Pag. 11 - Mal di testa, naso chiuso: è solo raffreddore?

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Mal di testa, naso chiuso:
è solo raffreddore?
Le malattie da raffreddamento sono in genere disturbi di breve durata, anche se a volte molto fastidiosi,
ma in qualche caso possono dare inizio a guai più seri se i germi che le hanno causate si installano
nei seni paranasali. L’infezione di queste cavità, situate nelle ossa che stanno intorno al naso, è infatti
piuttosto difficile da combattere e quindi tende a diventare cronica, con qualche rischio di provocare a
sua volta conseguenze anche piuttosto gravi.
SINUSITI
M
ai come al termine di
questa estate torrida siamo stati disposti a salutare con favore l’arrivo
dell’autunno, che ci porterà il ristoro del fresco. Accanto al sollievo bisogna però mettere in conto la
ricomparsa dei soliti malanni che accompagnano i primi freddi: si tratterà
perlopiù di banali raffreddori e di qualche tonsillite ma, per fortuna più raramente, sentiremo parlare di sinusite.
C’è chi ne parla un po’ a sproposito,
dando questo nome a un semplice fatto
infiammatorio delle prime vie aeree che duri
appena più del solito o che dia sintomi particolarmente intensi: vediamo allora di chiarirci le idee
su questo malanno che, pur non essendo certo fra
i più gravi, può comportare qualche pericolosa
complicazione se non è ben curato. Premettiamo
che la parte ossea del volto, nella zona che sta sopra e ai lati del naso, comprende alcune piccole
cavità: i seni paranasali, rivestiti di un tessuto che
produce muco e comunicanti tramite canaletti con
le fosse nasali. Quando le prime vie aeree si infiammano a causa di un’infezione (come accade
nel raffreddore, nelle faringiti e nelle tonsilliti) o,
più raramente, di un’allergia, l’infiammazione generalmente si estende anche ai seni paranasali,
dando luogo ad una rinosinusite. Questa, se è lieve, guarisce il più delle volte senza lasciare strascichi. Ma in una certa percentuale di casi (510%) la mucosa che riveste i seni paranasali si
gonfia fino a chiudere i canaletti di comunicazione con il naso e il muco che si accumula nei seni
si infetta per la proliferazione di batteri o di funghi: si verifica allora una vera e propria sinusite,
che può essere favorita da fattori che predispongo-
no al ristagno del muco, come la presenza di polipi nasali o di deviazioni del
setto nasale; inoltre la malattia può
essere causata da un ascesso dei denti superiori, le cui radici sono contigue ai seni paranasali. Anche gli ambienti umidi e malsani o quelli molto
secchi possono avere un ruolo importante. Qualunque ne sia la causa, i sintomi della sinusite sono febbre (spesso
elevata), mal di testa (in corrispondenza
della fronte o intorno alle orbite), tosse,
secrezione nasale (giallastra per la presenza di pus) che tende a colare in gola anziché fuoriuscire dal naso, dolori al viso (nella
zona delle mascelle). Se questi sintomi durano non più di un mese si parla di sinusite acuta;
se invece si protraggono per più di tre mesi la sinusite si definisce cronica. Il processo infiammatorio può interessare tutte le cavità paranasali
(pansinusite) oppure una sola di esse: quella frontale, mascellare, sfenoidale o etmoidale. A questo
proposito va sottolineata una prima differenza fra
le sinusiti dell’adulto e quelle del bambino. I seni
paranasali, infatti, non sono presenti fin dalla nascita, ma si sviluppano nel corso dell’infanzia. Nel
secondo anno di vita è presente il seno etmoidale,
mentre quelli mascellari si formano nel sesto anno
e quelli frontali e quello sfenoidale compaiono
verso l’adolescenza. Prima dei due anni, quindi,
non si può parlare di sinusite, mentre a partire da
questa età l’infiammazione dei seni paranasali nei
bambini è molto frequente e quasi sempre provocata da infezioni virali delle vie aeree superiori, da
rinite allergica, da ipertrofia delle adenoidi. Più raramente si tratta invece di malformazioni delle
fosse nasali o di fibrosi cistica, una malattia congenita che provoca la produzione di un muco molto
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vischioso. La diagnosi, nell’infanzia, è più difficile
che nell’adulto perché spesso mancano i due sintomi più tipici: mal di testa e dolori al viso, mentre è di regola presente una tosse catarrale, più intensa quando il bimbo si corica o al risveglio, con
congestione nasale e presenza di un muco gialloverdastro che scende in gola. La presenza di tutti i
sintomi comuni fa fortemente sospettare l’infiammazione dei seni paranasali, ma per una diagnosi
di certezza si ricorre anche ad esami strumentali:
dalla radiografia, che però è attendibile al cento
per cento solo nelle infiammazioni dei seni frontale e mascellare, alla TAC nei casi più dubbi. Anche l’endoscopia nasale con fibre ottiche permette
di confermare la diagnosi, oltre ad evidenziare
eventuali fattori interni predisponenti alla sinusite. Trascurare una vera sinusite può essere molto
pericoloso perché esiste il rischio che si verifichino complicanze gravi, come l’infezione delle orbite (che può seriamente danneggiare gli occhi) o
l’infezione delle cavità interne del cranio (con
conseguenze ancora più pesanti). La terapia si basa essenzialmente sulla somministrazione di decongestionanti nasali e di antibiotici; se occorre, il
medico può prescrivere anche un cortisonico. Fra
gli antibiotici quello di prima scelta è l’amoxicillina, ma se questa non si dimostra efficace entro 4-5
giorni occorrerà prelevare un po’ di muco dal seno
paranasale colpito per individuare il germe responsabile dell’infezione e prescrivere un antibiotico più specifico. Nelle forme provocate da un’allergia si impiegano anche gli antistaminici. Nei
bambini si dimostrano utili le inalazioni di vapore
caldo (suffumigi) da praticare per circa 15 minuti
4 volte al giorno e i lavaggi nasali con soluzione fisiologica, oltre alla somministrazione di comuni
antidolorifici come il paracetamolo. La terapia
chirurgica va invece riservata alle forme derivanti
da anomalie anatomiche, come la deviazione del
setto nasale, o da degenerazioni della mucosa nasale, come la poliposi o l’ipertrofia dei turbinati.
Maria Bianca Novati
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