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Globalizzazione e cambiamento dell’industria calcistica europea. di Gian Paolo Caselli, docente di Istituzioni di Economia e Economia dell’Integrazione Europea presso l'università di Modena e Reggio Emilia. 1) Spostamento dell'industria calcistica verso est Se esaminiamo la struttura fnanziaria dell’industria calcistica mondiale appare molto chiaramente una struttura piramidale ai cui vertici troviamo pochi campionati nazionali; questi campionati nazionali europei sono dominati da un numero molto esiguo di squadre che nel corso degli ultimi quindici anni si sono divisi la vittoria dei rispettivi campionati nazionali, delle coppe nazionali, della partecipazione ed eventuale vittoria della Coppa dei Campioni. Questa attuale confgurazione della industria calcistica europea è molto diversa da quella nata più di un secolo e mezzo fa, quando nella “free mason tabern“ il 23 ottobre del 1863 si ha la nascita del football moderno. Da allora il football da fenomeno europeo è diventata una attività sportiva mondiale e come tutte le attività umane il football della contemporaneità è stato investito e profondamente cambiato dal processo di globalizzazione. (Andreff)(Guglieminotti) Infatti la globalizzazione dal 1980 come ha radicalmente cambiato il funzionamento del sistema economico mondiale, così sta radicalmente cambiando la struttura dell’industria calcistica europea e mondiale. Grazie allo sviluppo delle telecomunicazioni, satelliti, multinazionale delle trasmissioni televisive, le immagine del calcio sono diventate uno spettacolo mondiale senza alcun confne nazionale e lo spettacolo calcistico è diventato parte fondamentale di quella che viene chiamato il “cosmopolitismo banale“ della cultura popolare. Si è così formata una ecumene calcistica mondiale composta da tutti coloro che al mondo sono appassionati e seguono davanti al televisore lo spettacolo calcistico mondiale e che vengono stimati essere circa un miliardo e duecentomila persone. Come si vede dal grafco seguente il fulcro della economia mondiale - come calcolato dal Prof. Danny Quah della London School of Economics - si sta molto velocemente spostando verso est mentre fno a due decenni fa si trovava ancora a ovest dell’Europa, sottolineando la centralità dell’Europa nel sistema economico mondiale, ma che sta perdendo importanza dato il crescente peso dei sistemi economici medio-orientali ed asiatici che si trovano a est dell’Europa. Questo spostamento dell’asse economico mondiale è facilmente riscontrabile nella sfera dell’industria calcistica guardando la provenienza geografca dei fussi fnanziari investiti nel calcio europeo . I fnanziamenti stranieri vengono soprattutto da est - Russia, Medio-Oriente petrolifero, Asia - ma negli ultimi anni soprattutto dalla Cina. Il Medio-Oriente e l’Asia stanno diventando potenze fnanziarie globali nel campo della sponsorizzazione e nell'acquisto di quote di maggioranza o minoritarie nelle società calcistiche europee e questa tendenza sta aumentando. Ricchissimi investitori stanno cambiando tutta la struttura calcistica europea in cui ormai investono somme rilevanti capitalisti asiatici, oligarchi russi, sceicchi arabi, capitalisti americani e cinesi. Tutto questo in poco più di dieci anni, da quando l’oligarca russo Roman Abramovich acquistò il Chelsea, squadra di Londra in grande diffcoltà economica e sportiva di Londra in cui ha investito circa un miliardo di dollari. I motivi per cui avvengono tali investimenti sono molteplici avendo gli investitori differenti funzioni e obiettivo: gli oligarchi russi come Abramovich (Chelsea) o Rybolovlev (Monaco) sono quello di acquistare rispettabilità senza alcuna intenzione di trarre proftti dagli investimenti compiuti; generalmente gli investitori americani come per esempio i Glazer (Manchester United) investono per fare un guadagno in conto capitale quando sarà il momento di vendere la squadra , mentre gli investitori arabi e cinesi hanno obiettivi più largamente politici. 2) La nuova struttura economica del sistema calcistico europeo. Il cambiamento della struttura economica del settore calcistico europeo è cominciata con gli anni novanta quando è iniziato il processo di commercializzazione del gioco del calcio. Tale processo è stato determinato da diverse decisioni di attori diversi: le grandi imprese di telecomunicazione erano sempre più interessate a trasmettere eventi sportivi per attirare spettatori e imprese che acquistassero pubblicità, la sentenza Bosman che liberalizza il mercato del lavoro dei giocatori da parte della corte europea di giustizia consentendone il libero trasferimento. L’ultimo attore di questo radicale trasformazione è l’entrata nel mondo del football della fnanza prima con una semplice attività di sponsorizzazione poi nella proprietà delle imprese calcistiche. Questo si rifette nella struttura fnanziaria delle società calcistiche, la cui fonte principale di reddito era rappresentata dalle entrate legate alle partite, a cui si sono poi aggiunte le entrate da sponsorizzazione e merchandising e da vendita dei diritti televisivi. Queste forze motrici del cambiamento della struttura economica dell’organizzazione economica hanno portato a partire degli anni novanta a una sempre crescente concentrazione della ricchezza in poche squadre calcistiche di grandi città che hanno non poco contribuito ad innalzare i compensi dei giocatori ed anche il prezzo dei biglietti. Un effetto di tale concentrazione della ricchezza è stato il crescente potere economico dei giocatori e dei loro agenti ed a una sempre maggior differenziazione fra squadre ricche e meno ricche nei vari campionati nazionali, diminuendo la capacità competitiva di tutte le squadre che non appartengono alla prima fascia per ricchezza fnanziaria. La vittoria del Leicester nel campionato inglese è una piacevole sorpresa, ma che non cambierà per niente il dominio delle esistenti squadre di elitè nei campionati nazionali e nella Champions League. La tabella a sinistra mostra quella che è la classifca europea per entrate prodotta da parte delle prime venti squadre europee. Come si vede la squadra vincitrice di questa classifca economica e fnanziaria è il Real Madrid, ma quello che è importante sottolineare è come ben 10 di queste squadre nella speciale classifca fnanziaria sono squadre inglesi ed è probabile che il Manchester United presto prenderà il posto del Real Madrid data la crescita continua dei proventi che vengono da i diritti televisivi e da altre fonti di entrata. Le squadre inglesi sono potenze fnanziarie, grazie anche all’infusso di fnanziamenti stranieri cospicui ma questo non signifca raggiungere successi sportivi nelle Coppe europee così come per il Paris Saint-Germain ampiamente fnanziato da capitali arabi. Il grafco sottostante descrive in modo esaustivo le relazioni economiche del calcio contemporaneo che costituiscono un vero e proprio ecosistema che si autoalimenta. Il cambiamento della struttura economica è iniziata negli anni novanta e il suo andamento determinato dall’affusso di denaro crescente per diritti televisivi, pubblicità dei marchi, partecipazione alle Coppe europee è visibile dal grafco sottostante . L’entrata di un nuovo fusso di capitali stranieri determina anche il cambiamento di proprietà delle squadre, trasferita da investitori nazionali ad investitori esteri. Questo fenomeno è soprattutto sviluppato in Inghilterra, dove l'internazionalizzazione della proprietà é più evidente. In questo campionato metà delle squadre ormai sono di proprietà non inglese. Un vecchio inno inglese dice “Rules Britannia, Britannia rules the waves”, ma attualmente l'Inghilterra non solo non comanda più le onde con la sua marina, ma non comanda più neanche il football nazionale. 3) Gli investimenti arabi I paesi arabi produttori di petrolio negli ultimi dieci anni hanno pesantemente investito nel calcio europeo sia attraverso sponsorizzazioni sia entrando direttamente nella proprietà delle società calcistiche europee. Sono almeno venti le squadre europee che sono sponsorizzate dalle linee aree del Golfo (Qatar ed Emirati Arabi Uniti), bastino alcuni esempi: Barcellona , Real Madrid , Paris Saint-Germain, Arsenal, Milan, Manchester City. Le linee aree del Golfo principalmente investono nella pubblicità dei propri marchi sulle magliette dei giocatori e sono diventati i massimi investitori nel settore superando le imprese tedesche di auto. La sponsorizzazione da parte dei paesi del Golfo nel campo della sponsorizzazione del marchio nei sei principali campionati europei è cresciuta vertiginosamente negli ultimi dieci anni; nel 2010 l’investimento era pari a 26,5 milioni di dollari, somma che è cresciuta sei volte nel periodo successivo. Nel grafco seguente è riscontrabile il sorpasso degli emirati arabi uniti sugli altri paesi che investono in tale settore, il periodo decisivo è quello successivo al 2013. Ci si deve chiedere quale sia il motivo di investimenti così rilevanti provenienti in gran parte soprattutto da due piccoli paesi del golfo come il Qatar e gli Emirati Arabi.Il motivo principale è quello di trasformare tali paesi con una grande rendita petrolifera disponibile in attività economiche che li rendano nel prossimo futuro potenze nella organizzazione di avvenimenti sportivi. La potenza della fnanza proveniente dal Golfo è tale da far in modo che i campionati mondiali del 2022 saranno organizzati in Qatar. Inoltre tali investimenti tendono ad avere un aspetto propagandistico con l’obiettivo di trasmettere un'immagine positiva dell’area che per molti aspetti non hanno dal momento che il loro apparato politico istituzionale è molto arretrato se non addirittura feudale. E’ sostanzialmente una grande operazione di soft-power per far dimenticare tale arretratezza con una superfciale opera di modernizzazione. 4) L'ondata cinese In Cina stiamo assistendo ad un tentativo che potremmo defnire di footbalizzazione forzata in modo da trasformare la Cina in una grande potenza calcistica entro il 2025 in modo da poter ospitare il campionato del mondo dell'anno successivo. Attualmente nel ranking Fifa la Cina è posizionata all’ottantaunesimo posto fra Cipro e la Giordania, nazioni che insieme hanno una popolazione di otto milioni di persone . Molto denaro ha cominciato a essere investito nel calcio cinese dopo che la squadra nazionale si è qualifcata per la fase fnale del campionato mondiale del 2002; e dopo un periodo segnato da episodi di corruzione, gli investimenti nel settore sono ripresi. L’esempio di tale nuovo sviluppo è rappresentato dall’ingaggio di David Beckam nel 2013 per un periodo di cinque anni , con un contratto di 50 milioni di sterline per essere l’ambasciatore del calcio cinese nel mondo. Nello stesso periodo è iniziato l’ingaggio di calciatori di secondo livello dai vari campionati mondiali, per poi passare ad ingaggiare giocatori più rilevanti negli ultimi tre o quattro anni. Tale corsa di giocatori di talento verso la Cina è facilmente spiegabile dall’altezza degli ingaggi pagati, come si vede dalla seguente tabella. Inoltre negli ultimi due o tre anni grandi investitori cinesi come Jack Ma di Alibaba, Jia Yueting and Wang Jianlin di Wanda stanno investendo molto pesantemente nel calcio europeo. Investono nella proprietà di società calcistiche ed in società che trasmettono spettacoli sportivi, sia in Cina che all’estero. La China Media Company l’anno scorso ha pagato un miliardo e trecento milioni di dollari per i diritti di trasmissione del campionato cinese nel 2016, mentre l’anno precedente erano stati pagati solamente 7,6 milioni di dollari . Ma questa ondata di investimenti fa parte di un programma molto più vasto del governo cinese che vuol far diventare la Cina una potenza calcistica per il 2025 e far crescere un ampio settore industrial-sportivo. Come accennato precedentemente l’obiettivo è quello di ospitare i campionati mondiali di calcio nel 2026. A questa attività si unisce l’operato del governo cinese per diffondere il gioco del calcio all’interno della Cina. Il ministro dell’educazione cinese ha deciso di costruire 20.000 scuole di calcio entro il 2017 in modo che le scuole di calcio diventino 50.000 nel 2025. Questa misura fa parte del piano in cinquanta punti presentato dalla federazione calcio cinese per sviluppare il settore calcistico interno. Non vi è dubbio che la Cina riuscirà a costruire un'industria del calcio sportivo come esiste nei paesi europei dove per esempio non è ancora riuscita la Russia. Il governo cinese nel piano di sviluppo della propria interna industria calcistica ha ovviamente fni non soltanto sportivi (la nuova powerhouse calcistica mondiale), ma anche di politica interna. Il governo cinese pensa un campionato nazionale di alto livello intorno al quale si coagulino gli interessi di una crescente classe media, prima l’interesse politico nazionale poi lo sport e gli affari seguono. E’ molto diffcile prevedere se questo enorme tentativo di creare una industria calcistica che riesca ad inserirsi nell'elite del calcio mondiale avrà successo. Il tentativo di creare una lega statunitense capace di competere con quelle europee non è stato certamente un successo: la lega americana viene soprattutto vista come un campionato in cui i vecchi campioni europei passano gli ultimi anni di attività . Inoltre ciò che è peculiare della Cina è l’uso in termini di soft power che viene fatto del calcio. La Cina dona e costruisce impianti calcistici a paesi in via di sviluppo in Africa ed America Latina usando il football come strumento, in una più ampia strategia per assicurarsi risorse energetiche e minerali. Per dare un esempio dell’uso del soft power calcistico basti ricordare che nel 2010 quando l’Angola ha ospitato il campionato africano di football, quattro nuovi stadi furono costruiti. Oggi l’Angola è il secondo fornitore di petrolio per la Cina. La stadium diplomacy ha un certo successo insomma. E’ certo interessante ricordare che tutta questa frenetica attività da parte del governo, forze imprenditoriali cinesi e stato cinese va inquadrato nel più importante processo di modernazzizazione dell'economia e società cinese per colmare quella che viene chiamata la “grande divergenza” (Rosenkranz). La grande divergenza è il fatto storico che la Cina alla fne del diciottesimo secolo aveva le stesse possibilità di sviluppo dell’ Inghilterra e dei più avanzati paesi europei. Questo sviluppo non avvenne ed esistono varie spiegazioni per tale fallimento. Il secolo diciannovesimo e quasi tutto il ventesimo furono due secoli di crisi e regresso per la Cina. La Cina attuale ha come obiettivo di colmare la grande divergenza e di riprendere il posto al vertice del mondo che la sua elité pensa spetti all’erede dell’impero di mezzo. L’operazione calcio fa parte di questo ben più vasto progetto. Se riuscirà il baricentro del calcio sicuramente si sposterà sempre più ad est, indice della declinante importanza mondiale della vecchia Europa. *Articolo pubblicato sul numero di giugno di Limes (“Il potere del calcio”)