N E W S - Ordine dei Veterinari di Mantova

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N E W S - Ordine dei Veterinari di Mantova
NEWS
DALL’ORDINE
L’Ordine dei Veterinari di Mantova organizza una serata con
l’On. Paolo Cova
che parlerà del Veterinario Aziendale
(Commissione Agricoltura della Camera)
il Dr Angelo Troi
che parlerà della Responsabilità del Veterinario nella professione
(Segr. Nazionale SIVELP)
VENERDI’ 24 GIUGNO 2016 alle ore 20.30
presso l’Associazione Mantovana Allevatori a Tripoli di San Giorgio (MN) - Strada Ghisiolo, 57
L’incontro è gratuito. E’ gradita la CONFERMA di partecipazione (email: [email protected]).
NO ECM
CORSI/CONVEGNI
L’Ordine è stato informato dei seguenti corsi e convegni:
1) Ordine Veterinari Como e Lecco: Dermatologia nei pets: quello che avreste voluto sapere e nessuno vi ha mai
detto! 25 giugno Oggiono (LC) – Email: [email protected]; sito: www.veterinaricomolecco.org
2) SCIVAC:
www.scivac.it
Corso introduttivo alla neurologia 10-11 settembre Genova - http://registration.evsrl.it
3) Università Milano: Cibo: la vita condivisa. Oltre il piatto. Milano 12-17 settembre [email protected]
4) AUSL Bologna: Sistematica e riconoscimento delle specie ittiche 2016 Casalecchio di Reno (BO) 2-3, 9-10, 16-17
dicembre - [email protected]
5) IZSVe: corso ECM on line (fino al 31/12/16) La banca dati regionale dell’anagrafe degli animali d’affezione del
Veneto - www.izsvenezie.it
Ricordiamo che per il congresso di AIVPAFE: Il prurito nel gatto: è solo un problema dermatologico? Mestre 2425 settembre - www.aivpafe.it
ECM: n° 6,8
c’è una quota di iscrizione agevolata per gli iscritti all’Ordine dei Veterinari: € 50,00 anziché € 120,00
CERCASI VETERIARIO/A PICCOLI ANIMALI
Cercasi collaboratore/trice, inizialmente part-time, da inserire in struttura avviata situata a Volta Mantovana. Non
si esclude la possibilità di collaborazione continuativa. Chi è interessato contatti la Dr.ssa Alessia Laba: 349/8382831
CERCASI INFORMATORE SCIENTIFICO
L’Ordine dei Veterinari di Reggio Emilia ci chiede di pubblicare la seguente offerta di lavoro:
“Chemi-Vit srl ricerca figure professionali plurimandatarie per l'informazione tecnico scientifica ai Veterinari, per i
propri prodotti dedicati al pet, in tutta Italia. Se interessati inviare un cv all'indirizzo [email protected], per fissare
un incontro conoscitivo.”
PROGETTO PROFESSIONALITÀ 2016/2017: BANDO PER I GIOVANI LOMBARDI
da email 17/06/16 Fondazione Banca del Monte di Lombardia
Fondazione Banca del Monte di Lombardia comunica che dal 15 giugno 2016 è attivo il nuovo bando Progetto
Professionalità "Ivano Becchi" - XVIII edizione (2016/2017), l'iniziativa annuale promossa dalla Fondazione a favore
della crescita professionale dei giovani lombardi. Sarà possibile iscriversi on-line fino al 15 novembre 2016:
www.fbml.it/presentazione-progetto-IT.aspx. In palio c’è la straordinaria opportunità di svolgere percorsi di
formazione professionale su misura, totalmente finanziati e gratuiti, in qualunque settore lavorativo, volti ad
acquisire nuove conoscenze e competenze altamente qualificanti. Requisiti: un’età compresa tra i 18 e i 36 anni,
risiedere o lavorare in Lombardia, avere un’esperienza occupazionale o di ricerca, anche pregressa, comprese
forme di contratto atipiche, collaborazioni, tirocini formativi, stage curricolari effettuati durante il percorso
universitario. Ciascun candidato presenterà una proposta di percorso pratico-lavorativo, da lui stesso elaborata, da
sviluppare presso imprese, associazioni, istituti universitari o di ricerca, scuole e pubbliche amministrazioni, centri
di eccellenza, in Italia – al di fuori del territorio lombardo - e in altri Paesi, per una durata massima di 6 mesi.
Spetterà al Comitato di Gestione il compito di selezionare i 25 progetti ritenuti più concreti, interessanti e
innovativi che verranno interamente finanziati a fondo perduto. Ad ogni vincitore sarà affiancato un tutor che lo
assisterà per tutta la durata della sua esperienza. Ad oggi sono 342 i percorsi finanziati, negli ambiti di
specializzazione più diversi, in ben 62 Paesi sparsi per il mondo.
Bando: www.fbml.it
Info: tel. 0382.305811 – e-mail: [email protected]
GATTINA SMARRITA
Una nostra iscritta, la Dr.ssa Manuela Costa, ci chiede di
diffondere l’annuncio di questa gattina, che ha un anno circa di
età, è di razza Siberiana e si chiama Amy.
Ha gli occhi azzurri e il pelo di color Seal Tabby Point.
Il contatto telefonico della proprietaria di Amy è 3386757705
(Daniela)
FISCO/SENTENZE/NORMATIVE
STUDIO DI SETTORE
NOVITA’ E CHIARIMENTI DALLE ENTRATE
da AnmviOggi 1 e 15/06/16
Con la circolare n. 24/E del 30 maggio 2016, l’Agenzia delle Entrate fornisce una serie di chiarimenti in merito
all’applicazione degli studi di settore e dei parametri per il periodo d’imposta 2015. Nella prima parte del
documento vengono analizzate le principali novità in relazione all’applicazione degli studi di settore per il periodo
di imposta 2015. Tra queste si segnalano:
- l’aggiornamento delle analisi di territorialità;
- l’approvazione dei nuovi indicatori di coerenza previsti dal D.M. 24 marzo 2014;
- l’applicazione dei modelli misti ai fini dell’elaborazione degli studi di settore su base regionale o comunale;
- l’intervento di revisione congiunturale operato dal D.M. 12 maggio 2016 con l’introduzione di 5 tipologie di
correttivi (interventi relativi all’analisi di coerenza economica; interventi relativi all’analisi di normalità economica
riguardanti l’indicatore “Durata delle scorte”; correttivi congiunturali di settore; correttivi congiunturali territoriali;
correttivi congiunturali individuali).
La circolare offre chiarimenti anche in merito ad altre novità, come l’approvazione di 70 evoluzioni di studi di
settore e di 5 specifici indicatori territoriali per tenere conto del luogo in cui viene svolta l’attività economica;
l’aggiornamento delle analisi territoriali a seguito dell’istituzione dei nuovi comuni; l’elaborazione di 4 studi su
base regionale mediante la metodologia dei “modelli misti”; la revisione congiunturale speciale (“crisi”) e alcune
novità che interessano la modulistica. Infine viene confermata la centralità della fase del contraddittorio e, in
particolare, le possibilità dell’utilizzo retroattivo delle risultanze degli studi di settore.
Infedeltà e premialità- Tra i chiarimenti di maggiore interesse, nel documento di prassi si rileva un’apertura
significativa sulle conseguenze dell’indicazione infedele dei dati ai fini dell’accesso ai benefici del regime premiale.
Secondo le Entrate, infatti, la permanenza nel regime risulta sussistere, infatti, se restano confermate l’assegnazione
ai cluster e le condizioni di congruità, coerenza e normalità economica. Al ricorrere di tali presupposti, pertanto,
non vengono meno le condizioni che consentono ai contribuenti di beneficiare dell’esclusione dagli accertamenti
analitico-presuntivi, della riduzione di un anno dei termini di decadenza per l’attività di accertamento e della
possibilità di determinazione sintetica del reddito complessivo, solo nel caso in cui lo stesso ecceda di almeno un
terzo quello dichiarato (invece che di un quinto come ordinariamente previsto). Inoltre, risultano sanzionabili (art.
8, D.Lgs. n. 471/1997) solo i casi in cui i dati e le informazioni, dichiarati in maniera infedele, risultano rilevanti ai
fini dell’applicazione degli studi di settore, in termini di assegnazione ai cluster di riferimento, di stima dei ricavi o
dei compensi, di calcolo degli indicatori di normalità o di coerenza.
Modulistica- La circolare descrive, inoltre, le novità in termini di modulistica. Da quest’anno, infatti, per
alleggerire le istruzioni e agevolare l’attività degli intermediari e dei professionisti contabili, queste ultime sono
state predisposte in maniera comune per i 204 modelli, relativamente ai quadri A (personale), F (dati contabili
impresa), G (dati contabili lavoro autonomo), T (correttivi crisi), X (altre informazioni rilevanti) e V (ulteriori dati
specifici), richiamabili per la maggior parte degli studi di settore e alle quali viene operato un rinvio all’interno
delle istruzioni dei singoli studi di settore.
Regime forfetario- Il documento di prassi si caratterizza, infine, per un intervento chiarificatore sugli obblighi
informativi in dichiarazione posti in capo ai contribuenti che hanno aderito al nuovo regime forfetario introdotto
dalla legge n. 190/2014. In particolare, il comma 73 dell’art. 1, legge n. 190/2014, nel disporre l’esclusione per i
contribuenti che applicano il regime forfetario dall’applicazione degli studi di settore, prevede che, con
l’approvazione dei modelli per la dichiarazione dei redditi, siano individuati, per i contribuenti che applicano il
regime forfetario, specifici obblighi di indicazione relativamente all’attività svolta. A tal fine il quadro RS del
modello UNICO 2016 include un nuovo prospetto denominato “Regime forfetario per gli esercenti attività
d’impresa, arti e professioni - Obblighi informativi”, in merito al quale sono già state fornite precisazioni nella
circolare n. 10/2016. Al riguardo, con la circolare n. 10/E del 4 aprile 2016 è l’Agenzia che “Tale prospetto deve
essere compilato dai soli contribuenti che hanno applicato il regime forfetario in argomento nel 2015, al fine di
fornire all’Amministrazione Finanziaria alcuni elementi informativi dalla stessa individuati per le finalità previste
dal citato comma 73. In particolare, i soggetti forfetari devono dichiarare, cumulativamente, le informazioni
relative al tipo di attività svolta (ad esempio, informazioni riguardanti i lavoratori dipendenti, i mezzi di trasporto,
i costi e le spese sostenute, i compensi corrisposti, i consumi e così via) indicate nei righi da RS374 a RS378, per
l’attività di impresa, ed nei righi da RS379 a RS381, per quella di lavoro autonomo. Nel caso vengano esercitate sia
attività di impresa che di lavoro autonomo, dovranno essere compilate entrambe le sezioni del prospetto.
SLITTA AL 6 LUGLIO IL VERSAMENTO DELLE IMPOSTE
Slitta dal 16 giugno al 6 luglio 2016, il termine per effettuare i versamenti derivanti dalla dichiarazione dei redditi,
dalla dichiarazione Irap e dalla dichiarazione unificata annuale da parte dei contribuenti che esercitano attività
economiche per le quali sono stati elaborati gli studi di settore. Lo prevede il Decreto del Presidente del Consiglio
dei Ministri, su proposta del Ministro dell'Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, che è stato firmato dal
premier Matteo Renzi e che è in corso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Dal 7 luglio e fino al 22 agosto 2016
i versamenti possono essere eseguiti con una lieve maggiorazione, a titolo di interesse, pari allo 0,40%.
IL TESTIMONE INCHIODA A PAGARE LA PARCELLA: NON
SEMPRE SERVE L’INCARICO SCRITTO
da Professione Veterinaria N. 13/aprile 2016
ll committente deve pagare il professionista che ha eseguito la prestazione (un progetto di agriturismo a cura di un
agronomo) anche in assenza di accordo scritto. Ci sono i testimoni. Bastano loro se fanno evincere l’esistenza di un
rapporto di collaborazione consolidato con il professionista e se questi ha poi effettivamente prestato l’opera. Lo
conferma la sentenza 2692/15 del tribunale di Treviso, che ha confermato la decisione del giudice di pace circa
l’esistenza del credito. La società committente negava l’affidamento dell’incarico, mentre il professionista chiedeva
il pagamento della parcella. Il giudice di pace gli dà ragione. E anche il Tribunale. Alla base c’è un principio della
Suprema corte per cui «il presupposto essenziale ed imprescindibile dell’esistenza di un rapporto di prestazione
d’opera professionale, la cui esecuzione sia dedotta dal professionista quale titolo del suo diritto al compenso, è
l’avvenuto conferimento del relativo incarico in forma idonea a manifestare, chiaramente ed inequivocabilmente, la
volontà di avvalersi della sua attività e della sua opera da parte del cliente convenuto per il pagamento di detto
compenso». I presupposti, secondo il Tribunale sono dati dalla figura professionale di agronomo, dal rapporto
consolidato con l’appellante, vigente durante la realizzazione del progetto, e il fatto stesso che l’agronomo
appellato, nel medesimo periodo, abbia realizzato quel progetto dettagliato. Secondo il giudice è da considerare
inverosimile che lo abbia fatto a titolo personale. Questi elementi sono sufficienti a dedurre l’esistenza dell’incarico.
È interessante notare che la sentenza di Cassazione richiamata dal giudice di Treviso concludeva a sfavore del
professionista (un ingegnere in quel caso) perché non aveva saputo dimostrare l’incarico in mancanza della forma
scritta. La testimonianza (portatrice di elementi indiziari) nel caso trevigiano è risultata invece decisiva: “Poiché il
contratto di prestazione d’opera intellettuale non richiede la forma scritta né ad substantiam né ad probationem,
l’incarico può ben essere conferito verbalmente e in tal caso la prova del conferimento può risultare da elementi
indiziari (Tribunale di Treviso, sentenza 2692, sezione Prima, del 03/12//2015). Si tratta di pronunce
giurisprudenziali che, pur essendo efficaci solo per le parti in causa, assumono una portata generale quando fatte
valere (ed eventualmente accolte) in altre sedi di contenzioso e quando sono idonee ad incidere sul comportamento
del Legislatore.
ACN 2015 PER LA SPECIALISTICA AMBULATORIALE: LA FNOVI
PUBBLICA PARERE LEGALE
da www.fnovi.it 13/06/2016
In esito alla definizione del nuovo Accordo 2015 per la specialistica ambulatoriale la Federazione Nazionale è stata
raggiunta da numerose istanze dei colleghi che lamentavano condizioni discriminanti rispetto alle altre professioni
e peggiorative rispetto all’Accordo precedente. Dopo aver ascoltato alcuni dei veterinari coinvolti, la FNOVI ha
commissionato al Prof. Avv. Luigi Fiorillo, Ordinario di Diritto del Lavoro presso l’Università di Napoli, la
redazione di un parere le cui argomentazioni potranno essere liberamente utilizzate dagli avvocati eventualmente
incaricati dai singoli sanitari per la redazione dei ricorsi che si ritenesse utile proporre. L’Accordo Collettivo
Nazionale sottoscritto lo scorso 30 luglio 2015 è intervenuto modificando il quadro giuridico esistente ed
introducendo disuguaglianze, discriminazioni e disparità di trattamento per quanto riguarda l'inquadramento dei
veterinari con la loro esclusione da alcuni istituti contrattuali economici. La nota pervenuta, dopo un preliminare
esame delle fonti normative che regolano il rapporto di lavoro a convenzione dei veterinari, e dopo
l’individuazione delle specifiche disposizioni contrattuali ritenute lesive dei diritti dei veterinari, conviene sulla
circostanza di essere di fronte ad un accordo collettivo che modifica in modo peggiorativo le condizioni
contrattuali precedenti. “Ciononostante – si legge nel parere – la fattispecie non configura la possibilità per il singolo
medico di far valere diritti quesiti in vigenza del precedente accordo atteso che nella fattispecie non è possibile ricorrere alla
strumentazione offerta dall’art. 2077 c.c., poiché il divieto di deroga in peius è posto dalla norma in esame unicamente per il
contratto individuale di lavoro in relazione alle disposizioni del contratto collettivo. Ciò posso, al fine di “aggredire” la nuova e
più sfavorevole disciplina contrattuale si dovrà ricorrere alla tutela apprestata dall’art. 1418 c.c. che stabilisce la nullità delle
clausole contrattuali quando sono contrarie a norme imperative di legge”. Premessa la necessità di accertare ed
individuare nel concreto e per ogni medico veterinario quali diritti risultino lesi dall’attuazione, da parte
dell’Amministrazione, dell’ACN in commento, il parere reso individua alcune possibili violazioni di norme
imperative, fermo restando la possibilità di accertarne altre all’esito dell’esame delle singole posizioni. Nel parere
rilasciato si legge che “tra le possibili violazioni … vi è quella dell’art. 36 della Costituzione che stabilisce il principio
secondo il quale il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e quotità del suo lavoro e la durata
massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge”: principio disatteso nell’Accordo laddove prevede l’esclusione
dei veterinari dalla possibilità di corresponsione delle indennità connesse all’attività esterna di fatto impossibile da
evitare stante le peculiarità delle competenze e mansioni proprie dei veterinari che potrebbe incorrere nel “rischio di
interrompere un pubblico servizio”. L’Avvocato sostiene inoltre che un “ulteriore profilo che potrebbe essere prospettato
riguarda l’ingiustificato arricchimento della P.A. che, dalle norme contrattuali (e quindi dal disconoscimento ai medici
veterinari di alcuni specifici emolumenti), consegue il vantaggio di beneficiare dell’attività lavorativa resa dai medici
veterinari, di fatto, con le stesse modalità osservate precedentemente alla sottoscrizione dell’ACN in discussione, senza dover
sopportare i relativi oneri economici (art. 20141 c.c.). Tale circostanza consente di sostenere il diritto del medico veterinario al
riconoscimento di un indennizzo a fronte dei “disagi” sopportati (attività di lavoro espletata fuori sede, oltre l’ordinario orario
di lavoro, con mezzi e a spese proprie), indennizzo che costituisce, quindi, un rimedio ad una situazione di iniquità”. “In tema
di arricchimento per giusta causa – si legge nel parere – preme rilevare come la Corte di Cassazione a sezioni Unite (sent. n.
10798 del 26.05.2015) sia recentemente intervenuta valorizzando il principio costituzionale del diritto di azione contro gli atti
della pubblica amministrazione, scolpito negli art.. 24 e 113 Cost., reputando inammissibile che la tutela del privato venga
obliterata da una scelta del soggetto pubblico che non risponda a situazioni di equità”.
FNOVI confida che il parere in argomento possa essere - com’era nelle sue intenzioni - di sostegno per le iniziative
che i sanitari attiveranno autonomamente ed informa che si attiverà per renderlo conoscibile anche agli altri
interlocutori coinvolti nell’esame della problematica in commento.
da www.donnamoderna.com/maggio 2016
CANI IN ASCENSORE: SI, COL GUINZAGLIO
da www.donnamoderna.com/maggio 2016
Nel mio palazzo alcuni proprietari vogliono far inserire nel regolamento condominiale una norma che vieti l’uso
dell’ascensore ai cani. Possono farlo?
NO. La riforma del condominio (Legge 220 del 2012) prevede, all’art. 16, che “le norme del regolamento non
possono vietare di possedere animali domestici”. Come spiega l’avv. Gabriele De Paola, esperto di diritto
condominiale, questo significa che ai cani è permesso anche di usufruire degli spazi comuni, giardini e ascensori
inclusi.
Da sapere: l’Ordinanza del 28/03/2007 del Ministero della Salute prevede che nei luoghi pubblici o aperti al
pubblico i cani debbano essere tenuti al guinzaglio. Se l’animale aggredisce un condomino, il proprietario è
ritenuto responsabile di averlo lasciato libero.
DOCUMENTAZIONE GIUSTIFICATIVA: PER QUANTI ANNI?
È importantissimo tenere tutte le pezze giustificative delle detrazioni ottenute, perché i controlli
dell'Agenzia delle Entrate sono sempre in agguato. Per quanto tempo? “Quest'anno hanno
allungato i termini degli accertamenti di un anno. Significa che è necessario tenere scontrini e
ricevute per 6 anni. Prima erano solo 5. Attenzione, però. Se si beneficia per esempio del bonus
ristrutturazioni, per cui la detrazione si applica per 10 anni, i documenti vanno conservati per
tutti e 10 gli anni, più sei (tempo massimo entro cui i controlli possono scattare sull'ultimo anno
del beneficio ottenuto). Quindi, per certe detrazioni bisogna tenere i documenti per almeno 16
anni”, ricorda l'esperta fiscale di Federconsumatori.
FARMACI
DIFETTI DI QUALITA’ VETFLURANE
Da nota DGSAF 10091 del 26/04/16
E’ pervenuta dal Ministero della salute la nota che segnala difetti di qualità in un medicinale ad uso veterinario:
Allerta rapida per difetto di qualità del medicinale per uso veterinario VETFLURANE Fl. 250 ml – n. AIC 104244025
– lotto n. 5NDM scad. 03/12/2017. Problema nel sistema di chiusura del flacone che dopo prima apertura potrebbe
non garantire una chiusura ermetica e sicura per l’utilizzatore. Un avvitamento troppo stretto potrebbe danneggiare
la filettatura e compromettere la chiusura ermetica del flacone.
Tipo di medicinale: anestetico generale. Principio attivo: isofluorano. Nomi commerciali: Vetflurane 1000 mg/g
vapore per inalazione liquido Fl. 250ml n. AIC 104244025. Forme farmaceutiche: soluzione per analazione.
E’ stato disposto il ritiro dal mercato fino all’utilizzatore finale delle confezioni del lotto n. 5NDM scad. 03/12/2017
del medicinale Vetflurane 1000 mg/g vapore per inalazione liquido Fl. 250ml. Sono stati richiesti alla società Virbac
Srl i rapporti sull’indagine della deviazione e sulla riconciliazione delle confezioni ritirate.
Per i dettagli si faccia riferimento alla nota:
www.ulss4.veneto.it/web/ulss4/Prevenzione/dfsa/normative/norme_nazionali/norme_nazionali/note_circolari_min
sal/all/2016/allerta_difetti_medicinali_uso_veterinario.pdf
COCCIDIOSTATICI E PRESCRIZIONE VETERINARIA:
POSIZIONI FVE E FNOVI
da Newsletter n. 21 FNOVI giugno 2016
La FVE è intervenuta in tema di coccidiostatici e prescrizione medico veterinaria.
La coccidiosi è una malattia parassitaria presente anche negli allevamenti con alti standard igienico-sanitari. I
coccidiostatici sono pertanto ad oggi ritenuti indispensabili per proteggere la salute e il benessere del pollame e
altre specie contro la coccidiosi. Il problema dei coccidiostatici è, al momento attuale, lo sviluppo di resistenza.
Attualmente i coccidiostatici sono per lo più registrati non come medicinali veterinari ma come additivi. Questo li
pone al di fuori dall’obbligo di prescrizione medico veterinaria. La posizione condivisibile della FVE di volerli
portare sotto controllo medico veterinario al fine di permetterne una migliore sorveglianza anche in termini di
farmacovigilanza e una loro riduzione nel tempo pone tuttavia alcuni problemi che necessitano di una attenta
riflessione essendo il problema, molto complesso. Il documento FVE non chiarisce se la collocazione dei
coccidiostatici in virtù della prescrizione rimarrebbe all’interno del Regolamento 1831 o se li vedrebbe passare sotto
la normativa del Medicinale veterinario e dunque dei Mangimi medicati. La differenza non è minima dato quanto
evidenziato nella disamina relativa ai vincoli posti dalla bozza di regolamento sui medicinali veterinari non solo
alla profilassi ma anche all’associazione di farmaci. Il problema della coccidiosi, particolarmente in coniglicoltura,
settore nel quale l’Italia è leader in Europa, è tale che difficilmente si riscontra un quadro così evidente da imporre
un trattamento specifico. I coccidi ci sono quasi sempre. Quello che differenzia la prognosi, al di là della maggior o
minor patogenicità di una specie rispetto all'altro, è il livello quantitativo, sia sui soggetti campionati, esempio
dopo necroscopia, oppure tramite controllo delle feci, del livello di oocisti nell'ambiente. L’endemicità, riconosciuta
anche dalla FVE, della coccidiosi, la necessità di trattare in profilassi e non in metafilassi e la presenza di un
arsenale diagnostico non propriamente efficace lascia, particolarmente per il settore della coniglicoltura, perplessi
nei confronti delle soluzioni prospettate dalla FVE dato che in questo settore è poco probabile vedere arrivare un
vaccino nei tempi utili alla programmazione prevista della loro riduzione. A questo si aggiungano le nuove
tendenze in tema di benessere animale che si indirizzano ai parchetti e non alle gabbie con conseguente
peggioramento del problema. Con il fondo in rete, gabbie, le feci cadono immediatamente nella fossa sottostante,
diminuendo quasi del tutto anche se non azzerandolo, il contatto oro fecale, e la possibilità di re-ingestione. Con i
parchetti questo non avverrà come già evidenziato da studi effettuati che indicano, in queste condizioni, un
peggioramento della coccidiosi. Se i coccidiostatici verranno riconosciuti come farmaci subordinati alla normativa
sul medicinale veterinario facendoli uscire dal Reg. 1831, si porrà il problema del come comportarsi in caso di
contemporanea presenza batterica in relazione alle difficoltà poste dalla normativa sui medicinali veterinari in
tema di associazioni dato che la coccidiosi non è mai una patologia franca ma fattore di indebolimento con
conseguente necessità di entrambi le classi di molecole; anticoccidici ed antimicrobici. Se ne potrà sicuramente
usare meno e con maggior razionalità, ma pensare che l'utilizzo dell'uno debba automaticamente escludere l'uso
dell'altro, pone dei gravi rischi per la comparsa di forme aggressive a livello intestinale. A quanto esposto si
aggiunga come il passaggio da additivo a medicinale, se ci sarà, comporterà la preparazione di un dossier diverso e
questo porterà a stock out di prodotto che potrà durare anche mesi. Se la prescrizione dunque deve fungere solo da
strumento di tracciabilità del trattamento, ai fini di una conoscenza del problema da parte degli organismi posti a
tutela della salute pubblica, di un maggior rispetto dei TS, più che un atto prescrittorio puro e semplice per ogni
consegna di prodotto (mangime) contenente un coccidiostatico o anticoccidico, complicata e poco gestibile, si
dovrebbe chiedere una definizione di Linee Guida Terapeutiche specifiche per azienda, in cui l'utilizzo del
coccidiostatico sia sotto la supervisione ed il controllo di un veterinario aziendale, che con verifica temporanea,
negli animali, ciclo per ciclo, autorizzi l'immissione di un specifico prodotto, per il ciclo in essere. Questo con
verifica laboratoristica che dovrebbe essere implementata anche e soprattutto, sul piano della ricerca.
RIDUZIONE DELL’USO DI ANTIBIOTICI IN ZOOTECNIA
di Giovanni Ballarini da Newsletter 15 giugno 2016 Georgofili
Premessa: in Senato, le Commissioni Agricoltura e Sanità del Parlamento riunitesi il 2 marzo scorso hanno deciso per una
riduzione dell’uso di antibiotici negli allevamenti italiani.
Certamente il problema non è il divieto dell’utilizzo di antibiotici in zootecnia ma l’approccio basato sul “buon
uso” o su un “uso consapevole”, per mantenerne la loro efficacia. Infatti, l’uso incontrollato di questi farmaci in
medicina umana e animale ha importanti conseguenze biologiche e ambientali; in particolare incide negativamente
sull’efficacia dei principi attivi che con l’utilizzo costante e indiscriminato degli antibiotici portano allo sviluppo di
ceppi di batteri resistenti che mettono a rischio la salute umana e animale. Pertanto è evidente che l’uso di
antibiotici in zootecnica è un argomento che va rapportato ad un contesto di carattere più generale che ha come
riferimento la salute delle persone, e trasversalmente coinvolge le filiere produttive, la salute pubblica e la
sostenibilità ambientale, integrandosi nel nuovo concetto di One Health (salute unica). Terminata la seduta, il
Governo ha sottoscritto diversi impegni, tra cui:
- promuovere e sviluppare, attraverso politiche adeguate e condivise, un sistema di allevamento italiano che faccia
un uso migliore e responsabile dei presidi sanitari in generale e degli antibiotici in particolare, riducendone
l’impiego in termini quantitativi, anche mediante l'introduzione di indici quantitativi, di portata oggettiva, della
salute degli animali allevati, ed attuando una attenta selezione dei principi attivi da utilizzare e delle diverse
modalità di utilizzo;
- adottare le necessarie iniziative che, in un'ottica di prevenzione della salute umana, mettano al centro il benessere
degli animali allevati e ne garantiscano condizioni di vita adeguate, in relazione all'esigenza di tener conto della
trasmissibilità delle malattie all'interno degli allevamenti, attraverso scelte volte a incentivare l'incremento di
allevamenti al pascolo o semi-pascolo nelle zone di montagna, dove gli ambienti e gli spazi lo permettono;
- a sostenere, attraverso incentivi coordinati di carattere nazionale e territoriale, il processo di miglioramento degli
alle-vamenti intensivi, più a rischio di trasmissibilità delle malattie, con adeguamenti di spazi e miglioramenti delle
condi-zioni ambientali rispondenti alle esigenze degli animali, coerenti con gli standard europei già assunti, dal
punto di vista normativo e delle buone pratiche già diffuse in gran parte del Paese;
- a promuovere, secondo un approccio di natura zootecnica, tutte quelle pratiche atte a finalizzare meglio e quindi
ridurre la necessità d’impiego del farmaco, secondo una visione moderna della zootecnia basata sullo studio di
strategie che rendano gli animali più resistenti all’insorgenza delle malattie, sviluppando una "zootecnia di
precisione", basata sulla migliore coscienza dei fabbisogni degli animali allevati nel nostro territorio;
- ad adottare un piano nazionale pluriennale già a partire dal 2016, basato sull’implementazione della road map
euro-pea, che preveda azioni disegnate considerando le peculiarità delle filiere produttive in termini di
organizzazione ed in-tegrazione con l’industria, con la finalità di promuovere un approccio zootecnico. In
particolare, detto piano dovrà in-centrarsi sulla necessità di: prevenire le infezioni batteriche e la loro diffusione;
sviluppare trattamenti alternativi agli antibiotici; promuovere ricerca ed innovazione; migliorare la comunicazione,
l’educazione e la formazione, oltre a creare un percorso condiviso tra Istituzioni e rappresentanti delle filiere, che
porti a declinare questi quattro punti in azioni utili a promuovere nuove conoscenze e modelli applicati basati
sull’approccio ad una zootecnia di precisione, quale elemento fondante per migliorare la sostenibilità delle filiere
zootecniche come punto centrale per mantenere la competitività del made in Italy sul mercato internazionale. Un
primo passo potrebbe essere l’inserimento d’indicazioni specifiche già nelle linee guida o nei requisiti per i regimi
nazionali di qualità certificati per le filiere zootecniche e/o nelle Linee programmatiche di settore;
- ad attribuire importanza al rispetto, da parte degli allevatori, di quanto contenuto nella linea guida "Biosicurezza
e uso corretto e razionale degli antibiotici in zootecnia" emanata dal Ministero della salute del febbraio 2012, e a tal
fine defi-nire una misura tipo a livello nazionale, finalizzata anche alla riduzione del consumo di antibiotici in
allevamento, che le Regioni e Province autonome possano inserire nei Psr 2015-2020;
- ad affiancare le linee strategiche con misure nazionali e regionali che stimolino i produttori ad adottare le
tecnologie adeguate a perseguire i fini della strategia nazionale, così da accelerare il processo di ammodernamento
delle filiere e il raggiungimento degli obiettivi stessi;
- a porre in essere efficaci misure nella direzione del rafforzamento delle attività di vigilanza e di contrasto degli
illeciti nel settore agro-alimentare, in un processo di semplificazione e coordinamento tra gli enti competenti, anche
con ri-guardo alle problematiche connesse agli approvvigionamenti on line di medicinali, assegnando il dovuto
rilievo allo strumento della ricetta elettronica, che anche nel settore veterinario potrebbe fornire un contributo
prezioso alle attività di controllo ed alla tracciabilità;
- ad assicurare un adeguato impulso finalizzato a rafforzare l'informazione sulla filiera produttiva, così da porre il
con-sumatore in condizione di effettuare scelte consapevoli, evitando l'acquisto di prodotti derivanti da
allevamenti che non offrono adeguate garanzie e che ricorrono a metodologie caratterizzate da eccessiva
intensività.
PICCOLI ANIMALI
SINDROME DEL VOMITO BILIARE NEL CANE: ANALISI
RETROSPETTIVA
Da www.vetjournal.it 08/06/16
La sindrome del vomito biliare (BVS) è una condizione storicamente associata al vomito di bile al mattino presto
ma è poco caratterizzata. Si pensa che il vomito sia il risultato del reflusso di fluido duodenale nel lume gastrico,
causa di irritazione della mucosa gastrica. Uno studio ha effettuato una ricerca delle cartelle cliniche del Colorado
State University Veterinary Teaching Hospital ricercando i termini “sindrome del vomito biliare” e ”cane” tra il
2002 e il 2012. L’ispezione visiva confermava la diagnosi di BVS. La diagnosi rimaneva quella di BVS per la durata
del contatto dell’animale con l’ospedale in 17 casi. Il trattamento includeva i pasti frequenti, i pasti in tarda serata,
gli agenti di controllo dell’acidità gastrica, i procinetici e i gastroprotettori. Miglioravano con la terapia 12 soggetti.
Non miglioravano o erano persi al follow up 5 cani. In 3 casi, la diagnosi di BVS veniva sostituita da quella di
adenocarcinoma gastrico, errori alimentari ed epatopatia. Il paziente più spesso oggetto di una diagnosi di BVS era
un cane maschio giovane, meticcio, castrato e con anamnesi di vomito cronico di bile. La risposta alla terapia
suggerisce che possano essere fattori importanti nella BVS una motilità gastrointestinale anormale, la gastrite
locale, il pH gastrico e la stimolazione del centro del vomito. I cani con diagnosi di BVS raramente ricevevano una
valutazione diagnostica sufficiente a qualificarla come diagnosi di esclusione, concludono gli autori.
LOMBARDIA, UNA APP PER RITROVARE O ADOTTARE UN
CANE O UN GATTO
da http://www.crs.regione.lombardia.it/citt-ssc/goSalutile.udg
E’ disponibile sugli store App Store e Google Play l'app Zampa a Zampa.
L'applicazione permette di
consultare direttamente dallo smartphone le informazioni dell'Anagrafe animali d'affezione
lombarda. Con un semplice 'clic' è possibile conoscere tutti i cani e i gatti adottabili
gratuitamente sul territorio regionale, ma anche cercare il proprio animale fra quelli smarriti e
accalappiati, consultare l'elenco di tutte le strutture di ricovero (canili sanitari, canili rifugio) e
dei veterinari accreditati all'Anagrafe e visualizzare la loro posizione su mappa.
Di seguito i link ai due store:
• Google Play
https://play.google.com/store/apps/details?id=it.lispa.siss.app.mobile.veterinaria.zampaazampa&hl=it
• App Store https://itunes.apple.com/it/app/zampa-a-zampa/id1096054507?mt=8
CARATTERISTICHE DEL SOFFIO CARDIACO GIOVANILE
Da Settimana Veterinaria n. 961/maggio 2016
I soffi cardiaci sono frequanti nei cuccioli, ed è talvolta difficile capire se essi sono fisiologici oppure no. Gli
obiettivi di questo studio sono stati quelli di descrivere la prevalenza dei soffi fisiologici nei cuccioli sani dell’età di
2-3 mesi, e di determinare se esista un collegamento tra un basso valore dell’ematocrito e l’auscultazione di un
soffio. Duecentottantanove cuccioli sono stati inclusi nella prima parte dello studio (parte pilota). La prevalenza dei
soffi fisiologici è stata del 15%. Essi sono di debole intensità (1/6 e 2/6 per il 37% e il 53% dei cani rispettivamente) e
intermittenti nel 44% dei casi. In entrambi gli studi: quello pilota e quello principale (che ha riguardato 30 cuccioli),
la presenza di un soffio cardiaco è stata correlata con l’ematocrito. Nessuna correlazione è stata stabilita tra la
presenza di un soffio e l’età, ma è stata riscontrata una bassa correlazione tra l’età dei cuccioli e l’ematocrito.
TRAUMA CRANICO NEL CANE E NEL GATTO
Da Vet.journal 6 giugno 2016
Si osserva nel 25% dei cani e nel 42% dei gatti affetti da politrauma, per i quali è un indice prognostico negativo,
con una mortalità tra il 18 ed il 24% nel cane. Della strategia diagnostica e terapeutica di questa condizione ha
parlato Raffaella Corsi (Med Vet, Dipl ACVECC, USA) al Congresso Internazionale SCIVAC (Rimini, 27-29 maggio
2016). Il trauma cranico è la risultante di una forza esterna, soprattutto di accelerazione/decelerazione, che porta
alla distruzione del tessuto cerebrale come conseguenza dello sviluppo di danni primari e secondari. Di fronte al
paziente con trauma cranico non si deve sottovalutare l’ABC dell’approccio clinico. Spesso questi pazienti
presentano altri segni sistemici (shock ipovolemico, ipossiemia, ipoventilazione). Questi, oltre ad essere possibile
causa primaria del decesso, peggiorano il trauma cranico attraverso la progressione del danno secondario. Quindi
è importante valutare lo stato del sistema respiratorio e cardiovascolare ed effettuare il trattamento necessario,
prima di passare all’indagine neurologica, che deve avvenire in secondo momento. Tra gli esami diagnostici per
immagini, la TAC è la scelta primaria, soprattutto nella fase acuta, mentre la RM è raccomandata per i pazienti con
TAC normale ma che non rispondono alla terapia. In uno studio sul valore della RM precoce, l’esame era normale
nel 66% dei casi. Il trattamento deve innanzitutto essere rivolto al controllo del danno secondario. La
stabilizzazione iniziale è focalizzata alla stabilità all’apparato cardiovascolare, con fluidoterapia e farmaci
vasopressori, e respiratorio, con ossigenoterapia qualora indicata e ottimizzando la ventilazione polmonare. E’
importante sollevare la testa del paziente con un’inclinazione di circa 30° per non compromettere il flusso cerebrale
e facilitare il drenaggio venoso, riducendo il rischio d’ipertensione intracranica. L’ossigenoterapia è indicata
nell’immediato, in seguito solo se necessario; è preferibile evitare i sondini nasali mentre sono preferibili flow by,
gabbie a ossigeno e intubazione. Occorre fare attenzione ad evitare l’iperossia. Il tipo di fluido da utilizzare per la
fluidoterapia è oggetto di controversia per la tendenza del cervello danneggiato a sviluppare edema. La soluzione
salina ipertonica e il mannitolo sono attualmente considerati la prima scelta. Non sono raccomandati invece i
colloidi. Se è necessaria una analgesia/sedazione, la prima scelta son gli oppioidi abreve durata d’azione, come
fentanyl e sufentanyl. Gli steroidi invece sono controindicati per il rischio di iperglicemia, immunosoppressione,
ritardata guarigione tissutale, ulcere gastriche, stato catabolico, con peggioramento della prognosi. Molto
importanti sono la nutrizione e il nursing care. La nutrizione enterale o parenterale dovrebbe essere iniziata entro
12 ore dal trauma cranico. Questi pazienti hanno spesso una ridotta motlità gastrointestinale e in tale caso è
consigliabile includere un agente procinetico. Gli elettroliti dovranno essere monitorati spesso, ogni 8- 12 ore, per
evidenziare ed eventualmente correggere ipomagnesemia, ipernatremia, iponatremia e iperpotassiemia. La
craniectomia decompressiva rappresenta l’ultima spiaggia, le cui indicazioni sono fratture del cranio aperte o
depresse, emorragia progressiva, rimozione di corpi estranei o di ematomi e peggioramento dello stato clinico
nonostante una terapia medica aggressiva. Il trauma cranico è una patologia che si evolve nel tempo e il paziente
deve essere rivalutato spesso da un punto di vista neurologico e sistemico. La sopravvivenza è stimata intorno
all’86% nel cane e all’85% nel gatto.
ARTRODESI DEL GOMITO NEL CANE
da La Settimana Veterinaria - n°961/maggio 2016
L’artrodesi del gomito viene utilizzata come alternativa chirurgica solo nel caso in cui il proprietario non sia
favorevole all’amputazione dell’arto. La funzionalità deambulatoria del cane, in caso di amputazione, può risultare
migliore rispetto alla presenza di un gomito sottoposto ad artrodesi, purché le articolazioni dell’arto controlaterale
siano sane. Il cane, dopo l’artrodesi, non ha una buona qualità deambulatoria, dal momento che è preclusa la
possibilità di flesso-estensione del gomito. Le patologie che possono richiedere l’esecuzione di artrodesi del gomito
sono: gravi fratture articolari non ricostruibili, lussazioni traumatiche croniche o congenite, concomitanza di
instabilità articolare mediale e laterale, pseudoartrosi oppure grave malattia articolare degenerativa secondaria a
displasia inveterata. La tecnica chirurgica è complessa e prevede un accesso caudo-laterale al gomito, esponendo il
terzo distale dell’omero e il terzo prossimale dell’ulna. Per fresare le cartilagini articolari è necessario effettuare una
prima osteotomia del processo olecranico; in seguito, per rendere piatto il margine caudale dell’ulna, dove verrà
applicata la placca, è necessario effettuare una seconda ostectomia curvilinea. Una volta esposto l’osso subcondrale,
si fissa l’articolazione con un angolo che può variare tra 110° e 140°, applicando una placca caudale dal terzo
prossimale dell’ulna al terzo distale dell’omero. L’olecrano osteotomizzato viene successivamente fissato alla
porzione mediale del condilo omerale con una vite a compressione oppure con una banda di tensione. In questa
tecnica chirurgica, è raccomandato l’innesto di tessuto osseo spongioso. Durante l’esecuzione della procedura
chirurgica è fondamentale preservare le strutture vascolo-nervose. Una lesione al nervo radiale, infatti, inficia il
risultato funzionale della chirurgia, precludendo la possibilità al paziente di poter utilizzare l’arto.
COMPLICANZE DELL’ARTRODESI DEL GOMITO Questo tipo di chirurgia non viene effettuata frequentemente.
In letteratura, è riportato solo un articolo pubblicato nel 1996, che raccoglie 12 casi di artrodesi effettuate con
tecniche differenti, quali fissazione con placca, incroci di fili di Kirschner e utilizzo di viti a compressione. In questo
lavoro, è riportata un’incidenza di complicanze minori del 30%, legate alla mobilizzazione degli impianti e risolte
con la rimozione. Le complicanze maggiori, che hanno portato all’amputazione dell’arto, si sono verificate in 3
cani: cedimento degli impianti in cui l’artrodesi era stata effettuata con fili di Kirschner (2 casi) e presenza di
un’infezione cronica (1 caso). Tutti i cani, nel controllo a lungo termine, hanno manifestato un’andatura anormale:
solo 4 cani su 9 appoggiavano l’arto al passo, 4 presentavano un appoggio intermittente, mentre 1 cane non ha mai
utilizzato l’arto. In letteratura, non è stato ancora riportato l’utilizzo di placche bloccate per effettuare questo tipo
di tecnica, sebbene vengano comunemente utilizzate nella pratica clinica anche per questo tipo di procedura.
Pertanto, a oggi, non è possibile effettuare confronti con gli altri tipi di impianti utilizzati.
LA MALATTIA DELLE UNGHIE: L’ONICODISTROFIA LUPOIDE
da La Settimana Veterinaria - N°957/aprile 2016
Questa malattia è presente soprattutto nei cani di età compresa tra 3 e 8 anni, ma può colpire ogni fascia di età. Il
Pastore tedesco, il Rottweiler, il Setter gordon, lo Schnauzer e il Barboncino sono sovrarappresentati. Questa
affezione è una sindrome che può avere una causa autoimmune, un’ipersensibilità alimentare o una reazione a
farmaci. Il coinvolgimento delle unghie deriva da una reazione dei linfociti all’interfaccia tra l’epidermide e il
derma. All’istologia, si osservano cheratinociti apoptotici, come nel lupus eritematoso. Nel 30% dei cani colpiti, si
osservano anticorpi anti-nucleo (la loro ricerca non rappresenta quindi un test diagnostico). I segni clinici sono
onicoressi, onicoschisi, onicomalacia e onicomadesi, senza nessun’altra lesione sulla restante area cutanea. Le
lesioni iniziano su un’unghia, poi in meno di due mesi si diffondono ad altre unghie di arti diversi. Gli animali
vengono portati alla visita tardivamente, la maggior parte delle volte dopo 1-8 mesi e solo se l’animale ha iniziato a
manifestare dolore (che è presente solo in un caso su due, spesso legato all’onicomalacia, che corrisponde al
rammollimento dell’unghia). In generale, non si nota perionissi, a meno che no si sovrapponga un problema
infettivo. L’evoluzione di questa sindrome è ciclica, anche senza trattamento le lesioni possono migliorare
notevolmente, per poi aggravarsi successivamente. La diagnosi differenziale resta abbastanza povera e include le
vasculopatie, che però possono essere escluse se il cane non ha ricevuto alcun trattamento e non è stato vaccinato
nei tre mesi precedenti. La diagnosi può essere confortata dall’analisi istologica (che comunque non è
patognomonica), che si realizza effettuando l’exeresi della terza falange di un dito su cui sono presenti lesioni, ma
che tuttavia è un dito poco importante (preferibilmente uno sperone). Nel caso delle infezioni batteriche è presente
anche un’onichite, in questo caso è necessario risolvere prima il problema batterico (bagno antisettico,
eventualmente associato ad antibioticoterapia). Il trattamento si basa sull’impostazione di una dieta ipoallergenica,
con supplementazione in acidi grassi essenziali. In caso di onicoalgia, si utilizzano FANS. Poiché la malattia è
ciclica, è abbastanza difficile valutare il contributo del trattamento al miglioramento; se dopo due mesi non si
osserva alcun progresso, si può provare con la somministrazione di:
• un’associazione di doxiciclina (5-10 mg/kg) e nicotinamide (250 mg/kg tre volte al giorno per un animale di peso
inferiore a 15 kg, 500 mg/kg tre volte al giorno per un animale di peso superiore);
• pentossifillina (10 mg/kg due volte al giorno);
• prednisolone (1 mg/kg/die).
Gli stress meccanici (caccia) sono sconsigliati; quale trattamento igienico extra è consigliata la limatura delle
unghie, associata a un indurimento (colla o smalto speciale).
INTERVENTI ASSISTITI CON GLI ANIMALI (IAA), NOTA
ESPLICATIVA DEL MINISTERO
da Il Veterinario d'Italia nr. 107 del 14 giugno 2016
Il Ministero della salute ha emanato una nota esplicativa (n. Prot 0013013 del 26.05.2016) per agevolare
l’interpretazione del capitolo 9.4 “Disposizioni transitorie” delle Linee Guida nazionali relative agli Interventi
Assistiti con gli Animali (IAA), definendo in modo specifico i criteri per il riconoscimento della formazione
pregressa degli operatori. In seguito all’approvazione, il 25 marzo 2015, dell’Accordo tra il Governo, le Regioni e le
Province autonome di Trento e Bolzano per l’applicazione delle Linee Guida nazionali sugli IAA, emanate dal
Ministero della Salute, era emersa la necessità di definire un sistema di valutazione per gli operatori già in possesso
di un titolo alla data del 25 marzo 2016, ossia ad un anno dall’entrata in vigore dell’accordo. Secondo quanto
specificato nella nota, formazione pregressa ed esperienza maturata dovranno essere perfezionate entro il 25 marzo
2018. Il riconoscimento dei percorsi formativi sarà basato sulla valutazione dei corsi o dei seminari già effettuati e
sulla loro equipollenza con quanto indicato dalle Linee Guida. La domanda per il riconoscimento, redatta secondo
il modello allegato alla nota, dovrà essere inviata al Centro di Referenza Nazionale per gli Interventi Assistiti con
gli Animali che procederà alla valutazione, in collaborazione con il Ministero della salute.
Consulta la nota esplicativa del 26 maggio 2016:
www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2016&codLeg=55038&parte=1%20&serie=
PIÙ LONGEVI I LABRADOR NUTRITI E ALLEVATI IN MODO
OTTIMALE
Da Vet.journal 1° giugno 2016
Uno studio ha descritto la longevità e le cause di mortalità di 39 Labrador con pedigree adulti (12 maschi, 27
femmine), sterilizzati, di età mediana di 6,5 anni all’inizio dello studio e tenuti in condizioni di stabulazione e
allevamento simili. Il punteggio di condizione corporea veniva mantenuto tra 2 e 4 in una scala a 5 punti variando
trimestralmente l’alimentazione offerta. Si valutava statisticamente l’impatto dei cambiamenti del peso corporeo e
della composizione corporea sulla longevità. Dieci anni dopo l’inizio dello studio, i cani venivano classificati in 3
gruppi in base alla durata della vita: 13 (33%) con durata della vita Attesa (da ≥9 a ≤12,9 anni), 15 (39%) con durata
della vita Lunga (da ≥13 a ≤15,5 anni) e 11 (28%) con durata della vita Eccezionale (≥15,6 anni), di cui 5 ancora in
vita. Il sesso e l’età al momento della sterilizzazione non erano associati alla longevità (P ≥ 0,06). Il peso corporeo
aumentava in maniera simile in tutti e 3 i gruppi fino all’età di 9 anni; in seguito, da 9 a 13 anni, il gruppo con
durata della vita Eccezionale aumentava di peso e il gruppo con durata della vita Lunga perdeva peso (P = 0,007).
L'assorbimetria a raggi X a doppia energia rivelava che l’aumento di massa grassa assoluta era più lento fino all’età
di 13 anni per i cani con durata della vita Lunga, rispetto a quelli con durata della vita Attesa (P = 0,003), mentre
tutti i gruppi perdevano una quantità simile di massa magra assoluta, (P > 0,05). L’aumento percentuale di massa
grassa e la perdita percentuale di massa magra erano più lenti, e la modificazione del rapporto massa grassa:massa
magra era minore, nei cani con durata della vita Eccezionale e Lunga rispetto ai cani con durata della vita Attesa
fino all’età di 13 anni (P ≤ 0,02). La densità minerale ossea totale era significativamente minore nei cani con durata
della vita Attesa rispetto quelli con durata della vita Eccezionale e Lunga (P < 0,04). Lo studio indica che il
mantenimento della massa corporea magra e il ridotto accumulo di grasso corporeo durante tutto il corso della vita
erano fattori chiave nell’ottenere una maggiore durata della vita. I risultati suggeriscono che la combinazione di un
piano nutrizionale di elevata qualità con una gestione dell’animale e una cura della salute appropriate sono
importanti per ottenere una percentuale maggiore di quanto atteso di Labrador che vivono ben oltre la durata della
vita attesa per la razza: l’89,7% (95 % CI 74,8-96,7 %) dei cani erano vivi all’età di 12 anni e il 28,2% (95 % CI 15,645,1 %) raggiungeva una durata della vita eccezionale ≥15,6 anni.
#ESTATEINSIEME AI VETERINARI: CANI E GATTI IN FORMA
ANCHE IN VACANZA
da Notizie Anmvi 3 giugno 2016
Parte anche quest’anno la Campagna #estateinsieme promossa da Royal Canin, in collaborazione con ANMVI ed
ENPA. L'obiettivo è di garantire il benessere di cani e gatti anche nel periodo estivo e ricordare l’importanza della
visita di controllo dal veterinario prima di partire per le vacanze. “Il benessere di cani e gatti è per noi
fondamentale. Per questo, abbiamo deciso di stare vicino ai proprietari anche in questo delicato periodo dell’anno,
realizzando delle facili guide con tutti i consigli per organizzare al meglio il viaggio con i nostri amici a 4 zampe
ma anche per affrontare la calura del periodo estivo in città, al mare o in campagna” afferma Flavio Morchi,
Direttore della Comunicazione Scientifica di Royal Canin Italia. L’afa e l’umidità del periodo estivo infatti
colpiscono anche cani e gatti mettendo a rischio il loro benessere e la loro salute, soprattutto quando sono cuccioli o
gattini, oppure anziani o in sovrappeso. La campagna #estateinsieme coinvolgerà 5.000 ambulatori veterinari e 700
punti vendita specializzati in cui verranno distribuiti materiali informativi, locandine, espositori e cartoline.
“Partecipiamo con convinzione a questa campagna che sensibilizza al possesso consapevole con messaggi positivi
sul valore della relazione con il proprio pet. Per godere l’estate e le vacanze con la meritata spensieratezza bastano
pochi accorgimenti che il Medico Veterinario sarà ben felice di dare ai proprietari. Si tratta di piccole ma
fondamentali precauzioni che garantiscono il benessere del cane e del gatto di famiglia e ne favoriscono
l’adattamento alla stagione calda, all’esposizione all’aria aperta, ai viaggi e al cambio di habitat. Una visita
veterinaria durante i mesi estivi e prima della partenza può massimizzare il piacere della convivenza con il pet in
un periodo dell’anno in cui si fa più assidua, ravvicinata e ricca di appagamento reciproco” dichiara Marco Melosi,
Presidente ANMVI. Nella sezione dedicata del sito www.royalcanin.it/estateinsieme sarà possibile consultare il
libretto Royal Canin con tutti i consigli per affrontare al meglio il viaggio con l’amico a 4 zampe. Ma non solo: tutti
i proprietari che si registreranno sul sito www.royalcanin.it/estateinsieme parteciperanno al concorso
#estateinsieme ad estrazione finale: i più fortunati avranno la possibilità di vincere due soggiorni per due persone a
Londra e Vienna per assistere a due eventi mondiali dedicati al cane e al gatto: il Crufts di Birmingham,
l’esposizione canina internazionale più rinomata in Europa e il Fife World Cat Show, l’esposizione mondiale
dedicata ai felini. Per ogni registrazione Royal Canin donerà un pasto ai cani e ai gatti ospiti delle strutture ENPA
di tutta Italia. “Sono campagne come queste che permettono di sensibilizzare i proprietari di cani e gatti
sull’importanza di tutelare sempre il benessere degli amici a quattro zampe e di dedicare loro tutte le attenzioni
che meritano” dichiara Marco Bravi, Presidente del Consiglio Nazionale ENPA e Responsabile Comunicazione e
Sviluppo Iniziative.
Locandina: www.anmvioggi.it/images/LOCANDINA_ESTATEINSIEME.pdf
CONSENSO DEGLI ESPERTI SUI SEGNI COMPORTAMENTALI
DEL DOLORE NEI GATTI
da Settimana Veterinaria n. 962/maggio 2016
Alcuni veterinari inglesi che si occupano di medicina felina hanno cercato di oggettivare i segni comportamentali
necessari e/o sufficienti a indicare dolore nel gatto. L’identificazione di segni comportamentali affidabili del dolore
permetterebbe di avere un metodo di rilevamento efficace e non invasivo, applicabile da persone diverse in
contesti diversi (a casa o in clinica). In effetti, alcuni proprietari possono osservare questi cambiamenti nel
comportamento senza rilevare la loro importanza clinica, considerandoli, ad esempio, un effetto inevitabile
dell’invecchiamento del loro animale. Il dolore è multidimensionale e coinvolge le vie sensoriali-discriminative
(intensità, durata e localizzazione) ed emozionali. Per il momento, solo la scala Unesp Botucatu
(http://bit.ly/1MhNAcS) sembra sicura per valutare questi ambiti, ma è valida soltanto nel contesto della postovarioisterectomia nella gatta. Inoltre, richiede interazioni e la misurazione di parametri fisiologici. Una review
della letteratura ha elencato 67 comportamenti collegati al dolore nel gatto. Gli esperti sono stati invitati a indicare
per ciascuno se il comportamento era presente in caso di malattia acuta o cronica, se fosse un indicatore affidabile
(e sufficiente) del dolore, e la sua prevalenza in caso di dolore lieve o intenso. Non meno di 23 segni sono stati
consensualmente identificati come “sufficienti” per stabilire la presenza di dolore. 5 di questi sono frequenti solo in
caso di forte dolore (cambiamento del comportamento alimentare, evitamento della luce, grugniti, gemiti, occhi
chiusi), 18 sono comuni in caso di dolore lieve o intenso (vedere sotto). Tra questi, la modifica del temperamento
indica un dolore cronico, con alcune remissioni temporanee. In effetti, il temperamento è un tratto costitutivo
dell’individuo. Un gatto con dolore cronico potrebbe essere descritto come agitato o irritabile sul lungo periodo,
essendo divenuto il dolore una parte integrante della sua costituzione, ed essendosi adattate le sue predisposizioni
comportamentali all’impatto del dolore. La difficoltà a urinare è stata interpretata come un segno di dolore, ma
senza consenso sulla sua intensità. Nessun segno è stato riconosciuto “necessario” per indicare uno stato doloroso.
E’ stato chiesto a Thierry Poitte (diploma interuniversitario dolore, libero professionista a l’île de Ré, CharenteMaritime, Francia): Che interesse ha individuare segni comportamentali del dolore nel gatto?
Nel gatto, le manifestazioni funzionali del dolore sono meno probanti rispetto al cane in quanto, trattandosi di una
specie preda, tende a nascondere la sua vulnerabilità. D’altra parte, l’esame ortopedico è più difficilmente
realizzabile e il proprietario è meno attento ai segni che confonde con la vecchiaia. I disturbi del comportamento e
l’interazione sociale sono le chiavi per la valutazione. Collegare elementi indicativi di una situazione dolorosa a tre
aree territoriali (isolamento, esplorazione, aggressione) ne facilita l’esplorazione sia per il veterinario che per il
proprietario.
Quali sono i loro limiti?
I 23 segni individuati sono indicativi, ma non sempre specifici per il dolore. È quindi opportuno ricercarne un
numero significativo confrontandolo poi con l’esame clinico che associa l’esplorazione, la palpazione e
manipolazioni di intensità progressiva. In assenza di strumenti pratici, il ricorso a questi criteri può apparire
fastidioso per il veterinario, nonostante il suo interesse sia innegabile.
SEGNI CHE DEVONO ALLERTARE
Gli esperti considerano i seguenti segni sufficienti per indicare uno stato doloroso. Sono comuni, a prescindere dal
livello del dolore: zoppia, difficoltà a saltare, andatura anomala, riluttanza a muoversi, reazione alla palpazione,
ritiro/evitamento, assenza di toilettatura, scarsa propensione al gioco, diminuzione dell’appetito, diminuzione
dell’attività in generale, diminuzione dello strofinamento contro gli esseri umani, modifica dell’umore,
cambiamento del temperamento, postura ingobbita, modificazione del peso, leccamento di una regione, testa
abbassata, blefarospasmo.
LASERTERAPIA NEGLI ANIMALI ESOTICI
da Professione Veterinaria n. 12/aprile 2016
Il laser terapeutico sfrutta principalmente i diodi come sorgente e può utilizzare sia basse potenze (P <500 mW: low
level laser treatment LLLT) che alte potenze (P > 500 mW: high level laser light treatment HLLLT). Il laser
chirurgico può essere a diodi, a CO2 o YAG (cristallo attivo di ittrio e alluminio) e utilizza unicamente le alte
potenze (P nell’ordine di alcuni Watt). Durante l’utilizzo di una metodica laser, tutti gli operatori presenti
all’interno della stessa stanza devono munirsi di adeguati occhiali protettivi per evitare danni alla retina, così come
gli occhi del paziente dovrebbero essere protetti mediante garze.
Tutti i laser terapeutici lavorano su lunghezze d’onda comprese tra 630 e 905 nm (rosso-infrarosso) che permettono
di raggiungere profondità fino a 6-7 cm, agendo pertanto a livello cutaneo, sottocutaneo, muscolare, osseo e
articolare. La Laserterapia rappresenta un interessante supporto alle comuni terapie farmacologiche o il
trattamento di elezione nei confronti di alcune patologie che non rispondono alle terapie tradizionali. A seguito di
interessanti risultati clinici nell’applicazione della laserterapia in corso di alopecia nel cane, questa è stata
impiegata anche nel furetto dove ha avuto ottimi riscontri, con stimolo della ricrescita del pelo e riduzione di
prurito in casi di alopecia da iperadrenocorticismo in corso di lesioni cutanee da grattamento, già dalle prime
applicazioni. La stessa tecnica è stata impiegata negli uccelli da compagnia affetti da autodeplumazione, con
riscontri altalenanti (15 giorni di applicazioni giornaliere). Il laser terapeutico si è dimostrato un utile supporto
nella gestione di patologie dentali e ascessi nel coniglio. Grazie all’azione antinfiammatoria e antidolorifica, la
somministrazione di 4-5 applicazioni laser a cadenza giornaliera, prima della chirurgia di estrazione dentale e
l’associazione all’antibiotico nella fase post-chirurgica favoriscono un recupero più rapido e limitano le
complicanze come lo sviluppo di infezioni o la deiscenza dei punti intra-orali. In caso di ascessi dentali il
trattamento ne favorisce la riduzione delle dimensioni in fase pre-chirurgica, facilitando la chirurgia e migliorando
i tempi di guarigione. Lo stesso effetto è stato ottenuto in caso di ascessi auricolari e sottocutanei delle tartarughe,
con riduzione della componente infiammatoria. L’utilizzo del laser in questi casi è in grado di ridurre l’edema della
zona trattata in pochi giorni. In nessuno di questi casi la laserterapia però sostituirsi alla chirurgia, che tuttavia
risulta facilitata dalle migliori condizioni dei tessuti. A seconda delle dimensioni dell’animale e delle caratteristiche
dell’apparecchio laser, gli effetti benefici della laserterapia possono essere sfruttati anche in tessuti più profondi, a
livello osseo ed articolare. Nel campo degli animali esotici la laserterapia è stata impiegata per il trattamento di
fenomeni artrosici e artritici di conigli anziani e in corso di artriti asettiche in cheloni, con esiti soddisfacenti.
L’applicazione più comune del laser terapeutico rimane ad oggi il trattamento delle ferite, a partire dalla
cicatrizzazione per seconda intenzione delle ferite chirurgiche, fino a ferite contaminate caratterizzate dalla perdita
anche di ampie zone di tessuto, in tutte le specie. La terapia con laser permette infatti di ridurre dolore e
infiammazione, e favorisce una più rapida rigenerazione dei tessuti con riduzione dei tempi di guarigione,
sfruttando in primo luogo l’azione sui fibroblasti immaturi. Si sconsiglia invece l’uso del laser su tessuti che
sanguinano e in caso di sospetta neoplasia, in quanto è presupponibile il rischio di una bio-stimolazione anche
sulle cellule tumorali con effetti non prevedibili. Si consiglia, in caso di neoformazioni, di eseguire sempre un
esame citologico e/o istologico. Nell’impostare un corretto protocollo terapeutico è bene tenere in considerazione
che:
• I dosaggi vanno mantenuti bassi nel trattamento di patologie acute, dove il tessuto è già in fase reattiva, mentre
vanno alzati in corso di patologie croniche;
• L’impulso laser agisce solamente su tessuti vascolarizzati per cui non ha effetti benefici in corso di necrosi. In
questi casi deve essere applicato ai margini della ferita per stimolare la rigenerazione a partire dai tessuti sani;
• Il laser riduce enormemente la sua capacità di penetrazione se utilizzato su tessuti non tricotomizzati o sporchi;
• Il manipolo deve sempre essere mantenuto perpendicolare alla superficie da trattare;
• I trattamenti possono essere eseguiti a scansione (si tratta una zona ampia muovendo lentamente il manipolo su
tutta la superficie) o per punti (si individuano dei punti trigger che vengono stimolati ad ogni trattamento).
INNOVAZIONI: CANE SINTETICO PER VETERINARI IN ERBA
da www.sivemp.it 09-06-2016
Un’azienda statunitense fabbrica manichini di cane completi di organi interni e di sangue per semplificare le
esercitazioni degli studenti di veterinaria. Questi corpi sintetici costano circa 25.000 euro e saranno presto in
dotazione presso le Università della Florida. Il cane sintetico ha un battito cardiaco, un sistema circolatorio,
polmoni che si gonfiano e sanguinano quando un chirurgo incide col bisturi sulla sua carne.
Il vantaggio sta inoltre nel non aver piu’ bisogno di cadaveri di cani Ogni corpo di cane sintetico puo’ essere
operato fino a 40 volte. Del resto il fabbricante fornisce una assitenza dopo la vendita e questi manichini vengono
costantemente riparati per mantenere integre le loro potenzialità.
La prossima tappa sarà quella di fare dei gatti sintetici per scopi analoghi.
GRANDI ANIMALI
PIANO IBR
Il nostro iscritto Dr. Carlo Rosignoli (IZSLER Sezione di Mantova) ci ha gentilmente inviato il recente Piano
IBR della Regione Lombardia e i moduli per il conferimento campioni all’IZSLER da parte dei Veterinari
aziendali responsabili.
I colleghi buiatri interessati possono chiedere all’Ordine l’invio per email di tali documenti.
Si segnala inoltre che nella riunione dedicata al Piano IBR, svoltasi il 24 maggio presso la sede dell’Istituto, un
collega ha dimenticato un paio di occhiali da vista. Gli occhiali si trovano attualmente presso la segreteria
dell’IZSLER e possono essere richiesti alla Sig.ra Elena.
ZOOTECNIA: DAI DRONI AI MACCHINARI, QUANDO
L'INNOVAZIONE FA LA DIFFERENZA
da www.fieragricola.it 30/05/16
L’innovazione è il fertilizzante di ogni impresa: la ricerca incessante di nuovi processi, canali e prodotti è un driver
sicuro per la competitività. Non fanno eccezione le aziende agricole, ovviamente. Una verità di cui gli stessi
imprenditori sono ben consapevoli. Non solo, i benefici delle nuove tecnologie spesso si traducono anche in
vantaggi per l’ambiente. L’agricoltura mai come in questi anni ha mostrato una grande vitalità sotto questo
aspetto: droni e nuove macchine, sistemi che consentono di valorizzare gli scarti e dispositivi sempre più efficienti
per l’automatizzazione (soprattutto nella zootecnia). A Fieragricola Post abbiamo affrontato spesso queste novità:
ecco le più interessanti. La zootecnia è sempre più centrale per tutto il primo settore. Non stupisce, quindi, che
proprio su questo comparto si concentrano i maggiori sforzi di miglioramento tecnologico di prodotti e processi.
Un tema che è stato al centro dell’ultima edizione di Fieragricola. Nei giorni di fiera sono stati protagonisti, tra gli
altri, anche il nuovo sistema di mungitura robotizzata Double Grabber, l’ultima evoluzione del Sitrex Virage, il
carro miscelatore per l'alimentazione dei bovini da latte, e le macchine Mixeat della serie Alimix. Presente anche la
tecnologia la tecnologia verticale di miscelazione OMAS di Sgariboldi. Una delle novità più interessanti degli
ultimi anni sono i droni applicati all’agricoltura. Non è un caso che Fieragricola abbia dedicato agli apparecchi a
pilotaggio remoto un’intera area. Ma l’attenzione a questi gioiellini tecnologici è stata confermata anche dal
magazine della Fiera, che ha dedicato ad Agrodron, il primo drone agricolo prodotto in Italia, un approfondimento
ad hoc. Certo, non tutta l’innovazione in agricoltura vola come i droni. Molti sistemi, al contrario, hanno i piedi per
terra, per continuare la metafora. Proprio al miglioramento delle performance di terreni e serre sono dedicati due
novità di cui ci siamo occupati recentemente. La prima è Bioflash, una macchina per la geodisinfestazione a basso
impatto ambientale, che utilizza vapore d'acqua e sostanze a reazione esotermica per rendere più efficiente il
processo di coltivazione dei terreni nelle serre ortofloricole. La seconda si chiama HTC ed è una tecnologia in grado
di produrre fertilizzante ed energia a partire dai residui vegetali.
DISPONIBILITÀ, USO ED EFFICACIA DI ANTIELMINTICI IN
ALLEVAMENTO
da AnmviOggi 14/06/16
Su richiesta dell'Agenzia Europea dei Medicinali, la FVE propone un sondaggio per conoscere la situazione nel
nostro Paese. I prodotti antielmintici negli animali da reddito conoscono una difformità di utilizzo, disponibilità ed
efficacia nei vari Stati dell'Unione Europea. Per conoscere la situazione nazionale, fra cui quella italiana, la FVE ha
lanciato un survey di 12 domande: www.surveymonkey.com/r/G27LZ2Z
La compilazione del questionario richiede pochi minuti. SIVAR incoraggia i Colleghi italiani a dare il loro apporto.
Lo scenario- L'esigenza di approfondimenti è stata espressa dall'EMA (European Medicine Agency) alla quale
saranno trasferiti i risultati della consultazione veterinaria promossa dalla Federazione dei Veterinari Europei.
Sugli antielmintici, l'EMA sta conducendo studi scientifici ed è in preparazione un reflection paper basato su
raccomandazioni del Comitato Veterinario Europeo che incoraggia- fra le altre azioni- i Veterinari a segnalare la
mancata efficacia di questi prodotti (anche negli animali da compagnia).
Sull'ipotesi di escludere l'obbligo di prescrizione veterinaria - anche solo a determinate condizioni di sicurezza per
la salute pubblica e animale previste dal nuovo Regolamento europeo dei Farmaci Veterinari- la FVE si è già
espressa negativamente. In alcuni Paesi Europei, non è previsto l'obbligo di ricetta veterinaria per questi prodotti.
Le autorità regolatorie europee stanno anche prendendo in considerazione il problema della resistenza a questi
trattamenti e le possibili alternative.
Le domande del survey- Il sondaggio FVE - oltre a richiedere il Paese di appartenenza e il settore professionale
d'esercizio- sono focalizzate sulla disponibilità di prodotti antielmintici sul mercato per i trattamenti nelle
principali specie d'allevamento (bovini, suini, equini, pollame, ecc), sul regime di dispensazione (se solo su
prescrizione medico veterinaria) e sulla qualità delle informazioni contenute nei foglietti illustrativi ( adeguate e
sufficienti in fatto di dosaggio, specie, indicazioni di trattamento, ecc.). Altre domande si basano: sulla prassi
professionale in fatto di impiego off-label degli antielmintici, per riuscire a trattare in modo appropriato gli animali
(es. variazioni rispetto al dosaggio o alle indicazioni d'impiego, su specie diversa da quella utilizzata, ecc.);
sull'efficacia riscontrata nei casi di utilizzo attenendosi al foglietto illustrativo; sulla segnalazione di
farmacovigilanza in caso di inefficacia; sul ricorso a test diagnostici prima del trattamento con antielmintici. Infine,
la FVE invita i Veterinari a far sapere se vi siano malattie parassitarie per le quali non è disponibile un prodotto
antielmintico adatto in Italia e se siano disponibili vaccini (autologhi compresi).
BENESSERE ANIMALE, CONTROLLI SULLA PROTEZIONE
DEGLI ANIMALI DURANTE IL TRASPORTO - ANNO 2015
da SIVeMP OnLine nr. 110 del 17 giugno 2016
Pubblicata la relazione annuale sui controlli effettuati nel 2015 sul trasporto di animali. Il documento sintetizza
l’attività ispettiva svolta dalle ASL, dagli Uffici Veterinari per gli adempimenti comunitari (UVAC), dai Posti di
Ispezione Frontaliera (PIF) e dagli Organi di Polizia. I controlli della ASL sono condotti sulla programmazione
basata sul rischio dettata dal Piano Nazionale Benessere Animale (PNBA) vigente, mentre UVAC e Polizia Stradale
collaborano in questo campo, dal 2011, secondo il Protocollo d’Intesa tra Ministero della Salute e Ministero
dell’Interno per potenziare i controlli sul trasporto di animali vivi. In totale, sono state eseguite 18.275 ispezioni
relative a 15.641 mezzi di trasporto, oltre 9 milioni di animali e 15.616 documenti di accompagnamento. Secondo la
classificazione europea le ispezioni sono state:
• 13.252 di tipo 1 - ispezioni non discriminatorie effettuate nei luoghi di partenza per i lunghi viaggi e al
macello dopo lo scarico;
• 4.329 di tipo 2 - ispezioni non discriminatorie effettuate durante il trasporto, ma anche nei luoghi di
destinazione diversi dal macello, come centri di raccolta, fiere, mercati, stalle di sosta, allevamenti;
• 694 di tipo 3 - ispezioni non discriminatorie effettuate dopo il completamento del trasporto per verificare il
rispetto dei periodi di viaggio e di riposo.
Le non conformità riscontrate sono 495: 177 riguardanti la documentazione, 111 relative alle pratiche di trasporto,
allo spazio disponibile e all’altezza, 106 riguardanti l’idoneità degli animali al trasporto, 40 ai mezzi di trasporto, 34
all’abbeveraggio, all’alimentazione e alla durata dei periodi di viaggio e di riposo, 27 ascrivibili ad altri casi. Le
sanzioni amministrative applicate sono state 425. I dati sono stati raccolti attraverso la nuova tabella generale,
introdotta dal 1° gennaio 2015 con la Decisione di esecuzione della Commissione 2013/188/UE. La progressiva
esclusione dalla rendicontazione delle ispezioni sul benessere animale condotte di routine durante la visita antemortem al macello ha portato ad un’apparente riduzione dei controlli del 2015 rispetto all’anno precedente, pari al
28,6%. Il dato si mostra per contro più aderente alla realtà dei controlli svolti in campo. Contestualmente si
evidenzia un incremento percentuale delle sanzioni comminate rispetto alle ispezioni effettuate (da 1,8% del 2014 a
2,3% del 2015).
Consulta la relazione 2015: www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2507_allegato.pdf
MIELE DI MANUKA PER LE FERITE DEL CAVALLO: ATTUALI
CONOSCENZE
Da www.vetjournal.it 01/06/16
In aggiunta alle proprietà generiche del miele, il miele di manuka ha un’attività antimicrobica non perossidica
ampiamente attribuita al metilgliossale. Ai fini commerciali, il miele di manuka viene confrontato con un
antisettico standard, il fenolo, per fornire una misura della sua attività antimicrobica, definita Unique manuka
factor (UMF). Maggiore è l’UMF, maggiore l’attività antimicrobica. Tuttavia, evidenze recenti indicano che il miele
di manuka possa anche modulare la risposta antinfiammatoria attraverso l’attivazione del recettore toll-like 4 dei
monociti favorendo la produzione di citochine importanti nella riparazione e rigenerazione tissutale. Recenti studi
sull’effetto del miele di manuka nella guarigione per seconda intenzione delle ferite dell’arto distale del cavallo
hanno mostrato che le ferite trattate con miele di manuka UMF 20 andavano incontro a una minore retrazione e
guarivano più velocemente rispetto alle ferite non trattate. Utilizzando questo modello di guarigione delle ferite,
gli effetti primari del miele di manuka sembravano essere associati alla modulazione della reazione infiammatoria
iniziale piuttosto che all’attività antimicrobica. Sulla base delle conoscenze attuali, il trattamento con miele di
manuka dovrebbe essere iniziato il prima possibile dopo lo sviluppo della ferita. Laddove la contaminazione
batterica sia consistente, si dovrebbe usare miele con UMF ≥15. Se da un lato il bendaggio migliora il contatto tra il
miele e la ferita e può essere indicato nei primi stadi di guarigione della ferita, un bendaggio prolungato può
portare alla produzione di tessuto di granulazione eccessivo. Se si effettua un trattamento topico in assenza di
bendaggio, non è necessariamente preferibile utilizzare una maggiore quantità di miele. Al contrario, applicando
regolarmente uno strato sottile di miele si ottimizza il tempo di contatto. L’applicazione 2 o 3 volte al giorno sulle
ferite aperte può migliorare l’efficacia. Il miele di manuka dovrebbe essere applicato per almeno 21 giorni dopo il
ferimento ma può essere di beneficio l’applicazione fino alla guarigione pressoché completa della ferita,
concludono gli autori.
PREVISIONE DELLE INFEZIONI INTRAMAMMARIE DURANTE
L’ASCIUTTA
Da Vet.journal 15 giugno 2016
Il periodo dell’asciutta è molto importante per la salute della mammella, non solo al fine della cura delle infezioni
intramammarie (IMI) esistenti ma anche per prevenire nuove IMI. Tuttavia, la probabilità che singole bovine
sviluppino nuove IMI o, se infette, non vengano curate, non è ben stabilita.
Uno studio ha indagato se i dati relativi alle bovine per tutta la durata della vita, disponibili grazie a registrazioni
routinarie delle lattazioni in allevamento, potessero essere utilizzati per prevedere i cambiamenti nello status IMI
durante il periodo dell’asciutta per le singole bovine con 1) elevata conta delle cellule somatiche (SCC; >199.000
cell/mL) o (2) bassa SCC (<200.000 cell/mL) all’ultimo giorno di test prima dell’asciutta. Si raccoglievano i dati
relativi alle lattazioni in 114 mandrie. Le bovine con una minore proporzione di giorni di test con SCC elevata
durante la lattazione prima dell’asciutta, una minore proporzione di giorni di test con SCC elevata nella lattazione
precedente la lattazione attuale, con ordine di parto minore, che producevano meno latte prima dell’asciutta, con
minori giorni d lattazione all’asciutta e una minore SCC subito prima dell’asciutta avevano una maggiore
probabilità di essere curate durante l’asciutta. La durata dell’asciutta non aveva effetti sulla probabilità di cura. Le
bovine con una minore proporzione di giorni di test con SCC elevata durante la lattazione precedente quella
attuale, minore ordine di parto, minore produzione di latte all’asciutta e minore numero di giorni di lattazione
all’asciutta avevano una minore probabilità di sviluppare una nuova IMI. Si riscontrava che la durata dell’asciutta
non aveva effetti sulla probabilità di nuove IMI. I modelli predittivi mostravano che era possibile un elevato grado
di discriminazione tra bovine con rischio elevato e basso sia di cura sia di nuove infezioni durante l’asciutta,
concludono gli autori.
In ogni edizione delle News troverete un articolo in Inglese, una buona occasione per informarsi ripassando un pò la lingua
NEW ANIMAL-WELFARE LABEL TO KEEP PIGLETS’ TAILS
CURLY
da http://en.mfvm.dk (Ministry of Environment and Food of Denmark)
From summer 2017, when consumers buy pork, they will be guided by a new three-level animal-welfare label that
makes it easier for them to choose ham, pork chops and minced pork with the level of animal welfare that suits
their convictions and their purse. The Danish Ministry of Environment and Food is behind the label as well as a
number of organisations such as the Danish Animal Welfare Society, DOSO, the Danish Agriculture & Food
Council, Danish Crown, Dansk Supermarked Group, De Samvirkende Købmænd (trade association for Danish
grocers), Danske Slagtermestre (Danish butchers association), Lidl and Aldi. Moreover, the ideas in the scheme are
supported by the Animal Welfare Council and the Danish Veterinary Association. The Minister for Environment
and Food, Esben Lunde Larsen, is looking forward to getting an animal-welfare label that makes it easier for
consumers to support animal welfare: "I'm very pleased that we're getting a Danish animal-welfare label, so that
consumers who are willing to pay an additional charge can choose animal-welfare-approved pork. Not everyone
can afford to buy the most expensive cuts or organic products. However, eight in ten Danes say that they would
like to pay slightly more money to guarantee the animals a better life. This will now be possible with the option to
choose between meat labelled with stars in three different categories," said Esben Lunde Larsen. The new animalwelfare label will make it more attractive for farmers to invest in animal-welfare improvements at their farms. At
the same time, the retail trade will be able to accommodate demands for better welfare from consumers. This will
mean that animal welfare will become a new competitive parameter throughout the food chain to the benefit of
livestock as well as innovation in the Danish food sector. Denmark's new animal-welfare label will first be
introduced for pigs, and later it will be extended to other livestock. As it takes time for producers to improve
conditions in pens to ensure that they live up to the requirements of the label, the first roast pork with a 1-star
animal-welfare label will not be available in supermarkets until mid-2017. Currently, only 2-3% of total Danish pig
production is under conditions corresponding to the requirements of the label at the two-star and three-star levels.
Of all the production supplied to the Danish market, only 15-20% would currently receive animal-welfare
stars. The increased production of one-starred products in particular is expected to increase the percentage of
starred meat on the Danish market to about 50% over the next few years. About 20% of the pork sold in Denmark
in retail businesses is imported, primarily from other EU countries, due to lower prices. Products outside Denmark
will also be able to receive the animal-welfare label, if they fulfil the requirements. "The animal-welfare label makes
it easier to tell consumers about the different levels of animal welfare. Better animal welfare has to start somewhere
and evolve from there. It's important that we get started now, so that the lives of more animals can be improved.
And this is where the market can help. It's about values and attitudes, and legislation alone cannot do it all," said
Esben Lunde Larsen. With the new animal-welfare production, Danish pig producers will also be able to meet and
stimulate demand from export markets, which in turn will increase the number of pigs benefitting from the
scheme. The animal-welfare label is part of the political agreement about a food and agriculture package entered
into between the Danish government, the Danish People's Party, Liberal Alliance and the Conservative People's
Party.
Continua a leggere: http://en.mfvm.dk/news/news/nyhed/new-animal-welfare-label-to-keep-piglets-tails-curly
Ente Nazionale Previdenza Assistenza Veterinari
da www.enpav.it
ASSISTENZA ASSOCIATI
Nuovo Team di supporto ai Veterinari: è attivo un nuovo servizio di consulenza a 360° gradi fornito dall’Ente ai
propri iscritti. I veterinari potranno rivolgersi al team per tutte le attività che riguardano l’Enpav, tutti i giorni dalle
9 alle 13 e il martedì e il mercoledì anche il pomeriggio dalle 15 alle 17 al numero verde 800.90.23.60 (solo da
telefono fisso) e al numero 06/49.2001.
Sarà possibile anche inviare le richieste di informazioni tramite mail all’indirizzo [email protected]
TRASPARENZA: I NUMERI DELL’ENTE
Sul sito dell’Ente di Previdenza e Assistenza Veterinari: www.enpav.it, nella sezione Trasparenza, potrete trovate
“I numeri dell’Ente”, dove è possibile visualizzare tutti i bilanci consuntivi e preventivi dal 2009 al 2015.
Inoltre troverete il link sugli organi dell’Ente: Assemblea Nazionale Delegati, CDA, Comitato Esecutivo, Collegio
Sindacale, Organismi Consultivi, Direzione Generale e struttura dell'Ente, nonché i Compensi degli Organi (con
evidenziati i compensi mensili spettanti agli organi monocratici e collegiali dell’Ente per il quinquennio luglio
2012-luglio 2017).
ALIMENTI
IPERTENSIONE: C’È UN ALIMENTO CHE PUÒ AIUTARCI
MOLTO
Da www.sanit.org 26/05/16
Dal congresso dell’autorevole American Society of Hypertension di New York la conferma che il cibo può essere la
nostra medicina. Nel corso dei lavori è stato presentato e condiviso uno studio che dimostra come una dieta a base
di Grana Padano DOP abbia contribuito a ridurre la pressione arteriosa nei soggetti affetti da ipertensione. Lo studio
clinico, realizzato dall’Unità Operativa di Ipertensione dell’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza, guidata dal
Dr. Giuseppe Crippa, e dall’Istituto di Scienze degli Alimenti della Nutrizione dell’Università Cattolica del Sacro
Cuore di Piacenza, dimostra che 30 grammi al giorno di Grana Padano DOP, somministrati per 2 mesi, riducono
significativamente la pressione alta. I ricercatori italiani hanno condotto uno studio clinico controllato con placebo
in pazienti ipertesi, con lo stesso protocollo che si usa per testare l’efficacia dei farmaci (procedura rarissima per gli
alimenti), metodologia che dà risultati altamente attendibili e riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale.
Lo studio è stato realizzato inserendo nella dieta giornaliera di 30 pazienti (da 45 a oltre 65 anni, 13 femmine e 17
maschi) 30 grammi al giorno di Grana Padano DOP stagionato 12 mesi in quanto particolarmente ricco di tripeptidi
che hanno proprietà ACE-inibitori. Gli stessi pazienti, in ordine casuale, hanno assunto un placebo inattivo, cioè
privo di tripeptidi. Alcuni di questi peptidi (denominati IPP e VPP) hanno un importante effetto biologico in quanto
sono in grado d’inibire l’attività di un enzima (enzima di conversione dell’angiotensina o ACE). Questo enzima è
cruciale nella cura dell’ipertensione e i farmaci più diffusi per il suo trattamento agiscono proprio attraverso questo
meccanismo (ACE-Inibitori come il ramipril, l’enalapril ecc). “Sono infatti questi frammenti proteici che si
sviluppano nella fermentazione del latte ad opera del Lactobacillus helveticus che inibiscono l’enzima che fa
aumentare la pressione arteriosa producendo la conversione dell’angiotensina -racconta il Dott. Crippa- queste
molecole raggiungono la massima concentrazione nel Grana Padano stagionato 12 mesi, quello che troviamo a
disposizione sul mercato e che noi abbiamo somministrato ai pazienti che non erano riusciti a stabilizzare la loro
pressione arteriosa nei 3 mesi precedenti. Al momento dell’inizio della ricerca in tutti i pazienti la pressione era
maggiore 140 mmHg per la sistolica e/o maggiore di 90 per la diastolica. Dopo 2 mesi di trattamento con Grana
Padano i livelli pressori si sono ridotti in modo significativo (- 6 mmHg per la pressione sistolica e – 5 mmHg per la
pressione diastolica) e, nella maggior parte dei pazienti, la pressione si è normalizzata. Nel rispetto del disciplinare
DOP il Grana Padano non può essere commercializzato con una stagionatura inferiore a 9 mesi, e quello che
normalmente si trova sul mercato ha in media 12 mesi, proprio il momento in cui i peptidi antipertensivi
raggiungono il picco. Dopo tale periodo, procedendo con la stagionatura, la concentrazione di queste molecole
antipertensive via via diminuisce. Continua il Dott. Crippa: “È ragionevole pensare che l’effetto antipertensivo
ottenuto con il Grana Padano DOP non sia facilmente estendibile ad altri tipi di formaggio perché la specie dei
lattobacilli utilizzati, il tipo di caseificazione, la durata e le caratteristiche dell’invecchiamento del Grana Padano
sono del tutto particolari e non facilmente riproducibili.” L’effetto del Grana Padano (quale prodotto funzionale)
dimostrato da questa ricerca è stato raggiunto nonostante il contenuto di sale, grassi e colesterolo, elementi che in
passato hanno portato molti a considerare il formaggio come nemico della salute. In realtà in 30 grammi di Grana
Padano, la dose giornaliera data ai pazienti ipertesi, c’è molto meno sodio che in una rosetta di pane e enormemente
meno che in una pizza. I lipidi del Grana Padano sono per il 28% monoinsaturi (come quelli dell’olio d’oliva) e per
il 4% polinsaturi, quelli che contengono omega 3. Oltre a ciò i grassi del latte, secreti dalla mammella della vacca,
sono rivestiti da alcuni strati di lipoproteine bioattive con proprietà importanti come per esempio la riduzione di
grassi ossidati (quelli più dannosi per la salute delle arterie) e la protezione da infezioni. In 30 grammi di Grana
Padano si trovano 32 mg di colesterolo, una quantità veramente modesta rispetto a 220 mg che rappresentano il
livello medio giornaliero consigliato per un adulto. 3 “Nei pazienti che hanno partecipato allo studio non si è
osservata alcuna modificazione -Afferma il Dott. Crippa- nei valori di colesterolo totale e HDL, trigliceridi, glicemia,
sodiemia e potassiemia, e cosa sempre interessante non si è modificato il BMI, cioè non sono ingrassati. Lo studio
dimostra che il Grana Padano svolge un’attività nutraceutica contro l’ipertensione senza modificare altri valori
importanti per la salute, è quindi lecito pensare, come molti altri studi hanno evidenziato, che il grasso di latte e
derivati non sia gravato da quel rischio cardiovascolare tipico di altri grassi d’origine animale.”
POLLI SENZA ANTIBIOTICI? UN’AZIENDA USA DIMOSTRA
CHE È POSSIBILE
da http://www.ilfattoalimentare.it 01/06/16
È possibile che una grande industria allevi polli eliminando quasi completamente gli antibiotici? Secondo Mother
Jones, rivista on line americana che si occupa di ambiente e diritti, sembra proprio di sì. L’industria è la Perdue, un
gigante del settore, quarto produttore di pollame degli Stati Uniti e leader incontrastato nel Delmarva, la penisola
nella costa Orientale che garantisce da sola il 10% della produzione nazionale. A stimolare l’attenzione di Tom
Philpott, reporter specializzato in alimentazione e agricoltura è stato un report del Movimento consumatori che
segnalava come nel pollame proveniente dagli allevamenti intensivi della Perdue si trovassero meno batteri
antibiotico resistenti rispetto a quelli presenti sui prodotti della concorrenza. Oggi Perdue ha due linee di
produzione: 2/3 dei polli venduti sono etichettati come “no antibiotics ever“, mai trattati con antibiotici. «Costano
circa il 20% in più – l’azienda spende 3 o 4 dollari in più per ogni dollaro risparmiato con la riduzione in vaccini»,
spiega Bruce Stewart-Brown, vicepresidente di Perdue, ma l’anno scorso l’azienda, a fronte di una crisi del settore,
ha visto aumentare le vendite rispetto ai propri concorrenti. L’azienda ha cominciato a sospendere i trattamenti
routinari di antibiotici nel 2012, e nel 2014 ha annunciato di aver eliminato la gentamicina, uno degli antibiotici più
efficaci contro infezioni che colpiscono gli umani. È stato cancellato perfino il trattamento previsto negli incubatoi,
la fase più difficile dell’allevamento. Quando il pulcino è ancora nell’uovo viene somministrato il vaccino per la
malattia di Marek attraverso aghi sottilissimi sterilizzati che penetrano nel guscio, mentre negli incubatori
vengono poi aggiunte piccole dosi di gentamicina per evitare contaminazioni batteriche durante la vaccinazione. Il
problema della contaminazione è stato risolto, spiega il giornalista americano, imponendo ai produttori di
consegnare le uova pulite e preparando i vaccini in condizioni sterili.
Cosa ha spinto la Perdue ad andare controcorrente? Il presidente dell’azienda John Perdue sostiene di aver voluto
rispondere alle preoccupazioni dei consumatori, allarmati per il diffondersi dell’antibiotico resistenza, ma anche
anticipare l’atteso divieto di usare gli antibiotici come promotori di crescita, arrivato negli Usa solo nel 2011, ma
con una proroga fino al 2016 per le aziende. In realtà già da decenni la comunità scientifica manifestava
preoccupazioni per la crescente antibiotico resistenza: il primo articolo sul tema è apparso sul New England
Journal of Medicine nel 1969. Risale invece al 1950 la scoperta quasi casuale che gli antibiotici potevano servire a
incrementare il peso degli animali (la vitamina B12 usata negli allevamenti era un sottoprodotto della produzione
di un antibiotico, l’aureomicina, e ne conteneva tracce) e da allora il consumo negli allevamenti è aumentato
moltissimo, più di sei volte tra il 1960 e il 1970. Una vera e propria rivoluzione antibiotica, così la definisce Philpott,
che ha permesso lo sviluppo dei grandi allevamenti: se nel 1950, in Usa circa 1.600.00 fattorie producevano circa
560 milioni di capi, nel 1978 gli allevamenti erano scesi a 31.000, prevalentemente di gradi dimensioni, con una
produzione complessiva di oltre tre miliardi di animali.
In passato, pur con i problemi legati all’antibiotico resistenza ben noti agli allevatori, gli antibiotici come promotori
di crescita erano un vantaggio. Oggi, grazie a migliori condizioni negli allevamenti a metodi di selezione delle
razze più efficiente, i benefici sono modesti se messi a confronto con le esigenze dei consumatori. Un esperimento
avviato da Stewart Brown nel 1998, con sette milioni di capi e diciannove allevamenti, mostra che in termini di
peso il vantaggio dell’uso degli antibiotici non supera i 10/15 grammi a capo. Risultato: dall’inizio del 2016, due
terzi dei 676 milioni di animali macellati ogni anno da Perdue non sono trattati con antibiotici. Per i restanti si usa
mangime addizionato con nicarbazina, appartenente a una classe di antibiotici non utilizzati per gli umani, per
prevenire la coccidiosi: una procedura comunque in via di dismissione grazie all’introduzione di un vaccino. A
parte questo, gli antibiotici sono usati solo per trattare gli animali malati, circa il 4% dell’intera produzione. Come
sia possibile lo spiegano le condizioni dei capannoni, un ambiente che il giornalista descrive come ventilato e
pulito, senza l’odore acido e insopportabile caratteristico di questo tipo di allevamento. Inoltre l’azienda utilizza
probiotici – in una combinazione tenuta segreta per ragioni di concorrenza – per migliorare la composizione del
microbioma degli animali rafforzandone il sistema immunitario insieme a una terapia naturale a base di origano
per prevenire alcune infezioni, presa in prestito da un’azienda biologica acquisita nel 2011, la Coleman Natural
Foods. «Rinunciare agli antibiotici – spiega Stewart Brown -, ci ha costretti a preoccuparci del benessere del
pollame: mentre in passato le luci restavano accese perennemente nei capannoni, oggi sono spente quattro ore a
notte per permettere agli animali di riposare».
Altri produttori stanno cercando di seguire l’esempio di Perdue, grazie a Mc Donald che ha fatto sapere di voler
rinunciare a carni di animali trattati con antibiotici: Tyson, il maggior produttore americano di pollami, ha
annunciato di voler eliminare tutti gli antibiotici importanti per la salute umana entro il settembre 2017. Per gli
allevatori di bovini e maiali, ricorda Philpott, i tempi somo più lunghi: nel settore del pollame è il rapido
accrescimento dei volatili – poco più di un mese dalla schiusa alla macellazione – permette di valutare costi e
benefici in tempi rapidi. Ma il problema maggiore è un altro, conclude il giornalista americano: «Il mercato globale
ci ha reso più vulnerabili ai superbatteri. Mentre noi abbiamo esportato la nostra passione per gli antibiotici verso
paesi come la Cina, che difficilmente adotteranno un atteggiamento prudente».
VARIE
FNOVI: TUTELA DEI PRODOTTI TIPICI - IL RUOLO DEL
MEDICO VETERINARIO - PROGETTI ED INIZIATIVE
da email FNOVI dell’8/6/16
In occasione dell’ultimo Consiglio Nazionale della FNOVI, si è registrato grande interesse intorno ad un progetto
che, con il coinvolgimento degli Ordini provinciali, si prefigge di individuare e censire i medici veterinari che si
occupano (o che sarebbero interessati a farlo) delle filiere alimentari dei più antichi prodotti tradizionali di origine
animale ancora in produzione in Italia. L’intento è quello di costituire un gruppo di veterinari che, creando una
rete dedicata, possano scambiarsi le esperienze dei vari territori italiani (per facilitare il lavoro della raccolta dati
potrebbe essere predisposta una check-list standard, che sintetizzi i passaggi dei differenti processi produttivi)
realizzando, poi, concrete opportunità di divulgazione e trasferimento dei risultati conseguiti e delle esperienze
acquisite anche attraverso corsi, convegni, tavole rotonde, eventi itineranti nelle varie località italiane. L’auspicio è
soprattutto quello di documentare che il veterinario può diventare l’unico vero consulente di riferimento di una
produzione alimentare fiore all’occhiello del ‘Made in Italy’: professionista conoscitore qual è, e ancor più può
diventare, delle avanzate tecniche di produzione, con particolare riguardo alle procedure che salvaguardano la
salute del consumatore nonché le caratteristiche organolettiche dei prodotti. La conoscenza delle tecniche di
produzione e la verifica della garanzia del consumatore, si candida inoltre a divenire, soprattutto per i giovani
veterinari, una nuova opportunità occupazionale, sia nella filiera produttiva che in quella dell’allevamento. La
produzione di prodotti di eccellenza del territorio, sotto l’occhio attento del medico veterinario, può diventare un
nuovo volano di sviluppo economico e la Federazione vuole, con questo progetto, tracciare la via di una nuova
crescita economica legata all’esistenza di veterinari competenti lungo qualsiasi percorso produttivo di alimenti di
origine animale. Alle luce di quanto innanzi illustrato, FNOVI chiede all’Ordine di divulgare l’informazione in
favore degli iscritti informando poi la Federazione della disponibilità da essi manifestata. La rete di professionisti
così costituitasi potrebbe inoltre individuare, nell’ambito della provincia di riferimento, i prodotti tradizionali di
origine animale maggiormente rappresentativi ed organizzarne la loro presentazione – con particolare riguardo
alle tecniche utilizzate anche a salvaguardia della salute del consumatore – in occasione di un prossimo Consiglio
Nazionale della FNOVI.
API FANNO IL PIENO DI PESTICIDI NON IN CAMPI AGRICOLI
Da Ansa - 31.05.2016
Anche se si trovano a volare in aree vicine a campi di mais e soia, le api raccolgono la maggior parte del polline
da altri tipi di pianta, e quel polline è costantemente inquinato, durante tutta la stagione, da pesticidi agricoli e
urbani. A dirlo è uno studio della Purdue University che non assolve le sostanze chimiche impiegate in
agricoltura, ma chiama in causa anche quelle usate dai cittadini, a cominciare dagli insetticidi. I ricercatori hanno
esaminato il polline raccolto dalle api mellifere nell'arco di 16 settimane. Tale polline, proveniente da una trentina
di famiglie di piante diverse, è risultato contenere residui di un numero "impressionante" di pesticidi che
abbracciano nove classi di sostanze chimiche. Non mancano i neonicotinoidi, pesticidi usati nelle colture di mais
e soia che sono tossici per le api, ma le concentrazioni più alte sono di piretroidi. Si tratta di insetticidi che si
trovano dove tendono a stare le api, e cioè vicino a case e giardini con una grande varietà di piante in fiore. In
altri termini, non sono solo gli agricoltori a minacciare le api, ma anche i proprietari di case e chi si occupa di
gestire il verde pubblico. "Se i cittadini hanno a cuore le api, devono usare gli insetticidi sono quando sono
strettamente necessari, perché le api entrano in contatto con queste sostanze", spiegano i ricercatori. Gli esperti
hanno trovato 29 pesticidi nei prati, 29 nei campi agricoli trattati e 31 nei campi non trattati. "I risultati mostrano
che le api sono cronicamente esposte a numerose sostanze chimiche per tutta la stagione - sottolineano gli
studiosi - rendendo i pesticidi un importante fattore di stress a lungo termine per questi insetti".
IL "CERVELLO DI GALLINA" È PIENO DI NEURONI
Da: repubblica.it 13/06/2016
D'ora in poi non si potrà più dire "cervello di gallina" come insulto: il suo, come quello degli altri uccelli, pur se
piccolo, contiene infatti un numero di neuroni superiore a quello di mammiferi e alcune specie di primati. Lo
spiegano i ricercatori guidati da Suzana Herculano-Houzel, della Vanderbilt University, sulla rivista
dell'Accademia americana di scienze (Pnas). Ecco perché, nonostante le minuscole dimensioni cerebrali, sanno
svolgere compiti cognitivi complessi. Si tratta della prima ricerca in cui è stato misurato in modo sistematico il
numero di neuroni nel cervello di oltre una dozzina di specie di uccelli, dal minuscolo diamante mandarino
all'emù, sei volte più alto. Tutti hanno più neuroni impacchettati di quelli dei mammiferi e persino di alcuni
primati con la stessa massa cerebrale. Da tempo ci si chiedeva perché pappagalli e corvi fossero capaci di realizzare
e usare strumenti, risolvere problemi, trarre conclusioni di causa-effetto, riconoscersi in uno specchio e fare
progetti per il futuro. Tutte capacità che si ritenevano essere di esclusivo dominio dei primati. Ora arriva la
spiegazione: gli uccelli riescono a svolgere questi compiti complessi perché l'area del cervello associata al
comportamento intelligente, detta proencefalo, contiene molti più neuroni di quanto finora pensato, tanti quanti i
primati di medie dimensioni.
N.B.: L’Ordine declina ogni responsabilità sulla precisione delle informazioni contenute in questo servizio di rassegna stampa, messo
a disposizione dei propri iscritti. Inoltre si evidenzia che le notizie che compongono le News sono per ovvi motivi sintetiche; per
approfondimenti si rimanda alle fonti degli articoli.
Mantova, 18 giugno 2016
Prot.: 339/16