Prevalenza della sindrome metabolica in una zona territoriale della

Transcript

Prevalenza della sindrome metabolica in una zona territoriale della
Osservatorio
Vol. 96, N. 6, Giugno 2005
Pagg. 280-283
Prevalenza della sindrome metabolica
in una zona territoriale della Regione Marche
Lorenzo Magi1, Carlo Stramenga1, Pierpaolo Morosini2
Per conto del Gruppo di Studio SIMAP1 (Sindrome Metabolica Ascoli Piceno):
Giancarlo Aliberti, Giacomo Cantalamessa, Carlo Carducci, Walter Chiodi, Giovanni De Santis,
Armando Leonetti, Lorenzo Magi, Pierino Manardi, Italo Paolini, Roberto Re, Patrizia Rossini,
Giuseppe Rubicini, Pasqualino Sforza, Carlo Stramenga, Rita Travaglini
Riassunto. The Third Report of the National Cholesterol Education Program Expert Panel
on Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Cholesterol in Adults (ATP III) sottolinea l’importanza di riconoscere e trattare precocemente i pazienti con sindrome metabolica
per prevenire le malattie cardiovascolari. Per stimare la prevalenza in Italia della sindrome
così come definita da ATP III, sono state studiati 367 uomini e 491 donne di età maggiore di 20
anni. La prevalenza – definita dalla presenza di almeno tre dei seguenti cinque segni: circonferenza vita maggiore di 102 cm uomini e cm 88 donne; trigliceridemia maggiore di 150 mg/dL;
HDL colesterolo inferiore a 40 mg/dL uomini o 50 mg/dL donne; pressione arteriosa maggiore
di 130/85; glicemia maggiore a 110 mg/dL – era del 22,3% negli uomini e del 27,2% nelle donne studiate. Lo studio conferma la grande prevalenza della sindrome nella popolazione.
Parole chiave. Diabete mellito tipo 2, malattie cardiovascolari, sindrome metabolica.
Summary. Prevalence of the metabolic syndrome among Italian adults.
Findings from the SIMAP Study.
The third report of the National Cholesterol Education Program Expert Panel on Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Cholesterol in Adults (ATP III) highlights the
importance of treating patients with the metabolic syndrome to prevent cardiovascular disease. Limited information is available about the prevalence of the metabolic syndrome in
Italy. To estimate the prevalence of the metabolic syndrome in Italy as defined by the ATP
III report, 367 men and 491 women aged 20 years or older were studied. Prevalence of the
metabolic syndrome as defined by ATP III (3 of the following abnormalities: waist circumference greater than 102 cm in men and 88 cm in women; serum triglycerides level of at least
150 mg/dL; high-density lipoprotein cholesterol level of less than 40 mg/dL in men and 50
mg/dL in women; blood pressure of at least 130/85 mm Hg; or serum glucose level of at least
110 mg/dL) were 22.3% in men and 27.2% in women, respectively. These results show that
the metabolic syndrome is highly prevalent.
Key words. Cardiovascular disease, type 2 diabetes, metabolic syndrome.
Introduzione
La sindrome metabolica1 è una sindrome clinica caratterizzata da cinque segni fondamentali:
1) circonferenza vita maggiore di 102 cm negli
uomini e 88 cm nelle donne; 2) trigliceridemia
maggiore di 150 mg/dL; 3) HDL colesterolo inferiore a 40 uomini o 50 mg/dL donne; 4) pressione
arteriosa maggiore di 130/85; 5) glicemia maggiore di 110 mg/dL.
La diagnosi viene posta quando sono presenti
almeno tre dei suddetti cinque. L’iperglicemia non
necessariamente è presente, anche se la patogene-
si della sindrome è rappresentata da una condizione di insulino resistenza, tanto che sindrome
metabolica e insulino resistenza sono oggi considerati sinonimi2.
In pratica, la sindrome metabolica è una potenziale grave condizione di rischio cardiovascolare
per se stessa, indipendentemente dai segni associati. Proprio per questo motivo ha, ormai da circa quattro anni, uno specifico codice ICD-9-CM
(277.7) assegnatole come malattia a se stante dai
Centers for Disease Control and Prevention3.
1
Medicina Generale, ASUR 13, Regione Marche; 2Dipartimento Area Medica, Ospedale C e G Mazzoni, ASUR 13,
Ascoli Piceno.
Pervenuto il 21 aprile 2005.
281
L. Magi, C. Stramenga, P. Morosini: La sindrome metabolica in una zona delle Marche
L’iperglicemia è presente nel 13% circa dei casi. In ogni caso prima che compaia l’iperglicemia e
quindi prima che sia possibile diagnosticare la presenza di un diabete mellito tipo 2 (T2-DM), la sindrome metabolica può avere già provocato gravi
accidenti cardio-cerebro-vascolari3,7.
Ciò rende ragione di una osservazione nota da
tempo: l’accidente cerebrovascolare e in particolare l’infarto del miocardio, precedono, spesso di
molti anni, la comparsa dell’iperglicemia. In pratica accade che si possa formulare una diagnosi di
diabete mellito quando già il paziente ha avuto effetti avversi ad esso correlabili come la macroangiopatia8.
Una indagine recentemente condotta negli Stati Uniti9 mostra che la sindrome metabolica ha
una prevalenza nella popolazione generale molto
elevata. La prevalenza è dipendente dalla etnia
(gli ispano-americani hanno una prevalenza del
32%) e dall’età. Considerando l’intera popolazione,
la prevalenza è del 23,7%; 43,5% nella popolazione
fra 60-69 anni.
Scopo del presente lavoro è stato quello di verificare che tipo di prevalenza avesse la sindrome
metabolica in una regione d’Italia, le Marche, e
in particolare in una zona territoriale circoscritta della provincia di Ascoli Piceno.
Materiali e metodi
renza vita patologica) erano 306; di questi, solo 284 completarono lo studio eseguendo i prelievi ematici stabiliti.
I dati che presenteremo di seguito sono relativi a
questi 284 pazienti (106 maschi e 178 femmine).
Di essi, 182 avevano già patologie note (tabella 1). In
pratica il 59 % sapeva di avere la sindrome metabolica,
anche se non ne conosceva l’esatta denominazione.
Nei restanti 102 pazienti, gli esami poterono far porre la diagnosi di sindrome metabolica in 84 casi, in modo tale che, alla fine, 216 (82 maschi e 134 femmine) furono i pazienti che, afferiti i giorni 13 e 16 settembre
2004 negli studi medici, avevano sindrome metabolica
(216 di 858 = 25,1%). In un gruppo di 68 pazienti
(23,9%), pur essendo presente obesità viscerale, non si
riscontrarono i criteri necessari per porre diagnosi di
sindrome metabolica (tabella 2).
Durante lo studio, in 38 dei 284 pazienti abbiamo
potuto documentare una iperglicemia ad essi ignota. In
30 casi: maggiore di 110 ma inferiore a 126 mg/dL, tale
da farci porre la diagnosi di IFG (Impaired Fasting Glucose Tolerance). In 8 casi: maggiore di 126, tale da farci
porre diagnosi di T2-DM. Patologia che i pazienti non
sapevano di avere.
Per la diagnosi di prevalenza dei singoli segni della
sindrome nella popolazione generale (858) si disponeva
dei dati solo per pressione arteriosa, circonferenza vita
(dati rilevati direttamente dai medici di famiglia nei due
giorni di indagine) e glicemia, che era stata comunque determinata a tutti i probandi (tabella 3 a pagina seguente).
Discussione
Lo studio può consentire di definire, con una
approssimazione statistica accettabile, che la sindrome metabolica ha una prevalenza, nella provincia di Ascoli Piceno, del 25% (22,3% maschi e
27,2% donne). In pratica, in valori percentuali leggermente superiori, si riscontra la medesima percentuale, con le stesse differenze fra uomini e donne, di un recente studio statunitense 9: in esso, la
sindrome è presente nel 21,8 % dei maschi e 23,7%
delle femmine (24% e 23,4 % dopo aggiustamento
per età della prevalenza).
Lo studio è stato condotto con un gruppo di quindici
medici di medicina generale (MMG). In due giorni prefissati, 13 e 16 settembre 2004, tutti i pazienti di età
maggiore ai 20 anni che afferivano all’ambulatorio medico per qualunque motivo venivano sottoposti a misurazione standardizzata (bicresto-iliaca) della circonferenza vita ed a valutazione della pressione arteriosa. Se
la circonferenza vita superava
88 cm nelle donne o 102 cm
Tabella 1. - Distribuzione percentuale dei segni di sindrome metabolica nei 182 panei maschi, i soggetti venivazienti selezionati per circonferenza vita patologica che già conoscevano di avere alno arruolati per essere sottomeno altri due segni della sindrome.
posti a determinazione di glicemia, colesterolo totale,
Patologia associata
Maschi
Femmine
Totale
%
HDL, trigliceridi. A meno che
non avessero già effettuato gli
Ipertensione arteriosa
65
117
182
100
esami nei mesi precedenti
Iperglicemia
17
47
64
35,1
(non più di un anno) o sapesIpertrigliceridemia
30
74
104
57,1
sero di essere diabetici o stessero già seguendo terapie meBasso HDL
45
20
65
35,7
diche per queste patologie.
Risultati
Complessivamente, nei
due giorni stabiliti, sono stati
visitati negli ambulatori dei 15
medici 858 pazienti (367 maschi e 491 femmine, di età media 42 anni; range 24-73) pari
al 4,7% degli assistiti complessivi (18.241). I pazienti eleggibili allo studio (presenza di
obesità viscerale per circonfe-
Tabella 2. - Distribuzione percentuale dei segni di sindrome metabolica nei 216 pazienti affetti.
Segni
Obesità viscerale
Ipertensione arteriosa
Iperglicemia
Ipertrigliceridemia
Basso HDL
Maschi
Femmine
Totale
%
82
65
29
35
65
134
117
67
84
45
216
182
96
119
105
100
84
44
55
48
282
Recenti Progressi in Medicina, 96, 6, 2005
Tabella 3. - Raffronto fra i risultati dello studio SIMAP e i risultati del Third National Health and Nutrition Examination Survey (NHNES). Prevalenza della sindrome metabolica e/o dei singoli segni nella popolazione studiata:
858 pazienti studio SIMAP vs 8814 studio NHNES.
Sindrome
Metabolica %
Totale
Uomini
Donne
Ipertensione
arteriosa %
Iperglicemia %
Obesità viscerale %
NHNES
SIMAP
NHNES
SIMAP
NHNES
SIMAP
NHNES
SIMAP
23,7
24
23,4
25,1
22,3
27,2
34
38,2
29,3
35,4
37,6
34,8
12,6
10
15,6
11,1
9,8
12,5
38,6
29,8
46,3
35,6
31
40
Solo gli ispano-americani, che
hanno una prevalenza maggiore,
hanno una netta differenza fra uomini e donne per prevalenza molto
maggiore nelle donne. Lo studio
statunitense, data la numerosità
del campione, può stimare che dopo
i 60 anni la prevalenza è del 43,5 e
42 % rispettivamente.
Le due casistiche (quella di
Ford et al. e questa nostra) non sono ovviamente confrontabili per
numero di pazienti studiati (858
contro 8814) ma sono simili nei risultati. Essi suggeriscono un’analogia tra i dati USA e quelli sia italiani che della Regione Marche: un
quarto della popolazione adulta è
affetto da sindrome metabolica; all’incirca 15 milioni di italiani sono
portatori di sindrome metabolica.
La sindrome è molto più comune nei soggetti obesi; il 60% degli
obesi ha la sindrome metabolica
secondo Park e coll.10. Anche nella
nostra casistica il 70% degli obesi
è portatore di sindrome metabolica. La prevalenza dei segni della
sindrome all’interno dei pazienti
da essa affetti mostra una ampia
prevalenza dell’ipertensione arteriosa rispetto a tutti gli altri (tabella 2). Anche questi dati sono
paragonabili a quello dello studio
americano (tabella 3). Il dato dell’ipertensione arteriosa come segno dominante della sindrome metabolica conforta quella che è una
comune osservazione empirica:
diabete ed ipertensione sono quasi
sempre associati e spesso l’ipertensione precede di molto il diabete. Il dato che l’ipertensione abbia
come causa l’insulino resistenza è
un dato ormai consolidato ed anche un recente nostro lavoro lo
conferma11,12.
Conclusioni
1. La sindrome metabolica è una sindrome clinica di alta prevalenza nella popolazione adulta. La prevalenza varia con
età, razza e condizioni socioeconomiche.
2. È associata con alterati stili di vita in larga parte modificabili; sedentarietà13 ed obesità10 ne sono una causa importante, anche se l’alta prevalenza ne fa certamente una sindrome genetica14.
3. La sindrome è caratterizzata da cinque segni; ma è per la
maggior parte dei casi associata ad ipertensione arteriosa,
ipertrigliceridemia e obesità viscerale.
4. Il diabete o comunque una glicemia maggiore a 110 mg/dL
è una condizione meno percentualmente rappresentata, anche se con l’avanzare dell’età l’iperglicemia è un segno in
progressivo incremento15.
5. La sindrome metabolica dovrebbe essere considerata un
fattore di rischio per se stesso, indipendentemente dai singoli segni che la compongono16.
6. La terapia dovrebbe essere la più precoce possibile (attività fisica, dieta e cura intensiva di ipertensione arteriosa e
dislipidemia) Ogni sforzo per ridurre le ore spese a guardare la televisione, i video o al computer, specialmente se
associato ad una maggiore attività fisica, dovrebbe essere
fatto. “La dieta si fa contando i passi”, come ha affermato
recentemente Eugenio Del Toma17.
7. Le campagne di massa per lo screening del T2-DM sono
del tutto inutili18; la ricerca di pazienti iperglicemici che
non conoscono la propria condizione dismetabolica dovrebbe essere limitata ai soggetti con evidente obesità viscerale. Limitatamente a questi soggetti abbiamo potuto
dimostrare una iperglicemia ignota in 38 pazienti (13%
della popolazione esaminata), percentuale molto più alta
di qualunque campagna di screening mai eseguita nella
nostra provincia.
8. L’identificazione e la cura di questi pazienti ad alto rischio
cardiovascolare è un importante aspetto di prevenzione cardiovascolare e comunque è un fondamento importante di
gestione costi/benefici del Servizio Sanitario Nazionale.
L. Magi, C. Stramenga, P. Morosini: La sindrome metabolica in una zona delle Marche
Bibliografia
1. National Institutes of Health. Third report of the
national cholesterol education program expert panel on detection, evaluation, and treatment of high
blood cholesterol in adults (Adult Treatment Panel
III). Bethesda: National Institutes of Health; 2001.
NIH Publication 01-3670.
2. Grundy SM. Hypertriglyceridemia, insulin resistance, and the metabolic syndrome. Am J Cardiol 1999;
83: 25F-29F.
3. Sinaiko AR, Steinberger J, Moran A, Prineas RJ,
Vessby B, Basu S, et al. Relation of body mass index
and insulin resistance to cardiovascular risk factors,
inflammatory factors, and oxidative stress during
adolescence. Circulation 2005; 111: 1985-91.
4. Dagogo-Jack S. Primary prevention of cardiovascular disease in pre-diabetes: the glass is half full and
half empty. Diabetes Care 2005; 28: 971-2.
5. Balkau B, Shipley M, Jarrett RJ, Pyorala K, Pyorala M, Forhan A, Eschwege E. High blood glucose concentration is a risk factor for mortality in middleaged nondiabetic men: 20-year follow-up in the Whitehall Study, the Paris Prospective Study, and the
Helsinki Policemen Study. Diabetes Care 1998; 21:
360–7.
6. Bjornholt JV, Erikssen G, Aaser E, Sandvik L, Nitter-Hauge S, Jervell J, Erikssen J, Thaulow E. Fasting blood glucose: an underestimated risk factor
for cardiovascular death: results from a 22-year follow-up of healthy nondiabetic men. Diabetes Care
1999; 22: 45–9.
7. Coutinho M, Gerstein HC, Wang Y, Yusuf S. The
relationship between glucose and incident cardiovascular events: a metaregression analysis of published data from 20 studies of 95,783 individuals
followed for 124 years. Diabetes Care 1999; 22:
233-40.
8. Alexander CM, Landsman PB, Teutsch SM, Haffner
SM. NCEP-defined metabolic syndrome, diabetes,
and prevalence of coronary heart disease among
NHANES III participants age 50 years and older.
Diabetes 2003; 52: 1210-4.
Indirizzo per la corrispondenza:
Prof. Pierpaolo Morosini
Via Leopardi, 95
60033 Chiaravalle
E-mail: [email protected]
283
9. Ford ES, Giles WH, Dietz WH. Prevalence of the metabolic syndrome among US adults. Findings from
the Third National Health and Nutrition Examination Survey. JAMA 2002; 287: 356-9.
10. Park YW, Zhu S, Palaniappan L, Heshka S, Carnethon MR, Heymsfield SB. The metabolic syndrome:
prevalence and associated risk factor findings in the
US population from the Third National Health and
Nutrition Examination Survey. Arch Intern Med
2003; 163: 427-36.
11. El-Atat FA, Stas SN, McFarlane SI, Sowers JR. The
relationship between hyperinsulinemia, hypertension and progressive renal disease. J Am Soc Nephrol 2004; 15: 2816-27.
12. Di Nardo F, Casagrande F, Boemi M, Fumelli P, Morosini P, Burattini R. Insulin resistance in hypertension quantified by oral glucose tolerance test:
comparison of methods. Metabolism (in corso di pubblicazione).
13. Ford ES, Kohl HW, III, Mokdad AH, Ajani UA. Sedentary behavior, physical activity, and the metabolic syndrome among US. Adults Obesity Research
2005; 13: 608-14.
14. Ng MCY, So WY, Lam VKL, Cockram CS, Bell GI,
Cox NJ, Chan JCN. Genome-wide scan for metabolic syndrome and related quantitative traits in Hong
Kong Chinese and confirmation of a susceptibility
locus on chromosome 1q21-q25. Diabetes 2004; 53:
2676-83.
15. Orchard TJ, Temprosa M, Goldberg R, Haffner S, Ratner R, Marcovina S, Fowler S, for the Diabetes Prevention Program Research Group. The effect of metformin and intensive lifestyle intervention on the metabolic syndrome: the diabetes prevention program
randomized trial. Ann Intern Med 2005; 142: 611-9.
16. Hawkins MA. Markers of increased cardiovascular
risk: are we measuring the most appropriate parameters? Obesity Research 2004; 12: 107S-114S
17. Del Toma E. La dieta si fa contando i passi. Meno
diete, più movimento. Roma: Il Pensiero Scientifico
Editore 2004.
18. American Diabetes Association. Screening for type 2
diabetes. Diabetes Care 2004; 27: s11-s14.