Ministage dove lavora papà o cashback card, le nuove frontiere del

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Ministage dove lavora papà o cashback card, le nuove frontiere del
LAVORO
Ministage dove lavora papà o cashback card, le nuove frontiere del
welfare aziendale
Come si evolvono i benefit aziendali in tempi di crisi e disoccupazione
Roma, 13 nov. (Labitalia) - Il pioniere è stato Adriano Olivetti, attento al benessere degli operai della fabbrica di Ivrea. Dopo di
lui, sono stati molti gli imprenditori che si sono rivolti al welfare aziendale pagando i libri di scuola per i figli dei dipendenti o
coprendo le spese del dentista o della palestra, per non parlare dei ticket restaurant o dei sempre più diffusi voucher per asili
nido o baby sitter. La crisi economica ha poi accelerato alcune dinamiche e negli accordi collettivi, e con il gradimento dei
sindacati, trovano sempre di più spazio benefit e incentivi che per l'azienda rappresentano un vantaggio fiscale e una
fidelizzazione del capitale umano, e per il lavoratore un sostegno al reddito e al potere d'acquisto dei salari.Ma anche il welfare aziendale si è
evoluto e ora, pur mantenendo alcune caratteristiche di base come l'assistenza sanitaria integrativa, si rivolge spesso a nuovi bisogni delle persone
e delle famiglie, come quelli derivanti dalla piaga della disoccupazione giovanile. "Recentemente -testimonia con Labitalia Giovanni Scansani,
amministratore delegato di Welfare Company, società di QUI! Group- abbiamo siglato un accordo con Randstad Italia grazie al quale diamo vita a
una bella iniziativa di welfare aziendale: le imprese possono acquistare un servizio di counseling che i dipendenti possono usare per i loro ragazzi in
età 18-29 anni, per aiutarli a capire cosa vogliono 'fare da grandi'. Da una parte c'è il 'Campus Orientamento Genitori', che rafforza gli strumenti di
comprensione e di 'lettura' che i genitori devono avere in relazione alle aspirazioni di studio e di formazione dei figli, e dall'altra c'è 'Progetto 18.29',
con corsi di orientamento tenuti da specialisti o mini-stage in azienda anche con mamma e papà, per acquisire idee e profili lavorativi che un
domani i ragazzi possono mettere in pratica". Si tratta "di un esempio di un welfare 2.0 o se vogliamo, 'prospettico', che guarda avanti", dice
Scansani che guida Welfare Company, creata nel 2012 da Gregorio Fogliani, fondatore del gruppo genovese QUI!Group, prima azienda, a capitale
interamente italiano, specializzata nell’allestimento e nella gestione dei servizi di supporto al welfare aziendale, altamente innovativi anche da un
punto di vista tecnologico. "Le forme più evolute di welfare aziendale sono una specialità del nostro Gruppo QUI!Group", spiega Scansani che cita "il
fiore all'occhiello" della società: "E' la cashback card, una vera carta che viene regalata al lavoratore dal datore di lavoro (che l'acquista a prezzo
molto basso) e che il lavoratore può utilizzare in uno dei 23.000 punti di vendita di prodotti o servizi convenzionati in tutta Italia. Tutte le volte che il
lavoratore fa un acquisto, una certa percentuale della somma spesa 'torna' a essere caricata sulla carta che per questo si chiama cashback, perché il
benefit non è un generico sconto su un acquisto vincolato, ma del denaro contante che torna nelle tasche del lavoratore". La cashback card
consente di ottenere saving annui medi del 10% e non necessita di alcuna particolare formalità per essere utilizzata. "E' una carta ricaricabile
annualmente sino a un massimo di 2.500 euro -spiega Scansani- per cui il beneficio per singolo utilizzatore potrà essere pari a 250 euro, che se si
unisce al valore del fringe benefit massimo erogabile fissato per legge a 258 euro, fa un 'guadagno' netto per il lavoratore di oltre 500 euro l'anno".
A cui si aggiungono altri "250 euro di buoni sconto che i lavoratori possono scaricare da MyWelfare, la nostra piattaforma online personalizzabile e
user-friendly", conclude l'ad.Insomma, il welfare aziendale, a costi contenuti o nulli per l'azienda, dà una bella mano al bilancio familiare. Le grandi
aziende sembrano le più consapevoli di questo: in Luxottica, ad esempio, c'è un'intesa, siglata nel 2013, che applica ai circa 8.000 dipendenti dei
sette stabilimenti produttivi italiani e dell’ufficio di Milano iniziative anche sul fronte giovani. L’azienda promuove eventi e programmi di
orientamento scolastico e professionale, finalizzati a individuare le migliori opportunità d'inserimento nel mondo del lavoro, di cui potranno
beneficiare di tutti i giovani dei territori in cui Luxottica è presente. Previsti anche corsi di recupero, e iniziative per contrastare l'abbandono
scolastico, con tirocini formativi retribuiti a favore degli studenti delle scuole professionali.E una recente indagine svolta nell'ambito
dell’Osservatorio sul costo del lavoro Mercer 2014, evidenzia che "i benefit sono una vera e propria leva per le aziende: a nostro parere i più
richiesti sono l’assicurazione sanitaria, l’auto, il ‘work-life balance’, che comprende servizi vari che vanno dal telelavoro all’assistenza per figli o i
familiari anziani, dalle ferie supplementari alla consegna della spesa, o ancora dall’orario di lavoro personalizzato alla palestra e agli asili nido",
come spiega Elena Oriani, Information Solutions Leader e responsabile dell’indagine. Nel 75% dei casi, in Italia, i piani di flexible benefit si rivolgono
non solo al management ma a tutti dipendenti. E sempre più spesso si pensa a quando si andrà in riposo. "Dal nostro osservatorio registriamo una
crescente attenzione delle aziende alla tematica previdenziale, soprattutto con riferimento a integrazioni, attraverso adesione a fondi o altre
modalità di erogazione, di importi non garantiti dal primo pilastro", aggiunge Oriani.