ANALISI del racconto La storia di Pronto Soccorso e
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ANALISI del racconto La storia di Pronto Soccorso e
ANALISI del racconto La storia di Pronto Soccorso e Beauty Case di Stefano Benni. La struttura La storia di Pronto Soccorso e Beauty Case è un racconto tratto dalla raccolta Il bar sotto il mare, pubblicata dall’autore nel 1987. Nella raccolta, che riunisce i racconti in una cornice narrativa unitaria simile a quella del Decameron di Boccaccio, la storia viene narrata dall’uomo con gli occhiali neri, che nel disegno di copertina ha la fisionomia e l’abbigliamento di John Belushi: e in effetti l’epigrafe apposta dall’autore al racconto (“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”) è la ben nota frase che il comico pronuncia nel film “The Blues brothers”; essa preannuncia qui uno scontro davvero “mitico” tra duri. Il racconto si apre con alcune sequenze di presentazione dell’ambiente (Manolenza, quartiere popolare di una grande città, pieno di delinquenza ma anche di solidarietà) e dei due eroi della vicenda, Pronto Soccorso (motociclista spericolato) e Beauty Case (bella ragazzina dalle minigonne vertiginose), che vengono fatti conoscere al lettore attraverso la descrizione del loro ambiente familiare, popolare quando non addirittura degradato, e attraverso la loro storia personale, ricostruita per mezzo di un flash-back. Dopo queste sequenze introduttive, ha inizio la vicenda, narrata vivacemente attraverso sequenze per lo più narrative e dialogiche, rispettando in genere l’ordine cronologico. Essa si divide in due parti principali: la storia d’amore tra i due protagonisti, a partire dal loro primo incontro, e lo scontro tra Pronto Soccorso e l’antagonista (lo spietato vigile Joe Blocchetto, anche lui introdotto dal narratore attraverso un ritratto in flash-back che ne presenta le gesta passate), il cui arrivo rompe l’equilibrio della situazione introducendo un momento critico: nella “lotta” tra i due, l’”eroe” Pronto Soccorso sembra destinato a soccombere (qui si colloca la Spannung del racconto), ma con l’aiuto dell’intero quartiere gli eroi giungono alla vittoria, che è una vittoria e una ribellione del mondo senza regole di Manolenza contro la legge. Segue una lunga ellissi che copre il periodo di internamento di Joe Blocchetto, finito in manicomio per aver perso la ragione nell’epico scontro con Pronto e con il quartiere di Manolenza; e infine il racconto si conclude con il quadro della situazione finale, in cui ritroviamo i due eroi che, ormai cresciuti, continuano a vivere illegalmente e felicemente nel far west senza legge del quartiere (“lui trucca le auto, lei le pettina”). Il tempo e lo spazio La vicenda ha luogo in un’epoca che è quella contemporanea alla stesura del racconto (anni ’80 del Novecento) e si distende lungo l’arco di alcuni anni in quanto include un lungo tratto della vita dei protagonisti, anche se i fatti principali occupano solo, presumibilmente, lo spazio di alcuni mesi. Il ritmo del racconto è variabile, … Il narratore e il punto di vista Come già accennato, la narrazione di questa storia è affidata a un narratore di secondo grado, l’ “uomo con gli occhiali”; fin dall’inizio del racconto egli non si nasconde, ma si presenta come un abitante del quartiere in cui vivono i protagonisti (“Il nostro quartiere sta proprio dietro la stazione…”), e dunque, pur rimanendo a margine della vicenda, alla quale non prende parte, si può definire come un narratore interno, una sorta di testimone oculare dei fatti; è un narratore palese, che interviene spesso nel racconto per commentarlo (“ – bella gnocca -, dissero gli scarafaggi, che dalle nostre parti parlano piuttosto colorito”); il linguaggio in cui si esprime – come vedremo – conferma la sua appartenenza a un livello sociale basso, come tutti gli abitanti del quartiere popolare di Manolenza. In alcuni momenti l’autore lo fa diventare quasi onnisciente: ad esempio, egli è in grado di riferire colloqui ai quali non è verosimile che abbia assistito (come quello, brevissimo, tra Pronto soccorso e gli scarafaggi che vivono nella sua camera, oppure le poche parole che Beauty scambia con la madre al ritorno dal primo appuntamento con Pronto). La focalizzazione, comunque, risulta costantemente interna; la storia viene guardata dal punto di vista di un abitante del quartiere, che conosce perfettamente le abitudini che vigono in quell’ambiente e ne condivide i valori: così, la delinquenza del quartiere di Manolenza viene presentata con evidente simpatia, mentre il poliziotto, che vuole riportare l’ordine e la legge, assume il ruolo di nemico e antagonista. Il punto di vista del narratore appare con evidenza, ad esempio, nel momento della Spannung, quando Joe Blocchetto sta per multare l’eroe: “Dal cavalcavia dove osservavamo la scena, rabbrividimmo. Pronto senza moto era come un fiore senza terra. Sarebbe avvizzito. E con lui quell’amore di cui tutti eravamo fieri. Che fare?” Lingua e stile Attraverso il linguaggio, prima di tutto, l’autore intende fornire una caratterizzazione sociale dei personaggi e del narratore. Perciò sceglie un registro informale, ricco di espressioni colorite, basso sia dal punto di vista del lessico (“tampinare,” “sgasò”, “l’ inchiodata”, “le chiappe”) sia per il modo di costruire la frase (prevale la paratassi); ovviamente, dato che il protagonista è un virtuoso della moto, il linguaggio e le immagini usate attingono spesso al mondo delle automobili e dei motori (“La mascella gli andava su e giù come un pistone”). In questo quadro generale si distingue Joe Blocchetto, che invece parla spesso il linguaggio della burocrazia e dei verbali di polizia (“responsabilità penali”, “la minorenne”). Per quanto riguarda il narratore, però, vi è di più da dire. Quando lo fa parlare, Stefano Benni si diverte a giocare letteralmente con la lingua. Il linguaggio del narratore, infatti, mescola al vocabolario “popolare” termini diversi, a volte addirittura colti (“era in aspra tenzone con se stesso”, “implacabile”, “miasmi”, “andante, mosso, allegretto, scarburato”: in quest’ultima espressione, attraverso la serie dei quattro aggettivi l’autore paragona l’accelerata di Pronto alla composizione musicale della sonata, che si compone appunto di quattro momenti, e contemporaneamente gioca sull’accostamento dei primi tre termini, tecnici e colti, con il quarto, che è quasi dialettale); l’autore ama particolarmente similitudini e metafore, con le quali crea immagini originalissime (“azzannò l’asfalto”, “sparava multe come un mitra”, “blocchetti per le multe calibro cinquantamila”, come se il blocchetto delle multe fosse un’arma da fuoco); a volte di diverte a forgiare giochi di suono tra le parole (come quando fa dire al narratore che Beauty “accavallava le gambe come la più topa delle top model”, combinando il gioco di suono con il probabile doppio senso di topa). Nelle brevi scene dialogate per lo più si fa uso del discorso diretto. Temi, contesto. Il racconto non sembra seriamente finalizzato alla trasmissione di un vero e proprio messaggio al lettore, quanto piuttosto orientato a divertire. Tuttavia si rintraccia un tema fondamentale, quello della libertà dalle regole che rappresenta lo stile di vita dell’intero quartiere di Manolenza e, in particolare, dello spericolato motociclista Pronto Soccorso. Ad esso si combina, decisamente in subordine, il sottotema dell’amore tra i due protagonisti, particolarmente sviluppato nella prima parte del racconto. Il contesto storico-sociale è quello della modernità, con la grande città e i suoi quartieri periferici e degradati in cui il controllo e l’ordine stentano ad essere mantenuti, con la sua piccola (e grande) delinquenza, ma nella quale ancora manca l’aspetto che oggi maggiormente la caratterizzerebbe, quello dell’immigrazione (ricordiamo che il racconto è stato scritto trent’anni fa). Valutazione … (esprimere la propria valutazione, motivandola)