Relazione di progetto - Puc

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Relazione di progetto - Puc
SS
PUC
RELAZIONE DI PROGETTO
sommario | relazione di progetto
5
1. Introduzione al PUC
1.1.
Premessa .
1.2.
Nota tecnica: le fasi
1.2.1
Prima fase.
1.2.2
Seconda fase.
1.2.3
Terza fase
1.3.
Le idee di fondo del piano
1.4.
Struttura del piano e sue componenti
1.5
1.4.1.
L’ Area vasta
1.4.2.
Mobilità e infrastrutture a livello urbano
1.4.3.
Il sistema delle valli ed il parco lineare..
1.4.4.
La nuova centralità ed il centro direzionale
1.4.5.
La rinascita del centro storico
1.4.6.
I “buchi” urbani e i “progetti norma” in zone B2
Il quadro dei progetti del PUC
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1.2. Nota tecnica: le fasi
Il lavoro per la formazione del PUC è iniziato formalmente nell’estate 2006, ma
occorre dire che l’ufficio è stato installato solo verso il dicembre dello stesso
anno ed è diventato operativo da gennaio 2007.
1.2.1 Prima fase
La prima fase è stata dedicata alla costruzione del quadro conoscitivo. Il metodo di lavoro adottato può anche sembrare contradditorio con il modo di procedere. In effetti, in opposizione allo schema classico della successione di logica
lineare analisi-progetto-gestione, lo schema di riferimento sotteso alla formazione del Piano considera che ogni contenuto tematico interagisce con l’altro, e
spesso nell’altro si confonde, in questo modo:
In sostanza, si ritiene in particolare che il tema della gestione, lasciato spesso
ad un tempo successivo all’approvazione del piano, sia inteso al contrario componente essenziale del processo formativo. Si vuole anche sottolineare il fatto
che pertanto la fase conoscitiva, completata nel febbraio 2007, è fortemente
contaminata dalle due altre fondamentali componenti del piano. E’ ad esse che
si rinvia per comprendere come si è osservato il territorio, quali sono stati i temi
dominanti, pur nella necessità di descrivere un quadro esaustivo della situazione. Ambiente e mobilità sono i due temi essenziali, in rapporto ai quali è sotteso
un forte richiamo all’obiettivo di raggiungere un livello qualitativo necessario
allo sviluppo socio-economico della collettività sassarese.
La garanzia dello sviluppo nel mondo attuale non riguarda la crescita quantitativa, ma quella qualitativa. Una città “bella” è oggi condizione essenziale per
sviluppare attività nuove, cultura nuova, benessere dei cittadini.
Ecco pertanto l’insistenza sull’analisi dello spreco; edilizio e territoriale, i cui co-
sti non sono mai sufficientemente analizzati, ma quello che sappiamo per certo
è che tali costi incidono fortemente sulla gestione urbana, consumando risorse
che sarebbero ben altrimenti utilizzabili.
Due sono i tipi di risorse: quelle che riguardano la sottrazione del bene territorio
per il lungo termine, e quelle che riguardano i costi crescenti di gestione dei
pubblici servizi. E’ sufficiente l’esempio dei costi relativi alla raccolta dei rifiuti
solidi urbani, per rendersi conto come un’irrazionale crescita urbana faccia lievitare enormemente i costi pro-capite per la Pubblica amministrazione.
La prima fase cognitiva è stata accompagnata in parallelo dalla formazione del
PIANO STRATEGICO Comunale, che ha certamente contribuito a far crescere la
conoscenza dei problemi di cui soffre la città, per individuarne le soluzioni. La
natura specifica del PIANO STRATEGICO, riguardante non solo la città “fisica”, ma
anche la società locale, il suo livello culturale le sue necessità ed aspettative,
porta a considerare il Piano urbanistico come parte di un piano integrato, fisico,
economico, sociale.
Un esempio per tutti: il PIANO STRATEGICO considera obiettivo prioritario il recupero del Centro storico cittadino. Individua pertanto una serie di “azioni” di
natura integrata che presuppongono interventi di diverso livello, amministrativo, economico, sociale, urbanistico, trasportistico, turistico, etc.
Ecco azioni correlate che garantiscono che l’intervento fisico, previsto dal PUC
in termini di progetto e di norme, possa avere efficacia nel breve e nel medio
termine.
Dunque, per concludere, vi è stato un preciso riscontro fra le soluzioni adottate
nel PUC e le azioni e gli obiettivi individuati dal PIANO STRATEGICO COMUNALE.
*
*Il PIANO STRATEGICO INTERCOMUNALE, concluso
successivamente alla prima
adozione del PUC, è stato
consultato nella terza fase
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1.2.2 Seconda fase
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La seconda fase ha riguardato la messa a punto del progetto del piano: il disegno e le norme. Il passaggio dal Piano vigente al nuovo PUC è stato oggetto
di precise valutazioni quali – quantitative, in rapporto allo studio approfondito
che ha riguardato il DIMENSIONAMENTO DEL PIANO.
Il passaggio da un Piano vigente ad un Piano nuovo comporta sempre una valutazione circa il trascinamento degli impegni assunti dalla P.A. nell’approvare i
Piani Particolareggiati, i piani di lottizzazione, le singole concessioni edilizie.
Da un punto di vista strettamente legale, il nuovo Piano può cancellare ogni
previsione di intervento del piano vigente, ma è evidente che l’esame delle
“pendenze” deve essere fatto in riferimento all’articolazione casistica che si presenta:
•
piani particolareggiati e/o di lottizzazione approvati, ma non ancora attivati con concessioni;
•
idem come sopra con lavori già iniziati ma non ultimati.
•
idem come sopra ma non ancora approvati (in itinere nei diversi
passaggi); Le scelte che sono state operate, tenuto conto dell’incidenza che questi strumenti in itinere hanno nei confronti del
dimensionamento del piano è, in linea di massima, dettato dalla
conferma degli interventi, ma con puntuale messa a punto della
coerenza con le previsioni urbanistiche del PUC.
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Il progetto del Piano è stato svolto con una metodologia di lavoro che ha comportato le seguenti operazioni:
1. verifica di coerenza fra lo “stato del territorio” ed il Piano Paesistico Regionale. Questa operazione ha dato luogo ad una serie di proposte di integrazioni e modifiche al Piano Paesistico (vedi tavole dell’uso del suolo scale
1:10000, 1:4000);
2. messa a punto dei valori territoriali ambientali, paesaggistici, storico-artistici, etc… ai fini delle delimitazioni degli ambiti di tutela ed individuazione
dei beni da tutelare;
3. messa a punto delle caratteristiche del territorio agricolo e delle scelte relative alla sua tutela;
4. progetto della viabilità e del trasporto pubblico (vedi tavole “progetto sistema infrastrutturale” 1:25000)
5. progetto degli interventi relativi al “sistema del verde urbano/territoriale”
(le “valli”, i parchi, etc…);
6. individuazione dei “vuoti” urbani e territoriali del territorio urbanizzato;
7. assegnazione a ciascun “vuoto” delle destinazioni d’uso più opportune, sulla base del piano dei servizi e dei criteri relativi alle ricuciture dei “tessuti”
urbani;
8. individuazione e costruzione conseguente alle operazioni 6) e 7) delle
“schede norma”; sulla base del riconoscimento dei tessuti urbani consolidati, individuazione e perimetrazione degli stessi in funzione della loro
assegnazione alle varie zone omogenee A, B, C, D, E, F, G;
9. verifica di coerenza e messa a punto dei dati quantitativi con il dimensionamento del piano e con il piano dei servizi;
10. messa a punto delle “schede norma”
11. azionamento definitivo e costruzione del sistema normativo/perequativo;
12. costruzione dell’ immagine dei processi trasformativi del PUC.
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1.2.3 Terza fase**
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In questa fase si è proceduto alla revisione del PUC, adottato in via definitiva
dal Consiglio Comunale di Sassari con deliberazione n° 71 del 21.02.2009, per
corrispondere ai rilievi trasmessi all’Amministrazione comunale dalla Direzione
generale della pianificazione urbanistica territoriale e della vigilanza edilizia,
con Determinazione n° 256/SG del 18 marzo 2010
Presa visione della suddetta determinazione regionale, la Commissione Urbanistica Comunale, nel confermare la sostanziale e integrale validità del PUC adottato per quanto riguarda la rispondenza agli obiettivi del governo politico e per
quanto riguarda l’assetto urbanistico del territorio ha dato mandato all’Ufficio
del Piano di procede all’esame tecnico-normativo dei rilievi regionali per proporre le modifiche necessarie o opportune per ottemperare ai rilievi formulati.
L’Ufficio del Piano, a seguito di una serie di incontri con gli organi tecnici regionali, ha proceduto a formulare le valutazioni e le proposte di revisione nel
quadro della massima coerenza con gli obiettivi e con le scelte strategiche e
progettuali del PUC adottato.
In sintesi, i rilievi della Direzione Regionale si possono articolare nelle seguenti
categorie, come appresso specificato:
1. Questioni procedurali e di completezza;
2. Inosservanza di prescrizioni tecniche;
3. Incongruenza con il PPR;
4. Contrasto con il D.A. 2266/U-art.6-7 (decreto Floris) e con la L.R.45/89
art.19
ADOZIONE DEFINITIVA
DEL PUC:
deliberazione n° 71 del
21.02.2009
DETERMINAZIONE
DELLA DIREZIONE GENERALE
RAS:
n° 256/SG del 18 marzo
2010
**
A questa fase non ha partecipato l’ng. Giampiero
Uneddu, dimissionario a seguito della elezione in Consiglio Comunale;
l coordinamento operativo
è stato affidato all’ing. Enrico Corti
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RILIEVI
Determinazione n°256/SG
18/marzo 2010
1. Questioni procedurali e di completezza
Questi rilievi si riferiscono al fatto che il quadro pianificatorio regionale prevede
che la redazione del PUC avvenga contemporaneamente alla produzione di appositi strumenti finalizzati a obiettivi specifici:
•
La V.A.S.- Valutazione ambientale strategica
•
L’adeguamento al PAI- Piano di Assetto Idrogeologico
•
Il piano di utilizzo dei litorali PUL
2.
-Inosservanza di alcune prescrizioni tecniche e assenza di alcune elaborazioni specifiche previste nelle “Linee Guida” emanate dall’Assessorato Regionale per il “riordino delle conoscenze”
I rilievi si riferiscono alla necessità di revisionare e completare alcuni elaborati tecnici di analisi con particolare riferimento agli assetti ambientale, storico e insediativo secondo i criteri del PPR e delle successive Linee guida
3.
-Incongruenza di alcune scelte del PUC con gli indirizzi del PPR
I rilievi si riferiscono in particolare alle aree agricole periurbane (corona di
uliveti intorno alla città) classificate dal PUC come C2 (aree interessate da
edificato urbano diffuso) in contrasto con l’indirizzo conservativo determinato dal PPR e alle previsione di nuove zone urbanistiche nelle borgate per
le quali il PPR prescrive la riqualificazione e il completamento dell’insediamento esistente con riferimento alla matrice ambientale che ne determina
la morfologia.
4.
-Contrasto con il D.A. 2266/U-art.6-7 (decreto Floris) e con la L.R.45/89
art.19
i rilievi si riferiscono in particolare:
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•
•
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•
•
•
•
•
mancata verifica degli standard per le zone A e B;
problematicità dell’acquisizione delle aree standard con il meccanismo perequativo proposto e dell’utilizzo dell’indice virtuale
improprio dimensionamento e localizzazione delle aree previste in
cessione nelle zone C assoggettate a progetto speciale PS
mancato dimensionamento dell’insediabilità costiera sulla base
del parametro di cui all’art. 4 del Decreto;
mancata verifica dei limiti di edificabilità espressi in mc/mq previsti
dal Decreto per le diverse Zone urbanistiche;
utilizzo di alcuni strumenti attuativi (schede di isolato) o pre-attuativi non previsti dall’ordinamento legislativo regionale;
carenze, incongruenze e difficoltà interpretative in alcune norme
urbanistiche;
Nel procedere alla revisione sono stati integralmente confermati i principi e le
strategie del PUC adottato. In particolare si confermano il dimensionamento
complessivo, i principi di equità distributiva e di perequazione e le idee forti
dell’assetto urbanistico (l’asse parco, il sistema della valli e il parco lineare, il
centro direzionale, il ruolo del centro storico e il sistema delle relazioni di area
vasta).
Sono stati revisionati e integrati tutti i documenti di analisi che concorrono alla
costituzione dei documenti relativi al RIORDINO DELLE CONOSCENZE secondo
l’articolazione proposta dal PPR e dalle successive Linee -Guida emanate dalla
RAS relativamante a:
•
•
•
-ASSETTO AMBIENTALE
-ASSETTO STORICO-CULTURALE
-ASSETTO INSEDIATIVO
RIORDINO DELLE
CONOSCENZE
IL QUADRO
PROBLEMATICO
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INTERPRETAZIONE
- SINTESI PAESAGGISTICA
Il quadro analitico è stato interpretato attraverso la sintesi paesaggistica che
definisce la struttura dei paesaggi locali, indagati nelle loro componenti e nelle
loro qualità percettive.
La sintesi paesaggistica costituisce il quadro di riferimento per la determinazione delle strategie di riqualificazione del paesaggio e per l’ inquadramento del
progetto urbanistico.
LA RISPOSTA URBANISTICA
La revisione del dispositivo normativo è stata svolta in modo da verificare la normativa regionale mentre l’impianto urbanistico, mantenuto nella sua essenza,
ha subito alcune modifiche per uniformarsi alle indicazioni del PPR, alle prescrizioni della nuova versione del PAI e al rapporto ambientale della valutazione
ambientale strategica e, infine, per risolvere alcune condizioni critiche locali.
In particolare:
1. per quanto riguarda l’assetto paesaggistico-ambientale:
•
Il sistema delle valli, il fosso della noce, è stato restituito alla sua valenza principale di corridoio ecologico, classificandolo come zona
H ed escludendolo pertanto dal computo delle aree standard S3
(verde pubblico)
•
sono state espunte le zone C2 della corona olivetata ripristinando
la classificazione di zona E e normando le procedure per la predisposizione dei programmi di riqualificazione paesaggistico-ambientale e di recupero urbanistico;
•
le perimetrazioni esterne delle nuove espansioni sono state contenute in continuità con l’edificato esistente e sono state introdotte
norme (H2/8) per la protezione dei valori paesaggistici;
•
per alcune connessioni viabilistiche, ritenute importanti per il funzionamento della rete, che interessano aree particolarmente sensibili (Monserrato, Sant’Orsola-Orti di Lu Paradisu, circonvallazione
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Logulentu-Monte Bianchinu), sono mantenute le indicazioni del
piano con la prescrizione che la progettazione esecutiva dovrà essere preceduta da una puntuale analisi delle alternative di tracciato
e dalla specificazione delle caratteristiche tecniche dei manufatti,
atte a minimizzare gli impatti;
2. Per quanto riguarda l’assetto storico culturale, il completamento della
schedatura dei beni archeologici e architettonici ha consentito di formulare i criteri di salvaguardia e valorizzazione che si sono posti alla base delle
strategie del PUC.
In particolare:
•
L’analisi dei secondi perimetri dei beni ricadenti nel centro urbano ha
portato alla identificazione di una nuova perimetrazione del Centro
Matrice che viene così a ricomprendere sia le espansioni ottocentesche ma anche le parti più significative delle espansioni urbane del
primo novecento; estensione che si è ritenuta necessaria proprio per
poter valorizzare, attraverso gli strumenti attuativi particolareggiati, la
coerenza della stratificazione storica del centro urbano;
•
Nei confronti dei valori storici il Puc individua le strategie di salvaguardia, recupero e valorizzazione mediante azioni puntuali orientate alla
ricostruzione identitaria: la città della cultura, la città mercatale, il recupero residenziale, la mobilità sostenibile, sono i principali interventi in
grado di perseguire la nuova qualità urbana della città storica.
•
I Piani particolareggiati già predisposti dalla Amministrazione Comunale nel quadro del PRG vigente prima dell’entrata in vigore della
normativa specifica del PPR, costituiscono il fondamentale patrimonio
conoscitivo e normativo di dettaglio ma dovranno essere revisionati e
integrati in v rapporto alla verifica di conformità.
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3.
Per quanto riguarda l’assetto urbanistico e normativo, la revisione è
consistita essenzialmente nell’approfondimento delle procedure perequative , nella verifica degli standard per le zone A e B e per la predisposizione delle schede norma relative ai “vuoiti urbani” delle zone
B2 e ai progetti speciali, sia per quanto riguarda l’impianto urbanistico
che per quanto riguarda l’apparato normativo.
In definitiva, si è proceduto alla verifica complessiva del PUC ripercorrendo
l’intero percorso progettuale attraverso l’analisi delle diverse parti di cui è
costituito e la struttura dell’insieme.
I grandi capitoli della lettura urbana hanno fatto riferimento alla “città consolidata” , alla “città in trasformazione,” alle strutture di relazione (infrastrutture, sistema dei servizi, connettivo del verde) in modo da rendere possibile
la verifica delle proposte di piano sia alla scala del dettaglio che a quella
generale degli impianti.
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IL PUNTO DI PARTENZA
1.3. Le idee di fondo del piano
E’ un dato ormai notorio che un piano urbanistico è frutto del concorso di più
persone, da quelle maggiormente specializzate nei campi d’interesse dell’urbanistica (demografia, statistica, economia, paesaggio ed ambiente, etc…), a
quelle inserite nel ciclo di produzione dei documenti necessari, fino ai vari consulenti, ed ai decisori (gli amministratori etc..).
Tuttavia, la figura dell’urbanista, che coordina e progetta il piano, rimane, e la
sua presenza caratterizza lo “stile” del piano. Se si deve dire in sintesi quale è lo
stile di questo piano, l’uso del termine “adattivo” potrebbe essere considerato
contradditorio perché dell’adattamento è tipico il variare, il modificare, il corrispondere ad una domanda che viene dall’esterno (dai luoghi, dalla società locale). Mentre lo stile riguarderebbe il nostro sguardo interiore. Si avanza l’ipotesi,
che l’adattamento a luoghi e/o persone, se reso evidente e circostanziato, rappresenta uno “stile”, singolare, se si vuole, ma proprio per questo riconoscibile, e
questa è una particolarità dello “stile”.
A Sassari esiste una condizione per il piano che è bene subito evidenziare:
•
- in primo luogo un’Amministrazione determinata a farlo, con l’intenzione esplicita di coltivare, con il piano, l’interesse collettivo;
•
- una “posizione”, a livello regionale, altrettanto esplicita e tesa alla
tutela dei beni culturali attraverso atti, come il Piano Paesaggistico
Regionale, molto ben definiti e tali da spingere le amministrazioni
locali a dotarsi di nuovi e aggiornati piani;
•
- un disastro urbanistico che ha almeno due conseguenze inconfutabili: a) il malfunzionamento della città e del sistema urbano nel
suo insieme; b) il sacrificio di un patrimonio ambientale e paesistico
di grande valore, basti ricordare la corona olivetata che fino a non
molti decenni fa circondava Sassari;
Sia consentito anche un cenno ad un altro aspetto del “disastro”, che è la bruttezza, quando la bellezza della città è uno dei fini fondamentali dell’urbanistica.
Degli altri fini, come l’efficienza, si è già detto, riconoscendo nel caotico sviluppo urbano di questa città la conseguenza di un traffico che non funziona e di
un’abitudine dei cittadini ad usare quasi esclusivamente il mezzo privato in assenza di mezzi di trasporto efficienti. Ma l’irrazionale sviluppo ha creato anche
separatezza, isole disperse di una società frantumata, ed assenza di socialità.
Siamo al terzo obiettivo irrinunciabile dell’urbanistica, che è l’equità, come forma di giustizia sociale che sul territorio assume la necessità di equidistribuire fra
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Pr
i cittadini beni e servizi, quale antidoto alla frammentazione e dispersione. Una
dispersione che ha naturalmente a che vedere con la dispersione territoriale
dell’abitato, che ha invaso l’agro in modo del tutto irrazionale, spesso senza i
servizi primari a rete.
Questo quadro del disastro, qui appena sintetizzato, e molto ben documentato
negli elaborati del piano, non vuol essere la solita dimostrazione che più si riconosce grave il malato, e quindi maggiore onore dovrà essere riservato al medico
che interviene per guarire.
Serve invece a dire che tale quadro rivela un insieme di esigenze cui occorre
dare risposte a breve e medio termine, che esso rappresenta una pluralità di
temi cui è stato necessario applicarsi per trovare le soluzioni. Impone cioè una
attenzione ai termini reali, fisici e sociali, facendo giustizia di ogni velleità teorica e di ogni idea astratta dei problemi da affrontare.
Ecco che lo “stile del piano” è di necessità pragmatico: si ispira ai valori irrinunciabili di una società che ambisce al miglioramento delle sue condizioni di vita
senza discriminazioni di sorta, privilegiando l’interesse collettivo, senza peraltro
penalizzare quello individuale.
Questo piano non nasce soltanto da una fondamentale presa d’atto del Piano
Paesaggistico Regionale, ma ha fatto dei valori ambientali il principio di partenza per il progetto.
Il progetto del piano è innanzitutto un progetto di tutela e valorizzazione ambientale da cui discendono le soluzioni per migliorare, in qualità di prestazioni,
il territorio.
L’idea forte che struttura il piano è l’asse parco lineare parallelo alla ferrovia per
Porto Torres. Lo struttura perché riammaglia il sistema periferico della città e
con la sua ricchezza di funzioni può costituire un’attrazione forte e vitale per
tutta la periferia sassarese.
Altri aspetti progettuali riguardano l’accurata presa in carico dei “vuoti” urbani,
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aree abbandonate e risultanti di processi trasformativi all’intorno, veri e propri
“vacui” urbani. Ecco, le occasioni per un ulteriore sviluppo edilizio sono state
colte solo negli ambiti di rimarginazione, di completamento, di utilizzazione dei
vuoti, confermando così l’idea di un piano “blocco dell’espansione urbana” nel
senso che il piano non prevede l’apertura di nuovi fronti urbanizzativi.
La “nuova” Sassari è dunque un progetto di riqualificazione che utilizza il nuovo
sistema di mobilità consentito dal riuso del sistema ferroviario densificando le
aree meglio servite da questo nuovo sistema metropolitano.
Se queste sono le scelte “fisiche” non meno rilevanti sono le scelte gestionali
atte a realizzare il disegno del piano. Il sistema perequativo adottato garantisce
una condizione di equità distributiva: oneri e benefici derivanti dalla nuova edificazione risultano per i proprietari dei terreni egualmente distribuiti. Il criterio
di eguaglianza è ovviamente applicato con la necessaria ponderazione dei valori delle risorse in gioco; laddove i terreni sono compresi nel tessuto edificato si
ha un maggior indice di edificabilità, laddove i terreni sono ancora in uno stato
“agricolo”, se ne avrà uno assai minore.
Il tema – problema delle amministrazioni pubbliche relativo alla scadenza dei
vincoli viene superato sia dal sistema perequativo, sia dalla scelta di sottoporre
ogni processo trasformativo alla disciplina di una scheda norma. Questa scheda
contiene le condizioni di edificabilità, ma anche l’individuazione delle aree da
cedere al Comune per la realizzazione dei pubblici servizi. In tal modo le aree a
standard, avendo anch’esse un indice virtuale da trasferire sulle aree di concentrazione volumetrica, non sono sottoposte alla decadenza del vincolo. Il meccanismo gestionale è indubbiamente complesso: pone la pubblica amministrazione nella condizione di realizzare il piano, ma anche di formare un organico e di
creare un ufficio adeguato ai nuovi compiti che il PUC pone in essere.
Pr
Quadro riassuntivo degli obiettivi generali e degli obiettivi specifici
Obiettivi generali
cod.
Descrizione
Obiettivi specifici
cod.
Descrizione
OBS1
Tutela e conservazione dei siti di interesse comunitario
OBS2
Incentivazione di un turismo naturalistico ecosostenibile
OBS3
Riqualificazione e tutela paesaggistico-ambientale del sistema collinare
della Nurra e salvaguardia della risorsa
idrica sotterranea
OBS4
Conservazione degli elementi identitari del paesaggio agricolo
OBS5
Riattivazione del sistema fruitivo turistico dell’Argentiera
OBS6
Sostegno e valorizzazione dell'economia locale agricola e/o zootecnica
OBS7
razionalizzazione
estrattive
OBS8
Prevenzione del rischio idrogeologico
attraverso norme d'uso del territorio
OBS9
Salvaguardia della corona olivetata
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Pr
OBG1
Promozione di politiche di tutela, conservazione
eriqualificazione del territorio della Nurra e delle
aree costiere
utilizzo
risorse
Quadro riassuntivo degli obiettivi generali e degli obiettivi specifici
Obiettivi generali
cod.
Descrizione
Obiettivi specifici
cod.
OBS10
OBG2
Descrizione
Sistema integrato dei luoghi della
cultura
OBS11
Recupero del centro storico
OBS12
Densificazione del sistema insediativo
Attenzione e riqualificazione della cit- OBS13
tà esistente attraverso politiche di con- OBS14
servazione e valorizzazione della città
storica, di completamento della città
compatta del '900 e di trasformazione
OBS15
nelle aree semicentrali e periiferiche
OBS16
Ricucitura dei vuoti urbani
Recupero delle infrastrutture esistenti
per un nuovo modello di mobilità
sostenibile
Gerarchizzazione delle reti per tipo di
relazione
Fluidificazione del traffico veicolare
sulla rete di gerarchia superiore
Definizione di una armatura portante
delle relazioni interquartiere
OBS18
OBG3
Strategie di sviluppo sostenibile OBS19
tra identità urbana e innovazione
Svliluppo del sistema economico e produttivo
Incentivazione all'uso razionale
dell'energia e alla produzione
energetica da fonti rinnovabili
Tutela dall'inquinamento acustico ed elettromagnetico
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Pr
1.4. Struttura del piano e sue componenti
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Pr
La struttura del piano è data da un insieme di scelte alla scala di area vasta (vedi
par. 1.4.1) e da un altro insieme di scelte a scala urbana; nei paragrafi 1.4.2.,
1.4.3., 1.4.4., sono illustrate le scelte di fondo del disegno del piano, mentre al
par. 1.4.5. e 1.4.6. sono illustrate le scelte per l’area urbana centrale.
Il PUC non si esaurisce in tali scelte ma è da esse caratterizzato. Se queste sono
le scelte “fisiche” altre scelte fondamentali, di carattere afisico ma determinanti
per l’attuazione e gestione del piano sono contenute nell’apparato normativo:
perequazione , progetti norma e l’articolazione delle “voci”della legenda contengono le parole chiave del piano, e ad esse occorre far riferimento per comprendere, insieme al disegno, la “logica” del piano.
Se le tavole della zonizzazione ne costituiscono l’aspetto giuridico fondamentale insieme alle norme, le tavole del cosiddetto “pupazzo” del piano ne costituiscono l’esemplificazione, maggiormente comprensibile per i cittadini, del
disegno futuro.
1.4.1. L’ Area vasta
Il sistema di relazioni con l’area vasta è dato da tre componenti fondamentali:
•
il sistema ambientale di riferimento;
•
la considerazione dei rapporti fra Sassari ed i centri circostanti,
maggiori o minori, relativamente alle destinazioni d’uso di livello
territoriale;
•
il sistema della mobilità e delle infrastrutture proposte.
I tre principali riferimenti per le scelte sono stati:
1. il Piano Paesaggistico Regionale;
2. il Piano Territoriale Provinciale
3.
il Piano Strategico Intercomunale
Lo studio approfondito degli ambiti di paesaggio a scala sovralocale ha portato
alla definizione degli ambiti di livello locale e alla individuazione degli indirizzi
progettuali e progetti strategici, definendo lo scenario futuro su cui misurare le
trasformazioni del paesaggio.
I PROGETTI DEL PIANO
Il quadro progetti che rappresenta l’ossatura del PUC di Sassari si articola nei
progetti del sistema insediativo e infrastrutturale (centro storico, asse parco,
valli urbane e corona olivetata, i progetti speciali per le periferie e i nuclei urbani, i nuclei rurali e quelli costieri, la mobilità su ferro, la viabilità ciclopedonale, i
nuovi assi interquartiere), del sistema ambientale (riqualificazione dell’arco costiero nord orientale comprendente stagno di Pilo, Fiume Santo e Platamona,
e nord occidentale che include il parco Geominerario e il SIC del lago di Baratz)
e del sistema agricolo ed energetico ( Centro di ricerca di Bonassai, parco delle
energie rinnovabili a Fiume Santo, Parco agricolo comunale)
1.4.2. Mobilità e infrastrutture a livello urbano
Il sistema della mobilità costituisce uno dei due fondamentali assi portanti del
PUC. Sassari ha la fortuna di possedere un sistema ferroviario (statale e regionale) di notevole articolazione territoriale; al tempo stesso, ha avviato un programma di rete tranviaria il cui primo esito è la linea urbana che facendo capo
alla stazione ferroviaria giunge all’Emiciclo Garibaldi.
Vi sono i presupposti per un uso metropolitano delle reti ferroviarie per giungere a creare un sistema di notevole articolazione, capace di servire i diversi quartieri di cui ormai la città si compone. Questa particolare condizione di cui gode
potenzialmente la città, induce a ritenere il sistema ferroviario quale elemento
strutturante il PUC.
E’ infatti evidente che, per rendere efficiente un sistema di trasporto, occorre
creare una domanda adeguata, e questo può determinarsi attraverso una densificazione degli agglomerati serviti. Le linee ferroviarie sono da considerarsi
come arterie vitali del corpo vivo della città, ed il disegno di questa deve essere
perciò da esse condizionato.
Solo con un trasporto pubblico efficiente si può ottenere il trasferimento degli
spostamenti dall’auto privata al mezzo pubblico, venendosi così a creare condizioni ambientali di notevole qualità.
Se dunque la potenziale rete di trasporto pubblico struttura il progetto del PUC,
il ruolo delle infrastrutture stradali cambia ed assume una funzione di accessibilità urbana per le relazioni “esterne “ della città. Il PUC prevede pertanto un
potenziamento delle funzioni di attraversamento esterne al centro città per fluidificare il traffico e migliorare pertanto le condizioni ambientali; le infrastrutture assumono così la funzione di “gronda “ capace di drenare il traffico e servire le
relazioni tra le diverse parti di cui la città si compone .
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1.4.3. Il sistema delle valli ed il parco lineare
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Secondo asse portante del PUC è, nella sostanza, il progetto ambientale. Un
piano urbanistico degli anni duemila non può più partire dall’organizzazione insediativa, e cioè dai “pieni” , ma dalla caratteristiche ambientali, cioè dai “vuoti”.
Un piano contemporaneo è un piano dei “ vuoti” ; la sua principale ambizione è
connettere tali vuoti e renderli fruibili.
Sassari è fatta da un sistema di valli, due delle quali “interne alla città, che ha
fino ad oggi trascurato, lasciando che se ne riducessero le potenzialità di vero e
proprio “canale ecologico”. Il raccordo tra queste due valli, con il loro recupero
ed immissione nel sistema urbano, assicurandone l’uso pedonale continuo e la
creazione di un parco lineare parallelo alla ferrovia per Porto Torres rappresentano il secondo asse portante che struttura il piano.
Se un tempo l’asse portante di un piano era un asse veicolare “costruito” oggi si
ritene di poter scegliere come asse un parco, dotato di pista pedonale e ciclabile. La sua potenza è data dalla lunghezza (circa 6 km), dall’utilizzo dell’asse ferroviario quale elemento distributore dell’utenza ed infine dal costituire il parco
e le sue intersezioni una attrezzatura urbana di elevata qualità a vantaggio dei
quartieri nati disordinatamente attorno.
L’asse parco diviene condensatore della nuova forma urbana, capace di assorbire quella domanda che fino ad oggi si è rivolta all’agro, e di dare una qualità
urbana innovativa per l’intero sistema territoriale.
1.4.4. La nuova centralità ed il centro direzionale
Il progetto del Centro Direzionale che si propone, costituisce il terzo elemento
fondamentale del Piano. Posto alla confluenza delle due valli urbane, punto di
partenza dell’asse parco, elemento conclusivo dell’asse principale del centro
storico, utilizzando la sede di un parco ferroviario da dimettere il centro Direzionale assume un ruolo chiave nella configurazione della nuova Sassari.
Si tratta di un insediamento-ponte, che riunisce le due città oggi separate dalla ferrovia. Il Centro Direzionale stabilisce pertanto un nuovo polo di centralità
perseguendo una logica di costruito fondata su tre centri Piazza d’Italia /Corso
Vittorio Emanuele/Centro Direzionale.
Posto nel cuore del sistema delle valli, cerniera del rapporto fra città storica e
area di Predda Niedda, centro del sistema dei trasporti dell’area metropolitana,
il Centro Direzionale rappresenta certamente l’idea del nuovo piano ed interpreta le prospettive della città che derivano dal dibattito sviluppato con il Piano
Strategico.
1.4.5. La rinascita del centro storico
La rinascita del Centro Storico è risultato, nel dibattito per il piano strategico,
l’obiettivo principale scelto. Le potenzialità in esso contenute, il valore che assume per definire l’identità sassarese, i valori intrinseci dei manufatti architettonici, delle strade e delle piazze, sono gli ingredienti che hanno determinato
tali scelte, ma c’è di più: il Centro Storico è venuto ad assumere un valore, che
prima non aveva di contrapposizione alla digressione urbana dell’agro. Esso è
il luogo della socialità e della solidarietà che si contrappone ai luoghi asociali,
immagine reificata dell’egoismo e della personalizzazione. Il ritorno al centro
storico assume pertanto il ruolo di una contrapposizione e di affermazione di
un valore che si attribuisce ad un modello consolidato. L’inizio della rinascita è
già nei fatti, con la totale pavimentazione di strade e piazze.
1.4.6. I “vuotii” urbani e i “progetti norma” in zone B2
Il censimento dei vuoti urbani ha portato alla individuazione di aree di trasformazione all’interno del contesto urbano; si tratta di aree che, in generale, nel
piano vigente erano destinate a servizi e che sono da considerarsi con vincoli
decaduti e non riconfermabili. Pertanto si è operata la scelta di assoggettare
tali aree a schede norma per recuperare quanto possibile di aree a standard attraverso il meccanismo della cessione in cambio di una edilficabilità che risulta
confinata in un area di concentrazione volumetrica. Si tratta di un insieme di
aree nelle quali il meccanismo di attuazione individuato è teso a garantire la
maggiore quantità di standard possibili attraverso un progetto che tiene conto delle particolari condizioni locali. E’ il contrario di uno “zoning” omologante
forme, altezze, dimensioni e distanze, mentre si è mirato ad una scelta caratterizzante i luoghi urbani.
27
Pr
PROGETTI DELL’ASSETTO
INSEDIATIVO
28
Pr
PROGETTI DELL’ASSETTO
AMBIENTALE
29
Pr
PROGETTI PER L’AGRICOLTURA E L’INNOVAZIONE
30
Pr
IL QUADRO DEI PROGETTI
31
Pr
32
Pr
33
Pr
2. Il progetto ambientale
2.1. Strategie generali .
2.2. Strategie puntuali
2.2.1 L’ambito urbano: le valli e i giardini ritrovati
2.2.2. La corona olivetata .
2.2.3. L’agro e la piana della Nurra
2.2.4. Gli stagni di Pilo e Casaraccio
2.2.5. Lo stagno di Platamona e la pineta
2.2.6. Le colline della Nurra
2.2.7. L’Argentiera e le borgate costiere
2.2.8. Il lago di Baratz e Porto Ferro
2.2.9. Le valli fluviali e il lago di Bunnari.
2.3. L’asse Sassari – Porto Torres: priorità di intervento e asse portante del PUC
2. Il progetto ambientale
2.1. Strategie generali
34
Pr
La ideazione delle linee strategiche sul territorio comunale di Sassari per ogni
singolo ambito paesaggistico individuato in fase di analisi, richiede un ragionamento a scala più vasta che presuppone la messa a sistema delle risorse presenti sul territorio. La riqualificazione generale del territorio può essere vista sia in
chiave ecologica che fruitiva.
35
IL RAGIONAMENTO ECOLOGICO
L’obiettivo da raggiungere è la salute del sistema ambientale nel suo futuro
sviluppo strategico. In ecologia del paesaggio, disciplina che ha assunto una
propria autorevolezza nelle scienze, un paesaggio può essere visto come un
mosaico ambientale costituito da unità ecologicamente definite dette PATCHES
inserite in una MATRICE rappresentata dall’ unità dominante dell’intero sistema.
Rappresentare il paesaggio in questa visione concettuale può sostenere ed indirizzare i ragionamenti progettuali che nascono nel complesso sistema naturalistico del comune di Sassari.
Le Patches sono unità distinte ecologicamente inserite in una matrice. Nel caso
di Sassari, la matrice è rappresentata dalla Nurra, su cui sono inserite le patches
del sistema ambientale: La corona olivetata, l’ambito naturalistico dello stagno
di Platamona, Pilo e Casaraccio, il sistema dell’Argentiera, il lago di Baratz, le
colline della Nurra, l’ambito paesaggistico dell’area di Bunnari, i corsi d’acqua.
Mettere in relazione di continuità tutti questi elementi di paesaggio favorisce
lo sviluppo di una solida rete ecologica necessaria per la conservazione della
biodiversità e la salute del sistema.
Inoltre, nelle aree in cui le diverse patches sfumano una nell’altra o si fondono
con la matrice di riferimento, si vengono a creare zone di margine, aree di contatto che in termini scientifici vengono definite ECOTONI o fasce ecotonali. E’
proprio in queste aree che si afferma un’ elevata biodiversità supportata dalla
presenza di specie di entrambi gli ecosistemi adiacenti e specie specifiche dell’
ecotono stesso caratterizzato da una situazione ecologica distinta e caratteristica.
Pr
36
Pr
Questa rappresentazione sostiene la tesi che mantenere e creare eterogeneità
in un paesaggio, crea biodiversità innalza il livello di salute degli ecosistemi e
la qualità di vita dell’uomo. Un paesaggio eterogeneo come quello di Sassari
quindi può potenzialmente rappresentare una struttura che se progettata con
logiche ecologiche, può migliorare le condizioni di salute del contesto.
37
Pr
IL RAGIONAMENTO FRUITIVO
E’ necessario affiancare ad un discorso ecologico, un sistema fruitivo capace di
valorizzare le risorse presenti rendendole accessibili in modo sostenibile al cittadino. E’ necessario che, al flusso ecologico di specie che si riattivano sul territorio
sia affiancato un flusso fruitivo, in modo da rendere partecipi i cittadini del miglioramento delle condizioni ambientali. Così, attraverso un sistema di percorsi
ciclabili e pedonali, si viene a creare un circuito che tocca tutte le risorse ambientali e naturalistiche che caratterizzano il territorio incentivando una visione
turistica strategica e sostenibile.
2.2. Strategie puntuali
Alla luce dell’attenta analisi del luogo, intesa anche come lettura della stratificazione nel tempo di segni antropici, ognuno di essi consequenziale all’altro e
costituenti l’eredità che ci è stata consegnata sul sito oggetto di trasformazione,
vengono individuati, sviluppati e descritti i diversi ambiti di paesaggio che costituiscono la base di partenza per l’attenta progettualità e la definizione delle
linee guida del Piano di riqualificazione.
38
Pr
39
Essi sono così identificati in 8 ambiti distinti ma in connessione tra loro, ambiti
che con le loro peculiarità definiscono e strutturano il territorio del comune di
Sassari.
E’ in questi settori che si intende agire e mirare la progettualità per valorizzare, salvaguardare ed incrementare le potenzialità ecologiche e fruitive presenti
sull’intera area.
A
B
C
D
E
A1
L’ambito urbano:le valli e i giardini ritrovati
La Corona olivetata
La Nurra e l’agro sassarese
Gli stagni di Pilo e di Casaraccio
Lo Stagno di Platamona e la pineta Le colline della Nurra
L’ Argentiera e le borgate costiere Il Lago di Baratz e Porto
Ferro
Le valli fluviali e il lago di Bunnari
Pr
2.2.1 L’ambito urbano: le valli e i giardini ritrovati
40
Pr
La città di Sassari presenta alcuni caratteri insediativi dominati prevalentemente dalle valli del Rio Mascari, del Rio Mannu di Porto Torres e del Rio Ottava,
all’interno delle quali si sviluppa il sistema insediativo della città e la diffusione
periurbana ad essa correlata. Tale sistema si localizza in modo da istituire una
serie di relazioni di prossimità con il sistema degli insediamenti dei comuni contigui, rafforzato dall’andamento della fitta rete di connessione viaria. L’insediamento della città compatta presenta una distribuzione periurbana di servizi di
carattere primario che costituiscono il raccordo fra la città e le zone destinate
all’espansione urbana e alle residenze diffuse. La città sorge su un tavolato di
natura calcarea, lievemente declinato verso nord ovest in direzione del Golfo
dell’Asinara e della Pianura della Nurra. La parte verso sud est è di natura prevalentemente collinare tanto che la città risulta cinta da numerose vallecole verdi,
formate dallo scorrere dei numerosi rii, molto conosciute per la fertilità e trattate ad olivo, coltura tipica e rappresentativa del territorio sassarese.
Sassari gode di una buona dotazione di aree a verde pubblico: tra i diversi parchi e giardini diffusi in tutta la città, sono da ricordare i giardini pubblici, nati alla
fine dell’ottocento che si sono sviluppati lungo le valli create dallo scorrere dei
“flumini” e caratterizzati dalla costante presenza delle fontane, e delle sorgenti
simbolo della ricchezza d’acqua presente in tutto il territorio.
Simbolo ed icona di Sassari, uno dei principali monumenti della città, è la Fontana di Rosello, una struttura in marmi policromi, edificata nel 1600, al centro
dell’omonima valle, nelle vicinanze delle mura medioevali.
Questi giardini sassaresi vengono reinterpretati come “giardini ritrovati”, luoghi
della quotidianità depositari della cultura territoriale e della sapienza ambientale tradizionale, molto diffusi fino all’800 in tutto il territorio urbano; oggi ne
restano residui lembi a memoria di un tempo passato.*
*(da “I giardini ritrovati”
Marras, Maliardi,ViridisItalia Grafiche Campi Bisenzio, 2007)
Le strategie di progetto.
L’ambito urbano del centro città presenta grandi potenzialità dal punto di vista progettuale e strategico. All’interno del sistema verde urbano svolgono un
ruolo di primo piano il sistema della Valle del Rosello e il Fosso della Noce che
permettono di integrare la città di Sassari nell’intero contesto territoriale.
La presenza dell’acqua infatti permette di fornire una continuità che va incentivata sia dal punto di vista ecologico che dal punto di vista fruitivo. L’enorme potenzialità di questa porzione di verde urbano impone una progettazione compatibile sia con l’immediato contesto peri-urbano, sia con il prioritario indirizzo
di riqualificazione comunale: l’Asse Sassari - Porto Torres.
Ecco dunque tre progetti speciali la cui realizzazione è affidata al sistema perequativo previsto. Dal punto di vista strategico è necessario considerare il sistema connettivo verde di Sassari, rappresentato dal sistema dei giardini ritrovati.
La riconnessione dei parchi di Sassari, delle valli sopra citate e la strutturazione
di un sistema di verde minore pubblico e privato permette di creare quella continuità ambientale che genera “flussi naturali” dall’ esterno all’interno della città
consolidata.
PREDDA NIEDDA Nelle immediate vicinanze della città consolidata si estende
senza soluzione di continuità il comparto industriale di Predda Niedda. Questo
grande insediamento si pone in netto contrasto paesaggistico ed ambientale
con il sistema della Corona Olivetata su cui si innesta. E’ pertanto indispensabile
creare da una parte degli elementi di filtro (fasce di vegetazione) che minimizzino l’impatto sulle componenti paesaggistiche adiacenti (Corona Olivetata, sistema agricolo degli orti di Lu Paradiso e sistema fluviale del Rio Sant’Orsola) e
dall’altra creare una continuità verde tra le aree interstiziali del comparto (spartitraffico, filari alberati, incolti) al fine di migliorarne l’aspetto e di riconnetterlo
al sistema territoriale circostante.
41
Pr
42
Pr
2.2.2. La corona olivetata
Fin dall’antichità la coltivazione dell’olivo ha rivestito per le popolazioni residenti nel bacino del Mediterraneo un’importanza fondamentale legata a molteplici
aspetti: storici, culturali, religiosi, oltreché alimentari. Nel nord della Sardegna
gli oliveti cominciano ad essere impiantati a partire dalla seconda metà del XVI
secolo, ma lo sviluppo maggiore si ha nella prima metà del secolo successivo
sotto l’impulso degli spagnoli. La coltura dell’olivo ha quindi rappresentato una
delle risorse principali di questo territorio dapprima sotto il profilo economico,
successivamente anche sotto quello ambientale.
Degli oltre 10.353 ettari di superficie specializzata la maggior parte è destinata
alla produzione di olio, riconosciuto, non solo a livello locale, per il particolare pregio, mentre solo poche decine di ettari sono finalizzate alla produzione
di olive da mensa destinate al mercato locale. Così la distesa di olivi, disposta
come una corona, circondava quasi completamente l’area urbana, sui terreni
meno fertili, sino alle aree con roccia affiorante, dove spesso venivano realizzate
apposite conche per ospitare le piante. Da diversi anni si assiste ad una frammentazione e alla demolizione di questo paesaggio a causa della progressiva
espansione urbana non controllata. Nelle aree di frangia la funzione prioritaria
degli oliveti è quella di azione di difesa dal suolo e di caratterizzazione del paesaggio.
Oggi la corona olivetata rappresenta un sistema fortemente caratterizzante il
contesto periurbano di Sassari fungendo da elemento connettivo tra il centro e
l’ambito agricolo della Nurra. Conservarne la struttura per garantire il mantenimento delle relazioni fra il paesaggio rurale degli oliveti e il margine del tessuto
urbano significa preservare e restaurare elementi del paesaggio agrario e storico del territorio periurbano di Sassari.
43
Le strategie di progetto.
Gli indirizzi strategici per quest’ambito sono legati alla tutela ed alla valorizzazione della funzione agricolo produttiva ed ecologica legata alla coltivazione
dell’ulivo. In particolare la strategia progettuale mira a conservare la fascia degli
oliveti per garantire il mantenimento delle relazioni fra il paesaggio rurale degli
stessi e il margine del tessuto urbano attraverso azioni orientate a:
•
-conservare la relazione fra la struttura fondiaria degli oliveti e quella insediativa attraverso il sostanziale blocco degli insediamenti esistenti, per
garantire l’azione di presidio e manutenzione del paesaggio degli uliveti
svolta dai proprietari;
•
-prevedere l’ incentivazione ed il controllo delle aree agricole periurbane,
finalizzato a contrastare un uso diverso da quello rurale;
•
-conservare e restaurare elementi del paesaggio agrario storico del territorio periurbano attraverso il mantenimento dell’agrosistema delle colture
arboree (olivi, fruttiferi, viti), il recupero della connessione legata alla risorsa
proveniente dai corsi d’acqua e dalle sorgenti;
•
creare una dimensione aziendale atta a sviluppare un’attività agricola professionale puntando l’attenzione sulla riqualificazione dell’edilizia rurale
esistente quale parte integrante del paesaggio
Pr
44
2.2.3. L’agro e la piana della Nurra
Pr
Il territorio sardo appare ancora oggi caratterizzato dai paesaggi agro-pastorali
ricchi di quella tradizione e di quella devozione che ha caratterizzato per anni il
lavoro degli isolani. La permanenza dei segni anche minimi dell’umanizzazione
del territorio rurale, dai vecchi e nuovi paesaggi dell’agricoltura e della pastorizia, rende questo territorio unico nel suo genere, soprattutto alla luce dei nuovi
spopolamenti che sono avvenuti in questo periodo storico in modo diffuso.
La piana della Nurra è stato un territorio per secoli caratterizzato da diffuse pratiche agrarie che vertevano soprattutto nella coltivazione di frumento e di orzo,
ma risultavano ben rappresentate anche piante orticole quali il fico, la vite, l’olivo, il mandorlo. Gli agrumi, limone e cedro, comparsi successivamente all’epoca
dei romani, oggi si presentano in numero ridotto.
Il paesaggio agrario, solo eccezionalmente e, in ogni caso, solo in aree ben definite di antica tradizione o di nuove bonifiche, è riuscito a esprimere una caratterizzazione così evidente da acquisire spicco nei riguardi dell’ambiente naturale.
Il sistema della Nurra, unito con il vasto sistema di vallecole che giacciono nella
periferia di Sassari costituiscono l’agro sassarese, un sistema paesaggistico di
importanza storica ed ambientale, interessato da diversi fenomeni di degrado,
principalmente dovuti all’abbandono delle colture agricole ed alla continua
espansione residenziale, ma, in virtù delle numerose ed attuali tracce del paesaggio storico ancora conservate, possono essere considerati luoghi depositari
della cultura, della storia e della sapienza ambientale tradizionale.
45
Le strategie di progetto.
Il territorio agricolo di Sassari appartenente al sistema della Nurra, riconosciute
le potenzialità agroambientali, viene strategicamente individuato quale ambito
da dedicare alla conservazione, riqualificazione e valorizzazione delle componenti che lo caratterizzano. L’incentivazione di pratiche ecocompatili è un obiettivo che riguarda anche il fine di potenziare le possibilità fruitive e ricettive del
territorio.
Le linee strategiche individuate a tal fine riguardano: tutela e riqualificazione
del reticolo idrografico principale e secondario tramite il potenziamento della
vegetazione ripariale per la formazione di corridoi ecologici; -potenziamento
della trama agricola attraverso sistemi vegetali lineari; -tutela e valorizzazione
della funzione agricolo-produttiva; -promozione di itinerari tematici legati alla
risorsa territoriale (enogastronomia, prodotti della terra). -interventi di ricomposizione fondiaria nelle aree rurali, con particolare riferimento a quelle periurbane, suscettibili di essere utilizzate per produzioni agricole di qualità per la
produzione di energia da fonti alternative/rinnovabili e per il risparmio energetico (produzione e gestione di biomassa). -inserimento paesaggistico-ambientale di interventi di trasformazione infrastrutturali ed insediativi che tenda alla
riqualificazione del contesto caratterizzato da agricoltura periurbana, attività
produttive e infrastrutturali stradali con particolare attenzione al reticolo idrografico esistente.
Pr
46
Pr
2.2.4. Gli stagni di Pilo e Casaraccio
Lo stagno di Pilo rappresenta, con una superficie di 120 ettari, una delle aree
umide più interessanti ed importanti del nord della Sardegna. Esso è alimentato
da due immissari, il rio Guardia Secca e rio Badde d’Issi, la cui portata d’acqua
oggi risulta piuttosto impoverita. Questa scarsezza idrica ha portato un conseguente impoverimento di specie dal punto di vista ornitologico e floristico.
Sono comunque presenti e ben rappresentati uccelli nidificanti quali il germano reale, la folaga, la gallinella d’acqua, il fenicottero, saltuariamente anche
quello rosa, il falco pescatore, il cavaliere d’Italia, e raramente anatre e il martin
pescatore. Quest’ambito si trova in diretta comunicazione con lo stagno di Casaraccio, collocato più ad ovest, a cui è raccordato grazie alla fascia litoranea
della spiaggia delle antiche saline e delle basse dune che caratterizzano i diversi
habitat con la serie completa della vegetazione alofila e psammofila. Le acque
salmastre accolgono significative estensioni della vegetazione vascolare delle
acque salse (Ruppietea) che sfumano negli habitat delle alofite con dominanza
di chenopodiacee succulente e nella vegetazione di paludi sub-salse (Juncetalia maritimi). Le dune accolgono una facies di vegetazione ad Armeria pungens
che rappresenta il limite occidentale della distribuzione nel Nord-Sardegna.
Fragmiteti, canneti e tamariceti e alimieti ad Atriplex halimus si sviluppano in
modo frammentario sia nella fascia peristagnale, sia nelle retrodune (Schede
Bioitaly, RETE NATURA 2000).
Lo stagno di Casaraccio
Lo Stagno di Casaraccio (o delle Saline), poco profondo, occupa una superficie
di circa 7,5 ettari. E’ separato dal mare da una sottile striscia sabbiosa ed ha uno
sviluppo in lunghezza in senso perpendicolare alla linea costiera di circa 800 mt.
contro una larghezza di soli 100 mt.
Nelle immediate vicinanze dello stagno di Casaraccio, si trova la spiaggia delle
Saline, estesa per circa 100 ettari, dove trovano riparo fenicotteri, garzette, aironi e cormorani, dominata dall’omonima torre, costruita nel 1570 circa; si tratta
di una struttura di forma cilindrica con un diametro di 6 m. e un’altezza di 8,
ingresso elevato a ben 4 m. da terra, con due piani con volta e cupola. La lunga
spiaggia delle Saline, di sabbia finissima, è così chiamata per la presenza delle
saline sfruttate già dal XIII sec. e un tempo proprietà dei monaci di S. Maria di
Tergu.
Questa area è composta di un’ampia area stagnale di retrospiaggia compresa tra il cordone di piaggia attuale che si sviluppa con andamento rettilineo in
direzione sud-est nord-ovest e le propaggini settentrionali dei rilievi miocenici del Turritano occidentale. La spiaggia è caratterizzata da un corpo sabbioso
interno che si eleva per 3-4 m. sul livello del mare e da una successione di due
o talora tre cordoni di spiaggia paralleli tra i quali si formano ristagni d’acqua
temporanei.
Le due aree stagnali sono raccordate dalla fascia litoranea della spiaggia delle
antiche saline e delle basse dune che le caratterizzano con i diversi habitat della
serie completa della vegetazione alofila e psammofila. Le acque salmastre accolgono significative estensioni della vegetazione vascolare delle acque salse
(Ruppietea) che sfumano negli habitat delle alofite con dominanza di chenopodiacee succulente e nella vegetazione di paludi sub-salse (Juncetalia maritimi).
Le dune accolgono una facies di vegetazione ad Armeria pungens che rappresenta il limite occidentale della distribuzione nel Nord Sardegna.
Fragmiteti, canneti, tamariceti e alimieti ad Atriplex halimus si sviluppano in
modo frammentario, sia nella fascia peristagnale, sia nelle retrodune. Per l’avifauna il Sito è tra le più importanti aree umide del Nord Sardegna.
L’alta frequentazione delle spiagge, gli insediamenti turistici circostanti, nonché
la presenza della termo¬centrale di Fiumesanto, contigua allo Stagno di Pilo,
costituiscono i maggiori pericoli per la conservazione del sito (Schede Bioitaly,
RETE NATURA 2000)
Le strategie di progetto.
Le linee strategiche di intervento per tale ambito, riconosciuta la valenza naturalistica, riguardano prevalentemente la conservazione, il recupero e la valorizzazione ambientale. Pertanto nel rispetto dei particolari caratteri di queste aree,
gli interventi previsti riguardano:
•
salvaguardia e tutela delle specie vegetali tipiche degli ambienti umidi, attraverso azioni di stabilizzazione e contenimento della prateria di posidonia e della vegetazione psammofila.
•
-creazione di aree filtro di interfaccia tra l’ambito agricolo e lo stagno con
funzione ecotonale.
•
-individuazione dei siti da destinare all’osservazione della fauna selvatica
(bird-watching) incentivando un turismo naturalistico sostenibile.
•
-salvaguardia e tutela delle aree più sensibili legate alla presenza di avifauna.
47
Pr
2.2.5. Lo stagno di Platamona e la pineta
48
Pr
Esso è rappresentato da una depressione di retrospiaggia che si sviluppa parallelamente alla costa per una lunghezza di oltre 6 km., mentre la larghezza
massima è di circa 1 km. Lo stagno è separato dal mare da un campo dunale di
sabbie eoliche, anch’esse di retrospiaggia, parzialmente ricoperte da vegetazione spontanea e da rimboschimenti.
Dal campo dunale si passa attraverso un cordone di sabbia alla spiaggia di Platamona. Attualmente lo stagno è alimentato dal rio Buddi Buddi mentre mantiene un tasso di salinità grazie allo scambio con il mare attraverso le sabbie
della spiaggia.
Alla prateria di Posidonia oceanica, alquanto frammentata, fa seguito nella fascia litoranea sabbiosa e dunale, tutto l’insieme degli habitat che comprende
le associazioni dei Cakiletea, Agropyrion, Ammophilion e Crucianellion, ugualmente frammentate, gli elicriseti a Helichrysum microphyllum, Scrophularia ramosissima ed Ephedra distachya, le dune con i ginepreti a Juniperus macrocarpa, con alberi di grandi dimensioni, e la vasta pineta di origine antropica a Pinus
pinea, Pinus halepensis e, sporadico, Pinus pinaster.
La fascia peristagnale è caratterizzata dalla vegetazione delle paludi sub-salse
(Juncetalia maritimi), canneti a Phragmites australis e, unica località nota in Sardegna, aggruppamenti ad Eryanthus ravennae. Lo stagno accoglie anche una
della pochissime stazioni di Utricularia australis note per la Sardegna.
Lo Stagno di Platamona è sicuramente uno dei siti più importanti per la nidificazione di Porphyrio porphyrio e Ardea purpurea. I maggiori pericoli sono dovuti
alla alta frequentazione turistica delle dune, alla presenza degli insediamenti
turistici, sia dentro, sia fuori dal perimetro di delimitazione del sito, e, per lo
stagno, dall’apporto di nutrienti dalle aree coltivate vicine e dal possibile interramento dovuto alla mancanza del necessario ricambio idrico.
Il ginepreto soffre dalla eccessiva copertura di Pinus pinea, sia per l’ombreggiamento, sia per il deposito degli aghoi che rimangono indecomposti sui rami
del ginepro (tratto da schede Bioitaly, RETE NATURA 2000). Tali aree umide si
costituiscono quali aree di pregio per la conservazione e la riproduzione della
fauna selvatica, stanziale e migratoria, diventando allo stesso tempo un punto
importante della rete ecologica di tutto il territorio sardo.
Le strategie di progetto.
Le strategie di riqualificazione paesistico-ambientale di quest’ambito caratterizzato da un alto valore naturalistico e da un’ elevata potenzialità turistica mirano
ad una progettazione intercomunale (Sassari, Portotorres, Sorso,..) mediante
azioni orientate:
•
al recupero integrato del sistema delle risorse ambientali delle dune, dello
stagno, della pineta di Platamona.
•
alla salvaguardia e tutela delle specie vegetali tipiche delle zone sub – salse,
•
alla conservazione e potenziamento delle aree a Posidonia oceanica e alla
valorizzazione del ginepreto e della pineta a Pinus pinea e Pinus Halepensis.
•
alla costituzione di aree filtro di interfaccia tra l’ambito agricolo e lo stagno
con funzione ecotonale per evitare l’eutrofizzazione dovuta ai reflui dell’attività agricola adiacente.
•
a qualificare l’accessibilità al litorale attraverso l’individuazione di nodi lungo la direttrice costiera interna e la localizzazione di servizi e infrastrutture
per agevolare la fruizione del litorale. a connettere le aree urbane con l’arco
costiero del litorale di Platamona attraverso l’organizzazione del sistema
della mobilità al fine di incrementare le occasioni di fruizione del litorale.
49
Pr
2.2.6. Le colline della Nurra
50
Pr
La Sardegna, fra le sue ricchezze naturali, può vantare un vasto patrimonio speleologico e carsico ormai conosciuto e apprezzato anche a livello internazionale.
Le cavità naturali attualmente conosciute su quest’ isola sono circa 2400. Nell’
intero territorio sardo si passa dalle grotte più piccole, esplorabili facilmente ed
in poco tempo, ad ambienti che, come nel caso specifico, possono considerarsi
veri e propri sistemi carsici, che per quanto riguarda l’ accessibilità del territorio,
presentano difficoltà tecniche di varia natura.
Occorre ricordare che le grotte sono fra gli ambienti più fragili in assoluto, dove
ogni piccola alterazione delle condizioni naturali può provocare danni irreversibili o, nella migliore delle ipotesi, lunghissimi tempi di ripristino.
La Nurra, nel territorio di Campanedda, è caratterizzata dalla presenza di cavità naturali di rara bellezza. In questa zona il territorio è caratterizzato da forme
accidentate che vanno da forme aspre a subpianeggianti, spesso con piani di
inclinazione orientati, variamente fratturati e ed erosi. La copertura vegetale è
caratterizzata dalla presenza di formazione spesso relitte di Quercus ilex, più frequentemente di macchia evoluta, o di formazioni di degrado, la gariga. Questa
unità caratterizza i limiti della fossa Miocenica, da Monte Alvaro ai rilievi collinari
della Nurra, dove sono presenti le formazioni metamorfiche.
Dal punto di vista chimico fisico possiamo descrivere questi suoli come a profondità variabile, tessitura argillosa, struttura grumosa, poliedrica subangolare
e più spesso angolare. Sono poco permeabili, sia per la roccia madre che per le
caratteristiche del suolo è in questo modo che si determina una elevata erodibilità e la presenza di scheletro affiorante.
Diffusi in affioramento risultano essere anche i sedimenti miocenici, si tratta in
generale di calcari organogeni, calcareniti, calcari biodetritici fossiliferi e marne
questi costituiscono il vasto tavolato Sassarese ed i ripiani dell’Anglona e del
Logudoro nella Sardegna settentrionale, il Sarcidano ed il bordo orientale della
pianura campidanese. Risulta che da queste risorse idriche, la cui tutela è urgente, in un futuro non lontano potrebbe dipendere l’approvvigionamento di intere
comunità. La protezione della risorsa, ovviamente, è strettamente legata alla sua
conoscenza.
E’ da considerarsi necessaria la conservazione di queste aree che costituiscono
un patrimonio scientifico ed ambientale di immenso valore, ultimi testimoni di
un paesaggio ormai scomparso in tutte le aree più o meno aride del Mediterra-
neo.
Gli ambienti carsici hanno una grande importanza anche in relazione alle risorse
idriche locali. Il sistema idrico sotterraneo di tali ambienti, però, è particolarmente esposto ai rischi dell’ inquinamento consideriamo infatti indispensabile
riuscire a tutelare queste aree con delle zone che le circondino e le preservino
in modo da riuscire a conservarne non solo l’ aspetto paesaggistico dei luoghi
ma anche la possibilità futura di utilizzarli come risorse idriche. Giacimenti che,
per effetto delle profonde fratture delle rocce e dei fenomeni carsici, sono altamente permeabili e hanno tempi di ricarica relativamente rapidi, ma contemporaneamente presentano un’elevata vulnerabilità all’inquinamento e, purtroppo,
una pressoché nulla capacità di autodepurazione. Le esplorazioni e le ricerche
speleologiche, condotte in questi anni in Sardegna, hanno consentito una prima valutazione della grande potenzialità delle falde acquifere sotterranee degli
ambienti carsici.
Strategie di progetto.
Quest’ambito si pone come isola di vegetazione a macchia mediterranea bassa
all’interno del sistema
paesaggistico della Nurra. Il substrato a carattere prevalente carsico rappresenta una grande potenzialità in relazione allo sfruttamento delle risorse idriche
presenti nelle falde sotterranee.
Le azioni strategiche che mirano alla riqualificazione tengono in considerazione
le potenzialità ecologiche,idrauliche e fruitive proprie di quest’area associate
alla possibilità di sfruttare la risistemazione e riqualificazione paesaggistica degli ambiti di cava presenti.
Le azioni strategiche sono orientate:
•
Alla tutela del sistema vegetativo a macchia bassa (Olivastro, lentisco, rhamnus, ginestra, filirrea).
•
Al monitoraggio ed alla tutela delle falde acquifere sotterranee.
•
Al ripristino ed inserimento paesaggistico - ambientale degli ambiti di cava
presenti.
•
All’ incentivazione delle funzioni turistiche attraverso la creazione di percorsi ciclo – pedonali.
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2.2.7. L’Argentiera e le borgate costiere
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Il territorio dell’Argentiera rappresenta un’area che ricade all’interno dell’altopiano della Nurra, costituita da una superficie particolarmente brulla e poco
fertile, interessata per molto tempo dallo sfruttamento delle riserve minerarie
presenti sul territorio. Essa nasce come borgo di minatori dell’800 e deriva il
suo nome dai più antichi giacimenti di piombo e zinco argentiferi. Sfruttata fin
dal medioevo, i permessi per l’attività di estrazione viene revocata nel 1963.
Ambiente con una architettura sobria, il borgo dell’Argentiera appare quale sito
di notevole interesse urbanistico ed edilizio, ponendosi quale testimonianza eccezionale di archeologia industriale.
Caratterizzata da una crescita poco organica e da una assoluta semplicità architettonica, si presenta quale nucleo edificato costituito da una serie di case basse
costruite tra i fabbricati produttivi, senza seguire un preciso disegno urbanistico ma certamente secondo una logica legata alla specifica attività. Quest’area
oggi rientra nel Parco Geominerario, e, con i suoi 61 kmq, occupa meno del
2% dell’intero parco. Nell’area delimitata si distinguono diversi settori, densi di
aspetti paesaggistico ambientali: il settore settentrionale, con un tratto di costa
che presenta pareti ripide, come la rupe di Capo dell’Argentiera, area di interesse geo-minerario, dove è ubicata la borgata, il settore centrale, con l’insenatura
di Porto Ferro, caratterizzata da un arenile di sabbia rossastra; il settore meridionale, contrassegnato dalle falesie dello sperone calcareo di Capo Caccia e dalle
grotte disseminate lungo questo tratto di costa, come la grotta Verde, la grotta
dei Richiami e la grotta di Nettuno.
E’ in questo spazio che convergono elementi di particolare interesse storico,
culturale ed ambientale. Sono ancora presenti, anche se relitte, formazioni planiziali di Ulmus minor, Genista sardoa e Genista morisii, elementi naturalistici
che rendono l’area particolarmente interessante dal punto di vista floristico a
cui si accompagnano gli aspetti di maggior interesse riguardanti la flora delle
aree metamorfiche decisamente poco comuni in tutto il nord Sardegna.
L’Argentiera oggi rappresenta un’occasione mancata di fare turismo e cultura
dentro la storia della Sardegna. Consapevole delle sue potenzialità attualmente
la borgata è a al centro di azioni di bonifica da parte dell’Amministrazione ed
è in corso di attuazione un complesso progetto per realizzare il “Museo della
miniera” che ha come finalità la valorizzazione delle potenzialità intrinseche
del luogo attraverso la proposta di una serie di funzioni, quali attività museali
ed espositive e collaterali tese ad accentuarne il carattere di polo di attrazione
storico-culturale.
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Le strategie di progetto.
L’area dell’argentiera è inserita all’interno del parco Geominerario. Dal punto di
vista strategico, le azioni dovranno essere rivolte soprattutto alla riattivazione di
un sistema fruitivo. L’area può essere inserita in un’organizzazione turistica che
può trovare un forte impulso nel recupero e nella valorizzazione della miniera
dell’Argentiera La qualità e la sensibilità dell’area è tale da richiamare una gestione del territorio orientata principalmente all’osservazione, alla conservazione e
alla fruizione promuovendo azioni volte al: ripristino delle aree maggiormente
degradate, con la realizzazione di percorsi e la valorizzazione del centro minerario dismesso e delle borgate storiche ad esso correlate; -recupero funzionalearchitettonico e messa in sicurezza delle miniere; -valorizzazione e promozione
del parco geo-minerario come sede per eventi internazionali; conservazione dei
processi biologici vegetali ed animali che assumono in quest’area un carattere
di singolarità e varietà e che, per la marginalità territoriale possono diventare
particolarmente vulnerabili per le difficoltà oggettive di una gestione diretta
e costante. Per quanto concerne il centro minerario, perimetrato dalla Regione
come “centro Matrice”, si rinvia al Progetto Speciale
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2.2.8. Il lago di Baratz e Porto Ferro
Il Lago Baratz,è l’unico lago naturale della Sardegna. Di dimensioni molto piccole, con una profondità che attualmente raggiunge i 6-6.5m, esso ha un bacino
idrografico molto ristretto, che si estende principalmente a nord del lago ed
ha un’estensione di circa 1125 ettari. Da questa sua esiguità deriva l’ estrema
sensibilità a situazioni siccitose o di deficit idrico con la connessa fragilità degli
ecosistemi che insistono sul bacino. Immerso nel territorio della Nurra, isolato
da influenze antropiche di diverso genere, il lago ha continuato ad adattarsi alle
diverse condizioni ambientali e naturali
susseguitesi. Oggi con l’espansione urbanistica sia di Sassari che di Alghero,
collocato nelle vicinanze della bella spiaggia di Porto Ferro e l’incremento del
turismo fa temere alla sua stessa sopravvivenz a.
La nascita del lago, avvenuta alla fine dell’ultima glaciazione, è dovuta allo sbarramento delle valli fluviali dell’attuale Rio dei Giunchi e del Rio proveniente da
Cuili Puddighinu, da parte di una duna sabbiosa,
caratterizzata da un fondo sostanzialmente impermeabile (principalmente arenarie) e da una sovrastruttura permeabile (alluvioni terrazzate e depositi sabbiosi).
La duna si estende per circa 850 metri in direzione da Nord-Ovest a Sud-Est ed
ha una quota massima di circa 70 metri (Punta Sa Guardiola) ed una quota minima lungo l’asse di circa 50 metri a Nord-Ovest e di circa 40 metri a Sud-Est.
Negli anni 50, a causa delle opere di forestazione di origine antropica, la duna è
stata ricoperta da una
formazione arborea di conifere a prevalenza di pino domestico (Pinus pinea) e,
subordinatamente, di pino d’Aleppo (Pinus halepensis) che si estende su una
superficie approssimativa di 250 ettari. Tuttavia qua e là, dove la pineta è più
rovinata e si dirada, l’originale vegetazione mediterranea sta riprendendo il sopravvento.
Le rive del Lago Baratz, nella fascia perilacuale, ospitano frammenti di vegetazione a Juncus acutus ed
importanti aspetti delle formazioni a Potamogeton sp. Lungo tutto il settore
meridionale prossimo alla riva si sviluppa una fascia a Tamarix africana, originatasi nel momento in cui il livello del lago era superiore a quello attuale. Le
insenature ove sfociano gli immissari del lago sono occupate da prati umidi.
Ai margini della pineta è presente una fascia frangivento composta da eucalipto (Eucalyptus sp.) e acacia (Acacia sp.); queste ultime due specie sono caratterizzate da una elevata capacità colonizzatrice e sono in grado di rinnovarsi
spontaneamente anche all’interno del terreno ricoperto da conifere. Per quan-
to riguarda il sottobosco, la composizione presente è piuttosto interessante in
quanto costituita da Juniperus phoenicea, Rhamnus alaternus, Pistacia lentiscus
e Chamaerops humilis.
Sono numerose le specie faunistiche presenti;è d’uopo ricordare i tuffetti, gli
svassi, qualche germano reale, porciglioni, gallinelle d’acqua e folaghe, aironi cinerini. E’ reperibile anche qualche rapace, in particolare poiane e sparvieri. Sono
presenti anche gheppi, pernici sarde e quaglie, cuculi che trascorrono il periodo
caldo in Sardegna, e martin pescatore.
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Le strategie di progetto.
L’ Area interessata dal lago di Baratz prevede azioni strategiche volte alla miglioramento dello stato ecologico del bacino interessato da fenomeni di interramento ed eutrofizzazione volte alla riqualificazione e
successiva riattivazione di un sistema fruitivo di qualità.
Le azioni sono principalmente rivolte a:
•
contrastare il progressivo interrimento dello stagno con rimozione delle
macrofite sviluppatesi in maniera eccessiva nella fascia perilacustre;
•
controllo ed abbattimento delle principali fonti inquinanti nel bacino attraverso fasce tampone boscate (FTB) ai margini del sistema agricolo adiacente;
•
creazione di una fascia boscata con funzione ecotonale inserita tra l’ecosistema agricolo e l’ecosistema lacustre margine;
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2.2.9. Le valli fluviali e il lago di Bunnari
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L’area posta a est di Sassari, è caratterizzata da un paesaggio caratteristico in cui
si intervallano un sistema di valli fluviali e altopiani che degradano verso la pianura della Nurra. Sono numerosi i corsi d’acqua che l’attraversano in direzione
est ovest tra cui il rio Mascari che incide nella parte sud della città un profondo
canion naturale.
Su tutta quest’area, paesaggisticamente omogenea, si trovano formazioni
vegetali spontanee a leccio (Quercus Ilex) sparse e elementi di macchia mediterranea a Rhamnus alaterna, Pistacia lentiscus e Cistus Sp.) Il Lago di Bunnari,
ultimato nel 1985, presenta una capacità massima di 130.000 metri cubi, cui
corrisponde una superficie di 80.000 metri quadrati, con profondità massima
di 17 metri e media di 14 metri. Il carico teorico dovrebbe determinare concentrazioni lacustri molto elevate di fosforo che dovrebbe provocare uno stato
ipertrofico. I valori stimati sono simili a quelli rilevati nel lago.
Nonostante un miglioramento della qualità delle acque, il bacino non rientra
nella categoria dei mesotrofici, presenta anzi uno stato di eutrofia nel bacino
del Mannu di Porto Torres. Nel 2006 la situazione ambientale non risultava sostanzialmente modificata rispetto ai dati sopraindicati. L’invaso di Bunnari sul
riu Bunnari è costituito da un sistema di due invasi in cascata gestiti dal Comune
di Sassari che è concessionario dello sfruttamento della risorsa ad uso idropotabile. Attualmente rientra nello Schema Coghinas-Mannu di Pattada-Bunnari,
schema di alimentazione di importanti utenze idropotabili, quali la città di Sassari e tutti gli altri centri della Sardegna Settentrionale, nonché delle utenze
industriali di Porto Torres e del sassarese ed infine delle utenze irrigue ricadenti
nell’ambito territoriale del Consorzio di Bonifica del Nord Sardegna.
Tale schema insiste sullo sfruttamento dei deflussi del rio Coghinas, attraverso
gli invasi a Casteldoria e a Muzzone, e su un suo affluente il Mannu di Pattada
con l’invaso a Monte Lerno. A questi si aggiunga la traversa di Donniganza sul
Coghinas gestita dal Consorzio di bonifica del Nord Sardegna al servizio del
comprensorio della bassa valle del Coghinas. Il Piano acque forniva un volume
di invaso di 1.66MMc e una capacità massima autorizzata di 1.66Mmc.
Dall’ analisi del bacino si rilevano i seguenti elementi di criticità: Esiste uno squilibrio tra quantità della risorsa e popolazione servita che impone una regolamentazione dell’ uso. Aumento della popolazione servita in relazione ad una
migliore gestione della risorsa e della capacità di ritenzione idrica delle falde all’
interno del bacino.
Nell’ipotesi di piena efficienza delle opere di adduzione in base alle valutazioni
contenute nel Documento quadro determinano in 253,61 Mm3 il volume annuo netto erogabile dallo schema descritto. Lo scenario idrologico ipotizzato
con deflussi ridotti del 55% rispetto ai circa 558 Mm3 del 22-75, consente di
erogare solo 146,64 Mm3 annui sempre al netto di perdite e rilasci ambientali.
Allo stato attuale una forte penalizzazione allo sfruttamento della risorsa disponibile è costituita dalla inadeguatezza delle opere di adduzione dagli invasi che
consentono di derivare solo 95 Mm3 annui per i diversi usi che si configurano
nel territorio. Il fabbisogno complessivo annuo della zona servita dallo schema
in esame ammonta a 122 Mm3 dei quali 40 ad uso potabile, 57 ad uso irrigui e
25 ad uso industriale.
Nell’area del lago di Bunnari è in fase di realizzazione un parco naturalistico.
Le strategie di progetto.
La strategia di riqualificazione per quest’ambito prevede:
•
il potenziamento del sistema ambientale e naturalistico sfruttando
i corsi d’acqua insistenti sull’area come corridoi ecologici e potenziandole la vegetazione ripariale.
•
Il raggiungimento della vegetazione climax per quest’ambito costituita da Leccete tramite rimboschimenti mirati in aree strategiche
in modo da riconnettere i sistemi vegetazionali relitti.
Per il lago di Bunnari in particolare la linea strategica per la riqualificazione prevede una riduzione del livello trofico diminuendone i costi di potabilizzazione
nonché migliorando il livello qualitativo delle acque.
Bisognerà quindi intervenire con azioni volte a:
•
Effettuare un’attenta analisi delle attività produttive (civili, industriali ed
agrozootecniche) con la conseguente individuazione dei problemi dell’ attuale gestione del territorio e della risorsa.
•
Migliorare la qualità dell’ acqua evitando o limitando l’ apporto di nutrienti,
controllando l’ efficienza degli impianti di depurazione e lo stato delle discariche.
•
Fornire indicazioni sull’ uso dei fertilizzanti in campo agricolo, controllando
la gestione delle aziende zootecniche, soprattutto di tipo intensivo.
•
Favorire il ripristino e la gestione del manto vegetale.
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La priorità d’intervento: L’asse Sassari – Porto Torres
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Il sistema verde che segue ed accompagna l’acqua intercettando i diversi ambiti territoriali offre l’occasione di valorizzare le risorse in essi contenute. In
ognuno di questi ambiti si vengono a creare paesaggi che suggeriscono una
modalità di progettazione orientata verso la riqualificazione del sistema intercettato. Così per il centro città dobbiamo parlare di “parco urbano” e sviluppare una progettazione che sia compatibile con l’assetto fruitivo della città, per
l’ambito urbano che si sviluppa al di la della ferrovia, parliamo di “spina verde”
progettando un sistema di conservazione e potenziamento del contesto agricolo, per l’ambito periurbano la conservazione della “corona olivetata” e per
l’ambito extra urbano un sistema che tenga conto dei caratteri paesaggistici
della “pianura della Nurra”.
Di seguito verranno analizzate nel dettaglio le quattro tipologie individuate
individuando per ognuna un menù di paesaggi e le strategie per la loro riqualificazione
L’AMBITO EXTRAURBANO:
La pianura della Nurra
L’AMBITO PERIURBANO:
La Corona olivetata
L
’AMBITO URBANO: La
spina verde
IL CENTRO CITTA’: Il parco
urbano
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Conclusioni
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Il piano di riqualificazione paesistico ambientale del comune di
Sassari mira a studiare ed interpretare gli elementi che sono presenti sul territorio e ad individuare una strategia che possa relazionare e collegare i diversi ambiti considerati in un continuum
ambientale e fruitivo che permette di riattivare la “circolazione” del
sistema comunale
Dal punto di vista ambientale, se la pianura della Nurra rappresenta la matrice dominante, è necessario che le patch (le altre componenti naturalistiche) siano valorizzate e messe in condizione
di comunicare tra loro creando così una solida rete ecologica. In
ecologia del paesaggio l’eterogeneità dei paesaggi insistenti su un
territorio e la loro continuità crea biodiversità e salute del sistema. La rete che si crea dal punto di vista ambientale deve essere
messa in condizione di essere fruita in modo consapevole senza
che influisca con i flussi naturali. È necessario quindi pensare una
viabilità sostenibile ciclo pedonale che lambisca i diversi ambiti ed
attraversi i meravigliosi paesaggi del comune di Sassari.
Il motore che può innescare la riattivazione della circolazione è
l’asse Sassari-Porto Torres attraverso il quale l’abitante della città
viene guidato a riscoprire i suoi paesaggi e la sua natura e attraverso il quale la natura viene riportata all’interno della città creando i
presupposti per uno stile di vita sostenibile.
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3. Progetti per il sistema storico culturale
3.1. Progetti di valorizzazione storico culturale nel territorio urbano ed exrtaur
bano
3.1.1. I beni culturali nel territorio
3.1.2 Strategie di progetto
3.1.3 Strategie progettuali generali
3.1.4 Le ville suburbane nella corona olivetata
3.1.5 I cuiles ed il contesto ambientale dell’Argentiera
3.1.6 Le torri costiere nella fascia litorale adiacente l’ecosistema di
Baratz
3.1.7 Le chiese dell’agro e delle borgate extra urbane
3.2. Progetti di valorizzazione per il centro storico
3.2.1. Piano-Programma e Agenzia per il Centro Storico
3.2.2. Programma di recupero residenziale
3.2..3. Progetti strategici per le aree pubbliche
3.2.4. Centro Commerciale naturale e aree mercatali
3.2.5. Albergo diffuso ed incubatore d’impresa
3.2.6. Città della cultura
3.2.7. Progetto ambientale delle valli
3.3. Recupero della borgata mineraria dell’Argentiera
3.4. Recupero della borgata di Tottubella
3.4.1. Progetto del Piano Particolareggiato
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3..1 Progetti di valorizzazione storico culturale nel territorio urbano ed exrtaurbano
La lettura del patrimonio culturale esistente sul territorio comunale di Sassari
è da effettuare in relazione alle peculiarità naturalistiche e paesaggistiche che
caratterizzano il territorio stesso e che hanno determinato, nel corso del tempo,
le tipologie architettoniche presenti, legate agli specifici contesti ambientali.
Le caratteristiche naturali dei luoghi, oggi subordinate allo sviluppo urbano,
talvolta incontrollato, hanno determinato, fino a pochi decenni addietro, le
direttrici dell’insediamento umano, dall’epoca preistorica a quella moderna,
costituendo la matrice stessa della ricerca tipologica architettonica, nonché
urbanistica.
Le scelte localizzative nel territorio, inizialmente legate alle necessità fondamentali, quali la presenza delle risorse idriche, dei pascoli e delle aree seminative più ricche, sono state via via determinate da motivazioni sempre più
specifiche, collegate ai diversi aspetti della vita degli abitanti insediati che, oltre il mero sostentamento, hanno contemplato le funzioni religiose e spirituali,
quelle strategiche di attacco e difesa dai gruppi vicini, ed infine il desiderio di
arricchimento, con la scelta dei terreni più fertili e produttivi.
In rapporto a tali esigenze è possibile leggere un’evoluzione cronotipologica
dei modelli architettonici abitativi, produttivi e specialistici, tutti riconducibili,
nella loro progettazione, alle particolarità orografiche, paesaggistiche o naturalistiche dei luoghi in cui sono state realizzate e che le hanno determinate.
Il territorio di Sassari, ancora in parte da indagare nella sua vastità e complessità, restituisce tale stratificazione chiaramente leggibile in alcuni casi e meno
palese in altri, per i cambiamenti da esso subiti in un arco di tempo, fra l’altro,
relativamente breve.
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La conoscenza del patrimonio culturale, di per se organismo in continua evoluzione per lo storicizzarsi di realtà moderne e contemporanee, l’approfondimento dello studio del conosciuto e l’individuazione dei beni di cui non si ha
cognizione documentaria e bibliografica, resta argomento naturalmente aperto e soggetto ad implementazioni ed accrescimenti, in un processo continuo
che testimonia in se stesso la vitalità potenziale di tale patrimonio, tutt’altro che
scollegato dal contemporaneo e sorpassato nella memoria collettiva.
3..1.1 I beni culturali nel territorio
La suddivisione del territorio comunale in tre distinti ambiti quali l’extraurbano,
il periurbano e l’urbano, è funzionale all’analisi delle caratteristiche oggettive e
percettive del paesaggio e alla definizione di un secondo perimetro di rispetto
paesaggistico delle aree archeologiche. Queste tre macroaree, strutturalmente
differenti, pongono il problema della lettura, in termini di visibilità, dei beni
stessi e della relazione esistente tra i monumenti e il loro contesto di riferimento. Le aree e i siti archeologici considerati come elementi puntuali nel paesaggio e sottoposti a vincolo di tutela integrale (ex 1089 e 1497 del 1939), sono in
realtà componenti di un sistema insediativo storico cui possiamo far risalire la
prima organizzazione del territorio. L’alta densità di costruzioni nuragiche, in
particolare localizzate in corrispondenza dei corsi d’acqua quali il Rio Mannu, il
Rio d’Ottava, il Rio Mascari, porta all’individuazione dei sistemi insediativi nuragici. Si tratta di un documento, tuttora esistente nonostante buona parte delle
costruzioni, originariamente in elevazione, conservino allo stato attuale solo
poche tracce residue di muratura.
Nell’ambito extraurbano, caratterizzato da ampi spazi aperti e da una attività
antropica rivolta alle attività agricole e di allevamento, il sistema insediativo nuragico ha conservato buona parte delle sue caratteristiche perché il territorio
non ha subito grandi trasformazioni nel corso del tempo e non si è modificato,
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in modo sostanziale, l’uso del suolo. Le costruzioni ancora in elevazione e facilmente individuabili, assolvono la funzione di “marcatori territoriali” ben percettibili e sostengono quella rete di insediamento di cui restano poche tracce
residue. Il documento originario si configurava come un insieme di torri e villaggi di capanne, distribuite sul territorio in funzione delle attività produttive e
di vita che vi si svolgevano, organico nell’inserirsi nel suo contesto ambientale,
strutturato per valorizzare al meglio le risorse disponibili e rendere funzionale
il territorio stesso.
Quelle torri in origine avevano una altezza tale da renderle immediatamente
riconoscibili, percettibili e capaci di scandire e strutturare il paesaggio stesso. Il
documento territoriale non è, attualmente, più visibile se non attraverso il processo conoscitivo che porta a riconoscerlo come un bene da tutelare. Si tratta di
vuoti, di assenze, più che di strutture e la loro collocazione in uno spazio aperto non fa altro che alimentarne la percezione, fermo restando il loro riconoscimento. Nell’ambito extraurbano del territorio comunale, si individuano, tuttora
leggibili, diversi insediamenti nuragici, distribuiti in funzione di caratteristiche
orografiche, geomorfologiche o idrogeologiche ben definite. Allo studio delle
caratteristiche dell’insediamento nuragico si affianca lo studio sulla percezione
e sulla visibilità degli stessi, finalizzato a comprendere quali siano le relazioni
percettive-visive tra le costruzioni e tra queste e il paesaggio attuale. Le categorie percettive del Paesaggio, definite da areali, linee e punti si rapportano alle
modalità di insediamento tuttora visibili rappresentate da: i distretti, l’insediamento delimitato da un bacino visivo e dalla concentrazione di un insieme di
costruzioni; insediamenti che si sviluppano secondo una direttrice lineare, rappresentata dal corso d’acqua o da un allineamento di costruzioni; da elementi
puntuali singoli. Su questa linea di indagine si inserisce la necessità di definire
lo stato di conservazione delle opere con la finalità di monitorarne le condizioni
di rischio, inteso in termini di esposizioni ad una “pericolosità” data dalle attività
antropiche attuali che incidono su una “vulnerabilità” intrinseca del monumento. La volontà di voler analizzare anche questi aspetti risiede nella convinzione
che l’area archeologica, cosi come il singolo monumento, sono parte del documento territorio, più precisamente il layer più fragile poiché non più immediata-
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mente percettibile. La sola analisi percettiva non è, quindi, sufficiente alla piena
comprensione della complessità degli insediamenti storici, in particolare quelli
dell’antichità - cosi come non lo sono gli altri ambiti presi singolarmente - ma è
da considerarsi parte di un insieme strutturato di elementi capaci di arricchire
il bagaglio conoscitivo ed indirizzare le scelte in merito all’apposizione di una
seconda fascia di rispetto e quindi di vincolo condizionato.
L’ analisi è rivolta all’individuazione della struttura degli insediamenti storici
in rapporto alla geomorfologia del luogo, definendo una classificazione del
modello insediativo attraverso l’individuazione di aree, linee e punti che determinano il sistema degli insediamenti storici e rappresentano, al contempo,
le categorie percettive dell’analisi paesaggistica. Si ritiene importante inoltre
definire lo Stato di Conservazione e i Livelli di Accessibilità delle aree archeologiche poiché si considerano questi due parametri funzionali alla loro fruizione
e valorizzazione.
In ambito architettonico, l’analisi prodotta ha determinato primariamente il riconoscimento di una fascia edificata immediatamente fuori del tracciato delle
antiche mura, articolata in buona parte secondo lo sviluppo delle valli. La città
di Sassari sorge al centro di un basamento miocenico, spesso affiorante, costituito da rocce calcaree conformato da un ampio semicerchio degradante verso
il mare, solcato da un complesso e articolato sistema di valli parallele che si
sviluppano in direzione nord ovest.
Il nucleo storico della città, con il suo successivo sviluppo esterno alle mura, si
estende sull’altopiano occupando l’intero spazio disponibile fino a lambire il
sistema di valli che la delimita da est ad ovest affacciandosi verso il mare.
La valle che a nord si apre verso la Nurra per proseguire fino alla costa formando il litorale di Platamona vede la fondazione di diversi nuclei urbani che,
legati allo sfruttamento agricolo del territorio, risultano ormai essere collegati,
senza soluzione di continuità, al tessuto urbano cittadino acquisendo sempre
più una funzione residenziale che si sostituisce alla originale vocazione agricola
ed influendo in maniera consistente sull’assetto complessivo dell’intero sistema
urbano.
L’analisi percettiva dei beni di interesse storico-architettonico nel paesaggio urbano presentata, applica un postulato di partenza differente: traendo spunto
dai singoli beni sottoposti a prima perimetrazione (punto di partenza definito
dal PPR), il soggetto dello sguardo si rivolge verso l’analisi del tessuto urbano,
non più considerato come una quinta da “ripulire”, bensì come bene generatore
dell’identità urbana da preservare e valorizzare.
L’analisi sul contesto di inserimento del bene culturale è stata fatta quindi non
solo disponendo la salvaguardia dei suoi coni visivi, alla ricerca di un “equilibrio percettivo”, ma cercando, dove presente, la stretta relazione identitaria tra il
bene ed il suo intorno, la rappresentazione di un tessuto urbano “coerente”.
Si è giunti conseguentemente all’individuazione di secondi perimetri più ampi,
definiti operando alcune aggregazioni tra primi perimetri contigui. Queste relazioni trovano giustificazione con una ipotesi progettuale complessivamente fondata su un percorso di valorizzazione dell’aspetto identitario della città
perseguito individuando come valore culturale la stratificazione storica del suo
tessuto urbano. Il risultato è stato quello di “leggere”, in tangenza alla superficie
del centro matrice, interi isolati che identificano e rappresentano, in maniera
assolutamente inequivocabile, differenti periodi caratterizzanti lo sviluppo urbanistico-architettonico di Sassari.
L’asse che con il viale Dante e via Diaz si sviluppano in parallelo alla “strada regia” (via Roma) per chiudersi con il polo universitario della Accademia alle Belle
Arti e della Facoltà di Lettere, nella zona di Sassari chiamata “Mulino a Vento”;
le direttrici che si sviluppano dai giardini pubblici lungo il Viale Italia e la via
Porcellana per estendersi fino al quartiere razionalista ancora chiaramente leggibile lungo la via Matteotti e la parte alta di via dei Mille, il polo universitario
e scolastico posto tra via Muroni e corso Angioi rappresentano con evidenza lo
sviluppo urbano che la città ebbe a cavallo tra la fine dell’800 ed i primi anni del
900, per poi svilupparsi ulteriormente a seguito del Piano Righetti approvato
nel 1928. Il ragionamento ha poi coinvolto anche la parte di città posta oltre la
Valle del Rosello e il Fosso della Noce.
Il quartiere Sacro Cuore risulta essere infatti un esempio quasi integro di progetto urbano razionalista, con il suo tessuto residenziale interamente progettato
intorno alla Piazza Sacro Cuore, e collegato alla città storica dall’asse creato dal
ponte di Rosello e dalla conseguente via Pascoli.
Un ulteriore secondo perimetro complesso è stato costruito ponendo in relazione il sistema vallivo del Fosso della Noce con il quartiere residenziale di Cappuccini. È chiaramente identificabile, al suo interno, un elemento paesaggistico
ancora in buona salute e riconducibile al periodo Sette-Ottocentesco del sistema vallivo che circondava Sassari e che, caratterizzato dallo sfruttamento del
terreno coltivato ad agrumi ed orti, risultava essere una delle maggiori risorse
economiche della comunità. Questo polmone verde, posizionato ormai in pieno centro urbano, si offre proprio come una delle tante “occasioni nascoste” di
questa città.
Il quartiere di Cappuccini, a vocazione quasi esclusivamente residenziale, è in
buona parte composto da ville e palazzine eleganti che riescono tuttora a carat-
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terizzarne l’aspetto generale. In esso sono individuabili alcune delle residenze
che definiscono gli esempi di Liberty sassarese più significativo.
Il sistema viario principale nasce lungo le linee di livello del terreno mentre ortogonale ad esse è nata una viabilità basata su frequenti rampe di scale nate
dall’esigenza di superare la forte pendenza del terreno. Questi elementi caratterizzano percettivamente l’intero quartiere collegandolo direttamente al Fosso
della Noce e quindi alla città storica.
Così come il Fosso della Noce anche la valle del Rosello ha generato un secondo
perimetro complesso. Il sistema paesaggistico che gravita intorno alla omonima
fontana, icona simbolica della città vive oggi in condizioni di estremo degrado,
il Ponte di Rosello, lo ha relegato a ruolo di “retro urbano”, il terrapieno di viale
Sicilia ne ha negato il naturale sbocco verso la valle degli “orti di lu Paradisu”.
Il risultato di questa analisi ha comportato la creazione di secondi perimetri (definiti complessi), caratterizzati da una forte omogeneità del tessuto formativo
che, raggruppando in ognuno numerosi beni, ha conferito loro, spesso, anche
dimensioni areali di notevole superficie, prevedibilmente posti ai margini del
Centro Matrice. Se nei centri periurbani possiamo notare un percorso evolutivo complesso, caratterizzato da un costante processo di cambiamento, spesso
disordinato e che fa emergere la contraddittoria relazione tra un sistema insediativo fondato su una origine agricola e le incongruenze scaturite da un attivo
rapporto con lo sviluppo del tessuto urbano, nelle valli possiamo invece notare
una sorta di stasi temporale.
Il sistema insediativo storico vede le sue origini nel Settecento, in seguito al
popolamento delle valli da parte di alcuni ordini monastici che in esse costruirono un sofisticato quanto particolare sistema agricolo fondato sulla ricchezza
di acque sorgive e sul loro imbrigliamento per l’irrigazione dei campi.
La morfologia delle valli caratterizzate da sbalzi calcarei repentini e da un fondovalle profondo, ha impedito lo sviluppo del tessuto urbano contemporaneo
limitato ai margini sugli altopiani. Queste valli mantengono ancora la forma insediativa sviluppatasi nell’Ottocento, quando la borghesia cittadina elesse le
valli stesse a propria residenza di campagna subentrando ai monaci e mantenendo, soprattutto in quelle situate a sud della città, il sistema di giardini mediterranei caratterizzati per la coltivazione degli agrumi. L’abbandono del sistema
di coltivazione e delle residenze di campagna non ha condotto a un differente
sfruttamento, determinando quindi una condizione di immobilità che ha visto
nascere un diffuso ripopolamento della vegetazione spontanea a discapito di
quasi tutte le coltivazioni, soprattutto gli agrumeti che risultano spesso in stato
di abbandono.
3.1.2 Strategie di progetto
L’ipotesi di un percorso di valorizzazione delle aree di tessuto omogeneo direttamente riconducibili a differenti passaggi del processo di sviluppo urbanistico
subito dalla città tra l’Ottocento ed i primi decenni del Novecento fin’ora discusso, ha comportato la necessità di rivedere ed ampliare i confini del Centro Matrice, inserendo in esso le porzioni di tessuto urbano sottoposte all’analisi sopra
descritta. Tale operazione ha chiaramente fatto si che tutti i secondi perimetri
coinvolti divenissero obsoleti perché sottoposti ormai al regime normativo del
Centro Matrice.
La progettazione particolareggiata prevista per la tutela delle aree omogenee
all’interno del centro di antica e prima formazione determinerà le linee di salvaguardia e valorizzazione, da indirizzare al mantenimento dei caratteri peculiari
dei quartieri in oggetto mediante la conservazione della configurazione architettonica, urbanistica e sociale, della vocazione funzionale - uso residenziale,
commerciale, specialistico - ed il mantenimento delle specifiche fasce di popolazione residente, senza stravolgere l’assetto delle micro-comunità insediate.
Parallelamente, la tutela e la valorizzazione dei quartieri storici e delle zone d’interesse necessiterà di percorsi culturali di conoscenza che permettano ai cittadini di prendere coscienza dei valori identitari dei luoghi abitati, in un processo
virtuoso di riappropriazione e controllo collettivo del patrimonio.
Per quanto concerne l’ambito periurbano, il valore ambientale del sistema vallivo che gravita intorno al tessuto compatto della città, la ricca ed a tratti ancora
riconoscibile identità storica del paesaggio agrario e la sua sinergia con l’identità storica della città stessa, si configurano come fondamentali e qualificanti
fattori del contesto territoriale e rappresentano importanti elementi da salvaguardare e valorizzare anche in virtù del ruolo, potenzialmente rilevante, che
essi possono ricoprire nel processo di costruzione di una rinnovata identità del
territorio contemporaneo. Recuperare alla città il sistema delle valli potrebbe
oggi configurarsi come un’importante opportunità di riqualificazione allo stesso tempo urbana e paesaggistica, l’occasione per riappropriarsi di una significante porzione di territorio da sempre fortemente ed intimamente integrata al
nucleo urbano, la cui appartenenza a tale realtà risulta oggi essere rimossa dalla
memoria e dalla coscienza collettiva.
Lo studio fin’ora condotto ha portato all’individuazione di alcune delle categorie tipologiche inserite nell’ampio e diversificato contesto territoriale sassarese,
tutte dirette espressioni della specificità paesaggistica ed ambientale da preservare e valorizzare dell’area in cui sorgono:
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•
•
•
•
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le ville suburbane, sorte a presidio della corona olivetata
i cuiles, inseriti nel contesto ambientale dell’Argentiera
le torri costiere, situate nella fascia litorale adiacente l’ecosistema di Baratz
le chiese nell’agro, presenti uniformemente sul territorio della Nurra.
3.1.3 Strategie progettuali generali
Il recupero e la valorizzazione dei beni culturali, presupposti necessari alla conservazione ed alla trasmissione del patrimonio stesso, sono determinati da
scelte progettuali mirate non solo al restauro dei monumenti e dei fabbricati
specifici, ma anche al ripristino ed alla salvaguardia dei contesti territoriali e
paesaggistici in cui essi sono inseriti.
La sovrapposizione dei layers tematici dei beni culturali e ambientali censiti,
porta all’individuazione di una struttura del territorio che consente la lettura
sistemica delle risorse disponibili. Una visione complessiva e coordinata che è
guida nella formulazione delle strategie di valorizzazione. La Valorizzazione che
si configura secondo i quattro ambiti della conoscenza del bene, della sua conservazione, della stessa fruizione e della relativa comunicazione.
Si individuano così sul territorio comunale di Sassari, dei percorsi accessibili che
si snodano lungo la viabilità rurale distante dalla rete stradale ordinaria e lungo
i corsi d’acqua che ritmano il paesaggio e rappresentano dei corridoi ecologici . Una rete di percorsi costituita da snodi e segmenti capaci di attraversare e
connettere aree ed elementi di interesse, coniugando l’aspetto ecologico con
la fruizione.
Le conseguenti azioni da attuare dovranno prevedere:
•
la riqualificazione ed il recupero dei tessuti edilizi e rurali storici nel rispetto
dell’assetto territoriale e delle linee di sviluppo storiche, con la conservazione del rapporto pieni-vuoti esistente;
•
la salvaguardia degli elementi identitari presenti ed il mantenimento dei
caratteri peculiari dei siti mediante la rifunzionalizzazione con attività compatibili con quelle storiche o storicizzate;
•
il restauro o le modifiche da realizzare in armonia e nel rispetto dei caratteri
delle fabbriche esistenti;
•
la mitigazione degli elementi paesaggistici di disturbo eventualmente presenti attraverso opportuni filtri in accordo con il carattere ambientale originario del luogo;
•
la conservazione delle reti connettive storiche senza alterarne i tracciati;
•
la promozione culturale dei valori identitari dei siti storici nei contesti locali.
3.1.4 Le ville suburbane nella corona olivetata
Il sistema delle ville rurali si inserisce nella corona olivetata che circondava pressoché interamente la città nei terreni meno fertili attorno all’area urbana, fino
alle zone più aspre in cui affiorava il banco calcareo su cui sorge l’abitato. Ad
oggi, la superficie coltivata ad olivi risulta fortemente ridotta dall’espansione
urbana talvolta disordinata, che compromette l’assetto paesaggistico dei terreni in cui si verifica, una volta caratterizzati da tale coltura tipica che costituiva un
importante settore produttivo dell’economia locale.
Le ville padronali che si trovano numerose attorno la città, nelle zone di Filigheddu, Baddimanna, Eba Giara, Gioscari, Caniga ed altre, che chiudono a
raggiera l’agglomerato urbano, testimoniano il carattere prettamente agricolo
dell’economia locale, collocandosi nei fondi coltivati a controllo della produzione e della proprietà stessa.
Generalmente, i villini rurali non superano i due livelli abitativi e si caratterizzano per una decorazione semplice e sobria, funzionale sia alle necessità pratiche
legate all’amministrazione dei fondi agrari che ai requisiti di rappresentanza a
cui, seppure in campagna, la classe borghese doveva rispondere.
Strategie di progetto
Nello specifico, per i sistemi delle ville extraurbane è da prevedere la conservazione del contesto rurale in cui si inseriscono e che ne giustificano la presenza.
Sarà dunque da mantenere la vocazione agraria dei terreni su cui sorgono, conservando, quando il caso lo richieda, la situazione di isolamento del bene e la
destinazione d’uso originaria.
Il risanamento di un patrimonio in gran parte a carattere privato, difficilmente
riconducibile a tempi e modi di recupero strutturabili come per i beni pubblici,
dovrà essere favorito mediante l’applicazione di misure specifiche ed una politica atta a favorire il restauro dell’edilizia esistente ed il riutilizzo dei terreni coltivati limitrofi, quali parti integranti del paesaggio storico e contemporaneo.
La valorizzazione dell’area periurbana, con le ville e gli oliveti, passerà per la
conservazione del carattere agrario-produttivo, magari riproposto in forme specializzate ad elevata qualità, che permettano di mantenere la vocazione della
campagna sassarese sia nell’assetto urbanistico e di destinazione d’uso del territorio che in quello identitario della popolazione locale, in cui è ancora viva
e presente la memoria delle colture storiche, fino a pochi decenni fa alla base
dell’economia sassarese.
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3.1.5 I cuiles ed il contesto ambientale dell’Argentiera
Una caratteristica tipologica ricorrente tanto da poter costituire un sistema rappresentativo di una forma del paesaggio storico identitario della Nurra è quella
dell’antico cuile. Le strutture più antiche sono sicuramente riportabili al Settecento e all’Ottocento e sono caratterizzate sia da una tipologia che da tecniche
costruttive ricorrenti: pianta rettangolare con unico tetto a falda longitudinale.
Nella forma costruttiva più arcaica, i cuiles sono composti da una muratura a
secco, hanno l’ingresso come unica apertura, copertura di materiale vegetale,
ormai letteralmente impossibile da reperire, se non come traccia nei ruderi.
Frequentemente, a questi ruderi o alle antiche strutture si affiancano, oggi, gli
ampliamenti riportabili ai periodi del dopoguerra e degli anni ’60.
La presenza di tale tipologia abitativa è ricorrente in tutta la Nurra, ma è soprattutto nell’area prospiciente il Lago di Baratz e la costa, fino al Monte Forte, che
il sistema paesaggistico risulta essere ancora chiaramente leggibile. Posti quasi
sempre in posizione dominante, questi edifici insistono su un terreno dedito al
pascolo, in un’area di elevato interesse naturalistico e paesaggistico.
Strategie di progetto
La tutela e valorizzazione del sistema dei cuiles, da contestualizzare nell’ambiente naturale specifico delle zone in cui sorgono, dovrà prevedere la conservazione degli edifici, degli spazi aperti di pertinenza, delle infrastrutture di accesso e delle recinzioni. In particolare, la viabilità e l’accesso al bene dovranno
essere garantiti lungo il tracciato originario, evitando di aprire nuove piste che
interferiscano con le aree di macchia mediterranea. Le opere eventualmente
previste per il restauro e la valorizzazione dei siti dovranno inserirsi organicamente nel paesaggio circostante, rispettandone le trame particellari dei reticoli
idrologici e stradali, senza recare pregiudizio agli aspetti paesistici e percettivi e
non determinare interferenze visive negative rispetto a beni naturali o culturali
esistenti nell’intorno.
I cuiles che insistono in questa parte di territorio potrebbero essere coinvolti,
con funzione ricettiva, in un progetto di turismo ecologico che coinvolga l’intera area tra il lago di Baratz e Biancareddu, con la realizzazione di un reticolo di
percorsi e infrastrutture per l’utilizzo del territorio quali percorsi ciclabili, soste
panoramiche lungo la costa, itinerari fondati sulla riscoperta del tessuto agricolo/storico del paesaggio che consentano di esplorare e godere dei diversi chilometri di costa esclusivamente dedicati al pascolo.
3.1.6 Le torri costiere nella fascia litorale adiacente l’ecosistema di Baratz
La torre Negra domina la baia di Porto Ferro, creando un sistema di avvistamento costiero insieme alle altre due torri aragonesi poste, la prima a ridosso, sopra
un blocco di calcare vicino alla spiaggia (torre Araidu) e l’ altra a chiusura del
golfo sul promontorio opposto (torre Bantine Sale).
La torre Negra, la più elevata delle tre rispetto il livello del mare, controlla tutta
la costa fino al promontorio di Punta Cristallo, verso Capo Caccia, come anche
il sistema interno che gravita intorno al Lago di Baratz, composto da una prima
fascia di dune e macchia mediterranea che si fondono nel quadro rurale disegnato durante la riforma agraria del Dopoguerra e caratterizzato dalla forte presenza di Eucalipti che con i loro filari regolari disegnano la rigorosa partizione
del territorio.
La torre Bantine Sale si rapporta in maniera diretta con il tratto di costa che dalla
baia di Porto Ferro si sviluppa verso il vicino golfo del Porticciolo, senza offrire
una visuale con grande profondità di orizzonte verso l’interno, ma abbracciando, verso il mare, tutta la baia di Porto Ferro.
La torre Araidu, a ridosso della Torre Negra, divideva con questa la funzione di
controllo del territorio, in qualità di presidio e difesa contro gli sbarchi degli invasori.
Strategie di progetto
Per questo sistema di torri di avvistamento si ipotizza un intervento di valorizzazione delle stesse che sia finalizzato alla definizione di regole precise relative
alla tutela e salvaguardia del paesaggio limitrofo alle stesse, sia nella sua funzione di tappa di percorrenza dei sentieri naturalistici che caratterizzano l’intero
sistema, che come postazione di sosta panoramica.
L’ipotesi di valorizzazione della ricettività del luogo è comunque vincolata a interventi finalizzati alla fruibilità e creazione delle condizioni di sicurezza ed agibilità sia per i sentieri che per la terrazza naturale su cui poggia il monumento,
ipotizzando quindi interventi esclusivamente realizzati con materiali e strutture
leggere e temporanee, soprattutto senza intaccare il tessuto della macchia mediterranea che occupa la fascia costiera.
Per quanto riguarda la Torre Negra la spettacolarità del paesaggio che è possibile osservare da essa e sopratutto la possibilità di mettere in sicurezza l’area
panoramica utilizzando le strutture del fortino militare risalente al secondo conflitto mondiale che affianca la torre, ci fa ipotizzare la possibilità di realizzare un
sentiero che, raggiungendo la torre dal versante a nord est, possa sfruttare un
dislivello più dolce del terreno creando l’opportunità per una accessibilità più
ampia.
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3.1.7 Le chiese dell’agro e delle borgate extra urbane
L’ampio territorio della Nurra, a vocazione agro-pastorale, è caratterizzato dal
tipico paesaggio che riporta i segni antropici dello sviluppo rurale, quali gli antichi confini dei poderi e le coltivazioni storiche o i frazionamenti derivanti dalle
opere di bonifica attuate nella prima metà del Novecento. In questo contesto,
l’insediamento umano si è articolato nel tempo a segnare siti di antica memoria
o nuove località, in cui il tessuto abitativo si è sviluppato in prossimità dei terreni coltivati o delle zone di pascolo. A sostegno delle attività antropiche, i piccoli
agglomerati suburbani e rurali sono stati dotati delle strutture religiose che fungevano da fulcri di aggregazione sociale per le piccole comunità di pertinenza,
nonché di guida etica e politico-economica.
Le chiese nell’agro si presentano a volte come testimonianze di una continuità
fruitiva dall’antichità al periodo moderno, in un disegno di cristianizzazione del
territorio attuato dalla Chiesa con lo scopo di cancellare la memoria dei siti pagani cui sono state sovrapposte le architetture cristiane.
In altri casi, le strutture religiose presenti nel territorio sono riconducibili all’esistenza di proprietà nobiliari che avevano, nei pressi della villa padronale, delle
piccole cappelle private utilizzate dai proprietari per le funzioni religiose.
Strategie di progetto
Nello specifico, per i sistemi delle chiese extraurbane è da prevedere la conservazione del contesto in cui si inseriscono e che ne giustificano la presenza,
sia esso rurale o abitato, all’interno delle borgate periferiche. Sarà dunque da
mantenere l’assetto architettonico e urbanistico esistente quali parti integranti
del paesaggio storico e contemporaneo, mitigando gli elementi di eventuale
disturbo alla percezione ed alla fruizione.
La valorizzazione complessiva del sistema, inoltre, potrà prevedere la realizzazione di percorsi turistici che accorpino i vari monumenti per fasi storiche, carattere tipologico o localizzazione sul territorio, in una ricostruzione d'insieme
della storia dei luoghi e degli insediamenti storici.
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3.2 Progetti di valorizzazione per il Centro storico
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Il Piano Paesaggistico Regionale, all’interno dell’assetto storico culturale, dedica una attenzione specifica agli insediamenti storici complessivamente intesi.
L’art. 51 delle NTA riporta le 6 tipologie di insediamento dove Sassari si inserisce
nel sistema delle sette città regie.
Al successivo art. 52, comma 2, vengono individuati gli aspetti del quadro conoscitivo che devono essere analizzati per definire, in sede di adeguamento degli strumenti urbanistici comunali, i tessuti di antica e prima formazione.
Si tratta del lavoro svolto con la variante del centro matrice, che ha costituito
una ulteriore verifica allo scopo di integrare parti aggiuntive nel perimetro della città storica.
Gli effetti normativi che si producono con la presenza del centro matrice riguardano principalmente la necessità di operare attraverso Piani Particolareggiati;
infatti come definito all’art. 52 comma 1, punto a, per i comuni non dotati di
piano particolareggiato sono consentiti unicamente gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e risanamento conservativo, nonché
di ristrutturazione edilizia interna mentre, per i comuni dotati di piani particolareggiati (punto b) possono essere realizzati gli interventi ivi compresi, previa
verifica di conformità con quanto previsto nelle prescrizioni e negli indirizzi del
PPR.
Il Comune di Sassari si trova ad avere approvati ed adottati una serie di piani
particolareggiati relativi alla città murata (n° 8 Piani Particolareggiati di tipo A1)
e il piano particolareggiato delle cosiddette “zone B perimetrale” classificate B3
dal PUC, che coprono gran parte dei tessuti ricadenti nel centro matrice proposto (vedi tav. 5.3). Per quanto riguarda l’iter attuativo, tali piani particolareggiati
sono nella fase di verifica di conformità.
E’ in fase di formazione il piano particolareggiato delle zone A1 esterne alla città
murata e che riguarda i quartieri di via Roma, Cappuccini e Sacro Cuore.
È inoltre presente un mosaico di zone urbanistiche G ed S, limitate all’estensione di uno o due isolati, che accolgono le funzioni di servizio a livello locale ed
sovracomunale.
Sia l’attività di conformizzazione dei piani particolareggiati esistenti, sia quella
di redazione dei nuovi, si deve attenere alle prescrizioni ed agli indirizzi contenuti agli artt. 52 e 53 delle NTA del PPR.
Gli interventi su tessuti edilizie ed urbani devono essere rivolti esclusivamente
alla riqualificazione ed al recupero mediante “progetti conservativi” (manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e ristrutturazione edilizia interna). Tali
interventi non si devono limitare ai soli fabbricati ma devono interessare le relazioni spaziali dell’edificio con il contesto degli spazia aperti, privati e pubblici.
Per le parti di tessuti profondamente alterati nei loro elementi architettonici per
sopravvenuti interventi di sostituzione edilizia, lo strumento del PP deve prevedere un complesso di regole insediative finalizzate a “garantire la riqualificazione dei tessuti modificati. … In particolare , per le unità edilizie ed i tessuti sostituiti in tempi recenti, dovranno prevedersi interventi di ristrutturazione edilizia
e urbanistica che per densità, rapporti di pieni e vuoti , altezze, allineamenti e
affacci, risultino coerenti e non pregiudizievoli delle preesistenze.”
Oltre al recupero fisico dei fabbricati il Piano particolareggiato deve prevedere forme di riuso e rifunzionalizzazione compatibili con la identità culturale dei
beni; affianco alle funzioni residenziali, per ridare vitalità economica e sociale
ai centri storci, affianco alle funzioni abitative vanno incentivati :” .. gli esercizi
commerciali al minuto, l’artigianato di beni e servizi alle famiglie, i pubblici esercizi, gli uffici e studi privati, le strutture associative, sanitarie, sociali e religiose;”
Oltre le attività legati ai residenti i nuclei storici devono recuperare attrattività
grazie al rilancio delle attività culturali e del terziario elevato oltre all’introduzione di politiche innovative di ospitalità turistica come l’albergo diffuso.
Un passaggio dell’art. 52 (comma 8) riguarda l’atteggiamento progettuale da
tenere nei confronti dei vuoti urbani esistenti, come ad esempio il caso di Piazza Mazzotti, per i quali vanno studiate soluzioni coerenti con il carattere dei
luoghi. In caso di ricostruzione :”l’approvazione dei progetti deve privilegiare il
concorso di idee con procedure ad evidenza pubblica.”
Gli indirizzi da seguire (art 52 NTA PPR) concordano con le linee guida presenti
nei PP approvati e in quelli in corso di redazione:
conservazione della stratificazione storica, da mantenere leggibile;
riconoscimento e valorizzazione dei margini;
promozione di interventi integrati tra pubblico e privati;
riqualificazione degli aspetti ambientali e del paesaggio urbano;
sostituzione di parti incongrue e interventi sui vuoti urbani.
La tradizionale pianificazione di dettaglio dei Piani Particolareggiati deve essere accompagnata da altre misure integrative che incidano sulla qualità della
vita complessiva come ad esempio i piani del traffico, i piani di decoro urbano,
il ricorso allo strumento del concorso di idee, la formalizzazione di forme partecipative dei cittadini alle decisioni collettive (art. 53, comma2); nel PUC , questo
complesso di iniziative e di azioni programmatorie e progettuali viene gestito
attraverso un Piano programma e la creazione di una Agenzia per il Centro Storico.
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3.2.1. Piano-Programma e Agenzia per il Centro Storico
I contenuti del Piano-Programma corrispondono ad una strategia complessiva
d’intervento di natura integrata, e pertanto appartengono a diverse tematiche
di ordine fisico, estetico, socio-economico, e corrispondono a diversi obiettivi, che però nell’insieme perseguono sostanzialmente l’unico obiettivo della
riqualificazione attiva del Centro Storico, ritenendo del tutto irrinunciabili le
seguenti condizioni:
•
a) Salvaguardia del Patrimonio, non solo di quello monumentale storicoartistico, ma anche dell’intero Centro Storico considerato nel suo insieme;
•
b) Salvaguardia dei cittadini residenti e perciò della loro permanenza, se
desiderata, nel Centro Storico;
•
c) Salvaguardia delle attività economiche, da quelle commerciali a quelle
artigianali, direzionali, ecc.
Le politiche perseguite dal Piano-Programma sono intese a garantire la “mixité”
della compagine dei residenti e quindi ad evitare in ogni modo la formazione di
“ghetti” di qualunque natura.
Il Piano-Programma
è dunque composto da un insieme d’interventi,
ognuno ognuno dei quali deve trovare, attraverso la creazione di una Agenzia
per il centro storico, le sue modalità ed i suoi mezzi di attuazione, come verranno di seguito descritti.
3.2.2. Programma di recupero residenziale
All’interno del quadro conoscitivo del Piano Urbanistico Comunale, gli studi sul
patrimonio edilizio hanno messo in luce una chiara situazione di degrado abitativo che interessa principalmente il centro storico; è stato calcolato che il 20%
delle abitazioni e il 23% degli edifici della città di Sassari si trova in uno stato di
degrado più o meno grave. Un terzo degli edifici compromessi (1076 su 3360)
si trova all’interno della città murata; si tratta di un patrimonio al 90% antecedente il 1919, costituito da fabbricati di altezza variabile tra 1 e 3 livelli e con
numero di unità immobiliari oscillante da 2 a 3. Tale stock abitativo, tradotto
in abitazioni, risulta pari a circa 2160 alloggi della dimensione media di 65mq
(2,5 stanze/ab.). Gli interventi di recupero e restauro portano ad una inevitabile riduzione sia del numero di alloggi sia della superficie totale; calcolando un
coefficiente di 0,20 dovuto alla eliminazione dai piani terra dell’uso residenziale
e un coefficiente di 0,10 derivato dalla installazione dei necessari locali tecnologici e dal frazionamento/accorpamento delle unità, si arriva a circa 1500 alloggi
corrispondenti a circa 300.000 mc.
Questa è la dimensione generale del problema del degrado del Centro Storico
che, nelle sue linee generali può essere affrontato solo incentivando, nei vari
modi che vedremo, i proprietari (proprietà molto frazionata) all’intervento di
risanamento e/o comunque facendo in modo che l’abitare nel Centro Storico
diventi allettante e quindi si animi il mercato delle abitazioni.
Lasciare alla sola iniziativa dei privati il recupero abitativo può far correre il rischio di una lievitazione della rendita immobiliare a seguito della valorizzazione
dello spazio pubblico. Il problema non consiste nell’evitare ciò (il fenomeno è
inevitabile) ma nel controllarlo attraverso politiche di intervento diretto tali da
funzionare in qualche misura da “calmiere” dei prezzi, al tempo stesso, recuperando per fruitori speciali una quota del patrimonio. I programmi di edilizia residenziale a regia pubblica riguarderebbero pertanto:
1. Programma di edilizia sociale; l’ipotesi “minima” riguarda il recupero ai fini
della creazione di edilizia sociale per 80 abitazioni. Questa ipotesi è relativa
ad una parte oggi in gran parte disabitata del Centro Storico Gli 80 alloggi potrebbero riguardare un primo programma di intervento di AREA, che
con un programma quinquennale si potrebbe incrementare ad almeno 250
abitazioni (investimento compatibile con il flusso di risorse di cui dispone
AREA).
2. Programma residenze per studenti; sono ipotizzabili due tipologie d’intervento: la prima, a cura dell’ERSU, con acquisto di immobili da adattare
a residenza per studenti. Questa tipologia di intervento dipende da due
fattori: l’esistenza sul mercato di immobili per la vendita e l’esistenza di risorse ERSU per il quinquennio. L’ipotesi che si può fare potrebbe riguardare
realisticamente un centinaio di minialloggi; la seconda, a cura di privati, ed
attraverso una convenzione fra privati proprietari, ERSU e Comune, potrebbe riguardare in un quinquennio un po’ meno di un centinaio di abitazioni.
In totale, con un “taglio” minimo di 50 mq./alloggio, si avrebbe un recupero
di circa 10.000 mq. di SAL.
3. Programma residenze per anziani; il programma è realizzabile unicamente
da privati che possono convenzionarsi col Comune. Riguarda l’acquisto e
l’adattamento alle esigenze di ospitalità di persone anziane. Possono evidentemente concorrere alla realizzazione di questa tipologia di interventi
anche gli enti assistenziali che hanno programmi da sviluppare in questo
campo.
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3.2..3. Progetti strategici per le aree pubbliche
A completamento del piano relativo ai sottoservizi ed alle pavimentazioni del
CS, l’Agenzia dovrà allestire una serie di progetti per valorizzare lo spazio pubblico di vie e piazze, eventualmente anche attraverso concorsi. Le tre aree di Piazza
Mazzotti, Piazza Università e Piazza Sant’Antonio rivestono un particolare valore
strategico sia per la loro posizione, sia per l’attuale stato di marginalità e per
questi motivi dovrebbero attivarsi in tempi brevi tre progetti strategici attraverso lo strumento del concorso di architettura.
Progetto Piazza Mazzotti
L’area è oggetto di un Piano Particolareggiato approvato che deve essere valutato per le due ricadute sull’intero Centro Storico ed anche per l’apporto finanziario che può dare all’Agenzia per intervenire nei programmi in cui il bilancio
economico è in partenza, e di necessità, passivo.
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Fig. 1.4.6 - Sezione edificio e parcheggio interrato
Fig. 1.4.7 - Pianta tipo parcheggio interrato
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Progetto strategico di Piazza Mazzotti - Simulazione
La proposta progettuale riguarda dunque:
1. un parcheggio interrato la cui capienza può essere pari a 200 posti auto
pertinenziali e cioè da vendere rigorosamente agli abitanti, con priorità per
coloro che occuperanno i nuovi volumi previsti:
2. abitazioni ed uffici
3. attività commercial ai P.T.
4. destinazioni di uso pubblico
L’ipotesi che si ritiene di perseguire, è quella di un concorso di architettura concepito con sufficiente flessibilità rispetto al P.P.E., che potrebbe quindi essere
oggetto di modiche, anche riguardanti i volumi edificabili. Sarà il conto economico allegato ai progetti concorrenti a definire una voce rilevante di valutazione.
Parcheggio sotterraneo e sistemazione piazza università
Facendo proprio il metaprogetto finalizzato alla realizzazione di una struttura
interrata sottostante Piazza Università - da destinare ad attrezzatura universitaria (spazio per gli studenti e biblioteca) - il PUC rilancia l’idea di progetto unitario con valenze “strategiche” per il Centro Storico inserendo nel mix funzionale
un parcheggio interrato da 90 posti auto con caratteristiche di parcheggio pertinenziale cosi come definito dalla L. 122/1989.
Il parcheggio, da realizzarsi nel sottosuolo pubblico, mantiene invariate le
caratteristiche dimensionali e formali della struttura universitaria interrata; una
rampa veicolare unica a doppio senso di marcia alimenta i due livelli interrati a
quota – 4,00 (primo livello) e quota – 7,00 (secondo livello) che ospitano ognuno 44 posti auto su due file contrapposte servite da una corsia centrale. La
compatibilità funzionale e strutturale è stata verificata nell’approfondimento
progettuale riportato in figura che mette in evidenza la completa integrazione
con la proposta metaprogettuale del Piano particolareggiato. Lo sviluppo di
tale proposta dovrebbe trovare nello strumento del “concorso di idee” la strada privilegiata per approdare ad una soluzione di qualità sul piano architettonico mentre per la fattibilità economico -finanziaria la remuneratività dell’intervento migliora sensibilmente con la concessione a privati del parcheggio
per la durata di 90 anni.
Fig. 1.4.11 - Progetto strategico di Piazza Università - Planimetria generale
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Parcheggio sotterraneo e sistemazione di Piazza Sant’Antonio
Lo stato di marginalità in cui versa la porzione di centro storico non ancora interessata da un progetto di recupero dei sottoservizi e degli spazi aperti (quartiere di san Donato) e le vicende recenti che hanno interessato
l’ex Hotel Turritania, portano a concentrare l’attenzione su questa area critica per la città attraverso azioni urbanistiche strategiche per una politica di rilancio.
Le molteplici criticità condensate tra il tratto finale del Corso Vittorio Emanuele e l’inizio di Viale Porto Torres,
sintetizzabili dalla presenza del fascio ferroviario che costituisce una cesura definitiva per il sistema urbano nel
suo complesso, sono alla base di un programma di intervento che ha come obiettivi:
•
la presenza di un parcheggio di attestamento quale porta di accesso al centro commerciale naturale di
Corso Vittorio Emanuele;
•
il recupero e la valorizzazione dell’edificio ex Turritania e dei fabbricati al contorno (teatro ferroviario, Intergremio, ecc.);
•
il ripristino del percorso storico della Strada Regia per Porto Torres, superando la discontinuità rappresentata dal fascio ferroviario.
Il progetto strategico di Piazza Sant’Antonio – Turritania risponde a tali obiettivi con una serie di azioni progettuali riassumibili in tre passaggi:
•
realizzazione di un parcheggio interrato della capacità di 300/350 posti auto accessibile sia da corso Vico
sia da Viale Porto Torres al di là della linea ferroviaria. Il meta progetto mostra nella sezione trasversale
(vedi Fig. ) la continuità dell’itinerario corso Vittorio- Piazza Sant’Antonio-Turritania-Viale Porto Torres. Il parcheggio che si sviluppa per 4 livelli interrati, ha accesso da Corso Vico attraverso un tunnel che, alla quota
-5,00 mt, convoglia il traffico di attraversamento verso le due aree parcheggio contrapposte; questo fatto
consente di realizzare in superficie un'unica piazza interamente pedonalizzata. Il metaprogetto prevede
un secondo punto di accesso da Viale Porto Torres, con il vantaggio di attestare al di la della ferrovia i flussi
di traffico diretti in centro; tale obiettivo è realizzabile ricorrendo alla tecnologia dello “spingitubo”, senza
conseguenze per il traffico ferroviario.
•
Recupero e rifunzionalizzazione dell’ex Hotel Turritania; permanendo il vincolo monumentale, peraltro
non condiviso dall’Amministrazione Comunale proprietaria dell’immobile, si rende necessario, visto anche
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•
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il progressivo stato di degrado, mettere a punto un progetto di recupero
compatibile con le nuove funzioni che si andranno a localizzare e con le
sistemazioni ed i nessi spaziali al contorno;
realizzazione alla spalle del Turritania, di una piastra della superficie di circa
mq 1200, che sovrapassa il fascio ferroviario per sbarcare sul lato opposto
di Viale Porto Torres. Tale infrastruttura, oltre che costituire un belvedere
affacciato verso la valle degli Orti di Lu Paradisu, definisce una vera e propria stazione centrale coperta per tutte le linee urbane della metrotramvia
(linea Sassari-Alghero, linea Sassari-Sorso, linea Sassari-Baddimanna, linea
per Li punti- San Giovanni). Tale stazione, accessibile a raso da Viale Porto
Torres e attraverso scale mobili dalla piazza belvedere, oltre ai servizi legati
alla mobilità potrebbe ospitare attività terziarie e commerciali complementari alla presenza del “nuovo” Turritania.
Il metaprogetto si presta ad essere attuato attraverso almeno tre stralci funzionali: 1° fase realizzazione del parcheggio interrato, 2 fase recupero del Turritania, 3° fase realizzazione della piastra stazione-belvedere, anche con promotori
e con modalità economico finanziarie differenti. L’unica condizione necessaria
per garantire una elevata qualità architettonica all’intero intervento è quella
della progettazione unitaria da realizzarsi con lo strumento del “concorso di
idee” da ritenersi vincolante per i successivi passaggi progettuali.
3.2.4. Centro Commerciale naturale e aree mercatali
Si tratta di un intervento essenzialmente di natura organizzativa, richiedente
anche interventi fisici, con il quale si fanno funzionare i negozi, esistenti o da riaprire, del Centro Storico con i vantaggi dei commercianti che operano nei centri
commerciali che vogliamo definire “artificiali”. Il Centro Commerciale naturale
richiede una speciale attenzione ai parcheggi, come evidenziato ai successivi
paragrafi 4.3.9 e 43.10 sulla mobilità sostenibile. Il centro commerciale naturale,
modo alternativo ai centri commerciali specializzati periurbani od extraurbani,
rende possibile il mantenimento del carattere proprio del centro storico, essendo destinato allo snaturamento se perde, come va perdendo, la propria componente di luogo in cui si svolge la funzione commerciale.
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3.2.5. Albergo diffuso ed incubatore d’impresa
Si tratta di porre in essere strumenti atti alla realizzazione di un albergo diffuso con l’acquisizione sul pubblico mercato da parte di un proprietario/gestore
(soggetto singolo, di gruppo, di società “ad hoc” ecc.) di un numero di alloggi
(un avvio può riguardare anche 7/8alloggi) da adibire al albergo “diffuso” con
un centro accoglienza unico possibilmente prestigioso (uno dei palazzi aventi
valore monumentale ed oggi in grave stato di degrado).
L’Agenzia per il Centro storico, in accordo con le Associazioni di Categoria, apre
uno “sportello” per curare l’incentivazione di piccole imprese artigianali nel Centro Storico. Le forme di incentivazione da mettere a punto riguarderanno:
•
aiuto finanziario per l’installazione dell’impresa;
•
affitto a prezzo di calmiere dei locali, se e quando di proprietà pubblica;
•
convezioni con privati (attraverso il recupero) per affitti calmierati di sostegno.
La messa a punto di un piano d’intervento, può raggiungere l’obiettivo di finanziamenti da parte della Comunità Europea ( vedi Progetto de minimis per
il centro storico).
3.2.6. Città della cultura
L’agenzia per il centro storico ha lo scopo di realizzare una rete museale urbana integrata (asse museale) che, cogliendo le opportunità offerte dalla L. R. 20
settembre 2006, metta in valore le principali risorse della città in fatto di luoghi
e servizi della cultura.
Vengono individuati una serie di istituti e strutture culturali in parte esistenti,
in parte in via di realizzazione, di cui si prospetta l’integrazione in un progetto
capace di costituirsi come nuova offerta per la città e per il turismo.
Il progetto prevede la creazione di un asse che dall’area delle Appendici, col
Padiglione Tavolara, trasformato in Museo dell’artigianato e delle arti decorative, si irradi verso il Museo Sanna e continui comprendendo nel centro storico
i costituendi Museo di arte antica nell’ex Canopoleno e quello d’arte contemporanea del Carmelo, l’Infermeria di San Pietro, il Museo dei Gremi, il Museo
Diocesano e il Palazzo della Frumentaria, per proseguire nel quartiere di Monte
Rosello con l’ex Saponificio Masedu. Correlata, ma indipendente, dovrebbe essere l’attività della struttura dell’ex-Mattatoio, spazio non museale o espositivo
ma destinato ad operare nel settore dei servizi culturali, come struttura formativa, didattica e di sperimentazione, con ruolo di cardine tra l’Accademia di Belle
Arti, l’Università e gli operatori esterni di diversi settori creativi.
L’asse attraverserebbe così gran parte del tessuto urbano, e funzionerebbe
come catalizzatore dei flussi turistici. Il progetto prevede la specializzazione di
quegli spazi a vocazione non ancora definita e la promozione di forme di coordinamento e interventi di carattere organizzativo (convenzioni, legami con i
servizi esistenti, promozione di una fruibilità complessa del museo e del suo intorno, punti informativi, programmi educativi). Il coordinamento e la programmazione a medio termine di attività ed eventi è fattore essenziale per sviluppare
un turismo di short-break, quale è spesso quello culturale.
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Attraverso un accordo per la
cessione degli spazi pubblicitari il Comune può ottenere
la realizzazione di un progetto
precisamente destinato alla
miglior informazione turistica
sulla presenza nel Centro Storico di monumenti, curiosità,
notizie, indicazione di negozi,
ristoranti.
Un “design” unitario e di qualità è un mezzo di propaganda
turistica particolarmente
efficace.
3.2.7. Progetto ambientale delle valli
Il progetto mette in relazione il Centro Storico con il sistema ambientale delle
valli del Rosello ed Eba Giara, del Fosso della noce, dei giardini pubblici.
Siamo in presenza di una vera e propria “green belt”, un anello verde che circonda la città murata e che rappresenta la struttura ambientale caratterizzata
dal sistema naturale delle valli, dal sistema artificiale dai giardini pubblici, e da
direttrici lineari di verde lungo Corso Angioj e Corso Vico.
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3.3. Recupero della borgata mineraria dell’Argentiera
Il Piano Particolareggiato dell’Argentiera si propone come il coerente sviluppo
delle linee guida approvate nel PUC ed è redatto in conformità alla prescrizioni
contenute nella vigente normativa nazionale e regionale.
In particolare, trattandosi di strumento urbanistico attuativo riguardante aree
del territorio comunale costituite dalle matrici di sviluppo dei centri di antica e
prima formazione, lo stesso PP è sviluppato in conformità alle prescrizioni normative contenute nel Piano Paesaggistico Regionale (l. R. 25 novembre 2004,
n° 8, artt. da 50 a 53).
Il Piano Particolareggiato dell’Argentiera dovrà, altresì, essere corredato da
una relazione che attesti la conformità dello stesso sia alle linee guida approvate dal Comune sia agli indirizzi generali del Piano Paesaggistico Regionale e
del Piano Urbanistico Comunale.
La borgata mineraria dell’Argentiera è situata nella parte occidentale del Comune di Sassari, nella regione della Nurra servita dalla SS 291 quale principale
arteria di collegamento.
Il distretto minerario che si sviluppa per circa 800 ha intorno al nucleo produttivo della borgata è stato sin dai tempi della colonizzazione romana il più
importante distretto metallifero della Sardegna settentrionale.
L’insediamento rappresenta una testimonianza unica nel suo genere di un
borgo completo delle tipologie produttive (pozzi e spazi per la lavorazione e
lo stoccaggio dei minerali) per un totale di circa 23000 mc e delle tipologie
residenziali e di servizio che ammontano a circa 90.000 mc. Di straordinaria
bellezza è il rapporto tra i valori ambientali e paesaggistici e ed il contesto
antropizzato dall’attività mineraria.
Per questi motivi tale patrimonio di archeologia industriale è inserito nel 1998
dall’Organizzaione Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) nel sistema dei parchi geominerari come patrimonio storico dell’umanità
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3.23.1. Progetto del Piano Particolareggiato
Oltre al riconoscimento della valenza di centro di fondazione e di conseguenza
la verifica, in copianificazione con la RAS del perimetro del centro matrice, il
Piano Urbanistico Comunale definisce per la Borgata mineraria dell’Argentiera
una serie di linee guida da sviluppare in sede di redazione dello strumento
attuativo.
Le trasformazioni ammissibili si articolano in tre linee di intervento:
A)
Recupero delle architetture industriali di interesse pubblico;
B)
Recupero delle architetture testimoniali di proprietà privata;
C)
Nuovi interventi.
Per quanto riguarda il punto A le iniziative si suddividono in:
•
Recupero e riqualificazione del complesso Laveria – ex Magazzini a mare,
del complesso Pozzo Podestà, del complesso Pozzo Alda, della chiesa di
Santa Barbara. La tipologia degli interventi da attuare ha l’obiettivo prioritario di salvaguardare dal degrado le architetture elencate ed evitarne così
la perdita, prevedendone una destinazione d’uso compatibile con il processo di valorizzazione turistica dell’area.
•
Interventi di valorizzazione del paesaggio minerario e naturale con la predisposizione di un sistema di percorsi all'interno delle miniere storiche
principali e una rete di itinerari naturalistico-culturali scelti tra gli elementi
caratterizzanti il paesaggio minerario (gallerie, pozzi, discariche) e tra i siti
di elevata valenza naturalistico-ambientale
Il recupero delle architetture testimoniali (punto B) di proprietà privata si articola in:
•
Interventi di restauro e risanamento conservativo: prevede il risanamento,
il consolidamento e il ripristino delle parti strutturali dell’edificio nella misura necessaria a garantire la conservazione dell’organismo edilizio nella
sua interezza, il tutto nel rispetto dei caratteri tipologici originari;
117
•
Interventi di manutenzione ordinaria: riguardano le opere di riparazione,
rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie
ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti;
•
Interventi di manutenzione straordinaria: riguardano le opere e le modifiche necessarie al rinnovamento e sostituzione di parti anche strutturali
degli edifici, senza alterazione dei volumi e delle superfici nonché delle bucature senza modifica delle destinazioni di uso.
Gli interventi di nuova costruzione (punto C), destinati esclusivamente ad attrezzature turistiche di tipo alberghiero, potranno essere realizzati solo successivamente all’approvazione del Piano Particolareggiato di iniziativa pubblica e
dopo il recupero dei fabbricati esistenti.
Le nuove strutture ad uso turistico, dovranno essere localizzate in piccoli complessi che si armonizzino morfologicamente con le tipologie edilizie esistenti e
con il paesaggio, attraverso una congruenza tipologica documentata da analisi
morfologiche ed ambientali.
Tutti gli interventi dovranno garantire la conservazione dell'identità e della
storia della borgata, nel rispetto delle componenti naturalistiche e culturali, il
mantenimento delle visuali aperte sui luoghi notevoli per l’estetica del paesaggio, con particolare riferimento ai varchi tra l'entroterra ed il mare, in modo da
garantire la continuità visuale e l'accesso alla fascia balneare.
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3.4. Recupero della borgata di Tottubella
La borgata di Tottubella rappresenta un unicum nell’ampio repertorio dei centri
di antica e prima fondazione; nata nel secondo dopoguerra del ‘900, sulla base
di un progetto unitario, è stata sviluppata e completata in tempi molto brevi
in tutte le sue parti compresi i servizi e gli elementi di aggregazione del centro
civico che hanno contribuito da subito a realizzare un forte senso di comunità.
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Fig.17
Panoramica della borgata
La presenza del Nuraghe di Rumanedda e la sequenza dei pregevoli edifici del
centro parrocchiale, della sala polifunzionale e della scuola ha portato a considerare l’intera area centrale come un bene paesaggistico unitario e complesso.
I singoli beni architettonici ed archeologici, al di la del vincolo areale proprio,
verranno pertanto valutati dal punto di vista paesaggistico attraverso un unico
progetto di valorizzazione che tiene conto di tutte le relazioni percettive che
intercorrono tra spazi aperti e volumi esistenti.
Il primo esito scaturito dall’analisi preliminare ha messo in luce almeno due criticità che indeboliscono la qualità spaziale del centro civico:
fig.
presenza dell’ampliamento della sala polifunzionale con un volume basso
18 corridoio visivo prima e •
destinato ad uffici circoscrizionali; l’incongriutà di questa superfetazione
dopo
con il dispositivo spaziale originario suggerisce una sua demolizione;
•
spazio urbano poco convincente perché è al tempo stesso troppo dilatato
nel suo insieme ma troppo compresso e chiuso nel suo punto focale.
119
A differenza di altri centri di fondazione o di nuclei
produttivi, Tottubella colpisce per la chiarezza dell’impianto urbano (i tre bracci confluenti nel centro civico)
e l’omogeneità delle tipologie edilizie.
Tale sincronia realizzativa e omogeneità tipologica ha
prodotto un patrimonio edilizio omogeneo che nel
corso dei suoi 60 anni di vita ha subito una evoluzione
differenziata; nel periodo 1950/’79 modeste trasformazioni, determinate dall’evolversi delle esigenze
familiari e agricolo produttive, hanno alterato con aggiunte e superfetazioni i fabbricati originari mentre nel
periodo 1980/2010 sono intervenute alterazioni più
forti con sostituzioni edilizie, e nuove costruzioni nelle
parti libere dei poderi sulla base della variante al piano
del 1980.
La discussione che si è sviluppata durante l’incontro
pubblico del 30 Settembre 2009 ha riguardato la possibilità di incrementare l’offerta residenziale all’interno dei singoli lotti, con modalità differenti rispetto a
quanto avvenuto nel corso degli ultimi 30 anni.
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Le problematiche legate alle scarsa cura del verde pubblico e degli spazi aperti
sono molto sentite dagli abitanti di Tottubella; le aspettative legate al nuovo
Piano Particolareggiato riguardano:
•
una rimodulazione delle sezioni stradali che tenga maggiormente conto
delle esigenze dei pedoni e dei ciclisti;
•
una maggiore attenzione al progetto e manutenzione degli spazi verdi,
sopratutto nel centro civico;
•
definizione di una uniformità ed omogeneità degli accessi e delle recinzioni.
3.4.1. Progetto del Piano Particolareggiato
Il progetto del Piano Particolareggiato di iniziativa pubblica riguardante le zone
A1 ed i servizi del centro civico ha come obiettivi principali la riqualificazione e
recupero della “città pubblica” ed il miglioramento delle condizioni residenziali
nei tre quartieri, introducendo la possibilità di realizzare incrementi volumetrici
a fronte del rispetto di nuove regole insediative.
Queste trasformazioni, spinte da una domanda interna generata dalle dinamiche familiari, vengono “guidate“ attraverso un abaco di soluzioni tipologiche
dipendenti dal grado di trasformazione avvenuto nei singoli lotti.
Pur non riguardando direttamente i contenuti del PP, la proposta progettuale
suggerisce delle risposte per delle zone esterne alle A1 (zone C3c); queste rappresentano una riserva futura nel momento in cui si completa ed esaurisce il
piano particolareggiato delle zone A1. La contiguità e la modalità insediativa
che vuole essere un estensione della regola dei tre bracci, suggerisce la predisposizione di una variante che rimoduli i perimetri delle sottozone C3c ma che
sopratutto stabilisca attraverso un progetto norma, regole insediative analoghe
e complementari a quelle individuate nel presente PP.
A partire dalle informazioni contenute nel PUC, il Piano particolareggiato verifica e completa i dati territoriali necessari alla costruzione del quadro delle
conoscenze e del quadro delle regole alla scala di Piano Urbanistico Attuativo
che nella sua articolazione:
•
contiene l’individuazione cartografica delle aree, degli edifici e dei manufatti di interesse storico monumentale e architettonico e paesaggistico di
cui all’Art. 135 del D.Lgs 22 gennaio 2004 n°42 e successive modifiche in
accordo con le competenti soprintendenze;
•
•
•
•
•
•
•
fig. 19
festa padronale
Individua in modo dettagliato i tessuti di antica e prima formazione che corrispondono ai tre quartieri e all’area centrale dedicata ai servizi;
valuta l’idoneità delle sottozona A1 ed S alle trasformazioni, in coerenza con
il quadro conoscitivo elaborato ed in particolare per il sistema residenziale
consente di restaurare/ristrutturare il fabbricato residenziale originario con
minimi ampliamenti per l’inserimento di servizi, trasformare da non residenziale e a residenziale la pertinenza agricola presente nello schema originario,
realizzare un nuovo fabbricato utilizzabile per usi sia residenziali sia compatibili con la residenza, che consenta l’incremento volumetrico richiesto.
verifica la compatibilità di nuove aree di espansione C3c da destinare a residenze, servizi, attività ricettive e produttive, con le esistenti A1;
propone per il centro civico un progetto unitario di riqualificazione che definisce i principi qualitativi e prestazionali;
ridefinisce e disciplina le zone territoriali omogenee in ambito urbano;
prevede la dotazione minima complessiva dei servizi;
regolamenta l’uso del territorio agricolo e degli spazi verdi (S3 ed H) interni
ed esterni al centro urbano.
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4. Inquadramento economico- II sistema produttivo e turistico
4.1. Il sistema produttivo agricolo
4.1.1. Agricoltura e Zootecnia: linee di intervento
4.1.2 I paesaggi agrari
4.1.3 Analisi dei sistemi agricoli.
4.2.. Attività produttive industriali e artigianali, commerciali
4.3 Il sistema turistico
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Inquadramento economico - Il sistema produttivo e turistico
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Pagine estratte dalla relazione del PIANO STRATEGICO INTERCOMUNALE
2.3. L’asse Sassari – Porto Torres:
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Lo studio e la riqualificazione dell’ asse Sassari – Porto Torres rappresenta un’opportunità per innescare un processo di riattivazione dell’intero territorio comunale sia dal punto di vista ecologico che dal punto di vista fruitivo. E’ l’elemento
acqua che rappresenta il minimo comune denominatore dei paesaggi, la risorsa
che permette di innescare puntualmente strategie di riqualificazione “ad hoc”
per ciascun ambito paesaggistico che attraversa.
Partendo da Sassari fino a Porto Torres l’acqua nella sua continuità attraversa
quattro diversi ambiti territoriali:
•
Ambito del Centro città
•
Ambito Urbano
•
Ambito periurbano
•
Ambito extraurbano
Il Rio Mannu, il Rio Ottava, il Rio Mascari, rappresentano quindi l’opportunità
di riconnettere sia dal punto fruitivo che da quello ecologico l’ambito urbano
di Sassari al mare. Potenziando le aree di pertinanza dei corsi d’acqua si vengono a creare corridoi ecologici che rappresentano i principali motori di flusso
di naturalità tra i diversi sistemi ambientali. Inoltre i corridoi ecologici offrono
l’opportunità di creare un flusso fruitivo necessario per riattivare e riqualificare
il comune di Sassari.
Il sistema verde che segue ed accompagna l’acqua intercettando i diversi ambiti
territoriali offre l’occasione di valorizzare le risorse in essi contenute. In ognuno
di questi ambiti si vengono a creare paesaggi che suggeriscono una modalità di
progettazione orientata verso la riqualificazione del sistema intercettato.
Così per il centro città dobbiamo parlare di “parco urbano” e sviluppare una
progettazione che sia compatibile con l’assetto fruitivo della città, per l’ambito
urbano che si sviluppa al di la della ferrovia, parliamo di “spina verde” progettando un sistema di conservazione e potenziamento del contesto agricolo, per
l’ambito periurbano la conservazione della “corona olivetata” e per l’ambito extra urbano un sistema che tenga conto dei caratteri paesaggistici della “pianura
della Nurra”.
131
4.1.1 Il sistema produttivo agricolo
La relazione di settore indica gli argomenti di studio e di analisi ritenuti significativi nel descrivere il sistema agricolo del territorio comunale evidenziando
le relazioni, le criticità e i processi che lo caratterizzano al fine di giungere alla
redazione di indirizzi di pianificazione capaci nel tempo di salvaguardare e incentivare la risorsa primaria rappresentata dall’attività agricola e zootecnica e il
paesaggio che essa ha definito nel tempo.
Alcune informazioni di analisi che permettono di conoscere il territorio rurale
sono rappresentate: dall’ elaborato grafico Uso del Suolo alla scala 1:10.000 che
utilizzando la legenda della carta Corine identifica le categorie principali dei territori modellati artificialmente, i territori agricoli, i territori boscati ed altri ambienti seminaturali, i territori umidi e dall’elaborato Sistemi agricoli (1:50.000)
che rappresenta nel territorio comunale i sistemi agricoli dei fondovalle alluvionali, il sistema agricolo della corona olivetata, il sistema agricolo della Nurra.
La componente agricola del territorio presenta due aspetti fondamentali: l’occupazione di gran parte del territorio in modo continuativo in contrapposizione
con la struttura reticolare del sistema urbano e i segni rappresentati dalle proprie caratteristiche strutturali.
La forma e la dimensione dei campi, la loro sistemazione superficiale attraverso
le lavorazioni e la regolazione delle acque, i segni di confine (muri e siepi), il
rapporto fra le aree coltivate e le aree boscate, la rete viaria e quella irrigua e
i fabbricati rurali, costituiscono gli attributi essenziali del territorio e i caratteri
strutturali dell’attività agricolo zootecnica, determinando quindi significative
relazioni tra le attività agricole e la configurazione del territorio.
La destinazione agricola del territorio pertanto è determinata mediante una valutazione delle componenti ambientali biotiche e abiotiche e di assetto fondiario e socio economico.
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Analisi dei sistemi agricoli
Il territorio comunale si estende sulle falesie della costa occidentale che definiscono una relazione tra il mare e i paesaggi interni attraverso le miniere dell’Argentiera e Porto Palmas, fino a giungere al Sito di Importanta Comunitaria del
Lago Baratz e alla spiaggia di Porto Ferro.
Sul litorale sabbioso del Golfo dell’Asinara in relazione con il paesaggio dei pascolativi della Nurra, il comune comprende lo Stagno di Pilo, le strutture di produzione energetica della centrale termoelettrica di Fiume Santo e un limitato
tratto di litorale sabbioso di Platamona compreso tra il sistema costiero l’insediamento di Porto Torres, in prossimità dello stagno di Platamona e le pinete
del litoranee.
La direttrice idrografica del Rio Mannu struttura le relazioni tra l’insediamento
di Sassari e quello di Porto Torres, sulla direttrice insediativa tra Sassari e Porto
Torres si localizzano i nuclei di Li punti, San Giovanni, Ottava e la zona dei servizi
amministrativi di Baldinca.
Uso del suolo
La Città di Sassari sorge al centro di un basamento miocenico conformato come
un ampio semicerchio degradante verso il mare, solcato da un complesso e articolato sistema di valli parallele che si sviluppano in direzione nord ovest.
I due sistemi vallivi sono, generati a nord dal Riu d’Ottava e da due suoi affluenti
il Riu Gavaro e il Riu Sant’Orsola, a sud dal Riu Mascari e dal suo affluente il Riu
Giuncheddu.
La corona olivetata si sviluppa intorno alla Città, gli olivi rappresentano un elemento caratteristico del paesaggio rurale e culturale che si estende anche verso
Sorso e Sennori in campi chiusi coltivati con fruttiferi e olivi, dirigendosi verso
Tissi, Ossi e Usini gli olivi si coltivano sui terrazzamenti dei costoni calcarei incisi
da corsi d’acqua che definiscono piccole valli coltivate ad ortive.
Il territorio della Nurra costituisce il tessuto connettivo che collega le componenti ambientali che strutturano questo territorio, nel tempo coltivata con seminativi in irriguo ed in asciutto, rileva una trama agricola costituita da grandi
appezzamenti continui, spesso punteggiati da formazioni di macchia o boschive circoscritte. Caratterizzata da un insediamento diffuso rado, costituito da fabbricati rurali anche storici, i cuili, che si spingono fino alle alte e ripide falesie.
La caratterizzazione del territorio agricolo comunale attraverso sistemi, nasce
dalla necessità di valutare il contesto territoriale all’interno del quale si svolge
un’attività agricola e/o zootecnica significativa in termini quali-quantintativi.
La lettura delle connotazioni biofisiche, geofisiche, colturali e culturali permet-
tono di evidenziarne la valenza paesaggistica. Gli indicatori presi in considerazione per la costruzione dell’elaborato dei sistemi agricoli risultano:
•
-il carattere storico del paesaggio che si attua attraverso la lettura dei segni
rappresentati dall’organizzazione dello spazio agricolo, dalla tipologie delle
lavorazioni, dalla tipologia della coltivazione, dall’età delle piante e dalle
bonifiche realizzate;
•
-la tipologia del paesaggio che si legge attraverso una serie di elementi
caratterizzanti la qualità della trama agricola espressa dalla morfologia del
luogo, dal sistema di coltivazione, dal sistema di irrigazione, dalla trama di
appoderamento, dal tipo di coltura;
•
-la produttività delle attività agricolo-zootecniche: analizza il valore della
produttività attraverso elementi economici e di potenzialità dei suoli e si
identifica nelle caratteristiche geopedologiche dei suoli, nella particolarità
dei prodotti (agricola o zootecnica) e nelle filere collegate.
L’articolazione territoriale identifica quindi tre sistemi agricoli: dei fondovalle
alluvionali, della corona olivetata, della Nurra.
Sistemi agricoli
Il tessuto agrario dei sistemi agricoli dei fondovalle alluvionali è definito dalle
coltivazioni di ortaggi, fruttiferi e agrumi in superfici pianeggianti e sui terrazzamenti secondo un impianto geometrico che conserva ancora gli elementi costitutivi della tipologia del giardino mediterraneo.
Le valli dell’agro sassarese interessate da molteplici fenomeni di degrado, principalmente collegati all’abbandono delle colture agricole e alle diverse forme di
lottizzazione residenziale, possono essere considerate come luoghi depositari
della cultura territoriale.
I segni inequivocabili di un processo di antropizzazione sedimentatosi nel corso
dei secoli sono ancora leggibili sulle strutture edilizie e i manufatti architettonici,
le sistemazioni agrarie e gli impianti colturali, gli esemplari arborei monumentali e gli esemplari residuali di antiche varietà dei fruttiferi, le opere infrastrutturali
destinate alla viabilità locale e soprattutto quelle legate all’uso dell’acqua.
Tra le varie vestigia del paesaggio storico, le testimonianze più antiche di queste
valli, sono sicuramente rappresentate dai diversi tipi di strutture ipogee disseminate nel territorio, numerosi sono anche i manufatti chiaramente riferibili ad
usi di culto, probabile testimonianza della colonizzazione medioevale dell’agro
sassarese da parte di comunità monastiche. Particolare menzione meritano i
percorsi della devozione, una serie di sentieri destinati al pellegrinaggio, questi
percorsi che sembrano scandire la struttura organizzativa più antica del terri-
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torio, si attestano il più delle volte sui sentieri di fondovalle, interfacciandosi e
intersecandosi di frequente con i sistemi di invasi e canalizzazioni idrauliche, dispositivi che, per esigenze intrinseche, sono generalmente localizzati alla base
dei costoni calcarei che delimitano i fianchi delle vallate.
Tutte le valli dell’agro sassarese sono interessate dalla presenza dei resti di articolati sistemi di imbrigliamento e canalizzazione dell’acqua, dove essa si manifesta sotto forma torrentizia, o più spesso dai resti di complessi e attenti dispositivi per la sua intercettazione e distribuzione, dove questa risorsa si manifesta
nella forma di affioramenti sorgivi.
I sistemi di invasi predisposti per la raccolta e l’accumulo delle acque di sorgente rivestono un particolare interesse in quanto, sembrano rappresentare
il rapporto tra l’ambiente e la comunità antropica insediata che per secoli ha
contraddistinto l’agro sassarese. Da queste vasche, la cui presenza viene spesso
sottolineata attraverso la messa a dimora di alcune specifiche essenze arboree
quali ad esempio Myrtus communis, Eribotrya japonica e Quercux ilex, l’acqua
sfiora dai gocciolatoi e si dirige, convogliata da una rete di canalizzazioni a cielo
aperto, ai terrazzamenti degradanti verso il fondo della valle per poi raggiungere i colluvi dove scorre tra i sesti di impianto di agrumeti e di fruttiferi, troppo
frequentemente ormai dimessi e degradati.
Lo sviluppo nel corso del tempo di attività agricole particolarmente connotate dalla forte preponderanza di colture arboree e orticole di pregio, quali ad
esempio quelle della vite, dell’olivo e degli ortaggi , ha favorito e motivato la
realizzazione di diverse strutture produttive finalizzate alla lavorazione e alla
trasformazione dei prodotti. E’ quindi frequente imbattersi in edifici dimessi, abbandonati o rifunzionalizzati, originariamente adibiti a mulini, frantoi ed opifici
vari, strutture che, vincolate allo sfruttamento dell’energia assicurata dall’acqua,
proprio in queste vallate trovavano la loro collocazione ideale.
Particolarmente significativa è anche la presenza delle diverse sorgenti e fontane che punteggiano le vallate dell’agro sassarese e ne determinano frequentemente la toponomastica. Anche dal punto di vista botanico ed agrario i territori
vallivi dell’agro sassarese si propongono come un importante patrimonio da
salvaguardare.
La copertura vegetale naturale che si compone come noto di numerose specie,
evidenzia una rilevante presenza di piante di tipo monumentale, così definibili
sia per la dimensione che per l’età, in genere appartenenti alle specie Myrtus
communis, Quercus Ilex, Pinus pinea, Ceratonia siliqua, Eribotrya japonica e Citrus sp.
La copertura vegetale agricola, storicamente ricca di varietà arboree, mantiene
sostanzialmente la propria connotazione tradizionale anche se l’occupazione di
suolo a scopo edificatorio e l’abbandono produttivo di molte colture, ad esempio quella degli aranci non più vantaggiosa da un punto di vista economico, ha
inevitabilmente comportato una diminuzione nell’estensione dei territori interessati e un deperimento nella qualità degli impianti e degli esemplari. A fronte
di ciò le valli dell’agro sassarese vantano comunque una interessante presenza
di esemplari di fruttiferi antichi, ormai commercialmente in disuso e a rischio di
scomparsa. Alla coltivazione di queste varietà, è attualmente destinato un areale alquanto ridotto, connotato da un evidente carattere residuale e l’esiguo numero di esemplari sopravissuti permette un raccolto di prodotti molto limitato.
La trama agricola del sistema agricolo della corona olivetata è definita dalle
coltivazioni arboree in campi chiusi che si estendono intorno all’insediamento
urbano di Sassari in continuità con gli oliveti dei centri di Sorso e Sennori , Tissi
Ossi, Usini, Ittiri.
La corona olivetata comprende in parte l’area di Prato comunale che si estende
da Caniga al Rio Mascari; le superfici a morfologia collinare di Monte Oro e Montalè; l’area piano¬collinare di San Giovanni e Ottava, le superfici a nord ovest
dell’aggregato urbano delimitate dal confine di Sorso; le aree comprese ad est
della città, le zone collinari di Baldedda, Filigheddu Monte Bianchinu, le zone di
Giuncheddu e San Semplicio.
Il tessuto del paesaggio agrario insiste su territori, a morfologia piana, ondulata o collinare, caratterizzati da ordinamenti colturali costituiti in particolare da
colture arboree quali gli olivi. Gli oliveti messi a dimora su superfici con giacitura sovente in piano sono impianti arborei specializzati e articolati con sesti di
impianto 8x8 e 10x10m nei vecchi impianti, con allevamento in vaso a ad alta
impalcatura. La cultivar prevalente è la Bosana, poco diffuse la Sivigliana e la
Corsicana, la raccolta meccanizzata viene eseguita con scuotitori da cooperative o contoterzisti e interessa il 40-50% delle superfici. I regolamenti comunitari
(2052/88 e 2081/93) hanno dato luogo ad un aumento dei nuovi impianti.
La struttura fondiaria degli oliveti è caratterizzata da una spiccata frammentazione con unità produttive che, in media, dispongono di superfici di poco superiori all’ettaro; le rese, nonostante la giacitura pianeggiante o pressoché pianeggiante di molti oliveti, sono decisamente modeste e con forte alternanza
produttiva. Gli oliveti storici presenti in questa zona, ricadono nel piano fitoclimatico mesomediterraneo inferiore subumido su substrati calcareo-marnosi.
Questi oliveti si trovano nei versanti più caldi e soleggiati originariamente occupati da comunità forestali termofile climatiche a leccio ed edafo-xerofile ad
olivastro. L’olivicoltura risulta invece meno diffusa sui versanti ombrosi esposti a
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nord, interessati da serie di vegetazione di querce caducifoglie.
Lo sviluppo degli oliveti in Sardegna è più antico di quello della vigna. Il Fara
afferma che si comincio a piantarlo, almeno al nord, verso la seconda metà
del XVI secolo, durante la dominazione spagnola si diede un grande impulso
e nella prima metà del secolo successivo, il Padre Gemelli riporta informazioni
tratte da documenti dell’archivio di Sassari, che attestano che nel 1624 il vicerè
adottò provvedimenti per cui dove c’erano olivastri ogni cittadino, soggetto ai
tributi, doveva sotto pena di ammenda, innestare ogni anno dieci piante che
diventavano di sua proprietà. Per insegnare ad eseguire gli innesti nel 1625 si
fecero venire da Valencia e Mallorca una cinquantina di specialisti per formare
gli innestatori.
L’incendio di un solo albero determinava pene severissime, verso la metà del
diciottesimo secolo la Sardegna vantava bellissimi e numerosissimi oliveti, anche il governatore piemontese nel diciottesimo secolo s’interessò allo sviluppo
degli oliveti sardi e concesse titoli di nobiltà a chi piantava e coltivava un certo
numero di piante. Il tessuto agrario del sistema agricolo della Nurra è definito
da una trama di appoderamento a campi aperti coltivato con seminativi e pascolo legato ad attività zootecniche semi intensive ed intensive. L’area si estende dalle falesie della costa occidentale fino alla corona olivetata, su una distesa
pianeggiante e ondulata compresa tra rilievi collinari e da Fiume Santo e Rio
Mannu comprendendo la zona della bonifica del lago Baratz e l’insediamento
di Tottubella.
Gli elementi strutturali del paesaggio della Nurra sono rappresentati dai vasti
poderi storicamente divisi in grandi proprietà appartenenti a ricchi possidenti che li affitavano ai coloni e la distribuzione dei cuili ( abitazioni permanenti
utilizzate dai coloni) non uniformemente nel territorio, ma legata a fattori naturali e antropici. La trama di appoderamento del tessuto agrario è costituita da
campi aperti destinati al pascolo che solo nelle aree morfologicamente meno
accidentate si alterna a colture foraggere e cerealicole coltivati. Superfici seminaturali con una copertura vegetale costituita da formazioni di macchia, permangono dove le condizioni pedologiche e morfologiche non consentono le
lavorazioni del suolo. Importanti le formazioni boschive sui rilievi delimitate
dalle coltivazioni.
La ragguardevole incidenza delle produzioni foraggiere si riflette sulla rilevanza assunta dal comparto zootecnico. Le aziende sono di dimensioni medie, gli
utilizzi prevalenti oscillano tra la zootecnia da latte basata su allevamenti ovini
intensivi (10 capi/ha) e bovini di razze specializzate da latte.
La reti consortili del Consorzio di Bonifica della Nurra si estendono su gran parte
del territorio e permettono l’utilizzo della risorsa idrica proveniente dai grandi invasi, legata comunque alle disponibilità stagionali. In prossimità del Lago
Baratz permane una tipologia di coltivazioni legata alla bonifica che definisce
poderi di uguale dimensione e forma coltivate in prevalenza con olivi e viti.
Le Lannou nel testo “Pastori e contadini di Sardegna”, scrive che le circostanze
del popolamento originario del territorio della Nurra erano state concessioni
concordate dal comune di Sassari con l’obiettivo di valorizzare le colline cosi
a lungo deserte, preoccupandosi di garantire a ciascun colono il massimo di
risorse disponibili, prescrivevano in ogni atto di concessione, adeguate distanze
tra i possedimenti.
I cuili della Nurra sorgono quindi senza ordine ed a parecchie centinaia di metri
l’uno dall’altro.
Il comune di Sassari concesse i suoi terreni in Nurra, in vaste estensioni, a personaggi ricchi e influenti, i ricchi proprietari che non pensavano di vivere in Nurra
ricorsero agli agricoltori dei villaggi vicini e li cedettero per un canone d’affitto
in denaro o con un contratto a mezzadria comprensivo di un gregge e di tutta
o parte della terra. Pochissimi cuili avevano un orto, niente vigna e i fabbricati
sorgevano in mezzo a campi aperti in un cortile non chiuso.
Gli edifici mantengono la struttura originaria: sono tutti pianterreni, con stanze
allineate, con la facciata volta verso est o sud, questa fila di locali è, a seconda
dell’importanza, più o meno lunga, attraverso l’aspetto delle costruzioni è ancora talvolta possibile ricostruire le tappe storiche della costruzione del cuile a
una delle estremità delle file c’e la vecchia capanna dal tetto di frasche dei primi
coloni, dall’altra la casa nuova testimonianza di un benessere più recente.
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“Sistemi agricoli”
La caratterizzazione del territorio agricolo comunale attraverso sistemi, nasce
dalla necessità di valutare il contesto territoriale all’interno del quale si svolge
un’attività agricola e/o zootecnica significativa in termini quali-quantintativi.
La lettura delle connotazioni biofisiche, geofisiche, colturali e culturali permettono di evidenziarne la valenza paesaggistica.
Gli indicatori presi in considerazione per la costruzione dell’elaborato dei sistemi
agricoli risultano:
-il carattere storico del paesaggio che si attua attraverso la lettura dei segni rappresentati dall’organizzazione dello spazio agricolo, dalla tipologie delle lavorazioni, dalla tipologia della coltivazione, dall’età delle piante e dalle bonifiche
realizzate;
141
La lettura dei caratteri storici si è svolta attraverso la
lettura di materiale fotografico e satellitare, diversi sopraluoghi in campo per verificare i segni del paesaggio
agricolo ancora presenti e lo studio di cartografia storica
ottocentesca (IGM, De Candia, La Marmora, Cartografia
Archivio di Stato di Sassari)e l’analisi di testi storici scritti da storici, viaggiatori ottocenteschi e studiosi di varie
discipline (Fara, Angius, Costa, Valery, Padre Bresciani, Le
Lannou, Manca dell’arca, Smyth, Tyndale, La Marmora,
Gemelli).
-la tipologia del paesaggio che si legge attraverso una
serie di elementi caratterizzanti la qualità della trama
agricola espressa dalla morfologia del luogo, dal sistema
di coltivazione, dal sistema di irrigazione, dalla trama di
appoderamento, dal tipo di coltura;
-la produttività delle attività agricolo-zootecniche:
analizza il valore della produttività attraverso elementi
economici e di potenzialità dei suoli e si identifica nelle
caratteristiche geopedologiche dei suoli, nella particolarità dei prodotti (agricola o zootecnica) e nelle filere collegate. La produttività è stata analizzata attraverso l’analisi di dati statistici Istat che interessano valori regionali,
provinciali e comunali.
L’articolazione territoriale identifica quindi tre sistemi
agricoli: dei fondovalle alluvionali, della corona olivetata, della Nurra, descritti nella relazione agronomica.
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Caratteri strutturali, tecnici e organizzativi delle aziende
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L’agricoltura in genere e anche quella periurbana svolgono ancora nel territorio
di Sassari un ruolo di presenza rilevante dal punto di vista delle aree occupate,
delle potenzialità produttive, ma che necessita nel contempo, in quanto sottoposta a una forte espansione urbana e di abbandono delle coltivazioni di essere rafforzata, attraverso approcci aziendali e produttivi di carattere operativo,
verso forme qualitativamente ed economicamente più solide che la rendano
meno sensibile alle oscillazioni di fenomeni esogeni.
L’elaborato grafico di seguito riportato evidenzia i territori interessati da attività
agricole e zootecniche riportando sinteticamente: i seminativi in irriguo e in
asciutto, colture legnose (oliveti e vigneti e i frutteti), le ortive.
Significativo risulta quindi il confronto con i territori classificabili come naturali
e seminaturali che vengono rappresentati nell’elaborato grafico di seguito evidente dove dell’uso del suolo si rappresentano esclusivamente questi territori
con ambienti naturali e seminaturali.
L’elaborato grafico evidenzia i territori con una copertura vegetale che definisce
ambiti naturali e seminaturali definiti sinteticamente dalle formazioni boschive,
i pascoli naturali, la vegetazione di ripa, le formazioni di macchia e le aree a
riconolizzazione naturale e artificiale.
La lettura di alcuni dati riferiti al Censimento dell’Agricoltura dell’ Istat del 2000
evidenziano che le aziende presenti nel territorio comunale sono 7920, il numero maggiore è riservato a quelle che hanno coltivazioni legnose.
Le coltivazioni legnose agrarie si estendono in territori che hanno una capacità
d’uso con valori I , II e III che consente quindi un’agricoltura intensiva senza
alterare la risorsa suolo e consentendo importanti rese, inoltre la presenza di
infrastrutture legate all’apporto di acqua favoriscono le produzioni.
Le aziende ortofrutticolo sono frequentemente di dimensioni piccole nel comparto; spesso localizzate intorno all’insediamento urbano vengono coltivate
anche per il consumo famigliare in particolare per quel che riguarda i fruttiferi
e gli agrumi.
L’elevata frammentazione fondiaria riduce evidentemente la possibilità di contenere i costi di produzione col ricorso a più intensi gradi di meccanizzazione, e
un’altra criticità è rappresentata dal carente sviluppo dell’organizzazione com-
merciale per la vendita dei prodotti e della relativa assistenza alla produzione.
Le più consistenti come numero e per estensione sono le aziende olivicole anche esse risentono dell’incidenza della frammentazione e dei metodi tradizionali di conduzione e della considerevole età degli impianti entrambi i fattori che
incidono negativamente sulla produttività.
Le superfici coltivate a seminativi risultano le più consistenti anche per il comune di Sassari rispetto a quelle legnose agrarie, ai prati permanenti e ai pascoli,
all’arboricoltura da legno, ai boschi. Il dato regionale sulla superficie destinata a
seminativi è stimato in 413.670,77 ettari quello della provincia di Cagliari con un
valore di 150.183,85 e quello della provincia di Sassari in 113.910,10
L’attività di zootecnia estensiva si concentra nei territori marginali ad un utilizzo
agricolo intensivo (capacità d’uso dei suoli all’attività agricola VII VIII) nei quali
la risorsa per l’allevamento del bestiame allo stato brado è rappresentata da
steppe erbose alternate a cespugliame e pascoli arborati e nei quali le limitazioni orografiche e pedologiche sono rappresentate da elevate pendenze, scarso
spessore del suolo, rocciosità e pietrosità.
Le criticità sono rappresentate dall’eccessiva pressione di pascolamento, dalla
messa a coltura mediante intervento meccanico di aree a forte pendenza e dai
successivi fenomeni erosivi e dal frequente ricorso al fuoco estivo per l’eliminazione del cespugliame e il rinettamento dei pascoli naturali.
Le attività di zootecnia semintensiva (aree irrigue della Nurra) si attuano in
superfici con minore acclività e terreni di maggiore potenza rispetto a quelli
estensivi nei quali la risorsa espressa dal pascolo è favorita da una maggiore
produttività e si rilevano condizioni che permettono di utilizzare piccole superfici sulle quali attuare foraggicoltura intensiva.
Le aziende agrarie, di dimensioni sempre medio-grandi, presentano ancora in
questi territori, un’insufficiente dotazione di mezzi aziendali, le criticità sono
inoltre riconducibili all’eccessiva pressione di pascolamento che favorisce la
comparsa e la diffusione nell’ambito dei pascoli naturali di essenze non pabulari.
Le dimensioni delle aziende in particolare in prossimità dell’aggregato urbano
sono limitate, come registrato nelle tabelle di seguito riportate, raggiungono
maggiori dimensioni nei territori della Nurra.
E’ importante sottolineare la presenza nel territorio comunale di realtà agrituristiche, in totale 35 (dati luglio 2007), concentrate in particolare in località Campanedda (n.12), Lampianu, La Landrigga, La Corte Biancareddu, Baratz e Monte
Pedrosu, Monte Casteddu, Finagliosu.
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La localizzazione si concentra quindi sulle Località nelle quali l’azienda risulta
di dimensioni tali da garantire produzioni adeguate per apertura dell’attività e
in un contesto ambientale paesaggistico che si allontana dalla città e si spinge
verso le aree costiere.
Le attività di agroindustria si concentrano in prossimità della città come evidente nella figura e riguardano essenzialmente la filiera olivicola per la produzione
di olio e la Centrale del latte Coapla legata alla filiera lattiero casearia
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Processi di crisi delle filiere
Le criticità delle filiere nel territorio di Sassari vengono espresse da una serie di
fattori in relazione tra loro:
•
a. la filiera orticola nonostante la grande richiesta dei prodotti locali e la
grande tradizione storica nella coltivazione degli orti nel territorio comunale, risente di alcuni fattori predominanti legati essenzialmente alla frammentazione e polverizzazione fondiaria, ad una limitata produzione in coltura protetta, ad una scarsa varietà di produzioni, carente modernizzazione
del comparto e dei servizi alle imprese (assistenza tecnica specialistica, sviluppo delle associazioni dei produttori, promozione mirata dei prodotti e
assistenza al marketing);
•
b. la filiera olivo-olearia nonostante l’offerta di olio di oliva non sia sufficiente a coprire i consumi interni della Sardegna il potenziamento del comparto richiede una serie di interventi prioritari per salvaguardare e riqualificare la risorsa: l’arresto del processo di polverizzazione fondiaria, presente
soprattutto nelle aree periurbane, la promozione dell’associazionismo al
fine di estendere la meccanizzazione quale unica via per contenere i costi
di produzione, l’ammodernamento delle strutture produttive e delle tecniche colturali, l’estensione della stagione irrigua, la disponibilità di una tempestiva e aggiornata assistenza tecnica e di una attività vivaistica attenta
anche alla propagazione di varietà locali, la riorganizzazione della fase di
trasformazione e commercializzazione, con maggiore coinvolgimento dei
soci e introduzione di standard minimi di qualità del prodotto l’adozione,
nella fase della commercializzazione, di strategie comuni tra il polo privato
e quello cooperativo per la promozione dell’olio di Sassari.
•
c. la filiera lattiero-casearia del latte è interessata da rigidità produttiva
condizionata dalle limitazioni comunitarie (quote latte) per il latte bovino,
la fase industriale di trasformazione è demandata alla Coapla con sede in
Sassari. Carenti risultano gli accordi il tra il mondo della produzione e quello
della trasformazione; scarsi interventi si riscontrano, nel programma di sviluppo rurale che offra alternative alla produzione lattea e nell’ inserimento
delle aziende “marginali”, poste nelle aree silvane e/o di rilevante interesse
ambientale, scarsa assistenza tecnica nella fase di produzione (alimentazione e miglioramento genetico per una più ampia certificazione della qualità)
e commercializzazione (rafforzamento della azione a favore delle produzioni DOP: Denominazione di Origine Protetta di fonte UE)
•
d. la filiera della carne, e del latte bovino e caprino. Problematiche legate
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•
•
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alla scarsa destagionalizzazione del consumo dell’agnello da latte,. carente
sviluppo
e. dell’allevamento caprino nonostante la crescente domanda e l’elevato
regime dei prezzi, sviluppo contenuto di allevamenti estensivi su aree marginali.
f. La filiera frutticola. La filiera risulta incompleta poiché il prodotto, in
prevalenza rappresentato dagli agrumi e da vecchie varietà di fruttiferi
(cachi e susine) è commercializzato solo allo stato fresco. La commercializzazione è spesso con vendita diretta in azienda. Lo sviluppo del settore
appare legato all’effettiva e costante disponibilità di acqua per l’irrigazione,
alla presenza di una assistenza tecnica specialistica e a programmi regionali
di sviluppo del settore. In questo contesto un ruolo importante può essere
svolto dalla Centrale Ortofrutticola di Sassari.
•
Linea d’intervento per le zone agricole
Il paesaggio del territorio sassarese, modellato da attività agricole conserva ancor oggi una varietà di habitat specifici di grande valore nei quali permangono
elementi di biodiversità che in misura sempre maggiore risentono della marginalizzazione e dall’abbandono dei territori agricoli.
I documenti di Politica comunitaria ed in particolare la PAC per il 2007-2010
sottolineano il concetto della necessità di affidare alle attività agricole un ruolo fondamentale anche di presidio antropico, finalizzato sia alla produzione di
qualità che a quella paesistica ed ambientale, di prevenzione dei rischi ed equilibrio dell’ecosistema territoriale.
Il comune di Sassari attraverso il piano urbanistico comunale riconosce le relazioni esistenti tra la città e la campagna e la promozione di forme produttive ed
imprenditoriali innovative.
Il sistema agricolo del comune rileva essenzialmente un territorio agricolo periurbano dove si manifestano fenomeni di frammentazione dello spazio agricolo attraversato da numerose attività, nuove pratiche sociali ed economiche,
in questo paesaggio convive la cultura urbana e quella rurale. Questi territori
risultano investiti da processi di trasformazione legati alle dinamiche di trasformazione della città.
Sono inoltre presenti quelle vaste aree agricole ancora produttive alle quali proporre attività innovative e creative stimolate dalla vicinanza con la città, dalle
centralità scientifiche e delle filiere legate a produzioni storicamente consolidate.
Gli obiettivi e le finalità del PUC per le aree agricole riguardano quindi essenzialmente la conservazione del paesaggio agricolo nei territori che per caratteri pedogenici, specializzazione e produttività possono sostenere e valorizzare
l’economia locale fondata sull’attività agricolo e /o zootecnica, riconoscendo i
valori espressi dai sistemi colturali presenti che, per specificità paesaggistica e
particolarità del prodotto, definiscono la riconoscibilità del territorio e la sua
identità culturale contrastando quindi l’impoverimento della diversità colturale
varietale e promuovendo le produzioni agricole che considerino la qualità e la
tipicità del prodotto, con l’esigenza di produrre con minor impatto ambientale.
Il progetto pertanto riguarda la proposta della costituzione di un Parco agricolo
comunale nel quale la struttura del Parco è rappresentata dallo stesso territorio
agricolo, costituito da quegli elementi depositati dall’attività agricola e che la
stessa agricoltura riproduce e conserva, tutti quei segni quindi che l’attività di
conduzione dei fondi ha prodotto.
L’obiettivo è quello di salvaguardare e mantenere il sistema agricolo comunale
quale connettivo tra le emergenze ambientali e le centralità dei servizi.
L’abbandono delle attività agricole comporterebbe l’accentuarsi del degrado
ambientale e la perdita di una risorsa limitata come il suolo di agricolo di elevata fertilità, la gestione e la fruizione del parco inoltre è strettamente intrecciata
all’attività agricola.
Attraverso il parco si elaborano progetti di sviluppo delle attività agricole indirizzando verso tecniche ambientalmente più consapevoli, argina la diffusione
dell’insediamento nell’agro, limitando l’ulteriore formazione di nuclei insediativi, salvaguardando quindi la destinazione agricola dei fondi.
Individua ed interviene con attività atte a salvaguardare il suolo, spinge verso
procedure atte a migliorare le produzioni e i servizi ambientali dell’ attività agricola riducendo le emissioni dannose e la dipendenza energetica mitigando o rimuovendo i fattore di criticità e degrado, interviene nella salvaguarda, riqualificazione e mantenimento degli elementi paesaggistici del tessuto agrario (muri
a secco, siepi, sistemi di canalizzazione…) al fine di conservare e/o ripristinare
l’equilibrio fra gli insediamenti e il territorio, nel recupero del patrimonio edilizio
extraurbano, riqualificando e favorendo il riutilizzo per le aziende agricole e a
scopo abitativo, predisponendo a tal fine un abaco delle tipologie edilizie.
Propone forme di conduzione agricola multifunzionale proprie dell’ambito periurbano, attraverso l’offerta di servizi volti a soddisfare la domanda di fruizione
sportivo-ricreativa sostenibile e didattico culturale e formativa proveniente dalla città e dalle attività presenti.
La struttura normativa disciplina le modalità di produzione, gli incentivi, le con-
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venzioni attraverso scelte strategiche per l’agricoltura attraverso un piano di
settore agricolo che interesserà essenzialmente il medio e lungo periodo disciplinando in particolare le strategie economiche e commerciali.
La proposta del parco agricolo comunale recepisce gli indirizzi proposti dalla
PAC che sposta la priorità nell’assegnazione degli aiuti dal sostegno ai prezzi
all’introduzione di obblighi per gli agricoltori per la gestione delle loro aziende
in modo sostenibile.
L’adesione degli imprenditori che ancora coltivano questi poderi anche se non
vi risiedono, di coloro che vivono in campagna per diletto o per necessità, di coloro che vivono la campagna nel tempo libero dal lavoro( hobby farmer, farmer
no farmer, urban no farm), ad un Consorzio interno al Parco agricolo comunale
che intervenga per la salvaguardia del paesaggio agrario, delle coltivazioni e
degli elementi che lo caratterizzano, permette agli agricoltori di approcciarsi
verso forme di conduzione aziendale multifunzionale (fattorie didattiche, centri
di sperimentazione, vendita diretta dei prodotti…) capace di orientare l’azienda inserita nel contesto periurbano all’accoglienza e all’offerta dei prodotti per
il pubblico. L’adesione al Consorzio del Parco agricolo comunale interessa anche gli altri soggetti che risiedono nell’area agricola, ma non sono impiegati direttamente nell’attività agricola, i quali salvaguardando le coltivazioni e gli elementi costitutivi del paesaggio rurale, ricevono benefici legati al mantenimento
delle strade vicinali, al conferimento e smaltimento dei rifiuti e alla possibilità di
contrattare a costi inferiori anche i lavori agronomici di gestione del fondo e di
trasformazione dei suoi prodotti con certificate caratteristiche di qualità.
CONTENUTI DEL PIANO
Nello specifico il Piano Urbanistico comunale promuove progetti per:
•
Stimolare attraverso azioni specifiche la formazione e lo sviluppo di aziende competitive e sostenibili, attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione sulle caratteristiche di genuinità e salubrità dei prodotti locali e
con formazione e informazione degli operatori del settore sulle innovazioni
tecnologiche.
•
Arrestare il processo di polverizzazione fondiaria, presente soprattutto nelle aree periurbane, promuovere l’associazionismo al fine di estendere la
meccanizzazione quale unica via per contenere i costi di produzione (negli
oliveti periurbani), intervenendo anche nella riorganizzazione della fase di
trasformazione e commercializzazione, con maggiore coinvolgimento dei
soci e introduzione di standard minimi di qualità del prodotto e adottando
nella fase della commercializzazione, di strategie comuni tra il polo privato
•
•
e quello cooperativo.
Evitare l’estendersi di fenomeni di semplificazione paesaggistica e naturalistica attraverso l’artificializzazione degli assetti colturali, con conseguente
perdita di qualità e di biodiversità, tutelando nel contempo l’assetto idraulico del territorio.
Incentivare l’estensione delle superfici a coltura biologica e integrata e la
promozione di interventi volti al risparmio della risorsa idrica, l’ottimizzazione dei sistemi di distribuzione irrigua aziendale e interaziendale.
Il raggiungimento degli obiettivi proposti comporta il coinvolgimento dell’amministrazione comunale di enti pubblici e privati , l’amministrazione comunale
sollecita e raccorda le iniziative sul territorio al fine di agevolare dove necessario l’infrastrutturazione delle aree agricole, di innalzare i servizi di sostegno
all’agricoltura.
Il Piano urbanistico comunale specifica inoltre le norme per le sottozone individuate:
Nelle zone identificate con E1 e E2 (con le loro relative sottozone), si indirizza
verso il mantenimento della risorsa e il suo sviluppo al fine di ottenere prodotti
di elevate caratteristiche qualitative, riconosciute quando possibile attraverso
marchi che garantiscano il prodotto in tutto il percorso di filiera dalla coltivazione alla trasformazione.
E’ prevista l’edificabilità per usi attinenti l’attività agricola e la comprovata esigenza di residenza per l’imprenditore agricolo.
Nelle zone identificate con E3 e la relativa sottozona, si salvaguardia la risorsa inserita in una realtà altamente urbanizzata. La salvaguardia del paesaggio
agrario, delle coltivazioni e degli elementi che lo caratterizzano si attua prospettando e suggerendo agli agricoltori di spingersi verso forme di conduzione
aziendale multifunzionale (fattorie didattiche centri di sperimentazione, vendita diretta dei prodotti…) capace di orientare l’azienda inserita nel contesto
periurbano all’accoglienza e all’offerta dei prodotti per il pubblico. Non sono
previsti interventi edificatori, ma la riqualificazione dell’esistente
Nella zona identificata con E5 e relative sottozone, si propongono indirizzi atti a
salvaguardia dell’utilizzo agricolo e/o zootecnico esistente verificando la compatibilità degli aspetti produttivi con le esigenze di salvaguardia, spinta verso
Iniziative volte a favorire turismo ecocompatibile, programmi di ricerca scientifico-tecnologica, selvicoltura, allevamenti faunistici estensivi di ripopolamento,
osservatori naturalistici, sviluppo turismo agronaturalistico. Non sono previsti
interventi edificatori, ma la riqualificazione dell’esistente
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4.1.1. Agricoltura e Zootecnia: linee di intervento
Il sistema agricolo del Comune di Sassari rileva essenzialmente un territorio rurale periurbano dove si manifestano fenomeni di frammentazione dello spazio
agricolo che è attraversato da numerose attività, nuove pratiche sociali ed economiche, nuove forme di convivenza tra cultura urbana e rurale.
Risultano pertanto territori investiti da processi di trasformazione legati alle dinamiche di trasformazione della città.
Sono inoltre presenti quelle vaste aree agricole ancora produttive alle quali proporre attività innovative e creative stimolate dalla vicinanza con la città, dalle
centralità scientifiche e delle filiere legate a produzioni storicamente consolidate.
Gli obiettivi e le finalità del Puc per le aree agricole riguardano gli obiettivi generali OBG1 “Promozione di politiche di tutela, conservazione e riqualificazione
della nurra e delle aree costiere” e OG3 “Strategie di sviluppo sostenibile, tra
identità urbana e innovazione” che si sviluppano attraverso 5 obiettivi specifici:
1. OBS3 riqualificazione e tutela paesaggistico ambientale del sistema collinare della Nurra e salvaguardia della risorsa idrica sotterranea;
2. OBS4 conservazione degli elementi identitari del paesaggio agricolo;
3. OBS6 sostegno e valorizzazione dell’economia locale agricola e zootecnica;
4. OBS8 prevenzione del rischio idrogeologico attraverso norme d’uso del
territorio;
5. OBS9 salvaguardia della corona olivatata;
Gli obiettivi specifici riguardano essenzialmente la conservazione del paesaggio agricolo nei territori che per caratteri pedogenici, specializzazione e produttività possono sostenere e valorizzare l’economia locale fondata sull’attività
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agricolo e /o zootecnica, riconoscendo i valori espressi dai sistemi colturali presenti che per specificità paesaggistica e particolarità del prodotto definiscono
la riconoscibilità del territorio e la sua identità culturale contrastando quindi
l’impoverimento della diversità colturale varietale e promuovendo le produzioni agricole che considerino la qualità e la tipicità del prodotto con l’esigenza di
produrre con minor impatto ambientale.
Il progetto pertanto riguarda la formazione di un parco agricolo comunale nel
quale la struttura del parco è rappresentata dallo stesso territorio agricolo costituito quindi da quelli elementi depositati dall’attività agricola e che la stessa
agricoltura riproduce e conserva tutti quei segni che l’attività di conduzione dei
fondi ha prodotto.
L’obiettivo è quello di salvaguardare e mantenere il sistema agricolo comunale quale connettivo tra le emergenze ambientali e le centralità dei servizi, l’abbandono delle attività agricole comporterebbe l’accentuarsi del degrado ambientale e la perdita di una risorsa limitata come il suolo di agricolo di elevata
fertilità, la gestione e la fruizione del parco inoltre è strettamente intrecciata
all’attività agricola.
Il parco elabora progetti di sviluppo delle attività agricole indirizzando verso
tecniche ambientalmente più consapevoli, argina la diffusione dell’insediamento nell’agro, limitando l’ulteriore formazione di nuclei insediativi, salvaguardando quindi la destinazione agricola dei fondi.
Individua ed interviene con attività atte a salvaguardare il suolo, spinge verso
procedure atte a migliorare le produzioni e i servizi ambientali dell’ attività agricola riducendo le emissioni dannose e la dipendenza energetica mitigando o rimuovendo i fattore di criticità e degrado, interviene nella salvaguarda, riqualificazione e mantenimento degli elementi paesaggistici del tessuto agrario (muri
a secco, siepi, sistemi di canalizzazione…) al fine di conservare e/o ripristinare
l’equilibrio fra gli insediamenti e il territorio, nel recupero del patrimonio edilizio
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extraurbano, riqualificando e favorendo il riutilizzo per le aziende agricole e a
scopo abitativo, predisponendo a tal fine un abaco delle tipologie edilizie.
Propone forme di conduzione agricola multifunzionale proprie dell’ambito periurbano, attraverso l’offerta di servizi volti a soddisfare la domanda di fruizione
sportivo-ricreativa sostenibile e didattico culturale e formativa proveniente dalla città e dalle attività presenti.
La struttura normativa disciplina le modalità di produzione, gli incentivi, le convenzioni attraverso scelte strategiche per l’agricoltura attraversi un piano di
settore agricolo che interesserà essenzialmente il medio e lungo periodo disciplinando in particolare le strategie economiche e commerciali.
La proposta del parco agricolo comunale recepisce gli indirizzi proposti dalla
Pac che sposta la priorità nell’assegnazione degli aiuti dal sostegno ai prezzi
all’introduzione di obblighi per gli agricoltori per la gestione delle loro aziende
in modo sostenibile.
La nascita del parco agricolo comunale comporta quindi specifiche normative
per le sottozone individuate:
Nelle zone identificate con E1 e E2 con le loro relative sottozone, si prevede
l’adesione degli agricoltori ( hobby farmer, farmer no farmer, urban no farm) e/o
dei proprietari dei fondi ad un Consorzio interno al parco agricolo comunale
che intervenga normando attraverso un disciplinare la coltivazione degli oliveti
e la loro trasformazione al fine di ottenere un prodotto di elevate caratteristiche
qualitative riconosciute attraverso un marchio che garantisca il prodotto in tutto il percorso di filiera dalla coltivazione alla trasformazione.
E’ prevista l’edificabilità solo per usi attinenti l’attività agricola.
Nelle zone identificate con E3 e relative sottozone, si prevede l’adesione degli
imprenditori che ancora la coltivano e che non risiedono necessariamente in
campagna, di coloro che vivono in campagna per diletto o per necessità, di coloro che vivono la campagna nel tempo libero dal lavoro, ad un Consorzio inter-
153
no al Parco agricolo comunale che intervenga per la salvaguardia del paesaggio
agrario, delle coltivazioni e degli elementi che lo caratterizzano, permette agli
agricoltori di approciarsi verso forme di conduzione aziendale multifunzionale
(fattorie didattiche, centri di sperimentazione, vendita diretta dei prodotti…)
capace di orientare l’azienda inserita nel contesto periurbano all’accoglienza e
all’offerta dei prodotti per il pubblico. L’adesione al Consorzio del Parco agricolo
comunale interessa anche gli altri soggetti che risiedono nell’area agricola, ma
non sono impiegati direttamente nell’attività agricola, i quali salvaguardando
le coltivazioni e gli elementi costitutivi del paesaggio rurale ricevono benefici
legati al mantenimento delle strade vicinali, al conferimento e smaltimento dei
rifiuti e alla possibilità di contrattare a costi inferiori anche i lavori agronomici di
gestione del fondo e di trasformazione dei suoi prodotti con certificate caratteristiche di qualità.
Non sono previsti interventi edificatori, ma la riqualificazione dell’esistente
Nella zona identificata con E4, si prevede l’adesione al Parco agricolo comunale
e quindi indirizzi atti a riqualificare le coltivazione e indirizzi per l’impianto di
nuove superfici al fine di incrementare la risorsa e le filiere ad essa collegate, il
mantenimento delle attività agricole “compatibili”, le strutture per il recupero terapeutico dei disabili ed in genere del disagio sociale, il recupero dei fabbricati
rurali e servizi strettamente connessi, le strutture per l’agriturismo, la residenza
agricola e servizi strettamente connessi
Nella zona identificata con E5 e relative sottozone, si prevede l’adesione al Parco agricolo comunale quindi indirizzi atti a salvaguardia dell’utilizzo agricolo
e/o zootecnico esistente verificando la compatibilità degli aspetti produttivi
con le esigenze di salvaguardia, spinta verso Iniziative volte a favorire turismo
ecocompatibile, programmi di ricerca scientifico- tecnologica, selvicoltura, allevamenti faunistici estensivi di ripopolamento, osservatori naturalistici, sviluppo
turismo agronaturalistico.
Pr
154
Pr
4.1.2 Linee guida per il parco agricolo periurbano
4. 1. 2.1 Interventi mirati al rilancio delle colture specializzate dell’olivo
Fin dall’antichità la coltivazione dell’olivo ha rivestito per le popolazioni residenti nel bacino del Mediterraneo un’importanza fondamentale legata a molteplici aspetti: storici, culturali, religiosi, oltreché alimentari.
Nel nord della Sardegna gli oliveti cominciano ad essere impiantati a partire
dalla seconda metà del XVI secolo, ma lo sviluppo maggiore si ha nella prima
metà del secolo successivo sotto l’impulso degli spagnoli.
La coltura dell’olivo ha quindi rappresentato una delle risorse principali di questo territorio dapprima sotto il profilo economico, successivamente anche sotto
quello ambientale.
Degli oltre 10.353 ettari di superficie specializzata la maggior parte è destinata
alla produzione di olio, riconosciuto, non solo a livello locale, per il particolare
pregio, mentre solo poche decine di ettari sono finalizzate alla produzione di
olive da mensa destinate al mercato locale.
Così la distesa di olivi, disposta come una corona, circondava quasi completamente l’area urbana, sui terreni meno fertili, sino alle aree con roccia affiorante, dove spesso venivano realizzate apposite conche per ospitare le piante.
Da diversi anni si assiste ad una frammentazione e alla demolizione di questo
paesaggio a causa della progressiva espansione urbana non controllata. Nelle
aree di frangia la funzione prioritaria degli oliveti è quella di azione di difesa dal
suolo e di caratterizzazione del paesaggio.
Oggi la corona olivetata rappresenta un sistema fortemente caratterizzante il
contesto periurbano di Sassari fungendo da elemento connettivo tra il centro e
l’ambito agricolo della Nurra.
Conservarne la struttura per garantire il mantenimento delle relazioni fra il paesaggio rurale degli oliveti e il margine del tessuto urbano significa preservare
e restaurare elementi del paesaggio agrario e storico del territorio periurbano
155
di Sassari.
Le strategie di progetto.
Gli indirizzi strategici per quest’ambito sono legati alla tutela ed alla valorizzazione della funzione agricolo produttiva ed ecologica legata alla coltivazione
dell’ulivo.
In particolare la strategia progettuale finalizzata alla realizzazione di un “Parco
Agricolo Perturbano” mira a conservare la fascia degli oliveti per garantire il
mantenimento delle relazioni fra il paesaggio rurale degli stessi e il margine del
tessuto urbano attraverso azioni orientate a:
•
conservare la relazione fra la struttura fondiaria degli oliveti e quella insediativa attraverso il sostanziale blocco degli insediamenti esistenti, per
garantire l’azione di presidio e manutenzione del paesaggio degli uliveti
svolta dai proprietari;
•
prevedere l’ incentivazione ed il controllo delle aree agricole periurbane,
finalizzato a contrastare un uso diverso da quello rurale;
•
conservare e restaurare elementi del paesaggio agrario storico del territorio periurbano attraverso il mantenimento dell’agrosistema delle colture
arboree (olivi, fruttiferi, viti), il recupero della connessione legata alla risorsa
proveniente dai corsi d’acqua e dalle sorgenti;
•
creare una dimensione aziendale atta a sviluppare un’attività agricola professionale puntando l’attenzione sulla riqualificazione dell’edilizia rurale
esistente quale parte integrante del paesaggio.
Pr
156
Pr
4. 1. 3 Interventi mirati alla riqualificazione ambientale ed urbanistica dell’insediamento diffuso
4. 1. 3.1. Lo strumento del Piano di Recupero
L’edificato urbano diffuso nell’agro comprende le parti del territorio su cui insiste una diffusioni insediativa discontinua, prevalentemente di tipo residenziale
monofamiliare, ubicate negli ambiti agricoli limitrofi alle espansioni recenti.
Il Piano di recupero è uno strumento attuativo che si presta a disciplinare il
recupero di immobili, complessi edilizi, isolati ed aree compresi nelle "Zone di
Recupero", individuate con deliberazione del Consiglio Comunale all’interno
della corona olivetata.
L'amministrazione comunale ha infatti la facoltà di procedere alla predisposizione di proposte di Piani di Recupero delle aree individuate ai sensi dell'Art. 27
della Legge n.457/78.
4. 1. 3.2. Funzioni ed obiettivi del Piano di Recupero
Gli indirizzi normativi dei Piani di Recupero applicati all’edificato urbano diffuso
dovranno prevedere:
1. la riqualificazione ambientale ed igienico – sanitaria con il mantenimento
delle attività produttive in atto, compatibili con l’uso residenziale diffuso,
ed il mantenimento della trama agricola esistente con il recupero degli elementi caratterizzanti il paesaggio agricolo storico (sesti di impianto, muri a
secco, siepi perimetrali, terrazzamenti);
2. la rigenerazione ambientale orientata alla riduzione dei carichi antropici
sull’ecosistema, in particolare sulla falda acquifera, con la realizzazione di
urbanizzazioni primarie di base (infrastrutture consortili per la depurazione
delle acque reflue, infrastrutture per l’approvvigionamento idrico);
3. la riqualificazione urbanistica /ambientale del modello insediativo attra-
157
4.
5.
6.
7.
verso il miglioramento della rete viaria locale, il ripristino degli elementi
paesaggistici del conteso quali siepi e muri a secco, l’integrazione di servizi
alla residenza.
contribuire al miglioramento della qualità abitativa degli insediamenti edilizi nel loro complesso anche mediante ristrutturazione urbanistica, con
l'eventuale previsione di un diverso assetto viario e di una diversa distribuzione dei volumi edilizi, verificando, nel contempo, l'adeguata dotazione
delle urbanizzazioni primarie e secondarie e prevedendone, ove necessario, l'integrazione al fine di evitare fenomeni di segregazione sociale e funzionale;
migliorare la qualità a livello di organismo abitativo con il recupero del patrimonio edilizio abbandonato, degradato o sotto utilizzato attraverso modalità per l'esecuzione degli interventi indispensabili a consentire lo svolgimento adeguato alle attività residenziali, produttive e dei servizi;
adeguare la qualità tecnica delle costruzioni rurali con interventi tesi al
consolidamento statico degli edifici in accettabili condizioni, mediante
operazioni di manutenzione straordinaria o di ristrutturazione, al fine di
poter essere utilizzati per lo svolgimento delle funzioni originarie ovvero
per destinazioni d'uso compatibili con il contesto attuale in cui gli stessi
ricadono;
individuare, nell'ambito interessato al Piano, gli edifici da demolire in tutto
o in parte, quelli da ricostruire e le aree nelle quali è prevista la nuova edificazione.
4. 1. 3.3. Modalità di formazione dei piani di recupero
I piani di recupero di iniziativa privata (proprietari singoli o riuniti in Consorzio,
Cooperative Edilizie, Imprese di Costruzioni) si inseriscono all’interno di un piano quadro elaborato dal Comune che pre-determina gli ambiti di intervento
Pr
158
Pr
sulla corona olivetata; all’interno di tali ambiti , i soggetti attuatori propongono
le "Zone di Recupero" che per dimensione e caratteristiche garantiscano l’efficacia delle operazioni di riqualificazione ambientale ed urbanistica.
4. 1. 3.4. Parametri urbanistici e opere di urbanizzazione
Le opere di urbanizzazione primaria e secondaria a totale carico del soggetto
attuatore, devono essere funzionali alla riqualificazione ambientale ed urbanistica.
Le opere di urbanizzazione sono le seguenti:
•
rete e impianto di consorzio per la gestione delle acque reflue di abitazioni sprovviste di allaccio alla pubblica fognatura. Le tipologie di impianti di
trattamento riguardano a) depuratori biologici a fanghi attivi ad ossidazione totale, b) impianti di fitodepurazione, c) stazioni di rilancio per allaccio
alla pubblica fognatura.
•
Ripristino degli elementi paesaggistici e colturali specifici dell’agro olivetato. Gli interventi riguardano 1) la conservazione ed il restauro dei muri
a secco esistenti, 2) la demolizione delle recinzioni incongrue e loro ricostruzione nel rispetto della tipologia dei muri a secco, o dei muri rivestiti
con intonaco a base calce; 3) l’uniformazione dei disegni e dei materiali
dei cancelli di accesso alle proprietà, secondo un progetto coerente con il
contesto, 4) divisioni proprietarie e colturali con l’utilizzo di siepi e filari di
piante presenti o compatibili con le specie del contesto rurale, privilegiando quelle autoctone e naturalizzate, 5) mantenimento della conformazione
altimetrica del suolo attraverso la manutenzione ed il restauro dei terrazzamenti storici ed il divieto di eseguire nuovi sbancamenti e riempimenti
con muri di sostegno, 6) garantire un corretto regime idraulico rimuovendo
le recinzioni sulle aree che rappresentano dei compluvi naturali. Nella ricostruzione delle recinzioni, vanno considerati i necessari arretramenti e
159
•
•
•
•
•
le relative cessioni volontarie delle aree per consentire allargamenti delle
sezioni stradali fino al raggiungimento delle dimensioni minime previste
dalle strade urbane consortili (G) appartenenti alla rete locale di accesso.
Intervento consortile per l’allaccio alla rete idrica pubblica e realizzazione di
rete di distribuzione alle abitazioni.
realizzazione di parcheggi pubblici (S 4) nella misura di n° 3 posti auto per
ogni unita abitativa presente nel PUA;
realizzazione di isole ecologiche finalizzate al miglioramento del sistema di
raccolta differenziata dei RSU.
miglioramento delle strade urbane consortili (G) appartenenti alla rete locale di accesso attraverso a) allargamento e rimodulazione della sezione
stradale fino al raggiungimento della dimensione massima di mt. 6 comprensiva delle due cunette laterali. Il manto stradale deve essere realizzato
con pavimentazione permeabile e fonoassorbente quale quella in asfalto
ecologico.
realizzazione di attrezzature di interesse comune (S 2) quali a) centri di aggregazione sociale, b) spazi per attività ricreative quali servizi di ristoro, bar,
c) attrezzature per il commercio di vicinato.
Tutte le tipologie di intervento edilizio dovranno definire gli usi e le sistemazioni
delle aree libere di pertinenza degli edifici esistenti, degli ampliamenti e delle
nuove costruzioni.
Le opere previste dovranno inserirsi organicamente nel paesaggio circostante
e non dovranno:
1. interferire con gli impianti arborei;
2. recare pregiudizio agli aspetti paesistico percettivi determinando interferenze visive negative rispetto a beni naturali o culturali esistenti nell’intorno.
Pr
EDIFICATO URBANO DIFFUSO
160
Pr
ZONE E3. a
161
Pr
162
Pr
4.2 IL SISTEMA PRODUTTIVO-INDUSTRIALE- ARTIGIANALE-COMMERCIALE
163
Pr
164
Pr
4.2.1. Attività produttive industriali e artigianali: linee di intervento
Il modello previsionale messo a punto per la stima del fabbisogno edilizio
espresso dalle attività industriali ed artigianali, al fine di definire un’ipotesi evolutiva che giustifichi la necessità di ulteriori aree da destinare allo svolgimento
delle attività produttive comunali, parte dall’analisi delle relazioni esistenti tra le
dinamiche del ciclo economico regionale e locale e quello dello stock edilizio.
Quale indicatore del ciclo economico regionale e locale è stato assunto il valore aggiunto del settore analizzato, e sono state valutate le dinamiche sia in
valore assoluto che in relazione alla capacità occupazionale del settore. Sono
stati definiti gli indicatori di produttività del lavoro, sia in termini di ricchezza
prodotta da ciascun addetto che in termini di volume. In particolare, valutando
le previsioni programmatiche sulle dinamiche dell’economia nazionale e definendo un’ipotesi sulle variazioni dell’indicatore valore aggiunto per addetto,
è stato possibile definire uno scenario evolutivo della capacità occupazionale
del settore. Definendo un’ipotesi evolutiva del volume medio per addetto, si
è effettuata una traduzione in spazio fisico necessario allo svolgimento delle
attività produttive, quantificando la proiezione dello stock edilizio al 2011 e
successivamente al 2021.
Prima di analizzare i risultati ottenuti è doveroso riportare alcune osservazioni
in merito ai dati rielaborati e alle modalità seguite nel processo di stima.
In primis, occorre rilevare le difficoltà di reperimento dei dati sia a livello regionale ma soprattutto a livello provinciale e comunale.
Si evidenzia, altresì, che il modello si fonda su dati previsionali e prospettici e
si concretizza in una serie di stime inerenti l’economia isolana e locale e, come
tale, in esso si riscontra la presenza di elementi di incertezza, insiti nella natura
stessa del problema trattato.
Il primo elemento di incertezza è connaturato dall’impossibilità di prevedere
165
gli indirizzi futuri dell’economia nazionale e, dunque, l’esito di politiche in atto
a livello locale. A ciò occorre aggiungere il generico rischio di mercato legato
sempre più al fenomeno della globalizzazione dell’economia, che rende ogni
singolo operatore e ogni settore di attività vulnerabile in quanto continuamente esposto alle minacce di nuovi competitors, sempre più legato agli andamenti
socio-politici di interesse internazionale, caratterizzato da un modello di acquisto del consumatore via via più complesso (in termini di variabili da prendere
in considerazione) e di difficile interpretazione (in quanto soggetto a repentini
cambiamenti). Allo stesso tempo, le difficoltà del lavoro di previsione circa l’andamento dell’economia locale derivano anche da eventuali politiche di attrazione degli investimenti nazionali ed esteri che potrebbero inficiare ogni considerazione prospettata.
Ne deriva, pertanto, che partendo da una base di riferimento complessa e mutevole e, quindi, non sufficientemente affidabile per definire le ipotesi sui futuri
connotati della struttura economica, anche l’operazione di traduzione di tali andamenti in termini di spazio fisico necessario per lo svolgimento delle attività
produttive, risulta influenzato da tali limiti e la bontà della stima potrebbe risentire degli elementi di incertezza alla base delle proiezioni.
La stima del fabbisogno di aree da destinare alle attività produttive, come evidenziato, parte dall’analisi dell’economia regionale e locale relativa al decennio
1991-2001, al fine di ottenere le proiezioni per i decenni successivi ed, in particolare, per l’anno 2011 e per l’anno 2021. Si è considerato come periodo di
riferimento il decennio menzionato poiché per tali anni sono stati rilevati i dati
dall’Istituto Italiano di Statistica, in merito al numero di addetti e di unità locali
per il settore industriale e dei servizi, quali il 7° e l’8° Censimento dell’Industria
- rispettivamente - del 1991 e del 2001. Alla luce delle considerazione esposte
in merito all’incertezza che grava sulle previsioni di tipo economico, la scelta
di prendere come riferimento il decennio 1991-2001 deriva, dunque, dall’avere
Pr
166
Pr
un dato di partenza su cui impostare l’intero modello sufficientemente rappresentativo, facilmente riscontrabile e disaggregato ad un livello capillare quale il
contesto comunale.
Le proiezioni sono state fatte, oltre che per il decennio successivo, anche in
riferimento all’anno 2021 poiché, in tal modo è possibile impostare un’analisi
prospettica che faccia riferimento ad un arco temporale complessivo di 15 anni.
Limitare l’analisi esclusivamente al decennio successivo rispetto ai dati di partenza, e quindi al 2011, non risulterebbe soddisfacente in quanto - partendo
dall’assunto che l’analisi è stata svolta nell’anno 2007 - prenderebbe in considerazione un arco temporale troppo limitato per un’efficace pianificazione dello
sviluppo delle attività produttive nel territorio comunale.
L’analisi del decennio 1991-2001, mette in evidenza che il valore aggiunto provinciale passa da 1.203,90 a 1.368,90 milioni di euro, con una crescita media annua dell’1,96%. Assumendo che nel capoluogo si registrano le stesse variazioni
del valore aggiunto per addetto della provincia, ne deriva che il valore aggiunto
comunale passa da 217,16 del 1991 a 341,93 milioni di euro nel 2001, con una
crescita media annua del 5,75%. Il differente andamento di detto indicatore,
rispetto a quanto riscontrato a livello comunale, è confermato dalla dinamica
occupazionale del settore: nella provincia, infatti, si registra un calo medio degli
addetti dello 0,62%, mentre nel capoluogo le dinamiche occupazionali dimostrano un andamento migliore, registrando un incremento degli addetti pari ad
una media annua del 2,98%.
Si rileva, inoltre, un generalizzato aumento della produttività imputabile agli
investimenti in sistemi produttivi maggiormente tecnologici ed automatizzati,
pertanto, il valore aggiunto per addetto passa da un valore di 36,60 milioni di
euro nel 1991 a 44,38 milioni di euro nel 2001, con un incremento medio annuo
del 2,13%.
Per effettuare un’ipotesi quantitativa sul fabbisogno edilizio al 2011 occorrerà
quindi definire lo scenario evolutivo dell’attuale quadro economico.
Si è ipotizzato, in particolare, che l’andamento del valore aggiunto provinciale
si mantenga costante nel tempo: il trend di tale indicatore, come riportato nella tabella n. 1, mostra che la media di crescita annua nel periodo 1995/2004 è
pari al 2,11%. Tuttavia, in base alle considerazioni esposte in merito agli elevati
margini di incertezza che gravano sugli andamenti economici locali, prudenzialmente si è ipotizzato che il valore aggiunto provinciale cresca nel decennio
successivo in base ad un valore rispetto al dato rilevato sinora ed, in particolare,
in base ad una media annua del 2,20% e a livello comunale, data la limitata
specializzazione del tessuto locale in tale settore, in misura più contenuta e pari
al 2% .Tali previsioni sarebbero, difatti, in linea con gli andamenti prospettati
per l’economia regionale, dove è ragionevole presumere una crescita del valore
aggiunto del 2,5%.
Tale previsione porta a registrare un valore aggiunto provinciale che passa da
1.368,90 milioni di euro del 2001 a 1.670,06 milioni di euro nel 2011. Tenendo in
considerazione l’aumento della produttività si è ipotizzato che il valore aggiunto
per addetto cresca, invece, in misura pari all’1%. Dinamiche più prudenziali in
termini di valore aggiunto sono state prospettate a livello comunale a causa della non eccessiva specializzazione nel settore delle attività industriali e artigianali
ed, in particolare, in misura pari al 2%. In termini di valore aggiunto per addetto,
invece, si è ipotizzato che nel contesto comunale si riflettano le stesse dinamiche del contesto provinciale: la crescita media annua del valore aggiunto per
addetto dell’1% porta a rilevare una valore pari a 48,82 milioni di euro nel 2011
rispetto al valore di 44,38 milioni di euro nel 2001.
Definito il tasso di crescita del valore aggiunto e del valore aggiunto per addetto,
è semplice ricavare le dinamiche occupazionali che, come si evince dal modello proposto, subirebbero una sensibile crescita, passando dai 7.704 addetti del
2001 agli 8.404 addetti del 2011, con un incremento medio annuo dello 0,91%.
Definito lo scenario economico si è passati ad avanzare un’ipotesi ragionevole
sullo stock di aree necessario allo svolgimento delle attività produttive.
Posto che la zona industriale di Sassari nasce e si sviluppa negli anni novanta,
non è apparso conveniente valutare la variazione intervenuta nel decennio
1991/2001 in quanto non rappresentativa dell’evoluzione
dello scenario economico locale. È stato, dunque, preso in considerazione lo
stock per le attività industriali ed artigianali derivante dallo studio della zona
di sviluppo industriale di “Predda Niedda” che, per l’anno 2001, ammonta a
1.429.713 mc. Sulla base di tale dato è stato calcolato il volume medio per addetto che risulta pari a 185,58 mc.
Il dato aggiornato mette in evidenza che la zona D, ad oggi, ha una volumetria
complessiva pari a 5.735.898 mc. Poiché le attività industriali ed artigianali rappresentano circa il 40% della volumetria complessiva, è possibile attribuire alle
attività produttive uno stock edilizio pari a 2.294.359 mc. Come descritto, il modello consente di evidenziare un tasso di crescita degli addetti del settore industria pari allo 0,91% annuo, in termini assoluti ciò significa ipotizzare una crescita
media annua di addetti pari alle 70 unità. Pertanto, nell’anno 2007 il numero
degli addetti, in base alle proiezioni derivanti dal modello stesso, dovrà essere
pari alle 8.124 unità. Tale valore rapportato allo stock edilizio precedentemente
individuato consente di stimare un volume per addetto pari a 282,41 mc, valo-
167
Pr
168
Pr
re in crescita del 5,22%, rispetto al valore stimato nell’anno 2001. Assumendo
tale percentuale quale incremento del volume per addetto sino all’anno 2011,
porta ad individuare un fabbisogno di stock edilizio a tale data risulta stimale
in 79.115,82 mc aggiuntivi. La crescita del volume per addetto nel Comune di
Sassari è indice della necessarità di ulteriori aree da destinare allo svolgimento
delle attività produttive, le quali dispongono di spazi fisici troppo limitati per
l’implementazione di attività di tipo industriale e/o artigianale “pesante”.
Le stesse proiezioni sono state proposte anche per il decennio 2011/2021. Tuttavia, a fronte della stessa metodologia utilizzata per ipotizzare i futuri andamenti
economici, è stato definito una tasso di crescita del valore aggiunto provinciale
e comunale più elevato rispetto al decennio precedente e, in particolare, di valore che tende ad eguagliare i valori prospettati a livello regionale. Ricordiamo,
infatti, che l’obiettivo della pianificazione territoriale è anche quello di creare
nuove e migliori opportunità di sviluppo, stimolare e indirizzare gli investimenti
produttive secondo delle direttrici prefissate e condivise. In particolare, si è stimato che il valore aggiunto cresca del 2,50% ed assuma nel 2021 un valore pari
a 2.087,57 milioni di euro nella provincia e 512,89 milioni di euro nel comune.
Tali dati si considerano ragionevoli posto che, come già precisato, allo stato attuale il valore aggiunto provinciale cresce a ritmi medi annui pari al 2,11%.
Alla luce delle considerazioni esposte emerge che il fabbisogno edilizio da destinare alle attività industriali e artigianali è stimabile per l’anno 2021 in 2.884.431
mc. Qualora si tengano conto le volumetrie ad oggi occupate, ne deriva che il
fabbisogno aggiuntivo è stimabile in 590.072 mc.
Qualora si voglia effettuare una stima dell’area necessaria per lo svolgimento
delle attività industriali/artigianali nel decennio futuro, si riportano le classi di
altezza degli insediamenti industriali ed artigianali rilevate nell’anno 2005 nel
“Piano Particolareggiato della zona di sviluppo industriale di interesse regionale “Predda Niedda” di Sassari”.
169
Altezze per insediamenti industriali e artigianali – anno 2005
Tipologia di volumi edilizi
% insediamenti industriali
% insediamenti artigianali
Altezza inferiore ai 3 metri
8%
9%
Altezza compresa tra 3 e 4 metri 11%
13%
Altezza compresa tra 4 e 7 metri 42%
45%
Altezza compresa tra 7 e 10 metri 27%
25%
Altezza superiore ai 10 metri
12%
8%
Totale
100%
100%
Ne deriva, pertanto, che essendo la zona industriale di “Predda Niedda” satura
ed a vocazione commerciale e di servizi, risulta inadatta a soddisfare le richieste
per l’insediamento di nuove unità produttive per due ordini di motivi: per le
modeste dimensioni che non soddisfano le esigenze delle imprese che necessitano di una superficie produttiva maggiore e per la mancanza di infrastrutture
necessarie allo sviluppo di dette attività.
Tali carenze hanno, infatti, generato un fenomeno di migrazione economica,
ovvero diverse imprese hanno ricercato una localizzazione differente e al di fuori del perimetro comunale. Alcune aziende, infatti, hanno preferito localizzarsi
nella zona industriale di Muros e Cargeghe posizionandosi in un’area industriale
che benché non sia dotata di servizi alle imprese è riuscita a ridurre tale gap
offrendo lotti con estensioni superiori.
Poiché tale tendenza potrebbe minacciare lo sviluppo imprenditoriale del Comune di Sassari, pare evidente che sia indispensabile individuare nuove aree
con estensioni adeguate alla domanda degli imprenditori locali e soprattutto
che rispondano alle esigenze delle industrie con dimensioni maggiori, le quali
Pr
170
Pr
richiedono superfici produttive che attualmente il Consorzio ZIR non può assegnare. La strategia da implementare per un’adeguata pianificazione dello
sviluppo delle attività produttive, deve anche includere la volontà congiunta
per incentivare e privilegiare gli insediamenti artigiani o industriali rispetto alla
sensibile presenza di unità commerciali che ha caratterizzato l’area industriale,
vista l’importanza che soprattutto le attività artigianali rivestono nell’economia
comunale.
A tal riguardo, la localizzazione più naturale per lo sviluppo dei nuovi insediamenti industriali è l’area di Truncu Reale, ritenedosi necessaria la realizzazione
dei servizi che consentano di renderla adeguata ad accogliere il posizionamento
di insediamenti produttivi.
In particolare, si rileva che l’agglomerato di Sassari “Truncu Reale”, facente parte
dell’Area di Sviluppo Industriale (ASI) di Sassari – Porto Torres – Alghero, ha una
superficie di circa 171,4 ettari con un grado di utilizzo del 28%. L’Osservatorio
Industriale evidenzia che nel territorio sono presenti attività legate ai seguenti
settori: fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali, attività
immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività professionali ed imprenditoriali, fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta, stampa ed editoria.
Tali considerazioni portano dunque a sostenere che l’area di “Truncu Reale” ha
tutti i requisiti per essere considerata quale area atta a soddisfare il fabbisogno
edilizio non residenziale stimato sia in termini di estensione, di edificabilità, di
posizionamento e di localizzazione.
L’estensione dell’area individuata consente, infatti, di soddisfare anche l’esigenza di lotti di dimensioni superiori ai 5.000 mq. per l’insediamento di aziende che
richiedono superfici produttive medio-grandi.
In riferimento alle infrastrutture di cui è dotata la zona industriale attualmente
si riscontra un miglioramento nella rete viaria per il collegamento tra la zona
171
industriale e la Strada Statale 131. La zona industriale si è dotata di nuove arterie stradali, ovvero la strada camionale che collega la zona industriale di Porto
Torres decongestionando il tratto della 131 che attraversa il quartiere di Li Punti,
ed inoltre, la nuova strada che unisce la zona di Caniga.
La rete stradale interna all’area industriale ha attualmente la capacità di soddisfare l’esigenza delle attività insediate.
È comunque ancora necessario realizzare dei servizi che consentano di rendere
tale area adeguata ad accogliere il posizionamento di insediamenti produttivi. Pianificando lo sviluppo dell’area industriale sarà opportuno riservare delle
superfici per la creazione di servizi riservati alle imprese. Nella composizione
attuale, infatti, non si rileva un area dedicata ad raccogliere i servizi utili alle
imprese, ovvero, sportelli bancari e postali, uffici della Camera di Commercio, lo
sportello unico delle attività produttive del Comune di Sassari.
4.2.2. Attività Commerciali
POer le attività commerciali il PUC recepisce la normativa regionale in materia
di programmazione urbanistica commerciale.
Le prescrizioni per la corretta applicazione sono riportate nelle N.T.A.
Pr
172
4.3 IL SISTEMA TURISTICO
Pr
173
Pr
174
Pr
4.3 Il sistema turistico
Il Comune di Sassari persegue un modello di sviluppo turistico sostenibile, legato alla fruizione del territorio nel suo complesso, da articolare secondo un
sistema a rete, capace di mettere in relazione più realtà coesistenti nel territorio
e di coinvolgere l’intera filiera e tutte le imprese interessate, artigiane, agricole
e di servizi (ristorazione, trasporti, cultura e divertimento).
Occorre, investire in termini di risorse finanziarie e umane puntando su un turismo di qualità che valorizzi il patrimonio storico, archeologico e ambientale
presente nel Nord Ovest della Sardegna. L’integrazione tra il turismo balneare
e quello culturale ed ambientale può essere la strategia vincente sulla quale
puntare per un nuovo modello turistico “destagionalizzato”.
Il tema del turismo sostenibile tocca tutti e tre gli obiettivi generali del Piano; si
inserisce infatti nel :
OBG1 “Promozione di politiche di tutela, conservazione e riqualificazione del territorio della Nurra e delle aree costiere .. “ con obiettivi specifici,
azioni e progetti legati al turismo naturalistico ecosostenibile;
OBG2 “Attenzione e riqualificazione della città esistente attraverso politiche di conservazione e valorizzazione della città storica .. “ con obiettivi specifici, azioni e progetti legati al turismo culturale ed alla riqualificazione della
borgata dell’Argentiera;
OBG3 “Strategie di viluppo sostenibile, tra identità urbana innovazione“ con obiettivi specifici, azioni e progetti legati al turismo costiero.
Con il nuovo PUC, si intende procedere ad una programmazione complessiva
degli interventi per nuovi insediamenti turistico alberghieri su tutto lo sviluppo
costiero che si estende dall’Asinara a Capo Caccia attraversando il territorio del
Comune di Sassari, dalle cosiddette “borgate costiere“ di Biancareddu, La Petraia, Palmadula e Villa Assunta, alle spiagge di Porto Palmas e di Porto Ferro, dalle
175
zone umide dello Stagno di Pilo a Platamona.
L’elemento qualificante di questo scenario di sviluppo è rappresentato dalla
grande valenza ambientale dell’area che ha come riferimento centrale il Parco
Geominerario dell’Argentiera e come recapito di servizi le citate borgate costiere.
Questo sistema favorisce il superamento dell’offerta turistica legata esclusivamente alla balneazione a vantaggio di un modello pluritematico, (turismo culturale e rurale) che di fatto prolunga la stagione turistica.
4.2.1 Turismo culturale
Il progetto della Città della Cultura, all’interno del centro storico di Sassari, che
prevede la valorizzazione dell’offerta culturale esistente, il completamento delle
strutture da acquisire e la programmazione di eventi culturali, musicali, teatrali,
cinematografici e sportivi, rappresenta - in ambito urbano - un intervento di
fondamentale importanza per il di rilancio del centro storico come “prodotto
turistico”.
Tale strategia richiede, azioni di continua innovazione, poste solidalmente in
atto da soggetti pubblici e da privati, allo scopo di qualificare e specializzare il
prodotto, riducendo se possibile i costi di offerta: qualificazione delle attività
ricettive e dell’“accoglienza” nel suo insieme, strategie di marketing e di valorizzazione delle risorse e delle attrattive locali, ricorso alle tecnologie dell’informazione e dell’organizzazione, animazione culturale e urbana, specializzazione
mirata del commercio.
Sul piano dell’offerta ricettiva vera e propria, la zonizzazione urbanistica A1 propria consente sia la realizzazione di tradizionali strutture ricettive alberghiere,
sia la realizzazione dell’”albergo diffuso” che si presta molto bene per attivare un
esteso programma di recupero del patrimonio edilizio degradato.
4.2.2 Turismo congressuale
Il fenomeno del turismo congressuale non ha finora trovato a Sassari un offerta
Pr
176
Pr
adeguata se si pensa che:” nessuna struttura può dirsi utilizzabile e/o dedicata
a tale esigenza e che la risposta cittadina fa ricorso per lo più a posti–teatro ed
alle piccole sale convegni delle sedi alberghiere, senza tra l’altro garantire una
capienza adeguata e servizi neanche per convegni di 1.000 partecipanti, che
rappresentano il minimo per poter proporre un’offerta qualificata.
L’opportunità di business del segmento degli affari e dei congressi è giustificata
dalla predilezione per le localizzazioni urbane più note, purché adeguatamente
dotate di strutture ricettive di alto livello e dalla capacità di spesa del congressista, la cui spesa è tre volte superiore a quella del turista ordinario.”
Sul piano della domanda locale, oltre all’Università che riveste l’importante ruolo sul piano dell’offerta formativa, bisogna segnalare altre istituzioni interessate
all’organizzazione di incontri congressuali quali la Provincia, la Camera di Commercio, Istituti di Credito, partiti politici, ordini professionali ed ecc.
Il PUC ha individuato una precisa strategia nell’indicare le modalità con le quali
può essere costruita questa nuova offerta ricettiva congressuale:
•
all’interno del Nuovo Centro Direzionale ubicato nel punto nevralgico del
tratto iniziale di Viale Porto Torres, è previsto un centro congressi, con relativa ricettività alberghiera, capace, per dimensioni e centralità, di diventare
un punto di riferimento nella domanda turistica di tipo congressuale;
•
presenza di n° 3 zone F4 “turistico congressuali” poste all’interno dell’ambito urbano della città;
177
4.3.1 Turismo urbano all’aria aperta
Un altro particolare tipo di domanda è quella relativa al cosiddetto “turismo
all’aria aperta” che si discosta dalle tradizionali forme di turismo. Tra le principali
forme di turismo “outdoor” si individua la domanda “resource oriented” dove
per risorse si intendono i parchi urbani, le aree attrezzate per giochi ecc.. In funzione della domanda “resource oriented” il PUC ha intrapreso una strategia per
valorizzare il sistema ambientale locale incentrato sull’asse parco e sulla corona olivetata. Si evidenzia la presenza nel progetto speciale del parco lineare di
importati aree G.2.2. dedicate ad attrezzature generali di livello territoriale da
attrezzare per giochi o strutture sportive outdoor e delle zone di concentrazione volumetrica di tipo C3 destinate ad accogliere questa particolare forma di
turismo.
4.3.2 Turismo extraurbano e rurale
La domanda turistica “resource based” che si indirizza alle risorse naturali (montagne, parchi naturali, aree agricole) ma anche storico – artistiche, trova risposta
nel PUC nelle strutture agrituristiche e nel turismo rurale previste nelle sottozone E1b, E2a, E2b, E2c, E3a, E5c riguardanti i sistemi agricoli della nurra e della
corona olivetata. Le nuove strutture per attività agrituristica devono basarsi su
aziende della dimensione minima di 3 ha. Il dimensionamento prevede 3 posti
letto per ha fino ad un massimo di 20 posti letto con volumetria totale di 1000
mc suddivisi in 12 camere più i servizi accessori.
Le nuove strutture per il turismo rurale prevedono una dimensione minima
aziendale di 15 ha con un indice fondiario massimo di 0,015 mc/mq. La volumetria massima ammissibile è di 5500 mc con capacità ricettiva di 60posti
letto max..
Pr
178
Pr
4.3.3 Turismo extraurbano rivolto alle aree costiere
Gli indirizzi seguiti in sede di pianificazione e i criteri utilizzati per la definizione dell'offerta turistico ricettiva sulla fascia costiera, seguono quanto dettato
dall'art. 90 delle N.T.A. del P.P.R.; si è previsto lo sviluppo della potenzialità turistica del territorio attraverso l'utilizzo degli insediamenti esistenti in frazioni e
agglomerati, insediamenti sparsi nel territorio rurale e grandi complessi minerari come l'Argentiera.
L'offerta turistica prevista è tesa a favorire l'allargamento della stagionalità,
prevedendo la possibilità di trasformazione delle cosiddette “seconde case” in
strutture ricettive come per il Villaggio Nurra, il trasferimento degli insediamenti esistenti lungo la fascia costiera di maggior impatto paesaggistico verso insediamenti preesistenti.
Negli interventi di riqualificazione degli insediamenti finalizzati all'offerta turistica si dovrà tendere a massimizzare la qualità urbanistica e architettonica.
La normativa prevede inoltre che, a seguito di interventi di riqualificazione, le
nuove aree da insediare siano individuate in arretramento a quelle già insediate.
Con il PUC si propone un'offerta integrata che non si incentri sulla sola fruizione dei litorali ma diretta a creare ed organizzare itinerari turistici in cui l’offerta
riesca a coniugare componenti ambientali, paesaggistiche, storico-culturali e
archeologiche.
Un siffatto sistema di sviluppo dovrà essere necessariamente coordinato con
i comuni limitrofi, in particolare Alghero e Stintino per la dorsale occidentale,
mentre per la dorsale settentrionale del Golfo dell’Asinara l’azione dovrà essere
coordinata con i comuni di Sorso, Sennori e Porto Torres.
Nella pianificazione generale del PUC il sistema dell’offerta turistica costiera nel
territorio comunale è stato organizzato in ambiti di intervento. Si sono individuate le zone F nelle borgate costiere, definendo gli indirizzi normativi e le mo-
179
dalità di attuazione degli interventi previsti.
Con il Piano di Utilizzo dei Litorali, strumento programmatico della fascia costiera, si sono analizzati cinque ambiti omogenei costieri, in cui è stato suddiviso il
litorale del Comune di Sassari, pervenendo ad una sintesi progettuale in tema di
concessioni demaniali, sistema di sosta, segnaletica ed arredo.
Attraverso gli strumenti elencati si è arrivati a delineare un approfondito quadro
conoscitivo del territorio comunale
Il Sistema a rete delineato lega i diversi ambiti di intervento: Villa Assunta - Baratz e Porto Ferro – Argentiera – Palmadula - La Petraia – Biancareddu - Fiume
Santo – Platamona.
4.3.4 Elementi quantitativi del progetto turistico: Determinazione della capacità insediativa del litorale ai sensi D.A. 2266/U/83 (decreto Floris)
La capacità insediativa del litorale è calcolata ai sensi del Decreto dell’Assessore
degli Enti Locali, Finanze ed Urbanistica, 20 dicembre 1983, n. 2266/u, art. 4 –
Limiti di densità edilizia per le diverse zone, secondo i seguenti parametri:
•
0,5 posto – bagnante/ml per la prevalenza di costa rocciosa;
•
1 posto – bagnante/ml per costa sabbiosa la cui fascia ha una larghezza
inferiore a 30 m;
•
1,5 posti – bagnante/ml per costa sabbiosa la cui fascia ha una larghezza
compresa tra 50 e 30 metri;
Nelle pagine seguenti si riporta un quadro sintetico del calcolo della capacità
insediativa del litorale, suddivisa per i diversi Ambiti e Sottoambiti.
Pr
•
DETERMINAZIONE DELLA CAPACITÀ INSEDIATIVA DEL LITORALE
AMBITO SOTTO
AMBITO
NOME
TIPOLOGIA
COSTA
ESTENSIONE ESTENSIONE COEFF
PARZIALE (m) TOTALE (m) (Pers/ml)
POTENZIALITA' BALNEARE
A1
1
Platamona
spiaggia
716
716
1,5
1.074
A2
2.1
Stagno di Pilo
spiaggia
485
3.993
1
485
2.2
spiaggia
395
1
395
2.3
spiaggia
860
1
860
2.4
spiaggia
237
1
237
argine
2.016
0
0
180
Pr
2.5
Fiume Santo
COSTA
SETTENTRIONALE
3.1
4.709
3.051
Scoglio Businco
costa rocciosa bassa
4.107
0,5
2.054
Scoglio Businco
spiaggia
245
1
245
Scoglio Businco
costa rocciosa bassa
89
0,5
44
Scoglio Businco
spiaggia
188
1
188
Scoglio Businco
costa rocciosa bassa
1.394
0,5
697
Villaggio Nurra
spiaggia
120
1
120
Villaggio Nurra
costa rocciosa bassa
1.023
0,5
511
Villaggio Nurra
spiaggia
122
1
122
3,5
Villaggio Nurra
costa rocciosa medio
- bassa
10.042
0,5
5.021
3,6
'La Frana'
spiaggia
148
1
148
3,7
'La Frana'
costa rocciosa bassa
3.240
0,5
1.620
3.2
3.3
A3
3,4
20.720
DETERMINAZIONE DELLA CAPACITÀ INSEDIATIVA DEL LITORALE
AMBITO SOTTO
AMBITO
A4
NOME
TIPOLOGIA
COSTA
ESTENSIONE ESTENSIONE COEFF
PARZIALE (m) TOTALE (m) (Pers/ml)
POTENZIALITA' BALNEARE
4.1
Porto Palmas
spiaggia
106
1
106
4.2
Porto Palmas Argentiera
costa rocciosa bassa
2.318
0,5
1.159
4.3
Argentiera
spiaggia
408
1,5
612
4.4
P.ta Argentiera
costa rocciosa medio
- alta
14.674
0,5
7.337
5.1
Torre Bianca
spiaggia
86
5.1
Torre Bianca
costa rocciosa bassa
51
5.1
Torre Bianca
spiaggia
46
5.1
Torre Bianca
costa rocciosa bassa
132
5.2
Porto Ferro
spiaggia
1.204
5.3
Porto Ferro
costa rocciosa bassa
1.753
•
•
25,942 x 60 mc =
volumetria complessiva
volumetria dimezzata
181
17.507
COSTA OCCIDENTALE
41.497
22.891
TOTALE
46.206
25.942
mc
mc
1.556.540
778.270
La volumetria massima insediabile, pari al 50% della volumetria ottenuta moltiplicando gli abitanti insediabili
per l’indice di insediamento di 60 mc, risulta di mc 778.270.
Le tavole della serie 5.22 contengono la rappresentazione e la verifica della caratterizzazione e dello sviluppo
costiero.
Pr
4.3.5 Ripartizione dell’offerta turistica negli ambiti costieri: prima fase
Il PUC, con la individuazione di 4 concentrazioni di zone F4 all’interno delle borgate costiere, impegna 46.090 mc pari al 5,9% della volumetria massima insediabile di mc 778.270 come si ricava dalla seguente tabella.
182
Distribuzione dell'offerta turistica negli ambiti di insediamento
Pr
descrizione ambito
Volumetria Zone F4
- mc
equival. Posti Letto alberghieri
1
Biancareddu
8.291
138
2
La Pedraia
15.115
252
3
Palmadula
13.057
218
4
Baratz Sud - Villa
Assunta
9.627
160
Totali
46.090
768
I criteri utilizzati nella localizzazione di tali aree F4 sono conformi alle prescrizioni ed agli indirizzi del PPR art. 89, comma 1, punto b dove si raccomanda di
:” favorire le nuove localizzazioni turistiche in zone contigue e/o integrate agli
insediamenti urbani.” Le aree scelte nei cinque centri costieri sono integrate nei
rispettivi tessuti insediativi, favorendone la riqualificazione degli spazi pubblici
e la complementarietà delle funzioni e dei servizi.
4.2.8 Ripartizione dell’offerta turistica: seconda fase
Con la prima fase si apre ma non si conclude la programmazione di un sistema complessivo di turismo sostenibile; i passaggi seguenti prevedono infatti
la definizione del Piano di Utilizzo dei Litorali (PUL) e l’integrazione dell’offerta
alberghiera del PUC con una seconda aliquota di interventi turistici fino al raggiungimento del parecentuale del 40% sul totale complessivo.
Questi passaggi saranno regolati dalla ordinaria procedura di variante al PUC e
dalla contestuale attivazione della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) prevista dalla normativa per operazioni di questa natura.
Oltre alla elaborazione del PUL, ogni ulteriore individuazione di nuove aree con destinazione F4 (Nuovi insediamenti turistico-alberghieri), rispetto a quanto già previsto nel PUC, sarà quindi subordinata alla procedura di un
bando di evidenza pubblica; il completamento del modello di sviluppo turistico sostenibile descritto al paragrafo precedente trova la sua migliore definizione in una variante di piano specifica per le zone F4 preceduta e
preparata da uno studio preliminare e dalle manifestazioni di interesse che ne conseguono.
Al territorio comunale, suddiviso nei 5 ambiti di Platamona-Ottava, Biancareddu, Argentiera-Porto Palmas, Baratz-Villa Assunta, e corona olivetata viene assegnata, in aggiunta alla quota già presente nel PUC, una volumetria alberghiera integrativa per un totale di mc 259.000 come si ricava dalla seguente tabella:
184
Distribuzione dell'offerta turistica negli ambiti di insediamento
Pr
descrizione
ambito
Volumetria
Zone F4 previste dal PUC
equival.
Posti Letto
alberghieri
Volumetria
Zone F4
previste dal
bando
equival.
VolumePosti Letto tria Zone
alberghie- F4 totali
ri
equivalenti
Posti Letto
alberghieri
1
Costa settentrionale
(PlatamonaOttava)
0
0
88.000
1.467
88.000
1.467
2
Biancareddu
8.291
138
28.000
467
36.291
605
3
La Pedraia
15.115
252
0
0
15.115
252
4
Porto Palmas Argentiera
0
0
75.000
1.250
75.000
1.250
5
Palmadula
10.374
173
0
0
10.374
173
6
Baratz Sud Villa Assunta
9.627
160
28.000
467
37.627
627
7
Sassari - corona olivetata
0
0
40.000
667
40.000
667
Totali
43.409
723
259.000
4.317
302.409
5.040
Il totale complessivo a regime, pari a mc 305.090 e a 5.985 posti letto, è pari al 39% dell’offerta teorica complessiva di mc 778.270.
Di seguito si riportano i passaggi amministrativi e i criteri di valutazione da utilizzarsi nella stesura della variante.
184
Pr
Studio preliminare
Le indicazioni progettuali per la definizione di nuove aree in cui localizzare gli
insediamenti turistico-alberghieri saranno organizzate in un elaborato di settore in cui l’offerta turistica, sarà ripartita negli ambiti di intervento individuati in
sede di pianificazione. I criteri di ripartizione terranno conto, a partire dai totali
volumetrici assegnati ad ogni ambito, delle modalità di assegnazione “quantitativa” delle cubature ( es. unico intervento concentrato o distribuzione di unità
più piccole)
L’individuazione di ambiti con destinazione ricettiva terrà conto della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) che valuta le ricadute delle azioni
di piano sul sistema dei vincoli ambientali e storico culturali presenti: Siti di Interesse Comunitario, Zone H, aree di notevole interesse faunistico e aree in cui
sono presenti vincoli di altra natura.
Si terranno comunque alti i livelli di sensibilità verso alcuni parametri geo-morfologici, verso la vulnerabilità del territorio ed eventuali criticità in atto.
Partecipazione dei portatori di interesse
Attraverso il criterio partecipativo, a garanzia degli interessi diffusi, si potrà pervenire ad una effettiva definizione delle previsioni di sviluppo futuro legato,
dunque, alle iniziative imprenditoriali di settore.
Le manifestazioni di interesse presentate all’amministrazione da parte degli imprenditori, cittadini, operatori di settore che intendono avviare attività ricettive,
consentiranno di valutare possibilità ed esigenze reali al fine di pervenire ad
uno strumento di programmazione complessiva, degli interventi per nuovi insediamenti turistico – alberghieri.
Le manifestazioni di interesse presentate all’Amministrazione dagli operatori di
settore saranno valutate sulla base di specifici parametri.
185
Criteri di valutazione
I requisiti che dovranno essere rispettati nell’elaborazione delle proposte riguarderanno la qualità architettonica, l’utilizzo di tecniche innovative di bioedilizia, la rispondenza a principi di risparmio energetico ed eco-sostenibilità
ambientale.
Si presterà particolare attenzione e sensibilità verso l’inserimento della proposta nel contesto territoriale, valutando le relazioni innescate con le aree più interne, quantificando il valore aggiunto ai centri esistenti ed i processi ed effetti
indotti sul territorio.
Pr
186
Pr
Saranno valutate positivamente le proposte che manifestino capacità di relazionarsi con le reti degli itinerari archeologici, naturalistici, che riescano a coniugare componenti ambientali e storico -culturali.
Il miglioramento della dotazione infrastrutturale e l’integrazione dei servizi a
livello territoriale (G1, G2), saranno requisiti dai quali non si potrà prescindere.
Si stimerà inoltre la solidità e serietà economico - finanziaria della manifestazione, l’indotto creato e la capacità di svolgere il ruolo di traino per la crescita
economica, culturale e sociale del territorio.
Variante al PUC
Lo sviluppo di un quadro conoscitivo generale indirizzerà verso le scelte da attuare che confluiranno nell’elaborazione di un Piano di Settore in cui si individueranno le nuove aree F4.
La quantificazione dell’offerta e l’analisi delle criticità, sarà correlata all’analisi
della domanda in termini quantitativi e qualitativi per pervenire ad uno specifico modello di sviluppo.
Le scelte di nuove sottozone F4 conformative delle proprietà si baseranno su un
meccanismo di validità non indefinita nel tempo.
L’attribuzione di una sottozona con destinazione F4 sarà subordinata all’attuazione degli interventi in un arco temporale predefinito, allo scadere del quale,
le previsioni decadranno e di conseguenza l’area ritornerà ad avere la sua destinazione agricola originaria.
Il sistema procedurale seguito consentirà di ovviare alla mancata attuazione
delle previsioni relative alle zone F4.
187
Pr
188
Pr
189
5.
5.1.
5.2.
5.3.
5.4.
5.5.
5.6.
5.7.
5..8.
5.9.
5..10.
5.11.
5..12.
5.13.
Il sistema dei trasporti e della mobilità
Macroaccessibilità di livello regione e di area vasta
Rete veicolare
Rete su ferro
Mobilità di qualità
Gerarchizzazione delle reti
Armatura portante delle relazioni veicolari interquartiere
La fluidificazione del traffico veicolare sulla rete di gerarchia superiore
Canalizzazione del traffico veicolare ed individuazione degli itinerari
di ingresso e uscita dal centro città
Riqualificazione di alcune strade del centro città e individuazione di
isole ambientali
Controllo, regolazione e nuove infrastrutture per la sosta
Interventi di moderazione del traffico
Potenziamento delle linee di metrotramvia ed in generale di migliora
mento del trasporto collettivo
Mobilità ciclopedonale
Pr
190
Pr
5. Il sistema dei trasporti e della mobilità
La problematica dei trasporti e della mobilità nel PUC di Sassari è stata affrontata secondo due prospettive, che si relazionano con il ruolo strategico che le
politiche dei trasporti possiedono in concorso ed integrazione con lo sviluppo
economico – territoriale ed urbanistico di una città.
La prima prospettiva riguarda il forte contributo che, interventi mirati (non solo
di tipo infrastrutturale), possano dare al superamento di alcune criticità storiche, quali per esempio quelle dovute ad una insufficiente dotazione infrastrutturale rispetto ad una situazione standard (viabilità interquartiere e parcheggi
in struttura) e ad una carenza nella organizzazione funzionale delle infrastrutture esistenti ( carenza di una gerarchia della viabilità che assegni un’adeguata
regolamentazione alle diverse strade in funzione del livello di servizio che devono offrire).
La seconda riguarda invece il ruolo che il sistema dei trasporti può svolgere nel
guidare e dare impulso, unitamente ed in integrazione con lo sviluppo urbanistico, ad un riequilibrio e ad una riqualificazione territoriale.
In questa seconda prospettiva i rapporti di complementarità ed integrazione tra
territorio e trasporti sono più forti: il governo del territorio e lo sviluppo urbanistico costituiscono una leva importante per migliorare la mobilità (p.esempio
ubicazione degli insediamenti a misura di “pedone” e/o di modalità leggere e
non inquinanti in prossimità dei nodi stazione di una rete ad alta frequenza e
capacità).
Pertanto secondo questa impostazione, le proposte trasportistiche inserite nel
PUC ai diversi livelli di relazione (macro e micro accessibilità) hanno l’obbiettivo
di:
•
Rendere possibile il generarsi di una “mobilità di qualità” che attraverso una
combinazione di più azioni, misure ed interventi (regolatori più ché infrastrutturali sul deflusso veicolare individuale e collettivo, su quello pedonale
191
•
•
•
e ciclabile) ripristini una certa congruità tra l’offerta e la domanda espressa
di trasporto;
Migliorare e potenziare le relazioni interquartiere, specie tra i diversi versanti della città e tra questi e gli insediamenti periferici, al fine di evitare, che
per queste relazioni, venga utilizzata la viabilità centrale della città (centro
storico e ambito limitrofo);
Migliorare la ripartizione modale a favore del trasporto collettivo attraverso il potenziamento del sistema dei trasporti su ferro ( tram moderno
e ferrovia metropolitana) sia a livello urbano che di territorio comunale, in
integrazione con le relazioni di area vasta, per ridurre il carico veicolare in
ingresso alla città compatta e per costituire un importante infrastruttura di
attestazione di insediamenti (residenziali e di servizio).
Integrare il sistema delle relazioni comunali con quello più ampio dell’area
vasta sassarese (in cui sono ricompresi i nodi di interconnessione regionale
e nazionale, (porto di Porto Torres ed aeroporto di Alghero) della provincia
e dell’intera regione.
5.1. Macroaccessibilità di livello regione e di area vasta
Le relazioni di macroaccessibilità sono quelle che riguardano gli spostamenti di
livello gerarchico più elevato, perché avvengono tra la città e il resto della regione (con le altre province), della provincia e dell’area vasta sassarese , e vengono
definiti di scambio tra Sassari e il resto del territorio (interno-esterno ed esternointerno/pendolarità) e di attraversamento (con origine e destinazione esterna
all’area di Sassari ma transitanti comunque all’interno del territorio comunale
di Sassari) (vedi tav.1).
Infatti il territorio Comunale di Sassari e la città in particolare per la sua posizione baricentrica, sia dal punto di vista geografico che rispetto alla configurazione
del sistema di offerta di trasporto e delle attività localizzate, risulta al crocevia di
Pr
192
Pr
importanti direttrici di collegamento regionale, provinciale e di area vasta.
Non a caso il Piano Regionale dei Trasporti (dicembre 2001) individua come sistema insediativo-relazionale di rango complesso, l’ambito definito dal sistema
tripolare di Sassari-Porto Torres-Alghero, nel quale Sassari funge da centro di
livello regionale (elevato peso demografico, presenza di funzioni di livello superiore, posizione centrale rispetto alle attività localizzate del territorio), Alghero
da centro intermedio (specializzato nelle attività legate al turismo e all’agroalimentare) e Porto Torres da insediamento a prevalente vocazione industriale.
Come detto, il ruolo giocato da Sassari in questo contesto è in parte dovuto
anche alla configurazione assunta dal sistema di offerta di trasporto che vede
incernierate su Sassari le principali direttrici di collegamento stradali, ferroviarie
e dei servizi di trasporto locale, che rappresentano l’armatura portante sia delle
relazioni di livello regionale (connessione con il Porto di Porto Torres e con l’aeroporto di Alghero) che di quelle di livello urbano e di area vasta (connessione
con la città di Alghero, Porto Torres, Sorso, Ozieri etc.). Ed è in particolare rispetto a quest’ultimo territorio (area vasta/sistema urbano) che le relazioni trasportistiche di macroaccessibilità raggiungono i livelli quantitativi più sostenuti
(elevati flussi di traffico) a causa delle interdipendenze economiche e sociali che
intercorrono tra Sassari e il suo hinterland.
Questo contesto territoriale (vedi grafico: polarità e relazioni di area vasta), oltre
alle già citate polarità di Alghero e Porto Torres, può comprendere:
i centri contermini al capoluogo sassarese situati lungo la direttrice imperniata sulla SS.131 (Ploaghe, Codrongianus, Florinas, Cargeghe, Muros, Ossi,
Tissi, Usini – sin quasi a Thiesi);
il sistema bipolare Sorso-Sennori, situato a nord-est del capoluogo, e
servito dalla linea ferroviaria FdS che può estendersi sino ad interessare Castelsardo;
i due centri di Osilo e Nulvi, ad est del capoluogo e anch’essi serviti
dalla linea FdS con annessi alcuni comuni dell’Anglona;
il comune di Stintino, situato nell’estremità nord-occidentale dell’Isola,
importante centro di villeggiatura, sino agli anni ’80 frazione di Sassari;
i tre centri di Olmedo, Uri, e Ittiri, quest’ultimo di notevole importanza,
situati in posizione baricentrica rispetto a Sassari e Alghero.
PORTO TORRES
SORSO
193
OSILO
SASSARI
ITTIRI
ALGHERO
Pr
194
Pr
In questo contesto si pongono oggi le principali problematiche di macroaccessibilità che riguardano sia la
rete infrastrutturale stradale e ferroviaria che i nodi puntuali di interscambio
con l’esterno (Porto ed Aeroporto).
Dal punto di vista delle relazioni trasportistiche con l’esterno della regione sono
Alghero e Porto Torres a svolgere il ruolo più importante nel sistema urbano
sassarese, dal momento che garantiscono, attraverso l’aeroporto (Alghero) e
il porto (Porto Torres), l’interscambio continentale per una elevata quota della
domanda di mobilità, regionale e provinciale. Nella città di Sassari invece si realizzano le più importanti interconnessioni terrestri (strade, ferrovie) tra questi
centri, il resto della regione e il territorio limitrofo.
Ci si riferisce in particolare alla SS. 131 e alla dorsale ferroviaria RFI, che collegano Sassari con il resto della Sardegna e con Porto Torres, alla SS.291 ed alla
linea ferroviaria FdS, che collegano Sassari con Alghero ed alla SS 597 con la
diramata linea ferroviaria RFI che collega Sassari con Ozieri (Chilivani) e OlbiaGolfo Aranci.
La struttura del sistema dei trasporti è quindi imperniata principalmente sui
collegamenti tra Sassari e Porto Torres, tra Sassari e Alghero e tra Sassari Ozieri
- Olbia che evidenziano il ruolo prioritario di Sassari, che funge da polo di attrazione e smistamento delle relazioni con il resto della regione.
Le altre due polarità, Alghero e Porto Torres, sono invece più proiettate verso
l’esterno, mentre dal punto di vista delle connessioni stradali e ferroviarie sono
collocate in posizione decentrata rispetto alle direttrici di collegamento principali verso Cagliari e gli altri capoluoghi di provincia. Di conseguenza le gravitazioni della mobilità dell’interno ambito risultano più forti nei confronti di
Sassari, che esercita una costante e notevole attrazione, controbilanciata nel
periodo estivo dai rilevanti flussi turistici lungo l’itinerario Sassari-Alghero con
destinazione la costa algherese, e Sassari-Porto Torres, con destinazione il porto
e la costa da Stintino a Platamona e Castelsardo.
5.2. Rete veicolare
La città di Sassari e il suo vasto territorio Comunale possiedono un articolata e
rilevante rete viaria caratterizzata dalla presenza di due importanti tratti stradali
classificati di interesse regionale/nazionale. La parte settentrionale della SS 131
Carlo Felice (nuova camionabile e vecchio tracciato) e la SS 291 per Alghero.
Queste due direttrici interconnettendosi proprio all’altezza del centro urbano
concorrono ad affermare la funzione di snodo – polo strategico di Sassari nelle relazioni regionali sud – nord e est – ovest. È inoltre nell’ambito territoriale
in cui si realizza fisicamente questa intersezione viavia che si sono sviluppati e
concentrati gli insediamenti produttivi, di piccola e media impresa e commerciali, più dinamici di tutto il territorio comunale e di gran parte dell’area vasta di
Sassari. Su queste due direttrici si innestano poi le altre infrastrutture stradali di
un certo interesse per Sassari.
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In particolare la rete stradale interessata dalle relazioni di livello d’area vasta
sono:
SS 131 Cagliari-Sassari-Porto Torres, che rappresenta la principale direttrice sud-nord dell’intera zona, su cui si innesta la SS 597 per Olbia e la nuova
strada per Tempio; a livello d’area vasta, il collegamento con Porto Torres e il suo
porto si è raddoppiato con l’apertura al traffico della “Nuova Camionabile” che
collega Sassari e la SS 131 (all’altezza dello svincolo di v.le Italia) con l’area e il
porto Industriale;
•
SS 291 Sassari-Alghero (di cui è in esercizio un nuovo tratto a quattro corsie
da Sassari a Tottubella, che fa parte di un nuovo progetto di collegamento
che arriva sino ad Alghero), avente la funzione di connettere l’entroterra
con il fronte mare sud-occidentale;
•
S.P. Porto Torres-bivio SS. 291 (strada di “Due Mari”)che chiude il sistema
triangolare e dove è presente lo svincolo per l’aeroporto di Fertilia;
•
SS. 127 bis che a est connette Ittiri e Uri ad Alghero;
•
S.P. per Stintino che connette il centro turistico e il Parco dell’Asinara con
Porto Torres;
•
SS.127 che collega Sassari con Osilo e Nulvi;
•
SS. 200 che collega Sassari con Sorso e Sennori.
Su questa stessa rete stradale di livello regionale, provinciale e di area vasta, si
innestano una serie di collegamenti viari comunali che principalmente interconnettono Sassari città con il proprio fronte mare, a nord (Platamona) ed ad
ovest (Argentiera). Ci si riferisce in particolare alla cosiddetta “Buddi – Buddi”,
strada provinciale per Platamona, e all’itinerario che da Sassari collega a Bancali,
La Corte, Palmadula sino all’Argentiera. In particolare su quest’ultimo versante
(La Nurra) è presente una maglia viaria locale che interconnette l’ambito costiero di Portotorres e Stintino con quello di Alghero e di entrambe con Sassari, attraverso una serie di percorsi caratterizzati da paesaggi rurali che poi si aprono
al mare.
La configurazione del sistema della rete viaria di livello regionale e di area vasta
descritto, viene in larga parte riproposto all’interno del PUC.
Infatti il PUC, recepisce il ruolo funzionale dei due principali collegamenti verso Portotorres (nuova SS 131) ed Alghero (nuova SS 291), quali direttrici di interconnessione regionale verso i due nodi di interscambio con l’esterno della
regione (porto ed aeroporto), su cui far svolgere anche la mobilità veicolare di
area vasta (Sassari - Portotorres e Sassari – Alghero).
Nella configurazione proposta dal PUC i collegamenti di area vasta si completano con la :
•
attuale SS 131 per Portotorres, che va ad assumere anche in ruolo di direttrice urbana attrezzata per l’integrazione insediativo – relazionale del territorio comunale di Sassari.
•
la SS 127 bis per Ittiri;
•
la SS 200 per Sorso – Sennori.
A livello di territorio comunale il PUC delinea due configurazioni di collegamenti, uno al servizio degli insediamenti diffusi lungo la fascia territoriale che da
Sassari si sviluppa verso Portotorres, l’altro sul versante occidentale ha il ruolo di
connettere Sassari con il proprio fronte mare (Argentiera) (vedi tav.3).
La prima ha lo scopo principale di “spezzare” con dei collegamenti stradali trasversali alla SS 131 attuale, la forte direzionalità longitudinale rappresentata dalla stessa SS 131, dalla Camionabile e dalla Buddi – Buddi che si sviluppano quasi
parallelamente da Sassari a Portotorres.
In particolare lo schema proposto individua una serie di collegamenti stradali
(tre)che a distanza di circa 2,5 Km l’uno dell’altro riconnettono la “Camionabile”
alla Buddi – Buddi, attraversando l’attuale SS131, ricuperando e ricucendo gli
insediamenti esistenti che in questo modo risultano integrati trasversalmente
tra loro e con la viabilità di area vasta.
Il primo collegamento si innesta sull’intersezione esistente tra la “Camionabile”
e la nuova SS 291, si allaccia sulla attuale SS 131 in prossimità di San Giovanni e
prosegue sino alla Buddi Buddi.
Il terzo collegamento, che di fatto delimita a nord l’ambito di insediamento diffuso dell’agro, si innesta sulla “Camionabile” nello svincolo della zona industriale
di Truncu Reale, attraversa la SS 131 attuale al confine dell’insediamento di Ottava e si riconnette alla Buddi Buddi. Il secondo collegamento invece è ubicato
in posizione mediana tra i due.
Poco prima dell’intersezione prevista sulla “camionabile” con il terzo collegamento, il PUC propone, utilizzano un sottopasso esistente, l’innesto di un collegamento tra la nuova SS 291, in prossimità dello svincolo esistente presso la
“Vecchia Polveriera”, e la stessa Camionabile che riprende il tracciato della SP 56
che costeggia l’area del nuovo carcere.
Anche in questo caso questo collegamento dovrebbe “segnare” il limite dell’insediamento diffuso rispetto all’agro vero e proprio e consentirebbe di connettere trasversalmente l’ambito sud occidentale con quello nord – orientale.
Lo schema proposto su questo versante prevede anche la riqualificazione e il
potenziamento della Buddi – Buddi sino a Platamona.
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Il sistema stradale comunale si completa con i collegamenti della città di Sassari
con il proprio fronte – mare (Porto Ferro, Argentiera, La Pelosa, Biancareddu). Lo
schema dei collegamenti verso questo territorio viene impostato su una serie
di tangenziali / trasversali che ortogonalmente, rispetto alla nuova camionabile (nuovo asse longitudinale occidentale), si sviluppano parallelamente, l’una
e l’altra da nord verso sud, utilizzano la viabilità provinciale esistente. Queste
tangenziali – trasversali sono rappresentate dai seguenti itinerari :
•
SP n°34 Porto Torres / La Pelosa e SP n°57 P.T. – Palmandula che collega a
nord la nuova SS 131 con Biancareddu;
•
SP Sassari – Palmandula e SS – Argentiera, che da Bancali e dalla SS 291
conduce a La Corte, Palmandula, Argentiera;
•
SP n°65 che della vecchia SS 291 a sud collega Sassari con il Lago di Baratz
e Porto Ferro;
•
SS 291 per Tottubella.
•
Su queste, formando uno schema a maglia, si appoggiano una serie di collegamenti longitudinali costituiti dal :
•
collegamento costiero (S.P. n°57), perché riconnette tutti gli insediamenti
del fronte – mare (Biancareddu, La Pelosa, Palmandula, Argentiera, Lago
Baratz – Porto Ferro) compreso Alghero;
•
collegamento mediano, che si sviluppa in due itinerari paralleli, uno sulla
S.P. 93 ha come baricentro “La Corte”, l’altro più verso entroterra che si appoggia sulla provinciale dei “Due Mari” n°42;
•
da un nuovo collegamento periurbano dalla nuova SS. 131 (camionabile)
nei pressi di TruncuReale sino alle zone agricole più meridionali, che ha
l’obbiettivo di integrare tra loro le zone più edificate dell’agro occidentale
Sassarese (Bancali, La Landrigga, agro di Caniga.
5.3. Rete su ferro
Come si è già avuto modo di osservare nella città di Sassari ri realizzano le più importanti interconnessioni
ferroviarie sia di livello regionale (RFI) che di sistema urbano e locale (FdS).
La rete su ferro delle RFI infatti all’interno del sistema urbano sassarese svolge principalmente due funzioni,
quella di livello nazionale-regionale, per i collegamenti passeggeri tra Cagliari, Oristano, Macomer, con Sassari
- Porto Torres, e per le merci con la penisola italiana, attraverso la tratta Sassari-Olbia-Golfo Aranci, e di livello
locale-metropolitano per i collegamenti tra Sassari, Porto Torres, Alghero, Sorso.
La stazione RFI è localizzata in adiacenza a quella delle Ferrovie della Sardegna ed entrambe risultano a diretto
contatto con il centro storico e quindi accessibili pedonalmente dal cuore della città; nell’area antistante sorgerà il nuovo centro intermodale, dove sono ubicati attualmente l’arrivo e la partenza dei servizi su gomma
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extraurbani e urbani, nonché il passaggio della metropolitana leggera. L’integrazione e la valorizzazione di tali sistemi rappresenterà in futuro una forte polarità urbana di scambio intermodale.
Inoltre la tratta Sassari - Porto Torres (19,4 km), che attraversa un corridoio insediativo molto denso, dalla periferia di Sassari (quartieri di S. Maria di Pisa,
S.Orsola, Li Punti , San Giovanni, Ottava) sino a Portotorres, può svolgere, come
previsto nel PRT un servizio metropolitano da percorrere mediamente in 15 minuti.
In generale nelle proposte di assetto del servizio ferroviario indicate nel PRT
si intravede l’esigenza di riconnettere Sassari – Alghero - Porto Torres con un
sistema di trasporto su ferro di tipo urbano, a forte frequenza, per migliorare
l’accessibilità e l’integrazione tra i tre insediamenti del sistema urbano del Nord
Ovest.
L’integrazione risulta poi assumere una valenza ancora più rilevante se si considera che Porto Torres rappresenta il porto più importante per le relazioni con il
nord Italia e che l’aeroporto di Fertilia può essere facilmente collegato alla linea
su ferro FdS per Sassari.
La rete ferroviaria di livello locale è interamente gestita dalle Ferrovie della Sardegna che collegano il nodo principale di Sassari con numerosi centri del sistema urbano. Da questo nodo infatti si diramano le linee Sassari - Alghero (33 km
circa), Sassari - Sorso (11 km), e la Sassari-Osilo - Nulvi (35 km).
Il ruolo svolto dalla rete FdS su ferro è di carattere prettamente locale-metropolitano, cioè al servizio della città di Sassari e del suo immediato hinterland; per
esempio sulla Sassari – Alghero la frequenza è di circa 22 treni/giorno mentre
sulla Sassari - Sorso è di 24 treni/giorno, a sostegno di relazioni di tipo urbanometropolitano.
In particolare la Sassari - Sorso si sviluppa, nel primo tratto, in un ambito insediativo densamente popolato (subito dopo Sassari -Centro la linea lambisce i
popolosi quartieri di Latte Dolce e Santa Maria di Pisa) e ha un traffico con punte
di 11.000 passeggeri/mese nel treno delle prime ore del mattino da Sorso.
Il primo tratto urbano di questa linea è stato utilizzato per il progetto del nuovo
collegamento tranviario Sassari – Li Punti, oggetto di un finanziamento POR –
Sardegna, che consentirà non solo di collegare i due terminali (Sassari – centro
e il quartiere di Li Punti) ma di interconnettere il centro città con il quartiere
di Sant’Orsola, dove sono presenti una serie di fermate, oltrechè di valorizzare
aree ancora inedificate.
Lo sviluppo del traffico, che si è registrato sulle linee oggetto di interventi di
ammodernamento, indica inequivocabilmente come la domanda risulti elasti-
ca al miglioramento del servizio offerto e che la rete dei servizi ferroviari nel
sistema urbano di Sassari può costituire un’alternativa concorrenziale al mezzo
di trasporto individuale.
Anche la linea Sassari - Alghero si caratterizza per rivolgersi al servizio del sistema urbano, con una crescita registrata nel periodo ‘97/’98, in concomitanza con
l’ammodernamento della linea e del servizio. Tra l’altro questa linea presenta un
andamento pressoché costante del carico nell’arco dell’anno con un massimo
di utenti nel periodo Maggio-Luglio, ed indica che la tratta è utilizzata sia per gli
spostamenti con motivazione lavoro e studio che per quelli ricreativi-balneari.
Un’analisi più approfondita dei dati di traffico (elaborata nell’ambito dello studio di fattibilità per un suo possibile miglioramento) evidenzia infatti che i treni
delle prime ore del mattino da e per Sassari risultino carichi come quelli delle
ore serali in ritorno da Alghero (utenti delle spiagge e/o di lavoratori stagionali
impegnati nelle attività legate al turismo localizzate nella città di Alghero).
L’analisi del traffico dimostra quindi che la linea Sassari - Alghero presenta delle
potenzialità interessanti sia come servizio “pendolare” che come servizio per il
mare e la ricreazione nel periodo estivo e primaverile.
Inoltre il tratto della linea, in attraversamento urbano, potrebbe essere utilizzato
per l’accesso ai nuovi insediamenti universitari in costruzione (Piandanna) e alle
zone di servizi generali e direzionali localizzati lungo la direttrice Piandanna Caniga.
Più contenuti risultano invece i carichi sulla Sassari - Nulvi che dopo l’interruzione dei servizi ordinari sino a Tempio ha perso una quota considerevole di
traffico.
Su questa tratta infatti sono stati eseguiti scarsi interventi di ammodernamento
a fronte invece del miglioramento della viabilità registrata con la realizzazione
della strada provinciale Sassari - Nulvi.
La parte interessante di questa linea è costituita dal segmento che attraversa
il quartiere di Baddimanna, perché, opportunamente riammodernata come
tramvia, consentirebbe una facile integrazione di questa parte di città con il
centro e con il resto della rete tramviaria.
Le azioni e gli interventi finalizzati al rilancio del trasporto collettivo su ferro
e al riequilibrio modale a discapito del modo auto avrebbero effetti diretti sul
riequilibrio insediativo, favorendo le aree facilmente raggiungibili dal servizio
di trasporto pubblico.
Nell’ambito di questo scenario di rinnovamento delle linee ferroviarie e tranviarie, previsto anche nel PRT, il PUC assegna al sistema su ferro un ruolo importante nel realizzare una forte connessione di livello regionale, di area vasta
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e comunale.
Sul versante delle connessioni di livello regionale e di area vasta l’azione, ripresa anche nel progetto del Piano Strategico di Sassari, prevede di partecipare,
promuovere e sostenere l’iniziativa regionale di realizzare collegamenti (infrastrutture e servizi) efficienti e sostenibili, in termini di tempo di percorrenza,
frequenza e comfort, sia con il territorio regionale servito dalla rete ferroviaria
di RFI che con l’area vasta Sassarese (rete RFI e FdS). Per Sassari si tratta di migliorare la propria accessibilità con le altre due realtà urbane di livello regionale della Sardegna, Cagliari ed Olbia città ed aeroporto, e con i principali centri
insediativi del Nord Sardegna, Alghero città ed aeroporto , Portotorres città e
porto e con Sorso. Il progetto della Regione Sardegna per i collegamenti di livello regionale prevede la messa in esercizio di nuove tecnologie di treni veloci
“tipo intercity” che consentono di raggiungere Cagliari in almeno 2 h 30’ 2 volte
al giorno e viceversa, ed Olbia in almeno un ora, tre volte al giorno.
Tale servizio dovrebbe essere integrato nelle stazioni terminali con servizi innovativi di “car sharing” per raggiungere la destinazione finale all’interno delle
città collegate.
Questo “asset” prevede, inoltre, interventi nel lungo periodo di tipo infrastrutturale che riguardano il miglioramento sostanziale del tracciato dell’attuale rete
RFI in arrivo a Sassari (variante Campomela – Sassari e Bonorva – Terralba).
Per i collegamenti di area vasta, il PUC, in sintonia con il Piano Strategico, propone la realizzazione di un sistema a rete di servizi di trasporto metropolitano o
di area vasta che colleghi Sassari, non solo con Alghero città ed aeroporto , con
Portotorres e porto commerciale, con Sorso , ma anche con il territorio comunale di Sassari attraversato da queste infrastrutture (direttrice Sassari – Olmedo,
direttrice Sassari – Portotorres, direttrice Sassari – Sorso e Sassari - Nurri).
Il sistema a rete si prevede sia caratterizzato per fornire prestazioni e servizi offerti di livello”urbano” in riferimento: alla fruizione, da parte di tutte le categorie
sociali (orari del servizio e tariffe), ai tempi di percorrenza (all’interno dell’isocrona di 30’) ed alla frequenza. I collegamenti a cui assegnare queste prestazioni
sono:
•
Sassari - Portotorres, (19,7 Km) attraverso la riqualificazione della tratta ferroviaria in servizio metropolitano con treni e mezzi dedicati, nuove fermate
nel territorio comunale di Sassari, elettrificazione, alte frequenze, tempi di
percorrenza tra 15 e 18’ (già previsto nel PRT);
•
Sassari – Olmedo – Alghero – Aeroporto, attraverso la riqualificazione e
l’ampliamento della tratta FdS in metropolitana (tram – treno) con nuovi
mezzi, nuove fermate nel tratto urbano di Sassari ed Alghero, elettrificazio-
•
•
ne, alte frequenze, tempi di percorrenza contenuti ed inferiori a 30’;
Su quest’ultimo collegamento può prevedersi anche la connessione (dalla
stazione di Olmedo) con il centro di Bonassi e Tottubella, dove la Regione
Sardegna ha previsto la realizzazione dei nuovi insediamenti universitari di
Veterinaria ed Agraria.
Sassari – Sorso – Sorso Marina – Platamona. Attraverso la riqualificazione e
l’ampliamento della tratta FdS in metrotramvia (rettifiche, doppio binario
sino a Sorso, etc).
Lo schema dell’assetto della macroaccessibiltà (stradale e ferroviario) proposto
nel PUC può essere rappresentato attraverso un “ideogramma” (vedi grafico:
ideogramma di assetto della macroaccessibilità) delle relazioni fisiche e funzionali che possono generarsi tra i diversi insediamenti e poli presenti nel territorio
dell’area vasta, che potrebbe risultare ulteriormente esaltate dall’assetto della
rete dei trasporti.
L’ideogramma, riportato nella pagina seguente, evidenzia il ruolo centrale di
Sassari che viene a costituire il nodo strategico di livello regionale (per le interconnessioni con Cagliari, Olbia ed il resto della regione) e il “cuore” di un vasto
ambito policentrico su cui si concentrano le principali direttrici di diffusione delle relazioni (stradali, ma in particolare su ferro).
Inoltre l’ideogramma intende evidenziare che le direttrici possono essere utilizzate anche per promuovere trasformazioni territoriali ed urbanistiche sia residenziali che di servizio, oltrechè turistiche e paesistico ambientali. L’idea è che
il sistema policentrico del Sassarese, con Sassari città e la rete di collegamenti,
possono costituire la base territoriale di un reticolato di relazioni pluridirezionali
e plurifunzionali – ambientali – turistiche - produttive - sociali – ricreative -formative etc, che definiscono un sistema socio – economico coeso ed integrato,
proiettato al futuro, ma anche saldamente ancorato alle risorse locali più significative.
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Ideogramma di assetto
della macroaccessibilità
(pagina a lato)
PORTO
PLATAMONA
Pr
PORTO TORRES
linea blu
-direttrice delle linee interregionali;
AEREOPORTO
linea rossa
-direttrice delle relazioni
insediative
linea arancione
-direttrice delle relazioni di
livello regionale;
LA REGIONE
A
M
A
VI
IA
AL
T
I
RO
linee celesti
-percorsi turistico marittimi
LA PORTA DELLA CITTA’
A
VI
linea verde
direttrice delle relazioni
turistico ambientali
percorsi turistico ambientali
LA CITTA’
COMPATTA
ALGHERO
CAGLIARI
OLBIA
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5.4. Mobilità di qualità
La città di Sassari presenta una configurazione e una dotazione dell’offerta di
trasporto (strade urbane, aree per la sosta, aree pedonali, servizi etc.) che non
risulta adeguata, per accogliere e soddisfare l’enorme quantità di traffico veicolare attualmente circolante. In questa situazione il rischio è che il tessuto urbano, ed in particolare viario, si trovi strangolato dalle auto se non si individuano
interventi specifici e combinati per affrontare nel complesso il problema.
In particolare, la viabilità si presenta con una configurazione cosiddetta “a raggiera”, basata su assi fondamentali che da Sassari si diramano verso tutte le direzioni. Questo schema , più accentuato sul versante settentrionale ha orientato
e sostenuto l’attuale assetto insediativo, consolidando e rendendo preferibili gli
spostamenti longitudinali, monodirezionali verso il centro città. Queste direttrici
radiali hanno rappresentato, specie sul versante a nord, delle vere e proprie barriere all’integrazione trasversale sia di più vasta area che a livello urbano (nuova
e vecchia strada per Ittiri, la strada per Portotorres, la via Predda Niedda etc.).
L’unico elemento trasversale (da sud a nord) è rappresentato dalla SS 131 che
funge da vera e propria strada di circonvallazione occidentale del sistema insediativo della città di Sassari, su cui si innestano sia gli assi di interconnessione
territoriale, sia gli assi di penetrazione urbana(vecchia Carlo Felice, V.le Italia, Via
Piandonna, Via Caniga, Via Predda Niedda, V.le Portotorres).
Dal punto di vista insediativo poi, lo sviluppo dell’agglomerato di Predda Niedda, che si estende oltre la stessa SS.131, ne configura ulteriormente il ruolo di
direttrice di distribuzione dei traffici di sistema urbano.
Non si può però affermare che la SS.131, nel tratto di attraversamento della città
di Sassari, soddisfi anche parte della mobilità urbana del versante, in quanto viene percepita ancora troppo “esterna” per le relazioni più strettamente urbane.
Di fatto l’assetto delle direttrici radiali penetranti sino al centro della città ha fatto preferire agli utenti questi itinerari piuttosto che la SS.131. Ciò ha procurato
rilevanti problemi di congestione su queste arterie aggravati da ulteriori problematiche connesse alla localizzazione lungo le stesse di attrattori e generatori
puntuali di traffico (vedi grafico: flussogramma).
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Infatti, se da un lato questo impianto di strade di penetrazione ha mantenuto nel tempo una funzione primaria nello schema delle relazioni di scambio
dell’area Sassarese, dall’altro, ha però visto, nelle aree adiacenti il suo sviluppo,
la localizzazione di attività, per così dire, di livello locale generando interferenze
e conflittualità tra diverse tipologie di traffico (veicoli in sosta, veicoli in movimento, traffico di attraversamento, di scambio etc.) che determinano un notevole peggioramento delle condizioni di deflusso e di generale accessibilità
alla strada stessa.Pertanto su queste direttrici radiali si presentano i principali
problemi di congestione veicolare, specie nelle ore di punta del mattino, che
poi si ripercuotono lungo i prolungamenti urbani.
In particolare si possono segnalare come soggetti a frequenti fenomeni di congestione (volumi di traffico superiori alla capacità) le seguenti direttrici di traffico:
•
SS.200- Pirandello-Pascoli-Sicilia-Saffi-XXV Aprile;
•
Buddi-Buddi, Pirandello-P-Rosello- viale Umberto I;
•
Viale Porto Torres-S.Paolo-Saffi-Trinità;
•
Via Predda Niedda-sottovia S.Maria-Coppino-viale Mancini;
•
SS.131 – S.P.Ittiri-Le Conce-Amendola-Angioy, attualmente alleggerita
dall’apertura della nuova Via Padre Zirano:
•
Budapest-Italia-Turati;
•
SS 127 – Vecchia SS.131 Carlo Felice
L’entrata in esercizio della nuova SS.131 (ridenominata “camionabile”), che si
innesta poco dopo lo svincolo di V.le Italia, andrà sempre più a soddisfare il traffico di lunga percorrenza verso Porto Torres ed Alghero rafforzando la funzione
urbana dell’attuale SS 131 anche in riferimento agli insediamenti di livello cittadino che sempre più si stanno localizzando lungo il suo tracciato. Una caratterizzazione più marcatamente urbana la SS 131 la svolge a nord, verso PortoTorres, con gli attraversamenti dei centri di Li Punti, S.Giovanni e Ottava.
Il versante orientale si presenta invece deficitario dal punto di vista dell’infrastrutturazione viabilistica, specie di una arteria di circonvallazione del consistente ed intenso sviluppo insediativo registrato negli ultimi 10-15 anni; tale
deficit si registra sia nell’immediata periferia urbana (Baddemanna) che nell’
“agro” (Monte Bianchinu), dove non sono state realizzate infrastrutture idonee a
soddisfare la domanda di mobilità generata dagli insediamenti.
Una eccezione può considerarsi la Via Don Sturzo (con relativo viadotto e la
Via Antonio Pigliaru) che svolgono però un ruolo più urbano oltreché locale
di accesso alle nuove edificazioni. La debolezza della configurazione viaria del
versante orientale si ripercuote anche sulle relazioni di più vasta area territoriale
per i collegamenti tra le aree interne (Osilo, Nulvi, e l’Anglona) e il sistema urbano più evoluto di Sassari-Alghero -Porto Torres.
Alla scala urbana la configurazione della rete stradale è ancora imperniata sullo
schema a “raggiera”, sulle storiche, ed ancora attuali, direttrici di penetrazione
verso il centro e di collegamento con il territorio di area vasta.
Lungo questi assi le problematiche trasportistiche sono più evidenti, ed in
prossimità del centro urbano assumono una connotazione ancora più marcata e livelli di servizio più bassi, con frequenti fenomeni di congestione, specie
quando si addentrano in prossimità del centro storico dove vengono utilizzati
anche per gli spostamenti urbani e di breve percorso. In particolare la struttura
urbana di Sassari, marcatamente segnata sotto il profilo della suddivisione fisica
in parti ben distinte e differenziate, esalta ancora di più questa doppia funzionalità locale e interquartiere dei tratti interni alla città delle direttrici di accesso
extraurbano.
Si potrebbe argomentare che questa configurazione ha di fatto suddiviso la città, anche nel suo sviluppo, in ambiti insediativi scarsamente interrelati.
Sullo schema costituito dagli assi penetrazione urbana, l’unico collegamento
trasversale è rappresentato dall’itinerario Via Rockefeller, Via Verona e Via Milano, che collega l’ingresso alla città dalla SS.131 sul versante meridionale verso
Cagliari, con la vecchia SS.131 – Carlo Felice (Scala di Giocca).
Questa arteria, dalle buone caratteristiche di deflusso, oltrepassa tutto l’ambito
sud-orientale, consentendo di aggirare e integrare gli insediamenti urbani specie attraverso l’innesto di Via Napoli e Via Carbonazzi.
Sugli altri versanti, invece, anche per le particolari difficoltà orografiche ed insediative, non sono stati realizzati dei collegamenti trasversali completi che aggirano in modo rilevante parti di città ricollegando tra loro le diverse direttrici
radiali.
Così le funzioni di integrazione trasversale sono tuttora svolte, spesso sui versanti sud-orientali e nord orientali, da percorsi urbani che interessano reti
stradali locali al servizio di aree residenziali. Ci si riferisce ai collegamenti con
i quartieri residenziali periferici di Luna e Sole e Carbonazzi, interconnessi con
difficoltà, attraverso viale Adua e via Carlo Felice. Il punto di convergenza individuato dall’impianto semaforico di piazza Conte di Moriana risulta uno dei più
critici dell’intera città. Su questo stesso versante si riconosce un altro itinerario,
che aggirando in parte i quartieri di “Luna e Sole” e Lu Fangazzu, si integra con la
città, compatta attraverso V.le Trento e Via Savoia – V.le San Francesco.
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Nello stesso quadrante urbano è presente un percorso più esterno che funge da itinerario interquartiere interconnettendo gli insediamenti residenziali di Luna e Sole con quelli di Monte Rosello-Badimanna. Ci si riferisce
alla via Gramsci, via degli Astronauti, Via Don Sturzo, Via Pigliaru (oppure Via Sulcis-Via Manzoni) e Via Poligono.
Questo intercetta le principali strade radiali Via Adua, Via Gorizia-Via Trento, Via Grazia Deledda, Via PirandelloPascoli. Da questo itinerario rimangono esclusi i nuovi quartieri di Monte Furru e Baldedda.
Anche più a nord sul versante orientale i nuovi quartieri di Santa Maria di Pisa, Latte Dolce e Sant’Orsola sono
privi di un’integrazione trasversale con le altre parti della città, per cui i flussi convergono verso il centro attraverso le direttrici radiali di Via Pascoli-Via Pirandello-Ponte Rosello e V.le Porto Torres – cavalcavia – Corso
Trinità.
Il fenomeno della forte radialità dell’impianto stradale assume poi la più forte esasperazione sul versante nordoccidentale dove, l’area produttiva di Predda Niedda e il Cimitero costituiscono una vera e propria barriera
fisica all’integrazione trasversale.
Gli ingressi di Via Predda Niedda e V.le Porto Torres in città rappresentano i punti nevralgici della rete di accesso
alla città compatta. Infatti l’intersezione dei flussi in esame, che si realizza nel sistema Saffi -XXV Aprile, sottovia
S.Maria e Coppino, (su cui recentemente si è innestato il nuovo collegamento con Via Amendola e la strada
per Ittiri) da una parte e cavalcavia, V.le Sicilia, Corso Trinità dall’altra, presentano notevoli carichi veicolari, con
rapporti volumi/capacità prossimi all’unità e perditempi elevati, oltre che modeste velocità commerciali sugli
archi stradali che insistono su tale sistema.
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Pr
I benefici che si ricaverebbero dalla realizzazione dei collegamenti interquartiere in una realtà come quella della città di Sassari sono già visibili sul versante
sud-orientale dove come detto l’itinerario Via Rockefeller, Via Verona, Via Milano, funge da buon ripartitore dei traffici veicolari sul versante sud.
•
In sintesi la configurazione descritta dal sistema delle relazioni primarie su
strada di livello urbano mostra:
•
uno schema impostato su una forte ed esasperata radialità (impianto monocentrico);
•
una forte preferenza per l’utilizzo degli itinerari longitudinali, che “appaiono” come collegamenti diretti verso i diversi poli di attrazione;
•
un’attestazione lungo questi percorsi di attività diversificate sia di livello
locale che cittadino (punti di attrazione);
•
la mancanza di collegamenti trasversali (specie sul versante orientale) e
l’utilizzo per queste relazioni di strade locali e di quartiere;
•
una forte interferenza e conflittualità tra le diverse tipologie di traffico (sosta, movimento, attraversamenti, scambio etc.) che denota una mancanza
di qualsiasi gerarchizzazione funzionale della rete;
•
una confluenza delle principali linee di trasporto collettivo extraurbano ed
urbano sulle direttrici radiali, ed un addensamento delle linee di autobus
sui corridoi in prossimità del centro.
L’analisi della dotazione infrastrutturale, specie quella di livello urbano, si completa con quella relativa alla disponibilità di aree per la sosta, in particolare quella al di fuori delle sedi stradali. Gran parte delle criticità nel deflusso veicolare è
da ascriversi alle interferenze con le auto in “cerca” di sosta e all’occupazione di
capacità stradale da parte delle auto parcheggiate lungo strada.
Le situazioni più critiche si osservano nel centro città (centro storico, Emiciclo
Garibaldi, V.le Margherita di Savoia, P.zza Castello, Via Roma, P.zza Stazione e
così via) e caratterizzano un fenomeno che vede la mancanza di sosta dovuta
prevalentemente al fatto che questi ambiti urbani presentano funzioni miste di
servizio, commerciali oltrechè residenziali. Alcuni di queste situazioni dovrebbero migliorare con la programmazione in atto di nuove strutture di parcheggi
che l’Amministrazione ha posto in essere attraverso procedure di concessione
di costruzione e gestione.
Si tratta di due parcheggi interrati rispettivamente in P.zza Fiume, recentemente
entrato in funzione, Emiciclo Garibaldi (in costruzione) per un totale di circa 600
p.a. aggiuntivi a quelli attuali. A queste strutture si aggiungerà quella prevista
nel nuovo Centro Intermodale di Via XXV Aprile che garantirà circa 550 p. auto.
La localizzazione delle strutture di parcheggio all’interno del centro storico ha
l’obiettivo principale di “sostituire” gli spazi di sosta lungo strada e liberare il centro storico dalla pressione veicolare. La realizzazione di questi parcheggi consentirà di alleviare in parte le attuali problematiche, per cui il PUC ha individuato
altri snodi di attestazione e di scambio esterni alle sedi viarie, in particolare sul
versante orientale, che presenta forti problematiche di sosta.
Il PUC, in sintonia con il Piano della Mobilità e il Piano Urbano del Traffico, propone una “mobilità di qualità” che si configura come un progetto combinato di
più azioni, misure ed interventi sulla mobilità urbana che si sviluppano su più
direzioni e che riguardano:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
la gerarchizzazione delle reti per tipo di relazione;
l’individuazione e la definizione di un’armatura portante delle relazioni veicolari interquartiere;
la fluidificazione del traffico veicolare sulla rete di gerarchia superiore;
la canalizzazione del traffico nella città compatta e nel centro storico per
raggiungere l’equilibrio tra accessibilità, fluidificazione e sicurezza;
l’individuazione di alcuni itinerari di ingresso e uscita (“loop”) dai diversi
versanti nei confronti del centro città, connessi con un anello centrale opportunamente fluidificato che ne consente l’integrazione;
la riqualificazione di varie strade sia di accesso alla città compatta che nel
cuore della città;
l’individuazione di isole ambientali, intese come ambiti urbani circoscritti
promotori di un progetto complessivo di riqualificazione urbana, nelle quali prevedere interventi di limitazione e moderazione del traffico, di itinerari
pedonali attrezzati e privilegiati, di aree esclusivamente pedonalizzate;
il controllo e regolamentazione della sosta nelle aree limitrofe al centro storico e realizzazione di strutture per il ricovero delle auto dei residenti e per
sostituire gli spazi di sosta lungo la strada (specie quelle delle parcheggiate
nel centro storico);
la circolazione sicura e attraversamenti pedonali protetti, proseguendo il
programma già intrapreso dall’amministrazione con la realizzazione di una
serie di rotatorie;
il miglioramento dell’appetibilità del trasporto pubblico attraverso l’introduzione di corsie preferenziali, preferenziamento semaforico, informazione
agli utenti, tariffazione integrata e sistemi di facilitazione dei pagamenti.
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215
5.5. Gerarchizzazione delle reti
Questa misura di riorganizzazione funzionale per classi della rete viaria urbana, che troverà poi attuazione operativa nel PUT, ha l’obiettivo di assegnare un
ordine di valore e funzione ad ogni strada e di realizzare la sostanziale separazione tra la rete al servizio degli spostamenti di una lunga percorrenza e quella
locale.
Nelle tavole di piano (vedi tav.1, tav.2 e tav.6), viene proposta una classificazione funzionale della viabilità in:
•
Rete primaria (di transito e scorrimento) in cui rientrano le strade statali (SS
131, SS 291, SS 200 etc) e provinciali;
•
Rete principale di distribuzione urbana, dalla rete primaria alla rete secondaria, che ricomprende gli itinerari di interconnessione tra i diversi versanti
della città (Via Rockfeller – Via Milano e Via Poligono – Via Pigliaru - Via Don
Struzzo – Via degli Astronauti – Via Gramsci etc;)
•
Rete secondaria di penetrazione verso la città, la rete secondaria e locale
dei traffici di area vasta, in cui sono classificate le principali strada di ingresso/uscita dalla città consolidata (V.le Portotorres , V.le Predda Niedda, Via
Piandanna/Via Padre Zirano, V.le Italia, Via Carlo Felice etc);
•
Rete locale di accesso ed interna ai diversi quartieri.
5.6. Armatura portante delle relazioni veicolari interquartiere
L’impianto viabilistico di livello urbano della città di Sassari ed in particolare i
collegamenti interquartiere necessitano più di altri di nuovi interventi infrastrutturali, per ristabilire, come già accennato, una dotazione standard accettabile ed eliminare il deficit esistente.
Questo intervento in relazione con le azioni di cui sopra (gerarchizzazione/classificazione delle strade) provvede all’individuazione degli interventi di ristrutturazione e riqualificazione e di nuova costruzione della rete delle strade/itinerari
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di collegamento interquartiere, con l’obiettivo di evitare che il traffico veicolare
di lunga percorrenza urbana, acceda e/o attraversi il centro storico e la città
compatta. Si è trattato in pratica di disegnare una serie di strade/itinerari su cui
canalizzare il traffico che su questi può defluire, senza interferenze con il traffico
locale se non in alcuni nodi predefiniti. Questi itinerari su particolari versanti
della città (per esempio attraversamento Predda Niedda nei pressi delle aree
ferroviarie/scalo merci) possono consentire, unitamente ad interventi urbanistici, prefigurati nel PUC, di riqualificare gli accessi alla città compatta ed il superamento di alcune barriere fisiche che attualmente impediscono l’integrazione
spaziale e funzionale di aree importanti per la città.
In particolare il PUC (vedi tav.4) ha individuato due nuovi collegamenti stradali
sui due versanti della città (occidentale e orientale), che consentono di completare un percorso ad “anello” che, in posizione mediana, connette tutto l’insediamento urbano senza attraversare il centro storico e la città compatta.
Sul versante occidentale il collegamento si sviluppa, dall’incrocio della Via Rockfeller con il V.le Italia, verso la strada di Piandanna, la Via Predda Niedda, e il V.le
Portotorres, per connettersi, all’altezza del cavalcavia di Santa Maria di Pisa, con
la strada esistente che si attesta sulla Buddi – Buddi.
Sul versante orientale il collegamento si sviluppa dalla rotatoria ovale di Via Milano verso Via Luna e Sole, Via Baddimanna, Via Pirandello sino all’incrocio con
la strada Buddi – Buddi.
Questo collegamento intercetta diverse strade di penetrazione / distribuzione
in corrispondenza di Via Carlo Felice, Via Luna e Sole e Via Baldedda.
Sul versante a nord questo itinerario interquartiere, attraverso la Via Pigliaru e la
Via Poligono si riconnette nell’incrocio tra la Via Pirandello e la Via Emilia, dove
il PUC ha previsto che si innesti una nuova viabilità che si sviluppa verso Santa
Maria di Pisa, Latte Dolce e Sant’Orsola lungo il tracciato della linea ferrata riqualificata in tramvia.
Questa nuova configurazione di rete è stata simulata attraverso il modello di
traffico. La stessa matrice di spostamenti veicolari dell’ora di punta del mattino
è stata assegnata alla nuova rete di piano (vedi tav.5), da cui si evince come i
flussi veicolari impegnerebbero le nuove tratte stradali previste nel piano.
Nella stessa tavola è riportata la differenza tra i due flussogrammi veicolari (soluzione attuale e di piano) che fa emergere come la nuova viabilità di circonvallazione, che si viene a realizzare, si carica di un buon livello di flusso ( flussi
acquisiti di colore rosso), mentre quella esistente si scarica di una quota di flussi
(flussi distolti di colore verde).
Da questa simulazione sembra quindi raggiunto l’obiettivo di evitare che i flussi
di attraversamento interquartiere utilizzino la viabilità locale nel centro storico
e nella città compatta.
5.7. La fluidificazione del traffico veicolare sulla rete di gerarchia superiore
I nuovi collegamenti e l’itinerario ad anello che si viene a realizzare rappresenta
l’armatura urbana di distribuzione del traffico, per direzioni tangenziali, alla città
compatta, evitando di utilizzare percorsi radiali che attraversano il centro storico
e la viabilità al contorno. Su questo ambito in particolare il PUC ha individuato
un altro itinerario ad anello intorno al centro storico, che opportunamente fluidificato (eliminazione dei parcheggi lungo strada, coordinamento semaforico
alle intersezioni) rappresenta il limite centrale della città compatta (vedi tav.4).
Questo anello centrale comprende Corso Trinità, Viale Umberto, Via Duca degli
Abruzzi (o la nuova viabilità tra Via Carlo Felice e Via Milano) , Via Napoli e Via
Amendola.
Il PUC prevede che il completamento dell’anello sul versante nord – occidentale avvenga con una nuova infrastruttura che, dalla rotatoria di Via Amendola,
superi il fascio ferroviario e si congiunga con la Via San Paolo e il cavalcavia, recuperando alla città compatta e al centro storico la stazione e le aree ferroviarie
oggetto di un progetto di riqualificazione urbana.
In particolare le aree interessate dal parco ferroviario merci, è previsto siano oggetto di un progetto di riqualificazione urbanistico – trasportistica della città e
del versante interessato.
Dal punto di vista urbanistico le linee ferroviarie che diffusamente attraversano
il territorio urbano di Sassari sul versante nord-est costituiscono una barriera
fisica che specie nell’ambito stazione ferroviaria - parco merci - quartieri di Latte
Dolce e Santa Maria di Pisa, ha contribuito ad ostacolare l’integrazione urbana e
relazionale tra i due quadranti Nord -Ovest e Sud della città.
Su questo ambito si prefigura una nuova sistemazione dell’intera area che cerchi di superare gli ostacoli fisici, ma anche percettivi, che il passaggio delle linee
ferroviarie ancora, pesantemente, rappresentano (frattura urbana – inizio periferia etc..).
In questo senso il PUC prevede:
•
lo spostamento dello scalo merci (CEMAT) dal centro città; tale infrastruttura potrebbe essere dislocata in un ambito più esterno e con meno interferenza con la viabilità cittadina, (ipotesi localizzativa di Truncu Reale o di
PortoTorres), rendendo disponibili nuovi spazi per servizi di livello urbano
e territoriale;
•
l’interconnessione viaria tra la nuova rotatoria di Via Amendola, il sottopas-
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•
218
Pr
so di Santa Maria, la Via San Paolo e le aree ferroviarie dismesse (scalo CEMAT), il cavalcavia, Via Sicilia/Via
Bogino, Via Pirandello/Via Pascoli con le aree limitrofe ex Pani che mette in gioco vaste aree da riqualificare
(aree industriali dismesse di Via San Paolo, aree e fabbricati fatiscenti lungo il Viale Porto Torres, l’ex reparto
delle autolinee Pani, il sistema delle valli di Rosello, del fosso della noce etc);
il collegamento pedonale tra il Corso Vittorio Emanuele, Piazza S. Antonio e Viale Porto Torres .
•
Il collegamento viario ha l’obiettivo di decongestore dal traffico veicolare
l’area di Corso Vico, Via XXV Aprile e Via Soffi e di connettere con il suo prolungamento, lungo il tracciato della ferrovia (di cui si prevede la riqualificazione in tramvia), l’anello centrale con l’incrocio tra la Via Pirandello e la
Via Poligono, evitando alle relazioni interquartiere di utilizzare Via Pascoli,
Ponte Rosello, Corso Trinità e Via Sicilia etc.
5.8. Canalizzazione del traffico veicolare ed individuazione degli itinerari di ingresso e uscita dal centro città
L’individuazione di due anelli (mediano e centrale) e di una serie di itinerari di
collegamento tra loro, ubicati sui diversi versanti della città, realizza di fatto la
“canalizzazione del traffico veicolare” di media/lunga percorrenza urbana senza l’attraversamento del centro storico. In particolare il progetto di circolazione
canalizzata della città compatta (da attuarsi attraverso il PUT) consiste nel potenziare e rendere esclusivo l’uso delle direttrici principali di adduzione al centro città, “individuando e progettando” precise porzioni di area interessata con
pochi itinerari di ingresso/uscita (loop). Per ogni settore urbano vengono individuati dei percorsi di collegamento tra i due anelli che consentono la continuità
della rete e l’utilizzo degli stessi itinerari per l’ingresso e l’uscita dal centro città.
Alcuni di questi itinerari potrebbero essere individuati nella V.le Italia/Via Turati
– Via Deffenu – Via Asproni, Via Rockfeller – Via San Pietro, Via Carlo Felice – Via
Carbonazzi, V.le Trento, Via Pirandello – Via Pascoli etc..
5.9. Riqualificazione di alcune strade del centro città e individuazione di isole
ambientali
Il progetto di canalizzazione della circolazione nel centro urbano pone le basi
per il recupero ambientale di un ambito (centro storico) e di alcune strade commerciali a forte vocazione pedonale.
Il PUC individua l’ambito circoscritto dal V.le Umberto, Via Duca degli Abruzzi, V.le Dante, Corso Margherita di Savoia, Corso Vico, Corso Trinità come una
grande “isola ambientale” nel quale promuovere un progetto di riqualificazione urbana che preveda aree esclusivamente pedonalizzate, itinerari pedonali
attrezzati e privilegiati, moderazione e limitazione del traffico veicolare ai solo
accessi indispensabili, e l’impossibilità di realizzare percorsi di attraversamento
trasversale.
Un area completamente pedonale potrebbe essere individuata nel centro storico, circoscritta dal Corso Vico, Via Saffi, Corso Trinità, Viale Umberto, Via Manno,
Corso Margherita di Savoia, P.za Utzeri; mentre gli itinerari pedonali attrezzati
219
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potrebbero essere individuati tra P.za Sant’Antonio, Corso Vittorio Emanuele, Pza Azuni, Via Cavallotti, P.za Castello, P.za Italia, Via Roma sino a Pza Conte di Moriana che rappresenterebbe la “spina dorsale” di una serie di
assi tematici (asse mussale, storico – culturale etc); un altro itinerario si può individuare tra Via Manno e Via dei
Mille e tra Pza Italia, Via Carlo Alberto e Viale Italia.
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5.10. Controllo, regolazione e nuove infrastrutture per la sosta
Gli interventi sulla sosta sono strategici per dare forza e completare il progetto di una mobilità di qualità.
L’obiettivo del PUC è quello di liberare gli ambiti storici più delicati della città e la viabilità principale e secondaria di penetrazione (dove possibile) dalla sosta in superficie che si intende ricoverare, specie quella dei
residenti, in strutture dedicate fuori dalla sede stradale.
In questo senso il PUC ha individuato una serie di ubicazioni preferenziali di parcheggi in struttura, che sui
diversi versanti della città specie in prossimità delle zone centrali, hanno lo scopo di accogliere la sosta dei
residenti e solo parte della sosta di destinazione.
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Per questo si sono previsti dei parcheggi di scambio in prossimità delle fermate
del trasporto pubblico e delle nuove linee di metrotramvia urbana .
Le misure puntuali di regolazione e controllo della sosta saranno definite in
sede di PUT.
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5.11. Interventi di moderazione del traffico
Il PUC, in sintonia con il programma di interventi già messi in atto, in esecuzione e pianificati dall’Amministrazione comunale, prevede l’individuazione di una
serie di nuove rotatorie, intese come misure di moderazione del traffico per rendere più sicura la circolazione veicolare, specie nelle intersezioni complesse.
A questo proposito sono state inserite delle possibili soluzioni a rotatoria nelle
intersezioni tra:
•
la nuova viabilità interquartiere sul versante orientale che da V.le Milano
arriva sino alla strada di Lune e Sole ed oltre e le principali strade che vi
convergono
•
la nuova viabilità interquartiere sul versante occidentale che da Via Rockfeller arriva sino Santa Maria di Pisa e le principali strade che intercetta (Via
Rockfeller, Via Piandanna, etc)
•
All’interno della città compatta si sono individuate tra le più importanti soluzioni a rotatoria quelle tra:
•
Via San Paolo e nuovo collegamento proveniente da Via Amendola
•
Cavalcavia e nuovo collegamento Via Pirandello
•
Tra Via Milano e Via Turati
Il PUC inoltre assegna un ruolo importante per le politiche di riqualificazione
urbana, specie del centro storico e della città compatta, agli altri interventi di
moderazione del traffico e di miglioramento degli attraversamenti pedonali ed
in genere di tutta la mobilità pedonale, che trova le sue più rilevanti difficoltà
nelle interferenze con i veicoli.
Tali misure, in particolare in prossimità e all’interno delle isole ambientali, saranno oggetto degli studi particolareggiati a corredo del PUT.
5.12. Potenziamento delle linee di metrotramvia ed in generale di miglioramento del trasporto collettivo
Una parte delle relazioni trasportistiche urbane e di area vasta sono attualmente assicurate dalla rete dei servizi di trasporto pubblico locale sia su ferro che su
gomma.
Nella città di Sassari infatti si attestano importanti servizi di trasporto collettivi,
sia ferroviari che gommati, con i principali centri insediativi del sistema urba-
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no (Alghero, Porto Torres, Sorso, Sennori, Ittiri etc.), che ogni giorno soddisfano
un’alta quota di flussi pendolari, che poi completano i loro spostamenti con i
mezzi urbani gestiti dall’Azienda Trasporti Pubblici (ATP) e recentemente anche
della linea tranviaria della FdS da Piazza Stazione all’emiciclo Garibaldi.
L’interscambio principale avviene nello spazio urbano:
•
dove è ubicato il piazzale di sosta degli autobus di linea extraurbana (Piazza Stazione – Via XXV Aprile - Corso Vico);
•
dove transita la linea tranviaria e si attestano i servizi ferroviari di Trenitalia
e FdS;
•
dove è in programma la realizzazione del Centro Intermodale con due piani
intererrati di parcheggi (550 p.a.).
L’ATP gestisce circa 21 linee (di cui 11 urbane e 10 extraurbane); le più frequentate sono quelle che collegano i quartieri più periferici con il centro città, le
scuole e gli ospedali.
La configurazione delle linee segue essenzialmente l’assetto della viabilità e avviene lungo due principali direttrici, l’una proveniente da Nord attraverso Via
Pascoli e Corso Umberto, l’altra proveniente da Est, lungo la Via Carlo Felice.
Inoltre si possono individuare altri tre corridoi minori di Via Budapest - V.le Italia,
Via Milano e V.le Trento. Tutte queste linee si attestano nel centro città lungo il
suo perimetro esterno (Via Duca degli Abruzzi – Via Dante, Corso Margherita di
Savoia, Corso Vico, Corso Trinità, V.le Umberto).
La mancanza di corsie preferenziali e l’uso promiscuo delle strade da parte degli autoveicoli e dei mezzi pubblici rappresenta sicuramente una delle criticità
principali dell’attuale servizio di trasporto pubblico urbano, che specie nelle ore
di punta non riesce a rispettare le frequenze e i tempi di percorrenza.
In questo settore quindi risulta non più procrastinatile la messa a punto di una
serie di misure per migliorare l’appetibilità del trasporto collettivo (corsie preferenziali, preferenziamento semaforico etc) anche in integrazione con il tratto
urbano della metro-tramvia.
A questo proposito occorrerà ristrutturare il sistema delle linee su gomma che
dovranno integrarsi (senza sovrapporsi in inutile concorrenza) con quelle su
ferro in una logica di forte intermodalità, anche in considerazione dei nuovi
progetti di sviluppo delle stesse linee di metro-tramvia verso le zone più periferiche (Li Punti, Sant’ Orsola, Latte Dolce).
È infatti su questi collegamenti, a forte a carico pendolare, cioè concentrato in
particolari orari della giornata, che un sistema ad alta capacità come quello su
ferro, raggiunge i risultati migliori, in termini di efficienza ed efficacia. Lungo
queste direttrici si intende disincentivare l’uso dell’auto privata ben consape-
voli che è disponibile un sistema concorrenziale in termini di costi e tempi di
percorrenza.
In generale al trasporto pubblico va affidato un ruolo fondamentale nel perseguimento degli obiettivi di una mobilità sostenibile e di qualità, che deve
essere agevolato anche attraverso interventi strutturali e radicali per renderlo
realmente concorrenziale al mezzo individuale.
In questa prospettiva il PUC, sul versante infrastrutturale, propone di ampliare la rete delle linee tranviarie all’interno del centro urbano, per realizzare un
armatura portante di servizi collettivi, che poi attraverso i servizi bus si dirami
capillarmente su tutta la città.
Queste nuove linee di tramvia, in integrazione e/o in continuazione di quelle
extraurbane e di area vasta, complenterebbe il sistema su ferro rendendo possibile la realizzazione di interi spostamenti origine e destinazione con questi
servizi.
In questo modo si avrebbero servizi più confortevoli (meno trasbordi) e quindi
concretamente concorrenziali rispetto a quelli automobilistici.
Il PUC delinea una serie di possibili nuovi percorsi tranviari (vedi tav.4) (da verificare attraverso studi di fattibilità) che secondo l’importazione del piano possono essere in grado di migliorare la ripartizione modale a farne del trasporto
collettivo.
Il primo percorso deve consentire il collegamento della P.za Stazione con il quartiere di Via Budapest/ Rockfeller/ Washington, utilizzando una parte della linea
esistente (P.za Stazione – Via San Pietro) e sviluppandosi verso Via E. De Nicola,
Via Turati (polo scolastico) sino a via Washington / Via Parigi.
Il ritorno di questa linea potrebbe avvenire da V.le Italia e riconnettersi con quella esistente sino all’Emiciclo.
Qui sarebbe utile chiudere l’anello e riconnetterci tramite Corso Margherita dei
Savoia a Via XXV Aprile e il Centro Itermodale.
Questo tratto potrebbe essere utilizzato per la seconda linea, che da Pza Stazione si sviluppa sino all’Emiciclo, lungo Corso Margherita di Savoia, e prosegue in
Viale Dante, Via Duca degli Abruzzi, V.le Adua, Via Gramsci, Via degli Astronauti
e che avrebbe l’obiettivo di collegare il popoloso quartiere di Prunizzedda con
il centro città.
In questa fermata si attenderebbero i servizi su bus da Lune e Sole, Monte Bianchinu etc.
Un’altra linea, sul versante opposto, utilizzando il sedime della linea FdS Sassari
– Nulvi si sviluppa da Sassari due, Baldedda per raggiungere l’incrocio tra Via
Grazia Deledda e Via Antonio Pigliaru.
225
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L’ultimo tratto di questa linea potrebbe essere utilizzato per collegare i nuovi
quartieri di cui sopra con il centro storico (versante orientale) sviluppandosi
lungo Via Pascoli, Vle Umberto, Via Trento e Via Gorizia.
Secondo questo assetto di rete (da verificare attraverso analisi quantitative)
quasi tutti i quartieri nei diversi versanti della città risultano accessibili al centro senza l’utilizzo dell’auto.
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5.13. Mobilità ciclopedonale
La definizione di una rete ciclopedonale equivale a riconsiderare la mobilità
delle persone attraverso un sistema circolatorio continuo e diffuso di itinerari
per utenti non motorizzati che in più offra l’occasione per riscoprire i valori
ambientali e antropici del territorio.
La rete si articola a più livelli a seconda della funzione urbana ed extraurbana
del tracciato ciclopedonale.
Con la funzione urbana si mette in moto una straordinaria occasione di trasformazione e riqualificazione della città. Attrezzare spazi gradevoli per muoversi
in bicicletta e raggiungere i poli di interesse senza l’obbligo di spostarsi con i
mezzi motorizzati ed essere soggetti ad eventuali ingorghi o alla mancanza di
parcheggio nei pressi della destinazione, significa migliorare la qualità della
vita delle persone.
La funzione extraurbana è quella di collegamento con i luoghi di svago, di interesse ambientale e ricreativo: un sistema di percorsi dedicati ad una circolazione dolce e non motorizzata, in grado di connettere gli abitanti con le risorse
del territorio (naturali, agricole, paesaggistiche, storico-culturali), assume una
valenza culturale- sociale, oltre che funzionale.
I percorsi sono disegnati per identificare e valorizzare le risorse naturali e culturali della comunità presenti all’interno di un corridoio rurale ed urbano. La
progettazione pertanto si è affidata non solo su elementi puramente tecnico/
formali ma anche sulla sfera delle emozioni che vengono suscitate dalla percezione dello spazio con modalità del tutto differenti rispetto ad un tragitto in
automobile.
I percorsi ciclabili diventano una componente fondamentale del Piano Urbano
del Traffico (PUT). Il PUC rivaluta la mobilità ciclopedonale e favorisce la circolazione di un mezzo ecologico che non produce inquinamento atmosferico ed
acustico. I percorsi ciclopedonali di mobilità lenta sono individuati e tracciati
sia sull’esistente, adottando delle misure di semplice attuazione, sia sulla viabilità di progetto (vedi Tav. 5.10.5).
L’ampia casistica delle soluzioni viene di seguito sintetizzata in cinque tipologie di percorsi principali:
•
percorsi ciclopedonali in affiancamento alle linee metrotramviarie esistenti e in progetto, predisposte per imbarcare le bici, con funzione di viabilità
di gronda che intercetta una rete secondaria locale; gli effetti positivi di
questa mobilità intermodale bici/tram si manifestano in un allargamento
del bacino d’utenza delle fermate sia di origine sia di destinazione.
•
percorsi ciclopedonali integrati nelle sezioni tipo delle strade locali di
nuova progettazione; i nuovi quartieri vanno considerati come ambiti
residenziali a traffico moderato (zone 30 e isole ambientali) nei quali la
mobilità veicolare è considerata strumentale e subordinata a condizioni
generali di vivibilità, sicurezza e fruibilità degli spazi pubblici. In questa ottica la rete interna ciclopedonale oltre a svolgere un ruolo essenziale negli
spostamenti garantisce un sistema di spazi (piste, piazze o giardini) dove
bambini e genitori possano utilizzare la bici in tutta sicurezza.
•
percorsi ciclopedonali inseriti nelle strade principali e secondarie esistenti
e in progetto; all’interno della città compatta l’armatura urbana di distribuzione del traffico per anelli concentrici sarà attrezzata con piste ciclabili
utilizzando i marciapiedi particolarmente ampi o eliminando i parcheggi lungo strada, con il vantaggio ulteriore di fludificare il traffico. I nuovi
assi di distribuzione e di penetrazione saranno progettati prevedendo un
ampia corsia ciclopedonale con la quale “colonizzare” tutte quelle zone
prevalentemente pianeggianti della città, o con pendenza minima (da via
Roma fino alla Stazione, da Piazza d’Italia fino al quartiere di Monserrato,
da via Pirandello fino al mercato; i quartieri di S.M. di Pisa – Latte Dolce,
Luna e Sole, Piandanna e Li Punti). Realizzare percorsi “tematici” confermerebbe la potenzialità della bici come mezzo per stabilire un rapporto
nuovo tra il cittadino e la sua città, per il tempo libero e per il trasporto alternativo. Pensare per esempio ad un tracciato per gli studenti e professori che collega le diverse sedi delle facoltà universitarie, case dello studente
e biblioteche oppure ad un tracciato “della cultura”, che collega i musei e i
monumenti della città.
•
percorsi ciclopedonali inseriti nella rete primaria; il declassamento con
conseguente rimodulazione della sezione stradale della SS 131 in corrispondenza dell’attraversamento dei nuclei di Li Punti, San Giovanni ed
Ottava prevederà la realizzazione di percorsi ciclopedonali su entrambi
i lati con possibilità di attraversamento sicuro garantito da misure di moderazione della velocità (rotatorie, attraversamenti ciclopedonali rialzati,
227
Pr
228
•
Pr
•
•
dossi artificiali).
percorsi ciclopedonali dell’Asse Parco. Il ruolo strutturante dell’asse parco
viene affidato per gran parte al percorso continuo di 6 km che congiunge il
centro storico con il nucleo di San Giovanni; da questo asse longiutudinale
si dipartono i precorsi trasversali che mettono in connessione i quartieri a
ridosso del parco.
percorsi ciclopedonali extraurbani all’interno della vibilità storica. Se
nell’ambito urbano la realizzazione di una rete ciclabile di attraversamento
della città si basa su interventi mirati ad adattare ed integrare la viabilità
esistente con la mobilità ciclabile, di ben altra natura sono le problematiche nell’ambito territoriale provinciale. Si dovranno infatti progettare e
realizzare ex novo per il traffico delle bici, tracciati in sede propria, protetti,
a una o due corsie. Per affrontare il tema della mobilità sostenibile a livello
sovracomunale è opportuno agire in concertazione soprattutto con i Comuni di Alghero, Stintino, Porto Torres e Sorso per la realizzazione di un’unica dorsale costiera integrata con una rete di percorsi interni a servizio delle
emergenze paesaggistiche e storico-culturali.
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6 IL PIANO URBANISTICO
L’impianto urbanistico
L’impianto normativo
Aspetti qualitativi
Il progetto urbano
Progetti norma
Progetti ntegrati
Aspetti quantitativi
VerificaDimensionamentoDomanda abitativa/ Offerta residenziale
Verifica degli standard
Pr
L’IMPIANTO URBANISTICO E NORMATIVO
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6. Il sistema residenziale: obiettivi generali e specifici
Il tema fondamentale del PUC di Sassari, condensato nell’obiettivo generale
OBG 2, si riassume nella centralità della “città pubblica”, nella costante attenzione per l’esistente “ .. attraverso politiche di conservazione e valorizzazione della
città storica, di completamento della città compatta del '900 e di trasformazione
nelle aree semicentrali e periferiche.”.
Questo obiettivo generale si declina a partire dal recupero del centro storico e
del sistema integrato dei luoghi della Cultura (OBS 10 e 11), già trattati al cap. ….,
attraverso misure di mobilità sostenibile (OBS 14, 15, 16, e 17) esposte al Cap. …
e ad azioni di riqualificazione urbanistica ed ambientale con il duplice scopo di
migliorare le condizioni degli spazi pubblici e le prestazioni del sistema urbano
nel suo complesso e di assorbire la domanda di trasformazione, residenziale,
terziaria o di servizi, contenendo il consumo aggiuntivo di suolo (OBS 12 densificazione del sistema insediativo e OBS 13 riqualificazione dei vuoti urbani).
Nei successivi paragrafi l’intreccio di tali temi si dipana a partire dal filo conduttore rappresentato dalla rete ecologica e dal sistema degli spazi aperti.
6.1. La rete ecologica urbana
La rete ecologica è l’insieme delle aree e fasce con vegetazione naturale o seminaturale, spontanea o di nuovo impianto, messe tra loro in connessione, in
modo da garantire la continuità degli habitat e quindi il loro funzionamento.
Questa condizione è fondamentale per favorire l’incremento della biodiversità
territoriale e per assicurare più in generale migliore qualità ecosistemica.
Essa è costituita da matrici naturali primarie in grado di costituire sorgenti di
diffusione per elementi floristici e faunistici originari dell’ambito fitoclimatico
locale, da fasce di appoggio alle matrici naturali primarie e da gangli primari e
secondari.
A scala urbana è importante assicurare sia i corretti parametri quali-quantitativi
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della rete locale, sia la sua coerenza con la rete ecologica di area vasta al fine di
favorire il trasferimento delle specie.
Nel contesto urbano assumono particolare rilievo, quali elementi funzionali alla
coerenza della rete, le aree ed i nuclei boscati (es pineta di Baddimanna), i prati e
gli incolti (es area di via Piandanna), i coltivi (es. azienda e oliveti presso l’istituto
agrario), le aree verdi pubbliche e private (es. i giardini pubblici), la vegetazione
riparia dei corsi d’acqua naturali ed artificiali (es. di Rio Sant’Orsola).
Il progetto del PUC è finalizzato a favorire la connessione e l’accorpamento di
tali aree, per costruire una rete ecologica urbana fruibile non solo percettivamente (verdi di arredo), ma anche fisicamente (verde a stare), recuperando anche aree di ridotta estensione (meno di mq 5000) ma sufficienti per realizzare
micro parchi di quartiere.
Tale rete ecologica ha nel sistema stradale esistente un forte potenziale quale
elemento di connessione; il verde e le alberature stradali della larghezza minima di m. 10, devono essere riqualificate e potenziate con interventi di riforestazione urbana in modo tale da costituire un sistema lineare con funzioni
di corridoio sia per gli aspetti ecologici sia per gli aspetti della mobilità lenta
ciclopedonale.
6.2. Le isole ambientali e le zone 30
Gli interventi sulla mobilità, a partire dalla gerarchizzazione della rete stradale e la canalizzazione della circolazione per anelli concentrici, oltre a porre le
basi per il recupero ambientale del centro storico allargato, con la creazione di
una vasta ZTL e conseguente estesa pedonalizzazione, consente di trasformare
i quartieri della città del ‘900 in “isole ambientali” e “zone 30” all’interno delle
quali promuovere un progetto di riqualificazione urbana che preveda:
•
interventi moderazione e limitazione del traffico veicolare ai solo accessi
indispensabili;
•
aree esclusivamente pedonalizzate sistemate come luoghi di incontro;
•
itinerari pedonali attrezzati e privilegiati;
•
piantumazione di filari alberati;
•
inserimento di corsie ciclabili e conseguente riduzione della sezione stradale veicolare;
•
programma dei parcheggi residenziali di quartiere, da far realizzare ai privati nel sottosuolo su aree pubbliche o private con sistemazione degli spazi
aperti a giardino o piazza.
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6.3. Spazi aperti nella città compatta
Le dinamiche di crescita della città nel corso del novecento, ad esclusione dei
tessuti storici riconosciuti all’interno del centro matrice fino al 1936, sono classificate dal PPR come “espansioni fino agli anni cinquanta” e descritte agli artt.
67, 68,69 delle NTA del PPR.
Per i tessuti consolidati e compiuti, classificati B1 e B3 nella zonizzazione generale, le linee guida per l’adeguamento dei PUC al PPR suggeriscono che :” Gli interventi dovranno essere orientati in prevalenza al consolidamento dell’impianto urbanistico, al mantenimento e al miglioramento dei caratteri architettonici
degli edifici e alla riqualificazione degli spazi di fruizione collettiva.
In questi ambiti è necessario recuperare un’elevata qualità urbana attraverso
interventi inseriti all’interno di pianificazione di dettaglio (piano particolareggiato degli spazi pubblici, dei servizi, del verde e del decoro urbano). Particolare
attenzione dovrà essere posta nel recupero architettonico degli edifici contigui
al nucleo antico (zona A): per tali edifici gli interventi consentiti dovranno essere
tali da rendere armonioso il passaggio dall’edificato compatto al centro storico
(art. 69).
Gli interventi edilizi sono normalmente limitati alla manutenzione e ristrutturazione degli edifici esistenti. Nel caso di interventi su aree libere (lotti interclusi)
essi possono essere eseguiti senza piano particolareggiato utilizzando gli indici
di zona. In tal caso il PUC deve individuare queste aree e definire i parametri
edilizi di intervento prevedendo specifiche prescrizioni. Tali atti regolamentari
dovranno contenere indicazioni relative al miglioramento qualitativo del manufatto, alle tecniche e ai materiali da impiegare (art. 68).”
Nelle aree caratterizzate da edificazione discontinua e da struttura viaria incompleta o insufficiente, classificati come sottozone B2 ”tessuti da completare e/o
riqualificare”, il PUC può prevedere :” interventi di completamento dell’edificato
e di riqualificazione delle infrastrutture viarie. Gli interventi sono realizzati nel
rispetto di indici di fabbricabilità (non superiori mediamente a 3,0 mc/mq) e di
altezze limitate (normalmente 2-3 piani fuori terra). Tali indici potranno essere
incrementati con la predisposizione di apposito piano particolareggiato che dovrà disciplinare anche il sistema degli spazi pubblici, dei servizi, del verde e del
decoro urbano in connessione con le altre zone omogenee. I nuovi interventi
devono rispettare l’edificazione tipica delle zone di completamento, che normalmente si presenta con facciate allineate sulla strada.
In relazione alla peculiarità dell’edificato potranno prevedersi regolamentazioni
più o meno rigide sulle tipologie, i materiali, gli elementi architettonici e decorativi da impiegare, finalizzate alla valorizzazione dell’impianto urbanistico–
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edilizio connotante il luogo (artt. 68–69–71–72).
I vuoti urbani determinati da spostamento di funzioni o da altri fattori rappresentano l’occasione per attuare importanti interventi di riqualificazione urbana
volti alla localizzazione di servizi e alla creazione di spazi pubblici e di fruizione
collettiva. Gli interventi edilizi all’interno di tali aree sono disciplinati da appositi
programmi di dettaglio che comprendono il progetto preliminare degli edifici e
degli spazi urbani e che possono esplicitarsi in piani particolareggiati di dettaglio o in interventi di pianificazione negoziata.”.
Sulla base dell’articolato del PPR e delle relative linee guida le aree irrisolte
all’interno della città compatta sono state classificate e normate a partire da
una analisi che le classifica in differenti tipologie.
In analogia con l’analisi dei caratteri tipo-morfologici del costruito urbano, con
la quale si sono individuati i caratteri ricorrenti e le modalità insediative tipiche
(i lotti, - il rapporto tra edifici e lotti, il rapporto tra lotti ed impianto stradale,
ecc) per ciascuna parte della città, il passaggio ulteriore è stato quello di accentrare l’attenzione sugli elementi disomogenei rispetto al contesto sia per la loro
condizione di aree irrisolte sia per la loro condizione d’uso residuale (aree industriali dimesse, complessi edilizi fatiscenti, spazi aperti con diversa presenza
del verde ed in differente stato di conservazione, preclusi ad un uso pubblico
ecc.).
Le aree irrisolte all’interno della città compatta
Il censimento dei vuoti urbani ha portato alla individuazione di spazi aperti o
aree dismesse all’interno del contesto urbano le quali, pur non entrando a pieno
titolo nel ciclo delle relazioni spaziali per via della loro condizione d’uso marginale, rappresentano un alto potenziale per la riorganizzazione e rafforzamento
dei servizi alla popolazione (vedi Tav. ….); una loro analisi deve essere condotta
tenendo conto della loro 1) condizione spaziale e morfotipologica in relazione
ai tessuti adiacenti, 2) della loro condizione giuridica, cioè della destinazione
urbanistica dello strumento previgente e della sua conferma o meno nel PUC
e 3) , condizione conseguente al punto 2), il valore economico da tenere nel
dovuto conto in previsione di apposizione di vincolo urbanistico preordinato
all’esproprio.
Nei punti seguenti sono stati classificati tali vuoti urbani suddivisi nelle categorie di 1) grandi aree ambientali, 2) piccole aree residuali all’interno di tessuti
compatti, 3) aree interstiziali di riqualificazione urbana, 4) aree industriali – artigianali dimesse.
1)
Grandi aree ambientali
Si tratta di 5 estesi areali coincidenti con i sistemi vallivi che interessano il tessuto urbano e aree un tempo periurbane che nel corso del ‘900 sono estratte
in contatto con l’edificato. Tali aree hanno valore ambientale /paesaggisitco e
provengono da una classificazione del PRGC previgente di Zona H ed S:
•
Fosso della Noce: si tratta di un tessuto urbano caratterizzato dall’asse stradale viale Umberto con filamenti di edifici lungo il sommo del Fosso della
Noce. Rimangono pochi esempi dell'edificato originario del tipo a villino;
gli edifici di sostituzione, spesso di notevole altezza, ne hanno notevolmente modificato l'assetto e si conservano comunque stacchi tra gli edifici consentendo a tratti la visuale sulla valle. Il margine orientale è definito
naturalmente dal fosso della Noce, che rappresenta una delle due valli che
dividono l'insediamento urbano, chiuso a nord ovest dal tessuto urbano
costituito dal filamento delle "Case del Mutilato", che racchiudono l’ex vivaio comunale.
•
Valle di Rosello: tessuto urbano costituito da un insieme di emergenze di
alto valore simbolico: il complesso della Fontana di Rosello e la Villa rurale
sita nel punto di incontro tra la Valle dell'Eba Giara e la Valle di Rosello, già
stazione della Posta. Elemento fortemente caratterizzante è il ponte di Rosello la cui realizzazione ha consentito la continuità territoriale tra la città
storica e il nucleo originario di Monte Rosello.
•
Sistema San Pietro, Monserrato: tessuto urbano costituito da un insieme
di emergenze ambientali e storico culturali di alto valore identitario quali
il compendio di san Pietro in Silki che comprende la chiesa, il convento, ed
il parco agricolo storico, la fascia di connessione ambientale rappresentata
dagli oliveti che lambiscono via Piandanna, il parco di Monserrato a sud recentemente restaurato e restituito alla città. Un fattore di grande potenzialità urbana è rappresentato dalla struttura universitaria del polo scientifico
di Piandanna che avrà nell’orto botanico l’elemento di maggiore legame
con il sistema dei parchi urbani.
•
Sistema Via Rizzeddu – Ippodromo: tessuto urbano costituito da un insieme
di emergenze ambientali e storico culturali di alto valore identitario quali il
comparto dell’ex ospedale psichiatrico di Rizzeddu, il giardino di Via Venezia, ed a sud, oltre via Milano, l’area sportiva dell’Ippodromo.
•
Sistema ambientale settentrionale; si tratta dell’ampia area verde disposta
tra il quartiere di Sacro Cuore e di santa Maria di Pisa, costituita in prevalenza dai campi e dalle colture dell’azienda agricola a servizio dell‘Istituto
Agrario.
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2) Piccole aree residuali all’interno di tessuti compatti
Le 5 aree residuali (Via Washinton, Meridda, Via Zanfarino, Via De Gasperi, Via
Luna e Sole-Via Paglietti) , di ridotta estensione sup. totale ….. ha) sono inserite
in contesti urbani ad alta densità ( indici territoriali variabili da mc/mq 5,3 di Via
Zanfariano a mc/mq 2,7 di Via Washinton). Pur non avendo una valenza paesaggistica, risultano classificate come zone S nel PRGC previdente. La loro presenza
è basilare per assicurare spazi aperti funzionali sia alla rete ecologica sia al verde
di prossimità (micro parchi di quartiere).
3) Aree interstiziali di riqualificazione urbana
Sono state individuate 16 aree interstiziali di riqualificazione urbana di dimensione variabile dai 3 ha ai 3.000 mq, per una superficie complessiva di 18 ha. Alcuni di questi spazi risultano liberi mentre altri sono parzialmente o totalmente
edificati con strutture residenziali e di servizio di nessun pregio architettonico,
già dimesse o dismettibili in un futuro prossimo per un totale di mc 46.000.
Le classificazioni del PRGC spaziavano da aree per servizi generali G ad aree
per parcheggi e per attrezzature collettive S. Tali aree tutte di proprietà privata,
sono collocate in tessuti ad alta densità con IT variabile da 5 a 3 mc/mq.
4) ) Aree industriali – artigianali e ferroviarie dimesse
Le aree industriali dimesse, che coprono una superficie complessiva di 25 ha e
dispongono di un volumetria complessiva di circa (410.000mc), sono dislocate
principalmente nell’area del fascio ferroviario e nell’area di Via Verona.
La prima area, che si estende dal tratto iniziale di viale Porto Torres a nord al
quartiere delle Conce a sud, si è formata a partire dalla seconda metà dell’ottocento sul segno forte dello scalo e della stazione ferroviaria intorno alle quali
è nato il primo polo produttivo industriale di Sassari. La linea ferroviaria costituisce ancora una forte cesura tra le aree interne della città murata e le aree
esterne con caratteristiche ambientali (proseguimento della Valle di Rosello)
ed insediative. L’intero sistema è ricco di componenti eterogenee; permangono emergenze storiche come il cimitero Monumentale e le aree di archeologia
industriale (Ardisson, Azzena, Costa, Dau), le aree ferroviarie in corso di dismissione (scalo merci CEMAT e scalo postale), le aree libere residuali sul lato esterno
di Via Padre Ziranu, il mosaico di fabbricati industriali e commerciali che caratterizzano il tratto iniziale di Viale Porto Torres e per finire gli edifici e le aree a
corona del centro storico (Stazione Ferroviaria, Cinema Teatro "Il Ferroviario",
Centro intermodale nell’ex Gasometro, complessi ecclesiastici, ex Hotel Turrita-
nia), interessati da interventi di riorganizzazione e riqualificazione.
La seconda area industriale dimessa di vaste dimensioni (circa 7 ha) è quella
localizzata tra via Venezia e Via Verona; tra l’edificio principale Ex Fiat ed altri capannoni minori si raggiunge una volumetria di circa 147.000 mc. Il PRGC riconosce a questa ed ad altre aree un alto indice territoriale (5 mc/mq) subordinato al
trasferimento delle funzioni produttive e conseguente riconversione in tessuti
residenziali e terziari.
Obiettivo del PUC è quello di riequilibrare verso il basso tali valori (indici territoriali inferiori a 3 mc/mq) realizzando interventidi riqualificazione urbana
maggiormente rispettosi delle caratteristiche insediative del contesto e meglio
connessi con lare ecologica urbana.
Con l’utilizzazione del meccanismo del trasferimento volumetrico, la quantità
eccedente i 3 mc/mq viene indirizzata verso le aree di trasformazione periferiche C3.
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6.4. Il progetto del PUC per la città compatta
Il tema della qualità urbana riguarda oggi più che mai il dibattito in corso. Si
tratta della ricerca di una definizione che apra la strada ad una possibile valutazione di requisiti. All’interno di questa questione vi è la domanda se la qualità
possa essere garantita attraverso lo strumento urbanistico. In sostanza, se i requisiti possono trasformarsi in norma.
Il tema è affrontato nel piano attraverso un’altra via, che è quella del progetto. Il
progetto non garantisce la qualità, ma ne costituisce una premessa necessaria. I
requisisti che possono essere trasferiti nelle norme tecniche di attuazione sono
assai limitati, ma tuttavia possono collaborare all’efficacia del progetto per fornire ulteriori garanzie.
Non è la qualità architettonica che può essere oggetto del piano perché questa sfugge a qualunque tentativo “normativo”, ma la qualità urbanistica, è certo
più definibile. Lo è in termini “prestazionali”, e cioè di rispondenza a requisiti
di “comfort”, di uso dello spazio, di psicologia dello spazio, di attenzione alle
diversificazioni dell’utenza (bambini, anziani, donne, ecc.) e di attenzione alla
fruizione (lo spazio per il pedone, quello per le auto) anche per quanto concerne il “disegno” degli “arredi” (illuminazione, marciapiedi, lastricati, panchine,
ecc.) nonché attenzione agli aspetti sensoriali (vista, udito, olfatto e tatto) nella
configurazione degli stessi.
Il progetto nel Piano per la città compatta è affidato alle schede norma B2, che
costituiscono una nuova modalità attutiva del Piano. La questione del progetto
norma è assai controversa. In primo luogo perché, se gli elementi prescrittivi
risultano prevalenti, il progetto potrebbe essere considerato prevaricatore della
libertà dei progettisti e – sostanzialmente – rappresentare una pretesa davvero esagerata di dare una risposta “hic et nunc”, con la costruzione del piano, a
progetti che potrebbero maturare nel tempo ben altra domanda economica e
sociale, e che pretenderebbero una ben diversa configurazione.
Viceversa, se il livello prescrittivo è minore, o se il progetto norma assume carattere meramente indicativo, si potrebbe argomentare che, stante che non è
incidente, finisce col non garantire quello che è il suo obiettivo. In sostanza,
che cosa vale la pena di rendere prescrittivo per ottenere garanzie sulla qualità
urbanistica?
In primo luogo, ciò che nessun progetto, per straordinario che sia, può garantire:
la coerenza d’insieme dei progetti nel piano. Il “richiamo”, cioè, da un progetto
all’altro all’interno del sistema urbano, di elementi riconoscibili: un allineamento al quale corrisponde un altro allineamento in un altro progetto, la garanzia
di continuità di un corridoio verde, la riconoscibilità di segni che si ripetono nei
diversi progetti e che legano fra loro e che può riguardare la preparazione del
suolo.
Ecco allora cosa deve (e può) essere prescrittivo nel progetto norma: il progetto
di suolo, l’orientamento e la disposizione degli edifici, il loro allineamento, le
altezze, in sostanza la dimensione delle sagome. Possono essere considerate
prescrittive anche le scelte dell’arredo, specie se costituiscono richiamo da un
progetto all’altro.
Tuttavia, la chiave del problema consiste nel rendere molto esplicite le scelte del
progetto norma, al punto che le motivazioni dichiarate delle scelte progettuali
dovrebbero – queste sì – essere considerate prescrittive, lasciando libertà interpretativa ai progettisti che nel corso del tempo dovranno utilizzare il progetto
norma per adattarlo alle esigenze che in quel determinato momento ed in quel
determinato luogo potranno emergere.
In sostanza, le intenzioni progettuali per la città che legano i diversi progetti fra
loro non possono venire ignorate. Ma oltre a queste, vi sono tutte le componenti “prestazionali” di cui si è detto che dovranno a loro volta essere garantite. Le
une e le altre costituiscono una base della qualità che qualunque progetto di
architettura dovrà assicurare.
La definizione di una qualità “urbanistica” passa dunque attraverso la coerenza
d’insieme dei diversi progetti norma sparsi nel tessuto urbano, ma il cui “richiamo” a caratteristiche e a regole comuni costituisce il legame e la riconoscibilità.
Promozione del mix funzionale, dell'identità e della sicurezza urbana
È nevralgico, soprattutto in occasione degli importanti episodi di trasformazione e rigenerazione urbana, perseguire il mix e la ricchezza funzionale, l'identità
ed il senso di appartenenza, la sicurezza.
Il recupero di un'identità locale passa attraverso un'azione di promozione delle
risorse esistenti e potenziali di una collettività e caratterizzanti gli ambiti urbani,
dal punto di vista insediativo, paesistico e ambientale, storico ed architettonico,
economico e sociale.
Da perseguire, per garantire una migliore qualità della vita urbana, il potenziamento dei livello di fruibilità e vivibilità degli spazi aperti, in particolare quelli
pubblici, con l'obiettivo dichiarato di una città più sicura non solo per gli abitanti residenti ma anche per i city-users (lavoratori, studenti, turisti, ecc.).
Si può influire sulla percezione di sicurezza e sulla sicurezza effettiva, rafforzando l'identificazione con i luoghi ed il senso di appartenenza in modo tale che
gli abitanti rispettino, controllino e difendano i luoghi che sentono propri. Si
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ottiene sicurezza attraverso la vitalità dei luoghi, poiché la frequentazione degli
spazi pubblici produce sorveglianza naturale e continua. In tal senso occorre
evitare gli spazi "morti" senza vitalità, nascosti o indefiniti, perché gli atti di criminalità tendono a concentrarsi in questi luoghi non presidiati.
Il mix di funzioni e la diversità delle attività, coinvolgendo utenti diversi ad ore
diverse, produce una sorveglianza naturale continua.
Tra gli obiettivi più impegnativi che possono garantire un esteso mix funzionale, nel momento storico in cui viviamo, ci può essere quello di difendere la
presenza nel tessuto urbano di una quota di attività produttive compatibili con
la funzione residenziale.
La progressiva crisi delle presenze produttive in città, che ha via via rafforzato
il processo di riconversione delle ex aree industriali, sta a poco a poco riconfigurando interi pezzi di città, che da organismo urbano a più funzioni, seppure
separate nella vecchia logica di zonizzazione, rischia di risolversi in una città
solo residenziale e di servizi.
È nevralgico porsi la domanda se, nei limiti della ragionevolezza e delle possibilità offerte dagli strumenti di pianificazione, non sia il caso di introdurre con il
PUC limitazioni alla trasformazione per alcune aree produttive artigianali ancora in attività o quantomeno elementi di incentivazione e di stimolo affinché tali
realtà rimangano nel tessuto urbano, magari riconvertendosi ad un produttivo
diverso, più di servizio e compatibile con la residenza.
Strategia di rigenerazione urbana tra salvaguardia della rete ecologica e trasformazioni puntuali
Le aree irrisolte all’interno della città compatta sono trattate in base ad un disegno strutturale imperniato sui grandi sistemi ambientali e sulla rete ecologica
che li tiene insieme; gli interventi di trasformazione sulle aree interstiziali e sulle
aree industriali dimesse di mettono pienamente al servizio di questo disegno
(vedi tav. tavola della rigenerazione urbana).
Dal punto di vista della classificazione, le aree che rivestono un ruolo “strutturante” nel disegno del piano sono le:
•
sottozone H 2.8 “valli urbane e perturbane” caratterizzanti tutti i sistemi vallivi che intersecano e avvolgono la città. Oltre che dalla copertura vegetale
naturale della macchia alta e dei boschi di leccio le zone H2.8 si connotano
per le coltivazioni agricole di pregio (olivi, fruttiferi, agrumi e orticole) tipiche degli orti e dei giardini sassaresi.
•
sottozone S3 Spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport; comprendono le tipologie dei nuclei elementari di verde al di sotto di 5000 mq
(microparchi di quartiere), e gli spazi per il gioco e lo sport, per il gioco dei
•
•
•
•
bambini, per il verde di quartiere superiori ai 5000 mq.
sottozone G2 Parchi urbani, strutture per lo sport e il tempo libero; sono
aree private destinate all’uso pubblico per parchi urbani e per parchi ricreativi – sportivi. Tali aree svolgono il duplice ruolo di standard funzionali
legati alle dotazioni territoriali di spazi aperti e di nuovi standard ambientali funzionali ad una strategia di rigenerazione ecologica della città di cui
fanno parte le categorie della permeabilità naturale dei suoli urbani, la
capacità di carico ambientale di un area di trasformazione urbanistica, la
biomassa delle aree verdi, la densità di copertura vegetale, la mitigazione
dell’inquinamento acustico.
sottozone A1 Edifici ed aree di archeologia industriale: sono i quattro progetti norma improntati al recupero del patrimonio architettonico storico
degli stabilimenti Ardisson, Costa, Azzena, Dau.
sottozone B2: si tratta degli ambiti di completamento, riqualificazione e
rigenerazione urbana riferiti alle aree interstiziali ed alle aree industriali dimesse; sono previste trasformazioni multifunzionali, il cui compito è il completamento dei tessuti edificati, la riqualificazione del sistema degli spazi
aperti pubblici e privati, il riassetto delle infrastrutture viarie. Le sottozone
B2 si attuano attraverso Piani Particolareggiati basati su Progetti Norma. Le
modalità di attuazione sono diversificate tra Progetti Norma che prevedono meccanismi perequativi, classificati B2/a e Progetti Norma che non prevedono meccanismi perequativi, classificati B2. Nelle sottozone B2 coincidenti con aree industriali dimesse, al fine di alleggerire il carico insediativo,
il PUC promuove un meccanismo di trasferimento volumetrico verso le aree
di trasformazione più esterne (C3b e C3b ni progetti integrati.
sottozone G1: si tratta delle attrezzature di servizio pubbliche e private che
costituiscono l’armatura urbana e territoriale integrata con il sistema della
mobilità sostenibile (rete ciclopedonale e su ferro) e con l’ecosistema ambientale.
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6.5 Integrazioni residenziali e l’asse insediativo e infrastrutturale Sassari – Porto
Torres
Il tema della forma del piano e delle risposte che contiene in termini di nuovi
modelli residenziali e di nuove modalità di servizi urbani ai cittadini, ha trovato
nelle aree di espansione C3 la soluzione privilegiata per risolvere le molteplici
criticità generate dalla città diffusa, che per Sassari, rivestono un rilevante peso
sia in termini di estensione territoriale sia in termini di abitanti residenti.
Il ruolo strutturante delle trasformazioni delle aree semicentali e periferiche
(OBG 2) e l’integrazione con le infrastrutture ferroviarie per generare un nuovo
modello di mobilità sostenibile (OGS 14) ha determinato le scelte localizzative
per le tre tipologie di zone di espansione residenziale:
1. C3a – zone di espansione derivate del previgente strumento urbanistico generale, che si inseriscono coerentemente nel disegno urbano del PUC;
2. C3b e C3b* dei Progetti Integrati; si tratta di aree di nuovo impianto, adiacenti alle urbanizzazioni esistenti, orientate a completare e ridefinire il tessuto edilizio in forme e modi aderenti al contesto;
3. C3-ERP – finalizzate alla realizzazione di edilizia residenziale pubblica.
Le aree interessate dai progetti integrati delle periferie storiche (Asse Parco, S.M.
di Pisa - Sant’Orsola e Li Punti Sud) ed delle borgate di Ottava e San Giovanni,
nascono dall’esigenza di dare una riposta coerente e compiuta ad ambiti urbani
che esprimono problematiche molto forti ma che al tempo stesso rappresentano grandi occasioni di riordino urbano. Le volumetrie aggiuntive residenziali,
unite ai servizi urbani ed al sistema a rete degli spazi verdi servono per riqualificare e valorizzare i luoghi centrali dei quartieri periferici, per densificare i tessuti,
costruire nuove polarità, nuove assialità, nuovi margini tra città e campagna, interpretando i segni dei paesaggi locali, in coerenza con le indicazioni progettuali
del PPR che individuavano nella direttrice Sassari - Porto Torres l’asse insediativo
ed infrastrutturale da sottoporre a rigenerazione urbana ed ambientale.
I progetti integrati per i nuclei di Caniga, La Landrigga, Bancali e Villa Gorizia
operano con la stessa strategia ma nel differente contesto urbano della città diffusa.
Queste realtà urbane sono nate e si sono sviluppate dopo il 1950 come addensamenti residenziali all’interno della corona olivetata e ricoprono attualmente
il ruolo di recapito di servizi e funzioni speciali per un territorio periurbano più
vasto e disperso. I progetti integrati rappresentano una quota di offerta residenziale in tessuti a medio bassa densità oltre che servizi per la residenza.
Sono questi i motivi che hanno fatto confluire verso l’asse insediativo, infrastrutturale ed ambientale posto sull’asse Sassari -Porto Torres il 70% dei nuovi
insediamenti urbani proposti nel PUC.
La modifica rispetto al passato è evidente; se il PRGC previgente, soprattutto
in questi ultimi 10 anni, consentiva opportunità di scelta limitate alle tipologie
urbane ad alta densità (piani di lottizzazione delle zone D7) o alle residue lottizzazioni a bassa densità e a valori di mercato molto alti, il PUC individua nel
modello residenziale multifinzionale fatto da case a basse a media densità dei
PI la riposta alla domanda che, in assenza di alternative, ha altrimenti prodotto
l’edificato urbano diffuso nella corona olivetata.
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La seconda grande ragione di questa scelta urbanistica è dovuta alla presenza
di assi infrastrutturali ferroviari che costituiscono un’occasione per costruire un
nuovo modello di mobilità sostenibile per Sassari e la sua area vasta.
I numeri rappresentano il dato più eloquente: il 100% dei nuovi insediamenti
dei PI urbani (Asse Parco , Li Punti e Sant’Orsola) ed il 65% dei PS delle borgate
urbane ricadono all’interno dei bacini d’utenza delle tre linee su ferro a) della
Sassari - Porto Torres, b) della linea tramviaria stazione -Baldinca - San Giovanni
e 3) della linea regionale Sassari - Sorso.
Questo sistema a rete consente una mobilità di massa che riduce drasticamente
gli attuali tempi di trasporto su mezzi privati; con la trasformazione della linea
ferroviaria nazionale in linea urbana, la distanza temporale tra la periferia più
lontana di Ottava al centro città (stazione) si ridurrebbe a soli 15 minuti.
Il disegno urbano dei progetti integrati, tenendo conto di questa esigenza di
mobilità sostenibile ha previsto oltre ad un adeguato numero di fermate, la rete
interna di percorsi ciclopedonali di connessione alla rete su ferro.
Contenuti dei Progetti integrati
Ogni Progetto Integrato si compone di tre elementi fondamentali: il sistema
insediativo - residenziale, il sistema dei servizi ed il sistema della mobilità.
I tre sistemi sono strettamente intrecciati tra loro; quello insediativo comprende
al suo interno componenti dei servizi e della mobilità cosi come servizi e mobilità svolgono insieme una funzione connettiva di rete.
Il sistema insediativo è multifunzionale perché alla residenza, sempre prevalente, si affiancano funzioni terziarie, commerciali, artigianali.
Le tipologie edilizie rientrano nella casistica delle case basse a media densità e
che corrispondono dalle più tradizionali case monofamiliari, bifamiliari, a schiera alle più innovative tipologie evolutive.
L’altezza massima contenuta a tre piani consente di riprodurre l’effetto città
avendo piani terra commerciali o terziari affacciati sulla strada pubblica.
Questi tessuti edilizi, che rappresentano i “pieni” , comprendono la rete stradale
locale e gli spazi per i parcheggi pubblici (S4); oltre che essere distribuito in
questo modo, il sistema dei servizi è presente in maniera territorialmente più
estesa nelle complementari aree S (S1, S2, S3, S4) per conferire al PI un disegno
coerente con il contesto urbano di riferimento.
Per fare degli esempi, nel PI Asse Parco, il sistema degli spazi aperti e dei servizi
- rappresentato dalla fascia di 50 m che corre parallela alla ferrovia e che raccoglie spazi verdi di percorso (il boulevard), le fermate della tramvia, con relativi
parcheggi di interscambio S4 e servizi S1 ed S2 – viene definito spazialmente
dai margini delle aree di concentrazione volumetrica frontistanti lo stesso asse
– parco.
Nel PS Sant’Orsola, il parco di quartiere assume una posizione più centrale e
baricentrica rispetto ai tessuti esistenti e a quelli in programma, mentre nel PS
Li Punti costituisce un margine di transizione tra la città compatta e la corona
olivetata.
Il disegno si completa e consolida con la presenza di una viabilità interquartiere
che costituisce l’armatura urbana a scala maggiore.
Il PUC, approfondito nel disegno e negli aspetti normativi contenuti nei PI, svolge un più efficace ruolo di “regia” pubblica per i successivi livelli attuativi rispetto ai tradizionali modelli di pianificazione generale.
I PI si attuano mediante la redazione di uno o più piani attuativi ( Piani Particolareggiati di iniziativa pubblica o privata / Piani di lottizzazione convenzionati).
L’estensione territoriale di tali piani attuativi è funzionale al fine di favorirne l’attuazione evitando l’individuazione di piani troppo estesi o al contrario troppo
ridotti.
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Ogni Progetto Speciale prevede un livello di standard pari a 50 mq/ab; tale valore si mantiene in ognuno dei piani attuativi presenti nel PS.
Qualora uno o più proprietari dimostrino l’impossibilità di predisporre il piano
di lottizzazione convenzionata per mancanza di assenso degli altri proprietari,
essi potranno essere autorizzati dall’ Amministrazione comunale a predisporre
un piano per l’intera unità minima di intervento da attuarsi mediante stralci funzionali, di cui all’ articolo 3 L.R. 20/’91.
Le opere di urbanizzazione primaria sono a carico dei soggetti attuatori, ma
l’appaltatore delle opere è Amministrazione comunale. Pertanto i costi reali di
tutte le opere di urbanizzazione primaria sono a carico dei soggetti attuatori,
che dovranno anche corrispondere all’Amministrazione comunale gli oneri di
urbanizzazione secondaria. Le aree di cessione dovranno essere cedute gratuitamente con atto pubblico, libere da persone e da cose, fatta salva l’accettazione da parte del Comune di eventuali beni presenti nelle aree.
6.6 Le aree C3 ERP per l’edilizia sociale
Sono le aree di espansione funzionali all’insediamento di edilizia residenziale
sociale ai sensi della L. n. 244 del 24/12/2007, Art. 1, comma 258 e 259. Per l’attuazione di dette aree, che avviene attraverso la formazione di un PUA, i proprietari singoli o in forma consortile, in aggiunta alle aree necessarie per le superfici
destinate a standard urbanistici, trasferiscono all’Amministrazione Comunale,
nella forma della cessione gratuita, una parte, pari al 50% della superficie complessiva dell’area C3 ERP da destinare ad edilizia residenziale sociale. Per la restante parte del 50% di edilizia libera non si applica la norma ai sensi dell’art. 40
L.R. n. 45/89 che prevede la riserva di aree per ERP nella misura del 40%.
Gli interventi devono avvenire previa predisposizione di piano urbanistico attuativo (PUA) unitario che prevede la presenza di due unità di intervento pubblica e privata. Le singole unità pubblica e privata possono essere attuate autonomamente a condizione che gli interventi diano luogo ad una lottizzazione
perfettamente funzionale.
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Servizi generali a scala territoriale
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Centro direzionale
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6.7 Progetti di riqualificazione dei nuclei rurali
4..4.5.1. Le borgate rurali.
Le borgate appartenenti a questo gruppo (Campanedda e Tottubella) sono situate nel cuore del territorio della Nurra, ai piedi dei primi contrafforti del sistema collinare che caratterizza la situazione orografica del territorio rurale del
Comune di Sassari.
ll territorio esaminato ha giacitura con quote altimetriche inferiori a 100 mt. s.l.,
quindi prevalentemente pianeggiante per la maggior parte della sua estensione, con picchi fino a 300 mt. sulle pendici del monte Alvaro. La sua disposizione
pianeggiante ne consente una sufficiente utilizzazione agronomica, salvo per
le zone più accidentate, poste lungo le pendici dei rilievi, dove predomina la
macchia mediterranea.
Lo studio urbanistico costituisce l’occasione, oltre che per una ulteriore verifica,
a distanza di oltre 40 anni dei risultati prodotti in una delle borgate agrarie più
significative dalla grande trasformazione fondiaria intrapresa dalla mano pubblica nella Nurra di Sassari, anche per una rilettura critica del precedente piano
di borgata della fine anni 70 che, per particolari contingenze dovute, in specie,
alla proprietà dei terreni destinati alla espansione edilizia ancora dell’ETFAS o di
società collegate (S.B.S.), non ha avuto gli auspicati sviluppi positivi nella evoluzione urbanistica della borgata.
CAMPANEDDA
Descrizione.
La borgata di Campanedda è sorta alla fine degli anni 50 come agglomerato
rurale compreso nel piano di colonizzazione Etfas del centro di Porto Torres, in
esecuzione della legge 250 del 26.10.1950 che programmava interventi di bonifica, oltre che nel resto della Sardegna, anche in altre zone del Sud Italia.
Ha la particolarità di essere equidistante (22 km) dalla città capoluogo e da Alghero, mentre la distanza da Porto Torres è di 15 km, e di 8 km dalla zona industriale.
L’area interessata dalla riforma agraria si estendeva per complessivi 1.300 ha,
per i quali il piano di appoderamento prevedeva, in origine, 112 poderi mentre
il progetto definitivo li fissava in 100.
Una particolare riflessione occorre fare sulla estrazione geografia e sociale dei
primi nuclei familiari insediati a Campanedda: provenivano in gran parte dai
Comuni di Sorso, Sennori e Porto Torres, successivamente si aggiunsero coloni
provenienti da Uri, Olmedo ed Ossi.
Si trattava di classi sociali con provenienza dal mondo agro pastorale, con prevalenza di mano d’opera bracciantile, che si sono dovuti trasformare in breve in
piccoli imprenditori agricoli.
Lo studio urbanistico proposto dall’originario piano di trasformazione dell’Etfas
prevede, per la borgata di Campanedda, una struttura a case sparse con un
centro servizi della borgata, posto lungo l’asse stradale Alghero P. Torres, nel
quale sono state ricavate alcune infrastrutture primarie minimali (scuole elementari e medie, scuola materna, chiesa, ufficio postale ecc.).
Le residenze dei coloni, con le annesse corti coloniche, sono dislocate in ciascun
podere per tutto il comprensorio aziendale. Sorgono lungo le strade poderali e
sono accorpate ai vertici dei lotti a formare mini agglomerati di 3-4 abitazioni;
solo a monte Casteddu si sono concentrate 11 residenze attorno ad una area
a verde, creando una sorta di sub borgata, con le case che non hanno diretto
collegamento con il podere.
Le case dei poderi presentavano in origine il consueto schema planimetrico dei
fabbricati della riforma rurale: un solo piano fuori terra con bi-trilocale e servizi
per la residenza, magazzino per scorte ed annessa stalla per bovini.
Ben presto le case hanno subito modifiche: la più scontata è stata quella dell’eliminazione della stalla e la sua trasformazione in uno o più vani abitabili. Ciò è
avvenuto, oltre che per soddisfare le nuove esigenze dovute alla crescita del
nucleo familiare, per motivi igienici, vista la contiguità con la zona riservata alla
residenza, ma soprattutto perché la modesta estensione unita alla scarsa produttività dei fondi, non consentivano il mantenimento di una zootecnia bovina, per cui è stato inevitabile il suo abbandono.
Successivamente la riconversione della stalla e del magazzino non è sempre
stata sufficiente, per cui si è assistito al fenomeno di ulteriori ampliamenti, in
aderenza all’esistente o con vere e proprie nuove residenze destinati ai nuovi
nuclei familiari nel frattempo formati dai figli degli assegnatari; il tutto sia utilizzando gli indici di fabbricabilità della normativa urbanistica relativa all’Agro ed
alla Nurra ( 0,20- 1,0, 0,03), ma anche alle volte abusivamente.
La richiesta di nuove aree edificabili, dovuta all’esigenza da parte dei figli di
assegnatari di avere possibilità di residenza autonoma rispetto all’originario nucleo familiare, ha potuto trovare risposte solo sfruttando le capacità edificatorie
consentite dagli indici del P.R.G.C. nei poderi e, in qualche caso, anche ricorrendo ad episodi di abusivismo.
Le nuove costruzioni, tutte realizzate sui poderi, hanno consentito a coloro che
lo desideravano, di mantenere la residenza a Campanedda, pur non avendo più
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alcun rapporto con la conduzione agricola e svolgendo altrove la propria attività lavorativa.
In vent’anni le esigenze di residenze degli abitanti hanno determinato un incremento di oltre il 40% del patrimonio edilizio.
Purtroppo non si è potuta canalizzare questa esigenza all’interno della Borgata, come sarebbe stato più logico ed economicamente conveniente, ma è andata ad impegnare ulteriormente il territorio rurale, aggravando i già ricordati
problemi per la realizzazione delle infrastrutture ed anche a detrimento di una
migliore integrazione sociale.
La pianificazione urbanistica del piano originario dell’Etfas ha ubicato tutti i
servizi nel nucleo centrale della borgata.
Essi sono al momento costituiti da una scuola materna , una scuola elementare,
una scuola media con palestra, la chiesa, un centro sociale, un circolo ricreativo,
un ambulatorio comunale, un edificio per la delegazione comunale, un ufficio
postale, un campo di calcio con spogliatoi e tribune, un campo per bocce, un
bar spaccio per alimentari e bar-tabacchi, un supermercato, un rifornitore di
carburanti.
Occorre rilevare che lo schema urbanistico proposto a Campanedda, con gli
agricoltori vincolati al proprio fondo, ha contribuito all’esplosione del fenomeno dell’agrituristico: infatti oggi sono in funzione nei poderi Etfas e nelle immediate vicinanze ben 14 locali per tale attività.
Scelte progettuali.
Le potenzialità territoriali, l’origine storica della borgata, le aspettative dei residenti, individuano nel settore agricolo, ed oggi anche nell’agriturismo, le prospettive di sviluppo della borgata.
Le scelte progettuali operate sono quindi conseguenti con gli elementi emersi
dall’indagine conoscitiva e dalle riflessioni sulle motivazioni che hanno determinato il sostanziale fallimento del precedente strumento urbanistico, soprattutto in merito alle scelte insediative operate in questi ultimi 20 anni dagli abitanti, in controtendenza con le direttive del piano urbanistico.
Il Progetto Speciale intende fermare il fenomeno delle case sparse e concentrare nella attuale nucleo dei servizi e nelle aree attigue, già in parte infrastrutturate, le nuove zone di espansione residenziale. Di conseguenza, la localizzazione
delle nuove volumetrie è prevista nel centro della borgata dei servizi e nelle sue
aree contigue, nel frattempo interessate da una maggiore edificazione residenziale, e nell’agglomerato di Monte Casteddu che costituisce una frazione della
borgata posta nel comprensorio rurale.
E’ prevista una zona per gli insediamenti artigianali prevalentemente connessi
con le attività di conservazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.
Le aree per servizi sono state localizzate nel centro del borgata, mentre a Monte
Casteddu sono state individuate solo aree per verde pubblico S3.
All’esterno del centro della borgata e dell’agglomerato di Monte Casteddu si
sono individuate due zone G: una per la realizzazione dell’impianto di depurazione fognario e l’atra per il cimitero, di cui si sente fortemente la mancanza sia
a Campanedda che negli insediamenti più vicini (Tottubella, La Corte e Monte
Forte).
TOTTUBELLA
Descrizione.
La borgata nacque agli inizi degli anni cinquanta come effetto concreto dei Patti
Agrari. L’allora E.T.F.A.S. (oggi E.R.S.A.T.), ente di trasformazione agraria preposto
all’assegnazione dei terreni espropriati ai coltivatori, curò, in quei tempi, oltre
tutte le pratiche di frazionamento dei fondi, anche la realizzazione del centro
abitato, dotandolo di tutte le strutture strettamente necessarie per la vita agricola e quotidiana: furono costruite le abitazioni degli assegnatari, le stalle, i magazzini, la chiesa, un centro sociale, un piccolo edificio commerciale. La borgata
fu inoltre dotata delle infrastrutture primarie essenziali quali rete idrica, rete fognaria con annesso depuratore, illuminazione pubblica, rete elettrica b.t.
Nel corso degli anni successivi l’Amministrazione comunale di Sassari, dotò la
borgata delle strutture scolastiche fondamentali: un asilo, una scuola elementare ed una scuola media, provvedendo nello stesso tempo alla sistemazione a
verde degli spazi circostanti gli edifici.
Tottubella si sviluppa lungo tre strade principali, che si diramano dal nucleo
centrale della borgata e ai lati delle quali erano attestati i fondi destinati alla
costruzione delle abitazioni degli assegnatari, dei ricoveri del bestiame e dei
magazzini di stoccaggio dei mangimi. Complessivamente le unità agrarie erano
un centinaio, e a ciascuna di esse era abbinato un appezzamento di terreno del
circostante territorio, di estensione tale (dai 10-15 ettari in su) da consentire un
reddito sufficiente alle famiglie di agricoltori.
Oggi, tutti i terreni sono irrigui grazie agli impianti realizzati dal Consorzio di
Bonifica della Nurra e all’acqua del bacino del Cuga.
Per molti anni la borgata conobbe un’intensa attività agro pastorale alla quale si
abbinava una florida condizione socio-economica degli assegnatari e delle loro
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famiglie.
Attualmente tale attività appare in costante declino, pur mantenendo la borgata tutte le prerogative per poter impiegare un notevole numero di addetti e garantire loro un reddito pari a quello ricavabile da altre attività lavorative. Stanno
però ravvisandosi delle iniziative da non trascurare e che potrebbero innescare
la sua rinascita, legate principalmente al vicino polo agricolo di Bonassai.
La borgata dipende totalmente dai centri abitati vicini sia per le forniture alimentari, sia per quelle commerciali ed industriali, data l’insufficienza degli esercizi e dei depositi necessari a garantire gli acquisti sul posto.
Gli impianti sportivi sono costituiti da un unico campo di calcio in terra battuta,
non esistono strutture per la ristorazione e la ricettività, manca la scuola materna, manca totalmente l’assistenza, anche minima, per gli anziani, mancano i
collegamenti rapidi con le altre borgate.
Scelte progettuali.
Le potenzialità di sviluppo della borgata di Tottubella sembrano consistere unicamente nella valorizzazione delle risorse ambientali, agricole, turistiche, commerciali ed artigianali.
La ripresa sembra fortemente legata allo sviluppo del vicino polo agricolo di Bonassai, volto ad una produzione di qualità ed alla presenza di alcune coltivazioni
serricole che, non essendo condizionate dalle condizioni meteorologiche, garantiscono un reddito pressoché certo, senza grossi rischi. Un’industria agrituristica in continua crescita e specializzazione può diventare il motivo trainante di
un’attività agricola e pastorale strettamente connessa e legata al territorio.
Importante anche tenere presente, in un programma di sviluppo della borgata
di Tottubella, le peculiarità archeologiche della zona: l’esistenza di tre siti nuragici, a brevissima distanza l’uno dall’altro con pozzi e gallerie interrate di età
neolitica, inseriti in un ambiente naturale ancora intatto e ricco di fascino, sono
risorse del territorio che occorre valorizzare.
Il Progetto Speciale definisce la razionalizzazione dello sviluppo urbanistico della borgata, prevedendo il riassetto dell’esistente e l’ampliamento volumetrico in
funzione dell’attuale richiesta insediativa e, soprattutto, secondo le nuove esigenze che deriveranno dallo sviluppo agro-turistico dell’area.
Sono stati individuati gli spazi per gli standard urbanistici, alcuni già esistenti,
altri da realizzare totalmente ex novo, ma in ogni caso con criteri tali da garantire il soddisfacimento completo delle esigenze della popolazione.
Sono previste nuove zone di espansione residenziale in continuità con quelle
esistenti ed in aree gia infrastrutturate o nelle loro immediate vicinanze.
Sono previste nuove zone artigianali, nelle quali troveranno sbocco le attività
produttive che saranno il motore dello sviluppo di Tottubella.
Per la localizzazione delle nuove zone urbanistiche è state valutata la morfologia del terreno, la loro ubicazione soprattutto in relazione alla particolare forma
ad Y della borgata che, come caratteristica specifica del territorio, è stata confermata e mantenuta invariata.
6.8 Progetti di riqualificazione dei nuclei rurali – costieri
Le borgate del Comune di Sassari costituiscono alcune realtà territoriali e sociali ormai consolidate, con caratteristiche per certi versi esclusive nel panorama
urbanistico regionale.
All’inizio degli anni ’80 i Piani di Borgata sono apparsi lo strumento urbanistico
più idoneo a regolamentare lo sviluppo di queste frazioni. Tali Piani, chiamati
“Studio della disciplina urbanistica delle Borgate”, sono stati regolarmente approvati in variante al P.R.G.C. vigente. Lo Studio individua, tra l’altro, sottozone
urbanistiche omogenee classificate come B, C, D, G, H ed S, definendo in tal
modo le borgate come ambiti urbani a tutti gli effetti.
Nell’ambito della predisposizione del nuovo PUC, le borgate sono state suddivise in due gruppi omogenei:
- le borgate rurali, con caratteri agricoli/residenziali, per le quali è ancora possibile ipotizzare la valorizzazione degli aspetti agricoli e ambientali, oltre al potenziamento della loro caratterizzazione come centri di servizio del più ampio
territorio al contorno. Fanno parte di questo gruppo le borgate di Tottubella e
Campanedda e La Corte;
- le borgate rurali costiere, con caratteri agricoli/residenziali/turistici, inserite in
un contesto di particolare pregio ambientale, per le quali è possibile ipotizzare
una valorizzazione delle risorse naturali in relazione alle possibilità di sviluppo
della fruizione turistica, supportata con attrezzature di servizio specifiche. Fanno parte di questo gruppo le borgate di Palmadula, La Petraia, Biancareddu,
Villa Assunta.
Per lo studio di disciplina urbanistica delle borgate sono stati predisposti alcuni Progetti che hanno contemporaneamente lo scopo di individuare nuove
possibilità di sviluppo e di dare risposte concrete alle necessità dei residenti in
termini di attività residenziali e di servizio.
I Progetti indicano le finalità e le modalità di intervento del processo di ricostruzione e consolidamento dei caratteri urbanistici delle borgate, da attuare
attraverso la razionalizzazione dell’esistente e l’accorpamento delle nuove pre-
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visioni insediative.
Gli obiettivi generali comuni a tutti i Progetti delle borgate, sono:
•
definire un’ipotesi di sviluppo legata alle potenzialità vocazionali di ciascuna borgata (principalmente nei settori turistico (nelle borgate costiere) ed
agroalimentare);
•
prescrivere i servizi necessari per consentire un livello di vita dignitoso ai
cittadini che risiedono nelle borgate e nel più vasto territorio agricolo al
contorno.
•
favorire la permanenza degli attuali abitanti delle borgate e dei loro figli
con l’individuazione di nuove funzioni residenziali;
I Progetti sono urbanisticamente improntati alla definizione ed al recupero della identità fisico-culturale delle borgate. In tale prospettiva, è previsto il consolidamento dei caratteri specifici delle borgate attraverso la razionalizzazione e la
ricucitura del tessuto edilizio esistente, l’accorpamento con le nuove previsioni,
la razionalizzazione del sistema dei servizi e l’individuazione di alcune attività
produttive in grado di garantire uno sviluppo sostenibile. Il risultato atteso è
un disegno urbano caratterizzato da una maggiore definizione ed unitarietà,
con destinazioni d’uso specifiche e compatibili con la vocazione naturale del
territorio e con le necessità di conservazione, valorizzazione e fruizione delle
risorse disponibili.
6.9 Le borgate rurali.
Le borgate appartenenti a questo gruppo (Campanedda Tottubella e La Corte)
sono situate nel cuore del territorio della Nurra, ai piedi dei primi contrafforti del
sistema collinare che caratterizza la situazione orografica del territorio rurale del
Comune di Sassari.
ll territorio esaminato ha giacitura con quote altimetriche inferiori a 100 mt. s.l.,
quindi prevalentemente pianeggiante per la maggior parte della sua estensione, con picchi fino a 300 mt. sulle pendici del monte Alvaro e picchi oltre i 450
mt sulle pendici del monte Forte. La sua disposizione pianeggiante ne consente
una sufficiente utilizzazione agronomica, salvo per le zone più accidentate, poste lungo le pendici dei rilievi, dove predomina la macchia mediterranea.
CAMPANEDDA
La borgata di Campanedda è sorta alla fine degli anni 50 come agglomerato
rurale compreso nel piano di colonizzazione Etfas del centro di Porto Torres, in
esecuzione della legge 250 del 26.10.1950 che programmava interventi di bonifica, oltre che nel resto della Sardegna, anche in altre zone del Sud Italia.
Ha la particolarità di essere equidistante (22 km) dalla città capoluogo e da Alghero, mentre la distanza da Porto Torres è di 15 km, e di 8 km dalla zona industriale.
L’area interessata dalla riforma agraria si estendeva per complessivi 1.300 ha,
per i quali il piano di appoderamento prevedeva, in origine, 112 poderi mentre
il progetto definitivo li fissava in 100.
Una particolare riflessione occorre fare sulla estrazione geografia e sociale dei
primi nuclei familiari insediati a Campanedda: provenivano in gran parte dai
Comuni di Sorso, Sennori e Porto Torres, successivamente si aggiunsero coloni
provenienti da Uri, Olmedo ed Ossi.
Si trattava di soggetti appartenenti a classi sociali con provenienza dal mondo
agro pastorale, con prevalenza di mano d’opera bracciantile, che si sono dovuti
trasformare in breve in piccoli imprenditori agricoli.
Lo studio urbanistico proposto dall’originario piano di trasformazione dell’Etfas prevede, per la borgata di Campanedda, una struttura a case sparse con
un centro servizi della borgata, posto lungo l’asse stradale Alghero - P. Torres,
nel quale sono state ricavate alcune infrastrutture primarie (scuole elementari e
medie, scuola materna, chiesa, ufficio postale ecc.).
Le residenze dei coloni, con le annesse corti coloniche, sono dislocate in ciascun
podere per tutto il comprensorio aziendale. Sorgono lungo le strade poderali e
sono accorpate ai vertici dei lotti a formare mini agglomerati di 3-4 abitazioni.
Le case dei poderi presentavano in origine il consueto schema planimetrico dei
fabbricati della riforma rurale: un solo piano fuori terra con bi-trilocale e servizi
per la residenza, magazzino per scorte ed annessa stalla per bovini.
Ben presto le case hanno subito modifiche: la più scontata è stata quella dell’eliminazione della stalla e la sua trasformazione in uno o più vani abitabili. Ciò è
avvenuto, oltre che per soddisfare le nuove esigenze dovute alla crescita del
nucleo familiare, per motivi igienici, vista la contiguità con la zona riservata alla
residenza, ma soprattutto perché la modesta estensione unita alla scarsa produttività dei fondi, non consentivano il mantenimento di una zootecnia bovina, per cui è stato inevitabile il suo abbandono.
Successivamente la riconversione della stalla e del magazzino non è sempre
stata sufficiente, per cui si è assistito al fenomeno di ulteriori ampliamenti, in
aderenza all’esistente o con vere e proprie nuove residenze destinati ai nuovi
nuclei familiari nel frattempo formati dai figli degli assegnatari; utilizzando gli
indici di fabbricabilità dell’allora normativa urbanistica relativa all’Agro ed alla
Nurra ( 0,20- 1,0, 0,03).
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Le nuove costruzioni, tutte realizzate sui poderi, hanno consentito a coloro che
lo desideravano, di mantenere la residenza a Campanedda, pur non avendo più
alcun rapporto con la conduzione agricola e svolgendo altrove la propria attività lavorativa.
In vent’anni le esigenze di residenze degli abitanti hanno determinato un incremento di oltre il 40% del patrimonio edilizio.
La pianificazione urbanistica del piano originario dell’Etfas ha ubicato tutti i servizi nel nucleo centrale della borgata, essi sono al momento costituiti da una
scuola materna , una scuola elementare, una scuola media con palestra, la chiesa, un centro sociale, un circolo ricreativo, un ambulatorio comunale, un edificio
per la delegazione comunale, un ufficio postale, un campo di calcio con spogliatoi e tribune, un campo per bocce, un bar spaccio per alimentari e bar-tabacchi,
un supermercato, un rifornitore di carburanti.
Occorre rilevare che lo schema urbanistico proposto a Campanedda, con gli
agricoltori vincolati al proprio fondo, ha contribuito all’esplosione del fenomeno dell’agrituristico: infatti oggi sono in funzione nei poderi Etfas e nelle immediate vicinanze più di una decina di locali per tale attività.
Scelte progettuali.
Le potenzialità territoriali, l’origine storica della borgata, le aspettative dei residenti, individuano nel settore agricolo, ed oggi anche nell’agriturismo, le prospettive di sviluppo della borgata.
Le scelte progettuali operate sono quindi conseguenti con gli elementi emersi
dall’indagine conoscitiva e dalle riflessioni sulle motivazioni che hanno determinato il sostanziale fallimento del precedente strumento urbanistico, soprattutto
in merito alle scelte insediative operate in questi ultimi 20 anni dagli abitanti, in
controtendenza con le direttive del piano urbanistico.
Il Progetto intende fermare il fenomeno delle case sparse e concentrare nella
attuale nucleo dei servizi e nelle aree attigue, già in parte infrastrutturate, le
nuove zone di espansione residenziale. Di conseguenza, la localizzazione delle
nuove volumetrie è prevista nel centro della borgata dei servizi e nelle sue aree
contigue, nel frattempo interessate da una maggiore edificazione residenziale.
E’ prevista una zona per gli insediamenti artigianali prevalentemente connessi
con le attività di conservazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, le aree per servizi sono state localizzate nel centro del borgata.
All’esterno della borgata si sono individuate due zone G: una per la realizzazione
dell’impianto di depurazione fognario e l’altra destinata ad area cimiteriale.
LA CORTE
La borgata di La Corte-Monte Forte sorge a circa 24 Km. da Sassari lungo la S.P.
Sassari-l’Argentiera, arteria principale lungo la direzione Est-Ovest della Nurra
di Sassari.
La borgata è stata identificata come centro agricolo con possibilità di sviluppo
integrata da una crescente funzione residenziale legata per lo più a movimenti
di lavoratori pendolari verso Sassari ed in misura maggiore verso la zona industriale di Porto Torres ed alle attività delle numerose cave delle zone limitrofe
(M. Alvaro, M. Nurra, ecc.).
La borgata nasce tra il 1951 ed il 1953, ad opera del Consorzio di Bonifica della
Nurra, come centro di servizio facente parte di un disegno più generale di interventi nel comprensorio della Nurra (insieme a Biancareddu, Pozzo 5. Nicola,
Palmadula, Villa Assunta, ecc.).
Il nucleo “storico” della borgata comprende alcuni edifici dalla evidente origine
pianificata (poste, ambulatorio, chiesa con annessi locali e piazza prospiciente,
scuola elementare, ecc.)
A questo intervento fecero seguito alcune case di civile abitazione situate nelle
immediate vicinanze della chiesa.
La presenza di alcuni servizi privati di interesse pubblico (bar, negozio alimentari, tabacchino, officina) rende la borgata un importante punto di riferimento
centrale lungo la strada che porta a Palmadula.
La vicinanza dell’agglomerato industriale di Portotorres, delle centrali ENEL di
Fiume Santo e della fascia costiera possono dare alla borgata un futuro sviluppo
quale centro di aggregazione di servizi primari e secondari per la vasta area della Nurra di Sassari e di supporto logistico alle stesse attività insediate.
Sotto il profilo geomorfologico la borgata di La Corte-Monte Forte, si colloca
quasi al termine del tavolato pianeggiante calcareo che caratterizza tutta la
parte orientale della Nurra, dal Rio Mannu fino ai rilievi del gruppo collinare
occidentale che vanno da Monte Forte fino al mare.
Il centro dell’abitato di La Corte si eleva a 89 mt. sul livello del mare e degrada
dolcemente da ovest ad est da 92,6 mt. all’estremità occidentale agli 86 mt di
quella orientale.
Gli elementi emergenti sono M. Forte (mt. 464) e P. Canistreddu (mt. 415) a sud
dell’asse orizzontale, rappresentato dalla S.P. Argentiera – Palmadula - La Corte
- Sassari, mentre a nord della S.P. si eleva Punta di Pabamarrone (mt. 258).
Nelle borgate di La Corte e Monte Forte è possibile individuare alcuni elementi
caratterizzanti il tessuto aggregativo storico.
Per La Corte, un forte motivo di centralità lo creò la caserma delle guardie, oggi
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abbandonata, eretta sul finire del secolo scorso e unico presidio di forza pubblica di tutta la Nurra, posta al centro della valle tra il M. Forte e la catena di alture
di Palamarrone, in posizione strategica per il passaggio del bestiame rubato, nei
pressi dell’incrocio tra i vecchi tratturi o mulattiere lungo i percorsi est-ovest e
nord-sud.
Nella zona più centrale, intorno al 1950 sorsero alcune costruzioni prevalentemente a filo della nuova strada provinciale, che soppiantava una vecchia strada
vicinale.
Nel decenni successivi, l’attività edilizia si è sviluppata fino ai giorni nostri, con
tipologie edilizie anche a schiera, realizzate su lotti di dimensione piuttosto modesta (200-300 mq.).
Con l’indice dell’agro ridotto a 0,03 mc/mq e con la conseguente necessità di
vincolare all’inedificabilità il terreno necessario, sorsero sempre in maggior numero lungo la provinciale, tipologie di case isolate a favore delle quali si vincolarono strisce di terreno perpendicolari alla S.P.
Negli anni 1951-53, il Consorzio di Bonifica della Nurra realizzò un piccolo centro servizi che comprendeva la scuola elementare, i locali per l’ambulatorio,
l’ostetrica condotta, l’ufficio postale che, con la vicina chiesa e locali annessi,
costituiscono le uniche opere di urbanizzazione secondaria della borgata di La
Corte-M. Forte, alle quali è stata aggiunta, nel 1986, la nuova scuola materna.
L’attuale modello abitativo si presenta con un certo grado di validità per quanto
riguarda il grado di accorpamento, la bassa presenza di costruzioni abusive e
l’assenza di seconde case.
La presenza a La Corte di un nucleo servizi con un’ampia piazza, rappresenta
un primo tentativo di dotazione di attrezzature sociali e collettive, facilmente
integrabile.
Le residenze sono in generale di epoca recente e dotate di servizi, con bassa
percentuale di abitazioni malsane.
Scelte progettuali.
Sembra possibile ipotizzare per La Corte un progetto di sviluppo basato, in linea
generale, sulla conferma del modello insediativo esistente, con l’ampliamento
verso Monte Forte con la ricucitura dell’abitato esistente con modificazioni dimensionali e riorganizzazione dell’attuale struttura urbanistica.
In definitiva il Progetto è caratterizzato dalla necessità di ricucire i vuoti organizzando, per quanto possibile, un centro di borgata tendente a diminuire e
contrastare l’allungamento delle funzioni urbane lungo la strada provinciale.
6.10 Le borgate rurali costiere
Le borgate appartenenti a questo gruppo sono situate nella parte occidentale
del Comune di Sassari, in un territorio prevalentemente collinare che a oriente degrada dolcemente verso l’entroterra, mentre a occidente precipita spesso
con pareti a strapiombo sulla costa (aree del massiccio dell’Argentiera e di punta Lu Capparoni), con alternanza di sporadici ma bellissimi tratti di spiaggia (tra
le più conosciute Porto Ferro, Porto Palmas e Rena Majori).
L’area geografica gravitante intorno alla borgate è costituita prevalentemente
da terreni coltivati o ricoperti da vegetazione erbacea ed arbustiva spontanea
più o meno concentrata caratterizzata dalla presenza di una macchia mediterranea tipica degli ambiti costieri, sufficientemente diffusa e di notevole interesse naturalistico. Buona parte della vegetazione spontanea presente nella zona
versa attualmente in uno stato di avanzato degrado, spesso a causa della diffusione di un incolto produttivo prevalentemente utilizzato a pascolo.
L’alto indice di rocciosità affiorante e la compattezza ed impermeabilità che caratterizza la formazione orografica, favorisce il rapido scorrere delle acque piovane lungo i versanti, rendendo spesso impossibile ogni forma di imbibizione.
L’elemento di maggior rilievo dal punto di vista ambientale è costituito da una
costa selvaggia formata in prevalenza da scogliere alte, ripide e rocciose, spesso a strapiombo, alternate a poche spiagge sabbiose e ghiaiose, inserite in un
quadro naturalistico molto suggestivo per l’estetica del paesaggio nel quale
formano un panorama di straordinaria bellezza, ancora assolutamente incontaminato.
Tale aspetto naturalistico, pur non strettamente rispondente ai consueti canoni
del turismo balneare, può costituire, insieme alla valorizzazione agricola del territorio, una risorsa importante per lo sviluppo economico delle borgate.
L’adeguata valorizzazione di questi due fattori, attraverso modelli generali di relazioni sociali che assicurino il contributo e la partecipazione dei residenti, può
determinare quelle condizioni di sviluppo sul quale convogliare risorse provenienti da diverse fonti (leggi regionali, comunitarie, settore privato). Ciò può
essere possibile solo attraverso interventi coerenti con le strategie e gli obiettivi
più generali dell’Amministrazione Comunale e di quella Provinciale e tali da innescare dinamiche positive nei settori collegati: edilizia (che rappresenta una
forte percentuale del settore manifatturiero), terziario e artigianato.
Il vasto territorio di riferimento delle borgate costiere (dallo stagno di Pilo al
lago Baratz) sembra idoneo a definire una parte importante di un progetto di
sviluppo turistico legato all’uso compatibile delle risorse presenti nella più vasta area di riferimento comunale, a sua volta inserita in un contesto ambientale
267
Pr
di riferimento sub regionale (dal Comune di Bosa al Comune di Castelsardo, passando per i Comuni di Alghero, Stintino, Porto Torres e Sorso). Si può pensare ad
un itinerario turistico guidato attraverso i luoghi notevoli del territorio (la fascia
costiera, le strade panoramiche, il paesaggio storico-minerario dell’Argentiera,
il paesaggio e gli aspetti tradizionali della campagna storica, le emergenze naturalistiche ed architettoniche).
268
Pr
BIANCAREDDU E LA PEDRAIA
Le borgate di La Pedraia e Biancareddu, distanti tra loro circa tre chilometri in
linea d’aria, sono situate ai limiti nord occidentali del territorio comunale di Sassari, a circa 40 chilometri dalla Città, nella fascia territoriale compresa tra il mare
Mediterraneo ad ovest, il Comune di Stintino a nord, la strada provinciale Porto
Torres-Alghero ad est e la strada provinciale Sassari-Argentiera a sud.
La borgata di Biancareddu è attraversata dalla strada provinciale PalmadulaPozzo San Nicola; la borgata di La Pedraia è collegata con questa ultima dalla
strada vicinale La Pedraia-Funtana Ortu.
Entrambe le borgate distano poco più di mille metri dal mare, nel tratto compreso tra Capo dell’Argentiera e scoglio Businco.
Le due borgate si sono formate verso la fine del secolo scorso per l’addensarsi
intorno ad alcuni “cuiles”, con motivazioni legate all’esercizio dell’agricoltura e
della pastorizia, di un piccolo numero di abitanti (una decina per ciascuna borgata). Solo dopo il 1940, a seguito dello sviluppo economico legato alle attività
estrattive della vicina miniera dell’Argentiera, si è avuto un rilevante incremento
insediativo, proseguito successivamente in modo costante, che ha portato la
popolazione residente agli attuali circa 180 abitanti sia per la borgata di La Pedraia che per quella di Biancareddu.
Nella borgata di La Pedraia si distingue chiaramente una dimensione fisica unitaria che caratterizza il nucleo centrale, con elementi di riferimento certi nei servizi, nella residenza e nella viabilità. E’ presente una frazione esterna alla borgata, a sud-ovest della stessa, denominata Muntagna.
Nella borgata di Biancareddu appare più difficile l’individuazione di una precisa
identità fisica e di un riferimento urbanistico caratterizzante gli insediamenti
residenziali: questi tendono a localizzarsi fuori dal nucleo storico (attestato attorno alla chiesa) ed a interessare una fascia sempre più grande del territorio. La
localizzazione spontanea delle nuove residenze (supportate anche dalla spinta
di alcune iniziative di carattere immobiliare) sembra tendere ad avvicinarsi alla
costa (nella direzione Pozzo San Nicola-Stintino). Permane, comunque, una forte volontà da parte degli abitanti della zona di continuare ad appartenere alla
borgata.
La viabilità primaria è rappresentata dalla strada provinciale Palmadula-Pozzo
San Nicola che costituisce l’asse viario di collegamento con la Città capoluogo
e con i principali centri di riferimento, anche turistici, del territorio (Stintino, Alghero, Porto Torres).
Parallelamente alla viabilità primaria si snoda una strada vicinale costiera, probabilmente di epoca romanica, che congiunge il promontorio di Capo Falcone
con il più volte citato borgo dell’Argentiera. Tale strada costituisce un percorso
panoramico di notevole interesse dal punto di vista storico-ambientale. Da essa
si diramano alcuni sentieri secondari di penetrazione verso il mare che consentono il raggiungimento delle poche spiagge presenti lungo la costa.
Per quanto riguarda i servizi pubblici, esistono in ciascuna delle due borgate
solamente una chiesa ed una scuola elementare. Sono presenti, inoltre, alcuni
esercizi commerciali: un negozio di generi alimentari a La Pedraia, un negozio di
generi alimentari, un bar, una struttura per l’agriturismo ed il ristorante-albergo
di Lampianu a Biancareddu.
Non esistono attualmente strutture per l’assistenza, la salute, lo sport e per
l’esercizio del tempo libero.
Scelte progettuali.
Le più concrete possibilità di sviluppo socio-economico della borgata sembrano consistere nella valorizzazione delle risorse esistenti finalizzate alla fruizione
turistica e nel rafforzamento della funzione produttiva legata alle attività artigianali nei comparti tradizioni dell’agro-alimentare e della zootecnia. Tra le due
attività, integrate in un uso complessivo del territorio, possono nascere importanti e fruttuose sinergie estese ben oltre l’ambito comunale.
Il Progetto prevede il collegamento al percorso turistico attrezzato, attualmente
in fase di realizzazione da parte dell’Amministrazione Comunale, che attraversa,
parallelamente alla costa, il territorio ad occidente delle borgate, intercettando
alcuni sentieri pedonali di accesso al mare. In corrispondenza di tali sentieri,
nonché degli scorci più suggestivi, sono previste aree per la sosta veicolare.
Il modello insediativo proposto, si basa sul recupero e sulla definizione delle
caratteristiche specifiche delle due borgate e del loro territorio. Sotto l’aspetto
dell’organizzazione spaziale, il modello si traduce nella razionalizzazione e ricucitura del tessuto edilizio esistente, nella razionalizzazione dei servizi, nell’individuazione di nuove zone di espansione, residenziali e non, in aree vuote ma già
urbanizzate o direttamente al contorno di queste ultime, definendo in tal modo
in maniera unitaria ed omogenea il disegno urbanistico.
269
Pr
Le due borgate possono costituire il naturale recapito di servizi del percorso turistico ipotizzato. A tale scopo sono state localizzate alcune attrezzature di supporto alle attività turistiche: piccoli alberghi, punti di ristoro, punti commerciali,
attività artigianali, attrezzature per lo sport ed il tempo libero, ecc..
270
Pr
PALMADULA
La borgata di Palmadula si è formata nel secolo scorso per iniziative legate alla
pastorizia e all’agricoltura.
Fino all’entrata in vigore del vigente Piano di Borgata (1980), lo sviluppo è stato
regolato solamente dalla normativa relativa all’Agro e alla Nurra, con indici di
edificabilità via via sempre più bassi (0.20, 0.10, 0.03).
Questa condizione normativa ha determinato una crescita disordinata e disorganica. Gli edifici sono sorti qua e là in maniera quasi casuale, condizionati solamente dalla viabilità principale esistente e dalle stradine interpoderali, oltre
che, ovviamente, dalla posizione delle proprietà fondiarie.
Negli anni cinquanta l’aggregato aveva una certa consistenza e rappresentava
già un centro di riferimento per tutto il territorio circostante. La concentrazione
maggiore degli edifici era avvenuta lungo la strada provinciale Sassari - l’Argentiera e intorno al bivio per Pozzo S. Nicola. Ovviamente i vuoti fra le residenze
erano notevoli.
Le tipologie erano quelle tipiche di un’edilizia povera; alle residenze isolate (raramente a schiera) si affiancavano spesso strutture per il ricovero di animali o di
mezzi agricoli, o locali adibiti a deposito.
In questo periodo veniva realizzato quello che è rimasto l’unico intervento pianificato della Borgata fino al 1980: il “centro servizi”, sorto su iniziativa del Consorzio di Bonifica della Nurra. Esso comprende la piazza e gli edifici pubblici prospettanti su di essa: uffici circoscrizionali, delegazione comunale, ambulatorio
medico, scuole elementari. Sulla piazza prospetta anche la chiesa.
Negli anni sessanta e settanta lo sviluppo è proseguito sostanzialmente con
gli stessi criteri; l’edificazione è andata avanti in maniera disorganica lungo le
due direttrici principali, con una certa preferenza per le aree più vicine al centro
servizi e per la parte più settentrionale, oltre la strada provinciale l’Argentiera Pozzo S. Nicola.
La tipologia preferita è ancora quella della casa isolata, talvolta affiancata da
volumi per pertinenze. Gli unici elementi regolatori sono stati ancora la viabilità
esistente e gli indici volumetrici dell’Agro che hanno costretto spesso a vincolare ampie porzioni di superfici per poter realizzare residenze volumetricamente
adatte a soddisfare i bisogni di una famiglia media. La progressiva riduzione
degli indici nelle zone agricole ha limitato le possibilità edificatorie nei vuoti,
che pertanto rimangono ampi.
La borgata è dotata di alcune attrezzature di servizio che, considerata la distanza
dal capoluogo, non sono sufficienti per soddisfare i bisogni della popolazione.
Sono presenti una scuola materna, (in locali di proprietà privata), una scuola
elementare ed una scuola media (in locali del Comune), un campo di calcio con
spogliatoi (di proprietà privata), un campetto polivalente e uno di calcetto, ricavati in una parte della piazza del paese ed un ambulatorio.
Scelte progettuali.
In armonia ed in collegamento con quanto previsto per le borgate di Biancareddu e la Pedraia, il Progetto Speciale indica la realizzazione di un percorso
turistico attrezzato, attraverso la sistemazione e la valorizzazione della viabilità
storica. Il percorso turistico attraversa, parallelamente alla costa, il territorio ad
occidente delle tre borgate, intercettando alcuni sentieri pedonali di accesso al
mare. In corrispondenza di tali sentieri, nonché degli scorci più suggestivi, sono
previste aree per la sosta veicolare.
Anche in questo caso, come per Biancareddu e La Petraia, la borgata costituisce
il naturale recapito di servizi del percorso turistico in fase di realizzazione. A tale
scopo sono state localizzate all’interno della borgata le attrezzature di supporto
alle attività turistiche: piccoli alberghi, campeggi, punti di ristoro, punti commerciali, attività artigianali, attrezzature per lo sport ed il tempo libero, ecc..
La “strada parco” è raggiungibile dalla borgata attraverso tre importanti ed antiche strade vicinali che attraversano il paesaggio della macchia mediterranea (a
ovest della borgata) e della campagna storica (a nord).
Il modello insediativo proposto si basa sul recupero e sulla definizione delle
caratteristiche specifiche della borgata e del suo territorio, mentre la localizzazione delle nuove funzioni urbane si basa sull’individuazione di aree già dotate
di infrastrutture o in posizione contermine ad esse e che, per posizione e caratteristiche, ben si adattano a ridefinire un contorno unitario ed equilibrato della
borgata.
VILLA ASSUNTA
La borgata di Villa Assunta è situata a circa 40 Km. da Sassari, al confine tra il comune di Sassari e quello di Alghero, nelle immediate vicinanze del lago Baratz,
unico lago naturale della Sardegna.
La borgata nasce intorno alla metà del secolo scorso come agglomerato rurale
compreso nel piano di colonizzazione ETFAS, che nel 1953 assorbi l’Ente Sardo
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272
Pr
di Colonizzazione, in esecuzione della legge 250 del 26.10.1950 che programmava interventi di bonifica nelle zone del Sud Italia.
Il piano di colonizzazione raccomandava- come impostazione generale della riforma agraria e quindi valevole per le più diverse zone- la formazione di poderi
di ampiezze variabili, in funzione delle unità effettive di ciascun nucleo familiare. La pianificazione degli interventi non teneva in alcun conto della variabilità,
nel tempo, della consistenza numerica delle famiglie dei coloni, né della potenzialità produttiva dei poderi e quindi della capacità di sostentamento dei propri
insediati.
L’assegnazione dei poderi era subordinata all’ingresso nella cooperativa agricola appositamente costituita. A partire dagli anni ‘60 l’adesione divenne spontanea, senza tuttavia fornire i risultati sperati.
Lo studio urbanistico proposto dal piano di trasformazione dell’Etfas prevede
una struttura a case sparse con un centro servizi della borgata, nel quale sono
state localizzate alcune infrastrutture primarie minime quali: la chiesa, un asilo
nido attualmente adibito ad associazione culturale, una scuola elementare attualmente utilizzata come uffici del geoparco, un campo di calcio con spogliatoti annessi, un bar, un supermercato, un ambulatorio medico.
Le residenze dei coloni, con le annesse corti coloniche, sono localizzate in ciascun podere per tutto il comprensorio aziendale e sorgono lungo le strade poderali, sono accorpate ai vertici dei lotti.
La dispersione sul territorio non ha favorito, almeno per la prima generazione
dei coloni, l’aggregazione di nuclei familiari con provenienze ed esperienze diverse.
Le case dei poderi presentano il consueto schema planimetrico dei fabbricati
della riforma rurale: un solo piano fuori terra con bi-trilocale e servizi per la residenza, magazzino e ricovero animali.
In molti casi le abitazioni hanno subito modifiche, sia per soddisfare le nuove
esigenze dovute alla crescita del nucleo familiare, sia per motivi igienici.
La spinta ad ampliare è giustificata dalla necessità di garantire una casa ai figli
che, pur lavorando altrove, vogliono continuare a risiedere nella borgata.
Scelte progettuali.
Soprattutto in questo caso, le più concrete possibilità di sviluppo socio-economico della borgata sembrano poter essere finalizzate alla fruizione turistica: la
vicinanza con il lago Baratz, la spiaggia di Porto Ferro e l’antico borgo minerario
dell’Argentiera possono rappresentare un fattore di sviluppo determinante per
la valorizzazione e la crescita della borgata.
Nelle immediate adiacenze del centro servizi della borgata sono state localizzate le attrezzature di supporto alle attività turistiche: piccoli alberghi, punti
di ristoro, punti commerciali, attività artigianali, attrezzature per lo sport ed il
tempo libero, ecc..
Il modello insediativo proposto, si basa sul rispetto delle caratteristiche specifiche della borgata e del suo territorio. Le ipotesi di espansione, principalmente
improntate allo sviluppo turistico, sono localizzate nell’immediato contorno del
centro servizi, in aree già urbanizzate e sono coerenti con gli obiettivi generali
di accorpamento e ricucitura del disegno urbanistico della borgata.
.
273
Pr
274
7-IL SISTEMA NORMATIVO
Pr
7. Il sistema normativo
L’impianto normativo del Puc di Sassari si caratterizza per alcune scelte metodologiche che riguardano in particolare la stretta integrazione fra “progetto e
gestione”.
Obiettivo generale della norma,- oltre a quello intrinseco della disciplina della
trasformazione edilizia puntuale e localizzata- è quello di promuovere il progetto urbano attraverso il coordinamento dei programmi e dei progetti che concorrono all’attuazione del piano.
In questo senso, la gestione del SS-PUC si caratterizza per l’utilizzo di un insieme
di strumenti di attuazione molto articolato in rapporto alle diverse condizioni
e necessità.
Infatti ,come specificato nelle Norme tecniche di Attuazione NTA, il PUc prevede
il ricorso a
1. Accordi di programma per la gestione coordinata con Enti Pubblici per
l’attuazione di interventi nel settore delle attrezzature di servizi pubblici di
grande scala, di riqualificazione urbana territoriale e paesistica. per i quali
si riconoscono particolarmente significativi per la riorganizzazione urbana
i seguenti settori:
•
programmazione sanitaria per promuovere la realizzazione di una nuova struttura ospedaliera e/o integrazione di quella esistente sulla base
di specifica programmazione economica e funzionale;
•
programmazione dell’edilizia universitaria per promuovere l’integrazione delle attrezzature universitarie per la didattica e la ricerca scientifica
e di sostegno alla popolazione studentesca;
•
programmazione della riconversione ad usi urbani di aree e complessi
del demanio pubblico quali le aree militari in dismissione (ex caserme ,
ex Carcere S. Sebastiano, parco ferroviario, ecc.);
275
Pr
•
276
Pr
Programmazione e realizzazione di attrezzature e piattaforme logistiche e di rete finalizzate allo sviluppo dell’economia della conoscenza e
all’innovazione tecnologica;
•
Programmazione e realizzazione di interventi finalizzati alla riqualificazione di settori urbani mediante la progressiva riconversione funzionale, integrazione dei servizi e sostituzione del patrimonio edilizio
esistente;
•
Programmi di riqualificazione ambientale, urbanistica e paesaggistica
dell’insediamento diffuso e realizzazione del “Parco Agricolo perturbano” della “corona olivetata”;
•
Programmi di infrastrutturazione e realizzazione di infrastrutture cinematiche e di sostegno alla mobilità sostenibile e di “grandi strutture”
per la cultura, lo spettacolo e lo sport;
2. Programmi integrati -Il programma integrato costituisce la modalità di attuazione del PUC prevista in tutti quei casi di trasformazione urbanistica
nei quali è necessario predisporre una strumentazione specifica per il coordinamento, l’integrazione e la quantificazione delle convenienze pubbliche. Il ricorso ai programmi integrati è previsto in numerose fattispecie di
trasformazione urbanistica:
•
Realizzazione di complessi pubblici in aree pubbliche o di strutture
proposte da privati in zone G;
•
Interventi comportanti modifiche di destinazione d’uso e di classificazione urbanistica per promuovere la ricollocazione di attività in altri
ambiti urbanistici
•
Interventi che prevedono il ricorso alle procedure di perequazione o di
compensazione per l’acquisizione di aree standard;
•
Interventi che prevedono il trasferimento di volumetrie al fine di limitare la densità edilizia in aree della città consolidata;
•
Interventi proposti da privati per la conservazione degli impianti originari di manufatti tipici dell’archeologia industriale e simili;
3. Progetti integrati e progetti-norma rappresentano la modalità attuativa attraverso la quale le differenti azioni di completamento e di trasformazione
urbana sono collocate all’interno di un preciso obiettivo urbanistico, così
da costituire una guida tecnica operante non solo sul versante del controllo
quantitativo, quanto, soprattutto su quello qualitativo. Le prescrizioni in essi
contenute derivano, infatti, dai modelli tipomorfologici che si propongono
al fine di generare tessuti urbani funzionalmente integrati e coerenti.
4.
Piani particolareggiati di iniziativa pubblica- Gran parte della “città consolidata” risulta disciplinata da piani particolareggiati che riguardano non solo
il nucleo della città murata ma anche le parti più caratteristiche delle espansioni otto-novecentesche. L’ambito della pianificazione particolareggiata è
ulteriormente esteso dalla perimetrazione proposta per il Centro matrice.
Revisionati al fine di conseguire la conformità al Piano Paesaggistico Regionale, si configurano come il principale strumento di coordinamento e
gestione per assicurare il recupero del centro storico e del comparto delle zone B attraverso politiche di conservazione e valorizzazione della città
storica, di completamento della città compatta del ‘900 e di trasformazione
nelle aree semicentrali e periferiche
277
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278
5.
Pr
6.
7.
Piani per l’edilizia residenziale pubblica. Il fenomeno del disagio abitativo
sotto forma di sovraffollamento, degrado degli alloggi, coabitazioni, rimane una criticità molto forte da contrastare con incisive politiche della casa
miranti alla riduzione di tale emergenza. La componente di domanda non
solvibile sul mercato, fatta da famiglie a basso reddito che esprimono un
grave disagio abitativo è stimata in circa 1200 nuclei familiari. Gli interventi
di Housing sociale e la riserva del 40% presente nelle zone C3 soddisfano
una ulteriore richiesta di circa 2500 famiglie.
Il Piano di recupero è lo strumento attuativo proposto per disciplinare il recupero di immobili, complessi edilizi, isolati ed aree compresi nelle “Zone di
Recupero”,.L’ambito di utilizzo specifico è considerato il “parco agricolo della corona olivetata” per un insieme di areali progressivamente individuati
con deliberazione del Consiglio Comunale a seguito della costituzione dei
comparti di recupero da parte dei privati.
La programmazione turistica si avvale della sperimentazione di una procedura specifica basata sulla selezione preventiva, attraverso bandi pubblici,
delle manifestazioni di interesse promosse da imprenditori del settore. Il
Piano non predefinisce le localizzazioni di intervento, ma assegna a vasti
areali, le potenzialità edificatorie ritenute compatibili con lo sviluppo sostenibile del turismo.
Il quadro normativo proposto applica dunque procedure fortemente orientate alla costruzione della “città pubblica” come risultato della convergenza delle
convenienze pubbliche e di quelle private in azioni mirate alla trasformazione
urbana. Il meccanismo gestionale è articolato e complesso, ma assolutamente
necessario per l’attuazione del Piano.
7.1. Il tema della perequazione urbanistica
7.1.1. Considerazioni introduttive sulla perequazione urbanistica
L’urbanistica tradizionale ha sempre “disegnato” piani che perseguivano obiettivi
collettivi che possiamo definire “teorici” e si è sempre dimostrata distratta rispetto alle “concrete” debolezze da superare, per esempio quelle relative alla scarsità
delle risorse finanziarie pubbliche ed a problematiche perequative.
Oggi che il piano esce dalla sfera del “tutto pubblico” a favore della cooperazione
con i soggetti privati sono necessarie maggiori capacità tecniche e maggiore
intelligenza di gestione . In oggi, e questo è il caso anche del Comune di Sassari,
l’acquisizione delle aree per la realizzazione di opere pubbliche dovrebbe avvenire prevalentemente attraverso l’esproprio dei terreni con costi non immediatamente determinabili e con procedure lunghe e complesse.
Da molti anni l’urbanistica italiana si confronta con l’esigenza di un sistema di
pianificazione ed attuazione in grado di rendere le proprietà fondiarie indifferenti alle scelte di piano; infatti se da un lato la mancanza di un equo rapporto
tra pubblico e privato è stata spesso la causa della mancata attuazione del piano,
dall’altro la disparità di trattamento tra i soggetti proprietari coinvolti dai processi di piano è stata spesso causa di una distorta attuazione delle previsioni
urbanistiche.
A tal proposito vanno ricordate le numerose sentenze della Corte Costituzionale
relativamente alle questioni di equo trattamento (vedi ad esempio la sentenza
della Corte Costituzionale n° 179 del 20 maggio 1999 ).
Inoltre oggi le aree strategiche per la pianificazione della città sono già edificate
o comunque interne al tessuto urbano e dispongono quindi di una “edificabilità
oggettiva” che la Corte non ritiene possibile negare, il cui esproprio risulta inevitabilmente molto oneroso.
Non è più possibile ipotizzare una soluzione attuativa basata sulla separazione
del diritto edificatorio da quello di proprietà, né tanto meno sull’esproprio generalizzato. Riconosciuta la edificabilità oggettiva, l’ipotesi più convincente in
termini perequativi sembra essere quella fondata su nuove regole generalizzate
per il territorio urbanizzato; è possibile, quindi pensare di attribuire alle aree li-
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bere edificabilità convenzionali territoriali modeste e diffuse, uguali per tutte le
zone con analoghe caratteristiche urbanistico-giuridiche: le aree libere ai margini dell’edificato, le aree inedificate interstiziali urbane, i terreni delle frazioni
marginali.
E’ possibile cioè sfruttare il diritto edificatorio acquisito da tutto il tessuto urbano e tradurlo in una edificabilità convenzionale -– il plafond, appunto – che
esprime il tenore di edificabilità che viene riconosciuto al suolo.
Il riconoscimento dell’edificabilità può avvenire in misura indifferente alle destinazioni di uso, siano esse di carattere pubblico, siano esse di carattere privato,
garantendo in questo modo, condizioni di eguaglianza tra i soggetti proprietari
coinvolti nelle trasformazioni.
Tale diritto di edificabilità potrà essere in alcuni casi utilizzabile direttamente o
commerciabile, consentendo alla proprietà di concentrare i volumi consentiti
dal plafond in una parte ridotta dell’area totale, o in altri casi in siti diversi da
quelli originali di proprietà ad esempio nelle aree di trasformazione, utilizzando la parte restante a verde pubblico, parcheggio o ad altri servizi senza dover
ricorrere all’esproprio.
Il metodo perequativo del plafond permette, in questo modo, condizioni più
equilibrate rispetto allo zoning tradizionale per le diverse categorie di aree e
quindi un trattamento più equo tra i soggetti proprietari coinvolti.
7.1.2. La perequazione urbanistica nel PUC del Comune di Sassari
La proposta perequativa che si è adottata per PUC di Sassari intende affrontare i nodi giuridici ed economici del regime immobiliare, riconoscendo sì al
mercato le proprie esigenze, ma introducendo regole generali che stimolino
piuttosto che soffocare l’iniziativa immobiliare e che riducano il più possibile
le distorsioni determinate dalla rendita, salvaguardando gli interessi generali
della collettività.
Le regole del meccanismo perequativo applicato al PUC di Sassari sono le seguenti:
1. L’individuazione delle aree irrisolte, nell’ambito della città compatta preci-
2.
3.
4.
5.
samente delimitata nella tav. 5.12, che comprendono sia le sottozone B2/a
di trasformazione, sia le sottozone S3/a per servizi, da attuarsi attraverso
piani particolareggiati ed attraverso il principio del comparto edificatorio.
La seconda regola perequativa riguarda la concentrazione delle nuove
quote di edificabilità all’interno degli ambiti di intervento in modo indifferente rispetto alla proprietà fondiaria; esclusivamente, quindi, in base ad
una valutazione urbanistica qualitativa in via prioritaria per quanto attiene
agli spazi pubblici che devono essere ceduti dal soggetto attuatore (vedi
schede norma); i proprietari delle aree parteciperanno pro-quota ai vantaggi ed agli oneri della trasformazione del suolo, indipendentemente dalla
soluzione urbanistica prevista dal PUC.
La terza regola perequativa riguarda la scelta degli indici di edificabilità che
definiscono le volumetrie massime per ogni ambito di trasformazione; tali
indici sono anch’essi perequati per le aree appartenenti alla stessa tipologia,
definite per mezzo di una valutazione relativa sia all’ubicazione dell’area rispetto al contesto urbano, sia allo stato di fatto dell’ambito di intervento.
La quarta regola perequativa riguarda le aree destinate alla costruzione
della “città pubblica”: queste dovranno essere cedute senza oneri all’Amministrazione Comunale con l'utilizzo del credito edilizio attribuito alle aree
a servizi (S).
Un ultimo aspetto, non secondario della tecnica urbanistica sopra illustrata, risulta quello relativo alle aree per i servizi a standard; in questo nuovo
modello non esiste più la netta separazione tra le aree edificabili e quelle
vincolate per realizzare i servizi necessari per avere una città equilibrata
nella quantità degli insediamenti e dei relativi servizi. Con il nuovo modello
ogni area dispone di una “edificabilità oggettiva”; viene infatti attribuito un
indice di fabbricabilità a tutte le aree come nel caso delle aree destinate a
servizi per le quali il potenziale edificatorio potrà essere trasferito su altri
lotti a questo scopo individuati dal PUC.
Le modalità di applicazione delle regole perequative e compensative e le
procedure per il trasferimento di volumi sono riportate per i diversi casi nelle
norme tecniche di attuazione
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282
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283
8. Aspetti quantitativi del progetto residenziale
L’analisi relativa al tema del dimensionamento del piano è contenuta nell’apposito allegato alla presente relazione. Vengono qui di seguito sintetizzati i dati
conclusivi per porli in relazione con quella che potremmo definire “l’offerta”
contenuta nelle scelte operate all’interno del PUC.
8.1. La domanda complessiva per il periodo 2007-2016
Il fabbisogno complessivo residenziale per il decennio 2007 – 2016 ammonta a
31.851 abitanti teorici dei quali 19.271 provenienti dal fabbisogno pregresso e
12.580 derivati dalla stima del fabbisogno aggiuntivo.
Il dato del numero delle famiglie equivalenti, pari 13.419 unità ha un valore del
tutto indicativo in quanto introduce il tema delle abitazioni equivalenti suddivise nelle sei classi di alloggio; questo dato non ha una valenza diretta nel
determinare l’offerta residenziale, che resta comunque ancorata al metodo del
Decreto Floris che si esprime in mq/abitante, ma ha un valore di controllo, oltre
che dare un riferimento sulla dinamica dimensionale dei tagli di alloggio, sempre più orientata sulla piccola dimensione.
Pr
284
Abitazioni suddivise per tipologie dimensionali
Pr
abitanti
fami- 50 < 60
glie
60 < 80 80 >100
100 <120
120 < 140
>
140
Totale
mq totali per
taglio tip.
fabbisogno
pregresso al
2001
18032
7273
2263
1650
1542
1352
361
105
7273
641.618
fabbisogno
pregresso
2002 -2007
1239
500
156
113
106
93
25
7
500
40.490
fabbisogno
aggiuntivo
residenti
9240
4146
1305
1364
837
532
80
28
4146
315.425
fabbisogno 3340
aggiuntivo
non residenti
1500
472
494
303
192
29
10
1500
114.030
4196
3621
2788
2169
495
150 13419
Totale
31851
1.111.563
8.2. L’offerta costituita dal mercato immobiliare nel periodo 2002-2006
Tra il 2002 ed il 2006 nel Comune di Sassari sono state rilasciate 1237Concessioni edilizie corrispondenti a 1967 unità immobiliari per un totale di mq 241.528.
Tale offerta complessiva, valutata nei suoi aspetti qualitativi al par. 2.2, entrerà a
regime nel 2009, ipotizzando che il totale della produzione venga completato
con un ritardo medio stimato di tre anni. Nel valutare l’offerta reale successiva al
2007 si calcola la produzione relativa agli anni 2005 – 2006, pari a mq 67450 che
entrerà nel mercato immobiliare a partire dal 2009. Bisogna inoltre tener conto
di un fattore importante che influisce nel rapporto tra domanda e offerta di
case, rappresentato dal fenomeno dell’erosione da parte della attività terziaria
che trasforma la destinazione d’uso delle unità immobiliari da residenze ad uffici. Data la carenza di un offerta specifica nel segmento dei piccoli uffici tra i 50 e
i 200 mq , questa domanda si orienta, in assenza di divieti specifici, sul riutilizzo
di appartamenti che rispondono non solo alle esigenze dimensionali ma anche
a quelle localizzative (caso degli studi professionali nel centro città). Stimando
al 20% la percentuale di tale erosione, l’offerta residenziale del periodo 2002 –
2006 risulta pari a 161.880 mc.
8.3. L’offerta 2007 – 2016 costituita dal recupero del patrimonio edilizio esistente
Uno degli obiettivi cardine del PUC è quello di invertire la dinamica del consumo di suolo che ha caratterizzato il corso degli ultimi cinquant’anni a Sassari.
Il riuso del patrimonio esistente, attraverso programmi pubblici di riqualificazione urbana e politiche incentivanti rivolte ai privati, diventa il perno su cui
poggia l’offerta abitativa prevista dal PUC nel decennio 2007/16.
Data l’articolazione complessa e l’estensione territoriale del patrimonio residenziale si è ritenuto utile disaggregare l’offerta teorica incentrata sul recupero
nelle sue componenti:
recupero del patrimonio edilizio non occupato;
recupero del patrimonio degradato del centro storico;
recupero dei fabbricati degradati nei quartieri del sacro Cuore, di Monte Rosello, di Baddemanna, di Latte Dolce;
risanamento ambientale e urbanistico dell’edificato diffuso della corona olivetata.
285
Pr
4440
2191
1450
286
Pr
623
1837
1881
1901
1958
124
117
84
73 38
55 36
39 23
1977
1989
2006
660
581
524
134
81
1837
1881
1901
1958
1977
1989
densità abitativa abitanti/ha
57
2006
129
29
8.4. Recupero del patrimonio non occupato
Lo stock del patrimonio edilizio non occupato per motivi di degrado (vedi par.
2.5.2.), potenzialmente a disposizione per lo sviluppo di programmi di recupero
edilizio e riqualificazione urbana, risulta pari al 10% del totale di 6758 alloggi e
pertanto si considera la cifra di 676 unità corrispondenti a circa mq 45.630. Una
attenzione specifica merita il caso della borgata mineraria dell’Argentiera per la
quale si prevede la riqualificazione di circa 150 alloggi e mq 15.461, funzionale
al rafforzamento della popolazione stabilmente insediata.
8.5. Recupero del patrimonio degradato nel centro storico
Al Par. 2.4.3 è stato calcolato che il 20% delle abitazioni e il 23% del patrimonio
edilizio del Comune di Sassari si trova in uno stato di degrado più o meno grave.
Un terzo degli edifici compromessi (1076 su 3360) si trova all’interno della città
murata; (unità urbanistica A) si tratta di un patrimonio al 90% antecedente il
1919, costituito da fabbricati di altezza variabile tra 1 e 3 livelli e con numero di
unità immobiliari oscillante 2 e 3. Tale stock abitativo, tradotto in abitazioni, risulta pari a circa 2160 alloggi della dimensione media di 65 mq (2,5 stanze/ab.).
Gli interventi di recupero e restauro porteranno ad una inevitabile riduzione
sia del numero di alloggi sia della superficie totale; calcolando un coefficiente
di 0,22 dovuto alla eliminazione dei piani terra ad uso residenziale e un coefficiente di 0,22 derivato dalla installazione dei necessari locali tecnologici e dal
frazionamento/accorpamento delle unità, si arriva alla determinazione di circa
1400 alloggi e circa 300.000 mc.
8.6. Recupero del patrimonio degradato nei quartieri della periferia
Le iniziative, principalmente pubbliche, di intervento sul patrimonio residenziale nei quartieri del Sacro Cuore, di Monte Rosello, di Baddemanna, di Latte
Dolce devono essere finalizzate al miglioramento di interi tessuti urbani compromessi da un decennale stato di degrado; l’ambito più critico è rappresentato
dall’unità urbanistica n° 9 che comprende il Sacro Cuore, e Monte Rosello alto e
basso. Trecento edifici corrispondenti a circa 2100 alloggi (161.700 mq) si trovano in cattivo stato di conservazione; introducendo un coefficiente di riduzione
pari a 0.50 si ricava un offerta pari a circa 1050 unità abitative e 242.550 mc.
8.7. Risanamento ambientale e urbanistico nella città diffusa - Aree di riqualificazione in zone E3a
La politica di risanamento ambientale e urbanistico dell’edificato diffuso all’interno della corona olivetata riveste un ruolo particolare nel marcato residen-
287
Pr
288
Pr
ziale; in questo caso l’offerta non va a coprire i casi di degrado fisico delle abitazioni data la recente età del patrimonio quanto un duplice disagio derivato
a) dal sottodimensionamento dei servizi e infrastrutture del tessuto insediativo
(edificato urbano diffuso) e b) dalla mancata corrispondenza tra esigenze “evolutive” della famiglia e dimensione rigida della casa. Nelle zone urbanistiche
E3a, attraverso lo strumento attuativo dei P.P. di riqualificazione ambientale e
urbanistica, finalizzati alla creazione di consorzi di gestione, sarà possibile realizzare le urbanizzazioni primarie e secondarie mancanti (rete e impianto di depurazione consortile, razionalizzazione e integrazione del reticolo stadale locale,
reperimento di aree da destinare a servizi di vicinato), le azioni di salvaguardia
del patrimonio agricolo – ambientale e le azioni di miglioramento energetico e
funzionale delle residenze.
Per questo ultimo punto saranno previsti interventi di modifica del numero delle unità immobiliari (frazionamenti o accorpamenti) e un aumento di superficie
agibile per adeguare i tagli degli alloggi alla domanda. Tale quota aggiuntiva
totale per tutte le zone E3a è stata calcolata pari a 300.000 mc.
8.8. Interventi nella città compatta – Lotti di Completamento in sottozone B1 e
B3
Gli interventi ricadenti in questa tipologia interessano i tessuti edilizi della città
compatta classificati come B1 e B3. In conformità con le linee guida del PPR, gli
interventi dovranno essere orientati al “consolidamento dell’impianto urbanistico, al mantenimento a al miglioramento dei caratteri architettonici degli edifici
a alla riqualificazione degli spazi di fruizione collettiva.” Oltre ai casi di più diffusi
di manutenzione e ristrutturazione edilizia, che non comportano un aumento di
carico insediativi, sono previsti interventi su lotti liberi e/o lotti interclusi senza
piano particolareggiato utilizzando i parametri qualitativi e quantitativi dell’isolato. La capacità residua dei tessuti saturi (Sottozone B1) si attesta intorno ai
30.000 mc mentre per le sottozone B3 (piano particolareggiato B perimetrale) si
ricava una analoga offerta aggiuntiva di circa mc 30.000 .
8.9. Interventi nella città compatta – aree di riqualificazione in zona A1 e B2 –
Progetti norma
In coerenza con le sottozone B2 classificate dal PPR, il PUC individua delle aree
di risulta comprese nella città compatta, caratterizzate da una definizione spaziale incompleta e discontinua. Questi vuoti urbani che derivano dalla mancata
attuazione della pianificazione precedente, rappresentano l’occasione per realizzare “ interventi di riqualificazione urbana volti alla localizzazione di servizi e
alla creazione di spazi pubblici e di fruizione collettiva.”
289
Pr
Quadro di sintesi del fabbisogno residenziale
Quadro sinottico offerta residenziale
290
Volumetria mc
Indice di insediamento mc/ab
abitanti teorici insediabili
161.880
100
1.619
1
Produzione edilizia 2002 - 2006
1.1
totale produzione edlizia
2002 -2006
2
Recupero del patrimonio esistente - interventi di riqualificazione urbanistica
2.1
stima del recupero del
patrimonio esistente non
occupato
183.273
100
1.833
2.2
stima del recupero del patrimonio esistente nel centro
storico
300.000
210
1.429
2.3
stima del recupero del
patrimonio esistente nelle
periferie
242.550
100
2.426
2.4
stima degli interventi nel
centro storico in aree di
riqualificazione - Progetti
norma A1
15.000
210
71
2.5
stima interventi nella città
compatta di completamento
B1 e B3
50.000
100
500
2.6
interventi di riqualificazione
nella città compatta - progetti norma B2 -
381.075
150
2.542
2.7
interventi di riqualificazione
nella città compatta - progetti norma B2a -
118.050
150
787
2.8
riserva per il risanamento
ambientale e urbanistico
della città diffusa
400.000
150
2.667
Totali
1.689.948
Pr
Volumetria mc
12.254
Indice di insediamento mc/ab
abitanti teorici insediabili
Quadro sinottico offerta residenziale
3
Riqualificazione urbanistica - integrazione di nuovi tessuti
3.1
Integrazione di nuovi tessuti
C3a di conferma
578.723
150
3.857
3.2
Integrazione di nuovi tessuti
C3b di completamento
516.634
150
3.445
A dedurre volumi esistenti
zone C3b1
-175.210
150
-1.168
3.3
Periferie C3b*
625.529
150
4.171
3.4
Completamento e riqualificazione nuclei urbani C3b*
384.602
150
2.562
3.5
Completamento e riqualificazione nuclei rurali C3c
75.065
150
499
A dedurre volumi esistenti
stimati zone c3c nuclei rurali
-22.800
150
-152
Completamento e riqualificazione nuclei rurali/costieri
C3c
145.270
150
969
A dedurre volumi esistenti
stmati zone c3c nuclei rurali
costieri
-85.390
150
-569
3.7.1
Zone C3 ERP - edilizia pubblica
171.752
100
1.718
3.7.2
Zone C3 ERP - edilizia privata 153.123
150
1.020
3.8
Credito trasferito dalle zone
B2 alle zone C3b e C3b*
173.814
150
1.158
Totali
2.541.112
17.509
Totali complessivi offerta
4.392.940
31.382
3.6
Domanda abitanti teorici
31.851
291
Pr
292
9-VERIFICA DEGLI STANDARD
Pr
) Il sistema dei servizi e il calcolo degli standard
9.1. Premessa
4 Il sistema dei servizi: livelli qualitativi e prestazionali
Un’altra scelta operata all’interno del progetto del PUC è stata quella di ridefinire
il concetto di domanda sociale di quei beni definibili come “servizi” e di valutare
come tale domanda sociale si incontra con l’offerta rappresentata dal metodo
degli standard urbanistici quantitativi.
La conclusione è stata che nel passaggio dall’abitante teorico al cittadino reale
si attraversa un casistica estesa di situazioni e di contesti che non si adattano più
alle semplificazioni delle attrezzature ospitate nelle aree a standard.
Dobbiamo rendere conto di modificazioni demografiche (crescita zero e invecchiamento della popolazione), sociali ed economiche (disoccupazione giovanile
specie nel Sud, lavoro femminile, donne sole con figli a carico, fenomeno dell’immigrazione, precarizzazione del lavoro) territoriali (terziarizzazione dei centri
storici, urbanizzazione della campagna come nel caso di Sassari), culturali, che
con difficoltà rientrano nella logica e nei meccanismi attuativi dello Standard.
Sono quindi cambiati i soggetti che esprimono la domanda e di conseguenza
è cambiata l’offerta; sono cambiati i servizi perché è cambiata la loro natura, e
sono cambiati i soggetti che li erogano. Se consideriamo tutti i servizi alla popolazione la casistica si è estesa ai servizi privati, a quelli misti, al settore no profit
che copre fasce di popolazione prima non considerate (giovani , anziani, immigrati, pendolari).
Lo spostamento dell’attenzione dalle attrezzature potenziali al servizio reale per
il cittadino esistente fa assumere una posizione centrale allo studio preliminare
dei Bilanci sociali di area con i quali si individua l’articolazione della domanda e
la conseguente articolazione dell’offerta. Il passo successivo sarebbe rappresentato dalla stesura del Piano dei Servizi che organizza l’offerta complessiva alla
scala territoriale (welfare urbano).
Il piano dei servizi , presente in alcune leggi urbanistiche regionali (vedi L. Urb.
Regione Lombardia) non è stato inserito nel PUC ma le scelte operate nel progetto di piano ne costituiscono l’indispensabile premessa.
Il passaggio concettuale da dotazione minima di superficie per abitante a servizio effettivamente reso al cittadino costringe il pianificatore a confrontarsi con
l’effettiva presenza del servizio in un contesto dato; se la dimensione territoriale
293
Pr
rimane una condizione fondamentale, non è più la sola perché le si affiancano
modalità di erogazione del servizio che prescindono dalla presenza di attrezzature o dalla loro ubicazione territoriale, come ad esempio i servizi sociali a
domicilio dedicati agli anziani, basati su una rete di relazioni interpersonali.
294
Pr
Tali valutazioni hanno portato ad una rimodulazione quantitativa e di conseguenza qualitativa degli standard per servizi, legislativamente definiti all’Art. 6
del D.A 2266/U /83 (Floris).
Nei servizi per l’istruzione (S1) - attualmente presenti nelle ZTO A e B e riconfermati nel PUC adottato - la dotazione di edilizia scolastica e di aree ad essa dedicate, ma non ancora utilizzate, è sovradimensionata rispetto alla popolazione
scolastica e pertanto non sono previste dotazioni aggiuntive di spazi. In questo
caso il patrimonio già acquisito di aree con questa destinazione potrebbe essere dedicato alle tematiche emergenti dell’autonomia scolastica e della dimensione ottimale (portare l’alunno alla scuola con offerte differenziate piuttosto
che la scuola all’alunno come col principio dello standard), e della funzione aggregativa della scuola rispetto al quartiere che trasforma l’edificio scolastico in
un luogo di incontro negli orari extrascolastici per attività extracurriculari (apertura pomeridiana con offerta di servizi sportivi, culturali, ricreativi). Se nella citta
compatta A e B ci si è pertanto attenuti ai minimi di legge (4.5 mq/ab), nei
progetti integrati per le periferie e le borgate , lo standard S1:
•
si concentra sugli asili nido e le scuole materne che rappresentano il servizio alle famiglie meno presente in tali contesti urbani;
•
viene integrato e reso funzionalmente complementare con lo standard per
le attrezzature di interesse comune (S2) che svolgono un ruolo fondamentale di recapito di servizi alla persona (servizi pubblici, assistenziali, amministrativi, sanitari ).
Nel settore della mobilità, tener conto dello standard per parcheggi come unico
parametro di controllo e di progettazione del piano della mobilità può, oltre
che non essere più utile, produrre effetti devastanti sull’assetto urbano; se si
prescinde dalla mobilità pubblica, affidarsi alla sola mobilità privata porta alla
destinazione di superfici enormi a parcheggi per rispettare la norma specie nelle aree della città compatta, priva di spazi residuali.
La ridefinizione degli standard per parcheggi nei Progetti Integrati tiene pertanto conto di alcuni obbiettivi superiori come:
1. la riduzione del trasporto privato a vantaggio di quello pubblico;
2. la riduzione della mobilità su gomma a vantaggio del ferro e delle ciclope-
3.
4.
donali tra loro interconnessi (carrozze della metrotramvia che ospitano le
biciclette) ;
la ricerca di modelli insediativi più densi che abbassino il consumo di suolo
e che permettano la mobilità pedonale e ciclabile;
accessibilità facilitata verso determinati servizi e parti di città.
Lo standard per la mobilità viene rimodulato come segue:
•
all’interno delle zone C3 è previsto uno standard pari a 5 mq/ab dedicato ai
parcheggi pertinenziali alle abitazioni;
•
in prossimità delle fermate della metrotramvia sono previsti parcheggi di
interscambio gomma - ferro con una dotazione da definirsi in ragione della
domanda;
•
in tutti i PI devono essere previste reti ciclopedonali locali, collegate alla
rete comunale e sovracomunale, e interconnesse alla tramvia con un percorso di gronda che intercetta le piste trasversali.
Il piano Urbanistico Comunale di Sassari ha tra i suoi obbiettivi principali lo sviluppo sostenibile che si basa basato sui concetti della compensazione ambientale; ogni trasformazione urbanistica ed in particolare le proposte per i PI delle
periferie e dei nuclei urbani vengono condizionate all’attuazione di concreti
interventi di miglioramento qualitativo delle tre risorse fondamentali di aria,
acqua e suolo, al fine di garantire un processo naturale di autorigenerazione
ecologica della città.
Nel settore del verde urbano e dei relativi standard (9 mq pro capite del Floris)
viene pertanto proposta una ridefinizione complessiva dei contenuti, passando
dal concetto monofunzionale di spazi pubblici attrezzati a parco, per il gioco e
lo sport, a standard ambientali dalle molteplici funzioni:
•
elementi connettivi per la realizzazione di reti di spazi verdi, formati da piste
ciclabili, strade verdi, viali con alberature di grandi dimensioni (ad esempio
il boulevard centrale dell’asse Parco) che svolgono la funzione di connettere il PI con i quartieri circostanti e con il sistema della mobilità pubblica;
•
aree gioco per bambini e ragazzi chiaramente definite e delimitate per
questioni di sicurezza; sono preferibilmente da ubicarsi in prossimità dei
lotti privati.
•
attrezzature sportive a livello di quartiere
•
Verde estensivo e aree di riforestazione; con questa tipologia di spazi aperti
vengono soddisfatte le funzioni di rigenerazione ecologica e di compensazione ambientale, con azioni che migliorano la permeabilità naturale dei
295
Pr
296
Pr
suoli urbani e la capacità di carico ambientale di un area di trasformazione
urbanistica, incrementano la biomassa delle aree verdi attraverso interventi di riforestazione urbana, mitigano l’inquinamento acustico e visivo,
mantengono la presenza di corridoi ecologici.
A partire dal Decreto Floris è stato fatto obbligo che i PUC prevedessero la realizzazione di aree da destinare ai diversi servizi urbani, nella misura minima di
18mq./abitante.
Tutti i PUC hanno evidentemente ottemperato a tale obbligo ma gli esiti del
provvedimento, come è altrettanto noto, non sono stati tali da colmare le lacune individuate. Infatti, le previsioni dei piani sono rimaste in ampia misura inerti e le destinazioni a servizi, costituendo vincoli espropriativi, sono decadute
dopo 5 anni dall’approvazione del piano stesso.
La particolarità delle previsioni del presente PUC è costituita da due rilevanti
novità intese a superare i problemi di cui sopra:
•
la prima consiste nel fatto che viene assicurata nel PUC la contemporanea
realizzazione di insediamenti residenziali e di servizi (progetti norma, progetti integrati, ecc.).
•
la seconda, nel fatto che le aree S3/p destinate a servizi, ma di proprietà
privata, nel PUC godono di un indice di fabbricabilità virtuale e pertanto
il meccanismo della acquisizione, da parte dell’Amministrazione Comunale, non è demandato all’esproprio ma alla cessione volontaria e gratuita in
rapporto diretto all’utilizzo dei crediti edilizi che derivano dal meccanismo
posto in essere con i progetti norma B2.a.
297
9.2. Verifica degli standard nelle zone A e B
Il calcolo degli standard di piano è stato condotto prima sulle zone territoriali
omogenee A e B, e separatamente sulle zone C autoequilibrate per quanto
riguarda i servizi.
I passaggio preliminare è consistito nella perimetrazione delle ZTO A e B presenti su tutto il territorio comunale e nella individuazione di tutte le sottozone
S; a questo scopo sono presenti tre tavole tematiche della serie 5 (Tav.5.23.1,
Tav.5.23.2, Tav.5.23.3) che riportano:
•
con un contorno di color rosso le ZTO A + B presenti nella città compatta,
nei nuclei urbani e nei nuclei rurali e costieri;
•
con colore pieno le quattro sottozone S1, S2, S3, S4 presenti all’interno o
nelle immediate vicinanze delle zone A + B e a queste relative (standard di
PUC);
•
ogni areale S è contraddistinto da un codice ID cui corrisponde nella tabella
presente nella tavola, la superficie della area stessa;
•
con colore sfumato è riportata l’intera zonizzazione di PUC per meglio contestualizzare il tema.
I dati analitici delle superfici di standard sono convogliati nelle tabelle generali
presenti nelle tre Tav. 5.23.1, 5.23.2, e 5.23.3 di verifiche che riportano le dotazioni totali di servizi, la popolazione al 2011 e i valori procapite.
Tali dati sono integrati con i parametri di controllo e con gli abitanti insediabili
e le dotazioni aggiuntive di servizi derivanti dalle azioni di piano nelle zone A e
B; nelle tabelle che seguono sono presenti:
•
la dotazione pro capite stabilita dal DA 2266/83 (Floris), pari a 18 mq/ab;
•
il numero degli abitanti insediati al 2011;
•
gli standard minimi ottenuti moltiplicando gli abitanti insediabili al 2021
per la dotazione minima del Floris;
Pr
298
•
Pr
gli standard presenti nelle nel PUC e individuati precisamente nelle tre
Tav.5.23.1, 5.23.2, e 5.23.3;
la dotazione procapite prevista nel PUC per le zone A e B;
numero degli abitanti aggiuntivi nel periodo 2011 – 2021 che si ricavano
dall’offerta costituita dal recupero del patrimonio edilizio esistente nelle
zone A e B;
gli standard derivati dal recupero del patrimonio edilizio del centro storico
e dall’attuazione di piani di dettaglio per le sottozone B2 e B2a;
gli abitanti insediabili al 2021 come sommatoria dei primi due;
la differenza tra standard minimi e standard presenti nel PUC;
la dotazione procapite prevista nel PUC per le zone A e B con il recupero del
patrimonio edilizio esistente nelle zone A e B.
•
•
•
•
•
•
STANDARD ZONE A + B complessivi - situazione 2011
1
2
3
4
5
6
Area
Dot.e Floris
mq/ab
abitanti insediati
2011
Standard
minimi mq
(1x2)
Standard PUC
Differenza
(4-3)
standard
pro capite PUC
(4/2)
S1
4,5
88.170
396.765
406.313
9.548
4,61
S2
2
88.170
176.340
199.924
23.584
2,27
S3
9
88.170
793.530
1.132.576
339.046
12,85
S4
2,5
88.170
220.425
202.033
-18.392
2,29
Totale
18
88.170
1.587.060
1.940.847
353.787
22,01
La prima e più importante considerazione riguarda il superamento complessivo
dei minimi di legge, con un valore che si attesta su 22,01 mq/ab; dalla lettura
delle singole componenti dei servizi si ricava che:
•
gli standard S1 per aree ed edifici ad uso scolastico quali asili nido, scuole
materne, elementari e medie sono leggermente sopra soglia (4,61 mq/ab).
Le aree S1 individuate nel PUC e distribuite in tutte le realtà urbane, dal centro città alle borgate rurali e costiere, risultano completamente realizzate ed
in alcuni contesi periferici perfino destinate ad una chiusura per effetto del
riordino e della razionalizzazione del settore. Se pertanto la dotazione di
edilizia scolastica e di aree ad essa dedicate, è sovradimensionata rispetto
all’attuale popolazione scolastica e non sono previste dotazioni aggiuntive
di spazi, il patrimonio già acquisito di aree con questa destinazione potrebbe essere inserito nella dotazione complessiva del sistema complessivo dei
servizi di quartiere;
•
gli standard S2 per attrezzature di interesse comune, superiori ai minimi
di legge (2.27 mq/ab) hanno la caratteristica di essere realizzati e quindi
presenti come reale servizio al cittadino; resta per l’Amministrazione Comunale l’onere economico della gestione di tali spazi e servizi o in forma
diretta o in concessione.
•
gli standard S3 per spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport
sono presenti in misura superiore ai minimi (12.85 mq/ab); la loro distribuzione copre in maniera uniforme tutti gli abiti urbani della città (zone A +B)
da quelli centrali a quelli periferici.
•
gli standard S4 per aree per parcheggi sia a raso che interrati, è leggermente sottosoglia (2.29 mq/ab); le previsioni del PUC, per le zone A e B, sono
orientate verso la realizzazione di un sistema di mobilità sostenibile che
migliori la qualità urbana della città compatta attraverso l’individuazione di
un sistema di parcheggi pertinenziali interni ai progetti norma B2 e B2a
299
Pr
STANDARD ZONE A + B città compatta - situazione 2011
300
Pr
1
2
3
4
5
6
Area
Dot.e Floris
mq/ab
abitanti insediati
2011
Standard
minimi mq
(1x2)
Standard PUC
Differenza
(6-5)
standard
pro capite PUC
(4/2)
S1
4,5
81.374
366.183
302.309
-63.874
3,72
S2
2
81.374
162.748
123.192
-39.556
1,51
S3
9
81.374
732.366
929.571
197.205
11,42
S4
2,5
81.374
203.435
181.919
-21.516
2,24
Totale
18
81.374
1.464.732
1.536.992
72.260
18,89
STANDARD ZONE A + B - periferie e nuclei urbani - situazione 2011
1
2
3
4
5
6
Area
Dot.e Floris
mq/ab
abitanti insediati
2011
Standard
minimi mq
(1x2)
Standard PUC
Differenza
(6-5)
standard
pro capite PUC
(4/2)
S1
4,5
5.647
25.412
55.782
30.371
9,88
S2
2
5.647
11.294
49.956
38.662
8,85
S3
9
5.647
50.823
62.129
11.306
11,00
S4
2,5
5.647
14.118
7.804
-6.314
1,38
Totale
18
5.647
101.646
175.671
74.025
31,11
Tabelle riassuntive per la città compatta, per le periferie e i nuclei urbani e per i
nuclei rurali e costieri
STANDARD ZONE A + B - nuclei rurali e costieri - situazione 2011
1
2
3
4
5
6
Area
Dot.e Floris
mq/ab
abitanti insediati
2011
Standard
minimi mq
(1x2)
Standard PUC
Differenza
(6-5)
standard
pro capite PUC
(4/2)
S1
4,5
1.149
5.171
48.222
43.052
41,97
S2
2
1.149
2.298
26.776
24.478
23,30
S3
9
1.149
10.341
140.876
130.535
122,61
S4
2,5
1.149
2.873
12.310
9.438
10,71
Totale
18
1.149
20.682
228.184
207.502
198,59
STANDARD ZONE A + B - complessivi - situazione 2021
1
2
3
4
5
6
Area
Dot.e Floris
mq/ab
abitanti 2021
Standard
minimi mq
(1x2)
Standard PUC
Differenza
(4-3)
standard
pro capite PUC
(4/2)
S1
4,5
92.930
418.185
406.313
-11.872
4,37
S2
2
92.930
185.860
199.924
14.064
2,15
S3
9
92.930
836.370
1.253.582
417.212
13,49
S4
2,5
92.930
232.325
247.346
15.021
2,66
Totale
18
92.930
1.672.740
2.107.166
434.426
22,67
La progressiva attuazione del piano con il recupero del patrimonio edilizio esistente nel centro storico e l’attuazione e dei progetti norma di rigenerazione
urbana B2 e B2a, determinerà un numero di abitanti aggiuntivi pari a 4760 unità
ed a un incremento di standard pari a mq 166.319.
Il parametro procapite salirà a 22,67mq/ab con un sensibile aumento della dotazione di aree verdi S3 e di parcheggi S4 che superano il minimo di legge.
301
Pr
302
Pr
9.3. Standard nelle zone C
Alla luce delle precedenti considerazioni, nelle zone C3b e C3b PI delle periferie
e delle borgate urbane sono utilizzati standard areali quantitativamente superiori e con caratteristiche prestazionali relazionate ai diversi settori (servizi sociali, sanitari, scolastici, mobilità, ciclo dei rifiuti, ambiente, godimento del tempo libero). Tali standard, fissati in 50 mq/ab, sono quantitativamente riassunti
nella seguente scheda che costituisce un riferimento prescrittivo per quanto
riguarda i totali di standard attinenti alle residenze (S4.1 5 mq/ab) e sul totale
del piano attuativo (50 mq/ab) mentre rappresentano un indirizzo progettuale
non vincolante per quanto riguarda la precisa ripartizione delle singole tipologie di standard nella redazione dei piani di lottizzazione
Quadro riepilogativo
Dotazione standard nelle zone C3b e C3b* PI
localizzazione
Servizio
mq/ab
nei pressi delle residenze
S4 parcheggio pertinenziale
5
totale
5
S1 ed S2
8
S4 parcheggio di interscambio
5
reti spazi verdi
5
aree gioco bambini
4
attrezzature sportive
8
spazi rigenerazione
ecologica
15
totale
45
totale complessivo PS
50
Nelle aree indicate nei
PN e nei PI
Da un punto di vista della rendita fondiaria, la quota di standard molto superiore ai minimi di legge, oltre che essere giustificato dalle considerazioni precedenti, costituisce un valore aggiunto per le residenze che compensa gli oneri di
maggiori cessioni.
303
Pr
304
Pr
305
10-STUDIO DI COMPATIBILITA’ IDRAULICA
Pr
306
Pr
10 - STUDIO DI COMPATIBILITA’ IDRAULICA DEL TERRITORIO COMUNALE
Nell’ambito degli adempimenti prescritti dalle Norme di Attuazione del Piano
di Assetto idrogeologico in vigore, è stato redatto lo Studio di Compatibilità
Idraulica esteso all’intero territorio comunale di Sassari. In particolare all’art. 8
comma 2 si esplicita la necessità che in sede di varianti generali di Piani Urbanistici i Comuni debbano assumere e valutare le indicazioni di appositi Studi di
compatibilità idraulica e geologico-geotecnica predisposti ai sensi degli artt. 24
e 25 delle N.A. e riferiti a tutto il territorio comunale o alle sole aree interessate
dagli atti proposti all’adozione; nel caso specifico, essendo il PUC esteso all’intero territorio comunale, lo studio ha riguardato la totalità dell’area in esame.
In particolare si riportano i commi 1, 2 e 3 dell’art. 8 delle N.A. utili alla migliore
comprensione dell’argomento:
“….1. Conformemente a quanto disposto nell’articolo 6, comma 2, nel quadro
di una attività continua di verifica, già all’avvio degli studi o delle istruttorie preliminari devono essere resi compatibili con il PAI, con le sue varianti adottate
e con le sue norme di attuazione tutti gli atti di pianificazione, di concessione,
autorizzazione, nulla osta ed equivalenti di competenza di Province, Comuni,
Comunità montane ed altre pubbliche amministrazioni dell’ordinamento regionale della Sardegna relativi ad aree perimetrate con pericolosità idrogeologica.
2. Indipendentemente dall’esistenza di aree perimetrate dal PAI, in sede di adozione di nuovi strumenti urbanistici anche di livello attuativo e di varianti generali agli strumenti urbanistici vigenti i Comuni – tenuto conto delle prescrizioni
contenute nei piani urbanistici provinciali e nel piano paesistico regionale relativamente a difesa del suolo, assetto idrogeologico, riduzione della pericolosità
e del rischio idrogeologico - assumono e valutano le indicazioni di appositi studi di compatibilità idraulica e geologica e geotecnica, predisposti in osservanza
dei successivi articoli 24 e 25, riferiti a tutto il territorio comunale o alle sole aree
interessate dagli atti proposti all’adozione. Le conseguenti valutazioni comunali, poste a corredo degli atti di piano costituiscono oggetto delle verifiche di
307
coerenza di cui all’articolo 32 commi 3, 5, della legge regionale 22.4.2002, n. 7
(legge finanziaria 2002). Il presente comma trova applicazione anche nel caso
di variazioni agli strumenti urbanistici conseguenti all’approvazione di progetti
ai sensi del DPR 18.4.1994, n. 383, “Regolamento recante disciplina dei procedimenti di localizzazione delle opere di interesse statale”.
3. Gli studi di cui al comma 2 analizzano le possibili alterazioni dei regimi idraulici e della stabilità dei versanti collegate alle nuove previsioni di uso del territorio,
con particolare riguardo ai progetti di insediamenti residenziali, produttivi, di
servizi, di infrastrutture….”
Lo Studio di Compatibilità Idraulica è finalizzato a garantire la congruenza del
nuovo PUC in fase di adozione al vigente Piano di Assetto Idrogeologico (PAI)
per quanto riguarda le possibili alterazioni dei regimi idraulici collegati alle nuove previsioni di uso del territorio comunale di Sassari.
L’estensione dello Studio all’intero territorio comunale ha permesso di adempiere anche alle prescrizioni contenute all’art. 26 delle N.A., che prevede di indagare le aree non perimetrate nella cartografia di piano che possiedono pericolosità
idraulica significativa, ovvero:
•
reticolo idrografico minore gravante sui centri edificati, foci fluviali, e aree
lagunari e stagni.
Le analisi della pericolosità idraulica sono state predisposte analogamente a
quanto stabilito dal D.P.C.M. 29/9/1998 (Atto di indirizzo e coordinamento per
l’individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui all’art. 1, commi 1 e 2,
del D.L. 11/6/1998, n. 180) e dalle “Linee Guida per l’attività di individuazione e
perimetrazione delle aree a rischio idraulico e geomorfologico e relative misure
di salvaguardia” del PAI, anche per quanto attiene l’aggiornamento e/o l’adeguamento delle perimetrazioni delle stesse aree a pericolosità idraulica.
Pr
Il territorio comunale di Sassari, con una superficie di 670 km2 è uno dei più
estesi d’Italia. Esso comprende nella parte orientale la regione del Sassarese,
dove è presente la città compatta e le borgate periurbane, e in quella occidentale una parte della regione della Nurra con le borgate rurali e costiere lungo il
tratto di costa da Porto Ferro all’Argentiera.
308
Pr
Figura 1 – Individuazione cartografica del territorio comunale di Sassari
Considerando l’elevata estensione dell’area oggetto di studio, il lavoro è stato
svolto suddividendo il territorio in tre zone di riferimento:
•
•
•
zona urbana – bacini del rio San Giovanni, rio d’Ottava, rio Calamasciu, rio
Buddi Buddi e relativi affluenti secondari; area Truncu Reale e Bancali
zona occidentale, stagni e foci lagunari – bacini del rio D’Astimini, rio Fiume Santo, Stagno di Pilo, Lago di Baratz
zona centro-meridionale – bacini del rio Mannu, rio Mascari e rio Bunnari,
rio Ertas, rio San Gavino, rio Su Mattone e rio Filibertu.
309
Pr
Le attività svolte nel presente studio, descritte sinteticamente nel seguito,
sono:
1. analisi geografica, geomorfologica, dell’uso del suolo e della vegetazione
dell’intero territorio comunale di Sassari;
2. rilievi topografici delle sezioni critiche degli alvei fluviali e dei loro attraversamenti stradali e ferroviari;
3. analisi idrologica dei bacini idrografici per la valutazione delle portate di
piena per i quattro tempi di ritorno* di 50, 100, 200 e 500 anni;
4. analisi idraulica per la definizione dei profili di corrente dei tronchi fluviali
per le quattro portate calcolate per i quattro tempi di ritorno;
5. delimitazione delle aree di esondazione a pericolosità idraulica Hi1, Hi2,
Hi3, Hi4.
Le aree pericolose individuate saranno sottoposte all’esame dell’Agenzia Regionale del Distretto Idrografico per l’approvazione e conseguente adozione
nell’ambito dell’elaborazione del PUC.
Per tempo di ritorno di un
evento si intende il tempo medio di attesa tra il verificarsi di
due eventi successivi, ovvero
esprime il grado di rarità di un
evento e quindi la sua probabilità di accadimento.
L’individuazione delle criticità idrauliche è scaturita dalle simulazioni su modello matematico delle correnti in moto permanente, che hanno permesso di
evidenziare “l’impronta” delle aree di allagamento e le corrispondenti altezze
raggiunte dall’acqua in concomitanza alle piene con tempi di ritorno di 50,
100, 200 e 500 anni. Nell’ambito delle scelte del PUC, tali informazioni sono
state essenziali per l’adozione di scelte compatibili con il livello di pericolosità
individuato e con le norme di utilizzo delle rispettive aree allagate stabilite
nelle Norme di Attuazione del PAI.
310
Pr
1 10..1 METODOLOGIA DI CALCOLO
Le elaborazioni di calcolo hanno riguardato essenzialmente i seguenti elementi
principali:
•
•
•
•
•
•
Studio idrologico e delle componenti ambientali d’interesse dei bacini
idrografici sottesi dalle sezioni di chiusura, il cui prodotto è stato la determinazione delle portate di piena da utilizzare nei calcoli;
Rilievo topografico dei tratti di alveo ritenuti più significativi e rilievo di dettaglio dei manufatti di attraversamento stradale e ferroviario, con particolare riferimento alla geometria e alla consistenza; rilievo fotografico digitale.
Catalogazione ed archiviazione dei manufatti e delle interferenze rilevate
per la costituzione di un catasto delle opere idrauliche;
Predisposizione del modello matematico dei tratti di alveo oggetto delle
simulazioni, inclusa la rappresentazione numerica degli attraversamenti,
delle confluenze con alvei secondari e delle interferenze quali manufatti,
fabbricati, strade ecc..;
Esecuzione delle simulazioni di calcolo in moto permanente, i cui risultati
hanno prodotto le altezze d’acqua e di conseguenza le aree di allagamento
nelle porzioni di territorio indagate.
Redazione delle carte georeferenziate delle aree a pericolosità idraulica
(aree di allagamento) distinte per i 4 tempi di ritorno previsti dal PAI.
Si illustrano di seguito i principali elementi per le fasi descritte, rinviando alle
relazioni specialistiche per gli aspetti di dettaglio.
Lo schema di flusso nella pagina accanto illustra le fasi descritte per ricavare le
carte di pericolosità idraulica suddette.
311
Pr
Figura 2 – Schema a blocchi delle fasi di lavoro per la determinazione delel aree a percilosità idraulica
10..1.1 – Studio idrologico e determinazione delle portate di piena
L’intensità di precipitazione i(t, T), che determina la massima portata di piena (intensità critica) è stata valutata in funzione della curva di possibilità pluviometrica
che esprime la legge di variazione dei massimi annuali di pioggia in funzione
della durata della precipitazione t, per un assegnato tempo di ritorno T. Tale curva ha come espressione matematica:
.
312
Pr
Per la derivazione delle curve di possibilità pluviometrica è stato adottato il modello probabilistico TCEV (Two Components Extreme Value), che ben interpreta
le caratteristiche di frequenza delle serie storiche per la Sardegna. La procedura,
fissati i tempi di ritorno e localizzata l’area d’interesse, richiede di individuare per
ciascun bacino, la sottozona omogenea, la pioggia indice giornaliera. In base alla
valutazione dei coefficienti a ed n si determina l’altezza di pioggia h di durata t
Figura 3 - carta delle sottozone (a sinistra) e delle
isoiete (a destra); in rosso la
zona di interesse
con assegnato tempo di ritorno T.
Le portate di piena nelle sezioni di chiusura dei differenti sottobacini sono state
valutate sulla base di quanto indicato nelle “Linee guida per l’attività di individuazione e di perimetrazione delle aree a rischio idraulico e geomorfologico
e delle relative misure di salvaguardia” del PAI. Data la mancanza di valori di
portata osservati, la stima della portata di piena è stata determinata attraverso
la metodologia indiretta (Formula Razionale) per i tempi di ritorno di 50, 100,
200 e 500 anni.
Col metodo indiretto noto come Formula Razionale la portata di piena è espressa dal prodotto tra l’intensità di precipitazione, i, di assegnata durata t e periodo
di ritorno T, il coefficiente di assorbimento <, la superficie del bacino A e il coefficiente di laminazione<
Il metodo prevede il calcolo dell’intensità di precipitazione i per una durata pari
al tempo di corrivazione tc. Il tempo di corrivazione è stato valutato attraverso
un confronto critico tra i risultati di differenti formulazioni, adottando quella
del Soil Conservation Sevice degli U.S.A. Tale formula richiede la valutazione
del parametro di assorbimento CN (curve number) che misura la possibilità del
terreno di “assorbire” volumi idrici che pertanto sono sottratti al deflusso superficiale. I valori di questo parametro sono stati determinati per le sezioni idrologiche d’interesse facendo riferimento alla metodologia SCS-CN in funzione
della tipologia pedologica e di uso del suolo del bacino in esame. E’ stata utilizzata la carta dell’uso del suolo della Regione Sardegna pubblicata nell’anno
2008 e reperita presso il sito comprendente la cartografia ufficiale della Regione Sardegna http://sardegnaterritorio.it. ricavata nell’ambito del progetto CORINE Land Cover, che ha consentito di realizzare una cartografia della copertura
del suolo riferita ad unità spaziali omogenee o composte da zone elementari
appartenenti ad una stessa classe, di superficie significativa rispetto alla scala,
nettamente distinte dalle unità che le circondano e sufficientemente stabili per
essere destinate al rilevamento di informazioni più dettagliate.
313
Pr
314
Pr
A titolo indicativo si riportano i valori del CNII associati ai tipi di suolo utilizzati.
Le altre grandezze geometriche necessarie a definire il tempo di corrivazione
nelle quattro formulazioni utilizzate, sono state ricavate attraverso elaborazione cartografica con software GIS open source del modello digitale del terreno
(D.E.M. Digital Elevation Model) con celle di passo 20 m realizzato a partire dalle
curve di livello e i punti quotati della Carta Tecnica Regionale e dalla cartografia numerica comunale. In particolare sono state ricavate le seguenti grandezze
geometriche:
•
superficie dei bacini: espressa in Km2 valutata come area del poligono chiuso che definisce ciascun bacino idrografico;
•
altitudine massima, media e minima: espresse in metri sono state valutate
sulla base dell’analisi del D.E.M.
•
lunghezza delle aste: espresse in m, è stata valutata con l’ausilio dello strato
rappresentante l’idrografia della regione Sardegna presente sul database
multi precisione consultabile nel sito www.sardegnaterritorio.it
CARTA DELLE PENDENZE PER UNA DELLE AREE STUDIATE
315
Pr
316
Pr
CARTA DELLE PENDENZE PER UNA DELLE AREE STUDIATE
Con l’ausilio di tale carta digitale è stato possibile ricavare le seguenti grandezze geometriche:
•
pendenza media del bacino: espressa in % è stata ottenuta come media
matematica delle pendenze delle differenti celle contenute all’interno dei
poligoni rappresentanti ciascun bacino;
•
pendenza media dell’asta: espressa in m/m ottenuta dall’intersezione tra lo
shape contenente le aste fluviali e la carta delle pendenze.
Sulla base delle elaborazioni suddette con le quali sono stati determinati i tempi di corrivazione, i coefficienti di assorbimento del terreno e di deflusso superficiale, sono state calcolate le portate di piena definitive.
A titolo di esempio si riporta l’immagine del bacino del rio Calamasciu che include porzioni di territorio propriamente urbano e densamente impermeabile in quanto edificato e porzioni in agro, i cui terreni producono un effetto di
laminazione delle piene superficiali in quanto sottraggono quote di portata;
successivamente si riportano, per lo stesso Rio, la tabella riassuntiva delle caratteristiche geometriche e pedologiche dei sottobacini utilizzate al fine della
determinazione delle portate di piena e la tabella riepilogativa delle portate di
picco ottenuti per i 4 tempi di ritorno considerati per i sottobacini studiati.
317
Pr
318
Pr
BACINI
1
2
3
4
CN(II)
91.06
91.50
90.56
89.32
CN(III)
95.91
96.11
95.67
95.06
Lunghezza
6263
asta principale (m)
8189
10294
11607
Area (kmq)
9.28
13.44
24.85
Pendenza
0.052
media bacino
0.062
0.077
0.098
Altezza media bacino
229.26
188.78
174.01
184.90
Altezza alla
sezione di
chiusura (m)
140.2
112.53
82.51
60.34
Pendenza
media asta
principale
0.0376
0.0321
0.0285
0.0272
3.45
4
hlorda (mm)
58.50
65.05
68.19
70.71
hnetta (mm)
47.24
54.18
56.10
57.02
coefficiente di
deflusso <
0.808
0.833
0.823
0.806
Qpicco (m3/s)
22.26
48.37
62.08
103.48
hlorda (mm)
66.79
74.24
77.81
80.68
hnetta (mm)
55.35
63.22
65.54
66.75
coefficiente di
deflusso <
0.829
0.851
0.842
0.827
Qpicco (m3/s)
26.08
56.43
72.52
121.15
hlorda (mm)
75.08
83.42
87.41
90.62
hnetta (mm)
63.48
72.26
74.98
76.50
coefficiente di
deflusso <
0.846
0.866
0.858
0.844
Qpicco (m3/s)
29.91
64.50
82.98
138.84
hlorda (mm)
86.00
95.50
100.05
103.70
hnetta (mm)
74.24
84.21
87.46
89.38
coefficiente di
deflusso <
0.863
0.882
0.874
0.862
Qpicco (m3/s)
34.977
75.17
96.79
162.228
Tempo di ritorno
500 ANNI
3
Tempo di ritorno
50 ANNI
2
Tempo di
ritorno
200 ANNI
1
Tempo di
ritorno
100 ANNI
SOTTOBACINI
319
Pr
10.1.2
320
Pr
– Rilievo manufatti di attraversamento ed interferenze in alveo
Il rilievo geomorfologico è stato effettuato sulla base delle ortofotocarte digitali, della cartografia comunale alla scala 1:2.000, della Carta Tecnica Regionale
vettoriale e di rilievi diretti a terra, acquisendo le geometrie planimetriche riferibili ai seguenti elementi che caratterizzano l’alveo:
- alveo attivo, inteso come porzione di territorio sede del transito della portata
di magra;
- sponde dell’alveo attivo intese come tracce lineari indicanti il limite esterno
dell’alveo attivo;
- alveo a piene rive inteso come porzione di territorio sede del transito della
piena ordinaria;
- opere idrauliche di difesa sia longitudinali che trasversali (argini, muri);
- opere di attraversamento e relativi rilevato di accesso;
- infrastrutture o elementi in rilevato paralleli o interferenti con il corso d’acqua;
- aree di sistemazione fluviale.
Le opere di attraversamento e le opere idrauliche rilevate sono descritte di seguito mediante l’ubicazione geografica, l’individuazione nell’asta principale, la
descrizione della geometria e delle caratteristiche costitutive, l’immagine fotografica e la sintesi delle criticità riguardo all’evoluzione idraulica del rio San Giovanni. I dati sono stati desunti da rilievi in loco e dalla documentazione fotografica satellitare acquisita on-line. Le attività di rilevamento in campo sono state
effettuate mediante l’utilizzo di ricevitore mobile GPS, in grado di connettersi
tramite linea GSM alla Rete di 18 Stazioni Permanenti GNSS (Global Navigation
Satellite System) della società TopCon, distribuite sul territorio della Sardegna e
gestite dalla Geomarke. La stazione fissa più vicina all’area d’intervento è quella
di Sassari. Le misure locali dei manufatti sono state effettuate con l’ausilio di
distanziometro laser della Leica Geosystem Italia.
A titolo di esempio si riportano le immagini satellitari con l’individuazione degli
attraversamenti lungo il rio San Giovanni e i dettagli satellitari e fotografici di
alcuni manufatti ricadenti nella Valle dell’Eba Giara, con relative elaborazioni
grafiche e su modello.
321
Pr
Figura 7– Immagine satellitare del rio San Giovanni
- in rosso gli attraversasmenti studiati
Figura 8 - Immagine satellitare del ponte via Sorso
che attraversa la Valle
dell’Eba Giara
322
Pr
323
Pr
Figura 10 – Immagine
satellitare del terrapieno di
Viale Sicilia a monte dell’attraversamento ferroviario
Figura 11 - Foto del cunicolo esistente nel corpo del
terrapieno di Viale Sicilia
324
Pr
Figura 12 – restituzione grafica del rilievo del cunicolo - prospetto
Figura 13 – sezione trasversale del modello matematico in corrispondenza del terrapieno con vista da monte
e valle
325
10.1.3 – Predisposizione del modello matematico e simulazioni in moto permanente
Le elaborazioni di calcolo per la determinazione delle aree di allagamento, sono
state sviluppate con l’ausilio del codice di calcolo HEC-RAS (Hydrologic Engineering Center-River Analisys System), diffusamente utilizzato nello studio delle
correnti a pelo libero in moto permanente e in moto vario e reso disponibile in
rete dal corpo ingegneri dell’Esercito degli Stati Uniti d’America.
Il software consente di costruire il modello matematico del complesso sistema
in esame, includendo le singolarità quali manufatti di attraversamento (ponti e
tombinature), pile ed altre ostruzioni presenti in alveo, arginature, e ricavare i
profili della corrente in moto permanente determinati dalle portate di progetto.
Tra gli output più importanti è possibile ricavare i livelli della superficie libera
nelle sezioni trasversali e di conseguenza le aree occupate dalla corrente idraulica durante l’evento di piena.
Il profilo di moto permanente è stato determinato numericamente per differenze finite risolvendo le equazioni dell’idraulica con condizioni al contorno specifiche per i tratti di alveo studiati.
Il modello matematico predisposto tiene conto dei differenti livelli di scabrezza
posseduti dall’alveo in funzione del tipo di terreno e di copertura del suolo.
In linea generale, le correnti studiate sono influenzate dalla presenza degli attraversamenti stradali o ferroviari in corrispondenza dei quali si osserva un marcato restringimento delle sezioni trasversali disponibili al passaggio dell’acqua
e il conseguente innalzamento del livello idrico a monte che origina aree di
allagamento superiori a quelle che si avrebbero in presenza di luci adeguate.
In taluni casi, come ad esempio nella Valle del fosso della Noce, in assenza di luci
di passaggio dei terrapieni eistenti (Viale Trento, Viale Trieste, ecc..) si verificherebbero innalzamenti dei livelli idrici particolarmente pericolosi per i fabbricati
e le infrastrutture presenti in alveo.
Pr
326
Pr
Figura 14 - Tratti del reticolo idrografico del bacino del Fiume Santo soggetti ad analisi idraulica, con le sezioni
trasversali (in verde), il tracciato stradale (in grigio) e gli attraversamenti stradali e i relativi sottobacini (in
rosso) considerati nella procedura di calcolo
327
Pr
Figura 15 - tratti del reticolo idrografico del bacini
dell’Argentiera (campeggio,
paese, Rio Flumini) soggetti ad analisi idraulica, con le
sezioni trasversali (in verde), il tracciato stradale (in
grigio) e gli attraversamenti
considerati nei calcoli
328
Pr
329
Pr
Si riportano immagini relative ai profili di moto permanente e alle sezioni trasversali di alcune aste studiate.
Figura 16 - Profili longitudinali di corrente in moto permanente in corrispondenza degli attraversamenti di via
Sorso e Ponte Rosello
Figura 17 - Profili di moto permanente in corrispondenza del ponticello lungo la S.V. Tana di Lu Mazzoni
Figura 18 - Profili di moto permanente in corrispondenza dei sottopassi ferroviario e stradale presso l’accesso
alla Frazione di Sant’ Orsola
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Pr
331
Pr
Figura 19 - Sezione trasversale con i livelli idrici a monte del terrapieno di Viale Sicilia
Figura 20 – Sezione trasversale con i livelli idrici in corrispondenza del ponticelli lungo la S.V. Tana di Lu
Mazzoni
Figura 21 - Sezione trasversale con i livelli idrici in corrispondenza dell’accesso alla frazione di Sant’Orsola
332
Pr
Figura 22 - Aree di allagamento nella Valle del Rosello in corrispondenza del terrapieno di Viale Sicilia
333
10.1.4
Determinazione delle aree a pericolosità idraulica
Pr
Per quanto riguarda la delimitazione delle aree a pericolosità idraulica, il lavoro è stato sviluppato a partire dai risultati delle simulazioni su modello
matematico per i tempi di ritorno di 50-100-200 e 500 anni, ed in particolare
dalla trasposizione sulla cartografia in scala 1:2.000 della traccia planimetrica
corrispondente alle aree bagnate dai tiranti idrici; le superfici interessate dalle
piene risultano determinate in prima approssimazione dalle aree per le quali la
relativa quota altimetrica è inferiore al battente d’acqua risultante dai calcoli.
In seconda approssimazione sono state analizzate nel dettaglio le condizioni
locali che sfuggono alle elaborazioni numeriche ma che richiedono particolare cura nell’essere considerate; in tal senso le aree di allagamento sono state
apportate alcune lievi modifiche “fuori calcolo” rispetto a quelle derivanti dalle simulazioni, tenendo conto dei livelli raggiunti dalla corrente a monte di
zone del terreno localmente depresse o comunque verosimilmente a rischio
di essere coinvolte nella dinamica della piena; tale azione ha riguardato anche
l’evoluzione in corrispondenza degli attraversamenti, particolarmente critici
e oggetto di perturbazioni della corrente. Con tale procedimento è stata definita la Carta della pericolosità idraulica, predisposta anche in scala 1:4.000.
In analogia con le carte del P.A.I., le tavole grafiche riportano tali perimetri e
campiture con tonalità di colore dell’azzurro differenti in funzione del livello di
pericolosità da moderato a molto elevato (Hi1-Hi2-Hi3-Hi4).
Si riportano di seguito alcune immagini inerenti la sovrapposizione delel aree
di allagamento sulle foto satellitari delle aree indagate.
334
Pr
Figura 23 - Aree di allagamento tra la linea
ferroviaria presso Viale Sicilia e la S.V. Tana di
Lu Mazzoni
Figura 24 - Aree di allagamento presso Viale
Porto Torres – svincolo ex S.S. 131
335
Figura 25 - Aree di allagamento in corrispondenza dell’accesso a Sant’Orsola
Figura 26 – Foto di rilievo, aree di allagamento e profilo di corrente del rio Fiume Santo in
corrispondenza di un attraversamento stradale
Pr
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Pr
337
Pr
Figura 27 - Aree di allagamento del rio
Fiume Santo
Figura 28 - Aree di allagamento del rio
Calamsciu
10.2 – EFFETTI DELLO STUDIO SUL PROGETTO DI PIANO
La Compatibilità idraulica è un requisito essenziale per la congruità delle previsioni contenute nel PUC con le Norme in materia di protezione e difesa dal
rischio idraulico e nello specifico con il rispetto delle prescrizioni contenute nel
PAI.
Le conseguenze pratiche ed operative sono riconducibili ai seguenti ambiti
principali:
338
Pr
1.
2.
3.
Recepimento delle norme che disciplinano le aree a pericolosità idraulica e
loro integrazione nel regolamento edilizio;
Individuazione delle criticità idrauliche e archiviazione dei dati di rilievo;
Programmazione degli interventi infrastrutturali per la riduzione della pericolosità e la mitigazione del rischio idraulico.
Si rimanda agli allegati specifici per il punto 2 e alle sedi opportune per il punto
3, e si precisa che le norme che disciplinano le aree a pericolosità idraulica contenute nelle N.A. del PAI sono inserite nel Regolmento edilizio.
:
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Pr
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Pr
341
Pr
342
Pr
QUADRO ANALITICO DELLE ATTIVITA’ SVOLTE PER LA
REVISIONE DEL PUC.
La seguente relazione vuole rappresentare la sintesi degli incontri tecnici tra gli uffici regionali e l’ufficio del Piano da cui
sono scaturite le proposte migliorative ai fini della verifica di
coerenza con le norme sovraordinate.
343
Pr
RIORDINO DELLE CONOSCENZE
Assetto Ambientale
Le osservazioni della RAS richiedono anche la verifica sulla
compatibilità delle previsioni urbanistiche del sistema insediativo nel suo complesso con i vincoli derivanti dai beni di
carattere ambientale e beni storico culturale e l’ elaborazione
della Carta della sovrapposizione delle previsioni urbanistiche
con il PAI. Tale attività di analisi confluisce nel contesto più
generale dell’adeguamento del PUC al Piano Paesaggistico
Regionale. Il risultato finale da luogo a una nuova configurazione dei vincoli che si riflettono sulla zonizzazione.
VAS - Per evitare di incorrerere in errori procedurali si ritiene
opportuno avviare un nuovo RAPPORTO e una nuova procedura VAS che si svolga in coerenza con le fasi di revisione
del PUC in modo tale che, nelle scelte urbanistiche, si possa
tener conto delle valutazioni di compatibilità ambientale.
PAI - Il Piano di Assetto Idrogeologico aveva conseguito un
344
Pr
parere tecnico preliminare da parte degli Uffici regionali di riferimento.
A seguito del trasferimento di competenza dal Genio Civile
all’Agenzia Regionale del Distretto Idrografico della Sardegna
é stata richiesta una estensione del lavoro e una modifica di
alcuni criteri di riferimento, costituiti da un livello di indagine
di maggiore dettaglio che investe l’intero territorio comunale e
non solo le aree a rischio.
Si è quindi proceduto ad una integrazione dello studio di “Compatibilità idraulica e geotecnica” richiesta dall’art. 8 comma 2 e
5 delle NTA del PAI , nella consapevolezza di dover successivamente dar luogo alla sovrapposizione delle previsioni urbanistiche attuali con le nuove perimetrazioni PAI, e la necessità
di una riconsiderazione delle compatibilità che ne potranno
derivare rispetto alle preesistenti destinazioni urbanistiche di
zona. Nella ridefinizione della zonizzazione eventuali vincoli
PAI sono tenuti in considerazione.
Le necessità di completare i documenti sul quadro delle conoscenze ambientali comporta la revisione di alcuni documenti
(carta delle Unità delle terre, carta della vegetazione , carta
della naturalità). Come richiesto dalle osservazioni della Ras è
stata rielaborata integralmente la carta della copertura vegetale e la carta della naturalità di cui è stato conseguito un parere
tecnico positivo da parte degli uffici. Si ritiene di non dover
predisporre la carta della suscettività d’uso dei suoli in quanto
anche le linee guida non ne determinano la conformazione né
la concreta utilità.
La carta dei beni paesaggistici accompagnata dal relativo database è stata integralmente rifatta seguendo le procedure
previste. Si è ottenuta una carta che rappresenta il PPR co-
munale approfondito a migliore scala di dettaglio sotto l’aspetto dei beni paesaggistici.
La parte ambientale si conclude con un richiamo alle norme
delle zone H nelle NTA; l’istruttoria lamenta varie questioni
(genericità, doppia destinazione H ed E ecc.) che sono state
superate riprendendo la stesura estesa della norma.
La parte ambientale comporta una integrazione delle norme delle zone H nelle NTA al livello di dettaglio richiesto dal
PPR.
Assetto Storico culturale
Il tema è oggetto di attenzione dal parte del gruppo di lavoro
integrato comune – soprintendenze, RAS (copianificazione)
che deve portare avanti sia la ricognizione dei primi perimetri
dei beni architettonici ed archeologici sia dei secondi perimetri
di salvaguardia con le relative schede e disciplina di salvaguardia. Il lavoro pur completato nella parte cartografica e di
indagine deve essere integrato della parte normativa e conseguire il parere tecnico degli uffici regionali essendo già stato
condiviso dalle due Soprintendenze.
In questa fase si inserisce inoltre la riperimetrazione del Centro matrice di Sassari che viene proposto come una semplificazione del tema dei beni architettonici, e dei Centri Matrice
dell’Argentiera, Tottubella strettamente legati agli approfondimenti derivanti dalle analisi svolte nell’ambito dei rispettivi
piani di dettaglio. In particolare per quanto riguarda Tottubella
si pone il problema determinato dalla mancata attuazione del
polo veterinario regionale di Bonassai che richiede una riconsiderazione sulle zone omogenee G, C, e D dimensionate in
un’ipotesi di sviluppo dell’area funzionale al polo universitario.
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Pr
Assetto insediativo
346
Pr
Sul quadro delle conoscenze dell’assetto insediativo sono state fatte le seguenti integrazioni:
• Rappresentazione del PRGC ad una scala adeguata;
• Trasposizione del PUC in PPR comunale per la parte
dell’assetto insediativo, così come fatto per l’assetto ambientale;
• Carta della determinazione delle capacità insediativia del
litorale.
PROGETTO DEL PIANO
E’ l’area tematica centrale del lavoro di revisione più carica di
questioni sostanziali e di fattori di complessità; per quanto non
si condividano alcuni rilievi evidenziati dalla RAS la posizione
che si è assunta è quella di dare una risposta puntuale a tutte
le osservazioni presenti nel documento.
Alcune osservazioni della RAS riguardano l’aspetto progettuale del Piano; poiché queste esulano dalle competenze della
RAS in materia di verifica di coerenza si ritiene di dover fare
comunque un approfondimento su detti argomenti senza tuttavia essere condizionati dai rilievi mossi. I seguenti indirizzi
sviluppano le principali questioni tenendo conto delle indicazioni acquisite dal Consiglio Comunale nell’iter di approvazione del Piano.
Standard urbanistici - metodo di calcolo
L’istruttoria contesta che il calcolo degli standard sia stato condotto sugli ambiti urbani e non sulle zone territoriali omogenee
A, B e C che consentirebbero le correlazioni con i parametri di
cui all’art. 6 del Floris e la verifica del soddisfacimento di tali
requisiti zona per zona.
L’ufficio del Piano recepisce tale rilievo e riformula la verifica separando le aree A e B dalle aree C, con l’obbiettivo di
verificare il rispetto dei parametri minimi e senza alterare in
maniera significativa la struttura dei servizi ed i valori medi
previsti dal PUC.
Stima della domanda di nuove abitazioni
E’ necessario integrare la relazione del dimensionamento dimostrando che si è tenuto conto della crescita prevista per
singoli nuclei rurali e costieri.
L’istruttoria non critica il fatto che si ricorra alla SAL per calcolare l’indice di insediamento al posto di mc/mq ma che tale
SAL sia indifferenziata per tutte le zone urbanistiche.
Nell’ambito di un confronto tecnico con gli uffici regionali si è
proposta la seguente tesi dimostrando che:
• da analisi a campione sulle singole zone territoriali omogenee A, B, C si ricavano indici di insediamento differenziati;
• per le zone A tale indice è pari a 80 mq/ab (240mc/ab) per
effetto della grande quantità di volumetrie non utilizzabili
per residenza (piani terra insalubri o destinate ad altre destinazioni, murature molto spesse , ecc, ). Tale parametro,
da utilizzare nel ricalcalo del dimensionamento del piano,
347
Pr
348
Pr
si ricava a campione da uno studio su un isolato.
per le zone B (comprese le nuove B2) tale indice è pari a
50 mq/ab (150mc/ab) per effetto delle verifiche già effettuate. Si riporta l’indagine a campione su un isolato.
• per le zone C differenziamo tale indice perché applichiamo
:
• 1) il classico parametro Floris di 33 mq/ab (100mc/ab)
nelle sottozone C1 già attuate con questo parametro. Ciò
è facilmente dimostrabile riportando i dati di una qualsiasi delle lottizzazioni realizzate;
• 2) nelle sottozone C3 si applica il parametro di 50 mq/ab
(150mc/ab) dimostrabile con le considerazioni già fatte (
miglioramento delle condizioni residenziali , ecc.) con il
quale abbiamo già dimensionato tutte le previsioni future
di zone C3a, C3b, C3c e progetti speciali.
•
SAL (Superficie Abitativa Lorda)
Su questo punto si è concordato con gli uffici regionali la seguente metodologia:
• La densità edilizia prevista dal PUC per ogni sottozona urbanistica è espressa in mc/mq per verificare la rispondenza ai limiti fissati dal decreto Floris. Tale indice di zona si
rapporta alla SAL moltiplicando per 3 la SAL ed incremen-
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tando il valore ottenuto del 15% necessario per mantenere
la flessibilità dell’impianto volumetrico e garantire la qualità
architettonica (corpi scala, atri a doppia altezza, ecc.) .
Perequazione
Poiché lo strumento perequativo, è uno pei punti cardine del Piano, l’obiettivo è quello di ricondurre il progetto del
PUC al rispetto della normativa regionale in materia di pianificazione del territorio pur mantenendo in essere la perequazione urbanistica. Questa interviene come “metodo” di acquisizione delle aree per servizi, già individuate dal piano quali
aree soggette a espropriazione.
Le modalità di attuazione del metodo perequativo sono state
riportate nel capitolo 7 della presente relazione
Pr