STORIE PAZZESCHE – di D.Szifron

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STORIE PAZZESCHE – di D.Szifron
STORIE PAZZESCHE – di D.Szifron
cast: Ricardo Darín, Rita Cortese, Darío
Grandinetti
regia: Damián Szifrón
distribuzione:Lucky Red
durata:122'
produzione: El Deseo S.A.
sceneggiatura: Damián Szifron
fotografia: Javier Julia
scenografie: María Clara Notari
montaggio: Damián Szifron, Pablo Barbieri
Carrera
costumi: Ruth Fischerman
musiche: Gustavo Santaolalla
Trama:
Pazzo, grottesco e spietato. Eccolo qui un bel filmetto che non ti aspetti, fuori di testa eppure
controllatissimo, quasi come se il grottesco della vita fosse lasciato scaturire fuori da sé e tenuto per le
briglie da un regista che ne sa una più del diavolo. Damián Szifron, argentino classe 1975, porta il suo
quarto lungometraggio in concorso a Cannes 2014 ed è subito cult.
Si tratta di un film a 6 episodi, che man mano che si va avanti aumentano di durata rispetto al
precedente, che uniscono commedia nera e violenza ad una mica troppo velata critica sociale. Il regista
dice che si è molto liberamente ispirato alla serie tv Storie incredibili, ideata da Spielberg negli anni 80.
Immagino che le influenze saranno state anche altre, e credo che un pizzico di Creepshow e de I
racconti della Cripta ci sia lì in mezzo.
Si parte su un aereo con l'episodio d'apertura, quello più breve. Protagonista è un uomo interpretato
da Darío Grandinetti che comincia a corteggiare una donna seduta vicino a lui. Una conoscenza in
comune scatena un'esilarante reazione a catena che porterà dritto dritto ai titoli di testa, composti tutti
da fotografie di animali non a caso selvatici. Pochi minuti e abbiamo già piuttosto chiaro come sarà il
resto del film: un accumulo di "sorprese" tra humour e violenza.
Episodio 2: Julieta Zylberberg e Rita Cortese sono la cameriera e la cuoca di un umile diner in cui si
ferma un losco figuro il cui passato ha a che fare con la prima, che inizia a meditare vendetta. Scorre il
sangue, mentre l'atmosfera notturna, le luci sbiadite dei neon e l'ambiente sporco ricordano vagamente
un Non aprite quella porta in versione "povera".
Episodio 3: Leonardo Sbaraglia è un uomo che sta guidando per una strada deserta e si trova coinvolto
in una specie di "lotta" contro un altro guidatore. Quello che all'inizio era un semplice insulto si rivela
il motivo scatenante di una lotta senza esclusione di colpi, tra botte da orbi ed escrementi sul
parabrezza. Una fonte di ispirazione? Direi Duel.
Episodio 4: il grandissimo Ricardo Darín è un ingegnere che si occupa di demolizioni. Un giorno, per
colpa di una multa sbagliata che va a contestare, arriva tardi al compleanno della figlia, cosa che fa
andare su tutte le furie la moglie. Inizierà a non andargliene bene manco una, pure al lavoro.
Episodio 5: Oscar Martínez interpreta un magnate che ha a che fare con un'oscura tragedia famigliare.
Il figlio Santiago ha investito una donna incinta con la propria macchina mentre guidava ubriaco.
L'uomo prova così a risolvere la situazione a suo modo, ovvero provando a comprare qualcuno perché
dica di essere stato lui al volante al posto del figlio. Ma soldi chiamano soldi...
Episodio 6: Érica Rivas interpreta una donna che sta per sposarsi, ma la cerimonia di matrimonio è
destinata al fallimento. La ragazza scopre infatti che il neo-marito se la spassa alle sue spalle con una
delle ragazze invitate alla festa. Decide così di non annullare subito la festa, ma di trascinarla finché
può minacciando il ragazzo in tutti i modi possibili.
Recensione:
Chi di noi, di fronte a un'ingiustizia burocratica, non ha detto o almeno pensato "vado là e faccio
saltare in aria l'ufficio"? O non ha fantasticato per qualche secondo di mettere su un aereo tutte le
persone che l'hanno fatto soffrire e farlo precipitare? Chi non ha mai desiderato dare una lezione
all'arrogante che fa il gradasso con un'auto veloce? E chi vendicarsi di un tradimento in modo
eclatante? La commedia Storie pazzesche - grottesca e violenta ma con un effetto straniante,
sicuramente catartica - di Damien Szifron, che inaugurerà la XXIV edizione del Courmayeur Noir in
Festival di domani sera, funziona proprio perché dà voce alle pulsioni primordiali che appartengono a
tutti noi. Anche al regista. "È sicuramente un film sulla rabbia - ha detto l'autore a Cannes dove il film
era in concorso - mentre scrivevo mi sono immedesimato in tutti questi personaggi che, dopo aver
mandato giù molte ingiustizie, esplodono. Io come regista ho lo strumento privilegiato del cinema per
denunciare le cose che mi indignano, ma se non avessi questa valvola di sfogo, cosa mi accadrebbe?".
Un racconto corale, che in Argentina con i suoi 3 milioni di spettatori è il film più visto dell'anno, che
dà voce alle istanze di molti personaggi e che si poggia sull'interpretazione di un ricco gruppo di
interpreti, divi del cinema argentino (come Ricardo Darìn, protagonista del film premio Oscar Il
segreto dei suoi occhi e Darío Grandinetti (Parla con lei) di Almodovar) accanto ad attori del cinema
indipendente, del teatro d'avanguardia e della televisione.
"Le storie di questo film sono frutto dell'immaginazione più sfrenata. Mentre lavoravo ad altri progetti,
spesso scoraggiato dal fatto che sembravano impossibili da realizzare ho cominciato a scrivere una
serie di racconti per dare libero sfogo alle mie frustrazioni - ha scritto nelle sue note di regia il regista
trentanovenne, alle spalle due film premiati in festival internazionali ma inediti in Italia, El fondo del
mar e Tiempo de valientes - Quando li ho raccolti in un volume, mi sono reso conto che erano legati da
alcuni temi comuni: parlavano tutti di catarsi, vendetta e distruzione. E dell'innegabile piacere di
perdere il controllo".
Un film che per quanto grottesco racconta anche la realtà e in qualche modo è stato capace di
prevederla visto che è notizia di cronaca di questi giorni che a Buenos Aires un uomo ha distrutto con
un'ascia un'automobile che sistematicamente veniva parcheggiata di fronte al suo garage. Darìn
intervistato da un quotidiano online argentino per commentare questo fatto di cronaca ha detto: "Non
giustifico quello che ha fatto anche se posso capirlo. L'indignazione, la reazione ai soprusi non ha a che
fare con il carattere focoso degli argentini riguarda tutto il genere umano. Io stesso vivo in una zona del
quartiere Palermo dove le persone, senza nessun rispetto, parcheggiano di fronte ai garage degli altri.
L'educazione è una cosa culturale".
RECENSIONE da Repubblica.it