carrozzieri piemontesi e alfa romeo

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carrozzieri piemontesi e alfa romeo
CONSIGLIO
REGIONALE
DEL PIEMONTE
CARROZZIERI PIEMONTESI
E ALFA ROMEO
A cura di
Edgardo Michelotti
CONSIGLIO
REGIONALE
DEL PIEMONTE
CARROZZIERI PIEMONTESI
E ALFA ROMEO
Catalogo della mostra
a cura di
Edgardo Michelotti
29 settembre - 24 novembre 2010
Biblioteca della Regione Piemonte
via Confienza 14 – Torino
CONSIGLIO
REGIONALE
DEL PIEMONTE
Collana “Mostre della Biblioteca della Regione Piemonte”, n. 7 /2010
Presidente
Va er Cat
© Consiglio regionale del Piemonte, Torino, 2010
ISBN 978-88-96074-19-0
Vice Presidenti
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Roberto P ac do
Consiglieri Segretari
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Direzione Comunicazione istituzionale
dell’Assemblea regionale
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Direttore: it M r
Settore Comunicazione e Partecipazione
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Coordinamento mostra
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Settore Informazione
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Collezione della mostra
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In copertina
Alfa Romeo Giulietta Sprint (1954)
Con la Giulietta Sprint, la Bertone passa dalla dimensione artigianale a quella industriale. Presentata al Salone di Torino del 1954 e inizialmente destinata ad una
piccola serie di 1.000 esemplari, la Giulietta Sprint (motore 4 cilindri, 1.290 cc, 80 Cv a 6.300 giri/minuto) ottiene un successo strepitoso di pubblico e critica,
diventando un oggetto del desiderio, una vera e propria
icona del made in Italy. Sarà prodotta dalla Bertone fino
al 1965 in oltre 34.000 unità.
In IV di copertina
La Carrozzeria Ghia di Torino affidava i propri progetti
esclusivamente a Giovanni Michelotti. Alcuni esempi
eclatanti sono le vetture AR 1900 Sprint Coupé, la AR
2000 e molte altre.
PRESENTAZIONE
Il centenario dell’Alfa Romeo, nata ufficialmente il 24
giugno del 1910, è l’occasione per ripercorrere l’avventura di un’azienda e di un marchio che rappresentano
un pezzo di storia del nostro paese e in particolare del
Piemonte.
A inizio ‘900 l’industria automobilistica del Nord Italia è in
fermento: a Torino Fiat e Lancia aprono la strada; a Milano, Bianchi oltre a produrre biciclette e motociclette, si
avventura nel mondo delle auto. Ripercorrendo la genesi
dell’Alfa occorre necessariamente ricordare l’ingegner Vittorio Jano, piemontese, entrato in azienda nel 1923. La
sua prima creazione fu proprio una otto cilindri, la P2 del
1924, che al Gran Premio d’Italia sbaragliò inaspettatamente tutti i concorrenti. Con questa gara l’Alfa Romeo,
casa allora “giovane” rispetto alla Fiat, soprattutto dal
punto di vista sportivo, conquistò il suo “posto al sole”.
Nell’epoca d’oro delle otto cilindri destarono particolare
interesse anche le carrozzerie ultraleggere realizzate
dalla Touring per i Saloni di Parigi e Londra del 1937, non
solo perché bellissime ma perché furono le prime fuoriserie interamente metalliche. Il che suonava anche politicamente corretto per i tempi, poiché Mussolini - che nel
1937 divenne proprietario di una slanciata berlina Touring - aveva definito l’alluminio “metallo fascista”.
A partire dagli anni ’50 Torino diede il proprio contributo
alla casa lombarda con la realizzazione di carrozzerie dal
design innovativo, dalle linee sinuose ed eleganti, arrivando a produrre un’estetica così raffinata da far universalmente riconoscere il marchio come leggendario, le
sue vetture come intramontabili.
All’Alfa Romeo va dunque il merito di avere prodotto tra
le migliori auto della storia, vetture di una bellezza straordinaria e incontestabile, potenti, con quel fascino fortissimo e impalpabile del vincente. Quel merito è
condiviso anche da carrozzerie torinesi come Bertone,
Pininfarina, Michelotti, Vignale, Ghia e Ital Design, che
possono rivendicare di aver svolto la propria parte, con
soluzioni tecniche ed estetiche rivoluzionarie. L’apporto
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torinese, attraverso un’accurata ricerca tecnologica, è
stato fondamentale nello spirito di un marchio che ha
sempre puntato al cuore dell’appassionato alfista, conquistato proprio con un legame diretto e profondo tra design, estetica, meccanica e sportività.
Con la mostra “Carrozzieri piemontesi e Alfa Romeo” il
Consiglio regionale è dunque orgoglioso di ricordare il
ruolo di un’azienda che ha contribuito al prestigio del Piemonte e dell’Italia nel mondo.
Valerio Cattaneo
Presidente del Consiglio regionale del Piemonte
Carrozzieri piemontesi
e Alfa Romeo
Il nome “Alfa Romeo” è stato ed è tuttora sinonimo di automobile sportiva, di potenza associata al mondo delle
corse, di storia affascinante che riporta a nomi di piloti
illustri quali Antonio Ascari, Giuseppe Campari, Enzo
Ferrari: il tutto condito da vittorie strabilianti che hanno
contribuito ad alimentare quel carisma del Made in Italy
oggi così diffuso in tutto il mondo.
Un'esistenza tormentata, quella dell'Alfa Romeo, in
cento anni di storia durante i quali si sono avvicendati
diversi proprietari, diverse società che ne hanno cambiato il nome aziendale, drastici avvicendamenti ai vertici, alternando momenti di vera gloria ad anni di
preoccupazioni per la possibilità di sopravvivenza del
marchio.
Un marchio che in cento anni di vita non si è mai trasformato drasticamente ma solo in piccoli particolari, mantenendo la propria forte connotazione.
Fino agli anni '70 del secolo scorso, la Casa del Portello
ha offerto ai suoi appassionati quella sana competizione
con altri fan di marche automobilistiche antagoniste,
uscendone sempre vincitrice. Basti citare la rivalità tra
alfisti e lancisti: la potenza opposta alla classe, il rombo
dei CV opposto alla silenziosità, l'essenzialità opposta
al comfort hanno diviso gli appassionati italiani in due
categorie diametralmente opposte.
Ma talvolta il cuore di un'automobile non basta per renderla “perfetta”. La valenza meccanica richiede di essere
supportata da un qualcosa di immediatamente percepibile, fin dal primo momento in cui lo sguardo cade su
quell'oggetto chiamato genericamente “macchina”. È
quel qualcosa che trasforma la “macchina” in “automobile”, una peculiarità per niente trascurabile, che racchiude un significato determinante nella sua
connotazione: è l'estetica intesa come stile o, meglio,
design.
Un meccanismo meccanico diabolico vive e ribolle, nascosto dal suo vestito: e quel vestito lo completa di-
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ventandone complementare, lo perfeziona nel suo contenuto fino ad esaltarne le proprie caratteristiche.
Se Milano è stata città di “maestri” di meccanica, Torino
rappresenta tuttora la “Scala” del design, di quel design
che ha reso riconoscibili quei capolavori meccanici,
rendendoli visivamente immortali. Torino è la terra in
cui si è sviluppato un tale fermento artigianale e industriale relativo al progetto estetico da tracciare la strada
del design automobilistico nel mondo.
Anche la Casa del Biscione è stata “vittima sublime” di
questo mondo irripetibile che ha sfornato carrozzerie di
straordinaria bellezza.
Dai primi anni ‘50 ad oggi le più belle Alfa Romeo sono
nate all'ombra della Mole. Carrozzieri come Bertone, Pininfarina, Michelotti, Vignale, Ghia, Ital Design hanno interpretato la meccanica Alfa Romeo con mirabile
sentimento estetico, applicando soluzioni tecniche ed
estetiche rivoluzionarie, per rendere sempre più riconoscibili le connotazioni sportive delle vetture della marca
meneghina.
La carrozzeria torinese, già presente nel periodo anteguerra con marche oggi forse dimenticate ma a quei
tempi all'avanguardia (Scat, Diatto, Itala, Ceirano, Stabilimenti Farina), è esplosa negli anni '50 sviluppando modelli di vetture destinate al mercato mondiale. Talentuosi
artigiani hanno fatto evolvere il progetto dell'auto con
tecniche e ricerche tecnologiche, attraendo clienti di
tutto il mondo, desiderosi di distinguersi nel farsi creare
dagli stilisti torinesi il vestito su misura delle proprie automobili. Maestri preparatori di auto da competizione
(Abarth, Conrero, Nardi, Monzeglio) hanno completato
l'opera dei designer, contribuendo ad alimentare quell'agonismo e quella sfida corsaiola che ha generato,
nella ricerca di superarsi, tante soluzioni importanti poi
applicate alle auto di produzione in serie. I motori Alfa
Romeo offrivano la base più appetibile in tale cimento.
Ecco nascere la “coda tronca” - soluzione estetica escogitata da Zagato per superare la Goccia di Conrero/Mi6
chelotti che, senza apparenti modifiche meccaniche, superava la Giulietta SZ in virtù della migliore aerodinamicità. Quanti altri aneddoti interessanti costellano la storia
di una marca di auto leggendaria coma l’Alfa Romeo, dei
quali solo il limitato spazio di questo catalogo impedisce
di proseguire il racconto: non impedisce però di sognare. E questo catalogo a supporto della mostra ne
offre la piena possibilità.
Edgardo Michelotti
Si ringraziano
Elisabetta Capellaro
Daniele Cornil
Silvano Di Vita
Roberto Gottardi
Giovanni Martina
Emidio Melchiorre
Jacopo Mosso
Simona Penna
7
Carrozzieri piemontesi - Bertone
R
e Bat (1953) – Allestita sulla base dell’Alfa Romeo 1900, della quale riprende la meccanica (motore 4 cilindri bialbero, 1.984 cc, 100 Cv a 5.500 giri/minuto), la Bat 5 viene presentata al Salone dell’Automobile di Torino del 1953 segnando una tappa storica nell’evoluzione formale della
carrozzeria.
9
lfa Romeo Bat
(1954) – Presentata
al Salone di Torino del 1954, la Bat 7 riprende in chiave evolutiva gli stilemi
preannunciati dalla Bat 5, con un tratto
più deciso delle pinne caudali che “fasciano” completamente il volume di
coda.
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me B 9 (1955) – Esordisce al
Salone di Torino del 1955, terza e ultima prova della spettacolare trilogia
delle Bat. Rispetto ai due modelli precedenti, la personalità grafica della vettura
è più misurata. Le pinne caudali sono
appena accennate, la fiancata è alta e
liscia, a vantaggio dell’aerodinamicità.
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7 (1953-’55),
vista posteriore – Le tre Bat condividono pianale e meccanica dell’Alfa
Romeo 1900 ed esprimono una raffinata ricerca formale e aerodinamica,
empiricamente condotta con gli strumenti elementari dell’epoca. L’acronimo
Bat (Berlinetta aerodinamica tecnica)
piacque molto agli anglosassoni (“bat” in
inglese significa “pipistrello”) che vedevano nelle pinne caudali le ali ripiegate
di un pipistrello.
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A fa Romeo Giu etta Spr nt (1954) – Con la
Giulietta Sprint, la Bertone passa dalla dimensione artigianale a quella industriale.
Presentata al Salone di Torino del 1954 e inizialmente destinata ad una piccola serie di
1.000 esemplari, la Giulietta Sprint (motore 4
cilindri, 1.290 cc, 80 Cv a 6.300 giri/minuto)
ottiene un successo strepitoso di pubblico e
critica, diventando un oggetto del desiderio,
una vera e propria icona del made in Italy.
Sarà prodotta dalla Bertone fino al 1965 in
oltre 34.000 unità.
A fa Romeo G u etta Spr nt Spider, vista frontale
dall’alto che evidenzia la stretta derivazione formale
dalla coupé di produzione di serie (1955-1962).
A fa Romeo Giu ietta Spr nt Spec ale
(1959) – Concettualmente nasce come
una versione “spinta” della Giulietta
Sprint, della quale riprende la meccanica. La Giulietta SS, che risente di alcune soluzioni formali enunciate con
le Bat, è oggetto di un meticoloso studio aerodinamico che le permette, nonostante il motore da 1.300 cc, di
raggiungere la ragguardevole velocità
di 200 km/h.
11
lfa Romeo G u etta Spr nt Specia e, un
olio su tela firmato dal giovanissimo Giorgetto Giugiaro nel 1959, agli esordi della
sua carriera di designer in Bertone.
f
0 0 S ri C ri (1960) – Il successo dell’elegante coupé dell’Alfa Romeo 2000
Sprint al Salone dell’auto di Torino, indusse Nuccio Bertone a presentare la versione cabriolet
2+2, anch’essa frutto di un figurino di Giorgetto
Giugiaro. La proposta rimase a livello di prototipo, ma venne ampiamente apprezzata dalla
critica automobilistica.
12
fa Romeo
60
Spr nt
(1962) – Quando l’Alfa Romeo
sostituì la berlina 2000, con la
2600, anche la versione
coupé venne aggiornata nella
meccanica e nella carrozzeria,
con l’unica nota evidente costituita da una presa d’aria sul cofano, destinata ad alimentare i
tre carburatori a doppio corpo.
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l
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T (1963) – Il Salone
dell’Automobile di Francoforte tiene a battesimo
il coupé che si presenta come l’erede ideale
della Giulietta Sprint. Sviluppata sul nuovo pianale della Giulia berlina, la Sprint GT ha un
passo accorciato (da 2.510 mm a 2.350 mm) e
vanta prestazioni decisamente sportive (oltre
180 km/h di velocità massima). Del suo enorme
successo parlano i numeri: dal 1963 al 1977
viene prodotta in 200 mila unità, nelle versioni
GT ed in quelle successivamente derivate.
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r t – modello in scala 1/7 realizzato in un esemplare unico, in acciaio, nelle modellerie
Bertone di Caprie (TO). Il pregio di questo modello è che
riproduce con scrupolosa esattezza la scocca grezza della
Giulietta Sprint completa di porte, cofano e baule, tutti perfettamente incernierati.
13
fa Romeo Canguro (1964) – Allestita sulla base
del coupé Giulia TZ a telaio tubolare, la Canguro
viene presentata al Salone di Torino del 1964. Il
suo stile precorre il suo tempo, sfoggia un parabrezza molto inclinato e i cristalli sono incollati a
filo lamiera secondo una nuova tecnica costruttiva.
L’intero volume anteriore (cofano e parafanghi) è in
un unico pezzo incernierato anteriormente. La
coda tronca enfatizza la muscolatura del volume
posteriore.
f
m
Ca g r , gessetto su cartoncino a
firma del giovane Giorgetto Giugiaro, al quale nel
frattempo Nuccio Bertone ha affidato la direzione
dello stile.
lfa
e Ca g r – modello in scala 1/4
realizzato da un blocco di “epowood”, una
speciale resina impiegata in modelleria. La
vettura è un “pieno” (ovvero senza interni), che
permette di ammirare il perfetto equilibrio volumetrico della leggendaria Canguro e le rivoluzionarie (per allora) superfici vetrate “a filo”
della carrozzeria.
14
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(1968) – Celeberrima immagine di Nuccio Bertone accanto alla concept Carabo,
presentata nel 1968 al Salone di Parigi. La vettura, costruita sulla base della possente Alfa 33/2 Stradale
(motore 8V, 1.955 cc, 230 Cv a 8.800 giri/minuto, 260 km/h) presenta una linea a cuneo che lascia sbalorditi gli addetti ai lavori, con le spettacolari porte incernierate in avanti ad elitra.
fa Romeo Carabo, tre quarti
posteriore. Lo specchio di coda,
massiccio e squadrato, è integralmente percorso dalle griglie di
sfogo dell’aria del motore posteriore. Da notare le due grandi
prese d’aria, subito dietro alla battuta delle porte, per il raffreddamento del vano motore.
15
lfa Romeo Montrea (1967) – All’Esposizione Universale di Montreal del 1967, la Bertone
partecipa con uno studio di
coupé sportivo con abitabilità
2+2 ricco di spunti stilistici innovativi: proiettori dissimulati sotto
le lamelle, grandi griglie di sfiato
sul cofano, lunotto apribile. La
vettura, concepita su una meccanica derivata dalla Giulia GT, ha
grande successo e va in produzione tre anni più tardi.
fa Romeo Montrea , gessetto
su cartoncino. Un disegno preparatorio della Montreal di serie che
riprende l’impostazione formale
del modello presentato nel 1967,
con alcune evidenti differenze, a
iniziare dal cofano. Infatti, il motore scelto per la vettura di serie
(il 3 litri 8V dell’Alfa 33 Competizione) costringe a profonde modifiche.
f R m
M
r a , immagine pubblicitaria
per il lancio della vettura (1970). Essenzialmente destinata al mercato USA, la Montreal fa
leva sugli elementi classici dell’Italian lifestile,
in un quadro suggestivo di sofisticata eleganza.
16
fa Romeo De f no (1983),
illustrazione a tempera.
Vista dall’alto di tre quarti, in
cui si evidenzia come la
Delfino giochi abilmente
sulla proporzione cristalli-lamiera, riuscendo ad alleggerire otticamente la sua
importante volumetria.
f 9 (1984) – La famosa berlina Alfetta, nel
1984, è oggetto di un
profondo restyling firmato dalla Bertone e,
per l’occasione, viene ribattezzata Alfa 90. La
vettura rimane sul mercato fino al 1991.
Rispetto allo stile originario dell’Alfetta, divenuto con gli anni troppo
spigoloso, l’Alfa 90 presenta soluzioni stilistiche più morbide, che
rendono più elegante e
armonioso tutto il corpovettura.
17
fa GT (2003) – L’Alfa GT, qui in una suggestiva plancia a
colori, è un esempio classico dell’evoluzione industriale
della Bertone, che ne firma la ricerca di stile, l’ingegneria e
segue la fabbricazione dei primi prototipi, confermandosi
così come un’azienda a “ciclo completo” nel settore automotive.
A fa GT, vista posteriore. La coda tronca e muscolosa,
nella perfetta tradizione delle Alfa Romeo firmate Bertone, avvolge completamente lo specchio di coda. I
gruppi ottici sono due “tagli” di luce che enfatizzano la
larghezza dei passaruota.
A fa GT Cabrio (2005), vista posteriore. La
capote in tela ad azionamento elettrico permette di non alterare l’originario equilibrio volumetrico dell’Alfa GT. Da notare l’ampio e
razionale abitacolo, in grado di accogliere
quattro persone.
18
lfa Romeo Pand on (2010) – Un coupé
spettacolare, dissacrante, al di là delle
mode, perfettamente coerente con il Dna
Bertone: la Pandion viene presentata al Salone di Ginevra di quest’anno come un
omaggio ai cent’anni dell’Alfa Romeo e al
lungo sodalizio con la Bertone. Infatti, negli
ultimi 75 anni, la Bertone ha disegnato, ingegnerizzato e prodotto numerose Alfa
Romeo, tra cui 13 concept car e 10 modelli
di produzione di serie.
fa
P
, profilo a porte chiuse.
Il profilo è interamente percorso da una finestratura flessa, che si estende dal passaruota
posteriore a quello anteriore. Il lungo cofano
penetrante e il volume posteriore raccolto offrono le classiche proporzioni delle Alfa
Romeo firmate Bertone.
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fa Romeo Pand on, profilo a porte aperte. L’apertura delle porte è originale e altamente scenografica, come in molte vetture firmate Bertone. In
questo caso il movimento, incernierato sull’assale
posteriore, è a “elitra inversa” e offre un accesso a
bordo eccezionale per un coupé sportivo.
lfa Romeo Pand on, vista posteriore. L’originale conformazione lamellare della coda si richiama idealmente a una stella cometa e suggerisce l’idea della velocità anche quando la vettura è ferma.
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fa Romeo Pand on, l’abitacolo. Volante
sportivo e strumentazione analogica. Due
dettagli tradizionali intorno ai quali si sviluppa
un abitacolo 2+2 stupefacente, come originato da un “esoscheletro” che, illuminato per
trasparenza, attraversa tutto il corpo vettura
con grande suggestione emotiva.
f
me P
, dettaglio dei sedili. I
sedili sono chaise longue ergonomiche che
“galleggiano” a pochi centimetri dal pavimento. Comfort estremamente elevato ed eccellente contenimento laterale sono le
principali caratteristiche di questi sedili, che
adottano un telaio in fibra di carbonio e sono
illuminati in blu piscina grazie a uno speciale
tessuto inserito fra il telaio stesso e il rivestimento in gel.
fa
me
a
– modello in scala 1/18 ottenuto dalla fresatura di un blocco di alluminio, successivamente lucidato. Questo modello, al di là
dell’eccellente fattura, propone la Pandion nella sua
configurazione più affascinante, ovvero con le
ampie portiere aperte, a imitazione del falco di
mare, da cui la vettura prende il nome (Pandion Heliatus è il nome scientifico in latino).
21
fa Romeo Giu ietta Spr nt – Figurini tecnici quattro viste
fa
e
i i
t
r t
e ia e – Figurini tecnici
22
fa Romeo Montrea – Figurini tecnici quattro viste
fa R
e
ar
– Figurini tecnici quattro viste
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Carrozzieri piemontesi - Michelotti
Prototipo marciante del 1954
su meccanica AR Alfasud
per lo studio di un nuovo
modello di vettura per la
grande serie. Il modello fu testato in galleria del vento e
ottenne un coefficiente aerodinamico CX pari a 0,21.
24
Esemplare unico 1955 presentato al salone di Torino, color verde metallizzato, le cui linee giustificano
il motivo per cui è stata chiamata “La Freccia”.
25
La Carrozzeria Ghia di
Torino affidava i propri
progetti esclusivamente
a Giovanni Michelotti
(1958).
26
Alcuni esempi eclatanti
sono le vetture AR 1900
Sprint Coupé e la AR
2000 (1958).
27
La prima vettura costruita da Giovanni Michelotti in proprio (1959). Una Alfa Romeo Giulietta 1300 da
competizione per il preparatore Virgilio Conrero.
La vettura, benché equipaggiata con la medesima meccanica della AR Giulietta, realizzata da Abarth
Zagato, era più performante. L’Ingegner Carlo Abarth convocò nei suoi uffici Giovanni Michelotti per conoscere le ragioni di questo suo successo, ed ebbe per risposta “l’aerodinamica della vettura”.
Spinto da Carlo Abarth a fare meglio, Zagato inventò la “coda tronca” che applicò alla sua vettura recuperando la velocità perduta in precedenza.
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Prototipo unico due posti da corsa tuttora marciante in ottimo stato di conservazione. Progetto e realizzazione Carrozzeria Michelotti (1960).
29
Virgilio Conrero, preparatore di vetture da corsa con la sua squadra corse, realizzava con Giovanni Michelotti vetture esclusive per le competizioni sia stradali che su pista. La vettuta raffigurata nel bozzetto
del 1961 fu costruita e partecipò a competizioni con discreti successi.
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Prototipo marciante esposto al Salone dell’Automobile di Torino del 1988. Progettazione del telaio in
carbonio, nuovi gruppi meccanici e carrozzeria in carbonio.
31
Carrozzieri piemontesi - Pininfarina
L’Alfa Romeo 8C è stata progettata da Vittorio Jano nel
1930 ed è una delle più famose supercar dell’Alfa
Romeo. La sigla derivava
dal fatto che il motore era a
8 cilindri. La prima versione
del 1931 montava un propulsore da 2.300 cc di cilindrata mentre l’ultima della
serie, prodotta sino al 1939
e conosciuta come 8C 2900
Mille Miglia, presentava un
aumento della cubatura sino
a 2.900 cc.
32
Alfa Romeo 6C è la denominazione di una serie di modelli d’automobile, presentata
nel 1925, che nelle varie versioni ed evoluzioni è stata
prodotta negli stabilimenti
della casa milanese dal 1927
al 1950. La sigla “6C” è l’acronimo di sei cilindri e descrive
il frazionamento del motore
che equipaggia le vetture, la
cui primigenia realizzazione è
dovuta a Vittorio Jano, importante progettista dell’Alfa
Romeo che ha legato il suo
nome soprattutto ai motori
esacilindrici in linea, montati
dalla 6C 1500.
Alfa Romeo 2500 SS del 1946.
33
L’Alfa Romeo 1900 è una vettura prodotta nello Stabilimento del Portello a Milano tra il 1950 e il 1959.
Nel ‘50 la 6C 2500 era ormai decisamente superata e l’Alfa Romeo ritenne che i tempi fossero maturi
per realizzare una vettura moderna e al passo con le nuove tecnologie, che ormai proponevano la carrozzeria con scocca integrata al telaio.
34
Nel 1955 l’Alfa Romeo bandì
un vero e proprio concorso
per la realizzazione della futura Giulietta Spider. Bertone
presentò una vettura disegnata da Franco Scaglione,
ma il progetto non passò
perché produceva già la
Giulietta Sprint, e forse non
sarebbe stato in grado di
realizzare un’ulteriore linea
di produzione. Vinse quindi
il progetto Pininfarina, che si
ispirò al modello creato
dalla sua penna: la Lancia
Aurelia B24 spider ma con
misure più ridotte.
35
Due esemplari Alfa Romeo SuperFlow del 1956.
36
Alfa Romeo Giulia Sport del 1965.
37
Alfa Romeo 1750, figurino risalente al 1969.
La forma, come la casa si affrettò a precisare, richiama un osso di seppia, ovvero la celebre conchiglia
del mollusco cefalopode, in virtù del frontale e della coda arrotondati, raccordati dalle fiancate convesse, con linea di cintura piuttosto bassa. La coda, rastremata trasversalmente e longitudinalmente,
segue i dettami della più classica tipologia boat-tail. Per la meccanica venne adottato il nuovo autotelaio
della “Giulia“, accorciandone il passo.
38
La Spider Veloce 1750,
erede di quella a coda tronca
del 1969, aveva nuovi interni
con una console centrale
più legata alla moda delle
auto sportive anni ‘70; nuovi
erano anche i contagiri e
contachilometri contenuti in
due palpebre anziché in una
come la precedente versione e le maniglie a filo di
carrozzeria agli sportelli, definite aerodinamiche.
39
Alfa Romeo 33 Spider del 1971.
Un sostanzioso ritocco alla linea, nel 1983, vede l’adozione di nuovi paraurti avvolgenti, mentre la coda
tronca è accentuata dallo spoiler nero sintetico. La modifica non è apprezzata, ma deriva comunque
da un approfondito studio effettuato dalla Pinifarina nella galleria del vento, con vantaggi aerodimanici
che però non giovarono all’estetica della ormai classica Duetto. L’interno della vettura resterà invariato
sino a fine serie senza sostanziali modifiche.
40
Alfa Romeo Vivace Coupé e Spider del 1986.
41
Alfa Romeo Spider del 1994.
L’Alfa Romeo Dardo in galleria del vento presso gli stabilimenti della Pininfarina nel 1998.
42
È una spider due posti sviluppata sulla base dell’Alfa 156 2.5 V6 prima serie, da cui prende il pianale
con relativo passo e parte degli interni. Non essendo previsti sviluppi commerciali, Pininfarina ha potuto
sviluppare le linee senza nessun vincolo o riferimento, ottenendo un’auto più destinata a celebrare il
marchio che non ad essere una vera proposta di stile per l’Alfa (1958).
La Spider sfrutta l’architettura meccanica della sorella Alfa Brera, basata sulla piattaforma Premium. Utilizza uno schema sospensivo configurato all’avantreno come quadrilateri alti deformabili e al retrotreno
cinque bracci multipli in acciaio. Assemblata, come la Brera, dalla Pininfarina presso lo stabilimento di
San Giorgio Canavese, a Torino (2006).
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La Spider disegnata da Pininfarina è il modo per commemorare il centenario di un marchio storico
come Alfa Romeo ma anche per festeggiare gli 80 anni dello stesso Pininfarina. La nuova 2uettottanta
spider è per ora solamente un concept ma potrebbe essere la base sulla quale creare la sostituta dell’attuale Spider di Alfa (2010).
44
Alfa
lRomeo
ome
Carrozzieri piemontesi - La filatelia
Il nome Alfa, tratto dalle iniziali
Anonima lombarda fabbrica automobili, ebbe inizio nel giugno
1910 e realizzò la prima vettura
nello stesso anno con la 24 HP
rprodotta in 300 esemplari.
Al termine del 1° conflitto mondiale la
maggioranza delle azioni passò nelle
mani dell’Ingeger Nicola Romeo e nel
1919 nacque l’Alfa Romeo.
Nel 1923 furono prodotti tre prototipi del modello RLTF, vettura equipaggiata
ve oc cc.
tà erogante
8 Km/h 95 cv. di potenza con velocità di 158
con
3.154
c tà un 8motore
Km/
Km/h. Le vetture pilotate da Ugo Sivocci e Alberto Ascari si piazzarono al 1°
e 2° posto della Targa Florio e al 4° posto giungeva il conte Masetti.
e
à
5 mh
Il 1924 vede il debutto del modello P2: una vettura equipaggiata con
v1 z987
c to cc.
u erogante
nome cono 175
c uto cv.
Ac con
e Varz
o motore
e co osc 6u cilindri
oA
ediVa
un
una velocità di
v225
c o u Dal
o e o os al 1930
o Ac sieaggiudicherà
Varz
ben 35 vittorie; tra i vinciosc Km/h.
to Ac e 1928
az
tori un nome conosciuto: Achille Varzi.
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Nel 1931 l’Alfa Romeo produsse una versione da
Gran Premio della 8C
Monza equipaggiata con
propulsore di 2.300 cc.
Raggiungeva una velocità
di 225 Km/h. Si aggiudicherà il 1° e il 2° posto al
Gran premio d’Italia corso
a Monza.
Nel 1932 e 1933 l’Alfa
Romeo P3 si aggiudicò
oltre 50 corse, fu la vettura
che
segnò
la
consacrazione al successo di
Tazio Nuvolari.
Nel 1934 le Alfa Romeo P3 conquistarono la piazza
d’onore con Achille Varzi e il 3° posto con il conte Trossi
al Gran Premio di Nizza in Francia.
Dopo la parentesi bellica della II Guerra mondiale, nel 1947 l’Alfa Romeo presentò un nuovo modello: la Freccia d’Oro, prima vettura prodotta in Italia dotata
della leva del cambio posta sotto il volante.
Il pilota Argentino Juan
Manuel Fangio alla
guida dell’Alfa Romeo
159 conquistò il titolo di
Campione del Mondo
di F1 del 1951.
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Nel 1954 venne presentato il modello Giulietta, commercializzato
inizialmente nella versione coupé.
Fu seguita l’anno successivo dalla versione berlina.
Entrambe le vetture erano equipaggiate di motorizzazione 1.300 e 1.600 cc.
Il 1966 portò alla luce
un nuovo modello: la
Giulia coupé GTA.
Nel marzo del
2010 l’Alfa Romeo
ha presentato, in
anteprima mondiale, al Salone Internazionale
dell’Automobile di
Ginevra, il modello Giulietta.
Ringraziamo per la collaborazione l’A.N.C.A.I. Associazione Nazionale
Collezionisti Annullamenti Italiani e i signori Roberto Gottardi e Giovanni Martina per le collezioni filateliche esposte.
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Collana “Mostre della Biblioteca della Regione Piemonte”
Già pubblicati:
n. 1/2009 Immagini di Torino e del Piemonte attraverso le scatole di latta
n. 2/2009 Il monumento da tasca: medaglie commemorative piemontesi tra ‘800 e ‘900
n. 3/2009 La conquista immaginaria della Luna e dello spazio dall’antichità al 1969
n. 4/2009 In viaggio con i Magi. Presepi e natività dal mondo
n. 5/2010 La Sindone e le Ostensioni. Ricordi di un pellegrinaggio a Torino
n. 6/2010 Gianduja da burattino a simbolo del Piemonte
Biblioteca della Regione Piemonte
via Confienza 14 – Torino
orari di apertura al pubblico:
dal lunedì al venerdì: 9.00-13.00 / 14.00-16.00
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