Non vedo le persone adatte per far andare forte l`Italia

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Non vedo le persone adatte per far andare forte l`Italia
Sci La Coppa del Mondo
22
TUTTOSPORT
IL
CASO
Zeru tituli?
La condanna
se non batti
i vecchi mali
po
ttos rt.c
om
tu
Quattro gare in casa
e zero podi. Come ai
Mondiali flop di
Beaver Creek, quelli
che hanno scosso il
movimento.
Lasciando da parte
la novità parallelo,
fanno male
soprattutto quelli
nella velocità in Val
Gardena, dove pure
si sono visti segnali
di crescita per Paris
e a tratti per
Innerhofer, come la
conferma di un
ritrovato Fill, e ancor
più la mancata
presenza di un
azzurro nella top-ten
del gigante sulla
Gran Risa.
L’attenuante degli
infortuni di Borsotti
e De Aliprandini non
basta a mitigare la
preoccupazione per
una mancata
crescita. Anzi, un
gap dai migliori che
cresce. Lecito
domandarsi se ci sia
un progetto.
Soprattutto tecnico.
L’abbiamo chiesto a
Max Carca, il nuovo
responsabile
maschile. Giovane,
ambizioso. E con le
idee chiare. Per
metterle in pratica
dovrà scontrarsi con
vecchie idee,
abitudini di comodo,
il potere dei gruppi
militari. Ci riuscirà?
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MARTEDÌ
22 DICEMBRE 2015
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«Adesso basta scuse!»
Il nuovo capotecnico Carca: «La Norvegia insegna: meglio pochi ma buoni»
Il piemontese rientrato
dopo due anni col
Canada (e Gamper)
prepara la rivoluzione:
«Più parte atletica in
gruppo. No al fai da te»
GIORGIO PASINI
INVIATO A LA VILLA
«Chi me l’ha fatto fare a tornare? Una proposta interessante
e sapere che l’Italia ha un potenziale enorme con la possibilità di migliorare molto. E l’ambizione di pensare: me la gioco». Max Carca, 43 anni, alessandrino di Volpedo, è il nuovo
capotecnico dello sci maschile. Contratto di tre anni (fino al
2018, ovvero dopo Olimpiade coreana di Pyeongchang)
dopo due col Canada, dove ha
portato Dustin Cook all’argento nel Mondiale flop per gli azzurri. Ci accoglie con un pandoro in mano. «E mangerò anche il panettone» scherza. Ma
è molto serio e deciso quando non si nasconde dietro un
weekend italiano che definisce «insufficiente» e risponde
alle nostre domande.
Max Carca, 43 anni, ha un contratto con la Federazione italiana fino a Pyeongchang 2018 (PENTA/FISI)
>> Max, non ci giriamo intorno: il suo ex capotecnico
Ravetto sostiene che manca
un progetto e che gli azzurri
sciano male.
«Vero, manca una metodologia di lavoro. E sì, per colmare
il gap dai primi bisogna lavorare di più, molto di più, anche
atleticamente. Nei due anni
in Canada ci siamo allenati
con i norvegesi e quindi con
Gamper, un amico. Condivido la sua filosofia. Loro in estate lavorano insieme un mese
e mezzo solo atleticamente. E
sono di meno. Da noi su quel
fronte ognuno ha il suo preparatore. Una strada intrapresa
proprio con Ravetto... Cambie-
rà. E sul sciare male avrei qualcosa da dire».
>> Cominciamo dal capire
cosa e come cambierà.
«E’ tornato anche Roberto Manzoni, che coordina la
preparazione atletica. Il riferimento sarà lui. Programmi
individualizzati, ma basta fare
da soli».
>> Nani in estate è andato anche da solo a sciare... E non è
stato l’unico.
«La gestione diciamo “mista”
federale-privata non va bene,
ma ero appena arrivato e Roberto mi ha detto che senti-
>> Quale?
«Torniamo al “sciare male” di
prima. Abbiamo sempre lavorato sulle curve, sulla tecnica. Gli altri, e in questo proprio Gamper è un maestro, invece pensano che si vinca dove
si può fare velocità. Sono d’accordo. Bisogna sapere sfruttare il terreno e le condizioni, tenere giù le punte più che fare
le curve. Non voglio più sentire
parlare di “se” e “ma”, di “molle” o “duro”. Bisogna imparare
ad adattarsi. E per farlo si deve
appunto mettersi in discussione e lavorare molto di più.
Serve una grande disponibilità mentale».
Roberto Nani, 27 anni
Simon Maurberger, 20 anni
Bisogna osare
«Siamo bravi in curva,
ma adesso si vince
buttando giù le punte
e sfruttando il pendio»
Più tecnici, meno atleti
«Dobbiamo dar tutto
per i top e i giovani,
gli altri devono sapere
prendere il treno»
va di fare un progetto anche
sullo slalom. Gli ho permesso di mettersi in discussione
per non scontrarmi subito con
lui. Ora possiamo fare un bilancio».
>> I ragazzi le vengono dietro?
«Sì. Purtroppo si sono fatti
male Borsotti e De Aliprandini, il nostro futuro, ma ripartiamo da lì. E da Paris che già a
Santa Caterina tornerà in alto.
Come Innerhofer».
>> E’ negativo?
«Il lavoro sullo slalom richiede
almeno due anni, non è quello
il punto. E’ in gigante che dopo
un grande inizio a Soelden ha
fatto passi indietro. In America
è successo qualcosa, ha perso
sicurezza, bisogna ridargli certezze. Come? Lavorando e proponendo un nuovo concetto».
>> Su De Aliprandini l’accusano di averlo esposto facendogli fare il superG della Gardena.
«Perché farà anche la velocità. E bene. L’ha dimostrato
anche nelle prove di Beaver
Creek, su una pista più pericolosa. Succede di cadere, lo sci
è uno sport rischioso. E pure
Tonetti farà anche la velocità».
>> Sembra disegnare un
gruppetto stile Norvegia.
«Sì, credo nel concetto pochi
ma buoni, con gruppi di massimo 4-6 persone. E nell’avere
meno atleti e più tecnici».
>> Dovrà spiegarlo ai gruppi
sportivi militari...
«Il salto di qualità si fa concentrandosi sui migliori e sui più
giovani. Chi è nel mezzo, con
tutto il rispetto, dovrà dimostrare qualcosa. Daremo loro
un servizio, ma poi il treno dovranno essere bravi a prenderlo da soli».
>> Ma i giovani ci sono?
«Sì. E faccio due nomi: Maurberger e Sala. Il problema è che
il sistema Italia è molto diverso
rispetto a quello degli altri Paesi. Qui tutto è sulle spalle della federazione, non esiste un
collegamento con la scuola».
>> Vecchio discorso.
«Sì, ma decisivo. In Norvegia, la
Nazione che ora tutti prendono come riferimento, la federazione per sopperire ai tagli di
budget ha più tecnici e meno
atleti e segue solo il gruppo di
Coppa del Mondo. Ha cancellato quello di Coppa Europa. E
gli juniores sono a carico dei
College. In Francia c’è un centro federale ad Albertville. A noi
manca tutto questo».
>> Rimedi?
«Noi non possiamo fare nulla,
se non lavorare diversamente.
E ripartire dalla sconfitte per
cambiare le cose. Mi sono dato
tre anni di tempo per riuscirci
e ci credo. Se non funziona mi
manderanno a casa, se riusciremo vinceremo o saremo sul
podio alle Olimpiadi».
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L’ACCUSA DI GROS
«Non vedo le persone adatte per far andare forte l’Italia»
«Gli azzurri non sciano male, sbagliato
creare minigruppi di lavoro. Manca un
progetto e si lavora poco in palestra. E se i
tecnici non li paghi vanno all’estero»
INVIATO A LA VILLA
«Dire che gli azzurri sciano male non mi
sembra il caso, ma che usciamo male da
queste gare è vero». Pierino Gros non si tira
indietro. Lo impone il nome (e la grandezza dell’atleta già allora naif e controcorrente)
e il ruolo di commentatore tecnico tv sviz-
zera italiana. Però il piemontese, protagonista della Valanga Azzurra negli Anni 70,
non punta il dito sugli atleti, ma su federazione e tecnici.
«Manca un progetto e mi sembra che non
ci siano le persone adatte a far andare forte
una nazionale importante come l’Italia» afferma Gros, che quindi di fatto sembra non
appoggiare il progetto di Max Carca, il nuovo capotecnico che disegna una rivoluzione anche culturale all’interno del nostro piccolo mondo bianco. «Sono contrario ai minigruppi - dice convinto il vincitore della
Coppa del Mondo 1974 e dell’oro olimpico
in slalom a Innsbruck 1976 -. Prima di tutto
è controproducente dal punto di vista tecnico, visto che i ragazzi si troverebbero a lavorare sempre su pista liscia e non nelle condizioni che poi si trovano in gara. E poi siamo una grande squadra, con un grande bacino d’utenza. Meglio lavorare su tanti per
trovarne anche solo uno buono, quello che
fa la differenza. In fondo anche in Austria
non è che sia molto diverso».
Con Carca però Gros concorda sull’importante della preparazione atletica. «I norvege-
si in estate lavorano tutti insieme un mese e
mezzo ad Oslo. In palestra, mica sugli sci. E i
risultati si vedono. Anche perché per sostenere certi carichi bisogna sostenersi». Norvegia che è guidata dal nostro Franz Gamper, un riferimento per Carca. «Farlo tornare? E con quali soldi? - sostiene Pierino -. I
nostri tecnici vanno all’estero per lavorare.
Se gli proponi di guadagnare di meno perché dovrebbero tornare? Serve un progetto
più globale».
G.P.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Piero Gros, 61 anni
PROMOSSA LA NOVITA’ IN BADIA
Il parallelo? Uno show, ma non per gigantisti
Hirscher (contro Tonetti) e
gli specialisti ko, dossi e
tracciato aiutano i velocisti.
«Niente scuse, pure questo
è sci». A pubblico e tv piace
INVIATO A LA VILLA
«Ai miei figli potrò raccontare di aver battuto Hirscher...».
Riccardo Tonetti apre il gigante
parallelo dell’Alta Badia e firma
subito la prima grande sorpresa della novità stagionale. Lo
sci fa contemporaneamente
un salto nel passato e uno ancora più grande nel futuro, perché la gara di ieri, celebrata sulla Gran Risa quarant’anni dopo
il testa a testa tra Thoeni e Stenmark che a Ortisei assegnò la
Coppa 1975 al nostro buon Gustavo, cambia i contorni tecnici del gigante e trasforma una
pista in uno stadio illuminato, con la gioia degli spettatori
(tanti, quasi 10.000) e delle tv.
Certo, i puristi storceranno
il naso. Ma l’evoluzione è questa. E, nonostante un picco-
lo brivido tra il francese Pinturault e il tedesco Schwaiger,
non si concretizzano neppure
gli allarmi sulla sic urezza. Nessuno scontro, ma l’elemento
chiave di questo minigigante
(una ventina di secondi) è che
i grandi favoriti, ovvero gli slalom-gigantisti escono subito
(anche Neureuther, Kristoffer,
Muffat-Jeandet e Ligety) e alla
fine a dividersi la gloria sono
ancora i norvegesi Jansrud e
Svindal («nessuno si aspettava una finale tra velocisti: bello
e divertente»), che sfruttano il
tracciato dritto (15 porte senza
angoli) e soprattutto i tre dossi
accentuati che fanno saltare di
15-20 metri. Roba da velocisti.
«C’erano più salti che curve,
non è una gara tecnica. Però
alla fine ho sbagliato io, nessuna scusa» ammette Hirscher,
che si vede risuperare in classifica da Svindal, battuto dal
compagno ma con 80 punti di
Coppa in saccoccia e va via subito dalla Badia dopo aver subito pure il furto degli sci saba-
to dopo il gigante. «Ho perso
per quello... Scherzo, ma non
capisco cosa se ne faccia chi
li ha presi. Sono ingestibili se
non da me» dice l’austriaco prima di scappare a Campiglio,
dove stasera cercherà di riscattarsi. Marcel però promuove il
parallelo. «E’ spettacolare ed è
Cenerentolo Blardone
Il veterano è il miglior
azzurro (6°): «Bene,
ho dato un bell’addio a
questa pista magica»
Il tracciato del parallelo visto dall’alto (ANSA)
giusto che dia punti. Ci sono
pur sempre due sci e le porte,
una rossa e uno blu: è sci. La
sicurezza? E’ andata bene, ma
io metterei tra i due tracciati gli
airfence usati in MotoGP».
Ragionamenti condivisi un
po’ da tutti, azzurri compresi.
«Bello, molto spettacolare, ma
si salta tanto» afferma Moelgg
dopo la sconfitta nel derby al
primo turno con Nani. «Televisivamente bello e pure divertente per noi, però non è un gigante. Tracciatura e dossi avvantaggiano i velocisti e s’è visto» sostiene il valtellinese, che
cede subito dopo negli ottavi
con Max Blardone, il migliore
dei nostri, capace di battere nei
sedicesimi il tedesco Dopfer,
per poi arrendersi nei quarti
a Jansrud, il vincitore, e conquistare la finale per il 5° posto, persa con Pinturault. «Mi
sono divertito e ho dato davvero un bell’addio a questa pista
magica - racconta l’ossolano -.
Domenica sono rientrato nei
trenta nel gigante, ora questo
parallelo dove sono riuscito a
dare il massimo. Come farò da
qui alla fine della stagione pur
sapendo che saranno le mie
ultime gare». Intanto porta a
casa punti pesanti per la sua
classifica e quindi garantirsele. Un’altra lezione per l’Italsci
che deve cambiare pelle.
G.P.
RIPRODUZIONE RISERVATA
COPPA SEMPRE PIÙ NORVEGESE
Jansrud batte Svindal
E stasera c’è Campiglio
INVIATO A LA VILLA
La Coppa del Mondo parla
sempre più norvegese, con
tre atleti nei primi quattro in
classifica generale.
Sfruttando anche il
tracciato (blu) più veloce
nella finale secca del gigante
parallelo della Badia. Kjetil
Jansrud batte per la prima
volta quest’anno Aksel Lund
Svindal, che però si consola
con la ritrovata leadership di
Coppa. Sono 8 (su 12) i podi
norvegesi nelle 4 gare
italiane. E stasera c’è lo
slalom di Campiglio per
Kristoffersen. Ma pure, si
spera, per Razzoli e Gross.
G.P.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
1.
Jansrud (Nor); 2. Svindal (Nor); 3.
Myhrer (Sve); 4. Schwaiger (Ger);
5. Pinturault (Fra); 6. Blardone; 7.
Caviezel (Svi); 8. Faivre (Fra) 32; 9.
Jitloff (Usa); 10. Muffat-Jeandet
(Fra); 15.Tonetti; 16.Nani; 19.Neureuther (Ger); 22. Kristoffersen
(Nor);23.Moelgg;24.Ligety(Usa);
28. Hirscher (Aut); 31. Eisath.
COPPA DEL MONDO. GENERALE: 1.
Svindal(Nor)600;2.Hirscher(Aut)
543; 3. Jansrud (Nor) 407; 4. Kristoffersen (Nor) 289; 5. Muffatjeandet (Fra) 276; 8. Fill 235. GIGANTE: 1. Hirscher (Aut) 363; 2.
Muffat-jeandet (Fra) 252; 3.Neureuther (Ger) 209; 10. Nani 121.
PROGRAMMA. OGGI: ore 17.45 e
20.45 slalom Campiglio con diretta RaiSport1 ed Eurosport.
PARALLELO UOMINI BADIA: