Il punto di partenza. Riccardo Caldura
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Il punto di partenza. Riccardo Caldura
Giancarlo Dell’Antonia. Testi “Il punto di partenza” testo di Riccardo Caldura giancarlodellantonia.it T.0039 340 234 3860 - 31029 Vittorio Veneto TV I - © Testo per l’esposizione “Quello che resta” galleria Comunale Cappella Maggiore Treviso 2011 Ciò che abbiamo intorno, entro cui camminiamo e ci spostiamo, muovendoci nel ritmo del corpo e grazie alla costante attenzione/distrazione dei sensi, costituisce una condizione elementare del nostro vivere non meno dell’equilibrio fra ossigeno e idrogeno. Ciò di cui si compone quest’amplissima condizione generale, questo orizzonte dell’esistente nei suoi più diversi aspetti, difficilmente può essere analizzato con gli strumenti della chimica o della fisica, o di qualsivoglia altra disciplina in grado di lavorare solo per settorialità specifiche. Per poter in qualche modo comprendere la realtà che ci avvolge come un fluido amniotico, per poterne acquisire consapevolezza, è necessario piuttosto uno strumento di sintesi. L’immagine, quando non è vincolata ad un qualche scopo utilitaristico, quando non serve ad una specifica funzione settoriale, sembra permettere questa sintesi. Rispetto all’immediatezza nella quale siamo immersi, cioè rispetto al tempo primo del vivere, l’immagine si definisce in un secondo tempo. La sua realizzazione è possibile se si (vive) fra parentesi, pur nella continuità di tutte le funzioni vitali. E’ nella fase di un vivere fra parentesi che si può ripensare alla relazione fra ‘noi’ e la realtà che ci avvolge, cercando quel punto di partenza da cui sia possibile riconfigurare ciò che ci circonda, così da poterlo comprendere. Ma non si tratta di una comprensione che ci permetta di capire inequivocabilmente la natura della fluidità amniotica che ci avvolge. I diversi livelli che attraversiamo vivendo, gli strati a densità variabile in cui siamo immersi nel primo tempo del vivere senza parentesi, possono essere ripensati e riconsiderati in un secondo tempo, grazie ad un processo di sintesi, il cui precipitato finale è un’immagine, non una analitica scomposizione per (innumerabili) parti. Un’immagine la cui effettiva efficacia quale strumento per comprendere ciò che ci circonda, è dubbia: perché non analizza affatto la realtà circostante, semmai la sintetizza, quasi a rispettarne l’iniziale stratificata complessità. Per questo l’immagine ‘non serve’, nel senso che non ci permette di comprendere analiticamente ciò che ci circonda, e rappresenta piuttosto un tentativo di restituzione dell’interezza nella quale viviamo, comprimendola in un frammento, compiuto, dell’intero. Dunque nell’immagine non tanto di comprensione si tratta quanto piuttosto di compressione e di dilazione temporale, cioè di quel tempo secondo nel quale un’immagine può essere prodotta ed esperita da un artista; un tempo secondo che è anche quello nel quale quella medesima immagine può essere osservata, e ripensata rispetto all’immediatezza del proprio vissuto, da parte dello spettatore. Il punto di partenza di Dell’Antonia per la riconfigurazione dell’esistente è assumersi nella sua condizione di soggetto senziente, il quale mentre sta vivendo mette fra parentesi quel medesimo vivere e lo osserva, aiutandosi con degli strumenti in grado di generare una certa distanza dall’immediatezza. Strumenti atti a fornire i dati grezzi da cui può iniziare la riconfigurazione di un frammento dell’intero. Per Dell’Antonia spesso è la fotografia a svolgere questa funzione iniziale di raccolta dati, la fotografia come certificazione della non arbitrarietà del punto di partenza. La realtà che ci avvolge se non può essere analizzata, può almeno essere documentata, registrata, secondo diverse angolazioni. Un altro strumento a cui egli ricorre è quella forma di rappresentazione dell’esistente offerta dalle mappe urbane e dalla carte geografiche. In entrambi i casi (il fotografico, il cartografico) il punto di partenza è dato da una rappresentazione parziale, quanto oggettiva, di ciò che ci circonda. Inizia così un processo di allontanamento e approssimazione: la messa fra parentesi rispetto all’immediatezza del vivere; la riconfigurazione rispetto ai dati raccolti fotograficamente, o recuperati dalle cartografie. L’amnio a densità variabile nel quale viviamo immersi, è necessario venga riconfigurato, i suoi elementi ricampionati, affinché qualcosa della sua fluida complessità, possa essere restituito e ripresentato. Fra le modalità utilizzate da Dell’Antonia per operare questa restituzione vi è la ricerca di una qualche struttura che possa emergere come elaborazione ulteriore rispetto alla mera raccolta dati fotografica e cartografica. Nella serie iniziale di lavori di “Paesaggio staccato” (2004) le immagini fotografiche che registrano svariati elementi della realtà (strade, vegetazione, particolari urbani) continuano a trasparire sotto le sottili linee che ridisegnano quei medesimi elementi. Ai quali viene sovrapponendosi una trama ordinata, lieve, relativamente inspiegabile perché non segue con precisione orli e profili come ci si attenderebbe. Si generano così delle configurazioni che presentano delle divergenze rispetto al sostrato fotografico, come se le linee ridisegnate sopra il piano di fondo della realtà, non si limitassero a seguire gli orli delle cose, ma rispondessero piuttosto Giancarlo Dell’Antonia. Testi giancarlodellantonia.it T.0039 340 234 3860 - 31029 Vittorio Veneto TV I - © ad una qualche logica formale interna all’immagine stessa. Il titolo della serie di lavori a cui ci si sta riferendo è assai indicativo, e trova un coerente proseguimento, sia nel titolo che nelle soluzioni formali, in “Mentre cammino si spostano i luoghi” (2006/08), evidente richiamo alla propria esperienza percettiva e per questo tematica sondata in più sequenze di lavori. In una limitata produzione di light box il disegno dei profili di edifici ed elementi urbani sembra essere attraversato da una tensione energetica. Quasi le immagini registrassero una sorta di vibrazione di fondo dell’esistente portandola in superficie. La cineticità del titolo, con una qualche eco di esperienze sensoriali futuriste, si traduce nella intensa vibrazione di linee sovrapposte l’una alle altre, vere e proprie ‘linee di forza’. Sia in “Paesaggio staccato” che in “Mentre cammino…”, sono presenti diverse altre soluzioni formali che è utile richiamare perché permettono di osservare un po’ più da vicino il modo di operare di Dell’Antonia, operare che si fonda in maniera sempre più articolata sui linguaggi e le possibilità della grafica. Ci si riferisce soprattutto al recupero della tecnica del collage, tecnica riattualizzata mediante diversi pattern grafici e soluzioni compositive che sembrano stilisticamente incompatibili, così da restituire l’apparente incoerenza degli aspetti della realtà nella quale viviamo. Utilizzo di retini tipografici, tipici di una stagione precedente all’avvento del computer, con il simultaneo ricorso alle immagini di carte geografiche, anche queste, dal punto di vista dello stile grafico, datate. Il collage, cioè l’accostamento di parti apparentemente incongrue, permette a Dell’Antonia di restituire la complessità dell’esistente. Ma a differenza del collage di matrice dada che poteva ancora contenere una qualche presenza concreta di mondo - residui di oggetti e materiali disparati: ciò che costituiva il ‘già fatto’, il ‘già pronto’-, il collage grafico di Dell’Antonia è invece un puro prodotto di sintesi, una ricombinazione di file grafici e fotografici, senza alcunché della residuale matericità del mondo che compariva nelle esperienze artistiche degli anni venti. L’assenza di una qualche sostanza tangibile, di una qualche matericità, non vuol dire affatto non vi sia nei suoi lavori un affiorare di realtà, anzi. La stratificata consistenza della trama di ciò che ci circonda, nella sua sovrapposizione di ordine e disordine, struttura e amorfia, elemento e superficie sembra letteralmente riflettersi in queste configurazioni, rese formalmente possibili grazie ad una accurata e ben poco casuale elaborazione grafica dell’immagine. Perché è in questo ambito che Dell’Antonia negli ultimi anni sta ulteriormente approfondendo la propria ricerca, verso una sua sintesi in cui la rilettura di aspetti formali del modernismo, le riflessioni rispetto alla relazione fra opera e luogo, le modalità percettive inerenti l’esperienza del proprio e altrui vissuto, l’utilizzo di strumenti di registrazione e documentazione, vengono intensamente rivisitati – compresi e ‘compressi’ - grazie alle possibilità operative della grafica. Se alcuni anni orsono la sua ricerca si era concentrata molto sugli aspetti e i particolari del corpo (il viso, le mani) producendo delle sorprendenti immagini dal sapore neoclassico e high tech, in tempi più recenti sono le questioni della descrizione e rappresentazione dei luoghi, della coerenza/incoerenza del mondo circostante, e delle modalità percettive attraverso cui avviene l’esperienza, ciò che lo sta impegnando. Una cartografia della quotidianità grazie alla quale provare a comprendere cosa ci accade mentre stiamo vivendo, attenti e distratti, il nostro qui e ora. Giancarlo Dell’Antonia. Testi giancarlodellantonia.it T.0039 340 234 3860 - 31029 Vittorio Veneto TV I - © Paesaggio scollegato | Disconnected landscape (Vendran). 2004 50x62,5cm. Fotografia, disegno vettoriale, stampa lambda su carta Ilfochrome su alluminio, diasec Paesaggio scollegato | Disconnected landscape (Vendran). 2004 50x62,5cm. Fotografia, disegno vettoriale, stampa lambda su carta Ilfochrome su alluminio, diasec Mentre cammino si spostano i luoghi. 2006/2008 30x45 ed. 2pz+ap Light box, disegno vettoriale, stampa su acetato. ed. 2pz+ap Stampa su carta Hahnemühle FineArt Mentre cammino si spostano i luoghi. 2006/2008 30x45 ed. 2pz+ap Light box, disegno vettoriale, stampa su acetato. ed. 2pz+ap Stampa su carta Hahnemühle FineArt Mcsl/Salsa 2008 - 100x70cm - Ed.2+ap Fotografia, disegno vettoriale, su carta Kodak Endura su alluminio Mcsl/Prealpi 2008 - 100x70cm - Ed.2+ap Fotografia, disegno vettoriale, su carta Kodak Endura su alluminio