Sharon Kam Isabelle van Keulen Ulrike
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Sharon Kam Isabelle van Keulen Ulrike
Martedì 20 maggio 2014 ore 20.30 20 Stagione 2013-2014 Sala Verdi del Conservatorio Sharon Kam clarinetto Isabelle van Keulen violino Ulrike-Anima Mathé violino Volker Jacobsen violino Gustav Rivinius violoncello Brahms - Quintetto in si minore per clarinetto e archi op. 115 Mozart - Quintetto in la maggiore per clarinetto e archi KV 581 Di turno Mathias Deichmann Alberto Mingardi Consulente artistico Paolo Arcà Sponsor istituzionali Stagione 2013-14 Con il contributo di Con il patrocinio e il contributo di Soggetto di rilevanza regionale Sponsor Ciclo Beethoven Progetto “Verso il futuro, dal nostro passato” Con il patrocinio di Con il sostegno di Sponsor Media partner In collaborazione con È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare. Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di: • disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici; • evitare colpi di tosse e fruscii del programma; • non lasciare la sala fino al congedo dell’artista. Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdì precedente il concerto. Johannes Brahms (Amburgo 1833 - Vienna 1897) Quintetto in si minore per clarinetto e archi op. 115 (ca. 37’) I. Allegro II. Adagio III. Andantino – Presto non assai, ma con sentimento IV. Con moto Anno di composizione: 1891 Prima esecuzione: Berlino, 12 dicembre 1891 Quando scrisse il Quintetto per clarinetto, nel 1891, Brahms aveva cinquantotto anni. Era in pensione già da quattro anni, per così dire. La sua carriera pubblica di musicista si era conclusa nel 1887 con il Doppio Concerto per violino e violoncello, dopo il quale il vecchio guerriero pensava che fosse arrivato il tempo di deporre le armi, come aveva ripetutamente dichiarato agli amici, forse con una punta di civetteria. A poco più di cinquant’anni nemmeno un uomo affetto da manie senili come lui poteva sentirsi davvero vecchio, infatti i capolavori di musica da camera scritti negli anni Novanta smentiscono nella maniera più clamorosa la sua pretesa stanchezza creativa. Brahms coltivava senza dubbio un’immagine postuma di se stesso, come se intendesse apparire il sopravvissuto di un’epoca lontana dalle forme d’espressione del suo tempo. L’idea che abbiamo di Brahms corrisponde in larga misura a quest’immagine, quella di un vecchio signore con la lunga barba bianca e il corpo appesantito. La musica degli ultimi anni riflette in maniera chiara questi ambigui e insondabili aspetti della sua personalità. Lavori come il Quintetto, le due Sonate per clarinetto, le due serie d’Intermezzi per pianoforte e persino gli ultimissimi Corali per organo esprimevano in apparenza la nostalgia per un mondo definitivamente tramontato, ma in realtà sperimentavano un linguaggio audace e moderno. La musica da camera dell’ultimo Brahms, con la sua estrema fluidità di forme e l’indefinito contorno delle armonie, rappresenterà un solido punto di riferimento per la nuova musica di Arnold Schoenberg e dei giovani musicisti viennesi all’inizio del Novecento. Nell’altro Impero del mondo germanico, invece, sopravvivevano forme politiche del Settecento, come la piccola corte del Duca di Meiningen. Il Duca manteneva ancora una cappella musicale, di qualità talmente alta da poter vantare come direttore niente meno che Hans von Bülow, che nel 1870, per il Centenario di Beethoven, venne anche al Quartetto per dirigere due concerti. Negli anni Ottanta Brahms affidò all’amico e alla sua ottima orchestra il compito di saggiare le sue Sinfonie prima di presentarle al pubblico di Vienna. Il primo clarinetto di Meiningen era Richard Mühlfeld, un musicista talmente affascinante da suscitare nel compositore il desiderio di scrivere diversi lavori per il timbro umbratile e melanconico di questo strumento. La scintilla scoccò nel marzo del 1891, quando Brahms ascoltò Mühlfeld a Meiningen nel Quintetto di Mozart. Rimase così affascinato dal suono dolce e morbido del solista, che in seguito chiamava scherzosamente Fräulein Klarinette, da progettare subito un lavoro analogo. Lo scrisse alla moglie del Duca, Frau von Heldburg, ringraziandola per i bei giorni passati da loro ascoltando musica da camera: «Mi sa che vado un po’ a passaggiare». Era la sua metafora per dire che pensava a un nuovo progetto. Nacquero così insieme il Trio con clarinetto op. 114 e il Quintetto in si minore op. 115, scritti in parallelo nel corso dell’estate a Ischl. Il legame indissolubile tra questa coppia di lavori è sottolineato anche dal fatto che vennero eseguiti per la prima volta assieme, con lo stesso Brahms seduto al pianoforte nel Trio e Mühlfeld al clarinetto, prima in forma privata a Meiningen e poi in maniera ufficiale a Berlino il 12 dicembre 1891. Il Quintetto mette in luce un equilibrio prodigioso tra architettura e lirismo. L’“Allegretto” iniziale, in forma sonata, si esprime nello stile di un melanconico idillio pastorale. Il tema principale è formato da due elementi. Il primo è un breve motivo dolcemente danzante esposto dai violini, ripreso e sviluppato in maniera estesa dal clarinetto; il secondo invece è un tema espressivo cantato prima dal violoncello e poi dai violini. Gli aspetti significativi dello stile di Brahms risultano subito evidenti, in particolare nella definizione di un colore particolare determinato dalla scrittura. I violini per esempio procedono all’inizio per intervalli di terza e di sesta, così come il tema del violoncello viene contrappuntato a parti strette dalla viola, creando un impasto di suono caldo e brunito simile allo stile delle Sinfonie di mezzo. L’inizio è anche ambiguo dal punto di vista armonico. Solo alla terza battuta infatti, con l’ingresso della viola e del violoncello, la tonalità di si minore diventa chiara. Dopo un’energica sezione di transizione, di carattere ritmico e staccato, la tonalità di re maggiore rivela l’ingresso nella zona del secondo tema, che rispecchia in realtà le caratteristiche espressive del primo. L’unico momento drammatico del Quintetto affiora nella parte conclusiva dell’esposizione, per tornare in maniera ancor più accentuata nella coda finale dopo la ripresa. Lo sviluppo, che riprende l’intero materiale dell’esposizione, rappresenta il cuore del movimento e una delle forme più elaborate nella produzione di Brahms. Dopo un tale lavoro tematico, la ripresa non poteva che manifestarsi in maniera sintetica, offrendo così uno splendido esempio di sensibilità per la forma e magistero architettonico. L’“Adagio”, in si maggiore, mostra fin dove riesce a spingersi il lirismo del clarinetto. Il canto espressivo del solista si staglia sullo sfondo di una vibrazione di luce tremula, con il suono del quartetto d’archi smorzato dalle sordine e i contorni dell’armonia sfumati dall’accavallarsi delle sincopi, come onde nel mare. L’episodio centrale, “Più lento”, riprende il tema nella tonalità minore, ma soprattutto manifesta l’inclinazione mai sopita di Brahms per il carattere rapsodico della musica zigana. Il movimento successivo mette in luce la tendenza del Quintetto a oscillare tra il modo maggiore e minore, come si è visto fin dall’inizio. L’“Andantino” infatti precede come una sorta di preludio, in re maggiore, il “Presto non assai”, che stabilisce invece con chiarezza la tonalità principale. Ma nel complesso questo eccentrico dittico rappresenta una specie di grande premessa al Finale, indicato con la semplice indicazione “Con moto”. Il carattere di variazione del “Presto” infatti si lega con la forma del Finale, un rondò progettato come un tema con cinque variazioni. La finezza di scrittura si manifesta nel delicato canone del clarinetto, che riprende una terza sopra il fraseggio del violino. Il linguaggio contrappuntistico prende il sopravvento in questo finale, che è trapuntato da preziosi dialoghi tra gli strumenti e una grande fantasia nella variazione ritmica del tema. La battuta conclusiva spetta al clarinetto, grande protagonista del Quintetto, che nella coda si esibisce in una breve ma espressiva cadenza solistica. Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 - Vienna 1791) Quintetto in la maggiore per clarinetto e archi KV 581 (ca. 33’) I. Allegro II. Larghetto III. Menuetto IV. Allegretto con variazioni Anno di composizione: 1789 Anno di pubblicazione: Vienna, 1802 Il Quintetto per clarinetto e archi in la maggiore ruota nell’orbita di Così fan tutte. Il capolavoro di Mozart infatti ha esercitato una notevole influenza su tutta la produzione che gli gravita intorno. Nel catalogo personale, Mozart indicava come data di composizione: “Vollendet Wien”, terminato a Vienna, 29 September 1789. Era stata un’estate strana, per Mozart. In primavera aveva compiuto quello che sarebbe stato l’ultimo grande viaggio della sua vita, accettando l’invito del principe Lichnowsky di accompagnarlo in Germania. Mozart aveva come mèta la reggia di Federico Guglielmo a Potsdam, una piccola Versailles prussiana, nella speranza di risollevare un po’ lo stato delle finanze. L’itinerario toccò anche Dresda, Lipsia, Berlino e Praga. Con questo viaggio Mozart non risolse le difficoltà («Carissima moglie – scriveva a Constanze – al mio ritorno ti dovrai rallegrare più per me che per il danaro»), ma in compenso gli permise di entrare in contatto con l’ambiente di Weimar, dominato dal classicismo di Goethe e Schiller. Al ritorno da Berlino, Mozart compose pochissimo, in confronto alle sue abitudini. In settembre vide la luce, senza una commissione specifica, il Quintetto con clarinetto. Il resto dell’anno è consumato in un lavoro quasi di routine (sempre “quasi”, nel caso di Mozart): qualche ritocco per la ripresa delle Nozze di Figaro a Vienna, alcune arie per amici cantanti, in dicembre musica da ballo per la Redoutensaal. Una lista di lavori ben magra, a confronto con quella degli anni precedenti. Da un’estate all’altra, tuttavia, non era solo scemata la quantità. Nella musica di Mozart si avverte infatti un cambiamento interiore, una diversa tensione stilistica. I lavori di questo periodo di apparente crisi, come il Quintetto, mostrano in realtà un nitore apollineo, una purezza di stile, una geometria di forme che Mozart non aveva mai manifestato con tanta perfezione. Nella musica da camera prima e in Così fan tutte poi, Mozart esprime un senso di profonda unità spirituale, una coesione che pervade ogni elemento del lavoro ed esalta la sua partecipazione alla composizione dell’intero organismo. Sappiamo poco delle circostanze che diedero vita al Quintetto. La prima esecuzione avvenne nel vecchio Burgtheater il 22 dicembre 1789, durante un’accademia della Tonkünstler-Sozietät, con il clarinettista Anton Stadler, l’amico e fratello massone per il quale Mozart compose il lavoro. Il manoscritto autografo è perduto, quindi si possono avanzare solo delle ipotesi circa l’esatto organico. Gli studiosi ritengono attendibile che Mozart abbia scritto la parte per uno strumento particolare, il Bassettklarinette secondo il musicologo Jiri Kratochvil, capace di arrivare fino al la dell’ottava inferiore. Alcuni passaggi della partitura sono chiaramente a favore di quest’ipotesi, come del resto è probabile che le modifiche necessarie per eseguire il Quintetto nella versione stampata, con il clarinetto in la, siano dello stesso Mozart. Il tratto caratteristico del lavoro è il dialogo continuo tra il clarinetto da una parte, e il quartetto d’archi dall’altra. Tranne qualche breve momento, il clarinetto non partecipa al discorso d’insieme, ma si comporta da elemento estraneo: risponde a una frase, suggerisce un’idea tematica, sfoggia un passaggio di bravura. Si comporta insomma come un solista, tanto che si potrebbe definire il Quintetto un concerto da camera, che conserva però la libertà espressiva della scrittura a parti reali. Il quartetto d’archi presenta il tema in modo molto semplice, una semifrase di quattro misure, armonizzata nota per nota come in un corale. La semifrase di risposta non solo viene dimezzata, ma mostra una fisionomia molto diversa. Anche la pulsazione ritmica si accelera, nell’accompagnamento degli archi. Per completare la simmetria di otto battute, Mozart fa intervenire il clarinetto: due misure di cadenza tonica/dominante, con un gran arpeggio da solista che sale e scende, ornato di sedicesimi. Nello spazio di una sola frase, Mozart ha già creato una varietà di situazioni, ma non è ancora soddisfatto. Tutta la frase iniziale viene ripetuta una seconda volta, ma non imitata alla lettera. Il percorso armonico sembra identico, ma in realtà è più ricco, introducendo un accordo estraneo, un disegno diverso nell’accompagnamento e un rivolto più acuto dell’arpeggio. Questa breve analisi cerca di mettere in luce la scrittura raffinata della composizione, che in un solo episodio contiene una inesauribile ricchezza d’idee. Mozart adopera gli elementi più semplici in modo straordinariamente inventivo. La forma è perfettamente equilibrata, ma allo stesso tempo in divenire, sin dalla sua prima apparizione. Altra meraviglia del genio di Mozart è l’invenzione di nuove sonorità, anche in un ambito così limitato. L’arrivo del secondo tema, per esempio, è preparato da una modulazione, guidata da una sequenza di scale del clarinetto. All’improvviso, sboccia dal silenzio un accordo di mi maggiore, tenuto a note lunghe dal secondo violino e dalla viola, mentre il violoncello pizzica il basso. All’improvviso si accende una luce completamente differente, e su questo nuovo mondo si affaccia la melodia dolcissima prima del violino e poi del clarinetto, che riprende il tema in minore, con una sfumatura di nostalgia. I quattro movimenti possiedono qualcosa che non si può definire altrimenti che come un’aria di famiglia. Il meraviglioso tema del “Larghetto”, che sviluppa nella forma di una canzone il dialogo tra clarinetto e primo violino, ha la stessa cantabilità, pur con un carattere differente, del tema del “Menuetto”. Qui troviamo anche due “Trii”, il primo senza clarinetto, il secondo con il clarinetto concertante. La stessa idea di alternare nei passaggi solistici clarinetto e violino appartiene anche all’“Allegretto” finale. La forma qui è particolarmente articolata, essendo formata da un tema, quattro variazioni, un Adagio e una coda. È interessante il modo in cui Mozart termina il pezzo con grande semplicità, senza enfasi, in uno stile da conversazione e con il gran protagonista del Quintetto, il clarinetto, che si allontana dal discorso, o meglio, si fa modestamente da parte. Oreste Bossini Sharon Kam clarinetto Sharon Kam è nata in Israele dove ha studiato sotto la guida di Eli Eban e Chaim Taub. Dopo aver debuttato a sedici anni con la Filarmonica Israeliana diretta da Zubin Mehta, ha ricevuto gli elogi di Isaac Stern, che ne è diventato il mentore. Si è poi diplomata alla Juilliard School of Music di New York sotto la guida Charles Neidich. Nel 1992 ha vinto il Concorso Internazionale ARD di Monaco di Baviera e da allora si esibisce con le più importanti orchestre negli Stati Uniti, in Europa e Giappone e in sale da concerto di primo piano quali Auditorium du Musée du Louvre di Parigi, Alte Oper di Francoforte, Philharmonie di Essen e Herkulessaal di Monaco di Baviera. Appassionata di musica da camera, collabora regolarmente con musicisti quali Heinrich Schiff, Christian Tetzlaff, Antje Weithaas, Tabea Zimmermann, Enrico Pace, Daniel Müller-Schott, Lars Vogt e Itamar Golan, ospite dei festival “Spannungen” di Heimbach, Verbier, Risør, Cork e Delft. Ha al suo attivo numerose prime esecuzioni tra le quali il Concerto per clarinetto di Herbert Willi al Festival di Salisburgo del 2006 e il Concerto per clarinetto di Eröd al Musikverein di Vienna con la Tonkünstler Orchester. In ambito discografico ha vinto il Premio ECHO come “strumentista dell’anno” per la registrazioni dei Concerti di Weber con Kurt Masur e l’Orchestra della Gewandhaus di Lipsia e il CD con opere di Spohr, Weber, Rossini e Mendelssohn realizzato con l’Orchestra della Radio di Lipsia. La sua recente registrazione con il clarinetto basso del Quintetto e del Concerto per clarinetto di Mozart ha ricevuto gli elogi della critica. È per la prima volta ospite della nostra Società. Isabelle van Keulen violino Originaria dei Paesi Bassi, Isabelle van Keulen suona sia il violino sia la viola. Si dedica inoltre alla direzione di piccoli ensemble cameristici. La vittoria nel 1984 del “BBC Young Musician of the Year” ha dato il via ad un’importante carriera musicale. Ha al suo attivo una collaborazione da più di vent’anni con il pianista olandese Ronald Brautigam, concerti con il mezzosoprano Christianne Stotijn, una collaborazione nel duplice ruolo di solista e direttore con l’Orchestra da Camera Norvegese, concerti sia alla viola sia al violino, la creazione di un festival di musica da camera – tra il 1997 e il 2006 è stata direttore artistico del Festival di Musica da Camera Delft – master class e concerti da solista con orchestre di primo piano quali Concertgebouw di Amsterdam, Berliner Philharmoniker e NHK di Tokyo. Si dedica inoltre alla musica contemporanea con prime esecuzioni di opere a lei dedicate (Theo Loevendie, Erkki-Sven Tüür). Isabelle van Keulen ha al suo attivo numerose registrazioni, le più recenti delle quali sono il Concerto per violino di Berg (Chandos), un CD di Sonate per violino e pianoforte di Strauss, Nino Rota e Respighi (Channel Classics), il Quintetto per clarinetto di Mozart con Sharon Kam (Berlin Classics) e le Variazioni Goldberg di Bach eseguite con il Leopold String Trio (Hyperion). Dal 2012 è docente di violino, viola e musica da camera presso l’Università di Lucerna. Suona un violino Guarneri del Gesù del 1734. È per la prima volta ospite della nostra Società. Ulrike-Anima Mathé violino Nata in Germania, Ulrike-Anima Mathé ha compiuto gli studi con Françoise Zöldy a Basilea, Dorothy DeLay alla Juilliard School di New York e Tibor Varga a Detmold. Sándor Végh, György Sebök e Rudolf Serkin sono stati suoi grandi estimatori nonché fonte di grande ispirazione. Negli anni Ottanta ha vinto Concorso “Reine Elisabeth” di Bruxelles e le “Young Concert Artists International Auditions” di New York. Ha collaborato con importanti orchestre quali Filarmonica Ceca, Orchestra Sinfonica di Dallas, Camerata Salzburg, Orchestra da Camera di Stoccarda, Staatskapelle di Weimar, Orchestre Filarmoniche di Berlino e Colonia e le Orchestre della Radio e Televisione Polacca e Ungherese. È stata inoltre ospite della Lieder Halle di Stoccarda, Mozarteum di Salisburgo, Tonhalle di Zurigo, Palais des Beaux Arts di Bruxelles, Kennedy Center di Washington e Carnegie Hall di New York. È anche membro dell’Ulysses Chamber Ensemble che si dedica prevalentemente alla musica contemporanea, e dirige l’ensemble di archi della Barockakademie della Hochschule für Musik di Detmold presso la quale insegna dal 1999. Tra le sue registrazioni ricordiamo le Sette Sonate op. 91 di Max Reger, “registrazione del mese” dalla rivista Stereophile. È per la prima volta ospite della nostra Società. Volker Jacobsen viola Volker Jacobsen, nato ad Hannover, ha iniziato a studiare viola all’età di sette anni alla Musikhochschule di Lubecca dove si è diplomato. Ad appassionarlo alla musica da camera sono state le collaborazioni con Walter Levin, il Quartetto Emerson, il Quartetto Juilliard e il Quartetto Berg, in particolare con il violinista Thomas Kakuska nei due anni in cui sono stati compagni di studi a Vienna. Nel 1989 ha fondato il Quartetto Artemis con il quale ha vinto importanti premi internazionali quali il Concorso ARD di Monaco di Baviera e il Premio Paolo Borciani di Reggio Emilia. Nel 2007 Volker Jacobsen ha lasciato il Quartetto Artemis per dedicarsi all’insegnamento all’Università delle Belle Arti di Berlino e quale “master in residence” presso la Chapelle Musicale Reine Elisabeth di Bruxelles. Dal 2007 insegna viola presso l’Università di Hannover. Tiene inoltre master class con partner artistici quali Renaud e Gautier Capuçon, Leif Ove Andsnes e Juliane Banse. Collabora in duo con il pianista Matthias Kirschnereit. Si dedica anche alla musica contemporanea interpretando opere di compositori contemporanei quali Jörg Widmann, Brett Dean, Mauricio Sotelo e Thomas Larcher. È stato ospite della nostra Società con il Quartetto Artemis nel 1998, 2002 e 2006. Gustav Rivinius violoncello Gustav Rivinius è l’unico musicista tedesco ad aver vinto, nel 1990, la Medaglia d’Oro al Concorso Internazionale Čajkovskij di Mosca, oltre al premio speciale per la miglior interpretazione di una composizione di Čajkovskij. Da allora si è esibito in tutto il mondo con musicisti, orchestre e direttori di primo piano. Appassionato camerista ha fondato con i suoi fratelli il Rivinius Piano Quartet, suona in duo con il fratello Paul e ha fatto parte di un quintetto con Irena Grafenauer, Maria Graf, Ana Chumachenco e Gérard Caussé. Ogni anno partecipa al Festival Spannungen di Heimbach con Lars Vogt, Christian Tetzlaff, Angje Weithaas, Isabelle Faust e Sharon Kam. Ha inoltre fondato il Trio Gasparo da Salò, il Bartholdy String Quartet e il Tammuz Piano Quartet con cui ha inciso entrambi i Quartetti per pianoforte di George Enescu per l’etichetta CPO. Docente all’Università di Saarbrücken, ogni anno tiene anche numerose master class tra cui quella al Festival dello Schleswig-Holstein. Viene chiamato spesso a far parte di giurie di concorsi internazionali; nel 2011 è stato membro della giuria del Concorso Čajkovskij di Mosca. È per la prima volta ospite della nostra Società. Prossimo concerto: spostamento di data Domenica 25 maggio 2014, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Krystian Zimerman pianoforte L. van Beethoven Sonata n. 30 in mi maggiore op. 109 Sonata n. 31 in la bemolle maggiore op. 110 Sonata n. 32 in do minore op. 111 Per una di quelle coincidenze del destino che sembrano benedire un’impresa, la stagione dei 150° del Quartetto di chiude con un evento a dir poco eccezionale. A distanza di pochi mesi dalla conclusione del primo ciclo integrale delle Sonate di Beethoven nella storia della Società, con András Schiff, un altro grande pianista del nostro tempo interpreta la sublime trilogia delle ultime Sonate. Krystian Zimerman, che ha dovuto saltare il concerto inaugurale per motivi di salute, ha deciso infatti di recuperare in maniera spettacolare la sua giustificata defezione, offrendo al pubblico del Quartetto la straordinaria possibilità di confrontare nella stessa stagione due interpretazioni di altissimo livello di capolavori che si collocano ai vertici assoluti dell’espressione artistica. Gli abbonati all’intera stagione o al ciclo pianisti potranno utilizzare regolarmente i loro tagliandi di abbonamento. Eccezionalmente sarà possibile acquistare i biglietti in sede anche sabato 24 e domenica 25 dalle 13.30 alle 17.30. Società del Quartetto di Milano - via Durini 24 20122 Milano - tel. 02.795.393 www.quartettomilano.it - [email protected] Photo©Michele Crosera ClassiCa hd. MusiCa Per i tuoi oCChi. scopri l’unico canale televisivo dedicato alla grande musica in alta definizione. 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