conquiste - CISL Scuola Ravenna

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conquiste - CISL Scuola Ravenna
conquiste dellavoro
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Anno 66- N. 57
MERCOLEDÌ 12 MARZO 2014
Quotidiano della Cisl fondato nel 1948 da Giulio Pastore ---------- ISSN 0010-6348
www.conquistedellavoro.it
Europa del lavoro contro Italicum: dopo le quote rosa
la dittatura del budget bocciate anche le preferenze
T
roika sempre più fuorilegge. Sulle elezioni
europee del 25 maggio piomba il “dossier
Lescano”, uno studio commissionato da Ces,
Etui, Ogb (sindacato austriaco) e Camera federale austriaca del lavoro, secondo il quale la
partecipazione di Commissione e Bce alla
troika che ha imposto le misure di austerità ai
Pigs, rappresenta una violazione del diritto primario dell’Unione.
Arzilla e Masucci alle pagine 2 e 3
Caf: gestione
trasparente,
campagna
strumentale
L
’Italicum passa l’esame della Camera. Dopo il no
alle quote rosa, l’aula ha bocciato per soli 35 voti
l’emendamento per reintrodurre le preferenze nella legge elettorale. E per 20 voti la proposta di introdurre la doppia preferenza con parità di genere.
Approvato il cuore della riforma: l’emendamento
che prevede la soglia di sbarramento al 37% per
avere il premio di maggioranza, quella del 4,5% di
ingresso per i partiti in coalizione, quella dell'8%
per i partiti non coalizzati e quella del 12% per le
coalizioni.
Copertacorta?
“L
a campagna mediatica che qualche
mezzo di informazione vuole condurre contro i Caf è solo strumentale
perché nasconde la volontà
di affidare a società private
per fare affari le attività svolte oggi dai Caf ed aumentare così i costi per i cittadini”.
E’ quanto sottolinea Valeriano Canepari, presidente della Consulta dei Caf. “In Italia
i Caf attualmente autorizzati ad operare con provvedimento dell’Agenzia delle Entrate sono 80. Contrariamente a quanto comunemente si pensa e viene sempre rappresentato, non sono solo sindacali: Cgil, Cisl e
Uil e gli altri sindacati gestiscono circa il 45% della attività, la restante quota è ripartita fra Caf dell’associazionismo, dei professionisti,
delle associazioni di impresa, del sindacalismo autonomo, di realtà varie. Ogni anno agli uffici dei Caf si rivolgono e trovano aiuto non
meno di 26 milioni di cittadini.
I Caf hanno una estesa rete
di sedi e sportelli presenti
capillarmente sul territorio
nazionale in grado di fare assistenza in tempi brevi. “I
nostri bilanci sono certificati da società esterne e sono
visionabili on line o nelle sedi istitituzionali preposte.
La nostra gestione è trasparente”. Per lo svolgimento
della loro attività, “i Caf si avvalgono complessivamente
di oltre 6 mila dipendenti assunti a tempo indeterminato. In un momento di difficoltà economica ed occupazionale come questa, i Caf
rappresentano una occasione di reddito per migliaia di
giovani ragazzi e ragazze ed
un primo approccio con il
mondo del lavoro. Evidentemente - conclude Canepari
- c’è qualcuno a cui tutto
questo dispiace o fa gola”.
Oggi riforme al Cdm. Bonanni: jobs act non crea posti
a pagina 4
Unicredit,
TirrenoPower,
taglishock sequestroperVado
U
nicredit presenta il nuovo piano
industriale e il bilancio 2013: 14
miliardi di perdite (dovute agli accantonamenti) e 8500 esuberi.
Ghizzoni: è il momento della svolta.
Ma i sindacati non ci stanno. Romani (Fiba): i manager hanno fallito,
non pagheremo noi. Brinda la Borsa: + 6%.
I
l gip del tribunale di Savona ha accolto la richiesta della Procura e ha ordinato il sequestro della centrale elettrica a carbone Tirreno
Power di Vado Ligure. Dagli accertamenti
svolti sarebbe emerso il mancato rispetto di
alcuni limiti imposti dall'Aia. Il gip ha dato
mandato ai carabinieri di effettuare il sequestro. Bosio (Cisl): “Va aperto un tavolo di confronto”.
D’Onofrio a pagina 5
Frambati a pagina 5
Electrolux
Farina (Fim):
positiva
prospettiva di
decontribuzione
dei contratti
di solidarietà,
ma chiarire
consistenza del
piano industriale
a pagina 7
CONTROsterzo IL BLOG DI ESTER CREA
Qualcosa di “sinistro”
C’
è qualcosa di sinistro,
più che di sinistra, nell’empatia scattata tra il premier rottamatore ed il leader duro e puro della Fiom.
Sarò pessimista, ma tra le
tante riforme in cantiere
che attengono al mercato
del lavoro (chiamiamolo pure all’inglese, ma sempre
quello è...) io vedo aprirsi
un’autostrada che porta
dritta dritta alla legge sulla
rappresentanza sindacale,
a dispetto dell’intesa raggiunta tra le parti sociali lo
scorso 10 gennaio. Solo un
ingenuo potrebbe attribuire alle stoccate rifilate dal
presidente del Consiglio al
segretario generale della
Cgil un desiderio di ripicca
nei confronti di Corso d’Italia per non essere stato sostenuto nella sua corsa congressuale alla guida del Pd.
Tanto più che ad ogni colpo
vibrato alla Camusso ha corrisposto una staffilata di pari intensità assestata a Confindustria. Piaccia o no, Renzi ha fin qui dimostrato di
concepire la democrazia come un rapporto diretto tra
il governo ed i cittadini, senza corpi sociali intermedi.
La legge sulla rappresentanza risponde esattamente a
questa logica,
dal momento
che finisce per attribuire al
sindacato una sorta di funzione parastatale basata
sul concetto di rappresentanza legale della classe dei
lavoratori. La Cisl ha un’altra e più alta concezione
del proprio ruolo, mai subalterno alla politica. Per questo Pastore non esitò a
scontrarsi con la storica
classe dirigente di Piazza
del Gesù opponendosi fermamente all’attuazione
dell’articolo 39 della Costituzione, per ragioni di libertà ed efficacia di tutela e
perché negli ordinamenti
democratici, libero Stato e
libera società si fondano
sul rispetto delle reciproche autonomie. Ne consegue che la vera rappresentanza - per chi è cresciuto a
pane e autonomia - non discende dalle leggi, ma dalla
libera volontà di coloro che
intendono farsi rappresentare. Il giudizio del professor Tiraboschi al riguardo è
ancora più tranchant: “Solo
un sindacato debole, incapace di parlare ai lavoratori
senza la rete di protezione
della legge, e un sindacato
a vocazione egemonica e totalitaria, che preferisce l’opposizione alla contrattazione, possono accettare l’intromissione della politica
nella dialettica rappresentativa”. Se ce ne fosse bisogno, aggiungo il precedente storico della legge sulla
disciplina dei rapporti di lavoro realizzata da Alfredo
Rocco nel 1926 che, come
ha ricordato spesso Merli
Brandini dalle pagine di
questo giornale, il suo stesso autore definiva “la riforma che ha maggiormente
contribuito a dare allo Stato fascista la sua fisionomia...” Sarò pessimista ma,
considerata la velocità con
cui il nostro premier ha promesso di procedere, auspico di essere smentita al più
presto.
[email protected]
2
MERCOLEDÌ 12 MARZO 2014
Istat:
rispetto a
Ue, in Italia
più tasse
sul lavoro
e meno
su consumi
Tra il 2000 e il 2012, la
pressione fiscale nei 27
Paesi dell'Ue è diminuita
complessivamente di 0,5
punti percentuali, mentre in Italia è aumentata
di quasi 3 punti, l'incremento più elevato se si
escludono i casi di Malta
e Cipro. Lo rileva l'Istat.
La pressione fiscale in Italia si attesta nel 2013 al
43,8% del Pil (44% nel
2012). L'andamento nel
tempo mostra come la
pressione fiscale in Italia
abbia registrato una diminuzione dal 2001 fino al
2005 (ad eccezione del
2003) per poi riprendere
ad aumentare fino al
43,0% nel 2009 I dati per
il 2011 mostrano, inoltre,
che l’aliquota implicita
delle tasse sul lavoro in
Italia è del 42,3%, inferiore solo a quella del Belgio
e al di sopra della media
dell’area Euro (8,1 punti
percentuali). L’Istat spie-
ga, poi, che ancora più
pronunciato è il divario in
termini di tassazione del
capitale, la cui aliquota
implicita è in Italia quasi
10 punti percentuali al di
sopra dell'Area Euro
(33,6% contro 23,7%). Al
contrario, la tassazione
implicita sui consumi
(17,4% dei consumi), è
tra le più basse dell'Unione e al di sotto della media dell'Area Euro (3,4
punti percentuali).
Francia
A Caen
la fabbrica di
Madeleine
che non
vuole
morire
Le Madeleine non si toccano: a Caen, nella regione
francese del Calvados, i lavoratori di uno storico biscottificio - che dal 1850
produce i dolcetti a forma
di conchiglia cari a Marcel
Proust - sembrano proprio
non voler accettare il fallimento dell'azienda. Furiosi
per la liquidazione, i lavoratorilicenziatihannooccupato la fabbrica e rilanciato la
produzione. Nella speranza
di trovare un finanziatore.
Austerity fuorilegge. Mentre la Ue si avvia al voto, il dossier Lescano contesta la partecipazione di Commissione e Bce
L’Europadellavoroinrivolta
dibattito
R
ipartizione del lavoro, redistribuzione del reddito,
aumento del potere d'acquisto, formazione professionale. Di fronte alle difficoltà del mercato del lavoro, Pierre
Carniti indica soluzioni di
buon senso che hanno
già dimostrato di poter
funzionare in altri periodi storici e, in epoca attuale, in altri Paesi. Per
far ripartire lo sviluppo
dell'Italia servono però
una volontà e una lungimiranza politica che, in
questo momento, sembrano mancare alle attuali classi dirigenti. L'occasione per far il punto sulla situazione occupazionale è stata offerta dalla
presentazione dell'ultimo libro di Carniti, “La risacca. Il lavoro senza lavoro”, edito da Altrimedia Edizioni e presentato
presso il dipartimento di
economia dell'Università
Roma Tre.
Un libro che intende riportare la questione occupazione al centro di un
dibattito serio, come afferma lo stesso autore,
che vede nella banalizzazione dei temi del lavoro
uno dei maggiori ostacoli
alla comprensione e alla
risoluzione dei problemi.
Slogan e messaggi su
Twitter, “strumento della banalità”, non servono
allora ad analizzare propriamente questioni che
stanno intaccando il diritto stesso alla cittadinanza di milioni di persone:
“Essere senza lavoro significa essere esclusi dalla società - ha sottolineato Carniti - e questo indipendentemente dal dato
economico”. Il numero
degli esclusi dal mercato
del lavoro non rappresenta dunque un campanel-
conquiste del lavoro
U
lo dall'allarme solo per la
nostra economia ma anche per la stessa coesione sociale. In questa situazione “drammatica”,
in cui il 10% della popolazione si ritrova ai margini
del mercato del lavoro, è
paradossale continuare
a discutere di regole e
scorciatoie: “Dobbiamo
accantonare i placebo ha spiegato Carniti - perché le regole si possono
certo migliorare ma non
sono il problema centrale, mentre la strada degli
incentivi all’occupazione
non porterà da nessuna
parte poiché servono alle imprese per ridurre il
costo lavoro ma non
aprono prospettive nuove”.
L'approccio alla creazione di nuova occupazione
deve dunque partire dalla consapevolezza che il
mercato del lavoro è cambiato radicalmente nel
corso degli ultimi anni
rendendo urgente una riforma dei sistemi educativi e formativi: “La sfida
della competizione - ha rimarcato Carniti - sarà vinta dai Paesi che saranno
capaci di produrre idee e
per questo occorre una
scuola diversa capace di
potenziare il pensiero critico e creativo, ovvero le
cose che i computer non
possono fare; dobbiamo
migliorare le abilità cognitive e sociali, produrre conoscenze rigorose e inaspettate per creare richiesta di mercato e non
per rispondere a essa”.
In attesa di queste riforme è però necessario rispondere nell'immediato alle sollecitazioni della
crisi che morde ogni giorno famiglie e lavoratori.
Ma è partendo dalla domanda e non dall'offerta
che la china si può risali-
n capitalismo in evoluzione che si
è velocemente trasformato da sistema espansivo, in grado di creare conflittualità ma anche opportunità,
a sistema predatorio teso, al contrario,
a restringere la platea dei beneficiari della ricchezza prodotta. Le risposte alla crisi fornite nell'epoca del New Deal di Roosevelt sono dunque necessariamente differenti da quelle che vengono elaborate
dalla Troika ed imposte ai cittadini. Di
fronte a queste scelte dettate dall'alto,
l'economista Bruno Amoroso non ha
dubbi: l'Italia dovrebbe rinegoziare gli
accordi con l'Ue altrimenti non avrebbe
altre alternative se non quella di svendere il proprio patrimonio per far fronte ai
gravosi impegni. Un'analisi spietata ma
quanto mai interessante in un momento
in cui ci s’interroga sull'effettiva possibilità di una ripresa economica sostenibile.
Conquiste ha intervistato il professore a
margine della presentazione del libro di
Pierre Carniti avvenuta presso l'Università di Roma Tre.
Dal ‘29 al ‘73, per uscire dalla crisi
una sola ricetta: reddito e lavoro
re: "Finché la domanda
langue - ha spiegato Carniti - l'economia e l'occupazione sono destinate a
rimanere anemiche e visto che è difficile ipotizzare l'aumento dei salari è
necessario allora puntare alla riduzione del prelievo fiscale; il problema
non è solo produrre con
costo minore attraverso
la riduzione del cuneo fiscale perché se le imprese producono cose che
nessuno compra non assumeranno nuovo perso-
nale nonostante gli incentivi".
Il mercato del lavoro del
futuro dovrà contestualmente essere ripensato
dalle sue fondamenta
poiché “non c’è lavoro a
sufficienza e non ci sarà
neanche negli anni a venire”. Una presa di coscienza necessaria che porta
Carniti a proporre la via
della ripartizione del reddito e del lavoro: “Si tratta di un’ipotesi - ha concluso l'autore - già formu-
lata da Keynes, fatta propria da Roosevelt all'epoca del New Deal e dalla
Francia in tempi più recenti; dobbiamo contenere gli orari di lavoro
ma abbiamo imboccato
la strada opposta con la
defiscalizzazione degli
straordinari mentre nelle politiche annunciate
dal nuovo governo non
vedo l'intenzione di interventi strutturali in questa direzione”. Il ripensamento delle modalità del
mercato del lavoro è centrale anche nell'intervento di Sebastiano Fadda,
moderatore in occasione
della presentazione del libro di Carniti, che ha sottolineato l'importanza di
un approccio coerente
all'utilizzo delle nuove
tecnologie: “Le tecnologie - ha spiegato l'economista - devono condurre
al risparmio sul lavoro e
non sui lavoratori”.
Manlio Masucci
Parla l’economista Bruno Amoroso:
Professor Amoroso lei parla dell'importanza del passato per comprendere
e governare il futuro. Come interpreta i
fenomeni della globalizzazione da una
prospettiva storico-economica?
Io guardo con molta fiducia al passato
perché ci permette di capire il futuro e ci
consente una lettura critica della modernità. In mezzo secolo sono stati inventati quattro tipi di società: prima è venuto
il fordismo, poi la società dei servizi, dopo dieci anni è venuta fuori la società
dell'informazione e infine la società della conoscenza. Ogni dieci anni spostano
le persone come fossero pecore e nel
frattempo importiamo schiavi da altri
paesi. Personalmente definisco questa
globalizzazione come un vero sistema di
apartheid perché è oramai evidente che
nel sistema capitalistico moderno non
c'è posto per tutti, dunque un miliardo
di persone avrà la possibilità di essere felice ma tutti gli altri resteranno fuori. Il
club di Roma lo aveva detto: se vogliamo continuare con questo modello di società non c'è posto per nove miliardi di
persone. Il capitalismo moderno ha trovato subito la risposta: che otto miliardi
si arrangino.
La lezione del New Deal può essere
ancora attuale ai fini dell'inclusione sociale?
All'epoca del New Deal, Roosevelt era il
rappresentante di un’élite liberal democratica che accettò di fare riforme per il
lavoro. Ma quella era una situazione diversa, si andava verso un capitalismo popolare che prevedeva la creazione di posti di lavoro per alimentare i consumi di
massa. Le élite di oggi hanno un altro
compito che non è quello di allargare
ma di restringere. Dobbiamo analizzare
la storia per capire dove andiamo. Dobbiamo capire i punti di potere. Chi è interessato a estendere redditi e welfare? Il
progetto del capitalismo predatore è un
altro. La logica del capitalismo classico
era migliore di quella attuale che si basa
sul concetto di rapina. I capitani d’industria sono stati rimpiazzati da gentaglia,
da predatori che guadagnano su tutti. Le
proposte le conosciamo e sono corrette
ma non vengono messe in pratica non
perché non ci siamo spiegati bene ma
perché sono parole al vento.
Quindi, considerata l'attuale situazione, dobbiamo desumere che i nostri
politici non sanno interpretare a dovere la storia?
Al contrario. Siamo noi che seguitiamo a
Confederazione dei
Crisi, Lasindacati
europei,
Etuc, chiede all'Ue un
sindacati “cambio
di corso” di
fronte alla “deflazione
debito che è già qui”.
europei: del
Bisogna passare, hanno
in occasione
Ue cambi avvertito
del Dialogo macroeconoeuropeo, dall'aucorso, mico
sterità e dalla deregoladei salari e
deflazione mentazione
dei sistemi di contrattacollettivi a una “inigià in atto zione
ziativa europea per gli in-
vestimenti” e al “ripristino del meccanismo di fissazione dei salari in modo che questi possano
agire come una forza
contro la deflazione”.
“Famiglie, imprese e governi devono rifinanziare il debito a un costo elevato a causa del crollo
delle entrate”, e questo,
ha avvertito la segretaria confederale dell'Etuc
Veronica Nilson, “comprime i consumi e c'è un
rischio reale che la ripresa ne venga danneggiata”. Anche perchè, ha aggiunto, “la deflazione
del debito è già qui e i politici devono urgentemente affrontarla”. La ripresa resta infatti “debole” e “insufficiente” a
fronte di un tasso di disoccupazione dell'11,5%
e con il rischio di aumentare il peso del debito a
causa dell'inflazione molto bassa.
no di Lussemburgo
Fisco, Nuovo
e Austria alla revisione
direttiva risparmi, che
nuovo no della
consente di estendere a tutla Ue lo scambio automatidi informazioni in chiave
di Austria tacoanti-evasione.
La questione
quindi rinviata al vertie Lussemburgo viene
ce Ue del 20-21 marzo. Per il
ha detto il suo
alle norme Lussemburgo,
ministro dell’Economia, Grauna “modifica così
contro megna,
importante deve essere il nopremier a prenderla e anl’evasione stro
nunciarla”.
alla troika che ha imposto misure lacrime e sangue ai “Pigs”: violato diritto primario dell’Unione europea
controladittaturadeiconti
Bce, Fmi e Commissione violano i trattati
B
Fiscal Compact e Mes sono camicie di forza
ruxelles (nostro servizio) - Troika sempre più fuorilegge.
Il caso monta tra
Germania e Austria, e potrebbe essere decisivo nella corsa a due, Ppe-Pse,
per la maggioranza dei seggi nel prossimo Parlamento europeo e di conseguenza per un possibile cambiamento di rotta politica della Commissione per il quinquennio 2014-2019. Sul voto del 25 maggio piomba il
dossier firmato Andreas Fischer Lescano, docente allo Zerp (Centre of european law and politics) dell’Università di Brema, autore di uno studio commissionato da Ces, Etui, Ogb (sindacato austriaco) e Camera federale austriaca del lavoro. Secondo Fischer Lescano, la partecipazione
della Commissione e della
Bce alla troika insieme al
Fondo monetario internazionale che ha scritto e imposto le misure di austerità a Paesi come Irlanda, Cipro, Portogallo e Grecia,
rappresenta una violazione fondamentale del diritto primario dell’Unione europea. Con il Trattato di Lisbona, osserva il docente
tedesco, il diritto primario
include la Carta dei diritti
fondamentali, che sono
stati sistematicamente violati nel momento in cui gli
Stati membri hanno approvato il protocollo d’accordo del Consiglio Ue sul cosiddetto Meccanismo europeo di stabilità (Esm). Non
c’è alcuno stato di urgenza, spiega la consulenza legale di Fischer Lescano
(“Human rights in times of
austerity policy”, Diritti
umani nelle politiche di austerità), che possa giustificare la sospensione del di-
ritto comunitario, come invece è puntualmente avvenuto con le misure volute
da Bce, Fmi e Commissione europea, e questo è particolarmente vero per Commissione e Bce, tenute all’obbligo del rispetto delle
leggi Ue. E’ la loro partecipazione al Meccanismo europeo di stabilità (Mes), rileva il dossier, “all’origine
delle misure che hanno pesantemente indebolito le
leggi nazionali sul lavoro e i
sistemi sociali, che comprendono il diritto fondamentale alla contrattazione collettiva, il diritto al lavoro, all’alloggio e alla sicurezza sociale, alla sanità e
alla proprietà”. Anche le
convenzioni Onu relative
ai diritti dell’infanzia e ai diritti dei portatori di handicap, si nota, sono stati ignorati o disattesi.
Il punto fondamentale sot-
tolineato da Fischer Lescano è sul vero e proprio diktat sul Mes imposto ai
quattro Paesi sotto programma, che non ha di fatto lasciato alternative ai governi nazionali, chiamati a
ridurre i salari minimi, tagliare la spesa sanitaria e
gli alloggi pubblici, spostare la contrattazione dal livello collettivo a quello
aziendale: interventi, guarda caso, che non sono co-
perti dalla legislazione Ue.
In parallelo, il dossier registra il “cortocircuito” del
Parlamento europeo, tenuto praticamente a margine
della partita Ue-Stati Membri sul Mes. Cosa fare, allora? Si può contestare la violazione dei diritti umani
menzionati presso la Corte
europea di giustizia, ma esistono altre possibilità, spiega Fischer Lescano. Il ricorso alla Corte di giustizia Ue
la troika mette l’Italia a rischio fallimento
immaginare un'altra cosa. Le politiche sono
coerenti al piano del capitale che va avanti
dagli anni settanta, un programma lucidissimo dei poteri forti che non falliscono un colpo da quarant'anni a questa parte pur di ottenere i loro obiettivi. Hanno trasformato il
progetto d'integrazione dell'Europa in un
progetto di competizione a vantaggio dei
poteri forti. Le tecnologie erano da governare e invece abbiamo accettato liberalizzazioni e privatizzazioni lasciando il controllo
dei processi ad altri. Abbiamo accettato criteri di liberalizzazione senza quadri programmatici e questo ha portato a disastri
soprattutto nell'Europa del sud. Si tratta di
un piano di apartheid che prevede l'appropriazione della ricchezza da parte di un’élite. Noi ci stupiamo perché non fanno politiche di equità e ci interroghiamo sui motivi.
Ma il motivo è semplice: non è previsto.
Hanno vinto gli altri, i cattivi. Così come concepita la globalizzazione è un piano criminale.
Lei ha definito Renzi come il curatore fallimentare del nostro paese. Cosa ci aspetta nel futuro?
L'Italia e già in fallimento, o per meglio dire
lo sarà dal prossimo giugno quando scatteranno i meccanismi di riduzione del debito.
O l'Italia rinegozia con l'UE oppure dovrà attuare le politiche di taglio concordate. Non
vedo però segnali in questa direzione mentre al contrario ci continuano a dire che dobbiamo mettere i conti a posto e seguitare a
tagliare perché la crisi è tutta colpa della
pubblica amministrazione che è inefficiente. Il rischio è di prendere la stessa strada
della Grecia con tagli a stipendi e pensioni.
Ripeto, non sono errori ma politiche di luci-
dità e coerenza, ovvero basta con welfare e
tutele e che tutti gli altri si arrangino. Ma la
realtà è che la crisi che sta per scoppiare è
causata dalla realizzazione di politiche draconiane basate sui tagli al settore pubblico,
alle pensioni e agli ammortizzatori. In questa situazione serve allora un governo efficientista, giovane, fatto di gente che non
ha problemi di legittimazione politica. Quello che serve è, appunto, un curatore fallimentare.
In questa situazione di crisi e segnali
non rassicuranti per il futuro, quale può essere il ruolo del sindacato?
Il ruolo del sindacato è limitato dalla funzione di rappresentanza di quei posti di lavoro
che ancora esistono. I tagli vanno a colpire
principalmente i lavori sindacalizzati nell'industria, nella pubblica amministrazione ol-
può essere presentato sia
contro la violazione dei diritti umani ma anche per il
mancato rispetto delle
competenze fondamentali
dell’Unione europea. L’Ue,
come tale, invece non può
essere perseguita dalla Corte europea dei diritti umani (Cedh), ma possono essere invece denunciati i singoli Paesi per aver violato i
diritti umani per l’adesione al Mes.
Stesso discorso per l’Ilo o
l’Onu: impossibile procedere contro l’Ue presso le
due organizzazioni, che
possono essere chiamate
in causa per denunciare
singolarmente uno Stato
membro, mentre la Corte
internazionale di giustizia
può essere avocata per le
questioni legate al rispetto
dei diritti umani. “L’articolo 35 della Carta dei diritti
fondamentali dell’Unione
europea è sistematicamente violato quando istituzioni dell’Ue interferiscono
nell’ambito del diritto alla
salute e alle cure mediche,
e in particolare quando impediscono l’accesso alle infrastrutture sanitarie fornite dagli Stati membri”, afferma Fischer Lescano al
termine di un incontro organizzato dall’Ogb. “Il dovere di protezione - continua – costituisce un elemento significativo e sistematico dei diritti fondamentali, ed è quindi una responsabilità che impone il
dovere da parte delle istituzioni europee di impedire
la violazione dei diritti fondamentali quando esse collaborano con istituzioni terze, com’è avvenuto nel caso del Fondo monetario internazionale”. Sono quindi
le stesse istituzioni europee, scandisce Fischer Lescano, “da considerarsi responsabili per non aver creato il quadro legale entro
cui il Fmi, insieme a Bce e
Commissione, avrebbe potuto e dovuto agire senza
danneggiare i diritti fondamentali”.
Pierpaolo Arzilla
tre che i pensionati. Quando taglieranno altri 20 o 30 mila statali, come accadrà sicuramente, il sindacato perderà altri colpi. La
globalizzazione ha creato nuove tecnologie
che hanno portato a distruggere le fabbriche fordiste e il sindacato. Il sindacato andrebbe allora riorganizzato partendo dall'
esperienza del passato ma su una base che
non è più quella della grande fabbrica ma di
rappresentanza territoriale dei lavoratori.
D'altronde i primi sindacati sono nati così,
andando a cercare la gente che lavorava
per capire le loro esigenze e organizzare le
battaglie per raggiungere gli obiettivi comuni. Il movimento operaio inventò le cooperative per far fronte alla crisi, ovvero un progetto di società diverso. Oggi questa
progettualità manca perché siamo troppo
impegnati a correre appresso alla società
della conoscenza. Inseguiamo proposte
che restringono gli orizzonti e non li allargano. Dovremmo invece pensare ad un'economia associativa, a ricostruire un tessuto
politico-sociale-economico, come fece il
movimento operaio nell'ottocento.
Man.Mas.
4
MERCOLEDÌ 12 MARZO 2014
2013 il Pil italiano ha subito una caduta
Sicet chiede al Governo che il Piano Casa sia finalizIstat: Neldell'1,8%.
Sicet: Ilizialzato
ad allentare il disagio abitativo sostenendo l’ediL’Istat, rivedendo le stime che davano il
pubblica, i fondi per gli affitti e le detrazioni per
Pil in calo dell'1,9%, segnala che si tratta del dato corfrena retto
piano casa gliPerinquilini.
per gli effetti di calendario, anche se l'anno scorso ha avuto lo stesso numero di giorni lavorativi del
Guido Piran, segretario generale del sindacato inanno in cui il Pil era risultato in calo del 2,4%.
quilini della Cisl, occorre “rendere disponibili immela caduta 2012,
punti
su
Nel quarto trimestre del 2013, però, il Pil è aumentadiatamente 20mila alloggi pubblici, oggi non abitabili,
dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è
con interventi rapidi, aumentare i fondi di aiuto alla
del Pil todiminuito
edilizia
dello 0,9% nei confronti del quarto trimemorosità e alle famiglie in affitto in situazioni di diffistre
del
2012.
Pessime
notizie,
invece,
per
le
famiglie:
con l’introduzione di detrazioni fiscali per gli inma crolla nel 2012 il potere d'acquisto delle famiglie è calato pubblica coltà
quilini”. Ma poi, serve anche una riforma della legge
del 5% (4,7%). Una caduta - dice l'Istat - ”di inlocazioni private per contenere il prezzo degli
il potere quasi
e sostegno sulle
tensità eccezionale” prodotta dall'aumento del prelieaffitti e un piano di recupero e rigenerazione delle pefiscale (Imu, contributi sociali, ecc) che ha ”notevolche aumenti l’offerta pubblica per le famiglie
d’acquisto vomente
inquilini riferie
contribuito alla forte contrazione del reddito”.
in grave disagio.
Bonanni: lavoro si crea con buona economia. Renzi sia più equilibrato, ma no sciopero preventivo
Jobsact,megliotagliare
letasseallefamiglie
dibattito
I
l Job act ”avrebbe dovuto essere un decreto legge. Oggi (ieri per
chi legge) apprendiamo che è diventato un disegno di legge. Quel che
è certo è che non creerà
posti di lavoro, perché il
lavoro si crea con la buona economia”. Così il segretario generale della
Cisl, Raffaele Bonanni, intervenendo a conclusione dei lavori del consiglio generale della Cisl
Lombardia, riunito ieri a
Milano. “Cambiarexrappresentare, rappresentarexcontrattare” lo slogan dell'importante appuntamento con i dirigenti e i delegati sindacali, arrivati da tutta la Lombardia per fare il punto
sull'attualità economica,
politica e sindacale, a livello nazionale e regionale.
Alla vigilia del consiglio
dei ministri che dovrebbe oggi varare il taglio
del cuneo fiscale, i temi
al centro del dibattito sono
produttività,
competitività del sistema, nuove regole per le
relazioni industriali ma
anche, ovviamente, il recentissimo attacco di
Matteo Renzi ai sindacati e gli annunci di scioperi
preventivi da parte della
Cgil.
“Penso che un presidente del consiglio debba
avere un atteggiamento
più equilibrato, debba rispondere delle proprie
responsabilità e debba
favorire la coesione e
non la divisione - ha detto Bonanni -. Renzi ha il
diritto e il dovere di ascoltare tutti, inclusi sindacati e imprese, e poi fare le
proposte”. “Certamente
- ha aggiunto - è intollerabile il fatto di scaricare alcune responsabilità sulle
forze sociali, quando ha
la responsabilità di Stato, Regioni e Comuni, dove avviene di tutto, con
ruberie a tutto spiano".
Respinte al mittente le
critiche del premier ai
sindacati, il segretario generale della Cisl ha altrettanto duramente bocciato la chiamata alla mobilitazione lanciata da Susanna Camusso. "Non sono mai stato d'accordo a
proclamare scioperi e
mobilitazioni preventivi
- ha detto Bonanni -. Non
l'ho fatto in tutti questi
anni di crisi, non lo farò
certo adesso che il governo dice di voler abbassare le tasse alle famiglie".
“Domani (oggi per chi
legge) vedremo - ha puntualizzato - ma se il Governo tiene fede a quello
che ha promesso e riduce le tasse alle famiglie,
alla Cisl va bene". Bonanni ha anche sottolineato
il fatto che il neopresidente del consiglio deve
avere coraggio e sfidare
la politica, “dimezzando
le tasse per chi investe
per la prima volta e per
chi reinveste gli utili”.
Ad aprire i lavori del parlamentino della Cisl lombarda, cui hanno partecipato anche i delegati invitati permanenti, la rela-
zione del segretario generale, Gigi Petteni, che
ha valorizzato il ruolo della contrattazione svolta
in Lombardia, con i 300
accordi siglati nel 2013,
e richiamato un'attenzione forte sui temi del lavoro. “Questo è un Paese in
cui i consumi sono caduti
del 10% e la produzione
del 25% - ha detto Petteni -. E' una paese di fabbriche e cantieri chiusi. E
non può essere il consumo il paradigma della ripresa: dobbiamo spingere su un altro acceleratore, quello che favorisce
gli investimenti produttivi, che comincia a riassorbire l’occupazione messa in standby dalla crisi”.
“E' difficile leggere in maniera adeguata la delicata fase che sta attraversando il nostro Paese ha sottolineato il segreta-
rio generale della Cisl
Lombardia -. Ma noi siamo la Cisl, quelli della visione e del coraggio.
Quelli mai populisti, che
sanno andare controcorrente con la forza delle
idee”. Da qui la sollecitazione ad essere sempre
più “sindacato della contrattazione”, andando
nelle aziende “con le
idee chiare su cosa si è disposti a scambiare”, a discutere di proposte per il
migliore utilizzo degli impianti, di flessibilità di
orario, di forme innovative di conciliazione dei
tempi di vita e di lavoro.
“Bisogna sostenere i contratti di solidarietà - ha affermato Petteni -. Perché le caratteristiche della ripresa economica e
produttiva che va lentamente delineandosi conferma le preoccupazioni
che tante volte abbiamo
espresso lamentando la
mancanza di una strategia di sviluppo delle politiche industriali, quelle
di una ripartenza senza
lavoro. Ed allora il tema è
quello di redistribuire il
lavoro che c’è, anche nelle aziende che vanno bene, e i contratti di solidarietà sono uno degli strumenti per farlo”. “Un altro strumento importante - ha concluso - potrebbe essere quello di una
lettura diversa di quella
specie di derby tra chi, al
netto del buon proposito di tagliare le tasse, sostiene che bisogna intervenire sull’Irap e chi sull’Irpef. E se fossimo noi a
chiedere che il taglio faccia leva sull’Irap? Potremmo essere noi a proporre che il taglio debba
andare sulle prime 25
ore di lavoro settimanali,
per redistribuire il lavoro
che c'è”.
Stefania Olivieri
conquiste del lavoro
Saluto del Presidente del Cnel, Prof. Antonio Marzano
Giuseppe Acocella
Raffaele Bonanni
Pierre Carniti
Sergio D’Antoni
Franco Marini
Savino Pezzotta
Tiziano Treu
presentano il libro di Claudio Storti
BRUNO STORTI E LA CISL
Storie, ricordi, testimonianze
Sarà presente l’autore
Giovedì 13 marzo 2014, ore 16 – Parlamentino Cnel
Viale David Lubin, 2 – Roma
per informazioni
Edizioni Lavoro
Via Salaria 89 – Roma
tel. 06 44251174 – fax 06 8552478
e-mail [email protected]
www.edizionilavoro.it
MERCOLEDÌ 12 MARZO 2014
Tirreno S
Power,
sequestrata
la centrale
di Vado.
Cisl: serve
confronto
avona - Svolta giudiziaria improvvisa e clamorosa per la centrale elettrica a carbone Tirreno
Power di Vado Ligure: ieri alle 13 i carabinieri
hanno sequestrato gli impianti della stessa Vado e
diQuiliano,eseguendo unordine dellamagistratura secondo la quale la centrale non rispetterebbe
prescrizioni imposte dall'Autorizzazione integrata
ambientale (Aia). Nell'indagine erano già stati
emessi cinque avvisi di garanzia per disastro doloso. Secondo gli investigatori, infatti, nel primo decenniodel2000,leemissioniavrebberocausatooltre 400 morti e quasi duemila ricoveri, compresi
bambini. Numeri agghiaccianti cui si aggiungono
ora quelli, per fortuna non mortali ma comunque
preoccupanti,dipossibiliperditeoccupazionali.Sono infatti oltre 600 tra diretti ed indotto, con punte
fino quasi a mille, i lavoratori che gravitano nella
centrale.Daquesti,tramiteisindacati,arrivaunappello al Governo, mentre, informa il segretario generale Cisl di Imperia e Savona, Claudio Bosio,
“chiediamountavolodicrisiperverificarelericadute occupazionali e le strategie da portare avanti”.
L'ordinanza prevede lo spegnimento dei gruppi a
carbone, già iniziato e per cui occorreranno dalle
22alle26ore,edilcommissariamentodellacentrale, con nomina del neo direttore Massimiliano Salvi. Ad accogliere l'istanza di spegnimento chiesta
dalla Procura di Savona è stato il gip Fiorenza Giorgi, dopo verifiche di esperti del Ministero e della
Procura, che avrebbero rilevato mancanze sul rispetto ambientale. Il magistrato parla di “comportamento negligente” dell'azienda e “dati sulle
emissioni provenienti dalle centraline inattendibili”.Maanchemancatorispettodell'usodioliocombustibilecontenentezolfoallo0,3percento,rispetto a quello con l'1 usato dalla centrale. Il gip ha però assicurato come “attuate le prescrizioni la centrale potrà ripartire”. Il provvedimento non porterebbe alla chiusura totale degli impianti ma ad impedire eventuali altri reati. Se a Roma si sta occupando del caso l'ufficio legale della proprietà, l'assessore ligure all'Ambiente Renata Briano, ha detto che l'ente aveva chiesto verifiche sull'esistenza
di inadempienze ambientali al Ministero dell'Ambiente,
D.Framb.
Piano shock. 8500 esuberi, 5700 in Italia. Perdite a 14 miliardi, ma ci sarà il dividendo. Fiba: non pagheremo noi il conto
TERRITORIO & IMPRESE
Unicredit,avanticonitagli
U
nicredit taglia, il mercato brinda. Entro il
2018 la banca guidata
da Federico Ghizzoni
sfoltirà i suoi organici di 8500
dipendenti, 5700 dei quali verranno accompagnati alla porta
in Italia. Non tutti subito, certo, perché gli esuberi saranno
spalmati sui prossimi quatto
anni. “Abbiamo un'ipotesi di riduzione che verrà gestita con i
soliti ammortizzatori, come gli
menti su crediti. Un’operazione pulizia, quella sui conti, che
ha messo invece di buon umore la Borsa, dove il titolo di Piazza Cordusio ha messo il turbo
(+7%) subito dopo la presentazione del piano. ”Tanto ormai
si tratta di una correlazione diretta: basta l’annuncio di tagli
e la Borsa s’impenna”, si sfoga
il leader della Fiba Giulio Romani. L’incredulità è la reazione
prevalente: alla vigilia gli anali-
Altro che dvd. Due produttori fiorentini scommettono sulla pellicola
Ferrania,dalpassato
un’ideaperilfuturo
S
conquiste del lavoro
scivoli prima della pensione”,
ha spiegato Ghizzoni al termine del cda che ha licenziato i
conti del 2013 provando a mostrarsi rassicurante.
Tentativo fallito, a giudicare
dalla reazione dei sindacati di
categoria. Che non sembrano
condividere l’entusiasmo dell’ad (”il 2013 è stato l’anno della svolta”) per un bilancio che
si è chiuso con un rosso da 14
miliardi dovuto ad accantona-
avona (nostro servizio) - Se il mito Ferrania è derivato, nel dopoguerra e per molti anni, dalle pellicole per la
cui produzione era leader mondiale, dopo la travagliatissima crisi che dura da oltre dieci anni, almeno il marchio potrebbe tornare forte e prestigioso nel mondo: e proprio grazie alle pellicole.
Incredibile ma vero, per
merito di due avventurosi ed appassionati fiorentini, produttore e regista,
Nicola Baldini e Marco Pagni, tramite la piattaforma Ferrania saranno probabilmente prodotte pellicole destinate ad un
pubblico limitato, di nicchia, amante della Settima Musa, dei film antichi, magari in bianco e nero, dove erano gli attori a
fare la differenza, ad incantare, con le loro
espressività, con i loro
volti e con gli effetti speciali.
Baldini e Pagni hanno creato una società ad hoc ed
ora stanno provando ad
iniziare la produzione, avvalendosi di otto tecnici
di alto livello Ferrania, al
momento in mobilità,
che per ora sono loro dipendenti a scadenza. Se
il progetto andrà a buon
fine verranno invece assunti a tempo pieno. “Una festa anche solo per
otto occupati qui in Val
Bormida”, esclama Corrado Calvanico, segretario
Femca Cisl nel Ponente Ligure, che spiega come
Ferrania sia rimasta forse l'unica al mondo a poter produrre pellicole
nell'era iper tecnologica,
dove sembrano esistere
soltanto pennette, pc e
dvd.
Le pellicole che potrebbero essere prodotte dai
due di Firenze, verrebbero vendute ad amatori
dell'arte cinematografica che andrebbero ad inserirvi i film di una volta.
Di mezzo secolo fa, per
conservare l'arte che potrebbe andare perduta in
un mondo che corre troppo veloce e “rottama” (il
verbo è di moda) quello
che appare appena datato.
Salva l'arte cinematografica dei tempi eroici del cinema, e salva l'occupazione di almeno otto dei
superstiti Ferrania, se il
progetto avrà esito positivo. Base produttiva la
piattaforma tecnologica
ancora esistente in Ferrania (finanziata dalla Filse,
finanziaria della regione
Liguria) e che vanta al momento quattro dipendenti, anch'essi, come gli altri otto, ad altissima e
quasi ormai non più esistente capacità, competenza e professionalità in
materia. I fiorentini pagano per usarla nel tentativo di realizzare pellicole
come quelle di una volta.
“Operazione - conferma
Calvanico - non facile.
sti stimavano per il 2013 un utile netto di 400 milioni. ”Che ci
siano sofferenze e crediti deteriorati in aumento nel sistema
bancario italiano è un fatto.
Che Unicredit accumulasse un
passivo di questa entità, però,
non potevamo prevederlo”, aggiunge Romani. Che poi avverte: ”Sbaglia chi pensa di presentare per l’ennesima volta il conto ai lavoratori. Il management
di Unicredit per anni ci ha raccontato un’altra storia, che la
banca era sana e che a tenere
su i conti c’erano le attività europee del gruppo”. Inevitabile
chiedersi: cosa è successo?
”L’attuale gruppo dirigente si
insediato dopo l’uscita di Profumo, non è lì da un giorno. È impensabile che chi ha governato
la banca in questi anni non paghi dazio di fronte a perdite di
questa portata”.
Va giù dura anche la Uilca: “In
un'azienda normale quando si
dichiara il 10% di esuberi del
personale, il primo atto conseguente sarebbero le dimissioni
del top management e di tutta
la prima linea. UniCredit cosa
farà?”, chiede un polemico
Massimo Masi. ”Attendiamo
un incontro ufficiale con i vertici della banca per approfondi-
Perché realizzare una pellicola non è cosa da poco,
ci vuole tecnica, esperienza, adeguato personale.
Occorre realizzare l'emulsione che è operazione
difficile”. E si entusiasma
il segretario Femca dell'
Ovest della Liguria fino a
definire la pellicola “una
cosa nobile”, alla portata
dei tecnici Ferrania in
quanto “qualificati”. Certo la piattaforma non è
quella di una volta, quando la vasche per realizzare pellicole nell'industria
chimica cairese contenevano 2.500 chili di liquido, contro i circa 80 litri
attuali”. Calvanico (e come poterne dubitare?) fa
il tifo per i due fiorentini
impegnati nel settore cinema ed arte. Sia per conservare il marchio Ferrania come eccellenza; sia,
soprattutto, per il segnale che la buona riuscita
dell'opera potrebbe dare, ad iniziare dagli otto
che uscirebbero dalla mobilità e ritroverebbero
un lavoro a tempo pieno.
Questione sociale, occupazionale, ma anche di dignità per lavoratori tanto
capaci e specializzati, ma
ora mortificati e costretti
alla sopravvivenza a colpi di ammortizzatori sociali.
Dino Frambati
re meglio la situazione e per assumere unitariamente alle altre organizzazioni sindacali le
decisioni del caso - dice Masi Se dopo l’incontro verranno
confermati questi dati, chiederemo l'intervento del governo
affinché vengano ripristinate
corrette relazioni industriali e
venga ritirato il piano”.
Un giudizio diametralmente
opposto arriva da Mediobanca, che definisce quella del management ”una mossa coraggiosa”. Il motivo è che ”questo
è il momento della visibilità
che speravamo, spingerà gli investitori scettici sulla qualità
degli asset della banca a guardare da un punto di vista differente: una storia di recupero
con un potenziale autonomo”.
Tempo di festeggiamenti anche per gli azionisti. Unicredit
punta a realizzare nel 2018 un
utile di 6,6 miliardi che verrà distribuito con un pay out medio
- cioè con una quota in dividendi - de 40%. In attesa del piatto
forte dovranno accontentarsi
dell’antipasto. Servito caldo,
però: 10 centesimi subito, pagabili in azioni di nuova emissione o in contanti. Che sia questa la “mossa coraggiosa”?
Carlo D’Onofrio
Un viale
del tramonto
lungo vent’anni
F
errania nasce nel 1882 come industria di dinamite, a Cengio: la Sipe, Società Italiana Prodotti
Esplodenti. La prima guerra mondiale impone
la necessità di maggiore spazio allo stabilimento e
quindi di un trasloco a Ferrania, località del savonese da cui prende nome. Terminata la grande guerra
e con esplosivi non più necessari, l'azienda si trasforma in produttrice di pellicole, diventandone eccellenza nel mondo intero. Quindi l'evoluzione industriale e la riconversione dello stabilimento la trasformarono in Film spa, Fabbrica Italiana lamine Milano. Poi si consocia con la francese Pathé Fréres,
mentre nel 1923 viene fondata quella che diventerà
la mitica Ferrania. Nel 1964 viene acquistata da 3M,
americana. Seguono altri passaggi societari e proprietari fino ad essere acquistata e diventare in toto
dell'armatore genovese Messina, imprenditore anche in altri e diversi settori, persino in quello edile.
Stirpe dalle grandi possibilità finanziarie, che non
sembra però aver ottenuto gli scopi sperati con Ferrania, oggi sull'orlo del tracollo dopo aver raggiunto
meno di 200 dipendenti, divisi in varie società nelle
quali è stata smembrata negli ultimi dieci anni di continua, inarrestabile crisi. Contro i quasi addirittura
2mila ed oltre dei tempi migliori. “Il travaglio è iniziato nel 1995”, ricorda Corrado Calvanico, segretario
Femca del Ponente, che rievoca i passaggi tra 3M e
Kodak e successivi rischi di chiusura totale. “Solo
una grande e dignitosa battaglia sociale dei lavoratori l'ha impedita - dice - anche se la situazione resta
pesante e sono 192 quelli irrimediabilmente in mobilità”.
D.Framb.
6
MERCOLEDÌ 12 MARZO 2014
corso dell’assemblea nello stabilimento Alcoa di PortoveVertenza Alcoa, Nelseme(CI)
il segretario nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, ha ribadito lo stato dell’arte del negoziato nella vertenza
Fim: “Il 31 dicembre Alcoa,
Nel dettaglio la situazione è la seguente: sia Klesch sia
Alcoa hanno proposto una società advisor, il Mise sta verificanla praticabilità di condivisione di un advisor che appena presi avvicina, dosentato
il piano industriale da parte di Klesch. ”Riteniamo - ha
sottolineato
Bentivogli - che Alcoa debba assicurare il massimo
dare tempistiche di collaborazione,
e che Klesch sia più solerte nella presentaziodel piano industriale e della sua sostenibilità. Le scadenze
stringenti nepreviste
dall’ultimo accordo sono ampiamente saltate, la trattativa non può non avere momenti definitivi di chiarimento, va
ai negoziati previsto entro metà marzo la nomina dell’advisor e entro metà
la valutazione di quest’ultimo del piano. I lavoratori vedoin corso” aprile
no sempre più vicina la scadenza del 31 dicembre, dopo la qua-
le saranno tutti licenziati, bisogna fare bene, ma anche presto”.
Per il segretario nazionale della Fim non va esclusa poi l’ipotesi
di Trimet ”ma quest’ultima deve presentare un piano industriale concreto, anche perché appaiono risolvibili le questioni poste sul tema energetico. Accanto a questa ipotesi di continuità
industriale del sito, riteniamo utile l’iniziativa di Mossi e Ghisolfi che interesserà proprio questo territorio per la realizzazione
di un bio carburante di nuova generazione”. C’è poi un altro
importante punto per la Fim . ”Accanto a tutto questo - ha evidenziato Bentivogli - tutto tace sul Piano Sulcis, è finito il tempo
in cui era più importante sedere in prima fila all’arrivo dei ministri e oggi il piano, le sue risorse, le sue piste di lavoro sono
cadute nel dimenticatoio. Va rivitalizzato al più presto! Senza
risposte concrete per i lavoratori ex alcoa e appalti ripartirà al
più presto la mobilitazione a livello regionale e nazionale”.
Progetto. Grazie all’accordo con l’ente bilaterale dell’artigianato le imprese avranno 21 milioni di euro da investire
Donnarumma (Cisl Er): “Investimenti siano garanzia per i lavoratori e opportunità di competitività per le aziende”
EmiliaRomagna,
obiettivosicurezza
conquiste del lavoro
cronache
B
ologna (nostro servizio). In
un momento in cui gli strali
della crisi e le calamità naturali continuano a mettere a
dura prova le fondamenta dell’economia regionale, l’Emilia Romagna
rilancia puntando sulla salute e sicurezza nelle aziende come fattore di
competitività del proprio sistema
economico regionale. Difatti, va in
questa direzione l’accordo siglato
tra sindacati confederali e associazioni datoriali dell’artigianato emiliano - romagnolo per sostenere le
aziende del settore che desiderano
investire in salute e sicurezza sul lavoro. L’accordo, attraverso il sostegno dell’ente bilaterale dell’artigianato regionale (Eber), consentirà alle imprese di attingere dal fondo di
21 milioni di euro stanziati dall’Inail
per l’Emilia Romagna. Risorse che
potranno essere utilizzate dalle
aziende per sostituire macchine e
attrezzature obsolete e potenzialmente insicure, per dotare gli ambienti di lavoro delle sicurezze strutturali necessarie per lavorare nel
pieno rispetto della legge, per definire piani di responsabilità sociale
d’impresa.
Il contributo Inail per le aziende
(che potrà arrivare al 65% dell’investimento effettuato) si baserà sull’assegnazione di un punteggio le
cui precondizioni per partecipare
saranno quelle di essere in regola
con il versamento dei contributi
previdenziali, con la formazione sulla salute e sicurezza ai proprio lavoratori e di non aver avuto infortuni
nel corso del 2013.
“Crediamo che questo accordo - ha
sottolineato Ciro Donnarumma, della segreteria regionale Cisl con delega alla sicurezza sul lavoro - possa
essere un passo importante verso
un miglioramento delle condizioni
di salute e sicurezza per le imprese
e, di conseguenza, per i lavoratori”.
L’Emilia Romagna, in base agli ultimi dati disponibili, quelli del 2012,
continua ad essere la seconda regione italiana (dopo l’Umbria) in termini di frequenza degli infortuni sul lavoro: nell’ultimo anno ben 33 emiliano - romagnoli su mille si sono fatti male, contro una media nazionale di 24 infortunati, con un triste primato per la provincia di Forlì - Cesena (oltre 42 lavoratori ogni mille). I
settori con il più alto indice di frequenza sono risultati la manifattura (legno, metalmeccanica, gomma plastica) e le costruzioni, al
secondo posto quello
dei servizi socio - sanitari. Numeri su cui si è
molto discusso e che
inevitabilmente contengono al proprio interno le conseguenze
dei tragici eventi sismici che lo scorso
maggio hanno colpito le province di Modena, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia
“Al di là di tutte le considerazioni possibili ha continuato il dirigente Cisl - oggi la nostra regione continua
ad avere un indice di
frequenza degli infortuni sul lavoro ancora
troppo alto. Dato che
ci preoccupa ma che,
nella sua intrinseca
tragicità, contiene anche elementi paradossalmente incoraggianti, poiché evidenzia come in questa regione ci sia la
sana propensione a denunciare l’infortunio invece di nasconderlo”.
Infatti, accanto alle ombre non
mancano le luci. Segnali positivi
scaturiti da un’azione congiunta
tra parti sociali e istituzioni locali
che, nel giro di cinque anni, ha prodotto una significativa diminuzione
( -25,5%) degli infortuni sul lavoro
in regione. Tra questi, nell’ultimo
anno, spiccano la diminuzione degli
infortuni al femminile (-3,5%) e
quelli dei lavoratori stranieri
(-9,1%).
“Ora bisogna andare oltre - ha concluso Donnarumma - e con questo
accordo le aziende, specie le piccole e le medie, avranno a disposizione risorse economiche, un tempo
inaccessibili, per garantire sicurezza ai lavoratori. Opportunità che se
ben sfruttata potrà diventare un valore aggiunto determinante in grado di assicurare una forte accelerazione alla stessa competitività del
nostro sistema economico regionale”.
Vito Di Stasi
A G E N D A D E L G IO R NA L IS T A
Nuova
edizione
2014
Cartacea
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App
7
MERCOLEDÌ 12 MARZO 2014
a Femca Cisl è risultata primo sindacato
Elezioni Rsu. LPolimira
nelle elezioni Rsu e Rls allo stabilimento
(ex Pansac International) di Mira
“Si tratta - dice Massimo MeneFemca primo (Venezia).
ghetti, segretario generale della Femca Cidi Venezia - del primo rinnovo, in terra
sindacato slveneziana,
con le nuove regole sulla rape la rappresentatività, introin Polimira. presentanza
dotte dal Testo Unico sottoscritto il 10 genscorso tra Confindustria e Cgil, Cisl e
Ora confronto naio
Uil”.
Femca Cisl ha ottenuto 60 preferenze
sul piano Lasu 116
votanti complessivi, diventando di
fatto il primo sindacato in azienda. La lista
industriale della Filctem Cgil ha ottenuto 50 preferen-
ze mentre la lista della Uiltec Uil ha ottenuto 6 preferenze. Due delegati, quindi, sono stati eletti dalla lista Femca: Luca Ceolin (anche Rls) e Alberto Bortoluzzi.
Ringraziando tutti i lavoratori, il segretario
della Femca veneziana ha inoltre ribadito
che ora c’è la necessità di avviare un confronto con la direzione di Polimira che preveda anche la presentazione in sede ministeriale del piano industriale. “Considerato che dopo 4 mesi l'azienda ha già raggiunto i 122 dipendenti occupati, contro i
118 previsti entro il primo anno dall'intesa
sottoscritta il 22 ottobre scorso - sottolinea Meneghetti -, lavoreremo con i nostri
nuovi rappresentanti per accelerare l'applicazione di tale piano e per procedere al
recupero di più lavoratori possibili, oggi in
cigs Pansac dopo la conclusione dell’amministrazione straordinaria, anche attraverso percorsi di riqualificazione che ne favoriscano l’occupabilità”. Inoltre - conclude
il sindacalista - la nostra Federazione sarà
impegnata per ottenere soluzioni migliorative sugli orari e l’organizzazione del lavoro, sul tema della sicurezza e sugli inquadramenti professionali. L’appuntamento
per la convocazione al ministero dello Sviluppo economico è fissata per il 26 marzo.
Sara Martano
Soluzione cercasi. Fim: priorità alla presentazione del piano industriale
Electrolux,
ipotesimisure
disostegno
conquiste del lavoro
vertenze
V
ertenza Electrolux in primo piano. Le ultime novità indicano la
volontà di andare verso
misure di sostegno. Notizie emerse dopo l’incontro di ieri tra i ministro
dello Sviluppo economico, Federica Guidi, quello del Lavoro, Giuliano
Poletti, e il viceministro
Claudio De Vincenti
(Mse) e i segretari dei
metalmeccanici di Cgil Cisl Uil. Dai due ministri è
giunta la conferma della
disponibilità del Governo a dare il contributo
necessario a favorire le
prospettive produttive e
occupazionali dell’azienda in Italia. ”A questo
scopo - spiega una nota si stanno valutando in-
terventi di sostegno all’innovazione e di contenimento del costo del lavoro. Gli interventi sono
subordinati al rafforzamento del piano di investimenti, del piano industriale e delle prospettive occupazionali e all’intesa tra le parti finalizzata a supportare al meglio produttività e
competitività dell’azienda”. Intanto la prossima
settimana verrà comunicata la data di convocazione del tavolo Electrolux, in vista del quale il
Governo intende incontrare anche i presidenti
delle regioni interessate
dalla vertenza.
Soddisfazione in casa sindacale dopo questo nuovo confronto. In partico-
lare, le tute blu hanno accolto con favore l’apertura dell’esecutivo al rifinanziamento della decontribuzione sui contratti di solidarietà anche se si procederà in base a criteri ben definiti. Il
segretario generale della Fim, Giuseppe Farina,
ha infatti chiarito come
l’accesso agli sgravi sulla
solidarietà ”non è generalizzato a tutti, ma appunto saranno individuati criteri selettivi”. Tutto
ciò, ha aggiunto, è comunque condizionato
”al piano industriale dell’azienda, che dovrà garantire investimenti in
Italia e difesa occupazionale”.
Il confronto va avanti
mentre per i lavoratori il
tempo stringe.
Friuli Venezia Giulia. Da Ideal Stardard a Safilo storie di vertenze senza fine
Lacrisidellachimica
colpisceilnord-est
T
rieste (nostro servizio). La crisi colpisce duro anche la chimica friulana, malgrado sul territorio non
manchino fortissime tradizioni e
potenzialità. Ad oggi, tra licenziamenti
e ammortizzatori sociali, dalla congiuntura negativa sono interessati otre 3mila lavoratori, con in piedi vertenze strategiche come quella, ormai nazionale,
di Ideal Standard, che sta attendendo
tutt'ora un imprenditore in grado di rilanciare l'attività ceramico-sanitaria.
Ma non solo. A tenere banco sui tavoli
sono tutti i comparti seguiti dalla Femca
regionale, che proprio i giorni scorsi ha
eletto a segretario generale Franco Rizzo. Basti pensare all'indotto della gomma-plastica che ruota intorno ad
Electrolux e a tutte quelle realtà storiche che hanno caratterizzato il territorio e costruito una solida vocazione manifatturiera: la Fil Man Made, fiore all'
occhiello del tessile pordenonese, entrata in crisi un paio di anni fa ed oggi
rinata come newco con il riassorbimento minimo dei lavoratori; o la Caffaro
che dopo la complicata vicenda legata
all'inquinamento ambientale da mercurio, è ripartita sotto una nuova cordata
imprenditoriale; o, sempre nella bassa
friulana, Artenius Italia che oggi vede
delle nuove manifestazioni d'interesse;
o, ancora, Safilo, leader nella produzione di occhiali griffati, che proprio in questi giorni vede esaurire l'ultima tranche
di cassa integrazione straordinaria per il
migliaio di addetti del gruppo, 500 solo
nel sito di Martignacco (in provincia di
Udine) di cui però almeno 400, quasi tutte donne, sono riusciti a ricollocarsi soprattutto grazie all'impegno della
Femca locale. La conta complessiva è comunque pesante, con circa una sessantina di aziende, grandi e piccole, che hanno chiuso i battenti o fatto ricorso agli
ammortizzatori sociali nell'ultima manciata di anni.
"Dobbiamo - richiamano il segretario
uscente Battiston e Rizzo - considerare
il lavoro come un patrimonio da difendere e promuovere anche attraverso la
creazione di un contesto favorevole, vale a dire infrastrutture, burocrazia snella, allentata pressione fiscale, contrasto
all'evasione e all'illegalità, taglio ai costi
e agli sprechi". Ma serve anche - per la
Femca - ridare a livello regionale
centralità all'industria e alle politiche industriali, ricostruendo un manifatturiero forte e capace di fare innovazione e
ricerca.
Perchè la chimica regionale ha grandissime potenzialità, basti pensare anche ai
centri di ricerca attivi, come, per esempio, Serichim nella Bassa friulana o tutto il comparto farmaceutico a Trieste,
con il Friuli Venezia Giulia, in generale,
teatro ideale di sperimentazione, come
conferma, a livelli macro, il fatto che la
regione vanti, rispetto alla media nazionale, il rapporto più alto tra ricercatori e
popolazione.
L'appello della Femca Cisl si rivolge, dunque, direttamente alla politica, chiedendo strategie e capacità di visione complessive, insomma un vero e proprio accordo di programma mirato anche ad attrarre investimenti e a potenziare i distretti tecnologici dove produrre nuovi
materiali e industrializzare i prodotti ottenuti dalla sperimentazione, dando
gambe ad una serie di realtà fondamentali come, ad esempio, nella Bassa friulana l'Osservatorio Chimico Provinciale,
che vede la Femca tra i suoi più convinti
promotori. Ricerca, dunque, e sperimentazione, ma anche contrattuale,
partendo da esperienze pilota già avviate con successo. Basti pensare che soltanto un anno fa, proprio a Pordenone
sono stati stipulati, per la prima volta in
un'azienda del Friuli Venezia Giulia, i
contratti di somministrazione a tempo
indeterminato, ovvero lo staff leasing,
assumendo nuova forza lavoro.
Tra le partite in piedi, c'è poi anche quella delle multiutility, con la regione che
ha avviato un travagliato processo di aggregazioni tra le varie aziende provinciali che si occupano di energia e gas.
"Siamo stati i primi a sostenere questi
processi - spiega Rizzo - convinti che
questa sia l'unica strada per poter competere sul mercato, controllare le tariffe e presentarsi alle prossime gare. Abbiamo assistito in questi anni a comportamenti scandalosi: oggi diciamo bene
all'aggregazione avviata da Hera della
triestina Acegas-Aps, dell'udinese Amga e della goriziana ex Iris. Resta, però,
ancora da chiarire il ruolo della pordenonese Italgas, ancora purtroppo fuori da
queste dinamiche necessarie".
Mariateresa Bazzaro
8
MERCOLEDÌ 12 MARZO 2014
Note Book
a cura di Andrea Benvenuti
conquiste del lavoro
social
I nuovi media affossano i vecchi
Si conferma boom di app e social
Il trend era chiaro ma colpisce la velocità della rivoluzione. Secondo
i dati aggiornati dell’Osservatorio New Media & New Internet del
Politecnico di Milano, vecchi media, stili di vita e investimenti
pubblicitari non vanno più a braccetto. Ad attrarre tutti, adesso, è il
“new internet” attraverso la veicolazione e il consumo di contenuti
su device e social media. Nell’ultimo anno, crolla la stampa (-13%),
flettono la vecchia tv (-4%) e la radio (-9%), cresce solo il “new
internet” (73%). “Il giro di affari dei media sul web - dice Andrea
Rangone, responsabile scientifico dell’Osservatorio - è cresciuto
senza mai subire alcuna battuta di arresto dal 2008 con tanto di un
valore raddoppiato e un’incidenza su totale mercato al 12%”. Ma
non solo. Se la Rete “tradizionale” aumenta di due punti, sono app,
social network e video in streaming ad aver fatto boom. Qualche
dato? Le inserzioni pubblicitarie su smartphone sono arrivate oltre
il 160%, quelle su tablet al 94% mentre sui social network al 75%,
sulle app sono aumentate del 120% e nei video online del 37%.
In sostanza, il “new internet” sul totale mercato dei media
su internet passa dal 22 al 32%. La prospettiva di crescita
è il mobile e della integrazione e diversificazione degli strumenti.