenti
sostenuto che l’abitazioai fini dello spaccio dopo
ne era in uso a lui che il
avergli sequestrato 150
loro assistito vive con la
grammi di cocaina e 60
madre. Il pm Orietta Cadi marijuana.
là aveva chiesto la custoSul tavolo della cucina
dia in carcere.
di casa sua, oltre ad alcuUn nuovo colpo al
ni involucri contenenti
market della droga in
polvere bianca poi risulcittà, quello messo a setata essere cocaina, gli
gno dal team investigauomini del vicequestore
tivo guidato dal vicequeEnzo Coccoli, dirigente
store Coccoli, che nelle
della Mobile, hanno rinsettimane scorse ha
venuto due bilancini di Antonio Verardi
condotto l’operazione
precisione, un recipienGold and White che ha
te contenente droga, un
portato all’arresto di 15
taglierino, una busta di
persone per rapine e
plastica che presentava
spaccio di sostanze stufori circolari, tutti arnepefacenti. Ma la malasi presumibilmente utipianta è difficile da estirlizzati per il confezionapare e il mercato dello
mento delle dosi da imspacciosi rinnovacontimettere nell'illecito mernuamente.
cato dello spaccio. Parte
Intanto, nell’ambito
della droga l'indagato
dei servizi di controllo
l'aveva addosso, in una
del territorio, intensifitasca dei pantaloni. Alcato dal questore, Giutra roba era in un giubseppe Gammino, in vibotto custodito in casa.
La busta con la marijuana, invece, era sta dellefestività natalizie,c’è statoun
in un mobile del soggiorno. E ancora, blitz della Squadra amministrativa e
altri involucri termosaldati, conte- della Squadra Mobile negli esercizi di
nenti sempre droga, erano nascosti Isola Capo Rizzuto. Ai titolari di due
nella cappa della cucina. Una perqui- due locali sono state inflitte sanzioni
sizione scrupolosa, quindi, quella che amministrative per un importo comha portato all'arresto di Verardi, la cui plessivo di 10.000 euro e sequestrate
abitazione, secondo la ricostruzione cinque slot machine.
IL CASO
Niente
studenti
giornata
antievasione
rimandata
di ENRICA TANCIONI
Il giudice gli dà
i domiciliari
La difesa
«Quella non è
casa sua»
La droga sequestrata dalla polizia
Il commissario Aiello primo in graduatoria nazionale per «merito straordinario»
Promosso dopo le minacce di morte
HA INDAGATO sulla 'ndrangheta e ne ha arrestato pericolosi
esponenti nonostante le minacce
di morte ricevute. Per questo la
Commissione Avanzamento del
Dipartimento della Polizia di Stato ha decretato la concessione del
massimo della riconoscenza, la
promozione per merito straordinario al grado superiore, al sostituto commissario Rosario Aiello,
in servizio presso la Squadra Mobile della Questura di Crotone.
Ecco la motivazione: “Dirigeva
non notevole acume investigativo e sprezzo del pericolo una attività di indagine contro la criminalità organizzata crotonese.
Malgrado le pesanti minacce di
morte ricevute dai capi della cosca, partecipava alla intera indagine consentendo fattivamente
l'arresto di numerosi esponenti
di spicco della 'ndrangheta. Chiaro esempio di eccezionale dedizione e straordinario coraggio. Crotone, 21 gennaio 2011”. E' la data
dell'operazione Hydra, contro le
nuove leve del clan Vrenna, che
proprio oggi approda al vaglio
del gup distrettuale Tiziana Macrì che dovrà pronunciarsi nei
confronti degli imputati che hanno scelto il rito ordinario (ma buona parte ha optato per il rito ordinario). Un’inchiesta che ha fatto
Il commissario Rosario Aiello
luce, tra l’altro, su vicende di voto
di scambio politico mafioso oltre
che sulle estorsioni ai danni di
numerosi commercianti e sulle
intimidazioni ai collaboratori di
giustizia.
Al commissario Aiello, peraltro primo nella graduatoria nazionale dei sostituti commissari
della Polizia di Stato, è la seconda
volta, caso rarissimo, che viene
riconosciuta la promozione per
merito straordinario. La prima
volta è stata per meriti acquisiti a
Milano, dove ha svolto attività in-
vestigativa per oltre 20 anni, comandando la sezione Antiterrorismo della Digos nei cosiddetti
anni di piombo, durante i quali ha
condotto numerose operazioni
che hanno portato all'arresto di
decine di terroristi. Risale, infatti, al 1977 la sua prima promozione per merito straordinario in seguito a un conflitto a fuoco ingaggiato con quattro terroristi. Aiello non solo sventò una rapina ma
riuscì ad arrestare i responsabili.
Non si contano lodi ed encomi
per gli atti eroici compiuti da uno
che a soli 36 anni fu insignito dell'onorificenza di cavaliere della
Repubblica. Basti ricordare soltanto la recente nota di compiacimento del questore di Crotone,
Giuseppe Gammino, che riconosce ad Aiello «livelli di impegno e
di professionalità che vanno ben
oltre i parametri ordinariamente
richiesti nello svolgimento dei
compiti istituzionali», non senza
sottolineare il «carisma» e il «ruolo di leader indiscusso in ogni
gruppo di lavoro in cui si è trovato
ad interagire». Insomma, memoria storica della Questura crotonese ma anche uomo di strada,
sempre in prima linea contro il
crimine.
a. a.
IL BLITZ
Mercato generale
ancora lavoro nero
ANCORA controlli al mercato ortofrutticolo. Nel corso di un'operazione contro il lavoro nero svolta dalla Direzione
territoriale del lavoro in collaborazione
con i carabinieri del Comando provinciale e quelli della Tutela del lavoro e del
Nucleo Ispettorato del lavoro, sono state ispezionate otto aziende all'interno
delle quali sono stati scoperti in tutto
dieci lavoratori totalmente in nero. Due
le attività sospese perché occupavano
oltre il 20 per cento di lavoratori in nero
e 20 le sanzioni amministrative per un
importo complessivo di 41mila euro. «I
risultati conseguiti - è detto in un comunicato diffuso ieri dalla Direzione regionale del lavoro della Calabria - rappresentano un ulteriore stimolo per
continuare l’azione di contrasto al lavoro illegale e sommerso e per far affermare le regole sulla sicurezza nei luoghi di lavoro». L’attività volta a reprimere violazioni della norma sulla sicurezza nei luoghi di lavoro continuerà,
dunque, senza sosta.
HA INTESO organizzare una giornata di sensibilizzaione contro l’evasione fiscale l’amministrazione comunale di
Crotone. E in particolare l’assessore con delega
al bilancio, Manuela
Asteriti che ha voluto
coinvolgere nel percorso anche le scuole. Peccato solo che l’iniziativa,
che si sarebbe dovuta
svolgere ieri mattina, è
stata rimandata. Per
l’assenza delle scuole,
assenza dovuta al giorno dell’evento prima e al
tempo dopo. Così l’incontro è stato rimandato
a data da destinarsi. Nonostante tutto Giovanni
Lentini, assessore con
delega alla cultura della
Provincia di Crotone ha
inteso esprimere il proprio apprezzamento nei
confronti dell’iniziativa
portata avanti dalla
Asteriti.
Ma per Lentini è inoltre necessario “accanto
al contrasto all’evasione
fiscale, combattere quelle forme di abusivismo e
di atteggiamenti scorretti che sono diventate
una pratica deleteria,
spesso non ostacolata,
in tante città, in particolare al sud: occupazione
di suolo pubblico, deturpazione dei centri storici, traffico selvaggio, inquinamento, aggressione all’ambiente, noncuranza dei doveri civici”.
Per poi affermare di riporre le proprie speranze nei giovani che nel
prossimo anno si candidano per diventare «il
motore principale del
cambiamento. Auspico ha proseguito Lentini che da loro venga la
spinta a superare ritardi, arretratezze mentali
e culturali, pigrizie e
ipocrisie».
«Mi aspetto una ventata di libertà che parta
dalle scuole, da internet,
dai social network, dai
luoghi di aggregazione
giovanile e travolga il
mondo vecchio costringendoci tutti ad aprire
porte e finestre e a fare
entrare il futuro». E non
solo, perché i giovani dovrebbero “gettare” quello che di stantio c’è per
poi aiutare gli adulti «a
capire che un altro mondo ed un altro futuro è
possibile e che bisogna
costruirlo».
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Crotone
Provincia
Giovedì 22 dicembre 2011
Drapia. Nessuno dei consiglieri comunali ha inteso dare seguito alle questioni da lui sollevate
Rodolfo Mamone contro tutti
L’ex assessore critico con la maggioranza e con il gruppo d’opposizione
di MARIO VALLONE
DRAPIA - E’un fiume in piena l’ex assessore drapiese
Rodolfo Mamone, attualmente presidente di un sodalizio
soprannominato
“Drapia in Europa”. Ne ha
per tutti: sia per i membri
della maggioranza che della minoranza. Egli è stato
tra i componenti della giunta guidata dal sindaco Aurelio Rombolà che ha finito
il suo mandato nella primavera 2009.
Alle elezioni del giugno
dello stesso anno, vinte
dall’attuale primo cittadino
Alessandro Porcelli, Mamone si era candidato con la lista guidata da Pasquale Pugliese non riuscendo però
ad essere eletto neppure tra
i banchi della minoranza.
Ha quindi creato la sopracitata associazione e da tempo
si fa sentire con, talvolta duri, interventi sui media locali. L’ultima nota di Mamone risale a pochi giorni fa:
«L’’amministrazione (la minuscola è voluta) comunale
di Drapia – si legge nello
scritto - perpetra una sistematica opera di sabotaggio
a danno dei cittadini singoli
e/o associati che avanzano
istanze di partecipazione
democratica e di trasparenza amministrativa». Porcelli, afferma sempre Mamone, «pronuncia ancora una
volta le fatidiche parole
“partecipazione” e “trasparenza” senza conoscerne il
significato autentico. Sono
degli spacciatori di frottole
–specifica l’ex assessoreche non sanno dove stia di
casa il pudore».
Ma cos’è che lo fa arrabbiare così tanto? In particolare le continue richieste di
informazioni da lui formu-
L’ex assessore comunale Rodolfo Mamone
late al sindaco, il quale le ha
“sistematicamente disattese e se riscontrate ciò è avvenuto solo a seguito di diffida
e/o ad intervento del Prefetto», specialmente la non approvazione, da parte dell’attuale maggioranza, del regolamento sulla partecipazione popolare.
E in tal senso non è solo il
sindaco a ignorare Mamone; infatti, come egli affer-
Rombiolo
Atti
vandalici
in una casa
disabitata
ma, «l’Associazione che
rappresento ha indirizzato
al presidente del consiglio
comunale e ai singoli consiglieri, a tutti ed a ciascuno,
la richiesta di rendersi promotori di una mozione che
impegnava il consiglio comunale ad approvare in
tempi definiti il regolamento sulla partecipazione popolare. Naturalmente nessuno dei tredici (secondo la
communis opinio maggioranza e minoranza costituiscono, nei fatti, un gruppo
unico) ha avvertito l’esigenza di investire il civico consesso della questione».
Mamone poi si infervora
ancora di più e, nel formulare la sua ipotesi circa questa
“mancanza” da parte degli
amministratori, aggiunge
parole ancora più forti alla
sua sfuriata: «I “mandatari”che amministrano l’Ente
si oppongono strenuamente – scrive Mamone - a che i
cittadini possano disporre
di strumenti di partecipazione democratica e controllo popolare: impedire ai
“curiosi” di mettere becco in
ambiti che il “Direttorio”
(composto sia da intranei
che da estranei all’amministrazione) che comanda a
bacchetta i “trasparentemente democratici” considera proprio terreno di
scorrerie e quindi off-limits
per chi intendesse svolgere
attività (magari quella un
po’demodé di tutelare l’interesse pubblico) disfunzionali rispetto al progetto di
occupazione del Comune in
atto da circa un ventennio».
Mamone, dopo quest’ultimo riferimento anche al pe-
ROMBIOLO - E’ sempre lui. Un ragazzino romeno che si diverte a compiere
degli insensati atti vandalici. L’ultimo
in ordine di tempo ha riguardato
un’abitazione disabitata sita in una
traversa di via Gramsci. Il quindicenne ha rubato un fustino di detersivo in
un vicino supermarket e ha messo in
atto il suo irrazionale “piano”. Ha forzato il portone della casa prescelta (di
proprietà di un pensionato residente a
Presinaci) e ha svuotato sul pavimento il prodotto di cui si era illegalmente
riodo in cui faceva parte egli
stesso della maggioranza
targata Aurelio Rombolà,
avvia alla conclusione la
sua querelle parlando del ritardo nell’ultimazione dei
lavori dell’edificio ex scuola
elementare di Drapia, vicenda che ”rappresenta il
manifesto dell’arroganza e
dell’ottusità di coloro i quali
oggi reggono le sorti
dell’Ente».
Il sindaco, secondo Mamone, costretto a rispondere alle sue interpellanze su
questa questione, «ha snocciolato un florilegio di castronerie che anziché corroborare la tesi dell’amministrazione (ritardo asseritamente dovuto all’esigenza di reperire i fondi necessari a rendere la sala polifunzionale oggetto dei lavori non solo utilizzabile, ma
anche decorosa) finivano
col palesarne la pretestuosità».
In conclusione, l’ex assessore invita la maggioranza
o a “cambiare radicalmente
rotta o quantomeno di evitare per il futuro di usare i
termini “partecipazione” e
“trasparenza”, che nel contesto sopra descritto suonano blasfeme».
impossessato. Finito il “lavoro” è andato via. Con la denuncia sono scattate
le indagini dei carabinieri della locale
stazione (foto), guidata dal maresciallo Carmine Pica, che non hanno tardato a portare i frutti sperati. Il giovane è
stato individuato ma data l’età non è
stato possibile procedere. Dovrà comunque risarcire i danni (circa 200
euro) e pagare il detersivo rubato. In
passato i genitori erano stati denunciati per il mancato rispetto, da parte
del figlio, dell’obbligo scolastico.
Rombiolo. Questa sera
Il Pd incontra
i cittadini
ROMBIOLO - “Partito
democratico nel Vibonese, quale futuro?”. E’
questo il tema dell’incontro promosso da Pd
locale che si svolgerà
questa sera, con inizio
previsto per le 19, nei locali del “Bit Bar”.
I lavori saranno aperti
dal sindaco Giuseppe
Navarra (che lo ricordiamo guida un’amministrazione interamente targata democratica).
A seguire gli interventi
di Tore Corona (responsabile nazionale del tesseramento) e Domenico
Petrolo (responsabile
nazionale dei progetti
culturali del partito di
cui è segretario l’ex ministro Pier Luigi Bersani). Sarà, quindi, l’occasione per capire quali
prospettive il partito ha
in provincia e, in particolar modo, nel comune
di Rombiolo.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
28 Vibo
Poste Italiane SpA - Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. n. 46 del 27/02/2004) art. 1, comma 1, DR/CBPA-SUD/CS/56/2006 valida dal 06/04/2006
giovedì 22 dicembre 2011
anno VI numero 352
€ 1,00
direttore piero sansonetti
TAURIANOVA
Uccise per 20 euro
13 anni al 15enne
L’uomo morì dopo due giorni di agonia
quotidiano d’informazione regionale
REGGIO CALABRIA Tredici anni di reclusione: questa
la condanna inflitta, in abbreviato, dal gup del Tribunale dei
minori di Reggio Calabria, a
Giacomo S., il quindicenne ritenuto colpevole dell'omicidio
di Antonio Battaglia, di 28 anni, che gli chiese di saldare un
conto di 20 euro.
LOCRIDE
Il collaboratore mimetizzato...
Si è infilato un cappuccio di lana in testa,
per non farsi riconoscere, e si è mimetizzato
tra i carabinieri per indicare il luogo esatto in
cui era stato nascosto un arsenale. E’ il nuovo collaboratore di giustizia della Locride.
> pagina 11
> pagina 13
Nuovi ospedali
Ok dalle Authority
E Scopelliti attacca
> pagina 11
Un altro arresto a Reggio
La mafia divora la politica
’Ndrangheta, consigliere comunale accusato di concorso esterno
DI PIERO SANSONETTI
Conferenza stampa del presidente della Regione Peppe Scopelliti sullo stato dell’iter per
realizzare i quattro nuovi ospedali di Vibo, Sibari, Piana di Gioia Tauro e Catanzaro. Scopelliti ha reso noto i pareri positivi all’iter e alla collaborazione con “Infrastrutture lombarde Spa” inviati nelle scorse settimane dall’Autorità garante della concorrenza e del
mercato e dall’autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Dal governatore un duro attacco alla Cgil, alla parlamentare Pd Lo Moro e al comitato di sorveglianza “Sua”.
> pagina 12
Ancora freddo e neve
Allarme Legambiente:
rischio in Calabria
COSENZA Ancora freddo, neve e pioggia su tutta la regione. Ma le previsioni
parlano di un lento e graduale miglioramento. Nel frattempo Legambiente lancia l’ennesimo allarme. Secondo l’associazione ambientalista il 100% del territorio calabrese sarebbe a rischio idrogeologico. Un dato preoccupante sul
quale è intervenuto il capo della protezione civile Gabrielli che ha chiesto un
intervento della politica.
CATANZARO
La situazione politica calabrese – e specialmente quella reggina – comincia a farsi pesante. Ieri c'è stato un nuovo arresto, è finito
in galera Giuseppe Plutino, uomo di punta
del Pdl, accusato di “concorso esterno in associazione mafiosa” e più precisamente di
avere avuto rapporti poco chiari col clan dei
Caridi. Resta, naturalmente, tutto il dubbio –
che tante volte abbiamo espresso – su questo
strano reato (“concorso esterno”) che nella
sua stessa formulazione non ci sembra rispettare in pieno i principi del diritto e del garantismo. Però c'è un fatto politico evidente che
è difficile negare: nell'ultimo anno ben tre
esponenti molto prestigiosi del centrodestra
calabrese sono finiti in prigione sotto l'imputazione di reati mafiosi (Zappalà, Morelli e
ora Plutino). Due di loro sono addirittura
consiglieri regionali. Ora, i casi sono due: o
è in atto una congiura, o comunque un comportamento superficiale e persecutorio, della magistratura nei confronti della politica e
specialmente del centrodestra...
Gol di De Luca
La Vigor si prende il derby
> segue a pagina 9
> pagine 46, 47, 48 e 49
REGGIO CALABRIA
“Onorata Sanità”affonda
Tutti assolti in appello
> pagina 10
LUNA ROSSA
di Pasquino
Questione di lingua
La questione sociale - e non ce ne siamo accorti
- è diventata una questione di lingua. Sì, è vero,
le conquiste dei lavoratori possono essere
ancora difese. Ma su raccomandazione
del sempre più loquace Giorgio Napolitano
bisogna farlo con una lingua profumata, liscia,
commendevole anche per il palato delle novizie.
È lo stilnovo che deciderà del destino
dei lavoratori.
dal POLLINO
alloSTRETTO
calabria
ora
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 PAGINA 7
’ndrine e istituzioni
la conferenza
«I suoi voti
aumentati
grazie al clan»
REGGIO CALABRIA «È un’operazione importante non per i numeri ma per
la qualità e gli aspetti rilevanti che emergono dall’indagine». Così il questore di
Reggio Calabria, Carmelo Casabona, ha
presentato la seconda tranche dell’operazione “Alta tensione”. Un’attività di rilievo «per le persone coinvolte, visto che è
stato arrestato un consigliere comunale, e
per i beni sequestrati». L’operazione è «significativa perché dimostra l’attenzione
delle forze dell’ordine e della magistratura – ha proseguito Casabona – alla lotta
alla ’ndrangheta». L’attività investigativa
ha fatto emergere il ruolo di Leo Caridi
quale reggente della cosca, ha spiegato il
procuratore Giuseppe Pignatone, ruolo
assunto dopo l’arresto dei fratelli Caridi.
«L’indagine – ha detto – parte da elementi di prova delle intercettazioni dell’Arma
nell’ambito dell’operazione Crimine». Il
procuratore ha raccontato del «contatto
tra la cosca Caridi, i fratelli Domenico e
Filippo Condemi, il consigliere comunale
Giuseppe Plutino e il consigliere regionale Giovanni Nucera», qualche mese fa
quando venne lasciata una tanica di bottiglia sull’auto del politico regionale significò «una grave minaccia finalizzata ad assumere una giovane nel suo staff. Ci fu un
colloquio con Plutino e Condemi, poi un
secondo incontro col solo Condemi».
Inoltre c’è «la prova del sostegno elettorale a Plutino». Pignatone ha infine ringraziato «polizia di Stato, Arma dei carabinieri e guardia di finanza per lo sforzo eccezionale che stanno compiendo insieme alla Procura nel tentativo di migliorare la
qualità della vita di questa provincia e aumentare gli spazi socio-economici». Il dirigente della squadra mobile Renato Cortese ha spiegato che alcuni arrestati erano
già stati attenzionati dalla squadra mobile dopo l’operazione “Crimine”. Esistono
infatti intercettazioni tra Calderazzo, i fratelli Condemi con il capocrimine Mico Oppedisano. E poi «le intercettazioni telefoniche fanno evincere che il bacino elettorale di Plutino – ha rilevato Cortese – fosse in aumento grazie all’influenza della cosca Caridi». Il dirigente della quinta sezione Francesco Giordano ha raccontato
come dietro al danneggiamento della gioielleria Basile, nella zona d’influenza della cosca, vi fosse il rifiuto di dare un contributo per la festa di Gallicianò, una sorta di «tassa ambientale» l’ha definita. La
cosca Caridi inoltre esercitava il controllo
anche sulla comunità rom, facendosi restituire le auto rubate. Infine il vicecomandante del comando provinciale dei carabinieri, Carlo Pieroni, ha rimarcato «lo sforzo comune tra le forze dell’ordine, al di là
delle divise di appartenenza» e la «sinergia nella lotta alla criminalità».
a. i.
Nuova bufera su Reggio
In manette un consigliere
Gli inquirenti: Giuseppe Plutino era il referente delle cosche
NEI GUAI
Il momento
in cui
Giuseppe
Plutino
viene
trasferito
in carcere
REGGIO CALABRIA La cosca BorghettoCaridi-Zindato aveva anche un referente politico di primo piano: era il consigliere comunale Giuseppe Plutino. C’è anche lui tra i sette
soggetti tratti in arresto la scorsa notte al termine di quella che è stata ribattezzata operazione “Alta tensione 2” poiché risulta essere la
continuazione di quella portata a termine sul
finire del settembre 2010 e che ha visto finire
in manette capi e gregari della consorteria mafiosa operante nel territorio di Modena-San
Giorgio Extra, periferia sud di Reggio Calabria. Insieme a Plutino, accusato di concorso
esterno in associazione mafiosa, è finito in manette anche l’attuale reggente del clan, Leo Caridi, assurto al ruolo di capo proprio dopo gli
arresti effettuati nel 2010 e che ieri è stato raggiunto da un fermo d’indiziato di delitto emesso dalla Dda di Reggio Calabria, perché sussisteva un concreto pericolo di fuga. In cella anche altri presunti esponenti della consorteria
mafiosa. Si tratta dei fratelli Domenico e Filippo Condemi, rispettivamente di 35 e 37 anni,
Rosario Calderazzo, 41 anni, Vincenzo Rotta,
58 anni, e Vincenzo Lombardo, 38 anni, vigi-
que, Pino Plutino, consigliere comunale eletto
in quota Pdl con oltre mille voti di preferenza
alle scorse elezioni amministrative sarebbe stato il punto di riferimento della cosca Borghetto-Caridi-Zindato e da questa avrebbe tratto
l’appoggio necessario per entrare nuovamente all’interno del consiglio comunale di Reggio
Calabria. A testimonianza dell’asfissiante presenza della cosca, è emerso come gli esponenti controllassero i voti fino a definire le singole sezioni e riuscendo a tenere sotto scacco anche la locale comunità rom residente a Ciccarello. Ci sono intercettazioni che inchioderebbero Plutino, il quale avrebbe partecipato anche ad incontri alla presenza di soggetti di
vertice dell’organizzazione. Il politico si sarebbe impegnato per far assumere, dal consigliere regionale Gianni Nucera, la nipote dei fratelli Borghetto nella struttura del gruppo consiliare Pdl al consiglio regionale, su richiesta di
Domenico Condemi, cognato dei Borghetto.
Ma si sarebbe anche interessato per l’assunzione del figlio di Vincenzo Rotta al Cara di Rogliano, anche se tale assunzione non andò a
le del fuoco in servizio al comando provinciabuon fine per il rifiuto dell’interessato. Le inle di Reggio Calabria. Tutti sono accusati, a vadagini hanno anche permesso di far luce sulrio titolo, di associazione a delinquere di tipo
l’intimidazione subita proprio dal consigliere
mafioso, estorsione e danneggiamento.
regionale Nucera, sulla cui auto venne trovata
L’ordinanza di custodia cautelare è stata
una tanica di benzina. La paemessa dal gip Domenico
ternità del gesto sarebbe da atSantoro, su richiesta del sostiSono accusati
tribuire proprio alla cosca Catuto procuratore della Dda,
di
associazione
ridi per la vicenda dell’assunMarco Colamonici e del prozione della nipote dei Borghetcuratore capo Giuseppe Pimafiosa
to. Ma con “Alta tensione 2” si
gnatone.
estorsione
e
è anche aperto uno squarcio su
Il soggetto di maggiore indanneggiamento una serie di danneggiamenti
teresse investigativo è sicuraperpetrati ai danni di esercizi
mente Leo Caridi, reggente del
commerciali della zona di Modena-Ciccarelclan. Era lui che gestiva gli affari in assenza dei
lo-San Giorgio, tra cui spicca quello effettuato
fratelli tutti dietro le sbarre. Gli agenti della
nei riguardi della gioielleria della famiglia BaSquadra mobile diretti da Renato Cortese, su
sile, per il rifiuto di corrispondere del denaro
disposizione del gip, hanno anche posto i sigilli a quattro aziende riconducibili a Caridi: una
a Domenico Condemi, per l’organizzazione
rivendita ortofrutticola sita nella zona di viale
della festa di Gallicianò, luogo d’origine della
Europa, un’azienda operante nella distribufamiglia di ’ndrangheta. Una vera e propria
zione del caffè all’ingrosso, la Caridol e la Ca“tassa ambientale” cui nessuno poteva sottrarfer, operanti nel settore dei dolciumi e delle
si impunemente.
uova di Pasqua.
CONSOLATO MINNITI
Secondo quanto emerso dalle indagini, [email protected]
le reazioni
Lo Moro, Napoli e Laratta: «Si sciolga il Comune»
REGGIO CALABRIA Il Comune di Reggio è “infiltrato”? Se
ne occupi il Viminale. A chiederlo sono le due deputate Doris Lo
Moro (Pd) e Angela Napoli (Fli). «Chiederò oggi (ieri, ndr) al ministro dell’Interno - dichiara la Lo Moro - , nel corso dell’audizione prevista presso la commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati, cos’altro deve succedere perché si proceda ad
una seria verifica di quanto succede a Reggio Calabria». Così pure Angela Napoli, membro della commissione parlamentare Antimafia, che chiede al ministro dell’Interno di «avviare adeguate
procedure per lo scioglimento del consiglio comunale di Reggio
Calabria per infiltrazione mafiosa».
A stretto giro di posta risponde il senatore pidiellino Antonio
Gentile: «All’onorevole Lo Moro, che io rispetto profondamente,
che ha chiesto lo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria, rispondiamo che la nobile questione dell’antimafia non deve diventare sterile strumento di polemica politica quotidiana».
Ma a rincarare la dose interviene anche il deputato del Pd Franco Laratta: «Si valuti se il consiglio comunale di Reggio Calabria
può continuare ad operare. L’inquinamento mafioso è ormai accerta». E ancora: «Il sindaco Arena, soltanto la scorsa settimana,
nel replicare alle mie osservazioni sul Comune in mano alle cosche,
disse che mi sarei dovuto recare alla Procura per dire quello che
sapevo. E che la mafia non c’entrava con il Comune. Oggi l’ennesimo arresto la dice lunga».
8
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011
D A L
P O L L I N O
calabria
A L L O
ora
S T R E T T O
’ndrine e istituzioni
«Qui i voti sono tutti di Plutino»
Così la cosca Caridi lo fece eleggere alle amministrative con più di mille voti
REGGIO CALABRIA Non gli
hanno certo tributato l’applauso riservato al boss Leo Caridi, ma più di
qualcuno all’uscita dalla questura ha
urlato il suo nome: «Ciao compare
Pino». Lui, visibilmente imbarazzato, ha risposto con un sorriso forzato ed un semplice «Ciao». Sta tutta
qui, in questo saluto durato solo pochi istanti, l’immagine precisa di
Giuseppe “Pino” Plutino. Consigliere comunale in carica ed ex assessore, era da sempre abituato a gestire
fotografi e giornalisti della politica.
Stavolta ad attenderlo c’erano i flash
impietosi della cronaca nera. Per lui,
infatti, la Procura della Repubblica
ha ipotizzato un reato gravissimo:
concorso esterno in associazione
mafiosa. Sarebbe stato una sorta di
terminale politico della consorteria
dei Borghetto-Caridi-Zindato, cosca
federata nel più ampio cartello dei
“Libri”, lo storico casato egemone
nel territorio di Cannavò e che si
estende anche alla zona sud di Reggio, tra Modena, Ciccarello e San
Giorgio Extra.
Pino Plutino sarebbe il punto di
riferimento dell’associazione, colui
il quale, una volta eletto con l’appoggio del clan, avrebbe potuto soddisfare piccole e grandi richieste che
provenivano da capi e gregari dell’associazione. E del resto, Plutino,
già assessore nel corso della breve
giunta transitoria guidata da Peppe
Raffa nel dopo-Scopelliti, aveva nel
territorio di San Giorgio Extra la sua
vera roccaforte. Non ce n’era per
nessuno. Solo Plutino faceva il pieno
di voti perché così avevano deciso
quelli della ’ndrangheta. Secondo le
stime ufficiali il consigliere comunale eletto nella lista del Pdl (ancora
un’altra tegola per il governatore
Scopelliti ed il sindaco Arena) totalizzò, nel corso delle ultime elezioni
amministrative svoltesi nel maggio
scorso, un punteggio pari a 1058 voti, sfondando quel muro di mille preferenze che rappresenta spesso uno
spartiacque per l’elezione nell’assise
comunale. Sono innumerevoli le intercettazioni che attestano in modo
inequivocabile come l’intera cosca
Caridi si mosse per assicurare a Plutino un appoggio elettorale piuttosto marcato. Basti pensare che, sebbene arrivato sesto nella sua lista di
riferimento, Plutino ottenne un vero
plebiscito nelle sezioni ricadenti all’interno di San Giorgio Boschicello,
rione Marconi, viale Europa, zone
notoriamente sotto l’influenza della
cosca Borghetto-Caridi-Zindato,
nonché quella dei Rosmini. A pro-
posito di questi ultimi, tra l’altro, secondo quanto contenuto all’interno
dell’ordinanza di custodia cautelare,
pare che il consigliere avesse anche
dei contatti con Diego Rosmini, tratto in arresto in “Alta tensione”.
Ma quali erano i rapporti tra Plutino e gli esponenti della cosca? Le
intercettazioni parlano chiaro e raccontano di una serie di contatti tesi
innanzitutto al procacciamento dei
voti in favore dell’esponente del Pdl. zie all’interessamento della cosca
Ovviamente non mancavano le ri- Caridi-Borghetto-Zindato. Nel loro
chieste di favori che Plutino spesso territorio, sono parole di sodali del
riusciva a soddisfare, come quando clan, «non c’è niente per nessuno,
si trattava di rimuovere dei rifiuti solo per Plutino». E questi, infatti,
presenti davanti alle abitazioni vici- venne eletto ottenendo ottimi risulne ad un noto centro commerciale, tati, tanto da portare il governatore
oppure addirittura quando espo- Scopelliti, secondo un racconto di alnenti del clan chiedevano un inter- tri affiliati, a telefonare al consiglievento per il pagamento degli stipen- re per scherzare sul fatto che avrebdi a beneficio dei dipendenti della be potuto anche perdere il posto di
società mista Multiservizi. In altri ca- assessore a vantaggio di Berna. Ironia della sorte, la
si poi i “favori” riucosa si verificò davscivano solo a metà,
In
cambio
vero.
come quando gli
il consigliere
E della vicinanza
venne chiesto da
alla consorteria maDomenico Condesi
prodigava
fiosa di San Giorgio,
mi, di far assumere
in tutta una
ne parla anche il
la nipote di Cosimo e
collaboratore di
Gino Borghetto, in
serie di favori
giustizia Roberto
qualità di collaboraMoio che bolla Plutrice temporanea
della struttura consiliare del Pdl al tino in modo netto vedendo la sua
consiglio regionale. Plutino s’inte- effigie: «La foto numero 11 è di un
ressò tramite il consigliere Gianni politico molto vicino ai Caridi coi
Nucera che nel primo caso accon- quali credo abbia anche un legame
sentì per paura di ritorsioni, ma poi di parentela; da sempre gli stessi lo
si rifiutò di proseguire nella collabo- hanno appoggiato nella sua carriera
razione. Lo stesso Plutino trovò un politica; questo so per quanto riferilavoro al figlio di Vincenzo Rotta, su tomi dai numerosi miei colleghi delrichiesta di quest’ultimo, ma il giova- la New Labor appartenenti al grupne poi non volle quell’impiego. In- po Caridi; il dato mi è stato tuttavia
somma se il legame di Plutino con confermato anche da altri soggetti
Nucera in un primo tempo era così appartenenti ad ambienti criminali
saldo da far ritenere che il primo fos- diversi, quali soprattutto Ciccio
se la naturale appendice del secondo Trmboli che è sempre stato un
in consiglio comunale, con il tempo esperto di politica». La foto numero
le cose cambiarono radicalmente. 11 era proprio quella di Giuseppe
Tuttavia Plutino conservò un serba- Plutino.
cons. min.
toio di voti importante proprio gra-
l’intimidazione
Quella tanica di benzina
per “avvertire” Nucera
In alto, Leo
Caridi,
considerato il
reggente della
cosca
Qui sopra
l’arresto di
Domenico
Condemi
(foto Cufari)
REGGIO CALABRIA Era il nove marzo scorso quando una tanica di benzina venne fatta trovare sull’automobile del consigliere regionale Gianni Nucera, una Alfa Romeo 159 parcheggiata in via Pio XI sotto l’immobile che ospita sia la sua abitazione che la
segreteria politica. Oggi quel gesto intimidatorio ha una spiegazione. Era la risposta di
Domenico Condemi, esponente della cosca
Caridi, a una richiesta che il politico non aveva esaudito. Ovvero il rinnovo del contratto
di collaborazione di una ragazza (parente sia
di Condemi che di Cosimo ed Eugenio Borghetto, qust’ultimo arrestato nell’operazione
“Alta tensione” un anno fa). La donna aveva
già prestato servizio nella struttura del consigliere regionale con una collaborazione a
progetto. Alla scadenza dell’impegno lavorativo Condemi esercitò pressione per la
riassunzione della giovane con un incarico
più remunerativo e duraturo nella struttura
speciale. Nucera non venne incontro alle richieste e da qui deriverebbe la tanica di benzina posizionata come avvertimento. In realtà nell’immediatezza dell’episodio Nucera
andò in questura a denunciare il ritrovamento ma non parlò della vicenda. Dopo qualche
settimana però il figlio venne avvicinato da
Domenico Condemi, ricevendo minacce di
violenti atti ritorsivi nel caso in cui il padre
non avesse accolto le richieste, e aveva fatto
esplicito riferimento al rinvenimento della
tanica di benzina. A questo punto, dapprima
con rivelazioni informali non messe per
iscritto per paura di conseguenze verso i
componenti della sua famiglia ma poi spinto alla formalizzazione dal dirigente della Digos reggina, il politico si è deciso a raccontare tutto e fare i nomi. Nella vicenda si inserisce anche Pino Plutino, il consigliere comunale di Reggio Calabria destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal
gip Domenico Santoro. Sarebbe stato accondiscendente alle pressioni di Condemi (suo
grande elettore come emerso dalle intercettazioni) su Nucera per l’assunzione della ragazza nella struttura speciale. Ci fu poi un
secondo incontro tra l’esponente dei Popolari e Liberali e il solo Domenico Condemi
con la richiesta esplicita. Tra Nucera e Plutino un tempo c’erano ottimi rapporti, al punto da fornirsi a vicenda sostegno elettorale
per la competizione regionale prima (anno
2010) e amministrativa l’anno successivo. I
legami si sono poi incrinati all’insistenza di
Plutino per accontentare Condemi. Il consigliere regionale ha dichiarato al pm che comunque non avrebbe mai assunto Condemi
direttamente «da me ritenuto un soggetto
“particolare” dai modi prepotenti e violenti,
almeno nel linguaggio»; poi fu trovato un
accordo sulla ragazza. Comunque dopo il 31
dicembre 2010 non ci fu il rinnovo del contratto e questa vicenda acuì le acredini del
consigliere comunale da un lato, Plutino e
Condemi dall’altro.
ANNALIA INCORONATO
[email protected]
9
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011
D A L
P O L L I N O
A L L O
calabria
ora
S T R E T T O
’ndrine e istituzioni
il sindaco
Arena: «Spero
che il consigliere
chiarisca tutto»
REGGIO CALABRIA «Ripongo la massima fiducia nell’operato della magistratura reggina affinché faccia piena luce sui
capi d’imputazione che hanno determinato la misura cautelare a
carico del consigliere comunale
Plutino. Ed auspico che il consigliere possa chiarire, nelle sedi
competenti, la sua posizione». Lo
afferma, in una dichiarazione, il
sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena.
«In questi primi mesi di legislatura - precisa il primo cittadino
della città dello Stretto - Plutino,
dopo aver smaltito la profonda
amarezza per non essere stato designato dal partito nell’esecutivo
comunale, ha svolto puntualmente il ruolo di consigliere comunale».
Poi risponde alle deputate Doris Lo Moro e Angela Napoli, che
su quanto sta avvenendo al Comune di Reggio hanno chiesto
l’intervento del ministero dell’Interno. «Duole - afferma Arena dover registrare il perpetuarsi di
azioni irresponsabili ad opera di
taluni soggetti che, nonostante in
passato abbiano ricoperto cariche
istituzionali di grande rilievo, continuano a strumentalizzare un tema delicato come quello della giustizia, per evidenti interessi personali legati alla carriera politica.
Ciò è ancor più grave se si considera che la comunità che ho l’onore di rappresentare è impegnata a
supportare l’opera della magistratura e delle forze dell’ordine nella
lotta alla criminalità organizzata.
I continui sforzi per condizionare
l’operato delle istituzioni da parte
degli onorevoli Napoli e Lo Moro
evidenziano un tentativo di prevaricazione delle regole e dei ruoli e un senso della Stato parolaio e
strumentale».
Quando il marcio
corrode i Palazzi
Da Crea a Morelli: quegli “intrecci” finiti nel mirino
COSENZA “C’è del marcio nel regno
di Danimarca...”, sentenziavano i protagonisti dell’Amleto di Shakespeare osservando lo spettro che avrebbe ispirato il più
grande, e greve, dilemma della storia: essere o non essere. C’è del marcio dappertutto; ovunque vi siano figure marce... dentro. C’è del marcio in politica. E nella politica che governa, o s’oppone, in ogni istituzione del Paese. Non è esente la Calabria
dal marcio e dallo scandalo. Non lo è stata
in passato, non lo è nel presente; e potrebbe non esserla in futuro. Sono i fatti, che
parlano. Non i protagonisti della più nota
tragedia in cinque atti che sia mai stata
concepita. Fatti che s’ostinano a dimostrare come, e quanto, pericolosa e deleteria sia
la commistione tra politica e malaffare in
Calabria. Perché il singolo che sbaglia rischia di pregiudicare l’insieme. Gli esempi di rappresentanti politici e istituzionali
con grandi ruoli di responsabilità abbondano a queste latitudini. E toccano enti minori, intermedi, maggiori contribuendo a
rendere sempre più distante il cittadino
dai luoghi della democrazia rappresentativa. Esempi che hanno nome e cognome. E
che si rincorrono oggi come mai s’erano
rincorsi prima. Per gradi (temporali), e a
grandi linee: il rosario doloroso delle grandi delusioni toccate all’opinione pubblica
prende le mosse dall’arresto dell’ex consigliere regionale Domenico Crea. Era il gennaio del 2008. E l’uomo, finito nelle maglie
del processo “Onorata sanità”, venne poi
condannato e riconosciuto colpevole dei
reati ascritti a suo carico. Passeranno due
anni prima che altri due politici finiscano
nei guai fino al collo per i loro presunti rapporti con le consorterie criminali del territorio. A destare scalpore sarà dapprima
Alessandro Figliomeni, già sindaco di Siderno, considerato dagli inquirenti addirittura uno tra i rappresentanti di vertice
della ’ndrina operante nella cittadina jonica; poi toccherà a Santi Zappalà, consigliere regionale del centrodestra, dover conoscere l’onta della cattura all’alba, dell’arresto, della “condanna pubblica” che talvolta vale più d’una sentenza: le telecamere
del Ros lo avevano beccato mentre si recava a casa di uno dei mammasantissima del-
la mala reggina, Giuseppe Pelle, per invocare sostegno elettorale e sbaragliare la
concorrenza degli altri candidati in cambio d’una “disponibilità” a rendere il servigio a tempo debito, e nelle debite sedi... Si
ipotizzerà la punta dell’iceberg, con l’arresto di Zappalà (che è stato anche sindaco di
Bagnara), ma sarà un abbaglio: cinque mesi dopo un altro primo cittadino, quello di
Gioiosa Jonica, replicherà per filo e per segno l’esperienza traumatica toccata ad
Alessandro Figliomeni: in manette finirà
Rocco Femia, considerato il “sindaco” del
clan operante nella zona, l’uomo che insieme ad altri due componenti dell’esecutivo
avrebbe dovuto tutelare gli interessi della
potentissima ’ndrina dei Mazzaferro.
L’operazione che lo poterà in manette verrà ribattezzata “Circolo formato”, dalle frasi pronunciate in apertura delle sedute di
mala per introdurre al “sacro rito” i nuovi
adepti dei vari sodalizi criminali. Basta così? Nient’affatto: altri sei mesi e toccherà a
Franco Morelli, consigliere regionale del
Pdl, figura mai discussa prima, dover dare
spiegazioni ai magistrati di presunti intrecci mirati a favorire le famiglie di mala tra-
L’arresto del
consigliere
regionale di
centrodestra
Santi Zappalà
Prima e dopo
di lui altri
arresti
“eccellenti”
piantate al Nord e intenzionate a percorrere le vie delle istituzioni facendo leva sulla
disponibilità presunta di taluni magistrati.
Morelli è ancora in carcere, in attesa che gli
organismi preposti si esprimano sulla richiesta di tornare in libertà alla luce della
sua professata estraneità
ai fatti contestati. E denZappalà, Femia
tro, in galera, è finito per
ultimo un consigliere coFigliomeni:
munale del Pdl a palazzo
anche
loro finiti
San Giorgio, sede del munelle mani
nicipio di Reggio Calabria,
considerato organico a
della giustizia
uno dei tanti clan che spadroneggiano da sempre in
riva allo Stretto: Giuseppe Plutino. Per
molti di loro la presunzione di innocenza
permane, e sempre verrà salvaguardata sino a prova concreta del contrario. Ma anche a causa loro, la politica continua a venirne fuori a pezzi. Così come le istituzioni
pubbliche locali, tanti piccoli regni di Danimarca in cui resta fin troppo intravedibile il marcio.
PIER PAOLO CAMBARERI
[email protected]
< dalla prima
SE LA MAFIA DIVORA LA POLITICA
[...] oppure la politica, e specialmente la politica
reggina, e specialmente quella di centrodestra, sono in modo clamoroso inquinate dalla mafia. Non
c’è una terza via. Può un giornale scegliere tra queste due ipotesi? No, perché non ha gli elementi. Chi
invece non può sottrarsi al giudizio è il Pdl: o denuncia l’aggressione della magistratura (come, per
esempio, ha fatto tante volte Silvio Berlusconi, e
spesso lo ha fatto anche con quale ragione e qualche
successo) oppure prende atto delle inchieste e mette se stesso sotto accusa. Cioè si chiede: che rapporto c’è tra il partito, o tra pezzi significativi del partito, e la ’ndrangheta, e cosa bisogna fare per cambiare questo rapporto e per assicurare alla gente
che il partito, e dunque il governo delle città e delle
regioni, e dunque la politica, sono puliti e limpidi?
Se si sfugge a questa scelta si fa un pessimo servizio
alla Calabria e alla politica.
Proprio ieri monsignor Nunnari, vescovo di Cosenza, ha pronunciato un discorso molto importante e bello a difesa della politica. Ha detto: non è la
politica che è sporca, casomai, talvolta, sono sporche alcune persone che fanno politica. È una distinzione molto seria e giusta e serve – come ha notato
ieri, su questo giornale, Davide Varì – a smentire il
più vecchio e insulso dei luoghi comuni: quello che
vorrebbe liquidare la politica, e cioè lo strumento essenziale della democrazia, spesso per premiare altri modi di esprimersi del potere. Perché, naturalmente, nessuno è in grado di abolire il potere, e dunque si tratta solo di stabilire come esercitarlo. Finora – cioè finquando qualcuno non inventerà strade
nuove – la politica è l’unico modo di esercitare il potere che coinvolga la gente, che risponda alle necessità del consenso di massa, che costringa a un “rendiconto”. La politica “rende uguali” i forti e i deboli,
i pochi e i molti. Quelli che pensano di screditare, e
poi di cancellare la politica, lo fanno perché hanno
una idea diversa del potere: pensano che sia giusto
riservarlo a pochi, ai potenti, ai padroni dell’economia, alle lobby, e quindi anche alla mafia. Cioè alla
“potenze” che comandano fuori dalle regole della
democrazia e dalle leggi dello Stato. È una tendenza che ormai sta dilagando. Basta vedere come i
grandi giornali e l’opinione pubblica hanno spinto
a favore della formazione del governo Monti, nato
fuori dal parlamento e dal mandato elettorale del
popolo. E in polemica aperta con la politica. Quello
che colpisce però non è che esista una tendenza a distruggere la politica. Colpisce che sia la politica stessa a sostenere questa tendenza, facendo di tutto per
autodistruggersi. Così come sta facendo in Calabria. Se non c’è una scossa, un colpo d’ala, se non c’è
un gruppo dirigente in grado di dire alla gente una
parola chiara – o contro la magistratura, o contro
i partiti coinvolti – la politica finirà con lo scomparire. Chi deve parlare? Tanti, di sinistra e di destra.
Il primo, naturalmente, deve essere il presidente
Scopelliti, sia perché lui è il presidente della Regione, sia perché è il capo del centrodestra, sia perché
è l’unico leader accreditato e carismatico in questa
regione.
Piero Sansonetti
10
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011
D A L
P O L L I N O
calabria
A L L O
ora
S T R E T T O
Crea condannato “Onorata sanità”
per peculato
Sentenza ribaltata
a 5 anni e 6 mesi Tutti assolti
Per la moglie dell’ex consigliere regionale
una pena di 4 anni e 10 mesi di reclusione
REGGIO CALABRIA Ad un anno esatto dalla pesantissima condanna a 11 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa,
arriva un’altra dura decisione nei
confronti dell’ex consigliere regionale Mimmo Crea. Il Tribunale di Reggio Calabria, presieduto da Olga Tarzia, infatti, ha condannato Crea a cinque anni e sei mesi di reclusione per
il reato di peculato ed ha comminato
a sua moglie Angela Familiari, una
pena di 4 anni e 10 mesi di reclusione per il reato di reimpiego di capitali illeciti. Sono state quindi accolte le
richieste del pubblico ministero Marco Colamonici che, nel corso della sua
requisitoria aveva chiesto la condanna dei due imputati. Nello specifico il
sostituto procuratore della Dda aveva invocato una pena di otto anni per
l’ex consigliere regionale e cinque per
sua moglie. In base a quanto ricostruito dalla Direzione distrettuale
antimafia di Reggio Calabria, Mimmo Crea, avrebbe trasferito sul conto
bancario intestato a lui ed alla moglie
somme prelevate dal conto dell’allora Ccd, suo partito d’appartenenza all’epoca dei fatti.
È stato un processo molto laborioso quello che ha visto protagonisti, da
una parte il pm Marco Colamonici e
dall’altra il collegio difensivo composto dagli avvocati Marco Panella ed
Aldo Labate che hanno rappresentato le posizioni sia di Crea che della
moglie. L’ex consigliere regionale,
dunque, lo statuisce anche la sentenza di primo grado, avrebbe prelevato
delle somme che erano di competenza dell’allora Ccd per poi trasferirle
sul proprio controcorrente personale. Per la Dda quell’attività integra
pienamente il reato di peculato. Di
tutt’altro avviso, ovviamente, gli avvocati difensori che hanno discusso
diverse ore per spiegare come il comportamento di Crea e della moglie
non integrasse per nulla gli estremi di
reato che venivano contestati. Proprio ieri la lunga arringa difensiva
dell’avvocato Marco Panella ha chiuso la fase di discussione ed ha portato poi il collegio del tribunale reggino
a ritirarsi in camera di consiglio. Solo dopo diverse ore è
arrivata la decisione
con la quale Crea ha
rimediato un’altra
pesante condanna
che si va ad aggiungere a quella già avuta un anno fa relativa
al concorso esterno
in associazione mafiosa, falso ed abuso
d’ufficio nell’ambito
dell’operazione
“Onorata sanità”. Bisognerà adesso capire se e come inciderà
la pronuncia (giunta
proprio ieri) della
Corte d’appello proprio su questa
condanna ad 11 anni inflitta a Crea.
Secondo la sentenza di primo grado,
infatti, «l’impegno politico garantito
da Crea che opera in sinergia con gli
esponenti più autorevoli dei vari clan
(Pansera, Vadalà, Marcianò ed altri),
che provvede ad inserire nella sua segreteria politica personaggi contigui
alle associazioni medesime (Marcianò Giuseppe ed Alessandro, Briguglio Giovanna, moglie di Errante) evidenzia un costante disprezzo per l’interesse pubblico ed un asservimento
della funzione politica agli interessi
della logica clientelare-spartitoria, il
tutto cementato da legami e rapporti non occasionali ma stabili con i locali del versante jonico reggino». La
politica: una grande passione intrecciata con affari spesso poco chiari. Ed
a pagare il conto con la giustizia, ora,
è proprio Mimmo Crea.
Consolato Minniti
In Appello stravolta la decisione del gup
Cadono 416bis e le ipotesi di falso
L’ex
consigliere
regionale
Mimmo
Crea
Alessandro e
Giuseppe
Marcianò,
entrambi
condannati
all’ergastolo
per
l’omicidio
Fortugno
REGGIO CALABRIA Tutti assolti. È una sentenza che riscrive completamente la storia dell’operazione
“Onorata sanità” quella emessa ieri
dalla Corte d’appello di Reggio Calabria. Sono servite diverse ore di camera di consiglio ai giudici di piazza Castello per assumere una
decisione che ribalta la
decisione del gup Ramondino. È una raffica
di assoluzioni, infatti,
quella che si legge scorrendo il dispositivo di
sentenza. Alla sbarra
Leonardo Gangemi,
Alessandro Marcianò,
Giuseppe Marcianò,
Giuseppe Pansera, Salvatore Asaro, Peppino
Biamonte, Santo Emilio
Caridi, Francesco Cassano, Giovanni Luzzo, Domenico Antonio Pangallo, Alessio Giovanni
Giuseppe Suraci, Giuseppe Errante, Domenico Latella, Roberto Mittiga e Pietro Morabito.
Tutti erano accusati, a
vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso ed altri reati
che sarebbero stati commessi nella qualità rivestita da ciascuno.
In questo troncone
processuale,
infatti,
rientrano anche i soggetti che al tempo dell’inchiesta avevano responsabilità all’interno dell’Asp reggina. Non
c’è, invece, Mimmo Crea che aveva
optato per il rito ordinario e, giusto un
anno fa, riportò una condanna a 11 anni di reclusione per concorso esterno
in associazione mafiosa. Ma in appello, per gli altri coimputati ecco arrivare la sentenza di assoluzione. Molti i
nomi altisonanti che in primo grado
lo sfregio
avevano riportato delle condanne
piuttosto rilevanti. Il gup di Reggio
Calabria, infatti, aveva condannato
Giuseppe Pansera (genero del boss
Morabito) a sette anni di prigione,
Alessandro Marcianò (condannato all’ergastolo per l’omicidio Fortugno) a
sei anni, Leonardo Gangemi a sei anni, Giuseppe Errante a cinque anni e
quattro mesi, Giuseppe Marcianò
(condannato all’ergastolo per l’omicidio Fortugno) a cinque anni, Peppino
Biamonte a due anni di prigione, Santo Emilio Caridi a due anni e sei mesi, Francesco Cassano a un anno e sei
mesi, Domenico Latella a due anni e
quattro mesi, Giovanni Luzzo (ex assessore regionale alla sanità) a un anno e quattro mesi, Roberto Mittiga a
due anni e sei mesi, Pietro Morabito a
due anni e sei mesi, Domenico Antonio Pangallo a due anni e otto mesi,
Alessio Giovanni Giuseppe Suraci a
un anno e sei mesi ed infinte a Salvatore Asaro due anni e quattro mesi di
reclusione. In appello tutti assolti. Solo per Asaro la Corte ha disposto una
condanna a sei mesi di reclusione per
un ipotesi di falso. Cadono dunque i
reati di associazione mafiosa, abuso
d’ufficio e diversi presunti casi di falso, così come richiesto dal sostituto
procuratore generale Santo Melidona
che, nel corso della sua requisitoria,
aveva invocato l’assoluzione per buona parte dei capi d’imputazione. Nel
corso del processo sono intervenuti,
tra gli altri, anche gli avvocati Tonino
Curatola, Marco Panella, Aldo Labate, Antonio Managò, Menotti Ferrari,
Emilia Pino, Santo Asaro, Francesco
Mortelliti, Giuseppe Morabito, Antonio Masi, Nico D’Ascola, Pasquale Foti, Vincenzo Crupi, Giuseppe Mazzetti, Elena Latella, Emanuele Genovese,
Francesco Gambardella, Natale Carbone, Giuseppe Nardo, Giacomo Iaria
e Antonio Mandalari.
cons.min.
“infinito”
Spari contro l’autovelox sulla statale 106 a Le Castella
Ignoti hanno esploso contro l’autovelox comunale
posizionato sulla statale 106, in corrispondenza della
pericolosa curva in discesa che precede il bivio di Le
Castella, alcuni colpi di pistola calibro 45, scalfendo
l’involucro esterno, blindato, dell’apparecchio.
L’ennesimo atto vandalico compiuto negli ultimi giorni
a Isola Capo Rizzuto. «Uno sfregio alla collettività, un
gesto - afferma il sindaco di Isola, Carolina Girasole contro la sicurezza degli automobilisti che percorrono
un tratto di Statale 106 particolarmente pericoloso».
L’autovelox funziona ancora, ma è il gesto che, secondo
il primo cittadino, rappresenta «uno sfregio alle vite che
l’autovelox ha salvato». «Il rilevatore non è stato messo
in quel punto per fare cassa, ma perché lungo quella
discesa, in quella curva, sono già state perse troppe vite
umane. È un punto molto pericoloso, sul quale abbiamo
ritenuto doveroso intervenire per prevenire altri lutti».
Il legale di Lampada ritira
la richiesta di scarcerazione
MILANO Ha rinunciato al ricorso al tribunale del
riesame Francesco Lampada, arrestato il 30 novembre scorso dalla Dda di Milano nell’ambito di un’operazione contro la ’ndrangheta. Il suo legale ha ritirato la richiesta di revoca dell’
ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giuseppe Gennari e, quindi,
l’uomo resta nel carcere di
Opera (Milano), dove è detenuto. Lampada, imprenditore milanese legato al
clan Valle, era stato arrestato assieme al fratello Giulio. Lunedì il tribunale del
riesame aveva respinto la
richiesta di scarcerazione
avanzata dai legali di Leonardo Valle e del giudice
calabrese Vincenzo Giuseppe Giglio, accusato di legami con i clan della ’ndrangheta che operavano fra la
Lombardia e la Calabria.
Sono attese nei prossimi
giorni le motivazioni che
hanno portato il riesame a
rigettare la loro istanza.
11
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011
D A L
COLLABORA
Il collaboratore
di giustizia
Maurizio Maviglia
(nella foto a
sinistra) qualche
giorno fa è
tornato ad
Africo. In basso il
luogo dove
rimase ferito
P O L L I N O
calabria
A L L O
ora
S T R E T T O
Si mimetizza tra i carabinieri
e scortato torna nella Locride
Il pentito confessa: il mio ex suocero ha un bunker in casa
SIDERNO (RC) Tempo addietro,
lontano da orecchie e occhi indiscreti, un
nuovo pentito ha iniziato a svelare gli ultimi segreti dei clan. Poi, all’improvviso,
ha lasciato il carcere di Locri per un altro più sicuro. Il
Maviglia
detenuto Maurizio Mavicondannato a 11
glia, il malvivente condannato a undici anni di prigioanni per rapina
ne per rapina, fino ad oggi
svela i segreti
era un illustre sconosciuto.
dei clan
Ora, però, rivela particolari
inediti ai magistrati. Pochi
giorni fa è stato scortato nella Locride: il
collaboratore di giustizia è tornato ad
Africo all’insaputa di tutti. Si è infilato
un cappuccio di lana in testa, per non
farsi riconoscere, e si è mimetizzato tra i
carabinieri per indicare il luogo esatto in
cui era stato nascosto un arsenale. Gli
inquirenti, grazie alle sue confessioni,
hanno rinvenuto a Ferruzzano una montagna di armi. L’artiglieria delle cosche
era stata occultata in un terreno accanto
a quello del clan Talia.
Il pentito indossava abiti scuri e aveva
un filo di voce: «Il mio ex suocero ha un
bunker in casa», ha svelato anche agli
investigatori. I carabinieri ci sono andati in quella casa. Ci abita il pregiudicato
Mollica, il padre dell’ex moglie di Maviglia. Il nascondiglio era dietro un armadio. Il blitz, secondo indiscrezioni trapelate, è uno dei passaggi più significativi
della nuova indagine. «E’ andato a buon
fine, ci sono i primi riscontri. Abbiamo
trovato le armi e il rifugio», dice una
fonte inquirente.
Non è ancora chiaro il motivo per cui
decide di collaborare con la giustizia. Le
dichiarazioni del pentito sono ancora
coperte dal segreto. Di certo, dopo il suo
arresto, Maurizio Maviglia ha rivelato
di essere stato battezzato mafioso e di
conoscere nomi e volti degli uomini che
hanno consumato una serie di agguati
tra Bianco e Bruzzano Zeffirio. Ha raccontato anche di sentirsi un miracolato.
Qualcuno, due estati fa, lo voleva morto, so, però, il detenuto Maurizio Maviglia
ma lui è riuscito a sfuggire all’agguato. vuole chiudere con il passato. Il pentito
Quel giorno, 22 agosto, era andato a ca- continua a fare rivelazioni. Ha ricostruisa della fidanzata, a Brancaleone. Quan- to le gerarchie mafiose, si è accusato, ha
do lo vede scendere dall’auto, un’Alfa camminato gomito a gomito con i caraRomeo, un sicario spara con un fucile binieri, a cui ha indicato dove erano nacaricato a pallettoni. I sanitari del 118, scoste le armi.
Ha raccontato particolari inediti sul
appena giunti sul posto, lo hanno trovato riverso dietro un muretto. Si era na- delitto Cirianni, ucciso in un bar a Bianscosto per ripararsi dai colpi, Maurizio co, nella Locride, nel lontano 1997. Ha
incastrato l’ex suocero, il pregiudicato
Maviglia.
Il suo nome, del resto, era saltato fuo- Mollica. I carabinieri, nell’abitazione delri tre mesi prima, quando sul lungoma- l’uomo, hanno trovato un bunker. Si acre di Ferruzzano si consuma un conflit- cedeva spostando l’armadio e infilandosi in una sorta botola. Il collaboratore di
to a fuoco. Rimasero
giustizia ha anche parlagravemente feriti Carto di armi. Sono state rinmelo Talia e Attilio VioIl bunker è stato
venute a Ferruzzano.
li. Ventiquattro ore dorinvenuto
Erano nascoste in un terpo, gli agenti lo trovaroreno adiacente a quello
a casa
no in un casolare. Era
della famiglia Talia, il
assieme alla fidanzata,
del
pregiudicato
clan di Bruzzano Zeffirio.
giunta in quel luogo di
Mollica
Gli investigatori, però,
campagna per medicarsono a caccia di ulteriori
gli le ferite. I tre, sostenriscontri.
Le
case
di alcuni pregiudicati
gono gli inquirenti, si erano dati appuntamento per regolare antichi conti lascia- del posto sono state perquisite da cima a
ti in sospeso. «Qualcuno lo voleva mor- fondo. Dell’esito non è dato sapere nulto – sospettano gli investigatori - perché la. Lui, l’ex braccio violento della delinattirava dietro di sè polizia e carabinieri. quenza divenuto collaboratore di giustizia, era solito bazzicare il sottobosco del
Era solito saccheggiare case e negozi».
Il tribunale di Locri, giorni addietro, lo crimine organizzato. Dunque, adesso, le
ha condannato a undici anni di prigione cosche lo temono.
ILARIO FILIPPONE
per aver rapinato e pestato due anziani
[email protected]
coniugi di Sant’Agata del Bianco. Ades-
TAURIANOVA
Uccise gestore del bar: 13 anni
Il 15enne ebbe un diverbio con Battaglia per un conto non pagato
PALMI (RC) Tredici anni di
reclusione. Questa la pena decisa
dal giudice del tribunale per i minori Roberto Di Bella nei confronti di Giacomo S. il quindicenne di
Taurianova che, nel febbraio scorso, esplose un colpo di pistola di
piccolo calibro al ventottenne Tony Battaglia, il gestore del bar sala
giochi Las Vegas, con cui aveva
avuto un diverbio per la restituzione di una somma irrisoria di denaro.
Una condanna dura quella disposta dal giudice, che ha comunque riconosciuto al minorenne le
attenuanti generiche e il vizio parziale di mente. Attenuanti che
hanno consentito al giovane imputato di vedersi ridurre sensibilmente la pena rispetto alle richieste dell’accusa che attraverso il sostituto procuratore minorile Francesca Stilla aveva invocato una
condanna a 16 anni di reclusione.
Una condanna esemplare, matu-
rata anche grazie alla perizia psi- la sala giochi del malcapitato Batchiatrica che, riconoscendo la semi taglia ci era arrivato già completainfermità all’assalitore, ha conte- mente ubriaco a causa dei numestualmente bollato il giovane co- rosi cocktail mandati giù durante
me individuo «altamente perico- la giornata e che gli sarebbero staloso». Una condanna che il giova- ti somministrati, sostiene l’accusa,
ne dovrà scontare in un carcere anche quando era già in evidente
minorile (ancora non individua- stato di ebbrezza.
Una sentenza dura ma a cui la
to), e non in una comunità teraProcura, dopo
peutica come invece
avere visionarichiesto dagli avvoIl giovane ora
to le motivacati difensori Armandovrà
scontare
zioni del giudido e Clara Veneto.
La sentenza di conce, potrebbe
la pena in un
danna firmata da Di
vicarcere minorile appellarsi,
Bella è giunta solo dosto che oltre
Niente comunità che del reato di
po una lunga camera
omicidio, il
di consiglio – durata
oltre 3 ore – e ha contestualmen- quindicenne era accusato delle
te disposto il rinvio degli atti sui gravi minacce a Giosuè Battaglia
tre gestori di locali taurianovesi – il fratello della vittima – che si vi(Taverna, Sposato e Moscato) ac- de puntare minacciosamente la picusati di avere venduto alcool al- stola alla testa dall’assalitore quanl’imputato quel pomeriggio di feb- do si chinò sul fratello ferito per
braio, alla Procura della Repubbli- prestargli i primi soccorsi.
ca di Palmi. Giacomo S. infatti nelLa pistola utilizzata dall’omici-
da ragazzino poi – un’arma giocattolo modificata con altri pezzi di
pistola e descritta dal perito del
Tribunale come arma clandestina
– ha causato l’apertura di un altro
fascicolo al vaglio degli inquirenti.
Si chiude così con la sentenza di
primo grado, una delle pagine più
tristi della storia recente di Taurianova, con una vita - quella di
Antonio Battaglia - spezzata ad appena 28 anni, e con un’altra - quella dell’assalitore adolescente - rovinata per sempre. Una brutta storia che colpì a fondo il cuore del
grosso centro pre-aspromontano
che si strinse al dolore sommesso
della famiglia Battaglia, affollando
la sala consiliare dove si svolse il
funerale e percorrendo a piedi le
vie della città in occasione di una
fiaccolata indetta per ricordare un
giovane barista morto per mano di
un adolescente a causa di una
manciata di spiccioli.
Vincenzo Imperitura
riceviamo
pubblichiamo
&
«Ad alcuno tra i miei assistiti
è stata applicata la misura cautelare per il tentato omicidio di
Ruben Munizza, ipotesi di reato
per la quale il gip Maria Rosaria
Di Girolamo ha ritenuto carente
il quadro di gravità indiziaria,
giudicato sussistente per il solo
reato di rissa. Benché tale aspetto sia stato opportunamente evidenziato nell’articolo pubblicato
sul vostro giornale, la titolazione
dedicata nella prima pagina e
nella locandina di Calabria Ora è
erronea in quanto richiama l’accoltellamento in questione tra le
ipotesi di reato per le quali il gip
ha applicato le misure cautelari».
Avvocato Alessio Spadafora
Difensore di fiducia
di Carmelo La Face,
Vincenzo Marino
e Salvatore Mazza
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 PAGINA 17
l’ora di Reggio
tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34
CAMERA DI COMMERCIO
PROVINCIA
Investimenti per
milioni di euro
sullo sviluppo
Presentato il
rapporto sulla
gestione rifiuti
> pagina 20
> pagina 21
OPPIDO
Ospedale:
sequestrati
tre reparti
> pagina 28
DIFFERENZIATA
Comuni, da
LocrideAmbiente
un’altra chance
> pagina 34
Un posto in consiglio regionale
La cosca Caridi voleva l’assunzione nella struttura speciale di Gianni Nucera
Se un grande elettore è determinante per l’elezione di un politico, questo si deve sdebitare
esaudendo le sue richieste. E’ il
ragionamento di fondo della vicenda che ha visto come protagonisti Domenico Condemi,
esponente della cosca Caridi arrestato ieri nell’operazione che
segue “Alta tensione” del 29 ottobre 2010, e il consigliere regionale Gianni Nucera. La pressione
sempre più forte verso il politico
per assumere nella sua struttura
speciale la nipote di Eugenio Borghetto (in manette nella prima
ondata di arresti) era diventata
insostenibile.
Una prima volta il segretario
questore aveva accontentato il
suo fido Pino Plutino, con il quale aveva condiviso l’esperienza alle elezioni regionali nel 2010 e
amministrative nel 2011, che era
molto legato a Domenico Condemi. La ragazza era stata assunta
con un contratto a progetto che
sarebbe scaduto il 31 dicembre
2010. Per il prosieguo l’esponente della cosca Caridi si aspettava
un trattamento migliore, una
sorta di avanzamento di carriera
nella struttura speciale del consigliere regionale dei Popolari e
Liberali, collegati al centrodestra.
Gianni Nucera
La risposta questa volta fu negativa. Ma qui iniziano i brutti pensieri per Nucera, dal ritrovamento della tanica di benzina sul cofano della sua automobile alle
minacce di Domenico Condemi,
sempre più forti. Il segretario
questore del consiglio regionale
ha avuto paura. Inizialmente non
ha fornito indicazioni agli investigatori ma poi, quando Condemi è arrivato a contattare pure il
figlio per convincere il padre dell’assunzione della giovane collaboratrice, allora ha deciso di mettere nero su bianco ciò che sape-
va. Un primo incontro Nucera lo
ha avuto con Pino Plutino e Domenico Condemi insieme. Così
racconta l’atteggiamento dei due:
«Mentre il Plutino, pur insistendo, aveva un atteggiamento più
ragionevole, il Condemi assunse
posizioni ed atteggiamenti minacciosi». Poi ci fu un secondo
incontro, con il solo Condemi. I
suoi atteggiamenti questa volta
furono «presuntuosi e minacciosi nei miei confronti» racconta
Nucera. Più volte l’uomo è andato nella segreteria politica del
consigliere regionale, per pres-
sarlo sempre di più. Un giorno
Condemi non trovò Nucera in sede e disse ai collaboratori che sarebbe tornato l’indomani. Quando il fatto gli venne riferito,
l’esponente dei Popolari e Liberali chiamò Giambra, il dirigente
della Digos al quale si rivolgeva
per raccontargli ciò che accadeva
in via informale. Gli chiese di valutare la possibilità di inviare
qualcuno il giorno dopo per
ascoltare le richieste di Condemi
e i toni utilizzati nel formularle.
Tuttavia in quel momento si ritenne che la cosa non era opportuna. Il dirigente della Digos ha
invitato in diverse occasioni
Gianni Nucera a firmare una denuncia formale. Tuttavia, ha
spiegato Nucera al pm, «sono
stato sempre restio per il timore
delle conseguenze che da ciò sarebbero potute accadere a scapito mio e della mia famiglia».
Una considerazione importante il politico la fa quando riporta
l’episodio della tanica di benzina.
«A seguito dell’atto intimidatorio
–afferma- ho ricevuto attestazioni di solidarietà da moltissimi
amici e colleghi, ma non da parte del Plutino».
ANNALIA INCORONATO
[email protected]
dall’ordinanza
Prima l’idillio e poi la rottura
La parabola dei rapporti con il consigliere comunale Pino Plutino
L’amicizia e la vicinanza politica tra Gianni Nucera e Pino
Plutino era di lunga data. La
loro collaborazione è iniziata
nel 2002, in occasione delle
elezioni amministrative a cui
l’allora più giovane Giuseppe
Plutino si era candidato al comune ed era stato ritenuto un
emergente meritevole di appoggio elettorale da parte di
Nucera. In quell’anno Plutino
passò l’esame delle urne ma
essendo emersa una causa di
incompatibilità dovette rinunciare all’elezione. Tuttavia l’appoggio di Nucera non era mancato alla successiva tornata
elettorale del 2007, in cui ancora una volta il candidato
venne eletto. Nell’ultimo periodo della passata legislatura
Plutino ha ricoperto la carica
di assessore all’ambiente. Il fa-
vore è stato ricambiato a Gianni Nucera alle elezioni regionale dello scorso anno. Ma a
quel punto «Plutino –riporta
il gip Domenico Santoro nell’ordinanza di custodia cautelare- fa cenno ad un problema
circa la delusione da parte di
alcuni suoi parenti, i quali si
sarebbero aspettati, per il tramite del suo aiuto, una collocazione lavorativa che non era
mai avvenuta, aggiungendo …
in maniera chiara che avrebbe
dovuto fare qualcosa per aiutare suo zio Condemi Giuseppe
ed i suoi cugini, tra cui lo stesso Condemi Domenico. Richiesta, questa, ribadita direttamente dal Condemi Giuseppe, padre di Domenico». Subito dopo le elezioni regionali era
arrivata, puntuale, la richiesta
di Condemi. Lo sponsor era
Plutino. Il consigliere regionale ha rifiutato l’assunzione diretta di Domenico Condemi
nella sua struttura, poiché lo
conosceva come persona violenta e prepotente. Inoltre sapeva che il personaggio proposto aveva legami con la cosca
Caridi e lui non aveva «intenzione di istaurare un rapporto
fiduciario con qualcuno che
anche lontanamente potesse
ricondursi a certi ambienti».
Venne quindi trovato l’accordo per la nipote di Eugenio
Borghetto al suo posto e ne derivò il contratto a progetto fino
al 31 dicembre 2010. Alla scadenza, tuttavia, Nucera non
aveva voluto proseguire il rapporto di lavoro nonostante le
forti pressioni dello stesso Plutino, oltre che di Condemi. Il
politico ha riferito di aver gio-
cato morbido sulla situazione
perché «temevo che dalla rottura di tale rapporto potessero
scaturire conseguenze negative per me o per la mia famiglia
che abita da sempre la stessa
zona dei soggetti in questione». Tra Nucera e Plutino i
rapporti nel tempo si sono raffreddati, perché il consigliere
comunale si era reso via via più
autonomo.
Alle ultime consultazioni
elettorali per il rinnovo dell’assemblea cittadina e del consiglio provinciale, Gianni Nucera per stare alla larga da tutti –
ha dichiarato- ha preferito evitare qualsiasi contatto o incontro con i personaggi in questione, rimanendo distante dai
seggi. In quegli stessi giorni invece, secondo quanto appreso
dal consigliere regionale, quelle persone che conosceva erano sempre lì attorno «quasi a
presidiarla» scrive il gip.
a.i.
> l’intimidazione
TANICA DI BENZINA
PER FARE ARRIVARE
IL MESSAGGIO
Quando la tanica di benzina venne fatta
trovare sul cofano della macchina di Gianni Nucera, fu il suo autista a scoprirla. All’inizio non si era accorto della gravità dell’episodio, pensando che si trattasse di un
oggetto caduto da uno dei balconi del palazzo. Poi però
quando lo
mostrò
al
consigliere
regionale,
questi si allarmò subito
e informò la
questura. La
preoccupazione dell’esponente
dei Popolari e
Liberali è stata confermata agli investigatori dal suo Domenico Condemi
principale
collaboratore. Lo stesso che aveva sottoposto alla nipote di Eugenio Borghetto, già beneficiaria di un contratto di lavoro a progetto, il rinnovo dell’impiego lavorativo con un
prolungamento di quattro mesi. La donna
era accompagnata, in quell’occasione, dal
consigliere comunale Pino Plutino e da Domenico Condemi. Alla vista delle condizioni, lo stesso Plutino la invitò a non firmare
sostenendo che se la sarebbe vista lui con
Gianni Nucera. Di fatto il consigliere regionale non voleva saperne di cedere alle loro
richieste, che andavano nella direzione di
un incarico nella struttura speciale. Questa
posizione avrebbe dato alla collaboratrice
una prospettiva a tempo più lungo e una
remunerazione migliore. Niente da fare,
Nucera aveva deciso di no. A un certo punto oltre alle pressioni sul politico, Domenico Condemi arriva a fermare il figlio facendogli presente la situazione. «Il Condemi –
riporta il figlio di Gianni Nucera- mi disse
che se mio padre non risolveva un problema che lui conosceva bene, il ritrovamento
della tanica non sarebbe stato nulla rispetto a quello che sarebbe potuto accadere; aggiunse di riferire tutto ciò a mio padre e che
sarebbe tornato la mattina dopo per incontrarlo; io –prosegue- sono rimasto come
detto impressionato ed anche un po’ impaurito per quanto accaduto ed istintivamente chiamai subito mio padre per raccontare tutto; quando poi ci incontrammo
ricordo che lui chiamò le forze dell’ordine
per riferire il fatto».
a.i.
18
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011
calabria
ora
R E G G I O
operazione alta tensione 2
Una macchina da voti
per eleggere Plutino
Così la consorteria si è impegnata per far “salire” Pino
Lavoravano tutti per portare i voti a Pino. I fratelli Domenico e Filippo Condemi, Vincenzo Lombardo, Rosario Calderazzo e Vincenzo Rotta.
«Se Lombardo e Condemi
– scrivono gli inquirenti - si
impegnano perché Plutino
faccia avere al primo la documentazione necessaria affinché possa fruire del congedo
per motivi elettorali, dalla disamina delle intercettazioni
nei riguardi di Domenico Condemi emerge come, nella campagna elettorale in favore di
Plutino, fosse impegnato anche Rosario Calderazzo, al cui
riguardo, emerge essere collegato con lo stesso Vincenzo
Lombardo, con il quale interagisce sempre in relazione alla campagna elettorale di Plutino, per la quale anch’egli era
stato convocato da Condemi
(e, soprattutto, aveva già preso accordi con l’assessore). Gli
uomini più affidabili prossimi
a Condemi, pertanto emerge
come si stiano preparando alla competizione elettorale in
favore del Plutino». Per quanto riguarda invece Vincenzo
Rotta, «soggetto ritenuto intraneo alla cosca Rosmini»,
sul quale pendono «precedenti penali e di polizia per rapina
porto e detenzione di armi, favoreggiamento e che risulta
indagato per il reato di associazione mafiosa nell’ambito
Vincenzo Lombardo
Rosario Calderazzo
della Operazione Crimine», la
ratio del suo impegno in favore di Plutino «emerge con tutta evidenza – scrivono gli inquirenti - dal corrispettivo che
lo stesso attende, ovvero un
impiego per il figlio, che non
solo deve andare alla ricerca di
voti ma deve mostrare pubblicamente che lui ed il padre appoggiano Plutino, frattanto
continuamente sollecitato da
Domenico Condemi per la “sistemazione” del giovane Domenico». Lo stesso impegno
nei confronti di Plutino lo manifesta anche Filippo Condemi, fratello di Domenico, «indicato anch’esso dal collaboratore di giustizia Roberto Moiio quale appartenente alla cosca Caridi del cui esponente
apicale Antonino, al pari del
fratello era da considerarsi uomo di fiducia». Gli inquirenti
annotano il dialogo con la fi-
danzata in cui lo stesso la catechizza su come impegnare gli
elettori a dare il voto, «…stategli di sopra alle persone, fatti
dire, tipo, di darti la sezione,
gli devi dire dove glieli hai trovati, tipo, tipo che al candidato gli devi portare le sezioni,
hai capito? Così li metti in croce…se no…», che chiedeva come in concreto avrebbero dovuto votare, «Ma tipo uh… si
deve scrivere, si deve scrivere
il nome?… Quando …(inc.)…
deve mettere la croce sul partito?...», Filippo Condemi rispondeva, «E il nome Plutino!», invitandola a passare
dalla segreteria a ritirare i facsimile: «E passa e prenditi i
fac-simile, tu sul partito metti
la croce sul partito e scrivi Plutino!Accanto al simbolo del, tipo, del PDL». Dalle diverse intercettazioni gli inquirenti sottolineano come Condemi fos-
se in grado di veicolare un rilevante numero di voti in favore di Plutino, al quale, però,
sottoponeva anche le richieste
che provenivano dai possibili
elettori, come successo con
Vincenzo Rotta. Così fu per la
raccolta dell’immondizia nei
pressi del Brico, all’epoca in
cui Plutino era assessore all’Ambiente, e quando «facendo leva sulla comune appartenenza politica di Plutino con il
Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti,
rappresenta all’assessore la situazione dei ragazzi della Multiservizi, i quali avevano il problema del mancato pagamento degli ultimi due mesi di stipendio, sollecitandolo, pertanto, a parlare con il Governatore (vedi là che devi fare, va
bene)». Ma il compito di Domenico Condemi -che palesa
grande capacità di penetrazione all’interno della comunità
nomade stanziata nel quartiere Ciccarello, presso la quale
pronostica di aver raccolto una
quarantina di voti - non si limitava alla raccolta di consensi e a contabilizzare le promesse degli stessi per il cugino, ma
anche ad un diretto intervento (convocazione nella segreteria di Plutino) in caso di terzi soggetti che facevano campagna elettorale per conto di
altri candidati.
cl. la.
«Togli la spazzatura da qui»
Favori del consigliere: far pagare la Multiservizi e trovare un lavoro
Il sostegno elettorale veniva
dato a Pino Plutino per un posto di lavoro, o meglio l’aspettativa che una volta eletto potesse fare qualcosa per sistemare chi anela a un impiego.
E’ con questa finalità che Vincenzo Rotta aveva offerto il
suo aiuto per racimolare voti a
favore del candidato del Pdl.
Sperava che potesse sistemare
il figlio. L’impegno di Vincenzo Rotta, beccato dagli investigatori in contatto con esponenti della famiglia Rosmini,
aveva l’obiettivo di un posto di
lavoro per il figlio Domenico.
«A te, a chiunque ti chiede, ti
chiede… va bene, quando vai
in giro Reggio, Reggio e ti chiede qualcuno gli devi dire che
glielo fai a Pino… a Plutino va
bene?... Uhm… gli devi dire
mio padre ed io… io… mio padre ed io siamo impegnati
con…va bene?». Così Vincenzo Rotta istruiva il figlio. L’appoggio per Plutino non era limitato all’espressione del pro-
Vincenzo Rotta
Giuseppe Plutino
prio voto si estendeva a un atteggiamento attivo nella campagna elettorale». Tuttavia le
aspettative non sono state pienamente soddisfatte dal consigliere comunale dopo l’elezione. Pino Plutino aveva proposto infatti al giovane in cerca
di un posto di lavoro al centro
per richiedenti asilo di Rogliano (Cosenza) e aveva fatto arrivare già la proposta scritta.
Ma non era l’aspirazione del
padre che lo aveva sostenuto.
Per il figlio voleva una sistemazione, è vero. Rigorosamente a Reggio Calabria, però.
E da tale Antonio che aveva individuato e presso il quale Plutino avrebbe dovuto intercedere. Da assessore all’ambiente, Pino Plutino riceveva anche
disposizioni su come agire in
città dagli esponenti della cosca Caridi. In particolare Domenico Condemi lo ha chia-
mato per segnalargli sporcizia
in alcune zone, invitandolo a
intervenire. In una telefonata
del 22 aprile scorso in cui Condemi informa l’assessore che
lo zio «si sta lamentando
(…)che davanti alla sua porta
d’entrata, ha detto che tra un
po’ non entra nemmeno, che è
pieno di spazzatura, là, sotto
del Brico». La risposta di Plutino è «stasera glielo facciamo
fare». Poi si informa «dove,
qua… dov’è?». Il posto era
«sotto del Brico –risponde
Condemi- dove c’è la sua casa,
davanti al cancello della sua
villa dice». L’assessore è a disposizione. Altra intercettazione è quella in cui sempre Condemi lo contatta per rappresentargli le lamentele dei dipendenti della Multiservizi per
il ritardo degli stipendi.
L’esponente della cosca si fa
collettore delle richieste sul
territorio e le trasferisce al rappresentante del comune.
a. i.
SERENO Pino Plutino al
centro tra gli assessori Minasi e
Vecchio, durante la seduta
consiliare del 30 settembre
2010, giorno in cui scattò
l’operazione “Alta tensione 1”
fli
Angela Napoli chiede
lo scioglimento dell’ente
«Nessuno può più continuare né a chiudere gli occhi
né a coprire, omettendo gli
adeguati interventi su quanto sta accadendo a Reggio
Calabria». Per Angela Napoli, esponente di Futuro e
libertà e membro della commissione parlamentare antimafia, ciò che è necessario,
per il capoluogo reggino, è
la trasparenza. Di fronte alle numerose vicende che
hanno coinvolto la maggioranza in consiglio, e all’arresto del consigliere comunale Giuseppe Plutino, il partito di centro-destra è convinto che si sia ormai giunti al
fallimento del modello politico e amministrativo troppe
volte sostenuto a spada tratta dai vari esponenti del Pdl.
La Napoli ricorda anche i
voti che il capo della cosca
Crucitti aveva fatto convogliare su Pasquale Morisani
e il controllo dei Tegano sulla società mista Multiservizi,
e chiede l’immediato scioglimento del consiglio comunale. «Le responsabilità del
fallimento – dichiara Carlo
Sbano, ex candidato sindaco
– sono da ricercare in quei
soggetti che si affannano a
giustificare modelli e modellini che sono culminati nel
pieno fallimento». Teresa
Libri, nel frattempo si chiede: «Che dire della partecipazione alle manifestazioni
contro la criminalità di alcuni esponenti del mondo politico quando poi gli stessi li
vediamo coinvolti in prima
persona in raccapriccianti
vicende giudiziarie?». (m.s.)
pdci e idv
Fallimento politico
morale e amministrativo
Per Italia dei valori e Comunisti italiani, la giunta
comunale guidata da Demetrio Arena, dopo il grave episodio che ha colpito il
consigliere Pdl Giuseppe
Plutino, ha confermato,
ancora una volta, il suo
«fallimento politico, morale e amministrativo».
Entrambi i partiti parlano di un «limite di vera e
propria agibilità democratica», scaturito prima dalla
vicenda riguardante l’enorme deficit nel bilancio del
comune e dagli arresti nel
settore dell’urbanistica, poi
dalle infiltrazioni della
‘ndrangheta nelle società
miste e, infine, dalla presenza di razzisti ed antisemiti nella giunta comunale.«Adesso, dopo l’arresto
di un consigliere comunale del Pdl, questa situazione, che offende e umilia le
coscienze dei reggini onesti
che assistono, attoniti e
storditi, a questo spettacolo squallido e indegno, non
è più tollerabile. Le istituzioni, a partire da quella
comunale, sono ormai ridotte ad essere dependance delle cosche della
‘ndrangheta, che opprime
e domina, drammaticamente, tutti i gangli della
società reggina». I due partiti invocano l’intervento
del ministro dell’interno,
Anna Cancellieri, affinché
possa attivare le procedure
necessarie per lo scioglimento del consiglio comunale, unico atto, serio e responsabile per salvare la
città di Reggio Calabria.
«Questa situazione letteralmente indecente – conclude il comunicato – rappresenta un ulteriore sfregio per l’incolpevole popolazione reggina».
ma. so.
19
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011
calabria
ora
R E G G I O
operazione alta tensione 2
Il boss in ascesa
curava gli affari
e riceveva ordini
“Lillo” Caridi era il reggente della cosca
Non stava ai patti e veniva “guidato”
pd
Non si fa il bene di Reggio
facendo finta di non vedere
«L’arresto del consigliere comunale del Pdl, già assessore
al comune di Reggio, Giuseppe Plutino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione contro la cosca Caridi condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, rappresenta una devastante
conferma del perverso rapporto tra la ‘ndrangheta reggina,
la politica e le istituzioni locali e getta un’ombra drammatica
sul comune di Reggio Calabria». Il commento del coordinatore provinciale del Pd, Girolamo Demaria, si unisce al coro
di denuncie piovute oggi sul gruppo di maggioranza del consiglio comunale, in seguito all’arresto di uno dei suoi maggiori esponenti. Il partito di centro-sinistra denuncia quindi il decisivo inquinamento dei voti delle ultime elezioni comunali,
vinte appunto dal candidato del Pdl, Demetrio Arena, da parte della ‘ndrangheta. «L’indagine che ha portato agli arresti
odierni, difatti, fa seguito ad altre operazioni che avevano fatto registrare rapporti ben coltivati tra esponenti della ‘ndrangheta e della politica locale. Scelti quali candidati di riferimento cui garantire il proprio sostegno elettorale». Ciò che
Demaria vuole fare notare è l’assenza di iniziativa, da parte
del sindaco e delle forze politiche coinvolte, per evitare che la
città di Reggio Calabria finisca per essere messa in cattiva luce di fronte all’opinione pubblica nazionale, dichiarando che
«non si fa il bene della città girandosi dall’altra parte e facendo finta di non vedere».(m.s.)
Aveva preso il posto dei
suoi fratelli Antonino, Santo
e Bruno, tutti detenuti. Leo
Caridi, secondo le risultanze
dell’indagine della Squadra
mobile, era il reggente del
clan di San Giorgio Extra. E,
al fine di mostrare la sua
spiccata personalità criminale, si sarebbe vantato di violente aggressioni commesse
ai danni di un soggetto che
avrebbe avuto l’ardire di lamentarsi che il boss avesse
trattenuto per sé il ricavato
di un affare. Insomma, “Lillo” era uno di quelli che sapeva come si gestivano i ricavi
di famiglia. In un’altra circostanza, infatti, Domenico
Condemi, uno degli affiliati
alla cosca, racconta ad un suo
interlocutore che Caridi non
aveva mantenuto fede alle
promesse fatte, trattenendo
l’intera somma relativa ad
imprecisati affari: «Lillo mi
ha fottuto trenta mila euro a
me, trenta…gli ho fatto
una…una situazione… Lillo
Caridi, non trenta mila euro
mi ha fottuto, c’è stata una situazione, dovevamo dividere
sel
Caso Reggio vero e proprio
vulnus democratico
«La misura ora è davvero
colma, vanno accelerate le
procedure per lo scioglimento del comune di Reggio Calabria».
Non tarda ad arrivare il
commento di Sinistra, ecologia e libertà sull’arresto del
consigliere comunale del
Pdl, Giuseppe Plutino. E
questo non è certo l’ultimo
degli episodi dai quali sono
scaturite le frequenti denunce della compagine politica
di sinistra. Dopo il caso Morisani, coinvolto in un’intercettazione telefonica sullo
scambio di voti mafiosi e i
provvedimenti giudiziari
che hanno colpito uno dei
consiglieri di maggioranza,
il commissario provinciale
Sel, Andrea Di Martino, parla di una trasformazione del
«caso Reggio Calabria in un
vero e proprio vulnus democratico». Non manca poi
l’appoggio dei reggini. «So-
lo ieri – dichiara Di Martino
– abbiamo incontrato il prefetto, cui abbiamo consegnato duemila firme di cittadini stufi di questo andazzo.
E nei giorni scorsi avevamo
chiesto l’invio della commissione d’accesso sollecitando
il sindaco ad un atto di dignità politica». Il commento di Sel definisce «inquietante» l’arresto di Plutino,
ennesima prova «dell’incosciente indifferenza di chi
governa questa città» e ribadisce la posizione del partito, che prende ancora una
volta le distanze da quegli
schieramenti politici che sono stati coinvolti in gravi
questioni giudiziarie.
«Bisogna ripristinare le
regole democratiche e la legalità a Reggio, per cui non
si può attendere un secondo di più: bisogna urgentemente sciogliere il consiglio». (m.s.)
Filippo Condemi
l’intimidazione
Niente contributo
per la gesta
e gli crivellano
la gioielleria
L’uscita dal carcere di Leo Caridi
i soldi, ha preso trenta mila
euro e non mi ha dato una lira a me». La giustificazione?
Problemi di soldi per i fratelli detenuti.
Ma degli elementi assai interessanti sono emersi anche
dai colloqui in carcere intercettati tra Santo ed i familiari. Da qui è emerso che il destinatario delle “imbasciate”
inviate nel corso dei colloqui
con i parenti altri non era se
non Leo Caridi, deputato alla gestione degli affari di famiglia. In particolare, il detenuto suggeriva a chi dare in
locazione una avviata riven-
dita ortofrutticola gestita direttamente dalla cosca, vero e
proprio luogo di incontro dei
suoi affiliati, indicando
espressamente un soggetto,
ritenuto dal detenuto sicuramente affidabile.
Ed alle concrete trattative
provvedeva proprio CARIDI
Leo, come è risultato dall’intercettazione delle sue utenze mobili e da cui si evincono
espliciti contatti proprio con
il soggetto indicato ed inerenti la locazione dell’attività
di vendita di ortofrutta, a cui
ieri i poliziotti hanno apposto i sigilli. (r. r.)
la minaccia
Urbanistica
Tronconi riuniti
Processo al 2012
Assoggettati anche i rom:
«Se rubi ti ammazziamo»
Sono stati riuniti i due
tronconi del processo Urbanistica. Lo ha deciso
ieri la sezione penale del
Tribunale di Reggio Calabria che ha anche nominato un Ctu per le trascrizioni delle intercettazioni, rigettando tutte le
altre eccezioni ed ammettendo l’esame del vigile urbano che fece scattare la denuncia da cui
partì l’indagine. Il processo è stato aggiornato
al prossimo 10 gennaio,
quando sarà sentito il
consulente del pubblico
ministero.
Alla sbarra con accuse
di associazione a delinquere, falso e abuso, vi
sono funzionari ed impiegati del comune di
Reggio Calabria accusati
di aver fatto parte di un
sistema di potere che pilotava e falsificava la documentazione edilizia.
Non lasciavamo mai
campo aperto i BorghettoCaridi-Zindato.
Neppure ai rom presenti nel quartiere di Ciccarello. Tutto doveva avvenire
entro certi limiti ed in alcuni casi anche gli appartenenti alla comunità rom
dovevano sottostare a precise regole.
A gestire buona parte dei
rapporti era Domenico
Condemi che, se da una
parte attingeva al bacino
elettorale dei rom per l’elezione di Pino Plutino, dall’altro non perdeva tempo
ed interveniva con fermezza sugli appartenenti alla
comunità nomade, pretendendo con minacce esplicite l’immediata restituzione delle auto sottratte a
suoi conoscenti.
Condemi:Ma tu non la
finisci di rubare le macchine all’ospedale e di farle
scomparire?
Mario: E che devo fare se
è, se è il mio, mio settore!
C.:Io ti dico di finirla!
Mario!
M: Ma vedi dove devi
andartene! Zingaro, bastardo! Non mi saluti?
C.: Mario vedi di finirla
perché… non…non possiamo fare brutte figure! Finiscila! Quando prendi una
macchina tienila almeno
due o tre giorni!
M.: Quale macchina?
C.: Ti sto dicendo che tu
l’hai presa e mi hanno detto pure che te la sei venduta!
M.: Che macchina?
C.:Una Panda! All’ospedale! Grigia! Vedi di finirla
di prenderti le macchine…
C.:vedi di finirla di prenderti le macchine e di venderle! Se no ti ammazziamo! Ti dico…a…pure che ci
sono le microspie!
Era il 3 settembre scorso quando ignoti esplosero colpi di pistola contro
la gioielleria Basile sulla
via Pio XI. Il titolare riferì
che agli inizi del mese di
agosto suo zio, ex imprenditore, trasferitosi a Roma, gli aveva chiesto se
per caso Giuseppe Caridi,
inteso Pepè, gli avesse
avanzato richieste di natura estorsiva, visto che lo
aveva notato girare liberamente per le vie del quartiere San Giorgio.
E Basile inizia a raccontare. Infatti il commerciante aveva precisato che
qualche giorno prima del
danneggiamento proprio
Caridi lo aveva avvicinato
e dopo avergli offerto un
caffé presso il bar ubicato
nelle vicinanze della gioielleria, gli aveva rappresentato la necessità di sostituire il cinturino del
proprio orologio, per la
qual cosa Basile gli aveva
rappresentato che nel giro
di pochi giorni avrebbe
provveduto, in quanto era
in quel momento sprovvisto di quanto richiestogli.
La sera precedente il
danneggiamento lo stesso
Caridi, all’atto della chiusura della gioielleria, si era
presentato nuovamente
all’ingresso del negozio
per lo stesso motivo, ma
Basile aveva preso tempo.
La mattina seguente, intorno alle ore 08,00 proprio nei momenti concitati per il danneggiamento
patito, Giuseppe Caridi lo
aveva avvicinato e con tono sorridente aveva chiesto nuovamente del cinturino. Questo fece scattare
i sospetti in Basile, tanto
che si scoprì che l’intimidazione era dovuta al suo
rifiuto di versare la quota
di 50 euro per la festa di
Gallicianò zona d’origine
della famiglia. (r. r.)
l’ORA
GrecoCALABRA
p~⁄~
COMUNI
Melito Porto Salvo
Bova
Bova Marina
Motta San Giovanni
Condofuri
Montebello Jonico
0965 732473
0965 762010
0965 760023
0965 718101
0965 776000
0965 785372
GUARDIE MEDICHE
Palizzi
Roghudi
Bagaladi
San Lorenzo
Com.Montana Capo Sud
0965 763079
0965 789140
0965 724362
0965 721395
0965 775311
Melito Porto Salvo (T.Evoli)
Bova
Bova Marina
Motta San Giovanni
Condofuri
Montebello Jonico
Palizzi
Bagaladi
San Lorenzo
calabria
ora
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 PAGINA 25
¢~ ~ ›¼
CARABINIERI
0965 783007
0965 762217
0965 761500
0965 711397
0965 727085
0965 785490
0965 765203
0965 372251
0965 721002
Melito Porto Salvo
Bova
Bova Marina
Motta San Giovanni
Condofuri
Montebello Jonico
Palizzi
Bagaladi
La Sei: assoluto rispetto
per legge e ambiente
TEMPO LIBERO
0965 781378
0965 762702
0965 766360
0965 712209
0965 780333
0965 782783
0965 765803
0965 724088
BOVA
Museo arte contadina
BOVA MARINA
Museo agropastorale
Biblioteca
Cineteatro “Don Bosco”
CONDOFURI
Biblioteca “Rempicci”
0965 762013
0965 760821
0965 760821
0965 766208
0965 784877
consiglio comunale
Laganà: la Provincia
vuole toglierci fondi
Centrale, la società: «Tutto nella massima trasparenza»
MONTEBELLO JONICO
«La società di progetto Sei
ha sempre agito nel pieno rispetto delle complesse e rigide
norme italiane che ne disciplinano l’iter autorizzativo: tale
procedura garantisce trasparenza nella valutazione dei progetti ed il coinvolgimento di
Enti, cittadini e chiunque manifesti un interesse a partecipare, prevedendo momenti di
confronto e tutelando il diritto
della cittadinanza e delle Istituzioni a presentare osservazioni
e richieste di modifiche ritenute opportune». La società svizzera torna sulla vicenda della
centrale a carbone che dovrebbe essere costruita a Saline rinnovando l’invito «a chiunque
dovesse essere in possesso di
elementi utili alla valutazione
del progetto a presentarli nelle
sedi competenti, nelle quali
verranno prese in considerazione». L’attenzione si sposta
quindi, alla questione della
“stampa” dalla quale «esulano
le minacce di ricorso contro un
eventuale progresso nell’iter
autorizzativo o, peggio ancora,
i tentativi di diffamazione ap-
Il progetto della centrale
parsi di recente sulla stampa».
La Sei non ci sta a subire attacchi attraverso i media e promette «il massimo impegno
per l’ottenimento dell’autorizzazione unica alla realizzazione
della centrale Sei convinti che
la società non si farà influenzare in alcun modo da tali tentativi di delegittimazione e in tal
senso condanniamo ogni azione volta a screditare e diffamare strumentalmente il buon
operato dell’azienda». Nei mesi scorsi erano arrivate delle
critiche in merito a presunti
“disguidi” all’interno delle società che appoggiano il progetto della centrale a carbone. La
stessa Sei, a tal riguardo, sottolinea come «l’amministrato-
Il municipio
re delegato della Sei, Fabio
Bocchiola ribadisce il pieno
supporto ricevuto dal Gruppo
Repower, azionista di maggioranza, precisando che “la centrale Sei è stata progettata
adottando le tecnologie più
avanzate disponibili ed il suo
iter autorizzativo è portato
avanti nel pieno rispetto delle
leggi, dell’ambiente ma soprattutto della salute e del territorio
in cui verrà realizzata». «Non
siamo avvezzi - prosegue Bocchiola - a strategie diffamatorie
né tantomeno ad attacchi personali: ci limitiamo a comunicare ed a rispondere riguardo
ai nostri progetti ed alle loro caratteristiche nelle previste sedi
istituzionali». Concetto ribadi-
to anche dal consiglio di amministrazione Sei, e tramite
questo anche gli azionisti, i
quali «rinnovano la massima
fiducia nel team di progetto e
nei suoi collaboratori, che ogni
giorno si impegnano sul territorio per informare in modo
oggettivo su tematiche complesse, spesso oggetto di disinformazione. Colgo l’occasione
per ringraziare tutti coloro che
hanno dimostrato in questi anni sincero interesse ad essere
informati - conclude la nota sempre disponibili ad un confronto utile, sereno e oggettivo,
scevro da pregiudizi e faziosità».
FRANCESCO IRITI
[email protected]
compagnia dei carabinieri
Celebrato il precetto natalizio delle forze dell’ordine
Il cappellano militare don Vincenzo Ruggero: «Siate sempre dalla parte della giustizia»
MELITO PORTO SALVO
Precetto natalizio delle forze dell’ordine a Melito Porto Salvo. Brillante iniziativa quella voluta dal nuovo comandante dei carabinieri della stazione melitese, Gennaro Cascone, che si è tenuta nella chiesa dell’Immacolata. Ad officiare la santa messa il cappellano militare Don Vincenzo Ruggero insieme
al parroco Don Benvenuto Malara.
«Non guardate al Natale soltanto come
la festa di Dio, ma pensate agli altri. Dio
– ha detto Don Ruggero durante l’omelia – lo troviamo in noi stessi, nella nostra vita quotidiana». Ricordando la figura di Giovanni Battista, il cappellano
militare ha esortato i presenti «ad essere sempre dalla parte della giustizia anche se non è sempre facile soprattutto in
questa terra». Il comandante Cascone
ha letto la preghiera del carabiniere augurando a tutti i militari ed alle rispettive famiglie «un sereno Natale ed un felice anno nuovo, che sia ricco di salute e
di successi personali». Al precetto natalizio erano presenti i comandanti ed una
rappresentanza dei carabinieri delle varie stazioni facenti capo al comando di
Melito, il tenente Marco Murro della
Guardia di Finanza di Melito, l’associazione nazionale dei carabinieri e dei bersaglieri, i combattenti reduci di Melito, il
sindaco di San Lorenzo Pasquale Sapone, i commissari prefettizi di Roccaforte
del Greco Emma Caprino e Francesco
Battaglia, Sandro Borruto, dirigente dell’ufficio di protezione civile della Prefettura di Reggio Calabria.
fr.ir.
Il comandante Cascone
MOTTA SAN GIOVANNI
Sono stati tutti approvati in 64 minuti (un solo rinvio, riguardante l’approvazione del regolamento per
l’istituzione del consiglio
tributario) con voto unanime dei presenti, i punti all’ordine del giorno del consiglio comunale. Assenti i
due gruppi di minoranza e
l’assessore Rocco Campolo. Prima del primo punto
è intervenuto il sindaco
Paolo Laganà: «Finalmente dopo una lunghissima
attività sono stati affidati i
lavori di esecuzione del
nuovo impianto depurativo di località Oliveto ad un
raggruppamento d’imprese che dovrà eseguire oltre
a detto impianto una serie
di opere migliorative molto importanti per il nostro
sistema fognario e depurativo. Annuncio che si è dato avvio ai lavori di protezione costiera del terzo lotto: quello relativo alla via
marina di Lazzaro e a località Fornace e fronte lungomare Ottaviano. Su questo
punto la Provincia di Reggio, diversamente da quanto assegnato con delibera
di C.P. sta facendo di tutto
per togliere alla nostra comunità 400 mila euro necessari per realizzare l’intervento di protezione costiera oltre il Capo D’Armi
secondo un progetto già in
possesso di questo Ente. È
una grave scorrettezza istituzionale dell’Ente che, diversamente da quanto sancito dalle leggi e dalla costituzione, opera in sfregio
a qualunque norma di concertazione e d’intesa istituzionale». Infine Laganà ricorda i lavori avviati: il polivalente; la strada Cimitero Paterriti Case Martino;
l’isola ecologica. Inoltre il
Comune è intervenuto nella rimozione degli ingombranti nell’ex macello di
Lazzaro. «Ultimati, infine,
i lavor negli spogliatoi del
campo sportivo di Motta
centro; di apertura della
strada Surici e di riparazione nella scuola elementari
di Motta centro». Tra i
punti approvati: la presa
d’atto della deliberazione
numero 604/2011 della
Corte dei Conti; la ratifica
variazione di bilancio; l’approvazione della proposta
di rateizzazione del debito
con il Commissario delegato per l’emergenza ambientale; il riconoscimento
del debito fuori bilancio; la
ratifica della delibera
149/2011 della giunta comunale avente ad oggetto:
“Pisl sistemi turistici” e
“Pisl servizi intercomunali
per la qualità della vita”.
“Pisl borghi d’eccellenza
della Calabria. La città dei
castelli”. Approvazione
progetto preliminare dei
lavori di rifunzionalizzazione del complesso edilizio
“Palazzo Spinelli” perz realizzare un museo della memoria - Recupero urbanistico del percorso d’accesso” e la tutela del vero “Made in Italy”: discussione e
condivisione dell’azione di
Coldiretti.
PASQUALE GATTUSO
[email protected]
30
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011
calabria
ora
P I A N A
Migranti, più fondi e container
Rosarno, l’ampliamento del campo deciso dopo la riunione in Prefettura
ROSARNO
Altri container e fondi in
più. Il comune di Rosarno
non esce a mani vuote dal
vertice in prefettura sull’emergenza migranti: da parte delle istituzioni c’è stato un
impegno sostanziale e anche
la garanzia formale di nuove
iniziative. Il sindaco Elisabetta Tripodi ha lasciato il tavolo interistituzionale con qualche certezza in più, ma con la
consapevolezza che ancora
c’è tanto da fare. Il primo cittadino ha relazionato sullo
stato dell’arte non solo del
campo migranti appena riaperto, ma su tutto il sistema
che ruota attorno alla presenza degli africani nel centro
pianigiano. I responsabili dell’ordine pubblico, prefettura
e questura in primis, hanno
rassicurato sul fatto che esiste un sistema di monitoraggio assolutamente scrupoloso e non si è potuto fare a meno di constatare che disordini e tensioni non ce ne sono
stato né ve ne sarebbero all’orizzonte. Ma la situazione
rimane comunque complessa, perché manca il lavoro per
gli immigrati – complice la
fortissima crisi del mercato
agricolo che è la fonte di impiego quasi unica per gli africani – ed i sistemi di alloggio
sono almeno cinque volte in-
ROSARNO
A TEMPO
Il campo
container di
contrada Testa
dell’Acqua dove
i lavoratori
stagionali
africani
troveranno una
sistemazione
digntosa
rispetto alle
condizioni
disumane
vissute nei nuovi
ghetti
Cosca Pesce, sequestrati
gioielli per 200mila euro
ROSARNO
feriori a quella che è la domanda. Di concreto, tuttavia,
c’è che a breve arriveranno altri 7 container dalla protezione civile nazionale, il che significa nuovi alloggi al campo
migranti che permetteranno
ad altre decine di africani di
avere un tetto e una doccia
calda. Il trasporto dei nuovi
moduli avverrà a carico della
Prociv, sgravando il comune
da ulteriori spese. Accanto a
questo c’è da aggiungere che
l’amministrazione provinciale ha disposto la concessione
di un contributo di 20.000
euro, che andrà a vantaggio
di tutti gli interventi che il comune di Rosarno porrà in essere per lenire questa fase
emergenziale. Il sindaco Tripodi ha tirato un sospiro di
sollievo, anche se il contesto
generale non autorizza facile
entusiasmo. Sebbene quel tavolo tra enti abbia come stella polare la tutela dell’ordine
pubblico, non si è potuto fare
a mano di considerare come
la crisi economica aggravi il
problema. Prossimamente,
anche per rendere ancor più
condiviso il lavoro portato
avanti dall’amministrazione,
ci sarà un consiglio comunale dedicato a questo tema, in
cui si prevede che partiti e associazione prenderanno parte e saranno pronti ad affrontare la discussione in maniera franca senza steccati ideo-
logici o preconcetti. Proprio
la sezione rosarnese del Pdl
ha accolto con soddisfazione
la decisione della provincia di
erogare il contributo, sottolineando la sensibilità istituzionale del presidente Giuseppe
Raffa e dell’assessore all’agricoltura e immigrazione Gaetano Rao. Proprio per il loro
leader Rao – coordinatore pidiellino rosarnese – gli iscritti e i consiglieri comunali Raimondo Paparatti e Agostino
Barone hanno avuto parole di
stima, continuando a ritenere
prioritaria l’adozione di misure a sostegno del mondo produttivo per decongestionare
l’emergenza migranti.
Domenico Mammola
Ci sarebbero le dichiarazioni rilasciate dalla collaboratrice di giustizia Giusy Pesce alla base dei sequestri di
armi e gioielli messi a segno dai carabinieri del Ros e del
comando provinciale.
Dichiarazioni importanti quelle della figlia di Salvatore Pesce che con le sue dichiarazioni ha fornito agli inquirenti della distrettuale antimafia di Reggio Calabria indicazioni
importantissime. Le
perquisizioni degli uomini dell’arma erano
dirette alla ricerca di
Giuseppe Pesce, il figlio
minore del mammasantissima Antonino
“Testuni”, che, secondo
gli inquirenti avrebbe
sostituito il fratello Ciccio – arrestato la scorsa
estate nel suo bunker I gioielli sequestrati
rosarnese sotto un deposito giudiziale – come reggente del cosca.
Durante le operazioni di perquisizione effettuate dai
carabinieri, sono stati sequestrati gioielli – probabilmente frutto di una rapina ad una gioielleria della Piana – per un valore di oltre 200 mila euro. I gioielli, che
erano custoditi all’interno di una cassaforte nascosta in
un’abitazione abbandonata, sono considerati di estremo
pregio
R.P.
SAN GIORGIO MORGETO
PALMI
Il campetto dei Gallico
sarà gestito dagli scout
Detenevano arma, tre arrestati
Michele, Salvatore e Giorgio Raffa nascondevano una pistola
PALMI
SAN GIORGIO MORGETO
Da terreno illegale a campo su cui promuovere progetti di legalità. Questo il percorso che ha interessato il
campetto di calcio a 5 di via Santa Maria, sequestrato
preventivamente lo scorso 15 novembre dagli agenti
della polizia municipale, su decreto emesso del gip del
Tribunale di Palmi Paolo Ramondino, al termine di una
lunga attività di indagine. Sarà affidato in uso temporaneo e precario all'associazione Guide Scout cattolici italiani della regione Calabria - Agesci gruppo di Palmi,
che si impegnerà, a consentire alla collettività di trarre benefici durante il periodo di gestione, attraverso iniziative didattiche e ricreative per scopi
sociali, in sinergia con le altre
onlus del territorio e le associazioni scolastiche.
Ieri mattina il commissario
prefettizio del comune di Palmi, Antonia Bellomo, ha firmato una delibera con cui affida all'associazione giovanile la gestione del campetto, Il campo sequestrato
dopo la decisione del pubblico ministero Luigi Iglio di revocare la misura cautelare e restituire il bene alla collettività. Il terreno sequestrato sorge su area pubblica, ed è stato per diversi anni gestito illegalmente da Domenico Gallico, che in seguito al sequestro dello scorso novembre è stato deferito per i reati di occupazione ed invasione di terreno pubblico aggravata. La custodia era stata affidata al
responsabile del settore urbanistica del comune di Palmi, Antonino Scarfone, che ieri ha firmato la convenzione con l'Associazione Onlus.
[email protected]
Tre arresti e tre denunce
per detenzione abusiva di arma clandestina, detenzione
abusiva di munizionamento
e ricettazione.
E’ l’esito dell’operazione
dei carabinieri portata a termine, martedì scorso, alle
prime ore del mattino dai
militari della compagnia di
Taurianova, a seguito di perquisizioni delegate dalla Procura di Torino in ordine ad
una vasta indagine nei confronti di personaggi che sarebbero collegati con la famiglia di ‘ndrangheta dei “Facchineri” di Cittanova.
Nell’operazione, scattata
simultaneamente nelle province di Bologna, Torino e
Reggio Calabria, il comando
gruppo di Aosta ha effettuato diverse perquisizione anche a San Giorgio Morgeto.
Durante le perquisizioni, all’interno di un capannone in
contrada Don Paolo a San
Giorgio Morgeto, in uso alla
ditta “R.R. s.n.c. di RasoRaffa”, i carabinieri di Taurianova hanno rinvenuto
una pistola semiautomatica;
la stessa, avvolta in uno
straccio, era nascosta all’in-
ARRESTATI Michele, Salvatore e Giorgio Raffa
terno di una cassetta in plastica comunemente usata
per il trasporto dell’uva ed
accatastata insieme a numerose altre cassette dello stesso tipo.
L’arma risultava priva di
marca, in buono stato di manutenzione e dotata di caricatore contenente 7 cartucce
cal. 7,63x25 “Mauser”; unitamente alla pistola sono
state rinvenute 38 cartucce
calibro 7,63x25 “Mauser" e 7
calibro 7,62x25 “S&B”, tutte
in buono stato di conservazione.
A seguito della perquisizione ed individuati i soggetti aventi l’immediata disponibilità del capannone, sono
tratti in arresto per detenzione abusiva di arma clandestina, detenzione abusiva di
munizionamento e ricettazione: Michele Raffa 67 anni,
Michele Salvatore Raffa 19,
e Giorgio Raffa 41 anni. Sono
stati denunciati, inoltre, per
gli stessi reati, Vincenzo Raffa, 35, fratello di Giorgio e
Michele Raso, già colpito da
provvedimento di fermo nell’ambito della stessa indagi-
ne dal Gruppo di Aosta.
Vincenzo Raffa e Giorgio
Raffa risultano anche indagati, insieme a Romeo Tropiano ed altri esponenti vicini alla famiglia “Facchineri”
residenti nelle province di
Bologna ed Aosta, nell’ambito della stessa indagine, per
estorsione ed associazione di
stampo mafioso.
I tre arrestati, sono stati
condotti alla casa circondariale di Palmi in attesa di disposizioni dell’autorità giudiziaria.
fral
31
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011
calabria
ora
P I A N A
La Cgil: non ci faremo intimidire
Il sindacato replica compatto dopo le note violente diffuse in rete dal Sul
GIOIA T. «Subcultura di
stampo ‘ndranghetista». E’
stato definito così ad una conferenza stampa tenutasi ieri
mattina alla sede della Cgil a
Gioia Tauro, l’atteggiamento
dei rappresentanti degli autonomi Rocco Italiano e Mimmo
Macrì, che pochi giorni fa hanno reso pubblici su facebook
alcuni interventi, poi querelati dal sindacato. Nei post, visibili sul social network, si faceva riferimento al sindacalista
della Fiom ucciso nel ‘79 dalle
Brigate Rosse, Guido Rossa,
accompagnato dall’augurio
che la stessa fine possa capitare ad altri. Sicuramente un
comportamento che non poteva passare inosservato insomma, e del quale si è discusso alla conferenza di ieri introdotta da Nino Calogero.
«Alimentare un clima di terrorismo- ha detto– non fa altro che impaurire i lavoratori.
Di fronte a ciò che è successo
c’è bisogno di fare rete e che
ciascuno, per l’incarico che ha,
decida da che parte stare. Noi
dalla nostra abbiamo i lavoratori. Certi elementi vanno solo
isolati, e con l’esercizio della
democrazia andremo avanti
senza lasciarci intimorire. Certamente ci saremmo aspettati
un segnale solidale anche dalla Regione”. Presenti in sala
«ad esprimere piena solidarietà», anche il sindaco di Gioia
Tauro Renato Bellofiore e il vicesindaco Jacopo Rizzo. «La
Cgil non chinerà la testa- ha
invece detto Sergio Genco, segretario generale Cgil– la questione del porto, dei lavoratori, dei diritti e dello sviluppo,
rimarrà comunque una priorità. Quanto accaduto – ha aggiunto – rappresenta qualcosa
di indegno». Presente alla manifestazione anche Mimmo
UNITI da sinistra Larocca, Costantino, Ercolani, Genco, Calogero
Laganà della Filt, che ha invece voluto rendere pubblica la
propria gratitudine, insieme a
Salvatore La Rocca, della segreteria regionale, «ai delegati del porto che stanno lavorando in prima linea». Netto
poi il parere di Nino Costanti-
no, segretario regionale Filt.
«E’ fuori dal mondo che i due
soggetti in questione si siano
autosospesi.
Il Sul non ha preso nessuna decisione in merito, e la Filt
non parteciperà più a nessun
suo incontro. Noi siamo dalla
parte della legalità e dei lavoratori. Il Sul sta da un’altra
parte e usa un linguaggio violento». L’ultimo ad intervenire è stato invece Massimo Ercolani, responsabile Porti FiltCgil nazionale. «Il porto è in
grandissima difficoltà- ha detto- e di questo dovremmo discutere oggi. Invece ci ritroviamo di fronte all’assurdità
di parole di odio e incitazione
alla violenza, che minano prima di tutto ai diritti dei lavoratori.
E’ la loro vita che viene lesa. La violenza è insita in alcune cose e va sempre combattuta. Speriamo – ha concluso
Ercolani– che questo sia un
fatto isolato, ma non è detto
che sia così».
EVA SALTALMACCHIA
[email protected]
CINQUEFRONDI
Cagnetta buttata giù dal sagrato
Il vile gesto compiuto di pomeriggio e in pieno centro cittadino
Se fosse stata meno mansueta, forse non
le avrebbero fatto fare quel salto da cinque
metri. E nemmeno ora – un post-operatorio di chiodi a saldare le
fratture e di persone che
vengono a vederla perché
stava sempre in strada,
dentro le loro giornate –
Nocciolina mostra i denti o
un minimo guaito.
Venerdì sera l’ha portata
qui, clinica veterinaria Argo, il comandante dei vigili
Muzzupapa.
Qualcuno
l’aveva avvertito che dall’affaccio della chiesa Matrice una cagnetta era stata lanciata
giù in strada.
Il canile di sera non fa accalappiamento
e così la meticcia di meno di un anno è arrivata da Claudio Monea e la sua equipe.
“Le abbiamo fatto una radiografia – racconta il medico – aveva il
femore e le dita fratturate.
Il giorno dopo l’abbiamo
operata».
Tutto a titolo gratuito.
Nocciolina resterà lì fino al
27 dicembre, poi se ne
prenderà cura l’Aiva-Oasi
di Stefania Ballista.
Probabilmente un minore il responsabile dell’atto
criminoso, compiuto di pomeriggio e in
centro. Una conferma della ferita sociale e
dell’insicurezza da cui Cinquefrondi fatica
assai a venire fuori.
(an. si.)
CINQUEFRONDI
Sede caserma dei carabinieri
Il Comune pensa a Villa Misiti
Se gli episodi di microcriminalità sono rumore di
fondo sempre più ossessivo, voler ridare letteralmente centralità al presidio delle forze dell’ordine potrebbe essere già uno scatto rilevante. A Cinquefrondi infatti l’amministrazione comunale ha inserito nel piano
triennale dei lavori pubblici l’acquisto e la ristrutturazione della storica e appunto centralissima Villa Misiti, con l’obiettivo di ospitarvi la stazione dei carabinieri.
Costo dell’impresa, un milione di euro circa, da finanziare verosimilmente con un mutuo. E per rientrare dell’esborso, spiega il sindaco Cascarano «potremo
fare affidamento sul contratto di locazione col ministero degli interni, un contratto meno oneroso rispetto a quello attuale con il privato».
I carabinieri oggi occupano uno stabile certo non periferico, ma Villa Misiti assicurerebbe maggiore funzionalità.
A patto che a un potenziamento logistico corrisponda un organico più ampio e un rafforzamento del servizio. Acquisto e adeguamento della villa dovrebbero
avvenire nel corso del 2012, l’opera infatti è una delle
quattro con costo superiore a cento mila euro previste
dal piano annuale (le altre sono isola ecologica, consolidamento di centro abitato e aree rurali, ristrutturazione delle villa comunale).
Secondo il programma della giunta – approvato con
delibera del 14 dicembre – l’utilizzo della rinnovata dimora Misiti sarà effettivo nel 2013. E però non è detto
che l’immobile costituirà la sede dei carabinieri. Perché
l’iter vada a buon fine, precisa il sindaco, «è necessario il parere favorevole del ministero».
Cascarano ricostruisce i passaggi svolti finora: «La
prefettura nei mesi scorsi ha chiesto al Comune se avesse la disponibilità di un immobile da destinare a stazione dei carabinieri. Abbiamo risposto di no, quindi condotto un’indagine di mercato». È venuta fuori l’idea
della villa, un’ipotesi, riconosce Cascarano, carezzata da
amministrazioni precedenti, anche perché i proprietari non hanno mai voluto vendere a privati. E se il progetto della sede dei carabinieri dovesse cadere? «La
compriamo lo stesso e la affidiamo ad associazioni per
scopi sociali» dichiara il sindaco.
ANGELO SICILIANO
[email protected]
30
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011
calabria
ora
C O R I G L I A N O
Flesh market, depone
la sorella “imputata”
Testimonianza all’insegna di contraddizioni e contestazioni
Flesh market, depone in aula la sorella delle due minori che, secondo la tesi
accusatoria sarebbero state indotte a prostituirsi e a consumare rapporti anche a
pagamento con vari uomini. La ventiquattrenne N.M., imputata nello stesso
processo, è stata sentita ieri dinanzi al Tribunale penale collegiale di Rossano (presidente Francesca De Vuono, a latere giudici Enrico D’Alfonso e Angelo Zizzari)
nell’ambito del giudizio con il rito ordinario a carico di sette persone. Sottoposta
prima all’esame da parte del pm Maria
Vallefuoco e poi al controesame del collegio difensivo la giovane, che è attualmente agli arresti domiciliari presso una
casa-famiglia, è più volte caduta in contraddizione, schermandosi spesso dietro
il “non ricordo” e fornendo versioni diverse rispetto a quanto riferito agli inquirenti nel corso delle indagini preliminari. Sostanzialmente ha limitato il proprio
coinvolgimento sia rispetto alle modalità
con cui venivano concordati gli “incontri” tra le minori e i clienti, sia rispetto alla partecipazione concreta a tali appuntamenti. Come si ricorderà, infatti, l’inchiesta vide originariamente coinvolte anche
le due sorelle più grandi delle due adolescenti (per l’altra, che si è anche costituita parte civile, è stata poi richiesta l’archiviazione). La ventiquattrenne, ieri, ha negato di aver accompagnato le sorelline ad
alcuni appuntamenti, chiamando più che
altro in causa altri coimputati. Ha anche
riferito di non essere stata a conoscenza,
all’epoca, di molti rapporti consumati
dalle minori. Ha poi confermato la tesi
sostenuta sin dall’inizio da uno degli imputati (che legava l’incontro con la ventiquattrenne alla volontà di un amico di
presentargli una ragazza che potesse diventare la propria compagna) smentendo di aver avuto rapporti sessuali con lui
contrariamente a quanto invece affermato da una delle due minori. Numerose le
contestazioni sollevate, sia dal pm sia dalla difesa, anche quando la giovane ha parlato dei rapporti con l’imputato Giusep-
sociale
Attività assistenziale
per i non autosufficienti
Da oltre un mese ha preso il via il progetto “Attività assistenziale per i non
autosufficienti-Alzheimer”,
finanziato e gestito dall’Ada (Associazione per i
diritti degli anziani) Corigliano in collaborazione
con l’Adimanj (Associazione disabilità malattie neurologiche dello Jonio e
Donne Insieme). Il Cordinamento scientifico del
progetto è affidato al dott.
Angelo Gallo (in foto), primario neurologo dell’ospedale di Corigliano e presidente dell’Adimanj «Il progetto – spiegano in una nota i coordinatori - si è articolato in diversi momenti:
il 15 giugno nella sede dell’Associazione “Donne Insieme”, si è tenuto il convegno di apertura del progetto: Attività assistenziale per
i non autosufficienti; il 14
ottobre è stato firmato il
Protocollo d’intesa per il
progetto “Attività Assistenziale Per Non Autosufficienti – Alzheimer”; ora
siamo giunti alla terza fase,
in pratica adesso il progetto entra nel vivo. Gli incontri con i pazienti fino al 16
dicembre scorso – sottolinea ancora la nota - si sono svolti di venerdì, dalle
ore 16 alle ore 18, in una
delle sale del Centro di ec-
cellenza dello Scalo, alla
presenza di volontari e di
tre operatori professionali:
la neuropsicologa Santina
Palummo, l’educatrice Anna Bifano e il musicoterapeuta Cosimo Berardi. Durante le sedute i pazienti
cantano canzoni popolari,
ascoltano musica e danzano liberamente. L’importanza di introdurre la musicoterapia nella riabilitazione dell’Alzheimer è supportata da una serie di studi scientifici che hanno valutato attentamente le
condizioni degli anziani
durante e dopo ogni seduta. In generale si osserva
che si riducono i sintomi
più invalidanti della malattia, inoltre la partecipazione regolare alle sedute, aiuta a rallentare i processi degenerativi».
g.d.p.
pe Russo e di come ebbero inizio (ha riferito addirittura di presunte minacce)
affermando poi di essere venuta a conoscenza dei rapporti consumati da Russo
e dalla sorellina più piccola solo quando
quest’ultima venne sentita dai carabinieri. Per quel che riguarda la paternità del
feto abortito da una delle adolescenti (su
cui il test del dna ha escluso gli odierni
imputati) la ventiquattrenne ha detto di
non essere a conoscenza di nulla. Tante
circostanze sono tuttavia rimaste vaghe
all’esito della deposizione dell’imputata,
mentre l’udienza è stata aggiornata al
prossimo 10 gennaio per sentire le altre
due sorelle maggiori. Sempre a gennaio,
ma il 18, è stata rinviata, per un difetto di
notifica, l’udienza per i quattro imputati
per i quali era stata rigettata a richiesta di
rito abbreviato (Damiano Collefiorito;
Santo Bagnato; Giuseppe Brina; Cosimo
La Grotta). Tutti gli imputati che affrontano il rito ordinario sono difesi, tra gli
altri, dagli avvocati Giovanni Zagarese,
Giuseppe Zumpano, Andrea Salcina, Pasquale Di Iacovo, Francesco Calabrò,
Francesco Paolo Oranges, Cinzia Mazzuca, Lucio Esbardo, Mauro Cordasco, Maria Zucarelli e Giuseppe Mainieri. Le parti civili (i genitori, le minori e le sorelle
più grandi) sono invece difese dagli avvocati Ugo Ledonne, Annalisa Pisano e Aurelia Rossetti.
ROSSELLA MOLINARI
[email protected]
l’intervento
IL NATALE CI AIUTI
A RIFLETTERE E
A RISCOPRIRE DIO
DI DON GINO E DON SAJI*
Papa Benedetto XVI ci esorta: “Amate la parola di Dio
e amate la Chiesa, che vi permette di accedere a un tesoro di così alto valore introducendovi ad apprezzarne la
ricchezza».
Questo mistero celebra il Natale: la parola si fa carne!
L'esortazione che il Papa rivolge deve trovare eco in tutte le comunità e diventare occasione per riscoprire l'atteggiamento dell'ascolto come momento fondamentale nel
cammino di fede. Ispiriamoci a questa consapevolezza,
per accogliere nel tempo di Avvento e Natale riflessioni
che aiutino a riscoprire il dono e il valore della parola di
Dio, per alimentare un sempre più vivo atteggiamento di
ascolto.
Celebrando le prossime solennità natalizie la nostra
comunità si interroga sul grande mistero di amore del Signore e chiede a Lui, Verbo incarnato, la grazia di vivere bene questi momenti che la Chiesa propone, nella continua ricerca dei bene da offrire ad ogni uomo. L'incarnazione del Verbo ricorda a noi l'incarnazione della fede
nei giorni feriali della vita, giorni oggi difficili per tanti
motivi: la precarietà del lavoro, le problematiche per diverse famiglie di arrivare a fine mese, le povertà a vario
livello, le divisioni all'interno delle famiglie che sfociano
in separazioni con conseguenze nefaste sui figli.
Questo Dio-bambino cosa viene a ri-dire a noi cristiani ? Crediamo quattro cose essenziali: una maggiore solidarietà verso le “varie” povertà che incontriamo ogni
giorno; un maggiore impegno nel costruire una società
più giusta, dove a partire da me stesso, mi preoccupo dell’altro; una vita di fede che si fa relazione con tutti, legami più veri, sinceri a partire dalle nostre famiglie e nella
nostra comunità; è ovvio che il cristiano sa che non tutto
dipende dai suoi sforzi umani e che la preghiera è ora più
che mai necessaria perché l’opera di conversione al bene
ha bisogno di vigilanza su noi stessi e sui nostri sensi.
*parroci della Parrocchia Maria SS. Immacolata
di Corigliano Scalo
«Addio fondi per il Castello»
La denuncia del Pd dopo l’approvazione del bilancio regionale
CORIGLIANO Il bilancio regionale
approvato martedì sera dal consiglio regionale mette a rischio il contributo poliennale costante di 250 mila euro all’anno per la durata di 15 anni, per un totale di circa quattro miliardi di euro che
l’allora consigliere regionale del Pd,
Franco Pacenza, nel 2009 era riuscito a
fare avere alla città di Corigliano per lavori di consolidamento, viabilità e arredo urbano nell’area adiacente al Castello Ducale. Il grido d’allarme viene lanciato, attraverso un comunicato stampa, dal Coordinatore cittadino del Pd,
Antonio Pezzo. «Infatti – sostiene Pezzo - la maggioranza di centro destra alla regione Calabria, con l’approvazione
del bilancio 2012 avvenuto con i soli voti del centro destra, ha approvato, la revoca d’ufficio di finanziamenti regionali erogati alla data del 31 marzo 2010,
con la previsione al 31 marzo 2012, e con
l’obbligo per gli enti di comunicare entro la data del 31 marzo 2012, l’inizio dei
lavori con deposito di regolare contrat-
L’esponente democrat Antonio Pezzo
to. La norma in sé – è il giudizio del Pd
- conferma la strategia del governo regionale di arruffare risorse senza verificare lo stato dell’arte e senza alcun con-
fronto sulle singole questioni circa le difficoltà riscontrate. Con tale norma si rischia di produrre danni e contenziosi in
centinaia di comuni, che nel frattempo
hanno comunque assunte obbligazioni
verso terzi (progettisti e imprese). Per
quanto riguarda la nostra città, come Pd
più volte abbiamo rappresentato sia alla precedente amministrazione che all’amministrazione commissariale, la necessità di definire in tempi brevi l’utilizzo delle risorse previste dalla legge
15/2008. Per ci riguarda non accetteremo passivamente che la città di Corigliano subisca questo scippo e venga ancora una volta mortificata. Rivolgiamo
ai commissari straordinari l’ennesimo
invito ad accelerare le procedure atte ad
evitare che la nostra città possa perdere
i finanziamenti già approvati, a tutelarne gli interessi legittimi nelle opportune
sedi. Chiediamo ancora una volta agli
stessi di dare alla città il quadro esatto
delle opere pubbliche in essere».
Giacinto De Pasquale
iniziativa
“Buddy girls”, la prima edizione del calendario moda
Sarà presentata questa sera alle 21 a Schiavonea, presso “Il
Colosseo”, la prima edizione del calendario moda intitolato
“Buddy Girls”, prodotto dalla Mgl di Mimmo Luzzi. Dodici ragazze del comprensorio si sono prestate davanti all’obiettivo del
fotografo Johnny Fusca per dar vita alle immagini dei mesi del
nuovo anno alle porte; dodici aspiranti fotomodelle che si sono conquistate il diritto ad essere inserite nel calendario prendendo prima parte alle selezioni e poi lavorando con impegno,
serietà e passione assieme al fotografo e al suo staff. Per quan-
to riguarda le bellezze locali ritratte, si tratta di Ida Bonafede
(gennaio), Roxana Buciumanu (febbraio), Luana Costa (marzo), Francesca Romano (aprile), Andrea Cojocaru (maggio),
Filomena Perri (giugno), Karmen Scarpello (luglio), Ramona
Congiu (agosto), Teresa Simone (settembre), Gessica Acri (ottobre), Adina Buciumanu (novembre), Maria Vittoria Amato
(dicembre). Per la foto di copertina ha invece posato Serena
Presta, già prefinalista nazionale della scorsa edizione di Miss
Italia.
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 PAGINA 34
l’ora di Paola
Redazione viale Ippocrate (ex Madonna della Grazie) - Telefono e fax 0982583503 - Mail: [email protected]
SANITÀ & FARMACIE
ospedale civile
pronto soccorso
guardia medica
centro trasfusionale
farmacia Arrigucci
farmacia Cilento
farmacia Sganga
EMERGENZA
tel. 0982/5811
tel. 0982/581224
tel. 0982/581410
tel. 0982/581286
tel. 0982/587316
tel. 0982/612439
tel.0982/582276
carabinieri
commissariato
polizia stradale
polizia municipale
guardia di finanza
corpo forestale
vigili del fuoco
croce rossa italiana
tel. 0982/582301
tel. 0982/622311
tel. 0982/622211
tel. 0982/582622
tel. 0982/613477
tel. 0982/582516
tel. 0982/582519
tel. 0982/613553
COMUNE
(112)
(113)
(117)
(1515)
(115)
centralino
ufficio tributi
bibioteca comunale
ufficio relazioni pubblico
ufficio presidenza consiglio
ufficio affari generali
ufficio contenzioso
tel. 0982/58001
tel. 0982/5800301
tel.0982/580307
tel. 0982/5800314
tel. 0982/5800212
tel. 0982/5800218
tel. 0982/5800207
Condannati Serpa e Sirufo
Tentata estorsione e danneggiamento con l’aggravante della mafiosità
PAOLA
Sono stati condannati dal Tribunale penale di
Paola per danneggiamento e tentata estorsione
aggravata dal metodo mafioso. I paolani Salvatore Serpa (24 anni) e Giuseppe Sirufo (27 anni) resteranno quindi in carcere per qualche altro anno. Dovranno scontare, il primo, 3 anni e
3 mesi di carcere più 500 euro di multa, mentre il secondo è stato condannato a 3 anni di
carcere e 450 euro di multa. I due - interdetti dai
pubblici uffici per cinque anni - dovranno altresì pagare le spese processuali per tutti e le spese per la detenzione. A carico di Serpa è stata anche applicata la cosiddetta “continuazione” del
reato. Alla luce della sentenza, comunque, è andata tutto sommato bene ai due imputati. Ciò
in quanto il pubblico ministero aveva chiesto
ben dieci anni di carcere per entrambi in relazione a un tentativo di estorsione al bar Centra-
Salvatore Serpa
Giuseppe Sirufo
le di Paola (il titolare denunciò i due aguzzini),
ad una presunta estorsione alla paninoteca
Smeco, polemica sui fondi
I lavoratori: «Non è stato giusto pagare solo i colleghi di Paola»
Sul plauso della Cisl all’esecuivo Perrotta, relativamente
alle vicende Smeco e Multiservizi di Paola, si registra una nota dei lavoratori Smeco di Cosenzatrasmessa dal referente
Francesca Torsello «al fine di
evitare equivoci e pericolosi
fraintendimenti». «Nulla da
obiettare sul nobile incontro
(Cisl-Comune di Paola) che si
è tenuto, ma ci sembra esagerato il ringraziamento per “l'alleviamento della critica situazione dei lavoratori Smeco”,
anche perchè ad onor di cronaca il Comune di Paola ha anticipato delle somme solo ad
una minima parte dei lavoratori Smeco (5) quelli residenti
nel comune stesso escludendo
gli altri 2 lavoratori operanti
ma non residenti a Paola. Dopo la doverosa precisazione
vorremmo aggiungere che tutti i dipendenti della Smeco Cosenza srl non si pagano lo stipendio da tre mesi più la tredicesima e che tale difficile situazione è dovuta soprattutto all'inadempienza di taluni grossi Comuni della provincia di
Cosenza che non pagano il canone di gestione della depurazione da anni, come Paola ad
esempio che deve alla Smeco
circa 1,7 milioni di euro pari a
due anni di gestione. E’ del
12/12/11 un verbale della Prefettura dove si intimano i Co-
muni a versare le loro somme
soprattutto in funzione delle
imminenti festività. Fa molto
male leggere a “pancia vuota”
sui giornali di plausi all'operato del sindaco e dell'Amministrazione di Paola e al buon gesto del pagamento di alcune
mensilità ai dipendenti di Paola anche perchè tale notizia
giunge nel momento in cui in
azienda, appunto in queste
ore, si sta aspettando un pagamento di 100.000 euro destinato interamente a stipendi di
tutti, promesso proprio dal comune di Paola circa un mese fa
e che per lungaggini burocratiche non è ancora arrivato. Fa
ancor più male dover appren-
Black Bird (il titolare aveva negato l’esistenza
del reato) e ad un danneggiamento ai danni dell’automobile di un giovane artista di Paola. Ma,
nonostante tutto, ieri pomeriggio, innanzi ai
giudici paolani, gli avvocati Gino Perrotta e Giuseppe Bruno sono riusciti a limitare i danni facendo assolvere Serpa e Sirufo dall’accusa di
estorsione contro la paninoteca. Per quanto
concerne, ancora, il solo Sirufo, è stata esclusa
la cosiddetta “recidiva”. La condanna, di conseguenza, è stata sostanzialmente mite. I due giovani sono stati arrestati il 24 agosto del 2010 dopo una lunga attività investigativa dai carabinieri di Paola, in collaborazione con i militari dell’Arma di Cosenza, iniziata a novembre del
2009 e conclusa nel maggio del 2010. L’arresto,
chiesto dai pm antimafia Giuseppe Borrelli e
Raffaella Sforza, venne ordinato dal gip distrettuale di Catanzaro Emma Sonni.
Guido Scarpino
PAOLA
Scuola, mostra-mercato
per sostenere l’Amref
dere che si sia ritenuta opportuna adottare la scelta politica
campanilistica di pagare solo i
nostri colleghi di Paola (buon
per loro) alla luce di una sterile clausola contrattuale applicata tra l'altro come se il Comune fino ad oggi avesse pagato tutti i suoi debiti alla Società..» (g. s.)
FUSCALDO
Ennesima sconfitta giudiziaria
di Franco Scrivano e della Casil
nello scontro politico-sinDopo i proscioglimenti
dacale. E lo stesso pubblico
dei mesi scorsi dell’ex sindaministero, nel richiedere
co di Fuscaldo Davide Gral’archiviazione del provvedivina (querelato più volte da
mento (a cui comunque la
Scrivano) - e dopo la nota
Casil si era opposta innanzi
condanna di primo grado a
al gup) ha precisato che nescarico dello stesso segretasuna diffamazione era stata
rio della Casil (querelato da
consumata a danno di chicGravina) - oggi si registra
chessia, trattandosi di reiteun’altra sconfitta giudiziaria
rati scambi di note a mezzo
a carico del segretario sinstampa tra Casil e maggiodacale Franco Scrivano. Il
Franco
Scrivano
ranza Gravina.
giudice del Tribunale di CoGli avvocati dei querelati
senza ha infatti archiviato
l’ennesima querela di Scrivano a carico del- (i quali, su richiesta dei loro assistiti, stanno
l’ex sindaco Gravina e di giornalisti di Cala- valutando ipotesi risarcitorie in sede civile)
bria Ora e de Il Quotidiano della Calabria, sono Sergio Calabrese, Francesco Sapone e
i quali, loro malgrado, erano stati trascinati Franco Iannuzzi. (g. s.)
Anche quest’anno il primo circolo didattico di Paola rende la solidarietà viva e tangibile nell’esperienza scolastica attraverso il progetto di Natale. Alunni e docenti della scuola primaria di S. Agata si sono infatti ritrovati in diversi incontri, in un’atmosfera di gioiosa operatività ed hanno realizzato originali lavori manuali da vendere nella mostramercato (foto) di questi giorni.
Anche i genitori hanno contribuito mettendo a disposizione il loro talento culinario per vendere tanti dolci natalizi della nostra tradizione. L’iniziativa, alla sua seconda
edizione, devolverà il ricavato, come lo scorso anno, all’associazione Amref e una parte sarà utilizzata per dare un
piccolo segno di solidarietà ad alcune famiglie.
auguriauguri
Il 19 dicembre 2011 è
nata la piccola Anna
Abramo.
Al papà Matteo e alla
mamma Rita Sorace
tanti cari luminosi auguri da parte della cuginetta Serena Sorace.
auguriauguri
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 PAGINA 17
l’ora di Catanzaro
tel. 0961 702056 - fax 0961 480161 - mail: [email protected] - indirizzo: via Corso Mazzini 164
PALAZZO DE NOBILI
MONDO SCUOLA
I conti in rosso
Scambio d’accuse
Marcucci-Mancuso
> pagina 19
«Quando sento dire che
l’ospedale Ciaccio bisogna difenderlo perché dispone di
un ampio parcheggio, giro
pagina e passo avanti». A
parlare così è stato Giuseppe
Scopelliti che ieri ha tenuto
una conferenza stampa per
illustrare lo stato dell’arte
sulla costruzione dei quattro
nuovi ospedali finanziati nel
lontano 2007 dal governo
Prodi con i fondi della Protezione civile. E tra questi anche il nuovo ospedale di Catanzaro. Il più difficile da realizzare perché gli attori del
territorio non sono d’accordo sul dove e come farlo. E il
governatore ha messo il dito
nella piaga: «Al Tavolo Massicci quando si parla di Catanzaro ci massacrano». Perché? Perché è finito il tempo
dei doppioni. Scopelliti elenca: «Policlinico, Fondazione
Campanella, Ospedale Pugliese, Ospedale Ciaccio, Asp,
anche se quest’ultima non
entra nel computo». Il punto
dolente è oncologia. Dice ancora il presidente: «Vogliamo
fare a Catanzaro il centro regionale di oncologia». Scusate se è poco, sembra aggiungere l’uomo delle istituzioni.
Quindi? Serve unità di intenti, sinergia e, soprattutto, integrazione. Che è la cruna
dell’ago attraverso cui passa
questa pratica dal benedetto
o maledetto Tavolo Massicci.
«Ma attenzione - dice il governatore in un’espressione
che è a metà strada tra la promessa e la minaccia - vi dovete decidere, altrimenti il nuovo ospedale non si farà». Più
chiaro di così. In sala ci sono
gli assessori regionali Piero
Aiello e Domenico Tallini. Il
presidente svela un piccolo
Le “aule pollaio”
Scatta l’allarme
per la sicurezza
> pagina 21
LA PRIMA IMBIANCATA
Crolla un tetto
sotto la neve
Nessun ferito
Servono integrazione e unità di intenti
Scopelliti: «È finito il tempo dei doppioni »
IL SITO
L’area di
Germaneto
individuata
per la
costruzione
del nuovo
ospedale
capace di
superare i
problemi
logistici del
“Pugliese”
luglio 2007, su iniziativa congiunta del sindaco di Catanzaro Rosario Olivo e del presidente della Provincia, Michele Traversa, si riunirono
il presidente del Consiglio comunale, i capigruppo consiliari, i presidenti delle commissioni permanenti all’urbanistica e alla sanità, per
valutare ogni utile ipotesi per
la localizzazione del nuovo
ospedale del capoluogo nella
valle del Corace, la cui realiz-
Nicola Gratteri
al seminario
per i dirigenti
> pagina 27
Nuovo ospedale?
E’ il più difficile
da realizzare
segreto: «Aiello era contrario
a spostare l’ospedale a Germaneto ma è stato messo in
minoranza». L’interessato
annuisce. Ubi maior minor
cessat, sembra dire col suo
sorriso. Dalla prima fila interviene Tallini: «Il consiglio
comunale ha deciso per Germaneto ma non c’è un atto
formale». Un missile terraaria verso i vecchi amministratori (compresi Traversa e
Ferro?). Ricordiamo che il 12
SCUOLA E LEGALITÀ
zazione a Germaneto fu inserita dal Presidente della
Giunta regionale, Agazio Loiero, nell’accordo sancito con
il ministero della Salute e che
prevedeva, come è noto, la
costruzione di nuovi quattro
presidi ospedalieri in Calabria.I partecipanti alla riunione - ascoltate le relazioni
del sindaco Olivo e del presidente Traversa - si pronunciarono all’unanimità a favore dell’ipotesi di realizzazione
del nuovo ospedale, considerata un’occasione irripetibile
per fornire alla città capoluogo una struttura sanitaria di
livello regionale che consenta anche di superare i gravi
problemi logistici dell’ospedale “Pugliese”. Confermando, sempre all’unanimità,
l’indicazione dell’area di Germaneto, già contenuta nella
delibera di Consiglio comunale adottata nel gennaio del
2005. Più specificatamente,
fu indicata una vasta area,
classificata come F3 nello
strumento urbanistico in vigore, situata in posizione
frontale all’insediamento del
campus universitario e della
cittadella regionale. Il grande assente ieri è stato Michele Traversa che è entrato di
striscio nella discussione giusto perché si parlava della costruzione del nuovo ospedale
da affiancare - pardon: da integrare - con la realtà universitaria. Giusto per la teoria
dei doppioni. Tema discusso
in questi anni, ma da cui non
si è mai ricavato un ragno da
un buco. Grandi discussioni
con motivazioni pertinenti da
parte degli ottimi operatori
sanitari. E poi sposare il
mondo accademico con i
“profani” non è mai stato facile. Da qui il velo di perplessità manifestato da Scopelliti che non sembra dare molto affidamento alle volontà
contrastanti dei vari soggetti
in campo. Ognuno porta le
sue ragioni, il più delle volte
nobili, con qualche residuo
corporativo. E poi c’è la questione dei posti-letto che, però, non è entrata nella disamina fatta ieri.
BRUNO GEMELLI
[email protected]
> pagina 30
l’interrogatorio
Estremisti, i tre
giovani silenti
davanti al gip
Davanti al gip Maria
Rosaria Di Girolamo, Carmelo La Face, 33 anni,
Vincenzo Marino, 32 anni, entrambi agli arresti
domiciliari e Salvatore
Mazza, 30 anni, sottoposto all’obbligo di dimora,
durante l’interrogatorio di
garanzia hanno scelto il silenzio. I tre sono stati raggiunti da un’ordinanza
cautelare nell’ambito delle indagini sui violenti
scontri fra gruppi antagonisti di estrema destra e
sinistra, verificatisi a Catanzaro il 30 ottobre
2010, culminati nel tentato omicidio di un giovane,
Ruben Munizza, di 28 anni, ferito con due coltellate alla schiena. Il loro difensore Alessio Spadafora
ha chiesto la trasmissione
del verbale in Procura per
l’acquisizione della cartella clinica di La Face, che
dopo la rissa aveva riportato la frattura di un braccio. L’avvocato ha anche
chiesto la revoca della misura cautelare. Il giudice
si è riservato la decisione,
autorizzando La Face, su
richiesta del difensore, ad
uscire di casa due ore al
giorno per provvedere alle proprie necessità dal
momento che il giovane
vive da solo. (ga. pa.)
narcotraffico
U Cinese, nove in abbreviato
Il gup ieri ha stralciato alcune posizioni per difetti di notifica
Su 27 incolpati, nove hanno chiesto il rito abbreviato
davanti al gup Emma Sonni e
diverse sono state le posizioni stralciate per difetti di notifica, nell’ambito dell’operazione “U cinese” che ha portato il 2 marzo scorso all'arresto di quindici persone, disposte con ordinanza dal gip
Livio Sabatini, due ricercati
e una cinquanta di avvisi di
garanzia e definita dagli inquirenti una rete commerciale capace di smerciare la “roba” nel basso Lazio, a Napoli e nell'intera provincia di
Catanzaro. Nell’avviso di
conclusioni indagini firmata
dal sostituto procuratore della Dda Vincenzo Capomolla
l’accusa è di associazione per
delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze
stupefacenti di tipo hashish.
Avrebbero messo in piedi un
asse tra le città di Terracina,
Napoli e Catanzaro, sul quale viaggiavano decine e decine di chilogrammi di droga,
prevalentemente hashish e
marijuana, da immettere nel
mercato del capoluogo calabrese e della provincia. Quattro le persone considerate al
vertice dell' organizzazione
Biagio Chianese, Ida Pirozzi
e Sergio Rubino alias "U cinese" per i suoi tratti somatici, che ha dato anche il nome
all' operazione e Domenico
Rizza. In alcuni fabbricati appartenenti a quest'ultimo, i
militari dell’Arma avrebbero
rinvenuto, quattro pistole automatiche con matricola
abrasa, sei chilogrammi di
marijuana, munizioni, caricatori, un silenziatore per pistola e undici mila euro in
contanti. Nel corso delle attività investigative, durate un
anno e mezzo, sono stati intercettati e bloccati cinque
carichi di hashish che dal Napoletano erano destinati al
Catanzarese, con l'arresto dei
corrieri e il sequestro complessivo di 93,5 chilogrammi
di droga. La droga viaggiava
a bordo di autovetture che
venivano modificate da due
carrozzieri compiacenti per
occultare nel migliore dei
modi lo stupefacente. Gli arrestati avevano raggiunto un
intesa con i rom che prevedeva che il gruppo sgominato immettesse sul mercato
solo hashish e marijuana,
mentre i rom si sarebbero
dovuti occupare di droghe
UDIENZA PRELIMINARE Il tribunale di via Argento
pesanti quali eroina e cocaina. Gli atti di vendita sarebbero avvenuti prevalentemente «nel domicilio o nelle
pertinenze degli stessi associati» siti nel quartiere Gagliano e Siano.
Tutti luoghi in cui gli acquirenti si sarebbero recati,
previo contatto telefonico,
utilizzando frasi o conversa-
zioni estremamente laconiche, composte da una domanda dell’acquirente e una
risposta del detentoreIl gup
ha già fissato il calendario
delle udienze preliminari che
si terranno il 9, il 13 e il 23
gennaio. Mentre gli abbreviati si celebreranno il 31
gennaio prossimo.
Gabriella Passariello
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 PAGINA 30
l’ora di Lamezia
Redazione: Tel. 0961 702056 Fax 0961 480161 Mail [email protected]
GUARDIE MEDICHE
EMERGENZE
Carabinieri 112 (Compagnia
Polizia di Stato
Commissariato PS
Vigili del Fuoco
Distaccamento VV.FF.
Guardia di Finanza
Guardie Ecozoofile
Associazione Anti-racket
Polizia Municipale
0968.21010)
113
0968.203211
115
0968.436768
117
0968.431010
329.0566908
0968.22130
CINEMA
Ospedale centr.
0968.2081
Pronto Soccorso
0968 .208962/462860
Ospedale Soveria M. 0968 662210/662222
Emergenza Sanitaria
118
URP/Informazioni
0968.208815/208410
Direzione Aziendale
0968.208704
Centro Prenotazioni
800 006662
Elisoccorso
0968.208838
THE SPACE CINEMA
LO SCHIACCIANOCI
10.50;13.30
IL GATTO CON GLI STIVALI
16.00; 18.00; 20.00; 22.00
SHERLOCK HOLMES
11.40; 14.20 ; 17.00; 19.40; 22.20
VACANZE DI NATALE
10.25;12.50;15.15; 17.40; 20.05;22.30
FINALMENTE LA FELICITA’
11.10; 13.15;15.30; 17.50; 19,55;22.00
IL GIORNO IN PIU’
11.00; 15.45; 20.10
ANCHE SE E’ AMORE NON SI VEDE
13.35;18.05;22.30;0.40
Se la legalità entra a scuola
Ieri un seminario con Gratteri per i dirigenti scolastici di 149 istituti
«Culturalmente siamo una società che sta regredendo. Ci sono Paesi
del terzo mondo che ci stanno surclassando perché noi non studiamo,
siamo ignoranti, perché ormai scuole e università sono impostate solo a
fare il maggior numero di iscritti. E
magari io poi mi ritrovo in aula laureati che mi dicono “se io avrei”».
Era indignato l’intervento del giudice Nicola Gratteri, ieri, durante il seminario – tenutosi al centro Agroalimentare di Lamezia Terme – destinato ai dirigenti scolastici delle scuole che hanno partecipato al bando regionale “Una scuola per la legalità”.
Il bando, al quale hanno potuto partecipare tutte le scuole della regione,
ha «l’obiettivo è di aumentare il tempo scuola nei comuni a rischio, per
consentire agli studenti di rimanere
per più tempo a contatto con un ambiente educativo sano piuttosto come quello scolastico». Quindi le 149
scuole che sono state selezionate potranno accedere ai finanziamenti regionali per ampliare l’offerta formativa e aumentare le attività didattiche anche nel pomeriggio. Ogni istituto ha presentato un progetto valutato dalla Regione. Tra questi ne sono stati selezionati 149, prediligendo
le scuole di comuni ad alta densità
A LEZIONE Nicola Gratteri al seminario per i dirigenti degli istituti del bando “Una scuola per la legalità”
criminale, in cui il rischio per i ragazzi di essere sedotti dai modelli
mafiosi è più alto. Ma il magistrato –
che ha dichiarato di credere molto in
questo progetto – ha mostrato la
propria preoccupazione anche nei
confronti di quegli istituti, di almeno
dieci comuni ad altissima densità
mafiosa, che non hanno nemmeno
partecipato al bando. «Possibile che
gli insegnanti di queste scuole non
siano stati in grado di scrivere un
Nel sito razzista i nomi di pm e gup
Nel mirino Galletta e Fontanazza, ovvero i magistrati di Chafik
Ci sono anche i nomi del Gup Carlo
Fontanazza e del Pm Domenico Galletta
nell’elenco che il sito di Stormfront, la costola italiana che fa capo all’ex leader del
Ku KLux Klan, Don Black, ha pubblicato
nei giorni scorsi e che ha come scopo principale quello di “segnalare” coloro i quali
si occupano di immigrati.
Secondo i partecipanti al forum, l’“errore” dei due magistrati, in servizio nella
procura di Lamezia Terme, sarebbe stato
quello di occuparsi della vicenda che ha
avuto per protagonista Chafik El Katani,
il marocchino responsabile della morte
degli otto ciclisti, avvenuta a dicembre dello scorso anno. In quella circostanza, infatti, il Pm Galletta ha sostenuto l’accusa,
mentre il Gup Fontanazza ha emesso la
sentenza. Ad essere indicato nella lista,
anche uno dei legali di fiducia di Chafik,
l’avvocato Salvatore Staiano. Nella “lista
nera” compaiono sacerdoti, giornalisti,
magistrati e avvocati, assessori, sociologi.
Infatti, insieme a Fontanazza, Galletta e
Staiano, tra gli altri, ci sono anche il sindaco di Padova, Flavio Zanonato; il presidente della Comunità ebraica di Roma
Riccardo Pacifici; il presidente dell'Unio-
ne Musulmani d'Italia Adel Smith; i giornalisti Gad Lerner e Maurizio Costanzo. A
segnalale l’elenco, l'organizzazione per i
diritti civili Everyone, anch'essa nella lista.
«Da anni – spiegano gli attivisti di Everyone - Stormfront Italia diffonde ideologie
antisemite, di natura razziale e di stampo
neonazista, che contrastano con le convenzioni internazionali sui diritti umani e
con la legge Mancino, oltre che con la nostra Costituzione. L'Italia - aggiungono- è
uno dei pochi Paesi europei a non avere
ancora bandito il forum neonazista, co-
me è invece accaduto in Germania e Francia; questo poiché il portale si appoggia
su un server americano con sede a West
Palm Beach, in Florida, e ogni operazione
di natura giudiziaria, se avanzata dalle sole autorità italiane, diviene estremamente complessa, se non impossibile». Motivo, questo, per il quale, gli stessi attivisti
invitano la rappresentanza Usa in Italia a
farsi portavoce presso il Governo Obama
della necessità urgente di dichiarare Stormfront fuorilegge.
Saveria Maria Gigliotti
progetto?» dice il magistrato, augurandosi poi a gran voce che il il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, Francesco Mercurio, «avesse almeno il coraggio di mandare gli
ispettori a controllare lo stato di queste scuole». La battaglia contro la
mafia comincia dalla scuola anche
per il governatore Giuseppe Scopelliti: «ogni giorno leggiamo di parlamentari che parlano di lotta alla mafia – ha detto – ma in concreto non
fanno nulla. Noi che viviamo il territorio abbiamo voluto mettere in
campo un’iniziativa pratica». «La
battaglia alla ’ndrangheta è una delle grandi battaglie. Ma la mafia oggi
si annida negli ambiti più disparati,
non c’è più il mafioso con la coppola
ma una ben più astuta borghesia mafiosa» ha continuato Scopelliti. «Oggi la regione ha recuperato le risorse
da investire in quattro ambiti: infrastrutture, banda larga, pubblica
istruzione, occupazione». Per il progetto “Una scuola per la legalità” sono stati investiti, ha ricordato l’assessore alla cultura Mario Caligiuri, nove milioni di euro che, tra le altre cose, serviranno a pagare 1500 precari.
ALESSIA TRUZZOLILLO
[email protected]
cronaca giudiziaria
Giuseppe Falsia si avvale
della facoltà di non rispondere
Si è avvalso della facoltà di
non rispondere Giuseppe
Falsia, 39 anni, al quale nei
giorni scorsi era stata notificata in carcere perché detenuto per altra causa un’ordinanza di custodia cautelare
porto illegale di armi comuni e da guerra. Ieri mattina,
infatti, Falsia, assistito dal
suo legale di fiducia, l’avvocato Renzo Andricciola, è
stato interrogato in carcere
dal Gip Carlo Fontanazza
che al termine dell’udienza si
è riservato di decidere sulle
richieste del difensore che,
nel sottolineare la presenza
di discrasie, ha chiesto la revoca della misura cautelare
«perché fondata sulle dichiarazioni di concorrenti nel
reato» e , quindi, sarebbero
«poco attendibili». L’arresto
di Falsia si inserisce nell’ambito del prosieguo delle indagini relative all’omicidio di
Giovanni Villella, ucciso il
cinque giugno scorso. A Falsia, secondo l’accusa, insieme a Massimo Rondinelli, si
sarebbe rivolta Angela
Giampà, moglie di Michele
Dattilo e sorella di Giovanni
Giampà, entrambi in carcere
per l’uccisione di Villella insieme alla moglie di quest’ultimo (Pina Jennifer), per trasferire alcune armi da un nascondiglio in campagna in
un altro luogo che, al momento, non è stato trovato.
Secondo quanto riferito in
conferenza stampa dal dirigente del commissariato, il
vice questore Antonio Borelli e dalla sua vice, Maria Lucia Cundari, gli investigatori
avrebbero avuto riscontri
sull’effettivo occultamento
delle armi dopo l’omicidio da
parte di Falsia. Ma non solo.
Gli inquirenti, infatti, stanno
verificando gli eventuali spostamenti delle armi avvenuti prima dell’omicidio. (smg)
GIOVEDÌ 22 dicembre 2011
36
calabria
ora
V I B O N E S E
Vazzano chiede
di sperimentare
il voto elettronico
Emergenza criminalità
Mileto in stato di allerta
Lotta all’evasione
Intesa tra Comune
e Agenzia entrate
Il sindaco Varone: «Ognuno deve fare la propria parte»
VAZZANO Il comune
prova a sperimentare il
voto elettronico, a partire
dalle prossime elezioni. E’
questo l’intenzione del
consiglio comunale che
accoglie il progetto del
consigliere comunale,
Vincenzo Mesiano, «con il
quale si chiede di sperimentare nel comune di
Vazzano, nelle prossime
elezioni comunali, il “voto
elettronico misto”, cioè un
sistema semplice e innovativo che prevede l’utilizzo di nuove tecnologie e
strumenti, abbinato al tradizionale “conteggio delle
schede” fatto all’interno
del seggio». Una proposta
innovativa, dunque, contenuta all’interno di un
progetto “Innovare la legalità”, predisposto dallo
stesso consigliere Vincenzo Mesiano, e che il consiglio comunale fa proprio.
La delibera, approvata dal
civico consesso, è stata inviata alla Prefettura di Vibo Valentia e al ministero
dell’Interno.
sono stati i militari dell’ArMILETO È divenuto orma della locale stazione guimai infinito, l’elenco dei
data dal maresciallo Alescommercianti miletesi cosandro Demuru. E riguarstretti a fare i conti con il
do ad una situazione «che
succedersi di eventi crimirischia di mettere a repennosi. Gli atti intimidatori e
taglio la stessa incolumità
le rapine a mano armata
delle persone e di creare un
perpetrati ai loro danni nelclima di paura sia tra i comle ultime settimane non si
mercianti che tra i cittadicontano più. Uno stato di
cose che ha fatto divenire la
ni», arriva la presa di posisituazione insostenibile, aszione del sindaco Vincenzo
sumendo i contorni di un
Varone, il quale in una nofiume in piena al quale non
ta sottolinea come questi atsi riesce proprio a porre riti «non possono in alcun
medio. È di martedì sera
modo passare sottotraccia.
l’ultima azione delinquenChi chiude gli occhi facendo
ziale registratasi sul territo- Il “Centre shop”, negozio di casalinghi preso di mira dai malviventi
finta di non vedere e di non
rio comunale. Ad entrare
capire - afferma - rischia di
nel mirino dei malviventi è stato in questo stola, i quali, incuranti del fatto che a quel- servire il “lasciapassare” ad un andazzo
caso il negozio di casalinghi “Centre Shop” l’ora la zona era altamente trafficata, do- criminale estremamente pericoloso. È nedi Giuseppe Mazzitelli, situato nella cen- po essersi intrufolati all’interno del nego- cessario, al di là della solidarietà di circotrale via Conte Ruggero della città capo- zio si sono fatti dare dal titolare l’incasso stanza alle vittime di queste azioni delitluogo. Una rapina a mano armata, che fa della giornata, prima di dileguarsi a bor- tuose, fare fronte comune contro qualsiail paio con quella della sera precedente do di un’auto. Per quanto attiene la tabac- si forma di arroganza e di sopraffazione,
compiuta ai danni della tabaccheria di cheria di Paravati, invece, a compiere la chiedendo a noi che abbiamo ruoli di reproprietà di Nicola Tulino, situata in via rapina a mano armata è stato un unico sponsabilità e agli stessi cittadini di non
Comparni, nella frazione di Paravati, e malvivente dal chiaro accento straniero, il abbassare mai la testa e di non farsi mai
con le molteplici portate a termine nelle quale dopo aver estorto al proprietario i sopraffare delle maschere dell’omertà. Ma
scorse settimane nei confronti di altri soldi in quel momento presenti in cassa, nello stesso tempo - conclude - è necessaesercizi commerciali del luogo. E la dina- si è dileguato velocemente a piedi. Sareb- rio che lo Stato, di cui noi come sindaci
mica delle ultime due rapine, fa capire co- be di circa 1500 euro il frutto della rapina siamo la parte più viva, più vera e più
me l’emergenza criminalità abbia ormai al “Centre Shop”, mentre a circa 400 eu- esposta alle “intemperie”, ci dia i mezzi e
superato il limite. Entrambe le azioni so- ro ammonterebbe il danno subito dal ti- le condizioni per agire e non solo vuoti e
no state compiute alle 19 circa. Nel caso tolare del negozio dedito alla vendita di inutili proclami. Noi ci siamo, ma insieme
del “Centre Shop”, ad agire sono stati due tabacchi. In entrambi i casi, ad occorrere a noi devono esserci anche gli altri».
malviventi a volto coperto ed armati di pi- in loco e a svolgere i primi rilievi del caso,
Giuseppe Currà
SERRA Sviluppare efficaci forme di accertamento fiscale, attraverso
lo scambio strutturato di
informazioni. E’ questo
l’obiettivo del protocollo
d’intesa siglato ieri dal direttore regionale delle Entrate della Calabria, Antonino Di Geronimo, e dal
sindaco di Serra San Bruno, Bruno Rosi. A partire
dal 2012 e fino al 2014, il
Comune «riceverà una
quota pari al 100% delle
somme recuperate a seguito di apposite segnalazioni qualificate. Le segnalazioni all’amministrazione finanziaria saranno relative a: fenomeni evasivi, con riguardo all’economia sommersa e
all’utilizzo del patrimonio
immobiliare in evasione
delle relative imposte; situazioni relative a soggetti che abbiano trasferito
fittiziamente la residenza
all’estero; controllo dei
fabbricati locali; plusvalenze da cessioni di aree
edificabili e fabbricati».
la lettera
L’Allarese replica: «Invece
di scusarsi ora ci accusano»
Invece di scusarsi, ci hanno accusato. È
questo che abbiamo letto e che ci ha lasciati
non solo perplessi, ma rammaricati e tristi
per delle palesi responsabilità oggettive sotto gli occhi di tutti. Ci riferiamo alla partita
Briaticese vs A. S. Allarese di domenica scorsa. Una partita che vincevamo fino a due
minuti dalla fine, con merito per quanto dimostrato sul campo, ma che poi è degenerata per i soliti atteggiamenti demenziali e violenti che si vedono in alcuni campi. I fatti
non solo ci danno ragione, ma presuppongono una seria presa di coscienza da parte
di tutti gli organi preposti, a cominciare dai
massimi esponenti sportivi. I fatti: alla fine
del primo tempo sul risultato di 1 a 1, alcuni
esponenti della Briaticese, riconoscibili dal
giubbotto con il nome della squadra, entrano nello spogliatoio dell’arbitro. Potremmo
presupporre per cercare di indirizzare l’arbitro ad atteggiamenti di benevolenza nei
riguardi della squadra di casa. Potremmo
ipotizzare per favorire la Briaticese. Ma potrebbero essere entrati anche per offrire del
the all’arbitro. Non siamo giudici di nessuno.
Fatto sta però che nel secondo tempo, stranamente, la conduzione dell’arbitro cambia
a favore della Briaticese. Ma noi segniamo
e la partita si innervosisce. Arriviamo comunque in vantaggio di un goal a due minuti dalla fine. Ad un tratto il loro numero 5 inveisce contro il nostro 15 che, sollecitato oltremodo, reagisce. Allora entrambi i calciatori vengono espulsi. Ci può stare del nervosismo, siamo d’accordo. Ma quello che succede subito dopo ha dell’incredibile. Mentre
infatti i 2 giocatori si avviavano verso gli
spogliatoi, il nostro numero 15 veniva aggredito ancora dal numero 5, da un dirigente e dal numero 2 della Briaticese. Per sedare gli animi la squadra ha difeso il nostro
calciatore, ma mentre si stavano placando,
un dirigente della squadra di casa apriva i
cancelli al pubblico con lo scopo, essendo la
partita quasi terminata, di fomentare disordini e sospenderla per, diciamo la verità, non
perderla. Poi, all’improvviso un altro dirigente, dalla panchina, tirava fuori una pesante catena e cominciava a brandirla a destra e manca. Allora, al di là del calcio, per
tutelare la nostra incolumità, abbiamo avvisato i Carabinieri che, purtroppo, non erano presenti all’incontro. I militari sono subito intervenuti riuscendo così a calmare gli
animi. Dagli spogliatoi però siamo usciti solo dopo le 18. Ora, dopo aver detto la verità,
suffragata anche dall’intervento delle forze
dell’ordine, non ci pare il caso di decantare
accuse false, mistificate da atteggiamenti a
dir poco dubbi. In tutta questa storia che con
il calcio non ha niente da dividere, vogliamo
però ringraziare il numero 7, il 9 e il 10 della Briaticese, che si sono prodigati a nostro
favore, difendendoci ed aiutandoci ad uscire. Ribadiamo che il campo ci ha dato ragione vincendo una partita delicata, ma ci
estraniamo da qualsiasi addebito che infanghi la nostra squadra, che, sottolineiamo,
tuteleremo da questi atteggiamenti in qualsiasi sede, perché, lo ripetiamo, dovevano
chiederci scusa non accusarci.
As Allarese Calcio
10
Giovedì 22 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
Calabria
.
ALTA TENSIONE 2 Un’operazione anti ‘ndrangheta della Procura contro il clan Caridi si trasforma in un’altra bufera giudiziaria che investe il Comune
Reggio, in carcere il consigliere Pino Plutino
Contestato il “concorso esterno”. Fermato dalla Dda il presunto reggente della cosca Leo Caridi
Piero Gaeta
REGGIO CALABRIA
«Le indagini non finiscono
mai», ripete come un mantra
il capo della Squadra mobile
Renato Cortese. E se queste
indagini s’incrociano, poi, con
la denuncia di un consigliere
regionale (Giovanni Nucera)
vittima di un attentato intimidatorio, ecco che la Plizia è in
grado di confezionare un’altra
operazione («che discende direttamente da quella che chiamammo “Alta tensione” contro le cosche Caridi-Zindato-Borghetto», ha aggiunto
Cortese) che ha convinto prima la Procura antimafia e poi
ha portato il gip Domenico
Santoro a firmare un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per sei persone e al fermo
di Leo Caridi, considerato dagli inquirenti il reggente
dell’omonima cosca. I Caridi,
infatti, assieme ai clan Borghetto e Zindato, sono considerati federati con la potente
famiglia dei Libri, e controllano quella fetta di Reggio compresa nel triangolo dei rioni
Modena, Ciccarello e San
Giorgio Extra.
Quest’ennesima operazione contro la ’ndrangheta rischia anche di trasformarsi in
uno spaventoso tsunami contro Palazzo San Giorgio. Tra
gli arrestati, infatti, spicca il
nome di Giuseppe Plutino,
consigliere comunale del Pdl
da tre consiliature ed ex assessore alle Politiche ambientali,
il quale – secondo l’esito delle
indagini – avrebbe costretto, il
consigliere regionale Giovanni Nucera (anche lui del Pdl
ed ex compagno di partito di
Plutino quando entrambi erano uomini di spicco dell’Udc)
ad assumere in qualità di colPino Plutino è stato
anche assessore
comunale
alle Politiche
ambientali
laboratore temporaneo nella
struttura consiliare del Pdl di
Palazzo Campanella Maria
Cuzzola, nipote del presunto
boss Eugenio Borghetto.
Plutino, secondo quanto accertato, avrebbe agito in concorso con Domenico Condemi, e avrebbe minacciato lo
stesso consigliere regionale
Nucera facendogli trovare sul
cofano della propria autovettura una tanica di plastica
contenente del liquido infiammabile per ottenere la riassunzione della nipote di Borghetto nella struttura del Pdl,
una volta scaduto il contratto
di collaborazione annuale. Ma
la riassunzione della ragazza
non avvenne per il netto rifiuto opposto da Giovanni Nucera.
Plutino è accusato dai magistrati della Dda di concorso
esterno in associazione mafiosa. In particolare, secondo le
risultanze investigative della
Polizia, sarebbe stato il referente politico della cosca Caridi-Libri, che lo avrebbe aiutato nel corso della varie consultazioni elettorali, ultima quella dell’elezione del Consiglio
comunale lo scorso mese di
maggio facendo un “pressing”
nei confronti degli elettori
(nella zona Plutino conquisterà poi 263 voti, di cui 64 provenienti dalla comunità rom
su cui i Caridi esercitano il loro potere) e impedendo agli
altri candidati finanche l’affissione dei manifesti nel “loro”
triangolo Modena-Ciccarello-San Giorgio Extra. Perché
l’obiettivo della cosca Caridi
era quello di raccogliere il
maggior numero possibile di
preferenze per consentire a
Plutino di essere tra i primi
eletti e dunque ambire a ridiventare assessore nella futura
giunta.
In cambio di questa “sponsorizzazione” Pino Plutino,
una volta eletto, avrebbe soddisfatto le promesse fatte nel
corso della sua campagna
elettorale adoperandosi per
Gli arrestati
Sei i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal
gip Domenico Santoro:
Giuseppe Plutino, 47 anni,
consigliere comunale eletto con 1058 preferenze
nella lista del Pdl; Domenico Condemi, 35 anni, di
Reggio Calabria; Filippo
Condemi (37); Rosario
Calderazzo, di 41 anni,
Vincenzo Rotta, 58 anni, e
Vincenzo Lombardo, 38
anni, vigile del fuoco attualmente in servizio presso il Comando provinciale
dei Vigili del Fuoco di
Reggio.
Il fermato per ordine della
Dda è Leo Caridi, 50 anni,
considerato il reggente
della cosca Caridi.
Sequestro preventivo ordinato anche per quattro
aziende: l’impresa individuale Caridi Leo (commercio caffè); la Caridol
snc; la Cafer; e l’impresa
individuale Fortunata
Condemi (rivendita ortofrutticola in via Pio XI angolo viale Europa).
Carlo Pieroni, il questore Carmelo Casabona, il procuratore Giuseppe Pignatone, Renato Cortese e Francesco Giordano
l’assunzione di soggetti riconducibili al sodalizio criminale
e per la risoluzione di varie
problematiche, come la rimozione di rifiuti accumulati davanti le abitazioni di una zona
del Viale Calabria o il pagamento di mensilità arretrate a
beneficio di dipendenti della
Multiservizi.
Nel seguito dell’operazione
“Alta tensione” oltre al consigliere del Pdl, sono finiti in
manette anche Domenico
Condemi, 35 anni, di Reggio
Calabria; Filippo Condemi
(37); Rosario Calderazzo, 41
anni, Vincenzo Rotta, 58 anni,
e Vincenzo Lombardo, 38 anni, vigile del fuoco attualmen-
te in servizio presso il Comando provinciale dei Vigili del
Fuoco di Reggio.
In conferenza stampa, il
procuratore Giuseppe Pignatone ha sottolineato come «da
tre anni e otto mesi la Procura
sta continuando a lavorare su
quattro filoni per arginare la
’ndrangheta: la cattura dei latitanti, il contrasto al traffico
internazionale di droga, i sequestri patrimoniali e la “zona
Il consigliere
regionale
Giovanni Nucera
ha fatto accuse
precise
grigia”. Anche quest’operazione ha dimostrato come l’azione delle forze dell’ordine, che
non smetterò mai di ringraziare per la professionalità e i risultati ottenuti, stia dando
buoni frutti».
In quest’operazione, infatti,
sono state importanti le intercettazioni eseguite dai Carabinieri (non a caso nella conferenza stampa svoltasi in Questura era presenta anche il tenente colonnello Carlo Pieroni) nell’ambito della famosa
operazione “Crimine”. E la sinergia che si è instaurata tra le
forze dell’ordine sta diventando letale per le cosche reggine.
Decisive per fare aprire le
porte del carcere ai sette indagati sono state anche le dichiarazioni dei nuovi pentiti
di ’ndrangheta Roberto Moio,
Consolato Villani e Nino Lo
Giudice. A queste si sono aggiunte anche le denunce delle
vittime degli atti intimidatori
della cosca Giovanni Nucera e
il gioielliere Raffaele Basile e
il cerchio si è chiuso. Singolare il caso di Basile, il quale era
stato intimidito con dei colpi
di pistola sparati contro la saracinesca della sua gioielleria,
poiché aveva avuto l’ardire di
negare un contributo per la festa di Gallicianò. «Una tangente ambientale», la qualifi-
ca il gip nella sua ordinanza.
Anche in quest’inchiesta gli
inquirenti hanno proceduto al
sequestro preventivo di quattro attività economiche per indebolire il potere della cosca.
Tre sarebbero riconducibili
proprio a Leo Caridi (un’impresa individuale per il commercio caffè; la Caridol snc e
la Cafer, due imprese dolciarie); e poi l’impresa individuale Fortunata Condemi (grande rivendita ortofrutticola in
via Pio XI angolo viale Europa). Anche per quanto riguarda questi sequestri sono state
riscontrate dagli inquirenti le
dichiarazioni rese dai collaboratori Moio e Lo Giudice.
Giovedì 22 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
28
Calabria
.
CASSANO Elvira Benedetto doveva parlare in Corte d’assise dell’assassinio del fratello, Sergio, avvenuto nel giugno del 2003 nella Sibaritide
La supertestimone in lacrime rinuncia a deporre
La donna assalita dall’ansia e vinta dall’emozione ha chiesto ai magistrati di rinviare l’audizione
Arcangelo Badolati
CASSANO
La voce incrinata, i ricordi sfocati e il viso spesso coperto dalle
mani per nascondere le lacrime:
Elvira Benedetto, 28 anni, di
Cassano, è un testimone d’accusa. Alla Corte d’assise, presieduta da Antonietta Gallo, deve raccontare dell’assassinio del fratello, Sergio, massacrato a colpi
di kalashnikov nella cittadina
sibarita nel giugno del 2003. Da
quel maledetto giorno d’estate,
investita dal dolore e sconvolta
dal lutto, questa giovane donna
ha cominciato a collaborare con
la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Capelli scuri, taglio alla mascolina, jeans e
camicia, Elvira nel maxiprocesso “Timpone Rosso” indica i cosentini Antonio Abbruzzese, 38
anni, inteso come “Tonino” e
Fioravante Bevilacqua, detto
“Panetta”, compartecipi nell’agguato costato la vita al fratello.
Comparsa, però, in aula ieri la
Rossana Cribari
Antonia Gallo
supertestimone è apparsa incerta e ansiosa. Incalzata dal pm
Vincenzo Luberto, la donna, visibilmente emozionata, ha risposto con una sfilza di «non ricordo» costringendo il magistrato a leggerle i verbali con le
dichiarazioni già rese in fase di
indagini preliminari. Poi le lacrime, copiose e disperate. Lacrime che hanno indotto i giudi-
ci ad accordarle una pausa. I detenuti, nel frattempo, hanno comunicato alla Corte d’essere
pronti a lasciare il dibattimento
per favorire la ripresa della deposizione della Benedetto. Insomma, se la loro presenza poteva recare motivi di turbamento nella donna, gl’imputati erano pronti ad uscire dall’aula. Ma
non ce n’è stato bisogno. La ven-
tottenne, assistita dall’avv. Antonella Ponterio, ha infatti fatto
sapere di non essere in grado di
riprendere la testimonianza a
causa di «gravi stati d’ansia». La
sua drammatica deposizione è
stata perciò rinviata al prossimo
14 gennaio. La decisione assunta dall’Assise non è stata commentata dagli avvocati Rossana
Cribari, Giuseppe De Marco e
Filippo Cinnante che, però, annunciano battaglia per la prossima udienza. I tre penalisti del
Foro di Cosenza assistono i due
imputati. Sergio Bendetto,
sfuggito a una imboscata tesagli
nel novembre del 2002 a Cassano e costata la vita al sedicenne
Carmine Pepe, venne poi assassinato mentre si trovava a bordo
di una Lancia Thema in compagnia di Rocco Milito. Un commando fece fuoco contro l’autovettura con quattro diversi fucili
mitragliatori: era il giugno di otto anni addietro. Per l’uomo
non vi fu scampo, Milito riuscì,
invece, a salvarsi.
TORINO Estorsione, tra i quattro arrestati Giuseppe Facchineri
’Ndrangheta anche in Valle d’Aosta
REGGIO. Avrebbero esercitato
intimidazioni nei confronti di
due imprenditori valdostani,
con l’incendio di un escavatore e minacce di morte, le quattro persone arrestate ieri dai
carabinieri in Valle d’Aosta e
in Emilia Romagna su mandato della Direzione distrettuale
antimafia di Torino. I quattro
sarebbero legati a un clan della ’ndrangheta.
Nell’inchiesta, partita a settembre dopo l’intercettazione
di una delle lettere, era inizialmente coinvolta una quinta persona, poi uccisa in un
agguato mafioso.
Le quattro persone arrestate ieri dai carabinieri su ordine della Dda di Torino sono
Giuseppe Facchinieri, 51 anni, di Marzabotto (Bologna), i
suoi cognati Giuseppe Chemi,
51 anni, di Castel d’Aiano
(Bologna) e Roberto Raffa, 36
anni, di Aosta, e Michele Raso, 49 anni, di Cinquefrondi
(Reggio Calabria).
Facchinieri, detto “il Professore”, secondo la Dda appartenente alla storica 'ndrina
dei Facchineri (il cognome
dell’arrestato è frutto di un errore anagrafico) di Cittanova
(Reggio Calabria), e Cheli
avrebbero contattato i due imprenditori valdostani, attivi
uno nel campo dell’edilizia e
l'altro in quello dell’archeologia, segnalati loro da Raffa,
unico valdostano dell’organizzazione che avrebbe avuto
il ruolo di basista.
A uno dei due, quello raggiunto dalle quattro lettere di
minacce, avrebbero chiesto
un milione di euro. All’altro,
invece, avrebbero fatto bruciare un escavatore a Quart
(Aosta) lo scorso settembre.
Raso, autotrasportatore calabrese che effettuava frequenti consegne in Valle d’Aosta, avrebbe avuto invece funzione di intermediario col fratello, Salvatore, rimasto ucciso da nove colpi di pistola in
un agguato di 'ndrangheta a
San Giorgio Morgeto (Reggio
Calabria) lo scorso settembre.
Nel tir di Raso, arrestato ad
Aosta, sono stati trovati una
pistola e un giubbotto antiproiettile. Un’altra arma è stata trovata nel suo capannone
a Taurianova (Reggio Calabria).(ansa)
ISOLA C. RIZZUTO Danneggiato apparecchio installato sulla 106
Colpi di pistola contro l’autovelox
Il sindaco: sfregio alla collettività
ISOLA CAPO RIZZUTO. «Uno sfre-
gio alla collettività, un gesto contro la sicurezza degli automobilisti che percorrono un tratto di
Statale 106 particolarmente pericoloso». Così il sindaco di Isola
Capo Rizzuto, Carolina Girasole,
ha definito il danneggiamento
dell’autovelox comunale posizionato sulla statale 106 jonica,
in corrispondenza della pericolosa curva in discesa che precede
il bivio di Le Castella.
Nelle scorse ore, forse ieri notte, qualcuno ha esploso contro
l’autovelox alcuni colpi di pistola
calibro 45. I proiettili hanno scalfito l’involucro esterno, blindato,
dell’apparecchio. L’episodio è
stato segnalato dalla Polizia stradale che ha scoperto il danneggiamento. Sul posto per i rilievi
sono intervenuti i carabinieri e la
Polizia municipale di Isola. I
proiettili hanno lasciato il segno
sulla macchinetta che entra in
azione quando un automobilista
che supera col suo veicolo i limiti
di velocità.
L’autovelox, però funziona
ancora. Ma è il gesto che, secondo il primo cittadino di Isola Capo Rizzuto rappresenta «uno
sfregio alle vite che l’autovelox
ha salvato». «Il rilevatore – ha
scritto nero sui bianco il sindaco
Sull’autovelox i segni dei proiettili
Carolina Girasole in una nota diramata dal Comune – non è stato
messo in quel punto per fare cassa, ma perché lungo quella discesa, in quella curva, sono già state
perse troppe vite umane. È un
punto molto pericoloso, sul quale abbiamo ritenuto doveroso intervenire per prevenire altre perdite, altri lutti. Cosa che, evidentemente, non importa a chi ha
tentato di danneggiare l’autovelox».
Ma i colpi di pistola esplosi
contro il rilevatore di velocità
non sono l’unico atto vandalico
compiuto negli ultimi giorni a
Isola Capo Rizzuto. «Auto bruciate – ha lamentato Girasole
nella nota – danneggiamenti, atti vandalici di varia entità, testimoniano di un clima che si sta facendo davvero troppo caldo. Si
tratta di segnali inquietanti, tanto più che alcuni di questi gesti
hanno anche un forte significato
simbolico». Come il rogo dell’albero di Natale allestito in piazza
dalle Giacche verdi con le “padelle” di polistirolo che si usano per
le piccolissime piantine di finocchio.
«Avevamo
allestito
quell’albero – ha spiegato Girasole – per richiamare l’attenzione su un problema ambientale
molto serio. Ogni anno, infatti,
dopo la piantumazione dei finocchi, migliaia di “padelle” di polistirolo vengono bruciate o gettate nei campi o nei corsi d’acqua,
con un notevolissimo danno per
l’ambiente». «Con le Giacche verdi – ha sottolineato il primo cittadino di Isola – volevamo sollecitare una discussione su questo
problema, parlare della possibilità di riciclarle». «E invece qualcuno – ha concluso il sindaco – ha
dato fuoco all’albero, ancora una
volta in spregio al bene comune,
ad ogni ipotesi di confronto civile, ad ogni possibilità di crescita e
miglioramento».(l. ab.)
CATANZARO Accusati, tra l’altro, di associazione segreta
Toghe lucane bis, chiusa l’inchiesta
Sono tredici gli indagati eccellenti
CATANZARO. A Potenza era attiva
un’associazione segreta promossa e diretta dall’allora procuratore generale Vincenzo Tufano e dai
suoi sostituti Gaetano Bonomi e
Modestino Roca, che, grazie
all’acquisizione di notizie riservate su inchieste in corso, intendeva
«evitare, indirizzare o bloccare lo
svolgimento delle indagini nei
confronti di soggetti appartenenti
all’avvocatura, all’imprenditoria
ed alla politica lucana, nonchè ad
altri apparati istituzionali tra i
quali l’Arma dei carabinieri». A
scriverlo sono il procuratore aggiunto di Catanzaro Giuseppe
Borrelli ed il sostituto Simona
Rossi, nell’avviso di conclusione
dell’inchiesta Toghe Lucane bis.
Particolarmente gravi i reati ipotizzati, a vario titolo, nei confronti
dei 13 indagati. Si va dall’associa-
zione segreta all’associazione per
delinquere, dalla calunnia alla rivelazione del segreto d’ufficio,
dall’abuso d’ufficio alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Tra gli indagati, oltre a Tufano, Bonomi e Roca ci sono anche il
pm Claudia De Luca; l’ex capo della squadra mobile di Potenza Luisa Fasano; i carabinieri Antonio
Cristiano e Tino Roma; l’ex agente del Sisde Nicola Cervone; il maresciallo della guardia di finanza
Angelo Morello; l’imprenditore
Ugo Barchiesi; l’ex colonnello dei
carabinieri Pietro Gentili; l’autista della Procura generale Marco
D’Andrea e l’ispettore della Polizia, Leonardo Campagna.
L'associazione segreta, della
quale avrebbero fatto parte anche
Gentili e la Fasano, in particolare,
scrivono i magistrati catanzaresi,
avrebbe aiutato vari soggetti «direttamente legati a Bonomi e Fasano, in quanto affidatari di incarichi professionali alla figlia di Bonomi, nonchè capaci di fare ottenere opportunità lavorative nonchè in grado di influire, attraverso
il collegamento con esponenti politici locali e nazionali, in particolare con Michele Cannizzaro (ex
direttore dell’azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, ndr) e
con l’on. Salvatore Margiotta (del
Pd, che non è indagato, ndr), marito della Fasano, sulla nomina alla dirigenza di uffici giudiziari».
L'obiettivo, secondo l’accusa,
era quello di fornire l’opportunità
alla Procura generale di avviare
verifiche disciplinari nei confronti di Woodcock e di «evitare, indirizzare o bloccare lo svolgimento
delle indagini».
29
Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011
Cronaca di Catanzaro
Largo Serravalle, 9 - Cap 88100
Tel 0961.723010 / Fax 0961.723012
[email protected]
Concessionaria: Publikompass S.p.A.
Largo Serravalle, 9 - Cap 88100
Tel. 0961.724090 / Fax 0961.744317
Bilancio di fine anno
del questore Roca
Oggi, alle ore 10.30, in
Questura conferenza
stampa del questore
Vincenzo Roca sul
bilancio di fine anno
[email protected]
.
COMUNE Cardamone informa Reppucci sugli atti prodotti dopo l’opzione di Traversa
Ciambrone (Fli)
Conferenza stampa con Tallini e Aiello
Il prefetto: ci sono i presupposti
per mantenere in vita il Consiglio
Esposito e Abramo
potenziali candidati
Ma Scalzo (Pd) gli chiede di «smentire» e sciogliere il civico consesso
«Comitato
d’affari?
Chi ne parla
faccia nomi
e cognomi»
«Per come si sono svolte le cose
penso che si sia creato il presupposto per una continuità con il
vicesindaco, con la giunta e i
consiglieri». Lo ha detto ieri il
prefetto Antonio Reppucci in
merito alla decisione del Consiglio comunale di dichiarare decaduto da sindaco Michele Traversa, avendo questo optato per
restare deputato. «C’è qualcuno
– ha aggiunto il prefetto – che
mette in dubbio questa procedura. Non ci sono precedenti.
Se ci sarà ricorso, ci sarà un Tar
che creerà il caso. Io sono convinto, avendo ex post verificato
qual è stato l’andamento di questa procedura, che il vicesindaco debba rimanere e gestire l’ordinaria amministrazione fino
alle prossime elezioni. Ora ne
parlerò con i rappresentanti del
centrosinistra e del centrodestra e vedremo cosa fare. Io non
ho condizionato la procedura:
io sono stato interessato “a tumulazione avvenuta”, quando
avevano deciso. A sera, è venuto il Tgr3 ed ha chiesto il mio parere. Solo dal quel momento è
diventato pubblico il mio avviso
ma non prima: nessuno mi ha
chiesto cosa dobbiamo fare né a
destra né a sinistra. Se poi vogliono fare polemica la facessero. Io sono sereno, tranquillo.
Sono equidistante e imparziale.
Io rappresento lo Stato grazie a
Dio, non rappresento i partiti».
Intanto il presidente del Consiglio comunale, Ivan Cardamone, fa sapere di essersi recato
due giorni fa in visita di cortesia
dal prefetto «anche allo scopo di
informarlo sugli atti prodotti
dal Consiglio comunale in ordine alla decisione del Sindaco,
«Se si hanno elementi concreti
che la città possa essere vittima
di un "Comitato di Affari", sino
alle elezioni, invito tutti doverosamente a fare nomi e cognomi con denuncia all'Autorità Giudiziaria». Lo ha affermato, in una nota, Luigi Ciambrone, già candidato sindaco per
FLI. «
Il prefetto – ha spiegato
Ciambrone – ha correttamente
applicato la normativa vigente
e non poteva fare diversamente. Infatti, com'è noto, si procede allo scioglimento anticipato
degli organi anche quando non
possa essere assicurato il normale funzionamento degli organi e dei servizi per dimissioni, impedimento permanente,
rimozione, decadenza, decesso del sindaco o del presidente
della provincia; si tratta tuttavia di uno scioglimento solo
formale, finalizzato a consentire le nuove elezioni nel primo
turno utile, stante che la legge
8 giugno 1990, n. 142 prevede
che fino alle nuove elezioni il
consiglio e la giunta rimangono in carica e le funzioni del
sindaco vengono svolte dal vicesindaco (esistono, anche,
precedenti giurisprudenziali
in materia). In caso di successivo impedimento, rimozione o
decesso del vicesindaco reggente viene, invece, nominato
un commissario».
«Quanto da noi da subito sostenuto, ribadito dal prefetto,
trova conforto – ha concluso –
nelle norme che governano la
materia. Questo il dato, incontestabile, giuridico se poi si
vuole affrontare il dato politico
è un altra cosa».
Senatori-sindaci
Con una decisione che già
fa discutere il Senato
smentisce quanto solo una
settimana fa è stato deciso
alla Camera: la Giunta per
le elezioni di Palazzo Madama ha infatti votato
contro l’incompatibilità
decisa dalla Consulta tra
la carica di senatore e
quella di sindaco di città
con più di 20mila abitanti.
Il 14 dicembre, invece, la
Giunta delle Elezioni della
Camera aveva deciso l’incompatibilità tra la fascia
tricolore ed il seggio a
Montecitorio. Pertanto i
deputati sarebbero incompatibili, i senatori no. Sarà
possibile essere sindaco-senatore, ma non sindaco-deputato.
Il prefetto Antonio Reppucci: «Io rappresento lo Stato, non i partiti»
on. Michele Traversa, di optare
per la carica di deputato. Il prefetto – riferisce Cardamone – ha
preso atto della deliberazione
adottata dal Consiglio senza
avere nulla da eccepire». Cardamone ha ricordato che in una
dichiarazione all’Ansa il Prefetto aveva dichiarato che «il Comune di Catanzaro non sarà
commissariato, ma al Sindaco
dimissionario subentrerà il vicesindaco che resterà in carica
come facente funzioni fino alle
elezioni. Quella tracciata dal
Consiglio Comunale con la deliberazione in cui si parla di opzione del Sindaco - aveva aggiunto Reppucci - è una strada
praticabile sotto l'aspetto giuridico. All'origine delle dimissioni di Traversa c'é una comunicazione del Presidente della Camera con la quale lo si invita ad
optare tra la carica di deputato
e quella di sindaco. La scelta di
Traversa di rimanere deputato,
legata com'é ad un'opzione, ci
consente di evitare il commissariamento e di fare subentrare
come sindaco facente funzioni
il vicesindaco fino alle elezioni
che avranno luogo nella prossima primavera».
Sulla questione Salvatore
Scalzo, capogruppo Pd in consiglio, ha voluto ieri incontrare lo
stesso Reppucci: «Un incontro
tutto sommato cordiale. Ho
esposto le ragioni – fa sapere –
per le quali nutriamo forti dubbi
per l'atto che non scioglie il consiglio comunale. Ci si attende lo
scioglimento del Civico consesso all'indomani dei 20 giorni
concessi dalla legge per eventuali ripensamenti. In caso contrario si provvederà ad un esposto ufficiale. Si auspica, infine,
la smentita da parte del prefetto
delle dichiarazioni rilasciate all'Ansa durante l'ultima seduta
del Consiglio comunale e riprese stamane (ieri per chi legge,
ndr) dal presidente del consiglio comunale Ivan Cardamone».
«Il Pdl è già al lavoro per individuare il candidato a sindaco in
sostituzione di Michele Traversa, la cui scelta di dimettersi va
comunque rispettata». Lo ha
detto ieri il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti,
coordinatore regionale del Pdl.
«La scelta di Traversa - ha aggiunto - non è facile da accettare proprio per il valore e la qualità dell'uomo in termini anche
di cultura del fare. Michele,
quando é stato presidente della
Provincia, era conosciuto come
l'uomo del detto-fatto. La politica ha bisogno di uomini come
lui. Traversa, però, nel momento in cui è stato eletto sindaco, si è posto il problema di
dovere effettuare scelte dolorose nella gestione del Comune
a causa delle difficoltà finanziarie ed il buco di bilancio che
si registra. Dopo avere insistito
con lui sulla possibilità di farlo
recedere dalla sua scelta, ho
dovuto prenderne atto con il ri-
spetto che merita una persona
che ha sempre dedicato il suo
tempo, con amore e con passione, alla sua città ed al proprio
territorio. Adesso dobbiamo
scegliere il miglior sindaco che
possa guidare questa fase difficile e complessa della città e fare certamente risogere una
buona amministrazione comunale, con il superamento delle
difficoltà che sono emerse».
TALLINI E AIELLO. Intanto gruppi di maggioranza al Comune
hanno convocato per domani
23, alle ore 12, nella Sala Concerti di Palazzo De Nobili, una
conferenza stampa per illustrare la loro posizione «sulla
situazione politico-amministrativa scaturita dopo la decisione dell’on. Traversa di optare, dimettendosi da sindaco,
per la carica di deputato». Alla
conferenza stampa saranno
presenti gli assessori regionali
Domenico Tallini e Piero Aiello.
PD Davide Zoggia sulle elezioni “forzate”
«Un nuovo colpo
dopo la scure dei tagli»
«La crisi inattesa ed inedita al
Comune aperta dalle dimissioni
dell’On. Michele Traversa che
ha scelto di rimanere alla Camera i porterà a nuove elezioni nella primavera prossima costituendo un ulteriore elemento di
negatività politica ed istituzionale per la Calabria». Lo ha affermato, in una nota, Davide
Zoggia, Responsabile nazionale
Enti locali del Pd. «Un nuovo colpo – secondo Zoggia – per una
regione già colpita dai tagli irrazionali del precedente governo
di centrodestra. Occorre ricostruire anche a Catanzaro un
nuovo e diverso tessuto democratico, disinnescando l’intreccio perverso tra i poteri criminali
e le numerose, troppe collusioni
con la sfera politica ed istituzionale. Per questo è necessario
chiamare le forze vive della città
perché insieme si riconoscano in
un nuovo patto civico».
31
Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011
Cronaca di Reggio
.
ALTA TENSIONE 2 L’arresto del consigliere comunale del Pdl Plutino per concorso esterno apre scenari inquietanti. Naso al suo posto a Palazzo San Giorgio
Il clan Caridi era penetrato nella “zona grigia”
La tanica di benzina sull’auto di Nucera che si rifiutò di assumere una nipote dei Borghetto
Tonio Licordari
Il clan Caridi penetra nella “zona
grigia”. Indagini a intreccio. “Patriarca”, “Crimine”, “Alta tensione” confermano che i tentacoli
della piovra che si allunga sulla
città trovano sempre un comune
denominatore. E la politica anche
in questa inchiesta si lascia coinvolgere. E così Magistratura e Polizia “catturano” un altro amministratore che sarebbe caduto in
tentazione, Giuseppe Plutino
(Pdl), già assessore all’Ambiente
e oggi consigliere comunale. Questa medaglia ha un rovescio positivo, quello che vede il consigliere
regionale del Pdl e segretario questore dell’Ufficio di presidenza,
Giovanni Nucera, opporsi all’assunzione presso la sua struttura
speciale di Maria Cuzzola, nipote
dei Borghetto. «Nucera si oppone
– dice il procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone in conferenza stampa – alle pressioni di
Domenico Condemi, spalleggiato
da Plutino, e per risposta riceverà
una minaccia in piena regola: una
tanica di benzina lasciata sopra la
sua autovettura». L’episodio risale al 9 marzo scorso.
Siamo nella vasta area di Modena-Ciccarello-San
Giorgio
Extra, «zona tenuta sotto controllo – dice il questore Carmelo Casabona che apre la conferenza stampa – dal “sodalizio” Caridi-Zindato-Borghetto, clan che si muove
all’ombra della cosca Libri». Il
questore, nel ricordare l’altra indagine, “Alta tensione”, che ha
portato all’arresto di decine di
persone sempre del gruppo Caridi-Borghetto-Zindato. spiega che
«questa è un’inchiesta significativa sia perché conferma che esistono collegamenti elettorali tra i
clan e certi politici sia perché anche in questo caso si registrano sequestri preventivi di beni».
Al tavolo della conferenza
stampa c'è anche il colonnello
Carlo Pieroni, vice comandante
provinciale dell’Arma dei carabinieri. Il dott. Pignatone spiega il
ruolo che i carabinieri hanno avuto in questa operazione condotta
dalla Squadra Mobile, guidata da
Renato Cortese. «La Polizia – dice
il capo della Dda – ha utilizzato
preziose intercettazioni nell’ambito dell’operazione “Crimine”
che erano state effettuate dai Carabinieri. Ho già detto in più circostanze che in questa provincia il
valore aggiunto nella lotta alla
criminalità è questa sinergia che
esiste tra tutte le Forze di Polizia
(Questura, Carabinieri, Finanza). Le indagini della Squadra
Mobile, alla quale rinnovo i miei
complimenti, coordinati dal dott.
Marco Colamonici, hanno portato all’arresto di cinque presunti
affiliati che debbono rispondere
in primis di associazione mafiosa
più altri reati (estorsione, minacce, danneggiamenti, detenzione
e porto illegale di armi, anche da
guerra ed esplosivi), più il fermo
di Leo Caridi che è considerato il
reggente dell’omonima cosca, essendo i suoi fratelli Santo e Bruno
in galera. Per Plutino invece c'è
l’accusa di concorso esterno.
Fiancheggiava le cosca per ottenere poi in cambio i voti, come per
esempio nelle ultime amministrative».
Il dott. Renato Cortese si sofferma sui particolari dell’indagine. «Gli arrestati – dice – controllavano il territorio puntando su
un forte vincolo associativo che
teneva in soggezione il territorio.
Si sa che ancora l’omertà impone
alla gente di parlare. Si paga il pizzo per evitare il peggio. Questa è
gente che minacciava, danneggiava. La conferma dei collegamenti tra varie cosche della provincia emerge anche da questa in-
Mafia e politica
Il messaggio
inascoltato
del Procuratore
A
Pino Plutino
Domenico Condemi
Filippo Condemi
Vincenzo Lombardo
Vincenzo Rotta
Rosario Calderazzo
Leo Caridi, fermato dalla Dda
dagine: i fratelli Condemi, per
esempio, sono stati intercettati
mentre parlavano con Domenico
Oppedisano considerato il capo
crimine».
Il dott. Francesco Giordano,
capo della quinta sezione della
Mobile che si occupa di reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione, ha messo in luce
tre particolari dell’indagine. «Nei
confronti della gioielleria Basile
sono stati esplosi colpi di pistola
contro la saracinesca perché i titolari si sono rifiutato di consegnare
denaro ai fratelli Condemi sotto
forma di contributo per la festa
patronale di Gallicianò. Secondo:
nell’ultima campagna elettorale
per le amministrative in un locale
è stato impedito di esporre manifesti che non fossero di Plutino.
Terzo: questa cosca controllava
anche i rom di Modena. Se a qualcuno veniva rubata l’auto, bastava rivolgersi a loro, pagando una
quota s'intende, per vedersela ritornare». Insomma il fenomeno
del cosiddetto “cavallo di ritorno”
di cui Reggio purtroppo “vanta” il
primato.
Ma c'è un altro particolare che
viene messo in luce da Renato
Cortese: dai rom alle ultime elezioni sono arrivate a Giuseppe
Plutino 64 preferenze, ben 24 in
più delle 40 preventivate.
Il capo della Squadra mobile ricorda anche «il chiosco di frutta a
San Giorgio, che secondo quanto
ha riferito il pentito Moio è stato
sempre il punto di riferimento del
clan Caridi. In questa operazione
quattro aziende sono state sequestrate: la rivendita ortofrutticola,
un punto vendita all’ingrosso di
caffè, la Caridol e la Cafer».
La conferenza si chiude con
una battuta del colonnello Pieroni che ribadisce l’importanza della sinergia tra le Forze di Polizia.
«Non è la prima volta – dice – che
nel corso di un’indagine ci troviamo allo stesso tavolo».
Il consigliere regionale Giovanni Nucera non ha inteso fare
dichiarazioni. A Palazzo San
Giorgio dovrebbe subentrare a
Giuseppe Plutino un giovane del
Pdl, Pasquale Naso, che al momento è il primo del non eletti che
alle ultime amministrative aveva
ottenuto una buona affermazione.
ncora un’indagine della
Magistratura “entra” a
Palazzo San Giorgio. Finisce in galera il consigliere comunale, Giuseppe Plutino
del Pdl. Certo siamo ancora al primo stadio dell’indagine e l’esperienza invita ad andare cauti.
L’esempio di Massimo Labate docet. La lettura delle carte investigative però sembra confermare che
Giuseppe Plutino abbia avuto rapporti con coloro che secondo gli inquirenti rappresentano l’antistato
a Modena, Ciccarello, San Giorgio
Extra con il preciso obiettivo di ricavare benefici elettorali.
Indubbiamente questo arresto
crea imbarazzo nella maggioranza di centrodestra che governa il
Comune, tanto da autorizzare gli
oppositori e parlamentari come
Angela Napoli e Doris Lo Moro, a
chiedere l’accesso antimafia al
Comune. E c’è chi spinge oltre e
chiede lo scioglimento del Consiglio.
Tempo fa il procuratore della
Repubblica Giuseppe Pignatone
in un’intervista a “Gazzetta del
Sud”, rispondendo ad una precisa domanda se ancora ci sono casi di politici che si rivolgono alla
‘ndrangheta, ci ha risposto: «I più
hanno capito che non bisogna
farlo, altri ancora continuano.
Ma li scopriremo». Evidentemente ancora c’è chi non ha saputo
leggere quel messaggio del capo
della Dda.(to. lic.)
32
Giovedì 22 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
33
Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011
Cronaca di Reggio
Cronaca di Reggio
.
.
ALTA TENSIONE 2 Dalle intercettazioni ambientali e telefoniche risulta chiaro agli investigatori l’impegno della cosca Caridi a favore del consigliere comunale
LE REAZIONI POLITICHE: IL PD CHIEDE L’INTERVENTO DEL VIMINALE
«Sulla scheda dite a tutti di scrivere Plutino»
I fratelli Condemi, in particolare, si preoccupavano di recuperare consensi e catechizzare gli elettori sul voto “corretto”
Domenico Malara
Dalle intercettazioni telefoniche
e ambientali a carico dei fratelli
Domenico e Filippo Condemi, effettuate nel corso della campagna elettorale per le elezioni comunali e provinciali del 15 e 16
maggio 2011, emerge chiaro l’impegno profuso dagli stessi, oltre
che da altri soggetti riconducibili
alla cosca Caridi, in favore della
candidatura di Giuseppe Plutino,
all’epoca assessore alle politiche
ambientali del Comune di Reggio, per l’elezione al Consiglio comunale.
Gli inquirenti ritengono particolarmente interessante una conversazione telefonica tra Domenico Condemi e Vincenzo Lombardo, nel corso della quale Condemi chiede a Lombardo, che si
trovava a Parma, se avesse fatto
rientro a Reggio prima delle elezioni amministrative. A tale richiesta Lombardo risponde di
avere già preso accordi con tale
Pino, al quale aveva confermato
che avrebbe fatto rientro a Reggio
circa dieci giorni prima delle consultazioni elettorali, invitando lo
stesso Condemi, già in possesso
di una determinata lista, ad iniziare a parlare con le persone a lui
più vicine. Il primo dato ad emergere, dunque, è il comune impegno di Vincenzo Lombardo, soggetto già attenzionato nell’ambito dell’operazione “Crimine”, e di
Domenico Condemi, in favore di
un candidato alle elezioni per il
rinnovo del Consiglio comunale
di nome Pino, dagli investigatori
identificato in Giuseppe Plutino,
con cui essi avevano già preso accordi.
I rapporti tra Plutino e Condemi emergono dall’intercettazione telefonica del 5 aprile 2011
quando Condemi informa l’allora
assessore Plutino del decesso del
nonno di Lombardo. Mentre altre
conversazioni registrate nella
stessa circostanza evidenziano
come i due avessero partecipato
insieme ai funerali del congiunto
di Lombardo, che conferma l’esistenza di rapporti diretti tra i tre
soggetti. Altro elemento che testimonia il legame esistente tra Domenico Condemi, Vincenzo Lombardo e Giuseppe Plutino sono
due conversazioni registrate il 9 e
10 maggio 2011, tra Lombardo e
Condemi, nelle quali i due parlano riguardo una licenza-permesso elettorale per la quale Lombardo aveva interessato Plutino. Dalle conversazioni si evince la
preoccupazione di Lombardo di
non riuscire a rintracciare Plutino
per avere la licenza elettorale, col
conseguente rischio di non poter
fare rientro a Reggio in occasione
della campagna elettorale. Ricevuta la chiamata di Lombardo,
Condemi telefona immediatamente a Plutino per metterli in
contatto.
Dalla intercettazioni riguardi
Condemi emerge come, nella
campagna elettorale in favore di
Plutino, fosse impegnato anche
Rosario Calderazzo, il quale risulta essere collegato a Lombardo
con cui interagisce sempre in relazione alla campagna elettorale
di Plutino. Emerge, quindi, come
gli uomini più affidabili e prossimi a Condemi, si stiano preparando alla competizione elettorale in
favore di Giuseppe Plutino.
Nello stesso periodo sull’utenza radiomobile in uso a Condemi
è stata registrata un’altra conversazione che, nel confermare l’impegno di questi per le sorti elettorali di Plutino, evidenzia come
anche Calderazzo – soggetto con
precedenti penali per associazione a delinquere, ricettazione, riciclaggio ed estorsione – si fosse
impegnato in favore di Pino Pluti-
no per la campagna elettorale in
corso. Condemi, infatti, invitava
Calderazzo, che in quel momento
si trovava a Roma, a fare rientro a
Reggio in quanto dovevano fare
la campagna elettorale, circostanza di cui era ben a conoscenza Calderazzo che aveva già iniziato a darsi concretamente da fare, in considerazione degli accordi già presi con Plutino. La parte
finale del dialogo intercettato
evidenzia, inoltre, come Calderazzo avesse preso accordi con il
compare di Condemi, Vincenzo
Lombardo, per fare rientro in città in occasione dello svolgimento
della campagna elettorale.
Un’altra intercettazione fa
emergere i contatti esistenti tra i
protagonisti del dialogo e un altro soggetto, Vincenzo Rotta, che
dal tenore della conversazione risultava essere particolarmente
vicino a Condemi, tanto che Calderazzo, non ottenendo risposta
al telefono da quest’ultimo, chiama proprio Rotta. Gli investigatori tengono in particolare considerazione la posizione di Vincenzo
Rotta, legato a Domenico Condemi e a Rosario Calderazzo, ed anch’egli sostenitore della candidatura di Plutino. Il dato risulta importante considerata la caratura
criminale di Rotta emersa nel corso delle indagini, durante l’attività d’intercettazione condotta nei
confronti di Carmelo Mandalari,
soggetto ritenuto appartenente
alla cosca Rosmini.
Dal tenore delle conversazioni
registrate in quei giorni, anche
Rotta risultava impegnato nella
campagna elettorale in corso, in
favore di Giuseppe Plutino. In
una intercettazione, infatti, Rotta
raccomanda al figlio di impegnarsi a recuperare voti in favore
di Plutino, e sopratutto di fare saper in giro del loro concreto impegno in favore di questi. Motivo
LA DENUNCIA DI GIOVANNI NUCERA
«Ho avuto paura
quando hanno iniziato
a minacciare mio figlio»
L’uscita dalla Questura del consigliere comunale Giuseppe Plutino
dell’impegno appariva in particolare la sistemazione lavorativa
del figlio, promessa da Plutino.
Altro soggetto impegnato nella campagna elettorale è Filippo
Condemi, fratello di Domenico,
indicato anch’esso dal collaboratore di giustizia Roberto Moio
quale appartenente alla cosca Caridi. A testimoniare l’impegno anche da parte di Filippo Condemi
in favore di Plutino vi è una conversazione telefonica del 29 aprile 2011 tra lo stesso Condemi e
una ragazza che era stata cooptata per la raccolta di voti e che Condemi catechizzata su come impe-
gnare gli elettori a dare il voto
(«…stategli di sopra alle persone,
fatti dire, tipo, di darti la sezione,
gli devi dire dove glieli hai trovati,
tipo, tipo che al candidato gli devi
portare le sezioni, hai capito?».
Alla domanda se «si deve scrivere
il nome?», Filippo Condemi rispondeva: «E il nome Plutino!»,
invitandola a passare dalla segreteria a ritirare i fac-simile.
Appare chiaro, dunque, agli
investigatori, il comune impegno
di tutti gli indagati nel reperimento di consensi in favore della
candidatura di Giuseppe Plutino.
Questo è uno stralcio della denuncia del consigliere regionale Giovanni Nucera, vittima di un attentato intimidatorio.
«Nel mese di aprile 2010 sono stato avvicinato da tale Domenico
Condemi, figlio di Giuseppe Condemi, il quale con tono minaccioso mi chiedeva di attribuire ad
una terza persona, tale Maria
Cuzzola, un posto di lavoro; alla
mia risposta negativa, dovuta
all’impossibilità oggettiva di assecondare quanto richiestomi, Condemi si arrabbiava e si allontanava repentinamente dalla stanza,
manifestando tutta la sua contrarietà ed avvertendomi che dalla
mia risposta sarebbero potute discendere conseguenze negative
per me, non meglio precisate...».
«Conoscevo da tempo Domenico
Condemi, in quanto vissuto nel
quartiere di mia residenza, tuttavia per poter parlare del mio rapporto con lui devo necessariamente illustrare quello con Giuseppe Plutino, attuale consigliere
comunale ed ex assessore del comune di Reggio: nel 2002, in occasione delle elezioni comunali
dell’epoca, decisi di appoggiare la
sua candidatura... nella successiva competizione elettorale, rinnovai il mio appoggio al predetto
che questa volta riuscì ad essere
eletto... successivamente, nel corso della preparazione alla campagna elettorale delle regionali
2010, alle quali sarebbe dovuto
essere Plutino stavolta a sostenere la mia candidatura, quest’ultimo mi rappresentò un problema
circa la delusione da parte di alcuni suoi parenti, i quali si sarebbero
aspettati, per il tramite del mio
aiuto, una collocazione lavorativa che non era mai avvenuta... a
quel punto, sempre da Plutino, mi
fu fatto il nome di una terza persona, tale Maria Cuzzola. A questa
richiesta mi dimostrai disponibile
perchè dalle verifiche fatte, mi risultava essere diplomata, infermiera e priva di pendenze giudiziarie di qualsiasi tipo... la Cuzzola fu assunta con un contratto di
collaborazione a progetto... successivamente alla scadenza del
contratto, Plutino tornò a sollecitare il mio intervento...».
«Ricordo che anche mio figlio
Francesco Nucera, nel mese di
aprile, fu avvicinato e gravemente minacciato da Domenico Condemi sempre in relazione alla sua
pretesa d’assumere la Cuzzola
presso la mia struttura: quando
mio figlio mi riferì l’accaduto, mi
preoccupai notevolmente e chiamai subito il dott. Giambra per
raccontargli quanto successo...
quando il dott. Giambra mi sollecitava a riferire all’autorità giudiziaria gli episodi a lui confidati,
sono stato sempre restio per il timore delle conseguenze che da
ciò sarebbero potute accadere a
scapito mio e della mia famiglia...».(do.mal.)
Filippo Condemi, uno dei sei arrestati, mentre esce dalla questura scortato da due poliziotti
Idv, Pdci, Sel e Fli dicono basta:
«Si sciolga il Consiglio comunale»
«La misura ora è colma, si accelerino le procedure per lo scioglimento del Comune. L’arresto del
consigliere Pdl Giuseppe Plutino
è l’ultimo di una serie di episodi
inquietanti. Prima il controllo
della 'ndrangheta sulle società
miste del Comune, poi il coinvolgimento dell’assessore Morisani
in un’intercettazione sullo scambio di voti mafiosi, oggi l’arresto
di un consigliere di maggioranza,
trasformano il caso Reggio in un
vulnus democratico. Unitamente
a Slega la Calabria ed Energia Pulita – afferma Andrea Di Martino,
commissario provinciale Sel –,
abbiamo consegnato al prefetto
2.000 firme di cittadini stufi di
questo andazzo. Nei giorni scorsi
avevamo chiesto l’invio della
commissione d’accesso sollecitando al Sindaco un atto di dignità politica. C’è stata incosciente
indifferenza da parte di chi governa questa città. L’ultimo arresto è
un atto grave e irreversibile. Bisogna ripristinare le regole democratiche e la legalità a Reggio, per
cui non si può attendere un secondo di più: bisogna urgentemente
sciogliere il Consiglio per infiltrazione mafiosa».
«L’arresto del consigliere comunale Giuseppe Plutino, con
l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, credo non
possa più esimere il ministro
dell’Interno dall’avviare adeguate procedure per lo scioglimento
del Consiglio comunale», incalza
l’on. Angela Napoli (Fli), componente della Commissione parlamentare antimafia. «Già nello
scorso mese di novembre dalle indagini che avevano portato
all’operazione “Sistema” contro
alcuni presunti affiliati alla cosca
Crucitti della 'ndrangheta – aggiunge – è emerso che per infiltrarsi nel Comune, il capo della
cosca, Santo Crucitti, aveva fatto
convogliare i propri voti e quelli
dei suoi gregari su Pasquale Morisani, attuale Assessore ai lavori
pubblici presso il Comune della
Città. L’operazione “Astrea” ha
evidenziato il controllo della cosca Tegano sulla Multiservizi, società di cui il Comune detiene il
51%, e che fino allo scorso anno
ha avuto, quale suo consulente, il
commercialista Demetrio Arena,
oggi sindaco. Per non parlare di
quanto è emerso dall’inchiesta
“Meta”, con il coinvolgimento di
ex consiglieri comunali, imprenditori affidatari di incarichi e assunzioni varie da parte del Comune. Nessuno può più continuare
ne a chiudere gli occhi».
E anche Idv e Pdci si associano
alla richiesta di scioglimento del
consiglio comunale.
«Apprendiamo che tra gli arrestati vi è Giuseppe Plutino, consigliere comunale di Reggio Calabria del Pdl in carica da tre mandati. Mi chiedo e chiederò al Ministro dell’Interno, nel corso
dell’audizione prevista presso la
Commissione Affari Costituzionali della Camera, cos’altro deve
succedere perchè si proceda a una
seria verifica di quanto succede a
Reggio Calabria», conclude l’on.
Doris Lo Moro (Pd).(p.g.)
IL CENTRODESTRA
Arena: fiducia
nei magistrati
ma vietato
strumentalizzare
«Ho massima fiducia nella Magistratura affinché faccia piena luce
sulle imputazioni che hanno determinato la misura cautelare a
carico del consigliere comunale
Plutino – dichiara il sindaco Demetrio Arena –. Auspico che il
consigliere possa chiarire, nelle
sede competenti, la sua posizione. In questi primi mesi, Plutino,
dopo aver smaltito la profonda
amarezza per non essere stato designato dal partito in giunta, ha
svolto puntualmente il ruolo di
consigliere comunale. Duole, invece, dover registrare il perpetuarsi di azioni irresponsabili a
opera di taluni soggetti che, nonostante in passato abbiano ricoperto cariche istituzionali di rilievo, continuano a strumentalizzare un tema delicato come la giustizia, per evidenti interessi personali legati alla carriera politica.
Ciò è ancor più grave se si considera che la comunità che ho l’onore di rappresentare è impegnata a
supportare Magistratura e Forze
dell’Ordine nella lotta alla criminalità organizzata. I continui
sforzi per condizionare l’operato
delle Istituzioni da parte degli on.
Napoli e Lo Moro, evidenziano un
tentativo di prevaricazione delle
regole e dei ruoli».
Rincara la dose il sen. Antonio
Gentile: «All’on. Lo Moro rispondiamo che la nobile questione
dell’antimafia non deve diventare
sterile strumento di polemica politica quotidiana. Fatti personali
di soggetti incensurati vanno inquadrati - aggiunge – con senso di
ferrea difesa della legalità ma anche della presunzione di innocenza. Voglio ricordare all’on. Lo Moro che a Cosenza, alla Provincia e
al comune di Rende, si trovano indagati per voto di scambio con la
mafia consiglieri: eppure nessuno del centrodestra ha chiesto lo
scioglimento degli enti».(p.g.)
LE LOGICHE CRIMINALI
L’uscita dalla Questura di Domenico Condemi detto “Doddi”
Spari contro la gioielleria
per la festa di Gallicianò
Il rifiuto di contribuire alla festa di
Gallicianò e la pioggia di proiettili
alla saracinesca della gioielleria
Basile. Due vicende in apparenza
avulse che però hanno una matrice comune. Il collegamento è
emerso nel corso delle indagini
che hanno consentito di far luce
sul danneggiamento della oreficeria la cui saracinesca è colpita
da una decina di colpi di arma da
fuoco nella notte del 3 settembre.
Episodio che sembrerebbe
ascrivibile agli ambienti criminali
del territorio di San Giorgio e vede protagonista il Domenico Condemi, detto Doddi. Il danneggiamento denunciato dalla titolare
della gioielleria Marianna Olandese, mentre il figlio Raffaele Basile, che collabora nella conduzione dell’esercizio commerciale, veniva sentito. Entrambi dicevano
di non essere in grado di individuare causa e autori del gesto criminoso e di non aver ricevuto richieste estortive. Ma nei momenti
precedenti alla verbalizzazione
Raffaele Basile in una conversazione informale riferiva una circostanza. Il commerciante aveva
precisato che qualche giorno prima Caridi lo aveva avvicinato, gli
aveva rappresentato la necessità
di sostituire il cinturino dell’oro-
logio, Basile aveva risposto che in
quel momento era sprovvisto ma
che avrebbe provveduto nei giorni successivi. La sera precedente il
danneggiamento lo stesso Caridi,
alla chiusura della gioielleria, si
era presentato nuovamente in negozio per lo stesso motivo. La
mattina seguente, intorno alle 8
proprio nei momenti concitati per
il danneggiamento patito, Giuseppe Caridi lo aveva avvicinato e
con tono sorridente aveva chiesto
nuovamente del cinturino.
Nei giorni successivi Basile
aveva ricostruito un altro episodio ricordando che gli era stato richiesto, al pari degli altri commercianti della zona, un contributo per la festa di Gallicianò luogo di origine di molti dei componenti della cosca Caridi. Al momento della chiusura serale si erano presentati per richiedere il
contributo Doddi, identificabile
come Domenico Condemi e il cognato. Alla richiesta avanzata, il
commerciante aveva opposto un
secco rifiuto precisando che negli
anni precedenti aveva sempre
aderito alle richieste. Ricostruzione da cui si evince che la causa
scatenante potrebbe essere il
mancato contributo per la festa di
Gallicianò. (e.d.)
39
Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011
Reggio Tirrenica
.
ROSARNO I carabinieri hanno arrestato Rocco e Gaetano Palaia, padre e figlio
TAURIANOVA
Cosca Pesce, padre e figlio nei guai
scoperta una cassaforte con gioielli
In Consiglio
comunale
dibattito
sugli attentati
Apposti i sigilli anche a due aziende, individuate armi e munizioni
TAURIANOVA. Oltre che per di-
cevano emergere gravi illeciti
in materia ambientale e di illecito smaltimento di rifiuti.
Inoltre «le gravi carenze igienico-sanitarie riscontrate, come si lege nella nota, hanno
portato al sequestro di una vasta area aziendale dell’estensione di quattro ettari e con
all’interno attrezzature per oltre un milione di euro». Grazie
alle indicazioni di Giuseppina
Pesce è stato sequestrato anche il contenuto di una cassaforte occultata in una casa disabitata che gli investigatori
considerano nella disponibilità degli affilitati ai Pesce. In
un armadio blindato, i militari
rinvenuto un “tesoretto” del
valore di oltre 200.000 euro,
composto da numerosi monili
in oro tempestati di pietre preziose (anelli, collane, orecchini, bracciali) e vari orologi –
anche in oro massiccio – di
prestigiose “Patek Philippe”,
“Rolex” e “Cartier”.
Non c’è la conferma ufficiale ma i Carabinieri ritengono
che gli oggetti di valore potrebbero essere provento di
una rapina messa a segno da
soggetti della cosca Pesce
qualche tempo fa ad una
gioielleria della Piana, secondo quanto riferito dalla collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce nel corso di
un’udienza al Tribunale di
Palmi nel processo contro la
cosca Pesce All Inside. Una pista quella aperta dalla collaboratrice che ha permesso ai
militari di portare a termine
questa ulteriore operazione,
nell’ambito di un filone che da
tempo sta interessando Rosarno e la storica cosca dei Pesce.(a.n)
scutere sulla sanità, a breve sarà indetto un consiglio comunale aperto per dibattere sulla
questione sicurezza. Lo ha assicurato il sindaco, Domenico
Romeo, che ha accolto pressanti richieste provenienti da
organi di informazione, esponenti politici e cittadini. In particolare, il primo cittadino, ha
diffuso una nota stampa nella
quale dichiara di «accogliere
con grande piacere l’appello in
merito alla richiesta di inserire
all’o.d.g. del prossimo Consiglio Comunale, oltre che la discussione sul problema della
sanità in questo Comune, anche quello del fenomeno della
“microcriminalità” che già da
alcuni mesi ha avuto una escalation nel nostro territorio».
Anche Romeo, come era stato
fatto da altri politici, cita l’ultimo grave episodio verificatosi
in ordine di tempo, «quello che
ha interessato quella persona
perbene, valente professionista del foro di Palmi, onesto cittadino taurianovese, l’avv.
Gaetano Filippone, vittima di
un sequestro di persona lampo
e del furto nella propria abitazione». Il sindaco precisa che
«pubblicamente sono stati denunciati fatti criminosi messi
in atto da forze occulte contro
esemplari cittadini che esercitano con onestà e correttezza
la loro attività commerciale,
contro altri cittadini e contro
questa amministrazione» Romeo aggiunge pure che «è stata
richiesta al prefetto di Reggio
Calabria la convocazione del
Comitato per la sicurezza pubblica ed in quella sede mi sono
state fornite rassicurazioni
sull’incremento dell’attività di
controllo di tutto il territorio
comunale».(d.z)
GIOIA TAURO. Operazione dei
carabinieri contro la cosca Pesce. Tutto parte dalle dichiarazioni di Giuseppina Pesce, sequestrate armi, imprese per
carenze igieniche, una vasta
area aziendale; in una cassaforte dentro una casa abbandonata son o stati trovati molti preziosi e orologi, i carabinieri presumono siano frutto
di una rapina ad una gioielleria.
Una vasta operazione portata avanti dai carabinieri è
scattata a Rosarno. La sezione
del Ros e del Comando Provinciale di Reggio Calabria su
delega della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito varie perquisizioni nel
centro abitato e nelle campagne di Rosarno, finalizzate alla ricerca di armi ed alla cattura del latitante Giuseppe Pesce, considerato dagli inquirenti
l’attuale
reggente
dell’omonima cosca.
In una nota diffusa ieri si
legge che «l’attività disposta
era il frutto di riscontri a recenti dichiarazioni rese dalla
collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce. I controlli posti
in essere nell’arco dell’intera
giornata hanno impegnato un
complesso dispositivo dell’Arma dei Carabinieri supportato
dai Reparti specializzati (tra
cui lo Squadrone Eliportato
Cacciatori Calabria di Vibo
Valentia, il N.o.e. ed il N.a.s.)
ed il Corpo dei Vigili del Fuoco».
Presa di mira un’azienda
agrumaricola, dove sono stati
scoperti e sequestrati un revolver di grosso calibro (Colt
Python cal. 357 magnum),
una pistola semiatomatica
I gioielli custoditi in una cassaforte scoperta dai carabinieri
Pistole e munizioni sequestrate
(Mauser cal. 7,65) e numerose munizioni; le armi erano in
perfetto stato di conservazione e pronte all’uso (nella modalità di pronto impiego definita “a colpo in canna”).
Nell’occasione sono stati
tratti in arresto - per concorso
nel reato di detenzione abusiva di armi e munizioni - Gae-
tano Palaia cl. 76 ed il padre
Rocco cl. 49, entrambi noti alle forze dell’ordine e sono state sequestrate tre imprese di
trasformazione
agrumaria:
“Derivati Agrumari Santa Lucia, T.l.a. e Derivati Agrumari
San Gennaro”, tutte di proprietà dei Palaia.
Le verifiche dei militari fa-
Una panoramica di San Giorgio Morgeto
Il BLITZ Trovate cartucce e pistola
Inchiesta di Torino,
tre persone in manette
a San Giorgio Morgeto
TAURIANOVA. Tre arresti sono
stati compiuti dai carabinieri
della compagnia di Taurianova
a San Giorgio Morgeto nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Torino. Ieri, i militari
dell’Arma, a seguito di perquisizioni delegate dai Pm torinesi,
in ordine ad una vasta indagine
nei confronti di personaggi collegati con la famiglia di ’ndrangheta dei Facchineri di Cittanova, hanno proceduto a diverse
perquisizione in San Giorgio
Morgeto.
Durante questi accertamenti, stando a quanto riferito dagli
stessi inquirenti, all’interno di
un capannone in contrada “Don
Paolo”, in uso alla ditta “R.R.
s.n.c. di Raso-Raffa”, i carabinieri avrebbero rinvenuto una
pistola semiautomatica. Questa, avvolta da uno straccio, era
nascosta all’interno di una cassetta in plastica di colore giallo,
comunemente usata per il trasporto dell’uva ed accatastata
insieme a numerose altre cassette dello stesso tipo. L’arma è
risultata priva di marca, in buono stato di manutenzione e dotata di caricatore contenente 7
cartucce cal. 7,63x25 Mauser.
Unitamente alla pistola veniva-
no rinvenute n.38 cartucce
cal.7,63x25 Mauser e n.7 cartucce cal.7,62x25 S&B, tutte in
buono stato di conservazione.
Dopo alcune verifiche i militari dell’Arma hanno ritenuto
che il capannone in questione
fosse nella disponibilità di alcuni soggetti di San Giorgio e pertanto hanno proceduto all’arresto di Michele Raffa, di 67 anni,
Michele Salvatore Raffa (19) e
Giorgio Raffa (41). L’accusa nei
loro confronti è di detenzione
abusiva di arma clandestina,
detenzione abusiva di munizionamento e ricettazione. Nella
medesima circostanza sono
stati denunciati per gli stessi
reati, Vincenzo Raffa (35 anni),
fratello di Giorgio, e Michele
Raso, già colpito da provvedimento di fermo nell’ambito della stessa indagine dal Gruppo di
Aosta. Secondo quanto reso pure noto, Vincenzo e Giorgio Raffa risultano altresì indagati, insieme a Romeo Tropiano (49
anni) ed altri esponenti vicini
alla famiglia Facchineri residenti nelle provincie di Bologna ed Aosta, nell’ambito della
stessa indagine, per delitti di
estorsione ed associazione di
stampo mafioso.(d.z)
Giovedì 22 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
40
Reggio Tirrenica
.
SANITÀ Su disposizione della procura della Repubblica di Palmi
PALMI Erano stati apposti i sigilli
Scatta il sequestro
di due reparti e altri locali
dell’ospedale di Oppido
Il campo di calcetto
“Santa Maria”
assegnato agli scout
Ivan Pugliese
PALMI
Nel mirino dei carabinieri Radiologia, Ginecologia
e il punto prelievi. Si mobilitano il sindaco e l’Asp
Vincenzo Vaticano
OPPIDO
I carabinieri del nucleo operativo
ecologico e del nucleo antisofisticazione di Reggio Calabria , coadiuvati dai colleghi della locale
stazione, hanno eseguito, su delega della procura della Repubblica di Palmi guidata dal dr. Giuseppe Creazzo, il sequestro preventivo d’urgenza di alcuni locali
funzionanti presso il locale ospedale. L’operazione, scaturita essenzialmente dal sopralluogo effettuato dai Noe, dai Nas, e dai carabinieri di Oppido, presso lo
stesso nosocomio in data
29/11/2011, è scattata ieri mattina ed ha riguardato, nella fattispecie, il sequestro del reparto di
radiologia, di ginecologia, del
punto prelievi e di un’area esterna occupata da rifiuti bituminosi
e di demolizione.
Un inaspettato blitz, che, a
quanto pare, ha sorpreso gli amministratori locali, impegnati
proprio in questo periodo - unitamente ai vertici dell’Asp 5 - in una
frenetica attività finalizzata alla
rimozione di tutte quelle risultanze negative (in materia di igiene e
sanità, sicurezza dei luoghi di lavoro e salubrità degli ambienti)
evidenziate dal rapporto del nu-
cleo antisofisticazione e sanità
dell’Arma dopo l’ispezione di fine
novembre che, tra l’altro, determinò il blocco dei ricoveri.
«Grazie alla sensibilità e all’interessamento
dimostrato
dall’Azienda sanitaria reggina –
ha voluto precisare a tal proposito il sindaco Bruno Barillaro – è
stato già presentato alla Regione,
da parte del direttore generale
dell’ Asp 5 Rosanna Squillacioti,
per il visto, un progetto definitivo
di 2.000.000 di euro sulla cui esecuzione c’è la piena disponibilità
del governatore Giuseppe Scopelliti. Su disposizione della
dott.ssa Squillacioti – ha aggiunto – alcuni lavori ritenuti urgenti
sarebbero stati eseguiti ricorrendo alla utilizzazione di fondi economali dell’Azienda». Subito dopo l’apposizione dei sigilli ai predetti locali, il primo cittadino di
Oppido ha provveduto a contattare i responsabili dell’Azienda
per informarli dell’accaduto e investirli del problema. Dalla
dott.ssa Squillacioti ha ottenuto
Il sindaco Bruno
Barillaro ha
preso posizione
dopo i sequestri
dei reparti
l’assicurazione che l’Azienda presenterà immediatamente (probabilmente oggi) istanza al giudice
competente per il dissequestro
dei locali in modo da poter effettuare i lavori (peraltro già programmati) necessari a rimuovere
le cause che hanno generato il sequestro. Lavori che, soprattutto
per quanto riguarda il reparto radiologia, sono, come ha evidenziato il sindaco, di scarsa consistenza.
In merito poi agli altri due locali soggetti al sequestro preventivo, Barillaro ha voluto precisare
come il reparto di ginecologia fosse stato già dismesso e spostato ricorrendo ad altri locali. Per quanto attiene al punto prelievi, esso
sarà riattivato e ripristinato nel
giro di qualche giorno, presso i locali comunali del poliambulatorio medico (nella frazione Tresilico), a spese del Comune. La speranza degli amministratori comunali è, in ultima analisi, quella
di essere messi in condizione di
sanare, insieme all’Azienda sanitaria, tutte quelle situazioni che,
in atto, impediscono all’ospedale
di espletare in modo efficace tutte
quelle funzioni indispensabili
all’utenza di un territorio particolarmente svantaggiato e ad alto
rischio di isolamento.
Sopra l’ospedale di Oppido e sotto una manifestazione di protesta del 2008
A poco più di un mese di distanza dal sequestro disposto dalla
Procura di Palmi ed effettuato
dalla Polizia locale, il campo di
calcio denominato “Santa Maria”, interamente edificato su
area pubblica recintato e adibito alla pratica del calcio a 5, nella giornata di ieri è stato assegnato in gestione al gruppo
Scout, con il chiaro intento di
promuovere su quest’area progetti incentrati sulla legalità.
Il campetto era stato posto
sotto sequestro preventivo a seguito di decreto emesso dal Gip
del Tribunale di Palmi Paolo
Ramondino, su richiesta della
Procura diretta dal procuratore
Giuseppe Creazzo.
L’assegnazione è stata sancita con deliberazione assunta
dal commissario prefettizio di
Palmi Antonia Bellomo nei confronti dell’associazione Guide
Scout Cattolici Italiani della Regione Calabria (Agesci – Gruppo Palmi 1) – Zona Piana degli
Ulivi con sede in Palmi, che è
un’associazione giovanile educativa che si propone di contribuire, nel tempo libero e nelle
attività extra-scolastiche, alla
formazione della persona secondo i principi ed il metodo
dello scoutismo, senza alcun fine di lucro. «La struttura sportiva, risultante occupata e gestita
abusivamente da Domenico
Gallico di anni 81, era stata posta sotto sequestro lo scorso
mese di novembre a seguito di
una indagine condotta dal Comando di Polizia Locale al fine
di consentire all’ente di tornare
in possesso dei beni pubblici indebitamente sottrattigli».
Le risultanze investigative,
coordinate dal sostituto procuratore Luigi Iglio, che oggi ha
disposto, su richiesta del Comune, la revoca della misura
cautelare restituendo il bene
all’ente, avevano portato al deferimento del Gallico, a giudizio per i reati di invasione ed occupazione di terreno pubblico
aggravata. La custodia della
struttura sportiva era stata affidata all’Ing.Antonello Scarfone, capo settore Lavori Pubblici, che oggi ha siglato la convenzione con l’associazione onlus,
che prevede l’assegnazione in
uso temporaneo e precario della struttura sportiva che dovrà
essere utilizzata, senza scopo di
lucro, al fine di promuovere
progetti di legalità e consentire
alla collettività di trarre benefici con iniziative didattico-ricreative, per scopi sociali, in sinergia con le altre associazioni
onlus presenti sul territorio e le
Istituzioni scolastiche della città. «È un bene pubblico – ha evidenziato il maggiore Francesco
Managò comandante della Polizia locale di Palmi – che torna
finalmente alla collettività per
la quale era stato realizzato. È
un segnale forte quello dato
dall’Amministrazione, volto a
rafforzare la cultura della legalità nel territorio».
POLISTENA Utilizzati sughero e muschio
Un presepe originale
in piazza della Repubblica
Attilio Sergio
POLISTENA
Il sughero ed il muschio. Di questi elementi si sono serviti Fabio
D’Agostino ed il giovane ma già
esperto e competente presepista Rocco Nasso, con la collaborazione di Luigi Giovinazzo, per
allestire, in un locale sulla centralissima piazza della Repubblica, un originale presepe animato. Grazie alla Società Mutuo
Soccorso “Fede e lavoro” presieduta dal dott. Pietro Greco e
all’Amministrazione comunale,
il polistenese Fabio D’Agostino
(socio della Fede e lavoro), il cittanovese Rocco Nasso ed il cinquefrondese Luigi Giovinazzo,
dopo un mese di lavoro, hanno
realizzato con sughero, muschio e legna, un presepe animato tutto da vedere. La riproduzione dei suoni e dei versi degli animali ed i caratteristici pastori in movimento messi a disposizione dalla Mutuo Soccorso, arricchiscono il presepe animato di piazza della Repubblica.
Tra i ruscelli di acqua, le montagne ed i giochi di luci, si possono ammirare: il tosatore di pecore, il maniscalco, il fabbro, il
pescatore, il boscaiolo, la polentaia. Il presepe animato di piazza della Repubblica si può visitare, l’ingresso è gratuito, nei
giorni feriali dalle ore 18 alle
20,30 e nei giorni festivi dalle 10
alle 13 e dalle 18 alle 20,30.
Giovedì 22 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
42
Reggio Ionica
.
REGGIO L’ex consigliere regionale era accusato di aver trasferito fondi, oltre 570 mila euro, dai conti del gruppo regionale del Ccd a quelli personali
Concussione, 5 anni e mezzo a Mimmo Crea
Il Tribunale ha condannato a 4 anni e 10 mesi anche la moglie, che avrebbe reimpiegato le somme
Paolo Toscano
REGGIO CALABRIA
Piove un’altra condanna in capo a
Mimmo Crea. L’ex consigliere regionale, attualmente in carcere,
dove sta scontando la pena di 11
anni di reclusione rimediata nel
processo “Onorata sanità”, ieri è
stato condannato a 5 anni e 6 mesi per concussione. È stato il Tribunale (Tarzia presidente, Minniti e De Pascale giudici) a giudicarlo colpevole a conclusione del
processo nato dall’inchiesta
sull’illecito trasferimento di fondi, oltre 570 mila euro, dai conti
del gruppo regionale del Ccd a
quelli personali. Con Crea è stata
condannata anche sua moglie,
Angela Familiari. I giudici hanno
ritenuta la donna colpevole di
reimpiego di denaro di provenienza illecita, e le hanno inflitto
4 anni e 10 mesi di reclusione. È
stata, invece, ritenuta insussistente l’aggravante – contestata
all’imputata – delle finalità mafiose, per aver agito per favorire
un sodalizio mafioso come previsto dall’articolo 7.
Secondo l’accusa buona parte
dei soldi, provenienti dai conti del
partito politico di cui Crea era capogruppo all’epoca dei fatti, sarebbero stati investiti nella realizzazione di Villa Anya. La casa di
cura con sede a Melito Porto Salvo, di proprietà della famiglia
Crea, era stata oggetto di confisca
nell’ambito del procedimento
“Onorata sanità”, nato da un’inchiesta dei Carabinieri sugli intrecci tra ’ndrangheta e politica
nel settore della sanità. Il relativo
processo celebrato in ordinario si
è concluso in primo grado con la
condanna di Crea, del figlio Antonio e di altri imputati.
Ieri si è concluso anche il processo d’appello del troncone degli
abbreviati del cui esito pubbli-
La casa di cura Villa Anya a Melito Porto Salvo
chiamo un servizio accanto in
questa pagina. A rappresentare
l’accusa nel processo per peculato
c’era il sostituto procuratore della
Dda Marco Colamonici che, concludendo la requisitoria, aveva
sostenuto la responsabilità di
Mimmo Crea e Angela Familiari
in ordine a tutti i reati contestati e
aveva chiesto la condanna dell’ex
consigliere regionale a 8 anni di
reclusione e della moglie a 5 anni.
L’udienza di ieri è stata assorbita
dall’intervento
dell’avvocato
Marco Panella, che ha concluso
per entrambi gli imputati anche
in rappresentanza dei colleghi Nico D’ascola e Giancarlo Pittelli.
Quanto al peculato contestato, il
legale ha sostenuto che non vi era
una condotta di appropriazione
Domenico Crea
perché i bonifici effettuati dai
conti del gruppo consiliare del
Ccd a quelli di Crea erano destinati, come riferito in aula dal teste
Mario Lampada, a coprire le spese del gruppo, già anticipate dal
politico. L’avvocato Panella ha
aggiunto che lo stessa conclusione poteva trarsi in ordine ai prelievi in contanti rispetto ai quali,
comunque, non vi era prova che
fossero confluiti nei conti di Crea.
Il penalista ha ricordato un
aspetto che quando era scoppiato
lo scandalo aveva destato parecchio scalpore: la mancanza delle
pezze giustificative delle spese.
L’avvocato Panella ha ricordato
che la stessa legge regionale non
prevedeva l’allegazione di documentazione comprovante le spese, ma solo un obbligo di presentazione di note riepilogative con
entrate e uscite, Obbligo che, secondo il legale, era stato assolto
pienamente da Crea. Concludendo la parte di intervento dedicata
alla posizione dell’ex consigliere
regionale, il penalista ha chiesto
la derubricazione del reato in appropriazione indebita in quanto
Crea aveva agito non come consigliere regionale ma come presidente di un gruppo consiliare e di
conseguenza, non essendo un organo dell’assemblea regionale,
sarebbe mancata la qualifica di
pubblico ufficiale in capo all’imputato per la qualificazione del
reato.
Quanto alla posizione di Angela Familiari, l’avvocato Panella ha
sostenuto che non ci fosse prova
della sua consapevolezza che i
soldi asseritamente provento del
peculato fossero confluiti nei conti di Villa Anya. Concluso l’intervento del difensore, i giudici si sono ritirati in camera di consiglio e
sono rientrati in aula dopo circa
tre ore per la lettura del dispositivo.
MELITO Soltanto una condanna (6 mesi) per il reato di falso
“Onorata sanità”, 15 assoluzioni
in appello l’accusa non ha retto
Giuseppe Toscano
MELITO
“Collassa” in appello il castello
accusatorio. Tutti gli imputati
(anche quelli che dovevano rispondere di associazione mafiosa) del processo scaturito
dai fatti dell’operazione “Onorata sanità”, relativamente al
troncone abbreviato, sono stati
assolti. Per uno solo, Salvatore
Asaro, per altro assolto dal resto delle accuse, è arrivata una
condanna a 6 mesi per il reato
di falso. La sentenza, emessa
dopo oltre sette ore di camera
di consiglio dalla corte (presidente Ornella Pastore (giudici
Blatti e Gullino), ha cancellato
l’esito di quella di primo grado,
con la quale i quindici imputati
erano stati condannati a complessivi 50 anni e 6 mesi di carcere, mentre per altri quindici
era scattata l’assoluzione. Ieri
mattina, in aula si è registrata
una udienza lampo, nel corso
della quale, presente il procuratore generale Santo Melidona, è stata presentata una memoria difensiva che riguardava
Pietro Morabito. Poi la lunga
camera di consiglio che ha portato, a metà pomeriggio, alla
lettura della sentenza di assoluzione per Leonardo Gangemi
(difeso dagli avvocati Curatola
e Managò, ieri rappresentato
dall’avvocato Annunziato Alati), Alessandro Marcianò (Managò e Menotti Ferrari), Giuseppe Marcianò (Managò e
Giuseppe Pansera
Menotti Ferrari) e Giuseppe
Pansera (Managò e Curatola),
Salvatore Asaro (Asaro e
D’Ascola), Peppino Biamonte
(Masi e Mortelliti), Santo Emilio Caridi (D’ascola), Domenico Antonio Pangallo (Iaria e
Mandalari), Domenico Latella
(Latella e Genovese), Pietro
Morabito (Carbone e Nardo),
Francesco Cassano (Pino e Piero Catanoso), Giovanni Luzzo
(D’Ascola), Alessio Giovanni
Giuseppe Suraci (Managò e
Mandalari), Giuseppe Errante
(Crupi e Mazzetti), Roberto
Mittiga (Carbone).
In primo grado, il gup aveva
condannato per associazione
mafiosa a 7 anni di reclusione
Giuseppe Pansera, ex medico
dell’ospedale di Melito Porto
Salvo e genero del boss della
’ndrangheta di Africo, Giuseppe Morabito “Tiradritto”; a 6
anni di reclusione ciascuno
Leonardo Gangemi, ex direttore amministrativo dell’ospedale “Tiberio Evoli”e Alessandro
Marcianò,
ex
caposala
dell’ospedale di Locri, condannato all’ergastolo, in primo e
secondo grado per l’omicidio
Fortugno; a 5 anni e 4 mesi
Giuseppe Errante, a 5 anni Giuseppe Marcianò, figlio di Alessandro, anch’egli condannato
al carcere a vita per l’omicidio
del vicepresidente del Consiglio regionale. Per il reato di
associazione semplice e abuso
di ufficio erano inflitte le restanti condanne.
Durante la sua requisitoria,
nel processo che si è concluso
ieri, il p.g. aveva chiesto la rideterminazione di tutte le condanne, con sconti anche per
quasi tutti gli imputati. L’operazione “Onorata sanità”, condotta dai carabinieri negli ultimi giorni del mese di gennaio
del 2008, aveva posto l’accento
su una serie di presunti intrecci
tra ’ndrangheta e politica nel
settore della sanità calabrese.
La “retata” aveva avuto come
“epicentro” il comune di Melito
Porto Salvo, coinvolgendo 18
persone (9 erano finite in carcere e il resto ai domiciliari),
tra cui l’ex consigliere regionale Domenico Crea, a processo
con il rito ordinario.
41
Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011
Reggio Tirrenica
.
TAURIANOVA È stato condannato il quindicenne che per futili motivi uccise un giovane commerciante
Tredici anni all’assassino di Toni
La madre della vittima: «Nessuna pena mi ridarà la vita di mio figlio»
Domenico Zito
TAURIANOVA
Il Tribunale dei Minorenni di
Reggio Calabria ha condannato a
tredici anni di reclusione G.S., il
quindicenne che il 13 febbraio
scorso ferì mortalmente Tony
Battaglia, titolare del Bar Las Vegas, per futili motivi. Battaglia
era poi morto dopo due giorni di
agonia in ospedale proprio in
conseguenza del colpo di pistola
che lo aveva raggiunto alla testa.
Il delitto aveva destato un
grande clamore in città, che si era
mobilitata in tutte le sue componenti per manifestare la vicinanza alla famiglia della vittima e per
stigmatizzare l’incredibile vicenda che aveva visto come protagonista negativo un quindicenne.
Furono giorni di grande fervore, vissuti intensamente anche e
soprattutto dal mondo giovanile,
che attraverso i social network,
primo fra tutti facebook, si rese
protagonista di una forte reazione.
Sia ai funerali, celebrati eccezionalmente nell’aula consiliare
col rito Cristiano evangelico, sia
alle successive fiaccolate che alle
manifestazioni - svoltesi durante
la scorsa estate in ricordo del barista - si era registrata una massiccia partecipazione di taurianovesi. Anche il principale stadio
cittadino era stato intitolato a
Battaglia. Al processo, celebratosi peraltro a porte chiuse, essendo coinvolto un minorenne, secondo la ricostruzione fatta dalla
pubblica accusa, rappresentata
dalla dott.ssa Francesca Stilla,
emerse che Battaglia fu ucciso
dal minorenne in seguito alla richiesta di saldare un conto da 21
euro che lo stesso G.S. aveva accumulato nel corso degli ultimi
giorni. Il ragazzo, per tutta risposta, davanti agli altri avventori,
sparò con una pistola calibro
6.35 colpendo alla testa il barista
e provocandogli danni cerebrali
irreversibili.
Sempre secondo il pubblico
ministero, che aveva chiesto sedici anni di reclusione, dopo aver
sparato, il giovane era fuggito,
ma nelle ore successive aveva accolto il consiglio dei familiari e si
era costituito alla polizia. La difesa, rappresentata dagli avvocati
Armando e Clara Veneto, aveva
chiesto il proscioglimento del
giovane per vizio totale di mente
o, in subordine, il riconoscimento del vizio parziale di mente con
la prevalenza delle attenuanti
sull'aggravante dei futili motivi e
la condanna al minimo della pena.
Alla fine il Tribunale ha ridotto di poco la richiesta del Pm,
comminando tredici anni. La
condanna, che non è definitiva,
potrà essere modificata in caso di
appello. La famiglia Battaglia era
rappresentata dall’avv. Giuseppe
Milicia. La mamma di Tony, la signora Fiorella, dopo aver sottolineato che «neanche cento anni
sarebbero sufficienti per un crimine di tale portata», ha comunque accolto con favore tale pronunciamento:
“«Inizialmente
non avevo molta fiducia nella
giustizia, però mi sono parzialmente ricreduta perché se non altro si è arrivati ad una condanna
in tempi ragionevoli ed è stato affermato a chiare lettere come
mio figlio fosse un ragazzo perbene, un onesto lavoratore, che è
stato vittima di una violenta ed
immotivata aggressione». «Non
posso certo dirmi pienamente
soddisfatta – ha concluso la signora Fiorella – della condanna
inflitta, anche perché non mi ridarà mio figlio, almeno, però, si è
arrivati ad una pronuncia che ha
fatto chiarezza sull’episodio».
Larocca, Costantino, Ercolani, Genco, Calogero e Laganà
GIOIA Rottura con il sindacato Sul
La Cgil alza un muro:
«Chi ha scritto
quelle frasi è vigliacco»
Alfonso Naso
GIOIA TAURO
Toni Battaglia (primo a sinistra) con i suoi familiari prima di essere ucciso
TAURIANOVA Dopo i controlli e i sequestri dei carabinieri
Lotta agli abusivi, panificatori esultano
TAURIANOVA. «La lotta all’abusi-
vismo è una battaglia a difesa del
consumatore per la salvaguardia
della salute»: inizia così una nota
dell’Assopanificatori che palude
al recente sequestro di pane abusivo operato dai carabinieri della
locale compagnia. Nella circostanza i militari dell’Arma,
nell’ambito di un servizio volto al
contrasto alle attività illecite
connesse alla panificazione abusiva, avevano sequestrato 50 Kg
di pane diviso in circa 100 pezzi,
ad una persona del posto, F.P., le
sue iniziali, di 41 anni. Quest’ultimo era stato sorpreso mentre
trasportava l’alimento su di un
veicolo che non aveva i requisiti
necessari e senza alcuna autorizzazione. Adesso il direttore generale dell’Assopanificatori, Rosario Antipasqua, esprime il proprio compiacimento: «La panificazione abusiva è un fenomeno
presente e dilagante in città e su
tutto il territorio provinciale e
mette a serio rischio la salute
pubblica dei cittadini». Ad avviso
di Antipasqua «questa operazio-
ne rende un po’ di giustizia alla
categoria dei panificatori che ha
sempre rispettato le norme sulla
sicurezza igienico sanitaria per
la produzione del pane ed ora vive un momento di forte crisi economica data anche dalla concorrenza sleale da parte degli abusivi». Il direttore dell’Assopanificatori ha infine aggiunto: «Sono
anni che cerchiamo di combattere questo fenomeno, ma con
scarsi risultati. Siamo certamente contenti di quanto avvenuto
adesso a Taurianova».(d.z9
I concetti sono due: «Noi della
Filt Cgil con il Sul (sindacato dei
portuali autonomi) non vogliamo più avere nulla a che fare e
non vogliamo sederci agli stessi
tavoli» e «chi ha scritto e pubblicato certe frasi è un vigliacco
che strumentalizza un’esasperazione dei lavoratori». A pronunciare queste frasi forti sono
Nino Costantino, segretario regionale della Filt-Cgil e Massimo Ercolani, coordinatore nazionali della Filt-Porti. Nell’incontro di ieri con la stampa, l’organizzazione sindacale ha rimarcato ancora una volta che
l’attacco ricevuto tramite il social network face book è di «tipo
ndranghetista». Lo dicono e lo
rimarcano a chiare lettere Nino
Calogero, segretario della Piana
e Sergio Genco, segretario regionale. Erano presenti alla conferenza stampa anche Salvatore
Larocca e Domenico Laganà.
Per Calogero lo «scenario politico attorno al porto è devastante,
e proprio in questi momenti di
difficoltà c’è bisogno di unità.
Ognuno deve dire da che parte
sta, a favore o contro la legalità.
Noi non ci lasceremo intimidire,
siamo contenti che i lavoratori
del porto hanno dimostrato
compattezza e vicinanza». Stessi concetti sottolineati da Genco: «La Cgil non chinerà la testa
e il gesto non poteva passare sotto silenzio». Presenti in sala, oltre a tutti i rappresentanti della
categoria sindacale, anche il
sindaco di Gioia Tauro Renato
Bellofiore, che ha espresso solidarietà condannando il gesto e
vice Jacopo Rizzo, e il sindaco di
Delianuova Rocco Corigliano.
La linea ferma ma allo stesso
tempo senza polemica è quella
di voler ribadire che il sindacato
auspica che se «ci sarà responsabilità lo dovrà dire la magistratura». Ercolani si è spinto oltre:
«Auspichiamo che sia un gesto
isolato ma non dobbiamo pensare che lo sia; di certo è bene dire che i primi ad essere colpiti
sono stati i lavoratori. Dovevamo parlare di rilancio del porto
e invece siamo costretti ad affrontare questi argomenti». Laganà ha sottolineato il senso di
responsabilità dei lavoratori.
L’ultimo passaggio amaro di Calogero è riservato alla politica:
«Abbiamo avuto tantissime attestazioni di solidarietà, è mancata quella della politica istituzionale». Intanto, nel tardo pomeriggio di ieri è arrivata la ferma presa di posizione della Cgil
di Reggio-Locri con la segretaria
Mimma Pacifici.
Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011
43
Cosenza - Provincia
.
SIBARITIDE “Svolta” durante i lavori dell’ultima assemblea
TREBISACCE
Progetto aeroporto
I consiglieri regionali
del centrodestra
si schierano a favore
Ex ospedale
Rimarrà
il pronto
soccorso
Rocco Gentile
TREBISACCE
L’interesse di una società d’imprenditori riaccende
i riflettori su un’opera che sembrava senza futuro
Gianpaolo Iacobini
CASSANO
Il centrodestra “sposa” l’aeroporto: i consiglieri regionali cosentini di Pdl e Udc a favore
dell’opera, con la benedizione
del presidente Scopelliti.
La svolta è maturata durante i
lavori del consiglio regionale: su
iniziativa del consigliere regionale e sindaco di Cassano Gianluca Gallo tutti i consiglieri regionali del centrodestra eletti in
provincia di Cosenza (lo stesso
Gallo e Michele Trematerra per
l’Udc; Pino Gentile, Fausto Orsomarso, Geppino Caputo e Gianpaolo Chiappetta per il Pdl; Salvatore Magarò e Giulio Serra per
“Scopelliti presidente”) hanno
chiesto in un documento politico
unitario, trasfuso poi in un ordine del giorno approvato all’unanimità dal consiglio regionale
col parere favorevole della giunta regionale guidata da Giuseppe Scopelliti, la realizzazione di
quello che è destinato a divenire
il quarto scalo aereo calabrese.
«La manifestazione di interesse di una società di imprenditori
della Sibaritide a voler contribuire con capitali privati alla realizzazione dello scalo di Sibari –
si legge nel documento - riaccende i riflettori sulle sorti, fin qui
poco magnifiche e per nulla progressive, dell’aeroporto di Sibari, che per la sua vocazione turistica e commerciale andrebbe ad
operare a sostegno degli altri
scali calabresi, offrendo risposta
alle esigenze infrastrutturali della Calabria settentrionale, penalizzata dalla mancanza di una rete viaria ed autostradale degna
di tal nome e vieppiù penalizzata
dalle deleterie scelte aziendali di
Trenitalia».
Proseguono gli esponenti del
centrodestra bruzio: «Al presidente della giunta regionale
Giuseppe Scopelliti chiediamo
di adoperarsi perché sia superato con slancio ogni residuo ostacolo e non si ripetano gli errori
del precedente governo regionale, capace solo di promesse mai
mantenute. L’asserita disponibilità di imprenditori privati alla
realizzazione dell’opera, unitamente allo stanziamento messo
in bilancio della Provincia di Cosenza, rende sostenibile un impegno finanziario della Regione,
attraverso i fondi Fas e Por, e costituisce sprone per l’ente regionale ad impegnarsi come sempre
senza riserve per individuare, di
concerto con le istituzioni interessate, le modalità gestionali
del nascituro scalo e la definizione degli adempimenti di ordine
burocratico ed amministrativo
che ad oggi ne frenano l’iter».
Commenti del giorno dopo:
«E’ un risultato – dice il centrista
Gallo - che spazza vie polemiche
infondate, certificando la compattezza del centrodestra sull’argomento e la centralità della Sibaritide nelle politiche di sviluppo programmate dal governo regionale. Ci sono adesso le condizioni per centrare un obiettivo
mai realizzato: anche grazie alla
disponibilità di capitali privati,
manifestata da alcuni imprenditori al Comune di Cassano, l’aeroporto di Sibari è più vicino».
Ugualmente soddisfatto, ma di
diversa opinione, il consigliere
regionale del Pd Carlo Guccione,
che ascrive al Pd la svolta del centrodestra. «L’ordine del giorno
proposto dai consiglieri del centrodestra e fatto proprio dal Pd e
dall’opposizione è il frutto di un
impegno che il Pd, insieme alla
Provincia di Cosenza, ai sindaci e
alle forze sociali ed imprenditoriali della Sibaritide, ha portato
avanti con tenacia nel corso di
questi anni». Conclude Guccione: «Finalmente la politica e le
istituzioni hanno scritto una bella pagina per la nostra terra, dimostrando che intorno alle questioni serie non possono esserci
appartenenze che tengano».
Si riaccendono i riflettori sul progetto dell’aeroporto della Sibaritide
CASSANO Una nuova ondata di furti scuote il centro storico
Depredato il deposito della Caritas
CASSANO. Nuova ondata di
furti. Nella notte tra martedì e
mercoledì, a diventare bersaglio della gang che nonostante gli allarmi e le richieste di
potenziamento delle forze
dell’ordine sta depredando indisturbata il centro storico, è
finita addirittura il deposito
della Caritas diocesana, già
preso di mira.
I soliti ignoti stavolta sarebbero riusciti almeno in parte nel
loro intento, portando via vestiario e articoli per la casa,
CASTROVILLARI Gli allievi di suor Fedelangela protagonisti d’un recital musicale
donati alla Caritas da alcuni
supermercati cittadini affinché gli stessi potessero essere
distribuiti, in vista del Natale,
ai bisognosi. Quindi, prima
che il colpo potesse essere
portato a termine con lo svuotamento completo del locale,
la fuga. Presumibilmente originata dal transito in zona di
qualche automobilista o dal
timore di incappare nei controlli delle forze dell’ordine.
Timore che però non ha risparmiato il perpetrarsi di al-
tri furti, compiuti con le medesime probabilmente dagli
stessi autori della visita al deposito Caritas di vico Torto
Ospizio ai danni di altri magazzini della zona: da alcuni
sono scomparsi il vino e l’olio,
da altri attrezzi agricoli di
scarso valore. Nuovi episodi
che vanno ad arricchire il già
lungo elenco nel quale figurano anche le incursioni ladresche in Cattedrale e in un’altra
storica chiesa cittadina.(g.
iac.)
ALTO JONIO Appello di Grande e Falvo
Il Natale secondo gli allievi del “Vittorio Veneto” «Più uomini e mezzi
contro l’impennata
della nuova criminalità»
CASTROVILLARI. Il miracolo della
Natività è stato rielaborato in una
notte magica, di emozioni e suggestioni dai piccoli allievi della
terza elementare dell’Istituto Vittorio Veneto. I teneri protagonisti
si sono esibiti nel loro repertorio
di poesie e canti, in lingua italiana
ed inglese, davanti a genitori, parenti ed amici. Una trasposizione
scenica curata nei dettagli da suor
Fedelangela, che si è avvalsa anche della collaborazione dell’insegnante di inglese, Filomena Ferraro, e di quella d’informatica, Angela Grisolia. Una giornata speciale cominciata con la funzione
religiosa officiata dal capo d’istituto, don Domenico Cirianni, ed
alla quale hanno partecipato i
bambini di tutte le classi della
scuola elementare e quelli della
scuola dell’infanzia. Questi i pro-
VILLAPIANA. Emergenza ille-
I bambini protagonisti del recital con le insegnanti suor Fedelangela, Fiomena Ferraro e Angela Grisolia
tagonisti della serata: Sara Addesi, Marco Annicchino, Miriam Festa, Maria Francesca Filomia, Giovanni Fortunato Grisolia, Benedetta Lisanti, Francesco Mancuso,
Antonio Maradei, Maria Sofia Mi-
lione, Nicole Montedoro, Raffaele
Pace, Emmanuel Pio Pastore, Luigi Perfetti, Luca Pozzoli, Gaia Restieri, Michela Saitta, Rebecca
Tricarico, Davide Vito Vendola,
Cristian Ventimiglia, Silvia Anto-
nella Zaccaro, Leonardo Zaccato.
Nel corso della preparazione, suor
Fedelangela ha svelato ai suoi allievi il mistero della Natività che
resiste ad oltre duemila anni dalla
prodigiosa notte di Betlemme.
CASTROVILLARI Alla cerimonia erano presenti anche numerosi ex studenti
Inaugurati i locali restaurati del Liceo classico
Angelo Biscardi
CASTROVILLARI
C'erano tanti ex alunni ma soprattutto tanti cittadini all'inaugurazione del Liceo classico di
via Roma. E' stato il dirigente scolastico Leonardo Viafora a introdurre, nella palestra del Liceo, gli
interventi del sindaco Francesco
Blaiotta, del consigliere provinciale Piero Vico, dell’assessore
provinciale alla Protezione civile
e Rapporti con il volontariato
Biagio Diana, del vicario diocesano Franco Oliva, del dirigente
dell’Ufficio tecnico della Provincia Franco Molinari e di quello
dell’Atp di Cosenza Luigi Troccoli.
Il presidente Oliverio ha concluso una bella ma soprattutto
partecipata cerimonia, i cui lavori sono stati coordinati dalla docente Classico Angela Lo Passo. Il
dibattito si è incentrato sul tema
“Dal Convento dei Cappuccini al
Liceo classico: storia di un edificio”, introdotto dall’ispettore ai
Beni artistici, storici e culturali
Gianluigi Trombetti. La cerimonia di inaugurazione è stata allietata, oltre che da un video storico
riguardante l'immobile scolastico, dal concerto del Coro Nova
Vox Aurea, diretto dal Maestro
Agnese Bellini; il buffet è stato
minuziosamente allestito dall'Ipsaar di Castrovillari e dai docenti
Silvana Gireffa e Luigi Blotta.
L’edificio sede del Liceo di Castrovillari, di proprietà del Comune, è stato trasferito in uso
gratuito alla Provincia nel settembre 1998. La Provincia, attraverso l'impegno dell'ex assessore
provinciale Donatella Laudadio
e quello dell'ex presidente del
consiglio provinciale, Gaetano
Russo, ha eseguito sull’immobile
consistenti lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Una
serie di interventi, eseguiti tra il
1999 ed il 2003, dell’importo
complessivo di 310 mila euro,
hanno consentito la sostituzione
di buona parte degli infissi esterni, l’abbattimento delle barriere
architettoniche con l’installazione dell’ascensore, la realizzazione dell’impianto antincendio e
delle vie di esodo, con la messa in
opera della scala di sicurezza
esterna, la sostituzione delle porte interne e la realizzazione del
Wc per disabili. Gli interventi effettuati dal 2005 in poi hanno
consentito, con un primo finanziamento di 516 mila euro, la sopraelevazione ed il consolidamento sismico della struttura.
galità nell’Alto Jonio: Futuro e
libertà per l'Italia chiede il rafforzamento della presenza di
forze dell’ordine a difesa dei
cittadini onesti.
«Gli episodi accaduti nelle
ultime settimane nel comprensorio jonico - scrivono Michele
Grande e Fabrizio Falvo dirigenti di Fli - nonostante un periodo di relativa calma grazie
all’ottimo e continuo lavoro
della magistratura e delle forze
dell’ordine, destano grande
preoccupazione nella cittadinanza a causa di quella che possiamo definire una vera e propria emergenza illegalità». Gli
esponenti politici del partito di
Gianfranco Fini fanno riferimento agli episodi di cronaca
che hanno visto protagonisti i
territori di Amendolara, Roseto Capo Spulico, Montegiordano, Oriolo e Rocca Imperiale,
con case e negozi presi di mira
dai malviventi di notte ma anche in pieno giorno.
«L’esecutivo Fli della provincia di Cosenza, attraverso le parole del coordinatore provinciale Fabrizio Falvo, e del responsabile territoriale per l’Alto Jonio, Michele Grande, lancia un monito a proposito della
questione legata alla sicurezza
della popolazione del comprensorio in seguito all’aumento esponenziale del numero di
furti in abitazione e tenendo
conto della gravità di casi emblematici come quello della rapina al portavalori avvenuta in
località Raganello, al confine
tra Villapiana Scalo e Sibari».
Per Grande e Falvo stiamo
assistendo ad un aumento specialmente nell’area costiera jonica sia dei fenomeni di microcriminalità che di quelli legati
alla criminalità organizzata. Il
timore più rilevante è legato alla possibilità che le locali consorterie criminali vogliano impadronirsi del territorio. È necessario evitare che questo accada per difendere le persone
oneste che vivono nei paesi
dell’Alto Jonio e che rappresentano la maggioranza degli
abitanti. I due hanno esponenti
politici colto l'occasione per rivolgersi ai vertici istituzionali e
alle autorità competenti affinché si intensifichino gli sforzi
per poter fronteggiare la criminalità con maggiori armi a disposizione.
«Quello che chiediamo -concludono i due esponenti di Fli è un rafforzamento di uomini e
mezzi all’interno delle forze
dell’ordine nelle varie stazioni
già presenti sul territorio. Siamo certamente grati all’Arma
dei carabinieri, alla Polizia e alla Guardia di Finanza per il lavoro quotidiano da loro svolto
a tutela dei cittadini ma ciò non
è ancora sufficiente: l’aumento
dei fenomeni di criminalità, a
qualsiasi livello, deve essere affrontato attraverso la moltiplicazione delle forze da schierare per arginare quanto più possibile il dilagare di simili episodi».(r. gent.)
E’ ufficiale: chiude l’ospedale. Resta solo un piccolo spiraglio per un Pronto soccorso
operativo per tutto l’arco della giornata, con annesso una
non meglio precisata “sala
operatoria” attrezzata per le
emergenze.
Il direttore generale del
Dipartimento sanità della
Regione Scaffidi e il dirigente D’Elia hanno incontrato a
Catanzaro il sindaco di Trebisacce Mariano Bianchi, il
consigliere regionale Mario
Franchino e il primo cittadino di Alessandria del Carretto nonché medico Vincenzo
Gaudio. Assente al summit il
Governatore Giuseppe Scopelliti.
La
delegazione
dell’Alto Jonio ha chiesto di
mantenere in vita il “Chidichimo” perché ospedale di
frontiera e peraltro montano
e per assicurare i “Lea” previsti dalla legge. Scaffidi e
D’Elia sono stati chiari, anzi
chiarissimi. Il piano aziendale non si tocca, non si può
tornare indietro, il debito
non permette di ritoccare
nulla. Bianchi, Franchino e
Gaudio hanno ottenuto, dopo varie insistenze e dopo
aver messo ancora una volta
in evidenza la situazione di
gravità che procurerebbe ai
cittadini la chiusura del nosocomio trebisaccese, la possibilità di tenere aperto il
Pronto soccorso 24 ore al
giorno e di mettere a disposizione dei medici una piccola
sala interventi utile per stabilizzare il paziente prima del
trasferimento in altri ospedali. Nulla di più, purtroppo.
CASSANO
L’annuncio
dei vincitori
del Premio
“Risolè”
Luigi Franzese
CASSANO
Lelia Risolè, giovane affetta da
distrofia muscolare, amante
della cultura e dell’arte, nella
sua vita terrena si è sempre
spesa in favore dei disabili e
delle fasce più deboli. Proprio
al fine di ricordare la sua figura, la sua opera e il suo esempio, da qualche anno a questa
parte è stato fondato un premio a lei dedicato.
A proclamare i vincitori
dell’ormai consueto “Premio
Lelia Risolè”, che si svolgerà
oggi pomeriggio alle 17, nel
Teatro Comunale, sarà una
giuria di scrittori di professione di varie località d’Italia (Salvatore La Moglie, Antonio Ferrara Manuela Piovesan, Nicoletta Torre). La giuria ha così
premiato: Amerigo Simone e
Mariapia Celano del Liceo
classico “Alessi di Turi” di Trebisacce; Lucia Virardi ed Elvira
De Carlo del Liceo classico “Colosimo” di Corigliano Calabro;
Alessio De Lio e Domenico Rizzuti del Liceo scientifico “Bruno” di Corigliano Calabro; Roberta Manzo dell’Istituto tecnico commerciale “Pitagora”
di Castrovillari; Marta Portadibasso e Chiara Agnesi del Liceo
scientifico “Fermi” di Cosenza;
Fabiana Bruno, Ilaria Battaglia
e Danilo La Banca del Liceo
classico “Lombardi Satriani” di
Cassano. Menzione speciale
ad Adelina Malomo dell’Itc
“Pacioli” di Cassano.
Giovedì 22 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
44
Cosenza - Provincia
.
CORIGLIANO La 24enne accusata di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile ieri ha respinto con forza le contestazioni della Procura
La sorella delle baby squillo: io non sapevo
Sempre più desolante il quadro di degrado sociale che emerge dalle udienze del processo “Flesh Market”
Emilia Pisani
CORIGLIANO
Il processo Flesh Market in aula
a Rossano cerca di entrare nei
meandri, desolanti dal punto di
vista sociale, della famiglia delle due baby-prostitute di Corigliano. Ieri a Rossano è stata la
volta di Natascia M., sorella
delle due piccole vittime.
Quanto emerso fino ad oggi
conferma sempre più le condizioni di immoralità e degrado
sociale in cui le due prostitute
minorenni sono cresciute e vissute fin dalla tenera età. Il racconto della 24enne è stato in alcuni passaggi confuso, pieno di
“non so, non ricordo molto bene” di fronte ad alcune domande del pm Maria Vallefuoco e
degli avvocati difensori degli
indagati. La ragazza è accusata
di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile, ma ha chiaramente e a
più riprese sostenuto però che
era completamente all’oscuro
dell’attività di meretricio delle
due sorelline. La giovane ha
confermato durante l’udienza
di ieri solo di rapporti sessuali
che le due minorenni, oltre che
lei stessa, avrebbero consumato con Giuseppe Russo. Secondo il pm, invece, la donna
avrebbe procurato appuntamenti con alcuni clienti accompagnando una sorellina nel
luogo prestabilito e trattenendo per sé una parte dei compensi ricevuti dalla vittima. Per
quanto riguarda la sorella più
piccola, Natascia è accusata di
averle fissato un appuntamento finalizzato alla consumazione di un rapporto sessuale a pagamento. La 24enne ha sostenuto di non sapere che cosa le
sorelle facevano in quegli appuntamenti e che le due si
muovevano autonomamente
senza bisogno di essere accompagnate. Pasquale Di Iacovo,
avvocato di Giuseppe Russo, ha
cercato di ricostruire con la
coimputata Natascia M., le dinamiche riguardanti soprattutto i rapporti che le due minori
avrebbero consumato con il
suo assistito. La ragazza ha raccontato di come ha conosciuto
Russo, all’età di tredici anni, in
un bar del centro storico di Corigliano, e di aver avuto rapporti sessuali a pagamento con lui
solo in due occasioni. Con Russo Natascia avrebbe avuto una
relazione fino all’anno scorso.
La giovane ha poi dichiarato di
aver partecipato ad un incontro
con lo stesso Russo e una sorellina su esplicita richiesta di
quest’ultima e di aver visto in
una
occasione
scendere
dall’autovettura dell’uomo l’altra minorenne. Secondo la
24enne la relazione da lei intrapresa con Russo sarebbe stata dettata da alcune minacce
che l’uomo le avrebbe indirizzato, solo in due episodi le sarebbe stato concesso del denaro.
Il processo è stato quindi aggiornato al prossimo 10 gennaio.
CORIGLIANO
Inaugurata
allo Scalo
la nuova sede
dell’Auser
CORIGLIANO. È stato inau-
Il processo si sta svolgendo nel Tribunale di Rossano
Un’immagine dell’operazione “Flesh Market” condotta dai carabinieri
CORIGLIANO La denuncia del coordinatore cittadino del Partito democratico
A rischio i lavori di riqualificazione del Castello
CORIGLIANO. «La legge regionale 15/2008, all’art.3 comma
22 assegna al Comune di Corigliano per lavori di consolidamento, viabilità e arredo urbano nell’area adiacente al Castello Ducale, un contributo
poliennale costante di 250.000
euro per la durata di 15 anni a
partire dall’anno finanziario
2009
per
complessivi
3.750.000 euro pari a circa
800.000.000 di vecchie lire.
Questo era il punto di partenza
denominato emendamento Pacenza. Ora si profila il rischio di
un nuovo gravissimo scippo ai
danni della città di Corigliano.
Infatti, la maggioranza di centrodestra alla regione Calabria,
con l’approvazione del bilancio
2012 avvenuto con i soli voti
del centrodestra, ha approvato, la revoca d’ufficio di finanziamenti regionali erogati alla
data del 31 marzo 2010, con la
previsione al 31 marzo 2012, e
con l’obbligo per gli Enti di co-
municare entro la data del 31
marzo 2012, l’inizio dei lavori
con deposito di regolare contratto». La denuncia giunge dal
coordinatore cittadino del Pd,
Antonio Pezzo, che evidenzia il
rischio che con tale norma regionale si rischia di mandare a
monte il progetto di riqualificazione dell’area del Castello Ducale: «Evidente risulta la responsabilità della precedente
amministrazione a guida Straface, che in circa un anno non
ha ritenuto responsabilmente
assumere alcuna iniziativa positiva vincolante all’uso delle
risorse sopra richiamate. Ma vi
è di più. L’amministrazione
Straface ha pensato bene di costituire una fantomatica unità
di progetto palesemente illegittima che ha avuto la capacità di
partorire il progetto del tracciato (c.d. della Cavallerizza),
irrealizzabile e di terrificante
impatto per l’ambiente circostante».(emi.pis.)
SPEZZANO ALBANESE Il sindaco Cucci rassicura la popolazione e sottolinea che le verifiche saranno sempre più minuziose
Acqua inquinata, risultati confortanti dalle ultime analisi
Johnny Fusca
SPEZZANO ALBANESE
In attesa di conoscere cosa dirà
questa mattina l’ex vicesindaco
Luigi Serra, in conferenza stampa alle 11.30, il primo cittadino
spezzanese, Giovanni Cucci,
torna
sulla
problematica
dell’acqua inquinata, che gli è
costata, oltre proprio alle dimissioni di Serra, anche le bacchettate dell’opposizione e persino
quelle del collega di San Loren-
zo del Vallo, Luciano Marranghello, entrato nel merito a
gamba tesa proprio contro Cucci, accusato di «aver fatto bere
acqua inquinata per 5 giorni ai
suoi concittadini».
Ad oggi, per, la problematica
pare sia sotto controllo, visto
che molte analisi stanno dando
un esito confortante e, pertanto, si starebbe viaggiando verso
la risoluzione del problema. I
prelievi a scopo di analisi di
controllo dell’acqua che esce
Il Municipio di Spezzano Albanese
dai rubinetti spezzanesi, infatti,
si stanno susseguendo quasi
giornalmente, come conferma
lo stesso Cucci, il quale sottolinea come si stia «facendo lavoro
minuzioso e capillare che darà
garanzie che la cittadinanza
non ha mai avuto prima». Intanto viene data garanzia per una
delle zone incriminate, quella
Aia, dove le analisi recenti hanno dato esito negativo, restituendo pertanto la potabilità
all’acqua di quella zona. Nella
zona della caserma dei Carabinieri, invece, il risultato delle
analisi ha dato esito positivo,
ma ciò può essere dovuto «al
fatto che prelievo è stata effettuato dal serbatoio – spiega
Cucci –. Ripeteremo subito il
prelievo tagliando un tubo e
prendendo
un
campione
dall’acqua diretta». Un’altra positività s’è verificata in una singola abitazione: «Si tratta di un
utente ancora allacciato a un
vecchio tubo dimesso – spiega
TRIBUNALE DI COSENZA - UFFICIO ESECUZIONI IMMOBILIARI
TRIBUNALE ORDINARIO DI COSENZA
TRIBUNALE DI COSENZA
G.E. dott. Giuseppe Greco
NOTAIO DELEGATO dott. Espedito Claudio Cristofaro
SEZIONE ESECUZIONI IMMOBILIARI
Ufficio Esecuzioni Immobiliari
Procedure di espropriazione immobiliare
iscritte al n. 120/1998 e 164/2004 R.E.
G.E. dott. Giuseppe Greco
professionista delegato dott. E. Biafore
ESTRATTO AVVISO DI VENDITA IMMOBILIARE
PROCEDURA ESECUTIVA N. 188/93 R.ES.
Proc. n.45/06 R.G.E.
AVVISO DI VENDITA PER ESTRATTO
La sottoscritta Avv.Celestina Seneca, vista l’ordinanza di delega del G.E.
Dott.ssa Francesca Goggiamani del 17.05.2011, con la quale è stata
disposta la vendita dei beni pignorati nel procedimento esecutivo n.45/06
e sono state delegate, ex art. 591 bis del c.p.c., alla sottoscritta professionista le relative operazioni di vendita
RENDE NOTO
che è fissata per il giorno 23.02.2012 alle ore 12,00 la vendita con incanto, dei seguenti beni immobili:
UNICO LOTTO – Prezzo Base € 93.967,50 (novantatremilanovecentosessantasette/50)
Piena proprietà dei debitori esecutati per ½ ciascuno di un appartamento per civile abitazione sito nel Comune di Spezzano della Sila (Cs) Via
Mascagni n.26 posto al secondo piano censito nel N.C.E.U. dello stesso
Comune al foglio 14 P.lla 686 sub n7 Categoria A/3 Classe 1 Consistenza vani 7,5 Rendita catastale € 387,34. L’immobile è occupato da uno
dei debitori, nella qualità di “mero detentore” come da ordinanza del G.E.
del 17.05.2011, assegnatario della casa coniugale con provvedimento
del 24.1.2002, omologato il 6.2.2002 non trascritto.
Ogni offerente per poter essere ammesso dovrà depositare, entro le ore
12,00 del giorno non festivo precedente l’asta, presso lo studio del delegato sito a Cosenza Piazza Zumbini n.47, c/o Studio Cribari, una busta
chiusa (recante il numero della procedura esecutiva) contenente:
a) Istanza di partecipazione;
b) Assegno circolare intestato al Professionista Delegato di importo
pari al 10% del prezzo offerto.
L’offerta in aumento non potrà essere inferiore a: € 2.000,00.
L’esame delle istanze si effettuerà nell’udienza di vendita fissata per il
giorno 23.02.2012 alle ore 12,00 presso lo studio del professionista delegato
Maggiori informazioni possono essere fornite dalla Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Cosenza o dal professionista delegato, a chiunque vi abbia interesse.
Custode giudiziario e professionista delegato:Avv.Celestina Seneca numero telefonico: 0984- 22785 -347-1568593 Fax 0984-481007 email:[email protected]
L’ordinanza, l’avviso di vendita, le perizie, la planimetria e le foto, sono
consultabili sul sito: www.astegiudiziarie.it.
Il notaio delegato Espedito Claudio Cristofaro
RENDE NOTO
che il 16 febbraio 2012 alle ore 17.30, presso il suo studio in San Marco Argentano P.zza V. Selvaggi, 11 (tel. n. 0984512613 - 512612 - Fax 0984511490), si
terrà, previa apertura delle buste alle ore 10.50 (dieci e minuti cinquanta) dello
stesso giorno, la vendita senza incanto in n. 2 lotti e per i prezzi base in calce agli
stessi riportati, della piena proprietà delle seguenti unità immobiliari, in Carolei,
via S. Nicola n. 13, e precisamente:
• Lotto n. 1: Locale magazzino sito al piano terra di un palazzo in Carolei (CS), alla via S. Nicola, n. 13, costituito da due vani e un bagno. Censito nel catasto fabbricati del Comune di Carolei al foglio n. 10 particella n. 74 sub 11, categoria
C/2, cons. 44 mq, rendita € 113,62. Prezzo base: € 32.342,75.
• Lotto n. 2: Appartamento al terzo piano mansarda dello stesso palazzo in Carolei (CS), costituito da 7 stanze e due bagni. L’appartamento ha una superficie
commerciale di mq 308,46. Censito nel catasto fabbricati del Comune di Carolei al foglio n. 10 particella n. 74, sub 14, categoria A/3, cons. 6,5 vani, rendita
€ 288,70. Prezzo base € 87.911,10.
Nel caso in cui la vendita senza incanto non abbia luogo per qualsiasi ragione,
giorno 23 febbraio 2012 ore 17.30 si terrà, sempre davanti a sé presso il proprio
studio, la vendita con incanto dello stesso lotto o del solo lotto invenduto e per
lo stesso prezzo base sopra indicato, precisandosi che le offerte in aumento, sia
per il caso di vendita senza incanto, in presenza di più offerte, che per il caso di
vendita all’incanto, non potranno essere inferiori a € 1.000,00 per il primo lotto
e ad € 2.000,00 per il secondo lotto.
Le offerte dovranno essere presentate in regola con il bollo, in busta chiusa, presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Cosenza, entro le
ore 12.00 del giorno non festivo che precede la vendita e debbono essere corredate da un assegno circolare, non trasferibile, intestato a «proc. esecutiva n.
188/93 professionista delegato notaio Espedito Claudio Cristofaro» per un importo pari al 10% del prezzo offerto (a titolo di cauzione). Maggiori informazioni
sul sito www.astegiudiziarie.it e presso il professionista delegato e, anche relativamente alle generalità dei debitori, presso la Cancelleria del Tribunale di Cosenza, previa istanza iscritta e autorizzazione del G.E. Per ulteriori informazioni sullo
stato di occupazione degli immobili e per visionare gli stessi, contattare il custode giudiziale notaio Espedito Claudio Cristofaro, presso i predetti recapiti.
San Marco Argentano, 9 dicembre 2011
IL NOTAIO DELEGATO dott. Espedito Claudio Cristofaro
IL PROFESSIONISTA DELEGATO Avv. Celestina Seneca
AVVISO DI VENDITA IMMOBILI
Il sottoscritto, vista l’ordinanza di delega dell’08.11.2011, emanata dal giudice dell’esecuzione dott. Giuseppe Greco, con il quale dispone di procedere ad ulteriore
esperimento di vendita senza incanto e a un successivo esperimento di vendita con
incanto
FISSA
per il giorno 9 marzo 2012 alle ore 17.30 (diciassette e minuti trenta), presso lo studio del professionista delegato, sito in Rende alla Via Genova 29/F, la vendita senza incanto del seguente compendio immobiliare.
Laddove la vendita senza incanto non abbia esito positivo per qualsiasi ragione o
causa
DISPONE
che il medesimo compendio immobiliare sia venduto all’incanto, nel medesimo luogo, per il giorno 16 marzo 2012 alle ore 17.30 (diciassette e minuti trenta)
descrizione degli immobili
• Primo Lotto - Prezzo base € 104.429,40 (centoquattroquattrocentoventinove/40).
Condizioni: Libero.
Appartamento sito in Cerisano (CS), località Piano dei Monaci, al secondo piano
di un fabbricato multipiano in c.a. e composto da ingresso-soggiorno, cucina, n.
3 camere da letto, n. 2 servizi igienici e n. 1 balcone. L’appartamento risulta ben
rifinito con pavimenti in grès e in parquet, rivestimenti in ceramica, infissi esterni in alluminio con vetro camera e persiane alla romana, infissi interni in legno e
portoncino del tipo blindato.
• Secondo Lotto - Prezzo base € 11.008,00 (undicimilaotto/00). Condizioni: Libero.
Locale deposito (garage) sito in Cerisano (CS), località Piano dei Monaci, al piano seminterrato di un fabbricato multipiano e composto da un unico vano, di mq 43
circa. Lo stesso si presenta allo stato rustico. I beni di cui sopra sono meglio descritti nella relazione dell’esperto estimatore in atti, che deve essere consultata dall’offerente, e alla quale si fa espresso rinvio anche per tutto ciò che concerne l’esistenza di eventuali oneri e pesi a qualsiasi titolo gravanti sui beni.
Maggiori informazioni possono essere fornite dalla Cancelleria delle Esecuzioni immobiliari del Tribunale di Cosenza, all’indirizzo internet www.astegiudiziarie.it con il
testo integrale del presente avviso di vendita, ordinanza, perizia, fotografie e planimetrie oppure dal professionista delegato ai numeri telefonici 3382867620 e/o
098437129 o e-mail: [email protected]
IL PROFESSIONISTA DELEGATO E. Biafore
gurato a Corigliano lo sportello Auser, da oggi funzionante nella nuova sede della centralissima via Nazionale, allo Scalo (ex Ufficio
delle Entrate). Sempre più
spesso, infatti, anziani e
pensionati diventano protagonisti della vita sociale. E
l’istituzione dello sportello
mira ad agevolare loro la vita. Lo fa notare la Cgil, che
proprio alla politiche sociali
e al ruolo degli anziani dedica enormi spazi. «Il ruolo
degli anziani nella società è
ormai ampiamente riconosciuto – dicono Angelo Sposato, Vincenzo Casciaro e
Giovanni Gammetta, rispettivamente segretario Cgil
comprensoriale, responsabile Cgil area urbana e responsabile del circolo Auser
coriglianese –. Il dinamismo
che i “nuovi” anziani manifestano al giorno d’oggi sta
diventando sempre più importante e di questo c’è sempre
più
consapevolezza».(jo.fu.)
ancora il sindaco –. Adesso che
sono stati fatti i lavori e l’allaccio è normale, ripeteremo anche qui analisi per capire se c’è
inquinamento». Intanto i residenti delle zona ancora sotto
controllo sono stati avvisati di
non utilizzare l’acqua, ma «l’ordinanza sarà revocata non appena avremo risultati confortanti».
In ultimo arriva anche la
spiegazione possibile per il cattivo odore che fuoriesce dai rubinetti: «Suppongo che, siccome da diversi mesi la Sorical sta
pompando l’acqua dal pozzo
delle Terme, forse c’è qualche
infiltrazione d’acqua sulfurea».
CORIGLIANO
Dodici miss
in evidenza
sul calendario
“Buddy Girls”
CORIGLIANO. Sarà presentata
questa sera alle 21 a Schiavonea, presso “Il Colosseo”, la
prima edizione del calendario moda intitolato “Buddy
Girls”, prodotto dalla Mgl di
Mimmo Luzzi. Dodici ragazze
del comprensorio si sono prestate davanti all’obiettivo del
fotografo Johnny Fusca per
dar vita alle immagini dei mesi del nuovo anno alle porte.
Si tratta di Ida Bonafede, Roxana Buciumanu, Luana Costa, Francesca Romano, Andrea Cojocaru, Filomena Perri, Karmen Scarpello, Ramona Congiu, Teresa Simone,
Gessica Acri, Adina Buciumanu, Maria Vittoria Amato. Per
la foto di copertina ha invece
posato Serena Presta, già prefinalista nazionale della scorsa edizione di Miss Italia. La
presentazione del calendario
avverrà nel contesto del concorso di bellezza valido per la
fascia di “Miss Natale”.
45
Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011
Reggio Ionica
.
REGGIO Con l’udienza preliminare: alla sbarra 31 indagati
MONASTERACE Lettera alla Gazzetta
Operazione “Imelda
è iniziato il processo
ai boss del narcortaffico
Il consigliere De Leo
e la seduta consiliare:
«Non era uno show»
Respinte dal gup Santoro tutte le eccezioni di
incompetenza territoriale avanzate dalle difese
Rocco Muscari
LOCRI
Si è aperto con il rigetto delle eccezioni poste dal collegio difensivo il processo ai 31 indagati
nell’ambito
dell’operazione
“Imelda”. Il gup reggino Domenico Santoro ha infatti respinto le
questioni preliminari poste dai difensori, accogliendo l’opposizione della Procura, rappresentata
dal pm Maria Luisa Miranda. I difensori, in particolare gli avvocati
Alfredo Foti e Amedeo Rizza, hanno eccepito in primo luogo l’incompetenza territoriale, sostenendo che, non risultando agli atti il luogo in cui si sarebbe concretizzata l’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico:
l’ultimo reato contestato sarebbe
avvenuto nel Milanese, che di
conseguenza doveva essere sede
del “giudice naturale” del procedimento penale. Sul punto il sostituto procuratore della Dda ha
rilevato che l’autorità giudiziaria
competente è a Reggio Calabria,
in quanto nella norma vigente è
stabilita la competenza del giudice del luogo in cui ha sede l’ufficio
del pubblico ministero che provveduto per primo ad iscrivere la
notizia di reato nell’apposito registro. Tesi ampiamente accolta dal
gup Santoro.
Lo stesso magistrato ha rigettato la richiesta delle difese sull’inutilizzabilità degli atti provenienti
con rogatoria dalla Germania, per
violazione delle norme italiane e
tedesche, svolte dalla locale autorità giudiziaria, che a sua volta
aveva chiesto l’intervento della
polizia olandese in alcune indagini, tra le quale risulta indagato
Antonio Vottari (cl. 85), attualmente latitante, assistito dagli avvocati Piermassimo Marrapodi e
Vincenzo Nobile. Altra eccezione
rigettata dal gup ha riguardato la
richiesta di espulsione dal fascicolo di tre faldoni provenienti dalla Germania e rimasti in lingua
originale, e per i quali i difensori
hanno chiesto la traduzione. Infine l’ampio collegio difensivo (tra
cui gli avvocati Managò, Putrino,
Veneto, Speziale, Fonte Praticò,
Santambrogio, Russano, Curatola e Raschi), ha sollevato eccezione d’inutilizzabilità dell’incidente
probatorio di un testimone straniero, perché non ha riferito su
tutti i 31 indagati.
Tra i quali c’è Giuseppe Pizzata, per cui il gip reggino, su richiesta dell’avv. Giovanni Taddei, nei
mesi scorsi ha disposto l’immediata revoca della misura cautelare in carcere. A seguito dell’ordinanza il giudice Domenico Santoro ha rinviato l’udienza al 16 gennaio, data in cui è prevista la richiesta di riti alternativi e l’eventuale discussione da parte della
Procura Distrettuale.
L’operazione Imelda, eseguita
il 10 marzo scorso dal comando
regionale calabrese della Guardia
di Finanza, con il coordinamento
della Dda reggina, ha chiuso il
cerchio dopo quattro anni di inda-
Il presunto “broker” del narcotraffico, Bruno Pizzata
gini su presunti esponenti della
’ndrangheta, in particolare le cosche sanluchesi dei Nirta-Strangio, e gli Ascone-Bellocco di Rosarno, dediti al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’indagine hanno
avuto un ruolo fondamentale le
intercettazioni telefoniche ed
ambientali eseguite dalle Fiamme Gialle, che hanno individuato
i canali di approvvigionamento
della droga, in particolare cocaina, proveniente dal Sudamerica e
diretta nei Paesi del nord Europa
e in Italia.Tra gli indagati c’è anche Bruno Pizzata, arrestato a
Duisburg d estradato in Italia nel
marzo scorso (difeso dall’avv. Eugenio Minniti), ritenuto uno dei
più importanti broker della
’ndrangheta.
Dal consigliere comunale di
Monasterace avv. Cesare De
Leo riceviamo e pubblichiamo:
«L’articolo pubblicato sul vostro quotidiano del 20 dicembre 2011 relativo alla seduta
consiliare del comune di Monasterace ha come titolo “Monasterace - De Leo show in
aula”.
«Anche se il testo, a firma
Imma Divino, riporta in maniera piuttosto parziale, nel
doppio senso di incompleta e
di parte, lo svolgimento dei
lavori, omettendo alcuni passaggi importanti dei miei interventi, ed es. il rilievo he
non erano stati invitati i progettisti nella seduta convocata esclusivamente per discutere del progetto di recupero
della piazza, non conteneva
alcun elemento che potesse
autorizzare l’uso del termine
“show” nel titolo, che viene
adoperato per qualificare il
comportamento di chi dà
spettacolo.
«Abbandonare la seduta,
dando conto attraverso la lettura di un’ampia motivazione, dopo che era stata respinta la nostra richiesta, più che
legittima, di convocare un’al-
LOCRI Presentato in un incontro dell’Aiga il volume del locrese Lorenzo Cordì, procuratore presso l’Avvocatura dello Stato di Genova
Espulsione del “clandestino”: un’incongruenza giuridica
LOCRI. «Nelle disposizioni penali, sostanziali e processuali, connesse all’espulsione dello straniero, sottintendono i limiti
dell’intervento penale, spesso
dettato da logiche sicuritarie e
pretese di esemplarità». Giunge
a queste conclusioni il volume di
Lorenzo Cordì, procuratore
presso l’Avvocatura dello Stato
di Genova, dal titolo “L’espulsione dello straniero”, che ieri sera
è stato presentato al convegno
organizzato dall’Aiga di Locri.
I giovani avvocati, a cominciare dal presidente Antonio Bosco e dal consigliere Serena Callipari, che ha moderato il convegno, hanno rilevato la necessità
di conoscere la normativa vigente, in particolare considerando che la Locride è spesso
meta di sbarchi di immigrati,
stretti nella morsa di una legislazione che, come ha sottolineato il dott. Salvatore Cosentino, pm di Locri nonché critico
letterario e docente universita-
Da sinistra: Bosco, Cosentino, Callipari, Cordì, Maio e Cavo
rio, assume spinte “centrifughe”, perché non pone al centro
l’uomo ma criteri di pericolosità
sociale insiti nel definire l’immigrato quale “clandestino”. E
questo status, a parere del magistrato, ha portato come conseguenza estrema la pericolosa affermazione del reato di clandestinità, contenuto nel pacchetto
sicurezza del 1994, che è figlio
di una certa parte politica che
confonde con un reato criminale uno prettamente amministra-
tivo.
Nell’articolata
disamina
dell’opera del giovane locrese
Lorenzo Cordì, il dott. Costantino ha analizzato gli orientamenti del legislatore che si sono
susseguiti nel tempo. In particolare centrando negli anni Novanta la “necessità” politica di
intervenire con il ricorso “sistematico” allo strumento penalistico dell’espulsione. Sul punto
ha rilevato che il diritto penale
non è equivalente alla preven-
tra riunione per consentire la
partecipazione dei consiglieri
di minoranza assenti, perché
impediti (i quali avevano inutilmente chiesto di spostare
l’inizio della riunione dalle
16,30 alle 18) e per assicurare la presenza dei tecnici, non
mi pare che possa essere definito “show”, non avendo alcunché di spettacolare.
«Vi invito, pertanto, a pubblicare una rettifica insieme
con il testo di questa lettera di
rimostranze. Distinti saluti».
Il “titolo” citato dall’avv. De
Leo era in realtà l’occhiello del
pezzo, il cui titolo recitava: “La
minoranza abbandona la seduta... da lei richiesta”. Sintesi
giornalistica di una circostanza piuttosto singolare, che il
contestato occhiello aveva solo
il compito di “rafforzare”. Naturalmente senza alcun intento derisorio e senza in alcun
modo voler entrare nel merito
delle, probabilmente sacrosante, ragioni politiche del suo
agire. Quanto all’accusa di
“parzialità”, la accogliamo solo per la parte riferita all’esiguità dello spazio, che ci ha costretti a qualche taglio. Ogni
altra accezione non è ricevibile.(red.rc)
zione, bensì alla repressione di
atti o fatti ritenuti perseguibili.
La discordanza si ritrova nelle
disposizioni generali, nei quali è
contenuto il presupposto della
disciplina della “pericolosità sociale” dell’immigrato, che urta
con altre disposizioni che comprendono fatti concreti, quali il
traffico di sostanze stupefacenti, sicuramente differenti nel
merito e, quindi, nel giudizio di
procedibilità penale.
Il convegno è stato aperto dai
saluti del presidente del consiglio comunale di Locri, avv. Antonio Cavo e da quelli del presidente del Consiglio dell’ordine
avvocati di Locri, avv. Nino
Maio.(r.m.)
Giovedì 22 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
36
Cronaca di Lamezia
Criminalità e rom
nell’aula comunale
Oggi alle 9.30
a Palazzo Maddamme
il consiglio comunale
su rom, criminalità
e società partecipate
Corso Nicotera 215, - Cap 88046
Tel. e Fax 0968.448193
[email protected]
.
’Ndrangheta I due clan di Bella sarebbero passati al regime di protezione e portati lontano
Cappello e Arcieri pentiti
I malavitosi messi alle strette dalle indagini e dai sequestri dei beni
Vinicio Leonetti
Spariti dalla scorsa settimana,
senza lasciare nessuna traccia. I
Cappello e gli Arcieri del quartiere Bella si sono letteralmente
eclissati, e con gli uomini che gli
investigatori ritengono affiliati
a un clan della ‘ndrangheta, anche mogli, figli e parenti stretti.
C’è chi inizialmente aveva
pensato a una strage di mafia,
ma se fosse stato sparso del sangue si sarebbe saputo dai giornali o dalla tv. Altri più ben pensanti hanno ipotizzato una vincita al superenalotto e la migrazione delle due famiglie che di
solito agiscono in tandem.
Niente di tutto questo. I Cappello e gli Arcieri sono spariti
perchè di notte una squadra
delle forze dell’ordine li ha prelevati in blocco per portarli lontano dalla città, in un luogo che
per molto tempo ancora resterà
segreto. Perchè i capi del clan si
sono pentiti.
Diventando collaboratori di
giustizia loro e tutte le famiglie
sono entrati nel regime di protezione, e dallo Stato sono stati
messi al sicuro.
Ecco perchè nel quartiere rimasto orfano delle cosche che
lo controllava tanta gente sta
tremando. C’è addirittura chi,
col pretesto di fare le vacanze di
Natale, è salito su aerei per sparire. Se Cappello e Arcieri parlano, quattro o cinque uomini in
tutto, e per giunta lo fanno in-
sieme, si profilano conseguenze
pesanti. Retate numerose in città.
È lo stesso sentore che si registra da qualche mese tra Via del
Progresso e Capizzaglie. Qui i
pentiti di turno si chiamano Angelo Torcasio, sposato con una
Giampà e organico alla cosca
del “Professore”, e Battista Cosentino, factotum del clan. I due
collaboratori di giustizia stanno
parlando con i magistrati della
Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Un particolare
che ha ricordato nel corso di
un’udienza lo stesso Angelo
Torcasio, 29 anni, più volte imputato che ha deciso di saltare
sull’altra sponda.
Sembra che i pentiti delle cosche lametine siano finora più
di una decina. Molti dei loro nomi non sono noti per ovvi motivi
di sicurezza, ma negli ambienti
della mala tutti sanno, o comunque hanno sospetti fondati
su queste sparizioni improvvise.
Nello scenario criminale della città, molto dinamico in questi ultimi due anni, in cui gli
equilibri tra i clan stanno crollando e la spartizione della città
comincia ad essere in discussioRilievi della
scientifica dopo
l’omicidio
di Vincenzo
Torcasio
ne a suon di colpi di pistola, si
tratta di un momento senza precedenti. Un regolamento di
conti c’era stato nei primi anni
del Duemila dopo la sentenza
della Corte d’assise catanzarese
al processo “Primi passi” in cui
emersero tradimenti incrociati
e, in definitiva, la rottura di patti storici siglati dai boss.
Ma adesso la musica è diversa. Tra i clan lametini non c’erano mai stati veri e propri collaboratori di giustizia, oggi invece c’è una vera e propria squadra di calcio, inclusa la panchina, pronta a spifferare vicende
che portano a omicidi, estorsioni, narcotraffico, giro d’armi e
usura, appalti.
Cos’ha spinto tanti mafiosi a
pentirsi? Escludendo i problemi
di coscienza, che in questi casi
sembrano fantascienza, c’è da
valutare la possibilità che in
tanti si siano sentiti il fiato sul
collo di magistratura e forze
dell’ordine che almeno da un
paio d’anni hanno stretto le maglie della giustizia intorno a loro. Arresti, sequestro di beni e
perfino ordinanze di sgombero
per demolire i loro palazzi totalmente abusivi, su cui non hanno mai pagato un euro di tasse.
Una vita nella più completa illegalità.
Com’è accaduto ai Cappello.
Qualche mese hanno ricevuto
l’ordine di abbandonare la casa,
una villa lussuosa nel quartiere,
simbolo del loro potere incon-
L’uomo è coinvolto anche nel processo per l’omicidio Villella
Nel frigorifero nascondeva 5 bombe
condannato a 2 anni Giuseppe Falsia
Giuseppe Natrella
S’è avvalso della facoltà di non
rispondere Giuseppe Falsia,
39 anni, accusato di porto illegale di armi comuni e da guerra raggiunto lunedì scorso da
un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Giovanni
Villella, ucciso a colpi di fucile
caricato a pallettoni lo scorso
giugno in località Pullo, lungo
la Statale 18. Il provvedimento gli era stato notificato in
carcere dove si trovava per un
altro reato.
Secondo le indagini della
polizia di Stato Villella sarebbe stato ucciso dalla moglie Pi-
na Jennifer, dall’amante di lei
Giovanni Giampà e dal cognato di quest’ultimo Michele
Dattilo, che avrebbe materialmente eliminato Villella, 31
anni, autista di un’azienda di
distribuzione.
Falsia, assistito dal suo legale di fiducia Renzo Andricciola, ieri mattina non ha risposto alle domande del giudice delle indagini preliminari
Carlo Fontanazza, che s’è riservato di decidere sulla richiesta avanzata dall’avvocato
che ha chiesto per il suo assistito la revoca dell’ordinanza
di custodia cautelare in carcere.
L’altro ieri, invece, lo stesso
Giuseppe Falsia
Carlo Fontanazza
Attenzione dei neonazisti sul Tribunale
Galletta, Fontanazza
e Staiano nell’elenco
Il Tribunale lametino
Angelo Torcasio
Battista Cosentino
trastato. Quell’immobile è illegale e da demolire, com’è stato
fatto per altre costruzioni abusive in città, alcune delle quali in
zone completamente controllate dalla ‘ndrangheta. Stretti tra
il rischio di finire in galera e
quello di perdere ogni bene materiale, in tanti hanno deciso di
cambiare casacca. Nella consapevolezza che quando si perde
il potere mafioso i nemici più
forti sono pronti a sparare per la
conquista di nuovi spazi.
Giuseppe Falsia era stato condannato
dal
giudice
dell’udienza preliminare Barbara Borelli a 2 anni di reclusione per avere custodito 5
bombe in un frogorifero. Gli
ordigni esplosivi furono scoperti nell’agosto scorso dai carabinieri nel corso di una perquisizione domiciliare.
In seguito a quel ritrovamento Falsia fu arrestato esattamente il 13 agosto. L’uomo è
stato giudicato con il rito abbreviato. Il pubblico ministero
Luigi Maffia, al termine della
sua requisitoria aveva chiesto
una condanna a 2 anni e mezzo di reclusione per detenzione di esplosivi. Mentre la difesa rappresentata dall'avvocato
Andricciola aveva chiesto l'assoluzione. Richiesta che non è
stata accolta del giudice che al
termine del dibattimento ha
emesso una sentenza di condanna a 2 anni di reclusione.
Agenda telefonica cittadina
FARMACIE DI TURNO
FURCI - Via Capitano Manfredi - Tel.
096821503
PETRONIO - Via Sposato - Tel.
0968433485
FARMACIA NOTTURNA
AIELLO - Via La Pira - Tel. 0968465023
GUARDIA MEDICA
NICASTRO NORD tel. 096822150
NICASTRO SUD tel. 0968461584
SAMBIASE tel. 0968433491
SANTA EUFEMIA tel. 096853424
OSPEDALI
OSPEDALE CIVILE - Viale Perugini tel.
0968/2081 (centralino)
OSPEDALE CIVILE - Pronto soccorso tel.
0968/208464
OSPEDALE CIVILE - Direzione sanitaria
tel. 0968/208253
OSPEDALE CIVILE SOVERIA MANNELLI Centralino 0968662171 - Pronto soccorso 0968/662210 - 0968662222
PRONTO SOCCORSO
Tel. 0968208962 - 0968462860
POLIAMBULATORIO
NOCERA TERINESE, 0968/91107
AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE CZ
AREA LAMEZIA
N. verde Cup (Centro prenotazioni) 800
006662
Centralino 0968/2081
Sportello informazione 0968/208410
TELEFONI UTILI
CARABINIERI comp. tel. 0968/21037
CARABINIERI soccorso pubblico tel. 112
POLIZIA tel. 0968/203211
POLIZIA pronto intervento tel. 113
POLFER tel. 0968/419292
CENTRO TRASFUSIONALE
Numero Tel. 0968/208525
AEROPORTO
LAMEZIA tel. 0968/414333 - 414111
POLARIA tel. 0968/419296
ASS.NZA TOSSICODIPENDENTI
SERT, tel. 0968208763
TRIBUNALE DEI DIRITTI
DEL MALATO
Numero tel. 0968/208625
ASSOCIAZIONE ANTIRACKET
Tel. 329/0566908
TELEFONO AZZURRO
Linea emergenza tel. 19696 (gratuito)
Linea istituzionale tel. 051/481048
EMERGENZA INFANZIA
Tel. 114 (24 ore su 24) sulla salute psico-fisica di bambini e adolescenti in pericolo immediato.
TELEFONO AMICO
Parrocchia S. Francesco di Paola (Sambiase) tel. 0968/439020
ELISOCCORSO
Numero tel. 0968/208851
GUARDIA DI FINANZA
COMPAGNIA tel. 0968/442261
BASCHI VERDI tel. 0968/51107
POLIZIA MUNICIPALE
Centralino tel. 0968/22130 - 442602
Aeroporto tel. 0968/51485
POLIZIA STRADALE
Numero tel. 0968/417111
VIGILI DEL FUOCO
Distaccamento FIUME BAGNI pronto intervento tel. 115
Uffici tel. 0968/436768
COMUNE
Centralino tel. 0968/2071
Domenico Galletta
CINEMA
THE SPACE CINEMA
Programmazione dal 16 al 22 dicembre 2011
Sala 1
«Lo schiaccianoci» (35 mm) - Spett.
ore: 10.50 - 13.30 mattina, tutti i giorni.
«Il gatto con gli stivali (3D)» Spett. ore:
16 - 18 - 20 - 22. Solo sabato: 0.00.
Sala 2
«Sherlock Holmes» - Spett. ore: 11.40 14.20 - 17 - 19.40 - 22.20. Solo sabato:
1.00 Mattina tutti i giorni no show h 11.40
il 20 dicembre.
Sala 3
«Vacanze di Natale» - Spett. ore: 10.25
- 12.50 - 15.15 - 17.40 - 20.05 - 22.30.
Solo sabato: 0.55. Mattina tutti i giorni
solo il 16 in sala 4.
Sala 4
«Finalmente la felicità» - Spett. ore:
11.10 - 13.15 - 15.30 - 17.50 - 19.55 - 22.
Solo sabato: 0.05 (no show h 17.50 19.55 - 22 ven 16 mattina tutti i giorni solo il 16 in sala 3 alle ore 22.30).
Sala 5
«Il giorno in più» - Spett. ore: 11 - 15.45
- 20.10 mattina tutti i giorni.
«Anche se è amore non si vede» Spett. ore: 13.35 - 18.05 - 22.30 - 0.40.
Mattina tutti i giorni. Apertura tutti i giorni
ore 10.25.
Domenico Galletta è stato il
pubblico ministero che ha chiesto la condanna a 10 anni di
carcere per Chafik El Ketani, il
giovane d’origini marocchine
che causò la strage degli otto ciclisti lametini alla Marinella il 5
dicembre dello scorso anno.
Carlo Fontanazza è il giudice
per l’udienza preliminare che
nel processo abbreviato condannò l’imputato a 8 anni. Il
giovane 21enne condannato
per omicidio plurimo aggravato si trova agli arresti domiciliari.
Galletta e Fontanazza sono
nella lista pubblicata dal sito
Internet neonazista “Stormfront”, filiale italiana dell'organizzazione razzista che fa capo a Don Black, ex leader del Ku
Klux Klan. Sulla vicenda c’è l’attenzione della magistratura
italiana, anche se il sito è edito
in Florida, negli Stati Uniti. Secondo i nuovi seguaci di Hitler
occuparsi di immigrati è una
“colpa” attribuita a politici, magistrati, religiosi, attivisti dei
diritti umani e giornalisti.
La lunga lista è stata compilata con l'aiuto di altri membri
del forum. Il primo dell'elenco
e' don Ezio Segat, sacerdote
della diocesi di Vittorio Veneto.
Moltissimi i politici, col governo Monti al completo.
Poi i giudici: la pm di Torino
Laura Longo che contesto “l'odio etnico per gli scontri nel capoluogo piemontese”, il sostituto procuratore Domenico
Galletta e il Gup Carlo Fontanazza del Tribunale di Lamezia. Anche Antonella Consiglio,
Giuseppina Di Maida e Filippo
Serio, giudici del riesame. E gli
avvocati Salvatore Staiano, del
foro catanzarese, che ha difeso
l’imputato Chafik El Ketani nel
processo abbreviato all’autore
della strage dei ciclisti lametini, Giorgio Bisagna ed Emiliano Riba, quest'ultimo avvocato
dell'imam di Torino Khounati.
Il processo contro il marocchino si trova al centro delle attenzioni del gruppo neonazista.
POLITEAMA Con “Trona e lampi” di Piero Procopio
Stasera parte il festival
del teatro in calabrese
Riproporre il dialetto e le tradizioni anche a un pubblico giovanile, mescolando tra loro dialetti diversi e identità culturali
del territorio calabrese; riportare gli anziani a teatro e infine
recuperare le tradizioni, gli usi
e i costumi di un tempo che ormai sono un nostalgico ricordo
dei nostri nonni. Sono solo alcuni degli obiettivi della prima
rassegna teatrale in vernacolo
“Città di Lamezia Terme” che
prenderà il via questa sera alle
20.30 al Teatro Politeama con
lo spettacolo “Trona e lampi”
della compagnia catanzarese
“Hercules” di Piero Procopio.
La kermesse, la prima del suo
genere in città e con una valenza regionale, è stata organizzata dall’associazione “I Vacantusi” e prevede nove spettacoli
con compagnie che arrivano da
tutta la Calabria e una anche
dalla Sicilia. L’incasso di tutte le
serate sarà devoluto alla cooperativa sociale “Le Agricole” per
l’inserimento lavorativo di ragazzi disabili.
«Abbiamo realizzato questa
rassegna teatrale in vernacolo
in città», ha spiegato Nicola Morelli segretario dell’associazione “I Vacantusi”, «perché abbiamo pensato che fosse doveroso
andare oltre la proposta d’una
singola rappresentazione teatrale. Per questo abbiamo lavorato circa due anni per cercare
di valorizzare la cultura e la tradizione popolare del teatro dialettale calabrese, realizzando
così una rassegna d’eccellenza
regionale che ha lo scopo di riconfermare l’importanza del
Il Teatro Politeama
ruolo che questa branca di teatro riveste nel campo della cultura, perché offre l’opportunità
soprattutto ai giovani di conoscere attraverso le rappresentazioni il patrimonio di una cultura popolare senza età».
Per Morelli «in questo modo
un mondo perduto viene recuperato e portato all’attenzione
del presente, nella certezza di
recuperare emozioni, espressioni e soprattutto valori. L’augurio è che questa rassegna
possa diventare un appuntamento annuale, atteso dalla popolazione e anche dalle compagnie teatrali amatoriali calabresi e non solo».
«La rassegna», ha aggiunto
l’organizzatore, «ha avuto una
fase progettuale molto lunga e
complessa, anche perché abbiamo voluto che fosse presente la maggior parte dei dialetti
delle province calabresi, così
come abbiamo voluto fare della
beneficienza: l’incasso di tutte
le serate andrà alla cooperativa
sociale “Le Agricole” per finanziare il progetto della fattoria
sociale per l’inserimento di ragazzi disabili. Un progetto che
abbiamo presentato alla Federazione italiana teatro amatoriale (Fita), a cui la compagnia
“I Vacantusi” è associata, che ci
ha aiutato a identificare le compagnie che poi sono state inserite nel cartellone della rassegna
lametina».
È quindi grazie alla Fita, conclude Morelli, «che abbiamo
avuto l’opportunità di fare rete
con le altre associazioni teatrali
calabresi e non solo, che hanno
aderito a questo ambizioso progetto. La prevendita degli abbonamenti sta avendo una grande
adesione da parte degli amatori
di questo genere di teatro, e per
questo siamo molto felici».
Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011
37
Cronaca di Lamezia
.
Presentato un progetto sulla legalità nelle scuole ieri a Fondazione “Terina”
Nicola Gratteri ai ragazzi calabresi:
non conviene essere ‘ndranghetisti
Caligiuri: tra meno di un mese 1.500 precari nei 150 istituti coinvolti
Giuseppe Maviglia
«“Una scuola per la legalità” non
è un semplice progetto, ma un
concreto messaggio di speranza
sulla formazione culturale e di
crescita della nuova Calabria».
Il magistrato Nicola Gratteri inizia così il suo seminario ai dirigenti scolastici dei comuni ad
alta densità criminale che hanno partecipato al bando dell’assessorato regionale alla Cultura, che si prefigge di aumentare
il tempo scuola nei comuni a rischio criminalità, offrendo agli
studenti la possibilità di rimanere di più a scuola, evitando in
questo modo di cedere alle tentazioni della malavita.
Alla giornata di presentazione del progetto nella sede della
Fondazione “Terina”, insieme a
Gratteri, il presidente della
giunta regionale Giuseppe Scopelliti, l’assessore regionale alla
Cultura Mario Caligiuri, Giuseppe
Mercurio
direttore
dell’Ufficio scolastico regionale
e Massimiliano Ferrara dirigente generale del dipartimento regionale alla cultura.
Gratteri sottolinea che il progetto «non è una semplice distribuzione di soldi, ma una grande
chance che la Regione dà ai dirigenti». Il magistrato invita quindi questi ultimi ad «andare oltre
il ruolo d’insegnanti, ed entrare
invece in punta di piedi nella vita privata dei ragazzi e delle loro
famiglie».
Successivamente
Gratteri
s’indigna per il fatto che «una
decina di scuole che si trovano
in aree difficili sono rimaste fuori». E si chiede: «Possibile che
non ci sia un insegnante capace
di scrivere quattro righe? Qual è
il problema? Mercurio deve
mandare gli ispettori per capirne le cause».
Gratteri si rivolge ai docenti:
«Metteteci l’anima, altrimenti i
ragazzi non vi seguiranno.
Scendete dal piedistallo e siate
più umani, trasmettendo valori.
Siate onesti, non manipolate
ideologicamente gli studenti.
Anzi, dotateli di attrezzi per potersi formare». Il magistrato,
ancora, non si esime dal fare
una denuncia: «Non si può risparmiare sull’istruzione e sulla
cultura. È in gioco il nostro futuro. L’Italia però sta arretrando
dal punto di vista culturale. Ci
stiamo imbarbarendo. Non studiamo. Abbiamo trasformato le
università in aziende. Questa
non è cultura».
E ai numerosi ragazzi in sala
Gratteri dice: «Non conviene essere ’ndranghetisti. Come sapete, la ’ndrangheta ha il monopolio dell’importazione della cocaina in Europa e i giovani fanno i corrieri: vanno al Nord, cenano nei ristoranti più esclusivi
e si accompagnano con le prostitute più costose. Ma tutto questo squallido teatrino non lo
comprendono. Serve a loro per
narrarne le gesta ai coetanei al
ritorno in Calabria. Poi arriva il
matrimonio. E dopo l’arresto e
la detenzione al Nord. Parte
quindi dalla Calabria un avvocato, che non è un difensore, ma
un cane da guardia, che rassicura: tu uscirai presto da qui. Invece, il ragazzo non esce. Si sceglie
il rito abbreviato e si va in galera, perdendo i migliori anni
dell’esistenza. Allora il giovane
comprende di essere stato usato».
Caligiuri entra nelle maglie
del progetto: «“Una scuola per
la legalità” è un’idea di Gratteri,
con il quale ci siamo sempre
confrontati. Il progetto orientato all’aumento del tempo scuola
nei comuni ad alto rischio sociale ha coinvolto 149 istituti calabresi. Durerà un anno ed inizierà a gennaio. L’investimento è di
9 milioni di euro e verranno impiegati circa 1.500 precari, ai
quali sarà garantito un reddito
minimo di 3 mila euro».
L’assessore poi elenca alcuni
dei progetti regionali di educazione alla legalità: «Attraverso
la cultura la Calabria vuole raddrizzare la schiena. E la Regione
In breve
PALAZZO MADDAMME
Il sindaco incontra
i consiglieri regionali
Alle 10.30 oggi a Palazzo
Maddamme incontro tra il
sindaco Gianni Speranza ed
i consiglieri regionali del
Lametino Franco Talarico,
presidente dell’assemblea
calabrese, Tonino Scalzo del
Pd e Mario Magno del Pdl
(foto). A chiedere l’incontro
tempo fa erano stati il primo cittadino ed il suo vice
Francesco Cicione.
Maria Giovanna Costanzo ed i bimbi della scuola
Ricordato il sacerdote della Pietà
A monsignor Azio
intestata la scuola
del rione Razionale
Giuseppe Scopelliti, Nicola Gratteri e Mario Caligiuri
Maria Scaramuzzino
COMUNE
Guida al cittadino
presentata da Crimi
La sede di Fondazione “Terina” nell’area ex Sir
ha messo in campo molteplici
iniziative, come la “Carta dei
doveri dei minori”, il protocollo
d’intesa con il “Museo della
’ndrangheta” di Reggio, l’educazione musicale con l’Orchestra dei fiati di Delianuova, il
progetto di inclusione dei
Rom».
Ancora: «Il protocollo d’intesa firmato dal presidente Scopelliti con l’ex ministro Gelmini
per utilizzare i beni confiscati ai
mafiosi per usi educativi, il protocollo d’intesa con l’Abi (L’Associazione bancaria italiana)
per un progetto sull’educazione
finanziaria ed il progetto con
Confindustria per migliorare la
capacità d’attrazione degli istituti tecnici e professionali».
Scopelliti definisce il progetto «un atto concreto che parte
dai più piccoli per costruire una
società diversa». Continua il governatore: «La vera grande
azione è guidare i processi, e
questa scelta è un contributo significativo perché offre un’opportunità ai ragazzi. La politica
della giunta occupa lo spazio
che le compete e questo non è visto di buon occhio da chi vuole
governare dall’esterno le dinamiche di una comunità. Dobbiamo dare a tutti la possibilità di
essere liberi e di poter scegliere».
Durante la manifestazione il
responsabile dell’Ufficio scolastico regionale Mercurio ha avuto un malore ed pè stato portato
in ambulanza al vicino ospedale
lametino. Dopo gli esami al
pronto soccorso il dirigente è
stato dimesso.
Oggi alle 15.30 nella sala
giunta in Via Perugini l'assessore comunale alle Attività produttive Giusi Crimi,
con i rappresentanti della
Pieffe Comunicazione e degli imprenditori interessati,
presentano una guida utile
per il cittadino che verrà
distribuita alle famiglie lametine.
SEL
Terzo polo si
confronti
col centrosinistra
«La maggioranza per noi di
Sinistra ecologia e libertà è
quella uscita dalle urne, ma
in ogni caso se il Terzo polo
vuole aprire confronti non è
al sindaco né a noi o al Pd
che si deve rivolgere, ma al
centrosinistra in toto, l’unico
abilitato a decidere». Questo
il punto di vista di Giandomenico Crapis, segretario
cittadino di Sel e consigliere
comunale di maggioranza.
La scuola primaria del quartiere
Razionale da ieri mattina porta il
nome di Azio Davoli, indimenticato parroco della chiesa Beata
Vergine Addolorata, detta della
Pietà, sacerdote ed educatore. La
caratteristica struttura a mattoncini rossi ieri è stata sede di una
vera e propria festa in onore del
prete emiliano che, nella seconda
metà degli anni Cinquanta, venne a Nicastro per il suo ministero
sacerdotale.
La dirigente della scuola Maria
Giovanna Costanzo ha ringraziato le famiglie e gli alunni che tanto si sono prodigati per curare la
cerimonia nei minimi particolari,
in modo che fosse commemorata
degnamente la figura di don Azio,
rimasto nel cuore di molti lametini.
Costanzo ha anche annunciato
che prossimamente la scuola materna di contrada Barbuto sarà intitolata a Rosa Tripodi, altra figura esemplare di insegnante ed
educatrice, nonché donna di
grande fede e devozione.
I bambini della scuola del Razionale, tra cui molti alunni rom,
hanno iniziato la manifestazione
intonando la canzone della gioia.
Si sono poi susseguite le riflessioni di chi ha avuto don Azio come
parroco e figura guida. Tra questi
Giancarlo Nicotera, attualmente
presidente della Fondazione
“Mediterranea Terina”, e l’insegnante Franco Notaris. Entrambi
hanno rimarcato la grande attenzione che Davoli aveva per i piccoli e per la loro formazione. È
stato ricordato che proprio don
Azio volle la costruzione della
grande chiesa della Pietà con i
tanti spazi annessi (cortile, oratorio, salone e quant’altro) per le attività pastorali di grandi e piccini.
Nel 1960 la chiesa fu aperta al
culto e, per quell’epoca, fu
un’opera straordinaria. Don Azio
fu uno de primi a capire che quella zona della città, in quel tempo
desolata e con poche abitazioni,
sarebbe stata di lì a pochi anni
una delle più popolate della futura Lamezia. Intuizione felicissima che lo portò alla costruzione
di una grande chiesa, punto di riferimento per la comunità che oggi conta oltre 10 mila anime.
Alla cerimonia, culminata con
la benedizione della targa da parte dell’attuale parroco della Pietà,
don Giancarlo Leone, hanno preso parte anche il sindaco Gianni
Speranza con gli assessori Rosario Piccioni e Giusi Crimi. Gli amministratori hanno plaudito
all’iniziativa della scuola che aiuta senz’altro a non dimenticare
quelle persone che hanno lasciato un segno importante nella storia recente dell’intera comunità
lametina. Leone ha raccontato ai
piccoli alunni della scuola che
don Azio era il suo parroco. Monsignor Davoli è morto il 27 dicembre di 13 anni fa, non aveva nulla,
né una casa e nemmeno una tomba.
Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011
37
Cronaca di Cosenza
.
Tutti a “Scuola di antimafia”: Sabrina Garofalo illustra le attività che l’associazione di don Luigi Ciotti ha avviato per i prossimi mesi nella nostra provincia
I piani di “Libera” per combattere le cosche
L’obiettivo è di prendere finalmente consapevolezza della presenza invasiva e silente della ‘ndrangheta
Arcangelo Badolati
Sabrina Garofalo è referente del
presidio di “Libera” per la provincia di Cosenza. Con don Luigi
Ciotti e Giap Parini, in accordo con
l’Università della Calabria, è stata
promotrice di “A scuola di antimafia”. S’è trattato del primo corso di
alta formazione sulle tematiche
delle mafie, delle antimafie, e sul
riutilizzo sociale dei beni confiscati. All’iniziativa hanno offerto la
loro prestigiosa collaborazione
Magistratura democratica, il Centro servizi per il volontariato e
l’Agenzia nazionale che si occupa
della gestione di immobili e fondi
rustici confiscati. Alla “Scuola”
hanno aderito decine di persone
seguendo i corsi tenuti nell’ateneo
per due mesi. Una esperienza positiva che ha segnato il battesimo
del fuoco di “Libera” che può considerarsi una struttura ormai operativa sul nostro territorio. Un territorio in cui la lotta alla mafia è
sempre stata guardata con sospetto, anche perchè per lunghi anni
una classe dirigente distratta e
sonnolente ha addirittura negato
l’esistenza, in quest’area della Calabria, di organizzazioni criminali
strutturate. Questo tipo di atteggiamento ha determinato colpevoli ritardi e omertose condotte
nell’avvio di processi virtuosi capaci di arginare lo strapotere delle
consorterie criminali. I silenzi e le
inerzie istituzionali e politiche
hanno favorito la silente espansione delle cosche.
Perchè avete deciso di far nascere Libera in quest’area della
Calabria?
«Per una serie di felici combinazioni: all’università c’era un gruppo di studenti che aveva avviato
un percorso di approfodndimento
sul fenomeno mafioso e, allo stesso tempo, in città, una serie di associazioni, in particolare associazioni di donne, si era avvicinata alla rete di “Libera” per capire cosa
fare per affrontare e prendere coscienza del problema della invasività delle organizzazioni mafiose.
Una invasività tollerata e favorita
pure dalle massonerie deviate e
dalla cultura delle lobby che animano trasversalmente ogni segmento della vita pubblica. Abbiamo deciso di formalizzare la nascita di Libera quando ci è stato più
volte detto che la mafia non esisteva. Mi fu detto personalmente sia
nelle scuole che all’interno di enti
pubblici territoriali. Addirittura
furono anche i componenti di talune associazioni a ribadirmi lo
strabiliante concetto. Sentire queste cose ci ha spinto ad accelerare.
Abbiamo perciò deciso di avviare
percorsi di coinvolgimento del
territorio ed indagini analitiche
sulle dinamiche mafiose. C’interessava capire come le cosche controllassero il territorio e, soprattutto, volevamo renderci conto di
come contassero su un sistema di
sordide connivenze».
Quali sono i vostri obiettivi?
«Acquisita consapevolezza del
fenomeno, ci concentriamo ora su
tre aspetti. Il primo: coinvolgere il
mondo degli studenti universitari.
Che sono studenti calabresi e,
dunque, in continuo contatto con
le aberrazioni della ‘ndrangheta.
Il secondo: promuovere azioni
volte a determinare il riutilizzo sociale dei beni confiscati. Il riutilizzo sociale, oltre ad avere un valore
simbolico, può rappresentare una
opportunità di lavoro per i giovani. Il terzo: continuare il percorso
di consapevolezza puntando su
un radicamento nel territorio interloquendo con soggetti istituzionali e del mondo del volontariato. Soggetti che conoscono
l’area e possono offrirci importanti suggerimenti in campo operativo».
Ma non ci sono molti beni
confiscati a queste latitudini
«In realtà ci sono delle zone del
Cosentino con un alto numero di
beni confiscati. Sono quindici le
municipalità che ospitano beni
sottratti alle cosche. Esistono tuttavia dei problemi legati al gap
formativo che attanaglia gli enti
locali. Molti comuni non agiscono
perché non conoscono gli strumenti necessari per intervenire. È
per questo che abbiamo promosso
la “scuola di antimafia”. C’è poi un
universo di associazioni e cooperative che dovrebbe dare la spinta
– e non lo fa – indispensabile per
attivare i meccanismi istituzionali
in questa direzione. Il nostro
obiettivo è quello di fare rete con
la finalità di ottenere finalmente
un impegno più concreto e mirato».
Le prossime iniziative?
«La promozione di laboratori
all’università con studenti e ricercatori. Il lancio di progetti di riutilizzo sociale di beni confiscati.
Progetti diventati già realtà a Scalea. Pensiamo, inoltre, ad azioni di
sensibilizzazione attraverso rassegne e seminari».
Sabrina Garofalo
Don Luigi Ciotti in visita ai terreni gestiti da “Libera”
Giap Parini
Manifestazione alla Città dei Ragazzi a partire dalle ore 16
Grande festa al “Villaggio degli Elfi”
Oggi pomeriggio, a partire dalle ore 16, presso la Città dei
Ragazzi, avrà luogo la grande
festa di Natale “Il Villaggio degli Elfi”, iniziativa rivolta a
bambini e ragazzi dai 4 anni in
su.
L’appuntamento
rientra
nell’ambito de “Il Natale dei
Bambini”, cartellone messo a
punto dal Raggruppamento
d’Imprese “La Città dei Ragazzi” (Cooperative “Cepros”, capofila, “Interzona”, “Promi-
dea” e “La Cooperativa delle
donne”) in collaborazione con
il Comune-assessorato alla
Scuola e Città a misura di bambino e le ludoteche comunali
“Il Mondo di Oz”.
Durante la festa si svolgeranno contemporaneamente,
all’interno dei diversi scrigni,
attività ludico-laboratoriali: lo
scrigno azzurro sarà sede
dell’“Officina degli Elfi”, con
laboratori artistici e trucca elfo, lo scrigno rosso si trasfor-
merà in “Elfilandia”, con giochi e dolcetti degli Elfi offerti
dalla pasticceria Reda, nello
scrigno giallo, invece, i piccoli
ospiti potranno inoltrarsi nel
“Bosco dei racconti e dei messaggi”, con letture animate e
possibilità di essere i protagonisti di videomessaggi natalizi.
E per concludere non mancherà, naturalmente, una divertente tombolata con premi
messi a disposizione dal Centro Didattico Sauzullo.
ORDINE AVVOCATI CASTROVILLARI
Studenti della Media guidati dalla professoressa Emilia Pasqua
L’artista cosentino si esibirà al “Beattino”
Concerto natalizio a “San Nicola” Il rocker Rob Leer
con gli alunni della “Campanella” stasera in concerto
La chiesa di “San Nicola” è stato teatro del classico concerto
natalizio organizzato dalla
scuola media “Tommaso Campanella.
Una giornata speciale per
gli studenti che si sono impegnati per l’ottima riuscita
dell’evento. Gran parte del merito va alla professoressa Emilia Pasqua, che ha guidato sapientemente i ragazzi.
L’intenzione degli organizzatori della manifestazione
era quella di lasciare un segno
importante in un periodo così
significativo.
I giovani protagonisti della
giornata hanno colto nel segno
mostrando ai presenti il loro
talento.
I ragazzi, inoltre, sono stati
seguiti attentamente anche
dai maestri Saveria Torchia e
Lorenzo Parisi, che hanno sostenuto gli alunni nell’esecuzione di diversi brani natalizi.
Il risultato è stato molto positivo e l’evento ha riscosso un
notevole
successo.
(vit.sca.)
In alto e sopra due immagini del concerto della “Campanella”
«Quello che faccio è molto
semplice. È rock&roll. Chi viene ai concerti sente della musica con la quale può ballare e
divertirsi. E quando ascolta le
parole delle canzoni, pensa:
“È' proprio come mi sento io...
allora non sono da solo”. Perchè credo che sia molto importante non sentirsi soli».
Sono le parole del rocker
cosentino Rob Leer, al secolo
Roberto Caruso, che da stasera (ore 21,30), come ogni anno, propone una serie di concerti nella sua città d’origine.
Stasera, al “Beattino” di
piazza Duomo, il suo classico
“One man show live” natalizio
che prevede un ampio repertorio rock suonato dalla sua magica chitarra e cantato dalla
sua voce esperta e particolare.
Un uomo e il suo sogno. Roberto infatti lascia la sua città
appena maggiorenne per trasferirsi a Londra e seguire il
suo istinto e la sua vocazione.
E i risultati non mancano. Talento puro e coraggio non gli
mancano e Rob Leer riesce a
Roberto Caruso in arte Rob Leer
trovare una sua dimensione
all’interno del panorama musicale inglese. Un piccolo miracolo. Incide e si esibisce dal
vivo riuscendo a vivere con la
sua musica. Un esempio per
tutti. Talento e impegno dopo
anni di gavetta alla fine pagano sempre. O quasi! Da stasera
Rob Leer inizia il suo mini-tour
cosentino e inizia da solo ma
nei prossimi giorni si proporrà
con un gruppo musicale al
fianco dell’amico di sempre,
Ciccio Ficco, col quale spesso
si esibisce in duo. Concerti imperdibili che sono diventati ormai una tradizione del periodo natalizio in città.
CONVOCAZIONE ASSEMBLEA
ELEZIONE COMPONENTI
DEL CONSIGLIO BIENNIO
2012/2013
Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Castrovillari, nella seduta del 10 novembre 2011, ha
deliberato di convocare l’assemblea degli iscritti
con il seguente ordine del giorno:
1) Relazione del Presidente
2) Relazione finanziaria del Tesoriere
3) Varie ed eventuali
4) Elezione di numero quindici consiglieri
in prima convocazione per la data del 3 gennaio 2012 alle ore 9.30 e in mancanza del
numero legale
IN SECONDA CONVOCAZIONE
lunedì 9 gennaio 2012 ore 9.30 presso
l’Aula Magna del Tribunale
Al termine della discussione e precisamente alle ore 13 inizieranno le operazioni di voto che
termineranno alle ore 18 dello stesso giorno,
per poi riprendere alle ore 9 del successivo
giorno martedì 10.1.2012 fino alle 15.
L’EVENTUALE BALLOTTAGGIO
AVRÀ LUOGO IL
20 gennaio 2012 dalle 9 alle 15
IL PRESIDENTE
Avv. Roberto Laghi