Quadri pensanti e pennellate di filosofia
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Quadri pensanti e pennellate di filosofia
PRESENTAZIONE Buonasera, siamo i ragazzi della 4aS3 dell’Istituto d’Istruzione Superiore Telesi@ e terremo quest’oggi l’incontro mensile di “Fondazione in Controluce” per presentarvi il nostro lavoro dal titolo “Dalla crisi dell’‘umano’… uno sguardo all’Umanesimo storico. Quadri pensanti e pennellate di filosofia”. Questo lavoro nasce innanzitutto nell’ambito di un Laboratorio di Progettazione Didattica dal tema l’età umanistico-rinascimentale tra Medioevo e Rivoluzione scientifica, un’originalità nella continuità e dalla collaborazione con il giornale scolastico Controluce, di cui sono vicedirettore e altri ragazzi della classe qui presenti redattori – una corrispondenza che si protrarrà fino alla redazione di un articolo conclusivo. Con questo laboratorio abbiamo avuto modo di approfondire qualche tematica filosofica, di metterci alla prova con le conoscenze e le strumentazioni disponibili, al fine di produrre il video che vedrete. Questa è stata per noi un’esperienza che ci ha arricchiti, uniti e, ovviamente, divertiti. Siamo partiti da qualche riflessione sulla contemporanea crisi dell’umano e dunque sull’attuale urgenza di un “nuovo Umanesimo” e di una profonda sinergia tra cultura umanistica e saperi scientifici. Quindi abbiamo volto lo sguardo all’Umanesimo storico. Esso ha per noi il merito speciale di essere non solo Storia, ma anche progetto per un mondo futuro e strumento attuale di azione. Ci interessa un umanesimo che contribuisca al miglioramento della società, rimettendo al centro dell’economia, della politica e delle relazioni la dignità dell’essere umano. Nel cominciare il nostro excursus, ringraziamo, per l’opportunità offertaci, la Fondazione Gerardino Romano nella persona del professore Felice Casucci, il nostro Dirigente Scolastico prof.ssa Domenica Di Sorbo, la vicepreside Maria Teresa Imparato per averci messo a disposizione il laboratorio scolastico di video-produzione, la professoressa Angela D'Abbiero, la nostra professoressa Marirosa Iacobelli per averci accompagnati nella realizzazione di tutto questo, e, infine, voi tutti presenti. Come detto, il titolo del video è “Quadri pensanti e pennellate di filosofia”. L’iter attraversa i capisaldi dei sistemi dei pensatori rappresentativi delle tre età: medioevale, umanistico-rinascimentale e della rivoluzione scientifica, al fine di far risaltare la tesi (sostenuta da Eugenio Garin e dalla maggior parte degli studiosi contemporanei) di un Rinascimento “continente culturale” che non è più il Medioevo e non è ancora il mondo moderno, e che, pur affondando certe sue radici nel passato, nei suoi tratti più qualificanti, è oggettivamente proteso verso il futuro costituendo un indubbio fattore genetico e propulsivo della rivoluzione scientifica. Per cominciare, ci siamo trasferiti nella casa di Franz Kugler, uno dei maggiori esponenti della Scuola Berlinese di Critica d’Arte. Quella casa, nella Berlino ottocentesca, era un luogo di ritrovo di pittori, artisti, poeti e filosofi: la rapida pennellata di un pittore “veggente” ha attraversato i secoli e si sono animati quadri di pensatori del Medioevo, dell’Umanesimo-Rinascimento, della Rivoluzione Scientifica. Ricordiamo intanto che casa Kugler era frequentata con successo da Jacob Burckhardt, storico svizzero tra i più importanti del XIX secolo, grandissimo appassionato d’arte. Quello stesso Burckhardt che, nell’opera del 1860 “La cultura del Rinascimento in Italia”, poneva una netta antiteticità tra il periodo medioevale, definito oscurantista, e il rinnovamento rinascimentale. A questa teoria della frattura, introdotta dagli stessi uomini del Rinascimento, radicata nella mentalità comune e difesa, anche se su fronti opposti, da Illuministi e Romantici (gli uni impegnati a celebrare il Rinascimento, gli altri il Medioevo), Konrad Burdach e altri hanno contrapposto, nel Novecento, la teoria della continuità, rompendo ogni barriera, anche cronologica, tra le due età. Il problema delle relazioni tra Medioevo e Rinascimento costituisce tuttora un nodo centrale nel dibattito storiografico, ma l’idea che a noi è parsa più convincente è quella dell’originalità nella continuità difesa da Eugenio Garin. Abbiamo detto che essa riassume il punto di vista della maggior parte degli studiosi attuali sul problema, ma è stato attraverso l’analisi dei pensatori, che ha dato luogo alle pennellate filosofiche del nostro video, che essa ci ha conquistati, che ci è sembrato insomma di poterla condividere. Formisano Marco LETTURA DI TESTI Platone, Timeo E fa l'osso così: vagliato pura terra e polita, mischiala con midolla e la intenerisce; dopo ciò la pone a fuoco; e poi tuffala in acqua; poi novamente a fuoco, e novamente in acqua; e così traslatandola molte volte da fuoco in acqua, e da acqua in fuoco, la Fe' tale, che stemperar non la possa niuno dei due. E Iddio, giovandosi di questa materia, tornisce attorno al cerebro una sfera di osso, nella quale lasciò uno stretto forame: e poi intorno alla midolla cervicale e dorsale distese le vertebre, fabbricandole della medesima materia; e distesele come cardini, dalla testa giù giù per tutto il cavo, una sotto l'altra. E così, per sicurare tutto il seme, riparollo di una recinta petrosa; e quivi pose articolazioni per cagion del movimento e pieghevolezza, usando egli della potenza dell'altro, la quale pose nel mezzo delle articolazioni medesime. Poi avvisando che l'osso di natura sua è più secco e rigido che non è di bisogno; e che in affocarsi e poi freddare si sarebbe guasto, e corrotto prestamente il seme di dentro; per questo ordinò i nervi e la carne: quelli, acciocché, essendo legate tutte le membra, per il loro distendersi e rilassare attorno le vertebre curvassero o raddirizzassero il corpo; e questa, acciocché fosse schermo e riparo dai caldi e dai freddi ed eziandio dalle cadute, da poi che, simile ad arnese di lana pigiata, la carne mollemente e soavemente sé umilia ai corpi, e dentro sé avendo un cotale umor caldo, il quale di state geme e irrora, sì sparge per tutto il corpo sua frescura, e di verno per lo suo fuoco misuratamente respinge il gelo che ci assale e si appiglia. Il nostro Fabbro considerando queste cose, mischiato avendo e contemperato terra con acqua e fuoco, e fattone un fermento acido e salso, sì ne dedusse la carne molle e succosa. I nervi fece d'una mischianza d'osso e carne non fermentata, sì che riuscissero le due nature a una la quale avesse media possanza, usando d'un cotal colore giallo: e però i nervi son più consistenti e tegnenti che le carni, e più morbidi che le ossa e più umidi. Tancredi Micaela G. P. Della Mirandola, De hominis dignitate Già il sommo Padre, Dio creatore, aveva foggiato, secondo le leggi di un'arcana sapienza, questa dimora del mondo, quale ci appare, tempio augustissimo della divinità. Aveva abbellito con le intelligenze l'iperuranio, aveva avvivato di anime eterne gli eterei globi, aveva popolato di una turba di animali d'ogni specie le parti vili e turpi del mondo inferiore. Senonché, recata l'opera a compito, l'artefice desiderava che vi fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un'opera sì grande, di amarne la bellezza, di ammirarne l'immensità. Perciò , compiuto ormai il tutto, come attestano Mosè e Timeo, pensò da ultimo a produrre l'uomo. Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova creatura, né dei tesori uno ve n'era da elargire in retaggio al nuovo figlio, né dei posti di tutto il mondo uno ne rimaneva su cui sedesse codesto contemplatore dell'universo. Tutti ormai erano pieni; tutti erano stati distribuiti, nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. Ma non sarebbe stato degno della paterna potestà venir meno quasi impotente nell'ultima opera; non della sua sapienza rimanere incerta nella necessità per mancanza di consiglio; non del suo benefico amore, che colui che era destinato a lodare negli altri la divina liberalità fosse costretto a biasimarla in se stesso. Stabilì finalmente l'ottimo artefice che a colui, cui nulla poteva dare di proprio, fosse comune tutto ci che singolarmente aveva assegnato agli altri. Accolse perciò l'uomo come opera di natura indefinita e postolo nel cuore del mondo così gli parlò : «Non ti ho dato, Adamo, né un posto determinato, né un aspetto tuo proprio, né alcuna prerogativa tua, perché quel posto, quell'aspetto, quelle prerogative che tu desidererai, tutto appunto, secondo il tuo voto e il tuo consiglio, ottenga e conservi. La natura determinata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai, da nessuna barriera costretto, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. Ti posi nel mezzo del mondo, perché di là tu meglio scorgessi tutto ci che è nel mondo. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che tu avessi prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori, che sono i bruti; tu potrai rigenerarti, secondo il tuo volere, nelle cose superiori che sono divine». O suprema liberalità di Dio padre! o suprema e mirabile felicità dell'uomo! a cui è concesso di ottenere ci che desidera, di essere ci che vuole. I bruti nel nascere recano seco dal seno materno, come dice Lucilio , tutto quello che avranno. Gli spiriti superni o dall'inizio o poco dopo furono ci che saranno nei secoli dei secoli. Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni vita. E secondo che ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. E se saranno vegetali, sarà pianta; se sensibili, sarà bestia; se razionali, diventerà animale celeste; se intellettuali, sarà angelo e figlio di Dio. Ma se, non contento della sorte di nessuna creatura, si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto un solo spirito con Dio, nella solitaria caligine del padre, colui che fu posto sopra tutte le cose starà sopra tutte le cose. Venditti Chiara E. Garin, L'umanesimo italiano, III, 7 La tesi pichiana è veramente notevole: ogni realtà esistente ha una sua natura che condiziona la sua attività per cui il cane vivrà caninamente e leoninamente il leone. L'uomo, invece, non ha una natura che lo costringa; non ha un'essenza che lo condizioni. L'uomo si fa agendo; l'uomo è padre a se stesso. L'uomo non ha che una condizione: l'assenza di condizioni, la libertà. La sua costrizione è la costrizione a essere libero, a scegliere la propria sorte, a costruirsi con le sue mani l'altare di gloria o le catene della condanna. [...] E l'uomo è tutto, perché può essere tutto, animale, pianta, pietra; ma anche angelo e “figlio di Dio”. E l'immagine e somiglianza di Dio è qui: nell'essere causa, libertà, azione; nell'essere resultato del proprio atto. Questo lucido puntare su un'esistenza che contrae e risolve in sé l'essenza, che trova l'unica condizione nella propria libera scelta, e che quindi non può non concludere a una posizione dell'uomo-persona fra persone e di fronte alla Persona; che non può non sboccare a una superiorità del volere e dell'amore sull'astratto sapere: ecco l'originalità Di Pico. [...] Come Pico stesso dichiarerà in una lettera a Manuzio, perché cercare invano con l'intelletto quello che gioiosamente si può raggiungere d'un balzo con l'amore? Perché, ripeterà in versi Lorenzo de' Medici, restringere in noi Dio e non, amando, “dilatarsi” in lui? (E. Garin, L'umanesimo italiano, III, 7, Laterza, Bari, 1964, pagg. 123-124) Mazzarelli Iolanda TESTI VIDEO AGOSTINO Io, per primo,ho trovato la verità dove nessuno aveva cercato prima d'ora e sono giunto così alla teoria dell'illuminazione: è Dio ad illuminare la nostra mente permettendoci di conoscere . Egli è maestro interiore, luce, verità e vita. La verità divina è misura di tutte le cose . La verità immutabile non è la ragione, cioè l'uomo, ma è la legge della ragione che scaturisce da quella legge, o ragione suprema, che è Dio. L'uomo invece è memoria, intelligenza e volontà, la quale ti induce a vivere secondo lo spirito o secondo la carne, qualora ceda al peccato. Inoltre egli è il frutto di un atto di libera volontà di Dio, simbolo del suo amore. Allora come mai esiste il male? In realtà il male non è altro che la privazione del bene. Qual è il rapporto tra fede e ragione? Ho ritenuto valido il binomio crede ut intellegas e intellige ut credas . Comunque ragione e fede si configurano come due facce diverse di quella medesima realtà esistenziale che è il rapporto dell'uomo con Dio. Florio Giulia e Lunardo Martina TOMMASO Riguardo al tema che domina la filosofia cristiana, il rapporto tra ragione e fede, credo che esse siano in un rapporto di armonica collaborazione. Certo, la fede è norma della ragione, ma la ragione è necessaria. Essa infatti è utile nel dimostrare alcune verità come l’esistenza di Dio, a chiarire i dogmi mostrandone la non assurdità (ossia la non violazione del principio di non contraddizione) e a combattere le argomentazioni contro la fede. Ma come si giunge a Dio tramite la ragione? Partendo dall’esperienza sensibile ho sviluppato una dimostrazione a posteriori che si articola in cinque vie o prove: cosmologica, causale, il rapporto tra possibile e necessario, i gradi di perfezione, la finalità delle cose. Florio Giulia e Lunardo Martina OCKHAM Guarda, guarda quest’albero pieno di edera; non sembra nemmeno più un albero, sembra un cespuglio. Per scoprire la sua essenza bisogna scrutare tra le foglie parassitarie. Tagliarle, ecco cosa bisogna fare. Per comprendere a fondo l’essenza delle cose, in effetti, bisogna tagliare, potare, eliminare gli eccessi. È inutile inventare nuovi enti per spiegare quelli reali. Piuttosto dobbiamo sfoltire e semplificare la realtà che già abbiamo. Come quando gli uomini si radono con rasoi affilati, privandosi della peluria e riscoprendosi uomini e non animali, coperti di pelle liscia e non di pelo. Se è positivo quest’essere non si sa; forse è solo fonte di sofferenza. In effetti l’uomo, al contrario dell’animale è consapevole. Ma consapevole di cosa? Della sua possibilità di azione e di conoscenza limitate dalla materia e dalla realtà, della sua impossibilità di conoscere quel Dio di cui pure percepisce la presenza non chiara e buona, ma oscura e incomprensibile. Ruggieri Lucia TELESIO La mia indagine, concentrandosi sulla natura, prevede che l’uomo, per conoscerla, non debba far altro che lasciarla parlare, affidandosi ai sensi. Ho individuato tre principi naturali attraverso i quali la natura agisce: il caldo, il freddo, entrambi forze incorporee, ed una massa corporea di cui essi necessitano per agire. Come io stesso ho scritto, coloro che prima di noi indagarono la struttura di questo nostro mondo e la natura delle cose in esso contenute lo fecero certo con lunghe veglie e grandi fatiche, ma inutilmente, come sembra. È questa la critica che ho mosso nel mio scritto “La natura secondo i propri principi” a quanti hanno preteso di conoscere la natura in base ai principi a priori, ignorando i sensi. Dio è il principio di conservazione di tutti gli esseri, ma agisce in base alle stesse forze naturali. Ho inteso la conoscenza come sensibilità e intelligenza. In base ai principi naturali ho spiegato la vita morale e intellettuale dell’uomo. Solo un aspetto non sembra sottostare a questi principi: la vita religiosa. L’oggetto di questa vita religiosa dev’essere un’anima generata direttamente da Dio. Grillo Paola e Marotta Emilia BRUNO Se per il mio collega Telesio la natura è una realtà autonoma che si regge su principi propri, da me viene piuttosto intesa come un organismo vivente universalmente animato. Il centro della mia dottrina è stato l'infinità della natura contrapposta alla finitezza propugnata da Aristotele e dalla Scolastica. E sono giunto a questa conclusione non da scienziato ma da filosofo vista l'infinità di Dio . La forma dell'universo , da me intesa, è appunto Dio, anima del mondo. Mentre la materia non è assoluta passività ma possiede già in sé le forme. La mia dottrina dell'infinità mi ha portato a quel rigoroso panteismo, pur avendo distinto Dio in mens super omnia e mens insita omnibus. Dunque, diversamente da Telesio, per il quale Dio è garante dell'ordine e dell'autonomia della natura, in quanto principio di conservazione di tutti gli esseri, io lo considero sia principio immanente che trascendente e ineffabile. Su quest'ultimo però, non mi soffermo affatto, del resto è ineffabile! L'uomo è per me una delle tante manifestazioni dell'energia universale , mentre per Telesio la natura si rivela all'uomo attraverso la sensibilità. Infine nella mia filosofia l'uomo può immedesimarsi nella natura conseguendo una sorta di eroico furore, mentre secondo il mio collega l'uomo può controllarla. Grillo Paola e Marotta Emilia CAMPANELLA Ho accettato la fisica di Telesio aggiungendo ad essa alcune integrazioni magiche e metafisiche. Ho considerato ogni cosa come animata. Come Telesio, ritengo che la vera sapienza sia quella fondata sui sensi. Nella mia metafisica ho diviso la conoscenza innata, che l’anima ha di se stessa, da quella acquisita, prodotta dalle cose esterne. Con la consapevolezza di sapere, di potere e di amare sono arrivato alla conclusione che l’essenza di tutte le cose è costituita da queste tre primalità: il sapere, il potere e l’amore. A queste tre primalità dell’essere si contrappongono quelle del non essere: insapienza, impotenza e odio, che si mescolano nell’uomo. Attraverso le tre primalità Dio creò il mondo e lo governa. Dalla potenza di Dio deriva la necessità, dalla sapienza deriva il fato, dall’amore deriva l’armonia. Ho cercato costantemente la realizzazione di un ideale Stato teologico universale, delineato nella “Città del Sole”, stato perfetto, ispirato alla religione naturale. Grillo Paola e Marotta Emilia BACONE Sapere è potere. Io uomo, essere naturale, creatura pensante, consapevole del talento che mi è proprio, ho onere e desiderio di farne il piedistallo per il raggiungimento di fini supremi. La natura, regnum hominis, potrà dunque essere espugnata solo mediante la scienza, la nostra scienza, la quale non trova argomenti, ma arti, non principi approssimativi, ma verità, non ragioni probabili, ma disegni di opere. Ma cosa impedisce ad essa di realizzarsi nella pienezza del mio essere? È ‘idolo’ radicatosi nella mente per riverenza nei confronti della sapienza umana. La verità, in ogni caso, è figlia non dell’autorità, ma del tempo, e si mostra gradualmente alla mia persona per mezzo di una interessante ricerca. È ancora una volta la scienza a farmi profeta. Mazzarelli Iolanda, Tancredi Micaela e Venditti Chiara GALILEO Scrutare il cielo; è stato questo il mio fine più ambizioso; il voler rendere l’uomo parte di un universo infinito. E così si rivelarono ai miei occhi le valli e gli anfratti lunari, i satelliti di Giove, che muovono con il pianeta intorno al Sole, innumerevoli altre stelle mai scorte prima, che si affollavano dinanzi al cannocchiale, imperfezioni sulla superficie del Sole, che l’hanno resa una comune e non divina stella. Tutto questo mi oppose alla Santa Madre Ecclesia, fedele all’interpretazione letterale delle Sacre Scritture; ma essendo impensabile considerare la Bibbia come realmente in contraddizione con la natura, poiché entrambi libri scritti, l’uno con il linguaggio del volgo, l’altro con quello matematico, sotto dettatura dello Spirito Santo, io continuai a credere che eventuali contrasti tra scienza e fede sono soltanto apparenti. E soprattutto che non è intento della Scrittura, il libro di “come al ciel si vadia”, dirmi “come il cielo vadia”. Dunque, sempre libera deve essere l’indagine naturale. Pertanto tutti mi conobbero come il creatore della scienza moderna. Mazzarelli Iolanda, Tancredi Micaela e Venditti Chiara CARTESIO E se fossi stato creato da un genio maligno? Se fossi stato plasmato da una potenza malvagia che m’inganna? Allora l’esterno, ogni cosa esterna, il cielo, l’aria, la terra, non sarebbe altro che illusione, incanto, sogno. Ma io sono, io esisto: m’inganni pure, tale creatura non saprà mai fare che io non sia nulla fin quando penserò di essere qualcosa: Cogito Ergo Sum. Io sono, io esisto: tali parole saranno vere ogni volta che le pronuncerò o che le concepirò nel mio spirito. Ma che cosa, dunque, sono io? Un uomo, certo. Ma che cos’è un uomo? Forse un corpo? In tal caso potrebbe appartenere al Maligno. Forse un’anima? In tal caso essa non avrebbe facoltà corporee, ma un attributo senza dubbio legato alla natura dell’io: il pensiero. Ma che cosa, dunque, sono io? Una res cogitans. E che cos’è una cosa che pensa? Una cosa che dubita, che concepisce, che afferma, che nega, che desidera, che disprezza, che crede, che sente. Cosa ho, dunque, fatto io? Ho portato a compimento il crollo di ogni direzione predeterminata … ma solo per ritrovare una certezza più salda: il “cogito”, il soggetto pensante. Mazzarelli Iolanda, Tancredi Micaela e Venditti Chiara L'UOMO DEL MEDIOEVO Medioevo età buia? No, non è così. Durante la mia epoca, infatti, l'arte e l'intera cultura subirono un forte sviluppo, in particolare dall'anno Mille, durante quegli anni che costituirono il Basso Medioevo. Alcuni studiosi vorrebbero anche unire il Medioevo con il periodo successivo, l'età Umanistico-Rinascimentale, creando un appiattimento che, però, oscura le specificità di entrambe le epoche. Accettando la teoria dell'originalità nella continuità, una mia specificità è senz’altro il teocentrismo: la religione su cui tutto si basa. Tra i miei grandi interpreti (ciascuno con le sue specificità!) Agostino, Tommaso e Ockham. Florio Giulia e Lunardo Martina L’UOMO DEL RINASCIMENTO Homo faber ipsius fortunae, la sorte è nelle mie mani. Io uomo, finalmente non più in balia delle mareggiate della sorte, l'uomo poliedrico come un diamante dalle infinite sfaccettature. E così il Rinascimento è frattura, spirito e ragione contro l'oscurantismo e il servilismo mentale del Medioevo, un aspro scontro tra la visione trascendentista teocentrica e universalistica medievale e quella umanistica, antropocentrica e individualistica rinascimentale. Ma non ci si può fermare qui, basti pensare al dilagare dell'interesse per l'alchimia, quanti uomini, grandi menti, si sono dedicati alla ricerca della pietra filosofale o di elisir onnipotenti? Permane, dunque, nel Rinascimento un sentore di continuità con il passato, originalità dunque nella continuità, un periodo caratterizzato dalla riscoperta filologica del classico ma ancora legato al passato prossimo del Medioevo, un ponte culturale di sintesi tra vecchio e nuovo proteso verso il futuro, un periodo difficile da definire: non già l'esaltazione della ragione del‘600-700, ma neanche più lo sterile ipse dixit medioevale. L'uomo si è avviato alla conquista del tempo, dell'io, dello spirito, dello spazi mentre le scoperte geografiche dilatano gli orizzonti mentali e fisici, pongono nuovi problemi e richiedono nuove impostazioni di pensiero… fino al passaggio dalla fine di una sicurezza millenaria alla modernità della Rivoluzione scientifica. Martone Alfonso UOMO DELLA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA I’ nacqui nell’anno 1543, partorito nei meandri scuri di una stamperia angusta, come angusta fu la mia ricerca di un posto nel mondo. Ecchime. Mi presento, gentile pubblico così lontano nel tempo! Il mio nome è singolare, De rivolutionibus, maledetto nome. Maledetto per me, che mi ha fatto tanti nemici; maledetto per tanti che in lui hanno patito; benedetto perché, per lui, tanto in là si è giunti. Questa natura, che per secoli ha spaventato con le sue ombre l’uomo, in quel nome, è diventata pura oggettività misurabile con la forza della ragione e del metodo. Come? Con l’arte nuova. La chiamano Scienza. No, non quella delle università medioevali, fatta di maestri, di bacchette e di quadri; ma fatta di studi, lunghi procedimenti, notti passate ad accecarsi su lenti, a guardare l’immenso, grande e piccolo, non per metterlo su un grande quadro freddo e sterile, ma per porlo tra le mani dell’uomo per il suo utile; fondata sulla matematica, non su astratte e vaghe teorie, per soddisfare l’eterno e insaziabile desiderio dell’uomo: il dominio tecnico e cognitivo. Martone Alfonso COMMENTO Ne Il piccolo principe, libro per ragazzi ma utile agli adulti, si legge: “ Essere uomo significa, precisamente essere responsabile”. Italia colabrodo? A parte le vicende più strettamente politiche o economiche, terremoti, frane, alluvioni…sembra che la natura si ribelli nel nostro Paese. A ben guardare, però, il più delle volte la responsabilità è dell’uomo, che magari ha costruito senza le dovute precauzioni, speculando sulla sicurezza, incurante dei rischi, o si è comportato da padrone e sfruttatore dell’ambiente. Europa diseguale? L’economia di mercato non basta: l’efficienza del mercato ignora la dimensione sociale e può creare ingiustizia. Mondo globale e nuove povertà? La globalizzazione, in presenza di asimmetrie normative, presenta pericoli e lo stesso sviluppo può creare sottosviluppo. Intanto … stiamo vivendo un periodo che percepiamo di grave crisi. A noi sembra si tratti di crisi economica e finanziaria certamente, ma anche crisi di quel “valore umanità” che è per l’uomo imprescindibile! Nel nostro tempo planetario lo scenario socio-politico-istituzionale è dominato dalla logica del mercato, del profitto e della tecnica. Le relazioni sociali sembrano essere sempre più all’insegna dell’individualismo e dell’utilitarismo. La dimensione dell’essere con … è messa in secondo piano. La persona è manipolata, indotta ai consumi, solo apparentemente libera. Sappiamo tutti che proprio il nostro Paese fu la patria dell’Umanesimo, il quale, dall’Italia, si diffuse in quell’Europa della cui Unione siamo stati, in età più recente, protagonisti. Se è vero che oggi tante indagini rivelano Italiani ed Europei “giustamente” sfiduciati e pessimisti, tuttavia, non intendendo certo essere scioccamente spensierati o sottovalutare i problemi quotidiani, temiamo che il pessimismo ed il lagnarsi a tempo pieno possano diventare pericolosi. Perciò ci piace ricordare come “ad un pensiero e ad una politica di salvezza” ispirati ad un nuovo umanesimo abbia invitato, nei suoi interventi e in tante sue opere, il filosofo e sociologo francese Edgar Morin, padre dell’epistemologia della complessità. Ad esempio, nel saggio La nostra Europa (vero e proprio manifesto per una rinascita della cultura e della politica europea nel tempo della globalizzazione) Morin afferma, con le seguenti parole, la necessità di un nuovo Umanesimo europeo e planetario: “Dobbiamo abbandonare il volto dell’umanesimo dominatore, impegnato a far diventare l’uomo solo padrone e possessore della natura, per riconnetterci invece, al volto dell’umanesimo europeo che ha esaltato il volere e la dignità di ogni essere umano, chiunque esso sia, da dovunque egli giunga”. “Il nostro compito – egli aggiunge – è quello di perseguire una mondializzazione di questo umanesimo: quello dei diritti umani, dei diritti della donna, della libertà-eguaglianza-fraternità, della democrazia, della solidarietà”. D’altra parte, se Morin è convinto che un concreto orientamento umanista, e dunque una politica di civiltà capace di solidarizzare il pianeta, possa salvare la persona e la sua vita sulla Terra, anche dal mondo dell’economia voci alternative (da Amartya Sen a Stefano Zamagni, alla stessa Unione Europea) cominciano a restituire la necessaria importanza ai diritti fondamentali, al bene comune, alla responsabilità, agli obiettivi ambientali e sociali, insomma propongono, oltre il profitto ed il mercato, un binomio di umanesimo e cittadinanza in cui lo stesso sistema economico metta al centro uomo e risorse naturali. Tancredi Micaela Tornando indietro sulla linea del tempo, che cosa avveniva nelle composizioni artistiche rinascimentali? La figura umana prendeva la parte più importante. La prospettiva lineare-centrica, in cui l'occhio mette a fuoco un punto unico dove convergono tutte le diagonali visive, sulle quali sono distribuite le figure in proporzione alla loro distanza o vicinanza rispetto allo spettatore, rappresentava il modo attraverso cui l'uomo guardava il mondo, senza più il filtro di una visione spirituale e religiosa, ma soltanto attraverso l'esperienza del suo occhio e la logica della sua ragione. La nuova tecnica fu lo strumento per rappresentare oggetti e ambienti nella loro dimensione spaziale, secondo lo specifico punto di osservazione dell'uomo. Se la prospettiva medioevale aveva una funzione ideologica, cioè rappresentava dei concetti, la prospettiva rinascimentale si caratterizzava come uno strumento di comprensione del reale da parte di un essere umano di cui si esaltava la dignità, ma la cui centralità non era egocentrismo, bensì consapevolezza del proprio ruolo nel mondo e consapevolezza dell'esistenza di un mondo circostante. Venditti Chiara In tempi più recenti, i limiti del modello antropocentrico occidentale sono stati denunciati dalle filosofie ambientaliste, che hanno sottolineato l'importanza di una prospettiva biocentrica, date le tragiche conseguenze dell'idea dell'uomo come padrone del creato. Tuttavia, la stessa assunzione di responsabilità, che le medesime ecofilosofie auspicano, non può non partire e non passare dall'uomo stesso. Al di là del delirio di onnipotenza della successiva modernità, il richiamo di Pico era alla libera scelta e, dove c'è scelta, c'è responsabilità. Ci sembra innanzitutto questo il volto dell'Umanesimo quattro-cinquecentesco al quale oggi potremmo riconnetterci ( responsabilità uomo-uomo, uomo-specie, uomo-natura, uomo-mondo artificiale). Il nuovo e concreto Umanesimo potrebbe essere oggi un'originalità nella continuità rispetto all'Umanesimo storico: un riagganciarci cioè ai valori dell'uomo e della sua dignità, un risvegliare il senso critico, un accettare la responsabilità per farsi libero artefice di un nuovo futuro. Sarà possibile trasformare in occasione il declino? LA CREATIVITA' NASCE DALL'ANGOSCIA COME IL GIORNO NASCE DALLA NOTTE. E' NELLA CRISI CHE SORGONO L'INVENTIVA, LE SCOPERTE E LE GRANDI STRATEGIE..... CHI ATTRIBUISCE ALLA CRISI I SUOI FALLIMENTI E LE SUE DIFFICOLTA' VIOLENTA IL SUO STESSO TALENTO E DA' PIU' VALORE AI PROBLEMI CHE ALLE SOLUZIONI. (Albert Einstein, Il mondo come io lo vedo, 1931) Mazzarelli Iolanda Laboratorio di progettazione didattica della classe 4aS3 . Riprese e montaggio video e cura della parte multimediale ad opera di Muto Biagio. Si ringraziano il dirigente scolastico prof.ssa Domenica Di Sorbo e la prof.ssa Marirosa Iacobelli.