Nuova Uscita - Italian Luxury in the World

Transcript

Nuova Uscita - Italian Luxury in the World
®
L’Emiro con il gusto del lusso
italiano
Auto Nuove
Città di Doha
Lo Skyline di Milano
Ristorante Le Cirque New York
Antonio Canova
Chagal Maestro del sogno
Nuova Mercedes Classe S
Brunello di Montalcino
un’eccellenza italiana
Coco Chanel la donna che
inventò lo stile
Anno 2 numero III
Aprile/Maggio 2014
€ 24 / $ 31
I
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Auto Nuove
II
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Editorial
S
embra arduo conciliare gli attuali tempi di crisi mondiale con un tenore di vita improntato al lusso, eppure
è molto meno incongruente di quanto possa sembrare.
di Daniele Biagi
In una società abituata a rincorrere il successo per ottenere il bello, l’elegante e il prezioso, quando fa la sua
comparsa la paura del futuro, urlata da falsi profeti che sembrano acorgersi solo ora dell’avanzare della crisi economica, il miglior “antidoto” personale pare sia vivere in grande, godersi i piaceri del lusso a cui siamo abituati.
Un atteggiamento che aiuta ad esorcizzare i fantasmi del deprezzamento del denaro o del crollo delle borse. E
quindi perché non sognare un po’, anche guardando a una realtà che la crisi la combatte senza dimettere gusti
raffinati e stili d’eccellenza.
Possiamo volare a Doha, splendida città del lusso nel Qatar, dove la vita scorre come in una fiaba.
Sulla via del ritorno perché non concederci una sosta di relax e benessere al ristorante “Le Cirque” di New York?
Ora più che mai lo stile fa la differenza, il lusso va vissuto con sobrietà, vietato esibire per stupire.
Cosi’, bandita qualsiasi ostentazione, non rinunciamo a presentare una vettura dalle linee armoniose come la
Mercedes classe S, oppure un’opera di Chagal De Pero da acquistare.
Il personaggio di questo numero è l’Emiro del Qatar.
Alla fine di questo viaggio virtuale, si arriva stanchi ed entusiasti in un Albergo di gran lusso, il Palazzo Parigi di
Milano, dove si puo’ soggiornare in suites fascinose e degustare le prelibatezze della cucina.
Continuiamo a vivere e sognare...
7
Sommario
Personaggi
L’emiro con il gusto
del lusso italiano
11
Gioielli
I miei gioielli catturano l’anima
preziosa dei sogni
20
Design
Il nuovo skyline
di Milano
28
Auto
MERCEDES-BENZ
COUPÉ CLASSE S
L’eleganza sportiva
36
Aerei
Emirates 44
Top Manager
Un Manager Made in Italy
52
Vacanze
DOHA: La capitale
dell’Emirato del Qatar
Hotel
Palazzo Parigi
Hotel & Grand Spa
Città
Amsterdam città dei diamanti
Wine & Food
Grana Padano
millennario
90
70
Wine & Food
Brunello di Montalcino
un’eccellenza italiana
96
78
Beauty
La donna
Ristorante
Le Cirque
8
112
un formaggio
60
che inventò lo stile
il ristorante dei presidenti
Arte di ieri
Antonio Canova
85
Arte del ‘900
Chagall, Maestro del sogno 117
New Art
102
Orologi
Il tempo costruito su misura 109
Il collezionista
innamorato delle sue opere
122
Manager & CEO
Livio Leardi
124
Curiosità
Farfalle nella testa
131
Argument
City
Amsterdam:city of diamonds
78
Restaurants
Le Cirque:
the restaurant of presidents
85
Wine & Food
Grana Padano: a cheese with
a thousand-year history
90
Wine & Food
Brunello di Montalcino:
italian excellence
96
Beauty
The woman who invented style102
Air
Emirates Personality
The emir
with a taste for Italian luxury
Design
Milan’s new skyline New Car
MERCEDES-BENZ
S-CLASS COUPE
Sporty elegance
109
Art of yesterday
Antonio Canova
112
20th - century art
Chagall, the dream master
117
11
Top Manager
Made-in-Italy
Manager
Jewelry
My jewels capture
the precious soul of dreams
44
Watches
Time made to measure
52
20
28
36
Holiday
DOHA:
The capital
of the Emirate of Qatar
Hotel
Palazzo Parigi
Hotel & Grand Spa
New art
The collector
60
70
in love with his works
122
Manager & CEO
Livio Leardi
124
Curiosity
Farfalle nella testa
131
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L’emiro con il gusto
del lusso italiano
S
alito al trono nel giugno del 2013, Tamin Bin Hamad al-Thani, 33 anni, nato a Doha, è il quarto
figlio dello sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani,
discendente della potente famiglia che governa il Qatar dal
1915 anno in cui lo sceicco Abdullah vincitore degli Ottomani firmò con la Gran Bretagna l’accordo per governare
l’emirato e i primi trattati per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi, che inizieranno dopo il 1940.
T
amin Bin Hamad al-Thani, 33, ascended to the
throne of Qatar in June 2013. Born in Doha, he
is the fourth son of Sheik Hamad bin Khalifa
al-Thani, a descendant of the powerful family that has governed Qatar since 1915, the year Sheik Abdullah took over
from the Ottomans and signed an agreement with Great
Britain to rule the emirate and the first treaties for the exploitation of oil reserves, which would begin after 1940.
Personality
The emir
with a taste for
Italian luxury
11
Personaggio
Laureato a Sandhurst, l’accademia militare dell’esercito
britannico, Tamin guida un Paese di oltre due milioni di
abitanti su un territorio che è metà della Sardegna, uno stato ricco che oltre al petrolio ha saputo guardare alla finanza internazionali e agli investimenti immobiliari in mezzo
mondo, diventando un ponte tra l’Occidente e l’Oriente.
In Qatar il 90% della popolazione è straniera, di origine
asiatica, ci sono operai venuti da tutto il mondo per costruire il nuovo skyline di Doha, ma anche manager della
finanza mondiale, consulenti bancari e della famiglia reale.
Molti degli operai che lavorano alla costruzione del nuovo stadio di calcio vengono da fuori. Il calcio è una delle
passioni del giovane emiro che ha promosso i Mondiali di
calcio che si terranno in Qatar nel 2022, un evento che darà
grande visibilità all’emirato. E come se non bastasse, per dimostrare quanto è grande la sua passione, uno degli ultimi
investimenti del giovano emiro è l’acquisto della squadra di
calcio francese del Paris Saint Germain.
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A graduate of Sandhurst, the military academy of the British Army, Tamin leads a country of more than two million
inhabitants on land that is half the size of Sardinia; a nation
that has grown rich not only on oil but on international
finance and real estate investments across the globe, and a
bridge between West and East. Ninety percent of Qatar’s
population is foreign, mostly of Asian origin. Workers have
come from around the world to build the new skyline of
Doha, along with global finance executives, bank consultants and advisors for the royal family. Many of the workers
building the new soccer stadium come from abroad. Soccer
is a passion of the young emir, who promoted Qatar for the
2022 World Cup, an event that will bring the country into
the limelight. If that weren’t enough to demonstrate how
big of a fan he is, Tamin recently bought the French soccer
team Paris Saint Germain as one of his latest investments.
The al-Thani family is extremely powerful at home and
around the world, and constantly invests in new assets.
Personality
13
Personaggi
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La famiglia al-Thani detiene un potere fortissimo nel Paese
e in tutto il mondo e continui sono gli investimenti. Possiede l’emittente televisiva Al Jazeera, i magazzini londinesi
Harrods, ha partecipazioni nella Borsa di Londra, quote in
Volkswagen, sta per acquistare il grattacielo Gherkin a Londra costruito da Norman Foster. Ma è con l’Italia che l’emiro
ha un feeling particolare, di cui apprezza il gusto e il fascino
delle idee. Ed è uno degli investitori più attivi. Dopo aver
fatto incetta di proprietà, yacht, alberghi e residenze in Costa Smeralda, la famiglia al-Thani con il fondo del Qatar ha
acquisito il marchio Valentino, ha finanziato la costruzione
del grattacielo di Renzo Piano The Shard a Londra, si parla
di contatti per rilevare il marchio Missoni. E pochi mesi fa è
entrato nel progetto Hines Porta Nuova, le residenze di super lusso nel cuore strategico di Milano, sempre a Milano ha
rilevato l’hotel Gallia, in ristrutturazione, mentre a Firenze
ha acquisto l’hotel Four Seasons. Tra gli ultimi progetti c’è
quello di acquistare un palazzo a Piazza Navona a Roma per
aprire un flagship store Valentino. Un marchio che l’emiro
apprezza e segue con molta attenzione e cura.
It owns the television station Al Jazeera and the London
department store Harrods, shares of the London Stock
Exchange and Volkswagen, and is about to buy Norman
Foster’s “Gherkin” skyscraper in London. But it’s Italy
the family finds most intriguing, for the country’s taste
and alluring ideas, and it’s one of the country’s most active investors. After scooping up properties, yachts, hotels
and residences on Sardinia’s Emerald Coast, the al-Thani
family with the country’s sovereign wealth fund QIA has
purchased the Valentino brand, financed construction of
the Renzo Piano skyscraper The Shard in London, and is
reportedly considering a play for Missoni. A few months
ago it joined the Hines Porta Nuova project to build ultraluxury apartments in the strategic heart of Milan, where it
has also bought the Hotel Gallia, under renovation. In Florence it now owns the Four Seasons Hotel. One of its latest
plans is to purchase a building on Piazza Navona in Rome,
where it will open a flagship Valentino store, to show off a
brand the emir appreciates and whose goings-on he follows
with care.
Il nuovo volto femminile dell’arte
Mentre la famiglia al-Thani investe in giro per il mondo,
è la sceicca Al-Mayassa bint Hamad bin Khalifa al-Thani,
31 anni, sorella del giovane emiro ad aver fatto di Doha in
pochi anni uno dei luoghi più interessanti e belli per gli
appassionati d’arte.
The new female face of art
While the al-Thani family makes investments around the
world, it’s the emir’s 31-year-old sister, Sheikha Al-Mayassa
bint Hamad bin Khalifa al-Thani, who in a few short years
has turned Doha into a serious attraction for art lovers.
Educated at Duke University in the United States and
Personality
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Personaggio
Studi alla Duke Univerisity negli Stati Uniti e alla Sorbona di Parigi, la sceicca, presidente del Qatar Museum Authority, è stata nominata lo scorso anno dalla rivista d’arte
contemporanea ArtReview: la personalità più influente del
mondo in campo artistico.
Sotto la sua presidenza sono nati il museo dell’Arte islamica firmato dall’archistar cinese Pei, sul lungomare di Doha,
il Museo di Arte araba contemporanea. Non solo palazzi
mozzafiato, ma capolavori di tutto il mondo arricchiscono
musei e collezioni di Doha. Lo scorso anno sono stati acquistati I giocatori di carte di Cézanne per 250 milioni di
dollari che verrà esposto in un museo in fase di realizzazione, undici capolavori di Rothko per 310 milioni di dollari,
si è pescato fra tutti i maggiori nomi dell’arte moderna e
contemporanea: da Warhol a Lichtenstein, Bacon, Hirst.
Non manca all’appello neanche Picasso, il suo Bambino
con colomba che il governo britannico aveva tentato, senza
successo, di tenere in patria è stato comperato dall’emirato
per 50 milioni di sterline. Sempre secondo ArtReview, il
Qatar ogni anno spende per l’arte 725 milioni di euro.
E si appresta a diventare un nuovo Eden, per la bellezza
della natura, la ricchezza degli investimenti e la piacevolezza
delle sue costruzioni.
16
at La Sorbonne in Paris, the sheikha is chairwoman of the
Qatar Museums Authority and last year was named the
art world’s most influential figure by the contemporary art
magazine ArtReview.
Under her guidance, Qatar has opened the Museum
of Islamic Art by Chinese starchitect I.M. Pei, on the
Doha seafront, and the Arab Museum of Modern Art.
The breathtaking buildings and the international masterpieces they contain put Doha at the forefront of the
art scene. Last year Qatar purchased Cézanne’s Card
Players for 250 million dollars (the museum where it will
be held is under construction) and eleven Rothko masterpieces for 310 million dollars, and it now owns works
by all the huge names in modern and contemporary art,
from Warhol to Lichtenstein, Bacon to Hirst. Not even
Picasso is absent: his Boy with a Dove, which the British government tried unsuccessfully to keep from leaving
the country, has been purchased by the Emirate for 50
million pounds.
According to ArtReview, Qatar spends 725 million euros
on art every year. And it will soon be a modern-day Eden,
for its beautiful landscape, generous investments and lovely
architectural feats.
Personality
17
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Chiara Colombani
I miei gioielli catturano
l’anima preziosa
dei sogni
Gioielli
My jewels capture
the precious
soul of dreams
20
F
in da piccola aveva due amori: il disegno e la natura. La matita le serviva per fermare il calice di
un fiore o la curva di una foglia. L’esperienza di
Chiara Colombani, ricercata designer di gioielli di grande
bellezza, ha origini lontane e basi granitiche. Studi artistici
e poi, una volta scoperta la passione per i gioielli (in fondo fiori, frutta e foglie sembrano le gioie di un mondo di
fate), l’ha affinata con la tecnica. Ha studiato all’Accademia
di Brera (lei è di Milano) con specializzazione in disegno
a mano libera: indispensabile per seguire le evoluzioni di
quanto abbiamo intorno a noi, e per lasciare libera la fantasia di correre. E poi la nascita di ogni gioiello importante
inizia con uno schizzo, come un abito di haute couture. Poi
a Firenze alla Scuola internazionale di metalli preziosi dove
ha appreso le tecniche antiche del cesello e dell’incisione,
pratiche indispensabili di ogni maestro dell’oreficeria. Antica e moderna. Ecco perché le creazioni di Chiara non si
fermano allo schizzo sulla carta, ma sanno tirare fuori l’anima di ogni materiale, di ogni gemma, di ogni metallo. Ciascuno ha prestazioni diverse e solo così broches, pendenti e
collier diventano veramente unici. Nella realizzazione di un
gioiello solo capendo cosa ci può riservare la materia prima,
si arriva a creare forme indimenticabili. “Come quelle dei
sogni”, ama ripetere Chiara. “Non c’è miglior ispirazione
che dare corpo ai colore e alle forme che vediamo quando
chiudiamo gli occhi”. E non c’è soddisfazione più grande
per chi indossa un gioiello disegnato dalle sue mani di sapere che ha la leggerezza di una nuvola.
S
ince she was small she’s had two loves: design
and nature. Pencils were for drawing the calyx of
a flower or the curve of a leaf. The expertise of
Chiara Colombani, designer of striking jewelry, has distant
origins and solid foundations. She studied art and after discovering her passion for jewels (truth to tell, flowers, fruit
and leaves seem to be the gems of a fairytale world), she
enhanced her skills. Chiara studied at the Accademia di
Brera (she’s from Milan), specializing in freehand drawing,
indispensable for keeping up with the changes in what we
have around us and for allowing the imagination free rein.
In any case, every important piece of jewelry starts with a
sketch, just like a haute couture gown.
Chiara went on to the Florence Scuola Internazionale di
Metalli Preziosi where she learned the ancient techniques
of metal engraving and embossing, essential skills for any
master jeweler, ancient or modern. That’s why her creations
don’t stop with a sketch on paper, but bring out the soul of
every material, every gem and every metal. Each has different features and only through them do brooches, pendants and chokers become truly unique. In making a piece
of jewelry, only an understanding of what the raw material
conceals allows the creation of memorable designs. “Like
those of dreams,” Chiara loves to repeat. “There is no better
inspiration than giving form to the color and shapes we see
in our mind’s eye.” Nor is there any greater satisfaction for
someone wearing an item of jewelry designed by her hands
than knowing it has the lightness of a cloud.
Jewelry
21
Gioielli
Non può mancare nel bagaglio di
competenze di ogni orafo la grande
sfida con il diamante, se non c’è, non
si è capaci di fare gioielli di pura luce.
Quindi Chiara per completare la sua
formazione, segue un corso di marketing e organizzazione promosso dalla
Borsa dei diamanti e consegue un altro diploma sulle Tecniche di design
in oreficeria. Un know how così elevato la porta a collaborare con grandi
nomi della gioielleria artistica, come
Cusi, famoso joallier italiano. Poi nel
2004 la grande svolta, Chiara vince
Nature’s Miracle, l’importante concorso internazionale organizzato dalla
casa di diamanti De Beers con un pezzo di rara gioielleria: la spilla Nebula.
Il cielo non è altro che una Natura
ancora più affascinante e misteriosa.
La creazione di Chiara è una galassia
composta da diamanti rari, neri, bianchi, naturali per 180 carati montati su
oro. Nebula è la perfetta riproduzione
dell’Universo, recita la motivazione
di De Beers, e nelle sue forme avvolgenti ed evocative si respira il perfetto equilibrio del Cosmo. E in questa
creazione unica è l’equilibrio perfetto
tra fantasia e tecnica, c’è capacità di
dare forma ai sogni, attraverso la luce
dei diamanti. Trattati come una vera
pioggia di stelle che avvia Chiara verso
la creazione di pezzi unici per le grandi maison di diamanti come Dtc, Leo
Cut, Foevermark. E la collaborazione
con la stilista Curiel, che Chiara accompagnerà in passerella con i suoi
aerei merletti gioiello.
22
Jewelry
The range of skills of any goldsmith
must include knowing how to tame a
diamond. Lacking that, he or she will
be unable to produce jewelry imbued
with pure light. Thus Chiara went on
to complete her training by enrolling
for a marketing and organization course
sponsored by the Diamond Exchange
and was awarded another diploma in
goldsmith design techniques. Such extensive know-how opened the doors to
working with leading names in artistic
jewelry, including Cusi, the famous Italian jeweler. Chiara’s big breakthrough
came in 2004, when her rare jewelry
piece – the Nebula brooch – won Nature’s Miracle, the important international competition organized by the
diamond company De Beers. The sky is
no more than a fascinating and mysterious part of nature and Chiara’s creation
is a galaxy composed of rare black, white
and natural diamonds for a total of 180
carats, set in gold. Nebula is a perfect
reproduction of the Universe, says the
De Beers report, and its evocative, contoured shapes express the perfect balance
of the cosmos. This unique creation is
the perfect balance between imagination
and technique, with the ability to give
form to dreams through the light of diamonds: a shower of stars that launched
Chiara’s career in the creation of unique
pieces for the leading diamond houses
like DTC, Leo Cut, and Forevermark,
as well as partnerships with the designer
Curiel, who Chiara would later accompany on the catwalk with her ethereal
filigree jewelry.
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Gioielli
24
Jewelry
25
Gioielli
Oggi chiara è il direttore creativo di CC Chimere e nel
suo showroom milanese trasforma gli schizzi su carta in
pezzi unici, fatti su misura per il suo pubblico, che come
lei ama i segreti nascosti della Natura. Rami che diventano
cascate di diamanti, corolle di smalto colorato racchiudono
gemme preziose e diventano creature di un fantastico e prezioso giardino.
26
Today Chiara is creative director of CC Chimere and
in the Milan showrooms she transforms sketches on
paper into one-of-a-kind pieces, custom-made for clients who share her love of the hidden secrets of nature.
Branches turn into cascading diamonds; colorful enamel
corollas embrace precious gems to become creatures in a
fantastic garden.
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Design
Il nuovo skyline di Milano
D
28
A
opo il Duomo, La Scala e la Galleria, a Milano
ci sarà presto un nuovo asse urbano attorno al
quale ruoterà la vita economica e sociale della
città: le Residenze di Porta Nuova, uno dei più grandi progetti europei di riqualificazione che coinvolge tre fra i quartieri
storici della capitale lombarda: Garibaldi, Varesine e Isola.
fter the Cathedral, La Scala and the Galleria,
Milan will soon have a new hub for the city's
business and social life. The Porta Nuova residences, one of Europe's largest reclamation projects, involve three of Milan's historical neighborhoods: Garibaldi, Varesine and Isola.
Il Progetto
La centralità: a solo 1 chilometro di distanza dal Duomo
sorgeranno 30 nuovi edifici che riporteranno a nuova vita
Facts about Porta Nuova
Centrally located: just one kilometer from Milan Cathedral, 30 new buildings will breathe new life into a dis-
Milan’s new skyline
Design
un’area dismessa di oltre 290 mila metri quadrati. Nel progetto è compresa
la realizzazione dei Giardini di Porta
Nuova, un parco di 90 mila metri
quadrati che collegheranno in maniera sicura i quartieri circostanti.
Il nuovo quartiere del lusso: affiancherà la vivace arteria pedonale
Corso Como, con i suoi negozi storici come Corso Como 10 ai quali si
uniranno altri nomi famosi del new
fashion generation da Renzo Rosso a
Replay, da Costume National a Nike.
Con la nuova Feltrinelli e Red, il suo
bookstore lounge e restaurant, Eataly
e il ristorane stellato di Andrea Berton
all’interno del complesso Porta Nuova
Varesine.
I collegamenti: il quartiere sorge
sul più importante snodo del Paese
per quanto riguarda i trasporti. Due
stazioni ferroviarie che collegano
Milano a Roma in meno di tre ore e
Milano a Parigi in 5 ore; 4 linee metropolitane e una vasta rete di mezzi
di superficie. A queste infrastrutture si
affianca un’area pedonabile e ciclabile
vasta 160 mila metri quadrati, costellata di ponti, piazze e spazi verdi che
confluiscono nei Giardini. Un luogo
unico per passeggiare, fare jogging,
correre all’ombra del Duomo immersi
nel verde.
Gli architetti: sono numerosi gli
studi di fama internazionale o emergenti coinvolti nel progetto, Cesar
Pelli, Kpf, Boeri Studio, Cucinella,
Arquitectonica, Paolo Caputo, M2P
Associati, Antonio Citterio Patricia
Viel and partners, Michele De Lucchi,
Munoz+Albin, Petra Blaisse, Andreas
Kipar Lucien Lagrange, +Arch.
used area covering more than 290,000
square meters. The plans include Porta Nuova Gardens, a 90,000 square
meter park that will safely connect the
surrounding quarters.
New luxury district: Porta Nuova
will run alongside the lively pedestrian
street Corso Como, with its landmark
stores like Corso Como 10, to be
joined by other famous names from
the younger fashion generation: Renzo Rosso, Replay, Costume National,
Nike and more. Other highlights are
the new Feltrinelli store with Red,
its bookstore lounge and restaurant;
Eataly; and Andrea Berton's Michelin-starred restaurant inside the Porta
Nuova Varesine complex.
Getting there: Porta Nuova lies at
the crux of Italy's largest transportation
hub, with two train stations that connect Milan to Rome in less than three
hours and Milan to Paris in five hours,
four subway lines and an extensive bus
and tram network. The modern infrastructure is complemented by a 160,000
square meter pedestrian and bicycle
zone dotted with bridges, piazzas, and
green areas that flow harmoniously into
the Gardens. This is the place to stroll,
jog, or run, surrounded by greenery yet
in the shadow of Milan Cathedral.
The architects: many studios,
both internationally renowned and
up-and-coming, are involved in the
project: Cesar Pelli, KPF, Boeri Studio, Cucinella, Arquitectonica, Paolo
Caputo, M2P Associati, Antonio
Citterio Patricia Viel and Partners,
Michele De Lucchi, Munoz+Albin,
Petra Blaisse, Andreas Kipar Lucien
Lagrange, and +Arch.
29
Design
30
I numeri: il cantiere Porta Nuova è
uno dei più grandi in Italia, conta per
il 10% del fatturato dell’intero settore
delle costruzioni in Lombardia. Sono
coinvolte 100 aziende produttrici
o fornitrici, per l’80% italiane; 10
imprese di costruzione solo italiane;
vi lavorano 25 mila addetti e 6 mila
maestranze. I lavori sono divisi in tre
fasi. La fase 1 Porta Nuova Garibaldi è
quasi ultimata, la fase 2 sarà ultimata
per l’Expo 2015 e la fase 3, Varesine e
Isola sarà finita nel 2014.
By the numbers: the Porta Nuova
construction site is one of the largest in Italy, accounting for 10% of all
construction revenue in Lombardy. It
involves 100 manufacturers and suppliers, 80% of them Italian; 10 all-Italian
construction firms; a 25,000-person
supplier network and 6,000 laborers.
The complex is being built in three
phases. Phase 1, Porta Nuova Garibaldi,
is nearly finished; phase 2 will be ready
for Expo 2015; and phase 3, Varesine/
Isola, will be completed in 2014.
La Dolce vita abita a Milano
Le Residenze di Porta Nuova sono
una città nella città, un’isola felice fatta
di luce, silenzio, colori e profumi che
ha tutti i vantaggi della grande metropoli, ma che permette di scegliere l’abitazione secondo le proprie esigenze e
il proprio stile di vita. Gli oltre 400
appartamenti realizzati da sette tra i
più famosi e prestigiosi studi di architettura italiani ed internazionali, sono
stati concepiti in modo da potersi adattare ai singoli gusti, ma tutti hanno un
denominatore comune al centro della
realizzazione ci sono le persone che le
abitano. Un particolare che le rende diverse dalle realizzazioni standard anche
più curate, queste sono case da vivere.
E in questo progetto si esprime tutta la
creatività italiana. Le metrature vanno
dai 70 agli oltre 400 metri quadrati,
volumi ampi, terrazzi profondi da arredare e usare come vere stanze, aperture tagliate per vivere il più possibile
con la luce del giorno e immersi nel
paesaggio, tutelando la riservatezza e la
privacy. Nulla è stato lasciato al caso.
Volete una villa? E’ possibile trovarla
già pronta, senza uscire dalle porte del-
The Dolce Vita lives in Milan
The Porta Nuova residences are a
city within the city: an oasis of light,
silence, colors and scents with all the
advantages of a large metropolis, but
with a solution to fit every lifestyle.
The more than 400 apartments (by
seven of the most prestigious Italian
and international architecture firms)
are designed to be easily adapted to
individual tastes, but they have one
thing in common: they are built for
the people who live there. Unlike
some of the finest standard constructions, these are homes designed with
everyday living in mind.
They are also a showcase of Italian
creative flair. Sized from 70 to more
than 400 square meters, the apartments have spacious dimensions,
broad terraces that residents can
furnish and use just like rooms, and
windows arranged to let in as much
sunlight and horizon as possible while
respecting the need for privacy. Nothing has been left to chance.
Would you like your own singlefamily house? You can have one here,
without leaving the city behind. Love
Design
la città. Amate le altezze dei grattacieli?
Non avete che da scegliere tra le torri.
Avete nostalgia dell’antica corte lombarda? Eccola ricreata nelle Residenze,
con tutti i confort e le tecnologie più
innovative. Non mancano gli attici, le
penthouse dalle grandi metrature, o
gli appartamenti su due e tre piani. A
Porta nuova c’è una soluzione per ogni
esigenza e anche per ogni gusto.
skyscrapers? Just pick your favorite
tower. Or how about an old-time
residence surrounding a courtyard?
Here's a perfect replica, with all
modern conveniences and the latest
technologies. There are penthouses
too, of course, and apartments on
two or three floors. Porta Nuova has
something for every need and also
for every taste.
Gli stili
Nelle Residenze non ci sono case o
abitazioni qualunque. Ciascuna è tagliata e realizzata in modo quasi sartoriale
per soddisfare esigenze e gusti molto
personali. Per questa ragione sono stati
creati degli ambienti con un progetto
di base, sul quale chi entra scrive poi le
sue scelte personali. Gli stili disponibili
sono così ampi e curati che è difficile
non trovare quello che più risponde ai
nostri sogni o abitudini.
Contemporary: il lusso minimalista
che però non tralascia nessun particolare. Sobrio e luminoso. Per chi ama le
soluzioni leggere, ma mai fredde.
Classic: una rilettura in chiave moderna dello stile milanese, tradizione
e innovazione che ciascuno completa
con i suoi ricordi e le sue scelte personalizzando ogni ambiente.
Boutique: caldo e avvolgente, lo stile maison alla francese, dove si respira
nei complementi d’arredo l’aria della
tradizione, con varianti che vanno al
Boston style americano.
Gipsy: uno stile giovane, fatto di
contaminazioni, dove i ricordi comprati in giro per il mondo diventano parte della vita di ogni giorno. E
soprattutto uno stile impegnato che
ama l’ambiente e lo rispetta, privile-
Concepts
You won't find run-of-the-mill
homes at Porta Nuova; each one is tailored to its owner's very personal necessities and tastes. What you will find
are various basic concepts, serving as
prepped canvases where you can paint
the environment of your dreams. The
available styles are so broad and distinctive that it would be difficult not
to find one just right.
Contemporary: minimalist luxury
that neglects none of the details; luminous and restrained. For those who
like their homes to feel breezy but
never cold.
Classic: a modern take on Milanese style; tradition and innovation
to complete with your own keepsakes
and personal selections.
Boutique: warm and cozy, like a
French maison, where the furnishings
speak of tradition. Variants include
Boston American style.
Gypsy: a youthful, ethnic style
where souvenirs brought back from
around the globe are a part of everyday life. Above all, a socially conscious
style that loves and respects the environment, favoring sustainable materials for construction and furnishings.
Many apartments are delivered on a
31
Design
giando la sostenibilità nei materiali di
realizzazione e nell’arredamento.
Molti appartamenti vengono forniti
con la formula “Turn Key”, chiavi in
mano completi di cucina e bagno arredati e funzionanti e cabina armadio
allestita.
Una scelta tutta italiana.
Le residenze di Porta Nuova sono la
sintesi perfetta tra la creatività italiana,
elevati standard di costruzione, tecnologie avanzate e scelta di materiali
ecosostenibili. Una grande attenzione
viene prestata alle energie rinnovabili,
con l’utilizzo di pannelli fotovoltaici,
l’isolamento termico delle abitazioni
permette il risparmio energetico e la
scelta di materiali biodegradabili non
inquinanti che non gravano sull’ambiente. Le costruzioni sono state progettate per entrare nel circolo virtuoso del recupero e del riciclo, ne è un
esempio il sofisticato sistema di raccolta dell’acqua piovana che verrà poi
utilizzata per l’irrigazione delle zone
verdi pubbliche.
Grazie a questi interventi eco sostenibili, tutte le residenze hanno
ottenuto o stanno per ottenere la certificazione internazionale Leed, Leadership in energy and evironmental
design.
Dolce Vita Homes: un aiuto nella
scelta.
La società, che fa capo al gruppo
Coima, fondato dalla famiglia Catella
nel 1974 insieme a Domo Media, è
una realtà imprenditoriale innovativa:
è la prima piattaforma italiana specializzata nel coordinamento e sviluppo
di residenze di lusso.
32
"turnkey" basis, with installed kitchens, bathroom fixtures and wardrobes
ready for use.
Italian through and through
The Porta Nuova residences are the
perfect synthesis of Italian creativity,
high construction standards, advanced
technologies and eco-sustainable materials. A serious focus on energy conservation and the environment is apparent in the use of solar panels, hightech insulation and non-polluting, biodegradable materials. The buildings
are designed to join the virtuous cycle
of re-use and recycling, one example
being the sophisticated rainwater collection system that will be used to irrigate the public greenery.
Thanks to these eco-sustainable
measures, all of the residences have
achieved or are close to achieving
international LEED (Leadership in
Energy and Environmental Design)
certification.
Dolce Vita Homes: making choices a little less daunting
The innovative Dolce Vita Homes
is a member of the Coima Group,
founded by the Catella family in 1974
together with Domo Media. It is the
first Italian platform specialized in
the coordination and development of
luxury homes.
This is one of the exclusive services
offered by the ambitious residential
project at Porta Nuova: the company
works closely with the team of architects and developers, and is available
on request to handle all of the customer's needs.
With its modular professional
Design
E’ uno degli esclusivi servizi che offre l’ambizioso progetto abitativo delle Residenze Porta Nuova: la società
lavora a stretto contatto con il gruppo
di architetti e sviluppatori, e su richiesta è disponibile a seguire tutti le necessità della clientela.
è una struttura professionale modulare, può coordinare l’intero ciclo
del valore dello sviluppo del progetto
residenziale: dal reperire finanziamenti, alle valutazioni di mercato, alla
strategia di progetto, all’assistenza alla
costruzione, dalle progettazioni e realizzazioni di interior design, fino alla
personalizzazione finale degli appartamenti seguendo passo passo le esigenze del cliente. Con un unico obiettivo:
scegliere sempre e comunque l’eccellenza italiana.
Un esempio sono i quattro stili di
finiture che ha sviluppato per le Residenze Porta Nuova: Classic, Conemporary, Boutique e Gipsy, più
Essential e Expressive per ambienti di
rappresentanza.
Dolce Vita Homes collabora con 30
fra le più prestigiose aziende del Made
in Italy per quanto riguarda il design
che con i loro 5,5 miliardi di fatturato
rappresentano il 25% del mercato totale del design italiano.
E’ la prima volta che i principali marchi del design italiano hanno unito il
loro esclusivo know how, il loro nome
e le loro specializzazioni in un’unica
piattaforma per metterli a disposizione
del cliente e fornire una consulenza a
360 gradi che garantisca altissimi standard qualitativi e prodotti di lusso. Ed
è su questa idea originale e vincente
che Dolce Vita Homes ha costruito la
sua formula innovativa ed esclusiva.
structure, Dolce Vita Homes can coordinate the entire value chain of residential development: from financing
to market appraisals, design strategy,
construction support and interior design, down to the final step-by-step
customization of apartments according to the customer's detailed instruc-
tions. With a single ultimate goal: to
opt for Italian excellence every time.
A perfect example are the four finishing styles it has developed for Porta
Nuova residences: Classic, Contemporary, Boutique and Gypsy, plus Essential and Expressive for state rooms.
Dolce Vita Homes works with 30
of the finest Italian design studios,
whose €5.5 billion in revenue makes
up 25% of the design market in Italy.
This is the first time Italy's top design brands have joined their expertise,
names and specializations into a single
platform to serve their customers and
provide a 360° consulting service that
ensures top-rate quality and luxury
products. An idea so unique that it
has become an exclusive and compelling formula for Dolce Vita Homes.
33
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Auto di Oggi
36
MERCEDES-BENZ
COUPÉ CLASSE S
New Car
L’eleganza
sportiva
di Sergio Puttini
P
restazioni sportive con una linea elegante ed aerodinamica caratterizzano la versione Coupé Classe
S della Mercedes-Benz.
La Casa di Stoccarda, in questo prestigioso modello, ha
riunito e fuso con un design di alta gamma le doti di sportività e di confort che esaltano il piacere della guida. Lo stile
d’avanguardia e le forme aggressive dove si riscontrano, in
chiave moderna, degli evidenti richiami alle tradizioni del
marchio della stella a tre punte, trasmettono, già al primo
sguardo sensazioni di dinamismo in tutta sicurezza grazie alla
tecnologia più avanzata. Il frontale dalla forma aggressiva è
dominato dalla calandra trapezoidale, a sviluppo orizzontale,
dove al centro campeggia la stella, racchiusa in una cornice
circolare, collegata ai lati da barrette che fanno immaginare le ali di un aereo. Il tratto nervoso della parte anteriore
è evidenziato dalla forma dei gruppi ottici, dal disegno del
paraurti integrato nella carrozzeria sul quale si appoggia la
calandra e dalla sottostante presa d’aria. Il coperchio del vano
motore si presenta con la sua superficie piatta e uniforme leggermente rialzato, nei confronti dei parafanghi con i passaruota ben pronunciati. La parte centrale del cofano, che con
il suo percorso arriva dalla calandra al parabrezza, presenta
modanature parallele con sottostante, al centro, il marchio
R
acy handling and a classy, aerodynamic line are
the defining features of the Mercedes-Benz SClass Coupe.
In this prestigious model, the Stuttgart automaker has
combined high-end design with the snazzy performance
and assured comforts that enhance the driving experience.
Even at a glance, the avant-garde style and aggressive shapes
that put a modern touch on the obvious references to the
Mercedes-Benz tradition make the car appear fast yet safe
thanks to the latest technologies. From the front, the bold
contour is dominated by the long trapezoidal radiator grille,
at its center the three-pointed star in a circular mount, extending out to the sides via thin bars resembling the wings
of a plane. The muscular look of the front is emphasized by
the shape of the headlights, the intergrated fender where the
grille sits, and the air vent below. The hood is flat and uniform, slightly raised, contrasting with the aprons and their
pronounced wheel arch. It stretches from radiator grille to
windshield and features parallel moldings, the circular logo
centered just in front; these textures seem to almost disappear so as not to interfere with the polished surface.
The steep slant of the generously sized windshield enhances the aerodynamic silhouette. The roof curves seam37
Auto di Oggi
circolare; questi rilievi sembrano quasi
svanire per lasciare spazio e non interferire con la superficie levigata. La forte
inclinazione del parabrezza, di generose dimensioni, esaltano lo slancio aerodinamico. Il padiglione si fonde con
il suo andamento ad arco con l’ampio
lunotto e il vano portabagagli. La parte posteriore a linee tondeggiante, con
gruppi ottici a sviluppo orizzontale è
sobria ma sottolinea ugualmente l’essenza sportiva nel disegno dei terminali
degli scarichi. Le fiancate con la linea
di cintura praticamente orizzontale e le
modanature, le quali prendono l’avio
dopo il passaruota, evidenziano il dinamismo del design. Le fiancate sono
inoltre caratterizzate dalla forma ellittica della finestratura del padiglione. Per
quanto riguarda, invece il suo aspetto
complessivo, l’andamento orizzontale della linea di cintura favorisce una
straordinaria soluzione aerodinamica e
un’armonica fusione con la parte posteriore; le sue dimensioni importanti
da vettura “di rappresentanza” con
l’alternanza di superfici concave e convesse, lungo i lati, imprimono slancio
e vigore tipico dell’ambizione sportiva
della nuova Coupé Classe S.
L’abitacolo interpreta, sempre con
eleganza, lo spirito più autentico della sportività unito al massimo confort;
i sedili abbinano l’abitabilità a ergonomia e la sicurezza alla sportività. Il
volante è a tre razze mentre la plancia
è composta da strumentazione di forma circolare. La Mercedes-Benz Classe S Coupé è un’auto da sogno con
una filosofia formale entusiasmante
che dimostra il concetto di un design
superiore con stile, sportività raffinata
ed esclusività degli allestimenti.
38
New Car
lessly into the ample rear window
and trunk. With its curving lines and
horizontal tail lights, the back view is
understated while echoing the car’s
sporty nature in the shape of its rear
exhausts. The sides, with a practically horizontal beltline and moldings
stretching back from the wheel arch,
highlight the dynamic design. The
side view also features an elliptical line
around the windows. As for its overall
look, the horizontal lay of the beltline
provides an aerodynamic flow and a
harmonious segue into the rear; the
S-Class Coupe is large and “official”
looking, with alternating concave and
convex surfaces along the sides giving
it the momentum and vigor befitting
its sporty vocation.
The interiors, never lacking in elegance, interpret the most authentic
spirit of sporty comfort: seats that
combine spaciousness with ergonomics and energy with safety; a threespoke steering wheel and a dashboard
with circular instrumentation. The
Mercedes-Benz S-Class Coupe is a
dream car with an exciting philosophy,
demonstrating the concept of superior
design with style, a sporty yet sophisticated look and exclusive fittings.
Not to disappoint the most discerning sports car enthusiasts, there is also
an AMG version. With the new S63
AMG Coupe, Mercedes-AMG has
expanded its line with an irresistible
new car for the luxury market; the design of this high-performance coupe
is simply beguiling. The car’s muscle
and limpid sensuality express inventive efficiency and superior handling.
To conclude, let’s move on to the
engine specs currently available, al39
Auto di Oggi
Rimanendo nel tema di soddisfare ai massimi livelli i desideri degli automobilisti più esigenti è prevista una versione sportiva AMG.
Con la nuova S 63 AMG Coupé Mercedes-AMG arricchisce la propria gamma con una nuova vettura irresistibile
nel segmento delle auto di lusso: il design di questa coupé
ad alte prestazioni vanta, infatti, una linea assolutamente
affascinante. Il carattere dominante e la limpida sensualità
della vettura esprimono una presenza di efficienza innovativa e una sportività superiore.
Veniamo ora, per concludere questa presentazione, alla motorizzazione attualmente disponibile che consente, anche in questo caso, di soddisfare la personalità dell’acquirente. La nuova
Mercedes-Benz Classe S Coupé è equipaggiata da un motore V8
biturbo da 4663 cc in grado di erogare una potenza di 335 kW
(455 CV); mentre la versione AMG da un V8 biturbo da 5,5
litri che eroga una potenza di 400 kW (585 CV).
La Mercedes-Benz Classe S Coupé è, come già detto, uno
tra i migliori esempi di lussuosa eleganza abbinata alla sportività e sicurezza, secondo i più moderni concetti.
lowing buyers to satisfy their tastes and personality. The new
Mercedes-Benz S-Class Coupe is equipped with a 4,663 cc
twin-turbocharged V8 producing 335 kW (455 horsepower),
while the AMG version has a 5.5 liter twin-turbocharged V8
emitting 400 kW (585 hp).
Once again, the Mercedes-Benz S-Class Coupe is one of the
finest examples of luxurious elegance married to sporty handling
and safety, in keeping with the most up-to-date concepts.
40
New Car
41
Auto d’Epoca
PERFUMER’S LIBRARY
A unique collection of fragrances,
exquisitely crafted by Perfumer, Lyn Harris.
PUBBLICITA
42
Vintage Car
PUBBLICITA
43
Emirates
Aerei
Valutato il brand
piu’ prestigioso
tra le Compagnie aeree
di tutto il mondo
44
Air
E
miraters, un “connettore globale” di persone e
luoghi, è stato votato come linea aerea più prestigiosa per il terzo anno consecutivo, secondo
quanto riportato dalla classifica di Brand Finance Global
500 per il 2014 pubblicata questa settimana.
Il brand della Compagnia aerea, ora al 234esimo posto
della classifica, è anche il più prestigioso del Medio Oriente
per il quarto anno consecutivo, ed è attualmente valutato
5,48 miliardi di dollari, pari ad un aumento del 34% rispetto al valore del 2013.
45
Aerei
Un brand forte è un importante strumento per differenziare il business, ed è per questo che Emirates ha continuamente investito sul suo brand nel corso degli anni.
Siamo estremamente soddisfatti che l’appeal del nostro
brand sia aumentato e che Emirates abbia mantenuto
la prima posizione, poiché questo riflette il successo nel
coinvolgimento dei nostri clienti, rimanendo rilevantiper
loro in un contesto di rapidi cambiamenti e sempre più
competitivo.
Emirates fa volare piu’ passeggeri su distanze più lunghe
di qualsiasi altro competitor, ed è il termine di paragone
per altre compagnie. In qualità di impiegati del brand più
prestigioso del Medio Oriente, i membri dello staff di Emirates sono ambasciatori in tutto il mondo, costruendo ponti
e buone relazioni tra culture diverse grazie al loro servizio
impeccabile.
La “brand platform” di Emirates “ Hello Tomorrow”
collega le persone e le culture creando esperienze importanti e significative che stanno plasmando il nostro
mondo. Si tratta di una parte intrinseca delle aspirazioni della Compagnia per evolvere in un brand lifestyle
globale, in grado non solo di offrire un modo per collegare le persone da un punto all’altro, ma che cerca anche di essere un catalizzatore per unire le speranze delle
persone, i loro sogni e le loro aspirazioni. L’audience
globale di Emirates ha a disposizione diversi mezzi e
piattaforme per relazionarsi con la Compagnia, come
le famose sponsorship della FIFA World Cup e della
Formula Uno.
Emirates ha ricevuto il 43esimo e il 44esimo A380 della sua
flotta, grazie ad una doppia consegna avvenuta nella struttura
Finkenwerder di Airbus ad Amburgo, in Germania.
I clienti amano l’A380 per la quiete delle loro cabine e lo
spazioso ponte principale, ma anche per la lunge di bordo e
le shower spa nelle cabine premium.Si tratta di un velivolo
eccezionale, che è equipaggiato con i migliori comfort. Dal
punto di vista di chi lo progetta, l’A380 è anche uno dei velivoli più efficienti. Offre una certa flessibilità nella gamma
e inoltre aiuta ad incontrare la domanda degli aeroporti,
vincolata dagli slot.
46
Air
47
Aerei
Continui miglioramenti sono
stati apportati all’A380, sia da
costruttori che da Emirates, in
termini di prodotti di bordo. Ad
esempio, gli ultimi A380 sono stati
dotati di schermi ad alta definizioneLCD ancora più grandi, per arricchire ulteriormente l’esperienza
di intrattenimento in volo. Sono
stati introdotti nuovi tablet touch
screen che permettono ai passeggeri di controllare tutte le funzioni di
sicurezza e le selezioni di film con
un colpo solo. Piccoli dettagli, ma
che contribuiscono a costruire una
grande esperienza di volo.
Emirates ha la più grande flotta al
mondo di A380, e un velivolo su tre
che oggi solca i cieli fa parte della
flotta Emirates. Emirates è stata la
prima compagnia ad aver ordinato
questo velivolo nel 2000, e ne ha
ordinati altri 50 al Dubai Air Show
di Novembre. Nel 2013, Emirates
ha ricevuto 13 A380 e si aspetta di
riceverne altri 13 nel 2014. La compagnia aerea ha un ordine per 96
ulteriori velivoli, per un valore di
circa 43 miliardi di dollari, 71 dei
quali dovrebbero essere consegnati
nei prossimi 5 anni, prima della fine
del 2018.
Dal suo hub di Dubai, dotato di un
terminal dedicato all’A380, Emirates
vola in tutto il mondo, raggiungendo
24 destinazioni, da Los Angeles ad
Auckland. Emirates opera attualmente il volo diretto più lungo al mondo
con l’A380 ( 13.414 km ), con il collegamento giornaliero tra Dubai e Los
Angeles.
48
Air
49
Elicotteri
PUBBLICITA
Helicopters
PUBBLICITA
Top Manager
52
Top Manager
Un Manager
Made in Italy
M
assimo Doris, 48 anni, da sei anni amministratore delegato di Banca Mediolanum, la
sua carriera l’ha cominciata dal basso. Perché
così si usava fare nelle buone famiglie di una volta e perché
questa è la strada giusta per avere una solida esperienza che
nessun master ti può dare.
Laurea in Scienze politiche all’Università Statale di Milano, la gavetta nel gruppo di famiglia, poi Londra per lavorare nelle migliori banche d’affari della City. Diventato
promotore finanziario scala tutti i gradini dell’azienda di famiglia in Italia e all’estero. Nel 2005 si trasferisce in Spagna
nella banca del gruppo Mediolanum. Qui la sua esperienza
manageriale si completa ed è pronto per tornare in patria
ai vertici del gruppo Mediolanum. Senza rinunciare ai suoi
hobby moto e auto e, per merito dell’amico Giorgio Grimoldi, erede del prestigioso marchio milanese di gioielleria
d’alto livello, di entrare in un campo diverso dalla finanza:
gli orologi d’autore.
M
assimo Doris, 48, has been CEO of Banca
Mediolanum for six years but his career began on the bottom rung. Which is how it
used to be with the good families of yesteryear, because this
is the right way to gain the solid experience that no master’s
degree can give you.
After graduating in political science at Milan University,
Doris cut his teeth in the family group, then went to London to work in the City’s top investment banks. As a financial advisor he worked his way up the steps of the family
business in Italy and abroad. In 2005 he moved to Spain, to
the Mediolanum group bank and here his managerial training was completed, so he was ready to return home and take
his place at the helm of the Mediolanum group. Without
forsaking his bike and car hobbies, and thanks to his friend
Giorgio Grimoldi, heir to the Milanese fine jewelry brand,
he has ventured into a field quite different from finance:
luxury watches.
Made-in-Italy
Watches
53
Top Manager
54
Lei è entrato in società con Giorgio Grimoldi per il
marchio Vabene, gli orologi sono la sua nuova passione?
A dire il vero non sono mai stato un appassionato di orologi, ma conosco Giorgio Grimoldi e i suoi figli da sempre. E’
stato lui a farmi innamorare delle sue creazioni. Compravo
solo i suoi modelli, mi piacciono per il design e soprattutto
per la comodità nell’indossarli. Poi Giorgio mi ha proposto
di entrare in società con lui per sviluppare la linea Vabene.
Sostiene che noi italiani siamo il massimo dell’eccellenza
nella moda e nel design ma nella produzione di orologi non
siamo nessuno. Tutti i marchi noti sono stranieri.
You formed a partnership with Giorgio Grimoldi for
the Vabene brand. Are watches your new passion?
To be honest I’ve never been a fan of watches, but I’ve
known Giorgio Grimoldi and his children forever. He was
the one who made me fall in love with his creations.
I only bought his models; I like the design and, above all,
how comfortable they are to wear. Then Giorgio suggested
going into partnership with him to develop the Vabene
line. He says that we Italians produce the utmost excellence
in fashion and design but we are hopeless in the timepiece
sector. The famous brands are all foreign.
Da dove viene il nome?
Vabene è un intercalare che usiamo moltissimo, perciò è
stata una scelta naturale, non abbiamo neanche avuto bisogno di fare uno studio di marketing. Ci serviva un nome
d’impatto e facile da ricordare.
Where does the name come from?
“Vabene” is an expression we use a lot in Italian, so
it was a natural choice. We didn’t even need market
research. We needed a name with impact that was easy
to remember.
E in quale segmento vi posizionate?
L’idea è quella di fare orologi alla portata di tutti ma con
qualcosa in più, che ci facesse riconoscere al primo sguardo.
E in questo la creatività di Grimoldi non ha paragoni.
Which segment are you targeting?
The idea is to make affordable watches but with something extra, that would make us recognizable at first glance.
In that respect Grimoldi is unbeatable.
Quale fascia di prezzo hanno?
Vanno dai 70 euro dei flash ai 1000 euro più o meno,
diciamo che la media è sui 250 euro.
And the price range?
From 70 euros for the flash models to around 1,000. I’d
say our average price is about 250 euros.
Dove acquistate i meccanismi?
I movimenti sono Citizen, svizzeri, quindi super collaudati. Tutti i modelli sono al quarzo tranne alcuni automatici.
Where do you buy the movements?
We use Citizen but from Switzerland, so they’re
super tested. All models are quartz except for a few
automatics.
Pensate anche di fare modelli di alta gamma?
Sì, alla fiera di Basilea abbiamo già fatto un modello su misura per un cliente nigeriano, lo abbiamo venduto a 120.000
euro. L’idea è di fare delle limited edition, che abbiano il pregio dell’esclusività. Che diventino pezzi da collezione.
Are you considering high-end models too?
Yes, at Basel World we made a bespoke watch for a Nigerian customer, which sold for 120,000 euros. The idea
was to make limited editions, which vaunt exclusivity and
become collectibles.
Come riesce a conciliare Vabene con i suoi numerosi
incarichi?
Ho detto subito a Giorgio che mi piaceva moltissimo
il suo progetto, ma non avrei avuto il tempo per seguirlo.
Sarei entrato a una sola condizione: se anche mia moglie
How do you reconcile Vabene with all your other
tasks?
I told Giorgio immediately that I liked his project enormously but I wouldn’t have time to get involved. I joined
on one condition: that my wife wanted to share the expe-
Top Manager
55
Top Manager
56
Top Manager
avesse voluto condividere l’esperienza. Lei ha un curriculum altissimo: laureata con il massimo della lode in economia aziendale, master in business administration a Londra e
sempre lì un incarico importante in una banca d’affari. Ha
lasciato tutto questo quando ci siamo sposati per insegnare
alla Bocconi. Lei aveva le competenze giuste. Ha accettato
e ora è presidente di Vabene e io posso seguire da vicino
l’attività, mi informa su tutto.
La sua giornata tipo?
Mi sveglio alle 7.20, tre volte alla settimana alle 6.40 per
fare ginnastica. Poi sveglio i bambini e facciamo colazione
insieme. Cerco di conciliare tutto, lavoro, famiglia e forma
fisica. Ecco, per esempio torno a casa a pranzo con mia moglie, verso le 13, per fortuna sono vicino, abito a Milano3.
Poi di nuovo in ufficio fino alle 20, cerco di evitare cene di
lavoro per stare con la famiglia. Anche i weekend sono sacri,
a Courmayeur d’inverno e in primavera e qualche volta a
Nizza dove abbiamo una casa. Si parte, certo quando posso,
al venerdì sera e si rientra la domenica sera. D’estate la famiglia si trasferisce a Nizza e io faccio il pendolare.
Sport preferiti?
Mi piace lo sci e la bicicletta e li pratico anche con discreto successo.
Ha qualche hobby?
Auto e moto. Ho una Ducati Monster, una Ducati Multistrada e una Harley Davidson. Ho avuto una Porsche s4,
guido una Bmw3 e tra poco mi arriva la nuova Maserati.
Ma ho una passione per le auto d’epoca, mi piacciono soprattutto le primissime Porsche 911 degli anni Settanta e le
Jaguar coupé.
Ha mai pensato di correre la Mille Miglia?
Beh di certo non mi dispiacerebbe!
Per lei cosa conta di più in azienda
Il rapporto umano con i collaboratori, con quelli più
stretti ci diamo del tu. Certo sul lavoro è indispensabile una
forma di rispetto reciproco, ma sono convinto che conoscere e ascoltare chi lavora con te e per te sia il miglior strumento per creare un’ottima squadra aziendale.
rience. She has a great curriculum, an honors graduate in
business administration, London MA in business administration and a key role there in a merchant bank. She left
all this to teach at Bocconi when we got married. She had
the right skills and she said yes. She’s now president of
Vabene and I can keep an eye on the business, as she tells
me everything.
What’s a typical day for you?
I get up at 7:20, or three times a week at 6:40 to exercise. Then I wake up the children and we have breakfast
together. I try to make it all come together: work, family
and fitness. For example, I come home to have lunch with
my wife, at about one; luckily I’m close by as I live in
Milano3. Then I go back in the office until eight and I
try to avoid business dinners to be with my family. Weekends are sacred too. Courmayeur in winter and spring,
and sometimes Nice where we have a home. We set off –
when I can of course – on Friday evening and come back
on Sunday evening. In the summer, the family moves to
Nice and I commute.
Favorite sports?
I like skiing and cycling, and I’m actually pretty good.
Do you have any hobbies?
Cars and motorbikes. I have a Ducati Monster,
Ducati Multistrada and a Harley Davidson. I had a
Porsche s4, I drive a BMW3 and I’ve ordered the
new Maserati. But I have a passion for vintage cars,
especially the very first Porsche 911s from the 1970s,
and Jaguar Coupés.
Have you ever thought of racing in the Mille Miglia?
Well, I certainly wouldn’t say no!
What matters most in the company?
The human relationship with co-workers. I’m on a
first-name basis with those closest to me. Certainly some
form of mutual respect is crucial at work, but I’m convinced that knowing and listening to those who work
with you and for you is the best tool for creating an excellent corporate team.
57
BYBLOS MILANO | INFO +39 342 1294290
THURSDAY | FRIDAY | SATURDAY | SUNDAY
Vacanze
60
DOHA:
La capitale
dell’Emirato del
Qatar
Holidays
Doha non è soltanto una città: è un desiderio, un’idea, forse anche una necessità. La capitale dellEmirato del Qatar,
piccola penisola confinante con l’Arabia Saudita che si getta
nel Golfo della Persia, è la città del futuro. Con passo lento
ma costante sta prendendo il posto della vicina Dubai, conla quale concorre apertamente, e di Beijing, imponendosi
come nuova Mecca degli investitori, nonostante sorga in
una delle aree meno ospitali del pianeta. Come tutte le economie giovani ( il Qatar si è reso indipendente soltanto nel
1971 ) e grazie al grande patrimonio derivato dal petrolio e
gas naturale, Doha è l’epicentro di un autentico boom economico. L’assegnazione dei Mondiali di calcio Fifa 2022
è soltanto il coronamento del sogno di questo piccolo ma
ricchissimo emirato, e al tempo stesso un formidabile propellente per gli investimenti. I grattacieli sorgono a ritmo
impressionante, le sedi delle più grandi società del mondo
si trasferiscono qui, agevolate da un regime fiscale mite e
favorevole. Fondi di investimento e banche trovano, in questo momento di crisi globale, nuovo ossigeno e opportunità
d’investimento.
Architetti e ingegneri sperimentano qui nuove ed innovative soluzioni edilizie, come le Alfardan Towers a cui ha collaborato lo studio italiano Peia Associati, o come la Tornado
Tower and the Palm, o ancora le City Centre Hotel Towers,
dello studio americano Hok. Se Dubai è famosa per la Palma, la penisola artificiale strappata al mare, a Doha non
sono da meno: “ la Perla del Golfo” è un’isola artificiale di
quattro milioni di metri quadri che ospita hotel di lusso,
residences e numerosi distretti a tema- Porto Arabia ,Viva
Bahriyah, Costa Malaz, Isola Dana, The Quartiers, La Plage
Villas, Bhari Villas, The Grand Cruz- oltre a quattro porti
ai quali sarà possibile ormeggiare 700 barche. Superano i
60.000 metri quadrati gli spazi commerciali per marchi di
lusso, come Montegrappa che a Doha ha aperto in ottobre
la propia filiale.
Doha is not only a city: it is a desire, an idea, perhaps
even a necessity. The capital of the Emirate of Qatar, a
small peninsula bordering Saudi Arabia, which flows into
the Persian Gulf, is the city of the future: with a slow
butsteady pace, it’s taking place nearby Dubai’s place,
with which it openly competes, and with Beijing establishing itself as the new Mecca for investors, despite it
rises in one of the most inhospitable areas of the planet.
Like all young economies ( Qatar became independent
only in 1971 ) and thanks to the great heritage which
derived from oil and natural gas, Doha is the epicenter
of a real economic boom. The assignment of 2022 Fifa
World Cup is only the culmination of the dream of this
small but wealthy emirate,and at the same time a powerful propellantfor investments. The skyscrapers rise at an
impressive pace, the headquarters of the largest companies in the world move here since they are facilitated by
amild and favora ble tax regime, investment funds and
banks are, in this time of global crisis, new oxygen and
investment opportunities.
Architects and engineers here experience new and innovative building solutions, such as the Alfardan Towers for
whom Italian Studio Peia Associati has collaborated, or
as Tornado Tower and the Palm, or City Centre Towers,
by American Studio Hok. If Dubai is famous for Palm,
the artificial peninsula reclaimed from the sea, in Doha,
“ the Pearl of the Gulf “, an artificial island of four million square meters welcoming luxury hotels, residences
and many districts theme is no less- Porto Arabia, Viva
Bahriyah, Costa Malaz, Isola Dana, The Quartiers, La
Plage Villas, Bharata Villas, The Grand Cruz- as well
as four ports where you can moor 700 boats and over
60.000 meters of commercial space for luxury brands
such as Montegrappa, which opened it is branch in
Doha in October.
DOHA:
The capital of the
Emirate of Qatar
61
Vacanze
Non è un caso, infatti, che marchi
prestigiosi siano presenti a Doha:
Ferrari, Bugatti, Lamborghini, Rolls
Royce espongono fra la “ Perla” e il
Four Seasons come Bentley, aprono
qui il proprio showroom. Il Qatar
International Exhibition Centre, con
i suoi 82.000 mq di spazio espositivo, è un altro polo del lusso in forte
sviluppo. Uno dei simboli di Doha è
senz’altro il Museo di Arte Islamica,
opera dell’ultranovantenne architetto cinese Ieoh Ming Pei, dove sono
conservate numerose mirabilia, comeil più grande tappeto indiano e
una straordinaria collezione di gioielli Moghul. Ma è la struttura intera
del Museo a stupire: il corpo chiaro
e regolare sembra galleggiare leggero sull’acqua come un piccolo Taj
Mahal. All’interno, metallo e vetro
si inseguono in morbide rampe di
scale, mentre pavimenti e pareti in
porfido francese e legno brasiliano
(lavorati in Cina) fondono atmosfere orientali con le necessità moderne. Il lusso è ostinatamente esibito.
Tutto è nuovo, accurato, vitale, ma
soprattutto attrattivo di forte attrazione. La popolazione residente
a Doha supera di poco i 300.000
abitanti, si dice che gli stranieri siano poco meno del doppio dei locali.
Naturalmente parliamo di stranieri
che esportano la propia esperienza
e le eccellenze raggiunte nei campi
più disparati, incrementando il proprio benessere e quello del piccolo
emirato. Come Giorgio Armani, che
ha aperto il suo Armani Cafè nella
Perla, dove si serve cibo italiano nel
consueto mood minimal che caratterizza la catena.
62
Holidays
As a matter of fact, it is no coincidence that the best brands seek
spaces in Doha: Ferrari, Bugatti,
Lamborghini, Rolls Royce exhibit
between the “Pearl” and the Four
Seasons, or, as Bentley open its
showrooms. The Qatar International Exhibition Centre, with its
82.000 square meters of exhibition space, is another fast-growing
luxury pole. One of the symbols of
Doha is undoubtedly the Museum
of Islamic Art, by ultra ninety-year
old Chinese architect Ieoh Ming
Pei, which houses many wonders
as the greatest Indian carpet and a
unique collection of Mughal Jewels, but the entire structure surprises: the bright and regular body
seems to floatslightly on the water like a small Taj Mahal. Inside,
metal and glass chase themselves
along soft flights stairs while floors
and walls in porphyry French and
Brazilian wood processed in China
blend Oriental atmospheres with
modern needs. Luxury is willfully
performed, everything is new, accurate, vital, but especially attractive. The population residing in
Doha counts a little bit more than
300.000 inhabitants: it is said that
foreigners are less than twice the
premises. Of course we are speaking
about foreigners who export their
expertise and excellence achieved
in the most desperate fields increasing their wellbeing and that of the
small emirate. Like Giorgio Armani, who opened his Armani cafè on
the Pearl, serving Italian food in
the usual minimal mood that characterizes the chain.
63
Vacanza
Pensare che Doha sia soltanto un miraggio nel deserto che la circonda e come
tale sia presto o tardi destinata a svanire,
è fuorviante. Lo sviluppo della ricerca e
dell’innovazione scientifica e tecnologica, di cui l’influente Qatar Foundation
è lo sponsor principale, sembrano non
conoscere limiti. Le università, i centri
di ricerca e i poli educativi ( fra i quali
spicca uno staordinario numero di gallerie d’arte e musei come il Mathaf, Arab
Museum of Modern Art) prosperano
accanto ad eventi e manifestazioni culturali come il Gulf Jazz Festival. Senza
dimenticare che la Cittadella dello Sport
si prepara al primo mondiale di calcio
del prossimo decennio. Doha è abbastanza piccola da poter essere visitata
in pochi giorni, e chi volesse godere di
atmosfere mediorientali poco contaminate non deve lasciarsi sfuggire il Waqif
souk, vecchio mercato oggi ristrutturato
che accoglie residenze di lusso e antiche
botteghe di stoffe trasformate in gioiellerie e boutique di alta moda. Tutto
ciò che è lusso e tempo libero trova in
Doha la sua collocazione ideale, e sarà
così almeno per i prossimi anni. Lusso non solo come bene accessorio ma
come fondamento di un’economia, di
un modo di vivere e pensare. Il lusso
ha qui una doppia funzione: è già un
pretesto per investire, sia un modo per
incentivare nuovi investimenti attirando persone e consumatori. Doha è anche la patria dell’Affordable Luxury, il
lusso a buon mercato che si acquista in
strutture come il Villaggio Mall, d’ispirazione italiana. Qui i maggiori brand
inglesi, tedeschi e italiani dagli accessori
ai gioielli e fino ai divertimenti sono riuniti in un ambiente ricco di musica e
suggestioni.
64
Holidays
But if we think that Doha is just a mirage in the desrt that surrounds it, and
as such it is sooner or later destined to
disappear, it is misleading. The development of research and scientific and
technological innovation, including
the influential Qatar Foundation is the
main sponsor, they seem not to have
any limits. Universities, research centers and educational centers ( among
which a great number of galleries and
museum such as the Mathaf, Arab Museum of Modern Art ) thriving alongside cultural events such as the Gulf
Jazz Festival, and even sporting events
at Cittadella dello Sport, which is preparing itself for first World Cup in the
next decade. Doha is small enough to
be visited in a few days, and those who
want to enjoy Middle Eastern little
contaminated atmospheres should not
let the Waqif Souk escape, nowadays
renovated old market that welcomes
luxury homes and antique cloth shops
transformed into jewelry and high
fashion boutiques. Everything which
is luxury and leisure time considers
Doha its ideal capital, at least for the
next years. Luxury not only as an accessory good but as the foundation of
an economy,of a way of thinking and
living. Here luxury has a double function: it is an opportunity to invest, and
a way to encourage new investments
by attracting people and consumers.
Doha is also the home of Affordable
Luxury, cheap luxury that can be found
in structures suc as the Village Mall, an
Italian- inspired one, where the major
British, German and Italian brands,
ranging from jewelry to accessories to
amusement gather up in an environment rich in Italy’s music and charm.
65
Vacanze
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Holidays
67
Vacanze
A Doha si trova anche la sede di Al-Jazeera, il più importante network televisivo del mondo arabo, divenuto col tempo
uno dei più influenti al mondo. Certo, gli amanti dei luoghi
ricchi di storia e di fascino potrebbero storcere il naso di
fronte a questo benessere uniforme sorto nello spazio di un
decennio, dallo charme improvvisato e forse anche discutibile. In fondo, Doha si propone come semplice aggregatore,
un pout-pourri di cose preziose sopra le righe, eccessi che
quasi assalgono il visitatore. Dobbiamo però concedere del
tempo a questa vivacissima città. Tempo per crescere, per
conoscersi, per correggersi ed ammirarsi.
Al momento, affascina per ciò che è: il nuovo miracolo mediorientale. E chissà che non ci stupisca ancora.
68
Doha is also the home of Al-Jazeera, the largest television
network of the Arab world which has become one of the
world’s most influential ones. Of course, those who love
places rich in history and charme could turn up their noses
at this uniform wellbeing built in the space of a decade,
characterized by an improvised charme and perhaps also
questionable: after all. Doha proposes itself as a simple aggregator, a pout-pourri of valuable things over the top, excesses that leap upon the visitor. But we must give time to
this lively city, time to grow, to becaqme popular, to correct
and admire itself. At the moment, we can admire it as it is:
the new Middle Eastern miracle. And who knows if it will
continue to surprise us.
Sicis Jewels Milan · Via della Spiga 9, Milan 20121 · www.sicisjewels.com · [email protected]
Sicis Jewels Paris · Rue François 1er, 41 · Paris 75008 · Ph: +33 0149528989
Palazzo Parigi Hotel
& Grand Spa
Hotel
Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa arricchisce Milano con
una felice intuizione: offrire alla città esperienze inedite in
un luogo al tempo stesso classico e spettacolare.
Fortemente voluto dall’architetto Paola Giambelli –
dell’omonimo impero immobiliare – Palazzo Parigi Hotel &
Grand Spa sceglie uno strategico indirizzo nel cuore di Brera
a 400 metri da Via Montenapoleone, nello storico quartiere
degli artisti dove è forte il connubio tra autentica personalità
meneghina e apertura a ispirazioni cosmopolite.
La sobria eleganza di un’ex dimora patrizia milanese è stata valorizzata e ripensata dall’architetto, che ha qui ricavato
volumi importanti davvero unici per la città, così come rari
e preziosi sono la luce naturale, che filtra generosa in tutti
gli ambienti; il giardino privato con piante secolari; gli ampi
terrazzi con vista a tutto campo sui tetti e sulle corti più
segrete di Milano.
L’imponenza geometrica della struttura trova l’eco adeguata nei suoi spazi interni. Qui Pierre-Yves Rochon – deus
ex machina dell’interior design di alcuni dei più sofisticati
alberghi al mondo – ha reso omaggio al sogno dell’architetto Giambelli coniugando i due stili, Milanese e Parigino,
che caratterizzano il décor delle 65 camere, delle 33 suite e
degli ambienti comuni.
La generosità degli spazi rende Palazzo Parigi Hotel
& Grand Spa l’indirizzo d’elezione per discrete riunioni al vertice, importanti incontri aziendali, ma anche
eventi pubblici o privati di ampia portata. La sala da
ballo con affaccio sul giardino è un ambiente indimenticabile, carico di un’allure senza pari a Milano. La tecnologia è all’avanguardia in tutti gli spazi e permette
di modulare e gestire con massima sicurezza e privacy
ogni esigenza.
70
Inaugurato in soft opening a settembre 2013, Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa svelerà entro l’anno 2014 nuovi e
attesi accenti ancora inediti.
La Grand Spa: un nome che è prima mondiale assoluta,
conferita alle caratteristiche di questa futura reggia della bellezza: 1400 m² allietati da imponenti finestre a tutto campo.
Hotel
Il Roof Garden: un sorprendente 10° piano, con terrazza
di 368 m² e infinity pool.
Le Suite: diverse ampiezze e il comune vanto di generose
terrazze private.
La Royal Suite: destinata a imporre nuovi standard
nell’ospitalità meneghina, grazie a privilegi architettonici
estetico italo-francese che permea gli ambienti e per creare
l’effetto di un Palazzo privato con un’autentica collezione
propria.
Camino lombardo
Posizione: Ristorante Gastronomico
Lombardia, fine XVII inizi XVIII secolo
mai visti prima in città. Sita al al 9° e 10° piano, sarà una
penthouse di 572 m² con 265 m² di terrazzi.
Camino in marmi policromi “Nero di Varenna” e “Rosso
Verona”.
Pregiatissimo elemento di antiquariato, integro in tutte le
sue parti originali (solo gli zoccoli erano mancanti).
La particolarità di questo camino è rappresentata dalla
fattura di altissimo livello e dagli inserti in bronzo dorato
sul frontale che arricchiscono e rendono raro l’oggetto.
La collezione d’arte
Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa racchiude nei suoi spazi una pregiatissima collezione d’arte. Ogni pezzo è stato
scelto dall’architetto Paola Giambelli per esaltare il senso
71
Hotel
Il marmo Nero di Varenna, rarissimo già all’epoca, veniva utilizzato
per elementi ornamentali di edifici
religiosi e civili: è di questo tipo, per
esempio, il marmo nero del Duomo
di Milano e della Certosa di Pavia
La caratteristica del marmo Rosso
di Verona sono le conchiglie fossili,
di ogni dimensione, che vi si possono
trovare anche in abbondanza. Questo
marmo fu apprezzato e utilizzato fin
dall’antichità, modellato in colonne,
piastrelle, bassorilievi e sculture per
decorare palazzi e chiese in tutta Italia. Lo si ritrova anche sulla facciata
del Palazzo Ducale e nella Basilica di
San Marco a Venezia.
Camino francese
Posizione: Petit Salon
Francia, fine ‘700 inizi ‘800
Camino di epoca neoclassica, in
marmo bianco di Carrara con elaborata decorazione con foglie d’acanto
sulla parte centrale.
Le linee curve della struttura ben si
armonizzano con le decorazioni delle
spalle del camino, con volute e foglie
d’acanto che ne sottolineano la forma
bombata. Simili camini si trovano
all’interno delle più nobili residenze
del lago di Como, da Villa d’Este a
Villa Serbelloni, da Villa Carlotta a
Villa Mylius Vigoni.
Il marmo di Carrara è uno dei più
pregiati, fin di tempi dei Romani, e
Michelangelo lo prediligeva in assoluto per realizzare i suoi capolavori.
L’ornamento inciso su marmo,
pietra o legno in forma di foglie dalla specie mediterranea dell’Acanto
(Acanthus Spinosus) risale ai tempi
dei greci e dei romani. Era considerato simbolo di verginità in quanto
72
Hotel
pianta spontanea che cresce in terra
non coltivata. Raffigurazioni delle sue
foglie adornavano anche le vesti delle
personalità più importanti. Nel cristianesimo primitivo e poi in quello
medievale l’acanto era simbolo della
Resurrezione
Natura morta – Carlo Manieri
Posizione: Ristorante Gastronomico
(a sinistra del camino)
Olio su tela – Roma, 1662/1700
Il dipinto riproduce la sontuosa tavola di un palazzo romano, un’abbondanza di fiori e frutta mescolate con
dettagli dell’antica Roma, tipici del
periodo di transizione tra il barocco e
il neoclassico.
La tela esalta con raffinatezza la
cultura degli antichi proprietari. Lo
dimostrano i bassorilievi, sentore dello stile neoclassico che da lì a breve si
svilupperà anche grazie alla scoperta
di Pompei ed Ercolano.
L’autore, Carlo Manieri, ha lavorato a Roma tra il 1662 e il 1700 ed è
una figura fondamentale per la natura
morta nella seconda metà del Seicento. Grazie agli ultimi studi si è potuto
far confluire nel catalogo di questo
pittore il corpus del cosiddetto “Maestro della Floridiana”.
Design
Palazzo Parigi Hotel & Grand Spa
occupa un angolo di storia milanese:
ex dimora del 1600 della famiglia Cramer, l’edificio fu distrutto dai bombardamenti del ’43 e successivamente
trasformato, nel 1950, nella moderna
sede di un istituto bancario.
Nel 2008 lo stabile, libero da qualsiasi vincolo delle Belle Arti, suggerì all’architetto Paola Giambelli 73
Hotel
dell’omonima dinastia di costruttori
- l’indirizzo giusto per concretizzare
l’ambizioso progetto che da tempo accarezzava: la creazione di un Palazzo e
di un ambiente senza precedenti, dove
l’ospitalità fosse un valore assoluto e
che rappresentasse l’eccellenza delle
due città simbolo dello stile e dell’eleganza nel mondo, Milano, appunto,
e Parigi.
L’architetto Giambelli ha creato volumi assolutamente inediti per la città, dando vita a spazi generosi sia per
metratura sia per luce naturale. Ed è
proprio questa immensa e invidiabile
geometria – unita all’entusiasta volontà dell’architetto – ad aver convinto il
nome più prestigioso nel panorama
dell’interior design dell’hotellerie a 5
stelle: Pierre-Yves Rochon.
Rochon, firma di alcuni degli indirizzi più esclusivi al mondo, ha compreso e condiviso l’intenzione di alternare il rigore modernistico milanese e
la più vezzosa ricercatezza parigina.
Le due metropoli definiscono quindi le corrispondenti tipologie di camere: caratterizzate da interni minimalisti
e design pulito nel caso di “Milano”,
oppure da più ricercati decori e un
maggior romanticismo in “Parigi”.
Il capoluogo lombardo troneggia
nei grandi spazi.
I dettagli vicini alla sensibilità aristocratica meneghina rendono omaggio al passato patrizio dell’edificio con
l’affermazione solidissima del marmo, ammorbidita in parte da legni
pregiati. Sono una riverenza alla città
i colonnati realizzati in marmo rosa
di Baveno, che richiamano il Teatro
alla Scala; il prezioso parquet di Caffé Parigi e del Lounge Bar realizzato
74
Hotel
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Hotel
con 8 essenze diverse di legni, che si
ispira al salone realizzato dal maestro
ebanista Giuseppe Maggiolini a Villa
Reale; la lobby, con il pavimento in
seminato veneziano, è seconda eco di
altri preziosi ambienti di Villa Reale,
mentre il lucernario che vi giganteggia è forgiato su disegno identico a
quelli presenti in Galleria Vittorio
Emanuele.
Ristorante Gastronomico
La creatività di Pierre-Yves Rochon
si è generosamente messa al servizio
del Ristorante Gastronomico di Palazzo Parigi, per realizzare un ambiente
unico e originale.
Da un lato si sono valorizzati alcuni elementi architettonici di indubbia
rarità a Milano – la straordinaria volumetria, il giardino privato con le sue
piante secolari e la generosissima luce
– dall’altro si è scelto di andare oltre
i canoni e l’ordine organizzativo del
luogo ristorante.
La sala del Ristorante gastronomico è luogo d’elezione dove il commensale dialoga da protagonista con
lo Chef. Pierre-Yves Rochon ha disegnato uno spazio quasi teatrale in
cui sala e cucina sono discretamente
collegate da un set di quinte, a disegnare un elegante corridoio in cristallo e specchio. La sorpresa è l’elemento trait d’union tra i 2 ambienti:
la plancia tecnologica dove gli Chef
perfezioneranno i piatti davanti agli
occhi degli ospiti.
Il privilegio di assistere al tocco
magico è esaltato da interni caldi e
confortevoli, ispirati allo stile italiano degli anni ’40 e ’50: pavimenti
ricoperti da una moquette policroma, accostati
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Layout e Photo: Studio Target_Lazzate_MB
Arch. Emilio Ronzoni
home
collection
www.gattinonihomecollection.it
Via Pozzo 10, 22069 Rovellasca (CO) Italy, tel +39 02 96961253, fax +39 02 96740067, www.brianform.it, [email protected]
AMSTERDAM CITTÀ
Città
P
osta sull’estuario del fiume IJ alla confluenza con
l’Amstel che la divide in due parti, Amsterdam,
caratterizzata da inverni miti ed estati calde e
poco afose, presenta un panorama unico per i suoi 165 canali fiancheggiati da olmi, attraversati da circa 1300 ponti
e pienamente e gioiosamente vissuti come dimostrano barche ormeggiate e in movimento e house boat (c’è persino
una Houseboat Museum, Prinsengracht 296 K, di circa 80
m² derivata dalla trasformazione di un’ex
imbarcazione da carico del 1914) decorate di fiori e piante, che contemplano
tranquille chi passa.
Un’urbanistica composita ed eclettica
in cui si respira un fascino antico che
riporta a fasti lontani e a un continuo
fluire di genti diverse esattamente come
oggi in cui si vive un cosmopolitismo
che tocca tutti gli aspetti del bien vivre,
cucina compresa.
Una città dall’anima misteriosa e complessa da scoprire a piedi, in bicicletta (si
parla di circa 600.000 bici per gli 800.000
abitanti con 400 chilometri di piste ciclabili), con simpatici risciò con ‘autista-guida’ e in battello (numerose le offerte di ogni tipo comprese quelle più esclusive
di giorno o di sera).
Nata da un villaggio di pescatori vicino a una diga (dam)
sul fiume Amstel (da cui il nome) e citata nel 1275, Amsterdam si sviluppa nel 1400 grazie al commercio con le città
tedesche della Lega Anseatica e riceve il titolo di città dal
vescovo di Utrecht fruendo anche di esenzioni fiscali. Unita
alla Spagna fino al 1500, con l’indipendenza ottiene, pur
rimanendo cattolica anche se alcune chiese divengono protestanti, libertà di religione per cui vi giungono numerosi
ebrei (cacciati dalla Spagna nel 1492 portando in Olanda
l’arte della lavorazione dei diamanti), ugonotti…
Il 1600 è l’Età dell’Oro con l’apice dei commerci grazie
a navi che raggiungono tutto il mondo creando un impero
78
L
ying on the estuary of the IJ where it meets the
Amstel, which splits it in two, Amsterdam has
mild winters and warm, relatively dry summers
and is unique for its 165 elm-lined canals, criss-crossed by
some 1,300 bridges. The canals are lived to the hilt, as witnessed by docked and moving watercraft and by houseboats
decorated with plants and flowers (there’s even a Houseboat
Museum at Prinsengracht 296 K, 80 square meters converted from a 1914 cargo boat), which
serenely observe the passersby.
The urban landscape is varied and eclectic; there’s an old-time feel that recalls
splendor from times gone by and the
constant comings and goings of different
people, exactly like today, with a cosmopolitan vibe extending to every aspect of
the good life—dining included.
Amsterdam is a city with a complex,
mysterious soul, to wander on foot, by
bicycle (there are an estimated 600,000
bikes for a population of 800,000, with
400 kilometers of bike paths), in a rickshaw with a “driver/guide,” or by boat
(there are trips of every kind, including exclusive day or
evening tours).
Born from a fishing village near a dyke (dam) on the
river Amstel (hence the name), and mentioned in 1275,
Amsterdam developed in the 1400s thanks to trade with
the German cities of the Hanseatic League and received its
designation as a city, complete with tax breaks, from the
bishop of Utrecht. United with Spain until the 1500s, with
independence it gained freedom of religion—remaining
Catholic, although some churches became Protestant—and
was soon populated by Huguenots and by Jews expelled
from Spain in 1492, who brought the art of diamond cutting to Holland.
The 1600s were the Golden Age, with trade at a peak
thanks to ships that sailed the world, creating a colonial
AMSTERDAM:
CITY OF DIAMONDS
DEI DIAMANTI
coloniale che declina nei secoli successivi per le guerre contro Gran Bretagna e Francia fino al 1800 quando con la rivoluzione industriale e la navigazione sul Reno Amsterdam
riprende vigore pur senza uguagliare le glorie del passato. In
quegli anni è costruita la Stelling van Amsterdam, un anello
di 42 forti e di terre alluvionabili a difesa della città.
Quasi indenne dopo la prima Guerra Mondiale, vede la
costruzione di muri che separano lo Zuider Zee dal Mare
del Nord creando il IJsselmee (lago IJseel): in tale modo
le acque a est di Amsterdam divenute dolci sono utilizzate
dagli abitanti.
City
empire that would then decline in the following centuries
through wars with Great Britain and France. In the 1800s
the industrial revolution and navigation of the Rhine gave
Amsterdam new vigor, though without equaling the glories
of the past. In these years Holland built the Defense Line of
Amsterdam, a ring of 42 fortifications and floodable lowlands to protect the city.
Nearly intact after World War One, it saw the construction of walls to separate the Zuiderzee from the North Sea,
creating the IJsselmeer (Lake IJssel); the waters to the east
of Amsterdam were now fresh and could be used by the
79
Città
Occupata durante il secondo conflitto
mondiale assiste alla scomparsa della comunità ebraica e in parte del commercio
di diamanti di cui erano detentori.
Negli anni ‘70 e ’80 l’occupazione in
nome della politica della ‘tolleranza’ da
parte degli hippy di palazzi storici abbandonati dà luogo a scontri con la polizia.
Divisa in sette circoscrizioni (stadsdeel), Amsterdam negli anni ’90 procede al
restauro di molti edifici storici nell’area
circondata dai canali del XII secolo.
Presenta uno dei maggiori centri rinascimentali europei risalenti ai secoli
XVI e XVII con edifici lungo i canali
semicircolari - dal 2010 Patrimonio
Unesco - che cingono il vecchio porto
un tempo sullo Zuiderzee.
L’InterContinental Amstel Hotel Amsterdam è ideale per comprendere lo
spirito della città attraverso l’elegante
connubio tra edificio storico (1867) e
calore, funzionalità e alta qualità delle comodità offerte da splendide suite con eccezionale panorama, da una
SPA accogliente e attrezzata, da una
grande ed elegante piscina e da un ristorante gourmet come La Rive (una
stella Michelin).
Da tale posizione incantevole è facile
andare a curiosare nell’antico quartiere
Spiegelkwartier, fare shopping di lusso
nelle vie più alla moda o visitare gli imperdibili Musei Van Gogh e Hermitage.
Il primo, ristrutturato nel 2013 e
internazionale per lingue parlate e
servizi offerti oltreché per la rara cortesia, oltre alla splendida collezione
permanente presenta fino al 1 giugno
2014 un’esposizione su Félix Valloton,
mentre l’accogliente Museo Hermitage
- filiale olandese del celebre Museo di
San Pietroburgo aperta dal 2009 dopo
80
populace. As an occupied country
in World War Two, it lost its Jewish
community, and part of the diamond
trade owned by the Jews. In the ‘70s
and ‘80s, the occupation by hippies
of abandoned historical buildings in
the name of “tolerance” led to clashes
with the police.
Divided into seven neighborhoods
(stadsdeel), in the ‘90s Amsterdam restored many old buildings in the area
encircled by the 12th-century canals.
It has one of the largest Renaissance
centers in Europe, from the 16th and
17th centuries, with buildings along
the semicircular canals—a UNESCO
World Heritage site since 2010—surrounding the old port once on the
Zuiderzee.
The Intercontinental Amstel Hotel Amsterdam is ideal for getting to
know the spirit of the city, through
an elegant union between the historical building (1867) and the warmth,
perks and comforts offered by the
splendid suites with their exceptional
views, a nurturing spa, a large and
tasteful pool and the Michelin-starred
restaurant La Rive.
From this enchanting location you
can easily wander the old Spiegelkwartier district, go luxury shopping
on the high fashion streets, or visit
the must-see Van Gogh and Hermitage
museums. The Van Gogh, renovated
in 2013 and very international in its
language offerings, services and exceptional courtesy, in addition to its
marvelous permanent collection has
a shown on Félix Valloton until June
1, 2014. The inviting Hermitage—
the Dutch branch of the famous St.
Petersburg museum, opened in 2009
City
un accurato restauro di Amstelhof (ex
casa di riposo in stile classico) rinnovando l’antico legame dello zar Pietro
il Grande con Amsterdam - ospita
fino al 5 settembre 2014 la mostra
sulla Via della Seta.
Per riprendere energie The House
of Bols, Cocktail & Genever Experience offre notizie sulla marca di alcolici
(38 quelli prodotti oggi) più antica al
mondo (1575), sul suo fondatore Lucas Bols, sul gin Bols del 1820, e un
eccellente cocktail creato all’istante al
Mirror Bar: un tour affascinante.
Poco lontano la preziosissima Coster
Diamonds, una delle fabbriche di diamanti presenti in città, in cui si visita
il Museo e si assiste a taglio e levigatura: qui sono stati lucidati il Koh-I-Noor, uno straordinario diamante blubianco appartenente ai gioielli della
corona britannica, e il più piccolo di
0,00012 carati con 57 faccette e si
può ammirare il Lucullan, la gemma
non lucidata più grande al mondo.
Merita una visita il Museo delle borse
Hendrikje - con circa 4000 borse per
signora, dal tardo Medioevo a oggi,
dalle forme più estrose e dai materiali
più diversi - ospitato in un’imponente
ed elegante dimora del 1664, decorata
di bellissimi affreschi e con eleganti
camini e all’epoca residenza del primo
cittadino di Amsterdam.
La ristorazione è varia e risente degli
influssi dei Paesi con cui l’Olanda ha
avuto rapporti: non è semplice paragonare cucine così diverse e per essere
oggettivi sarebbero necessarie esperienze ripetute. Alcuni suggerimenti
possono essere il Ristorante Nevy noto
per il buon pesce in un ambiente alternativo dal design modernissimo e con
after renovation of the Amstelhof (a
former retirement home in classical
style) to revive the old bond between
Amsterdam and Peter the Great—is
hosting the Silk Road exhibition until
September 5.
To restore your energy, at the House
of Bols, Cocktail & Genever Experience
you can learn about the world’s oldest
spirit brand (since 1575, today with
38 products), its founder Lucas Bols,
and Bols gin (from 1820), then enjoy a
superb cocktail created on the spot at
the Mirror Bar: it’s a fascinating tour.
Close by is the exquisite Coster Diamonds, a diamond factory right in
the city, with its museum and cutting
and polishing demonstrations. Coster
polished the Koh-I-Noor, an extraordinary blue-white diamond belonging
to the British crown jewels, and the
smallest, 0.00012-carat diamond with
57 facets. Take a moment to admire
the Lucullan, the world’s largest unpolished gem.
Another fun visit is the Hendrikje
Museum of Bags and Purses, with its
4,000 examples from the late Middle
Ages to the present in the most whimsical forms and diverse materials. The
museum is housed in an impressive
old home from 1664, decorated with
gorgeous frescoes and elegant fireplaces, that was originally the mayor’s
house.
The dining choices are eclectic,
influenced by the countries with
which Holland has a history; it isn’t
easy to compare such diverse cuisines, and to be objective would take
several repeat visits. Try the Nevy,
known for its fish and ultra-modern
design with an extraordinary view
81
Città
una stupenda vista sull’acqua oppure
se si ama l’arte e la storia il Ristorante D'Vijff Vlieghen che occupa cinque
case secentesche prospicienti un canale: si può chiedere un tavolo nella
Sala Rembrandt (anche se tutte le sale
sono da vedere) dove si trovano quattro acqueforti originali da ammirare
mentre si gusta una cucina olandese
sofisticata immaginando anche di fare
parte di un quadro di Vermeer.
Infine un salto al Mercato dei Fiori
sul canale Singel, l’unico galleggiante
al mondo: tulipani, narcisi, bulbi e
altre varietà di fiori occhieggiano invitanti chiedendo di tornare.
82
City
of the water, or for art and history
buffs, the D’Vijff Vlieghen, occupying five 17th-century homes overlooking a canal: ask for a table in the
Rembrandt room (but make sure
to see all the rooms), where you’ll
find four original etchings to admire while you enjoy sophisticated
Dutch cooking and imagine you’re
inside a Vermeer.
And don’t miss the Flower Market
on Singel canal, the only floating one
in the world, where tulips, narcissus,
bulbs and other varieties wink at us
invitingly—hoping we’ll take them
home.
83
Hasselblad, brand svedese prediletto dai migliori professionisti e
storico protagonista che ha testimoniato l’allunaggio dell’Apollo 11,
presenta LUNAR, la prima fotocamera destinata agli appassionati.
Un vero gioiello che, oltre ad avanzate funzionalità, offre design e
materiali del tutto inediti. è infatti disponibile in cinque varianti (legno,
pelle e fibra di carbonio), personalizzabile fino all’ultimo dettaglio e
con un rubino sul pulsante di scatto.
Un’opera d’arte con obiettivi intercambiabili, sensore da 24 mln di
pixel, Iso 100-16mila, displey da 7,5 cm.
Hasselblad, Swedish brand favored by top professionals and
historical protagonist who witnessed the lunar lending of Apollo 11,
present LUNAR, the first camera fot the “non-professionals”.
A real gem that, in addition to advance functionality, design features
and materials of all unpublished.
It is aveilable in 5 variants (wood, leather and carbon fiber),
customizable to the last detail and with a ruby on the shutter button.
A word of art with interchangeable lenses, sensor 24 million pixel,
ISO 100-16 thousand, displey 7,5 cm.
Restaurants
LE CIRQUE
IL RISTORANTE DEI PRESIDENTI
L
di James Coock
e Cirque è unanimemente giudicato come uno dei
più famosi ristoranti di New York, cioè della città
che più di ogni altra sintetizza pregi, difetti e contraddizioni degli Stati Uniti e del nostro sistema di vita.
Metropoli cosmopolita per eccellenza e crogiuolo di
popoli e di razze ha per decenni rappresentato la speranza di una vita migliore per milioni di Europei (e migliaia di Italiani) costretti da eventi bellici o politici o
più semplicemente dalla miseria a cercare una nuova vita
lontano dalle proprie radici.
L
e Cirque is unanimously considered one of the LE CIRQUE:
most renowned restaurants in New York, the city THE RESTAURANT
that more than any other sums up the pros, cons, OF PRESIDENTS
and contradictions of the United States and our way of life.
For decades, the quintessential cosmopolis and melting
pot of civilizations and cultures has represented the hope
of a better life for millions of Europeans (and thousands of
Italians) forced by war, political events or poverty to seek a
new life far from their roots. Little does it matter if many
tasted the bitterness of disillusionment.
85
Ristoranti
Poco importa se molti hanno assaporato l’amarezza del disincanto,
quelli che hanno avuto successo - e
sono tanti dall’arte alla politica - hanno contribuito a costruire un’immagine vincente del nostro Paese, delle sue
capacità ed eccellenze.
Sirio Maccioni - l’ottantenne patron
de Le Cirque, anzi di un piccolo impero di ristoranti in diversi Paesi, differenti per storia, ma simili per l’anelito
verso lo sviluppo - è uno di questi.
Figlio di contadini - come ama ripetere - toscani (è originario di Montecatini che porta sempre nel cuore insieme
all’Italia cui si sente tuttora tanto affettivamente legato da farvi nascere i tre
figli Mario, Marco e Mauro, ora tutti in
azienda) è stato uno dei tanti giovani costretti a emigrare per cercare fortuna.
Molte le esperienze in locali come il
Florence a Parigi frequentato da icone
dello spettacolo quali Lino Ventura,
Serge Reggiani, Yves Montand e Edith
Piaf o il Plaza Athénée e il Maxim’s,
sempre nella capitale francese, dove il
giovane Maccioni si è fatto le ossa in
cucina e in sala.
Poi Amburgo e gli Stati Uniti che lo
hanno affascinato da subito con quella loro vitalità e voglia di successo così
simili alla sua: eccolo a New York alla
fine del 1960 maître al Colony in cui
diviene famoso grazie alla sua classe,
intraprendenza e serietà, aiutato anche
dall’amore tipicamente italiano per il
buono e il bello e dalle virtù toscane
della schiettezza, facilità di battuta e
capacità di rapportarsi con tutti, dal
potente all’umile.
Nel 1974 il grande salto: presso il
Mayfair (uno dei più famosi hotel della
città) apre il suo primo ristorante Le Cir86
The successful ones—and there are
many, from art to politics—helped
build a captivating image of our country and what it can do.
One example is Sirio Maccioni,
the 80-something owner of Le
Cirque, or rather of a small empire
of restaurants in various countries whose histories are different
but which all share a yearning for
growth. Forced to emigrate to seek
his fortune, Maccioni was born
into a peasant family, as he’s fond
of repeating, in Tuscany: his birthplace of Montecatini is dear to his
heart and he feels such a strong attachment to Italy that he saw to it
that his three sons, Mario, Marco
and Mauro (all of them now in the
business) were born there.
Young Sirio started out in Paris,
helping in the kitchen and waiting tables at restaurants like the Florence (a
favorite haunt of entertainment icons
including Lino Ventura, Serge Reggiani, Yves Montand and Edith Piaf ),
the Plaza Athénée and Maxim’s.
Next came Hamburg, and then
the United States, which won him
over with its vitality and drive for
success so similar to his own. By
the end of the 1960s he was maître d’ at the Colony in New York,
where he grew famous for his class,
initiative and hard work, helped
along by his typically Italian love
for the good and the beautiful and
by his Tuscan virtues of frankness,
wit, and ability to get along with
anyone, from the powerful to the
humble.
His rise to the top started in 1974:
at the Mayfair, one of the top hotels
Restaurants
que, nome che diverrà una costante per i
suoi locali sia perché come ha dichiarato
non gli piacciono i nomi tipo ‘forchetta’,
‘piatto’… sia e soprattutto in memoria
di quei piccoli circhi di provincia che
aveva tanto amato da ragazzino.
Divenuto punto di riferimento per
la New York che conta, Le Cirque ha
bisogno di più spazio e così nel 1997 si
trasferisce al New York Palace Hotel.
Nel maggio 2006 un nuovo ‘salto di
qualità’: l’attuale prestigiosa sede a One
Beacon Court (151 East 58thStreet)
nella quale gli ospiti ritrovano insieme
a numerose nuove opportunità la stessa
grande qualità della sala e della cucina
e soprattutto quell'atmosfera emozionante che per 40 anni ne ha fatto
un’istituzione in New York City.
Inseriti nella suggestiva e rilucente
cupola di vetro e acciaio della torre
Bloomberg, i 4.800 mq del ristorante - progettati dall'architetto/designer
Adam D. Tihany e dall’ architetto Costas Kondylis - comprendono la sala
principale (può ospitare 95 persone e i
tavoli non sono tra loro troppo vicini),
l’area bar e una sala per eventi riservati
in un soppalco sospeso sopra il bar.
I circa 8 metri di altezza della sala
sono rivestiti con pannelli di ebano lucido illuminati da una leggera
struttura. Il bar tutto in vetro appare
e scompare quale magico box circolare, è dotato di 65 sedute e bilancia
la ‘torre del vino’ in acciaio e vetro
alta circa 8 metri che collega visivamente gli 80 posti della sala riservata
del soppalco (chiamata Stella come
la nipote di Maccioni) con il primo
piano. Le pareti della sala, ornate con
opere d'arte dell’artista Tim Flynn
di Denver e ispirate dalle magiche
in the city, he opened his first restaurant and called it Le Cirque—a name
he would keep for all his locations,
disliking monikers such as “forchetta”
and “piatto” and above all in homage
to the small-town circuses he loved so
much as a boy.
Once it became a hot spot for
New York high society, Le Cirque
needed more space, so in 1997 it
moved to the New York Palace Hotel. In May 2006 it moved up once
again, to its prestigious current address at One Beacon Court (151
East 58th St.), where guests find
novelty along with the same great
food and service—not to mention
dazzling atmosphere—that have
made it a New York institution for
40 years.
Under the sparkling glass and steel
curves of the Bloomberg Tower, the
restaurant’s 4,800 square meters—
by architect/designer Adam D.
Tihany and architect Costas Kondylis—include the main dining room
(seating 95 at well-spaced tables),
the bar and lounge, and a private
function room in a loft suspended
above the lounge.
The eight-meter-high dining room
is clad in polished ebony panels illuminated by a lightweight structure.
The all-glass lounge appears and disappears like a circular magic box; it
seats 65 and balances the eight-meter
glass and steel “wine tower” that visually connects the 80-seat private room
upstairs (named Stella, after Maccioni’s granddaughter) to the main floor.
The dining room walls, decorated
with the work of Denver-based artist
Tim Flynn and inspired by the magi87
Ristoranti
istallazioni di Alexander Calder, riprendono lo spirito estroso e giocoso
dell'originale Le Cirque.
I tavoli sono impreziositi con i calici
di Reidel, le porcellane Villeroy & Boch
e gli argenti di Greggio e Ricciarelli e le
cravatte del personale sono appositamente disegnate da Stefano Ricci.
La cucina è d’ispirazione francese,
gustosa e sofisticata, ma molte sono le
influenze italiane come il ‘Bollito misto’ piatto preferito da Maccioni che lo
propone sempre anche se non compreso dagli americani. Peccato perché la
carne negli Stati Uniti è eccezionale.
Le ottime materie prime locali facilitano una cucina sana e dai gusti definiti: in quarant’anni moltissimi sono i
piatti protagonisti dei menù e ognuno
dei molti chef che nella cucina de Le
Cirque hanno avuto la loro consacrazione ha portato il suo contributo.
Alcuni piatti peraltro sono da anni, se
non da sempre, nella ‘carta’: insalata di
aragosta, lattuga Bibb, punte di asparagi, paupiette di Black Bass ‘Le Cirque’,
patate croccanti, salsa di Rocca di Frassinello, Dover Sole, corona d’agnello,
peperoni Long Island e crème brülée
‘Le Cirque’ per citarne alcuni che hanno reso famosa la cucina di Maccioni.
Inoltre si possono gustare il menù
classic stagionale dello chef (quattro
portate) e il menù degustazione dello
88
cal installations of Alexander Calder,
recall the playful, whimsical spirit of
the original Le Cirque.
The tables are set with Reidel wine
glasses, Villeroy & Boch porcelain,
and Greggio e Ricciarelli silver, and
the ties worn by the staff were specially designed by Stefano Ricci.
The cooking is French-inspired,
tasty and sophisticated, but there are
many Italian influences like “bollito
misto” (boiled meats)—the favorite
dish of Maccioni, who keeps it on the
menu even if Americans don’t always
understand it. Which is too bad, because the meat in the United States is
outstanding.
Top-quality ingredients contribute
to healthy, flavorsome dishes: in 40
years there have been a great number
of headliners on the menu, and each
of the many chefs consecrated at Le
Cirque have made their mark. Other
dishes have been on the menu for
years, if not forever: lobster salad
with Bibb lettuce and asparagus tips,
paupiette of black bass with crispy potatoes and Rocca di Frassinello sauce,
Dover sole, rack of lamb with Long
Island peppers, and crème brûlée, to
name a few. There’s also a classic seasonal menu (four courses) and a sixcourse tasting menu.
The extraordinary wine list
Restaurants
(nearly a thousand labels from
about 500 varieties) is long on
Californians and great Italian
wines (many of them Tuscan, of
course), like Tignanello di Antinori and Barbaresco di Gaia, two
standouts from our winemaking
tradition that have found a place
in the celebrated tower.
At the less formal Le Cirque
Café, guests can order à la carte or
choose a two-course, fixed price
meal ($28.00 for lunch or $38.00
for dinner) and wine by the glass.
The quality is always excellent, and
unlike in the restaurant, casual dress
and shorts are allowed.
Recently appointed executive chef
Raphael Francois is proving to be a
revelation, not for his skill, since Maccioni would never choose unwisely,
but for the fresh spin he is putting on
Le Cirque’s long-standing though dynamic tradition.
When in New York, why not visit
this culinary icon, where chances are
high of running into famous singers, actors and directors, or maybe
even a U.S. president: Le Cirque has
been nicknamed an extension of the
White House, as Nixon, Reagan,
Carter and Clinton have all been
frequent customers of Sirio Maccioni and his wife, Egidiana.
chef (sei portate).
La straordinaria Cantina (quasi un
migliaio di etichette racconta circa 500
vitigni) è impostata sui californiani e sui
grandi vini italiani (ovviamente molti i
toscani) come il Tignanello di Antinori o il Barbaresco di Gaia, due esempi
delle eccellenze della nostra enologia
protagoniste nella famosa torre.
Nella caffetteria più informale (Le
Cirque café) si può ordinare à la carte
o usufruire della proposta di due portate a prezzo fisso (pranzo a 28 dollari e
cena a 38) e vino a bicchiere: la qualità
è sempre ottima e vi si può accedere
anche vestiti casual o in pantaloni corti:
abbigliamento vietato nel ristorante.
Tutta da scoprire la cucina di Raphael Francois recentemente nominato executive chef, non per il livello
considerata la sagacia con cui Maccioni seleziona i collaboratori, ma per gli
apporti innovativi della sua esperienza
sulla consolidata anche se dinamica
tradizione di Le Cirque.
Trovandosi a New York è d’obbligo una
visita a questo simbolo della gastronomia
in cui si rischia d’incontrare oltre a famosi
cantanti, attori e registi anche presidenti
degli Stati Uniti: non è un caso se è stato
soprannominato “dependance della Casa
Bianca” essendo Nixon, Regan, Carter e
Clinton ottimi clienti di Sirio Maccioni e
di sua moglie Egidiana.
89
Wine & Food
GRANA PADANO
UN FORMAGGIO
MILLENNARIO
di Sebastian Torre
GRANA PADANO: A
CHEESE WITH
A THOUSAND-YEAR
HISTORY
90
I
l formaggio Grana non solo è una delle eccellenze italiane, ma fa parte integrante della cultura del
nostro Paese.
La sua storia s’incrocia con rivalità le cui radici affondano
nei secoli.
Secondo alcuni il Grana padano (ma sarebbe più corretto
parlare semplicemente di formaggio grana poiché solo dalla
Convenzione di Stresa del 1951 Parmigiano-Reggiano e Grana
Lodigiano, divenuto poi ‘padano’, hanno assunto denominazioni diverse) nasce nel 1135 nell’Abazia di Chiaravalle (vicina
a Milano) per opera dei monaci Benedettini preoccupati di
trovare un sistema di conservazione per il latte che nei periodi
di maggior disponibilità eccedeva i consumi giornalieri.
Erano anni in cui nelle campagne - a quei tempi paludose attraversate dal Po fame e povertà imperversavano e nulla poteva
essere sprecato: la soluzione era trasformare il latte in formaggio,
ma con la tecnica conosciuta si producevano solo formaggi freschi che non rispondevano alle necessità di lunga durata.
I Benedettini, cui l’agricoltura non solo italiana deve molto,
utilizzando speciali caldaie riuscirono a creare un formaggio duraturo che chiamarono ‘caseus vetus’ cioè formaggio vecchio: i
primi caseifici e maestri casari operavano quindi nei conventi.
La popolazione, che di quel formaggio doveva vivere, aveva però scarsa dimestichezza con il latino per cui cominciò a
identificarlo con una caratteristica legata alla tipologia della
pasta: compatta ma punteggiata dai granelli lasciati dal latte. Nasce così il nome di ‘formaggio di grana’ poi semplificato in ‘formaggio grana’.
F
ormaggio grana, that cheese we all sprinkle on
our pasta, is an Italian treasure and intrinsic to
the country’s culture. Its history speaks of rivalries with roots dating back for centuries.
Some say that Grana Padano (the more correct term is
simply formaggio grana, because it wasn’t until the Stresa
Agreement of 1951 that Parmigiano-Reggiano and Grana Lodigiano—later called “padano”—took on separate
names) was first made in 1135 at the Chiaravalle Abbey
near Milan. The Benedictine monks who lived there were
looking for a way to conserve milk, whose supply at times
exceeded daily consumption.
At the time, the then-swampy countryside traversed
by the Po River was rife with hunger and poverty, and
nothing could be wasted. The solution was to turn
milk into cheese, but with known techniques only fresh
cheese could be made, so this did not solve the problem
of storage.
The Benedictines, to whom agriculture in and outside Italy is much indebted, used special vats and managed to create a long-lasting cheese they called caseus
vetus (“old cheese” in Latin). The population who had
to live on the cheese, however, had little knowledge
of Latin, and soon began to identify it by its texture:
compact but studded with little granules (“granelle”)
left by the milk. This is how the name “formaggio
di grana” came about, later simplified to “formaggio
grana.”
Wine & Food
91
Wine & Food
Il formaggio era definito con il nome delle zone di produzione: lodigiano o lodesano, (forse il più antico), milanese,
parmigiano, piacentino e mantovano.
Anche qualche chilometro più a sud - sulle colline di
Reggio nella contea di Matilde di Canossa - la creazione
del formaggio grana è rivendicata ed è anticipata di qualche
decennio, ai tempi della Contessa: alcuni sostengono, infatti, che l’antenato del Parmigiano Reggiano sia il Formadio
prodotto nelle valli dell’Enza e del Secchia.
Qualunque sia l’origine, la sua fama ben presto arrivò ai nobili e alle corti: esiste una simpatica testimonianza di Isabella
d’Este che nel 1504 regalava al padre e al fratello, signori di
Ferrara, mezza pezza di formaggio a testa e - come tutte le persone ‘parsimoniose’ - giustificava la quantità limitata con l’asserzione “il facto loro consiste più in bontà che in quantità”.
Il successo presso l’alta società rese tale formaggio raro
come ricordato da una memoria del fattore dei Gonzaga il
quale nel 1525 non riusciva a trovarne otto pezze di tre anni
da inviare al re di Spagna.
Il Grana padano dop è attualmente il formaggio dop
più consumato al mondo: 147 caseifici producono oltre
4.600.000 forme (pari a circa 1.760.000 quintali) di cui
più di 1.350.000 (il 28,6%) sono esportate.
Si ottiene solamente da latte crudo, parzialmente scremato e munto non più di due volte al giorno
da bovine alimentate secondo precise norme dietetiche, unicamente
della zona di produzione del formaggio.
Il latte è lavorato in
caldaie di rame a
forma di campana
rovesciata. Da ogni
caldaia si ricavano
due forme. Al termine del processo
s’inseriscono i marchi:
il rombo con le
parole Grana
e Padano e
il quadrifoglio
con indicato il nu92
The cheese was also defined by the area where it was produced: lodigiano or lodesano (perhaps the oldest), milanese,
parmigiano, piacentino and mantovano.
A few kilometers further south, the hills of Reggio Emilia
also claim to be the birthplace of grana, a few decades earlier when the area was controlled by Countess Matilde of
Canossa. Some claim in fact that the ancestor of Parmigiano Reggiano is Formadio, produced in the valleys of the
Enza and the Secchia rivers.
Whatever its origin, its fame soon spread to the aristocracy and the courts: an amusing anecdote tells us that in
1504 Isabella d’Este gave her father and her brother, lords
of Ferrara, half a round of cheese each, and like all “thrifty”
people, justified the meager amount by explaining that their
value “lies more in goodness than in quantity.”
Its success in high society made the cheese a rarity, as we
know from a memoir by the Gonzaga family’s bailiff, who
in 1525 was unable to find eight three-year-old rounds to
send to the king of Spain.
Grana Padano PDO is currently the world’s most widely
consumed protected-designation-of-origin cheese: 147
dairies produce more than 4,600,000 rounds (for a total
weight of some 176 million kilos), of which over 1,350,000
(28.6%) are exported.
It’s made from raw milk only, partially
skimmed and milked no
more than twice
a day from cows
fed according to
precise dietary
rules, and only
in the designated production
zone. The milk
is processed in
copper vats in
the shape of an
upside-down
bell. Each vat
holds enough
milk for two
rounds. At the
end of the process, the
Wine & Food
mero di matricola del caseificio, la sigla della provincia e il
mese e l’anno di produzione.
Dopo la salatura (immersione per un periodo di 14 - 30
giorni in acqua e sale) e l’asciugatura - nel locale di stufatura
- inizia la stagionatura (in ambienti a temperatura, umidità
e areazione controllate) da un minimo di 9 a oltre 24 mesi.
In questo periodo le forme sono pulite e girate ogni 15 giorni. Dopo il nono mese ogni singola forma è esaminata con
i tradizionali strumenti: martelletto, ago e sonda. Superati
gli esami, la forma è marchiata a fuoco.
Il marchio deve apparire obbligatoriamente anche su
ogni confezione porzionata o confezionata.
Per avere un’idea degli elementi nutrizionali del
Grana padano basti pensare che 1 chilo di formaggio si ottiene da 15 litri di latte.
Essendo privo di lattosio (presente invece nel
latte), può essere inserito nella dieta anche di chi
è intollerante a questo zucchero.
25 gi di Grana padano (pari a 98 kcal) forniscono 27,25 mg di colesterolo (in una dieta
di 1.600 kcal ne sono ammessi 201 mg)
e 100 g di formaggio ne contengono
33 di proteine. Per la sua digeribilità
un cucchiaino di grana grattugiato
può essere utilizzato al posto del
sale nelle pappe dei bambini
durante lo svezzamento.
Il grana è ricco anche di
minerali: fosforo, zinco, rame e soprattutto
calcio presente in notevole quantità (1165
mg in 100 g). Le vitamine A e B completano questo gioiello.
Il grana padano entra
pienamente sia nella tradizione delle cucine regionali
italiane sia nelle più ardite
elaborazioni di quella
internazionale e 50 g
rappresentano un ottimo secondo (corrispon-
wheels are imprinted with the words “Grana” and “Padano”
surrounded by a diamond shape and with a four-leaf clover
indicating the plant number, the two-letter abbreviation of
the province, and the month and year of production.
After the cheese is salted (by bathing it in brine for 14 to
30 days) and dried, it is aged in temperature-, humidityand ventilation-controlled rooms for a minimum of 9 to
more than 24 months. During this process, the wheels are
cleaned and turned every two weeks. After the ninth month,
each individual round is inspected with traditional tools:
a hammer, a needle and a probe. If it passes muster,
the wheel is then heat-branded on the rind. It is mandatory for the brand to be visible on each portioned
or packaged piece of cheese.
How nutritional is Grana Padano? Consider
that it takes 15 liters of milk to make one kilo of
cheese. Unlike milk, it’s lactose free, so it can
also be enjoyed by the lactose intolerant.
Twenty-five grams of Grana Padano have
98 calories and 27.25 mg of cholesterol
(out of a daily allowance of 201 mg for
a 1,600-calorie diet), while 100 grams
of cheese contain 33 grams of protein.
It is so easily digested that a spoonful
of grated grana can be used instead of
salt when preparing meals for babies
starting solids.
Grana is also rich in minerals: phosphorus, zinc, copper, and especially calcium,
with an impressive 1165
mg per 100 g. Vitamins A
and B complete this jewel of
a cheese.
Grana Padano is a star both
in traditional Italian regional
cooking and in the boldest
inventions of international
chefs. A 50-gram hunk makes
an excellent protein course
(the equivalent of two eggs or
a slice of meat), with 196 calories and a wealth of nutrients
93
Wine & Food
de a 2 uova o a una fetta di carne): 196
Kcal con una quantità di nutrienti difficilmente riscontrabili in altri alimenti
a parità di calorie.
E chi lo mangia grattugiato come
si regola? Ricordando che un normale
cucchiaio da cucina corrisponde a 10
g di formaggio.
Il Grana padano offre tre tipologie
in base alla stagionatura: da 9 a 16
mesi ha una pasta bianca, leggermente
paglierina ed è normalmente utilizzato come secondo abbinandolo con un
vino bianco fresco e fruttato.
Da 16 a 20 mesi presenta un color
paglierino intenso, la tipica pasta granulosa e le fratture a scaglie. È saporito ma
non piccante e si può abbinare a un rosso abbastanza intenso e persistente, leggermente tannico, ma ancora giovane.
Oltre i 20 mesi si entra nel mondo
della Riserva, qualifica che viene incisa
sulla crosta solo dopo approfonditi esami organolettici. Molto evidenti la grana della pasta e la struttura a scaglie ed
è caratterizzato da un sapore fragrante
e delicato. Ottimo come formaggio da
pasto, avvolge pienamente il palato senza essere aggressivo. Può superare anche
i 24 mesi e più invecchia più diviene rotondo. Si abbina a un vino rosso morbido e moderatamente tannico, di buona
gradazione alcolica e persistente. A fine
pasto può essere accompagnato da un
calice di vino passito.
È una chicca della tradizione gastronomica italiana e come tale va difesa
dai falsi come qualsiasi capolavoro del
nostro patrimonio artistico.
94
hard to find in other foods, calorie for
calorie.
And if you grate it? Just remember
that a normal tablespoon is about 10
grams of cheese.
Grana padano comes in three
types, depending on age: from 9
to 16 months it is white or slightly
straw yellow in color, and is normally eaten after a pasta or rice
course and served with a fresh,
fruity white wine.
From 16 to 20 months it’s a deep
straw yellow, with the typical granular, friable texture. It is full-flavored
but not sharp, and goes well with a
fairly intense, persistent red, slightly
tannic but still young.
After 20 months it becomes
Grana Padano Riserva, which is imprinted on the rind only after strict
sensory inspections. The granulosity and flaky structure are very
evident at this stage and the taste
is fragrant and delicate. Outstanding all on its own, it envelops the
palate without being aggressive. It
can age for 24 months or more, and
the older it gets, the fuller it tastes.
It pairs with a smooth, moderately
tannic red wine with a hearty alcohol content and persistent finish.
After a meal, it can also be served
with a glass of dessert wine.
Grana Padano is a pearl of the Italian gastronomic tradition, and as
such, should be protected against
imitation like any masterpiece of our
artistic heritage.
Wine & Food
95
Wine & Food
BRUNELLO DI MONTALCINO
UN’ECCELLENZA ITALIANA
di Salvatore Longo
BRUNELLO
DI MONTALCINO:
ITALIAN EXCELLENCE
96
W
ine Spectator (rivista leader dell’enologia
internazionale) ha inserito un Brunello tra
i 12 migliori vini del XX secolo e nel 2006
lo ha giudicato il top a livello mondiale, Wine Enthusiast
(tra le più prestigiose riviste degli Stati Uniti), nel 2013,
nella Top 100 Cellar Selection dei migliori vini tra quelli già
presenti sul mercato e quelli da far ancora invecchiare in
cantina ha compreso 17 vini italiani e di questi 4 sono Brunello (Capanna 2007 Riserva, Valdicava 2007 Madonna del
Piano Riserva, Padelletti 2007 Riserva e Casanova di Neri
2007 Cerretalto che ha ottenuto il punteggio massimo,
mentre gli altri si sono attestati tra 96 e 98/100): conferme
dell’immagine e del successo di questo simbolo del Made
in Italy.
Il Brunello nasce nella Toscana sud orientale a circa 40 km
da Siena e l’area di produzione è interamente nel comune di
Montalcino - borgo ricco d’arte e di storia la cui Rocca svetta a quota 564 m sulla valle dell’Orcia - un affascinante fazzoletto di terra (circa 24.000 ettari di cui il 15% di vigneto)
definito dalle valli dei fiumi Orcia, Asso e Ombrone e dal
2004 riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Si tratta di un terreno particolarmente vocato poiché,
formatosi in ere geologiche diverse, è caratterizzato da ambienti pedologici differenti che si riflettono sui vini. Anche
le caratteristiche climatiche (nebbie, gelate e brinate tardive
sono rare e la neve generalmente appare solo oltre i 400
metri) sono ideali.
Il vino è stato sempre molto importante per Montalcino:
nel Medioevo l’inizio vendemmia era regolamentata dagli
statuti comunali.
Da sempre molto buono (ma in quantità limitata: nel 167677 Bartolomeo Gherardini quantifica la produzione in 6050
some) come nel 1744 testimonia Charles Thomson sostenen-
L
eading international wine magazine Wine Spectator has included a Brunello among its 12 best
wines of the 20th century, and named it the top
wine in the world for 2006. In 2013 Wine Enthusiast (one
of the most prestigious magazines in the United States)
placed 17 Italian wines among its Top 100 Cellar Selections,
of which four were Brunellos (Capanna 2007 Riserva, Valdicava 2007 Madonna del Piano Riserva, Padelletti 2007
Riserva, and Casanova di Neri 2007 Cerretalto, the latter
assigned top marks and the others all scoring 96–98/100).
International recognition such as this confirms the image
and success of this Italian product.
Brunello is made in southeastern Tuscany, about 40 kilometers (25 miles) from Siena. The production zone lies entirely within the municipality of Montalcino, a small town
steeped in art and history, whose fortress stands 564 meters
(1,850 feet) above the Valle d’Orcia. This small, charming area (a UNESCO World Heritage Site) covers about
24,000 hectares, of which 15% is under vine, and is bordered
by the valleys of the Orcia, Asso and Ombrone rivers.
It is particularly suited to winegrowing because the terrain, formed in different geological eras, is characterized by
various soil conditions and these are reflected in the wine.
It also has ideal climate conditions (fog, ice and late frosts
are rare, while snow generally falls only above 1,300 feet).
Wine has always been very important for Montalcino
and in the Middle Ages harvests were regulated by the
statutes of the commune.
Production has always been exceptional, though limited (in 1676–77 Bartolomeo Gherardini quantified it as
6,050 some), as indicated by Charles Thomson in 1744,
when he claimed the town’s fame was derived from its
excellent wine.
Wine & Food
Elisabetta Gnudi Angelini - CAPARZO
97
Wine & Food
do che la notorietà della città deriva dalla bontà del suo vino.
Secondo alcuni studiosi l’antenato
del Brunello può essere identificato
nel ‘Vermiglio’ descritto dalle locali
cronache belliche.
Il Brunello rompe la tradizione dei
rossi toscani nel passato ‘giovani’ ed è
frutto dell’intuizione e delle ricerche
di un giovane e brillante viticoltore
Ferruccio Biondi-Santi che intorno al
1870 scommise sul vitigno Brunello un clone locale del ‘Sangiovese grosso’
(chiamato così per distinguerlo da quello del Chianti dagli acini più piccoli) - e
cominciò a produrre un vino non solo
ottenuto da un solo vitigno, ma, fatto
eccezionale, sottoposto ad affinamento
in botti di rovere e poi in bottiglia.
La scelta di Biondi-Santi derivava
anche dalle ricerche dello zio Clemente Santi il quale per primo aveva
studiato questo clone del Sangiovese
dagli acini di colore scuro (da cui il
nome Brunello) e nel 1869 era stato
premiato per un ‘Vino rosso scelto’
vendemmia 1865 (frutto della prima
vinificazione in purezza di cui si ha
notizia): un precursore del Brunello di
Montalcino.
Un’anticipazione della longevità
che avrebbe caratterizzato questo vino
è documentata da una relazione ufficiale su un vino da uve Brunello vendemmia 1843 che dopo 32 anni era
ancora perfetto.
È comunque il 1880 l’anno in cui si
comincia a parlare di Brunello di Montalcino ed è il 1888 la sua prima grande annata: nelle cantine della Biondi
Santi ne esistono ancora 5 bottiglie
perfettamente integre a riprova della
sua grande longevità.
98
According to some scholars, the predecessor of Brunello was “Vermiglio,”
described in the local war chronicles.
Brunello broke the tradition of
Tuscan reds that had hitherto been
“young,” thanks to the intuition and
research of the brilliant young grower Ferruccio Biondi-Santi, who invested in the Brunello grape variety
(a local clone of “sangiovese grosso”,
so named to distinguish it from the
sangiovese with smaller berries from
Chianti) in about 1870. Biondi-Santi started to produce a wine that was
not only made from a single varietal,
but was—very unusually—aged in
oak barrels and then in the bottle.
Biondi-Santi’s decision was also
based on the research of his uncle, Clemente Santi, who was the first to have
studied this sangiovese clone with dark
berries (hence the name “Brunello”)
and in 1869 had won an award for a
“choice red wine” of the 1865 vintage
(the result of the first recorded separate
fermentation of the grape), a forerunner of Brunello di Montalcino.
An official report on a wine made
from Brunello grapes of the 1843
vintage, still perfect after 32 years,
hinted at the longevity that was to
characterize this wine.
However, the first mention of
Brunello di Montalcino dates from
1880, and the wine’s first great vintage was 1888. There are still five
perfectly preserved bottles of it in
the Biondi-Santi cellars, confirming
its extreme longevity.
Other producers started to follow the
same course and Brunello won important international awards, even beating
French reds in Paris and Bordeaux.
Wine & Food
Altri produttori intraprendono la
strada del Biondi Santi e il Brunello
ottiene importanti riconoscimenti
internazionali superando anche i rossi
francesi a Parigi e Bordeaux.
Per decenni rimane però appannaggio di pochi raffinati intenditori e solo
nella seconda metà del ‘900 con la
Doc (1966) e la Docg (1980) diviene
simbolo dell’eccellenza italiana.
Il Brunello è ottenuto unicamente da
uve Sangiovese-Brunello con una resa
per ettaro inferiore agli 80 q.li e la sua
commercializzazione non può avvenire
prima del 1° gennaio dell’anno successivo a cinque anni da quello della
vendemmia (sei nel caso della Riserva).
Sono previsti almeno due anni di affinamento in botti di rovere e almeno quattro mesi (sei per la Riserva) in bottiglia.
Un sigillo di Stato garantisce sulle
bottiglie la provenienza.
Per valorizzarne al massimo l’aroma
occorre versare il Brunello alla temperatura di circa 20° C. in bicchieri di
forma ampia. È consigliabile non usare la caraffa nemmeno per ossigenarlo:
aprendo la bottiglia alcune ore prima
(almeno otto) e rimuovendo il vino
che sta nel collo (circa un terzo di bicchiere) si ha un risultato eccellente.
Molto longevo, secondo l’annata e
lo stato della bottiglia, può durare anche un secolo.
Ovviamente qualità e caratteristiche
variano secondo le uve per le quali è
fondamentale l’andamento delle piogge e l’escursione termica giorno/notte.
Negli ultimi decenni alcune annate sono
rimaste memorabili: 1945, 1955, 1961,
1964, 1970, 1975, 1985, 1988, 1990, 1995,
1997, 2004, 2006 e 2007 e tra quelle in affinamento si prevede eccezionale la 2010.
Nonetheless, for decades it remained the prerogative of a few sophisticated connoisseurs and it was
not until the second half of the 20th
century, with the establishment of
the DOC (1966) and the DOCG
(1980) that it became a symbol of
Italian excellence.
Brunello is made solely from sangiovese-brunello grapes with a yield per
hectare of less than 8,000 kilograms
(17,500 pounds), and it cannot be released before January 1st five years after
harvest (six in the case of the Riserva).
It must be aged for at least two years
in oak barrels and at least four months
(six for the Riserva) in the bottle.
An Italian government seal guarantees the origin of the bottles.
In order to enhance its aroma to
the full, Brunello should be served in
large glasses at a temperature of approximately 20°C (70°F). Decanting
is not recommended, not even to aerate the wine. Instead, for best results,
open the bottle at least eight hours
before drinking and pour off the wine
in the neck (about a third of a glass).
Brunello is a highly cellarable wine
and, depending on vintage and the
state of the bottle, can keep for a century. The quality and characteristics
of the wine obviously vary according
to the grapes, for which rainfall and
day-night temperature fluctuations
are fundamental.
The past few decades have produced
several memorable vintages: 1945,
1955, 1961, 1964, 1970, 1975, 1985,
1988, 1990, 1995, 1997, 2004, 2006,
and 2007. Among those still aging,
2010 is predicted to be exceptional.
Brunello’s great elegance and har99
Wine & Food
100
Wine & Food
Per la grande eleganza e armonia il Brunello predilige abbinamenti con piatti molto strutturati, carni rosse e selvaggina anche accompagnate da funghi e tartufi, grigliate di
carne, arrosti non di carni bianche e formaggi stagionati.
É anche ottimo come vino da meditazione.
Definire le caratteristiche del Brunello è complesso poiché
ogni bottiglia ha una sua personalità.
Per tentare una sintesi ne ho degustato tre tipologie della
Caparzo, un produttore storico.
Il Caparzo Brunello di Montalcino Docg (la prima annata è
il 1970 e i produttori di Brunello erano solo 13) è ottenuto
da uve provenienti da
diversi vigneti in Montalcino con differenti
microclimi e struttura
dei terreni, quasi una
sintesi delle caratteristiche della zona.
Il secondo proveniente
da uve di un solo vigneto
e infine ho centellinato la
Riserva prodotta, come
di regola a Montalcino,
solo in annate particolarmente buone: 2007 e
2006 (la Riserva) quelle
degustate, ottime.
Il Brunello si può definire: limpido, brillante,
rosso rubino deciso tendente al granato con un
bouquet intenso, persistente, ampio con sentori di sottobosco, piccoli frutti rossi,
spezie e una lieve nota di vaniglia. In bocca è asciutto, caldo,
con tannini molto vellutati, robusto, armonico, elegante, molto equilibrato e con una lunga persistenza aromatica.
Invecchiando acquista un sapore più vellutato e cresce in
armonia mentre il profumo diviene più delicato e intenso e
nel colore si evidenzia un’unghia arancione.
Il Brunello è molto più di un vino, è - adottando una frase
di Elisabetta Gnudi (l’anima di Caparzo) - “un sogno che
anno dopo anno si rinnova e ci trasporta verso altri traguardi e nuove speranze”.
mony make it the perfect match for highly structured
dishes like red meats and game, also accompanied by
mushrooms and truffles; grilled meats; white meats; and
mature cheeses. It is also an excellent “meditation wine.”
Defining the characteristics of Brunello is complicated
because each bottle has its own personality. In an attempt
to sum them up, I tasted three types from Carparzo, a
long-established producer.
Caparzo Brunello di Montalcino DOCG (the first vintage
was 1970, when there were just 13 Brunello producers)
is made from grapes from different vineyards in Montalcino, with different
site climates and soil
structures, offering a
sort of overview of the
zone’s characteristics.
The second is a single
vineyard
selection.
Finally, I enjoyed the
Riserva, produced – as
is the rule in Montalcino – only in particularly good vintages. I
tasted the wines from
2007 and 2006 (the
Riserva), which were
excellent.
Brunello can be
described as a clear,
bright, deep ruby
tending to garnet, with
a concentrated, generous, pervasive nose with notes of forest floor, red berries
and spice, and a slight hint of vanilla. On the palate it is
warm and dry, with velvety soft tannins, beefy, well-orchestrated and elegant, with excellent balance and length.
It acquires a more velvety flavor and greater balance
with age, while the aroma becomes more delicate and intense, and an orange rim appears in the glass.
Brunello is much more than a wine. To quote Elisabetta
Gnudi (the heart and soul of Carparzo), it is “a dream
that repeats itself year after year, carrying us toward new
goals and new hopes.”
101
Moda
La donna
che inventò
lo stile
M
ademoiselle Chanel, come di ogni leggenda, si sa tutto, le sue origini umili, la determinazione, l’audacia, il pensare sempre
avanti e fuori dagli schemi. Lei è stata l’incarnazione della donna emancipata ma che non rinuncia alla propria
femminilità e ne fa un punto di forza. Un messaggio
rivoluzionario e inconcepibile allora, agli inizi del Novecento, che dopo secolo resta ancora all’avanguardia anzi
è più che mai d’attualità.
The woman who
invented style
102
O
f Mademoiselle Chanel, as of every legend, we
know it all: her humble origins, determination, audacity, and relentless thinking outside
the box. She was the emancipated woman par excellence, but she never renounced her own femininity,
which she used as an asset. The message was revolutionary for the times, the early 1900s, and a
century later is still avant-garde—indeed, it
feels fresher than ever.
Fashion
Gabrielle Chanel nata a Samur piccolo paese del Francia il 19 agosto
del 1883 non è solo la creatrice della
moda, di un grande marchio immortale ma la creatrice di una nuova figura
di donna: libera, che sa pensare con la
sua testa, che vuole essere se stessa e che
piace a se stessa. Lei stessa lo dice, con
quel suo modo di riassumere in una
frase lapidaria, ogni trattato di moda
o di sociologia: “Tutti ridevano nel vedermi vestita così, ma questo ha creato
il mio successo. Non assomigliavo a
nessun’altra”.
Era il 1903. Lei, Coco Chanel, è stata la creatrice di uno stile che ha fatto
della semplicità il lusso più grande,
della libertà, del confort, del rifiuto
dell’inutile un progetto per cui battersi. Idee difficilissime da condividere a
quei tempi, ma che furono di una lungimiranza incredibile. Quello che ai
tempi di Coco Chanel sembrava una
rivoluzione, oggi è la bibbia che detta
legge per tutto ciò che veramente conta nel concetto di lusso e di stile. Con
i suoi pantaloni larghi, le canottiere, i
completi bianchi di tela ha anticipato
persino lo stile unisex di oggi.
“Le mode passano lo stile resta”,
affermò nel 1958. E così è stato da
quando Coco Chanel, nel 1921, arriva in Rue Cambon al 31 a Parigi,
anche nel gusto degli arredi è avanti
con i tempi: vuole un ambiente minimalista, solo specchi e poche pareti
e i tre colori che fanno parte della sua
scala cromatica personale: il beige, il
bianco e il nero. Lì è il suo regno e
resterà la meta prediletta di molte
celebrità. Un altro personaggio icona
del tempo, l’architetto Mies van der
Gabrielle Chanel, born in the small
French town of Samur on August
19, 1883, was the creator not only
of an immortal fashion brand but of
a new genus of female: the liberated
woman who thinks for herself, wants
to be herself, and likes herself. As she
would later pronounce, in her manner
of summing up every fashion or sociology treatise in one choice phrase,
“People laughed at the way I dressed,
but that was the secret of my success:
I didn’t look like anyone.” That was
in 1903. She, Coco Chanel, created a
style that made simplicity the greatest
luxury and turned liberty, comfort,
and rejection of the pointless into a
goal worth fighting for. Very few, back
then, shared her ideas—but they were
extraordinarily far-sighted. What in
Coco Chanel’s time seemed like a
revolution is now the Bible for all that
truly counts in the concept of luxury
and style. With her wide leg trousers,
tank tops, and white canvas suits she
even anticipated today’s unisex look.
“Fashion fades, but style endures,”
she declared in 1958. And so it was,
from the moment Coco Chanel arrived in 1921 at Rue Cambon 31 in
Paris. Her taste in furnishings, too,
was ahead of the times: she insisted on
a minimalist look, just mirrors, a bit
of wall space, and the three colors that
made up her personal palette: beige,
white and black. This was her empire,
and it would remain a favorite destination of many celebrities. Another
icon of the age, architect Mies van der
Rohe, had already decreed her motto:
less is more.
Writer Paul Morand (a friend of
103
Moda
Rohe aveva già decretato il suo motto:
less is more.
Lo scrittore Paul Morand, amico di
Proust, che negli anni Venti la conosce personalmente, scrive L’allure de
Chanel, un libro dedicato a lei, alle
sue amicizie all’aria del suo tempo. Un
libro cult che oggi Karl Lagerfeld, creatore per l’Alta moda, il prêt-à-Porter
e gli accessori, ha impreziosito con 73
suoi disegni, facendone un capolavoro
nel capolavoro.
Un altro scrittore, André Malraux,
alla scomparsa di Mademoiselle nel
1971 la ricorderà con questa frase: “Le
persone che più hanno influenzato
questo secolo sono Charles De Gaulle, Picasso e Gabrielle Chanel”.
Il profumo. Una grande intuizione
Coco voleva un “profumo di donna che piace alle donne”, non una
fragranza fatta di un solo fiore: iris,
gelsomino, rosa o mughetto, come
andava di moda in quei tempi. Ma un
bouquet che portasse a un’emozione
del tutto nuova. Nel 1921 conosce Ernest Beaux , che le presenta dei flaconi
lei sceglie il N. 5, ed il resto è storia. Il
flacone è rivoluzionario: una semplice
bottiglia piatta, come quelle maschili.
Nel 1959 sarà esposto al Museo d’Arte moderna di New York. E il N: 5 è
il profumo del secolo, delle dive, delle
donne che vogliono distinguersi.
La sua personale visione della
bellezza.
Non potevano mancare la cura della pelle e il trucco nella visione a 360
della bellezza femminile di Chanel.
“Mai senza rossetto”, diceva Mademoiselle e il suo era vermiglio intenso
104
Proust), who met her in the 1920s,
wrote L’allure de Chanel: a book about
Coco, her friendships and her times.
The book is a cult favorite that Karl
Lagerfeld, designer of haute couture,
prêt-à-porter and accessories, recently
embellished with 73 of his drawings,
creating a masterpiece within a masterpiece.
Another author, André Malraux,
would remember Mademoiselle upon
her death in 1971 with the phrase
“From this century, in France, three
names will remain: De Gaulle, Picasso
and Chanel.”
No. 5: a woman’s intuition
Coco wanted a “women’s perfume
that women like.” Not a single-flower
fragrance like iris, jasmine, rose, or lily
of the valley, as was fashionable at the
time, but a bouquet that would exhilarate the senses. In 1921 she met
Ernest Beaux, who presented her with
some bottles; she chose No. 5 and
the rest was history. The bottle itself
was revolutionary: simple and
flat, like a man’s. In 1959
it would be displayed at
the Museum of Modern
Art in New York. And
No. 5 is the perfume of
the century, of divas
and women who
stand out.
Fashion
Le invenzioni
Mademoiselle’s
di Mademoiselle
inventions
1913
1913
La casacca
Marinière
alla marinara
1916
1916
Jersey
La maglia
1918
1918
Cardigan
Il cardigan
1920
1920
Trousers
Il pantalone
1922
Il pigiama da spiaggia
1924
La bigiotteria
1926
L’impermeabile, il blazer
con i bottoni d’oro,
il tubino nero.
1955
La tracolla impunturata
con le catene dorate
1957
Le Chanel,
i sandali beige
con la punta nera
1958
La camelia bianca,
un accessorio
passe-partout
da mettere ovunque.
per accordarsi ai suoi capelli bruni e
all’incarnato chiaro. Nel 1974 questa
sfumatura particolare verrà battezzata
Rouge Chanel, che oggi dà il nome alla
preziosa linea di rossetti.
Tra il 1924 e il 1926 vengono venduti anche cosmetici e prodotti per il
trucco: ciprie, rossetti, smalti, creme,
saponi, talco. Sue sono le scelte e le
ricette: una lozione glaciale, la gelatina antirughe, la pasta per le mani. E
sue le rigorose e preziose confezioni
nere. Una linea di maquillage e soin
che oggi si avvale delle migliori materie prime, delle più raffinate tecniche
di estrazione dei principi attivi, e si è
moltiplicata all’infinito nelle formule,
nei colori, nelle sfumature nell’uso di
materiali preziosi come oro, argento,
metalli e come per l’Alta moda da cui
discende concettualmente viene rinnovata due volte all’anno. Ombretti,
fard e smalti seguono la stagionalità
dei capi di sfilata, pronti a dettare legge su ogni passerella. Una linea completa sempre nuova che mantiene fede
nella bellezza e alla preziosità della sua
creatrice.
A personal vision of beauty
Skin care and makeup could hardly
be lacking in Chanel’s 360° vision of
female beauty. “Never without lipstick,” Mademoiselle would say, and
hers was vermilion red, to complement
her brown hair and fair complexion. In
1974 the shade would be christened
Rouge Coco, now the name of the
brand’s upscale lipstick line.
From 1924 to 1926 Chanel also
came out with cosmetics and skin
care products: powders, lipsticks, nail
polish, creams, soaps and talcum. The
choices and recipes were hers: an icy
lotion, a wrinkle-fighting gelatin, a
paste for the hands. All in her stylish
and sober black containers. Today the
makeup and skin care line is built on
the best raw materials and the most
sophisticated techniques for extracting
active ingredients, and has multiplied
into an infinity of formulas, colors,
nuances and uses of precious materials
like gold, silver and other metals. Like
the couture collection from which it
sprang, it is updated twice a year. Eye
shadows, rouge and nail polish follow
1922
Beach pajamas
1924
Costume jewelry
1926
Raincoat,
gold-button blazer,
and little black dress
1955
Quilted handbag
with gold chain strap
1957
The Chanel,
beige and black
cap-toe slingback
1958
White camellia,
the accessory
that enhances
any outfit.
105
Moda
La passione per i gioielli
Coco Chanel ama i gioielli, li porta
come i suoi capi di moda, in perfetta
libertà, mescolando bigiotteria a diamanti e perle preziose. “Quello che
conta è l’effetto”, sostiene. Quello che
oggi è di moda e noi cerchiamo di copiare ogni giorno, lei lo aveva già pensato e portato negli anni Venti.
Nel 1924 nel suo laboratorio produce la sua bigiotteria e gli accessori.
Ma lei ama in modo particolare una
pietra: il diamante. “Rappresenta il
maggior valore nel volume più piccolo”, sentenzia. E nel 1932, in piena crisi
economica, crea la prima collezione di
gioielli di diamanti. Hanno linee pulite, semplici, pure, che aiutano la pietra
a sprigionare tutta la sua luce. Sono
gioielli preziosi che ha creato una volta
ancora rompendo le righe della tradizione: si portano sempre, di giorno e di
sera. Anche questa è una rivoluzione e
anche questo oggi è diventato un must
nella moda e nello stile. Dopo Coco
Chanel oggi non c’è più niente da inventare negli abiti, negli accessori, nei
106
the seasonal runway creations, ready
to lay down the law on every catwalk.
The line is complete and always new,
faithful to the beauty and splendor of
its creator.
A passion for jewelry
Coco Chanel loved jewelry and
wore it as she wore clothing: in total
freedom, mixing costume pieces with
exquisite diamonds and pearls. “It’s
the effect that counts,” she insisted.
What’s trendy today and what we’re
always trying to copy, she had already
thought of it and worn in the 1920s.
In her workshop in 1924 she produced costume jewelry and accessories.
But she loved one stone above all:
diamonds. “They represent the greatest worth in the smallest volume,” she
declared. And in 1932, in the midst
of the depression, she created her first
collection of diamond jewelry. The
pieces had clean, simple, pure lines,
so the stone would release all its light.
Her precious jewelry, like all her crea-
Fashion
colori, nei gioielli. La sua creatività è
stata una forma d’arte che si è radicata
nel tempo, con il suo modo di vedere
e di pensare è diventata l’ambasciatrice
della modernità..
Le sue intuizioni preziose hanno
contribuito a formare il gusto femminile di oggi per il bello, a diffondere
l’idea che ci sono cose che valgono
perché contano. Perché sanno creare
emozione.
tions, broke the bounds of tradition
as she decreed that it be worn both
day and evening. This too was a revolution, and this too is now a must in
today’s fashion and style. After Coco
Chanel, there is nothing left to invent
in clothing, accessories, colors or jewelry. Her creativity was an art form
that has taken root over time; with her
beliefs and her vision she’s become the
ambassador of modernity.
Her invaluable intuitions helped
form today’s feminine taste for the
lovely, spreading the idea that some
things are worth it because they excite
the soul; in other words because they
count.
107
CC by Chimere Collection
Watches
Il tempo
costruito
su misura
é
nato come il marchio haute
couture degli orologi. Vabene, presentato a Basilea nel
2012, si è già imposto non solo per la
perfezione tecnologica ma anche per i
dettagli che lo rendono famoso e unico agli occhi di un pubblico che vuole
sempre qualcosa di diverso, che abbia
stile ed eleganza e che, soprattutto,
non ama l’omologazione.
V
abene was conceived as Time made
the haute couture brand of to measure
watches. Unveiled in Basel
in 2012, it has already earned a reputation not only for its technological perfection but for the details that make it
unique in the eyes of a public always
looking for something new; of classy,
style-conscious consumers who refuse
to wear what everyone else has on.
109
Orologi
Il vero lusso sta anche nel poter scegliere il proprio stile. E
gli orologi sono un dettaglio non trascurabile nell’eleganza,
soprattutto femminile.
Vabene si è subito distinto per la cassa trasparente dei
suoi modelli, dove si vede pulsare il meccanismo come un
cuore, per i materiali avveniristici impiegati con il gusto
dell’innovazione, per i ricami preziosi in brillanti che rendono diverso ogni esemplare. Con il modello Adesso Doppio Tourbillon Limited Edition supera se stesso, punta al
pubblico degli intenditori, a chi sceglie un orologio come se
fosse una piccola opera d’arte da portare al polso.
Ma che abbia qualcosa in più. La qualità elevata. Il primo
dettaglio che lo fa subito diverso è la cassa, squadrata, in policarbonato leggerissimo e resistente, che gli dà quell’aspetto
limpido di ghiaccio, montata a strati su un fondello di acciaio a specchio per renderlo ancora più luminoso. La cassa
trasparente rende visibile il movimento, gli scatti degli ingranaggi, uno spettacolo che incanta al solo guardarlo ma
che rende ancora pù affascinante il movimento complicato
del doppio Tourbillon posizionato in linea, un meccanismo
di precisione ideato dai famosi maitre horloger per sconfiggere ogni influenza della forza di gravità della Terra sulla
precisione di ogni singolo minuto. Una vera chicca per gli
appassionati delle complicazioni. La corona è a pressione e
le lancette sono in policarbonato opaco. Ma ecco che la creatività, subito dopo la precisione tecnologica, entra in campo nelle finiture di Adesso. Gli strati della cassa sono tenuti
insieme da un sottile legame di silicone e da quattro viti
ricoperte ciascuna da un brillante da 1,5 carati. Basterebbe
questo particolare per fare di Adesso un pezzo unico che si
riconosce da lontano. Sulla cassa, protetta dal vetro, è inciso
un dragone, dipinto a mano. Dai lati della cassa si snoda
il bracciale con fondo in silicone per meglio seguire la line
del polso ed essere confortevole, interamente tempestato da
una pioggia di brillanti per un totale di 29 carati. A ogni
movimento del polso si accendono guizzi di luce purissima.
L’orologio diventa un gioiello importante per ogni serata e
invidiabile in ogni occasione del giorno.
Qui finisce l’opera dei creatori di Adesso e inizia quella
del cliente, infatti ogni modello può essere personalizzato con l’aggiunta di piccoli cuori, nella cassa, di gemme,
il bracciale può essere in oro bianco ricamato di brillanti
dalla forma o grandezza diverse. Ogni particolare può esse110
One aspect of true luxury is being able to choose one’s
own style, and watches are no small detail, especially for the
well-dressed woman.
Vabene stood out immediately for its see-through cases
where the mechanism can be seen beating like a heart, for
its futuristic materials used with a taste for innovation, and
for its diamond embellishments that make every model
unique. With the Adesso Doppio Tourbillon Limited Edition it has outdone itself, aiming for true watch aficionados,
for those who choose a timepiece as if it were a tiny work of
art to wear on the wrist.
But it doesn’t stop with looks. The high quality and
distinctiveness are evident first in the square case made
of super lightweight and durable polycarbonate, giving
the watch its icy clear appearance, assembled in layers
over a gleaming steel bottom for extra shine. The transparent case shows off the workings of the gears, which
is mesmerizing to watch and especially impressive given
the complicated double Tourbillon, positioned in line, a
precision mechanism designed by famous master watchmakers to prevent the force of gravity from compromising the precision of a single minute. It’s a real treat for
complication connoisseurs. The watch has a push-button crown and matte polycarbonate hands. But here’s
how creativity, second only to technological precision,
comes into play in the Adesso watch. The layers of the
case are held together by a thin coating of silicone and
four screws, each capped with a 1.5 carat diamond. That
alone would be enough to make the Adesso a piece that
stands out from the crowd. A hand painted dragon is
etched onto the crystal-protected case. From the sides
of the case, the band unwinds with its silicone base, the
better to follow the line of the wrist, completely studded
with a shower of diamonds that add up to 29 carats.
Every turn of the wrist unleashes a flash of the purest
light. The watch is a major piece of jewelry for evening,
and an enviable accessory for day.
This is where the Adesso’s creators pass the design
work on to the customer. Every model can be customized by adding little hearts or gems to the case, or
by selecting a band in white gold, dappled with diamonds, of different sizes and shapes. Each detail can
be discussed and developed with the creators, so the
Watches
re discusso e ideato con i creatori, per renderlo più vicino
al gusto e alla personalità di chi lo deve indossare. Bello e
prezioso, ma anche unico. Infatti la serie limitata di Adesso Doppio Tourbillon viene prodotta in soli tre esemplari
l’anno. Come un abito di alta moda. E infatti è stato creato
con lo stesso spirito. “é stata la nostra sfida”, spiega Giorgio Grimoldi anima creativa di Vabene. “Coniugare l’anima
sperimentale e all’avanguardia del nostro marchio con un
prodotto di eleganza e lusso estremi, per ottenere la qualità
di una creazione che trovi il suo posto nell’alta orologeria”.
watch perfectly matches the taste and personality of its
wearer. It is gorgeous and exquisite, and it’s unique—
because only three Limited Edition Adesso Doppio
Tourbillon watches are made each year. Remind you of
a couture dress? That’s because it’s produced in the very
same spirit. “This was our challenge,” explains Giorgio
Grimoldi, the creative heart of Vabene. “To marry the
experimental, avant-garde soul of our brand with elegance and extreme luxury, so our creations would earn
their place in haute horlogerie.”
111
Arte di ieri
ANTONIO CANOVA
di Adriana Longo
A
ffascinante figura di artista che ha lasciato splendide testimonianze del suo genio scultoreo, Antonio Canova nasce a Possagno (TV) nel 1757 e
a quattro anni rimane orfano del padre Pietro, appartenente a una famiglia
che da generazioni lavora
la pietra. La madre Angela
Zardo si risposa con il crespanese Francesco Sartori
trasferendosi nel paese di
questi mentre il piccolo
Antonio, comunque colpito nella sua emotività da
tali fatti, resta con l’amata
nonna Caterina Ceccato e
con il nonno Pasino, scultore piuttosto conosciuto
dal carattere burbero, che
si avvede dell’inclinazione
del nipote chiamato affettuosamente ‘Tonin’.
Anche il Senatore Giovanni Falier intuisce le sue
qualità e lo indirizza presso lo studio dei Torretti i
quali lo inviano nella vivace Venezia dell’epoca dove
frequenta
l’Accademia
studiando disegno.
Ben presto apre una
propria bottega in cui realizza Orfeo e Euridice (1776) e Dedalo e Icaro (1779), primi
lavori che, pur mostrando l’influenza dello scultore barocco
Gian Lorenzo Bernini, gli procurano una fama destinata a
svilupparsi sempre più.
Trasferitosi a Roma ospite a Palazzo Venezia di Gerolamo
Zulian ambasciatore veneto e mecenate, conosce Domenica
Volpato (figlia dell’incisore Giovanni) con cui ha un’amici112
A
compelling name in the art world whose works
illustrate his genius as a sculptor, Antonio Canova was born in Possagno (province of Treviso)
in 1757 to a multigenerational family of
stonemasons. After his
father Pietro died when
he was four, his mother
Angela Zardo married Francesco Sartori
and moved to Sartori’s
hometown of Crespano
del Grappa, while
young Antonio—upset by these events—
stayed with his beloved
granmother, Caterina
Ceccato, and his gruffnatured
grandfather
Pasino. Pasino Canova
was a well-know stone
cutter and soon noticed
the talent of his grandson, affectionally called
“Tonin.”
Senator
Giovanni
Falier also sensed Canova’s abilities and sponsored his studies under
the Torretti family, who
sent him to bustling
Venice, where he studied design at the academy. It wasn’t long before he opened
his own workshop, sculpting Orpheus and Eurydice (1776)
and Dedalus and Icarus (1779), early works that showed the
influence of Baroque sculptor Gian Lorenzo Bernini but
earned him a reputation destined to grow.
Having moved to Rome, a guest at Palazzo Venezia of
Venetian ambassador and patron Gerolamo Zulian, Cano-
Art of yesterday
113
Arte di ieri
zia difficile e realizza Amore e Psiche, i
Monumenti funebri dei Papi Clemente
XIII e XIV e di Maria Cristina d’Austria e alcuni soggetti mitologici come
Venere e Marte, Perseo vincitore della
Medusa, Ettore e Aiace… lavorando
per i potenti di tutto il mondo mentre
per il suo mecenate realizza tra le altre
sculture Teseo sul Minotauro. Lavora
incessantemente passando dal disegno
all’argilla e dal gesso al marmo creando opere in cui trionfa la bellezza classicamente concepita come teorizzato
dal Winckelmann: marmi perfetti e
armoniosi senza connotazioni psicologiche che raccontano miti universali.
Quando i Francesi occupano Roma
nel 1798, egli abbandona la città e
ritorna a Possagno dove si dedica alla
pittura: le tele prodotte in questo periodo sono nella casa natale.
Nel 1800 ritorna a Roma accompagnato dal fratellastro, il colto vescovo
Giovanni Battista Sartori (Crespano
1775-Possagno 1858) che gli è segretario leale per tutta la vita. Durante l’epoca napoleonica la sua attività è prolifica
quale ritrattista: Napoleone di Apsley
House, i busti dei Napoleonidi, Letizia
Ramolino, la famosa e bellissima Paolina
Bonaparte di villa Borghese semidistesa su
un triclinio, seminuda e con una mela in
mano nell’allegoria di ‘Venere vincitrice’
e un Napoleone rifiutato dall’imperatore
perché ritratto nudo.
Interessante la vicenda de Le Grazie - destinate a Joséphine de Beauharnais, prima moglie di Napoleone
Bonaparte - di cui nel 1813 l’artista
ha completato il modello: John Russel, VI Duca di Bedford, entrato nello
studio romano dell’artista, vorrebbe
comprare per sé il marmo, ma Canova
114
va met Domenica Volpato (daughter
of engraver Giovanni), with whom
he struck up a difficult friendship.
Here he sculpted Love and Psyche,
funeral monuments for Popes Clement XIII and XIV and Maria Christina
of Austria, and mythological subjects
like Venus and Mars, Perseus with the
Head of Medusa and Hector and Ajax,
working for the world’s most powerful clients while for his benefactor he
created Theseus and the Minotaur and
more. He worked incessantly, moving
from pencil to clay and from plaster to
marble, creating triumphs of classical
beauty as theorized by Winckelmann:
perfect, harmonious sculptures with
no psychological subtexts, recounting
universal myths.
When the French occupied Rome
in 1798, Canova abandoned the city
and returned to Possagno, devoting
his time to painting; the canvases he
produced are preserved in his boyhood home.
In 1800 he went back to Rome with
his half-brother, the learned bishop
Giovanni Battista Sartori (Crespano,
1775 - Possagno, 1858) who would
be his loyal secretary for the rest of his
life. During the Napoleonic era, he
worked prolifically as a portrait sculptor: Napoleon of Apsley House, busts of
Napoleon’s family, Letizia Ramolino
and the famous and beautiful Paolina
Bonaparte of Villa Borghese half reclining on a triclinium (semi-nude with
an apple in her hand as Venus Victorious), and a nude Napoleon that the
emperor refused to accept.
There’s an interesting story behind
The Three Graces, sculpted for Joséphine de Beauharnais (Napoleon’s first
Art of yesterday
115
Arte di ieri
non viene meno alla promessa fatta per cui si impegna a realizzare una seconda scultura, non una copia ma un modello
derivato, e nel 1819 invia tale marmo in Inghilterra.
Canova non accetta di diventare artista di corte, anzi
continua a ricoprire il ruolo di Ispettore Generale delle Antichità e Belle Arti dello Stato della Chiesa con l’incarico
di controllare le opere d’arte nei territori del Vaticano, con
una particolare attenzione sui criteri di restauro dei reperti
archeologici.
Dopo la disfatta di Napoleone a Waterloo, trovandosi a
Parigi con il fratellastro riesce grazie a un’abile operazione
diplomatica a riportare a Roma numerose opere trafugate
dall’imperatore e il papa Pio VII lo ricompensa con un titolo nobiliare e un vitalizio.
Nel 1819 pone la prima pietra del Tempio di Possagno che
dona come chiesa parrocchiale alla sua comunità, ma la sua
scomparsa a Venezia nel 1822 farà sì che l’opera venga completata più tardi e il fratellastro vi farà traslare le sue spoglie.
Per cogliere lo spirito del grande artista neoclassico è importante recarsi nella casa natale di Possagno dove la camera
in cui è nato con il noto dipinto di Thomas Lawrence, la
cucina, la ‘Torretta’ (studio in cui dipingeva), la Scuderia…
paiono restituire i gioiosi e sereni momenti che vi trascorreva. Vi si possono ammirare i suoi dipinti (15 oli su tela
e 35 tempere di eccezionale leggerezza e soavità), le incisioni commissionate dall’artista ad alcuni incisori bassanesi
per creare il catalogo delle opere in marmo e diffonderlo ai
maggiori committenti di statue, i disegni, qualche marmo,
gli strumenti da lavoro e alcuni suoi vestiti.
Accanto alla casa Museo nel 1836 per volontà del fratellastro nasce progettata dall’architetto veneziano Francesco
Lazzari la Gipsoteca - dove sono trasferite le opere come
erano disposte nello studio romano di Via delle Colonnette nei pressi di Piazza del Popolo e si trovano quasi tutti i
modelli originali delle sue sculture, i bozzetti in terracotta
e i disegni - poi ampliata con una nuova ala nel 1957 dal
grande architetto veneziano Carlo Scarpa: visitarla permette
di avere un quadro d’insieme dell’opera canoviana.
Molte delle sue sculture in marmo, infatti, sono sparse per
il mondo: numerose si trovano a San Pietroburgo all’Hermitage, regolarmente acquistate dagli zar, o in altri luoghi come
tra le altre Endimione dormiente, opera della maturità commissionatagli da William Cavendish, duca di Devonshire.
116
wife) in 1814. John Russell, 6th Duke of Bedford, saw the
sculpture in Canova’s studio in Rome and tried to buy it,
but Canova stayed true to his promise and agreed to carve a
second version, which he sent to England in 1819.
Canova rejected offers to become a court artist and continued to serve as inspector general of antiquities and fine
arts for the Papal States, with a focus on the restoration of
archeological finds.
After Napoleon’s defeat at Waterloo, finding himself in
Paris with his half-brother, Canova managed a diplomatic
coup and brought several artworks stolen by Napoleon back
to Rome. Pope Pius VII rewarded him with a nobleman’s
title and an income for life.
In 1819 Canova laid the first stone of the Temple of
Possagno, which he donated to his community as a parish
church, but his death in 1822 in Venice meant that the
work would be completed later; his half-brother had Canova’s remains moved there.
To sense the spirit of the great Neoclassical artist, it’s
important to visit his birthplace in Possagno, where the
room in which he was born (with its portrait by Thomas
Lawrence), the kitchen, the “tower” (his painting studio),
the stable, and more evoke the happy, peaceful times he
spent there. The museum contains 15 of his oil paintings
on canvas and 35 exceptionally light, delicate temperas; engravings Canova commissioned from local experts to create
a catalogue of his sculptures to send to important buyers;
drawings, sculptures, tools and some of his clothes.
Next to his birth home, by order of his half-brother, the
plaster cast gallery was built in 1836 by Venetian architect
Francesco Lazzari. Canova’s works were transferred here
and displayed just as they were in his Rome studio on Via
delle Colonnette, near Piazza del Popolo, along with almost
all the original casts of his sculptures, his rough terracotta
models and his drawings; the gallery was expanded with
a new wing in 1957 by the great Venetian architect Carlo
Scarpa.
A visit here provides a fine overview of Canova’s work,
since so many of his sculptures are scattered around the
world. Several are at the Hermitage in St. Petersburg, having been purchased by Russian tsars, while England lays
claim to Sleeping Endymion, a later work commissioned by
William Cavendish, Duke of Devonshire.
Chagall,
Maestro del sogno
C
elebrato in tutto il mondo come Maestro dell’arte
moderna, Marc Chagall (Moishe Segal il suo nome in
ebraico) nasce - primo di numerosi figli in una famiglia
ebrea molto unita nonostante le difficoltà esistenziali di tale popolo
sotto gli zar - nel 1887 a Liosno presso Vitebsk (allora Impero Russo
e oggi Bielorussia): luogo spesso presente nei suoi lavori come sogno
colorato popolato dagli animali domestici del suo cortile, dove inizia gli studi di pittura e incontra Bella Rosenfeld amata teneramente
come evidenzia La passeggiata dai toni dolcemente onirici.
20th - century art
C
elebrated around the world as a master of modern art, Chagall,
Marc Chagall (born Moishe Segal, in 1887) was the the dream
first of many children born to a tight-knit Jewish fam- master
ily living under the repressive rule of the Russian tsars. His birthplace of Liozna, near Vitebsk (then part of the Russian Empire, now
Belarus), is often present in his works as a colorful dream populated
with domestic animals from his courtyard. Vitebsk is where he began to study painting and where he met Bella Rosenfeld, their tender
relationship the subject of the sweetly dreamlike The Promenade.
di Wanda Neocastro
117
Arte del ‘900
Si trasferisce per approfondire la pittura (allievo tra gli
altri di Léon Bakst pittore, scenografo e illustratore) a San
Pietroburgo dove, munito del permesso di soggiorno visto
che agli ebrei è vietato soggiornarvi liberamente, è costretto
a lavorare per mantenersi.
Nel 1911 grazie a un mecenate si reca a Parigi dove approfondisce la conoscenza di nuove correnti tra cui Fauvismo e Cubismo e degli ambienti artistici d’avanguardia con
intellettuali e pittori quali Guillaume Apollinaire, Blaise
Cendrars, Robert Delaunay, Fernand Léger… ed espone nel
1912 e 1913 al ‘Salon des Indépendants’. Di tale periodo
lascia splendide testimonianze come
Parigi dalla finestra
in cui, assunte le
sembianze di un
Giano
bifronte
con lo sguardo
dall’oriente
alle
novità dell’occidente, contempla
insieme al suo gatto la città scomponendo le immagini
in chiave oniricofantastica.
A Berlino, il
mercante
d’arte
Herwarth Walden
nel 1914 gli allestisce la prima personale nella galleria Der
Sturm, Chagall coniuga la radice ebraico-russa con i nuovi
apporti derivati anche da Orfismo, Espressionismo e Suprematismo creando opere innovative con uno spettro tematico e coloristico e una poetica che riprenderà negli anni
della maturità.
Ritornato in Russia, si sposa con l’amata Bella che nel
1916 dà alla luce la figlia Ida; scoppiata la guerra, nel 1917
la Rivoluzione d’ottobre dà a tutti gli Ebrei la cittadinanza russa: Chagall ne sposa gli ideali divenendo direttore di
una Scuola Popolare delle Belle Arti quindi Commissario
dell’Arte a Vitebsk e nella speranza di mutare le mentalità
grazie all’arte fonda una scuola d’arte e il Museo d’Arte Moderna (chiuso nel 1939).
118
To further his art studies (one of his teachers was painter,
stage designer and illustrator Léon Bakst) he moved to St.
Petersburg, bearing a residence permit since Jews were not
allowed to live there without one, where he worked to make
ends meet.
Thanks to a benefactor, in 1911 he moved to Paris, where
he learned more about new currents such as Fauvism and
Cubism and joined avant-garde circles with intellectuals
and painters like Guillaume Apollinaire, Blaise Cendrars,
Robert Delaunay and Fernand Léger; in 1912 and 1913
he displayed his works at the Salon des Indépendants.
Wonderful paintings from this period include Paris through
the Window: resembling a Janus with two faces looking
from the East to the novelty of the West, he and his cat
contemplate the city as a dreamlike collection of images.
In Berlin in 1914, art dealer Herwarth Walden set up
Chagall’s first one-man show in his gallery Der Sturm. Here
Chagall blended his Russian-Jewish roots with new ideas
from Orphism, Expressionism and Suprematism, creating
innovative works with themes, colors and voices that he
would revisit later in life.
Back in Russia, he married his beloved Bella, who in 1916
gave birth to their daughter Ida. With war broken out, in
1917 the October Revolution gave Jews Russian citizenship; Chagall espoused the new ideals and became director
of a people’s school for the arts, then commissar of fine art
for Vitebsk. Hoping to change mentalities through art, he
founded an arts college and the Museum of Modern Art,
which was closed in 1939.
Sensitive and lively, from his earliest paintings he favored
themes such as scribes, lovers, music, birth, village weddings, peasant life, pain, death, jesters at the circus...and
these would dominate his works as an exile, identifiable in
the wandering Jew who pops out from behind the church,
flying Over Vitebsk in the snow.
Differences of opinion, relating in part to the prevailing
Suprematism, sent Chagall to Moscow where he decorated
the Jewish synagogue. These were difficult years, of abundant output in strong, clear colors ruled by fantasy and
imagination, as demonstrated in Above the Town and The
Apparition.
In 1922 Chagall moved to Berlin, with support from art
dealer Walden, and the following year he returned to Paris
20th - century art
119
Arte del ‘900
Sensibile e vivace, già dai suoi primi quadri manifesta
tematiche quali scribi, amanti, musica, nascita, nozze del
villaggio, vita dei contadini, dolore, morte, circo con giullari… che saranno dominanti nelle sue opere di esule identificabile nell’ebreo errante che sbuca dietro la chiesa volando
Sopra Vitebsk innevata.
In seguito a divergenze legate anche all’imperante Suprematismo, si sposta a Mosca dove decora il Tempio Ebraico:
anni difficili in cui ricca è la produzione artistica dai colori
forti e nitidi e dominata da una fantasia immaginifica come
dimostrano Sopra la città e L’Apparizione.
Nel 1922 si trasferisce a Berlino appoggiato dal mercante
Walden e l’anno successivo a Parigi dove lavora per il mercante Vollard e in giro per la Francia produce disegni e guache.
Negli anni ‘30, arricchito da influenze impressioniste,
collabora al Museo d’Arte ebraica a Tel Aviv, illustra la Bibbia per Vollard continuando a viaggiare per l’Europa, ma
malgrado che nel 1937 avesse ottenuto la nazionalità francese i venti antisemiti che già lo avevano compreso tra gli
“artisti degenerati” lo costringono a lasciare la Francia nel
1941 per New York dove ritrova numerosi amici francesi
e riannoda rapporti con scrittori russi parlando in yiddish.
Ossessionato dalla guerra, dipinge ripetutamente Cristo assurto a simbolo delle pene degli Ebrei europei come ne La
Crocefissione bianca, opera prediletta da papa Francesco.
In Messico collabora alle decorazioni e ai costumi scenica
del balletto Aleko (musica di Tchaikovsky).
Nel 1944 la moglie Bella scompare creandogli uno stato
di depressione superato grazie al lavoro per le decorazioni e i
costumi scenici de L’uccello di fuoco (musica di Stravinsky) e
alla conoscenza di Virginia Haggard da cui ha un figlio. Nel
frattempo inaugura retrospettive dei suoi lavori e ritorna in
Francia, compra casa a Vence e nel 1952 sposa Valentina
Brodsky, ebrea russa, e racconta la riscoperta dell’amore e
della gioia di vivere traducendoli in colori luminosi.
Produce sculture, ceramiche e vetrate per privati e strutture
pubbliche e numerose opere litografiche e incisioni e nel 1957
va in Israele dove tre anni dopo crea una vetrata per la Sinagoga
dello Hadassah Medical Center (vicino a Gerusalemme) e successivamente progetta un affresco per il nuovo parlamento. In
quegli anni lavora alacremente producendo opere straordinarie
come le pitture del soffitto dell’Opéra di Parigi e della facciata
della Metropolitan Opera House di New York e disegna le ve120
where he worked for the dealer Vollard, traveling around
France producing drawings and gouaches.
In the ‘30s, enriched by Impressionist influences, he
worked for the museum of Jewish art in Tel Aviv and illustrated a Bible for Vollard while continuing his travels through
Europe. However, despite having obtained French citizenship in 1937, the anti-Semitic winds that had already pegged
him as a “degenerate artist”
forced him in
1941 to leave
France for New
York, where he
reunited
with
several French
friends and rebonded
with
Russian
authors,
speaking in Yiddish.
Obsessed by the
war, he repeatedly painted Christ
as a symbol of
the sufferings of
European Jews,
as in The White
Crucifixion,
a
favorite work of
Pope Francis.
In
Mexico
he worked on
the stage sets
and
costumes
of the ballet
Aleko (music by
Tchaikovsky).
W h e n
Chagall’s
wife
Bella died in
1944, he fell into
a depression, overcome through his work on the sets and costumes of Stravinsky’s Firebird and his romance with Virginia
20th - century art
trate del coro e del rosone del Fraumünster di Zurigo e successivamente il grande mosaico a Chicago.
Un’infinità di opere tra cui il Messaggio Biblico (17 dipinti
di cui 12 dedicati all’Antico Testamento, Genesi ed Esodo,
e 5 al Cantico dei Cantici) esposto prima al Louvre e poi nel
1966 donato allo Stato francese che nella figura dell’allora
Ministro della cultura, Andrè Malraux, ha creato a Nizza un
apposito “Museo
Nazionale Marc
Chagall”. Immerso nel verde di un
affascinante giardino (dagli Agapanti bianchi e
blu che fioriscono
il 7 luglio, genetliaco di Chagall),
l’edificio ha una
piscina che riflette
il mosaico da lui
creato: inaugurato
nel 1973 alla presenza dell’artista,
oggi si presenta
arricchito di numerose opere.
Chagall è instancabile e lavora
fino alla sua scomparsa nel 1985
a Saint-Paul-deVence.
Le sue opere
sono presenti in
numerosi Musei e
splendide esposizioni (particolarmente esaustiva
quella dedicatagli nel 2013 dal
Kunsthaus
di
Zurigo) contribuiscono a tenerne viva la memoria e a
suscitare emozioni negli animi.
Haggard, with whom he would have a son. In the meantime he showed retrospectives of his work and later returned
to France, bought a house in Vence, and in 1952 married a
Russian Jew named Valentina Brodsky, translating his rediscovery of love and the joy of living into radiant colors.
Chagall produced sculptures, ceramics and stained glass
for individuals and public buildings, along with numerous
drawings and etchings. In 1957 he went to Israel, where
three years later he would create a stained glass window for
the synagogue of Hadassah Medical Center (near Jerusalem)
and subsequently design a fresco for the new parliament. In
these years he worked prolifically, producing extraordinary
works like the painted ceiling of the Paris
Opera and the lobby of
the Metropolitan Opera
House in New York, the
stained glass windows
of the choir and the rosette of the Fraumünster
church in Zurich, and
the great mosaic in
Chicago.
His nearly infinite
works
include
the
Biblical Message (17
paintings, 12 of them
illustrating the Old
Testament books of Genesis and Exodus and 5 the Song of
Songs), displayed first at the Louvre and in 1966 donated
to the French government, whose then minister of culture,
André Malraux, had the Musée National Marc Chagall established in Nice. The museum is surrounded by a lovely
garden with blue and white agapanthus, set to bloom on
July 7, Chagall’s birthday, and has a pool that reflects his
mosaic. It was opened in 1973 with the artist in attendance
and has since added many more works.
The ever tireless Chagall worked right up to his death in
1985 in Saint-Paul-de-Vence.
His works, shown in numerous museums and wonderful
exhibitions (the 2013 Kunsthaus show in Zurich was especially thorough), help keep his memory alive and continue
to stir the soul.
121
New Art
Il collezionista
innamorato
delle sue opere
O
gni pezzo della sua collezione ha una storia a
sé, ma tutti sono legati da un sottile filo rosso,
quello dell’amore per l’arte. Giuseppe Iannaccone, classe 1955, noto avvocato milanese, nato ad Avellino, è uno dei pochi collezionisti che, senza parlare troppo,
ha messo in piedi da vent’anni una “caccia amorosa” come
lui stesso la definisce, verso quei talenti artistici, quei dipinti e sculture, soprattutto contemporanei e moderni, che
rischiavano di passare inosservati o dimenticati nei secoli.
Con un compito preciso: aiutare prima di tutto i giovani talenti. E per farlo bene, a 35 anni si è messo a studiare storia
dell’arte, mentre girava musei e gallerie di mezzo mondo.
Ora la sua collezione è diventata il centro della sua vita,
perché come sostiene: “ogni opera deve essere amata prima
di essere comprata”.
E
The collector
very piece in his collection has its own story, but in love
they're all connected by a love of art. Giuseppe with his works
Iannaccone, born in 1955 in Avellino and now
a well-known Milanese lawyer, is that rare collector who
has quietly spent the last 20 years on what he calls an "affectionate hunt" for the artists, paintings and sculptures
(mostly modern and contemporary) that might have gone
unnoticed or been forgotten with time. His conscious goal
is to give a hand, above all, to young talent. To do his job
well, when he was 35 he began to study art history as he
traveled from museum to gallery around the world. Now
his life is centered around his collection, because—as he
puts it—"every work should be loved before it's bought."
122
New Art
Lei come si definisce, un appassionato o un mecenate?
Mah, quello che cerco di fare è aiutare i giovanissimi artisti, per la maggior parte sconosciuti, certo mi interesso
anche di artisti affermati, ma sono sempre “relativamente”
giovani, hanno 40/50 anni al massimo. Per rispondere alla
domanda direi che mi ritengo più un appassionato.
What would you call yourself: an art lover or a benefactor?
Well, what I try to do is to help very young artists, most
of them unknown; of course I also buy from established artists, but they're always relatively young—40 or 50 at most.
To answer your question, I'd say I'm more of an art lover.
Come vede l’arte contemporanea? Ci sono artisti che
da un anno all’altro passano da quotazioni altissime a
svalutazioni incredibili. Si tratta solo di speculazione?
Questo è sempre successo nel mondo dell’arte, guardi cosa
è successo a Guttuso e a Giuseppe Migneco uno dei maggiori esponenti dell’Espressionismo italiano degli anni Trenta.
L’unica differenza è che ora ci sono dei flussi economici pazzeschi. Il vero appassionato d’arte non deve seguire la moda
ma guardare dentro di sé, per capire se quell’autore può durare nella storia dell’arte. Per questo bisogna studiare per avere
le competenze. Soprattutto quando si tratta di arte moderna
bisogna sapere cosa è già stato fatto e vedere se quel quadro,
quella corrente, quel pezzo ci dicono qualcosa di nuovo.
What's your take on contemporary art? Some names
go from sky-high prices to peanuts from one year to the
next. Is it just speculation?
That's always been a part of the art world; think about
what happened to Gattuso or Giuseppe Migneco, one of
the biggest names in Italian Expressionism from the thirties. The only difference is the amount of money that flies
around these days. A true art lover should never be a slave
to trends, but trust his own intuition as to whether a particular artist will stand the test of time. Developing these skills
takes study. Especially in modern art, you have to know
what's been done already so you can tell whether that painting, that current or that piece says anything new.
Qual è stato il suo primo acquisto?
E’ stato un quadro di Gino Bonichi (detto Scipione,
ndr), lo terrò sempre con me, raffigura una sirena pescata
da un uomo dal volto mascherato, sullo sfondo Venezia e
il carnevale. Un’opera che ancora oggi, dopo tanto tempo,
trovo emozionante e suggestiva.
What was your first purchase?
It was a painting by Gino Bonichi [Scipione] and I'll
never part with it; it shows a mermaid caught by a fisherman wearing a mask, with Venice and the Carnival in the
background. After all this time, I still find it thrilling and
evocative.
Nel panorama dell’arte contemporanea, secondo lei, c’è
un artista che oggi può rappresentare il lusso nell’arte?
Bella domanda! Sì, Damien Hirst o Cattelan possono essere
pure considerati dei geni visto che avranno un posto nel panorama artistico contemporaneo e rimarranno nella storia dell’arte, quindi saranno immortali. Malgrado la mia stima nei loro
confronti e nei confronti delle loro opere, le nostre strade non si
incrociano, non li trovo in sintonia con i miei gusti, con i miei
sentimenti, con i miei pensieri. Quindi non li acquisterei mai.
In the contemporary scene, do you think there's any
artist today who might represent luxury in art?
Good question! Yes, Damien Hirst or Cattelan might be
considered geniuses for their assured place in the contemporary art landscape and down the line in art history; they’re
going to be immortal. While I admire them and their works,
our paths don't cross—they’re not a good fit with my tastes,
feelings and thoughts. So I would never buy them.
Qual è il suo rapporto con l’arte antica?
Ottimo, mi piace tantissimo come mi piace la storia dei popoli.
è indispensabile conoscere il passato perché siamo figli di ciò che
è stato prima di noi. E per conoscere e riconoscere l’arte e gli artisti
contemporanei bisogna conoscere bene ciò che ci ha preceduto.
What's your relationship with classical art?
Excellent: I enjoy it greatly, along with the history of
civilizations. It's crucial to know about the past, because we
are a product of what came before us. To understand and
recognize contemporary art and artists, we need real knowledge of what happened before we were here.
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Manager & CEO
Livio Leardi
Ceo dei Centri lifestyle GetFIT
Dietro i Centri GetFIT vi è un
grande uomo capace e attento ai suoi
35.000 iscritti, e non cosa comune
dotato di forte umanità.
Vado ad incontrarlo nella perla dei
suoi centri il GetFIT di Via Vico a
Milano, è una giornata uggiosa, entrando si respira un’aria profumata e
già di relax, dimenticando il tempo
esterno.
In attesa nella sala ristorante incontro Livio Leardi ideatore, creatore e
CEO di questo marchio prestigioso
del Lifestyle nel fitness, gentile nei
modi e affabile mi fa accomodare e
incomincia a raccontare la sua vita da
imprenditore.
Laureatosi in architettura al Politecnico di Milano svolge per un paio
di anni l’attività di Architetto, poi nel
1984 decide di aprire il primo centro
a Legnano, erano gli anni dell’aerobica e tutti ne andavano pazzi, arrivavano Star Americane per insegnare tale
pratica di ginnastica finchè un giorno
nel 1996 decide di fare il salto nella
grande metropoli Milano.
Da quel momento il marchio sarà
GetFIT, ne ripensa gli spazi in base
alla sua visione di benessere, il suo
obbiettivo sarà quello di soddisfare i
propri clienti.
Nel corso di 30 anni di attività inaugura 14 centri , tra cui spicca anche
quello di Lugano.
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Manager & CEO
Ripensa a tutto dall’organizzazione
interna, alla definizione degli spazi,
studio degli ambienti e loro funzionalità design arredamento.
Molte energie vengono spese per la
ricerca e formazione costante dei professionisti offrendo un servizio accurato e specifico ai propri iscritti, 700
persone qualificate contribuiscono a
far funzionare il tutto come un orologio svizzero, ogni sede ha un direttore
che si interfaccia con il leader “Livio
Leardi”
Tutti i centri sono dotati di piscina
“escluso il centro presso la sede della
Regione Lombardia” terme, ristorante, bar , con strumenti e macchinari
al top della Technogym .
La sua giornata tipo inizia alle
07.00 per essere in ufficio alle 8.15,
e segue un agenda ben programmata
che include lettura mail , riunioni con
i collaboratori più stretti, che coprono
tutti i ruoli importanti alla gestione
globale.
Nel pomeriggio si reca in visita ai
centri con una frequenza di visitarli
nel corso del mese tutti anche più volte, questo gli permette di conoscere e
risolvere problematiche o criticità.
Da qualche anno con fierezza racconta di avere i due figli che lavorano
all’interno, uno che ha 32 anni e laureato in economia e commercio si occupa della parte commerciale, e l’altro
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Manager & CEO
di anni 28 laureato in architettura si
occupa della creatività.
Al sabato e domenica si concede
un meritato relax frequentando la sua
palestra privata a casa , e ritrovandosi
con gli amici di vecchia data e tutti
amanti della moto partecipa a tour in
giro per l’Italia,
Da grande sportivo ha giocato pallavolo livello agonistico, ottimo giocatore dei squash e tennis da tavolo.
Viaggi ? Ha girato il mondo avendo desiderato con la moglie fare una
adozione mirata di un bambino Keniota che ora ha cinque anni, tutto
il mese di agosto lo trascorre in Africa
dove sua moglie trascorre cinque mesi
all’anno per stare vicino al bambino, e
qui che viene fortemente evidenziato
la sua umanità.
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Manager & CEO
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Manager & CEO
Nel chiudere l’incontro mi anticipa
un suo nuovo progetto che presenterà
a settembre e che sarà un nuovo modo
di proporre e vivere il fitness con programmi di allenamento da 15” 30 “
45 “, con l’uso del cardiofrequenziometro obbligatorio, essendo il cuore
elemento importante per il corpo
umano che affronta esercizi di fitness ,
L’idea è affascinante e per metterla in
pratica sta formando istruttori, tutor
e personal trainer con corsi di recitazione, modulazione della voce, e tante altre tecniche, in sintesi; animatori
come si trovano a Disney World e nei
grandi parchi di Orlando che hanno
affascinato il suo spirito imprenditoriale del bello e dell’eccellenza e della
professionalità.
30 anni di successi e altrettanti di
innovazione e ricerca.
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Manager & CEO
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PUBBLICITA
Curiosity
Di Stefano Dal Secco
Farfalle nella testa
I
l primo segnale fu quando Francesco, a 10 anni, vide
per la prima volta alcuni esemplari di farfalle tropicali nella vetrina di un negozietto per collezionisti a
Venezia, la città in cui era nato. Il padre, stupito e allarmato,
lo scrollo per le spalle per un lunghissimo minuto, cercando
di “svegliarlo” da quella smta di trance che gli splendidi animali gli avevano indotto.
Dopo quasi quarant’anni, Francesco Barbieri è un entomologo (un biologo che si occupa di insetti) e un esperto di fotografia
naturalistica che ha girato in lungo e in largo tutti i continenti,
soprattutto le foreste pluviali, per cercare di rivivere ogni volta
l’estasi che, quel mattino a Venezia, gli cambiò la vita.
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Curiosità
Ma “andare a farfalle” non è esattamente la vispa Teresa che zompetta
col retino in mano. Molte specie si
trovano solo in zone remote, difficili
da raggiungere e pericolose. «La mia
foto più preziosa» racconta Francesco
«l’ho realizzata in Papua Nuova Guinea, dov’ero andato con il precise
obiettivo di trovare quella specie,
la diuma più grande che si conosca:
la fàrfalla ali d’uccello gigante (Ornithoptera goliath). È una specie di
montagna, così ambita dai collezionisti che raggiungere quotazioni anche di migliaia di dollari. Per scattare
quella singola foto abbiamo camminato per giomi nel fitto della foresta
e nella nebbia fitta, fino a ad arrivare
in quota, sopra il mare di nuvole. Le
popolazioni della zona erano tradizionalmente tagliatori di teste e cannibali.
Ufficialmente quelle pratiche non
erano più presenti né tollerate, ma diciamo che non sono proprio la gente
più amichevole che ho incontrato.
Trovai la farfalla che cercavo e riuscii
a fotografarla, ma la notte prima di
scendere a valle ci furono violenti
scontri tribali. Io riuscii a fuggire sul
far dell’alba, ma la guida che mi aveva
accompagnato perse la vita».
«Le farfalle rappresentano una vera
e propria sfida per i biologi» spiega
Francesco «le loro forme e i loro colori
sono talmente esuberanti da essere di
difficile interpretazione. Pensiamo che
debbano avere un significato per la
sopravvivenza e la riproduzione, tuttavia spesso non capiamo esattamente
come». Sono certamente bellissime, e
alla maggior parte di noi questo basta.
Tuttavia uno scienziate ha bisogno di
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Curiosity
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Curiosità
comprendere sempre i motivi: «Dare
un senso alla bellezza della natura è
cosa niente affatto semplice. Di alcuni fatti siamo certi: sappiamo che i
fiori sono vistosi e profumati perché
devono attirare le farfalle e per loro
tramite disperdere il polline. Ma invece, ad esempio: a cosa servono le
lunghe code della farfalla cometa del
Madagascar o i colori metallici di alcune specie nottume?».
Non sono solo la bellezza, l’eleganza
e la delicatezza di questi animali a
renderli così speciali,. «Ciò che mi
colpisce è quanto effimera sia tanta
bellezza: la maggior parte delle farfalle
vive solo una settimana, giusto il tempo di riprodursi. La più grande specie
del mondo è la faleria cobra asiatica,
con i suoi 30 centimetri di apertura
alare; tuttavia la sua vita adulta dura
solo 3 o 4 giomi. Si riproduce così in
fretta che ha addirittura rinunciato a
nutrirsi: l’apparato boccale e digerente sono regrediti, e l’adulto riesce a
sopravvivere utilizzando le riserve assimilate durante lo stadio di bruco».
In questi ultimi mesi Francesco sta
viaggiando meno del solito: «Da anni
stiamo lavorando a un ambizioso progetto per far volare le farfalle tropicali
a Milano, e in questi giorni sembra
che dopo tanto lavoro questa idea a
cui tengo moltissimo stia per prendere
vita. Vogliamo realizzare una grande
serra e ricreare all’interno un vero ambiente di foresta pluviale, dove una
quantità di specie ·esotiche possano
vivere, riprodursi e volare liberamente
in mezzo ai visitatori. Un sogno che
spero diventi presto realtà».
La farfalla è simbolo di trasformazione e di rinascita. La sua metamorfosi
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Curiosity
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Curiosità
resta ancora una delle manifestazioni
naturali più sorprendenti e misteriose.
È difficile credere che un bruco possa
chiudersi in un bozzolo e dopo poche
settimane uscirne completamente
rinnovato, trasformato in un animale
così diverso nella forma, nei colori
e nelle abitudini. «Ho visto nascere
migliaia di farfalle»
racconta Francesco «ma ogni volta è
come la prima volta. Pensare che tanta
complessità e tanta perfezione sia frutto dell’evoluzione è quasi difficile da
credere: sono fenomeni come questo
che rendono la vita così straordinaria
e degna di essere vissuta. Per lo meno
la mia» conclude sorridendo.
È proprio questa ammirazione per
la vita nelle sue forme più belle e più
strane che ha pottato Francesco Barbieri a esplorare le foreste carico della
sua attrezzatura fotografica, ad affrontare le tribù della Nuova Guinea,
i guerriglieri della Colombia, gli imprevedibili fiumi di Sumatra. Tanta
strada e tanta fatica per ammirare la
più ricca vetrina del pianeta e portarci rare immagini a testimonianza
di una bellezza che la maggior parte
di noi non avrà mai l’opportunità di
ammirare.
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Auto Nuove
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Anno 2 n°3 – Aprile/Maggio 2014
Auto Nuove
Direttore Responsabile
Daniele Biagi
[email protected]
Vicedirettore
Marco Slaviero
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Traduzioni
Jessica Halpern
Angela Arnone
Direttore di redazione
Jacopo Slaviero
[email protected]
Hanno collaborato
Douglas Fitzpatrick, Anna Maria La Licata,
Massimo Mesoni, Sergio Puttini, Lucio Sante,
Vicky Lauro, Giusy Roth, Gian Rubè, Wanda
Castelnuovo, Salvatore Longo, Odilia Prisco,
Cinzia Savi, Laura Sarti, Ivana Scoddellaro,
Daniel Sirman, Carlo Snider, Melania Sorbera,
Sergio Trittoni. Matteo Salvo, Marco Slaviero,
Jane Cristina Mota Leite, Jacopo Matteo
Slaviero, Conte di Montesalvador, L. Salva
Torre, Sonia Brandino, Sebastian Tore
Redazione
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Jacopo Slaviero Attualità
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Design
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Reg.Tribunale di Milano N°152 del 20/05/2013
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