Leggi l`articolo di Elizabeth Abbott
Transcript
Leggi l`articolo di Elizabeth Abbott
Elizabeth Abbott recensisce l’ultima opera di Jane Goodall "Hope for Animals and their World: How Endangered Species are being Rescued from the Brink". Le ultime sulla biodiversità non sono buone: una sesta estinzione sembra imminente e, diversamente dalle cinque precedenti, ad opera dell’uomo. Attraverso l’inquinamento, la sovrappopolazione, gli insostenibili stili di vita, la disperata povertà, la riduzione delle fonti di acqua, l’avidità aziendale, il cambiamento del clima e l’introduzione di specie aliene, l’uomo ha abbrutito il paesaggio. Annualmente, decine di migliaia di specie si estinguono, altre sopravvivono solo negli zoo. Eppure Jane Goodall, primatologa ed etologa, si rifiuta di disperare e “Hope for Animals and their World: How Endangered Species are Being Rescued from the Brink” è il suo grido del guerriero. Che cosa salverà la situazione e guarirà gli sfregi compiuti alla Terra? Quattro cose scrive Goodall: “Il nostro straordinario intelletto, la resistenza della natura, l’energia e l’impegno di giovani informati e pertanto disposti ad agire, l’indomabile spirito umano.” Questo libro tratta di come individui mossi a salvare una singola specie – un primate, un uccello, un pesce, un insetto, una pianta – riescano, con estro e improvvisazione, determinazione e coraggio a fare quasi l’impossibile. Hope for Animals si eleva persino al di sopra dei più interessanti precedenti libri della Goodall, poiché questa volta ella scrive per la vita del pianeta e scommette che – perché deve galvanizzerà una gran massa di sostenitori e nuovi seguaci affinché agiscano concretamente, invece di restare a torcersi le mani. Hope for Animals è stupendamente illustrato e denso di storie avvincenti organizzate in sei parti tematiche. La prima, Lost in the Wild, è una struggente descrizione di come “biologi appassionati” abbiano evitato l’estinzione di sei specie di mammiferi e uccelli ricorrendo a programmi di riproduzione in cattività. Una volta riprodottisi, i sopravvissuti sono stati reintrodotti in natura. Sebbene la riproduzione in cattività sia controversa, Goodall ne respinge le accuse per la precarietà che colpisce troppe specie. In “How Bureaucratic Obstinacy Nearly Led to the Extinction of the Ferrets”, Goodall descrive l’accanita battaglia tra i biologi e le rigide regole del Wyoming Fish & Game Department (USA) che, appoggiando la produzione di una sola gabbia al giorno realizzata da un lento fabbricante di gabbie, limitava la stabulazione ad un solo furetto dai piedi neri per notte, rifiutando di rivolgersi a un fabbricante di gabbie più veloce. Il successivo tratta dell’amaro diverbio sul rilascio “duro” o “morbido” degli animali in natura. La liberazione “dura” contempla il rilascio in natura degli animali direttamente dalla cattività in un ambiente sconosciuto e pericoloso senza riabilitazione; il rilascio in natura “morbido” spesso include alcune misure di sicurezza e alimentari e, scrive Goodall, “ha mostrato in modo definitivo di garantire un tasso maggiore di sopravvivenza a breve termine … inoltre, un numero maggiore di individui vive per riprodursi la stagione successiva”. La campagna per salvare il condor della California ha implicato la relativa questione “protezione verso intervento”. I protezionisti sostenevano il tentativo di proteggere il condor in natura ma, in caso di fallimento, di lasciarlo estinguere con dignità nel proprio habitat. La biologa interventista Goodall, al contrario, optava per la cattura e la riproduzione. Con un tale esiguo numero di condor sopravvissuti, non si poteva sbagliare. Dopo aver scoperto che i condor californiani richiedono la guida di un maschio adulto, i biologi hanno usato un condorpupazzo simulando la cura e la nutrizione dei pulcini e tenendo un vero condor adulto a vista. Alcuni mesi dopo, hanno avvicinato i pulcini al condor mentore che ha insegnato loro come sopravvivere. Per aumentare il tasso di sopravvivenza del mala australiano (o canguro-lepre Rufous), i biologi sono ricorsi al metodo non ortodosso di “rubare” i neonati o i cuccioli dalla tasca della madre facendoli crescere presso alcuni zoo dai canguri dai piedi gialli, non in estinzione. La perdita del cucciolo attivava nella madre la maturazione dell’uovo fertilizzato contenuto nella tasca fino ad avere un altro piccolo. La Guerra contro l’estinzione delle specie si confronta, inoltre, con una pletora di nemici creati dal’uomo: auto, agricoltori ostili, scomparsa degli habitat, incendi, scarsità di acqua, DDT e chimici tossici come il diclofenac, ampiamente disponibile nell’Asia meridionale. I condor genitori, per esempio, involontariamente fanno ammalare i pulcini offrendo loro ciò che credono frammenti di osso: tappi di bottiglia, plastica dura, pezzi di metallo o vetro. Il gioioso Festival dell’aquilone, reso popolare dal Cacciatore di aquiloni di Khaled Hoseini, ferisce e uccide migliaia di uccelli che incappano nei fili degli aquiloni appositamente ricoperti di polvere di vetro per spezzare il filo agli aquiloni in competizione. Le Specie Salvate all’Ultimo Minuto dall’Estinzione in Natura includono il tamarindo leone dorato, minuto e adorabile, catturato in massa per zoo e come animale domestico. Salvati per un soffio, i Tamarindi sono stati rilasciati secondo il metodo “morbido”, nutriti e ospitati in strutture fino ad imparare a sopravvivere da soli. Per prevenire incroci consanguinei, dediti naturalisti brasiliani stanno creando foreste-corridoio per permettere ai tamarindi di muoversi liberamente. Gli animali salvati per un soffio spesso necessitano di uno straordinario tipo di cure. I falchi peregrini in cattività (e altri uccelli) possono legarsi ai loro genitori umani fino a rifiutare di accoppiarsi con altri falchi. Una curiosa fotografia in questo libro generosamente illustrato mostra un biologo indossare un “cappello da copulazione” che, stimolato il comportamento di corteggiamento, serve come davanzale per la copulazione e la seguente riuscita inseminazione degli uccelli femmina. Hope for the Animals mette in chiaro che l’educazione è cruciale per salvare molte specie. Senza comprenderne la funzione nella natura, chi correrebbe a salvare il coccodrillo americano o lo scarafaggio? Eppure il coccodrillo uccide e quindi controlla la crescita di specie invasive quali iguane verdi e pitoni che proprietari impauriti hanno rilasciato quando il loro “esotico” animale domestico è diventato un pericoloso adulto. Lo scarafaggio americano burying beetle è uno dei riciclatori più efficienti in natura, nutrendosi di carogne re immette nutrienti nel terreno stimolando la crescita delle piante. La Lotta Eroica per Salvare gli Uccelli delle Isole sottolinea la tragica incompatibilità degli uccelli endemici con le specie invasive esotiche quali gatti, ratti, topi, maiali, volpi e piante. “Il solo crimine di queste così dette specie infestanti è che sono state – proprio come Homo sapiens – troppo di successo” scrive Goodall. Eppure, per preservare gli uccelli nativi e altre specie, tutti gli intrusi devono essere uccisi. Goodall si addolora per questo massacro di innocenti, ma è anche “piena di ammirazione per la persistenza di coloro i quali lavorano così duramente per rimuoverli dalle isole”. Hope for Animals è un tributo alle migliaia di uomini e donne che si dedicano a salvare le specie in pericolo e a proteggerle, insegnando loro come mangiare un insetto, come volare, come accoppiarsi. Attraverso Goodall queste persone divengono la voce di tutti coloro che non hanno voce e dei Custodi del Pianeta. Ma milioni di noi abitano questo pianeta e Goodall ci esorta a fare qualunque cosa e tutto il possibile per salvarlo. La sua estesa appendice, Cosa Puoi Fare, include pagine di programmi e siti web che guidano il lettore ad Agire e a Conoscere le specie. I giovani, cruciali per il successo, possono “Roots&Shoots”. partecipare al programma ambientale e umanitario della Goodall Hope for Animals è intensamente commovente e la prosa misurata di Goodall trasmette urgenza e crisi senza panico. Ma non sbagliamoci sulla tetra prospettiva se il suo richiamo alle armi cadesse nel vuoto. La dedica del libro lo esprime al meglio: “Alla memoria di Martha, ultimo colombo migratore, al delfino del fiume Yangtze e all’ultimo colobo Miss Waldron. Che il ricordo della loro fine solitaria possa ispirarci a lavorare più duramente per prevenire ad altri che soffrono un simile destino”.