Beatrice Dall`Ara L`amore delle donne L`amore è un tema
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Beatrice Dall`Ara L`amore delle donne L`amore è un tema
Beatrice Dall’Ara L’amore delle donne L’amore è un tema molto caro agli umani, appartiene alla storia, inventa le storie che gli umani vivono, forse senza l’amore la storia, il racconto di una storia non potrebbe darsi perché non ci sarebbe il desiderio di inventarla, non ci sarebbe l’attesa, l’aspettativa, le emozioni che promette una storia d’amore. Una storia d’amore per un uomo, per una donna, per il figlio, una storia d’amore per la patria, per i grandi ideali e quindi la storia dei soprusi, delle ingiustizie, degli inganni e potremmo continuare all’infinito perché in fondo anche un percorso teorico, una ricerca scientifica è spinta, trainata dall’amore, in questo caso, della verità. Ma siamo sicuri che solo un percorso teorico o una ricerca scientifica sia spinta, inventata dall’amore per la verità? E che invece una storia d’amore in tutte le sue possibili varianti, per esempio di una donna per un uomo, nulla abbia a che fare con la verità ma solo con la magia dei sentimenti? Generalmente non si considerano queste cose, i filosofi da sempre hanno cercato la verità per poterla mostrare, per poterla imporre, per poter unificare il pensiero, farlo procedere da qualcosa di assolutamente necessario spazzando via in questo modo tutte le correnti filosofiche contrarie, contrapposte, avverse, aveva ragione Nietzsche che la ricerca della verità, così come è intesa, è volontà di potenza, una lotta per il potere, nulla di così ingenuo e fine a se stesso, perché cercare la verità se no? Perché è così importante per gli umani? Questo non solo in campo strettamente teorico ma in tutti i campi anche quando sono al supermercato a fare la spesa, ogni scelta che faccio è dettata da ciò che io credo per esempio più economico, più naturale, cercando di non indulgere alla pubblicità, al marketing, momento dopo momento nella giornata automaticamente il pensiero deve fare continuamente delle scelte per procedere e queste scelte che il pensiero fa parte da ciò che considera vero, non parte da ciò che considera, sa essere falso, semmai utilizza ciò che sa essere falso perche c’è un obiettivo da raggiungere, come fa la pubblicità per vendere il detersivo o il dentifricio o come fanno i governi, le istituzioni che promettono sicurezza, garanzia, protezione, come fanno le religioni, se crediamo nell’invenzione del loro dio, che promettono la felicità non qui e adesso ma in un paradiso futuro, se crediamo … Ora perché è così importante la verità, perché è così importante poter concludere ciascuna volta i passaggi che compie il proprio pensiero con un’affermazione vera, non importa di quale verità si tratti? Perché è il pensiero che funziona così, e cioè deve partire da una proposizione che considera, che suppone vera e attraverso una serie di passaggi concludere con un’affermazione vera e questa affermazione non deve negare la premessa da cui è partito il ragionamento, non c’è nulla di così arcano, di così strano ed enigmatico, tutto è strano, enigmatico se non si tiene conto che gli umani pensano perché sono parlanti, e non viceversa, gli umani parlano e dal momento in cui cominciano a parlare non possono più non farlo, non possono smettere di parlare, e tutto ciò che potranno vedere, ascoltare, sentire, e perché no? annusare, lo potranno, grazie a una struttura che funziona ininterrottamente a produrre parole, le loro parole, e ovviamente ciò che dicono lo possono intendere perché organizzato da una sintassi, da una grammatica cioè da una struttura logica, possono tacere ma mentre “tacciono” semplicemente continuano a pensare, cioè non possono uscire da un sistema linguistico se non credendo di poterlo fare ma comunque parlando, facendo delle affermazioni cioè fermando delle catene linguistiche, segniche, confermando così il loro sapere confermano la verità che hanno imparato e cioè che le cose esistono indipendentemente dalle parole che le affermano, senza minimamente poter considerare anche solo un’implicazione della necessità dei parlanti, che è quella di produrre parole, discorsi, racconti, romanzi, teorie, per che cosa? Per niente, in definitiva per poter continuare a parlare, che è ciò che fa un sistema linguistico, che non ha un obiettivo, costruisce se mai ciò che chiamiamo obiettivo, ma di per sé deve solo funzionare e funziona con le informazioni di cui dispone e le informazioni di cui dispone sono date da quelle affermazioni che i parlanti sono riusciti e riescono ad imporre, in diversa foggia, guisa e forma, attraverso la persuasione o lo sterminio di chi la pensa diversamente. Il sapere degli umani, il loro pensiero quindi è frutto di una lotta di potere, non ha mai potuto sbarazzarsi della ricerca metafisica della verità, che non ha mai reperita e non reperirà mai perché non ha mai considerato ciò che è necessario che sia e cioè il linguaggio, cioè una struttura, un sistema, un sistema linguistico che consente loro di costruire qualsiasi cosa, ma soprattutto di costruire ciò che chiamano la loro vita, che consente loro di cercare ciò che chiamano felicità, che consente loro di cercare ciò che chiamano amore, che consente loro di costruire una storia d’amore in cui essere al centro dell’interesse, in cui essere importanti per qualcuno, in cui essere riconosciuti. Storie d’amore. Ma perché l’amore delle donne, forse che l’uomo non ama? Posta in questi termini la questione non ha riposta, opinioni, luoghi comuni forse occorre interrogarsi su che cosa ciascuno parlando chiama amore, perché ciascuno utilizza questo significante nel modo che per lui funziona cioè produce senso e non sempre coincide il senso delle locuzioni “ti amo” per l’uomo può significare come normalmente accade “desidero fare l’amore con te” per la donna, che comunque sa qual è il desiderio dell’uomo che “ha in mente solo quello”, “ti amo” prelude a tutta una serie di cose, il piacere dell’amplesso non è così essenziale, può intervenire sicuramente ma la donna può mentire, per esempio per far felice l’uomo, mentre l’uomo no, in quell’atto non può mentire, la donna, dicevo, sa qual è il desiderio dell’uomo e sa anche che questo in fondo è l’unico modo che ha per poterlo “fare suo” e lo utilizza ovviamente a suo favore. Per esempio può una donna innamorarsi di un uomo se sa che lui ama la sua migliore amica? Certo, può accadere, ma difficilmente la donna può accogliere di essere una fra le altre e si adopererà per non esserlo, e qui, in questo caso, amore significa sfida, rivalsa, perché ciascuna donna, come ciascuna donna sa in cuor suo, e non dico nulla di strano, deve essere l’unica donna, deve essere la sola, deve essere la più importante ed è questo che cerca da sempre, in fondo quell’uomo le dà l’opportunità di ingaggiare una lotta con l’altra donna, è questo che la eccita, una lotta in cui vincere la partita, come se in fondo l’uomo fosse un trofeo da mostrare e non solo fantasmaticamente cioè all’interno del proprio pensiero, una lotta, un modello che ha radici molto lontane nel tempo, a due, tre anni i bambini e le bambine sono molto simili e giocando la bambina in molti casi ha la meglio sul maschio, lo butta per terra, gli strappa i capelli, come dire “sono ad armi pari” poi crescendo le cose cambiano, a cinque anni già il maschietto è più forte, l’operazione alla bimba non riesce più, ha già imparato a giocare con i bambolotti ai quali impartisce i suoi comandi, non può più fare la lotta con il maschio perché lui è più forte e allora gioca con le amiche con le quali instaura una sorta di alleanza, perché ciascuna bimba vorrebbe essere la prima come avviene con la mamma o a scuola con la maestra, essere la prima, essere la più amata, ma essere la prima, la più amata comporta l’esclusione di tutti gli altri e se questa cosa è così importante per la persona qual è il modo per escludere tutti gli altri? Non sono tanti i modi, si tolgono di mezzo fisicamente, si può tentare, si può immaginare anche di poterlo fare, si può costruire una scena o un sogno, come ci ha insegnato Freud, in cui tanti angioletti si alzano in volo e cantando spariscono nel cielo come palloncini, fantasie, sogni la cui funzione è di contrastare la realtà in cui non sempre è possibile essere al centro dell’interesse di qualcuno, essere importanti per qualcuno, essere apprezzati, essere realizzati e la donna si realizza quando si innamora, quando ha conquistato l’uomo che la ama, che la capisce, con il quale condividere quelle cose che per lei sono importanti, quando il suo desiderio è il mio e allora nell’innamoramento tutto funziona perfettamente anche e forse il piacere sessuale, la donna può godere dell’amplesso perché gode del piacere del partner che gode di lei, e lei ha il controllo in tempo reale del suo desiderio, non ha da temere, ma come si sa poi le cose cambiano, cominciano le prime avvisaglie “lui non mi capisce più, non mi ascolta, non sente neanche quello che io dico, vuole sempre aver ragione lui” i maligni direbbero “perché se no? chi vuole avere ragione?” e “se vuole sempre avere ragione lui” la storia nella migliore delle ipotesi si conclude, nella peggiore continua. La storia si conclude ed è tempo per un altro innamoramento, per esempio, infiniti innamoramenti, di cui poi ci si dimentica per lo più, e continua la ricerca della conquista di un uomo che mi ami, che mi capisca, cosa vuol dire che mi capisca? Che apprezzi, dia valore alle cose che io dico e quindi alle cose che faccio, anche le cose più banali, come mi vesto, come mi trucco, i libri che leggo, le mie opinioni politiche, religiose, le cose che per me sono importanti, che per me contano, ma qui sta la questione ciò che è importante è anche vero, se fosse falso sarebbe una stupidaggine, ma è vero, vero in assoluto, non è più un’opinione quindi non può che essere confermato, se non è confermato allora sorge il problema “non mi capisce, non mi apprezza, non da valore alle cose perché se le cose che io dico gli sono assolutamente indifferenti allora anch’io sono di nessun valore” non c’è possibilità di gioco, cioè in fondo che l’altro dia ragione, avere ragione, pare necessario, quasi che la conferma effettivamente facesse finalmente esistere le cose importanti, le mie cose importanti, pare che questa conferma sia la sicurezza che le donne cercano, una sicurezza e quindi un’identità che mancano se non c’è nessuno che le apprezzi, e infatti ci si accorge dei miracoli che fa l’amore vedendo come le fanciulle si trasformano quando si innamorano, diventano belle, piene di entusiasmo, e, come dicono, come capita spesso di sentire, si sentono realizzate, quasi che mancando una conferma da parte dell’altro fossero inadeguate, mancanti nei confronti della realtà, questo vuole e questo significa per la donna essere amata, è un esempio fra molti che se ne possono fare, di ciò che per la donna significa amore. Vuole essere amata, vuole che almeno uno la ami, con tutte le varianti del caso ovviamente, in fondo vuole essere importante per qualcuno, qualcuno per cui desiderare e se non lo trova ecco il cagnolino, ecco il gattino, ai quali presta le sue parole, il suo desiderio per un controllo totale, perché nulla potrà mai essere smentito. Ma non solo chi si dice donna è mancante, inadeguata, la mancanza e l’inadeguatezza sono fantasie che risalgono, anche queste, ai tempi in cui il gioco più bello era buttare a terra l’altro, bambino o bambina che fosse, e questa fantasia si configura come modello per tutti i giochi futuri, in cui è ciò che chiamiamo “corpo” la sua visione o rappresentazione, a dettare le leggi, la forza è di un corpo grande, la mancanza, una deficienza o supposta deficienza, è di un corpo che è più piccolo, fragile, gli effetti? Beh Freud descriveva gli effetti delle fantasie infantili per esempio di ciò che ha chiamato “invidia del pene” o di ciò che ha chiamato “castrazione” nelle costruzione delle nevrosi, nelle costruzione delle psicosi, ovviamente reperendole nelle parole, nei pensieri di persone che lui ascoltava e che non erano più bambini o bambine ma persone adulte che gli raccontavano la storia del loro amore, che la vivevano lì e in quel momento mentre la raccontavano, godendo di tutte le emozioni e le sensazioni, storia tratta, trainata da un oggetto d’amore, così diceva lui, che non riuscivano a stabilire, a comprendere, a controllare, a fare proprio, storia che quindi erano costretti a mettere in atto, a riviverla senza accorgersi di nulla, senza accorgersi che è sempre la stessa storia con poche varianti quella che era in scena. Rimettere in scena, rappresentare, mostrare, perché? Quale l’obiettivo? Per avere la conferma da parte dell’analista che le cose sono proprio così, che è vero che io ho ragione? Ma è vero perché così stanno le cose o perché io voglio avere ragione e quindi le cose stanno così come dico che stanno? Perché a questo punto è difficile stabilire, soprattutto quando la persona afferma di soffrire, di patire tutte quelle cose che lei sta vivendo, paure, angosce, una madre per esempio, che ha sempre paura che ai suoi cuccioli accada qualcosa, perché mai è sempre presente nel suo pensiero l’irreparabile? Forse che questo irreparabile non fa parte del suo pensiero ma funge da premessa per tutte le sue conclusioni, cioè le cose assolutamente vere che quel pensiero trae? Già Freud diceva che tutto ciò che la persona vive, e soprattutto come lo vive, è costruito dal suo apparato psichico, dal suo pensiero ed il pensiero è il patrimonio personale, l’unica sua ricchezza sulla quale poter fare affidamento e quindi con la propria intelligenza, intelligenza che consente di proseguire anche là dove appare impossibile proseguire perché si crede di essere arrivati all’ultima parola, quella che si mostra essere l’ultima parola ma che non è l’ultima ce n’è sempre un’altra, e se l’amore e con l’amore la sessualità, uno dei valori più alti, si mostra per quello che è cioè una lotta di potere, l’emblema, la rappresentazione e la giustificazione per tutte le guerre e tutti i massacri che i parlanti da quando c’è traccia di loro costruiscono con le loro parole, senza accorgersi minimamente di questa banalità cioè che parlano e quindi ciascuna cosa che si dice è costruita da quella cosa che chiamiamo linguaggio, dicevo, se si mostra come una lotta di potere non bisogna allontanarsene, averne paura come di qualche cosa che ha da essere cancellato perché non piace, Freud direbbe “rimosso” ma se c’è intelligenza e soprattutto onestà intellettuale, occorre interrogarla come si interroga qualsiasi fantasia, perché deve diventare una fantasia, e la persona, di qualsiasi persona si tratti, deve diventarne consapevole per poter affrancarsene, cioè per non esserne pilotata, travolta, per non subire qualcosa che crede immutabile, eterno, trascendente, una forza immane “la volontà di potenza” così la descriveva Nietzsche, e non aveva tutti i torti, ma nonostante la ricchezza del suo discorso, tutte le interrogazioni che ha aperte, tutto ciò che ci ha consentito di intendere con la potenza delle sue parole, rimane una struttura paranoica, una struttura che necessita di imporre la propria verità, la propria religiosità, la propria ideologia sul mondo che lo circonda, ovviamente per averne il potere, per potere dominarlo, quello stesso potere che per una “proiezione” addebitava ad un mondo esterno, ad un mondo che costruiva mano a mano e che era fuori di sé, fuori dalla sua parola, fuori dal suo discorso; non riuscire in questo intento cioè ad imporre le proprie affermazioni, per questa struttura, comporta la nullificazione di qualsiasi cosa, comporta il nichilismo, comporta l’inesistenza di qualsiasi cosa, comporta la stupidità, comporta non aver rispetto e dignità per l’intelligenza che per funzionare deve esporre alla parola, alla propria parola, al proprio discorso quelle che sono le sue conclusioni, quelle che sono le sue verità assolute e confrontarcisi, chiedendosi “come lo so?” che le cose stanno proprio in questo modo e non in qualsiasi altro modo? Ma tutto questo e cioè l’ascolto avviene e può avvenire soltanto in una psicanalisi, che è un percorso di parola, di questo non ci si deve mai dimenticare e cioè che si ha a che fare solo con le parole, le parole del mio discorso, perché io sono il discorso che faccio ed è sempre il mio discorso che ha costruito e ricostruito la mia storia, sempre la stessa storia, in cui l’ansia, la paura, l’angoscia, la felicità più sfrenata, erano gli attori preferiti, ma è sempre il mio discorso, se è consapevole di essere discorso, che non ha più bisogno di giocare questo gioco, perché sa che è un gioco, un gioco linguistico utilizzato per lo più dai parlanti per trovare sempre cose da dire, da parlare, da raccontare e la sofferenza, il subire, il patire, la tragedia nell’arco dei secoli ha fatto da padrone. È come quando il gioco degli indiani o il gioco dei bambolotti non interessa più, perché man mano si imparano nuovi giochi, sempre più interessanti, ecco in una psicanalisi si impara il gioco dell’intelligenza, si scommette sull’ intelligenza, si impara questo nuovo gioco, nuovo perché non è mai stato giocato da nessuno. Nessuno si è mai cimentato con il funzionamento di ciò che ci fa parlare, che ci fa pensare, che ci fa vivere, ci ha tentato Wittgenstein nel Tractatus “ciò di cui non si può parlare si deve tacere” ma non ha taciuto ha continuato a scrivere, e anche Austin “Come fare cose con le parole”. Banalità, ma la psicanalisi come si sa, come diceva Freud, non ha a che fare con i grandi problemi ontologici, metafisici della filosofia, ha a che fare con le banalità e di banalità in banalità per esempio si chiede “perché mi da così fastidio quando qualcuno mi da torto?”.