aria pulita a scuola - TERRE di MEZZO

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aria pulita a scuola - TERRE di MEZZO
Rita Dalla Rosa
aria pulita a scuola
Come difendere i nostri figli (e gli insegnanti)
dall’inquinamento dentro le aule
Indice
pag.
7 Introduzione
11 Scuole italiane: edifici malati?
14 Le cause dell’inquinamento
50 Asma tra i banchi
56 Piccoli accorgimenti per respirare meglio
70 Una scuola sana a partire dai muri
87 Cosa dice la legge
105Ringraziamenti
Introduzione
C
he aria si respira nella scuola italiana? Una
volta tanto la domanda non viene posta in senso metaforico.
Parliamo proprio dell’aria in senso fisico: quella che entra ed esce
dai polmoni degli studenti mentre seguono le lezioni; quella che i
nostri figli inspirano ed espirano per buona parte della giornata.
Quella cosa, insomma, che è indispensabile alla vita di ogni essere
umano e della cui esistenza ci si accorge solo quando comincia a
mancare, come ben sa chi soffre di crisi asmatiche. Indagare sulla qualità dell’aria che circola (o, per meglio dire, ristagna) negli
edifici scolastici può sembrare un esercizio ozioso, con tutti i problemi che affliggono la scuola italiana. Invece, come vedremo in
questo libro, la presenza di sostanze inquinanti all’interno di aule,
palestre e laboratori didattici è collegata, in un modo o nell’altro,
a problemi più generali come il degrado degli edifici, le funzioni
dei dirigenti scolastici, il ruolo degli enti locali e, non ultimi, i tagli di bilancio e le politiche del ministero dell’Istruzione (nonché
dell’Università e della Ricerca, in breve: Miur).
Ogni giorno, un esercito di alunni, insegnanti e personale scolastico, trascorre molte ore in spazi comuni che, in termini di densità abitativa, sono senz’altro più ristretti rispetto a un normale
ufficio. Si tratta di ambienti affollati, in cui la scarsa ventilazione
favorisce l’accumulo di un allarmante cocktail di sostanze inquinanti, in parte provenienti dall’esterno ma in parte rilasciate da
numerose fonti interne che vanno dagli arredi alle vernici, dai maintroduzione 
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teriali che rivestono pareti e pavimenti ai prodotti usati per le pulizie. Perfino i gessetti e i pennarelli concorrono a creare il perfido
mix che appesantisce i polmoni. A queste insospettabili fonti di
inquinamento chimico si sommano agenti fisici, come il radon o
i campi elettromagnetici, e biologici, come gli acari della polvere,
le muffe dovute all’umidità, i batteri e gli allergeni di varia natura. Compresi quelli degli animali domestici, che arrivano a scuola
trasportati dai vestiti di alunni e insegnanti. Il risultato è che l’aria
che si respira in classe è molto peggiore di quella esterna. Il che,
vista la cappa di smog che grava irrimediabilmente sulle nostre
città trafficate, è tutto dire.
Non c’è da stupirsi, quindi, se influenze, raffreddori e mal di
gola si susseguono fin dall’inizio dell’anno scolastico. I più colpiti
sono i bambini di elementari e materne, che hanno un sistema
immunitario ancora immaturo, respirano più velocemente degli
adulti e accumulano una concentrazione di inquinanti maggiore
in rapporto alla minore massa corporea. Ecco spiegate le riniti, la
tosse secca, le interminabili bronchitelle, ma anche gli occhi rossi,
i mal di testa, la svogliatezza. E l’inquinamento in ambiente scolastico è ancora più pericoloso per quegli alunni che già soffrono di
qualche allergia o forma d’asma. Fra i più giovani queste malattie
sono in continuo aumento, ed essendo la prima causa di assenze
scolastiche, impediscono a chi ne soffre un regolare percorso di
apprendimento. Avere aule più “sane” non aiuta solo gli alunni più
vulnerabili: un ambiente migliore è un vantaggio per tutti. Recenti studi hanno evidenziato il rapporto tra qualità dell’aria all’interno delle aule e rendimento scolastico. In alcuni casi è bastato
sperimentare una maggiore ventilazione nelle classi per avere un
pressoché immediato miglioramento dei voti in pagella: segno che
respirare meglio aiuta gli studenti a studiare di più, oltre che ad
ammalarsi di meno. Una relazione causa-effetto che molti genitori
hanno capito al volo prima ancora degli studiosi. Non a caso la
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prima class action (ossia azione legale collettiva) italiana è stata
avviata proprio contro il Miur, colpevole di aver provocato il sovraffollamento delle aule, con la sua decisione di accorpare le classi
per ridurre il numero di insegnanti. Perché le leggi per avere una
scuola “sana” ci sono, ma vengono spesso ignorate.
Questa piccola guida nasce come strumento per tutti i cittadini-genitori (ma anche per gli insegnanti) che vogliono veder tutelata la salute dei propri figli anche tra i banchi. Abbiamo cercato di
analizzare il problema dell’inquinamento indoor in ambiente scolastico, dando informazioni sui diversi fattori di rischio e indicando gli interventi per limitare i pericoli: dai rimedi più semplici e
di facile attuazione a quelli che, richiedendo un maggior impegno
finanziario e progettuale, chiamano in causa le amministrazioni
pubbliche.
introduzione 
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Scuole italiane:
edifici malati?
Q
uanti studenti o scolari non hanno avuto almeno
un episodio di irritazione agli occhi, tosse secca, nausea, mal
di testa, torpore, sonnolenza, astenia durante le lezioni in aula?
E quanti genitori pensano che questi sintomi mascherino solo la
paura per un’interrogazione, e siano insomma la classica messa in
scena per evitare il brutto voto? Di sicuro molti, anche se dovranno ricredersi. Esiste infatti un tipo di malessere che si manifesta
con disturbi del tipo sopra descritto e che è correlato all’inquinamento indoor, ossia alla cattiva qualità dell’aria che si respira
all’interno di spazi chiusi. Si chiama “Sindrome dell’edificio malato” (Sick building sindrome, Sbs) e comprende molti sintomi che
insorgono senza particolari motivi solo durante la permanenza in
un determinato edificio o nelle sue stanze. La Sbs, dice la casistica, si manifesta in un’elevata percentuale di adulti che lavorano
in ufficio (20% circa) e i suoi sintomi scompaiono o si attenuano
uscendo all’aria aperta. Non si capisce perché, data la vetustà e i
molti problemi riscontrabili negli edifici scolastici, nessuno abbia
finora voluto estendere anche alla scuola la responsabilità di questa sindrome.
Tra le possibili cause che provocano la Sbs figurano l’inadeguata ventilazione dei locali, la presenza di inquinanti chimici emessi
da adesivi, rivestimenti, mobilio, prodotti per la pulizia, pesticidi.
E ancora, a determinare la Sbs può concorrere la presenza di sostanze nocive provenienti dall’esterno, come i gas di scarico delle
scuole italiane: edifici malati? 
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auto, o la vicinanza a fonti inquinanti come fabbriche e discariche.
Infine, a provocare tutti o almeno uno dei sintomi legati alla Sindrome dell’edificio malato può essere la presenza di contaminanti biologici quali muffe, batteri, pollini che possono proliferare e
diffondersi in edifici fatiscenti o con alte percentuali di umidità.
Siamo sicuri che tutti questi fattori siano assenti dalle scuole frequentate dai nostri ragazzi? Vediamo un po’.
Secondo alcuni dati ministeriali (riservati ma “intercettati” e
quindi svelati dal Codacons nel 2010), il numero degli studenti
per aula è fuori norma per eccesso quasi dappertutto, quando, per
legge, non dovrebbero esserci più di 25 ragazzi per ogni classe che
abbia una superficie effettiva di almeno 50 metri quadrati. Inoltre,
secondo l’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva, che ha monitorato 106 scuole di 11 regioni (anno 2009), solo una scuola italiana
su quattro possiede le necessarie certificazioni di agibilità igienicosanitaria. Come se non bastasse, le rilevazioni del Progetto Search
(School environment and respiratory health of children: Inquinamento a scuola e salute respiratoria dei bambini) patrocinato
dal ministero dell’Ambiente, svelano che ben il 17% delle scuole
italiane sorge in un’area di traffico automobilistico pesante. Infine,
nel 2010 si sono verificati distacchi di intonaco dalle pareti di aule
fatiscenti nel 17% delle scuole.
Come spiegano i ricercatori dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), tutti questi fattori, (sovraffollamento, scarsa igiene, inquinamento proveniente dall’esterno,
ammaloramento delle strutture) possono combinarsi con altri
elementi come temperatura, umidità, rumorosità e illuminazione
inadeguate e determinare una generale diminuzione del comfort
nell’ambiente, con un conseguente rischio per la salute.
Insomma, c’è abbastanza “carne al fuoco” per far rientrare gli
edifici scolastici nel novero degli stabili che possono ammalarsi di
Sbs. Perché le scuole italiane sono vecchie e poco funzionali: ben il
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60% di queste strutture è stato costruito prima del 1974, e quasi il
7% risale addirittura all’Ottocento.
Un caso emblematico, a proposito di scarsa funzionalità degli
spazi scolastici, si verifica a Pantelleria, dove la scuola elementare è
stata provvisoriamente spostata in un aeroporto militare in attesa
che la vecchia sede sia ristrutturata. Alcuni genitori denunciano
che da due anni, 140 bambini vengono prelevati ogni mattina con
un servizio di trasporto organizzato dal Comune e portati “a scuola” in uno stabile facente parte dell’aeroporto. La cosa assurda è
che i genitori non possono né accompagnare né riprendere i figli dopo le lezioni, in quanto nell’edificio, per motivi di sicurezza,
non è consentito l’accesso ai civili. Non si sa per quanto tempo ancora i bambini dovranno andare a scuola in quel luogo, visto che
nel vecchio stabile, piuttosto malridotto, non sono ancora partiti
i lavori di ristrutturazione promessi. Ma la Sicilia ha anche la più
alta percentuale di scuole ospitate in edifici nati come abitazioni: il
20%, contro il dato medio nazionale del 6%. È facile intuire come
una struttura concepita per ospitare una normale vita domestica
sia quanto mai lontana dalle prerogative che dovrebbe avere un
istituto scolastico in termini di ampiezza e luminosità dei locali,
dotazione di servizi igienici, spazi per le attività sportive. Vedremo
più avanti quanto il sovraffollamento delle aule concorra ad abbassare la qualità dell’aria interna, favorendo l’insorgere e l’acuirsi
di malattie stagionali, disturbi respiratori, manifestazioni allergiche. Per il momento ci limitiamo a segnalare che lo stress da edificio malato può colpire non solo i genitori quando sono in ufficio,
ma anche i loro figli quando seguono le lezioni.
scuole italiane: edifici malati? 
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