03 impa tipibraidesi

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03 impa tipibraidesi
martedì 23 novembre 2004
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Ha sempre avuto la passione per il disegno: «A
15 anni vendevo già i miei quadri a olio». Ma la
“vocazione” non divenne un lavoro vero e proprio
«Il mondo, ma anche l’intero universo, sono il più
grande colorificio». E allora è logico pensare che
egli aspetti una manciata di polvere di stelle...
La sua pittura, un’originalissima arte... quasi scultorea, si è evoluta, focalizzandosi sui colori della natura
Le terre di Dino Sacchetto
C
on Dino Sacchetto chi scrive ha lavorato per circa dieci anni. Conoscerlo a fondo è un
po’ impossibile, perché è una
mente eclettica, sempre all’inseguimento del prossimo passo da
compiere.
Durante gli anni di lavoro comune ho imparato ad apprezzarne, oltre alle qualità umane, le
capacità professionali di grafico,
originale e innovativo per quanto le regole della carta stampata
lo consentano. In un secondo
tempo ne ho conosciuto l’espressione artistica: un impatto
fortissimo ma positivo, un cammino in costante evoluzione che
lo potrebbe portare ovunque.
Di fronte a un artista la prima
domanda è scontata.
La pittura – ma in questo caso sarebbe forse più opportuno
parlare di arte quasi scultorea
– è per lui un morbo genetico o
una scoperta dell’età matura?
«Ho sempre avuto la passione
per il disegno, la pittura, l’arte.
Ho dipinto oli, tempere, acquarelli. Ho anche fatto delle sculture. Da piccolo ero un piccolo
diavolo e mio padre rimaneva un
po’ perplesso quando mi osservava mentre per ore stavo a dipingere in un angolo senza staccarmi dal foglio e dai colori. A
15 anni vendevo già i miei quadri a olio».
Se tu avessi continuato su
Dino Sacchetto con la moglie Celestina, con la quale è sposato dal
1973. Hanno una figlia, Annalisa, che li sta per rendere nonni di una
nipotina. L’artista è nato a Macellai nel 1948 e ha lo studio a Pollenzo.
quella strada, chissà a che punto saresti, oggi...
«Sono un tipo che, quando si
accorge di aver imparato a far
bene una cosa pensa, immediatamente a che cosa farà dopo.
Nel tempo ho sperimentato nuove tecniche, ho intrapreso nuovi
studi per approfondire le mie conoscenze, e non solo in campo
artistico. Ho frequentato mostre,
ho realizzato cose mie».
Alle terre come ci sei arrivato?
«Appartengo totalmente alla
generazione del ‘68. Avevo ven-
Dino Sacchetto in una sala del circolo culturale “L’eremo” di Cherasco,
dove di recente ha allestito la sua ultima esposizione personale, che ha
riscosso molti apprezzamenti. Con “Braoggi” ricorda, parlando dei suoi
precoci inizi artistici: «Da piccolo ero un piccolo diavolo e mio padre rimaneva un po’ perplesso, quando mi osservava mentre per ore stavo a
dipingere in un angolo, senza staccarmi dal foglio e dai colori».
t’anni, non sono stato un hippy,
né ho fatto parte di gruppi particolari, ma l’influenza di quegli
anni, con input che arrivavano
da ogni dove, è stata fondamentale. La mia generazione ha rifiutato il mondo in cui viveva. Ci
siamo buttati nella mischia perché volevamo costruirne uno
nuovo. Siamo usciti presto dalle
famiglie di origine, ci siamo sposati giovanissimi. Una generazione, insomma, caratterizzata e
condizionata da una serie di
esplosioni sociali e familiari che
ci hanno proiettato su strade anche radicalmente diverse. Alla fine degli anni Settanta ognuno ha
fatto le sue scelte. E qualcuno
ha, se non cambiato, maturato
altri ideali. Tra le varie proiezioni, io ho seguito quella della riscoperta della natura, della coscienza ambientalista. Ho cominciato a frequentare luoghi e
parchi naturali, a studiare la natura; mi sono lasciato coinvolgere dalla splendida avventura dell’evoluzione umana. A, a poco a
poco, è nata una nuova passione:
quella di cercare di comprendere il mondo naturale e, attraverso esso, noi stessi. Scoprendo le
sabbie, i sassi, le terre diverse
per colori e consistenza. Il passo
successivo è stato quello di unirle, le mie due passioni, arte e natura, utilizzando la materia della
seconda per realizzare la prima.
Ho così cominciato a rappresentare il territorio in cui vivo utilizzando le terre del Roero. Mano a mano ho portato a casa nuove “materie prime”, poi hanno
iniziato a portarmene gli amici
di ritorno dai viaggi per l’Italia e
per il mondo. Così, dalla rappresentazione della mia terra, sono
passato a spazi più ampi, il mondo e oltre, fino all’universo, che
del mondo è il più grande colorificio».
Le tue mostre, però, soprattutto l’ultima che ho visto, sono anche espressione di forme
geometriche diverse.
«Rifacciamoci proprio alla mostra di cui tu parli. Tutte le opere che hanno forme triangolari
sintetizzano ed esprimono il Roero. Da qui prende il volo la mia
arte. Uso il triangolo, soprattutto
quello equilatero, per evidenziare l’unicità del Roero e con l’inserimento di forme spaziali lo
porto nell’infinito del cielo. Per
inquadrare, appunto, la dimensione locale in un respiro universale. Il Roero è la terra dove
affondano le mie radici, dove ho
vissuto, che mi ha ispirato i primi lavori, terra sorprendente,
aspra e dolce, forte, varia, unica, avanzata, però con un piede
ancora nel passato. La rappresento e cerco di dare espressione,
emozione ed eleganza alle forme con le sue stesse terre multicolori, ricche di storia naturale e
sociale. Da queste premesse salgo su nello spazio infinito, misterioso e affascinante, seguendo
l’evoluzione, e mi esprimo con
composizioni eseguite con gli
stessi mattoni dell’universo. Il
cerchio rappresenta l’universo
infinito che ruota e si espande;
cerchi sono i pianeti, cerchio è
il buco nero, un turbine affascinante e inquietante che assorbe
tutto, anche lo sfavillio delle luci, incutendo nello stesso tempo
paura e curiosità».
Che cosa fai prima di iniziare un’opera?
«Non un’opera: la ricerca primaria contempla tutte quelle che
saranno le mie opere. Osservare
il cielo, percorrere sentieri, toccare la natura e prenderla in mano, percorrere colline e montagne, calpestare greti di fiumi e
torrenti, sentire il mare, ondeggiare con gli alberi, cercare gli
animali, perdersi negli orizzonti di pianure e deserti, raccogliere tutto ciò che mi ispira:
sabbie, sassi, terre e legni, argille, canne, rocce, ciottoli, conchiglie, lava...».
Poi, nel suo studio, Dino seleziona e cataloga tutti i materiali. È da vedere il suo studio,
affascinante antro di un alchimista! Durante le fasi del per-
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LA CARTA D’IDENTITÀ
■ DATI ANAGRAFICI
Dino (Bernardino)
Sacchetto nasce a
Macellai il 20
febbraio 1948, da
papà Michele,
originario di Vezza, e
da mamma Caterina Magliano, nata
a Pollenzo. Ha un Fratello, Bruno,
nato nel 1955. Il 30 giugno 1973 si
sposa con Celestina Milanesio,
nativa della Veglia di Cherasco. Il 4
ottobre 1974 nasce Annalisa, che
lavora all’Arci di Bra e che presto
sarà mamma di Chiara.
■ LE ATTIVITÀ LAVORATIVE E GLI STUDI SVOLTI
Dopo le scuole elementari a Pollenzo, frequenta le medie e
la Scuola professionale di arte grafica ad Asti, presso il
collegio dei Padri giuseppini. Lavora, come grafico, per
cinque anni alla tipografia “La commerciale” di Alba e per 17
presso le “Nuove arti grafiche” di Savigliano. Dal 1986 al ’96
è nello studio grafico della “Società San Paolo” di Alba. Oggi
è un pensionato indaffaratissimo, con un po’ più di tempo da
dedicare alla sua arte. Ha lo studio artistico a Pollenzo.
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corso artistico nascono e si sviluppano idee e progetti e la creazione è un’opera meticolosa che
asseconda la naturalità dei materiali, però sperimenta la novità della tecnica, una tecnica assai precisa e ricercata, la sua,
studiata passo a passo, poiché
dev’essere capace dell’eternità,
come eterne sono, nella natura,
le terre, i sassi, l’universo, il quale mai cessa, ma continuamente
si evolve.
Dove arriveranno Dino Sacchetto e le sue opere è difficile
dirlo, poiché ci pare che uomo e
cose puntino all’universo, al
grande ritorno dell’uomo al cielo da cui un giorno piovve.
Già lo scrissi una volta e, nel
tempo, ne sono sempre più convinta: i sogni di Dino vanno oltre la terra.
Lui sta aspettando una manciata di polvere di stelle.
Caterina Brero
“Cielostellato”, opera datata 1998 di Sacchetto, oggi di proprietà del
gruppo astrofili “Columbia” di Ferrara. Il “Tipo braidese” di questa settimana ha la particolarità di essere stato per circa dieci anni collega di
lavoro della nostra redattrice Caterina Brero presso la “Società San Paolo” di Alba: dunque la loro conoscenza è ben radicata, ma la giornalista ammette che conoscerlo a fondo è impossibile, «perché è una mente eclettica, sempre all’inseguimento del prossimo passo da compiere».
“Ribauto” presenta le nuove Yaris Expo e Corolla:
I.P.
come resistere alla tentazione?
I
una cura nei particolari
successi di pubblico dei
che le conferiscono uno
due “open week-end”
stile unico e una persodi ottobre proposti dalla
nalità inconfondibile.
concessionaria Ribauto di
Il motore è 1.0 con vaSavigliano, leader nel setriatore di fase Vvt-i. È
tore vendita Toyota, per
disponibile a tre e cinque
presentare la Yaris Expo
porte, ha quattro airbag,
e la nuova auto del proAbs+Ebd, impianto augetto Corolla, hanno confermato il livello di affe- La nuova Yaris Expo da “Ribauto”: un equipag- dio con lettore cd, fendizione dei clienti verso que- giamento di lusso al prezzo della versione base! nebbia anteriori.
In sintesi, possiamo affermasta realtà, presente nel mondo au- zandosi anche nell’assistenza
tomobilistico locale da molti an- post-vendita, per seguire tutte le re: la neonata Yaris Expo ha un
ni, diventata un punto di incontro problematiche del “dopo la ven- equipaggiamento di lusso al prezprivilegiato per quanti ricercano dita” con un servizio completo, zo della versione di base.
Della linea Corolla che oggi
tecnologia e affidabilità dei pro- in orario “no stop” dalle 8 alle
dotti, quali sono la qualità delle 20. Alla concessionaria Ribau- propone parametri ancora più eleto si eseguono lavori di manu- vati nella sicurezza, nella tecnoauto Toyota proposte.
La gamma di scelta dei veico- tenzione ordinaria e straordina- logia e nel piacere della guida è
li è molto ampia e il cliente sa di ria, riparazioni di cristalli, servi- nata Corolla M-Mt, la prima con
poter contare su personale quali- zio di carrozzeria, e si possono motore diesel 1.4 da 90 cv con
ficato e competente, che conosce trovare ricambi originali e utiliz- l’esclusivo cambio manuale role sue esigenze per l’acquisto del- zare l’auto di cortesia, se neces- botizzato multimode manual trasmission. È possibile provare le
l’auto più consona, nella fascia sario.
In questo momento l’impegno nuove Yaris Expo e Corolla presprezzo che desidera.
Il ventaglio di scelta si amplia è quello di presentare al meglio so la Ribauto, con le altre vettuanche grazie alle proposte del- le due auto della stagione: la Ya- re della nota casa automobilistiris Expo, che ha tutta la geniali- ca giapponese, della quale la conl’usato.
La Ribauto, presente sul terri- tà e l’affidabilità della Yaris, con cessionaria è leader nella venditorio da ben 15 anni, si è svilup- una grande abitabilità e tecno- ta: Land Cruiser, Rav 4, Avenpata con due filiali ad Alba e a logia innovativa, con in più una sis... in via Morina 4, a Savi●
Roreto di Cherasco, specializ- ricchissima dotazione di serie e gliano (tel. 0172-31191).