71 stesura LIBRI

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71 stesura LIBRI
71 stesura LIBRI
4-07-2007
11:53
Pagina 71
LIBRI
LIBRI
LUCA BUTI
JAZZin’
(Klipper, pgg. 170, euro 20)
STUDS TERKEL
I giganti del jazz
(Sellerio, pagg. 260, euro 10)
71
di Lauro Tamburi
Luca Buti scrive e fotografa per “Jazz Magazine”. In redazione lo apprezziamo in entrambe
le vesti, ma lui predilige i panni di fotografo, e come tale ha realizzato diverse mostre in
giro per l’Italia in altrettante rassegne jazzistiche. Questo libro è la summa della sua produzione. Un libro importante, e non lo diciamo per spirito di appartenenza. Un libro come ce ne sono pochi, che riesce a fondere la passione – pressoché totale in Luca – per
il bianco e nero con una capacità narrativa assoluta, fatta di dinamismo e di immediatezza. La capacità di cogliere l’attimo che sa insieme essere quello e solo quello e che
sa svilupparsi come un racconto breve di una personalità che si mostra.
Diviso in nove tappe, il percorso fotografico di JAZZin’ passa dai fiatisti ai bassisti, dagli uomini del prediletto free jazz alle voci, dai pianisti ai batteristi, dai suonatori di corde ai fotomontaggi di artisti e natura, i cosiddetti music-scapes. Il tutto con l’idea, riuscita, di “creare immagini oltre lo scattare immagini; immagini che nascono nella testa… idea oltre la tecnica perché, in fotografia come in musica, le idee senza la tecnica rimangono irrealizzate, ma la padronanza tecnica senza idee è nulla”.
Negli oltre 150 scatti, per la massima parte in un bianco e nero solido, quasi “grasso”,
pieno, oppure con rigorosi effetti di movimento o di sfocatura appena inzuppati nel colore, il più delle volte con inquadrature inusuali, con dettagli eloquenti, con “sporcature” ragionate, Buti ci racconta il jazz di oggi in maniera completa, giungendo a raccogliere dai musicisti – che sono Archie Shepp ed Henry Grimes, Jack DeJohnette e Mark
Feldman, Sam Rivers e Billy Bang, Andrew Cirylle e Randy Weston, Paolo Fresu e Giorgio Gaslini, e così via – una stilla non piccola di quel sudore creativo che arricchisce la
loro fronte durante i concerti.
Una confessione dovuta, al direttore e a voi lettori, per il ritardo di questa recensione di
un libro uscito ormai da diverso tempo. Mea culpa, mea maxima culpa, dopo averlo letto d’un fiato, tanto l’autore ricorre a un’anedottica accattivante e possiede uno stile
asciutto e immediato, l’ho riposto in libreria, dove l’accumularsi di altre pubblicazioni ha
coperto questo piccolo – come dimensioni – volume, facendomi dimenticare l’incarico
ricevuto. Cui provvedo ora, senza tema che questi medaglioni dedicati a I giganti del jazz
siano minimamente invecchiati, anche perché l’autore – il critico newyorchese Louis
“Studs” Terkel, classe 1912, già disc jockey e intrattenitore tv, decano del giornalismo
americano premiato con il Pulitzer nel 1985 per il libro The Good War – lo scrisse nel
1957 e lo aggiornò nel 1973.
Si tratta più che di narrazioni di testimonianze, nate da incontri diretti più che da interviste, da materiale raccolto (leggasi “vissuto”) di prima mano e non di riporto, con il risultato di una lettura che non si lascia più una volta iniziata. Perché Terkel era lì quando, nel locale di Chicago in cui Bix Beiderbecke per la prima volta ascolta la tromba di
Louis Armstrong; perché è a Parigi, nel 1937, quando Fats Waller, il nero con la voce da
“ranocchio felice”, piange mentre suona Bach sull’organo di Notre-Dame; perché è andato a cercare personalmente Joe “King” Oliver nella sala da biliardo dove, dimenticato da tutti, fa l’inserviente e con lui ascolta alla radio un suo grande successo suonato
dall’orchestra di Benny Goodman.
Ultimo in ordine di tempo il ritratto di John Coltrane – che segue quelli di Louis Armstrong e Bessie Smith, Duke Ellington e Benny Goodman, Count Basie e Billie Holiday,
Woody Herman, Dizzy Gillespie e Charlie Parker, oltre ai citati – l’uomo che, secondo Miles Davis, voleva “suonare tutto”. Per un libretto che tutti possono leggere d’un fiato e
che può essere usato come propedeutico per il jazz, quella musica del linguaggio universale che “parla la lingua della gioia e della libertà”.
JAZZ MAGAZINE - LUGLIO 2007