Nuova Uscita - Italian Luxury in the World
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Nuova Uscita - Italian Luxury in the World
® L’Emiro con il gusto del lusso italiano Auto Nuove Città di Doha Lo Skyline di Milano Ristorante Le Cirque New York Antonio Canova Chagal Maestro del sogno Nuova Mercedes Classe S Brunello di Montalcino un’eccellenza italiana Coco Chanel la donna che inventò lo stile Anno 2 numero III Aprile/Maggio 2014 € 24 / $ 31 I SHOP AT TRUSSARDI.COM Auto Nuove II PUBBLICITA PUBBLICITA PUBBLICITA PUBBLICITA MadeinMilano PUBBLICITA APP www.kartell.com PUBBLICITA Editorial S embra arduo conciliare gli attuali tempi di crisi mondiale con un tenore di vita improntato al lusso, eppure è molto meno incongruente di quanto possa sembrare. di Daniele Biagi In una società abituata a rincorrere il successo per ottenere il bello, l’elegante e il prezioso, quando fa la sua comparsa la paura del futuro, urlata da falsi profeti che sembrano acorgersi solo ora dell’avanzare della crisi economica, il miglior “antidoto” personale pare sia vivere in grande, godersi i piaceri del lusso a cui siamo abituati. Un atteggiamento che aiuta ad esorcizzare i fantasmi del deprezzamento del denaro o del crollo delle borse. E quindi perché non sognare un po’, anche guardando a una realtà che la crisi la combatte senza dimettere gusti raffinati e stili d’eccellenza. Possiamo volare a Doha, splendida città del lusso nel Qatar, dove la vita scorre come in una fiaba. Sulla via del ritorno perché non concederci una sosta di relax e benessere al ristorante “Le Cirque” di New York? Ora più che mai lo stile fa la differenza, il lusso va vissuto con sobrietà, vietato esibire per stupire. Cosi’, bandita qualsiasi ostentazione, non rinunciamo a presentare una vettura dalle linee armoniose come la Mercedes classe S, oppure un’opera di Chagal De Pero da acquistare. Il personaggio di questo numero è l’Emiro del Qatar. Alla fine di questo viaggio virtuale, si arriva stanchi ed entusiasti in un Albergo di gran lusso, il Palazzo Parigi di Milano, dove si puo’ soggiornare in suites fascinose e degustare le prelibatezze della cucina. Continuiamo a vivere e sognare... 7 Sommario Personaggi L’emiro con il gusto del lusso italiano 11 Gioielli I miei gioielli catturano l’anima preziosa dei sogni 20 Design Il nuovo skyline di Milano 28 Auto MERCEDES-BENZ COUPÉ CLASSE S L’eleganza sportiva 36 Aerei Emirates 44 Top Manager Un Manager Made in Italy 52 Vacanze DOHA: La capitale dell’Emirato del Qatar Hotel Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa Città Amsterdam città dei diamanti Wine & Food Grana Padano millennario 90 70 Wine & Food Brunello di Montalcino un’eccellenza italiana 96 78 Beauty La donna Ristorante Le Cirque 8 112 un formaggio 60 che inventò lo stile il ristorante dei presidenti Arte di ieri Antonio Canova 85 Arte del ‘900 Chagall, Maestro del sogno 117 New Art 102 Orologi Il tempo costruito su misura 109 Il collezionista innamorato delle sue opere 122 Manager & CEO Livio Leardi 124 Curiosità Farfalle nella testa 131 Argument City Amsterdam:city of diamonds 78 Restaurants Le Cirque: the restaurant of presidents 85 Wine & Food Grana Padano: a cheese with a thousand-year history 90 Wine & Food Brunello di Montalcino: italian excellence 96 Beauty The woman who invented style102 Air Emirates Personality The emir with a taste for Italian luxury Design Milan’s new skyline New Car MERCEDES-BENZ S-CLASS COUPE Sporty elegance 109 Art of yesterday Antonio Canova 112 20th - century art Chagall, the dream master 117 11 Top Manager Made-in-Italy Manager Jewelry My jewels capture the precious soul of dreams 44 Watches Time made to measure 52 20 28 36 Holiday DOHA: The capital of the Emirate of Qatar Hotel Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa New art The collector 60 70 in love with his works 122 Manager & CEO Livio Leardi 124 Curiosity Farfalle nella testa 131 9 PUBBLICITA Showroom & Workshop Via Altaguardia 8 – 20135 Milano tel. +39 02 58 314 323 ganciargenterie.com [email protected] L’emiro con il gusto del lusso italiano S alito al trono nel giugno del 2013, Tamin Bin Hamad al-Thani, 33 anni, nato a Doha, è il quarto figlio dello sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani, discendente della potente famiglia che governa il Qatar dal 1915 anno in cui lo sceicco Abdullah vincitore degli Ottomani firmò con la Gran Bretagna l’accordo per governare l’emirato e i primi trattati per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi, che inizieranno dopo il 1940. T amin Bin Hamad al-Thani, 33, ascended to the throne of Qatar in June 2013. Born in Doha, he is the fourth son of Sheik Hamad bin Khalifa al-Thani, a descendant of the powerful family that has governed Qatar since 1915, the year Sheik Abdullah took over from the Ottomans and signed an agreement with Great Britain to rule the emirate and the first treaties for the exploitation of oil reserves, which would begin after 1940. Personality The emir with a taste for Italian luxury 11 Personaggio Laureato a Sandhurst, l’accademia militare dell’esercito britannico, Tamin guida un Paese di oltre due milioni di abitanti su un territorio che è metà della Sardegna, uno stato ricco che oltre al petrolio ha saputo guardare alla finanza internazionali e agli investimenti immobiliari in mezzo mondo, diventando un ponte tra l’Occidente e l’Oriente. In Qatar il 90% della popolazione è straniera, di origine asiatica, ci sono operai venuti da tutto il mondo per costruire il nuovo skyline di Doha, ma anche manager della finanza mondiale, consulenti bancari e della famiglia reale. Molti degli operai che lavorano alla costruzione del nuovo stadio di calcio vengono da fuori. Il calcio è una delle passioni del giovane emiro che ha promosso i Mondiali di calcio che si terranno in Qatar nel 2022, un evento che darà grande visibilità all’emirato. E come se non bastasse, per dimostrare quanto è grande la sua passione, uno degli ultimi investimenti del giovano emiro è l’acquisto della squadra di calcio francese del Paris Saint Germain. 12 A graduate of Sandhurst, the military academy of the British Army, Tamin leads a country of more than two million inhabitants on land that is half the size of Sardinia; a nation that has grown rich not only on oil but on international finance and real estate investments across the globe, and a bridge between West and East. Ninety percent of Qatar’s population is foreign, mostly of Asian origin. Workers have come from around the world to build the new skyline of Doha, along with global finance executives, bank consultants and advisors for the royal family. Many of the workers building the new soccer stadium come from abroad. Soccer is a passion of the young emir, who promoted Qatar for the 2022 World Cup, an event that will bring the country into the limelight. If that weren’t enough to demonstrate how big of a fan he is, Tamin recently bought the French soccer team Paris Saint Germain as one of his latest investments. The al-Thani family is extremely powerful at home and around the world, and constantly invests in new assets. Personality 13 Personaggi 14 La famiglia al-Thani detiene un potere fortissimo nel Paese e in tutto il mondo e continui sono gli investimenti. Possiede l’emittente televisiva Al Jazeera, i magazzini londinesi Harrods, ha partecipazioni nella Borsa di Londra, quote in Volkswagen, sta per acquistare il grattacielo Gherkin a Londra costruito da Norman Foster. Ma è con l’Italia che l’emiro ha un feeling particolare, di cui apprezza il gusto e il fascino delle idee. Ed è uno degli investitori più attivi. Dopo aver fatto incetta di proprietà, yacht, alberghi e residenze in Costa Smeralda, la famiglia al-Thani con il fondo del Qatar ha acquisito il marchio Valentino, ha finanziato la costruzione del grattacielo di Renzo Piano The Shard a Londra, si parla di contatti per rilevare il marchio Missoni. E pochi mesi fa è entrato nel progetto Hines Porta Nuova, le residenze di super lusso nel cuore strategico di Milano, sempre a Milano ha rilevato l’hotel Gallia, in ristrutturazione, mentre a Firenze ha acquisto l’hotel Four Seasons. Tra gli ultimi progetti c’è quello di acquistare un palazzo a Piazza Navona a Roma per aprire un flagship store Valentino. Un marchio che l’emiro apprezza e segue con molta attenzione e cura. It owns the television station Al Jazeera and the London department store Harrods, shares of the London Stock Exchange and Volkswagen, and is about to buy Norman Foster’s “Gherkin” skyscraper in London. But it’s Italy the family finds most intriguing, for the country’s taste and alluring ideas, and it’s one of the country’s most active investors. After scooping up properties, yachts, hotels and residences on Sardinia’s Emerald Coast, the al-Thani family with the country’s sovereign wealth fund QIA has purchased the Valentino brand, financed construction of the Renzo Piano skyscraper The Shard in London, and is reportedly considering a play for Missoni. A few months ago it joined the Hines Porta Nuova project to build ultraluxury apartments in the strategic heart of Milan, where it has also bought the Hotel Gallia, under renovation. In Florence it now owns the Four Seasons Hotel. One of its latest plans is to purchase a building on Piazza Navona in Rome, where it will open a flagship Valentino store, to show off a brand the emir appreciates and whose goings-on he follows with care. Il nuovo volto femminile dell’arte Mentre la famiglia al-Thani investe in giro per il mondo, è la sceicca Al-Mayassa bint Hamad bin Khalifa al-Thani, 31 anni, sorella del giovane emiro ad aver fatto di Doha in pochi anni uno dei luoghi più interessanti e belli per gli appassionati d’arte. The new female face of art While the al-Thani family makes investments around the world, it’s the emir’s 31-year-old sister, Sheikha Al-Mayassa bint Hamad bin Khalifa al-Thani, who in a few short years has turned Doha into a serious attraction for art lovers. Educated at Duke University in the United States and Personality 15 Personaggio Studi alla Duke Univerisity negli Stati Uniti e alla Sorbona di Parigi, la sceicca, presidente del Qatar Museum Authority, è stata nominata lo scorso anno dalla rivista d’arte contemporanea ArtReview: la personalità più influente del mondo in campo artistico. Sotto la sua presidenza sono nati il museo dell’Arte islamica firmato dall’archistar cinese Pei, sul lungomare di Doha, il Museo di Arte araba contemporanea. Non solo palazzi mozzafiato, ma capolavori di tutto il mondo arricchiscono musei e collezioni di Doha. Lo scorso anno sono stati acquistati I giocatori di carte di Cézanne per 250 milioni di dollari che verrà esposto in un museo in fase di realizzazione, undici capolavori di Rothko per 310 milioni di dollari, si è pescato fra tutti i maggiori nomi dell’arte moderna e contemporanea: da Warhol a Lichtenstein, Bacon, Hirst. Non manca all’appello neanche Picasso, il suo Bambino con colomba che il governo britannico aveva tentato, senza successo, di tenere in patria è stato comperato dall’emirato per 50 milioni di sterline. Sempre secondo ArtReview, il Qatar ogni anno spende per l’arte 725 milioni di euro. E si appresta a diventare un nuovo Eden, per la bellezza della natura, la ricchezza degli investimenti e la piacevolezza delle sue costruzioni. 16 at La Sorbonne in Paris, the sheikha is chairwoman of the Qatar Museums Authority and last year was named the art world’s most influential figure by the contemporary art magazine ArtReview. Under her guidance, Qatar has opened the Museum of Islamic Art by Chinese starchitect I.M. Pei, on the Doha seafront, and the Arab Museum of Modern Art. The breathtaking buildings and the international masterpieces they contain put Doha at the forefront of the art scene. Last year Qatar purchased Cézanne’s Card Players for 250 million dollars (the museum where it will be held is under construction) and eleven Rothko masterpieces for 310 million dollars, and it now owns works by all the huge names in modern and contemporary art, from Warhol to Lichtenstein, Bacon to Hirst. Not even Picasso is absent: his Boy with a Dove, which the British government tried unsuccessfully to keep from leaving the country, has been purchased by the Emirate for 50 million pounds. According to ArtReview, Qatar spends 725 million euros on art every year. And it will soon be a modern-day Eden, for its beautiful landscape, generous investments and lovely architectural feats. Personality 17 PUBBLICITA PUBBLICITA Chiara Colombani I miei gioielli catturano l’anima preziosa dei sogni Gioielli My jewels capture the precious soul of dreams 20 F in da piccola aveva due amori: il disegno e la natura. La matita le serviva per fermare il calice di un fiore o la curva di una foglia. L’esperienza di Chiara Colombani, ricercata designer di gioielli di grande bellezza, ha origini lontane e basi granitiche. Studi artistici e poi, una volta scoperta la passione per i gioielli (in fondo fiori, frutta e foglie sembrano le gioie di un mondo di fate), l’ha affinata con la tecnica. Ha studiato all’Accademia di Brera (lei è di Milano) con specializzazione in disegno a mano libera: indispensabile per seguire le evoluzioni di quanto abbiamo intorno a noi, e per lasciare libera la fantasia di correre. E poi la nascita di ogni gioiello importante inizia con uno schizzo, come un abito di haute couture. Poi a Firenze alla Scuola internazionale di metalli preziosi dove ha appreso le tecniche antiche del cesello e dell’incisione, pratiche indispensabili di ogni maestro dell’oreficeria. Antica e moderna. Ecco perché le creazioni di Chiara non si fermano allo schizzo sulla carta, ma sanno tirare fuori l’anima di ogni materiale, di ogni gemma, di ogni metallo. Ciascuno ha prestazioni diverse e solo così broches, pendenti e collier diventano veramente unici. Nella realizzazione di un gioiello solo capendo cosa ci può riservare la materia prima, si arriva a creare forme indimenticabili. “Come quelle dei sogni”, ama ripetere Chiara. “Non c’è miglior ispirazione che dare corpo ai colore e alle forme che vediamo quando chiudiamo gli occhi”. E non c’è soddisfazione più grande per chi indossa un gioiello disegnato dalle sue mani di sapere che ha la leggerezza di una nuvola. S ince she was small she’s had two loves: design and nature. Pencils were for drawing the calyx of a flower or the curve of a leaf. The expertise of Chiara Colombani, designer of striking jewelry, has distant origins and solid foundations. She studied art and after discovering her passion for jewels (truth to tell, flowers, fruit and leaves seem to be the gems of a fairytale world), she enhanced her skills. Chiara studied at the Accademia di Brera (she’s from Milan), specializing in freehand drawing, indispensable for keeping up with the changes in what we have around us and for allowing the imagination free rein. In any case, every important piece of jewelry starts with a sketch, just like a haute couture gown. Chiara went on to the Florence Scuola Internazionale di Metalli Preziosi where she learned the ancient techniques of metal engraving and embossing, essential skills for any master jeweler, ancient or modern. That’s why her creations don’t stop with a sketch on paper, but bring out the soul of every material, every gem and every metal. Each has different features and only through them do brooches, pendants and chokers become truly unique. In making a piece of jewelry, only an understanding of what the raw material conceals allows the creation of memorable designs. “Like those of dreams,” Chiara loves to repeat. “There is no better inspiration than giving form to the color and shapes we see in our mind’s eye.” Nor is there any greater satisfaction for someone wearing an item of jewelry designed by her hands than knowing it has the lightness of a cloud. Jewelry 21 Gioielli Non può mancare nel bagaglio di competenze di ogni orafo la grande sfida con il diamante, se non c’è, non si è capaci di fare gioielli di pura luce. Quindi Chiara per completare la sua formazione, segue un corso di marketing e organizzazione promosso dalla Borsa dei diamanti e consegue un altro diploma sulle Tecniche di design in oreficeria. Un know how così elevato la porta a collaborare con grandi nomi della gioielleria artistica, come Cusi, famoso joallier italiano. Poi nel 2004 la grande svolta, Chiara vince Nature’s Miracle, l’importante concorso internazionale organizzato dalla casa di diamanti De Beers con un pezzo di rara gioielleria: la spilla Nebula. Il cielo non è altro che una Natura ancora più affascinante e misteriosa. La creazione di Chiara è una galassia composta da diamanti rari, neri, bianchi, naturali per 180 carati montati su oro. Nebula è la perfetta riproduzione dell’Universo, recita la motivazione di De Beers, e nelle sue forme avvolgenti ed evocative si respira il perfetto equilibrio del Cosmo. E in questa creazione unica è l’equilibrio perfetto tra fantasia e tecnica, c’è capacità di dare forma ai sogni, attraverso la luce dei diamanti. Trattati come una vera pioggia di stelle che avvia Chiara verso la creazione di pezzi unici per le grandi maison di diamanti come Dtc, Leo Cut, Foevermark. E la collaborazione con la stilista Curiel, che Chiara accompagnerà in passerella con i suoi aerei merletti gioiello. 22 Jewelry The range of skills of any goldsmith must include knowing how to tame a diamond. Lacking that, he or she will be unable to produce jewelry imbued with pure light. Thus Chiara went on to complete her training by enrolling for a marketing and organization course sponsored by the Diamond Exchange and was awarded another diploma in goldsmith design techniques. Such extensive know-how opened the doors to working with leading names in artistic jewelry, including Cusi, the famous Italian jeweler. Chiara’s big breakthrough came in 2004, when her rare jewelry piece – the Nebula brooch – won Nature’s Miracle, the important international competition organized by the diamond company De Beers. The sky is no more than a fascinating and mysterious part of nature and Chiara’s creation is a galaxy composed of rare black, white and natural diamonds for a total of 180 carats, set in gold. Nebula is a perfect reproduction of the Universe, says the De Beers report, and its evocative, contoured shapes express the perfect balance of the cosmos. This unique creation is the perfect balance between imagination and technique, with the ability to give form to dreams through the light of diamonds: a shower of stars that launched Chiara’s career in the creation of unique pieces for the leading diamond houses like DTC, Leo Cut, and Forevermark, as well as partnerships with the designer Curiel, who Chiara would later accompany on the catwalk with her ethereal filigree jewelry. 23 Gioielli 24 Jewelry 25 Gioielli Oggi chiara è il direttore creativo di CC Chimere e nel suo showroom milanese trasforma gli schizzi su carta in pezzi unici, fatti su misura per il suo pubblico, che come lei ama i segreti nascosti della Natura. Rami che diventano cascate di diamanti, corolle di smalto colorato racchiudono gemme preziose e diventano creature di un fantastico e prezioso giardino. 26 Today Chiara is creative director of CC Chimere and in the Milan showrooms she transforms sketches on paper into one-of-a-kind pieces, custom-made for clients who share her love of the hidden secrets of nature. Branches turn into cascading diamonds; colorful enamel corollas embrace precious gems to become creatures in a fantastic garden. PUBBLICITA Design Il nuovo skyline di Milano D 28 A opo il Duomo, La Scala e la Galleria, a Milano ci sarà presto un nuovo asse urbano attorno al quale ruoterà la vita economica e sociale della città: le Residenze di Porta Nuova, uno dei più grandi progetti europei di riqualificazione che coinvolge tre fra i quartieri storici della capitale lombarda: Garibaldi, Varesine e Isola. fter the Cathedral, La Scala and the Galleria, Milan will soon have a new hub for the city's business and social life. The Porta Nuova residences, one of Europe's largest reclamation projects, involve three of Milan's historical neighborhoods: Garibaldi, Varesine and Isola. Il Progetto La centralità: a solo 1 chilometro di distanza dal Duomo sorgeranno 30 nuovi edifici che riporteranno a nuova vita Facts about Porta Nuova Centrally located: just one kilometer from Milan Cathedral, 30 new buildings will breathe new life into a dis- Milan’s new skyline Design un’area dismessa di oltre 290 mila metri quadrati. Nel progetto è compresa la realizzazione dei Giardini di Porta Nuova, un parco di 90 mila metri quadrati che collegheranno in maniera sicura i quartieri circostanti. Il nuovo quartiere del lusso: affiancherà la vivace arteria pedonale Corso Como, con i suoi negozi storici come Corso Como 10 ai quali si uniranno altri nomi famosi del new fashion generation da Renzo Rosso a Replay, da Costume National a Nike. Con la nuova Feltrinelli e Red, il suo bookstore lounge e restaurant, Eataly e il ristorane stellato di Andrea Berton all’interno del complesso Porta Nuova Varesine. I collegamenti: il quartiere sorge sul più importante snodo del Paese per quanto riguarda i trasporti. Due stazioni ferroviarie che collegano Milano a Roma in meno di tre ore e Milano a Parigi in 5 ore; 4 linee metropolitane e una vasta rete di mezzi di superficie. A queste infrastrutture si affianca un’area pedonabile e ciclabile vasta 160 mila metri quadrati, costellata di ponti, piazze e spazi verdi che confluiscono nei Giardini. Un luogo unico per passeggiare, fare jogging, correre all’ombra del Duomo immersi nel verde. Gli architetti: sono numerosi gli studi di fama internazionale o emergenti coinvolti nel progetto, Cesar Pelli, Kpf, Boeri Studio, Cucinella, Arquitectonica, Paolo Caputo, M2P Associati, Antonio Citterio Patricia Viel and partners, Michele De Lucchi, Munoz+Albin, Petra Blaisse, Andreas Kipar Lucien Lagrange, +Arch. used area covering more than 290,000 square meters. The plans include Porta Nuova Gardens, a 90,000 square meter park that will safely connect the surrounding quarters. New luxury district: Porta Nuova will run alongside the lively pedestrian street Corso Como, with its landmark stores like Corso Como 10, to be joined by other famous names from the younger fashion generation: Renzo Rosso, Replay, Costume National, Nike and more. Other highlights are the new Feltrinelli store with Red, its bookstore lounge and restaurant; Eataly; and Andrea Berton's Michelin-starred restaurant inside the Porta Nuova Varesine complex. Getting there: Porta Nuova lies at the crux of Italy's largest transportation hub, with two train stations that connect Milan to Rome in less than three hours and Milan to Paris in five hours, four subway lines and an extensive bus and tram network. The modern infrastructure is complemented by a 160,000 square meter pedestrian and bicycle zone dotted with bridges, piazzas, and green areas that flow harmoniously into the Gardens. This is the place to stroll, jog, or run, surrounded by greenery yet in the shadow of Milan Cathedral. The architects: many studios, both internationally renowned and up-and-coming, are involved in the project: Cesar Pelli, KPF, Boeri Studio, Cucinella, Arquitectonica, Paolo Caputo, M2P Associati, Antonio Citterio Patricia Viel and Partners, Michele De Lucchi, Munoz+Albin, Petra Blaisse, Andreas Kipar Lucien Lagrange, and +Arch. 29 Design 30 I numeri: il cantiere Porta Nuova è uno dei più grandi in Italia, conta per il 10% del fatturato dell’intero settore delle costruzioni in Lombardia. Sono coinvolte 100 aziende produttrici o fornitrici, per l’80% italiane; 10 imprese di costruzione solo italiane; vi lavorano 25 mila addetti e 6 mila maestranze. I lavori sono divisi in tre fasi. La fase 1 Porta Nuova Garibaldi è quasi ultimata, la fase 2 sarà ultimata per l’Expo 2015 e la fase 3, Varesine e Isola sarà finita nel 2014. By the numbers: the Porta Nuova construction site is one of the largest in Italy, accounting for 10% of all construction revenue in Lombardy. It involves 100 manufacturers and suppliers, 80% of them Italian; 10 all-Italian construction firms; a 25,000-person supplier network and 6,000 laborers. The complex is being built in three phases. Phase 1, Porta Nuova Garibaldi, is nearly finished; phase 2 will be ready for Expo 2015; and phase 3, Varesine/ Isola, will be completed in 2014. La Dolce vita abita a Milano Le Residenze di Porta Nuova sono una città nella città, un’isola felice fatta di luce, silenzio, colori e profumi che ha tutti i vantaggi della grande metropoli, ma che permette di scegliere l’abitazione secondo le proprie esigenze e il proprio stile di vita. Gli oltre 400 appartamenti realizzati da sette tra i più famosi e prestigiosi studi di architettura italiani ed internazionali, sono stati concepiti in modo da potersi adattare ai singoli gusti, ma tutti hanno un denominatore comune al centro della realizzazione ci sono le persone che le abitano. Un particolare che le rende diverse dalle realizzazioni standard anche più curate, queste sono case da vivere. E in questo progetto si esprime tutta la creatività italiana. Le metrature vanno dai 70 agli oltre 400 metri quadrati, volumi ampi, terrazzi profondi da arredare e usare come vere stanze, aperture tagliate per vivere il più possibile con la luce del giorno e immersi nel paesaggio, tutelando la riservatezza e la privacy. Nulla è stato lasciato al caso. Volete una villa? E’ possibile trovarla già pronta, senza uscire dalle porte del- The Dolce Vita lives in Milan The Porta Nuova residences are a city within the city: an oasis of light, silence, colors and scents with all the advantages of a large metropolis, but with a solution to fit every lifestyle. The more than 400 apartments (by seven of the most prestigious Italian and international architecture firms) are designed to be easily adapted to individual tastes, but they have one thing in common: they are built for the people who live there. Unlike some of the finest standard constructions, these are homes designed with everyday living in mind. They are also a showcase of Italian creative flair. Sized from 70 to more than 400 square meters, the apartments have spacious dimensions, broad terraces that residents can furnish and use just like rooms, and windows arranged to let in as much sunlight and horizon as possible while respecting the need for privacy. Nothing has been left to chance. Would you like your own singlefamily house? You can have one here, without leaving the city behind. Love Design la città. Amate le altezze dei grattacieli? Non avete che da scegliere tra le torri. Avete nostalgia dell’antica corte lombarda? Eccola ricreata nelle Residenze, con tutti i confort e le tecnologie più innovative. Non mancano gli attici, le penthouse dalle grandi metrature, o gli appartamenti su due e tre piani. A Porta nuova c’è una soluzione per ogni esigenza e anche per ogni gusto. skyscrapers? Just pick your favorite tower. Or how about an old-time residence surrounding a courtyard? Here's a perfect replica, with all modern conveniences and the latest technologies. There are penthouses too, of course, and apartments on two or three floors. Porta Nuova has something for every need and also for every taste. Gli stili Nelle Residenze non ci sono case o abitazioni qualunque. Ciascuna è tagliata e realizzata in modo quasi sartoriale per soddisfare esigenze e gusti molto personali. Per questa ragione sono stati creati degli ambienti con un progetto di base, sul quale chi entra scrive poi le sue scelte personali. Gli stili disponibili sono così ampi e curati che è difficile non trovare quello che più risponde ai nostri sogni o abitudini. Contemporary: il lusso minimalista che però non tralascia nessun particolare. Sobrio e luminoso. Per chi ama le soluzioni leggere, ma mai fredde. Classic: una rilettura in chiave moderna dello stile milanese, tradizione e innovazione che ciascuno completa con i suoi ricordi e le sue scelte personalizzando ogni ambiente. Boutique: caldo e avvolgente, lo stile maison alla francese, dove si respira nei complementi d’arredo l’aria della tradizione, con varianti che vanno al Boston style americano. Gipsy: uno stile giovane, fatto di contaminazioni, dove i ricordi comprati in giro per il mondo diventano parte della vita di ogni giorno. E soprattutto uno stile impegnato che ama l’ambiente e lo rispetta, privile- Concepts You won't find run-of-the-mill homes at Porta Nuova; each one is tailored to its owner's very personal necessities and tastes. What you will find are various basic concepts, serving as prepped canvases where you can paint the environment of your dreams. The available styles are so broad and distinctive that it would be difficult not to find one just right. Contemporary: minimalist luxury that neglects none of the details; luminous and restrained. For those who like their homes to feel breezy but never cold. Classic: a modern take on Milanese style; tradition and innovation to complete with your own keepsakes and personal selections. Boutique: warm and cozy, like a French maison, where the furnishings speak of tradition. Variants include Boston American style. Gypsy: a youthful, ethnic style where souvenirs brought back from around the globe are a part of everyday life. Above all, a socially conscious style that loves and respects the environment, favoring sustainable materials for construction and furnishings. Many apartments are delivered on a 31 Design giando la sostenibilità nei materiali di realizzazione e nell’arredamento. Molti appartamenti vengono forniti con la formula “Turn Key”, chiavi in mano completi di cucina e bagno arredati e funzionanti e cabina armadio allestita. Una scelta tutta italiana. Le residenze di Porta Nuova sono la sintesi perfetta tra la creatività italiana, elevati standard di costruzione, tecnologie avanzate e scelta di materiali ecosostenibili. Una grande attenzione viene prestata alle energie rinnovabili, con l’utilizzo di pannelli fotovoltaici, l’isolamento termico delle abitazioni permette il risparmio energetico e la scelta di materiali biodegradabili non inquinanti che non gravano sull’ambiente. Le costruzioni sono state progettate per entrare nel circolo virtuoso del recupero e del riciclo, ne è un esempio il sofisticato sistema di raccolta dell’acqua piovana che verrà poi utilizzata per l’irrigazione delle zone verdi pubbliche. Grazie a questi interventi eco sostenibili, tutte le residenze hanno ottenuto o stanno per ottenere la certificazione internazionale Leed, Leadership in energy and evironmental design. Dolce Vita Homes: un aiuto nella scelta. La società, che fa capo al gruppo Coima, fondato dalla famiglia Catella nel 1974 insieme a Domo Media, è una realtà imprenditoriale innovativa: è la prima piattaforma italiana specializzata nel coordinamento e sviluppo di residenze di lusso. 32 "turnkey" basis, with installed kitchens, bathroom fixtures and wardrobes ready for use. Italian through and through The Porta Nuova residences are the perfect synthesis of Italian creativity, high construction standards, advanced technologies and eco-sustainable materials. A serious focus on energy conservation and the environment is apparent in the use of solar panels, hightech insulation and non-polluting, biodegradable materials. The buildings are designed to join the virtuous cycle of re-use and recycling, one example being the sophisticated rainwater collection system that will be used to irrigate the public greenery. Thanks to these eco-sustainable measures, all of the residences have achieved or are close to achieving international LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) certification. Dolce Vita Homes: making choices a little less daunting The innovative Dolce Vita Homes is a member of the Coima Group, founded by the Catella family in 1974 together with Domo Media. It is the first Italian platform specialized in the coordination and development of luxury homes. This is one of the exclusive services offered by the ambitious residential project at Porta Nuova: the company works closely with the team of architects and developers, and is available on request to handle all of the customer's needs. With its modular professional Design E’ uno degli esclusivi servizi che offre l’ambizioso progetto abitativo delle Residenze Porta Nuova: la società lavora a stretto contatto con il gruppo di architetti e sviluppatori, e su richiesta è disponibile a seguire tutti le necessità della clientela. è una struttura professionale modulare, può coordinare l’intero ciclo del valore dello sviluppo del progetto residenziale: dal reperire finanziamenti, alle valutazioni di mercato, alla strategia di progetto, all’assistenza alla costruzione, dalle progettazioni e realizzazioni di interior design, fino alla personalizzazione finale degli appartamenti seguendo passo passo le esigenze del cliente. Con un unico obiettivo: scegliere sempre e comunque l’eccellenza italiana. Un esempio sono i quattro stili di finiture che ha sviluppato per le Residenze Porta Nuova: Classic, Conemporary, Boutique e Gipsy, più Essential e Expressive per ambienti di rappresentanza. Dolce Vita Homes collabora con 30 fra le più prestigiose aziende del Made in Italy per quanto riguarda il design che con i loro 5,5 miliardi di fatturato rappresentano il 25% del mercato totale del design italiano. E’ la prima volta che i principali marchi del design italiano hanno unito il loro esclusivo know how, il loro nome e le loro specializzazioni in un’unica piattaforma per metterli a disposizione del cliente e fornire una consulenza a 360 gradi che garantisca altissimi standard qualitativi e prodotti di lusso. Ed è su questa idea originale e vincente che Dolce Vita Homes ha costruito la sua formula innovativa ed esclusiva. structure, Dolce Vita Homes can coordinate the entire value chain of residential development: from financing to market appraisals, design strategy, construction support and interior design, down to the final step-by-step customization of apartments according to the customer's detailed instruc- tions. With a single ultimate goal: to opt for Italian excellence every time. A perfect example are the four finishing styles it has developed for Porta Nuova residences: Classic, Contemporary, Boutique and Gypsy, plus Essential and Expressive for state rooms. Dolce Vita Homes works with 30 of the finest Italian design studios, whose €5.5 billion in revenue makes up 25% of the design market in Italy. This is the first time Italy's top design brands have joined their expertise, names and specializations into a single platform to serve their customers and provide a 360° consulting service that ensures top-rate quality and luxury products. An idea so unique that it has become an exclusive and compelling formula for Dolce Vita Homes. 33 1SFTFOUFB.JMBOPDPODMVCFMFBEFSOFMMBEJõVTJPOFEJTUJMJEJWJUBTBOJMhPCJFUUJWPEJ(FU'*5ÒRVFMMPEJ USBTNFUUFSFJMMFHBNFTJOFSHJDPUSBCFOFTTFSFBUUJWJUËmTJDBFCVPOVNPSFJMUVUUPNBEFJO*UBMZ $PSTJTBMFmUOFTTQJTDJOBUIFSNBSJVNBUUJWJUËBMMBQFSUPCVPOVNPSFFNPMUPBMUSP 4JOPOJNPEJFDDFMMFO[BPõSFJMNFHMJPEFMQFSTPOBMFEFHMJBNCJFOUJFEFMMFBUUSF[[BUVSF BTVQQPSUPEFMCFOFTTFSFDPOTBQFWPMFw 7JFOJBUSPWBSDJQFSDSFBSFMBTPMV[JPOFQJáBEBUUBBMMFUVFFTJHFO[F 1FSDVSJPTJUËJOEJSJ[[PEFJDMVCFPSBSJEJBQFSUVSBXXXHFUmUJU Auto di Oggi 36 MERCEDES-BENZ COUPÉ CLASSE S New Car L’eleganza sportiva di Sergio Puttini P restazioni sportive con una linea elegante ed aerodinamica caratterizzano la versione Coupé Classe S della Mercedes-Benz. La Casa di Stoccarda, in questo prestigioso modello, ha riunito e fuso con un design di alta gamma le doti di sportività e di confort che esaltano il piacere della guida. Lo stile d’avanguardia e le forme aggressive dove si riscontrano, in chiave moderna, degli evidenti richiami alle tradizioni del marchio della stella a tre punte, trasmettono, già al primo sguardo sensazioni di dinamismo in tutta sicurezza grazie alla tecnologia più avanzata. Il frontale dalla forma aggressiva è dominato dalla calandra trapezoidale, a sviluppo orizzontale, dove al centro campeggia la stella, racchiusa in una cornice circolare, collegata ai lati da barrette che fanno immaginare le ali di un aereo. Il tratto nervoso della parte anteriore è evidenziato dalla forma dei gruppi ottici, dal disegno del paraurti integrato nella carrozzeria sul quale si appoggia la calandra e dalla sottostante presa d’aria. Il coperchio del vano motore si presenta con la sua superficie piatta e uniforme leggermente rialzato, nei confronti dei parafanghi con i passaruota ben pronunciati. La parte centrale del cofano, che con il suo percorso arriva dalla calandra al parabrezza, presenta modanature parallele con sottostante, al centro, il marchio R acy handling and a classy, aerodynamic line are the defining features of the Mercedes-Benz SClass Coupe. In this prestigious model, the Stuttgart automaker has combined high-end design with the snazzy performance and assured comforts that enhance the driving experience. Even at a glance, the avant-garde style and aggressive shapes that put a modern touch on the obvious references to the Mercedes-Benz tradition make the car appear fast yet safe thanks to the latest technologies. From the front, the bold contour is dominated by the long trapezoidal radiator grille, at its center the three-pointed star in a circular mount, extending out to the sides via thin bars resembling the wings of a plane. The muscular look of the front is emphasized by the shape of the headlights, the intergrated fender where the grille sits, and the air vent below. The hood is flat and uniform, slightly raised, contrasting with the aprons and their pronounced wheel arch. It stretches from radiator grille to windshield and features parallel moldings, the circular logo centered just in front; these textures seem to almost disappear so as not to interfere with the polished surface. The steep slant of the generously sized windshield enhances the aerodynamic silhouette. The roof curves seam37 Auto di Oggi circolare; questi rilievi sembrano quasi svanire per lasciare spazio e non interferire con la superficie levigata. La forte inclinazione del parabrezza, di generose dimensioni, esaltano lo slancio aerodinamico. Il padiglione si fonde con il suo andamento ad arco con l’ampio lunotto e il vano portabagagli. La parte posteriore a linee tondeggiante, con gruppi ottici a sviluppo orizzontale è sobria ma sottolinea ugualmente l’essenza sportiva nel disegno dei terminali degli scarichi. Le fiancate con la linea di cintura praticamente orizzontale e le modanature, le quali prendono l’avio dopo il passaruota, evidenziano il dinamismo del design. Le fiancate sono inoltre caratterizzate dalla forma ellittica della finestratura del padiglione. Per quanto riguarda, invece il suo aspetto complessivo, l’andamento orizzontale della linea di cintura favorisce una straordinaria soluzione aerodinamica e un’armonica fusione con la parte posteriore; le sue dimensioni importanti da vettura “di rappresentanza” con l’alternanza di superfici concave e convesse, lungo i lati, imprimono slancio e vigore tipico dell’ambizione sportiva della nuova Coupé Classe S. L’abitacolo interpreta, sempre con eleganza, lo spirito più autentico della sportività unito al massimo confort; i sedili abbinano l’abitabilità a ergonomia e la sicurezza alla sportività. Il volante è a tre razze mentre la plancia è composta da strumentazione di forma circolare. La Mercedes-Benz Classe S Coupé è un’auto da sogno con una filosofia formale entusiasmante che dimostra il concetto di un design superiore con stile, sportività raffinata ed esclusività degli allestimenti. 38 New Car lessly into the ample rear window and trunk. With its curving lines and horizontal tail lights, the back view is understated while echoing the car’s sporty nature in the shape of its rear exhausts. The sides, with a practically horizontal beltline and moldings stretching back from the wheel arch, highlight the dynamic design. The side view also features an elliptical line around the windows. As for its overall look, the horizontal lay of the beltline provides an aerodynamic flow and a harmonious segue into the rear; the S-Class Coupe is large and “official” looking, with alternating concave and convex surfaces along the sides giving it the momentum and vigor befitting its sporty vocation. The interiors, never lacking in elegance, interpret the most authentic spirit of sporty comfort: seats that combine spaciousness with ergonomics and energy with safety; a threespoke steering wheel and a dashboard with circular instrumentation. The Mercedes-Benz S-Class Coupe is a dream car with an exciting philosophy, demonstrating the concept of superior design with style, a sporty yet sophisticated look and exclusive fittings. Not to disappoint the most discerning sports car enthusiasts, there is also an AMG version. With the new S63 AMG Coupe, Mercedes-AMG has expanded its line with an irresistible new car for the luxury market; the design of this high-performance coupe is simply beguiling. The car’s muscle and limpid sensuality express inventive efficiency and superior handling. To conclude, let’s move on to the engine specs currently available, al39 Auto di Oggi Rimanendo nel tema di soddisfare ai massimi livelli i desideri degli automobilisti più esigenti è prevista una versione sportiva AMG. Con la nuova S 63 AMG Coupé Mercedes-AMG arricchisce la propria gamma con una nuova vettura irresistibile nel segmento delle auto di lusso: il design di questa coupé ad alte prestazioni vanta, infatti, una linea assolutamente affascinante. Il carattere dominante e la limpida sensualità della vettura esprimono una presenza di efficienza innovativa e una sportività superiore. Veniamo ora, per concludere questa presentazione, alla motorizzazione attualmente disponibile che consente, anche in questo caso, di soddisfare la personalità dell’acquirente. La nuova Mercedes-Benz Classe S Coupé è equipaggiata da un motore V8 biturbo da 4663 cc in grado di erogare una potenza di 335 kW (455 CV); mentre la versione AMG da un V8 biturbo da 5,5 litri che eroga una potenza di 400 kW (585 CV). La Mercedes-Benz Classe S Coupé è, come già detto, uno tra i migliori esempi di lussuosa eleganza abbinata alla sportività e sicurezza, secondo i più moderni concetti. lowing buyers to satisfy their tastes and personality. The new Mercedes-Benz S-Class Coupe is equipped with a 4,663 cc twin-turbocharged V8 producing 335 kW (455 horsepower), while the AMG version has a 5.5 liter twin-turbocharged V8 emitting 400 kW (585 hp). Once again, the Mercedes-Benz S-Class Coupe is one of the finest examples of luxurious elegance married to sporty handling and safety, in keeping with the most up-to-date concepts. 40 New Car 41 Auto d’Epoca PERFUMER’S LIBRARY A unique collection of fragrances, exquisitely crafted by Perfumer, Lyn Harris. PUBBLICITA 42 Vintage Car PUBBLICITA 43 Emirates Aerei Valutato il brand piu’ prestigioso tra le Compagnie aeree di tutto il mondo 44 Air E miraters, un “connettore globale” di persone e luoghi, è stato votato come linea aerea più prestigiosa per il terzo anno consecutivo, secondo quanto riportato dalla classifica di Brand Finance Global 500 per il 2014 pubblicata questa settimana. Il brand della Compagnia aerea, ora al 234esimo posto della classifica, è anche il più prestigioso del Medio Oriente per il quarto anno consecutivo, ed è attualmente valutato 5,48 miliardi di dollari, pari ad un aumento del 34% rispetto al valore del 2013. 45 Aerei Un brand forte è un importante strumento per differenziare il business, ed è per questo che Emirates ha continuamente investito sul suo brand nel corso degli anni. Siamo estremamente soddisfatti che l’appeal del nostro brand sia aumentato e che Emirates abbia mantenuto la prima posizione, poiché questo riflette il successo nel coinvolgimento dei nostri clienti, rimanendo rilevantiper loro in un contesto di rapidi cambiamenti e sempre più competitivo. Emirates fa volare piu’ passeggeri su distanze più lunghe di qualsiasi altro competitor, ed è il termine di paragone per altre compagnie. In qualità di impiegati del brand più prestigioso del Medio Oriente, i membri dello staff di Emirates sono ambasciatori in tutto il mondo, costruendo ponti e buone relazioni tra culture diverse grazie al loro servizio impeccabile. La “brand platform” di Emirates “ Hello Tomorrow” collega le persone e le culture creando esperienze importanti e significative che stanno plasmando il nostro mondo. Si tratta di una parte intrinseca delle aspirazioni della Compagnia per evolvere in un brand lifestyle globale, in grado non solo di offrire un modo per collegare le persone da un punto all’altro, ma che cerca anche di essere un catalizzatore per unire le speranze delle persone, i loro sogni e le loro aspirazioni. L’audience globale di Emirates ha a disposizione diversi mezzi e piattaforme per relazionarsi con la Compagnia, come le famose sponsorship della FIFA World Cup e della Formula Uno. Emirates ha ricevuto il 43esimo e il 44esimo A380 della sua flotta, grazie ad una doppia consegna avvenuta nella struttura Finkenwerder di Airbus ad Amburgo, in Germania. I clienti amano l’A380 per la quiete delle loro cabine e lo spazioso ponte principale, ma anche per la lunge di bordo e le shower spa nelle cabine premium.Si tratta di un velivolo eccezionale, che è equipaggiato con i migliori comfort. Dal punto di vista di chi lo progetta, l’A380 è anche uno dei velivoli più efficienti. Offre una certa flessibilità nella gamma e inoltre aiuta ad incontrare la domanda degli aeroporti, vincolata dagli slot. 46 Air 47 Aerei Continui miglioramenti sono stati apportati all’A380, sia da costruttori che da Emirates, in termini di prodotti di bordo. Ad esempio, gli ultimi A380 sono stati dotati di schermi ad alta definizioneLCD ancora più grandi, per arricchire ulteriormente l’esperienza di intrattenimento in volo. Sono stati introdotti nuovi tablet touch screen che permettono ai passeggeri di controllare tutte le funzioni di sicurezza e le selezioni di film con un colpo solo. Piccoli dettagli, ma che contribuiscono a costruire una grande esperienza di volo. Emirates ha la più grande flotta al mondo di A380, e un velivolo su tre che oggi solca i cieli fa parte della flotta Emirates. Emirates è stata la prima compagnia ad aver ordinato questo velivolo nel 2000, e ne ha ordinati altri 50 al Dubai Air Show di Novembre. Nel 2013, Emirates ha ricevuto 13 A380 e si aspetta di riceverne altri 13 nel 2014. La compagnia aerea ha un ordine per 96 ulteriori velivoli, per un valore di circa 43 miliardi di dollari, 71 dei quali dovrebbero essere consegnati nei prossimi 5 anni, prima della fine del 2018. Dal suo hub di Dubai, dotato di un terminal dedicato all’A380, Emirates vola in tutto il mondo, raggiungendo 24 destinazioni, da Los Angeles ad Auckland. Emirates opera attualmente il volo diretto più lungo al mondo con l’A380 ( 13.414 km ), con il collegamento giornaliero tra Dubai e Los Angeles. 48 Air 49 Elicotteri PUBBLICITA Helicopters PUBBLICITA Top Manager 52 Top Manager Un Manager Made in Italy M assimo Doris, 48 anni, da sei anni amministratore delegato di Banca Mediolanum, la sua carriera l’ha cominciata dal basso. Perché così si usava fare nelle buone famiglie di una volta e perché questa è la strada giusta per avere una solida esperienza che nessun master ti può dare. Laurea in Scienze politiche all’Università Statale di Milano, la gavetta nel gruppo di famiglia, poi Londra per lavorare nelle migliori banche d’affari della City. Diventato promotore finanziario scala tutti i gradini dell’azienda di famiglia in Italia e all’estero. Nel 2005 si trasferisce in Spagna nella banca del gruppo Mediolanum. Qui la sua esperienza manageriale si completa ed è pronto per tornare in patria ai vertici del gruppo Mediolanum. Senza rinunciare ai suoi hobby moto e auto e, per merito dell’amico Giorgio Grimoldi, erede del prestigioso marchio milanese di gioielleria d’alto livello, di entrare in un campo diverso dalla finanza: gli orologi d’autore. M assimo Doris, 48, has been CEO of Banca Mediolanum for six years but his career began on the bottom rung. Which is how it used to be with the good families of yesteryear, because this is the right way to gain the solid experience that no master’s degree can give you. After graduating in political science at Milan University, Doris cut his teeth in the family group, then went to London to work in the City’s top investment banks. As a financial advisor he worked his way up the steps of the family business in Italy and abroad. In 2005 he moved to Spain, to the Mediolanum group bank and here his managerial training was completed, so he was ready to return home and take his place at the helm of the Mediolanum group. Without forsaking his bike and car hobbies, and thanks to his friend Giorgio Grimoldi, heir to the Milanese fine jewelry brand, he has ventured into a field quite different from finance: luxury watches. Made-in-Italy Watches 53 Top Manager 54 Lei è entrato in società con Giorgio Grimoldi per il marchio Vabene, gli orologi sono la sua nuova passione? A dire il vero non sono mai stato un appassionato di orologi, ma conosco Giorgio Grimoldi e i suoi figli da sempre. E’ stato lui a farmi innamorare delle sue creazioni. Compravo solo i suoi modelli, mi piacciono per il design e soprattutto per la comodità nell’indossarli. Poi Giorgio mi ha proposto di entrare in società con lui per sviluppare la linea Vabene. Sostiene che noi italiani siamo il massimo dell’eccellenza nella moda e nel design ma nella produzione di orologi non siamo nessuno. Tutti i marchi noti sono stranieri. You formed a partnership with Giorgio Grimoldi for the Vabene brand. Are watches your new passion? To be honest I’ve never been a fan of watches, but I’ve known Giorgio Grimoldi and his children forever. He was the one who made me fall in love with his creations. I only bought his models; I like the design and, above all, how comfortable they are to wear. Then Giorgio suggested going into partnership with him to develop the Vabene line. He says that we Italians produce the utmost excellence in fashion and design but we are hopeless in the timepiece sector. The famous brands are all foreign. Da dove viene il nome? Vabene è un intercalare che usiamo moltissimo, perciò è stata una scelta naturale, non abbiamo neanche avuto bisogno di fare uno studio di marketing. Ci serviva un nome d’impatto e facile da ricordare. Where does the name come from? “Vabene” is an expression we use a lot in Italian, so it was a natural choice. We didn’t even need market research. We needed a name with impact that was easy to remember. E in quale segmento vi posizionate? L’idea è quella di fare orologi alla portata di tutti ma con qualcosa in più, che ci facesse riconoscere al primo sguardo. E in questo la creatività di Grimoldi non ha paragoni. Which segment are you targeting? The idea is to make affordable watches but with something extra, that would make us recognizable at first glance. In that respect Grimoldi is unbeatable. Quale fascia di prezzo hanno? Vanno dai 70 euro dei flash ai 1000 euro più o meno, diciamo che la media è sui 250 euro. And the price range? From 70 euros for the flash models to around 1,000. I’d say our average price is about 250 euros. Dove acquistate i meccanismi? I movimenti sono Citizen, svizzeri, quindi super collaudati. Tutti i modelli sono al quarzo tranne alcuni automatici. Where do you buy the movements? We use Citizen but from Switzerland, so they’re super tested. All models are quartz except for a few automatics. Pensate anche di fare modelli di alta gamma? Sì, alla fiera di Basilea abbiamo già fatto un modello su misura per un cliente nigeriano, lo abbiamo venduto a 120.000 euro. L’idea è di fare delle limited edition, che abbiano il pregio dell’esclusività. Che diventino pezzi da collezione. Are you considering high-end models too? Yes, at Basel World we made a bespoke watch for a Nigerian customer, which sold for 120,000 euros. The idea was to make limited editions, which vaunt exclusivity and become collectibles. Come riesce a conciliare Vabene con i suoi numerosi incarichi? Ho detto subito a Giorgio che mi piaceva moltissimo il suo progetto, ma non avrei avuto il tempo per seguirlo. Sarei entrato a una sola condizione: se anche mia moglie How do you reconcile Vabene with all your other tasks? I told Giorgio immediately that I liked his project enormously but I wouldn’t have time to get involved. I joined on one condition: that my wife wanted to share the expe- Top Manager 55 Top Manager 56 Top Manager avesse voluto condividere l’esperienza. Lei ha un curriculum altissimo: laureata con il massimo della lode in economia aziendale, master in business administration a Londra e sempre lì un incarico importante in una banca d’affari. Ha lasciato tutto questo quando ci siamo sposati per insegnare alla Bocconi. Lei aveva le competenze giuste. Ha accettato e ora è presidente di Vabene e io posso seguire da vicino l’attività, mi informa su tutto. La sua giornata tipo? Mi sveglio alle 7.20, tre volte alla settimana alle 6.40 per fare ginnastica. Poi sveglio i bambini e facciamo colazione insieme. Cerco di conciliare tutto, lavoro, famiglia e forma fisica. Ecco, per esempio torno a casa a pranzo con mia moglie, verso le 13, per fortuna sono vicino, abito a Milano3. Poi di nuovo in ufficio fino alle 20, cerco di evitare cene di lavoro per stare con la famiglia. Anche i weekend sono sacri, a Courmayeur d’inverno e in primavera e qualche volta a Nizza dove abbiamo una casa. Si parte, certo quando posso, al venerdì sera e si rientra la domenica sera. D’estate la famiglia si trasferisce a Nizza e io faccio il pendolare. Sport preferiti? Mi piace lo sci e la bicicletta e li pratico anche con discreto successo. Ha qualche hobby? Auto e moto. Ho una Ducati Monster, una Ducati Multistrada e una Harley Davidson. Ho avuto una Porsche s4, guido una Bmw3 e tra poco mi arriva la nuova Maserati. Ma ho una passione per le auto d’epoca, mi piacciono soprattutto le primissime Porsche 911 degli anni Settanta e le Jaguar coupé. Ha mai pensato di correre la Mille Miglia? Beh di certo non mi dispiacerebbe! Per lei cosa conta di più in azienda Il rapporto umano con i collaboratori, con quelli più stretti ci diamo del tu. Certo sul lavoro è indispensabile una forma di rispetto reciproco, ma sono convinto che conoscere e ascoltare chi lavora con te e per te sia il miglior strumento per creare un’ottima squadra aziendale. rience. She has a great curriculum, an honors graduate in business administration, London MA in business administration and a key role there in a merchant bank. She left all this to teach at Bocconi when we got married. She had the right skills and she said yes. She’s now president of Vabene and I can keep an eye on the business, as she tells me everything. What’s a typical day for you? I get up at 7:20, or three times a week at 6:40 to exercise. Then I wake up the children and we have breakfast together. I try to make it all come together: work, family and fitness. For example, I come home to have lunch with my wife, at about one; luckily I’m close by as I live in Milano3. Then I go back in the office until eight and I try to avoid business dinners to be with my family. Weekends are sacred too. Courmayeur in winter and spring, and sometimes Nice where we have a home. We set off – when I can of course – on Friday evening and come back on Sunday evening. In the summer, the family moves to Nice and I commute. Favorite sports? I like skiing and cycling, and I’m actually pretty good. Do you have any hobbies? Cars and motorbikes. I have a Ducati Monster, Ducati Multistrada and a Harley Davidson. I had a Porsche s4, I drive a BMW3 and I’ve ordered the new Maserati. But I have a passion for vintage cars, especially the very first Porsche 911s from the 1970s, and Jaguar Coupés. Have you ever thought of racing in the Mille Miglia? Well, I certainly wouldn’t say no! What matters most in the company? The human relationship with co-workers. I’m on a first-name basis with those closest to me. Certainly some form of mutual respect is crucial at work, but I’m convinced that knowing and listening to those who work with you and for you is the best tool for creating an excellent corporate team. 57 BYBLOS MILANO | INFO +39 342 1294290 THURSDAY | FRIDAY | SATURDAY | SUNDAY Vacanze 60 DOHA: La capitale dell’Emirato del Qatar Holidays Doha non è soltanto una città: è un desiderio, un’idea, forse anche una necessità. La capitale dellEmirato del Qatar, piccola penisola confinante con l’Arabia Saudita che si getta nel Golfo della Persia, è la città del futuro. Con passo lento ma costante sta prendendo il posto della vicina Dubai, conla quale concorre apertamente, e di Beijing, imponendosi come nuova Mecca degli investitori, nonostante sorga in una delle aree meno ospitali del pianeta. Come tutte le economie giovani ( il Qatar si è reso indipendente soltanto nel 1971 ) e grazie al grande patrimonio derivato dal petrolio e gas naturale, Doha è l’epicentro di un autentico boom economico. L’assegnazione dei Mondiali di calcio Fifa 2022 è soltanto il coronamento del sogno di questo piccolo ma ricchissimo emirato, e al tempo stesso un formidabile propellente per gli investimenti. I grattacieli sorgono a ritmo impressionante, le sedi delle più grandi società del mondo si trasferiscono qui, agevolate da un regime fiscale mite e favorevole. Fondi di investimento e banche trovano, in questo momento di crisi globale, nuovo ossigeno e opportunità d’investimento. Architetti e ingegneri sperimentano qui nuove ed innovative soluzioni edilizie, come le Alfardan Towers a cui ha collaborato lo studio italiano Peia Associati, o come la Tornado Tower and the Palm, o ancora le City Centre Hotel Towers, dello studio americano Hok. Se Dubai è famosa per la Palma, la penisola artificiale strappata al mare, a Doha non sono da meno: “ la Perla del Golfo” è un’isola artificiale di quattro milioni di metri quadri che ospita hotel di lusso, residences e numerosi distretti a tema- Porto Arabia ,Viva Bahriyah, Costa Malaz, Isola Dana, The Quartiers, La Plage Villas, Bhari Villas, The Grand Cruz- oltre a quattro porti ai quali sarà possibile ormeggiare 700 barche. Superano i 60.000 metri quadrati gli spazi commerciali per marchi di lusso, come Montegrappa che a Doha ha aperto in ottobre la propia filiale. Doha is not only a city: it is a desire, an idea, perhaps even a necessity. The capital of the Emirate of Qatar, a small peninsula bordering Saudi Arabia, which flows into the Persian Gulf, is the city of the future: with a slow butsteady pace, it’s taking place nearby Dubai’s place, with which it openly competes, and with Beijing establishing itself as the new Mecca for investors, despite it rises in one of the most inhospitable areas of the planet. Like all young economies ( Qatar became independent only in 1971 ) and thanks to the great heritage which derived from oil and natural gas, Doha is the epicenter of a real economic boom. The assignment of 2022 Fifa World Cup is only the culmination of the dream of this small but wealthy emirate,and at the same time a powerful propellantfor investments. The skyscrapers rise at an impressive pace, the headquarters of the largest companies in the world move here since they are facilitated by amild and favora ble tax regime, investment funds and banks are, in this time of global crisis, new oxygen and investment opportunities. Architects and engineers here experience new and innovative building solutions, such as the Alfardan Towers for whom Italian Studio Peia Associati has collaborated, or as Tornado Tower and the Palm, or City Centre Towers, by American Studio Hok. If Dubai is famous for Palm, the artificial peninsula reclaimed from the sea, in Doha, “ the Pearl of the Gulf “, an artificial island of four million square meters welcoming luxury hotels, residences and many districts theme is no less- Porto Arabia, Viva Bahriyah, Costa Malaz, Isola Dana, The Quartiers, La Plage Villas, Bharata Villas, The Grand Cruz- as well as four ports where you can moor 700 boats and over 60.000 meters of commercial space for luxury brands such as Montegrappa, which opened it is branch in Doha in October. DOHA: The capital of the Emirate of Qatar 61 Vacanze Non è un caso, infatti, che marchi prestigiosi siano presenti a Doha: Ferrari, Bugatti, Lamborghini, Rolls Royce espongono fra la “ Perla” e il Four Seasons come Bentley, aprono qui il proprio showroom. Il Qatar International Exhibition Centre, con i suoi 82.000 mq di spazio espositivo, è un altro polo del lusso in forte sviluppo. Uno dei simboli di Doha è senz’altro il Museo di Arte Islamica, opera dell’ultranovantenne architetto cinese Ieoh Ming Pei, dove sono conservate numerose mirabilia, comeil più grande tappeto indiano e una straordinaria collezione di gioielli Moghul. Ma è la struttura intera del Museo a stupire: il corpo chiaro e regolare sembra galleggiare leggero sull’acqua come un piccolo Taj Mahal. All’interno, metallo e vetro si inseguono in morbide rampe di scale, mentre pavimenti e pareti in porfido francese e legno brasiliano (lavorati in Cina) fondono atmosfere orientali con le necessità moderne. Il lusso è ostinatamente esibito. Tutto è nuovo, accurato, vitale, ma soprattutto attrattivo di forte attrazione. La popolazione residente a Doha supera di poco i 300.000 abitanti, si dice che gli stranieri siano poco meno del doppio dei locali. Naturalmente parliamo di stranieri che esportano la propia esperienza e le eccellenze raggiunte nei campi più disparati, incrementando il proprio benessere e quello del piccolo emirato. Come Giorgio Armani, che ha aperto il suo Armani Cafè nella Perla, dove si serve cibo italiano nel consueto mood minimal che caratterizza la catena. 62 Holidays As a matter of fact, it is no coincidence that the best brands seek spaces in Doha: Ferrari, Bugatti, Lamborghini, Rolls Royce exhibit between the “Pearl” and the Four Seasons, or, as Bentley open its showrooms. The Qatar International Exhibition Centre, with its 82.000 square meters of exhibition space, is another fast-growing luxury pole. One of the symbols of Doha is undoubtedly the Museum of Islamic Art, by ultra ninety-year old Chinese architect Ieoh Ming Pei, which houses many wonders as the greatest Indian carpet and a unique collection of Mughal Jewels, but the entire structure surprises: the bright and regular body seems to floatslightly on the water like a small Taj Mahal. Inside, metal and glass chase themselves along soft flights stairs while floors and walls in porphyry French and Brazilian wood processed in China blend Oriental atmospheres with modern needs. Luxury is willfully performed, everything is new, accurate, vital, but especially attractive. The population residing in Doha counts a little bit more than 300.000 inhabitants: it is said that foreigners are less than twice the premises. Of course we are speaking about foreigners who export their expertise and excellence achieved in the most desperate fields increasing their wellbeing and that of the small emirate. Like Giorgio Armani, who opened his Armani cafè on the Pearl, serving Italian food in the usual minimal mood that characterizes the chain. 63 Vacanza Pensare che Doha sia soltanto un miraggio nel deserto che la circonda e come tale sia presto o tardi destinata a svanire, è fuorviante. Lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione scientifica e tecnologica, di cui l’influente Qatar Foundation è lo sponsor principale, sembrano non conoscere limiti. Le università, i centri di ricerca e i poli educativi ( fra i quali spicca uno staordinario numero di gallerie d’arte e musei come il Mathaf, Arab Museum of Modern Art) prosperano accanto ad eventi e manifestazioni culturali come il Gulf Jazz Festival. Senza dimenticare che la Cittadella dello Sport si prepara al primo mondiale di calcio del prossimo decennio. Doha è abbastanza piccola da poter essere visitata in pochi giorni, e chi volesse godere di atmosfere mediorientali poco contaminate non deve lasciarsi sfuggire il Waqif souk, vecchio mercato oggi ristrutturato che accoglie residenze di lusso e antiche botteghe di stoffe trasformate in gioiellerie e boutique di alta moda. Tutto ciò che è lusso e tempo libero trova in Doha la sua collocazione ideale, e sarà così almeno per i prossimi anni. Lusso non solo come bene accessorio ma come fondamento di un’economia, di un modo di vivere e pensare. Il lusso ha qui una doppia funzione: è già un pretesto per investire, sia un modo per incentivare nuovi investimenti attirando persone e consumatori. Doha è anche la patria dell’Affordable Luxury, il lusso a buon mercato che si acquista in strutture come il Villaggio Mall, d’ispirazione italiana. Qui i maggiori brand inglesi, tedeschi e italiani dagli accessori ai gioielli e fino ai divertimenti sono riuniti in un ambiente ricco di musica e suggestioni. 64 Holidays But if we think that Doha is just a mirage in the desrt that surrounds it, and as such it is sooner or later destined to disappear, it is misleading. The development of research and scientific and technological innovation, including the influential Qatar Foundation is the main sponsor, they seem not to have any limits. Universities, research centers and educational centers ( among which a great number of galleries and museum such as the Mathaf, Arab Museum of Modern Art ) thriving alongside cultural events such as the Gulf Jazz Festival, and even sporting events at Cittadella dello Sport, which is preparing itself for first World Cup in the next decade. Doha is small enough to be visited in a few days, and those who want to enjoy Middle Eastern little contaminated atmospheres should not let the Waqif Souk escape, nowadays renovated old market that welcomes luxury homes and antique cloth shops transformed into jewelry and high fashion boutiques. Everything which is luxury and leisure time considers Doha its ideal capital, at least for the next years. Luxury not only as an accessory good but as the foundation of an economy,of a way of thinking and living. Here luxury has a double function: it is an opportunity to invest, and a way to encourage new investments by attracting people and consumers. Doha is also the home of Affordable Luxury, cheap luxury that can be found in structures suc as the Village Mall, an Italian- inspired one, where the major British, German and Italian brands, ranging from jewelry to accessories to amusement gather up in an environment rich in Italy’s music and charm. 65 Vacanze 66 Holidays 67 Vacanze A Doha si trova anche la sede di Al-Jazeera, il più importante network televisivo del mondo arabo, divenuto col tempo uno dei più influenti al mondo. Certo, gli amanti dei luoghi ricchi di storia e di fascino potrebbero storcere il naso di fronte a questo benessere uniforme sorto nello spazio di un decennio, dallo charme improvvisato e forse anche discutibile. In fondo, Doha si propone come semplice aggregatore, un pout-pourri di cose preziose sopra le righe, eccessi che quasi assalgono il visitatore. Dobbiamo però concedere del tempo a questa vivacissima città. Tempo per crescere, per conoscersi, per correggersi ed ammirarsi. Al momento, affascina per ciò che è: il nuovo miracolo mediorientale. E chissà che non ci stupisca ancora. 68 Doha is also the home of Al-Jazeera, the largest television network of the Arab world which has become one of the world’s most influential ones. Of course, those who love places rich in history and charme could turn up their noses at this uniform wellbeing built in the space of a decade, characterized by an improvised charme and perhaps also questionable: after all. Doha proposes itself as a simple aggregator, a pout-pourri of valuable things over the top, excesses that leap upon the visitor. But we must give time to this lively city, time to grow, to becaqme popular, to correct and admire itself. At the moment, we can admire it as it is: the new Middle Eastern miracle. And who knows if it will continue to surprise us. Sicis Jewels Milan · Via della Spiga 9, Milan 20121 · www.sicisjewels.com · [email protected] Sicis Jewels Paris · Rue François 1er, 41 · Paris 75008 · Ph: +33 0149528989 Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa Hotel Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa arricchisce Milano con una felice intuizione: offrire alla città esperienze inedite in un luogo al tempo stesso classico e spettacolare. Fortemente voluto dall’architetto Paola Giambelli – dell’omonimo impero immobiliare – Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa sceglie uno strategico indirizzo nel cuore di Brera a 400 metri da Via Montenapoleone, nello storico quartiere degli artisti dove è forte il connubio tra autentica personalità meneghina e apertura a ispirazioni cosmopolite. La sobria eleganza di un’ex dimora patrizia milanese è stata valorizzata e ripensata dall’architetto, che ha qui ricavato volumi importanti davvero unici per la città, così come rari e preziosi sono la luce naturale, che filtra generosa in tutti gli ambienti; il giardino privato con piante secolari; gli ampi terrazzi con vista a tutto campo sui tetti e sulle corti più segrete di Milano. L’imponenza geometrica della struttura trova l’eco adeguata nei suoi spazi interni. Qui Pierre-Yves Rochon – deus ex machina dell’interior design di alcuni dei più sofisticati alberghi al mondo – ha reso omaggio al sogno dell’architetto Giambelli coniugando i due stili, Milanese e Parigino, che caratterizzano il décor delle 65 camere, delle 33 suite e degli ambienti comuni. La generosità degli spazi rende Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa l’indirizzo d’elezione per discrete riunioni al vertice, importanti incontri aziendali, ma anche eventi pubblici o privati di ampia portata. La sala da ballo con affaccio sul giardino è un ambiente indimenticabile, carico di un’allure senza pari a Milano. La tecnologia è all’avanguardia in tutti gli spazi e permette di modulare e gestire con massima sicurezza e privacy ogni esigenza. 70 Inaugurato in soft opening a settembre 2013, Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa svelerà entro l’anno 2014 nuovi e attesi accenti ancora inediti. La Grand Spa: un nome che è prima mondiale assoluta, conferita alle caratteristiche di questa futura reggia della bellezza: 1400 m² allietati da imponenti finestre a tutto campo. Hotel Il Roof Garden: un sorprendente 10° piano, con terrazza di 368 m² e infinity pool. Le Suite: diverse ampiezze e il comune vanto di generose terrazze private. La Royal Suite: destinata a imporre nuovi standard nell’ospitalità meneghina, grazie a privilegi architettonici estetico italo-francese che permea gli ambienti e per creare l’effetto di un Palazzo privato con un’autentica collezione propria. Camino lombardo Posizione: Ristorante Gastronomico Lombardia, fine XVII inizi XVIII secolo mai visti prima in città. Sita al al 9° e 10° piano, sarà una penthouse di 572 m² con 265 m² di terrazzi. Camino in marmi policromi “Nero di Varenna” e “Rosso Verona”. Pregiatissimo elemento di antiquariato, integro in tutte le sue parti originali (solo gli zoccoli erano mancanti). La particolarità di questo camino è rappresentata dalla fattura di altissimo livello e dagli inserti in bronzo dorato sul frontale che arricchiscono e rendono raro l’oggetto. La collezione d’arte Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa racchiude nei suoi spazi una pregiatissima collezione d’arte. Ogni pezzo è stato scelto dall’architetto Paola Giambelli per esaltare il senso 71 Hotel Il marmo Nero di Varenna, rarissimo già all’epoca, veniva utilizzato per elementi ornamentali di edifici religiosi e civili: è di questo tipo, per esempio, il marmo nero del Duomo di Milano e della Certosa di Pavia La caratteristica del marmo Rosso di Verona sono le conchiglie fossili, di ogni dimensione, che vi si possono trovare anche in abbondanza. Questo marmo fu apprezzato e utilizzato fin dall’antichità, modellato in colonne, piastrelle, bassorilievi e sculture per decorare palazzi e chiese in tutta Italia. Lo si ritrova anche sulla facciata del Palazzo Ducale e nella Basilica di San Marco a Venezia. Camino francese Posizione: Petit Salon Francia, fine ‘700 inizi ‘800 Camino di epoca neoclassica, in marmo bianco di Carrara con elaborata decorazione con foglie d’acanto sulla parte centrale. Le linee curve della struttura ben si armonizzano con le decorazioni delle spalle del camino, con volute e foglie d’acanto che ne sottolineano la forma bombata. Simili camini si trovano all’interno delle più nobili residenze del lago di Como, da Villa d’Este a Villa Serbelloni, da Villa Carlotta a Villa Mylius Vigoni. Il marmo di Carrara è uno dei più pregiati, fin di tempi dei Romani, e Michelangelo lo prediligeva in assoluto per realizzare i suoi capolavori. L’ornamento inciso su marmo, pietra o legno in forma di foglie dalla specie mediterranea dell’Acanto (Acanthus Spinosus) risale ai tempi dei greci e dei romani. Era considerato simbolo di verginità in quanto 72 Hotel pianta spontanea che cresce in terra non coltivata. Raffigurazioni delle sue foglie adornavano anche le vesti delle personalità più importanti. Nel cristianesimo primitivo e poi in quello medievale l’acanto era simbolo della Resurrezione Natura morta – Carlo Manieri Posizione: Ristorante Gastronomico (a sinistra del camino) Olio su tela – Roma, 1662/1700 Il dipinto riproduce la sontuosa tavola di un palazzo romano, un’abbondanza di fiori e frutta mescolate con dettagli dell’antica Roma, tipici del periodo di transizione tra il barocco e il neoclassico. La tela esalta con raffinatezza la cultura degli antichi proprietari. Lo dimostrano i bassorilievi, sentore dello stile neoclassico che da lì a breve si svilupperà anche grazie alla scoperta di Pompei ed Ercolano. L’autore, Carlo Manieri, ha lavorato a Roma tra il 1662 e il 1700 ed è una figura fondamentale per la natura morta nella seconda metà del Seicento. Grazie agli ultimi studi si è potuto far confluire nel catalogo di questo pittore il corpus del cosiddetto “Maestro della Floridiana”. Design Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa occupa un angolo di storia milanese: ex dimora del 1600 della famiglia Cramer, l’edificio fu distrutto dai bombardamenti del ’43 e successivamente trasformato, nel 1950, nella moderna sede di un istituto bancario. Nel 2008 lo stabile, libero da qualsiasi vincolo delle Belle Arti, suggerì all’architetto Paola Giambelli 73 Hotel dell’omonima dinastia di costruttori - l’indirizzo giusto per concretizzare l’ambizioso progetto che da tempo accarezzava: la creazione di un Palazzo e di un ambiente senza precedenti, dove l’ospitalità fosse un valore assoluto e che rappresentasse l’eccellenza delle due città simbolo dello stile e dell’eleganza nel mondo, Milano, appunto, e Parigi. L’architetto Giambelli ha creato volumi assolutamente inediti per la città, dando vita a spazi generosi sia per metratura sia per luce naturale. Ed è proprio questa immensa e invidiabile geometria – unita all’entusiasta volontà dell’architetto – ad aver convinto il nome più prestigioso nel panorama dell’interior design dell’hotellerie a 5 stelle: Pierre-Yves Rochon. Rochon, firma di alcuni degli indirizzi più esclusivi al mondo, ha compreso e condiviso l’intenzione di alternare il rigore modernistico milanese e la più vezzosa ricercatezza parigina. Le due metropoli definiscono quindi le corrispondenti tipologie di camere: caratterizzate da interni minimalisti e design pulito nel caso di “Milano”, oppure da più ricercati decori e un maggior romanticismo in “Parigi”. Il capoluogo lombardo troneggia nei grandi spazi. I dettagli vicini alla sensibilità aristocratica meneghina rendono omaggio al passato patrizio dell’edificio con l’affermazione solidissima del marmo, ammorbidita in parte da legni pregiati. Sono una riverenza alla città i colonnati realizzati in marmo rosa di Baveno, che richiamano il Teatro alla Scala; il prezioso parquet di Caffé Parigi e del Lounge Bar realizzato 74 Hotel 75 Hotel con 8 essenze diverse di legni, che si ispira al salone realizzato dal maestro ebanista Giuseppe Maggiolini a Villa Reale; la lobby, con il pavimento in seminato veneziano, è seconda eco di altri preziosi ambienti di Villa Reale, mentre il lucernario che vi giganteggia è forgiato su disegno identico a quelli presenti in Galleria Vittorio Emanuele. Ristorante Gastronomico La creatività di Pierre-Yves Rochon si è generosamente messa al servizio del Ristorante Gastronomico di Palazzo Parigi, per realizzare un ambiente unico e originale. Da un lato si sono valorizzati alcuni elementi architettonici di indubbia rarità a Milano – la straordinaria volumetria, il giardino privato con le sue piante secolari e la generosissima luce – dall’altro si è scelto di andare oltre i canoni e l’ordine organizzativo del luogo ristorante. La sala del Ristorante gastronomico è luogo d’elezione dove il commensale dialoga da protagonista con lo Chef. Pierre-Yves Rochon ha disegnato uno spazio quasi teatrale in cui sala e cucina sono discretamente collegate da un set di quinte, a disegnare un elegante corridoio in cristallo e specchio. La sorpresa è l’elemento trait d’union tra i 2 ambienti: la plancia tecnologica dove gli Chef perfezioneranno i piatti davanti agli occhi degli ospiti. Il privilegio di assistere al tocco magico è esaltato da interni caldi e confortevoli, ispirati allo stile italiano degli anni ’40 e ’50: pavimenti ricoperti da una moquette policroma, accostati 76 Layout e Photo: Studio Target_Lazzate_MB Arch. Emilio Ronzoni home collection www.gattinonihomecollection.it Via Pozzo 10, 22069 Rovellasca (CO) Italy, tel +39 02 96961253, fax +39 02 96740067, www.brianform.it, [email protected] AMSTERDAM CITTÀ Città P osta sull’estuario del fiume IJ alla confluenza con l’Amstel che la divide in due parti, Amsterdam, caratterizzata da inverni miti ed estati calde e poco afose, presenta un panorama unico per i suoi 165 canali fiancheggiati da olmi, attraversati da circa 1300 ponti e pienamente e gioiosamente vissuti come dimostrano barche ormeggiate e in movimento e house boat (c’è persino una Houseboat Museum, Prinsengracht 296 K, di circa 80 m² derivata dalla trasformazione di un’ex imbarcazione da carico del 1914) decorate di fiori e piante, che contemplano tranquille chi passa. Un’urbanistica composita ed eclettica in cui si respira un fascino antico che riporta a fasti lontani e a un continuo fluire di genti diverse esattamente come oggi in cui si vive un cosmopolitismo che tocca tutti gli aspetti del bien vivre, cucina compresa. Una città dall’anima misteriosa e complessa da scoprire a piedi, in bicicletta (si parla di circa 600.000 bici per gli 800.000 abitanti con 400 chilometri di piste ciclabili), con simpatici risciò con ‘autista-guida’ e in battello (numerose le offerte di ogni tipo comprese quelle più esclusive di giorno o di sera). Nata da un villaggio di pescatori vicino a una diga (dam) sul fiume Amstel (da cui il nome) e citata nel 1275, Amsterdam si sviluppa nel 1400 grazie al commercio con le città tedesche della Lega Anseatica e riceve il titolo di città dal vescovo di Utrecht fruendo anche di esenzioni fiscali. Unita alla Spagna fino al 1500, con l’indipendenza ottiene, pur rimanendo cattolica anche se alcune chiese divengono protestanti, libertà di religione per cui vi giungono numerosi ebrei (cacciati dalla Spagna nel 1492 portando in Olanda l’arte della lavorazione dei diamanti), ugonotti… Il 1600 è l’Età dell’Oro con l’apice dei commerci grazie a navi che raggiungono tutto il mondo creando un impero 78 L ying on the estuary of the IJ where it meets the Amstel, which splits it in two, Amsterdam has mild winters and warm, relatively dry summers and is unique for its 165 elm-lined canals, criss-crossed by some 1,300 bridges. The canals are lived to the hilt, as witnessed by docked and moving watercraft and by houseboats decorated with plants and flowers (there’s even a Houseboat Museum at Prinsengracht 296 K, 80 square meters converted from a 1914 cargo boat), which serenely observe the passersby. The urban landscape is varied and eclectic; there’s an old-time feel that recalls splendor from times gone by and the constant comings and goings of different people, exactly like today, with a cosmopolitan vibe extending to every aspect of the good life—dining included. Amsterdam is a city with a complex, mysterious soul, to wander on foot, by bicycle (there are an estimated 600,000 bikes for a population of 800,000, with 400 kilometers of bike paths), in a rickshaw with a “driver/guide,” or by boat (there are trips of every kind, including exclusive day or evening tours). Born from a fishing village near a dyke (dam) on the river Amstel (hence the name), and mentioned in 1275, Amsterdam developed in the 1400s thanks to trade with the German cities of the Hanseatic League and received its designation as a city, complete with tax breaks, from the bishop of Utrecht. United with Spain until the 1500s, with independence it gained freedom of religion—remaining Catholic, although some churches became Protestant—and was soon populated by Huguenots and by Jews expelled from Spain in 1492, who brought the art of diamond cutting to Holland. The 1600s were the Golden Age, with trade at a peak thanks to ships that sailed the world, creating a colonial AMSTERDAM: CITY OF DIAMONDS DEI DIAMANTI coloniale che declina nei secoli successivi per le guerre contro Gran Bretagna e Francia fino al 1800 quando con la rivoluzione industriale e la navigazione sul Reno Amsterdam riprende vigore pur senza uguagliare le glorie del passato. In quegli anni è costruita la Stelling van Amsterdam, un anello di 42 forti e di terre alluvionabili a difesa della città. Quasi indenne dopo la prima Guerra Mondiale, vede la costruzione di muri che separano lo Zuider Zee dal Mare del Nord creando il IJsselmee (lago IJseel): in tale modo le acque a est di Amsterdam divenute dolci sono utilizzate dagli abitanti. City empire that would then decline in the following centuries through wars with Great Britain and France. In the 1800s the industrial revolution and navigation of the Rhine gave Amsterdam new vigor, though without equaling the glories of the past. In these years Holland built the Defense Line of Amsterdam, a ring of 42 fortifications and floodable lowlands to protect the city. Nearly intact after World War One, it saw the construction of walls to separate the Zuiderzee from the North Sea, creating the IJsselmeer (Lake IJssel); the waters to the east of Amsterdam were now fresh and could be used by the 79 Città Occupata durante il secondo conflitto mondiale assiste alla scomparsa della comunità ebraica e in parte del commercio di diamanti di cui erano detentori. Negli anni ‘70 e ’80 l’occupazione in nome della politica della ‘tolleranza’ da parte degli hippy di palazzi storici abbandonati dà luogo a scontri con la polizia. Divisa in sette circoscrizioni (stadsdeel), Amsterdam negli anni ’90 procede al restauro di molti edifici storici nell’area circondata dai canali del XII secolo. Presenta uno dei maggiori centri rinascimentali europei risalenti ai secoli XVI e XVII con edifici lungo i canali semicircolari - dal 2010 Patrimonio Unesco - che cingono il vecchio porto un tempo sullo Zuiderzee. L’InterContinental Amstel Hotel Amsterdam è ideale per comprendere lo spirito della città attraverso l’elegante connubio tra edificio storico (1867) e calore, funzionalità e alta qualità delle comodità offerte da splendide suite con eccezionale panorama, da una SPA accogliente e attrezzata, da una grande ed elegante piscina e da un ristorante gourmet come La Rive (una stella Michelin). Da tale posizione incantevole è facile andare a curiosare nell’antico quartiere Spiegelkwartier, fare shopping di lusso nelle vie più alla moda o visitare gli imperdibili Musei Van Gogh e Hermitage. Il primo, ristrutturato nel 2013 e internazionale per lingue parlate e servizi offerti oltreché per la rara cortesia, oltre alla splendida collezione permanente presenta fino al 1 giugno 2014 un’esposizione su Félix Valloton, mentre l’accogliente Museo Hermitage - filiale olandese del celebre Museo di San Pietroburgo aperta dal 2009 dopo 80 populace. As an occupied country in World War Two, it lost its Jewish community, and part of the diamond trade owned by the Jews. In the ‘70s and ‘80s, the occupation by hippies of abandoned historical buildings in the name of “tolerance” led to clashes with the police. Divided into seven neighborhoods (stadsdeel), in the ‘90s Amsterdam restored many old buildings in the area encircled by the 12th-century canals. It has one of the largest Renaissance centers in Europe, from the 16th and 17th centuries, with buildings along the semicircular canals—a UNESCO World Heritage site since 2010—surrounding the old port once on the Zuiderzee. The Intercontinental Amstel Hotel Amsterdam is ideal for getting to know the spirit of the city, through an elegant union between the historical building (1867) and the warmth, perks and comforts offered by the splendid suites with their exceptional views, a nurturing spa, a large and tasteful pool and the Michelin-starred restaurant La Rive. From this enchanting location you can easily wander the old Spiegelkwartier district, go luxury shopping on the high fashion streets, or visit the must-see Van Gogh and Hermitage museums. The Van Gogh, renovated in 2013 and very international in its language offerings, services and exceptional courtesy, in addition to its marvelous permanent collection has a shown on Félix Valloton until June 1, 2014. The inviting Hermitage— the Dutch branch of the famous St. Petersburg museum, opened in 2009 City un accurato restauro di Amstelhof (ex casa di riposo in stile classico) rinnovando l’antico legame dello zar Pietro il Grande con Amsterdam - ospita fino al 5 settembre 2014 la mostra sulla Via della Seta. Per riprendere energie The House of Bols, Cocktail & Genever Experience offre notizie sulla marca di alcolici (38 quelli prodotti oggi) più antica al mondo (1575), sul suo fondatore Lucas Bols, sul gin Bols del 1820, e un eccellente cocktail creato all’istante al Mirror Bar: un tour affascinante. Poco lontano la preziosissima Coster Diamonds, una delle fabbriche di diamanti presenti in città, in cui si visita il Museo e si assiste a taglio e levigatura: qui sono stati lucidati il Koh-I-Noor, uno straordinario diamante blubianco appartenente ai gioielli della corona britannica, e il più piccolo di 0,00012 carati con 57 faccette e si può ammirare il Lucullan, la gemma non lucidata più grande al mondo. Merita una visita il Museo delle borse Hendrikje - con circa 4000 borse per signora, dal tardo Medioevo a oggi, dalle forme più estrose e dai materiali più diversi - ospitato in un’imponente ed elegante dimora del 1664, decorata di bellissimi affreschi e con eleganti camini e all’epoca residenza del primo cittadino di Amsterdam. La ristorazione è varia e risente degli influssi dei Paesi con cui l’Olanda ha avuto rapporti: non è semplice paragonare cucine così diverse e per essere oggettivi sarebbero necessarie esperienze ripetute. Alcuni suggerimenti possono essere il Ristorante Nevy noto per il buon pesce in un ambiente alternativo dal design modernissimo e con after renovation of the Amstelhof (a former retirement home in classical style) to revive the old bond between Amsterdam and Peter the Great—is hosting the Silk Road exhibition until September 5. To restore your energy, at the House of Bols, Cocktail & Genever Experience you can learn about the world’s oldest spirit brand (since 1575, today with 38 products), its founder Lucas Bols, and Bols gin (from 1820), then enjoy a superb cocktail created on the spot at the Mirror Bar: it’s a fascinating tour. Close by is the exquisite Coster Diamonds, a diamond factory right in the city, with its museum and cutting and polishing demonstrations. Coster polished the Koh-I-Noor, an extraordinary blue-white diamond belonging to the British crown jewels, and the smallest, 0.00012-carat diamond with 57 facets. Take a moment to admire the Lucullan, the world’s largest unpolished gem. Another fun visit is the Hendrikje Museum of Bags and Purses, with its 4,000 examples from the late Middle Ages to the present in the most whimsical forms and diverse materials. The museum is housed in an impressive old home from 1664, decorated with gorgeous frescoes and elegant fireplaces, that was originally the mayor’s house. The dining choices are eclectic, influenced by the countries with which Holland has a history; it isn’t easy to compare such diverse cuisines, and to be objective would take several repeat visits. Try the Nevy, known for its fish and ultra-modern design with an extraordinary view 81 Città una stupenda vista sull’acqua oppure se si ama l’arte e la storia il Ristorante D'Vijff Vlieghen che occupa cinque case secentesche prospicienti un canale: si può chiedere un tavolo nella Sala Rembrandt (anche se tutte le sale sono da vedere) dove si trovano quattro acqueforti originali da ammirare mentre si gusta una cucina olandese sofisticata immaginando anche di fare parte di un quadro di Vermeer. Infine un salto al Mercato dei Fiori sul canale Singel, l’unico galleggiante al mondo: tulipani, narcisi, bulbi e altre varietà di fiori occhieggiano invitanti chiedendo di tornare. 82 City of the water, or for art and history buffs, the D’Vijff Vlieghen, occupying five 17th-century homes overlooking a canal: ask for a table in the Rembrandt room (but make sure to see all the rooms), where you’ll find four original etchings to admire while you enjoy sophisticated Dutch cooking and imagine you’re inside a Vermeer. And don’t miss the Flower Market on Singel canal, the only floating one in the world, where tulips, narcissus, bulbs and other varieties wink at us invitingly—hoping we’ll take them home. 83 Hasselblad, brand svedese prediletto dai migliori professionisti e storico protagonista che ha testimoniato l’allunaggio dell’Apollo 11, presenta LUNAR, la prima fotocamera destinata agli appassionati. Un vero gioiello che, oltre ad avanzate funzionalità, offre design e materiali del tutto inediti. è infatti disponibile in cinque varianti (legno, pelle e fibra di carbonio), personalizzabile fino all’ultimo dettaglio e con un rubino sul pulsante di scatto. Un’opera d’arte con obiettivi intercambiabili, sensore da 24 mln di pixel, Iso 100-16mila, displey da 7,5 cm. Hasselblad, Swedish brand favored by top professionals and historical protagonist who witnessed the lunar lending of Apollo 11, present LUNAR, the first camera fot the “non-professionals”. A real gem that, in addition to advance functionality, design features and materials of all unpublished. It is aveilable in 5 variants (wood, leather and carbon fiber), customizable to the last detail and with a ruby on the shutter button. A word of art with interchangeable lenses, sensor 24 million pixel, ISO 100-16 thousand, displey 7,5 cm. Restaurants LE CIRQUE IL RISTORANTE DEI PRESIDENTI L di James Coock e Cirque è unanimemente giudicato come uno dei più famosi ristoranti di New York, cioè della città che più di ogni altra sintetizza pregi, difetti e contraddizioni degli Stati Uniti e del nostro sistema di vita. Metropoli cosmopolita per eccellenza e crogiuolo di popoli e di razze ha per decenni rappresentato la speranza di una vita migliore per milioni di Europei (e migliaia di Italiani) costretti da eventi bellici o politici o più semplicemente dalla miseria a cercare una nuova vita lontano dalle proprie radici. L e Cirque is unanimously considered one of the LE CIRQUE: most renowned restaurants in New York, the city THE RESTAURANT that more than any other sums up the pros, cons, OF PRESIDENTS and contradictions of the United States and our way of life. For decades, the quintessential cosmopolis and melting pot of civilizations and cultures has represented the hope of a better life for millions of Europeans (and thousands of Italians) forced by war, political events or poverty to seek a new life far from their roots. Little does it matter if many tasted the bitterness of disillusionment. 85 Ristoranti Poco importa se molti hanno assaporato l’amarezza del disincanto, quelli che hanno avuto successo - e sono tanti dall’arte alla politica - hanno contribuito a costruire un’immagine vincente del nostro Paese, delle sue capacità ed eccellenze. Sirio Maccioni - l’ottantenne patron de Le Cirque, anzi di un piccolo impero di ristoranti in diversi Paesi, differenti per storia, ma simili per l’anelito verso lo sviluppo - è uno di questi. Figlio di contadini - come ama ripetere - toscani (è originario di Montecatini che porta sempre nel cuore insieme all’Italia cui si sente tuttora tanto affettivamente legato da farvi nascere i tre figli Mario, Marco e Mauro, ora tutti in azienda) è stato uno dei tanti giovani costretti a emigrare per cercare fortuna. Molte le esperienze in locali come il Florence a Parigi frequentato da icone dello spettacolo quali Lino Ventura, Serge Reggiani, Yves Montand e Edith Piaf o il Plaza Athénée e il Maxim’s, sempre nella capitale francese, dove il giovane Maccioni si è fatto le ossa in cucina e in sala. Poi Amburgo e gli Stati Uniti che lo hanno affascinato da subito con quella loro vitalità e voglia di successo così simili alla sua: eccolo a New York alla fine del 1960 maître al Colony in cui diviene famoso grazie alla sua classe, intraprendenza e serietà, aiutato anche dall’amore tipicamente italiano per il buono e il bello e dalle virtù toscane della schiettezza, facilità di battuta e capacità di rapportarsi con tutti, dal potente all’umile. Nel 1974 il grande salto: presso il Mayfair (uno dei più famosi hotel della città) apre il suo primo ristorante Le Cir86 The successful ones—and there are many, from art to politics—helped build a captivating image of our country and what it can do. One example is Sirio Maccioni, the 80-something owner of Le Cirque, or rather of a small empire of restaurants in various countries whose histories are different but which all share a yearning for growth. Forced to emigrate to seek his fortune, Maccioni was born into a peasant family, as he’s fond of repeating, in Tuscany: his birthplace of Montecatini is dear to his heart and he feels such a strong attachment to Italy that he saw to it that his three sons, Mario, Marco and Mauro (all of them now in the business) were born there. Young Sirio started out in Paris, helping in the kitchen and waiting tables at restaurants like the Florence (a favorite haunt of entertainment icons including Lino Ventura, Serge Reggiani, Yves Montand and Edith Piaf ), the Plaza Athénée and Maxim’s. Next came Hamburg, and then the United States, which won him over with its vitality and drive for success so similar to his own. By the end of the 1960s he was maître d’ at the Colony in New York, where he grew famous for his class, initiative and hard work, helped along by his typically Italian love for the good and the beautiful and by his Tuscan virtues of frankness, wit, and ability to get along with anyone, from the powerful to the humble. His rise to the top started in 1974: at the Mayfair, one of the top hotels Restaurants que, nome che diverrà una costante per i suoi locali sia perché come ha dichiarato non gli piacciono i nomi tipo ‘forchetta’, ‘piatto’… sia e soprattutto in memoria di quei piccoli circhi di provincia che aveva tanto amato da ragazzino. Divenuto punto di riferimento per la New York che conta, Le Cirque ha bisogno di più spazio e così nel 1997 si trasferisce al New York Palace Hotel. Nel maggio 2006 un nuovo ‘salto di qualità’: l’attuale prestigiosa sede a One Beacon Court (151 East 58thStreet) nella quale gli ospiti ritrovano insieme a numerose nuove opportunità la stessa grande qualità della sala e della cucina e soprattutto quell'atmosfera emozionante che per 40 anni ne ha fatto un’istituzione in New York City. Inseriti nella suggestiva e rilucente cupola di vetro e acciaio della torre Bloomberg, i 4.800 mq del ristorante - progettati dall'architetto/designer Adam D. Tihany e dall’ architetto Costas Kondylis - comprendono la sala principale (può ospitare 95 persone e i tavoli non sono tra loro troppo vicini), l’area bar e una sala per eventi riservati in un soppalco sospeso sopra il bar. I circa 8 metri di altezza della sala sono rivestiti con pannelli di ebano lucido illuminati da una leggera struttura. Il bar tutto in vetro appare e scompare quale magico box circolare, è dotato di 65 sedute e bilancia la ‘torre del vino’ in acciaio e vetro alta circa 8 metri che collega visivamente gli 80 posti della sala riservata del soppalco (chiamata Stella come la nipote di Maccioni) con il primo piano. Le pareti della sala, ornate con opere d'arte dell’artista Tim Flynn di Denver e ispirate dalle magiche in the city, he opened his first restaurant and called it Le Cirque—a name he would keep for all his locations, disliking monikers such as “forchetta” and “piatto” and above all in homage to the small-town circuses he loved so much as a boy. Once it became a hot spot for New York high society, Le Cirque needed more space, so in 1997 it moved to the New York Palace Hotel. In May 2006 it moved up once again, to its prestigious current address at One Beacon Court (151 East 58th St.), where guests find novelty along with the same great food and service—not to mention dazzling atmosphere—that have made it a New York institution for 40 years. Under the sparkling glass and steel curves of the Bloomberg Tower, the restaurant’s 4,800 square meters— by architect/designer Adam D. Tihany and architect Costas Kondylis—include the main dining room (seating 95 at well-spaced tables), the bar and lounge, and a private function room in a loft suspended above the lounge. The eight-meter-high dining room is clad in polished ebony panels illuminated by a lightweight structure. The all-glass lounge appears and disappears like a circular magic box; it seats 65 and balances the eight-meter glass and steel “wine tower” that visually connects the 80-seat private room upstairs (named Stella, after Maccioni’s granddaughter) to the main floor. The dining room walls, decorated with the work of Denver-based artist Tim Flynn and inspired by the magi87 Ristoranti istallazioni di Alexander Calder, riprendono lo spirito estroso e giocoso dell'originale Le Cirque. I tavoli sono impreziositi con i calici di Reidel, le porcellane Villeroy & Boch e gli argenti di Greggio e Ricciarelli e le cravatte del personale sono appositamente disegnate da Stefano Ricci. La cucina è d’ispirazione francese, gustosa e sofisticata, ma molte sono le influenze italiane come il ‘Bollito misto’ piatto preferito da Maccioni che lo propone sempre anche se non compreso dagli americani. Peccato perché la carne negli Stati Uniti è eccezionale. Le ottime materie prime locali facilitano una cucina sana e dai gusti definiti: in quarant’anni moltissimi sono i piatti protagonisti dei menù e ognuno dei molti chef che nella cucina de Le Cirque hanno avuto la loro consacrazione ha portato il suo contributo. Alcuni piatti peraltro sono da anni, se non da sempre, nella ‘carta’: insalata di aragosta, lattuga Bibb, punte di asparagi, paupiette di Black Bass ‘Le Cirque’, patate croccanti, salsa di Rocca di Frassinello, Dover Sole, corona d’agnello, peperoni Long Island e crème brülée ‘Le Cirque’ per citarne alcuni che hanno reso famosa la cucina di Maccioni. Inoltre si possono gustare il menù classic stagionale dello chef (quattro portate) e il menù degustazione dello 88 cal installations of Alexander Calder, recall the playful, whimsical spirit of the original Le Cirque. The tables are set with Reidel wine glasses, Villeroy & Boch porcelain, and Greggio e Ricciarelli silver, and the ties worn by the staff were specially designed by Stefano Ricci. The cooking is French-inspired, tasty and sophisticated, but there are many Italian influences like “bollito misto” (boiled meats)—the favorite dish of Maccioni, who keeps it on the menu even if Americans don’t always understand it. Which is too bad, because the meat in the United States is outstanding. Top-quality ingredients contribute to healthy, flavorsome dishes: in 40 years there have been a great number of headliners on the menu, and each of the many chefs consecrated at Le Cirque have made their mark. Other dishes have been on the menu for years, if not forever: lobster salad with Bibb lettuce and asparagus tips, paupiette of black bass with crispy potatoes and Rocca di Frassinello sauce, Dover sole, rack of lamb with Long Island peppers, and crème brûlée, to name a few. There’s also a classic seasonal menu (four courses) and a sixcourse tasting menu. The extraordinary wine list Restaurants (nearly a thousand labels from about 500 varieties) is long on Californians and great Italian wines (many of them Tuscan, of course), like Tignanello di Antinori and Barbaresco di Gaia, two standouts from our winemaking tradition that have found a place in the celebrated tower. At the less formal Le Cirque Café, guests can order à la carte or choose a two-course, fixed price meal ($28.00 for lunch or $38.00 for dinner) and wine by the glass. The quality is always excellent, and unlike in the restaurant, casual dress and shorts are allowed. Recently appointed executive chef Raphael Francois is proving to be a revelation, not for his skill, since Maccioni would never choose unwisely, but for the fresh spin he is putting on Le Cirque’s long-standing though dynamic tradition. When in New York, why not visit this culinary icon, where chances are high of running into famous singers, actors and directors, or maybe even a U.S. president: Le Cirque has been nicknamed an extension of the White House, as Nixon, Reagan, Carter and Clinton have all been frequent customers of Sirio Maccioni and his wife, Egidiana. chef (sei portate). La straordinaria Cantina (quasi un migliaio di etichette racconta circa 500 vitigni) è impostata sui californiani e sui grandi vini italiani (ovviamente molti i toscani) come il Tignanello di Antinori o il Barbaresco di Gaia, due esempi delle eccellenze della nostra enologia protagoniste nella famosa torre. Nella caffetteria più informale (Le Cirque café) si può ordinare à la carte o usufruire della proposta di due portate a prezzo fisso (pranzo a 28 dollari e cena a 38) e vino a bicchiere: la qualità è sempre ottima e vi si può accedere anche vestiti casual o in pantaloni corti: abbigliamento vietato nel ristorante. Tutta da scoprire la cucina di Raphael Francois recentemente nominato executive chef, non per il livello considerata la sagacia con cui Maccioni seleziona i collaboratori, ma per gli apporti innovativi della sua esperienza sulla consolidata anche se dinamica tradizione di Le Cirque. Trovandosi a New York è d’obbligo una visita a questo simbolo della gastronomia in cui si rischia d’incontrare oltre a famosi cantanti, attori e registi anche presidenti degli Stati Uniti: non è un caso se è stato soprannominato “dependance della Casa Bianca” essendo Nixon, Regan, Carter e Clinton ottimi clienti di Sirio Maccioni e di sua moglie Egidiana. 89 Wine & Food GRANA PADANO UN FORMAGGIO MILLENNARIO di Sebastian Torre GRANA PADANO: A CHEESE WITH A THOUSAND-YEAR HISTORY 90 I l formaggio Grana non solo è una delle eccellenze italiane, ma fa parte integrante della cultura del nostro Paese. La sua storia s’incrocia con rivalità le cui radici affondano nei secoli. Secondo alcuni il Grana padano (ma sarebbe più corretto parlare semplicemente di formaggio grana poiché solo dalla Convenzione di Stresa del 1951 Parmigiano-Reggiano e Grana Lodigiano, divenuto poi ‘padano’, hanno assunto denominazioni diverse) nasce nel 1135 nell’Abazia di Chiaravalle (vicina a Milano) per opera dei monaci Benedettini preoccupati di trovare un sistema di conservazione per il latte che nei periodi di maggior disponibilità eccedeva i consumi giornalieri. Erano anni in cui nelle campagne - a quei tempi paludose attraversate dal Po fame e povertà imperversavano e nulla poteva essere sprecato: la soluzione era trasformare il latte in formaggio, ma con la tecnica conosciuta si producevano solo formaggi freschi che non rispondevano alle necessità di lunga durata. I Benedettini, cui l’agricoltura non solo italiana deve molto, utilizzando speciali caldaie riuscirono a creare un formaggio duraturo che chiamarono ‘caseus vetus’ cioè formaggio vecchio: i primi caseifici e maestri casari operavano quindi nei conventi. La popolazione, che di quel formaggio doveva vivere, aveva però scarsa dimestichezza con il latino per cui cominciò a identificarlo con una caratteristica legata alla tipologia della pasta: compatta ma punteggiata dai granelli lasciati dal latte. Nasce così il nome di ‘formaggio di grana’ poi semplificato in ‘formaggio grana’. F ormaggio grana, that cheese we all sprinkle on our pasta, is an Italian treasure and intrinsic to the country’s culture. Its history speaks of rivalries with roots dating back for centuries. Some say that Grana Padano (the more correct term is simply formaggio grana, because it wasn’t until the Stresa Agreement of 1951 that Parmigiano-Reggiano and Grana Lodigiano—later called “padano”—took on separate names) was first made in 1135 at the Chiaravalle Abbey near Milan. The Benedictine monks who lived there were looking for a way to conserve milk, whose supply at times exceeded daily consumption. At the time, the then-swampy countryside traversed by the Po River was rife with hunger and poverty, and nothing could be wasted. The solution was to turn milk into cheese, but with known techniques only fresh cheese could be made, so this did not solve the problem of storage. The Benedictines, to whom agriculture in and outside Italy is much indebted, used special vats and managed to create a long-lasting cheese they called caseus vetus (“old cheese” in Latin). The population who had to live on the cheese, however, had little knowledge of Latin, and soon began to identify it by its texture: compact but studded with little granules (“granelle”) left by the milk. This is how the name “formaggio di grana” came about, later simplified to “formaggio grana.” Wine & Food 91 Wine & Food Il formaggio era definito con il nome delle zone di produzione: lodigiano o lodesano, (forse il più antico), milanese, parmigiano, piacentino e mantovano. Anche qualche chilometro più a sud - sulle colline di Reggio nella contea di Matilde di Canossa - la creazione del formaggio grana è rivendicata ed è anticipata di qualche decennio, ai tempi della Contessa: alcuni sostengono, infatti, che l’antenato del Parmigiano Reggiano sia il Formadio prodotto nelle valli dell’Enza e del Secchia. Qualunque sia l’origine, la sua fama ben presto arrivò ai nobili e alle corti: esiste una simpatica testimonianza di Isabella d’Este che nel 1504 regalava al padre e al fratello, signori di Ferrara, mezza pezza di formaggio a testa e - come tutte le persone ‘parsimoniose’ - giustificava la quantità limitata con l’asserzione “il facto loro consiste più in bontà che in quantità”. Il successo presso l’alta società rese tale formaggio raro come ricordato da una memoria del fattore dei Gonzaga il quale nel 1525 non riusciva a trovarne otto pezze di tre anni da inviare al re di Spagna. Il Grana padano dop è attualmente il formaggio dop più consumato al mondo: 147 caseifici producono oltre 4.600.000 forme (pari a circa 1.760.000 quintali) di cui più di 1.350.000 (il 28,6%) sono esportate. Si ottiene solamente da latte crudo, parzialmente scremato e munto non più di due volte al giorno da bovine alimentate secondo precise norme dietetiche, unicamente della zona di produzione del formaggio. Il latte è lavorato in caldaie di rame a forma di campana rovesciata. Da ogni caldaia si ricavano due forme. Al termine del processo s’inseriscono i marchi: il rombo con le parole Grana e Padano e il quadrifoglio con indicato il nu92 The cheese was also defined by the area where it was produced: lodigiano or lodesano (perhaps the oldest), milanese, parmigiano, piacentino and mantovano. A few kilometers further south, the hills of Reggio Emilia also claim to be the birthplace of grana, a few decades earlier when the area was controlled by Countess Matilde of Canossa. Some claim in fact that the ancestor of Parmigiano Reggiano is Formadio, produced in the valleys of the Enza and the Secchia rivers. Whatever its origin, its fame soon spread to the aristocracy and the courts: an amusing anecdote tells us that in 1504 Isabella d’Este gave her father and her brother, lords of Ferrara, half a round of cheese each, and like all “thrifty” people, justified the meager amount by explaining that their value “lies more in goodness than in quantity.” Its success in high society made the cheese a rarity, as we know from a memoir by the Gonzaga family’s bailiff, who in 1525 was unable to find eight three-year-old rounds to send to the king of Spain. Grana Padano PDO is currently the world’s most widely consumed protected-designation-of-origin cheese: 147 dairies produce more than 4,600,000 rounds (for a total weight of some 176 million kilos), of which over 1,350,000 (28.6%) are exported. It’s made from raw milk only, partially skimmed and milked no more than twice a day from cows fed according to precise dietary rules, and only in the designated production zone. The milk is processed in copper vats in the shape of an upside-down bell. Each vat holds enough milk for two rounds. At the end of the process, the Wine & Food mero di matricola del caseificio, la sigla della provincia e il mese e l’anno di produzione. Dopo la salatura (immersione per un periodo di 14 - 30 giorni in acqua e sale) e l’asciugatura - nel locale di stufatura - inizia la stagionatura (in ambienti a temperatura, umidità e areazione controllate) da un minimo di 9 a oltre 24 mesi. In questo periodo le forme sono pulite e girate ogni 15 giorni. Dopo il nono mese ogni singola forma è esaminata con i tradizionali strumenti: martelletto, ago e sonda. Superati gli esami, la forma è marchiata a fuoco. Il marchio deve apparire obbligatoriamente anche su ogni confezione porzionata o confezionata. Per avere un’idea degli elementi nutrizionali del Grana padano basti pensare che 1 chilo di formaggio si ottiene da 15 litri di latte. Essendo privo di lattosio (presente invece nel latte), può essere inserito nella dieta anche di chi è intollerante a questo zucchero. 25 gi di Grana padano (pari a 98 kcal) forniscono 27,25 mg di colesterolo (in una dieta di 1.600 kcal ne sono ammessi 201 mg) e 100 g di formaggio ne contengono 33 di proteine. Per la sua digeribilità un cucchiaino di grana grattugiato può essere utilizzato al posto del sale nelle pappe dei bambini durante lo svezzamento. Il grana è ricco anche di minerali: fosforo, zinco, rame e soprattutto calcio presente in notevole quantità (1165 mg in 100 g). Le vitamine A e B completano questo gioiello. Il grana padano entra pienamente sia nella tradizione delle cucine regionali italiane sia nelle più ardite elaborazioni di quella internazionale e 50 g rappresentano un ottimo secondo (corrispon- wheels are imprinted with the words “Grana” and “Padano” surrounded by a diamond shape and with a four-leaf clover indicating the plant number, the two-letter abbreviation of the province, and the month and year of production. After the cheese is salted (by bathing it in brine for 14 to 30 days) and dried, it is aged in temperature-, humidityand ventilation-controlled rooms for a minimum of 9 to more than 24 months. During this process, the wheels are cleaned and turned every two weeks. After the ninth month, each individual round is inspected with traditional tools: a hammer, a needle and a probe. If it passes muster, the wheel is then heat-branded on the rind. It is mandatory for the brand to be visible on each portioned or packaged piece of cheese. How nutritional is Grana Padano? Consider that it takes 15 liters of milk to make one kilo of cheese. Unlike milk, it’s lactose free, so it can also be enjoyed by the lactose intolerant. Twenty-five grams of Grana Padano have 98 calories and 27.25 mg of cholesterol (out of a daily allowance of 201 mg for a 1,600-calorie diet), while 100 grams of cheese contain 33 grams of protein. It is so easily digested that a spoonful of grated grana can be used instead of salt when preparing meals for babies starting solids. Grana is also rich in minerals: phosphorus, zinc, copper, and especially calcium, with an impressive 1165 mg per 100 g. Vitamins A and B complete this jewel of a cheese. Grana Padano is a star both in traditional Italian regional cooking and in the boldest inventions of international chefs. A 50-gram hunk makes an excellent protein course (the equivalent of two eggs or a slice of meat), with 196 calories and a wealth of nutrients 93 Wine & Food de a 2 uova o a una fetta di carne): 196 Kcal con una quantità di nutrienti difficilmente riscontrabili in altri alimenti a parità di calorie. E chi lo mangia grattugiato come si regola? Ricordando che un normale cucchiaio da cucina corrisponde a 10 g di formaggio. Il Grana padano offre tre tipologie in base alla stagionatura: da 9 a 16 mesi ha una pasta bianca, leggermente paglierina ed è normalmente utilizzato come secondo abbinandolo con un vino bianco fresco e fruttato. Da 16 a 20 mesi presenta un color paglierino intenso, la tipica pasta granulosa e le fratture a scaglie. È saporito ma non piccante e si può abbinare a un rosso abbastanza intenso e persistente, leggermente tannico, ma ancora giovane. Oltre i 20 mesi si entra nel mondo della Riserva, qualifica che viene incisa sulla crosta solo dopo approfonditi esami organolettici. Molto evidenti la grana della pasta e la struttura a scaglie ed è caratterizzato da un sapore fragrante e delicato. Ottimo come formaggio da pasto, avvolge pienamente il palato senza essere aggressivo. Può superare anche i 24 mesi e più invecchia più diviene rotondo. Si abbina a un vino rosso morbido e moderatamente tannico, di buona gradazione alcolica e persistente. A fine pasto può essere accompagnato da un calice di vino passito. È una chicca della tradizione gastronomica italiana e come tale va difesa dai falsi come qualsiasi capolavoro del nostro patrimonio artistico. 94 hard to find in other foods, calorie for calorie. And if you grate it? Just remember that a normal tablespoon is about 10 grams of cheese. Grana padano comes in three types, depending on age: from 9 to 16 months it is white or slightly straw yellow in color, and is normally eaten after a pasta or rice course and served with a fresh, fruity white wine. From 16 to 20 months it’s a deep straw yellow, with the typical granular, friable texture. It is full-flavored but not sharp, and goes well with a fairly intense, persistent red, slightly tannic but still young. After 20 months it becomes Grana Padano Riserva, which is imprinted on the rind only after strict sensory inspections. The granulosity and flaky structure are very evident at this stage and the taste is fragrant and delicate. Outstanding all on its own, it envelops the palate without being aggressive. It can age for 24 months or more, and the older it gets, the fuller it tastes. It pairs with a smooth, moderately tannic red wine with a hearty alcohol content and persistent finish. After a meal, it can also be served with a glass of dessert wine. Grana Padano is a pearl of the Italian gastronomic tradition, and as such, should be protected against imitation like any masterpiece of our artistic heritage. Wine & Food 95 Wine & Food BRUNELLO DI MONTALCINO UN’ECCELLENZA ITALIANA di Salvatore Longo BRUNELLO DI MONTALCINO: ITALIAN EXCELLENCE 96 W ine Spectator (rivista leader dell’enologia internazionale) ha inserito un Brunello tra i 12 migliori vini del XX secolo e nel 2006 lo ha giudicato il top a livello mondiale, Wine Enthusiast (tra le più prestigiose riviste degli Stati Uniti), nel 2013, nella Top 100 Cellar Selection dei migliori vini tra quelli già presenti sul mercato e quelli da far ancora invecchiare in cantina ha compreso 17 vini italiani e di questi 4 sono Brunello (Capanna 2007 Riserva, Valdicava 2007 Madonna del Piano Riserva, Padelletti 2007 Riserva e Casanova di Neri 2007 Cerretalto che ha ottenuto il punteggio massimo, mentre gli altri si sono attestati tra 96 e 98/100): conferme dell’immagine e del successo di questo simbolo del Made in Italy. Il Brunello nasce nella Toscana sud orientale a circa 40 km da Siena e l’area di produzione è interamente nel comune di Montalcino - borgo ricco d’arte e di storia la cui Rocca svetta a quota 564 m sulla valle dell’Orcia - un affascinante fazzoletto di terra (circa 24.000 ettari di cui il 15% di vigneto) definito dalle valli dei fiumi Orcia, Asso e Ombrone e dal 2004 riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Si tratta di un terreno particolarmente vocato poiché, formatosi in ere geologiche diverse, è caratterizzato da ambienti pedologici differenti che si riflettono sui vini. Anche le caratteristiche climatiche (nebbie, gelate e brinate tardive sono rare e la neve generalmente appare solo oltre i 400 metri) sono ideali. Il vino è stato sempre molto importante per Montalcino: nel Medioevo l’inizio vendemmia era regolamentata dagli statuti comunali. Da sempre molto buono (ma in quantità limitata: nel 167677 Bartolomeo Gherardini quantifica la produzione in 6050 some) come nel 1744 testimonia Charles Thomson sostenen- L eading international wine magazine Wine Spectator has included a Brunello among its 12 best wines of the 20th century, and named it the top wine in the world for 2006. In 2013 Wine Enthusiast (one of the most prestigious magazines in the United States) placed 17 Italian wines among its Top 100 Cellar Selections, of which four were Brunellos (Capanna 2007 Riserva, Valdicava 2007 Madonna del Piano Riserva, Padelletti 2007 Riserva, and Casanova di Neri 2007 Cerretalto, the latter assigned top marks and the others all scoring 96–98/100). International recognition such as this confirms the image and success of this Italian product. Brunello is made in southeastern Tuscany, about 40 kilometers (25 miles) from Siena. The production zone lies entirely within the municipality of Montalcino, a small town steeped in art and history, whose fortress stands 564 meters (1,850 feet) above the Valle d’Orcia. This small, charming area (a UNESCO World Heritage Site) covers about 24,000 hectares, of which 15% is under vine, and is bordered by the valleys of the Orcia, Asso and Ombrone rivers. It is particularly suited to winegrowing because the terrain, formed in different geological eras, is characterized by various soil conditions and these are reflected in the wine. It also has ideal climate conditions (fog, ice and late frosts are rare, while snow generally falls only above 1,300 feet). Wine has always been very important for Montalcino and in the Middle Ages harvests were regulated by the statutes of the commune. Production has always been exceptional, though limited (in 1676–77 Bartolomeo Gherardini quantified it as 6,050 some), as indicated by Charles Thomson in 1744, when he claimed the town’s fame was derived from its excellent wine. Wine & Food Elisabetta Gnudi Angelini - CAPARZO 97 Wine & Food do che la notorietà della città deriva dalla bontà del suo vino. Secondo alcuni studiosi l’antenato del Brunello può essere identificato nel ‘Vermiglio’ descritto dalle locali cronache belliche. Il Brunello rompe la tradizione dei rossi toscani nel passato ‘giovani’ ed è frutto dell’intuizione e delle ricerche di un giovane e brillante viticoltore Ferruccio Biondi-Santi che intorno al 1870 scommise sul vitigno Brunello un clone locale del ‘Sangiovese grosso’ (chiamato così per distinguerlo da quello del Chianti dagli acini più piccoli) - e cominciò a produrre un vino non solo ottenuto da un solo vitigno, ma, fatto eccezionale, sottoposto ad affinamento in botti di rovere e poi in bottiglia. La scelta di Biondi-Santi derivava anche dalle ricerche dello zio Clemente Santi il quale per primo aveva studiato questo clone del Sangiovese dagli acini di colore scuro (da cui il nome Brunello) e nel 1869 era stato premiato per un ‘Vino rosso scelto’ vendemmia 1865 (frutto della prima vinificazione in purezza di cui si ha notizia): un precursore del Brunello di Montalcino. Un’anticipazione della longevità che avrebbe caratterizzato questo vino è documentata da una relazione ufficiale su un vino da uve Brunello vendemmia 1843 che dopo 32 anni era ancora perfetto. È comunque il 1880 l’anno in cui si comincia a parlare di Brunello di Montalcino ed è il 1888 la sua prima grande annata: nelle cantine della Biondi Santi ne esistono ancora 5 bottiglie perfettamente integre a riprova della sua grande longevità. 98 According to some scholars, the predecessor of Brunello was “Vermiglio,” described in the local war chronicles. Brunello broke the tradition of Tuscan reds that had hitherto been “young,” thanks to the intuition and research of the brilliant young grower Ferruccio Biondi-Santi, who invested in the Brunello grape variety (a local clone of “sangiovese grosso”, so named to distinguish it from the sangiovese with smaller berries from Chianti) in about 1870. Biondi-Santi started to produce a wine that was not only made from a single varietal, but was—very unusually—aged in oak barrels and then in the bottle. Biondi-Santi’s decision was also based on the research of his uncle, Clemente Santi, who was the first to have studied this sangiovese clone with dark berries (hence the name “Brunello”) and in 1869 had won an award for a “choice red wine” of the 1865 vintage (the result of the first recorded separate fermentation of the grape), a forerunner of Brunello di Montalcino. An official report on a wine made from Brunello grapes of the 1843 vintage, still perfect after 32 years, hinted at the longevity that was to characterize this wine. However, the first mention of Brunello di Montalcino dates from 1880, and the wine’s first great vintage was 1888. There are still five perfectly preserved bottles of it in the Biondi-Santi cellars, confirming its extreme longevity. Other producers started to follow the same course and Brunello won important international awards, even beating French reds in Paris and Bordeaux. Wine & Food Altri produttori intraprendono la strada del Biondi Santi e il Brunello ottiene importanti riconoscimenti internazionali superando anche i rossi francesi a Parigi e Bordeaux. Per decenni rimane però appannaggio di pochi raffinati intenditori e solo nella seconda metà del ‘900 con la Doc (1966) e la Docg (1980) diviene simbolo dell’eccellenza italiana. Il Brunello è ottenuto unicamente da uve Sangiovese-Brunello con una resa per ettaro inferiore agli 80 q.li e la sua commercializzazione non può avvenire prima del 1° gennaio dell’anno successivo a cinque anni da quello della vendemmia (sei nel caso della Riserva). Sono previsti almeno due anni di affinamento in botti di rovere e almeno quattro mesi (sei per la Riserva) in bottiglia. Un sigillo di Stato garantisce sulle bottiglie la provenienza. Per valorizzarne al massimo l’aroma occorre versare il Brunello alla temperatura di circa 20° C. in bicchieri di forma ampia. È consigliabile non usare la caraffa nemmeno per ossigenarlo: aprendo la bottiglia alcune ore prima (almeno otto) e rimuovendo il vino che sta nel collo (circa un terzo di bicchiere) si ha un risultato eccellente. Molto longevo, secondo l’annata e lo stato della bottiglia, può durare anche un secolo. Ovviamente qualità e caratteristiche variano secondo le uve per le quali è fondamentale l’andamento delle piogge e l’escursione termica giorno/notte. Negli ultimi decenni alcune annate sono rimaste memorabili: 1945, 1955, 1961, 1964, 1970, 1975, 1985, 1988, 1990, 1995, 1997, 2004, 2006 e 2007 e tra quelle in affinamento si prevede eccezionale la 2010. Nonetheless, for decades it remained the prerogative of a few sophisticated connoisseurs and it was not until the second half of the 20th century, with the establishment of the DOC (1966) and the DOCG (1980) that it became a symbol of Italian excellence. Brunello is made solely from sangiovese-brunello grapes with a yield per hectare of less than 8,000 kilograms (17,500 pounds), and it cannot be released before January 1st five years after harvest (six in the case of the Riserva). It must be aged for at least two years in oak barrels and at least four months (six for the Riserva) in the bottle. An Italian government seal guarantees the origin of the bottles. In order to enhance its aroma to the full, Brunello should be served in large glasses at a temperature of approximately 20°C (70°F). Decanting is not recommended, not even to aerate the wine. Instead, for best results, open the bottle at least eight hours before drinking and pour off the wine in the neck (about a third of a glass). Brunello is a highly cellarable wine and, depending on vintage and the state of the bottle, can keep for a century. The quality and characteristics of the wine obviously vary according to the grapes, for which rainfall and day-night temperature fluctuations are fundamental. The past few decades have produced several memorable vintages: 1945, 1955, 1961, 1964, 1970, 1975, 1985, 1988, 1990, 1995, 1997, 2004, 2006, and 2007. Among those still aging, 2010 is predicted to be exceptional. Brunello’s great elegance and har99 Wine & Food 100 Wine & Food Per la grande eleganza e armonia il Brunello predilige abbinamenti con piatti molto strutturati, carni rosse e selvaggina anche accompagnate da funghi e tartufi, grigliate di carne, arrosti non di carni bianche e formaggi stagionati. É anche ottimo come vino da meditazione. Definire le caratteristiche del Brunello è complesso poiché ogni bottiglia ha una sua personalità. Per tentare una sintesi ne ho degustato tre tipologie della Caparzo, un produttore storico. Il Caparzo Brunello di Montalcino Docg (la prima annata è il 1970 e i produttori di Brunello erano solo 13) è ottenuto da uve provenienti da diversi vigneti in Montalcino con differenti microclimi e struttura dei terreni, quasi una sintesi delle caratteristiche della zona. Il secondo proveniente da uve di un solo vigneto e infine ho centellinato la Riserva prodotta, come di regola a Montalcino, solo in annate particolarmente buone: 2007 e 2006 (la Riserva) quelle degustate, ottime. Il Brunello si può definire: limpido, brillante, rosso rubino deciso tendente al granato con un bouquet intenso, persistente, ampio con sentori di sottobosco, piccoli frutti rossi, spezie e una lieve nota di vaniglia. In bocca è asciutto, caldo, con tannini molto vellutati, robusto, armonico, elegante, molto equilibrato e con una lunga persistenza aromatica. Invecchiando acquista un sapore più vellutato e cresce in armonia mentre il profumo diviene più delicato e intenso e nel colore si evidenzia un’unghia arancione. Il Brunello è molto più di un vino, è - adottando una frase di Elisabetta Gnudi (l’anima di Caparzo) - “un sogno che anno dopo anno si rinnova e ci trasporta verso altri traguardi e nuove speranze”. mony make it the perfect match for highly structured dishes like red meats and game, also accompanied by mushrooms and truffles; grilled meats; white meats; and mature cheeses. It is also an excellent “meditation wine.” Defining the characteristics of Brunello is complicated because each bottle has its own personality. In an attempt to sum them up, I tasted three types from Carparzo, a long-established producer. Caparzo Brunello di Montalcino DOCG (the first vintage was 1970, when there were just 13 Brunello producers) is made from grapes from different vineyards in Montalcino, with different site climates and soil structures, offering a sort of overview of the zone’s characteristics. The second is a single vineyard selection. Finally, I enjoyed the Riserva, produced – as is the rule in Montalcino – only in particularly good vintages. I tasted the wines from 2007 and 2006 (the Riserva), which were excellent. Brunello can be described as a clear, bright, deep ruby tending to garnet, with a concentrated, generous, pervasive nose with notes of forest floor, red berries and spice, and a slight hint of vanilla. On the palate it is warm and dry, with velvety soft tannins, beefy, well-orchestrated and elegant, with excellent balance and length. It acquires a more velvety flavor and greater balance with age, while the aroma becomes more delicate and intense, and an orange rim appears in the glass. Brunello is much more than a wine. To quote Elisabetta Gnudi (the heart and soul of Carparzo), it is “a dream that repeats itself year after year, carrying us toward new goals and new hopes.” 101 Moda La donna che inventò lo stile M ademoiselle Chanel, come di ogni leggenda, si sa tutto, le sue origini umili, la determinazione, l’audacia, il pensare sempre avanti e fuori dagli schemi. Lei è stata l’incarnazione della donna emancipata ma che non rinuncia alla propria femminilità e ne fa un punto di forza. Un messaggio rivoluzionario e inconcepibile allora, agli inizi del Novecento, che dopo secolo resta ancora all’avanguardia anzi è più che mai d’attualità. The woman who invented style 102 O f Mademoiselle Chanel, as of every legend, we know it all: her humble origins, determination, audacity, and relentless thinking outside the box. She was the emancipated woman par excellence, but she never renounced her own femininity, which she used as an asset. The message was revolutionary for the times, the early 1900s, and a century later is still avant-garde—indeed, it feels fresher than ever. Fashion Gabrielle Chanel nata a Samur piccolo paese del Francia il 19 agosto del 1883 non è solo la creatrice della moda, di un grande marchio immortale ma la creatrice di una nuova figura di donna: libera, che sa pensare con la sua testa, che vuole essere se stessa e che piace a se stessa. Lei stessa lo dice, con quel suo modo di riassumere in una frase lapidaria, ogni trattato di moda o di sociologia: “Tutti ridevano nel vedermi vestita così, ma questo ha creato il mio successo. Non assomigliavo a nessun’altra”. Era il 1903. Lei, Coco Chanel, è stata la creatrice di uno stile che ha fatto della semplicità il lusso più grande, della libertà, del confort, del rifiuto dell’inutile un progetto per cui battersi. Idee difficilissime da condividere a quei tempi, ma che furono di una lungimiranza incredibile. Quello che ai tempi di Coco Chanel sembrava una rivoluzione, oggi è la bibbia che detta legge per tutto ciò che veramente conta nel concetto di lusso e di stile. Con i suoi pantaloni larghi, le canottiere, i completi bianchi di tela ha anticipato persino lo stile unisex di oggi. “Le mode passano lo stile resta”, affermò nel 1958. E così è stato da quando Coco Chanel, nel 1921, arriva in Rue Cambon al 31 a Parigi, anche nel gusto degli arredi è avanti con i tempi: vuole un ambiente minimalista, solo specchi e poche pareti e i tre colori che fanno parte della sua scala cromatica personale: il beige, il bianco e il nero. Lì è il suo regno e resterà la meta prediletta di molte celebrità. Un altro personaggio icona del tempo, l’architetto Mies van der Gabrielle Chanel, born in the small French town of Samur on August 19, 1883, was the creator not only of an immortal fashion brand but of a new genus of female: the liberated woman who thinks for herself, wants to be herself, and likes herself. As she would later pronounce, in her manner of summing up every fashion or sociology treatise in one choice phrase, “People laughed at the way I dressed, but that was the secret of my success: I didn’t look like anyone.” That was in 1903. She, Coco Chanel, created a style that made simplicity the greatest luxury and turned liberty, comfort, and rejection of the pointless into a goal worth fighting for. Very few, back then, shared her ideas—but they were extraordinarily far-sighted. What in Coco Chanel’s time seemed like a revolution is now the Bible for all that truly counts in the concept of luxury and style. With her wide leg trousers, tank tops, and white canvas suits she even anticipated today’s unisex look. “Fashion fades, but style endures,” she declared in 1958. And so it was, from the moment Coco Chanel arrived in 1921 at Rue Cambon 31 in Paris. Her taste in furnishings, too, was ahead of the times: she insisted on a minimalist look, just mirrors, a bit of wall space, and the three colors that made up her personal palette: beige, white and black. This was her empire, and it would remain a favorite destination of many celebrities. Another icon of the age, architect Mies van der Rohe, had already decreed her motto: less is more. Writer Paul Morand (a friend of 103 Moda Rohe aveva già decretato il suo motto: less is more. Lo scrittore Paul Morand, amico di Proust, che negli anni Venti la conosce personalmente, scrive L’allure de Chanel, un libro dedicato a lei, alle sue amicizie all’aria del suo tempo. Un libro cult che oggi Karl Lagerfeld, creatore per l’Alta moda, il prêt-à-Porter e gli accessori, ha impreziosito con 73 suoi disegni, facendone un capolavoro nel capolavoro. Un altro scrittore, André Malraux, alla scomparsa di Mademoiselle nel 1971 la ricorderà con questa frase: “Le persone che più hanno influenzato questo secolo sono Charles De Gaulle, Picasso e Gabrielle Chanel”. Il profumo. Una grande intuizione Coco voleva un “profumo di donna che piace alle donne”, non una fragranza fatta di un solo fiore: iris, gelsomino, rosa o mughetto, come andava di moda in quei tempi. Ma un bouquet che portasse a un’emozione del tutto nuova. Nel 1921 conosce Ernest Beaux , che le presenta dei flaconi lei sceglie il N. 5, ed il resto è storia. Il flacone è rivoluzionario: una semplice bottiglia piatta, come quelle maschili. Nel 1959 sarà esposto al Museo d’Arte moderna di New York. E il N: 5 è il profumo del secolo, delle dive, delle donne che vogliono distinguersi. La sua personale visione della bellezza. Non potevano mancare la cura della pelle e il trucco nella visione a 360 della bellezza femminile di Chanel. “Mai senza rossetto”, diceva Mademoiselle e il suo era vermiglio intenso 104 Proust), who met her in the 1920s, wrote L’allure de Chanel: a book about Coco, her friendships and her times. The book is a cult favorite that Karl Lagerfeld, designer of haute couture, prêt-à-porter and accessories, recently embellished with 73 of his drawings, creating a masterpiece within a masterpiece. Another author, André Malraux, would remember Mademoiselle upon her death in 1971 with the phrase “From this century, in France, three names will remain: De Gaulle, Picasso and Chanel.” No. 5: a woman’s intuition Coco wanted a “women’s perfume that women like.” Not a single-flower fragrance like iris, jasmine, rose, or lily of the valley, as was fashionable at the time, but a bouquet that would exhilarate the senses. In 1921 she met Ernest Beaux, who presented her with some bottles; she chose No. 5 and the rest was history. The bottle itself was revolutionary: simple and flat, like a man’s. In 1959 it would be displayed at the Museum of Modern Art in New York. And No. 5 is the perfume of the century, of divas and women who stand out. Fashion Le invenzioni Mademoiselle’s di Mademoiselle inventions 1913 1913 La casacca Marinière alla marinara 1916 1916 Jersey La maglia 1918 1918 Cardigan Il cardigan 1920 1920 Trousers Il pantalone 1922 Il pigiama da spiaggia 1924 La bigiotteria 1926 L’impermeabile, il blazer con i bottoni d’oro, il tubino nero. 1955 La tracolla impunturata con le catene dorate 1957 Le Chanel, i sandali beige con la punta nera 1958 La camelia bianca, un accessorio passe-partout da mettere ovunque. per accordarsi ai suoi capelli bruni e all’incarnato chiaro. Nel 1974 questa sfumatura particolare verrà battezzata Rouge Chanel, che oggi dà il nome alla preziosa linea di rossetti. Tra il 1924 e il 1926 vengono venduti anche cosmetici e prodotti per il trucco: ciprie, rossetti, smalti, creme, saponi, talco. Sue sono le scelte e le ricette: una lozione glaciale, la gelatina antirughe, la pasta per le mani. E sue le rigorose e preziose confezioni nere. Una linea di maquillage e soin che oggi si avvale delle migliori materie prime, delle più raffinate tecniche di estrazione dei principi attivi, e si è moltiplicata all’infinito nelle formule, nei colori, nelle sfumature nell’uso di materiali preziosi come oro, argento, metalli e come per l’Alta moda da cui discende concettualmente viene rinnovata due volte all’anno. Ombretti, fard e smalti seguono la stagionalità dei capi di sfilata, pronti a dettare legge su ogni passerella. Una linea completa sempre nuova che mantiene fede nella bellezza e alla preziosità della sua creatrice. A personal vision of beauty Skin care and makeup could hardly be lacking in Chanel’s 360° vision of female beauty. “Never without lipstick,” Mademoiselle would say, and hers was vermilion red, to complement her brown hair and fair complexion. In 1974 the shade would be christened Rouge Coco, now the name of the brand’s upscale lipstick line. From 1924 to 1926 Chanel also came out with cosmetics and skin care products: powders, lipsticks, nail polish, creams, soaps and talcum. The choices and recipes were hers: an icy lotion, a wrinkle-fighting gelatin, a paste for the hands. All in her stylish and sober black containers. Today the makeup and skin care line is built on the best raw materials and the most sophisticated techniques for extracting active ingredients, and has multiplied into an infinity of formulas, colors, nuances and uses of precious materials like gold, silver and other metals. Like the couture collection from which it sprang, it is updated twice a year. Eye shadows, rouge and nail polish follow 1922 Beach pajamas 1924 Costume jewelry 1926 Raincoat, gold-button blazer, and little black dress 1955 Quilted handbag with gold chain strap 1957 The Chanel, beige and black cap-toe slingback 1958 White camellia, the accessory that enhances any outfit. 105 Moda La passione per i gioielli Coco Chanel ama i gioielli, li porta come i suoi capi di moda, in perfetta libertà, mescolando bigiotteria a diamanti e perle preziose. “Quello che conta è l’effetto”, sostiene. Quello che oggi è di moda e noi cerchiamo di copiare ogni giorno, lei lo aveva già pensato e portato negli anni Venti. Nel 1924 nel suo laboratorio produce la sua bigiotteria e gli accessori. Ma lei ama in modo particolare una pietra: il diamante. “Rappresenta il maggior valore nel volume più piccolo”, sentenzia. E nel 1932, in piena crisi economica, crea la prima collezione di gioielli di diamanti. Hanno linee pulite, semplici, pure, che aiutano la pietra a sprigionare tutta la sua luce. Sono gioielli preziosi che ha creato una volta ancora rompendo le righe della tradizione: si portano sempre, di giorno e di sera. Anche questa è una rivoluzione e anche questo oggi è diventato un must nella moda e nello stile. Dopo Coco Chanel oggi non c’è più niente da inventare negli abiti, negli accessori, nei 106 the seasonal runway creations, ready to lay down the law on every catwalk. The line is complete and always new, faithful to the beauty and splendor of its creator. A passion for jewelry Coco Chanel loved jewelry and wore it as she wore clothing: in total freedom, mixing costume pieces with exquisite diamonds and pearls. “It’s the effect that counts,” she insisted. What’s trendy today and what we’re always trying to copy, she had already thought of it and worn in the 1920s. In her workshop in 1924 she produced costume jewelry and accessories. But she loved one stone above all: diamonds. “They represent the greatest worth in the smallest volume,” she declared. And in 1932, in the midst of the depression, she created her first collection of diamond jewelry. The pieces had clean, simple, pure lines, so the stone would release all its light. Her precious jewelry, like all her crea- Fashion colori, nei gioielli. La sua creatività è stata una forma d’arte che si è radicata nel tempo, con il suo modo di vedere e di pensare è diventata l’ambasciatrice della modernità.. Le sue intuizioni preziose hanno contribuito a formare il gusto femminile di oggi per il bello, a diffondere l’idea che ci sono cose che valgono perché contano. Perché sanno creare emozione. tions, broke the bounds of tradition as she decreed that it be worn both day and evening. This too was a revolution, and this too is now a must in today’s fashion and style. After Coco Chanel, there is nothing left to invent in clothing, accessories, colors or jewelry. Her creativity was an art form that has taken root over time; with her beliefs and her vision she’s become the ambassador of modernity. Her invaluable intuitions helped form today’s feminine taste for the lovely, spreading the idea that some things are worth it because they excite the soul; in other words because they count. 107 CC by Chimere Collection Watches Il tempo costruito su misura é nato come il marchio haute couture degli orologi. Vabene, presentato a Basilea nel 2012, si è già imposto non solo per la perfezione tecnologica ma anche per i dettagli che lo rendono famoso e unico agli occhi di un pubblico che vuole sempre qualcosa di diverso, che abbia stile ed eleganza e che, soprattutto, non ama l’omologazione. V abene was conceived as Time made the haute couture brand of to measure watches. Unveiled in Basel in 2012, it has already earned a reputation not only for its technological perfection but for the details that make it unique in the eyes of a public always looking for something new; of classy, style-conscious consumers who refuse to wear what everyone else has on. 109 Orologi Il vero lusso sta anche nel poter scegliere il proprio stile. E gli orologi sono un dettaglio non trascurabile nell’eleganza, soprattutto femminile. Vabene si è subito distinto per la cassa trasparente dei suoi modelli, dove si vede pulsare il meccanismo come un cuore, per i materiali avveniristici impiegati con il gusto dell’innovazione, per i ricami preziosi in brillanti che rendono diverso ogni esemplare. Con il modello Adesso Doppio Tourbillon Limited Edition supera se stesso, punta al pubblico degli intenditori, a chi sceglie un orologio come se fosse una piccola opera d’arte da portare al polso. Ma che abbia qualcosa in più. La qualità elevata. Il primo dettaglio che lo fa subito diverso è la cassa, squadrata, in policarbonato leggerissimo e resistente, che gli dà quell’aspetto limpido di ghiaccio, montata a strati su un fondello di acciaio a specchio per renderlo ancora più luminoso. La cassa trasparente rende visibile il movimento, gli scatti degli ingranaggi, uno spettacolo che incanta al solo guardarlo ma che rende ancora pù affascinante il movimento complicato del doppio Tourbillon posizionato in linea, un meccanismo di precisione ideato dai famosi maitre horloger per sconfiggere ogni influenza della forza di gravità della Terra sulla precisione di ogni singolo minuto. Una vera chicca per gli appassionati delle complicazioni. La corona è a pressione e le lancette sono in policarbonato opaco. Ma ecco che la creatività, subito dopo la precisione tecnologica, entra in campo nelle finiture di Adesso. Gli strati della cassa sono tenuti insieme da un sottile legame di silicone e da quattro viti ricoperte ciascuna da un brillante da 1,5 carati. Basterebbe questo particolare per fare di Adesso un pezzo unico che si riconosce da lontano. Sulla cassa, protetta dal vetro, è inciso un dragone, dipinto a mano. Dai lati della cassa si snoda il bracciale con fondo in silicone per meglio seguire la line del polso ed essere confortevole, interamente tempestato da una pioggia di brillanti per un totale di 29 carati. A ogni movimento del polso si accendono guizzi di luce purissima. L’orologio diventa un gioiello importante per ogni serata e invidiabile in ogni occasione del giorno. Qui finisce l’opera dei creatori di Adesso e inizia quella del cliente, infatti ogni modello può essere personalizzato con l’aggiunta di piccoli cuori, nella cassa, di gemme, il bracciale può essere in oro bianco ricamato di brillanti dalla forma o grandezza diverse. Ogni particolare può esse110 One aspect of true luxury is being able to choose one’s own style, and watches are no small detail, especially for the well-dressed woman. Vabene stood out immediately for its see-through cases where the mechanism can be seen beating like a heart, for its futuristic materials used with a taste for innovation, and for its diamond embellishments that make every model unique. With the Adesso Doppio Tourbillon Limited Edition it has outdone itself, aiming for true watch aficionados, for those who choose a timepiece as if it were a tiny work of art to wear on the wrist. But it doesn’t stop with looks. The high quality and distinctiveness are evident first in the square case made of super lightweight and durable polycarbonate, giving the watch its icy clear appearance, assembled in layers over a gleaming steel bottom for extra shine. The transparent case shows off the workings of the gears, which is mesmerizing to watch and especially impressive given the complicated double Tourbillon, positioned in line, a precision mechanism designed by famous master watchmakers to prevent the force of gravity from compromising the precision of a single minute. It’s a real treat for complication connoisseurs. The watch has a push-button crown and matte polycarbonate hands. But here’s how creativity, second only to technological precision, comes into play in the Adesso watch. The layers of the case are held together by a thin coating of silicone and four screws, each capped with a 1.5 carat diamond. That alone would be enough to make the Adesso a piece that stands out from the crowd. A hand painted dragon is etched onto the crystal-protected case. From the sides of the case, the band unwinds with its silicone base, the better to follow the line of the wrist, completely studded with a shower of diamonds that add up to 29 carats. Every turn of the wrist unleashes a flash of the purest light. The watch is a major piece of jewelry for evening, and an enviable accessory for day. This is where the Adesso’s creators pass the design work on to the customer. Every model can be customized by adding little hearts or gems to the case, or by selecting a band in white gold, dappled with diamonds, of different sizes and shapes. Each detail can be discussed and developed with the creators, so the Watches re discusso e ideato con i creatori, per renderlo più vicino al gusto e alla personalità di chi lo deve indossare. Bello e prezioso, ma anche unico. Infatti la serie limitata di Adesso Doppio Tourbillon viene prodotta in soli tre esemplari l’anno. Come un abito di alta moda. E infatti è stato creato con lo stesso spirito. “é stata la nostra sfida”, spiega Giorgio Grimoldi anima creativa di Vabene. “Coniugare l’anima sperimentale e all’avanguardia del nostro marchio con un prodotto di eleganza e lusso estremi, per ottenere la qualità di una creazione che trovi il suo posto nell’alta orologeria”. watch perfectly matches the taste and personality of its wearer. It is gorgeous and exquisite, and it’s unique— because only three Limited Edition Adesso Doppio Tourbillon watches are made each year. Remind you of a couture dress? That’s because it’s produced in the very same spirit. “This was our challenge,” explains Giorgio Grimoldi, the creative heart of Vabene. “To marry the experimental, avant-garde soul of our brand with elegance and extreme luxury, so our creations would earn their place in haute horlogerie.” 111 Arte di ieri ANTONIO CANOVA di Adriana Longo A ffascinante figura di artista che ha lasciato splendide testimonianze del suo genio scultoreo, Antonio Canova nasce a Possagno (TV) nel 1757 e a quattro anni rimane orfano del padre Pietro, appartenente a una famiglia che da generazioni lavora la pietra. La madre Angela Zardo si risposa con il crespanese Francesco Sartori trasferendosi nel paese di questi mentre il piccolo Antonio, comunque colpito nella sua emotività da tali fatti, resta con l’amata nonna Caterina Ceccato e con il nonno Pasino, scultore piuttosto conosciuto dal carattere burbero, che si avvede dell’inclinazione del nipote chiamato affettuosamente ‘Tonin’. Anche il Senatore Giovanni Falier intuisce le sue qualità e lo indirizza presso lo studio dei Torretti i quali lo inviano nella vivace Venezia dell’epoca dove frequenta l’Accademia studiando disegno. Ben presto apre una propria bottega in cui realizza Orfeo e Euridice (1776) e Dedalo e Icaro (1779), primi lavori che, pur mostrando l’influenza dello scultore barocco Gian Lorenzo Bernini, gli procurano una fama destinata a svilupparsi sempre più. Trasferitosi a Roma ospite a Palazzo Venezia di Gerolamo Zulian ambasciatore veneto e mecenate, conosce Domenica Volpato (figlia dell’incisore Giovanni) con cui ha un’amici112 A compelling name in the art world whose works illustrate his genius as a sculptor, Antonio Canova was born in Possagno (province of Treviso) in 1757 to a multigenerational family of stonemasons. After his father Pietro died when he was four, his mother Angela Zardo married Francesco Sartori and moved to Sartori’s hometown of Crespano del Grappa, while young Antonio—upset by these events— stayed with his beloved granmother, Caterina Ceccato, and his gruffnatured grandfather Pasino. Pasino Canova was a well-know stone cutter and soon noticed the talent of his grandson, affectionally called “Tonin.” Senator Giovanni Falier also sensed Canova’s abilities and sponsored his studies under the Torretti family, who sent him to bustling Venice, where he studied design at the academy. It wasn’t long before he opened his own workshop, sculpting Orpheus and Eurydice (1776) and Dedalus and Icarus (1779), early works that showed the influence of Baroque sculptor Gian Lorenzo Bernini but earned him a reputation destined to grow. Having moved to Rome, a guest at Palazzo Venezia of Venetian ambassador and patron Gerolamo Zulian, Cano- Art of yesterday 113 Arte di ieri zia difficile e realizza Amore e Psiche, i Monumenti funebri dei Papi Clemente XIII e XIV e di Maria Cristina d’Austria e alcuni soggetti mitologici come Venere e Marte, Perseo vincitore della Medusa, Ettore e Aiace… lavorando per i potenti di tutto il mondo mentre per il suo mecenate realizza tra le altre sculture Teseo sul Minotauro. Lavora incessantemente passando dal disegno all’argilla e dal gesso al marmo creando opere in cui trionfa la bellezza classicamente concepita come teorizzato dal Winckelmann: marmi perfetti e armoniosi senza connotazioni psicologiche che raccontano miti universali. Quando i Francesi occupano Roma nel 1798, egli abbandona la città e ritorna a Possagno dove si dedica alla pittura: le tele prodotte in questo periodo sono nella casa natale. Nel 1800 ritorna a Roma accompagnato dal fratellastro, il colto vescovo Giovanni Battista Sartori (Crespano 1775-Possagno 1858) che gli è segretario leale per tutta la vita. Durante l’epoca napoleonica la sua attività è prolifica quale ritrattista: Napoleone di Apsley House, i busti dei Napoleonidi, Letizia Ramolino, la famosa e bellissima Paolina Bonaparte di villa Borghese semidistesa su un triclinio, seminuda e con una mela in mano nell’allegoria di ‘Venere vincitrice’ e un Napoleone rifiutato dall’imperatore perché ritratto nudo. Interessante la vicenda de Le Grazie - destinate a Joséphine de Beauharnais, prima moglie di Napoleone Bonaparte - di cui nel 1813 l’artista ha completato il modello: John Russel, VI Duca di Bedford, entrato nello studio romano dell’artista, vorrebbe comprare per sé il marmo, ma Canova 114 va met Domenica Volpato (daughter of engraver Giovanni), with whom he struck up a difficult friendship. Here he sculpted Love and Psyche, funeral monuments for Popes Clement XIII and XIV and Maria Christina of Austria, and mythological subjects like Venus and Mars, Perseus with the Head of Medusa and Hector and Ajax, working for the world’s most powerful clients while for his benefactor he created Theseus and the Minotaur and more. He worked incessantly, moving from pencil to clay and from plaster to marble, creating triumphs of classical beauty as theorized by Winckelmann: perfect, harmonious sculptures with no psychological subtexts, recounting universal myths. When the French occupied Rome in 1798, Canova abandoned the city and returned to Possagno, devoting his time to painting; the canvases he produced are preserved in his boyhood home. In 1800 he went back to Rome with his half-brother, the learned bishop Giovanni Battista Sartori (Crespano, 1775 - Possagno, 1858) who would be his loyal secretary for the rest of his life. During the Napoleonic era, he worked prolifically as a portrait sculptor: Napoleon of Apsley House, busts of Napoleon’s family, Letizia Ramolino and the famous and beautiful Paolina Bonaparte of Villa Borghese half reclining on a triclinium (semi-nude with an apple in her hand as Venus Victorious), and a nude Napoleon that the emperor refused to accept. There’s an interesting story behind The Three Graces, sculpted for Joséphine de Beauharnais (Napoleon’s first Art of yesterday 115 Arte di ieri non viene meno alla promessa fatta per cui si impegna a realizzare una seconda scultura, non una copia ma un modello derivato, e nel 1819 invia tale marmo in Inghilterra. Canova non accetta di diventare artista di corte, anzi continua a ricoprire il ruolo di Ispettore Generale delle Antichità e Belle Arti dello Stato della Chiesa con l’incarico di controllare le opere d’arte nei territori del Vaticano, con una particolare attenzione sui criteri di restauro dei reperti archeologici. Dopo la disfatta di Napoleone a Waterloo, trovandosi a Parigi con il fratellastro riesce grazie a un’abile operazione diplomatica a riportare a Roma numerose opere trafugate dall’imperatore e il papa Pio VII lo ricompensa con un titolo nobiliare e un vitalizio. Nel 1819 pone la prima pietra del Tempio di Possagno che dona come chiesa parrocchiale alla sua comunità, ma la sua scomparsa a Venezia nel 1822 farà sì che l’opera venga completata più tardi e il fratellastro vi farà traslare le sue spoglie. Per cogliere lo spirito del grande artista neoclassico è importante recarsi nella casa natale di Possagno dove la camera in cui è nato con il noto dipinto di Thomas Lawrence, la cucina, la ‘Torretta’ (studio in cui dipingeva), la Scuderia… paiono restituire i gioiosi e sereni momenti che vi trascorreva. Vi si possono ammirare i suoi dipinti (15 oli su tela e 35 tempere di eccezionale leggerezza e soavità), le incisioni commissionate dall’artista ad alcuni incisori bassanesi per creare il catalogo delle opere in marmo e diffonderlo ai maggiori committenti di statue, i disegni, qualche marmo, gli strumenti da lavoro e alcuni suoi vestiti. Accanto alla casa Museo nel 1836 per volontà del fratellastro nasce progettata dall’architetto veneziano Francesco Lazzari la Gipsoteca - dove sono trasferite le opere come erano disposte nello studio romano di Via delle Colonnette nei pressi di Piazza del Popolo e si trovano quasi tutti i modelli originali delle sue sculture, i bozzetti in terracotta e i disegni - poi ampliata con una nuova ala nel 1957 dal grande architetto veneziano Carlo Scarpa: visitarla permette di avere un quadro d’insieme dell’opera canoviana. Molte delle sue sculture in marmo, infatti, sono sparse per il mondo: numerose si trovano a San Pietroburgo all’Hermitage, regolarmente acquistate dagli zar, o in altri luoghi come tra le altre Endimione dormiente, opera della maturità commissionatagli da William Cavendish, duca di Devonshire. 116 wife) in 1814. John Russell, 6th Duke of Bedford, saw the sculpture in Canova’s studio in Rome and tried to buy it, but Canova stayed true to his promise and agreed to carve a second version, which he sent to England in 1819. Canova rejected offers to become a court artist and continued to serve as inspector general of antiquities and fine arts for the Papal States, with a focus on the restoration of archeological finds. After Napoleon’s defeat at Waterloo, finding himself in Paris with his half-brother, Canova managed a diplomatic coup and brought several artworks stolen by Napoleon back to Rome. Pope Pius VII rewarded him with a nobleman’s title and an income for life. In 1819 Canova laid the first stone of the Temple of Possagno, which he donated to his community as a parish church, but his death in 1822 in Venice meant that the work would be completed later; his half-brother had Canova’s remains moved there. To sense the spirit of the great Neoclassical artist, it’s important to visit his birthplace in Possagno, where the room in which he was born (with its portrait by Thomas Lawrence), the kitchen, the “tower” (his painting studio), the stable, and more evoke the happy, peaceful times he spent there. The museum contains 15 of his oil paintings on canvas and 35 exceptionally light, delicate temperas; engravings Canova commissioned from local experts to create a catalogue of his sculptures to send to important buyers; drawings, sculptures, tools and some of his clothes. Next to his birth home, by order of his half-brother, the plaster cast gallery was built in 1836 by Venetian architect Francesco Lazzari. Canova’s works were transferred here and displayed just as they were in his Rome studio on Via delle Colonnette, near Piazza del Popolo, along with almost all the original casts of his sculptures, his rough terracotta models and his drawings; the gallery was expanded with a new wing in 1957 by the great Venetian architect Carlo Scarpa. A visit here provides a fine overview of Canova’s work, since so many of his sculptures are scattered around the world. Several are at the Hermitage in St. Petersburg, having been purchased by Russian tsars, while England lays claim to Sleeping Endymion, a later work commissioned by William Cavendish, Duke of Devonshire. Chagall, Maestro del sogno C elebrato in tutto il mondo come Maestro dell’arte moderna, Marc Chagall (Moishe Segal il suo nome in ebraico) nasce - primo di numerosi figli in una famiglia ebrea molto unita nonostante le difficoltà esistenziali di tale popolo sotto gli zar - nel 1887 a Liosno presso Vitebsk (allora Impero Russo e oggi Bielorussia): luogo spesso presente nei suoi lavori come sogno colorato popolato dagli animali domestici del suo cortile, dove inizia gli studi di pittura e incontra Bella Rosenfeld amata teneramente come evidenzia La passeggiata dai toni dolcemente onirici. 20th - century art C elebrated around the world as a master of modern art, Chagall, Marc Chagall (born Moishe Segal, in 1887) was the the dream first of many children born to a tight-knit Jewish fam- master ily living under the repressive rule of the Russian tsars. His birthplace of Liozna, near Vitebsk (then part of the Russian Empire, now Belarus), is often present in his works as a colorful dream populated with domestic animals from his courtyard. Vitebsk is where he began to study painting and where he met Bella Rosenfeld, their tender relationship the subject of the sweetly dreamlike The Promenade. di Wanda Neocastro 117 Arte del ‘900 Si trasferisce per approfondire la pittura (allievo tra gli altri di Léon Bakst pittore, scenografo e illustratore) a San Pietroburgo dove, munito del permesso di soggiorno visto che agli ebrei è vietato soggiornarvi liberamente, è costretto a lavorare per mantenersi. Nel 1911 grazie a un mecenate si reca a Parigi dove approfondisce la conoscenza di nuove correnti tra cui Fauvismo e Cubismo e degli ambienti artistici d’avanguardia con intellettuali e pittori quali Guillaume Apollinaire, Blaise Cendrars, Robert Delaunay, Fernand Léger… ed espone nel 1912 e 1913 al ‘Salon des Indépendants’. Di tale periodo lascia splendide testimonianze come Parigi dalla finestra in cui, assunte le sembianze di un Giano bifronte con lo sguardo dall’oriente alle novità dell’occidente, contempla insieme al suo gatto la città scomponendo le immagini in chiave oniricofantastica. A Berlino, il mercante d’arte Herwarth Walden nel 1914 gli allestisce la prima personale nella galleria Der Sturm, Chagall coniuga la radice ebraico-russa con i nuovi apporti derivati anche da Orfismo, Espressionismo e Suprematismo creando opere innovative con uno spettro tematico e coloristico e una poetica che riprenderà negli anni della maturità. Ritornato in Russia, si sposa con l’amata Bella che nel 1916 dà alla luce la figlia Ida; scoppiata la guerra, nel 1917 la Rivoluzione d’ottobre dà a tutti gli Ebrei la cittadinanza russa: Chagall ne sposa gli ideali divenendo direttore di una Scuola Popolare delle Belle Arti quindi Commissario dell’Arte a Vitebsk e nella speranza di mutare le mentalità grazie all’arte fonda una scuola d’arte e il Museo d’Arte Moderna (chiuso nel 1939). 118 To further his art studies (one of his teachers was painter, stage designer and illustrator Léon Bakst) he moved to St. Petersburg, bearing a residence permit since Jews were not allowed to live there without one, where he worked to make ends meet. Thanks to a benefactor, in 1911 he moved to Paris, where he learned more about new currents such as Fauvism and Cubism and joined avant-garde circles with intellectuals and painters like Guillaume Apollinaire, Blaise Cendrars, Robert Delaunay and Fernand Léger; in 1912 and 1913 he displayed his works at the Salon des Indépendants. Wonderful paintings from this period include Paris through the Window: resembling a Janus with two faces looking from the East to the novelty of the West, he and his cat contemplate the city as a dreamlike collection of images. In Berlin in 1914, art dealer Herwarth Walden set up Chagall’s first one-man show in his gallery Der Sturm. Here Chagall blended his Russian-Jewish roots with new ideas from Orphism, Expressionism and Suprematism, creating innovative works with themes, colors and voices that he would revisit later in life. Back in Russia, he married his beloved Bella, who in 1916 gave birth to their daughter Ida. With war broken out, in 1917 the October Revolution gave Jews Russian citizenship; Chagall espoused the new ideals and became director of a people’s school for the arts, then commissar of fine art for Vitebsk. Hoping to change mentalities through art, he founded an arts college and the Museum of Modern Art, which was closed in 1939. Sensitive and lively, from his earliest paintings he favored themes such as scribes, lovers, music, birth, village weddings, peasant life, pain, death, jesters at the circus...and these would dominate his works as an exile, identifiable in the wandering Jew who pops out from behind the church, flying Over Vitebsk in the snow. Differences of opinion, relating in part to the prevailing Suprematism, sent Chagall to Moscow where he decorated the Jewish synagogue. These were difficult years, of abundant output in strong, clear colors ruled by fantasy and imagination, as demonstrated in Above the Town and The Apparition. In 1922 Chagall moved to Berlin, with support from art dealer Walden, and the following year he returned to Paris 20th - century art 119 Arte del ‘900 Sensibile e vivace, già dai suoi primi quadri manifesta tematiche quali scribi, amanti, musica, nascita, nozze del villaggio, vita dei contadini, dolore, morte, circo con giullari… che saranno dominanti nelle sue opere di esule identificabile nell’ebreo errante che sbuca dietro la chiesa volando Sopra Vitebsk innevata. In seguito a divergenze legate anche all’imperante Suprematismo, si sposta a Mosca dove decora il Tempio Ebraico: anni difficili in cui ricca è la produzione artistica dai colori forti e nitidi e dominata da una fantasia immaginifica come dimostrano Sopra la città e L’Apparizione. Nel 1922 si trasferisce a Berlino appoggiato dal mercante Walden e l’anno successivo a Parigi dove lavora per il mercante Vollard e in giro per la Francia produce disegni e guache. Negli anni ‘30, arricchito da influenze impressioniste, collabora al Museo d’Arte ebraica a Tel Aviv, illustra la Bibbia per Vollard continuando a viaggiare per l’Europa, ma malgrado che nel 1937 avesse ottenuto la nazionalità francese i venti antisemiti che già lo avevano compreso tra gli “artisti degenerati” lo costringono a lasciare la Francia nel 1941 per New York dove ritrova numerosi amici francesi e riannoda rapporti con scrittori russi parlando in yiddish. Ossessionato dalla guerra, dipinge ripetutamente Cristo assurto a simbolo delle pene degli Ebrei europei come ne La Crocefissione bianca, opera prediletta da papa Francesco. In Messico collabora alle decorazioni e ai costumi scenica del balletto Aleko (musica di Tchaikovsky). Nel 1944 la moglie Bella scompare creandogli uno stato di depressione superato grazie al lavoro per le decorazioni e i costumi scenici de L’uccello di fuoco (musica di Stravinsky) e alla conoscenza di Virginia Haggard da cui ha un figlio. Nel frattempo inaugura retrospettive dei suoi lavori e ritorna in Francia, compra casa a Vence e nel 1952 sposa Valentina Brodsky, ebrea russa, e racconta la riscoperta dell’amore e della gioia di vivere traducendoli in colori luminosi. Produce sculture, ceramiche e vetrate per privati e strutture pubbliche e numerose opere litografiche e incisioni e nel 1957 va in Israele dove tre anni dopo crea una vetrata per la Sinagoga dello Hadassah Medical Center (vicino a Gerusalemme) e successivamente progetta un affresco per il nuovo parlamento. In quegli anni lavora alacremente producendo opere straordinarie come le pitture del soffitto dell’Opéra di Parigi e della facciata della Metropolitan Opera House di New York e disegna le ve120 where he worked for the dealer Vollard, traveling around France producing drawings and gouaches. In the ‘30s, enriched by Impressionist influences, he worked for the museum of Jewish art in Tel Aviv and illustrated a Bible for Vollard while continuing his travels through Europe. However, despite having obtained French citizenship in 1937, the anti-Semitic winds that had already pegged him as a “degenerate artist” forced him in 1941 to leave France for New York, where he reunited with several French friends and rebonded with Russian authors, speaking in Yiddish. Obsessed by the war, he repeatedly painted Christ as a symbol of the sufferings of European Jews, as in The White Crucifixion, a favorite work of Pope Francis. In Mexico he worked on the stage sets and costumes of the ballet Aleko (music by Tchaikovsky). W h e n Chagall’s wife Bella died in 1944, he fell into a depression, overcome through his work on the sets and costumes of Stravinsky’s Firebird and his romance with Virginia 20th - century art trate del coro e del rosone del Fraumünster di Zurigo e successivamente il grande mosaico a Chicago. Un’infinità di opere tra cui il Messaggio Biblico (17 dipinti di cui 12 dedicati all’Antico Testamento, Genesi ed Esodo, e 5 al Cantico dei Cantici) esposto prima al Louvre e poi nel 1966 donato allo Stato francese che nella figura dell’allora Ministro della cultura, Andrè Malraux, ha creato a Nizza un apposito “Museo Nazionale Marc Chagall”. Immerso nel verde di un affascinante giardino (dagli Agapanti bianchi e blu che fioriscono il 7 luglio, genetliaco di Chagall), l’edificio ha una piscina che riflette il mosaico da lui creato: inaugurato nel 1973 alla presenza dell’artista, oggi si presenta arricchito di numerose opere. Chagall è instancabile e lavora fino alla sua scomparsa nel 1985 a Saint-Paul-deVence. Le sue opere sono presenti in numerosi Musei e splendide esposizioni (particolarmente esaustiva quella dedicatagli nel 2013 dal Kunsthaus di Zurigo) contribuiscono a tenerne viva la memoria e a suscitare emozioni negli animi. Haggard, with whom he would have a son. In the meantime he showed retrospectives of his work and later returned to France, bought a house in Vence, and in 1952 married a Russian Jew named Valentina Brodsky, translating his rediscovery of love and the joy of living into radiant colors. Chagall produced sculptures, ceramics and stained glass for individuals and public buildings, along with numerous drawings and etchings. In 1957 he went to Israel, where three years later he would create a stained glass window for the synagogue of Hadassah Medical Center (near Jerusalem) and subsequently design a fresco for the new parliament. In these years he worked prolifically, producing extraordinary works like the painted ceiling of the Paris Opera and the lobby of the Metropolitan Opera House in New York, the stained glass windows of the choir and the rosette of the Fraumünster church in Zurich, and the great mosaic in Chicago. His nearly infinite works include the Biblical Message (17 paintings, 12 of them illustrating the Old Testament books of Genesis and Exodus and 5 the Song of Songs), displayed first at the Louvre and in 1966 donated to the French government, whose then minister of culture, André Malraux, had the Musée National Marc Chagall established in Nice. The museum is surrounded by a lovely garden with blue and white agapanthus, set to bloom on July 7, Chagall’s birthday, and has a pool that reflects his mosaic. It was opened in 1973 with the artist in attendance and has since added many more works. The ever tireless Chagall worked right up to his death in 1985 in Saint-Paul-de-Vence. His works, shown in numerous museums and wonderful exhibitions (the 2013 Kunsthaus show in Zurich was especially thorough), help keep his memory alive and continue to stir the soul. 121 New Art Il collezionista innamorato delle sue opere O gni pezzo della sua collezione ha una storia a sé, ma tutti sono legati da un sottile filo rosso, quello dell’amore per l’arte. Giuseppe Iannaccone, classe 1955, noto avvocato milanese, nato ad Avellino, è uno dei pochi collezionisti che, senza parlare troppo, ha messo in piedi da vent’anni una “caccia amorosa” come lui stesso la definisce, verso quei talenti artistici, quei dipinti e sculture, soprattutto contemporanei e moderni, che rischiavano di passare inosservati o dimenticati nei secoli. Con un compito preciso: aiutare prima di tutto i giovani talenti. E per farlo bene, a 35 anni si è messo a studiare storia dell’arte, mentre girava musei e gallerie di mezzo mondo. Ora la sua collezione è diventata il centro della sua vita, perché come sostiene: “ogni opera deve essere amata prima di essere comprata”. E The collector very piece in his collection has its own story, but in love they're all connected by a love of art. Giuseppe with his works Iannaccone, born in 1955 in Avellino and now a well-known Milanese lawyer, is that rare collector who has quietly spent the last 20 years on what he calls an "affectionate hunt" for the artists, paintings and sculptures (mostly modern and contemporary) that might have gone unnoticed or been forgotten with time. His conscious goal is to give a hand, above all, to young talent. To do his job well, when he was 35 he began to study art history as he traveled from museum to gallery around the world. Now his life is centered around his collection, because—as he puts it—"every work should be loved before it's bought." 122 New Art Lei come si definisce, un appassionato o un mecenate? Mah, quello che cerco di fare è aiutare i giovanissimi artisti, per la maggior parte sconosciuti, certo mi interesso anche di artisti affermati, ma sono sempre “relativamente” giovani, hanno 40/50 anni al massimo. Per rispondere alla domanda direi che mi ritengo più un appassionato. What would you call yourself: an art lover or a benefactor? Well, what I try to do is to help very young artists, most of them unknown; of course I also buy from established artists, but they're always relatively young—40 or 50 at most. To answer your question, I'd say I'm more of an art lover. Come vede l’arte contemporanea? Ci sono artisti che da un anno all’altro passano da quotazioni altissime a svalutazioni incredibili. Si tratta solo di speculazione? Questo è sempre successo nel mondo dell’arte, guardi cosa è successo a Guttuso e a Giuseppe Migneco uno dei maggiori esponenti dell’Espressionismo italiano degli anni Trenta. L’unica differenza è che ora ci sono dei flussi economici pazzeschi. Il vero appassionato d’arte non deve seguire la moda ma guardare dentro di sé, per capire se quell’autore può durare nella storia dell’arte. Per questo bisogna studiare per avere le competenze. Soprattutto quando si tratta di arte moderna bisogna sapere cosa è già stato fatto e vedere se quel quadro, quella corrente, quel pezzo ci dicono qualcosa di nuovo. What's your take on contemporary art? Some names go from sky-high prices to peanuts from one year to the next. Is it just speculation? That's always been a part of the art world; think about what happened to Gattuso or Giuseppe Migneco, one of the biggest names in Italian Expressionism from the thirties. The only difference is the amount of money that flies around these days. A true art lover should never be a slave to trends, but trust his own intuition as to whether a particular artist will stand the test of time. Developing these skills takes study. Especially in modern art, you have to know what's been done already so you can tell whether that painting, that current or that piece says anything new. Qual è stato il suo primo acquisto? E’ stato un quadro di Gino Bonichi (detto Scipione, ndr), lo terrò sempre con me, raffigura una sirena pescata da un uomo dal volto mascherato, sullo sfondo Venezia e il carnevale. Un’opera che ancora oggi, dopo tanto tempo, trovo emozionante e suggestiva. What was your first purchase? It was a painting by Gino Bonichi [Scipione] and I'll never part with it; it shows a mermaid caught by a fisherman wearing a mask, with Venice and the Carnival in the background. After all this time, I still find it thrilling and evocative. Nel panorama dell’arte contemporanea, secondo lei, c’è un artista che oggi può rappresentare il lusso nell’arte? Bella domanda! Sì, Damien Hirst o Cattelan possono essere pure considerati dei geni visto che avranno un posto nel panorama artistico contemporaneo e rimarranno nella storia dell’arte, quindi saranno immortali. Malgrado la mia stima nei loro confronti e nei confronti delle loro opere, le nostre strade non si incrociano, non li trovo in sintonia con i miei gusti, con i miei sentimenti, con i miei pensieri. Quindi non li acquisterei mai. In the contemporary scene, do you think there's any artist today who might represent luxury in art? Good question! Yes, Damien Hirst or Cattelan might be considered geniuses for their assured place in the contemporary art landscape and down the line in art history; they’re going to be immortal. While I admire them and their works, our paths don't cross—they’re not a good fit with my tastes, feelings and thoughts. So I would never buy them. Qual è il suo rapporto con l’arte antica? Ottimo, mi piace tantissimo come mi piace la storia dei popoli. è indispensabile conoscere il passato perché siamo figli di ciò che è stato prima di noi. E per conoscere e riconoscere l’arte e gli artisti contemporanei bisogna conoscere bene ciò che ci ha preceduto. What's your relationship with classical art? Excellent: I enjoy it greatly, along with the history of civilizations. It's crucial to know about the past, because we are a product of what came before us. To understand and recognize contemporary art and artists, we need real knowledge of what happened before we were here. 123 Manager & CEO Livio Leardi Ceo dei Centri lifestyle GetFIT Dietro i Centri GetFIT vi è un grande uomo capace e attento ai suoi 35.000 iscritti, e non cosa comune dotato di forte umanità. Vado ad incontrarlo nella perla dei suoi centri il GetFIT di Via Vico a Milano, è una giornata uggiosa, entrando si respira un’aria profumata e già di relax, dimenticando il tempo esterno. In attesa nella sala ristorante incontro Livio Leardi ideatore, creatore e CEO di questo marchio prestigioso del Lifestyle nel fitness, gentile nei modi e affabile mi fa accomodare e incomincia a raccontare la sua vita da imprenditore. Laureatosi in architettura al Politecnico di Milano svolge per un paio di anni l’attività di Architetto, poi nel 1984 decide di aprire il primo centro a Legnano, erano gli anni dell’aerobica e tutti ne andavano pazzi, arrivavano Star Americane per insegnare tale pratica di ginnastica finchè un giorno nel 1996 decide di fare il salto nella grande metropoli Milano. Da quel momento il marchio sarà GetFIT, ne ripensa gli spazi in base alla sua visione di benessere, il suo obbiettivo sarà quello di soddisfare i propri clienti. Nel corso di 30 anni di attività inaugura 14 centri , tra cui spicca anche quello di Lugano. 124 Manager & CEO Ripensa a tutto dall’organizzazione interna, alla definizione degli spazi, studio degli ambienti e loro funzionalità design arredamento. Molte energie vengono spese per la ricerca e formazione costante dei professionisti offrendo un servizio accurato e specifico ai propri iscritti, 700 persone qualificate contribuiscono a far funzionare il tutto come un orologio svizzero, ogni sede ha un direttore che si interfaccia con il leader “Livio Leardi” Tutti i centri sono dotati di piscina “escluso il centro presso la sede della Regione Lombardia” terme, ristorante, bar , con strumenti e macchinari al top della Technogym . La sua giornata tipo inizia alle 07.00 per essere in ufficio alle 8.15, e segue un agenda ben programmata che include lettura mail , riunioni con i collaboratori più stretti, che coprono tutti i ruoli importanti alla gestione globale. Nel pomeriggio si reca in visita ai centri con una frequenza di visitarli nel corso del mese tutti anche più volte, questo gli permette di conoscere e risolvere problematiche o criticità. Da qualche anno con fierezza racconta di avere i due figli che lavorano all’interno, uno che ha 32 anni e laureato in economia e commercio si occupa della parte commerciale, e l’altro 125 Manager & CEO di anni 28 laureato in architettura si occupa della creatività. Al sabato e domenica si concede un meritato relax frequentando la sua palestra privata a casa , e ritrovandosi con gli amici di vecchia data e tutti amanti della moto partecipa a tour in giro per l’Italia, Da grande sportivo ha giocato pallavolo livello agonistico, ottimo giocatore dei squash e tennis da tavolo. Viaggi ? Ha girato il mondo avendo desiderato con la moglie fare una adozione mirata di un bambino Keniota che ora ha cinque anni, tutto il mese di agosto lo trascorre in Africa dove sua moglie trascorre cinque mesi all’anno per stare vicino al bambino, e qui che viene fortemente evidenziato la sua umanità. 126 Manager & CEO 127 Manager & CEO Nel chiudere l’incontro mi anticipa un suo nuovo progetto che presenterà a settembre e che sarà un nuovo modo di proporre e vivere il fitness con programmi di allenamento da 15” 30 “ 45 “, con l’uso del cardiofrequenziometro obbligatorio, essendo il cuore elemento importante per il corpo umano che affronta esercizi di fitness , L’idea è affascinante e per metterla in pratica sta formando istruttori, tutor e personal trainer con corsi di recitazione, modulazione della voce, e tante altre tecniche, in sintesi; animatori come si trovano a Disney World e nei grandi parchi di Orlando che hanno affascinato il suo spirito imprenditoriale del bello e dell’eccellenza e della professionalità. 30 anni di successi e altrettanti di innovazione e ricerca. 128 Manager & CEO 129 PUBBLICITA Curiosity Di Stefano Dal Secco Farfalle nella testa I l primo segnale fu quando Francesco, a 10 anni, vide per la prima volta alcuni esemplari di farfalle tropicali nella vetrina di un negozietto per collezionisti a Venezia, la città in cui era nato. Il padre, stupito e allarmato, lo scrollo per le spalle per un lunghissimo minuto, cercando di “svegliarlo” da quella smta di trance che gli splendidi animali gli avevano indotto. Dopo quasi quarant’anni, Francesco Barbieri è un entomologo (un biologo che si occupa di insetti) e un esperto di fotografia naturalistica che ha girato in lungo e in largo tutti i continenti, soprattutto le foreste pluviali, per cercare di rivivere ogni volta l’estasi che, quel mattino a Venezia, gli cambiò la vita. 131 Curiosità Ma “andare a farfalle” non è esattamente la vispa Teresa che zompetta col retino in mano. Molte specie si trovano solo in zone remote, difficili da raggiungere e pericolose. «La mia foto più preziosa» racconta Francesco «l’ho realizzata in Papua Nuova Guinea, dov’ero andato con il precise obiettivo di trovare quella specie, la diuma più grande che si conosca: la fàrfalla ali d’uccello gigante (Ornithoptera goliath). È una specie di montagna, così ambita dai collezionisti che raggiungere quotazioni anche di migliaia di dollari. Per scattare quella singola foto abbiamo camminato per giomi nel fitto della foresta e nella nebbia fitta, fino a ad arrivare in quota, sopra il mare di nuvole. Le popolazioni della zona erano tradizionalmente tagliatori di teste e cannibali. Ufficialmente quelle pratiche non erano più presenti né tollerate, ma diciamo che non sono proprio la gente più amichevole che ho incontrato. Trovai la farfalla che cercavo e riuscii a fotografarla, ma la notte prima di scendere a valle ci furono violenti scontri tribali. Io riuscii a fuggire sul far dell’alba, ma la guida che mi aveva accompagnato perse la vita». «Le farfalle rappresentano una vera e propria sfida per i biologi» spiega Francesco «le loro forme e i loro colori sono talmente esuberanti da essere di difficile interpretazione. Pensiamo che debbano avere un significato per la sopravvivenza e la riproduzione, tuttavia spesso non capiamo esattamente come». Sono certamente bellissime, e alla maggior parte di noi questo basta. Tuttavia uno scienziate ha bisogno di 132 Curiosity 133 Curiosità comprendere sempre i motivi: «Dare un senso alla bellezza della natura è cosa niente affatto semplice. Di alcuni fatti siamo certi: sappiamo che i fiori sono vistosi e profumati perché devono attirare le farfalle e per loro tramite disperdere il polline. Ma invece, ad esempio: a cosa servono le lunghe code della farfalla cometa del Madagascar o i colori metallici di alcune specie nottume?». Non sono solo la bellezza, l’eleganza e la delicatezza di questi animali a renderli così speciali,. «Ciò che mi colpisce è quanto effimera sia tanta bellezza: la maggior parte delle farfalle vive solo una settimana, giusto il tempo di riprodursi. La più grande specie del mondo è la faleria cobra asiatica, con i suoi 30 centimetri di apertura alare; tuttavia la sua vita adulta dura solo 3 o 4 giomi. Si riproduce così in fretta che ha addirittura rinunciato a nutrirsi: l’apparato boccale e digerente sono regrediti, e l’adulto riesce a sopravvivere utilizzando le riserve assimilate durante lo stadio di bruco». In questi ultimi mesi Francesco sta viaggiando meno del solito: «Da anni stiamo lavorando a un ambizioso progetto per far volare le farfalle tropicali a Milano, e in questi giorni sembra che dopo tanto lavoro questa idea a cui tengo moltissimo stia per prendere vita. Vogliamo realizzare una grande serra e ricreare all’interno un vero ambiente di foresta pluviale, dove una quantità di specie ·esotiche possano vivere, riprodursi e volare liberamente in mezzo ai visitatori. Un sogno che spero diventi presto realtà». La farfalla è simbolo di trasformazione e di rinascita. La sua metamorfosi 134 Curiosity 135 Curiosità resta ancora una delle manifestazioni naturali più sorprendenti e misteriose. È difficile credere che un bruco possa chiudersi in un bozzolo e dopo poche settimane uscirne completamente rinnovato, trasformato in un animale così diverso nella forma, nei colori e nelle abitudini. «Ho visto nascere migliaia di farfalle» racconta Francesco «ma ogni volta è come la prima volta. Pensare che tanta complessità e tanta perfezione sia frutto dell’evoluzione è quasi difficile da credere: sono fenomeni come questo che rendono la vita così straordinaria e degna di essere vissuta. Per lo meno la mia» conclude sorridendo. È proprio questa ammirazione per la vita nelle sue forme più belle e più strane che ha pottato Francesco Barbieri a esplorare le foreste carico della sua attrezzatura fotografica, ad affrontare le tribù della Nuova Guinea, i guerriglieri della Colombia, gli imprevedibili fiumi di Sumatra. Tanta strada e tanta fatica per ammirare la più ricca vetrina del pianeta e portarci rare immagini a testimonianza di una bellezza che la maggior parte di noi non avrà mai l’opportunità di ammirare. 136 Auto Nuove 137 Anno 2 n°3 – Aprile/Maggio 2014 Auto Nuove Direttore Responsabile Daniele Biagi [email protected] Vicedirettore Marco Slaviero [email protected] Traduzioni Jessica Halpern Angela Arnone Direttore di redazione Jacopo Slaviero [email protected] Hanno collaborato Douglas Fitzpatrick, Anna Maria La Licata, Massimo Mesoni, Sergio Puttini, Lucio Sante, Vicky Lauro, Giusy Roth, Gian Rubè, Wanda Castelnuovo, Salvatore Longo, Odilia Prisco, Cinzia Savi, Laura Sarti, Ivana Scoddellaro, Daniel Sirman, Carlo Snider, Melania Sorbera, Sergio Trittoni. Matteo Salvo, Marco Slaviero, Jane Cristina Mota Leite, Jacopo Matteo Slaviero, Conte di Montesalvador, L. Salva Torre, Sonia Brandino, Sebastian Tore Redazione Marco Slaviero Styling Jacopo Slaviero Attualità Cristina Mota Design [email protected] Direzione Marketing e Comunicazione Simonetta Pravettoni [email protected] Coordinamento editoriale Myriam Padovani [email protected] Relazioni Pubbliche Cristina Mota [email protected] Progetto Grafico e Art Direction Raul Jannone [email protected] Grafica www.studioatre.it Produzioni-Segreteria di redazione Sonia Brandino [email protected] Digital Producer Consultant Telecom Design 138 Stampa Ancora srl Milano Pubblicità Lifeemotions Divisione Progetti di comunicazione Per abbonamenti inviare mail a: [email protected] Articoli, fotografie,cd, materiale fotografico e pubbliccitario su supporti magnetici anche se non pubblicati non verranno restituiti. Tutti i diritti sono riservati ed è vietata la riproduzione anche parziale di testi e fotografie. La casa editrice non si assume responsabilità per informazioni errati od omissioni. 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