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MENSILE N.10 OTTOBRE 2013 € 3,50
fondazione ente™
dello spettacolo
ORCHI E
PARADISI
Arriva in sala il
celebre Malaussène
di Daniel Pennac
ANTEPRIMA
Dalla saga sci-fi di
Orson Scott Card al
Gioco di Ender
TOM HANKS
CAPITANO
CORAGGIOSO
LAGUNA
D’ORO
I nostri imperdibili,
le star che non
dimenticherete
Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003
(conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano
Eroico e travolgente nel film di Paul
Greengrass. Una storia (vera)
e un’interpretazione da Oscar
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Punti di vista
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in mare aperto
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La giusta Bellezza
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Mentre scrivo rimbalza la notizia che La grande bellezza è stato
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REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA
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PER ABBONARSI
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Franco Conta - [email protected]
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Marisa Meoni - [email protected]
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
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Claudio Maria
Celli consegna
il Bresson ad
Amos Gitai.
In alto Toni
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ottobre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
5
SOMMARIO
OTTOBRE 2013
18 Morandini in pillole
10 Glamorous
14 Colpo d’occhio
16 Ender’s Game
Orson Scott Card alla fine si è
convinto e il suo romanzo sci-fi
arriva in sala 30 anni dopo. Con
Asa Butterfield, Harrison Ford e
Ben Kingsley
30
Eva
18 COVER STORY
Captain Phillips
FOTO: KAREN DI PAOLA
Riccobono
LA MOSTRA E’
DONNA
24
Sulla nave con Tom Hanks, alle
prese con i pirati somali. Da
una storia vera, il ritorno di Paul
Greengrass
24 Il Paradiso degli Orchi
Sullo schermo il primo capitolo
della saga di Pennac su Benjamin
Malaussène: anche Emir
Kusturica nel cast, ma non come
“capro espiatorio”
29
29 LA NOSTRA VENEZIA
30 Profumo di donna
32 Il pagel/Lido 37 Mia
Wasikowska 41 Jesse Eisenberg
43 Elena Cotta 46 Bret Easton
Ellis 48 Scatti rubati 50 Il potere
del doc
DANIEL PENNAC
52
Gianfranco Rosi
LEONE D’ORO A VENEZIA
GENE HACKMAN
FOTO: KAREN DI PAOLA
52 Ritratti
Gene Hackman, tra i più amati
di sempre: ce la farà a restare
ancora lontano dal set?
55
Recensioni, anteprime, colpi di
fulmine
72 Dvd & Blu-ray
La grande bellezza, Il piccolo
fuggitivo, Trilogia Cavaliere
oscuro
78 Borsa del cinema
16
ASA BUTTERFIELD IN
ENDER’S GAME
18
TOM HANKS IN CAPTAIN
PHILLIPS
80 Libri
82 Colonne sonore
ottobre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
7
Morandini in pillole
di Morando Morandini
Fine pen[n]a mai
Storia di un bastone
Durante l’estate del 2013 sono uscito spesso da casa con un
bastone in mano col quale, tra l’altro, schiaccio a distanza
meccanismi sui muri. In un recente passato lo usavo perché
ne avevo bisogno nel camminare: rimediava ai miei squilibri
e ondeggiamenti che oggi sono notevolmente diminuiti. Nel
mio attuale ricorso al bastone c’è un po’ di scena, lo confesso.
Potrei farne a meno come dimostra il fatto che ogni tanto dimentico di prenderlo senza serie conseguenze.
Importanza dei neri
Quanti sanno che il frullatore, l’antenna parabolica, il semaforo
e la maschera antigas furono inventati da neri e che la prima
operazione a cuore aperto e la prima trasfusione di sangue
furono praticate da medici neri?
La differenza
Il brasiliano Helder Camara (1909-1999), arcivescovo di Recife
(1964-1985) ha scritto: “Quando do da mangiare a un povero,
mi chiamano santo, ma quando domando perché i poveri non
hanno cibo, mi chiamano comunista!
Letture
I giornali sono letti ogni giorno da meno della metà della popolazione italiana: 22 milioni di persone, pari al 42,7%. Nel
2012 il 56% dei ricavi pubblicitari totali (7 miliardi di euro) è
data alle televisioni contro il 16% ai giornali quotidiani. Mediaset assorbe circa 2 miliardi di euro (il doppio di tutti gli altri
giornali messi insieme) mentre la RAI – che nel 2012 vinse al
guerra degli ascolti - riceve soltanto 880 milioni di pubblicità.
Dal frullatore
remoto
al semaforo, Passato
“Laudato si’, mi’ Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo
il colore dell’inventiva secolo appartenga, ma lo sa benissimo l’attuale papa argenè total black tino.
8
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
VISIONI FORZATE E INDULTI
CRITICI
Bon ton capitolino? Dare del lei,
pardon, dell’Her, alle anteprime
mondiali. STOP Something Good,
dell’adulterazione criminale del cibo.
STOP Domande da festival: meglio
il cibo scaduto di Tsai Ming-liang
STOP
Out of the Furnace. STOP
!
. STOP
Dopo Sacro GRA a Venezia, Roma
risponde con Mestre Mon Amour.
STOP "#$%%
di fuoco: Roma fa la fame o gioca
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STOP Si chiama Gravity,
risponde '(
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orme di Carolina Crescentini. Un
**+STOP Diana,
(/(
*STOP Grace di Monaco
rimandato in primavera. Ma Nicole
Kidman non ha battuto ciglio. STOP
!*
. Sinonimi: audace, ardito.
Contrari: Amelio, Albanese. STOP
4
Colpi di fortuna, Un
fantastico via vai, Indovina chi viene
44Nymph()
maniac. Proverbio italo-danese: il
peccato è nell’occhio di chi guarda.
STOP
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giorno meno, il 10 agosto.
ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE
STALLE ALLE STARLETTE
Andy Warhol: “Nel futuro ognuno
avrà i suoi 15 minuti di celebrità”.
Aveva ragione, il problema è arrivare
a 16. #### Repetita iuvant'
Rodriguez e Stefano De Martino
sposi. ####&
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'Chi mai potranno
#### Privacy: tenere
&
;>?@'
&
4
dell’esclusiva. #### Asia Argento
gira Incompresa
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#### Chiare, fresche
JQ
sconosciuto del lago…
Federico Pontiggia
DA RICHARD CURTIS, SCENEGGIATORE DI LOVE ACTUALLY
NOTTING HILL E QUATTRO MATRIMONI E UN FUNERALE
COSA ACCADREBBE
SE POTESSI RIVIVERE
OGNI MOMENTO
DELLA TUA VITA?
UNA NUOVA COMMEDIA D’AMORE. CON UN PIZZICO DI VIAGGI NEL TEMPO.
CASTING
DI
MUSICA
DI
PRESENTA IN ASSOCIAZIONE CON
COSTUMI
DI
/questioneditempo
UNA PRODUZIONE
MONTAGGIO
DI
PRODOTTO
DA
SCENOGRAFIE
DI
DIRETTORE DELLA
FOTOGRAFIA
questioneditempo-ilfilm.it
SCRITTO E
DIRETTO DA
PRODUTTORE
ASSOCIATO
“QUESTIOPRODUTTORI
NE DI TEMPO”(ABOUT TIME)
ESECUTIVI
#questionetempo
DA GIOVEDÌ 7 NOVEMBRE AL CINEMA
Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze
glamorous
Gianluca Arnone
,
Da fustigatore della società
USA a sua punta di diamante.
La parabola di Seth MacFarlane,
creatore dei #&, si è
compiuta. L’irriverente ragazzo
si è imborghesito: prima una
commedia più zucchero che
vetriolo (Ted), poi il tempio del
cine-conformismo (è presentatore
WXYZ
a Beverly Hills, suggello del
;
**
quel mondo prima tanto odiato.
Palazzo faraonico di 3 piani in
Santa Monica Boulevard. Valore:
11 milioni di dollari. Il prezzo di
rivista del cinematografo
Hollywood.
10
fondazione ente dello spettacolo ottobre 2013
Fede all’Inferno
Garrett très Jolie
La Universal ha trovato il suo Virgilio: sarà Fede Alvarez a
dirigere Dante’s Inferno, versione big screen del videogame
ispirato alla Divina Commedia. Alvarez è l’autore dell’ottimo
remake de La casa.
Garrett Hedlund è Unbroken per Angelina Jolie. Che torna in
regia con la storia dell’olimpionico ed eroe di guerra Louis
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Sono ancora un uomo.
Due sfumature di grigio
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rispettivamente Christian Grey e Anastasia Steele nell’adattamento di Cinquanta
sfumature di grigio,
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James. Dietro la macchina da presa, senza frustino, Sam Taylor-Johnson.
Ciak Insidious
Nemmeno il tempo di vedere il secondo
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x!Insidious di James Wan (nella
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promette: nessun mistero, sarà un successo.
Gone Girl
Nota per essersi mostrata ignuda nel
video di Blurred Lines di Robin Thiche,
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in Gone Girl, dal bestseller di Gyllian
Flynn (in Italia L’amore bugiardoZ
ottobre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
11
glamorousNews
Cosa succede in città? Eventi speciali, digitali,
on stage e live: tutto quello che non puoi e non devi perdere
Il cartellone
Sala Metallica
Ammutta Muddica
La band americana come
non l’avete mai vista:
Through The Never
Aldo, Giovanni e
Giacomo portano
in sala lo show che
ha registrato il tutto
esaurito nei teatri,
più 30 minuti di
sketch inediti. Circuito
Nexodigital, 16 ottobre.
Il 29 e 30 ottobre la musica
metal invade le sale italiane
con un evento unico: Metallica
3D – Through The Never, scritto
e diretto da Nimród Antal
(PredatorsP(
una performance live creata
star emergente Dane DeHaan
(Come Un Tuono, The Amazing
Spider-Man 2 & 3) interpreta un
giovane roadie. Per Metallica
3D C=
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contemporaneamente.
Don Chisciotte
Il celebre balletto di
Marius Petipa, ispirato al
cavaliere di Cervantes,
sbarca al Royal Opera
House di Londra,
coreografato da Carlos
Acosta. Sale The Space,
16 ottobre.
Eugene Onegin
Direttamente dal The
Metropolitan Opera
di New York, l’Eugene
Onegin di Pyotr Ilyich
Tchaikovsky, la più
intimista del grande
compositore russo.
Microcinema, 8 ottobre.
Ritorno al Futuro II
Nuovo raduno per i fan
di Ritorno al Futuro,
dopo il successo dello
scorso anno. Torna
al cinema il secondo
atto della trilogia, con
sorprese e contest vari.
23 ottobre.
Vermeer e la musica
;
della National Gallery di
Londra, raccontandoci
tutta la storia di
Vermeer e mostrandoci
molte altre opere
dell’artista. The Space,
10 ottobre.
12
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fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
Noi, Zagor
Anatomia di un fumetto:
il doc di Jacopino sull’eroe
della Bonelli
Miracolo editoriale. E’ Zagor
mitico personaggio creato oltre
#/
(nella foto) e dal disegnatore
Gallieno Ferri. Di tutte le testate
/
per copie vendute. Ottantamila
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segreto? Risponde Noi, Zagor
documentario scritto e diretto
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il 22 e 23 ottobre (Microcinema).
una vera anatomia del fumetto.
colpo d’occhio
Rio de Janeiro,
sotto, We Steal
Secrets di Alex
Gibney
FESTIVAL DEL MESE
Massimo Monteleone
Da Nord a Sud: muto a Pordenone, Eurovisioni
e Asiatica a Roma, Efebo ad Agrigento
World Wide... Rio!
Da Wikileaks a Google, il festival brasiliano è on
line: ma la Rete si salva?
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
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Il gioco
si fa serio
30 anni di corteggiamento per la
saga di Orson Scott Card: Ender’s Game
buca finalmente lo schermo, con Asa
Butterfield e Harrison Ford
di Angela Bosetto
16
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
anteprima
S
Asa Butterfield
in Ender’s
Game. A sinistra
l'attore con
Hailee Steinfeld
e Harrison Ford.
Al centro, Ben
Kingsley
Mark Ruffalo in
Now You See Me.
A sinistra Morgan
Freeman e
Mélanie Laurent
ono passati
settant’anni dal
terribile attacco alieno
che ha quasi sterminato
l’umanità. All’epoca fu il
geniale stratega Mazer
Rackham (Ben Kingsley) a
fermare l’invasione: oggi il
Governo cerca fra i ragazzini
di tutto il mondo una mente
altrettanto brillante, capace
di guidare la flotta spaziale
contro il nemico. I tre fratelli
Wiggin corrispondono ai
parametri di reclutamento,
ma Peter (Jimmy Pinchak) è
troppo spietato e Valentine
(Abigail Breslin) troppo
compassionevole. Tocca
dunque al terzogenito
Andrew, detto Ender (Asa
Butterfield), seguire il
colonnello Graff (Harrison
Ford) nella Scuola di Guerra,
la stazione orbitante in cui i
giovanissimi cadetti
imparano a combattere e a
comandare. Spinto
continuamente oltre i limiti
dal volere degli adulti, Ender
riuscirà a farsi degli amici (la
coraggiosa Petra/Hailee
Steinfeld, il leale Alai/Suraj
Partha, il precoce
Bean/Aramis Knight), ma
conoscerà anche la
solitudine, la paura, la
cattiveria e soprattutto il
proprio lato oscuro.
Basato su Il gioco di Ender,
primo capitolo dell’omonima
saga fantascientifica (cinque
romanzi, senza contare i
racconti, i prequel e il ciclo
parallelo dedicato a Bean),
Ender’s Game arriverà nelle
nostre sale il 30 ottobre,
ponendo fine a un
corteggiamento
cinematografico durato quasi
trent’anni. Tanto ci è voluto
perché Orson Scott Card
(vincitore, grazie al libro, di
due premi cardine per la
narrativa sci-fi, l’Hugo e il
Nebula) superasse i dubbi
sull’infilmabilità del romanzo
che aveva pubblicato nel
1985 e lo consegnasse al
regista-sceneggiatore Gavin
Hood e ai produttori Alex
Kurtzman e Roberto Orci.
Card ha pure approvato i
tagli e i compromessi
dell’adattamento,
dall’affidare il ruolo del
Maggiore Anderson a
un’attrice (Viola Davis)
all’alzare l’età dei personaggi
(incluso Ender, che all’inizio
del libro ha solo sei anni).
Meglio però chiarire subito
un dettaglio: sebbene i
protagonisti siano poco più
che bambini, la storia della
loro trasformazione militare
non è assolutamente per
l’infanzia, ma è rivolta a un
pubblico quanto meno
“young adult”. Ender’s Game
diverrebbe una pellicola per
famiglie solo snaturando il
testo originale. A tale
proposito, Gavin Hood si è
premunito di rassicurare i fan
del libro circa la questione
relativa al controverso finale:
“Con la complessa questione
morale che solleva, è uno dei
motivi principali per cui ho
sempre desiderato portare Il
gioco di Ender sullo
schermo. Vi prometto che
sarà lì nella sua interezza”.
È presto per fare ipotesi
sull’influenza culturale del
film, ma se seguirà l’esempio
del romanzo, sarà notevole.
A dispetto delle polemiche di
cui è stato oggetto (lo
scrittore John Kessel l’ha
accusato di manipolare la
morale dei lettori,
giustificando la violenza e il
genocidio), Il gioco di Ender
è libro di narrativa scolastica
negli istituti secondari di
USA, Canada e Australia e
viene utilizzato
nell’Università dei Marines di
Quantico come testo di
psicologia della leadership.
Per essere un “gioco”, è
piuttosto serio.
%
ottobre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
17
COVER STORY
Prigionieri
Dallo United 93 alla Maersk Alabama, i sommersi
di Paul Greengrass è il più politico ed amaro dei
di Gianluca Arnone
M
ancava solo l’acqua. Unico elemento finora a
non trovare spazio nella filmografia di Paul
Greengrass, dopo la terra scippata di
Sunday Bloody Sunday, i cieli violentati di
United 93 e la polveriera mediorientale,
letteralmente messa a fuoco in Green Zone. Captain
Phillips, con le sue navi alla deriva, le turbolenze
oceaniche, il fragore spumoso delle onde e dei fucili a
18
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
mitraglia, chiude il cerchio elementale. Nel cinema di
Greengrass non si tratta solo di varianti geografiche,
coordinate spaziali, ambienti, ma della materia di cui sono
fatti i (suoi) film. La mdp attraversa la chimica del mondo
assorbendone il sapore: la fangosità della terra, l’asettico
gelo dell’aria, il sabbioso pizzicore del deserto, l’umido
salmastro del mare. Non importa localizzare, bensì
restituire un punto di riferimento percettivo. Esperienza
dell’oceano
e i salvati della globalizzazione: Captain Phillips
survival-movie dell’anno. Tom Hanks da Oscar
sensoriale, trascesa però da uno sguardo telescopico. La
legge interna al suo cinema stabilisce sempre una
dialettica tra un apprendistato fisico, epidermico, e una
conclusione logica, figlia di una coscienza tecnica,
razionale. Da una parte abbiamo uomini che vivono
gettati nella mischia, rovistano nel fango, masticano
sangue, annaspano in mare. Dall’altra tecnocrati e adepti
al controllo, depositari del sapere e figure del comando.
Terra, aria, fuoco, acqua. E il vortice del potere che mulina
e rimescola, così tutto si confonde. Richard Phillips è un
capitano senza medaglie, un comandante senza plotone,
l’eroe involontario di una guerra che non è la sua. Effetto
collaterale della sperequazione, della fame per decreto e
della ricchezza per esproprio. E più ancora gli altri, i pirati
somali con i loro occhi scavati e i corpi ossuti, venuti fuori
da qualche melmoso pozzo di terra per avere anche loro
ottobre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
19
COVER STORY
Tom Hanks ostaggio
dei pirati somali in
una scena di Captain
Phillips, nelle sale dal
31 ottobre
una fetta di speranza. Pezzi di carne del Capitale
Globale. Lui e loro, uomini sbagliati nel posto, al
momento, sbagliato. Come i passeggeri dello United
93, persone reali, testimoni che è tutto vero. Eppure è
cinema, alla potenza. Greengrass racconta che cosa
succede quando due mondi così, due mondi che di
norma non dovrebbero incrociarsi, fanno un frontale.
Captain Phillips è un tragitto tra l’innesco e lo scoppio,
la storia una miccia, lo spettatore seduto sopra una
bomba a orologeria. Il procedimento sempre lo
stesso: narrazione multipolare, con le diverse linee
d’azione – la nave mercantile, la marina americana,
l’imbarcazione dei pirati - che convergono verso il
centro del dramma. L’azione stessa viene spezzettata,
sezionata, frantumata nel montaggio, internamente
mossa, braccata dalla macchina a mano. Lo
spezzatino è servito, la frenesia è movimento, il gesto
disperato di un tempo deperibile. Captain Phillips è già
il terzo survival movie che Hollywood recapita in pochi
mesi – dopo All is Lost di Chandor e Gravity di Cuaron
– e qualcosa vorrà pur dire. Ma è soprattutto un
grande film, il raccordo in assonanza dello shock
percettivo e informativo di anni sciagurati. L’indice
puntato sul caos creato ad arte. Perciò Greengrass
non si limita a focalizzare l’attenzione sul “suo”
capitano – cui Tom Hanks fornisce un’interpretazione
di straordinaria intensità, con un climax da Oscar - ma
dà eguale risalto (e dignità) alla controparte somala.
Dalla lunga sequenza dell’ingaggio alle brevi ma
incisive scene all’interno di imbarcazioni sudice e
rattoppate, il film ci introduce all’interno di un mondo
20
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
dove i pirati sono solo uomini, il volto un patire, la
violenza una necessità, miseria il nascere. Nulla di
nuovo, inedita è la pietà. Ecco quattro scalcagnati
triturati in un gioco più grande di loro. Non sono
fondamentalisti, non odiano gli yankee, vorrebbero
soldi, sbarcare in America con una macchina nuova di
zecca (“It’s just business”, dirà il loro leader a Richard
Phillips). Resta lo scacco, la consapevolezza che i
guasti di questo mondo non sono addebitabili a un
gruppo di ragazzini impauriti che scorazzano su una
piccola barca in mezzo al mare. Golia è altrove. Scende
dal cielo con una corazzata di angeli neri, i Navy Seals
venuti a riportare il mondo dov’era, ingiusto com’era.
Ecco che questo spettacolo immersivo e pulsante,
specchio di un mondo concitato, scomposto, conteso
da potenze in lotta per imporre le proprie ragioni, rivela
l’inganno. Il gioco è truccato, l’arbitro nascosto nella
torre di controllo, alla consolle dei radar, dei grafici,
delle linee di comunicazione. Rimonta tutto secondo
logica, consolidati assetti, gerarchie. Ecco l’antidoto
all’universo anomico delle immagini. Il mondo è
%
cinema, il demiurgo seduto in cabina di regia.
Il film ci introduce all’interno
di un mondo dove i pirati sono
solo uomini, il volto tutto un
patire, la violenza una necessità,
miseria il nascere
E la nave va...
Vecchi lupi di mare, capitani
indomiti, ammutinamenti e
romantici Love Boat: il fascino
del timone non muore mai
di Angela Bosetto
ottobre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
21
COVER STORY
L
a storia reale di un capitano
che si offre ai pirati come
ostaggio al posto della
propria ciurma e lotta per
restare vivo sinché non
giungeranno a salvarlo: questa in
sintesi la trama di Captain Phillips –
Attacco in mare aperto, l’ultimo film di
Paul Greengrass con protagonista Tom
Hanks, nelle nostre sale a partire dal 31
ottobre. Sebbene la pellicola sembri
rappresentare un classico esempio del
filone narrativo in cui l’eroico
comandante è disposto a tutto per
salvare i suoi e fare la cosa giusta, in
realtà lo rinnova. Ma per capirne il
motivo dobbiamo fare un passo
indietro. Se è vero che il cinema
preferisce tratteggiare i personaggi
storici senza mezze misure, questo vale
soprattutto per i capitani navali.
Quando il loro è un ruolo di primo
piano, o sono dei tiranni come William
Bligh (interpretato, fra gli altri, da
Charles Laughton e Anthony Hopkins),
la cui durezza causò l’ammutinamento
del Bounty, o sono dei leoni del mare
come l’ammiraglio Thomas Cochrane,
sulla cui vita si basano le imprese di
ben due personaggi letterari: Horatio
Hornblower e Jack Aubrey, portati sul
grande schermo da Gregory Peck (Le
avventure del capitano Hornblower,
1951) e da Russell Crowe (Master and
Commander – Sfida ai confini del mare,
2003). Sempre che non vengano
trasformati da protagonisti della Storia
in piccioncini da “love story”. Basti
pensare a Lord Nelson, ricordato dagli
Rispetto all’archetipo americano, Richard
Phillips scombina le carte: non è un militare
e non appartiene al passato
spettatori più come l’amante di Lady
Hamilton (Il grande ammiraglio, 1941)
che come il glorioso vincitore di
Trafalgar. Comunque esistono un paio
di elementi che accomunano tutti i
grandi capitani prima realmente esistiti
e poi “scelti” dal cinema: sono inglesi e
la loro vicenda si colloca generalmente
Robert Redford nel
film di J.C. Chandor
All is Lost, il bello del naufragio
Scenario solitamente poco utilizzato dal cinema occidentale, l’Oceano
Indiano quest’anno fa da sfondo a un’altra storia di coraggio che si tramuta
in un thriller esistenziale. In All is Lost diretto da J.C. Chandor (accolto con
una standing ovation allo scorso Festival di Cannes e atteso nelle sale
americane dal 18 ottobre) a combattere per la propria sopravvivenza è il
naufrago alla deriva Robert Redford. Il film (soprannominato dalla stampa
internazionale “Vita di Pi senza la tigre”) è stato girato in due mesi a
Rosarito Beach in Messico presso i Baja Studios, costruiti nel 1997 per le
riprese di Titanic e divenuti celebri per le quattro gigantesche piscine
artificiali nelle quali sono state realizzate anche le sequenze acquatiche di
Master and Commander – Sfida ai confini del mare.
A.B.
22
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
fra la fine del Settecento e la prima
metà dell’Ottocento, l’epoca in cui la
Royal Navy britannica dettava legge
sugli oceani. Ai comandanti
statunitensi tocca invece accontentarsi
di far parte dei film bellici corali
ambientati durante la Seconda Guerra
Mondiale.
E qui arriva a scombinare le carte
Richard Phillips, il quale non solo è
nativo del Massachussets, ma non è né
un militare, né un uomo vissuto nel
passato. Era l’8 aprile 2009 quando la
sua nave portacontainer (la MV Maersk
Alabama) venne assalita al largo delle
coste somale. Per la marina americana
fu uno shock: negli ultimi duecento
anni nessuna loro imbarcazione era mai
stata aggredita a scopo di pirateria.
L’anno successivo il capitano raccontò
la sua terribile avventura nel best-seller
A Captain’s Duty: Somali Pirates, Navy
SEALs, and Dangerous Days at Sea,
subito opzionato da Hollywood. Oggi
negli USA la storia di Phillips è così
popolare da aver spinto Paul
Greengrass a un processo creativo
opposto rispetto a quello che utilizza
normalmente. “Di solito, prima di
iniziare a girare, faccio un ampio lavoro
di ricerca personale (un vecchio vizio
da giornalista), mentre qui avevo già
così tante informazioni che non avrei
mai potuto utilizzarle tutte. Così ho
dovuto scegliere con chiarezza che
linea dare alla pellicola”. Eppure, oltre a
raccontare la figura del capitano (“un
uomo gentile che ci ha aperto le porte
non solo della sua casa, ma anche del
suo mondo. So che Tom Hanks è
tornato spesso a trovarlo”.), a
Greengrass interessava anche sondare
il rapporto creatosi fra Phillips e la sua
controparte somala: il giovane
Abduwali Abdukhadir Muse
(l’esordiente Barkhad Abdi). “Sono
entrambi dei comandanti e il loro
incontro/scontro altro non è che il
risultato di questa rapida e
incontrollata globalizzazione
marittima”.
%
evergreen
IL PARADISO DI
Il celeberrimo capro espiatorio di Daniel Pennac arriva
nelle sale a novembre: dopo quasi trent’anni e milioni
di lettori, eccolo tra gli Orchi
di Alessandro De Simone
orreva l’anno 1991 e l’Italia viveva in una bolla temporale.
C’erano Craxi e Andreotti,
Berlusconi era solo presidente del Milan e tutto sembrava sedimentato e tranquillo. Si viveva bene, la guerra del Golfo era un
lontano fenomeno televisivo, non sapevamo ancora che Falcone e Borsellino sarebbero saltati in aria pochi mesi
dopo e che tutto sarebbe stato spazzato via da Tangentopoli, aprendo una
nuova fase della nostra Storia, che ancora si deve chiudere.
Erano gli anni in cui in libreria andavano come il pane i tascabili Feltrinelli.
Merito di Doris Lessing, Ernesto Che
Guevara, Manuel Vazquez Montalban,
soprattutto di Stefano Benni, che vendeva migliaia di copie di Terra!, Bar
Sport e Comici spaventati guerrieri.
In quel 1991, a un certo punto, sbucò
sugli scaffali il romanzo di un professore di liceo parigino, tal Daniel Pennac. Si chiamava Il paradiso degli Or-
C
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
chi, risalente addirittura al 1985. Dopo
un primo momento di doveroso sospetto nei confronti dell’invasore transalpino, la storia di Benjamin Malaussène diventò una saga in sei romanzi che
racconta le avventure
di un uomo che ha
votato la sua vita all’essere il capro
espiatorio, facendone
un mestiere che gli
permette di mantenere la sua numerosissima famiglia,
composta da fratelli
e sorelle molto speciali, e di potersi perdere negli abbracci
della sua dolce fidanzata Julie.
Malaussene nel corso degli anni è diventato un sostantivo, quasi uno stile
di vita, Pennac un paladino dei giovani
scrittori e di quei lettori che vogliono
andare a testa alta anche senza conoscere Balzac e Maupassant. Soprattutto, per molti Benjamin è stato un compagno di avventure, ha portato sotto
braccio chi all’inizio
degli anni Novanta
aveva vent’anni e tutta la vita davanti, con
tanti sogni nel cassetto e la speranza di
realizzarli. Malaussène è stato il primo
precario quando il
posto fisso sembrava
ancora possibile, e
oggi che un lavoro da
Capro ai grandi magazzini sarebbe ambito da migliai di neolaureati e quarantenni
senza futuro, chi ha
condiviso, e non sui social, le avventure di questo straordinario personaggio, non può fare a meno di pensare
quanto sia stato importante nel forma-
Inno alla libertà ambientato
nell’America puritana degli anni ’50: “Il pericolo
oggi è perdere la voglia di combattere”
ottobre 2013
rivista del cinematografo
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evergreen
Il Paradiso degli
Orchi. Sotto Pennac,
in apertura la Bejo
e il “Malaussène”
Raphael
Personnaz
re una generazione di sconfitti di talento. La Crisi vista attraverso gli occhi di
Benjamin è quasi un’occasione di riscatto per chi non ha mai avuto l’occasione di dire “ce l’ho fatta”, per dimostrare che mentre il mondo cade a
pezzi, c’è sempre qualcuno che può tirarti su il morale accollandosene i mali,
come farebbe la dolce Thérese, la mistica sorella Malaussène. Il grande
schermo era l’ultimo passaggio importante, dopo averlo visto a teatro per
merito di Claudio Bisio, e non poteva
essere altrimenti, perché Ben è un cinefilo, categoria di perdenti per eccellenza che conosce meglio di chiunque
altro la materia dei sogni. E senza sogni non si va da nessuna parte. Chiedetelo ai Malaussène. E a Walter Mitty.
Da Benjamin a Raphael
(ed Emir…)
Un’esplosione devasta i Grandi Magazzini, gettando Parigi nel panico. Non
proprio tutta Parigi, a dire il vero, perché Benjamin Malaussène, capro
26
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
espiatorio professionista in forze all’ufficio reclami dello stesso negozio vittima dell’attentato, deve preoccuparsi di
mantenere l’esercito di fratelli e sorelle
che la sua avventurosa mamma continua ad alimentare con gioia. Ma Benjamin non è una persona come le altre, e
sarà lui a svelare il mistero.
Nicolas Bary, regista francese con un
solo film all’attivo, si è preso una bella
responsabilità portando sullo schermo
uno dei personaggi letterari più amati
degli ultimi trent’anni, così come
Raphael Personnaz, che interpreta
Benjamin. Al suo fianco la bellissima
Bérénice Bejo, la Julie che tutti vorremmo, e, nei panni di Stojil, il collezionista
di premi Emir Kusturica, sempre più a
suo agio nelle vesti di attore.
Adesso il testimone passa al pubblico,
(il film sarà in sala il 14 novembre) e soprattutto ai lettori che hanno vissuto
per tanti anni a Belleville in compagnia
dei Malaussène: era tanto che aspettavano le ultime notizie dalla famiglia, ma
devono essere buone…
%
DAL 24 OTTOBRE AL CINEMA
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i contenuti extra del film
WARNER BROS. PICTURES PRESENTA ISABELLA COCUZZA E ARTURO PAGLIA PRESENTANO
Riccardo SCAMARCIO
Barbora BOBULOVA
Rocco PAPALEO
Sarah FELBERBAUM
UN FILM DI Rocco
/UnaPiccolaImpresa
PAPALEO
PER VISUALIZZARE I CONTENUTI EXTRA
DEL FILM SCARICA L’APP DI AR-CODE E
INQUADRA L’IMMAGINE
con la partecipazione di
Claudia POTENZA GIOVANNI ESPOSITO GIAMPIERO SCHIANO GIULIANA LOJODICE
WARNER BROS. PICTURES PRESENTA ISABELLA COCUZZA E ARTURO PAGLIA PRESENTANO UN FILM DI ROCCO PAPALEO UNA PICCOLA IMPRESA MERIDIONALE RICCARDO SCAMARCIO BARBORA BOBULOVA ROCCO PAPALEO SARAH FELBERBAUM CLAUDIA POTENZA GIOVANNI ESPOSITO GIAMPIERO SCHIANO
PER LA PRIMA VOLTA SULLO SCHERMO MELA ESPOSITO CON LA PARTECIPAZIONE DI GIULIANA LOJODICE E CON L’AMICHEVOLE PARTECIPAZIONE DI GIORGIO COLANGELI SOGGETTO E SCENEGGIATURA VALTER LUPO ROCCO PAPALEO FOTOGRAFIA FABIO ZAMARION SCENOGRAFIA SONIA PENG ELIO MAIELLO COSTUMI CLAUDIO CORDARO
FONICO FRANCESCO LIOTARD MUSICHE DI RITA MARCOTULLI ROCCO PAPALEO EDIZIONI MUSICALI LESS IS MORE PRODUZIONI SRL MONTAGGIO CHRISTIAN LOMBARDI ORGANIZZATORE MASSIMO MONACHINI IN ASSOCIAZIONE CON BNL GRUPPO BNP PARIBAS AI SENSI DELLE NORME DEL TAX CREDIT
PRODOTTO DA ISABELLA COCUZZA E ARTURO PAGLIA UNA PRODUZIONE PACO CINEMATOGRAFICA REGIA ROCCO PAPALEO
C I N E M AT O G R A F I C A
DAL 17 OTTOBRE AL CINEMA
©2013 Warner Bros. Ent. All Rights Reserved
Steven Spielberg ha lasciato il segno:
i premi
Leone
per sono stati dati con il cuore
di Marina Sanna
FOTO: KAREN DI PAOLA
foto Pietro Coccia
Gianfranco
Rosi e
scommessa vinta
per la 70esima
edizione
Golden Venice
ottobre 2013
rivista del cinematografo
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29
Brad Pitt e altre
spettacolari scene
di World War Z.
In sala dal 27
giugno
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Profumodi
ottobre 2013
Mai come quest’anno la Laguna
si è tinta di rosa: dalla
sorprendente Elena Cotta
(Coppa Volpi) all’inedita Scarlett
Johansson, tutto il femminile
in Mostra
di Boris Sollazzo
donna
A sinistra di spalle la madrina Eva Riccobono, sopra
Scarlett Johansson e a destra Judi Dench, in tre scatti
di Karen Di Paola. In alto, Sasha Shevchenko
a anni, a ogni festival, risorge la solita,
giusta, lamentela: non ci sono donne. Né
tra le registe selezionate per i concorsi
internazionali – a Cannes va bene se
sono il 10%, ma spesso si va sotto le due cifre –, né
tra le attrici. E neanche le storie sono quasi mai
declinate secondo un’ottica femminile. Si invocano
quote rosa, si accusa di machismo Hollywood,
Cinecittà e tutta Europa, si urla alla discriminazione. A dirla tutta spesso si vorrebbe un ghetto, per
placare la nostra ansia di politicamente corretto.
Poi, però, arriva Venezia 70. Che, semplicemente,
seleziona il meglio che c’è in giro, qui e ora.
E, come per magia, diventa difficile dare la coppa
Volpi a una sola interprete. Tanto per dire Elena
Cotta ha battuto l’avventuriera Mia Wasikowska, la
madre coraggio Judi Dench, le vittime di Miss
Violence, la cocciuta Emma Dante, la spietata e
romantica Anna Mouglalis, un’inedita e discussa
Scarlett Johansson, una dolente Dakota Fanning. E
fuori concorso, ma sempre nella selezione ufficiale,
troviamo una classica e potente Rebecca Hall e
ancor di più una straordinaria Alba Rohrwacher
Con il fiato sospeso, diretta da Costanza Quatriglio
che, soprattutto a livello di linguaggio cinematografico, è la nostra cineasta più “rivoluzionaria”. Per
intenderci, se glorifichiamo, giustamente, Sacro
Gra, ricordiamo che il confine tra documentario e
finzione lei lo cavalca da sempre.
E lo schiaffo “politico” più forte di questo festival
forse ce l’ha dato Kitty Green, con Ukraina is not a
brothel. Con i suoi 28 anni e i lineamenti angelici è
entrata nel cuore delle Femen e con feroce lucidità
le ha spogliate davvero, mostrandocele fragili,
manipolate e vittime del maschilismo che vorrebbero combattere. Roba che il topless marketing di
anni si è sciolto come neve al sole.
E allora che ci abbiano commosso e coinvolto
come in Tracks di John Curran o in Philomena di
Stephen Frears – due uomini bravissimi a disegnare donne complesse e ispirate -, o quasi irritato
(come nel film di Avranas
o in quello della cineasta
siciliana), che ci abbiano
fatto indignare o innamorare, sono tutte testimoni
del fatto che mai come
quest’anno Venezia è stata
donna.
E, non a caso, è stata forse
l’edizione più bella dell’ultimo quinquennio.
%
D
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fondazione ente dello spettacolo
31
Il pagellido
Ai film il compito di raccontare
un’edizione super, anche per il
cinema italiano
Hanno collaborato Gianluca Arnone, Silvio Danese, Miriam Mauti,
Federico Pontiggia, Angela Prudenzi, Valerio Sammarco
4 Sacro GRA
[Leone d’Oro]
Stray Dogs
[Gran Premio della Giuria]
e cose che abbiamo letto sul film di
Tsai Ming-liang da Venezia sono
sconcertanti. Sperimentalismo di serie B,
per la scelta della dilatazione temporale. E
invece: la sperimentazione parte da
considerazioni artistiche di talento, che
cos’è il tempo nel cinema “di parvenza
narrativa” dopo L’eclisse, qual è una
diversa via interattiva tra i tre sguardi di un
film (cineasta/attore/spettatore) fuori dal
seviziante luogo comune di interattività,
dove lo sguardo del cinema incontra lo
spazio dell’arte e il tempo della musica,
che cosa significa la lentezza che a
oltranza sconfina nel rito di
contemplazione (in fondo, questioni che in
diversa misura e accento attraversano il
cinema da Ozu a Sokurov, da Antonioni a
Malick).
Stile compiaciuto. Questo è l’equivoco di
un occhio che rifiuta e basta, chiamato
piuttosto a decentrare lo sguardo, anche
quello filosofico, perchè i piani sequenza di
Tsai cercano nell’immagine non la vita,
L
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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a un punto di vista ideologico, non esiste
separazione tra documentario e cinema di
finzione: la cosa importante è saper
distinguere ciò che è vero da ciò che è falso”.
Parola di Leone d’Oro: Gianfranco Rosi con
Sacro GRA è riuscito ad abbattere una
barriera: il suo è il primo documentario ad
ottenere il massimo
riconoscimento della Mostra,
proprio nell’edizione in cui, per
la prima volta, erano presenti in
concorso due film non di
finzione (l’altro era The
Unknown Known di Errol
Morris). “Ogni situazione – dice
ancora il regista di Below Sea
Level e El Sicario, Room 164 –
chiede di essere filmata in un
D
5
4
certo modo, e questa responsabilità esiste
tanto nel documentario quanto nel cinema di
fiction. Responsabilità di realizzare un lavoro
che poi viene consegnato agli altri, agli
spettatori”. Che grazie a Sacro GRA – nato da
un’idea del paesaggista-urbanista Nicolò
Bassetti e sorta di estensione di Tanti futuri
possibili (realizzato da Rosi con Renato
Nicolini) – possono scorgere frammenti di
esistenze altrimenti impossibili da
“inquadrare”, inghiottite dalla stasi di una
struttura, il Raccordo Anulare di Roma, dove a
regnare è solamente il rumore, e la velocità:
ognuna di esse portatrice inconsapevole di
un’identità forte, da contrapporre all’attuale
crisi (d’identità) che investe il nostro paese.
Quando l’incontro tra verità di periferia e
cinema di periferia fa… centro.
V.S.
Miss Violence
[Leone per la Regia e Coppa Volpi a Themis Panou]
cioè un montaggio dei fatti, ma il “vivo”,
cosa che può lasciare senza fiato, come nel
silenzio attonito e disperato delle tre
inquadrature finali. Non c’è una storia. E
invece: quattro personaggi, più uno. Un
padre che sopravvive come uomosandwich di pubblicità immobiliari, una
bambina e un ragazzino che lo aspettano
cercando cibo scaduto nei supermercati,
ritirandosi tutti a dormire in un angolo di
materasso d’un rifugio di lamiera, con
qualche sogno e qualche pupazzo. E una
donna, che decide di salvare questa
famiglia accogliendoli in un appartamento
di mura sbrecciate, in un palazzo
fatiscente, dove cani randagi, in un
quadrilatero di pozzanghere e cemento,
ricevono il cibo della sopravvivenza. E la
città. Più che negli altri film, la città, né
solo maceria, né solo caos, sotto l’acqua
incessante, è ormai diventata un
confine permanente con la campagna in
disfacimento. Il tragico c’è, eccome, sono
figure elementari e simboliche.
S.D.
rombette, torta e cappellini, si festeggia il
compleanno dell’11enne Angeliki. Audio e video del
greco Alexandros Avranas, Leone d’Argento per la regia
con la sua opera seconda, Miss Violence. Violenza
familiare, suicidio, pedofilia, incesto e, sul versante
femminile, solidarietà solo nella passività colposa, il film
brucia, ma a fuoco lento, camera fissa, silenzi e la
violenza sorda che ottunde le coscienze, intorpidisce il
quotidiano, sballa verità e finzione, traendo linfa da un
mostro della porta accanto in Germania. Ad Angeliki la
famiglia fa letteralmente la festa, nel senso che lei si
butta dal balcone: una marionetta schiantata al suolo in
una pozza di sangue, ma chi sarà il master of puppets?
La famiglia parla d’incidente e tira avanti come se nulla
fosse accaduto. Il segreto di questa inconsulta
elaborazione del lutto va ricercato negli stessi
componenti: il padre (Themis Panou, Coppa Volpi), la
madre (Reni Pittaki), la giovane Eleni (Eleni Roussinou),
l’adolescente Myrto, i piccoli Alkmini e Filippos. L’orco
comanda a bacchetta, mischia nel sangue le generazioni,
perpetua il vulnus e l’offesa, ma la sindrome è di
Stoccolma, le responsabilità virali, gli innesti spuri e
coatti nell’albero genealogico. Funny Games di famiglia:
solo per consanguinei, astenersi sconosciuti...
F.P.
T
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
33
Night Moves
[Concorso]
regon, tre ambientalisti radicali,
un destino, una fine. Fanno
esplodere una diga, ma le macerie
sono esistenziali, eppure senza
pathos, senza piagnistei, senza
emozione. Dirige l’americana Kelly
Reichardt (Meek’s Cutoff) con
asciuttezza, laconicità no future,
nichilismo in opere e missioni, quelle
dei tre della diga: esemplare, in
questo, la prova superba di Jesse
Eisenberg (nel cast anche Dakota
Fanning e Peter Sarsgaard), non per
sottrazione, ma per implosione.
O
4
5 The Wind Rises
[Concorso]
ra le maschere ghignanti sopra i
tetti della Città incantata, la
ferraglia dentata e sbuffante del
Castello errante di Howl e le piroette
in idrovolante del pilota di Porco
rosso sembra irrompere nel cinema
di Miyazaki smanioso di sogno e
fiaba la realtà: la competizione
industriale, la progettazione
aeronautica, il terremoto in
Giappone del 1922, la guerra cinogiapponese e la Seconda mondiale,
la pioggia e gli ombrelli, la neve, il
costume locale, un bacio completo
in un letto. E una storia vera, dai
banchi di scuola ai giorni d’ufficio,
formazione, maturità e successo
dell’ingegnere che in Giappone
rivoluzionò il volo e creò un mitico
velivolo, Jiro Horikoshi, ispirato dalle
imprese dell’italiano Gianni Caproni.
Ma si parte da un sogno, si cade nel
T
Tutto è tenuto dentro, ma la
paranoia muove le mani, lavora sulle
estreme conseguenze, in un’opera
che non fa concessioni, né
all’entertainment né al j’accuse. Uno
schiaffo con discrezione, che fa
tremendamente pensare e lascia un
desiderio alle nostre latitudini: chi
farà un film simile sui nostri
terroristi, a partire dalle BR?
F.P.
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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sogno, si finisce nel sogno. Volare e
inventare, la sfida di Jiro non si
ferma neanche davanti all’amore
(struggente, il sacrificio del
matrimonio), perché volare e
inventare sono l’amore. Jiro è il
personaggio chiave di 50 anni spesi
nell’immaginazione, la radice del fare
cinema di Miyazaki e la crudele
coscienza, malinconica certo, di una
fine corsa. E’ impressionante come la
drammatizzazione del reale fusa nel
potenziale illimitato dell’animazione
muova la regia, e prima ancora la
sceneggiatura, in totale libertà di
sintesi, iperboli e digressioni al
limite, a volte, della ripetizione o del
salto di senso. Non solo nel merito,
per lo studio dell’aerodinamica, è un
film sul vento che, quando si alza,
chiede di provare a vivere (Paul
S.D.
Valery).
4 Locke
[Fuori Concorso]
l film di Steven Knight bastano un
ottimo script e un attore
eccellente per costruire un momento 85’, girati quasi in tempo reale - di
cinema totale. La mdp piomba dal
cielo su una delle tante carovane
umane di passaggio sulla terra. A
bordo c’è Ivan Locke, un uomo
qualunque in circostanze particolari:
ha appena preso una decisione che
cambierà per sempre la sua vita. Non
possiamo dire di più. La sceneggiatura
è costruita per stratificazioni
successive. Il tempo s’incurva, l’azione
è compressa, si sviluppa tra una
telefonata e l’altra, senza mai lasciare
lo spazio dell’abitacolo. Tom Hardy è
impressionante: massima intensità
con il minimo sforzo facciale. Ivan
Locke è come Caronte, ma in
direzione ostinata e contraria: deve
traghettare la sua anima dall’inferno verso cui lo spingerebbe l’inerzia della
cose - alla salvezza - a cui anela la sua
ansia di redenzione. In questo on the
road tra buio e luce - che la fotografia
esalta con un sapiente gioco di
trasformazioni cromatiche - Locke è
solo, l’apnea dialogica, la situazione
sfugge continuamente di mano.
Un’ora può spazzare via tutta
un’esistenza. Un’altra può rimetterla in
piedi. Si cita Aspettando Godot, si
evoca Taxi Driver, si pensa a Buried.
L’azzardo è morale, vincere un
dovere, perdere tutto possibile.
Che viaggio!
G.A.
A
4 Ana Arabia
[Concorso]
a storia non può essere “tagliata”, né la memoria: un unico
piano-sequenza di 81’, con cui Amos Gitai (Premio Bresson
2013) segue una giovane reporter incaricata di realizzare un
servizio sulla famiglia di una donna, ormai defunta, che da
sopravvissuta all’Olocausto si convertì anni dopo all’Islam. Siamo in
una bidonville di Jaffa: dall’incontro con i parenti e i vicini della
donna, la giornalista scopre le sfumature di un vissuto che è in
netta contraddizione con le divisioni e l’odio che caratterizzano
quei territori. Un film-manifesto sull’importanza della tradizione
orale, e un altro esempio nella filmografia di Gitai di come il cinema
possa trasformarsi in “strumento di speranza”: quello che conta è
proseguire sulla strada della coesistenza. E del dialogo.
V.S.
L
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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4
Wolf Creek 2
[Fuori Concorso]
l cacciatore di turisti non è
pago, e non lo è nemmeno
Grag McLean che ne riprende le
“gesta”nel sequel del fortunato
Wolf Creek. Ispirato agli omicidi
di Ivan Milat, questo numero
due supera per virtuosismo e
tensione il precedente. Punto di
forza dell’operazione è ancora
una volta l’efficace lavoro sugli
elementi atipici del genere,
come l’uso degli spazi aperti e
la cura dei caratteri. L’assassino
è un personaggio a tutto tondo:
spietato ma ironico, bifolco
però intelligente. Se non
passasse il tempo a sventrare
gente, sarebbe un
buontempone. Sconcertante
come i mostri veri, figli di
questo mondo.
G.A.
I
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rivista del cinematografo
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5 Fish & Cat
[Orizzonti, Miglior contributo innovativo]
l cinema iraniano alla Kiarostami è al capolinea. La nuova generazione di
cineasti evita povertà e bambini per concentrarsi sulla forma. Shahram Mokri ne
è un rappresentante eccellente. La sapienza del cineasta navigato, o l’incoscienza
del neofita, senza perdere il filo della narrazione costruisce Fish & Cat su un piano
sequenza lungo 137 minuti con la vicenda che avanza e retrocede nel tempo. La
storia poco più che un pretesto: un gruppo di studenti universitari campeggiati
lungo le rive di un lago spariscono forse uccisi da cacciatori assassini. A contare è
la compiutezza della messa in scena, il dominio dell’inquadratura, la perfezione dei
campi lunghi. E l’uso del digitale finalmente ha un senso.
A.P.
I
FOTO: KAREN DI PAOLA
Mia Wasikowska
Finito il viaggio dell'ex bambina prodigio: oggi è una star
al paese delle meraviglie
(Alice in Wonderland)
all’outback australiano
(Tracks). In mezzo un cammino di
maturazione, come donna e come
attrice, vertiginoso, tanto da
scomodare Mr. Oscar Harvey
Weinstein, suo protégée e sponsor
presso l’Academy. Mia Wasikowska,
signori, è la Streep del futuro. Le
accomuna talento, tratti e passione
per i viaggi. Se la divina Meryl
D
rendeva omaggio a Karen Blixen ne
La mia Africa, la prodigiosa Mia fa
gli onori di casa nella sua Australia,
trasformandosi in Robyn Davidson,
l’esploratrice che fece l’impresa di
attraversare l’entroterra australiano
(2.700 km di cammino!) con un
cane e quattro cammelli. Per la
Wasikowska è solo un’altra tappa
sulla strada della consacrazione.
Prossima fermata: Madame
Bovary.
G.A.
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rivista del cinematografo
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37
La moglie del
poliziotto
[Premio Speciale della Giuria]
on la pazienza di un analista
di francobolli e l’intuizione di
un collezionista di turbamenti,
l’autore del sorprendente Il grande
silenzio (“caso raro di un film sulla
nozione del tempo”, Morandini)
scopre una via possibile, fruttuosa,
per raccontare un “ordinario”
delitto di famiglia e non arenarsi
nell’indignazione, come il
mainstream americano ha fatto
ciclicamente. Con grande dominio
del tragico nascosto sotto il
tappeto, Groening (nella foto) va
al di là del “cinema della
minaccia”, a guardare come un
male cresce dentro tra i
perseguitati e i persecutori che un
giorno avevano scelto di amarsi. Di
quello che succede nelle case, tra
le persone, i bambini e gli adulti,
cioè tra le emozioni, la routine, le
relazioni, non sappiamo niente, se
non ce lo racconta il cinema, o la
letteratura, e Groening prende la
questione per una via nuova,
rispetto a certe fiction cruente. In
59 quadri che si aprono e si
chiudono lasciando allo
spettatore un ruolo nella
composizione, per associazione
o accumulo, incontriamo un
modello apparentemente
“dolce” di disturbo di coppia: ci
introduce nella vita monotona
del giovane poliziotto, ci
racconta della moglie timida,
gentile, con cui c’è competizione
ed erotismo, rifiuti e tenerezze,
una madre morbida e protettiva
di una bimba che riceve dal
padre sia amore sia
insofferenza, dove
conta anche andare a
dormire e svegliarsi
insieme, e insegnare
comunque alla bambina a
rispettare quella persona
che picchia la mamma...
Da vedere.
S.D.
FOTO: KAREN DI PAOLA
C
4
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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4
Tom à la
ferme
[Concorso]
I
l quarto film dell’enfant prodige
québécois Xavier Dolan, Tom à
la ferme, è il suo migliore: più
maturo nella drammaturgia,
consapevole nella poetica,
empatico nella forma, ingentilita
dalle musiche di Gabriel Yared.
Dalle pièce di Michel Marc
Bouchard, giovane pubblicitario,
Tom (Dolan), arriva in una fattoria
sperduta nella campagna per un
funerale: la madre Agathe (Lise
Roy) non sa che il figlio deceduto
era il compagno di Tom, e l’altro
figlio Francis (Pierre-Yves
Cardinal) fa di tutto perché non lo
sappia. Thriller ad alto voltaggio
esistenziale, mèlo senza
nostalgismi, soprattutto,
crediamo, un film d’amore,
lastricato di ostacoli, violenze e
complicità. Il fattore umano, altro
che fattoria.
F.P.
4 Ruin
[Orizzonti, Premio Speciale della Giuria]
elodramma fiammeggiante ambientato in Cambogia, diretto e prodotto in
associazione con l’intera troupe dagli australiani Michael Cody e Amiel
Courtin-Wilson. L’incontro e la fuga di Phirun e Sovanna, anime perse, è
documentato passo passo da Phnom Penh fin nel cuore della giungla tropicale.
I tempi del regime di Pol Pot sono lontani, non i guasti provocati negli anni da
tirannia, torture, uccisioni. L’eredità è pesante, a volte per sopravvivere si deve
rispondere alla violenza con la violenza. Ma l’amore vince su tutto. Un meritato
Premio speciale della giuria-Orizzonti dal sapore salvifico.
A.P.
M
5 Medeas
[Orizzonti]
on c’è inquadratura o raccordo di montaggio, che non riveli una precisa
coscienza estetica, che non sia espressione di un mondo poetico. Medeas è
integralmente regia: le geometrie del profilmico, la grana della luce, il taglio
dell’inquadratura, la disposizione degli attori, nulla è casuale. Di rado abbiamo visto
un’attenzione così ossessiva alla messa in scena in un autore tanto giovane.
Estetizzante? In un film fatto di pochissimi dialoghi e anche meno di colpi di scena,
è semplicemente cinema. Medeas ha una purezza visiva tale da far felici gli occhi.
Però ha anche una storia – una tragedia: titolo non mente - e non passa invano
nemmeno quella. Pallaoro è un piccolo Bresson italo-americano.
G.A.
N
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fondazione ente dello spettacolo
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DAL 17 OTTOBRE AL CINEMA
D I S T R I B U Z I O N E
Jesse
Eisenberg
Per l'ambiente
si può essere
fondamentalisti.
Riluttanti
n soldato in guerra ha già messo in conto i
danni collaterali”. Sottile vena di cinismo
nella definizione che Jesse Eisenberg dà di
Josh, il suo personaggio nell’eco-thriller firmato da
Kelly Reichardt, Night Moves. Schivo, cupo,
sociopatico, ambientalista convinto, ideali che lo
porteranno a infrangere legge e limiti della morale:
“Gli interessa solo la causa, nient’altro. Questo
ragazzo è in fondo un enigma anche per se stesso.
Non capisce la gravità delle sue azioni. Le proprie
posizioni gli bastano. Che è anche un modo per non
guardarsi dentro”. Sulla questione ambientale però
l’attore non fa sconti: “E’ un problema. Non bisogna
“
U
vivere nell’Oregon (dove è ambientato il film, ndr) per
saperlo. Sono cresciuto a New York, la patria degli
sprechi”. Che fare? “Tutto ciò che si può nei limiti
della legge”. Premio alla diplomazia, aspettando
quello più ambito, l’Oscar. Dopo The Social Network,
Eisenberg dà vita a un’altra performance memorabile,
difficile: “Interpretare qualcuno che non parla, non
agisce, che si tiene tutto dentro, è una faccenda
molto complicata. Ma Kelly mi ha fornito la chiave per
farlo nel modo giusto. Mi ha detto: recita chiedendoti
sempre a cosa sta pensando il personaggio. Ha
funzionato. Mi è venuta un’espressione vagamente
perplessa, addirittura misteriosa”.
G.A.
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fondazione ente dello spettacolo
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White Shadow
[SIC, Leone del Futuro]
G
li albini in Tanzania sono considerati dei
portafurtuna, non per questo rispettati.
Anzi, un’orribile credenza vuole che per far
fiorire gli affari si debba possedere parti del
loro corpo. Si può raccontare una storia così
facendo al contempo sfoggio di stile? Per
Noaz Deshe, sì. Infatti piroetta con la
macchina a mano e inquadra vorticosamente
il suo protagonista, l’adolescente Alias.
Torna in ballo l’annosa questione sull’etica
delle immagini. In barba alla morale il film
porta a casa il Leone del Futuro-De
Laurentiis.
A.P.
3
L’intrepido
[Concorso]
ianni Amelio racconta che il titolo
L’intrepido è stato scelto con ironia. Non
c’è niente di avventuroso ed eroico
apparentemente, nella vita del protagonista Antonio Pane - che tenta di andare avanti
senza un lavoro e con una famiglia spezzata.
Eppure, il personaggio - soprattutto grazie ad
Antonio Albanese - diventa un inno alla non
rassegnazione. Tra il Chaplin di Tempi
moderni, citato in una scena centrale del film,
e Forrest Gump, L’intrepido ci racconta un
uomo che riesce a mantenere la dignità
mentre tutto intorno a lui sembra sgretolarsi: il
lavoro che non c’è, neanche quello di precario
tra i precari che tenta di fare, un figlio con il
quale non riesce a parlare, una moglie che lo
ha abbandonato. E anche la ragazza che per
un attimo sembra illuminargli la vita, se ne va
tragicamente. Eppure l’Intrepido di Amelio ha
la forza finale di fissare l’obiettivo con uno
sguardo che sa guardare oltre.
M.M.
G
3
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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Elena
Cotta
L'elisir dell'attrice:
"Questa Coppa mi
ringiovanisce"
uta per l’intero film. Elena Cotta ha
affidato a sguardi e movimenti la
caratterizzazione della sua Samira,
coprotagonista silenziosa e “tignosa” di Via
Castellana Bandiera, opera prima della regista
teatrale Emma Dante. Chiusa per ore dentro
un’automobile in una stradina di Palermo, a 40°,
l’attrice 82enne ha visto giustamente premiati i
suoi sforzi, vincendo la Coppa Volpi per la migliore
interpretazione femminile: “Un premio così
importante alla mia età è terapeutico,
ringiovanisce. E poi oltre al ringiovanimento
potrebbe portarmi altri ruoli nel cinema, visto che
M
nell’ultimo anno personalità importanti del cinema
hanno avuto un certo interessamento per me”, il
commento dell’attrice, di certo la più emozionata
tra i premiati di Venezia 70. Ben più di un semplice
“interessamento”, invece, quello nutrito per il
collega Carlo Alighiero: “Dedico questo premio a
mio marito, con cui ho festeggiato pochi mesi fa le
nozze di diamante e con il quale ho condiviso una
vita di teatro. Ma il teatro è soprattutto parola
mentre in questo film ho realizzato un sogno
grazie all’aiuto della cinepresa: recitare solo con le
espressioni del volto”, ha detto Elena Cotta.
Cotta… d’amore.
V.S.
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rivista del cinematografo
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Joe
[Premio Mastroianni per l’attore
emergente]
na provincia americana cupa nella
quale David Gordon Green mette in
scena la tragedia di un uomo solitario,
antieroe predestinato sin dalle prime
battute di Joe. Lui è Nicolas Cage, per
una volta libero dal ruolo di principe di
blockbuster avventurosi, che qui diventa
riferimento - suo malgrado - di un
ragazzo maltrattato dalla vita, che tenta
di sopravvivere con la sorella, resistendo
alle violenze di un padre alcolizzato e
violento, che odiamo sempre di più
sequenza dopo sequenza. Tratto dal
romanzo del 1991 di Larry Brown, Joe
U
Les Terrasses
3
[Concorso]
lgeri. Esterno giorno. Comincia all’alba la
giornata raccontata da Merzak Allouache ne
Les Terrasses. Su quelle terrazze di Algeri apre
degli squarci sulla società algerina di oggi. Cinque
storie per altrettanti tetti, in cinque quartieri, dalla
Casbah dove Pontecorvo girò la Battaglia di Algeri
ai palazzi più moderni. Qui si consumano incontri
d’amore e scontri, omicidi, suicidi, vediamo in
scena la malavita che uccide e tortura, tutto
scandito dalle cinque preghiere che dall’alba alla
sera accompagnano il fedele islamico e che per lo
spettatore diventano cesure di capitoli e passi
verso il precipitare degli eventi. Un film che - nelle
dichiarate intenzioni del regista - vuole raccontare
la società malata algerina.
M.M.
A
racconta la redenzione e il sacrificio.
Fondamentale l’apporto di Tye Sheridan,
il giovanissimo attore che avevamo già
visto in Mud, accanto a Matthew
McConaughey e che con Joe ha vinto il
Premio Mastroianni alla Mostra del
cinema di Venezia.
M.M.
4
Still Life
[Orizzonti, Miglior Regia]
brutto morire da soli. John May (Eddie Marsan) sembra saperlo. E
per questo, impiegato del Comune incaricato di trovare il parente
più vicino di ogni defunto, intanto organizza le esequie, poi presenzia
(da solo) ai funerali, infine raccoglie in un album le foto di chi non c’è
più. “Troppo scrupoloso”, secondo le logiche di un mestiere che
dovrebbe essere solamente burocratico: licenziato. Ma John May deve
portare a termine l’ultima “pratica”… Arriva da Orizzonti una delle più
belle sorprese di Venezia70, firmata da Uberto Pasolini, con un
protagonista indelebile e un finale indimenticabile. V.S.
E’
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Zoran - Il mio nipote scemo
[SIC, Premio del Pubblico]
ette insieme tanfo d’osteria e corale
sacra, misantropia e candore senza
rimedio, il 36enne Matteo Oleotto,
debuttante con il passo da commediante
consumato. Il suo Zoran - Il mio nipote
scemo (unico italiano alla SIC, premiato dal
pubblico) regala una piacevole sorpresa alla
Mostra e un nome su cui investire al cinema
italiano. Il film dice grazie anche a Giuseppe
Battiston, perfetto in un ruolo tagliato su
misura. Lo script non balbetta e nasconde
benissimo i fichi secchi del budget. A
dimostrazione che per fare centro non
servono troppe frecce nell’arco. Ne basta
una sola, dritta al cuore.
G.A.
M
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rivista del cinematografo
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ret Easton Ellis, forse, un
altro romanzo non lo
scriverà più: “Qualcuno
lo vuole davvero? Devo rimettermi
a tavolino? No, non per ora,
almeno”. Al Lido è venuto con The
Canyons, “un piccolo noir che ho
scritto forgiandolo sulla sensibilità
di Paul: parla di persone fredde,
distaccate, io l’ho fatto per tanto
tempo nei miei romanzi e anche
Schrader”. Budget di 150mila
dollari, crowdfunding e per lo
scrittore di American Psycho e
Glamorama la volontà di
“condividere una visione del
mondo personale.
Semplicemente, volevo lavorare
con Paul a un film a zero budget
da cui sapevo che avrei
guadagnato quasi niente”. Ma è
soddisfatto del risultato? “E’
riuscito molto meglio di quanto
potessi immaginare”. Complice,
crediamo, James Deen, il
pornodivo prestatosi al cinema
tout court per creare il paradosso
di The Canyons: è lui la pornostar
FOTO: KAREN DI PAOLA
B
Bret Easton
“Un piccolo noir forgiato sulla sensibilità di Schrader, ma i media non
l’hanno capito”, accusa lo sceneggiatore di The Canyons
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o Lindsay Lohan? A giudicare
dalla recitazione, beh, povera
LiLo... Fortissimamente volle
Deen, il nostro Bret: “Ho
ringiovanito i miei personaggi,
perché ero ossessionato dal
lavoro di James Deen e lo volevo
assolutamente”. Ottima scelta,
eppure, alla proiezione stampa le
risate non sono mancate: che dice
Bret? “Non sempre mi piacciono
le reazioni del pubblico, ma sono
consapevole che certi argomenti
provochino imbarazzo: le persone
ridono per superarlo”. Difesa e
attacco: “Quando fai qualcosa di
diverso dal solito, rischi di essere
preso in giro: negli States questo
nostro esperimento è stato
attaccato e criticato”. La ragione?
Lingua tagliente, Bret ce l’ha: “I
media non l’hanno capito, non
hanno compreso l’idea portante”.
Nemmeno noi, almeno, a puntuale
domanda siamo stati smentiti: il
personaggio di Deen non è forse
la crasi del Patrick Bateman di
American Psycho e il Richard Gere
di American Gigolo? “Sì, cioè, no,
questa è un’altra generazione”.
Prendere o lasciare, Bret Easton
Ellis è questo: “Tante persone che
conoscevamo di vista erano morte
o scomparse durante quelle
settimane”, aveva scritto in
Glamorama. Beh, lui non è morto,
e ancora lo può dire: “lo ero
bellissimo”.
F.P.
“Ero ossessionato da James
Deen: lo volevo assolutamente,
e così ho svecchiato i miei
personaggi”
Ellis
Amanda Brooks
e Nolan Gerard
Funk in The
Canyons. Sopra
Lindsay Lohan e
James Deen
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Scatti rubati
© KAREN DI PAOLA
“Il cinema non
può cambiare
il mondo, ma
può crearlo”.
Bernardo
Bertolucci,
The Dreamer
Quando l’amore è
cieco: George, Out
of Sight. Sandra, The
Blind Side
Cuore selvaggio Nicolas
Cage: si è ingobbito
a forza di baciare la
moglie
Grande Raccordo
Angolare: Gianfranco
Rosi, una vittoria
pesante
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Daniel
Radcliffe, il
mago della
risata
Tye Sheridan,
dolce la vita a
Venezia: Premio
Marcello
Mastroianni
Il ruggito
del... bulldog:
Hardy times
al Lido
William Friedkin
regala il premio ai
fotografi
Nessun dubbio: Baratta
e Barbera condividono gli
“obiettivi” della Mostra
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L’ideologo delle Femen e Donald
Rumsfeld: quello che non potevamo
sapere
IL POTERE DEL DOC
COSA ACCOMUNA cinque attiviste di
Femen e il loro ideologo con Donald
Rumsfeld? La fascinazione della
macchina da presa. In un periodo in
cui si magnifica, giustamente, il
cinema del reale, ecco che due lavori
evidenziano la forza dello sguardo di
chi è dietro l’obiettivo. Cosa che,
inevitabilmente, finisce per
condizionare chi è davanti. E
viceversa. Così la vita vissuta insieme
da Kitty Green, 28 anni, australiana di
madre ucraina, con le rappresentanti
di Femen, consente alla regista di
Ukraine Is Not a Brothel di avvicinare
l’ideologo del movimento femminista
pop in topless, Victor Svyatskiy che
oggi, assicurano le attiviste, è stato
allontanato dopo essere diventato
milionario. Ma certo quando rivela di
aver formato il gruppo solo per stare
con le ragazze perché “a un uomo è
rimasto solo il sesso”, oppure che lui
in effetti è un patriarca in un
movimento contro il patriarcato, “un
po’ come il borghese Marx contro la
borghesia”, allo spettatore si apre un
mondo. Lo stesso del bellissimo
Donald Rumsfeld in The Unknown Known. Accanto, le Femen a Venezia
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rivista del cinematografo
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faccia a faccia di Errol Morris in The
Unknown Known con Donald
Rumsfeld, l’ex Segretario di Stato
statunitense, che gioca a fare il
personaggio, solo apparentemente di
basso profilo. Anch’egli intrattiene
una piccola battaglia con il suo
intervistatore cercando di stupirlo,
deviarlo, confonderlo. Come di fronte
a uno specchio. Anche se dietro ci
siamo noi. Ma sia Donald che Victor
questo lo sanno bene. Ed è per
questo che recitano. O no?
PEDRO ARMOCIDA
RITRATTI
di Orio Caldiron
La fama
con Il braccio
violento
della legge,
la definitiva
conferma con La
conversazione
di Coppola
Il gene
Hackman
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rivista del cinematografo
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G
Gene Hackman.
In alto ne Il
braccio violento
della legge e La
conversazione
ene Hackman è mai stato giovane? Sin dalle
prime apparizioni è sempre sembrato
adulto, forse per i tratti duri del volto, i modi
rudi, le maniere spicce. Se è certamente uno
dei grandi protagonisti del cinema d’azione,
sarebbe sbagliato risolverlo in una tipologia
a senso unico, trascurando la sensibilità
psicologica con cui costruisce i personaggi.
Nato il 30 gennaio 1930 a San Bernardino,
California, se ne va di casa a sedici anni per
arruolarsi nei marines. Si iscrive alla
Pasadena Playhouse School, deciso a
diventare attore, un sogno che coltiva sin da
bambino quando, appassionato di cinema,
era un fan di Errol Flynn. Si trasferisce a
New York con l’amico Dustin Hoffman.
Mentre Gene muove i primi passi in teatro,
Dustin s’insedia in casa sua in attesa del
provino decisivo. Si rincontreranno sul set di
La giuria (2003) dove duettano alla grande.
Si affaccia sullo schermo con Lilith, la dea
dell’amore (1964), l’ultimo film di Robert
Rossen. Solo una particina accanto a
Warren Beatty che lo vorrà con sé anche in
Gangster story (1967) di Arthur Penn,
esagitata celebrazione delle gesta criminali
di Bonnie e Clyde rivestite di un’aura di
ribellione politica. Il successo del film gli
assicura la sua prima affermazione che gli
apre le porte degli studios. Me è a Popeye
Doyle di Il braccio violento della legge
(1971) di William Friedkin che deve la sua
fama consacrata dall’Oscar per il miglior
attore. Nell’agente della narcotici che dà la
caccia alla gang marsigliese è
indimenticabile. Brutale, violento,
intollerante, cova la rabbia nevrotica di chi
combatte una guerra personale fatta di
attese e di inseguimenti.
Nella stagione del post-Watergate, è Francis
Ford Coppola che gli offre con La
conversazione (1974) uno dei ruoli più
complessi. Niente di eroico nell’anonimo
esperto di intercettazioni dalla calvizie
incipiente, vestito con un impermeabile di
plastica, ossessionato dal proprio lavoro. Ma
quando continua a riascoltare le
registrazioni dell’ultimo caso affiora
inatteso il senso di responsabilità che fa di
lui un uomo vulnerabile. Lo scenario si fa
ancora più cupo in Bersaglio di notte (1975)
di Penn, in cui il detective privato entra in
crisi senza riuscire a chiudere l’indagine.
Tradito da tutti, anche dalla moglie, gira a
vuoto fino a arrendersi al caos, mentre la
società americana ha ormai perduto
l’innocenza.
Nei decenni successivi conferma la sua
versatilità con il focoso ex amante di Gena
Rowlands in Un’altra donna (1988) di
Woody Allen che dice di lui: “È
elettrizzante, ha una marcia in più”. Lo
sceriffo sadico e razzista di Gli spietati
(1992) di Clint Eastwood gli fa guadagnare
l’Oscar per l’attore non protagonista. Nel
corso della sua lunga carriera pochi hanno
saputo cavalcare come lui le frontiere dei
generi in decine e decine di titoli in cui
padroneggia con sorniona duttilità una folta
galleria di personaggi ambigui, spesso
sgradevoli, sospesi tra violenti sfoghi d’ira e
trattenute suscettibilità. Siamo sicuri che
riuscirà a stare lontano dal set?
%
Una folta galleria
di personaggi ambigui,
sospesi tra sfoghi d'ira e
trattenute suscettibilità
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rivista del cinematografo
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14 NOVEMBRE AL CINEMA
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i contenuti extra del film
I TOP 5
al Cinema
##### OTTIMO #### BUONO ### SUFFICIENTE ## MEDIOCRE # SCARSO
56
La vita di Adele
58
63
Sotto assedio - White House Down
67
Il cacciatore di donne
59
Gloria
Via Castellana Bandiera
61
69
Diana
Cattivissimo me 2
62
Gravity
67
56 La vita di Adele
58 Via Castellana Bandiera
59 Cani sciolti
59 Gloria
61 Cattivissimo me 2
62 Gravity
63 Sotto assedio – White
House Down
64 Una piccola impresa
meridionale
67 Il cacciatore di donne
67 Cose nostre - Malavita
69 Preview
Don Jon
Before Midnight
Sole a catinelle
Diana – La storia segreta
di Lady D
Aspirante vedovo
Oltre i confini del male –
Insidious 2
Cose nostre - Malavita
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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i film del mese
Si va a piedi,
nudi, per
queste immagini, per
questi battiti
56
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LA VITA DI ADELE
#####
Il cinema fatto vita di Abdel Kechiche: Palma d’Oro a
Cannes, un capolavoro senza eguali
Anteprima
Regia Abdellatif Kechiche
Con Adèle Exarchopoulos,
Léa Seidoux
Genere Drammatico
L
’
attimo fuggente, il
tempo che rimane, il
passato che non
passa, la carnalità che non
c’è un domani. Tre ore - tre
- di gioia per gli occhi,
piacere sensuale, natura
senza naturalismo, verità
senza verismo, vita
catturata, senza
allitterazioni, senza
letteratura, senza arte a
priori. La vita non è un film,
questo film è la vita: un
paradosso, ma solo per chi –
vi rifarete, dovete – non l’ha
visto. Il film è eccezionale, il
palmares di Cannes 65 ha
confermato: Palma d’Oro
per tre, perché sono tutti e
tre eccelsi, perché sono tutti
e tre uno, inscindibile, unico,
film. La vie d’Adèle (La vita
di Adele), ovvero Adèle
Exarchopoulos e Léa
Seidoux, le due attrici, e il
loro empatico condottiero,
Abdel Kechiche. Non l’artevita, bensì, il cinema fatto
vita. No, non il contrario: alla
vita fatta cinema siamo già
abituati, qui è la camera, il
meccanismo, che non solo
riprende la vita, ma si fa una
nuova vita. Come?
Scomparendo, togliendosi
di mezzo, rimanendo
attaccato ad Adele e Lea,
Adele ed Emma, senza farsi
più vedere: la macchina da
presa è la presa sul reale, la
presa di vita, punto e stop.
Via la macchina. Si va a
piedi, nudi, per queste
immagini, per questi battiti.
Siamo a Lille, le compagne
di scuola incalzano, la
15enne Adèle
(Exarchopoulos) prova a
farsi il ragazzo, che è pure
carino e sensibile, ma non
va. Non può andare. Adèle
vuole altro, Adèle non vuole
dirsi le bugie, vuole dire se
stessa: le basta incrociare lo
sguardo per strada, e
trovare un flash blu. I capelli
blu di Emma (Seidoux),
sopra gli occhi blu di Emma,
sulla testa d’artista di
Emma. Emma è arte, Adèle
naiveté, entrambe umane,
umanissime. Si trovano,
Adèle cresce, insegna a
scuola e impara a vivere:
una passione totalizzante,
lei e Emma sono ovunque,
sono sopra tutto. Sono
amore fatto carne, e
viceversa. Fanno sesso,
esplicito come Kechiche
inquadra, esplicitamente
amoroso come vita
vorrebbe: incontro di
amorosi sensi, sensi fatti
amore. Senza tempo: sì, un
domani non c’è. Purtroppo,
non c’è davvero: Emma ha
amici intellettuali e
un’amica speciale, Adèle
non regge: l’inferiorità
tradisce, Adèle tradisce,
perdendosi, perdendo
Emma. Eppure (la graphic
novel che ha ispirato) Il blu
è un colore caldo, e
Kechiche ha un cinema
bollente: oltre l’educazione
sentimentale e il
Bildungsroman, oltre la Vie
de Marianne di Marivaux,
oltre il dissidio sartriano tra
essenza ed esistenza,
questa succulenta,
illetterata, umida e
umanissima tranche de vie
era destinata alla Palma,
soprattutto, è destinata a
rimanere. Le vite passano,
questa rimarrà. E non solo
al cinema: sentirsene parte,
sentire la propria vita parte
di quel che vediamo, e
viceversa, non è la solita,
talvolta stolida,
immedesimazione. Ma
condivisione: siamo vivi,
ergo, questa vita è per noi.
Anzi, di noi.
FEDERICO PONTIGGIA
ottobre 2013
%
rivista del cinematografo
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i film del mese
VIA CASTELLANA BANDIERA
#####
Il “duello” della Dante per un esordio da applausi
In sala
Regia Emma Dante
Con Emma Dante, Elena Cotta
Genere Drammatico
UN DUELLO RUSTICANO combattuto
al volante. In un budello nella degradata
periferia di Palermo due vetture si
ritrovano di fronte; per un assurdo
puntiglio, nessuna delle due guidatrici
intende retrocedere e far passare l’altra
auto. Entrambe restano bloccate per
ore nella canicola di una giornata estiva,
fino ad una drammatica conclusione.
Per il suo esordio nel cinema, Emma
Dante ha scelto una storia paradossale,
ma niente affatto irreale, realizzando un
film privo di movimenti fisici, ma denso
di contenuti, annotazioni, metafore. Via
Castellana Bandiera può davvero essere
letto come il paradigma dei nostri
giorni, dove gli scontri esplodono per i
motivi più futili e banali; dove
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rivista del cinematografo
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ottobre 2013
l’arroganza conta più della ragione;
dove la rabbia e la frustrazione
spingono a comportamenti assurdi,
come accade appunto alle due
protagoniste del film: l’anziana Samira,
una moderna schiava, e l’accigliata e
spaventata Rosa. A sottolineare
l’assurdità del confronto è una geniale
scelta di regia, che in principio può
essere confusa con un errore: la strada,
dove Samira e Rosa si affrontano,
progressivamente si allarga e alla fine ci
sarebbe spazio perché le due auto
procedano ognuna nella propria
direzione, senza ostacolarsi, ma, ancora
una volta, restano inchiodate una di
fronte all’altra. Via Castellana Bandiera è
un film tutt’altro che teatrale, come la
trama e soprattutto le origini
dell’autrice potrebbero far pensare. E’
invece un’opera iconograficamente
suggestiva, come testimonia la
sequenza iniziale nel cimitero ed Emma
Dante dimostra di possedere un
naturale talento cinematografico per la
capacità di raccontare un universo con
pochi segnali. Basta una battuta sui
numeri civici di via Castellana Bandiera
per denunciare l’assenza dello stato; è
sufficiente l’episodio dell’improvvisa
esplosione di violenza che coinvolge gli
spettatori del duello fra Samira e Rosa,
narrata in maniera implacabile ed
insieme assolutamente naturale, per
illustrare una situazione esistenziale di
povertà e degrado. Il cinema italiano ha
trovato una nuova, vera autrice.
FRANCO MONTINI
%
Storia suggestiva che racconta un
universo con pochi segnali
i film del mese
CANI SCIOLTI #####
Dall’Islanda con furore: un ipertrofico “buddy movie”
GUARDANDO gli action di Baltasar
Kormàkur viene da pensare proprio
all’Islanda, suo paese natale:
l’esplosione improvvisa di un geyser in
una placida landa sconfinata. Regista
dalla filmografia schizofrenica,
Kormàkur ha trovato in Mark
due infiltrati alla reciproca insaputa
diventati prima amici e poi alleati per
sconfiggere il Male che si annida in
ognuno di noi, nel vero senso della
parola. Un buddy movie che vede al
fianco di Wahlberg un Denzel
Washington gigione quanto basta che
Kormàkur dirige con mano sicura e
dinamica, senza raggiungere inutili
eccessi cinetici e cinematici e
scandendo i tempi comici di questi
novelli Butch & Sundance, attesi al
varco da un gruppo di eccezionali
comprimari, da Edward James Olmos
a Bill Paxton, fino alla conturbante
Paula Patton. Tanti colpi di scena e
divertimento assicurato, e neanche
troppo vacuo. D’altronde, almeno al
cinema la Vecchia Europa può farsi
beffe del Nuovo Mondo.
%
Wahlberg il suo mentore americano e
dopo Contraband lo dirige in un
nuovo action thriller condito da una
ricca dose di umorismo nero e sapido
sarcasmo nei confronti della
complessa giustizia, si fa per dire,
americana. Cani sciolti è la storia di
ALESSANDRO DE SIMONE
Alternando sequenze drammatiche a
momenti più ironici, Lelio realizza una
pellicola leggermente studiata a
tavolino, che ha nella caratterizzazione
di Gloria il suo pregio migliore. Il
regista costruisce un personaggio
credibile, in grado di trasmettere tutto
il disagio di ritrovarsi soli nel mondo di
oggi: il merito va anche all’ottima
Paulina García, straordinaria scoperta,
che si è meritata l’Orso d’argento
come miglior attrice del concorso
berlinese. Meno convincenti gli
interpreti di contorno, incapaci di
tenere testa all’intensa protagonista.
Anteprima
Regia Baltasar Kormàkur
Con Mark Wahlberg, Denzel Washington
Genere Azione
GLORIA #####
Il toccante ritratto di una
donna sola. Magnifica
Paulina García
In uscita
Regia Sebastián Lelio
Con Paulina García, Sergio Hernández
Genere Drammatico
PICCOLA ma significativa sorpresa
dell’ultimo Festival di Berlino, Gloria di
Sebastián Lelio (qui al suo quarto
lungometraggio) è un film che
conferma il buon momento che sta
attraversando il (nuovo) cinema cileno.
La Gloria del titolo è una donna di 58
anni, divorziata e con due figli già
adulti e indipendenti. Per combattere
la solitudine, riempie le sue giornate di
svariate attività e di notte va alla
ricerca di amori fugaci, frequentando
feste per single della sua età: una sera
incontra Rodolfo, uomo fresco di
separazione dalla moglie, per il quale
inizia molto presto a provare un
sentimento profondo.
%
ANDREA CHIMENTO
ottobre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
59
S N G C I S I N D A C AT O N A Z I O N A L E G I O R N A L I S T I C I N E M AT O G R A F I C I I TA L I A N I
i film del mese
CATTIVISSIMO ME 2
#####
Illumination Studios non sbaglia: il sequel è superiore al primo episodio
In uscita
Regia Pierre Coffin, Chris Renaud
Genere Animazione
GRU E’ DIVENTATO BUONO, ma il
mondo è pieno di cattivoni, per questo
esiste un’apposita agenzia segreta che
si prende la briga di renderli inoffensivi.
Da loro reclutato, il malvagio criminale
che rubò la luna è oggi un amorevole
padre single di tre splendide bambine
e alla ricerca di un pericoloso siero
trafugato, nonché dell’altra metà della
mela.
Dopo l’inaspettato e meritatissimo
successo del primo episodio, il team
degli Illumination Studios fa
nuovamente centro con un sequel
ancora più divertente e strutturato
rispetto al primo film. La coppia di
registi formata da Pierre Coffin e Chris
Renaud (squadra che vince non si
cambia) porta sullo schermo una storia
in cui i generi si fondono
magnificamente, mantenendo
un’intelaiatura centrale da classica
commedia romantica che dà al film
un’atmosfera gradevolmente
nostalgica e cinefila. Niente di strano
per un’opera d’animazione moderna,
ma che strizza l’occhio al passato e a
un cinema da riscoprire, quello di Doris
Day e delle pruriginose pellicole che
tanta fortuna ebbero tra gli anni
Cinquanta e Sessanta e in cui si
cimentarono registi di livello altissimo
come Howard Hawks, Frank Tashlin o
Norman Jewison.
La mia spia di mezzanotte è l’origine,
James Bond la naturale evoluzione, il
tutto condito con un umorismo
slapstick sempre efficace con alcune
surreali divagazioni al limite del
subliminale, ovviamente affidate al
genio dei Minions, entità
cinematografiche equiparabili a un
esercito di Monty Python e di cui è
atteso nel corso del prossimo anno il
film a loro dedicato.
Come in ogni spy movie che si rispetti,
non mancano gustosi gadget e un
villain degno di questo nome, El
Macho, depositario dell’usuale piano
per conquistare o distruggere il
mondo, a seconda delle esigenze.
Cattivissimo me 2 è un film per grandi
e piccini, come si diceva una volta,
equilibrio non facile da trovare, e di cui
ci si bea anche nel doppiaggio italiano,
grazie alle ottime performance di Max
Giusti, Neri Marcoré e Arisa.
%
ALESSANDRO DE SIMONE
Animazione moderna e
gradevolmente nostalgica
ottobre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
61
i film del mese
COLPO DI
FULMINE
GRAVITY
#####
Cuarón ci regala un’esperienza di visione
totalmente immersiva. Bullock in
stato di grazia
In sala
Regia Alfonso Cuarón
Con Sandra Bullock, George
Clooney
Genere Fantascienza
S
“
ette anni di silenzio (da
I figli degli uomini,
2006) e poi un colpo il colpo! - che Alfonso
Cuarón batte con il martello
leggero della tecnica.
Gravity bussa alle porte di
62
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
Hollywood, è il film dello
sdoganamento. Passare, poi
incassare: l’Oscar? Siamo di
fronte a uno degli sci-fi più
audaci degli ultimi anni.
Non si ricorda un’esperienza
di visione così immersiva,
capace di abbattere la
barriera dello schermo e di
trascinarci “fisicamente”
nell’azione.
Sandra Bullock e George
Clooney, astronauti in balìa
del vuoto cosmico. Una
pioggia di detriti ha
distrutto la stazione
spaziale ed è naufragio
anche per noi. Fluttuiamo
via, verso il nulla siderale,
cercando una corda, un
pezzo di lamiera, qualunque
cosa che ci tenga
aggrappati alla terra.
Visione in apnea,
amplificata dall’assordante
rintocco dei respiri. Visione
in soggettiva, faccia a faccia
con le fauci dell’universo,
nere e pronte ad
inghiottirci. Visione orfana,
senza le coordinate dello
spazio e del tempo.
Gravity impone allo
spettatore di slacciare le
cinture e abbandonare
l’asse cartesiano del
dominio prospettico. Lo
sballotta da una parte
all’altra, vertigine di un
movimento che non è più
dettato dalle traiettorie
dell’occhio, ma impresso da
forze esterne e ineffabili.
Cuarón realizza un
impressionante tour-de-
In sala
SOTTO ASSEDIO WHITE HOUSE DOWN
#####
L’attacco al potere di Roland Emmerich? Un
mezzo fallimento
force stilistico e lo firma
con lacrime e sangue (le
goccioline che vanno a
spiaccicarsi sull’obiettivo).
Trova fertile collaborazione
nella fotografia di
Emmanuel Lubezki, capace
di dare un nitore mai visto
a immagini in stereoscopia,
di sezionare con la pura
forza della luce un’odissea
in presa diretta (solo 156 le
inquadrature utilizzate per
il film). Il tempo si dilata, lo
spazio paradossalmente si
comprime.
Poco kubrickiano Gravity lo
è nella storia: nessuna
metafisica, ma una
narrazione più classica, un
apologo sulla rinascita
(innumerevoli i rimandi
visivi al tema del parto)
con la Bullock in stato di
grazia. Quasi un lusso per
un film che non avrebbe
bisogno nemmeno di
personaggi. Questo cinema
è esperienza, non racconto.
GIANLUCA ARNONE
%
L’ATTACCO AL POTERE
secondo Roland Emmerich:
dopo averci raccontato
l’arrivo degli alieni
(Independence Day, 1996) e
l’Apocalisse sotto varie
forme (da The Day After
Tomorrow a 2012), il regista
più fracassone di Hollywood
punta alla Casa Bianca.
Sotto assedio-White House
Down vede il palazzo
presidenziale preso d’assalto
da un gruppo armato
paramilitare: mentre i servizi
segreti sono nel caos, la
parte dell’eroe toccherà a
John Cale (Channing
Tatum), agente della polizia
di Washington che,
casualmente, si trova
nell’edificio insieme alla
figlia. Simile nella trama al
recente Olympus Has Fallen
di Antoine Fuqua (anche in
quel caso un solo uomo si
trova a fronteggiare un
attacco terroristico alla Casa
Bianca), Sotto assedioWhite House Down ne
condivide perfino i difetti.
Decisamente sotto ritmo
nella prima parte, il film
fatica a carburare, risultando
sempre più didascalico e
scontato con il passare dei
minuti. Non basta nemmeno
l’alto budget (150 milioni di
dollari) a rendere
spettacolare una pellicola
che riesce a intrattenere
soltanto in rare e sporadiche
sequenze.
In un cast di grandi nomi (da
Tatum a James Woods,
passando per Jamie Foxx
nella parte del presidente
degli Stati Uniti), il migliore è
Jason Clarke pienamente a
suo agio nei panni del villain
di turno.
%
ANDREA CHIMENTO
Regia Roland Emmerich
Con Channing Tatum,
Jamie Foxx
ottobre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
63
i film del mese
UNA PICCOLA IMPRESA MERIDIONALE #####
Meno compiutezza per Papaleo, ma la solita piacevole anarchia
In uscita
Regia Rocco Papaleo
Con Rocco Papaleo, Riccardo Scamarcio
Genere Commedia
BRUTTA STORIA per un prete amare le
donne, ma ancora peggio tornare a una
vita normale, lontano dalla canonica e
in seno alla famiglia, con mamma
manesca, sorella fuggita e cognato
cornuto che accompagnano la dipartita
dal club del clergyman. Meglio, allora,
andare volontariamente al confino, in
un vecchio faro in riva al mare. Ma il
desiderio di solitudine e introspezione
dell’ex pretino viene presto frustrato dal
naturale comporsi di una strana
comune che cambierà, stavolta
davvero, la sua vita.
Dopo Basilicata Coast to Coast, raro
esempio di “sleeper” italiano, Rocco
Papaleo si cimenta nella sua seconda
opera dietro, e anche davanti, la
64
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
macchina da presa. Un altro film corale,
con una nuova armata “Papaleone”
dagli altisonanti nomi, da Riccardo
Scamarcio a Barbora Bobulova, e
ambizioni giustamente più elevate
rispetto al fortunato esordio. Purtroppo
gli alti obiettivi tarpano le ali a un film
dal plot intrigante, ma faticoso,
ripetitivo, e che osa meno di quanto
avrebbe potuto. Un peccato, perché
l’insieme è intrigante e l’ambientazione
pugliese in Sardegna (potenza delle
Film Commission) riempie da sola gli
occhi e il cuore. Sarebbe bastato un
pizzico di gioiosa anarchia in più, quella
che pervade la pellicola nei suoi
momenti migliori, grazie alla poesia di
Giovanni Esposito, ristrutturatore
circense, e ai duetti Papaleo –
Scamarcio, quest’ultimo forse nella sua
migliore interpretazione.
Una piccola impresa meridionale
vorrebbe essere un ottimista manifesto
dell’Italia che ha ancora voglia di
sognare ed essere migliore, e in buona
parte ci riesce, nonostante un paio di
ingenuità che vanno ben oltre
l’ottimismo a tutti i costi. Purtroppo non
riesce a essere un’opera
cinematograficamente compiuta, a cui
avrebbero giovato dei tempi più
sincopati, davvero jazz come avrebbe
voluto Papaleo senza tenere il ritmo, e
una sceneggiatura più asciutta. Ma
sono pecche su cui si riesce anche a
passar sopra, perché alla fine del film ci
si sente bene, e talvolta basta questo.
ALESSANDRO DE SIMONE
%
Scamarcio alla sua prova migliore,
in un’opera che rinfranca
Designed by Arch. Andrea Viviani
Accomodatevi
e g o d e te v i
lo spettacolo
Made in Italy
THE COMFORT SHOW
w w w. c i n e a r r e d o i t a l i a . c o m
27. SETTIMANA
INTERNAZIONALE
DELLA CRITICA
BIBI FILM E RAI CINEMA PRESENTANO
LA
CITTÀ
IDEALE
UN FILM DI
LUIGI LO CASCIO
IN VENDITA IN DVD E BLU-RAY
DAL 10 OTTOBRE
i film del mese
IL CACCIATORE DI DONNE #####
Dalla cronaca nera, un thriller teso per Nicolas Cage
SARA’ PER IL SUO naturale
isolamento, ma quelle poche volte che
Hollywood si trasferisce in Alaska il
risultato ha sempre un particolare
fascino, soprattutto per il contrasto tra
gli spazi sconfinati e incontaminati e
una civiltà altra, diversa, a cui la
ha proprio nel suo titolo originale
racchiusa l’atmosfera narrativa, fredda
come il modus operandi di Robert
Hansen, uno dei troppi uomini che
odiano le donne, a cui dà la caccia un
investigatore che da troppo tempo
trattiene colpa e dolore.
Opera prima del neozelandese Scott
Walker, Il cacciatore di donne si
appoggia a tutti gli elementi più
classici del genere, svolgendo bene il
compito e sfruttando al meglio il
talento di John Cusack, qui nei panni
dell’assassino psicopatico, e di Nicolas
Cage, attore che sembra finalmente
ritrovarsi dopo troppi ruoli alimentari
(anzi, fiscali). Chissà che alle soglie dei
cinquanta non ci riservi qualche
sorpresa, come già dimostrato a
Venezia nell’apprezzato Joe.
%
celluloide a stelle e strisce ci ha
abituati. È senz’altro questo il punto
forte di Il cacciatore di donne, storia
vera della cattura di uno dei molti
spietati assassini seriali di cui la storia
americana è costellata. Thriller dalla
struttura classica, The Frozen Ground
ALESSANDRO DE SIMONE
rughe è ancora più gatta: gioia per gli
occhi, papà Bob e mamma Michelle,
che complice lo zampino del
produttore esecutivo Martin Scorsese
si (ri)scoprono bravi ragazzi da action
– dark comedy, trasferendosi in una
cittadina francese con i due figli
mafiosi in erba sotto l’ombrello del
Programma Protezione Testimoni
dell’FBI. Nel cast anche il federale
Tommy Lee Jones e la pargola fatale
Dianna Agron, Cose nostre trae
ispirazione dal romanzo Malavita di
Tonino Benacquista, ma tra le righe
sovverte l’enciclopedia di genere
mafia-movie: per darvi un’idea, è
come farcire il classico film gangster
americano con Tarantino e Jeunet. Da
crepare, sì, ma dal ridere.
In sala
Regia Scott Walker
Con Nicolas Cage, John Cusack
Genere Thriller
COSE NOSTRE MALAVITA #####
La mafia li rifà belli:
Besson, De Niro e Pfeiffer
da morire (dal ridere)
In uscita
Regia Luc Besson
Con Robert De Niro, Michelle Pfeiffer
Genere Drammatico
A VOLTE RITORNANO, e ritornano da
dio: Luc Besson, Robert De Niro e
Michelle Pfeiffer. Soprattutto i primi
due, a dire il vero, non se n’erano mai
andati, anche se avrebbero fatto
bene: Besson intrappolato tra i
Minimei, gli enigmi del faraone e gli
altri sulla sua carriera in caduta libera,
De Niro che dopo lo stanco
gigioneggiare di troppi Meet the
Parents ha ritrovato il lato positivo
solo l’anno scorso. Qui gira per la
prima volta una scena insieme alla
Pfeiffer (già incontrata in Stardust e
Capodanno a New York), che con le
%
FEDERICO PONTIGGIA
ottobre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
67
NUOVA EDIZIONE 2014
CON ALLEGATO CD ROM
❥ Diffuso capillarmente nell’ambiente
dello Spettacolo
❥ Migliaia di nomi che contano
nel “Chi è del Cinema e della TV”
❥ Le Ditte del Cinema, della TV,
della Comunicazione
❥ Tutte le e-mail ed i siti
❥ Gli Statuti, le leggi e gli accordi
di co-produzione
❥ I film italiani dal 1930
❥ I premiati del Cinema Italiano: Oscar, Venezia,
Medaglie d’Oro Una vita per il Cinema,
David di Donatello, Nastri d’Argento
❥ Le sale e le multisale italiane
www.annuariodelcinema.it
Editore: Centro Studi di Cultura,
Promozione e Diffusione del Cinema
Corso Francia, 211 • 00191 Roma
Tel. 06 3296519 • Fax 06 3296339
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Pubblicità: A.P.S. Advertising
63ª edizione
Via Tor de Schiavi, 355 • 00171 Roma
Tel. + 39 06 89015166 • Fax + 39 06 89015167
[email protected] • www.apsadvertising.it
i film del mese preview
a cura di Manuela Pinetti
DON JON
BEFORE MIDNIGHT
SOLE A CATINELLE
L’ESORDIO come regista (e
sceneggiatore) di Joseph GordonLevitt è piacevolmente brillante e
intelligente. Jon Martello ama la sua
routine: palestra, famiglia, amici,
lavoro, chiesa e porno. Alla prima
relazione seria con una ragazza, la
passione per i film (porno per lui,
romantici per lei) diventa un terzo
incomodo. Oppure, per colpa delle
aspettative irrealistiche fornite dai
media, è la vita vera ad essere troppo
noiosa?
%
DAL PICCOLO e indipendente Prima
dell’alba di quasi vent’anni fa è nata
una trilogia, che si conclude soltanto
oggi, a dieci anni dal secondo
capitolo. Al centro ci sono sempre
Jesse e Celine, coppia nata in una
magica notte parigina e che ora
ritroviamo quarantenni in Grecia, con
figli a carico e problemi di ménage.
Ma il romanticismo è sempre lì,
soltanto in una forma diversa.
Possiamo ancora sospirare e sperare.
LA RICCHEZZA (economica) e la
povertà (di spirito) secondo Checco
Zalone, nel viaggio di un padre e di un
figlio nell’Italia del lusso e dell’ormai
notorio mondo cafonal.
Ben due anni di scrittura e tre mesi di
riprese - tra Portofino, Venezia e altre
amene località del Belpaese – per un
film che nelle intenzioni punta dritto
al terzo consecutivo plebiscito di
spettatori. Tra risate, riflessioni e
qualche graffio.
%
Regia Joseph Gordon-Levitt
Con J. Gordon-Levitt, S. Johansson
%
Regia Richard Linklater
Con Ethan Hawke, Julie Delpy
Regia Gennaro Nunziante
Con Checco Zalone, Aurore Erguy
DIANA - LA STORIA ASPIRANTE VEDOVO OLTRE I CONFINI DEL
SEGRETA DI LADY D
MALE - INSIDIOUS 2
LADY D. non smette di suscitare
attenzione sulla sua vita, terminata
tragicamente in un tunnel parigino
nell’estate del ’97. Il film si concentra
sugli ultimi anni della principessa del
Galles, sulle sue vicende sentimentali
– dopo il divorzio dal principe Carlo –
e, naturalmente, sul controverso
rapporto con i media, oscillando tra la
commedia romantica e il dramma.
Tratto dalla biografia di Kate Snell
Diana: Her Last Love.
%
Regia Oliver Hirschbiegel
Con Naomi Watts, Naveen Andrews
L’OCCASIONE torna a far l’uomo
vedovo, anzi, ad aspirante tale. A
poco più di cinquant’anni dalla
leggendaria commedia – grottesca,
intelligente, divertente – di Dino Risi e
aggiornata nei modi, nei tempi e nel
titolo, è sempre attuale la storia del
marito pelandrone e della sua ricca
moglie in carriera (nell’originale, il duo
Alberto Sordi/Franca Valeri), ancora
formidabile paradigma di italici vizi e
virtù.
%
Regia Massimo Venier
Con Fabio De Luigi, Luciana Littizzetto
LA FAMIGLIA LAMBERT non ha
ancora chiuso il proprio conto con il
male, come lasciava intuire il finale del
film capostipite. Ed è proprio da lì che
la storia riprende, cercando di
ricostruire le origini di una
persecuzione spettrale che sembra
affondare le proprie radici in un
segreto di famiglia. Come un filo che
non sembra interrompersi di padre in
figlio, e che sembra molto difficile
estirpare.
%
Regia James Wan
Con Patrick Wilson, Rose Byrne
ottobre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
69
Dvd /// Blu-ray /// SerieTv /// Borsa del cinema /// Libri /// Colonne sonore
TELECOMANDO
A cura di Valerio Sammarco
Dvd & Blu-ray
La grande bellezza e Il piccolo fuggitivo
Borsa del cinema
Spettatori, incassi e... social network
Libri
Spartacus secondo Kirk Douglas
Colonne sonore
Cattivissimo me 2 suona bene
The Dark
Knight Trilogy
In alta definizione la Ultimate
Collector’s Edition
del Cavaliere oscuro
TELECOMANDO
/// Dvd & Blu-ray ///--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
La grande
bellezza
Anche in Blu-ray l’ultimo Sorrentino.
Più box con tutti i suoi film
72
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
E’
disponibile dal 23 ottobre,
in Blu-ray e DVD 2 Dischi, La
grande bellezza di Paolo
Sorrentino. Occasione ghiotta per
recuperare l’ottimo film del regista
napoletano - candidato italiano agli
Oscar - e/o approfondirne la visione
grazie al Backstage presente negli
extra, strumento utilissimo per
scoprire ulteriori segreti sulla
lavorazione e sulla stessa città di
Roma, vera co-protagonista insieme ai
vari Toni Servillo, Sabrina Ferilli e
Carlo Verdone. Da collezione, poi, il
cofanetto DVD in edizione limitata
che raccoglie tutti i sei film di
Sorrentino, da L’uomo in più a La
grande bellezza, passando per Le
conseguenze dell’amore, L’amico di
famiglia, Il Divo e This Must Be the
Place. Imperdibile per gli amanti del
cinema di Sorrentino, con numerosi
contenuti speciali per ognuno dei
titoli presenti.
DISTR. WARNER HOME VIDEO
Laclasse
deiclassici
a cura di Bruno Fornara
Radiazioni BX,
distruzione uomo
Lasciamo da parte il
fantasioso titolo italiano e
prendiamo quello
originale, The Incredible
Shrinking Man, cioè
l’incredibile uomo che
rimpicciolisce. Questo è il
film: un uomo che diventa
piccolo, ancora più piccolo,
sempre più piccolo. Il film
viene dal romanzo di
Richard Matheson (che
firma anche lo script), The
Shrinking Man, che in Italia
è conosciuto come Tre
millimetri al giorno. Poi
tocca a un regista come
Jack Arnold, autore di
grandi film di serie B,
inventarsi scene oggetti
tavoli sedie un ago le
forbici una trappola per
topi..., tutto in scala
gigantesca così da far
sembrare minuscolo il
protagonista Robert, che è
un uomo tranquillo con
moglie, casetta e
motoscafo. In una gita
sull’Oceano, viene investito
da una nebbia che lascia
tanti brillantini sul suo
corpo, che inizia a
restringersi. Film
formidabile: l’assalto del
gatto, il ragno, la scalata
per il pezzo di formaggio.
E un finale leopardiano (!)
dentro un universo
sconosciuto e affascinante.
Uno dei grandi classici
della fantascienza.
Regia Jack Arnold Con Grant
Williams, Randy Stuart
Genere Fantascienza (Usa, 1957)
Distr. A & R Production
ottobre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
73
TELECOMANDO
/// Dvd & Blu-ray ///--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
L’uomo d’acciaio
Dal 23 ottobre in
Blu-Ray, Blu-Ray
3D e DVD la rilettura radicale di Superman targata
Zack Snyder (regista) e Christopher Nolan (produttore). Oltre al film, che non
ha mancato di generare discussioni tra gli amanti del supereroe più longevo, la possibilità di
esplorare più approfonditamente la genesi del film e del personaggio, interpretato da Henry
Cavill: negli extra “Strong Characters, Legendary Roles”, poi i
segreti della tecnologia di Krypton, le armi e le navi spaziali
(“Planet Krypton”) e “All-Out
Action”, l’azione di un supereroe portata a livelli spettacolari
di realismo. Oltre un’ora di contenuti speciali per volare insieme a L’uomo d’acciaio.
DISTR. WARNER HOME VIDEO
Il piccolo fuggitivo
E’ disponibile in
DVD doppio disco – nella versione theatrical e
nella versione integrale, con nuovo master HD restaurato - il capolavoro di Morris Engel, Ruth
Orkin e Ray Ashley, vincitore
nel 1953 del Leone d’Argento
alla Mostra di Venezia e precursore del cinema indipendente
americano, nonché opera ispiratrice per cineasti come Martin
Scorsese e François Truffaut. La
“piccola” avventura di Joey (Richie Andrusco) che, credendo
di aver ucciso il fratello maggiore, scappa di casa e va a
Coney Island, dove in mezzo
alla folla passerà un giorno e
una notte, tra avventura e sogno, il luna park, e la spiaggia.
Da recuperare.
I Croods
DISTR. RHV
74
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
E
’
stato uno dei film d’animazione
più apprezzati della scorsa stagione (oltre ad aver incassato più
di 580 milioni di dollari in tutto il mondo): ora I Croods arriva in DigitalHD
(dal 3 ottobre) e in Blu-ray 3D Deluxe
Edition, Blu-ray e DVD dal 17 ottobre.
Scritto e diretto da Chris Sanders e Kirk
DeMicco, il film segue le vicende di una
famiglia di primitivi, per la prima volta
chiamati ad “uscire allo scoperto” dopo
che la loro caverna viene distrutta da un
terremoto. Oltre all’avventura e al divertimento del film, numerosissimi contenuti speciali: un viaggio alla scoperta
delle creature che popolano I Croods, la
possibilità di disegnare Laccio, Papparnivoro e Fantopo, il Diario di Belt, 5
scene tagliate con il commento dei due
registi, il mondo DreamWorks Animation, con video musicali e molto altro
ancora.
DISTR. 20TH CENTURY FOX H.E.
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Tutto Batman
La trilogia del Cavaliere Oscuro di
Christopher Nolan
La nave dolce
World War Z
E’ già disponibile
in DVD il film di
Daniele Vicari premiato con il Pasinetti lo scorso anno a Venezia, in
un’edizione arricchita da un
contenuto di approfondimento
importante quale l’intervista al
professor Franco Cassano, che
offre una lettura in chiave sociologica di quello che è stato il
più grande sbarco di massa nella storia del nostro Paese. Quello dell’8 agosto 1991, quando
una nave albanese (la Vlora),
carica di 20mila persone, arriva
nel porto di Bari. Accompagnato
dalle musiche di Teho Teardo e
dalle testimonianze dei molti
che, quel giorno, speravano in
un futuro migliore, il film di Vicari è un documento prezioso e
straordinariamente attuale.
Arriva il 16 ottobre
in Blu-ray 3D, Bluray e DVD il nuovo
film di Marc Forster
con Brad Pitt chiamato ad arginare
una misteriosa epidemia che ha
colpito la popolazione mondiale.
Tra gli esclusivi contenuti speciali, moltissimi approfondimenti:
“Origins” (i produttori parlano
della collaborazione con Brad
Pitt, interprete e produttore del
film), “Looking to Science” (il
comportamento degli zombie e
la loro figura in letteratura e cinema), “Outbreak” (backstage
della scena dell’attacco a Philadelphia), “The Journey Begins”
(la fuga in Corea del Sud),
“Behind the Wall” (la scena ambientata a Gerusalemme), “Camouflage” (il confronto finale
con gli zombie).
DISTR. CG HOMEVIDEO/MUSTANG
The Dark Knight Trilogy:
Ultimate Collector’s
Edition: ovvero Batman
Begins, Il cavaliere oscuro
e Il cavaliere oscuro – Il
ritorno di Christopher
Nolan raccolti in un
prestigioso cofanetto Bluray sei dischi. Oltre ai tre
film, i contenuti speciali
originali, due nuove
featurette e nuovi
esclusivi memorabilia, tra
cui 5 stampe originali
incorniciabili dei nemici
del Cavaliere Oscuro,
riproduzioni della
Tumbler, della Bat-Pod e
del Bat, un grande libro
fotografico della Trilogia
(48 pagg.) e una lettera
del regista Nolan. Tra i
nuovi extra, invece, “Il
fuoco divampa: la
creazione e il mito della
trilogia del Cavaliere
oscuro” (sequenze inedite,
interviste esclusive), “Le
sequenze inedite integrali
IMAX del Cavaliere oscuro
e del Cavaliere oscuro – Il
ritorno” e “Christopher
Nolan e Richard Donner:
l’incontro”.
DISTR. WARNER HOME VIDEO
DISTR. UNIVERSAL PICTURES H.E.
VIDEOGAME MA SEMBRA UN FILM
BEYOND: DUE ANIME
In bilico tra il nostro mondo e quello ultraterreno. Per PS3
Beyond: Due Anime è la nuova avventura di
Quantic Dream, famosa per Heavy Rain e la
sua commistione perfetta tra narrazione
cinematografica e videogioco in senso
classico. La trama segue le vicende di una
ragazza di nome Jodie Holmes, dotata del
potere di entrare in contatto con un’entità
che vive tra il nostro mondo e
quello ultraterreno. Il gioco è
realizzato con una tecnologia in
grado di dare a volti ed animazioni
un elevato realismo. La
protagonista è stata modellata
sulle fattezze dell’attrice Ellen
Page, il co-protagonista è Willem
Dafoe, con risultati strabilianti dal
punto di vista del realismo e della
somiglianza. Le musiche di Hans
Zimmer. La narrazione ed il
coinvolgimento emotivo giocano un ruolo
fondamentale, per un’esperienza unica nel
suo genere e disponibile su PlayStation 3 a
partire dal 9 ottobre.
Per saperne di più visitate www.multiplayer.it
Confessions
Un delitto atroce.
Un piano diabolico. Una vendetta
spietata. Anche in
Blu-ray l’acclamato
thriller di Tetsuya
Nakashima, arrivato in Italia (e
ora anche in homevideo) grazie
al Far East Film Festival.
In qualche modo presente anche negli extra di questa edizione, con il contributo “Una lunga, instancabile vendetta”: intervista a Mark Schilling, critico cinematografico e consulente del
festival di Udine che, ormai da
anni, offre ben più di una semplice vetrina al cinema proveniente da Oriente. Che in questo caso affida ad un’insegnante
decisa a vendicare la morte della figlioletta le chiavi di un incredibile, e glaciale, revengemovie.
ANTONIO FUCITO
DISTR. CG HOMEVIDEO/FAR EAST FILM
ottobre 2013
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
75
TELECOMANDO
/// Serie Tv ///
The Walking Dead
[stagione 4]
[CANALE 111 DI SKY]
Dal 14 ottobre in esclusiva per l’Italia, in onda ogni lunedì alle 22:45
A
Quasi in contemporanea con gli
Stati Uniti (un giorno dopo), riparte su Fox l’atteso The Walking
Dead: quarta stagione al via il 14 ottobre,
con programmazione ogni lunedì alle
22.45. Avevamo lasciato Rick (Andrew
Lincoln) e il suo gruppo di sopravvissuti
ancora barricati nella prigione, pronti a
dare asilo agli “esuli” di Woodbury, la cit-
filminorbita
76
tadella gestita dal temibile governatore
(David Morrissey). Che naturalmente tornerà, anche se a quanto sembra nella seconda parte della stagione, divisa in due
blocchi con due finali distinti. Dalle indicazioni fornite dal produttore esecutivo
della serie, Greg Nicotero, sembrerebbe
inoltre che mai come stavolta ci sarà più
attinenza con gli albi della graphic novel
di Robert Kirkman, da cui il serial è tratto. Staremo a vedere, quel che è certo è
che – come da copione – i conflitti tra il
gruppo storico e i nuovi arrivati non saranno pochi e che oltre agli zombie (ancora più famelici), Rick dovrà incominciare a gestire diversamente anche suo
figlio Carl (Chandler Riggs), ormai pericolosamente violento...
a cura di Federico Pontiggia
Halloween Night
Donne nel Nobel
666 Park Avenue
Studio Universal
Diva
Premium Action
La paura fa 31 ottobre. I
tre Scream di Wes
Craven e i primi tre
Scary Movie per urlare –
e ridere – d’horror.
A 180 anni dalla nascita
di Alfred Nobel, il 21/10
spazio alle donne da
Premio, da Diana a
Wangari Maathai.
Si può amministrare un
condominio che ha stretto
un patto con il Diavolo?
Dal 21/10, risponde la serie
di David Wilcox.
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
I PRIMI 5 ANNI GIÀ DISPONIBILI
Se hai avuto la fortuna di nascere in questo indimenticabile
decennio, scopri cosa è successo nel tuo anno
11 prodotti, ciascuno dei quali contiene un DVD ed un CD.
Nel DVD, 30 minuti di video raccolgono le immagini spesso inedite del celebre archivio storico
dell’Istituto Luce, raccontando in una sequenza di “amarcord” i fatti più significativi della storia
italiana e del mondo, per ciascuno degli anni che vanno dal 1960 al 1970.
Nel CD, analogamente, 10 canzoni scelte tra fra le più gettonate di ogni anno, ci fanno ricordare o
scoprire le atmosfere musicali dell’epoca attraverso le memorabili hit che li hanno connotati.
Frammenti di storia di un’Italia che cresceva vertiginosamente in un periodo di profondi ed esaltanti
cambiamenti epocali, determinati da grandi uomini come J.F.Kennedy, Papa Giovanni, Enrico Mattei,
Martin Luther King, o da artisti come i Beatles, Federico Fellini, Vittorio De Sica e tantissimi altri
protagonisti di quegli anni.
Un documento straordinario e dai toni garbati su “come eravamo” quando tutto sembrava più facile,
ma anche su “come saremmo diventati”.
D
+
GLII ALTRI
ALTR ANNI IIN
NU
USCITA
SCIT
DAL 21 NOVEMBRE
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TELECOMANDO
/// Borsa del cinema ///---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
QUESTIONE
DI NUMERI
Aumenta il pubblico, cala la frequenza: ecco
l’indagine “Sala e salotto” relativa al 2012
di Franco Montini
C
resce il pubblico, diminuiscono le
presenze. L’affermazione, quasi
un ossimoro, può sembrare paradossale, ma corrisponde a quanto si rileva dall’indagine “Sala e salotto”, promossa da Anica Univideo e presentata durante la Mostra del Cinema di Venezia. L’indagine, realizzata da Ergo Research, si è
svolta attraverso 3000 interviste selezionate fra un campione rappresentativo
della popolazione italiana over 15 ed ha
messo in evidenza il fatto che le persone
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
che, almeno una volta, si sono recate al
cinema nel 2012 sono state 28 milioni:
un milione in più rispetto al 2010.
Il dato rappresenta un’autentica sorpresa
perché mentre i biglietti staccati nel 2010
nel nostro paese avevano sfiorato i 110
milioni, lo scorso anno il totale delle presenze ha di poco superato i 91 milioni.
Questo significa che nell’arco di due anni
è diminuita in maniera considerevole la
frequenza con cui si va al cinema. La
media pro capite degli spettatori è scesa
da 4,5 biglietti a 3,6. Altro elemento interessante emerso dalla ricerca è la constatazione che il consumo di film in sala si
concentra su una fascia ristretta di individui: il 19% degli spettatori ha acquistato
il 69% del totale dei biglietti venduti nel
2012.
Ma chi sono questi spettatori appassionati
che frequentano la sala in maniera così
assidua? Verrebbe da rispondere subito: i
giovani. Ma forse anche in questo caso
potrebbero emergere delle sorprese. Una
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Surfing
recente ricerca del CNC, il Centro Nazionale della Cinematografia francese, ha rivelato che, a partire del 2011, la fascia di
spettatori over 50 ha superato quella degli spettatori under 25. I primi corrispondono al 33,6% del pubblico francese, i secondi rappresentano il 31,3%. Dieci anni
fa un’analoga ricerca francese aveva fornito dati molto diversi: gli spettatori giovani rappresentavano il 43,9% del pubblico del cinema, gli over 50 solo il 18,2%.
Insomma almeno in Francia, dove si staccano 200 milioni di biglietti ogni anno, il
pubblico adulto continua ad andare al cinema, mentre il consumo di film presso
le fasce giovanili si sta evidentemente
spostando su altri mezzi, la rete in particolare. Sarebbe interessante promuovere
un’indagine di questo tipo anche da noi,
l’impressione, tuttavia, è che il fenomeno
sia globale e qualcosa di analogo stia accadendo anche in Italia. Questo significherebbe che lo sviluppo di un mercato
eccessivamente concentrato sui multiplex,
strutture poco frequentate da un pubblico
adulto, potrebbe essere tutt’altro che una
scelta vincente.
Non a caso, tornando all’indagine italiana
“Sala e salotto”, emerge che ben 23 milioni di italiani over 15 lo scorso anno
non sono mai entrati in un cinema, limitandosi a consumare film in televisione e
che le principali ragioni della mancanza
di frequentazione del grande schermo
sono indicate, oltre che dal costo del biglietto, un refrain inevitabile soprattutto
in periodo di recessione economica, nella eccessiva distanza dalle sale cinematografiche. Ne deriva che, più che costruire
grandi cattedrali irraggiungibili, se non in
auto e impegnando discrete quantità di
tempo, sarebbe auspicabile riportare i cinema sotto casa.
Lo scorso anno,
23 milioni di
italiani over 15 non
sono mai entrati
in un cinema
Marco Spagnoli
I cinguettii delle star
Divismo prêt-à-porter. E la gaffe, su Facebook e
Twitter, è dietro l’angolo...
N
ella Hollywood degli anni
d’oro, gli attori, le attrici e –
qualche volta – anche i
registi incontravano la stampa
sotto il rigido controllo degli
Studios e dei loro capi ufficio
stampa. Su tutti vanno ricordati i
due famosi ‘fixers’ o ‘aggiustatutto’
Eddie Mannix e Howard Strickling
che per la MGM di Louis B Mayer,
la Major che aveva ‘più stelle che in
cielo’ curarono l’immagine e
coprirono i misfatti di decine di
star dell’epoca, determinandone,
in compenso, il successo e la
fortuna anche molto dopo la loro
scomparsa. Oggi, perfino questi
due “maghi” della comunicazione,
ossessionati dall’immagine e dal
“controllo” avrebbero, forse,
qualche difficoltà ad ‘aggiustare’ i
danni fatti dalle star alle proprie
carriere.
Su Facebook, ma soprattutto
sull’ancor più immediato Twitter i
talenti si autocelebrano, si
mostrano, dando informazioni e
incorrendo in gaffe, spesso
clamorose, alludendo ad avventure
galanti, ma soprattutto
‘esibendosi’ in tutti i sensi. Per la
prima volta nella storia di oltre un
secolo di cinema, il pubblico può
‘seguire’ i propri beniamini,
apparentemente, senza il filtro di
un publicist che sappia guidare la
carriera del suo assistito. E se
@SpikeLee parla quasi più di
basket e dei suoi adorati New York
Knicks, star seguite soprattutto
dai giovanissimi come
@lindsaylohan o Ashton
Kutcher (@aplusk) hanno
spesso postato riflessioni o
foto giudicate inappropriate
per i loro contenuti. Anche
perché la forza di questi
mezzi di comunicazione è
dirompente e la portata è
senza precedenti: basti
pensare che l’account Twitter del
Corriere della Sera (@corriereit), il
più diffuso quotidiano italiano, è
seguito da circa 360.000 lettori,
mentre quelli della Lohan, di
Kutcher e di Selena Gomez
toccano rispettivamente i 7, i 14 e i
16 milioni di seguaci in tutto il
mondo, tanto è vero che la loro
capacità di raggiungere il pubblico
è ormai tale da prescindere dai
mezzi di comunicazione
tradizionali. L’immediatezza, però,
non sempre è una buona cosa e un
errore su Twitter può costare
decisamente caro. Come nel caso
di Alison Pill (The Newsroom, To
Rome with Love) che anziché
inviare la sua foto in topless per il
fidanzato, l’ha postata per errore a
migliaia di followers. Chissà cosa
avrebbero detto Stricking e
Mannix, pensando che i loro clienti
sono tutti a pochi clic dal rovinare
le loro carriere e distruggere anni
di lavoro?
Alison Pill, nota
per la serie tv The
Newsroom e To
Rome With Love
di Allen
ottobre 2013
rivista del cinematografo
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TELECOMANDO
/// Libri ///------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Senza catene
L’era Titanus
Francesco Di
Chiara
Generi e
industria
cinematografica
in Italia. Il caso
Titanus (19491964)
Kirk Douglas racconta Spartacus. L’Italia che
fu e quell’Alien di Ridley Scott
L’avventura del cinema italiano è
inscindibile da quella della Titanus, la compagnia fondata all’inizio del Novecento da Gustavo
Lombardo e poi gestita da suo figlio Goffredo, che ha finanziato i
film di Visconti, Matarazzo, Lattuada, De Santis, Comencini, Risi, Loy, Fellini, Olmi e Petri. Diviso in due parti (la prima dedicata alle modalità produttive, la seconda ai vari generi affrontati) il
volume racconta la storia della
Titanus, concentrandosi sul suo
periodo d’oro: dal 1949 (anno in
cui sbancò i botteghini con Catene) al 1964, quando i costi esorbitanti de Il Gattopardo e l’insuccesso di Sodoma e Gomorra persuasero Lombardo a chiudere il
ramo produttivo per dedicarsi
esclusivamente alla distribuzione. (Lindau, Pagg. 288, € 26,00).
ANGELA BOSETTO
La rivoluzione di
Spartaco
Kirk Douglas
Io sono
Spartaco! Come
girammo un film
e cancellammo
la lista nera
All’epoca in cui Hollywood viveva nel terrore della minaccia comunista e persone come Dalton
Trumbo pagavano le proprie
idee con il carcere, ci fu chi osò
sfidare (e rovesciare) le regole
grazie alla realizzazione di un
80
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
kolossal sul primo grande rivoluzionario della storia: Spartacus
(1960). A raccontare la vicenda è
lo stesso protagonista Kirk Douglas, anima, mente e cuore della
pellicola. Magari il libro non sarà
il massimo dell’obiettività (Douglas ne esce in maniera eroica, il
regista Stanley Kubrick molto
meno), ma è una lettura talmente appassionante che stupisce
non l’abbiano già opzionato per
farne uno di quei film sul grande
cinema del passato tanto di moda oggi. Prefazione di un ammirato George Clooney. (Il Saggiatore, Pagg. 224, € 16,50).
ANGELA BOSETTO
Dai Duellanti a
Prometheus
Andrea Fontana
(a cura di)
L’ossessione
visiva. Il cinema
di Ridley Scott
Se c’è un regista che non necessita di una presentazione questi è
probabilmente Ridley Scott, inglese classe 1937, capace di realizzare capolavori indiscussi come I duellanti, Blade Runner,
Alien, Thelma & Louise e Il gla-
diatore. Scott è uno dei registi
più celebrati e tuttavia la sua carriera è costellata di alti e bassi, di
ovazioni della critica e flop al
botteghino, e viceversa. Il libro
curato da Andrea Fontana ne ripercorre la carriera attraverso gli
interventi di critici, ognuno dei
quali si occupa di un film offrendone la propria analisi. Lettura
gradevole, eterogenea per la
quantità dei saggi che offrono
chiavi interpretative nuove ed interessanti per chi conosce il cinema di Ridley Scott e per chi lo
avvicina per la prima volta. (Historica, Pagg. 222, € 18.00).
SANTE GIANNOCCARO
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Gattopardo
Se le immagini
muoiono
Kirk Douglas in
Spartacus
Il film come spazio del pensiero per
sopravvivere al bombardamento visivo
mentale, il libro ricostruisce un
mosaico di storie vere e leggende metropolitane, miserie e nobiltà, vezzi d’autore e trucchi artigianali, eventi ignoti innalzati e
miti decostruiti, vette di creatività
artistica e astuti espedienti commerciali, luci e ombre. A qualcuno sembrerà un’eresia riassumere oltre un secolo di spettacolo
così, “eppure”, come scrive l’autore, “sono questi chiaroscuri a
regalare al cinema italiano gran
parte del suo fascino e a stimolare una cinefilia ascientifica, onnivora, acritica”. (Laterza, Pagg.
140, € 14,00).
di Michelangelo Iuliano
ANGELA BOSETTO
Telefoni bianchi?
David Bruni
Commedia degli
anni Trenta
Come eravamo...
Splendor
Steve Della Casa
Splendor. Storia
(inconsueta)
del cinema
italiano
In risposta ai serissimi manuali
che analizzano passo per passo
la storia del nostro cinema, ecco
arrivare un testo inconsueto, che
però non ambisce all’esaustività.
Nel suo essere volutamente non
lineare e nostalgicamente senti-
Complice la fortuna sotto il Fascismo e il successivo avvento del
Neorealismo, la commedia italiana degli anni Trenta è stata liquidata dai manuali come una fase
frivola e inoffensiva del nostro cinema, tutta amore, equivoci, battibecchi, lussi fasulli, auto rombanti e canzoncine orecchiabili.
Partendo da Gli uomini, che mascalzoni… (1932) per arrivare a
Teresa Venerdì (1941), attraverso
pellicole oggi semi-dimenticate
come La telefonista (1932), Tempo massimo (1934), Mille lire al
mese (1938) e Grandi magazzini
(1939), Bruni offre invece una riscoperta del genere (attenta piuttosto ai vari pregi dell’epoca)
nella quale spiega anche perché
è inesatto chiamarlo “cinema dei
telefoni bianchi”. (Il Castoro,
Pagg. 168, € 15,50).
ANGELA BOSETTO
Frammenti
di Histoire du
cinéma
di Jean-Luc
Godard
La sopravvivenza
delle immagini
nel cinema.
Archivio,
montaggio,
intermedialità
L’avvento di internet e delle tecnologie
digitali pone nuovi e a volte inquietanti
interrogativi sul futuro dell’immagine, e
della nostra concezione di essa.
Nell’enorme capacità di catalogazione
dei nuovi strumenti tecnologici e
nell’infinita possibilità di accesso agli
archivi digitali, in ogni luogo e in ogni
momento, non è forse implicito il
“rischio di una deriva
dell’immaginazione e di una morte delle
immagini”?
È partendo da questa premessa che
Francesco Zucconi articola il suo
saggio, individuando nel cinema
l’oggetto esemplare di studio per
affrontare criticamente la logica della
riproduzione delle immagini e per
riflettere sul loro utilizzo oggi. Nel far
ciò si accompagna a illustri maestri: non
solo lo storico dell’arte amburghese
Aby Warburg, con i suoi esperimenti
sulla memoria delle immagini, ma anche
Nanni Moretti, Jean-Luc Godard,
Werner Herzog, Aleksandr Sokurov e
Pier Paolo Pasolini. Dal Caimano
all’Histoire du cinéma, passando per
Grizzly Man e l’Arca russa, fino a La
ricotta, il libro mostra come il cinema
abbia da tempo imparato a utilizzare e
manipolare le immagini dei più diversi
archivi. Molto prima che le nuove
tecnologie permettessero a tutti di
impadronirsene e di modificarle. E così
le lezioni di montaggio dei grandi
maestri del presente e del passato
diventano lo spunto per imparare a
navigare nel mare visivo della
contemporaneità.
TELECOMANDO
/// Colonne sonore ///--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
MALAVITA, BUON ASCOLTO
I compositori Evgueni e Sacha
Galperine per il ritorno in grande stile
di Luc Besson con Cose nostre Malavita. Il gangster Bob De Niro e la
consorte Michelle Pfeiffer migrano in
Francia sotto la protezione dell’FBI, ma
la mafia non li molla e… suona
dannatamente bene! Ironici, ritmici e
sfrenati questi Galperine, e se ancora
non bastasse ecco Cat Power (The
Greatest), LCD Soundsystem (New
York) e Fred Bongusto a siglare con
Doce Doce. Insomma, Bob avrà pure la
fedina penale sporca, ma l’orecchio è
limpido.
F.P.
CATTIVISSIMO SOUND!
SQUADRA VINCENTE NON SI CAMBIA: e così, tre
anni dopo il successo (insperato?) del prototipo, per
Cattivissimo me 2 la produzione conferma il duo
Pharrell Williams e Heitor Pereira, sempre ben
accorti a suddividersi i compiti senza pestarsi i piedi
(al primo sono affidati i brani originali di inizio
scaletta, al secondo lo score che chiude il CD). Non
è azzardato affermare che, se anche stavolta il
prodotto è all’altezza, grosso merito va a loro:
Pharrell, che prima di essere performer è forse il
principale produttore di black music
contemporaneo, è letteralmente scatenato nel
saccheggiare a piene mani tra funk, soul e R’n’B,
proponendo una manciata di brani irresistibili
(menzione per Scream assieme a Cee-lo Green dei
Gnarls Barkley, Happy che fa il verso al sound di
Janelle Monae, la struggente Just A Cloud Away).
Una produzione da stropicciarsi gli occhi, degna di
questa come di altre cause. Pereira non è da meno,
spaziando dal commento più rètro, fatto di archi e
cori in background, a una The Big Battle lunga oltre
sette minuti, in cui può evocare con meno vincoli un
pathos veemente e drammatico, quello che si
conviene ad un gran finale. E poi, i Minions, certo.
Senza di loro, non sarebbe la stessa cosa. Ascoltateli
in Another Irish Drink Song o in YMCA: forse
avevamo giudicato male i Chipmunks...
GIANLUIGI CECCARELLI
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
ottobre 2013
KILL YOUR SCORE!
Ok, di questi Giovani ribelli,
alias Ginsberg, Burroughs e
Kerouac, ne abbiamo ormai
gli occhi pieni da Howl a Big
Sur, ma qui gli orecchi
hanno la loro parte: non è
una novità, ma sentire TV on
the Radio, The Libertines e
Bloc Party è una piacevole
F.P.
ucronia...
BEFORE... SLEEPING
Ariecco Richard Linklater con
Before Midnight, ovvero la terza
volta di Jesse (Ethan Hawke) e
Céline (Julie Delpy), che stavolta ci
portano in Grecia ammaliati dallo
score di Graham Reynolds (Bernie,
A Scanner Darkly), collaboratore di
lungo corso del regista: nessuna
enfasi, nessuna volontà di potenza,
una partitura suggestiva di piano e
chitarra, con la nostalgia a battere
tra tasti e corde. Dulcis in fundo, sui
titoli di cosa c’è Gia Ena Tango di
Charis Alexiou. Avvertenze:
Midnight per inguaribili romantici,
F.P.
astenersi cinici tiratardi.
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